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In molti luoghi e in culture diverse si sono diuse storie e leggende che ci aiutano ad avvicinarci al mistero del Natale in cui il protagonista si avvicina alla grotta senza sapere che dono portare al piccolo Gesù, perché è molto povero o perché tutto quanto aveva da portare lungo la strada è stato distribuito a chi ne aveva bisogno. C'è il pastorello che sa suonare il flauto, non ha nulla da portare ma la sua musica fa addormentare il piccolo Gesù scoppiato in lacrime; c'è la bambina che non vuole arrivare a mani vuote e raccoglie lungo la via delle erbacce che alla grotta si trasformeranno nelle stelle di Natale; c'è il ragazzo che arriva proprio senza nulla e a cui Maria ada il bimbo da tenere in braccio... insomma, ognuno pur sembrando molto povero in realtà ha qualcosa di prezioso da portare alla grotta. Questo è ciò che accade anche nelle realtà di presenza e servizio tra i poveri gestiti dalla suore marcelline e dai loro collaboratori in diverse parti del mondo. Per inserirsi come un filo colorato nella trama di una realtà di solidarietà non occorre infatti avere a disposizione grosse risorse economiche (peraltro sempre utilissime a sostenere un andamento e cace delle diverse attività) ma è importante aderire, crederci, dare il proprio piccolo ma insostituibile contributo, ricevendo in cambio, insieme al sorriso del piccolo Gesù, la consapevolezza di far parte di una comunità che assomiglia alla grotta di Betlemme, perché nella povertà dei mezzi a disposizione mette il più piccolo al centro e resta spalancata per chiunque vi cerchi accoglienza. Le storie che ci raccontano le suore in questa newsletter fanno riferimento proprio a questo, all'importanza e alla preziosità del contributo che molti, a partire dai piccoli e dai più poveri sanno dare ogni giorno. Senza questi “doni” non si potrebbe scrivere la storia di bene che queste realtà marcelline realizzano nella fedeltà dell'impegno quotidiano. Così è anche per ciascuno di noi, che in modi diversi sosteniamo la fondazione Stella Maris, ognuno di noi collabora a seconda di ciò che è e che può dare o fare, chi dà un contributo economico, chi parte come volontario mettendo a disposizione il proprio tempo per le iniziative italiane della Fondazione, chi ne parla ad amici e conoscenti per farla conoscere e così via..., ciò che ci rende davvero vicini alle nostre suore che si impegnano per dare una possibilità di crescita serena a tanti bimbi e ragazzi è il nostro desiderio - che si esprime anche attraverso piccoli gesti concreti - che molte vite possano essere aiutate a far brillare la luce che si portano dentro. Anche noi della redazione ci uniamo ai ringraziamenti e agli auguri che le suore dedicano a tutti coloro che le sostengono e con loro, con i bimbi, i ragazzi, le famiglie e tutti i collaboratori ci diamo appuntamento alla grotta, luogo d'incontro speciale dove tutti , senza eccezioni, sono invitati. N EWSLETTER Edizione di Natale - Dicembre 2014 siamo fili colorati

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In molti luoghi e in culture diverse si sono diffuse storie e leggende che ci aiutano ad avvicinarci al mistero del Natale in cui il protagonista si avvicina alla grotta senza sapere che dono portare al piccolo Gesù, perché è molto povero o perché tutto quanto aveva da portare lungo la strada è stato distribuito a chi ne aveva bisogno.C'è il pastorello che sa suonare il flauto, non ha nulla da portare ma la sua musica fa addormentare il piccolo Gesù scoppiato in lacrime; c'è la bambina che non vuole arrivare a mani vuote e raccoglie lungo la via delle erbacce che alla grotta si trasformeranno nelle stelle di Natale; c'è il ragazzo che arriva proprio senza nulla e a cui Maria affida il bimbo da tenere in braccio... insomma, ognuno pur sembrando molto povero in realtà ha qualcosa di prezioso da portare alla grotta.Questo è ciò che accade anche nelle realtà di presenza e servizio tra i poveri gestiti da l l a suo re marce l l i ne e da i l o ro collaboratori in diverse parti del mondo.

Per inserirsi come un filo colorato nella trama di una realtà di solidarietà non occorre infatti avere a disposizione grosse risorse economiche (peraltro sempre utilissime a sostenere un andamento efficace delle diverse attività) ma è importante aderire, crederci, dare il proprio piccolo ma insostituibile contributo, ricevendo in cambio, insieme al sorriso del piccolo Gesù, la consapevolezza di far parte di una comunità che assomiglia alla grotta di Betlemme, perché nella povertà dei mezzi a disposizione mette il più piccolo al centro e resta spalancata per chiunque vi cerchi accoglienza. Le storie che ci raccontano le suore in questa newsletter fanno riferimento proprio a questo, all'importanza e alla preziosità del contributo che molti, a partire dai piccoli e dai più poveri sanno dare ogni giorno. Senza questi “doni” non si potrebbe scrivere la storia di bene che queste realtà marcelline realizzano nella fedeltà dell'impegno quotidiano.

Così è anche per ciascuno di noi, che in modi diversi sosteniamo la fondazione Stella Maris, ognuno di noi collabora a seconda di ciò che è e che può dare o fare, chi dà un contributo economico, chi parte come volontario mettendo a disposizione il proprio tempo per le iniziative italiane della Fondazione, chi ne parla ad amici e conoscenti per farla conoscere e così via..., ciò che ci rende davvero vicini alle nostre suore che si impegnano per dare una possibilità di crescita serena a tanti bimbi e ragazzi è il nostro desiderio - che si esprime anche attraverso piccoli gesti concreti - che molte vite possano essere aiutate a far brillare la luce che si portano dentro.Anche noi della redazione ci uniamo ai ringraziamenti e agli auguri che le suore dedicano a tutti coloro che le sostengono e con loro, con i bimbi, i ragazzi, le famiglie e tutti i collaboratori ci diamo appuntamento alla grotta, luogo d'incontro speciale dove tutti , senza eccezioni, sono invitati.

NEWSLETTEREdizione di Natale - Dicembre 2014

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M come Messico La povertà che dona… di suor Liliana e suor Julieta

Nessuno é tanto povero da non aver nulla da dare e nessuno é tanto ricco da non aver bisogno di ricevere.I nostri amici poveri di Bolaños danno tanto. Nel nostro lavoro educativo con loro miriamo proprio a renderli capaci di “dare”, a renderli “indipendenti”, a far prendere coscienza di tutte le risorse umane che hanno, di tutti i talenti che il Signore ha regalato.I nostri poveri partecipano alla vendita dei bazar che di tanto in tanto si organizzano, si prestano a fare turni per pulire il Centro o per preparare i pranzi ai bambini, adornano l’ambienteLe mamme, invece, sono riuscite a lavorare insieme, a collaborare superando gelosie, invidie, amarezze, confronti, antipatie che, purtroppo la povertá a volte accentua.In questo periodo stanno preparando dei balli tipici da rappresentare alla festa “Notte Marcellina” che si tiene nel Collegio per ricavare fondi. Stanno anche preparando la “Pastorela” (una rappresentazione scenica in tono umoristico della nascita di Gesú dove si scontrano il bene e il male, quest’ultimo rappresentato dai diavoli tentatori, che cercano di impedire il cammino dei pastori che vanno ad adorare il Bambino Gesú). Tutto questo permette loro di uscire da se stesse, di superare la loro pigrizia; le rende creative, aumenta in loro l’autostima, si sentono partecipi, protagoniste della vita. In alcune famiglie é aumentato anche il senso di responsabilitá verso l’educazione dei loro figli.Anche i bambini si educano a dare; gli insegniamo la gratitudine verso chi li aiuta a fare i compiti da esprimere in molti modi: con l’affetto, con letterine, con disegni.

Si organizzano a lavare o asciugare i piatti e le pentole, a riordinare dove mangiano; a volte invitiamo chi ha giá fatto i compiti ad aiutare chi incontra difficoltá.

Si approfitta, con i bambini, delle varie occasioni per insegnare che sempre possono dare qualcosa di proprio.L’altro giorno, per esempio, é morto il papá di uno di loro per un tragico incidente sul posto di lavoro. La suora ha chiesto: voi che cosa avete dato? Hanno risposto: “io un abbraccio al figlio”, “io una preghiera”, “io ho partecipato al funerale”, “io ho fatto compagnia alla figlia”.

I poveri di Bolanos a noi danno tanto…A volte dividono il poco che hanno, ci invitano a mangiare con loro, a far festa con loro; ci riempiono della loro semplicitá, della loro gioia, del loro sorriso, del loro affetto, della loro bontá; fanno sentire che la nostra presenza é gradita, li aiuta ad andare avanti, a credere e a sperare. Rimaniamo edificate anche della loro capacitá di soffrire, di sopportare situazioni che umanamente si direbbero insopportabili… Fa impressione a volte il loro abbandono nella Provvidenza, la loro umiltá, la loro fede...Sono tutti doni incalcolabili dei quali ringraziamo il Signore di cuore.Quindi i nostri amici poveri hanno nelle “mani” grandi ricchezze da donare in questo Natale al piccolo Bambino Gesú!

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Qui, nella Missione Educativa Santa Marcellina, scorgiamo con evidenza la benedizione di Dio, l’intercessione della Vergine Maria, l’interesse e l’aiuto di tutta la Congregazione perché questa nuova fondazione possa crescere secondo il progetto del Signore.Stimiamo e siamo grati ad ogni persona che ci conosce. Le famiglie che affidano i loro bambini al progetto educativo della nostra scuola sono felici di vederli crescere nella gioia, in salute, nella conoscenza e nella spiritualità che essi vivono qui da noi. A differenza di altri paesi, la religione, la catechesi, la preghiera hanno grande importanza per le famiglie del Benin. Qui, a scuola, essi sanno che Dio è presente e che sono protetti dalla sua misericordia. Numerose sono le famiglie che cercano un posto da noi, sia a scuola che nel pensionato. Non c’è mai abbastanza posto per tutti.La Chiesa locale chiede sempre di offrirle i nostri spazi per corsi di formazione, per ritiri di corali, per Maman Chérie, per l’Infanzia Missionaria, per la Legione di Maria, per i

Giovani Universitari, per la Caritas, per Samuele, ecc.Siamo contente di vedere che la nostra presenza qui in Benin non è inutile. Le diverse costruzioni sono di grande utilità per la popolazione e per la Chiesa locale.Per la buona conduzione della scuola abbiamo la fortuna di poter godere della formidabile collaborazione del personale insegnante e del personale di servizio. Ogni giorno possiamo contare sulla loro responsabilità, la loro onestà e la loro competenza professionale. Non sono mai stanchi di lavorare per educare bene gli alunni e fare della scuola una famiglia, un luogo dove si trovano pace, disciplina, rispetto, amore al lavoro ben fatto, presenza di Dio. 

BENIN - suor Clarice

A come Africa e AlbaniaSaranda - suor Daniela

La Missione delle Suore Marcelline a Saranda, fin dagli inizi, oltre che dalla Congregazione, è stata sostenuta dall’aiuto di innumerevoli persone che in tanti modi e forme hanno contribuito a tenerla viva e a farla crescere. Primo fra tutti è l’aiuto che ci v iene da i vo lonta r i che met tono a disposizione tempo e forze, generosità e fantasia. Chi viene per il campo estivo si mette in gioco personalmente con i bambini e i ragazzi e in relazione con gli animatori locali per il buon svolgimento del lavoro, ma anche per creare legami che durano nel tempo. Molto utile e importante per sostenere tutte le nostre attività è l’opera di chi, dall’Italia o da altri Paesi raccoglie materiali necessari per le persone assistite dal Centro o per i bambini o per i Corsi, ricerca nuove idee per i progetti di artigianato, viene durante l’anno per aiutarci in particolare circostanze, allarga la cerchia dei conoscenti in modo da poter rispondere meglio alle necessità.

A tutti costoro sempre va la nostra riconoscenza e la preghiera che il Signore li ricompensi come Lui sa e può fare!

Vogliamo ricordare anche tutte le persone che quotidianamente ci circondano e che, pur vivendo in un contesto in cui la povertà di molti si fa sentire fino alla mancanza di nutrimento quotidiano, ci sorprendono felicemente e ci sostengono in vario modo. I n n a n z i t u t t o i l D i r e t t o r e s a n i t a r i o dell’Ospedale di Saranda, e i colleghi che lo hanno preceduto, che una volta alla settimana offre gratuitamente il suo tempo per visitare tutti coloro che si presentano al nostro ambulatorio. Poi alcuni gestori di supermercati che, di tanto in tanto, ci regalano alimenti o scarpe o giochi. Ci sono, però, anche persone comuni che,hanno ricevuto da noi nel momento del bisogno e che, una volta superate le difficoltà esprimono la loro gratitudine donandoci qualcosa; altri che danno prodotti del loro piccolo orto, pur trovandosi ancora nel bisogno; altri che offrono ore di lavoro gratuitamente. Tutti quelli che abbiamo ricordato sono il tocco di colore, il profumo della riconoscenza che, pur in un terreno tanto arido, ogni tanto spunta e riscalda il cuore facendoci toccare con mano la Provvidenza.

Buon Natale dai volontari di 30mt.Per noi l’Attesa ha questa forma.Regalati un’esperienza indimenticabile. Parti con i volontari del progetto 30mt. Chiedi informazioni inviando una mail a: [email protected]

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L’ospedale di Porto Velho raramente ha offerte di alimenti, che io porto alle famiglie di lebbrosi e alle altre famiglie veramente povere e bisognose.Un giorno una signora è venuta con il figlio, che era stato lebbroso e che era guarito, pieno di cicatrici causate dalla malattia. lamentandosi perché l’avevo dimenticata. Infatti, avevo smesso di visitarla, per accudire famiglie più bisognose. Mi ha raccontato che era morto suo marito, le tre figlie l’avevano abbandonata ed era rimasta sola con questo figlio adottivo di 20 anni, che aveva problemi psichiatr ici ed era molto aggressivo. Io avevo solo una cesta di

alimenti che era destinata ad una famiglia di lebbrosi, che fare? Ho dato a lei questi v iver i . Ha r ingraz ia to commossa, facendomi promettere che sarei andata a trovarla. Quando questa signora se n’è andata, mi sono seduta con un grande nodo in gola, perché pensavo alle altre famiglie. Ero veramente triste. Dopo circa dieci minuti hanno bussato alla mia porta ed è entrato un signore sorridente, dicendomi: “Suor Claudia, le ho portato 10 ceste di alimenti per i suoi figli”. Molto commossa gli ho dato un abbraccio. Per me è stato un segno del Signore. Il Signore mi ha dato una prova toccante. I poveri non sono i Suoi prediletti? Lui ama i poveri, come cerco di amarli.

Vorrei avere più doni per dare. Le famiglie che visito sono molto povere, ma semplici, buone, specialmente i bambini, non sanno dire “grazie”, ma si vede la loro gioia. Mi domando: chi è più felice loro o questa piccola suora che da quasi trent’anni vive nel cuore dell’Amazzonia? Le famiglie, i bambini, mi arricchiscono, mi fanno dimenticare la stanchezza, i miei capelli bianchi e le mie molte primavere!Colgo l’occasione per dire “GRAZIE” a tutti i membri di “Stella Maris” per l’aiuto che ci date. E insieme ai nostri bimbi e le loro famiglie auguro un buon e Santo Natale. Chiedo al Bimbo Divino di colmarvi di luce, pace, gioia, amore.

B come Brasile

Porto Velho - il racconto di suor Claudia

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