Newsletter "In other Words" n.6/aprile 2012

8
NEWSLETTER MENSILE DI ARTICOLO3-OSSERVATORIO SULLE DISCRIMINAZIONI Aprile 2012 nº6 In Other Words NEWS Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza di- stinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizio- ni personali e sociali. Costituzione della Re- pubblica Italiana, Principi Fondamentali, Articolo 3 Indice: Editoriale 1 Il progetto 3 Lo specchio 4 Vignette Cronacaqui 5 Approfondimento 7 “In Other Words “ è un progetto cofinanziato dalla Commissione Europea—DG Justice Libertà di pensiero e non di offesa Cronacaqui, Libero e Repubblica: che cos’hanno in comune i pezzi citati, apparsi su questi quotidiani? Il meccanismo di etnicizzazione del reato. Descritti come un gruppo generalizzato, privati della loro individualità, accostati indistintamente ai delinquenti, i rom e i sinti vengono visti esclusivamente come un problema. Rappresentazione pericolosa, questa, poiché insinua nei lettori il sospetto che tutti i rom e sinti s i a n o d e i c r i m i n a l i . Tutte le volte che una persona sinta o rom viene accusata di aver commesso un reato, non ne risponde pubblicamente in maniera individuale. Il presunto reato ricade inesorabilmente su tutti i cittadini che vengono riconosciuti come appartenenti a tali minoranze; il che attribuisce a un’intera comunità un comportamento criminoso in virtù di una sorta di responsabilità penale collettiva. Accade spesso che un’informazione distorta da parte di alcuni mass media contribuisca a creare, in modo artificioso, un clima di allarme sociale del tutto ingiustificato, che non trova poi riscontro reale negli avvenimenti quotidiani. Gli articoli analizzati in questo numero ci dimostrano quanto il sentire anti-rom sia fortemente radicato nella società: nei confronti delle minoranze rom e sinte ci si permette di dire qualsiasi cosa, senza il timore di essere condannati. La storia recente del nostro Paese è un susseguirsi di campagne d’allarme; colpevole uno, colpevoli tutti. La ‘diversità’ è vista in chiave negativa, come ‘minaccia’ alla propria identità e per questo la presenza dei ‘diversi’ frequentemente genera sentimenti di avversione, di ansia, di sospetto. Diventa facile costruire fabbriche della paura (oggi tocca ai rom e ai musulmani, ieri erano gli albanesi, prima ancora gli ebrei). I mass media rivestono un ruolo fondamentale nella divulgazione della conoscenza e per questo, sin dalla sua costituzione, Articolo 3 si è dedicato al monitoraggio della stampa lombarda. L’analisi quotidiana di ben 65 testate giornalistiche, svolta dal 2008, ci dimostra che la minoranza rom e sinta è, nel nostro Paese, la più colpita da discriminazione e razzismo, che avvengono anche tramite la raffigurazione mediatica di questa comunità. Ci capita spesso di chiederci se ci siano dei limiti alla libertà d’espressione, o se questa possa essere confusa con la violazione dell’altrui dignità. Una decisione del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia del 4 febbraio 1988 ci dà la risposta: “La Costituzione garantisce la libertà di pensiero, ma non la libertà di recare impunemente offesa ai diritti inviolabili della persona umana”. Quindi, sì: libertà di pensiero, ma non di offesa. La decisione adottata dall’ordine della Regione Lombardia nel caso di Libero, che ha riconosciuto appieno le nostre considerazioni, ci conforta: contiamo sul fatto che sempre meno in futuro sarà necessario ricorrere agli organi di vigilanza. La morale, l’etica e la professionalità di tutti i giornalisti, unite all’instancabile lavoro di formazione, conoscenza e dialogo, possono essere gli elementi vincenti per una nuova e vera informazione. Eva Rizzin “Nessuno può garantire la pacifica convivenza di etnie estranee che rifiutano ogni tipo di integrazione e soprat- tutto non danno alcun apporto costruttivo al paese che li dovrebbe ospitare. E' il caso dei rom che si accampano dove vogliono, vivono come credono e per sopravvivere forzatamente o per indole propria rubano o delinquono [...]Francesco Bozzetti, Il popolo rom e il razzismo stereoti- “Milano ha deciso di tenersi i rom che, essendo allergici al lavoro, vivono ovviamente rubando. Il motivo di tale scelta è oscuro. La verità, invece, un po’ meno.” Andrea Miola, Sui nomadi qualcuno mente, Cronacaqui, 24 agosto 2010. ““Non si rende conto, questa gente, che gli zingari sono ladri. Parassiti che campano a spese nostre rubando, scippando, truffando.” Matteo Legnani, I veri “poveri” non sono i nomadi ma le loro vittime, Il codice dei rom per “segnare” gli appartamenti da derubare. Sandro De Riccardis, Repubblica Milano, 1 aprile 2011. La simbologia utilizzata dalle ladre rom permette di scoprire se vale la pena tentare il colpo, se la casa è sorvegliata, chi la abita e quando è meglio intervenire. I consigli dei carabinieri su come prevenire i furti. Romina Marceca, Repubblica Palermo, 15 marzo 2012.

description

Newsletter mensile dell'Osservatorio sulle Discriminazioni "Articolo 3" di Mantova, redatta nell'ambito del progetto europeo "In Other WORDS"

Transcript of Newsletter "In other Words" n.6/aprile 2012

N E W S L E T T E R M E N S I L E D I A R T I C O L O 3 - O S S E R V A T O R I O S U L L E D I S C R I M I N A Z I O N I

Aprile 2012 nº6

In Other Words NEWS

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza di-stinzione di sesso, di

razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizio-ni personali e sociali.

Costituzione della Re-pubblica Italiana,

Principi Fondamentali, Articolo 3

Indice:

Editoriale 1

Il progetto 3

Lo specchio 4

Vignette Cronacaqui 5

Approfondimento 7

“In Other Words “ è un progetto cofinanziato dalla Commissione Europea—DG Justice

Libertà di pensiero e non di offesa

Cronacaqui, Libero e Repubblica: che cos’hanno in comune i pezzi citati, apparsi su questi quotidiani? Il meccanismo di etnicizzazione del reato. Descritti come un gruppo generalizzato, privati della loro individualità, accostati indistintamente ai delinquenti, i rom e i sinti vengono visti esclusivamente come un problema. Rappresentazione pericolosa, questa, poiché insinua nei lettori il sospetto che tutti i rom e sinti s i a n o d e i c r i m i n a l i . Tutte le volte che una persona sinta o rom viene accusata di aver commesso un reato, non ne risponde pubblicamente in maniera individuale. Il presunto reato ricade inesorabilmente su tutti i cittadini che vengono riconosciuti come appartenenti a tali minoranze; il che attribuisce a un’intera comunità un comportamento criminoso in virtù di una sorta di responsabilità penale collettiva. Accade spesso che un’informazione distorta da parte di alcuni mass media contribuisca a creare, in modo artificioso, un clima di allarme sociale del tutto ingiustificato, che non trova poi riscontro reale negli avvenimenti quotidiani. Gli articoli analizzati in questo numero ci dimostrano quanto il sentire anti-rom sia fortemente radicato nella società: nei confronti delle minoranze rom e sinte ci si permette di dire qualsiasi cosa, senza il timore di essere condannati. La storia recente del nostro Paese è un susseguirsi di campagne d’allarme; colpevole uno, colpevoli tutti. La ‘diversità’ è vista in chiave negativa, come ‘minaccia’ alla propria identità e per questo la presenza dei ‘diversi’ frequentemente genera sentimenti di avversione, di ansia, di sospetto. Diventa facile costruire fabbriche della paura (oggi tocca ai rom e ai musulmani, ieri erano gli albanesi, prima ancora gli ebrei). I mass media rivestono un ruolo fondamentale nella divulgazione della conoscenza e per questo, sin dalla sua costituzione, Articolo 3 si è dedicato al monitoraggio della stampa lombarda. L’analisi quotidiana di ben 65 testate giornalistiche, svolta dal 2008, ci dimostra che la minoranza rom e sinta è, nel nostro Paese, la più colpita da discriminazione e razzismo, che avvengono anche tramite la raffigurazione mediatica di questa comunità. Ci capita spesso di chiederci se ci siano dei limiti alla libertà d’espressione, o se questa possa essere confusa con la violazione dell’altrui dignità. Una decisione del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia del 4 febbraio 1988 ci dà la risposta: “La Costituzione garantisce la libertà di pensiero, ma non la libertà di recare impunemente offesa ai diritti inviolabili della persona umana”. Quindi, sì: libertà di pensiero, ma non di offesa. La decisione adottata dall’ordine della Regione Lombardia nel caso di Libero, che ha riconosciuto appieno le nostre considerazioni, ci conforta: contiamo sul fatto che sempre meno in futuro sarà necessario ricorrere agli organi di vigilanza. La morale, l’etica e la professionalità di tutti i giornalisti, unite all’instancabile lavoro di formazione, conoscenza e dialogo, possono essere gli elementi vincenti per una nuova e vera informazione.

Eva Rizzin

“Nessuno può garantire la pacifica convivenza di etnie estranee che rifiutano ogni tipo di integrazione e soprat-tutto non danno alcun apporto costruttivo al paese che li dovrebbe ospitare. E' il caso dei rom che si accampano dove vogliono, vivono come credono e per sopravvivere forzatamente o per indole propria rubano o delinquono [...]” Francesco Bozzetti, Il popolo rom e il razzismo stereoti-

“Milano ha deciso di tenersi i rom che, essendo allergici al lavoro, vivono ovviamente rubando. Il motivo di tale scelta è oscuro. La verità, invece, un po’ meno.” Andrea Miola, Sui nomadi qualcuno mente, Cronacaqui, 24 agosto 2010.

““Non si rende conto, questa gente, che gli zingari sono ladri. Parassiti che campano a spese nostre rubando, scippando, truffando.” Matteo Legnani, I veri “poveri” non sono i nomadi ma le loro vittime,

Il codice dei rom per “segnare” gli appartamenti da derubare. Sandro De Riccardis, Repubblica Milano, 1 aprile 2011.

La simbologia utilizzata dalle ladre rom permette di scoprire se vale la pena tentare il colpo, se la casa è sorvegliata, chi la abita e quando è meglio intervenire. I consigli dei carabinieri su come prevenire i furti. Romina Marceca, Repubblica Palermo, 15 marzo 2012.

I l progetto mira a formulare una risposta nei confronti della situazione attuale, in cui i media sono spesso veicoli per la diffusione degli stereotipi, e a contribuire al migliora-

mento del messaggio mediatico, in particolare rispetto alla rappresentazione che esso for-nisce delle minoranze etniche e religiose, delle persone con disabilità e degli appartenenti alla comunità Lesbica-Gay-Bisex-Trans.

Capofila del progetto: Provincia di Mantova Partner: Articolo 3, Intercultural Institute of Timisoara (Romania), Eurocircle (Francia), Diputaciòn Provincial de Jaen (Spagna), IEBA (Portogallo), Fundaciòn Almeria Social y Laboral (Spagna), Tallin University (Estonia). Il progetto prevede la creazione di una redazione locale in ogni Paese, dedita al monitorag-gio dei media, ad attività di ricerca e decostruzione degli stereotipi e ad un lavoro di rete con giornalisti e professionisti dei media, scuole e università, organizzazioni della società civile. Per saperne di più: www.inotherwords-project.eu

“In Other Words”: un progetto europeo contro la discriminazione nei media

Riferimenti normativi

Alcuni riferimenti normativi nazionali ed europei che regolamentano la professio-ne giornalistica:

Nell'esercitare il diritto-dovere di cronaca, il giornalista è tenuto a rispettare il diritto della persona alla non discriminazione per razza, religione, opinioni politiche, sesso, condizioni personali, fisiche o mentali.

Art. 9, Tutela del diritto alla non discriminazione, Codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica

È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i do-veri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che ri-sultino inesatte, e riparati gli eventuali errori.

Art. 2, Diritti e doveri, Legge n°69, 3 febbraio 1963, ordinamento della professio-ne di giornalista.

ECRI (Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza), Raccomanda-zione n°13 del 14 giugno 2011 sulla necessità di combattere l’antiziganismo e la discriminazione nei confronti dei rom e dei sinti; e in particolare il punto 10, Com-battere l'antiziganismo nei media.

A cura di Eva Rizzin

“gravi insinuazioni e

affermazioni

pericolosamente stereotipate

sulla popolazione rom,

ossia violazioni della

deontologia professionale”

Dall’articolo di Angelica

Bertellini “Propagandare

l’odio antirom” a p. 9

Pagina 2

In Other Words NEWS

In Other Words NEWS

La newsletter si pubblica ogni mese a Mantova (Italia), Jaen (Spagna),

Almeria (Spagna), Mortagua (Portogallo),

Marsiglia (Francia), Timisoara (Romania) e Tallín (Estonia) con il

sostegno della Direzione Generale Giustizia della Commissione Europea.

L’edizione di Mantova è coordinata da Articolo 3,

Osservatorio sulle discriminazioni

Il progetto

Andiamo a Tallinn (Estonia), a incontrare gli altri partner del progetto In Other W.O.R.D.S.! I colleghi dell’Università di Tallinn organizzano per il 3 maggio una con-ferenza sui temi del progetto. Ascolteremo Mari-Liis Jakobson presenta-re i risultati principali del lavoro di monitoraggio svolto finora dalla press unit estone; Myria Georgiou, della London School of Economics, parlare della rappresentazione delle minoranze nei media; la giornalista Claire Frachon analizzare l’immagine delle minoranze nei media francesi, tedeschi e inglesi; diversi esponenti del mondo giornalistico e dell’attivismo estoni, infine, illustreranno i modi in cui le minoranze ven-gono rappresentate dai media del loro Paese. Il giorno successivo sarà invece dedicato al partners meeting, nel corso del quale discuteremo dell’andamento del progetto, presenteremo ciascuno le parti di lavoro e i documenti di cui siamo responsabi-li, stabiliremo i passi successivi da svolgere. Vi aggiorneremo al ritorno!

Elena Borghi e Eva Rizzin

Pagina 3

Aprile 2012 nº6

Foto di TheFatnick/flickr

Il progetto Tallinn meeting, 3-4 maggio 2012

“Ho visto anche zingari felici” - Vademecum per i giornalisti e le giornaliste

L’Associazione Stampa Romana, in partnership con Comunità Sant’Egidio e l’Associazione Giornalisti della Scuola di Perugia, con il sostegno della Regione Lazio, è la promotrice del vademecum Ho visto anche degli zingari felici. Pensata per contrastare l’abitudine diffusa della carta stampata di parlare “poco e male” di rom e sinti, la guida fornisce ai professionisti dell’informazione elementi di conoscenza a proposito di queste popolazioni; nella convinzione che giornalisti e comunicatori svolgano un compito cruciale, che la loro obiettività e preparazione abbiano un riscontro diretto nella diffusione di pregiudizi e stereotipi o, al contra-rio, nell’alimentare la capacità del pubblico di leggere la realtà in modo imparziale. Le informazioni contenute nel vademecum sono quelle di sempre, una sorta di alfa-betizzazione al mondo rom e sinto, un ABC che però – a giudicare dalla qualità di molti articoli in materia – ancora non è stato interiorizzato da gran parte dei giorna-listi italiani. Ben vengano, dunque, ancora una volta le considerazioni sul numero stimato di presenze nel nostro Paese (circa 140mila: lo 0,23% della popolazione); sulle nazionalità di queste persone (italiane nel 50% dei casi); sulle numerosissime

differenziazioni interne al macro gruppo sinto e rom (in termini di provenienza, religione, livello culturale, condi-zione abitativa e socio-economica); sulle storture dello strumento ‘campi’ e dei termini nomadi e zingari; sui pericoli tanto di rappresentazioni che radicalizzano i rapporti tra comunità maggioritaria e comunità rom e sinte, quanto di narrazioni stilizzate, vagamente romantiche e idealizzanti; sul tema enorme e mai abbastanza discusso dei casi di apolidia. Ben venga, soprattutto, l’insistenza sull’importanza della partecipazione diretta delle persone di etnia rom e sinta, e dell’emergere delle loro voci, più forti e più vere di qualsiasi narrazione giornalistica.

Elena Borghi Il disegno è di Slobodan, uno dei bambini rom delle Scuole della Pace della Comunità di Sant’Egidio.

Una notizia di cronaca, due modi per raccontarla

Pagina 4

Aprile 2012 nº6

Il meglio e/o il peggio della stampa lombarda, in materia di minoranze

Lo specchio

Un’altra notizia di cronaca trattata diversamente dai due quotidiani di Man-tova: Ladri di reggiseni in trasferta a Bagnolo (Gazzetta di Mantova, 12/4) e Bagnolo S.Vito rubano reggiseni: patteggiano sei mesi (Voce di Mantova, 12/4). Nella Gazzetta non si fa menzione dell’origine etnica dei due ladri arrestati. Secondo la Voce si tratterebbe invece di “una coppia di nomadi”. "Nomadi": era necessario per la comprensione della notizia specificare l'origine di chi compie il reato? Questa modalità di rappresentazione rispetta il codice deontologico che regola la professione dei giornalisti? La risposta è no: ci tro-viamo davanti a un caso di etnicizzazione del reato. Così come stabilito dalla Carta di Roma, chi scrive deve limitarsi a fornire le informazioni essenziali alla comprensione dei fatti, esattamente ciò che ha fatto il giornalista della Gazzetta.

Elena Cesari

Pagina 5

Aprile 2012 nº6

Vignette Cronacaqui Riso amaro,

o della campagna antirom di Cronacaqui

Le vignette in oggetto fanno parte di una gravissima campagna antirom messa in piedi durante la

giunta Moratti a Milano da politici, istituzioni e da alcuni giornali come Cronacaqui. Il contesto so-

cio-politico di riferimento è quello della crisi del modello d’accoglienza basato sui grandi “campi no-

madi” autorizzati, che ha portato allo smantellamento dell’insediamento di via Triboniano.

Vengono evocati pregiudizi, stereotipi sulle persone rom e sinte e alcune convinzioni molto diffuse

nell’opinione pubblica milanese. Ricostruiamo alcuni passaggi del discorso razzista che i fumetti sin-

tetizzano:

Le comunità rom presenti sul territorio, se non venissero cacciate, fungerebbero da polo d’attrazione per le altre comunità rom europee. Vi sarebbe il rischio che le persone rom espulse da un altro Paese europeo venissero attirate dalla presunta permissività e dal lassismo istituzionale dell’Italia nei confronti di questa minoranza.

Le comunità rom non sarebbero degne di ricevere un sostegno dalle istituzioni sta-tali e locali, poiché la maggioranza di lo-ro, si dice, non lavora, vive di furti e di altre attività illegali. Per questo stesso motivo non avrebbero diritto ad appellar-si all’applicazione di leggi, accordi o rego-lamenti.

I rom sarebbero persone opportuniste, disposte a “tradire” la loro vera na-tura votata al nomadismo, pur di vivere a spese dello Stato.

Vignette Cronacaqui Aprile 2012 nº6

Pagina 6

Cronacaqui costruisce l’immagine di una cultura il cui tratto salien-

te è il parassitismo sociale. Anziché dare corretta informazione sulle

politiche di inserimento abitativo e lavorativo, il giornale soffia sul

fuoco del risentimento delle classi sociali più disagiate non rom.

Le persone rom e sinte sono rappresentate come un gruppo unitario

e indistinto, pesante, problematico, costoso e, di conseguenza, i pro-

getti di integra-

zione come uno

sperpero di dena-

ro pubblico, non

come un investi-

mento per la costruzione di una società più acco-

gliente e meno discriminatoria per tutti. In altre

parole, i tentativi di contrastare l’emarginazione

sociale e abitativa a cui sono costrette alcune perso-

ne rom sono presentati come una discriminazione

nei confronti dei non rom. Il disagio di vivere in un

insediamento di baracche privo di adeguati servizi

igienici, in periferie degradate lontane da servizi

pubblici e scuole è la parte taciuta della realtà.

L’essere nomadi, vivere in alloggi di fortuna e di espedienti: questa sarebbe la condizione naturale di

rom e sinti. Al contrario, la stabilità abitativa, il desiderio di integrazione sarebbero solo una masche-

ra, una finzione, un modo per raggirare le istituzioni e i cittadini italiani. Sospetto, sfiducia, crimina-

lizzazione: questo l’armamentario satirico utilizzato da Cronacaqui per demolire efficacemente gli

‘altri’.

Elena Cesari

Pagina 7

Aprile 2012 nº6

Approfondimento PROPAGANDARE L’ODIO ANTI-ROM

IL CASO DI “LIBERO” E L’ESPOSTO DI ARTICOLO 3

Matteo Legnani (professionista): censura per violazione gli artt. 2 e 48 della legge professionale e l’art. 9 del Codice; Maurizio Belpietro (professionista): avvertimento per violazione degli artt. 2 e 48 della legge professio-nale Un esempio di contrasto attivo a una tipologia di giornalismo che, più che raccontare fatti, esprime e diffonde opinioni intrise di pregiudizio, è rappresentato dall’esposto che Articolo 3 ha presentato all’Ordine dei Giorna-listi della Lombardia, frutto del monitoraggio costante della stampa regionale. Molti articoli del giornalista professionista Matteo Legnani, pubblicati da Libero (sezione di Milano) tra il di-cembre 2009 e il giugno 2010, contenevano gravi insinuazioni e affermazioni pericolosamente stereotipate sul-la popolazione rom, ossia violazioni della deontologia professionale e della normativa in materia di antidiscri-minazione. Abbiamo pertanto deciso di segnalare all’Ordine i pezzi più scorretti e offensivi, ricevendo nel feb-braio del 2011 il riscontro. Il giornalista è stato censurato [1]; inoltre, d’ufficio, il Consiglio dell’Ordine della Lombardia ha ravvisato la responsabilità del direttore Maurizio Belpietro. L’Ordine ha riconosciuto appieno le nostre considerazioni, scrivendo, tra le altre cose:

Il giornalista Matteo Legnani ha, infatti, preso spunto da fatti di cro-naca per pubblicare l’intero repertorio dei luoghi comuni attraverso i quali i nomadi sono da sempre discriminati e perseguitati [...]. Addi-rittura viene riportata la “notizia” secondo la quale gli zingari compra-no e vendono i bambini per poi sfruttarli. Si tratta di una affermazione destituita di fondamento e che non si ricollega ad alcun fatto di crona-ca. Tuttavia, essa, per il solo fatto di essere pubblicata su un giornale, è destinata ad acquistare credibilità presso il pubblico e, dunque, a fo-mentare il clima di ostilità nei confronti dell’etnia rom. Con la propria condotta, inoltre, Matteo Legnani ha leso il decoro e la

dignità professionale utilizzando il proprio ruolo di cronista e di commentatore per realizzare, di fatto, una cam-pagna di discriminazione etnica e razziale [...]. Il Consiglio, infine, ritiene opportuno segnalare – affinché il collega Matteo Legnani comprenda la gravità dei fatti oggetto del presente provvedimento – che gli articoli a sua firma potrebbero integrare il reato di cui all’art.1 della legge 205 del 1993 (legge Mancino). Il Consiglio si è spinto oltre la nostra segnalazione, ravvisando la possibile violazione della cosiddetta legge Mancino e dunque la norma che punisce “chi diffonde in qualunque modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette qualunque atto di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. La comunicazione del provvedimento è infatti stata inviata, per conoscenza, alla Procura generale della Repubblica. È particolarmente significativa anche la decisione di “avvisare” il direttore Belpietro, che “è stato chiama-to a rispondere di omesso controllo per avere consentito che sul quotidiano da lui diretto venissero pubbli-cati articoli [...] nei quali si formulavano [...] valutazioni connotate da disprezzo e razzismo, tali da fomen-tare odio etnico e razziale e ad incitare a commettere atti di discriminazione”. 1. Via camper e roulotte agli zingari pubblicato in data 22 dicem-bre 2009, a pagina 49. Di questo si evidenziano alcune afferma-zioni, in particolare: “La zona scelta dagli zingari non è casuale: è infatti a metà strada tra i negozi e le case di Baggio, diversi centri commerciali e le ville di Cusago, che è centro abitato da una borghesia particolarmente benestante. La loro presenza si traduce regolarmente in furti, rapine e scippi”. 2. De Corato-record contro i rom: superati i 200 sgomberi, pubblica-

Pagina 8

Aprile 2012 nº6

Approfondimento to in data 10 febbraio 2010 a pagina 42; si cita: “Se fossimo in America, sulla falsa riga della ‘desert storm’ scatenata contro l’Iraq di Sad-

dam Hussein, quella intrapresa dal Comune si potrebbe chiamare ‘gipsy storm’, dove ‘gipsy’ sta per zingaro”. 3. veri “poveri” non sono i nomadi ma le loro vittime (Editoriale), pubblicato in data 6 marzo 2010 a pagina 49. Riferendosi alle persone di etnia rom e sinta (definiti impro-priamente con l’eteronimo “zingari”) afferma quanto segue: “Non si rende conto, questa gente, che gli zingari sono ladri. Parassiti che campano a spese nostre ruban-do, scippando, truffando”.

4. Piano anti-zingari. L’unico errore è la marcia indietro (Editoriale), pubblicato il 15 maggio 2010 a pagina 49: “La gente non ne può più dei rom e l’unica cosa che vuole dai suoi politici è che la città se ne liberi in ogni modo: con le buone (gli incentivi per l’integrazione) o con le catti-ve (i manganelli)”.

5. La sfrontatezza degli zingari non ha confini (Editoriale), pubblicato il 20 giugno 2010 a pagina 49: “Si sono presi interi pezzi di città, sistemandoci le loro roulotte e le loro baracche, in barba a qualunque autoriz-zazione e forma civile di convivenza coi vicini. Rubano, truffano (preferibilmente gli anziani e i più deboli).[…] Mica li sbattiamo per strada punto e basta (come sarebbe peraltro giusto fare). [...] La cosa più vergognosa, però, è che a dare ospitalità ed eco a queste infamie sia un consigliere comunale (Milly Moratti, appunto). Cioè un rap-presentante delle istituzioni che, in quanto tale, dovrebbe rappresentare gli interessi legittimi della città. Che nulla hanno a che fare con gli abusi e i reati compiuti quoti-dianamente dai nomadi”. 6. Capanna dello zio Rom. L’ultima follia del politically correct (Editoriale), pubblicato in data 8 maggio 2010 a pagina 41: “[…] apparentemente ignorando il degrado in cui gli zingari vivono e obbligano a vivere i loro figli, oltre al disagio (furti nelle case e scippi in strada) di chi attorno ai campi ha la sfor-tuna di abitare”.

7. Quei bravi zingari con sette tonnellate di rame rubato (Editoriale), pubblicato in data 23 giugno a pagina 49: “Fossimo in Calabria, verrebbe affrontata coi bastoni da chi ha la sfiga di abitargli vicino subendone il degrado, i furti e gli scippi”. Nota: [1] La legge n°69 del 3 febbraio 1963,“Ordinamento della professione di giornalista”, stabilisce quattro tipologie di sanzione (artt. 51 – 55): l’avvertimento, la censura, la sospensione dall’esercizio della professione, per un periodo non inferiore a due mesi e non superiore ad un

anno, la radiazione dall’Albo. L’avvertimento, da infliggere nei casi di abusi o mancanza di lieve entità, consiste nel rilievo della mancanza commessa e nel richiamo del giornalista all’osservanza dei suoi doveri. La censura, da infliggersi nei casi di abusi o mancanze di grave entità, consiste nel biasimo formale per la trasgressione accertata. La sospensione dall’esercizio professionale può essere inflitta nei casi in cui l’iscritto con la sua condotta abbia compromesso la dignità professionale. La radiazione può essere disposta nel caso in cui l’iscritto con la sua condotta abbia gravemente compromesso la dignità pro-fessionale fino a rendere incompatibile con la dignità stessa la sua permanenza nell'Albo, negli elenchi o nel registro.

a cura di Angelica Bertellini, Eva Rizzin ed Elena Borghi