NewsCinema Magazine - Marzo 2015

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Il numero di Marzo della rivista di NewsCinema offre tante notizie, recensioni, interviste e curiosità sul mondo del cinema e serie tv. Uno speciale sul nuovo film Disney Cenerentola, le recensioni dei film in uscita nel mese di Marzo come Blackhat, Ma che bella Sorpresa, Insurgent, The Search, Focus - Niente è come sembra...uno speciale sull'affascinante Chris Hemsworth e su Julianne Moore. Per gli appassionati dei fumetti un inserto speciale dedicato ai Comics, da Avengers: Age of Ultron al prossimo Suicide Squad. Per gli amanti delle serie tv tante curiosità su House of Cards 3, Sherlock e un focus sulla nuovissima serie iZombie dai creatori di Veronica Mars. E poi ancora una sezione di paura e terrore dedicata al cinema horror di ieri e di oggi e... tutte le uscite di Marzo dei videogame più giocati!!!

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Testata Giornalistica di Cinema e Serie TvMensile Marzo 2015 ANNO II - N. 3

Registrazione Tribunale di Roma n.203/11del 17 Giugno 2011

[email protected]

Direttore ResponsabileGiuseppe Rogolino

Capo Redattore/Capo ServizioLetizia Rogolino

Redattore/Responsabile Serie TvCarlo Andriani

Hanno collaborato a questo numero:Carlo Andriani

Letizia RogolinoAlexia Altieri

Francesca CoppolaEros Bosi

Flavia Niscola

Pubblicità[email protected]

EditoreASTUS s.r.l.

Tel +39 0692918588 - Fax 0692911910Roma - Italia

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Cenerentola

la favola disney secondo kenneth branaghA cura di C.A.

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“Fedele alla favola originale, con un tocco di eleganza grazie alla regia di Kenneth Branagh”

Il 12 marzo uscirà in tutti i cinema italiani l’adattamento cinematografico targato Walt Disney della fiaba di Cenerentola. Diretto da Kenneth Branagh ed interpretato da Lily James, Cate Blanchett, Richard Madden, Helena Bonham Carter e Stellan Skarsgard, Cenerentola segue la scia del successo di Alice in Wonderland e Maleficent, portando un’altra icona dei classici Disney al cinema. Cenerentola (Lily James) è una giovane fanciulla che, dopo l’improvvisa morte della madre, trascorre le sue giornate regalando gentilezze al prossimo e prendendosi cura della casa durante i lunghi viaggi del padre. Ma quando suo padre si risposa ed entrano a far parte delle loro vite la crudele Lady Tremaine (Cate Blanchett) e le sue due sciocche figlie Anastasia (Holliday Grainger) e Genoveffa (Sophie McShera) Cenerentola viene

relegata alla stregua di una serva, rinchiusa in soffitta e accolta solo dai suoi amici topolini. Almeno fino al giorno in cui casualmente non incontra nel bosco uno straniero che si rivela essere il principe (Richard Madden) del regno che, rimasto affascinato dalla sua grazia, organizza un ballo per incontrarla nuovamente. Ballo a cui Lady Tremaine porta solo Anastasia e Genoveffa stracciando a Cenerentola il vestito e impedendole così di recarsi a palazzo. Ci penserà la fata madrina (Helena Bonham Carter) trasformando topi in cavalli, zucche in carrozze e lucertole in servitori a dare alla gentile Cenerentola la possibilità di rincontrare il principe. Anche se con un solo limite. La magia durerà solo fino allo scoccare della mezzanotte… Tim Burton, Robert Stromberg ed ora Kenneth Branagh. Grandi nomi quelli scelti dalla  Disney per riportare inchiave live action sugli schermi di tutto il mondo alcune tra le fiabe più

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celebri della casa di Topolino. Anche se da grandi registi non sempre derivano grandi film. Come dimostrato dal semi-riuscito Alice in Wonderland di Tim Burton e dal poco a fuoco Maleficent, film che pur avendo tutte le carte in regola per vincere la sfida dell’adattamento live action si sono rivelati alla fine mezze delusioni. Ma per Cenerentola le cose sono andate ben diversamente. E gran parte del merito va a Kenneth Branagh, regista di Frankenstein di Mary Shelley, Hamlet,Pene d’amor perdute e Thor, qui alle prese con la fiaba delle fiabe, Cenerentola. Fiaba difficile da portare sul grande schermo per via di una serie infinita di elementi ardui da rappresentare come gli amici topolini, il gattoLucifero o il tanto iconico Bibbidi-Bobbidi-Boo. Eppure l’ottima sceneggiatura di Aline Brosh McKenna e Chris Weitz unita alla indiscutibile eleganza della regia di Branagh hanno inserito tutti gli aspetti più rappresentativi della fiaba regalando così  il migliore film Disney degli ultimi anni. Film che brilla grazie anche alla dolcezza della brava Lily James, alla perfidia della impeccabile Cate Blanchett e alla goffaggine della divertente Helena Bonham Carter che, dopo la Regina di Cuori, interpreta qui la fata madrina, vero personaggio cult dell’immaginario Disney. E tutto accompagnato da effetti speciali sensazionali, incredibili scenografie di Dante Ferretti e costumi che catapultano lo spettatore nella fiaba diretta da Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Clyde Geronimi nel lontano 1950. Un classico che non smette di rimanere tale e che ha avuto grazie all’impeccabile tocco di Kenneth Branagh la rappresentazione cinematografica che meritava.

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L'idea di reintrodurre una fiaba senza tempo come Cenerentola in un immaginario moderno, balenava da tempo nelle menti dei produttori dei Walt Disney Studios. Era importante riuscire a dare spessore ed umanità ai personaggi della fiaba, preservandone però, le singolarità che li rendevano caratteristici nel classico d'animazione. Portare un'eroina fiabesca come Cenerentola in un mondo dominato da eroi maschili, come quello cinematografico, ha costituito una vera e propria sfida. Il regista Kenneth Branagh è uno dei cineasti contemporanei più rispettati e ammette di non aver mai pensato di dirigere una fiaba, ma viene rapito dalla sceneggiatura di Chris Weitz (About a Boy): “È il classico racconto in cui il personaggio principale parte per un viaggio con il quale gli spettatori riescono realmente ad identificarsi, e in qualità di regista è stato davvero meraviglioso giocare con la struttura e l'ambientazione di questa grande storia”. Cenerentola, il classico Disney, uscì per la prima volta nelle sale il 15 febbraio 1950 e rappresentò per gli studi una vera e propria svolta:

inizialmente, il sostanzioso budget produttivo di partenza rendeva questo film d'animazione un grande rischio finanziario per quel periodo, ma all'uscita nelle sale incassò più di 34 milioni di dollari – fu un vero successo! Negli anni, la storia della gentile eroina bistrattata, destinata a diventare una principessa, ed anche più di questo: un vero e proprio simbolo immortale, nell'immaginario collettivo di ogni epoca – è stata più volte adattata in letteratura, al cinema, in televisione, a teatro e nell'arte.

Tuttavia, le sue origini risalgono al I secolo d.C. Con la fiaba egiziana Rodopi. Successivamente, in Francia nel 1697, Charles Perrault pubblicò Cendrillon o La storia della scarpetta di cristallo, in cui già apparivano alcuni personaggi-simbolo, tra cui la fata madrina, la zucca che diviene una splendida carrozza e la scarpetta di cristallo. Un'ulteriore versione fu quella tedesca dei fratelli Grimm del 1812, Aschenputtel – realizzata secondo una chiave di lettura più dark. Cenerentola è la storia di Ella, crudelmente soprannominata con lo pseudonimo che dà il titolo alla sua storia dalla sua

Cenerentola, una fiaba senza tempotra letteratura e cinemaA cura di Alexia Altieri

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matrigna e dalle sue figlie invidiose. Amata figlia di un mercante e di una madre che muore troppo presto, vedrà crollare il suo idillio familiare ed ergersi, al suo posto, un insormontabile tempio di malvagità e gelosia – a partire dal momento in cui la nuova moglie di suo padre e le sue figlie, Anastasia (Holliday Grainger) e Genoveffa (Sophie McShera) si trasferiranno in casa sua. Nel film, queste creature “grette e meschine” - come le definisce la produttrice Allison Shearmur – sono maggiormente esplorate come personaggi, seppur non molto diversi dalla loro matrice cartooniana. La produttrice le descrive in questi termini: “Entrambi i personaggi possiedono una bruttezza interiore. Sono carine, ma si spingono fin troppo oltre con le acconciature, il trucco ed il vestiario, risultando pacchiane. Il loro aspetto riflette il loro egoismo e la mancanza di considerazione nei confronti del prossimo.. questa è la loro bruttezza interiore”. Cenerentola è una storia semplice, seppure tratta temi profondi: Cate Blanchett (nel ruolo della matrigna) lo sottolinea: “Ci sono

tante store che fanno credere ai bambini di essere eroi capaci di superare ogni difficoltà, che il mondo è un posto perfetto. Ma le storie classiche, come Cenerentola, ci ricordano che il mondo può essere un posto crudele, in cui servono tanto coraggio e tenacia per sopravvivere”. È emblematico in questo senso, che il regista di questo nuovo adattamento al grande schermo della fiaba che ha commosso milioni di persone, provenga proprio dal mondo dei supereroi, dove tutto sembra possibile.

Branagh ripone il martello di Thor in un angolo ed inizia ad intessere le fila di questa storia straordinaria, in cui la protagonista riuscirà a realizzare i suoi sogni – desideri di felicità – attraverso il “super-potere” della gentilezza e della compassione. “Dove c'è gentilezza, c'è bontà e dove c'è bontà, c'è magia”. Queste parole, proferite dalla madre di Ella, diventano il leit motiv che guiderà per sempre le scelte della ragazza – ed è proprio questo che la rende vincente rispetto alla matrigna. Il produttore David Barron, lo spiega: “In un certo senso, il viaggio di

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Cenerentola è speculare a quello della matrigna, poiché entrambe hanno sofferto, ma le loro scelte le differenziano. Ella potrebbe essere arrabbiata e amareggiata come la sua matrigna, e ne avrebbe tutte le ragioni, ma sceglie di essere buona e questo fa infuriare la matrigna ancora di più”. La ricetta per il successo di questa storia immortale è la sua profonda connessione con gli esseri umani. Cenerentola è un manifesto di speranza, un grido di ottimismo – Allison Shearmur, la produttrice, sostiene che è proprio la forza interiore di Ella, “questa certezza, che le permette di sopportare ogni cosa […] Sopporta perchè è assolutamente certa che quello in cui crede si avvererà”. Seppure nel cartone animato non era prevista alcuna scena che ci mostrasse il passato familiare di Cenerentola, gli autori del film hanno voluto includere alcune scene della vita pittoresca di Ella bambina, insieme ai suoi genitori. Questo, per mostrare che alla tragica

perdita della madre subita da Ella, corrisponde un guadagno: i preziosi insegnamenti che la ragazza ha ereditato, quali gli importanti valori del coraggio e della gentilezza. Per queste sue caratteristiche fondamentali, la giovane donna dall'animo indistruttibile di Branagh, aveva bisogno di avere un'interprete come Lily James. L'attrice è designata per incarnare la principessa – il regista la definisce perfetta per il ruolo, poiché non era facile trovare qualcuno che emanasse innocenza ed allo stesso tempo fosse “arguta e intelligente, tagliente ma non crudele, che possedesse una scintilla negli occhi e una bellezza sia interiore sia esteriore”. L'attrice si è preparata a questo ruolo facendo molte ricerche sulla spiritualità e praticando yoga ogni giorno per ottenere postura e grazia necessarie al personaggio. Tuttavia, Lily non voleva dar vita ad una principessa di plastica: “Volevo rendere Ella più realistica che mai, ma non volevo che apparisse senza difetti,

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poiché temevo che gli spettatori non si sarebbero immedesimati in un personaggio troppo perfetto”. Ella s'innamora in modo credibile del Principe (Richard Madden) che, in questa versione cinematografica, guadagna spessore e fascino. Si voleva dare a Cenerentola un'anima gemella con cui poter entrare realmente in contatto a livello spirituale ed emotivo. Il regista spiega: “Volevamo che fosse un uomo ragionevole e sensibile, ma anche divertente. È un giovane pragmatico e realista in un mondo politico disordinato. Deve mostrarsi all'altezza dei sentimenti profondi e comprensivi di Cenerentola”. La sceneggiatura prevede che i due si incontrino, in un primo momento, nel bosco: gli status di entrambi rimangono celati, pertanto il fatto che lui sia un Principe e lei una contadina, non gli impedisce di riconoscersi non appena i loro sguardi si toccano. Un altro personaggio che acquista consistenza è quello della matrigna: la trama ci suggerisce delle ragioni legittime ai suoi comportamenti deprecabili. Una donna dai sogni infranti ed il passato difficile, sofferente per quel terzo posto a cui è relegata nel cuore del padre di Ella, per il quale l'amore per la sua defunta moglie e per la sua bellissima figlia è impareggiabile.

Cate Blanchett interpreta questo triste personaggio con rispetto ed eleganza, senza renderlo caricaturale. Una donna dai ragionevoli obiettivi di successo e prosperità finanziaria, in cerca di una considerazione ed un amore che non avrà mai, e di un futuro felice per le sue figlie, che l'attrice spiega in questi termini: “Nessuno è semplicemente cattivo, tutti hanno una motivazione. La matrigna mostra cosa succede quando la bontà viene corrotta: si trasforma in malvagità. Volevo

esplorare motivi che spingono una persona a diventare malvagia”. Ciò che più di tutto ci fa amare le favole, forse, è proprio il concetto universale ed integro di giustizia che vi vige – per il quale, alla fine, trionfa sempre la bontà.

Per questo, quando la Matrigna e le figlie impediscono alla povera Cenerentola di andare al ballo indetto dal Re, strappandole il vestito e condannandola alla sua condizione servile, ecco che una Fata Madrina accorre in suo soccorso. Interpretata da Helena Bonham Carter, questo personaggio genuinamente eccentrico sembra essere creato su misura per l'attrice - “La mia Fata Madrina non è sempre la migliore in ogni cosa che fa, e a causa dei tempi stretti è stressata e sbadata. Ella è in ritardo per il ballo, la fata è incredibilmente anziana e non ci sta con la testa, e questo la rende molto simpatica”. Anche questo ruolo viene espanso in fase di sceneggiatura.

Tutte le persone coinvolte nella realizzazione di questa nuova versione di Cenerentola hanno reso entusiasticamente omaggio all'indimenticabile film d'animazione Disney, dando forma ad un film umano e magico allo stesso tempo, che risveglierà la nostalgia e i ricordi di milioni di persone e toccherà i cuori di altrettanti, appartenenti alle nuove generazioni. I meravigliosi costumi e le favolose ambientazioni ci trasportano in un mondo fiabesco eppur credibile, pertanto alla sua uscita nelle sale, il 12 marzo 2015, al pubblico parrà di vedere questa storia per la prima volta. Una storia che rimarrà immortale anche per tutte le generazioni a venire, e ricorderà per sempre che quando sono la bontà e la gentilezza a trionfare, esiste sempre un lieto fine.

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Tutti gli abiti (e le armature) delbiondo attore australianodi Alexia Altieri

Chris Hemsworth nasce a Melbourne, Australia l'11 Agosto del 1983 da un'insegnante d'inglese ed un consigliere dei servizi sociali. Ha due fratelli, entrambi attori: Luke e Liam Hemsworth. Recitare non è stata la sua aspirazione da sempre: ai tempi del liceo avrebbe voluto diventare medico, calciatore professionista, avvocato e anche poliziotto. In questa confusione di ruoli e mansioni, ignorava che esistesse una professione che gli avrebbe permesso di entrare ed uscire da ognuna di queste vesti. La scelta di intraprendere la carriera da attore nasce da un'ingenua curiosità: iniziò a seguire lo stesso corso di recitazione di suo fratello Liam e solo allora capì che quella era la sua strada. Con una passione per il surf, da australiano doc quale è, ed una insolita per la lettura di libri antichi, inizia la sua carriera sul piccolo schermo. Nel 2004 entra nel cast

della soap opera Home and Away (1988), nei panni del personal trainer, guardia del corpo Kim Hyde; nel 2007 partecipa alla versione australiana di Ballando con le Stelle con la partner Abbey Ross. La sua prima apparizione hollywoodiana è in Star Trek (J.J. Abrams, 2009), nei panni del comandante George Samuel Kirk, ma il ruolo che lo renderà celebre sarà quello dell'iconico Dio del Tuono, Thor. Nel 2009 l'attore ottiene la parte per l'interpretazione dell'epico eroe dell'Universo Cinematografico Marvel, e nel 2011 ha luogo il suo primo stand-alone nell'omonimo cinecomic, Thor (Kenneth Branagh, 2011). Sguardo fiero da divinità e muscoli d'acciaio, è innegabile che Chris Hemsworth abbia il perfetto physique du rôle per interpretare Thor – personaggio basato sull'omonima figura del Dio del lampo e del tuono della mitologia scandinava.

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“Dall’eroe Thor ad hacker nel cyber thriller di Michael Mann”

Thor ha rappresentato per Chris il suo debutto da protagonista e, sicuramente, una grande responsabilità: “Ho provato un misto di emozione e sconforto. Stavo per calarmi nei panni di un personaggio che i fan del fumetto conoscevano meglio di me. Sapevo che dovevo dare il massimo per loro”. L'attore presta corpo e anima al Vendicatore biondo anche per uno dei film più visti di sempre, The Avengers (Joss Whedon, 2012), e per il secondo episodio della sua saga personale, Thor: The Dark World (Alan Taylor, 2013). Vedremo ancora l'attore nei panni dell’ asgardiano figlio di Odino, che brandisce il mitico martello Mjölnir, nel secondo capitolo del corale cinecomic dedicato ai Vendicatori – Avengers: Age of Ultron (Joss Whedon, 2015) e in un terzo cap i to lo de l suo persona le un ive rso cinematografico. Avengers: Age of Ultron vedrà la squadra riunirsi per combattere Ultron, un nuovo

e terrificante cattivo che minaccia la razza umana: scomode alleanze e nuovi arrivati metteranno a dura prova l'impresa degli Avengers, che vedremo alle prese con un’ adrenalinica avventura su scala globale. Chris, parla del film in questi termini: “Venendo da Thor 2 e The Avengers non vedevo l’ora di leggere il copione! Mi è piaciuto molto, la storia è stata ampliata ma in modo intelligente. Si è riuscito a portare indietro tutti gli Avengers e a dar loro un motivo pertinente per essere lì e per giustificare il conflitto. Non ci sono forzature. Voglio dire, si tratta di un equilibrio difficile da trovare”. Inoltre, ci svela qualche curiosità sul suo personaggio: stavolta, non assisteremo all'educato ed ironico Dio naïf, dal linguaggio colto ed il portamento regale poiché, vivendo ormai sulla Terra, lo vedremo anche piuttosto a suo agio nel partecipare a party metropolitani, in jeans e t-shirt. Tra un passato epico ed un presente casual, attendiamo con ansia l'uscita del film – prevista per questa primavera – per trovare una nuova etichetta per il futuro del Vendicatore biondo. Ma il bell'attore – proclamato l'uomo più sexy al mondo, dalla rivista statunitense People nel 2014 – annovera tra le sue interpretazioni, altri personaggi riuscitissimi, seppur distanti dallo spirito del potente guerriero senza poteri spedito sulla Terra per punizione. Dai fumetti alle fiabe, Chris interpreta il Cacciatore, in Snow White and the

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Huntsman (Rupert Sanders, 2012). Protagonista indiscusso – a tratti più della stessa Biancaneve - di questa rilettura in chiave dark della più classica delle favole, Chris è l'ebbro e disilluso Cacciatore che, con il dipanarsi della trama, lascia intravedere, t ra le sfumature di disperazione che tormentano la sua anima, uno spirito fiero e ribelle. Un'anima integra la sua, che non si lascia ammaliare dalle carezze di un diavolo che, seppur con il volto angelico di Charlize Theron, subdolamente la reclama. Due lupi dispersi nella stessa favola, Ravenna e il Cacciatore, ma se la prima soccombe, pugnalata al cuore accanto allo Specchio che è stato per lei sintesi di compiacenza e condanna, l'altro si redime. L'attore apprezza molto lo spessore di questo personaggio: “Mi piace il suo conflitto interiore. Era una ferita aperta. Mi piace il suo percorso da quando lo incontriamo a quando riprende possesso della sua vita. […] Lui è il classico eroe occidentale, restio ma sotto sotto ha un cuore d'oro”. Una fiaba moderna, senza nanetti che canticchiano lavorando in miniera e principi in calzamaglia azzurra, del resto “Non tutte le principesse vogliono il

principe, altre preferiscono di gran lunga il Cacciatore”. A questa pellicola seguirà un prequel, The Huntsman - la cui data di uscita in America è prevista per Aprile 2016, con Frank Darabont alla regia – in cui vedremo come il suo destino incontra quello della strega cattiva, molto tempo prima di fare la conoscenza della “più bella del Reame”, e giustificherà quali eventi hanno concorso al suo incontro con quest'ultima. Fin dal titolo è palesato che in questo gothic prequel d'ispirazione fiabesca e sfondo horror, l'attore sarà protagonista assoluto. Un'altra svolta per la sua carriera arriva in sella ad una McLaren: Rush (Ron Howard), biopic sportivo che racconta la storica rivalità tra i due piloti di Formula 1, James Hunt “The Shunt” (Lo Schianto) e Niki Lauda. L'uno famoso per il numero di macchine disintegrate sui circuiti, e di donne sedotte, l'altro per la sua capacità di trovare anche il più impercettibile dei difetti nell'assetto di una vettura e per il drammatico incidente che lo ha lasciato per sempre sfigurato. Due facce della stessa medaglia, accomunate dalla medesima folle voglia di correre per vincere: respirare asfalto e adrenalina per potersi ergere sul gradino più alto del

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podio, ad ogni costo, anche della propria vita. La determinazione è un tratto caratteriale che fa parte anche di Chris, il quale si sente in qualche modo affine allo spirito libertino di James Hunt: “Mi piace il suo approccio alla vita, cento per cento impegnato, niente a metà, fedele a se stesso. Onesto, anche se un po’ sopra le righe. Un tipo “prendere o lasciare”, così sono anch’io”. Un uomo circondato dalla leggenda, un po' insolente e presuntuoso, e profondamente triste: sempre alla ricerca di una felicità che, al di là di fuochi d'artificio e servizi fotografici, gli era impossibile raggiungere davvero. Chris Hemsworth e Daniel Brühl (interprete di Lauda), ridanno vita ai due eterni rivali, accomunati da una profonda invidia e stima reciproca. Il regista ha saputo cogliere appieno questo aspetto: per cui, al di sotto della patina di tensione che si creava tra loro, ogni volta che condividevano la stessa inquadratura, era possibile intravedere i contorni sfumati di una profonda amicizia. Alla prémière di Toronto, alla fine della proiezione, il vero Lauda ha fatto un unico commento: “Vorrei che anche James

fosse qui”. Queste, sicuramente le sue interpretazioni più memorabili, a cui probabilmente andrà ad aggiungersi il film coming soon Blackhat, thriller che scorre tra i circuiti di una rete di criminalità informatica tra Chicago, Los Angeles, Hong Kong e Giacarta. Dal regista di Public Enemies, Michael Mann, una pellicola metropolitana che vive nello spazio virtuale del cyber-crimine, in cui Chris interpreta l'hacker Nicholas Hathaway, dalla fedina penale sporca e dalle straordinarie capacità, chiamato dal governo americano per dare la caccia ad un terrorista informatico. Bello come un Dio, malinconico Cacciatore delle fiabe, irresistibile nell'inspirare adrenalina e pericolo tra i circuiti di Formula 1, Chris Hemsworth ha indossato diversi abiti – o armature – ed ognuno di questi sembrava essergli stato cucito su misura. Credibile e promettente, il giovane attore australiano è indubbiamente un astro nascente, se non una vera e propria star splendente più che mai nel firmamento hollywoodiano.

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Il nuovo cyber thriller di Michal Manndi Letizia Rogolino

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A sei anni da Nemico Pubblico, Michael Mann torna al cinema con il cyber thriller Blackhat, interpretato da Chris Hemsworth e Viola Davis. Il grande regista americano realizza un’opera metropolitana che, per stile e atmosfera ricorda il suo cinema del passato, come Collateral e Insider – Dietro la Verità. Un attacco informatico provoca il  surriscaldamento e  l’esplosione di una centrale nucleare nei pressi di Hong Kong. In seguito c’è un attacco informatico quasi identico ai danni della borsa di Chicago che fa schizzare all’improvviso il prezzo della soia. Le autorità cinesi e americane, non senza una certa riluttanza, comprendono che è il caso di collaborare per fermare chiunque ci sia dietro questi due crimini. Il capitano Dawai, arrivato negli Stati Uniti, convince l’FBI a servirsi di Nick Hathaway, un criminale sui cui si sono basati i criminali e che sta scontando una lunga condanna in un penitenziario di massima sicurezza. Liberato ma controllato, sia a vista che elettronicamente, Hathaway spinge l’indagine così in là da essere costretto a proseguirla anche da solo per cercare di

guadagnarsi la propria libertà. Come nel recente Il Quinto Potere di Bill Condon, in questo film la tecnologia diventa il campo di battaglia nel quale si nascondono menti terroristiche che operano nell’ombra, seduti davanti ad un computer. La grande paura del secolo attuale è proprio la difficoltà di localizzare  le  cellule terroristiche che possono colpire un paese, una città o un edificio in qualsiasi momento, pur trovandosi a migliaia di chilometri di distanza dal luogo prescelto. Mann affronta questa paura, raccontando una storia che sceglie il registro del noir e del thriller più classico, costruendo il film su una tensione palpabile ma sottile, che mantiene l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine. Chi si aspetta una serie importante di scene d’azione, potrebbe rimanere deluso. Ma la scelta del regista di portare il film su un piano più psicologico e intricato come per il suo  Collateral, lasciando spazio a sparatorie e inseguimenti solo in pochi momenti, risulta vincente. I personaggi si muovono velocemente tra password, codici indecifrabili di programmazione

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informatica e numeri, per stanare la mente criminale che sta progettando il colpo più grande e definitivo. In Blackhat la realtà è destrutturata e l’indagine procede tra i pixel e le memorie virtuali, sfociando solo in un paio di scontri diretti tra buoni e cattivi. Da non perdere la scena del confronto finale, originale e unica per ritmo e pathos, tra le luci e i colori di una città asiatica. La telecamera di Mann distrugge elegantemente lo spazio tra i corpi e gli  oggetti, senza sacrificare la coerenza spaziale e l’architettura del film brilla di un virtuosismo sincero e intenso. Un po’ forzata e stucchevole l’insistenza delle riprese digitali all’interno delle apparecchiature elettroniche, che il regista utilizza come titoli di testa, e richiama poi in seguito anche all’interno del film. La corsa

interminabile tra i meccanismi e i cavi che popolano il cuore dei computer poteva essere originale e piacevole solo come stratagemma per l’inizio del film, ma in questo modo risulta ripetitiva e posticcia. Tuttavia con Blackhat, Michael Mann riesce a mantenere la sua chiave stilistica inalterata, portando sullo schermo una storia intrigante e coinvolgente, che segue un ritmo dinamico e sinuoso. Al centro la sfida di un ex studente MIT diventato hacker e truffatore, chiamato al riscatto per se stesso e le persone che gli vogliono bene. La sfida dell’hacker è mettersi alla prova e rompere dei muri invalicabili. Chris Hemsworth nei panni di Hathaway, permette allo spettatore di vivere questa cyber avventura come una caccia al colpevole avvincente e curiosa.

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FOXCATCHERun atleta avvolto nell’ombra di un moderno norman bates

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Il 12 Marzo 2015 Bennett Miller, il regista di Moneyball – L’Arte di Vincere e Truman Capote – A Sangue Freddo, porta al cinema il film Foxcatcher, candidato a 5 premi Oscar dopo aver vinto come Miglior Regia all’ultima edizione del Festival di Cannes. Ispirato a fatti realmente accaduti, Foxcatcher racconta una  storia americana avvolta  nell’ombra di un improbabile ed inquietante rapporto tra un eccentrico miliardario e due campioni olimpici di lotta libera. Quando il lottatore, medaglia d’oro alle Olimpiadi, Mark Schultz (Channing Tatum) viene invitato dal facoltoso erede John du Pont (Steve Carell) a trasferirsi nella residenza di famiglia per aiutarlo a formare una squadra da allenare in vista dei giochi olimpici di Seul del 1988, Schultz coglie al volo l’opportunità, sperando di potersi concentrare sul suo allenamento e di riuscire finalmente ad uscire dall’ombra del suo venerato fratello, Dave (Mark Ruffalo). Mosso da oscure esigenze, nel sostenere le ambizioni all’oro olimpico di Schultz e nella possibilità di “allenare” un gruppo di lottatori di fama mondiale, du Pont intravede l’opportunità di conquistare finalmente il rispetto dei suoi pari e, soprattutto, di sua madre (Vanessa Redgrave) che disprezza ogni sua scelta.Partendo da un fatto di cronaca curioso e intrigante, Miller confeziona un dramma ritmato a tinte noir, costruendo una storia che procede immersa in una tensione tangibile dalla prima all’ultima scena. Sullo sfondo di un ambiente sportivo e agonistico, i protagonisti interpretati da Channing Tatum e Steve Carell vivono un conflitto psicologico radicato nell’ insicurezza e nella fragilità di fronte ai rispettivi familiari più prossimi. Mark Shultz, campione di lotta libera, è molto legato al fratello Dave (Mark Ruffalo) ma sente di dover fare di più nella sua vita e realizzarsi contando sulle proprie forze. Nonostante il suo aspetto solido e statuario però, egli è un ragazzo pieno di debolezze, che aspetta un segno per individuare  la strada giusta da intraprendere, anche se il destino non sembra essere dalla sua parte. Il suo incontro con il miliardario John Du Pont provoca l’effetto contrario, gettando Mark nella confusione e tracciando il declino di un eroe e atleta americano. Carell riesce ad animare perfettamente questo personaggio che segue le orme del Norman Bates di Psycho, buttandosi in progetti ambiziosi ma ridicoli se collegati alla sua persona, con il fine di soddisfare una madre anziana conservatrice e fredda. La sceneggiatura ricca e lineare non regala particolari momenti di azione o pathos, ma il film mantiene la corda tesa e questo particolare uso della struttura narrativa permette allo spettatore di sentirsi coinvolto e interessato per le quasi due ore di proiezione. Miller torna ad esibire il suo stile registico fatto di attese, descrizioni capillari e attente, e di un uso abbastanza ordinario della macchina da presa. Ma la vera forza diFoxcatcher sono i personaggi, che gli attori rendono verosimili e lontani dalla caricatura, facendo molta attenzione alla mimica espressiva non solo del viso, ma anche del corpo.

di L.R.

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HO UCCISO NAPOLEONE

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La regista Giorgia Farina parla del suo nuovo film: “Il cinema italiano ha bisogno di riscoprirsi”di Letizia Rogolino

Dopo l’esilarante Amiche da Morire, la giovane regista Giorgia Farina torna al cinema il 26 Marzo con Ho Ucciso Napoleone. Protagonista Micaela Ramazzotti nei panni di Anita, una donna single e brillante manager in carriera, che viene coinvolta da una serie di imprevisti. Il lavoro, l’amore, il futuro, tutto in macerie nel giro di un giorno. Anita si ritrova seduta sull’altalena di un parco giochi licenziata in tronco e incinta del suo capo, suo amante clandestino, sposato e padre di famiglia. E’ una donna fredda, glaciale e pretende che tutto torni come prima, con la sua libertà e indipendenza. Per fare questo è necessario studiare un piano di vendetta raffinata e senza scrupoli. Ma a volte

accade che anche il piano perfetto vacilli di fronte all’imprevisto, soprattutto se l’imprevisto ha le sembianze di un timido e goffo avvocato di nome Biagio. Nel frattempo Anita cresce, la sua pancia cresce e cresce dentro di lei la capacità di aprirsi al mondo. Quando la  sua bambina nascerà, Anita sarà una persona diversa. Prodotto da Bibi Film e Rai Cinema, e distribuito da 01 Distribution, Ho Ucciso Napoleone comprende nel cast anche Libero De Rienzo, Adriano Giannini, Iaia Forte, Thony ed Elena Sofia Ricci. Grazie ad una formazione internazionale, Giorgia Farina presenta uno stile di regia nuovo e fresco, che permette di raccontare storie frizzanti e coinvolgenti, regalando

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al cinema italiano una ventata di aria fresca, di cui ha bisogno. Gentile e disponibile, ci ha raccontato la genesi di questo suo nuovo progetto e alcuni dettagli del lavoro sul set.

1) Come è nata l’idea di questo film e come mai questo titolo?

“Nella vendetta e nell’amore la donna è più barbarica dell’uomo” afferma Nietzsche molto, molto tempo prima che Anita venisse lasciata e licenziata. La domanda che mi sono posta quando ho deciso di realizzare Ho Ucciso Napoleone è cosa spinge una donna a diventare una vendicatrice pronta a tutto? La donna moderna è costretta a tirare fuori le unghie: tutta colpa della società che è modellata secondo esigenze e stereotipi femminili vecchi ed irrealisticamente perfetti o totalmente perdenti che penalizzano il “gentil sesso”, sia nel campo del lavoro che in quello delle relazioni. Anita non si accontenta di cadere in un cliché, è anarchica e pretende di essere riconosciuta nella sua particolarità. Se la realtà le sbatte la porta in faccia Anita si adegua ed inizia a comportarsi come il più spregiudicato degli uomini, pronta a tutto per ottenere quello che le è stato tolto. Per quanto riguarda il titolo, occorre vedere il film per capire chi è il povero napoleone!

2) Perché hai scelto Micaela Ramazzotti come protagonista?

Già in sceneggiatura avevo ben chiari i nomi dei protagonisti del film, come sceneggiatrice e regista trovo fondamentale scrivere pensando già ai volti degli attori. Avevo incontrato Micaela ad un festival quando stavo ancora terminando la prima stesura della sceneggiatura. La ammiro da sempre e decisi comunque di parlarle e farle un breve pitch della mia storia. Micaela con il suo entus iasmo contag ioso fu da sub i to positivamente ispirata dell’idea di interpretare un

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“Il cinema italiano ha bisogno di riscoprirsi, a partire dalle storie per renderle meno provinciali”

personaggio femminile diverso ed innovativo e così ebbi la mia Anita.

3) Ti sei ispirata a qualche personaggio reale o fittizio per l’idea di questa donna in carriera che deve fare i conti con un “imprevisto” che le cambierà la vita?

Conosco tante donne che studiano e lavorano sodo poi al momento di scegliere tra carriera e famiglia ovviamente entrano nel panico. Anita grazie alla sua intelligenza e praticità riesce a mettere in piedi un piano perfetto per non rinunciare a nulla, vorrei che fosse di sostegno per le donne che come lei si trovano a dover compiere scelte cosi difficili.

4) Ci sono state delle scene particolari che ricordi con un sorriso o con fatica?

Il film è stato girato tra Roma ed il Trentino Alto-Adige per sette settimane, a cavallo tra l’autunno e l’inverno. In Trentino abbiamo trovato maltempo e

neve, ci siamo dovuti spesso muovere con il gatto delle nevi ma ne è valsa la pena per i grandi paesaggi che regalano al film un’apertura ed una sospensione necessaria al racconto. Credo che stare sul set sia come andare in guerra, ogni giorno si parte con una missione ben precisa e si sacrifica tutto, a partire dal pranzo che ho sempre saltato per evitare di addormentarmi sulla macchina da presa al ritorno dalla pausa, con lo scopo di arrivare a fine giornata con la vittoria in pugno, anzi nell’hardrive.

5) Prima con Amiche da Morire e ora con Ho Ucciso Napoleone le tue protagoniste sono

sempre femminili? Come mai questa scelta? Non c’è una scelta di genere a monte ma solo la

voglia di esplorare strade poco percorse dal nostro cinema contemporaneo.

6) Il tuo stile di regia e l’estetica dei tuoi film respirano un’aria profondamente moderna e internazionale. Pensi che il cinema italiano abbia bisogno di re-inventarsi e diventare più “trendy” per competere sul mercato? Io sono cosi, sono giovane ed ovviamente guardo al mondo con occhi diversi dai registi gia affermati del nostro cinema. Sicuramente il nostro cinema ha bisogno di riscoprirsi, soprattutto a partire dalla storie per renderle meno provinciali per riuscire a dare un respiro piu internazionale al nostro cinema, cosi come stanno facendo benissimo in altri paesi europei.

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7) Ti senti più legata al genere della commedia o pensi di realizzare in futuro anche film più drammatici?

Sogno di raccontare storie che mi appassionano e che mi fanno innamorare senza preocuparmi del genere, sono fortemente convinta che il cinema esista non solo per intrattenere ma per calare il pubblico in mondi e ruoli diversi, sia che essi siano commedia o dramma.

8) I tuoi modelli come regista?Non ho modelli di riferimento specifico, amo i

registi liberi, quelli che mettono la loro visione a servizio della storia e non viceversa.

9) Avendo una formazione e un passato all’estero, come mai hai scelto di lavorare in Italia?

L’italia è il mio paese e ne sono incredibilmente innamorata anche se è pieno di magagne. Ho deciso di lavorare in Italia perche credo che questo sia un buon momento per sperimentare con esempi di cinema più contemporaneo che spesso in italia è mancato. Comunque ho in cantiere un progetto dal respiro più internazionale, una coproduzione, senza però mai dimenticare il mio paese.

11) Sei una regista molto giovane. Cosa consiglieresti ai ragazzi che sognano di fare questo nella vita? Questo non è un mestiere che si Intraprende per

i soldi o per l’idea glamour di fare parte del mondo del cinema. E’ una missione e una passione, scrivete storie più che potete e bussate forte alle porte!

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Claudio Bisio e Frank Matano stregati dalla donna invisibiledi Carlo Andriani

L’11 marzo uscirà in tutti i cinema il nuovo film di Alessandro Genovesi: Ma che bella sorpresa. Ispirato all’opera A Mulher Invisivel di Claudio Torres ed interpretato da Claudio Bisio, Frank Matano, Valentina Lodovini, Chiara Baschetti, Ornella Vanoni e Renato Pozzetto, Ma che bella sorpresa è una divertente commedia sulle imprevedibili conseguenze che può avere l’amore sulla nostra mente. Guido (Claudio Bisio) è un professore di letteratura romantico e sognatore che passa le sue giornate ad insegnare con passione ed a venerare la moglie. Almeno fino a quando quest’ultima non decide di lasciarlo per un affascinante skipper belga. L’improvvisa fine del matrimonio lo fa

capitombolare così in una profonda spirale di depressione. Ma un giorno bussa alla sua porta Silvia (Chiara Baschetti), una bellissima ragazza di cui Guido subito si innamora tornando ad essere felice. Peccato che Silvia  sia un po’ troppo perfetta per essere vera. Ci penseranno il suo migliore amico Paolo (Frank Matano), la sua vicina di casa Giada (Valentina Lodovini) e i suoi genitori (Ornella Vanoni e Renato Pozzetto) a sbattergli in faccia la tragicomica verità. Dopo il grazioso Soap Opera, Alessandro Genovesi torna al cinema con un’altra commedia surreale, dimostrando la sua propensione per un tipo di film diverso dal classico prodotto all’italiana a cui siamo da sempre abituati.

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Una storia ai confini tra immaginazione e realtà caratterizzata da personaggi sopra le righe e da alcuni momenti grotteschi che  rielabora sullo sfondo di una Napoli esasperata nei suoi pregi e difetti, l’intrigante incipit del cult di Claudio Torres. Peccato però che nonostante la storia si presti perfettamente per regalare un prodotto italiano diverso da tutti gli altri, il nuovo film di Genovesi  (giocando con il poco sensato titolo) non sia poi tutta questa gran sorpresa, rivelandosi debole nella sceneggiatura e nei tempi comici.

Bisio e Matano tornano ad interpretare loro stessi. Il primo è un milanese simpatico, divertente ed un po’ nevrotico alle prese con il “dolce” ma indigesto frutto della sua immaginazione, mentre il secondo è un ragazzo del sud dalla battuta

sempre pronta e dall’umorismo sopra le righe. Una coppia cinematografica che sembra un po’ la brutta copia di quella interpretata da Bisio e Siani nei divertenti film di Luca Miniero. Ma se i due protagonisti non funzionano più di tanto insieme, ci pensano Ornella Vanoni e Renato Pozzetto a regalare le parti più divertenti del film, seguiti da una brava Valentina Lodovini che ha probabilmente nel tragicomico incontro tra Giada e Guido una delle scene meglio riuscite di tutto il film. Un film che, pur non mantenendo le alte premesse e promesse che lo caratterizzavano, si lascia guardare con piacere. Anche se con un cast di questo genere ed una buona idea di fondo come quella del film di Torres avremmo sicuramente sperato in qualcosa di più.

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Il 5 marzo 2015 la Warner Bros. Pictures distribuirà in tutti i cinema italiani Focus – Niente è come Sembra. Scritto e diretto da Glenn Ficarra e John Requa e interpretato da Will Smith, Margot Robbie, Rodrigo Santoro e Gerald McRaney, Focus è un divertente spy-movie che riporta in azione il protagonista di Independence Day, Men in Black e Bad Boys. Nicky (Will Smith) è un maestro del furto. Jess (Margot Robbie) è un’aspirante ladra. I due si incontrano per caso quando Jess tenta con scarso successo di derubare Nicky. Ma fallito il furto Nicky decide di prendere Jess nella sua squadra di criminali insegnandole tutti i trucchetti del mestiere. I due mettono a segno un paio di ottimi colpi ma Nicky decide improvvisamente di tagliare i ponti con lei. Tre anni dopo a Buenos Aires i due si rincontrano durante una pericolosissima missione nel campo delle corse

automobilistiche. Riuscirà Nicky a portare a termine il colpo nonostante Jess? O l’allieva supererà il maestro? “Si tratta di distrazione. Si tratta di concentrazione. Il cervello è lento e non può reagire velocemente. Colpisci in quel momento, prendi in quel momento”. Con queste parole Nicky spiega alla bellissima Jess i trucchi del mestiere. Un mestiere che da The Italian Job, Il genio della truffa fino a Prova a Prendermi è stato più volte portato sul grande schermo.

Eppure Focus riesce ad aggiungere qualcosa di nuovo al panorama dei film sui ladri regalando 100 minuti di grande intrattenimento. Ed il merito va sia ai registi e sceneggiatori Glen Ficarra e John Requa sia alla coppia cinematografica Smith-Robbie che indubbiamente funziona nel suo mix di sensualità e autoironia. Ma andiamo più a fondo.Will Smith è il solito Will Smith, uno di quei

Will Smith e Margot Robbie ladri professionisti e innamoratidi Carlo Andriani

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pochi attori che funziona qualsiasi cosa faccia. Può interpretare commedie, thriller, polizieschi, drammi o sci-fi ed il risultato è sempre più che ottimo. Come ottima è questa sua ultima fatica che lo risolleva dai poco felici After Earth e Storia d’Inverno riportandolo quasi sicuramente sulle vette del box office mondiale. Ma anche la sua collega e amante nel film Margot Robbie dimostra di sapere il fatto suo costruendo un personaggio divertente proprio perché disposto a giocare con la bellezza senza prendersi troppo sul serio.

Passando poi all’aspetto tecnico i registi e sceneggiatori Ficarra e Requa sviluppano con grande classe incredibili sequenze di furto (grandiosa la scena con B.D. Wong), giochi di specchi e divertenti colpi di scena che sollevano Focus dai prevedibili epiloghi che ormai questo tipo di cinema sfrutta da decenni. Ed il risultato è eccellente. Perché Focus è un concentrato di azione, ritmo e ironia che segna il ritorno di Will Smith ai film che lo hanno lanciato tra le star più celebri e amate di sempre.

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Sulle note di un amore “stonato”durante la Seconda Guerra Mondialedi Flavia Niscola

“La più grande storia d’amore mai raccontata”. Suite Francese è l’adattamento del regista Saul

Dibb al romanzo di Irène Nèmirovsky, besteller internazionale. In uscita il 12 Marzo 2015, il film è prodotto da Andrea Cornwelle, Michael Kuhn della Qwerty Films, stessi produttori de La Duchessa, insieme a Xavier Marchand di eOne e Romain Brèmond di TF1. Produttori esecutivi sono Harvey Weinstein della The Weinstein Company e Christine Longane della BBC Films.  È il 1940: la Francia cade sotto la Germania. La bellissima Lucile Angellier (Michelle Williams), una rifugiata parigina, vive un’esistenza soffocante insieme all’austera suocera, Madame Angellier (Kristin Scott

Thomas), nell’attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra. La vita della tranquilla cittadina viene sconvolta dall’occupazione dei nazisti e dall’arrivo del giovane ufficiale tedesco, Bruno Von Falk (Matthias Schoenaerts), assegnatole per vegliare sulla sua abitazione. Nonostante le iniziali resistenze di lei, tra i due nasce un’appassionata storia d’amore che la farà etichettare da alcuni come collaborazionista, da altri come ragazza da ammirare, ma la realtà è che “nessuno sapeva come si sentiva”. “In innumerevoli occasioni abbiamo potuto vedere nei film ciò che la guerra rappresenta per gli uomini.  Suite Francese  è

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5 risolutamente focalizzato sull’esperienza delle donne”, così Dibb ci racconta il suo film sui generis.

Il mondo femminile osservato nelle sue più svariate sfaccettature, classi sociali, rapporti interpersonali. Affiorano  i comportamenti della moglie di Benoit Madeleine (Ruth Wilson), di Celine (Margot Robbie) e di Lucile nei confronti dei soldati, pur se in modi assai differenti. La cornice è quella di un paesaggio bucolico, alternato tra figure di mezzadri e padroni. È la Francia ai tempi dell’orrore della II guerra mondiale e  “fare un film d’epoca presenta le sue sfide”, anzitutto a livello di location. Il cast e la troupe hanno girato interamente in esterni, soprattutto in Belgio cercando di mantenere, così, la sensazione di un film molto francese. “Ogni volta che si sente una radio è in francese. Ogni volta che vedrete qualcosa di scritto, che si tratti di giornali o lettere scritte a mano, è in francese. La segnaletica è in francese.  È un richiamo costante che vuole sottolineare che non siamo in un paese di lingua

inglese”, pur essendo gli attori a recitare in quest’ultima lingua. Una storia drammatica, che viene addolcita dalla passione travolgente dei due protagonisti la cui storia ruota attorno ad un pianoforte:  “Ogni sera lo sentivo. La sua musica sconosciuta”, sono le parole che rimbombano in Lucile. Il titolo Suite Francese si riferisce, infatti, ad una composizione musicale che gioca un ruolo fondamentale in tutto il film. Il piano è importante per la storia d’amore: non solo vediamo i due giovani suonarlo, ma è anche il mezzo attraverso cui lei si innamora di lui. Mentre altre parti della partitura utilizzano strumenti orchestrali meno tradizionali, perchè la mus ica tedesca è mol to p iù strumentalmente brutale e si ottiene un effetto migliore per riprodurre il suono dell’esercito, dei carri armati e dei cannoni. Insomma, è molto di più di una semplice storia di un amore proibito, perchè racconta la radicalizzazione di una donna che “prima è come un topo e alla fine diventa un topo che ruggisce”.

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The Divergent saga,arriva al cinema il secondo capitolodi Alexia Altieri

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Insurgent (Robert Schwentke, 2015) è il secondo e non ultimo capitolo della saga che ha avuto inizio un anno fa con Divergent (Neil Burger, 2014). La serie è tratta dalla trilogia bestseller della scrittrice Veronica Roth – composta da: Divergent, Insurgent, Allegiant, Four.

Quest'ultimo si configura come prequel della saga distopica della giovanissima scrittrice – racchiude, quindi, quattro storie antecedenti al primo libro: Il trasfazione, L'iniziato, Il figlio e Il traditore. Avventurandosi tra i tortuosi sentieri del genere fantascienza, la Roth abbina ogni romanzo ad un lapidario sottotitolo, che si fa emblema della trama: se Divergent sottotitolava “Una scelta può cambiare il tuo destino”, Insurgent sembra preannunciare qualcosa di ancora più gravoso ed insidioso, attraverso la solenne affermazione “Una scelta può distruggerti”. Divergent ci proiettava in un futuro non specificato, dove gli esseri umani si sono organizzati in fazioni, che ne determinano un preciso ruolo nella società – tutto questo ordine e rigore non è fine a sé stesso, serve piuttosto ad ingannare la naturale inclinazione umana alla guerra.

Pertanto, ognuno di questi gruppi rifiuta la guerra a proprio modo: i Candidi trovano che l'ipocrisia sia la principale causa della guerra, pertanto tengono alta la bandiera dell'onestà e s'impegnano a far rispettare le leggi;

i Pacifici, il cui nome è abbastanza esplicativo, rigettano l'aggressività in favore del perdono, dell'autosufficienza e della condivisione, e sono attivi in quanto assistenti sociali, ottimi terapisti ed artisti; gli Eruditi sono i saggi, gli acculturati, si affidano alla conoscenza per combat tere i l demone dell'ignoranza, causa di tutti i mali, brillanti e sagaci, sono ottimi bibliotecari, medici od insegnanti. Gli Abneganti celebrano l'importanza dell'essere altruisti, pertanto disprezzano egoismo ed autocontemplazione – leader politici o volontari, la loro priorità è porsi a servizio del prossimo. Gli Intrepidi sono i coraggiosi, senza macchia e senza paura, che proteggono la popolazione e sorvegliano i confini della città – in costante movimento, costretti ad un duro processo di iniziazione psicofisico, finalizzato al definitivo inserimento nella fazione. Esiste anche un gruppo di reietti, mendicanti

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costretti a vivere al di fuori della società: gli Esclusi. In ultimo, ci sono i Divergenti: rari e pericolosi per lo status quo della società, sono esseri in possesso di tutte le qualità delle cinque le fazioni. La protagonista, Beatrice detta “Tris” Prior è una Divergente. E quello che potrebbe sembrare un dono, in realtà diviene la sua condanna, poiché Jeanine Matthews (interpretata da Kate Winslet), leader degli Eruditi – sostiene che tutto ciò che è diverso vada eliminato. Trilogia che si aggiudica un posto nell'attuale filone di film distopici, per cui pellicole di questo genere, seppur non sempre brillino di originalità, hanno grande presa sul pubblico. L'imprecisata collocazione temporale, presumibilmente in un futuro non troppo lontano dal nostro presente, in cui il divario tra le varie classi sociali si fa sempre più tangibile e pericolosa, rievoca film come Elysium (Neill Blomkamp, 2013) – in cui

c'è una forte discrepanza tra i privilegiati che abitano una sorta di paradiso terrestre, dove le malattie sono solo un ricordo, e tutti gli altri che, invece, muoiono di fame ed epidemie - ed Upside Down (Juan Diego Solanas, 2012) in cui l'umanità è distinta in due grandi classi: i fortunati appartenenti al ricco e prospero “Mondo di Sopra” e quelli relegati al misero “Mondo di Sotto”. Il tema dell'omologazione e dell'eliminazione delle diversità e la suddivisione della società in fazioni ricorda molto di più la celebre trilogia, Hunger Games (Gary Ross, 2012), in cui il mondo è ridotto ad un posto arido frazionato in distretti di abitanti infelici, subordinati alla ricca Capitol City. Lo spirito rivoluzionario di Katniss Everdeen, protagonista della trilogia, assomiglia molto a quello di Tris, poichè anch'ella diventa il grido di speranza della sua gente – la speranza di poter cambiare il loro destino. Anche The Giver

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(Phillip Noyce, 2014) ci mostra un mondo in bianco e nero – letteralmente – in cui la vita familiare e professionale è imposta dalla società stessa e non esiste libero arbitrio. Lo scenario post-apocalittico, ostile per chi è sopravvissuto, richiama altri due attuali film di fantascienza – in entrambi i casi, però, la minaccia è costituita da esseri mostruosi, alieni: After Earth (M. Night Shyamalan, 2013) e in Edge of Tomorrow (Doug Liman, 2014). Più velatamente, lo stesso concetto emerge anche in The Host (Andrew Niccol, 2013), in cui gli alieni hanno sembianze umane e la diversità si fa sinonimo di emarginazione.

Una scelta può cambiare il futuro dell'umanità, o distruggerlo: il primo capitolo ha cambiato la vita di Tris, anzi, più esattamente l'ha stravolta. La Divergente – status che le è costato più di quanto non fosse pronta a sacrificare - ha dovuto pagare lo scotto della perdita dei genitori ed è stata costretta a compiere azioni deplorevoli. Questo secondo capitolo, vedrà Tris e l'amato Quattro (Theo James) in fuga dalla perfida Jeanine, alle prese con un passato difficile da accettare e nuove sfide da compiere per salvare il loro mondo. Il film è in uscita nelle sale italiane il 19 marzo 2015.

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Il nuovo toccante film del regista di The Artistdi L.R.

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Presentato alla scorsa edizione del Festival di Cannes, The Search arriva al cinema il 5 Marzo, distribuito dalla 01 Distribution. Il regista premio Oscar di The Artist, Michel Hazanavicius, decide di raccontare una storia toccante e coinvolgente, ambientata durante la guerra in Cecenia nel 1999. A causa della brutalità della guerra, un bambino ceceno di circa sette anni si ritrova da solo tra le strade fangose e le case dilaniate del suo Paese. Si unisce così alla massa dei rifugiati, dove incontra Carole (Berenice Bejo), capo delegazione dell’Unione Europea, che sente di doversi prendere cura di lui, nonostante le apparenti difficoltà. Nello stesso tempo Kolia, un giovane ventenne russo, viene reclutato dall’esercito, ed entra in contatto giorno dopo giorno con gli aspetti più atroci della guerra. Hazanavicius sceglie di raccontare un pezzo di storia attraverso gli sguardi di alcuni protagonisti innocenti, permettendo allo spettatore di vivere il loro viaggio verso la sopravvivenza. Esplora nel profondo i personaggi avvolti dalla desolazione e dalla sofferenza di due paesi messi a dura prova

dalla guerra, senza cadere nella retorica come molti altri film del genere. Mentre in The Artist la poesia e le emozioni vivevano grazie al binomio musica – immagine, in The Search  la forte componente drammatica e il pathos della storia, si costruiscono su una sceneggiatura lineare e non banale, ispirata al film Odissea Tragica del 1948 di Fred Zinnemann. Al centro c’è una fiducia e una speranza nel futuro, che alimentano una luce che può continuare a brillare nonostante l’oscurità degli omicidi, le violenze e le ingiustizie che la guerra porta con sè. Berenice Bejo è convincente e naturale nel suo ruolo, accompagnata da una Annette Bening seria e carismatica. Tuttavia la vera rivelazione sono i due protagonisti più giovani, estremamente espressivi e verosimili, che sottolineano il realismo toccante ed emotivo del film. Hazanavicius porta sullo schermo un film drammatico e delicato, con un cuore, e l’alternanza della finzione con filmati di repertorio, rende fluida la narrazione, nonostante la durata superiore alle due ore.

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Zachary Quinto ricorda Leonard Nimoy:“Era come un padre per me!”

Si è spento il 27 Febbraio a Los Angeles Leonard Nimoy, il mitico Spock della serie di fantascienza Star Trek. Aveva 83 anni ed era stato ricoverato con una certa urgenza al UCLA Medical Center dopo forti dolori al petto. Nimoy nel 2014 ha rivelato di soffrire di broncopneumopatia cronica ostruttiva, dovuta al suo passato da fumatore, quindi forse sono legate a questo disturbo le complicazioni che sono state fatali.  Nel giro di due decadi Nimoy ha scritto due autobiografie intitolate rispettivamente Io non sono Spock (nel 1977) e Io sono Spock (nel 1995), icona della fantascienza e volto della logica per ogni appassionato di Star Trek.  “Ho incontrato Leonard Nimoy nel 2007 in occasione della conferenza stampa al Comic-Con di San Diego, dove è stato annunciato

che avrei preso il ruolo di Spock. Ero davvero entusiasta di incontrarlo e non avrei mai immaginato che i nostri incontri per parlare sul personaggio sarebbe evoluti in una profonda amicizia” ha raccontato Zachary Quinto alla rivista The Guardian, riflettendo sulla recente scomparsa del celebre interprete di Star Trek. “In un certo senso era grato di poter condividere questo personaggio con qualcun altro, perché era qualcosa che aveva sperimentato singolarmente per tanti anni. Non ho mai sentito che stava cercando di istruirmi. Lui era lì solo per rispondere a qualsiasi domanda avessi avuto. Era molto favorevole alla mia presenza per interpretare il nuovo Spock. Ma alla fine il nostro rapporto aveva

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ben poco a che fare con Spock. E’ stato un trampolino di lancio per arrivare a conoscersi a un livello molto più profondo” – ha continuato il giovane attore – “La prima cosa di cui ho davvero preso atto è il  suo senso dell’umorismo. Lo ha usato per disarmare le persone. Coloro che avevano certe aspettative sono stati spesso sorpresi da quanto fosse divertente. Era un uomo saggio, ma non ha mai preso nulla troppo sul serio, pur essendo un uomo molto serio“.

“Era in grado di trovare un equilibrio nei rapporti con le persone, soprattutto i fan, che ho davvero ammirato. Ha ispirato e influenzato un’ intera generazione a causa di questo ruolo. E’ stato in grado di far sentire i fans davvero collegati con lui. Eppure ha coltivato anche una sorta di distanza che lo preservava. Leonard ha vissuto la sua vita in modo così bello e con tanta grazia. Era una persona molto onorevole, e la sua vita rifletteva questo. Ho perso mio padre in tenera età, e Leonard è venuto ad occupare uno spazio nella mia vita come una figura paterna. Ho avuto questa persona che ho potuto guardare con tale rispetto“. “Guardo la vita ha vissuto e aspiro a quel livello di adempimento. Anche il modo in cui è morto è stato con tanta dignità e amore, con la famiglia al suo fianco.

E’ stato incredibilmente triste per me perderlo, ma il mio dolore è compensato dalla gratitudine per averlo avuto nella mia vita. Sono una persona migliore per questo.  Quando ho annunciato pubblicamente di essere  gay, l’abbraccio di Leonard è stato  incondizionato. Abbiamo parlato di spesso in quel periodo della mia vita e dopo. Era favorevole e incoraggiante. Ha incontrato il mio ragazzo, e abbiamo cenato insieme. Quello che ho ammirato di più era che ha vissuto la sua vita pienamente, per tutto il tempo. Anche quando la malattia polmonare ostruttiva cronica lo ha rallentato, non ha mai lasciato che quelle restrizioni riducessero la sua capacità di divertirsi” ha raccontato Zachary Quinto, ricordando poi i tristi momenti quando ha saputo della scomparsa dell’attore. “Quando ho ricevuto la brutta notizia ero  a Monaco per le prove di un film. Ho twittato che il mio cuore era spezzato  citando Amleto: “Possano i voli degli angeli cantare a te al tuo riposo.” Poi sono salito su un aereo e sono tornato a Los Angeles per il suo funerale. Sono così grato di aver  potuto partecipare e di essere lì con la sua famiglia. Mi manca terribilmente, ma volevo festeggiare il fatto di averlo potuto conoscere“.

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di F.C.

Non c’è mai fine alle meraviglie, e anche in questo marzo piovigginoso, i miracoli accadono. Questa è la storia di un’amicizia intergalattica, che sfida le leggi gravitazionali e l’egoismo delle masse. Il debutto di Tim Johnson, che dopo aver co-diretto Z la formica, Sinbad - La leggenda dei sette mari e La gang del Bosco, ha appena concluso il suo primo lavoro cinematografico in solitaria, si prefigura già carico di esilaranti aspettative. Un'invasione aliena tutta da ridere approda infatti nei cinema italiani il 26 marzo 2015 con Home - A casa, il nuovo film targato Dreamworks Animation che si basa sul libro per ragazzi "The True Meaning of Smekday" scritto da Adam Rex nel 2007. I Boov sono un popolo di piccoli alieni, una razza nomade in cerca di un nuovo pianeta su cui stabilirsi. Il loro leader Captain SMEK (doppiato in originale da Steve Martin) ha messo gli occhi sulla Terra, tuttavia già troppo affollata dagli autoctoni, tant’è che i simpatici extraterrestri si lanciano in un’invasione che oltre a liberare il pianeta dalla razza umana, lo preparerà ad accogliere i nuovi abitanti. Dopo il successo dell’assedio, una ragazza di nome Tip e un Boov emarginato dagli altri suoi simili e chiamato Oh dagli stessi uniranno le forze nel tentativo di trovare una soluzione che condurrebbe a una pacifica convivenza tra le due razze. E’ già perfettamente visibile dal trailer un design intrigante, colorato e fumettoso che guarda a gioielli come I Croods e Dragon Trainer, del resto entrambi prodotti dalla medesima rinomata film factory che è ormai divenuta un agguerrito competitor della Disney. Johnson si adegua alle migliori perle sfornate dagli schermi della Dreamworks, inscenando una narrazione filmica che invita a riflettere.

La trama di semiserio carattere avventuroso miscela sapientemente fantascienza in formato parodia, family-movie e improbabili alieni invasori, il tutto condito da una buona dose di sano moralismo. Le differenze costituiscono motivo di contrasto? Sembra essere questo il fil rouge che interessa la storia, eppure saranno certamente i due protagonisti a far innamorare della pellicola il grande pubblico: lei, scanzonata ragazzina il cui universo è costituito dalla madre e dal tenero e grassoccio gatto Pig, per la quale è impensabile la presenza di altri mondi popolati da creature come i Boov; lui, alieno sì ma tutto particolare – soprannominato “Oh” dai suoi compagni che si producono in questa esclamazione di sconforto ogni qual volta lo vedono apparire – un allegro pasticcione che fatica ad integrarsi con la sua razza. Niente di più diverso, ma è proprio tra di loro nascerà un tenero e puro sentimento d’amicizia. A coronare le rocambolesche avventure raccontate nel lungometraggio, un cast di voci stellari tra cui brillano in special modo Rihanna (Tip), la quale in occasione del film ha anche composto dodici tracce originali un suo concept album che verranno utilizzate come soundtrack, e Jim Parsons (Oh), il folle e geniale Sheldon dalle fila di The Big Bang Theory. E ancora Jennifer Lopez nelle vesti della mamma di Tip, e il grande Steve Martin che interpreterà il capitano Smek. Non resta che attendere pazientemente la distribuzione della veterana 20th Century Fox e prenotare i biglietti al proprio cinema di fiducia, per non perdere un nuovo film d’animazione pronto a sbancare che al solito appassionerà grandi e piccini.

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Sergio Castellitto e Margaret Mazzantinidi nuovo insieme per una storia d’amore e disamoredi Flavia Niscola

Entusiasmo, amore, passione, affiancati a problemi e frustrazioni: Nessuno si salva da solo, diretto da Sergio Castellitto, porta in scena l'omonimo romanzo di Margaret Mazzantini. Dal 5 Marzo al cinema ha un'insolita coppia di protagonisti, Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca. Nel cast anche Anna Galiena, Marina Rocco, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti, Valentina Cenni, Eliana Miglio. Delia (Jasmine Trinca) e Gaetano (Riccardo Scamarcio) sono una coppia di divorziati con due figli, Cosmo e Nico. Una sera, decidono di incontrarsi per una cena in un ristorante in cui devono apparentemente discutere dell'organizzazione delle vacanze dei loro figli.. ma presto capiamo che quell'incontro servirà ai due

protagonisti per compiere un viaggio dentro la loro storia d'amore e scoprirne le vere ragioni della fine. Chi ha ragione? Chi è la vittima? Chi ha tradito?Al termine della cena, Delia e Gaetano vengono avvicinati da una coppia di anziani, Vito (Roberto Vecchioni) e Lea (Angela Molina), sorridenti, bizzarri, nonostante l'età ancora innamorati. Vito li ha osservati a lungo, ne ha percepito i problemi e forse riuscirà a suggerirgli una possibilità, una soluzione perchè la passione di quell'amore e la rabbia per la sua fine sono ancora pericolosamente vicine. È sulle note finali di La sera dei miracoli di Lucio Dalla che si chiude il film e si apre una speranza negli spettatori. “Non ce la faccio a pensare che tutto questo è finito” e forse non lo sarà: su questo il regista lascia al pubblico scrivere

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l'ultima riga. Un finale diverso da quello del libro che esprime dolcezza, un desiderio di futuro e in cui la porta rimane semiaperta. Nessuno si salva da solo è l'illustrazione di un principio al quale spesso ci si sottrae: aiutare chi ha bisogno anche a costo di intromettersi. Succede che intromettersi sia un dovere, il titolo vuol dire che dobbiamo fare tutti i conti con la solitudine e che possiamo uscirne solo se riusciamo a confrontarci con gli altri: siamo chiamati tutti a farci gli affari degli altri e speriamo che qualcuno si faccia anche i nostri.. perchè questo significherà aiutare ed essere aiutati. E interessanti non sono solo le intenzioni, c'è evidentemente del valore anche nel modo in cui il

film è realizzato e nelle prestazioni dei due attori principali. Si è dato ai personaggi la giusta energia, rendendo adorabili due caratteri che all'origine forse proprio adorabili non sono.  Un melò esistenzialista in una cornice di una cena tra Scamarcio - Trinca ormai divisi, in cui riemergono tramite flashback i punti salienti della loro storia d'amore. Si tratta, però, anche di un film politico visto che “non c'è niente di più politico della nostra intimità. Raccontiamo l'amore ai tempi della crisi perchè in fondo l'unica cosa che vivendo in una comunità ci dovrebbe tenere in vita sono le relazioni e i conflitti con gli altri. È questa la nostra guerra quotidiana” ci racconta Castellitto.

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Kevin Costner in Black and White:“Il razzismo in America è ancora un problema”di C.A.

Abbiamo incontrato in occasione della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma il premio Oscar Kevin Costner. Protagonista di indimenticabili pellicole del calibro di Gli Intoccabili, Balla coi lupi, Robin Hood, JFK, Guardia del corpo e Le parole che non ti ho detto Kevin Costner è arrivato a Roma per presentare nella sezione Alice nella Città del Festival il film Black and White. Scritto e diretto da Mike Binder il film racconta la storia dell’avvocato Elliot Anderson (Kevin Costner) che rimasto vedovo dopo l’improvvisa morte della moglie si trova a dover affrontare le mille difficoltà che derivano dal crescere una nipote birazziale. Potete trovare qui sotto le dichiarazioni del premio Oscar Kevin

Costner durante la presentazione stampa di Black and White: di tutto, la sua freddezza e finta pacatezza.Perché hai deciso di produrre Black and White e quale può essere la soluzione migliore per affrontare il razzismo?Il soggetto di questo film è sicuramente delicato, la bellezza del mondo sta proprio in tutte le differenze che lo compongono; alcune delle esperienze più belle della mia vita le ho vissute con persone che non parlavano neanche la mia lingua. Il razzismo è uno dei problemi più grandi in America e non credo di essere intelligente al punto da avere una risposta; quello che posso fare però è interpretare film che parlino di questi temi.

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Questo può essere sicuramente un modo per affrontare il razzismo.Nella sua carriera ha interpretato film d’azione e film romantici. Che tipo di personaggi preferisce e che approccio segue?L’approccio è sempre differente, non ho mai voluto costruire la mia carriera su un solo ruolo. Quando lavoro voglio sentirmi libero di fare grandi film ma anche opere più piccole. Ad esempio se c’è un film che voglio fare ma che gli studios dicono di no voglio avere la libertà di farlo lo stesso. Molto spesso abbiamo solo una chance di fare quello che vogliamo e dobbiamo coglierla.Si è ispirato ai suoi nonni per interpretare il protagonista di Black and White?No, ho sviluppato il mio personaggio studiando a fondo la sceneggiatura. E’ un uomo che beve troppo e che ha perso molte persone importanti nella sua vita. Ora non vuole perdere a tutti i costi la nipotina. Quando sai per cosa ti batti sai anche quello che devi fare.Che tipo di artista e padre è?Nella vita abbiamo l’opportunità di essere tante cose. Io sono un attore e un cantante ma a

prescindere dal ruolo che abbiamo queste realtà possono cambiare, interrompersi. Mentre l’essere padre è una realtà che non cessa mai. Lavoro tanto ma passo anche molto tempo a casa, porto i miei figli a scuola e tranquillizzo la mia bimba di quattro anni quando fa i capricci. Il mondo mi vede come attore e musicista ma non vede la parte più bella della mia vita, la mia famiglia. Ovviamente sono consapevole degli enormi benefici del mio successo come i fantastici trattamenti che ricevo sempre ovunque vada. Provengo da una famiglia che non aveva molti soldi e che non faceva parte di questo business. Quindi tutto quello che ricevo dalla vita lo apprezzo come un dono. Che ricordo ha della Romania dove ha girato la serie tv Hatfields & McCoys?Innanzitutto sono molto grato alla Romania perché ci ha permesso di realizzare questo telefilm. In secondo luogo capisci se un luogo è stato importante nella tua vita se hai voglia di tornarci. Ci sono persone con cui ceni una volta e poi non le vedi più e altre con cui non vedi l’ora di passare del tempo. Quello che posso dire è che rifarei un film in Romania. IL Golden Globe poi è stato un bellissimo

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riconoscimento a tutto l’impegno che metto sempre nel mio lavoro.Quali sono le dinamiche di produzione dei film hollywoodiani?I film a Hollywood hanno costi sempre più elevati, arrivano a 150 ma a volte anche a 200 milioni di dollari. Ci sarà sempre spazio per i film grandi ma deve esserci anche per i film più piccoli. Balla coi lupi ad esempio è costato solo 16 milioni di dollari ma ne ha incassati oltre 500. Gran parte dei miei grandi successi sono stati piccoli film. Mi auguro che il mondo veda Black and White perché porta un messaggio importante, un messaggio che mi ha aiutato molto e che penso possa aiutare tante altre persone.Come ha vissuto il rapporto con la sua bellezza?Se vediamo una donna non particolarmente bella sola ad un party pensiamo sia timida. Se vediamo una donna stupenda sola pensiamo sia snob. Eppure entrambe non hanno detto neanche una parola. Questo ci fa capire che ci lasciamo

condizionare dalle nostre impressioni senza pensare che potremmo sbagliarci. Questo vale anche nella recitazione, se sei alto e bello devi per forza essere stupido. Ma le cose sono molto più complesse di così. Mia moglie mi ha attratto sicuramente per la sua bellezza ma mi sono innamorato di lei quando l ’ho conosciuta come persona. Spesso confondiamo il razzismo con il non essere d’accordo con qualcuno. E dobbiamo sforzarci di cambiare questa realtà.Quale è il personaggio che sente più vicino della sua carriera?Ho intepretato tanti personaggi diversi nella mia carriera. Ma cerco di non guardare mai ai miei precedenti ruoli, piuttosto ai personaggi che voglio interpretare. Ad esempio quando ho letto lo script di Black and White ho capito subito che sarebbe stato un grande film e ho fatto di tutto per interpretare il mio personaggio nel modo migliore. Anche se il mio ruolo preferito resta sempre quello di padre e marito.

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Julianne Moore

la STRADA VERSO L’OSCARdi F.C.

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“Ho letto un articolo in cui si diceva che vincere un Oscar potrebbe consentirti di vivere cinque anni di più; se questo è vero, voglio ringraziare la Academy perché mio marito è più giovane di me!”

La strada per il successo, si sa, è sempre irta di ostacoli, ma una donna tanto tenera quanto volitiva ha saputo spianarla alla grande. Ce l’ha fatta, Julianne Moore: la statuetta dorata stretta forte tra le dita e un sorriso emozionato che accompagna il suo intenso discorso dopo la vincita del trofeo più ambito, a coronamento di una carriera brillante costellata dai migliori premi cinematografici esistenti. Non è stato affatto semplice, eppure quest’anno è lecito proclamare la Moore regina incontrastata degli Awards di tutto il mondo, a partire dai Golden Globes, passando per gli Screen Actors Guild Awards e i BAFTA fino ad approdare a Cannes conMaps to the stars firmato Cronenberg e finalmente al Dolby Theatre con la formidabile interpretazione in Still Alice.La quinta nomination per l’Oscar come miglior attrice (già come protagonista per Fine di una storia e Lontano dal paradiso, non-protagonista per Boogie Nights e The Hours) ha infine visto trionfare la docente universitaria Alice Howland, cui viene diagnosticata una precoce manifestazione dell’Alzheimer, malattia di cui oggi soffrono circa trenta milioni di persone: la sua intera esistenza subirà cambiamenti spesso dolorosi che inducono a riflettere sulla condizione dei pazienti affetti dal morbo. Ed è proprio a loro che si è rivolto il pensiero della fiammante Julianne nelle parole pronunciate dopo l’annuncio della vincita proclamato dal sempreverde McConaughey. Nata in America, ma cresciuta tra l’Europa e gli States a causa della professione militare di suo padre, la Moore impiega i primi trent’anni della sua vita per ottenere il suo primo ruolo sul grande schermo, dopo essersi fatta notare nella soap opera Così gira il mondo, per la quale vince il suo primo premio – un Emmy Award – nel 1988. Dagli anni Novanta fino ai giorni più recenti non si ferma più, giungendo ad ottenere una doppia candidatura nella stessa cerimonia dell’Academy nel 2002 (detenendo il record in questione insieme alle colleghe Sigorney Weaver e Cate Blanchett). Grandissima interprete che può vantare nel suo curriculum le più svariate pellicole, siano esse d’autore come Magnolia, Il Grande Lebowski, Hannibal, Psycho, I ragazzi stanno bene, A single man, I figli degli uomini, o anche piuttosto insolite come Savage Grace, Don Jon, e Shelter – Identità paranormali, in aggiunta alle tipiche produzioni hollywoodiane da milioni di dollari quali Hunger Games, Carrie – Lo sguardo di Satana e Next. Vi proponiamo di seguito alcune delle scene memorabili dei film dell’attrice. Non si è mai troppo vecchi da dover smettere di sognare, e quest’anno Julianne Moore, con l’ironia che non riesce a nascondere le lacrime di commozione sul palco del teatro più ambito del globo, lo ha ampiamente e meritatamente dimostrato.

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Spider-mancosa aspettarsi dal reboot?di Alexia Altieri

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Ora che Marvel e Sony Pictures stanno lavorando insieme al nuovo Spider-Man, stiamo lentamente scoprendo cosa poterci aspettare dalla fase successiva della vita cinematografica di questo personaggio.È giunta notizia che Drew Goddard potrebbe scrivere e dirigere il prossimo film stand-alone dell’Uomo Ragno. Ora che la saga di Amazing Spider-Man è – forse troppo prematuramente – più morta di Gwen Stacy, entrambi gli studi pensano che il regista di Quella Casa nel Bosco, sia adatto a girare questo reboot, provando parzialmente a ripercorrere le orme di Sam Raimi e Marc Webb, ed allo stesso tempo trasponendo quello che era l’Amazing Spider-Man in Spectacular.  Ma veniamo al dunque: ci sono 5 grandi cose da aspettarsi dal nuovo Spider-Man, a partire dall’età, alla posizione in quanto supereroe, ai suoi nemici.1. Nessuna genesiInnanzitutto non assisteremo nuovamente alla genesi del supereroe. Nessun morso di ragno e nessuna trasformazione. Le origini dell’Uomo Ragno sono ormai talmente note, che mostrare nuovamente gli stessi concetti rischierebbe di

apparire ripetitivo e tedioso. Tuttavia, potrebbe essere una buona idea includere nel nuovo film qualche flashback che mostri Peter con suo zio Ben, modello ispiratore da cui il ragazzo eredita la sua umanità ed il suo spirito compassionevole.2. Un eroe adolescenteL’altra grande novità è l’età del protagonista: non più uno studente del college (com’era rappresentato in Amazing Spider-Man), bensì della High School – equivalente di una scuola superiore secondaria. Probabilmente per questo la Sony Pictures sta cercando un regista più giovane di quelli precedenti, in modo da farlo “crescere nel ruolo”, nel corso della trilogia. È forse bizzarro, ma allo stesso tempo interessante, pensare ad un ragazzino da scuola superiore come ad un supereroe fatto e finito – seppur relativamente inesperto. Questa singolare scelta si rivelerà una bella sfida o un vero e proprio azzardo?3. Spider-Man potrebbe combattere contro Iron ManNel suo già annunciato debutto in Captain America: Civil War, l’eroe dividerà la scena con Captain

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America ed, appunto, Iron Man. L’anno successivo, si vocifera, che la parte eroica di Tony Stark tornerà per combattere – per qualche ragione ancora ignota – contro Spider-Man, nel suo film stand-alone. E se questa battaglia sarà epica, come nei fumetti, finirà in qualche modo per cambiare l’Universo Cinematografico Marvel ed il Tessi-Ragnatele dovrà inevitabilmente schierarsi (o creare lui stesso) con un determinato gruppo di heroes.4. Spider-Man non è ancora uno degli AvengersNonostante il supereroe abbia fatto parte di vari super-team, la sua permanenza non è mai durata più di un decennio. Nell’Universo Cinematografico Marvel, Spider-Man inizia il suo percorso da solo, con l’aspirazione di diventare uno dei più potenti supereroi al mondo – si sarà stancato di salvare le vecchiette metropolitane dagli scippatori? D’altro canto, però, gli Avengers hanno delle giustificate riserve nel lasciare che il giovanissimo Peter Parker entri a far parte del loro team. In ogni caso, già sappiamo che Peter – per il quale, entrare a far parte di una lega di quel calibro, è di estrema importanza – farà tutto il necessario per convincerli ad accettarlo. In questo modo, i Vendicatori rimarranno piacevolmente colpiti dal suo Curriculum, e Spider-Man si guadagnerà, così, la partecipazione alla Infinity War degli Avengers.

5. I Sinistri Sei sono (ancora) in procinto di arrivareIl film Sinister Six non è stato cancellato, ma semplicemente rimandato. Da alcuni rumor sembrerebbe che l’Arrampica-Muri entri in contatto proprio con i Sinistri Sei nel suo prossimo film e, dal momento che questa nuova versione di Spider-Man ci presenta un supereroe che indossa tutina e ragnatele già da un po’, non sarebbe inverosimile pensare che in questo lasso di tempo indefinito si sia creato già parecchi nemici, e quindi il fatto che questi abbiano potuto già deciso di unire le proprie forze contro di lui non è del tutto improbabile. Tuttavia, è un’altra scelta indubbiamente azzardata quella di iniziare una serie con la proporzione di 1 eroe e 6 villains – pertanto, sarà interessante vedere che espedienti troverà il regista per non sovraccaricare la trama (e non ricadere nell’errore commesso da Marc Webb in The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro). Per quanto riguarda la scelta dei nemici, Marvel e Sony hanno davvero l’imbarazzo della scelta: Scorpion, Mysterio, Vulture, Kraven the Hunter, Shocker, Chameleon. Pertanto, speriamo solo che non sceglieranno di proporci ulteriori versioni di Green Goblin e Doctor Octopus – o almeno non così presto.Al centro delle polemiche per l’esclusione dalle

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Hugh Jackman ha dichiarato:“Voglio essere Wolverine fino alla morte”di A.A.

Hugh Jackman, per cui il personaggio di Michael Keaton in Birdman è stato illuminante e d’ispirazione, ha confessato in una recente intervista: “Ho detto a mia moglie: “La morale è che non riuscirò mai a smettere di interpretare Wolverine. Devo trovare un modo per poterlo fare fino al mio ultimo giorno”. L’attore australiano che non può fare a meno del mutante con gli artigli, continua dicendo: “So già che un giorno ci sarà un nuovo casting per affidare questo ruolo ad un altro attore. Eventualmente ne sarei felice, poichè significherebbe che il ruolo di Wolverine è diventato iconico”. Il terzo capitolo della saga interamente dedicata a Logan alias Wolverine (data di uscita prevista per il 3 marzo 2017) potrebbe essere quello conclusivo per l’attore che, nell’anno di uscita del film, avrà 49 anni e quindi potrebbe iniziare a diventare complicato rendere giustizia ad un personaggio che non dovrebbe invecchiare. Lo stesso Jackman è non poco esigente verso sè stesso. “Voglio essere sempre più in forma della volta precedente. Non credo nella stagnazione. La gente sostiene che sia necessario mantenere

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“Non riuscirò mai a smettere di interpretare Wolverine. Ma so che un giorno ci sarà un nuovo casting”Hugh Jackman

uno status quo, ma io credo che il ciclo naturale della vita implichi un progressivo avanzamento ed avvicinamento verso qualcosa, altrimenti si parla di regresso. Ogni volta che interpreto Wolverine voglio spingermi un po’ oltre, sia fisicamente che mentalmente”. Hugh Jackman si conferma totalmente in simbiosi con il personaggio che interpreta e – si spera, poichè non ci sono ancora notizie ufficiali in merito – interpreterà in X-Men: Apocalypse, la cui uscita è prevista per il 23 maggio 2016, sceneggiato da David James Kelly e diretto da James Mangold. Sembra, quindi, che l’attore non voglia proprio rinunciare a Logan – e noi saremmo pronti a rinunciare a lui?

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Alla domanda ricorrente dei fan: “Può gentilmente descriverci il Joker di Jared Leto in una parola” – David Ayer, regista di Suicide Squad risponde tramite Twitter: “Grandioso”. L’attore stesso aveva già descritto in precedenza il suo Joker come un “personaggio quasi Shakespeariano”. Jared Leto, vincitore di un premio Oscar come attore non protagonista in Dallas Buyer Club e leader della band 30 Seconds to Mars, è l’artista designato per ricoprire il ruolo maledetto della nemesi di Batman (interpretato da Ben Affleck). Un recast forse un po’ precoce, considerando che l’ultima interpretazione di Joker è stata anche l’ultima magistrale interpretazione di Heat Ledger,

per la quale si è guadagnato anche un Oscar postmortem. Suicide Squad è un’organizzazione di supereroi e supercattivi dell’universo DC Comics, a capo della quale c’è Amanda Waller; ne fanno parte principalmente Capitan Boomerang, Bane, Poison Ivy, e tanti altri.  Adattamento del  fumetto ideato da Robert Kanigher e Ross Andru nel 1959, il film diretto da David Ayer è previsto in uscita per l’estate 2016.Recenti aggiornamenti sul ruolo di Jared Leto nei panni di Joker riportano, tuttavia, che l’attore ha precisato di non voler imitare i grandi predecessori, ma di portare sullo schermo un personaggio criminale, ma anche comico.  Secondo Hollywood

Come sarà il Joker di Jared Letorispetto alle versioni precedenti?a cura di Redazione

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Life, che cita una fonte anonima, Jared Leto è molto impegnato a lavorare sul ruolo di  Joker per renderlo un personaggio “del tutto suo”. Mentre il suo recente selfie su  Instagram lo ritrae con i capelli ossigenati corti, l’attore è estremamente concentrato per lasciare la sua impronta negli annali della storia di Joker. Come indica la relazione: “Vuole fare il personaggio completamente suo. Egli sa che questo ruolo può essere molto difficile, ma è sicuro che farà la sua versione di Joker migliore di sempre. Questo Joker sarà più cerebrale e più comico di quelli che abbiamo visto prima, e nessuno dovrebbe aspettarsi una versione copione. Si prevede un’interpretazione impressionante!“L’idea di una versione “cerebrale” di Joker potrebbe essere considerata in qualche modo anche quella dalle ambizioni narcisistiche del Joker di Jack Nicholson nel Batman del 1989, o del demente sociopatico nichilista di Heath Ledger nel film Il Cavaliere Oscuro del 2008. Da quando Tim Burton ha alzato la posta in gioco con il lunatico e oscuro live-action Batman, ispirato al mito gotico, le

cose non sono cambiate molto.  Christopher Nolan  ha preso quei temi seri e ha aggiunto un elemento di drammaticità e profondità patologica, che è stato probabilmente sintetizzata dalla performance di Heath Ledger come Joker. Dovremmo tornare al Joker di Cesar Romero con il  trucco bianco e il suo fischio urlante nella serie televisiva del 1966-1968. Come possiamo vedere da questa foto più recente di Joker su Instagram, la versione del personaggio di Leto potrebbe entrare in azione senza le sopracciglia. Infatti, anche l’ aspetto romantico potrebbe essere una fonte potenziale per gli aspetti comici del personaggio di Joker in questo film. Ciò è particolarmente vero se si considera l’attaccamento eccessivo di Harley Queen, che è stata raramente ricambiata con lo stesso vigore, creando diversi momenti difficili tra la coppia. Sembra che con Harley, questo Joker sia anche estremamente meticoloso, il che può anche essere un canale attraverso il quale la sua forma unica di demenza villain si manifesterà. Suicide Squad uscirà nei cinema il 5 Agosto 2016, quindi non ci resta che aspettare.

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AVEngersage of ultronTante curiosità sul nuovo film marveldi Carlo Andriani

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Il prossimo 22 aprile uscirà in tutti i cinema italiani il film più atteso del 2015, Avengers: Age of Ultron. Scritto e diretto da Joss Whedon ed interpretato da Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Jeremy Renner, Don Cheadle, Aaron Taylor-Johnson ed Elizabeth Olsen, Avengers: Age of Ultron vede i super-eroi più amati della Marvel unire le loro forze per contrastare Ultron, intelligenza artificiale auto-cosciente decisa a distruggere il nemico principale: l’uomo. Ma andiamo più nel dettaglio e vediamo tante curiosità sull’atteso sequel del successo del 2012 che, a fronte di un budget di 220 milioni di dollari, incassò il corrispettivo di ben un miliardo e mezzo di dollari posizionandosi al terzo posto dei film di maggiore incasso della storia, dopo Avatar e Titanic.

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Innanzitutto nei panni del villain Ultron c’è James Spader, interprete di grandi film come Sesso, bugie e videotape, Stargate, Crash, Secretary e serie tv come The Office e The Blacklist, qui chiamato a dare voce e movenze attraverso il motion capture ad Ultron, uno dei nemici più acerrimi dell’universo Marvel: “É un robot profondamente disturbato - spiega il regista Joss Whedon - in questo film scopriremo cosa è che lo rende così minaccioso e affascinante. Inoltre il nostro Ultron è più legato all’universo cinematografico che a quello a fumetti”. Poi oltre ai vari Iron Man, Capitan America, Occhio di Falco, Thor, Hulk e Vedova Nera, ci saranno due nuovi super-eroi, i fratelli gemelli Quicksilver e Scarlet, interpretati rispettivamente da Aaron Taylor-Johnson ed Elizabeth Olsen.

Quicksilver ha il potere di correre alla velocità della luce e Scarlet ha poteri telepatici ed ipnotici: “Sua sorella è la sua guida, è lei che si prende cura di lui - spiega il protagonista di Kick-Ass Aaron Taylor-Johnson - Quicksilver è molto protettivo verso Scarlet, non vuole che nessuno la tocchi”. Anche se pure Scarlet ha il suo caratterino: “Ha un potenziale enorme che non sa controllare perché nessuno le ha mai spiegato come gestire i suoi poteri - continua la Olsen - è un personaggio in continua connessione con il suo mondo e con altri mondi paralleli”. E non è tutto. Secondo le ultime dichiarazioni di Whedon farà il suo ingresso al fianco degli Avengers anche Vision, forma di vita artificiale interpretata da Paul Bettany: “E’ una forma di vita artificiale. Paul è gentile ed irresistibile nei suoi panni. E non capisci mai se questo robot

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vuole ucciderti”. Inoltre, secondo alcune indiscrezioni da prendere ancora con le pinze, nei titoli di coda di Avengers: Age of Ultron potrebbe fare il suo ingresso lo Spiderman che sostituirà il poco fortunato uomo ragno interpretato da Andrew Garfield nei due The Amazing Spiderman. Ma il franchise di The Avengers non finisce qui, infatti la Marvel ha già confermato il terzo capitolo della saga, Avengers: Infinity War, che, come Harry Potter e Hunger Games, verrà diviso in due parti che usciranno nel maggio 2018 e nel maggio 2019. Nel frattempo noi rimaniamo sintonizzati sul presente e corriamo al cinema il 22 aprile a vedere il nuovo capolavoro della Marvel Avengers: Age of Ultron.

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Il Tagliaerbe di Brett Leonard,la fantascienza trasforma la vittima in carneficedi Eros Bosi

Avete presente i film horror dove l’innocua vittima si trasforma in carnefice e si vendica come 976-Chiamata per il diavolo (1989) di Robert Englund o Evilspeck - La promessa di satana (1981) con Clint Howard? Anche Il tagliaerbe (1992) di Brett Leonard ha questa tematica, solo che in questo caso non c’è di mezzo il diavolo con le sue tentazioni, ma la fantascienza. Proprio così : Jobe (Jeff Fahey), un giovane giardiniere ritardato mentale, diventa un genio grazie agli esperimenti con la realtà virtuale fatti dallo scienziato Larry Angelo (Pierce Brosnan). Ma Jobe sfrutterà le sue nuove capacità anche a scopo vendicativo su chi prima si approfittava di lui, uccidendoli in maniere soprannaturali. Il dottor Angelo cercherà di fermarlo,

ma non sarà facile perché ormai l’allievo ha superato il maestro. Il tagliaerbe è più un film di fantascienza che horror, ma la dose di quest’ultimo genere è quella giusta per piacere ad un horrorifilo, anche perché la suspence specialmente nella seconda parte ce ne è tanta. In teoria è tratto da un romanzo di Stephen King, in pratica no.

Perché il racconto La falciatrice, inserito nella raccolta A volte ritornano (1978) è solamente ispirato ad un solo delitto che compie Jobe con la sua falciatrice comandata telecineticamente. King querelò la New Line Cinema per aver scritto nei titoli di testa che è tratto da un suo racconto. Per chi vuole vedere un film realmente basato sul racconto La falciatrice deve recuperare il cortometraggio del

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“Pierce Brosnan e Jeff Fahey protagonisti di una storia tra horror e fantascienza, basata su un romanzo di Stephen King”

1987 di Jim Gonis. La regia è di Brett Leonard, un regista di cui le poche pellicole sono tutte di fantascienza, eccetto il suo primo film, l’horror Incubo in corsia (1989) dove recita un altro attore che fa parte del cast di Il tagliaerbe, Jeremy Slate, nel ruolo del prete che ha adottato Jobe. Un'altra attrice che è comparsa in horror è Jenny Wright (Sola in quella casa, Il buio si avvicina). Rispetto ad altri film di fantascienza degli anni ’90 Il Tagliaerbe

(inizialmente doveva intitolarsi Cyber God) sembra più dimenticato, ma non per questo è superato, anzi per l’epoca stava molto avanti per gli effetti speciali, ma anche con il modo di comunicare tramite internet che fanno vedere. Non andò neanche male al botteghino. Solo al primo week end in America incassò 7,7 milioni dollari per arrivare ad un totale di 150.000.000 dollari. Un grande successo.

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THE STRANGERS 2il sequel del cult horror del 2008

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5 Uno dei film più terrificanti del 2008 è sicuramente The Strangers, horror scritto e diretto da Bryan Bertino e interpretato da Scott Speedman e Liv Tyler. Costato 9 milioni di dollari The Strangers incassò la bellezza di 82 milioni di dollari worldwide diventando il caso cinematografico horror dell’anno. Subito si iniziò a parlare di The Strangers 2, ma poi per un motivo o per un altro la produzione del tanto atteso sequel non iniziò mai. Almeno fino ad oggi. Secondo The Wrap infatti la Vertigo e la Good Universe hanno finalmente deciso di produrre The Strangers 2 che abbandonerà la storyline di James Hoyt (Scott Speedman) e Kristen McKay (Liv Tyler) per concentrarsi su nuovi personaggi.

Secondo le prime indiscrezioni The Strangers 2 racconterà la storia di una famiglia che, giunta a casa di un lontano zio, si troverà a fronteggiare un gruppo di maniaci assassini mascherati. The Strangers 2 verrà scritto da Ben Ketai (30 giorni di buio 2) e diretto da Marcel Langenegger (Sex List – Omicidio a tre) e le riprese inizieranno questa primavera per una probabile uscita in sala nel 2016.

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house of cards anticipazioni e curiosità della terza stagionedi Francesca Coppola

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Troppo tardi per anticipare qualcosa? Non troppo, se si pensa che il primo episodio della terza stagione di House of Cards è stato trasmesso in Italia nella notte tra il 27 e il 28 febbraio scorso, a poche ore dalla messa in onda americana. Saggia scelta quella di Sky Atlantic, che ha permesso ai fan nostrani di godersi in lingua originale e sottotitolato, lo starter del nuovo capitolo della serie in contemporanea con gli United States. Dal 4 marzo, inoltre, i telespettatori potranno assistere agli episodi doppiati sul medesimo canale. Insomma, le vicende di Frank Underwood stanno per tornare nella consueta scansione in tredici puntate tutte da scoprire. Tutto è pronto: lo si evince dai trailer rilasciati da Netflix che assicurano una stagione carica di novità che certamente non potranno cedere il posto alla noia. Colpi di scena assicurati e drammatici avvenimenti che lasceranno con il fiato sospeso fino agli ultimi cinquantacinque minuti. Cosa ne sarà

del presidente degli Stati Uniti d’America e della sua first lady? Dopo il lieto fine del precedente ciclo di episodi, Frank è determinato a tenersi stretta la posizione raggiunta; dall’altro lato, sua moglie Claire ambisce sempre più ad un ruolo di protagonista che potrebbe metterla in netto contrasto con l’amato presidente. Chi riuscirà a spuntarla? Dopo la premiazione al Golden Globe a Kevin Spacey come Migliore attore in una serie drammatica proprio per questo ruolo e l’Emmy conquistato da Robin Wright come Miglior attrice, le due celebrities tornano a vestire i panni della coppia più contesa e invidiata d’America, più o meno pronti a relazionarsi con una serie di terribili eventi certamente più grandi di loro, capaci di trascinare i telespettatori in quel mondo di intrighi e astuti giochi di potere condotti senza scrupolo alcuno. A rendere gli eventi trattati ancora più intricati vi è la firma degli

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Dopo il Golden Globe di Kevin Spacey e l’ Emmy di Robin Wright, torna l’intrigante serie su Sky Atlantic

episodi che appartiene a diversi autori: Agnieszka Holland, autrice di serie televisive celeberrime come The Wire e The Killing, che ha curato due episodi nella nuova stagione, mentre Beau Willimon, e David Fincher con lo stesso Spacey sono impegnati nel progetto in qualità di produttori esecutivi. Nel cast, in gran parte confermato, si assisterà probabilmente all’ingresso di Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alyokhina appartenenti al movimento delle Pussy Riot, già avvistate sul set, ma anche di Kim Dickens in un ruolo ancora ignoto e di Jenna Stern nelle vesti di un ambasciatore alle Nazioni Unite. Ed è proprio l’ONU il punto apicale da raggiungere nella vertiginosa, trionfante ascesa di Underwood, il quale sarà naturalmente disposto a tutto pur di riuscire nei suoi loschi intenti politici. In aggiunta, la presenza delle Pussy Riot potrebbe stare ad

indicare come nuovo protagonista il consueto rapporto conflittuale tra Stati Uniti e Russia, magari in vista di un nemico da non sottovalutare proveniente dall’Europa dell’Est. A conti fatti, una trama che si prospetta avvincente e tutta tesa a reggere il confronto con quella delle stagioni che l’hanno preceduta, in un political drama che non esita a smascherare gli inganni del sistema amministrativo in un crescendo di ostacoli affrontati al solito con grande dispiego di mezzi per niente onesti da parte del protagonista. Resta dunque soltanto da seguire puntualmente gli episodi in onda sulla piattaforma satellitare italiana ogni mercoledì per scoprire l’esito decisivo di una figura significativa come quella del Presidente di una nazione incastrato a sua volta nella fitta e pericolosa rete dei rapporti politici sulla scena internazionale.

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iZombie, la nuova serie tv targata CWdai creatori di Veronica Marsdi C.A.

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Il 24 marzo debutterà su Mya una delle serie televisive più curiosamente divertenti del 2015: iZombie. Ideata da Rob Thomas e Diane Ruggiero, iZombie racconta la storia di Olivia Moore (Rose McIver), una brillante studentessa di medicina dell’università di Seattle che, dopo essere stata morsa da uno zombie, decide di mascherare l’accaduto continuando la vita di sempre. Ma la fame da zombie è difficile da saziare. Così si fa assumere presso un centro di medicina legale dove ha accesso diretto ai cervelli dei vari defunti. Cibandosi della materia cerebrale delle varie vittime Olivia inizia ad acquisire i loro ricordi. Una condanna, ma anche un dono che permetterà alla giovane ragazza di redimersi dal suo status di zombie aiutando il detective Clive Babineaux (Malcom Goodwin) a risolvere i casi

delle loro morti. Tratto dall’omonimo fumetto di Chris Robertson e Michael Allred e sviluppato dalle stesse menti di Veronica Mars, iZombie è un divertente telefilm caratterizzato da azione, emozioni ed un pizzico di ironia. L’atmosfera e la struttura episodica ricordano un po’ il cult interpretato da Eliza Dushku Tru Calling di cui iZombie riprende anche l’ambientazione dell’obitorio e l’utilizzo della “maledizione” come dono per risolvere i casi. Ma la produzione The Cw e un cast composto da Rose McIver (C’era una volta, Masters of Sex), Malcom Goodwin (House of Cards, True Blood) e Robert Buckley (Lipstick Jungle, One Tree Hill) danno ad iZombie quella marcia in più che probabilmente gli consentirà di catturare l’attenzione del pubblico mondiale. Soprattutto visto il successo dei non morti nel

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“Una studentessa modello si trasforma in zombie ad una festa”

mondo televisivo che dall’inizio di The Walking Dead è in continua crescita. Inoltre i tredici episodi che compongono la prima stagione di iZombie sono abbastanza per incuriosire ma pochi per annoiare e garantiranno quasi sicuramente al nuovo telefilm del

creatore di Veronica Mars una seconda stagione. Nel frattempo noi prepariamoci a sintonizzarci su Mya il 24 marzo per dire una volta e per tutte di divertirci con i tanto famigerati morti viventi.

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Tante sorprese nella quarta stagionenella serie tv sul celebre investigatoredi Francesca Coppola

“Penso che il nostro piano sia devastante. In pratica abbiamo fatto piangere tutti gli attori quando abbiamo raccontato loro le nostre intenzioni. Siamo più emozionati che mai.” E adesso arriva Moffat. Sì, con una nuova stagione confermata per l’anno 2016 che vede ancora una volta protagonisti i l fantomatico Sherlock Holmes (Benedict Cumberbatch) e il buon vecchio John Watson (Martin Freeman). Dopo l’inizio delle riprese dello speciale dedicato alla coppia di detective più amata dal grande pubblico, anche grazie ai colti riferimenti letterari all’intramontabile opera di Conan Doyle, possiamo cantare vittoria: Sherlock e

Watson torneranno a calcare gli schermi della BBCOne in altri tre episodi carichi di s u s p e n s e . I l f a m o s o p r o d u t t o r e e sceneggiatore ha già confermato che la prossima stagione sarà carica di sorprese che i fan neanche immaginano, e l’esecutivo Mark Gatiss non esita a gettare benzina sul fuoco dec lamando le “s i tuaz ion i p iù profonde e cupe che mai” di cui la coppia sarà protagonista. Intanto il 6 gennaio 2015, come si è già accennato poche righe più sopra, la troupe ha cominciato a registrare i novanta minuti super special che a quanto si evince dalle prime foto comparse sul web, sembrano essere ambientati in un passato non prossimo: impossibile non lasciarsi

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affascinare dai costumi d’epoca indossati dal cast sul set della Cattedrale di Gloucester. E come ignorare i l celeberr imodeerstalker (cappello a doppia visiera) che, ammettiamolo, c a l z a a p e n n e l l o s u u n C u m b e r b a t c h perfettamente calato nella parte? Si è invece a lungo speculato sulla possibile trama del quarto capitolo della serie, con annunci e ritrattazioni che hanno lasciato i fan con il fiato sospeso. E’ in ogni caso ben presente la volontà dei due attori principali di continuare a prendere parte al progetto, con tanto di contratto firmato per almeno altri tre episodi. Benedict ha evidenziato che questo particolare formato di stagioni suddivise in un trittico di puntate ben si addice alle strategie di sharing

dal momento che induce il pubblico a volerne sempre di più, e inoltre ha aggiunto che gli p iace rebbe vedere i l suo pe rsonagg io invecchiare, ma non sappiamo per quanto la serie resisterà sul canale inglese, responsabile di tagli di fondi sempre più ingenti a discapito di altri telefilm. Eppure, secondo le affermazioni di Moffat, la prossima stagione non sarà quella finale, poiché il numero dei fan di tutto il mondo che seguono le avventure d i Sher lock garantisce alla serie finanziamenti per molti anni a venire. Siamo dunque pronti per ricevere il nostro meritato regalo di Natale: ce ne vorrà di tempo, ma si può star certi che varrà la pena aspettare.

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Le uscite di Marzo 2015Playstation, XBox, Nintendo e Wiia cura di Flavia Niscola

Marzo porta con sè una primavera di novità e nuovi acquisti. Non ci credete?  I più incalliti videogiocatori sanno bene che questo mese è colmo di grandi franchise per la nuova generazione, sorprendenti IP esclusivi pronti ad impossessarsi del mercato ed alcune interessanti proposte del panorama indie.

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4 Marzo: HELLDIVERS arriva finalmente sulle console di Sony, PlayStation 4, PlayStation 3 e PlayStation Vita. È un twin stick shooter basato principalmente sulla cooperativa, che porta i giocatori a combattere nel futuro contro tre orribili razze aliene. Un'idea dei ragazzi di Arrowhead Game Studios, che dopo il successo ottenuto con il popolare Magicka, tornano con questo nuovo titolo. I server di gioco sono condivisi con le tre console e noi possiamo scegliere se affrontare le missioni in solitaria, con i nostri amici o con giocatori scelti a caso dal sistema matchmaking. Tuttavia, è importante sottolineare che tutti i nostri successi o fallimenti daranno un contributo o influenzeranno in modo negativo la Campagna Galattica. Helldivers è, senza ombra di dubbio, un titolo assolutamente divertente e dedicato a tutti coloro che amano il gioco on line e, in particolare, la cooperativa. Grazie ad un sistema di controllo semplice, il titolo risulta accessibile immediatamente a tutti. Per padroneggiare al meglio le varie meccaniche di gioco e per uscire vittoriosi dalle varie battaglie, verrà richiesta una buona strategia di squadra e un affiatamento con i membri del team. 

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5 5 Marzo: LA ARLAND ATELIER TRILOGY sarà disponibile su PlayStation 3. La raccolta straordinaria includerà tre giochi: Atelier Rorona: The Alchemist of Arland, Atelier Totori: The Adventurer of Arland e Atelier Meruru: The Apprentice of Arland. Tra dungeon, crafting e una grafica curata e delicata, il divertimento è assicurato. 

6 Marzo: è la volta di ZOMBIE ARMY TRILOGY, gioco che includerà nove personaggi giocabili, quindici missioni e cinque mappe Orda. Il titolo permetterà ai giocatori di sperimentare, per la prima volta nella serie, una modalità multiplayer co-op con all'interno le versioni rimasterizzate dei primi due capitoli, con l'aggiunta del terzo mai pubblicato fino ad ora. Sarà disponibile per Sony PlayStation 4, Pc e Microsoft Xbox One. Ed ora un piccolo ripassino di storia: ricordate quando, nel 1945, l'impero di Hitler stava cadendo a pezzi e le uniche opzioni per lui erano la resa e il suicidio? E quando scelse, invece, il piano Z, grazie al quale con l'aiuto di Satana resuscitò tutto il suo esercito di nazisti per riconquistare il mondo?  Sicuramente non è andata proprio così, eppure queste sono le premesse di Zombie Army Trilogy, spin-off della serie Sniper Elite e l'ultima opera di Rebellion Developments. Pronti a sterminare un po' di zombie nazisti?

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11 Marzo:  se possedete Xbox One, quasi di certo, siete impazienti di avere ORI E LA FORESTA CIECHI, Platform artisticamente ispiratissimo e dal gameplay affinato. Il gioco è stato sviluppato da Moon Studios, una collaborazione a livello mondiale di designer e programmatori che hanno lavorato sul gioco per gli ultimi quattro anni. Ori è una tenera creatura, simile ad una volpe dotata di incommensurabili poteri magici che deve affrontare una serie di pericolose ed oscure creature che minacciano la quieta della foresta in cui vive. 

10 Marzo: nello stesso giorno esce FAR CRY 4 - Valle degli Yeti. Con circa tre, quattro ore di gioco a seconda del livello di abilità e di quante missioni secondarie si vogliono risolvere, La Valle degli Yeti può essere tranquillamente definito un DLC di qualità, un'espansione in grado di dare a tutti gli amanti di Far Cry nuovi contenuti col giusto pizzico di originalitò. Sarà disponibile su Xbox Live per Xbox One, su Xbox 360 e per PlayStation Network, rispettivamente per PlayStation 4 e PlayStation 3. Nel nuovo contenuto scaricabile, i giocatori torneranno a vestire i panni di Ajay dopo che il suo elicottero si è schiantato su un pericoloso crinale tra le vette dell'Himalaya, nella regione del Kyrat. Per riuscire a sopravvivere, si dovrà conquistare un accampamento e difenderlo dai seguaci di una setta misteriosa. Ma le minacce non saranno certo finite, perchè si dovrà fare attenzione anche ad alcuni abitanti leggendari e molto pericolosi.  

10 Marzo: anche questo mese non mancano i remake in alta definizione per tutti i fieri possessori di Xbox One e PlayStation 4. Dante si prepara ad invadere nuovamente il mercato con con la sua ultima avventura: DMC DEVIL MAY CRY - DEFINITIVE EDITION. Nonostante il valore indubbio di questo reboot, DMC non è al tempo riuscito ad ottenere il successo sperato. Capcom, quindi, ci riprova portando sugli scaffali questa riedizione a prezzo budget con alcune piacevoli novità:  la possibilità di selezionare la mira manuale e l'inclusione di nuovi costumi e gadget, senza contare ovviamente tutti i DLC usciti all'epoca. Un'occasione ghiotta per chi, nel 2013, non ha avuto modo di giocarlo o per chi vuole riprovare l'esperienza di Devil May Cry in HD.

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20 Marzo:  questo giorno vede moltissime altre uscite tra cui MARIO PARTY 10, ultimo capitolo della storica serie Nintendo. Il titolo approderà in esclusiva per Wii U. Poi arriva Ride per Xbox One, PlayStation 3 e PlayStation 4. Un ambizioso titolo di Milestone sviluppato in tempo record che vuole essere un successore spirituale di Tourist Trophy. In chiusura c'è Bladestorm Nightmare, altra riedizione ma stavolta di una sorta di musou, noto per avere elementi strategici molto più marcati. 

19 Marzo:  torna prepotentemente anche il franchise bellico di Electronic Arts, questa volta con un interessante spin-off sviluppato da Visceral Games, software house che ha dato i natali a Dead Space. Parliamo di BATTLEFIELD HARDLINE. Niente guerra su larga scala o plotoni di soldati questa volta, ma una storia violenta e realistica di Nick Mendoza, poliziotto sotto copertura che tenta di distruggere il narcotraffico dall'interno sotto il sole cocente di Los Angeles. Grazie al taglio fortemente cinematografico e ad un comparto tecnico di primo ordine, Hardline rischia di essere uno dei candidati a sparatutto dell'anno.

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27 Marzo: l'ultimo giorno di uscite del mese vede in vendita Borderlands: the Collections bello, un enorme pacchetto che contiene Borderlands 2, The Pre Sequel e la miriade di DLC che tali giochi si portano dietro. Sarà un titolo che porterà la pluripremiata serie su PS4 e Xbox One per la prima volta, offrendo la storia Jack il Bello.

25 Marzo: è giorno di festa per i possessori di PlayStation 4. Esce BLOODBORNE, forse l'esclusiva più attesa per la console di Sony, oltre ad essere la più promettente. I From sapranno dimostarsi ancora maestri del sadismo e dell'atmosfera? 

20 Marzo:  FINAL FANTASY Type-0 è uscito ben quattro anni fa sulla PSP, solo ed esclusivamente per il mercato giapponese. Dopo tutto questo tempo, l'embargo sembra concluso e Type-0 arriva in un'edizione rimasterizzata per PlayStation 4 e Xbox One. Questa versione è ricca di novità: a partire da un restyling del comparto tecnico fino ad arrivare alla presenza di numerose scene aggiuntive e settaggi migliorati.