Newsletter TerniGreen CSR

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R ealizzare un polo nazionale della green economy per guidare l’affermazione di un processo socialmente responsabile e ambientalmente sostenibile, finalizzato alla valorizzazione dei fattori competitivi generati dalla presenza secolare della grande industria nel cuore dell’Italia. C’è una visione innovativa alla base dell’acquisizione della Nuova Terni Industrie Chimiche da parte del Gruppo T.E.R.N.I. Research e del progetto industriale di TerniGreen: quello di non limitarsi a cercare di migliorare l’esistente, arroccandosi in una sterile difesa della old industry, ma di superarlo con un miglior impiego del territorio, delle sue risorse produttive, delle materie e delle energie rinnovabili, attraverso l’affermazione di una cultura ambientale che diventa un paradigma di qualità dello sviluppo economico. E’ l’upgrade di un sistema operativo rappresentato da un contesto territoriale, quello dell’area produttiva Ternano- Narnese, che è stato uno dei punti di eccellenza della prima industrializzazione nazionale. Le potenzialità del territorio dove sorge l’attuale complesso industriale di Nera Montoro vengono individuate dall’amministrazione comunale di Narni già nel 1888, quando quest’ultima la indica all’ingegnere metallurgico Ciriaco Helson perché dispone di alcuni dei più importanti fattori di localizzazione di quelle attività industriali che si diffondono nel Paese, e in Umbria, dopo l’Unità d’Italia e, in particolare, nell’ultimo quarto dell’800: è un’area pianeggiante, si trova nei pressi di una stazione ferroviaria della linea Roma-Ancona e può facilmente disporre di forza motrice idraulica, cioè di energia a basso costo. Soprattutto quest’ultimo fattore già nel 1861 aveva fatto preconizzare al commissario straordinario dell’Umbria, Gioacchino Napoleone Pepoli, un florido sviluppo economico per Terni e il suo circondario grazie allo sfruttamento della forza motrice dell’acqua del Velino che precipita nel fiume Nera attraverso la Cascata delle Marmore. Fattori che, declinati nella contemporaneità e rinnovati nei contenuti, ritroviamo come punti di forza del progetto di riconversione di uno stabilimento salvaguardato da un destino da “rudere dell’archeologia industriale”. Con una tempestiva operazione di rilancio condotta da T.E.R.N.I. Research, che localizzerà nella grande fabbrica l’intera attività del gruppo, Nera Montoro diventerà così motore di sviluppo. Sarà questo il rinascimento di un’industria verde nel cuore d’Italia, attraverso una risignificazione e un reinserimento con un ruolo primario nel circuito produttivo nazionale. Un polo della green economy e delle energie rinnovabili per innescare il rinascimento sostenibile di uno stabilimento che ha fatto la storia dell’industrializzazione nazionale C’è un’industria verde nel cuore d’Italia l’industria “scopre” Nera Montoro inizia la produzione dell’ammoniaca con il metodo Casale nasce la Terni Industrie Chimiche (TIC) T.E.R.N.I. Research rileva lo stabilimento la società idroelettrica di Villeneuve costruisce lo stabilimento incorporazione nella Società TERNI la Nuova TIC passa a YARA 1888 1915 1922 1925 1964 2010 1996 zero emission social responsibility innovation renewables environment sustainability

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Realizzare un polo nazionale della green economy per guidare

l’affermazione di un processo socialmente responsabile e ambientalmente sostenibile, finalizzato alla valorizzazione dei fattori competitivi generati dalla presenza secolare della grande industria nel cuore dell’Italia.

C’è una visione innovativa alla base dell’acquisizione della Nuova Terni Industrie Chimiche da parte del Gruppo T.E.R.N.I. Research e del progetto industriale di TerniGreen: quello di non limitarsi a cercare di migliorare l’esistente, arroccandosi in una sterile difesa della old industry, ma di superarlo con un miglior impiego del territorio, delle sue risorse produttive, delle materie e delle energie rinnovabili, attraverso l’affermazione di una cultura ambientale che diventa un paradigma di qualità dello sviluppo economico.E’ l’upgrade di un sistema operativo rappresentato da un contesto territoriale, quello dell’area produttiva Ternano-Narnese, che è stato uno dei punti di eccellenza della prima industrializzazione nazionale. Le potenzialità del territorio dove sorge l’attuale

complesso industriale di Nera Montoro vengono individuate dall’amministrazione comunale di Narni già nel 1888, quando quest’ultima la indica

all’ingegnere metallurgico Ciriaco Helson perché dispone di alcuni dei più importanti fattori di localizzazione di quelle attività industriali che si diffondono nel Paese, e in Umbria, dopo l’Unità d’Italia e, in particolare, nell’ultimo quarto dell’800: è un’area pianeggiante, si trova nei pressi di una stazione ferroviaria della linea Roma-Ancona e può facilmente disporre di forza motrice idraulica, cioè di

energia a basso costo.Soprattutto quest’ultimo fattore già nel 1861 aveva fatto preconizzare al commissario straordinario dell’Umbria, Gioacchino Napoleone Pepoli, un florido sviluppo economico per Terni e il suo circondario grazie allo sfruttamento della forza motrice dell’acqua del Velino che precipita nel fiume Nera attraverso la Cascata delle Marmore. Fattori che, declinati nella contemporaneità e rinnovati nei contenuti, ritroviamo come punti di forza del progetto di riconversione di uno stabilimento salvaguardato da un destino da “rudere dell’archeologia industriale”. Con una tempestiva operazione di rilancio condotta da T.E.R.N.I. Research, che localizzerà nella grande fabbrica l’intera attività del gruppo, Nera Montoro diventerà così motore di sviluppo. Sarà questo il rinascimento di un’industria verde nel cuore d’Italia, attraverso una risignificazione e un reinserimento con un ruolo primario nel circuito produttivo nazionale.

Un polo della green economy e delle energie rinnovabili per innescare il rinascimento

sostenibile di uno stabilimento che ha fatto la storia dell’industrializzazione nazionale

C’è un’industria verde nel cuore d’Italia

l’industria “scopre” Nera Montoro

inizia la produzionedell’ammoniaca con il metodo Casale

nasce la Terni Industrie Chimiche (TIC)

T.E.R.N.I. Research rileva lo stabilimento

la società idroelettrica di Villeneuve

costruisce lo stabilimento

incorporazione nella Società TERNI

la Nuova TIC passa a YARA

1888

1915

1922

1925

1964

2010

1996

zero emission

social responsibilityinnovation

renewables

environment

sustainability

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La trasformazione di Terni e del suo territorio a carattere agricolo, da piccola cittadina

umbra, una delle tante, a polo industriale di valenza nazionale, con tassi di crescita della popolazione da primato nazionale, grazie soprattutto all’immigrazione dalle campagne e dai paesi circostanti, dal resto della regione, dal Sud e dal Nord Italia, inizia nel 1875, con l’inaugurazione della “Fonte battesimale della nuova Terni industriale”, cioè di un canale capace di derivare fino a 27 mc/s d’acqua del Nera sufficienti ad azionare la Fabbrica d’Armi, lo Jutificio Centurini, il Lanificio, la Società della Valnerina e la Fonderia. Dopo la Fabbrica d’Armi (1875), frutto del processo di riorganizzazione degli apparati militari degli Stati preunitari, e l’Acciaieria (1886), voluta dal governo nazionale per emancipare l’Italia dalle forniture estere per l’Esercito e la Marina, viene avviata a Collestatte (1897) la prima fabbrica italiana per la produzione del carburo di calcio (ottenuto dalla reazione tra calce e carbone, messo a contatto con acqua sviluppa un gas la cui fiamma ha un potere rischiarante superiore a quello delle lampade petrolio). A Narni (1899) il senatore Giovan Battista Pirelli inaugura la fabbrica del linoleum (un pavimento artificiale ottenuto dall’applicazione di olio di lino su tele di juta). A Collestatte (1907) inizia la produzione di calciocianamide (un concime azotato ottenuto dalla reazione tra carburo e azoto). E a Terni, nei locali dell’ex Ferriera pontificia, Luigi Casale mette a punto (1919) il suo processo per la produzione di ammoniaca

sintetica utilizzando una pianta messicana coltivata in Puglia, dal premio Nobel attribuito a Giulio Natta per l’invenzione del polipropilene e, più recentemente, dalla produzione di plastiche biodegradabili. A partire dalla prima guerra mondiale, poi, gli impianti idroelettrici del Ternano svolgono una funzione di cerniera in quella che sarà poi, dal 1962, la rete elettrica nazionale: dal momento che i fiumi della zona hanno una portata costante, riescono a far fronte alla carenza di produzione estiva delle centrali dell’Italia Meridionale (causata dalla siccità) e alla carenza di produzione invernale delle centrali dell’Italia Settentrionale (causata invece dal gelo). Costruito tra il 1915 e il 1916 dalla Società di Villeneuve per fornire al governo italiano e a quello francese i clorati necessari allo sforzo bellico, dopo la breve parentesi del passaggio, nel dopoguerra, alla Società Italiana dell’Alluminio, lo stabilimento di Nera Montoro riprende l’attività nel 1924, quando viene trasformato per avviarvi la produzione industriale su larga scala dell’ammoniaca sintetica con il metodo Casale. Una tecnica di produzione che, ancora una volta, fa leva sulla disponibilità di energia a basso costo, perché ottenuto dall’utilizzo di una fonte rinnovabile come quella costituita dalle cadute d’acqua disponibili nella zona, per combinare all’interno di un tubo di sintesi (a pressione) l’azoto estratto dall’aria (bruciandone l’ossigeno) e l’idrogeno fornito dall’acqua (grazie all’elettrolisi). Un processo produttivo che continuerà fino al 2009.

sintetica, ancora oggi utilizzato in tutto il mondo. Questi primati sono poi seguiti dal brevetto per la produzione del metanolo, dal tentativo (1939-43) di avviare la produzione di gomma

Una vocazione produttiva difesa con orgoglio

L’anima del luogo nella storia della fabbrica

Esiste un genius loci che dà carattere, coesione e “spirito comune” a un luogo e a una

comunità? Di certo a Nera Montoro e nella vicina Terni, nella pianura umbra trasformata attraverso i millenni dall’uomo dapprima con la pratica dell’agricoltura e poi con l’insediamento industriale, si percepisce un’energia vitale, sopravvissuta nel tempo e giunta sino a noi. Da una piccola quantità di acqua della Cascata delle Marmore e del fiume Nera, risorsa naturale pure tanto abbondante nella zona, venivano azionate le macchine e i meccanismi delle grandi fabbriche. Opifici considerati dai contemporanei, a cominciare dall’acciaieria, tra i più belli e puliti d’Europa, perché liberi dai fumi e dalle polveri delle macchine a vapore azionate dal carbone.Sarà la disponibilità di quella forza motrice a basso costo ad attirare nella zona imprenditori, finanzieri e tecnici che a Terni e a Narni avvieranno su grande scala nuove produzioni capaci di affermarsi sul mercato europeo, utilizzando risorse naturali largamente disponibili e senza produrre guasti all’ambiente. Il sole per TerniEnergia, le energie rinnovabili e il recupero di materia per TerniGreen, sono i doni che il genius loci di Nera Montoro porterà in dote alla comunità che vorrà rinnovarne la sostanza vitale.

Genius loci

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Oggi, invece, si è trattato di reclamare con forza la difesa della vocazione produttiva del sito, vincendo anche le resistenze di chi, non cogliendo il pieno significato del lavoro come realizzazione dello spirito di promozione umana, riteneva che fosse possibile fare a meno dell’innovazione per costruire un destino migliore per le generazioni future. Un segnale colto da T.E.R.N.I. Research, che punta sulla creatività, sulla sostenibilità, sull’impetuosa crescita di settori nuovi tra cui quelli delle fonti energetiche rinnovabili e, più in generale, della green economy.Se l’industria in passato ha connotato il territorio ternano-narnese, oggi il nome stesso della città - declinato nella denominazione di TerniEnergia e di TerniGreen - è in grado di connotare un’attitudine industriale. È un valore di immagine che va valorizzato con orgoglio, coesione e qualità.

Il recupero e la rivalutazione del lavoro come bene comune, con forti implicazioni sull’ambiente, i

legami sociali e i valori culturali, è uno dei punti di forza del progetto di riconversione dello stabilimento industriale di Nera Montoro. Sono aspetti, quello del salvataggio dei posti di lavoro che le logiche di competitività globale delle multinazionali rischiavano di cancellare e quello dell’individuazione di settori strategici in grado di dare prospettive occupazionali di lungo termine, che sono stati posti al centro del piano industriale del gruppo T.E.R.N.I. Research. E’ significativo che questa operazione dal forte contenuto di responsabilità sociale avvenga con modalità e caratteri che ritrovano antiche radici nella storia scritta dagli uomini che, con la loro creatività e la loro opera, contribuirono ad edificare una delle presenze monumentali

dell’industria italiana del Novecento. Una nuova industria ambientale capace di aggregare professionalità e competenze tecniche con quelle economico-finanziarie, altro non è se non la contemporanea declinazione del processo che – ai primi del secolo scorso – portò all’incontro tra una manodopera di estrazione contadina aperta a sperimentare i contenuti della rivoluzione industriale, scienziati desiderosi di trasferire alla produzione brevetti innovativi e banchieri, finanzieri e imprenditori pronti a investire denaro in progetti ambiziosi. Ciò portò, allora, alla nascita di una esperienza di una sorta di città-giardino, un villaggio operaio (1929) rimasto sostanzialmente intatto, affinché i dipendenti (normalmente di estrazione agricola) avessero a disposizione un orto per integrare i propri redditi e potessero vivere in un ambiente salubre.

Dodici linee disposte sapientemente sulla pagina bianca a delineare il tratto essenziale di un’opera prodigiosa

dell’uomo, che ha saputo trasformare la natura in maniera spettacolare, “costruendo” la Cascata delle Marmore. E’ il salto d’acqua più alto d’Europa, con i suoi 165 metri, ma è anche “l’impareggiabile cateratta, orribilmente

bella!”, cantata da George Byron al termine di una tappa del suo Grand Tour e, ancora, è il motore naturale dell’industria idroelettrica che trasforma la città nella culla dell’industria italiana. Nel 1927, il pittore e architetto futurista Giuseppe Preziosi (Terni, 1895 – Roma, 1973), al termine di una riunione nell’ufficio dell’ingegner Curio Fornaci, elabora quello che diventerà il marchio della “Terni Società per l’Industria e l’Elettricità” e poi

della Società Terni, il colosso dell’industria siderurgica nazionale, fino al 1966 e poi dal 1987 al 1989. Il profilo schematico della Cascata che sovrasta la scritta Terni, venne realizzato a tempera su pergamena da Preziosi, artista aperto alle novità del Secondo Futurismo intingendo il pennello nell’esaltazione del movimento, del dinamismo, racchiusi in modo “tempestoso” all’interno della modernità che si esprimeva al massimo livello nei capannoni e sotto le ciminiere delle acciaierie. L’autore dello storico “brand” curò anche allestimenti pubblicitari, stand fieristici e padiglioni, utilizzando toni e luci per vestire i panni del cantore di una “città meccanizzata” come Terni. Quel marchio, destinato a finire nell’oblio, viene oggi recuperato come elemento di continuità dell’immagine distintiva della capacità industriale territoriale, coniugando la contemporaneità della green economy con l’emblema della forza trasformatrice dell’uomo rappresentata dalla Cascata di Preziosi.

Una vocazione produttiva difesa con orgoglio

Dodici linee futuriste per tracciare l’identità di un territorio

L’anima del luogo nella storia della fabbrica

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Un cubo di cemento, nato come silos per lo stoccaggio di concime, unico per

monumentalità del manufatto, labirintico per la dimensione e posizione dei pilastri interni, diventa simbolo di un’operazione di re-industrializzazione, con elementi di innovazione, alta tecnologia e qualità architettonica. Un cubo di cemento che costituisce un involucro quasi completamente chiuso all’esterno

con l’unica eccezione costituita da forature circolari su due delle facciate. Un edificio che, pur costruito negli anni ’20, rappresenta nelle forme e nel

Un cubo di cemento in un contesto territoriale unico

con una visibilità da potenziare, un’identità

da reinventare e una vocazione da rispettare

materiale un oggetto architettonico tipico della contemporaneità.L’edificio, parte integrante dell’ex complesso chimico, è visibile da grande distanza e si impone con le sue forme all’interno di un contesto territoriale naturale di pregio. Un landmark territoriale a tutti gli effetti che può essere enfatizzato attraverso l’uso sapiente della luce e del colore, recuperando cosi la relazione e la prossimità con la stazione ferroviaria e il raccordo autostradale.L’oggetto stesso si fa, quindi, mezzo di comunicazione, si fa brand. Comunica un’identità rinnovata e, al contempo, diventa veicolo di diffusione dell’attività dell’azienda e del territorio puntando su una dimensione internazionale che è ambiente naturale dei processi industriali legati alla green economy.La lunga storia industriale del sito viene quindi acquisita come valore e allo stesso tempo qualificata dal punto di vista dell’immagine

percepita, legandone l’identità ai temi dell’innovazione, della ricerca, della tecnologia e della sostenibilità. L’azienda, attraverso questa operazione, afferma la propria leadership culturale nel territorio, testimoniando e riconfermando la propria mission.Attraverso questo recupero e la “sublimazione” ad elemento di architettura contemporanea si apre una nuova fase: quella di un mutato atteggiamento dell’industria nel rapporto con il territorio.Il contenitore diventerà un concentratore di idee e ospiterà nuove funzioni legate alla green economy, come la ricerca e la didattica, l’editoria e la multimedialità. Una tradizione industriale che si rinnova, che risponde ad una vocazione del territorio e ne traccia nuove linee di sviluppo.

Testo: gATR

Ecco Green3, contenitore d’innovazione

Gruppo T.E.R.N.I. Research S.p.A.Strada dello Stabilimento, 1 - 05035 Nera Montoro, Narni (TR)

Testi: Federico Zacaglioni

Progetto Grafico: Cristiano Manzoni

Stampa: Tipolitografia Morphema srl

Si ringrazia: ICSIM, Gianni Bovini, Alberto Pileri, gATR,

Monica Federici, Ivano Emili, Matteo Mantini

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