Newsletter Soloavellino 16 marzo 2014

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Al San Nicola vince il Bari Newsletter 05 del 10 Marzo www.soloavellino.com Grande esodi di pubblico ma... A fine gara ci si interroga: sfortuna o cosa ?

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Al San Nicola

vince il Bari

Newsletter 05 del 10 Marzo

www.soloavellino.com

Grande esodi di pubblico ma...

A fine gara ci si interroga:

sfortuna o cosa ?

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Servizio di Michele Pisani

Di certo ricorderete il cantante-

attore Adriano Pappalardo. Tra

i suoi successi c’è una canzone

che si chiama ‘Ricominciamo’.

nel testo c’è questo passaggio

interessante: “ Lasciami gridare, lasciami sfogare

io senza amore non so stare.... Io non posso re-

stare seduto in disparte né arte né parte non sono

capace di stare a guardare...” Nemmeno io sono

capace di stare a guardare e come il buon Adriano

vi chiedo di lasciarmi sfogare. Da dove inizio ?

Dalla fine. L’Avellino ha perso ? Ha meritato di

perdere. Se pensi di giocare come al gatto con il

topo devi assumerti le tue responsabilità. Non mi

parlate di sfortuna, un alibi che non regge o

quanto meno non in questo caso.

I Lupi hanno sfiorato in più di una occasione la

rete per poi subire, solo nel finale, il ritorno del

Bari che ha saputo aspettare ma soprattutto ri-

schiare. Si, un gol nel primo tempo avrebbe dato

modo e tempo ai biancoverdi di poter raddrizzare

la gara.

Una invasione di tifosi al San Nicola, quante

squadre possono permettersi un affetto cosi

grande ? Cinquecento chilometri, metro più

metro meno, tra andata e ritorno per assistere ad

una sconfitta annunciata. si, parliamo di sconfitta

annunciata e se con questa affermazione pos-

siamo perdere la stima di qualche amico, cor-

riamo e volentieri il rischio. Troppo clamore,

troppi titoloni, galletti spennati a destra ed a

manca.

L’Avellino tanto osannato, addirittura da Fabio

Caressa, quello tutto cuore, ha sbagliato partita

ma lo ha fatto in un momento topico della sta-

gione. Poco male, l’obiettivo e la salvezza ma se

sei ad un passo da un traguardo storico è impen-

sabile che ti giri di spalle e torni indietro. Cam-

pionato strano, lo abbiamo ripetuto più volte,

talmente strano che lottano per la promozione

anche le quattro neopromosse ed in tanti anni di

calcio non s’era mai vista una cosa del genere.

Gli stessi che una settimana prima dicono che

l’obiettivo pè la salvezza, scrivono che la promo-

zione è possibile. In fondo, vale per la seconda

ipoetsi, non hanno poi tanto torto. E’ una grande

occasione, che capita poche volte nella vita e bi-

sogna saperla sfruttare.

La salvezza è cosa fatta, l’Avellino può fare il bis,

due promozioni consecutive, non lo diciamo noi

ma lo fa capire, a chiari lettere, questo campio-

nato. Giocare sempre da Lupi e non dire mai gatto

se non ce l’hai nel sacco. Altra citazione, questa

volta di un grande calciatore oltre che allenatore,

capace di non far vedere la palla al grande Pelè.

Si, Trappattoni non aveva la tecnica della perla

nera ma sicuramente il cuore, un grande cuore

che è mancato, spiace dirlo, ai Lupi a Bari.

Avellino, non puoi dire gatto se non ce l’hai nel sacco

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Le pagelle: Izzo e Pisacane i migliori Servizio di

Italo Borriello

Terracciano 6,5 Il numero uno

irpino si fa trovare sempre

pronto nelle poche occasioni in

cui il Bari si fa minaccioso. De-

cisivo nel primo tempo quando

salva una palla deviata in rete da

Joao Silva da terra; Incolpevole

in occasione del gol subito.

Bittante 5 Schierato terzino in

una difesa a quattro, gioca farsi

alterne: benino nel primo tempo,

decisamente il peggiore nella ri-

presa quando viene colto da at-

timi di amnesia pura, perdendo

quasi sempre le marcature.

Izzo 7 Dalle sue parti, specie nel

primo tempo non si passa e Joao

Silva se ne rende conto fin da su-

bito. Spesso si rende autore di

dribbling da fantasista. Cala leg-

germente nella ripresa ma quella

dello scugnizzo napoletano resta

sicuramente una prestazione da

incorniciare

Fabbro 6 Non è sicuramente la

sua miglior gara anche perché

deve vedersela con un brutto

cliente come Joao Silva ma

regge il duello fino ad un certo

punto, salvo poi perderlo di vista

in occasione del gol dell'1-0.

Pisacane 7 Anche questa volta

deve adattarsi nel ruolo di ter-

zino, ma per big dog non ci sono

problemi: risulta essere il miglior

in campo insieme ad Izzo, grazie

soprattutto ad un grande primo

tempo, mordendo le caviglie

degli avversari e andando sem-

pre in anticipo su ogni pallone.

(32’ st Decarli s.v.

Arini 6,5 Il solito lottatore in

mezzo al campo, recupera una

miriade di palloni.

In alcune circostanze si fa vedere

anche dalle parti di Guarna, sfio-

rando la marcatura con un gran

tiro a pochi minuti dal termine

del primo tempo.

Schiavon 6 Bene nel primo

tempo, cala vistosamente nella

ripresa, in evidente carenza di

ossigeno, ma la sua prestazione

resta sufficiente.

Millesi 6,5 Si sacrifica moltis-

simo in fase difensiva non rinun-

ciando però a qualche sgroppata

sulla fascia come in occasione

del grande assist a Galabinov

che Guarna salva con una

grande prodezza. (39’ st Ladrière

s.v. )

Ciano 6,5 Gioca dietro le punte

ed ancora una volta mostra a tutti

che la società ha fatto davvero

bene ad acquistarlo. Risulta es-

sere il più pericoloso degli attac-

canti, provando spesso e

volentieri la conclusione come al

6 della seconda frazione di gioco

quando Castaldo fa sponda per

Ciano che al volo manda il pal-

lone di poco alto sulla traversa.

Castaldo 6 Il numero dieci

biancoverde non disputa di si-

curo la sua migliore partita sba-

gliando qualche facile appoggio

nel primo tempo.

Nella ripresa lavora molto più di

sponda ma trova pochi spazi per

inserirsi.

Galabinov 5 Di sicuro il peg-

gior in campo insieme a Bittante,

poco incisivo sotto porta come al

12’ del primo tempo quando col-

pisce di testa in posizione favo-

revolissima, vedendosi negare il

gol da Guarna.

Un po' più lento e macchinoso

del solito, a tratti irritante anche

per il reiterato possesso palla.

Cala notevolmente nella ri-

presa dove viene sostituito da

Biancolino. (25’ st Biancolino

5,5 Sostituisce Galabinov ma,

come il bulgaro, non si rende

quasi mai pericoloso ad ecce-

zione di una girata facilmente

parata dal portiere).

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Serie B: Palermo imprendibile, Lanciano al secondo posto L’Avellino del ritorno non è da promozione

Servizio di Mariano Messinese

Il Palermo è irresistibile. Nemmeno

il Brescia, sempre più in crisi nera,

riesce a fermare i siciliani che vin-

cono 2-0 grazie alle reti di Vasquez

e Dybala. La squadra di Iachini vola a +9 sull'Empoli,

bloccato a Modena e raggiunto in classifica dal Lan-

ciano.

Gli abruzzesi non incantano, ma colgono un successo

fondamentale nei minuti finali contro il Novara. De-

cisivo il gol di Turchi che fissa il risultato sul 2-1. Il

Latina, in inferiorità numerica dal 20' della ripresa, sci-

vola in casa contro il Trapani al fotofinish: Pirrone

gela i nerazzurri al 94'.

Cade invece l'Avellino, punito a Bari dal gol di Joao

Silva. Sale il Crotone che stravince (1-4) in trasferta il

derby contro la Reggina e la condanna quasi sicura-

mente alla retrocessione. In coda non mollano Pa-

dova e Cittadella. I biancoscudati dettano legge a

Varese e travolgono i padroni di casa con un secco 0-

3. Il Cittadella piega invece il Carpi grazie al gol di

Surraco. Alza bandiera bianca la Juve Stabia. A Ca-

stellammare di Stabia va in onda il festival degli errori

e degli orrori, protagonista Benassi e la retroguardia

che stabiese che regalano 3 gol agli ospiti.

La Ternana, in 10 dal 39', prima si fa rimontare il dop-

pio vantaggio, poi conquista i 3 punti grazie alla mar-

catura di Rispoli.

Servizio di Michele Pisani

Dimmi cosa fai e ti dirò dove vai. A

parte la correzione, forzata per l’oc-

casione, un campionato si vince so-

prattutto mostrando una certa

regolarità. Vinci, pareggi e perdi ma con una media

punti da seguire in maniera rigida.

Vediamo come si sta comportando l’Avellino. Lo fac-

ciamo in un modo semplice ed efficace e vale a dire

prendendo in considerazione le prime otto gare che i

Lupi hanno disputato in questo campionato. Andata e

ritorno. Con

l'esordio sta-

gionale arriva

la prima vitto-

ria, al Partenio,

contro il No-

vara. Pareggio

a Latina e bis

contro la Ter-

nana. Prima

sconfitta a

Lanciano, pa-

reggio interno

nella quinta

gara contro il

Varese. Uno

ad uno al-

l'Adriatico con il Pescara. Ritorno alla vittoria contro

l'Empoli nella settima gara, bissato con i tre punti con-

tro il Bari e sempre al Partenio-Lombardi. quindici

punti con quattro vittorie, tre pareggi ed una sola scon-

fitta. Una media punti di 1.87. Nel ritorno le cose non

sono andate allo stesso modo. Sconfitte contro Novara,

Lanciano e Bari. Pareggi contro Latina, Varese e Ter-

nana. Vittorie con Pescara ed Empoli. Dieci punti con

una media partita di 1.25. Nota curiosa. Il Lanciano ha

vinto in entrambi i match, i Lupi hanno fatto lo stesso

con l'Empoli di Maurizio Sarri.

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Mario e Marco. Non è una can-

zone di Lucio Dalla, tantomeno il

ritornello di una nota pubblicità di

pillole di cioccolato. Mario è

Marco sono due gemelli, tra i più

famosi d’Italia. Dopo Mario tocca a Marco. Fac-

ciamo passare un po’ di tempo dall’intervista al-

l’eroe di Marassi. Amarcord miete l’ennesima

vittima, le prede sono tutte innamorate del lupo. Il

modus operandi è lo stesso da

circa cinque anni. Parliamo del-

l’Avellino degli anni della mas-

sima serie ? Ecco la chiave che

apre tutti i cuori. Mario e Marco

sono due gemelli, piccoli e veloci.

Il calcio è passione, sudore e sacri-

fici. L’hanno capito bene i due ge-

melli di Palau che lasciano la

propria terra per cercare fortuna.

Proprio com’era successo al padre

anni prima che era dovuto arrivare

in svizzera per trovare lavoro.

Non si può parlare di Marco senza

citare Mario e nemmeno viceversa. Nel 1975 a di-

ciannove anni e dopo due anni nella Torres i due

fratelli partono per il continente, destinazione

Lucca. Lucchese, Atalanta ed Avellino. Queste le

tre compagini che hanno visto i gemelli Piga al-

l’azione. Proprio da Avellino partirono per destina-

zioni diverse senza mai incrociare i propri tacchetti

nella stessa squadra. Marco è partito tre anni prima,

l’ultima sua stagione è stata quella della prima volta

dei lupi in massima serie.

Hanno tanto in comune, entrambi amano il mare,

più di ogni altra cosa. Marco ha il telefono cellulare

ma è un vero e proprio “optional”. Per potergli par-

lare bisogna aspettare la sera. Poco male, lo atten-

diamo nel mentre proviamo ad immaginare l’inizio

dell’articolo. La fantasia non manca, anzi ne ab-

biamo fin troppa. Marco non c’è ma non se ne an-

dato e prima o poi torna. In barba anche alla Pau-

sini. Possiamo attendere anche tutta la sera. Se lo

merita, per quello che ha dato ai colori bianco e

verde. Facciamo da spola tra il negozio e casa. La

figlia ci dice che sta per tornare, la moglie da casa

fa altrettanto ma intanto Marco si fa attendere.

Finalmente lo becchiamo e lui con la simpatia che

lo contraddistingue ci dice: “Michè come stai ? Mi

hai chiamato a casa e non mi hai tro-

vato me lo ha detto mia moglie”.

Marco ma dov’eri ? “A mare. Come

tutti i giorni della mia vita. Lo sai che

è un legame indissolubile”. Sai per-

ché ti ho chiamato ? “Certo che lo so.

Dobbiamo parlare dell’Avellino. Però

prima devi rispondere ad un indovi-

nello. Hai la foto ai tempi della Luc-

chese e visto che tutti si sbagliano

vediamo tu cosa mi dici”. Marco sei

quello a sinistra. Ne sono sicuro. “Si,

giusto ma come hai fatto. Pensa che

allora tutti si sbagliavano. Ti racconto

un fatto accaduto a Lucca. Un giorno stavamo an-

dando allo stadio con la macchina ebbene devi sa-

pere che entrando in una curva una macchina ci

venne addosso. Si trattava della prima macchina

nuova. Ci arrabbiamo come due bestie, immagina

gli improperi in sardo. Il signore che era a bordo

dell’auto che ci tamponò si prese una gran paura.

Ci guardò e disse: sono così in ansia che inizio a

vederci doppio”. La vostra prima macchina, poi

sarò io a farti una domanda sulla vostra Fiat 127

ma andiamo avanti. Quanto guadagnavi a Lucca?

“Cinque milioni all’anno. Fu il mio vero contratto.

Un sacco di soldi, poi ci fu l’Atalanta. L’allora pre-

sidente Bortolotti mi diede ottomilionicinquecento

lire all’anno”. Ad Avellino ? “Guadagnammo di

più.

Ex biancoverti, l’amarcord di Marco Piga La punta di Palau racconta la sua esperienza con l’Avellino

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Oltre allo stipendio c’era un premio partita di cin-

quecentomila lire per ogni vittoria. Calcola che un

operaio guadagnava al massimo un milione al

mese. Eravamo dei privilegiati ma adesso è di-

verso. Calcola che io feci il capocannoniere in

serie C1. Oggi mi sarei guadagnato un contratto

quinquennale. Magari potevo anche rivelarmi un

bluff ma mi sarei blindato l’ingaggio. Cento mi-

lioni in un anno e mezzo a Catania, questo è stato

il massimo che

ho potuto rag-

giungere, ai

tempi nostri li

guadagna un

calciatore di Ec-

cellenza. Oggi

lo svincolo è po-

sitivo anche se

ci vorrebbero

dei calmieri, un

tetto d’ingaggio.

Il calcio è ma-

lato, si guadagna

troppo. Nella si-

tuazione cata-

strofica in cui

versiamo si do-

vrebbero dare

tutti una bella calmata”. Ricordi il tuo esordio con

i lupi ? “In B con la Ternana in casa con il Parte-

nio, costruito da Rozzi, che era solo a metà, man-

cava la curva Nord”. Il momento più esaltante

della tua permanenza in Irpinia ? “I due gol con la

Sambenedettese. Giocammo a Perugia in campo

neutro. Terminò 2 a 1 per noi ed io feci una im-

portante doppietta. In quelle tre gare facemmo sei

punti. Battemmo la Ternana in casa e la Sampdoria

a Marassi con un gol di Mario. Arrivammo in serie

A tra lo stupore di tutti, nessuno credeva nelle no-

stre potenzialità. Avellino è migliorata tantissimo

in quegli anni, il calcio ha fatto crescere la città

anche culturalmente. Fu una esperienza indimen-

ticabile, porterò sempre nel cuore tutti i tifosi”.

Adesso ti faccio io una domanda, come era targata

la vostra 127 blu ? “E chi se lo ricorda, sono passati

tanti anni”. Te lo dico io, iniziava con Sassari 13

ed avevate anche il portabagagli. “Ammazza che

memoria, in effetti eravamo arrivati da pochi

giorni. Ricordo che guadagnammo Mercogliano

a notte fonda e quando venimmo ai primi allena-

menti a Solofra non avevamo ancora tolto il por-

tabagagli”. Marco ma la storia di Varese ? “Tutto

vero. Il mister chiese a Mario di giocare da punta

e lui gli disse: Io

non sono un at-

taccante, io

sono un centro-

campista. Io ero

al bar, Mario

venne di corsa a

chiamarmi ma

era troppo tardi.

Giocò lui e

segno il gol del

pareggio”. Hai

mai giocato

contro Mario?

“Si. Mi è capi-

tato in Sardegna

a fine carriera,

lui giocava con

la Torres as-

sieme a Zola ed io invece stavo con l’Ilva”. Non

può mancare una domanda su Sibilia. “Il presi-

dente era un grande, un uomo con capacità uniche.

Ricordò che facemmo un braccio di ferro prima

del mio passaggio a Catania. Era un duro ma

anche io non ero da meno. Quando andai a Catania

mi ricordo che giunsi con l’aereo. C’erano tante

telecamere e molti giornalisti. Mi chiesi, chissà chi

ci sarà di cosi importante e mi guardai attorno.

Non ci crederai ma aspettavano Marco Piga”.

Sono passati trentaquattro anni. Tutti d’un fiato.

Marco Piga, i fratelli Piga sono legati all’Avellino

da una storia da libro cuore. Viva l’Italia, sempre

più divisa e sempre meno il belpaese ma che trova

anche il tempo di commuoversi davanti ad una

storia come questa.