News n° 11 GENNAIO•2015 John Coltrane - Ird - … Maier (contrabbasso), Cristiano Calcagnile...

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News G E N N A I O 2 0 1 5 n° 11 IRD International Record Distribution - www.ird.it • facebook: www.ird.it/mipiace.htm John Coltrane Abdullah Ibrahim Charles Lloyd LA STORIA SIAMO NOI Delfeayo Marsalis - Chip Taylor - Greg Brown Willie Nile - Hamilton De Holanda - Basko Believes Philology Selected Discography: Lee Konitz

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NewsG E N N A I O • 2 0 1 5n° 11

IRD International Record Distribution - www.ird.it • facebook: www.ird.it/mipiace.htm

John Coltrane

Abdullah Ibrahim

Charles Lloyd

LA STORIA SIAMO NOIDelfeayo Marsalis - Chip Taylor - Greg BrownWillie Nile - Hamilton De Holanda - Basko Believes Philology Selected Discography: Lee Konitz

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Da casa Dodicilune presentiamo un nuovo doppio album con ben 23 brani per ricordare, nel decennale della scomparsa, il musicista statunitense Steve Lacy. Un tributo che Roberto Ottaviano affronta da una prospettiva nuova, lavorando in studio con alcuni dei musicisti che hanno collaborato con lui in questi anni. Un omaggio a quel suono che ha caratterizzato ogni stile e moda anziché rimanerne invischiato, attualissimo già negli anni 50, che rappresenta oggi il livello più alto di virtuosismo per timbro, idee melodiche, groove ritmico ed estensione. Feat. Glenn Ferris (trombone), Giovanni Maier (contrabbasso), Cristiano Calcagnile (batteria) e nel secondo cd dal pianista Alexander Hawkins. 2 cd

Roberto OttavianoForgotten Matches: The Worlds of Steve Lacy

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Nuovo album che celebra e allo stesso tempo conferma i profondo coinvolgimento di Joyce Moreno per la musica brasiliana, dando il giusto riconoscimento ad alcuni capolavori di questo genere con la propria impareggiabile grazia e indiscusso talento. Joyce è entrata nella prima volta in uno studio di registrazione all’età di 15 anni, dopo che una sua demo è arrivata tra le mani di Roberto Menescal, amico del fratello maggiore di Joyce: è così che è nato il suo primissimo album, “Sambacana”. Cinquant’anni dopo arriva “Raiz”, che significa radici, che celebra una straordinaria carriera musicale. Un disco fresco che raccoglie i classici più belli della tradizione bossanova e del jazz brasiliano che compongono la colonna sonora dell’adolescenza della giovane Joyce a Rio de Janeiro. La potentissima voce di Joyce porta ancora con se le tracce di ciò che era in adolescenza, durante i suoi primi dischi. Lo stesso Roberto Menescal, che tra i primi ha puntato sul talento della giovane Joyce, è guest star in questo nuovo album, nella cui line up troviamo anche Helio Alves al piano, Rodolfo Stroter al basso e Tutty Moreno alla batteria: insieme a loro possiamo riascoltare i brani di grandi artisti come Tom Jobim, Baden Powell, Ildasio Tavares, Vinicius de Moraes e Ronaldo Boscoli, tutti resi straordinariamente dall’approccio particolare di Joyce. Un tributo ai grandi della musica brasiliana, insomma, ad opera di una delle interpreti più straordinarie a livello internazionale, una talento vocale ed espressivo unico che da cinquant’anni ci appassiona e ci meraviglia.

Joyce Moreno Raiz

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Chip Taylor è famoso per aver scritto alcune canzoni che sono diventati dei classici del rock pop, ma in questi ultimi anni il suo lavoro ha subito un affinamento e un processo di perfezione particolarissimi, con la collaborazione con la bravissima Carrie Rodriguez, con la quale ha inciso alcuni album country/folk/Americana davvero notevoli. “The Little Prayers Trilogy” è un album solista originariamente concepito come insieme di demo da reinterpretare insieme a un’intera band ma il risultato è piaciuto talmente tanto allo stesso Taylor e al suo produttore che le canzoni sono state fatte uscire così come erano, apportando solo qualche piccola modifica. È così che nasce un disco da tre CD e 30 brani. Assolutamente imperdibile. All’interno di “The Little Prayers Trilogy” ritroviamo in parte le influenze del lavoro fatto da Taylor con Carrie Rodriguez e un paio di duetti con Lucinda Williams e il tutto il disco si snoda come una preghiera, appunto, diretta e viscerale, dove le voci postano con sé il proprio carico emotivo sia su temi molto intimi e personali, come il rapporto con il padre e con il mondo femminile, ma anche argomenti più collettivi e personali. 3 cd.

Chip TaylorThe Little Prayers Trilogy

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Questo nuovo album del trombonista Delfeayo Marsalis rappresenta una vetta musicale, che riunisce, per la prima volta in una registrazione completa suo padre, il celeberrimo pianista Ellis Marsalis. Eppure, in un senso più ampio, il progetto è anche la riflessione radicale di un artista a tutto tondo. Incorporando scritti, tra cui un saggio sulle tematiche socio-storiche che definiscono il disco, apportano commenti alla musica, storie originali e poesie. In “The Last Southern Gentlemen” Delfeayo Marsalis ci offre una mappa dettagliata dei suoi interessi appassionati e delle sue preoccupazioni. Supportato da due musicisti impeccabili - John Clayton al basso e Marvin " Smitty " Smith alla batteria - Delfeayo e Ellis riflettono nel loro modo rilassato e sempre molto swing.

Delfeayo MarsalisThe Last Southern Gentlemen

T R A C K L I S TThe Secret Love AffairAutumn LeavesShe's Funny That WayCan You Tell Me How to Get to Sesame StreetI'm Confessin' (That I Love You)But BeautifulSpeak LowNancy (with the Laughing Face)The Man with 2 Left Feet10That Old Feeling11My Romance12If I Were a Bell13I Cover the WaterfrontJ

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“Ho sempre voluto creare un progetto che mi permettesse di combinare il mio lavoro, con gli anni che ho trascorso da compositore, sviluppando, senza esserne consapevole, una tecnica per il Bandolino. “Caprichos” è un album di 24 set, con temi, poemi di note musicali e canzoni strumentali che ascoltandolo trasmette un piacere immenso mentre coinvolge contemporaneamente le dita nel loro sviluppo tecnico. Io sono grato al “Funarte Award” e ringrazio tutti coloro che erano coinvolti in questo progetto, per la loro dedizione e fondamentale contribuzione alla sua realizzazione.” Hamilton de Holanda 2cd.

Hamilton De HolandaCaprichos

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Un leggendario concerto di John Coltrane tenutosi alla Temple University nella sua città natale, Philadelphia, Pennsylvania, 11 Novembre 1966, sei settimane dopo il suo quarantesimo compleanno e nove mesi prima della sua morte. Concerto inedito, scoperto di recente, dove John è accompagnato da Pharoah Sanders, Alice Coltrane, Rashied Alì e Sonny Johnson. Una scoperta di grande valore storico. 2 cd.

John ColtraneOffering (Live at Temple University)

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Da casa Blue Rose e dopo l'ottimo “American Ride”, un disco di rock a tutto campo, Willie ci consegna un album di ballate. Un disco particolare, un album voce e piano, con poco altro. Poetico ed ispirato, dove Nile diventa cantautore, dove si esprime con cuore ed anima. Come pianista è diventato bravissimo, come autore non si discute. Un disco diverso, ma estremamente piacevole, che scorre in modo fluido e che ci regala attimi di grande musica. È lo stesso Nile a darci una spiegazione dell’album: “Era da molto che volevo fare un album di canzoni per pianoforte, e sento questi brani particolarmente vicini al mio cuore ed ho trovato solo ora il giusto momento per pubblicarli su cd. Amo la semplicità di sedermi al piano e iniziare a cantare una canzone. Talvolta è meglio essere essenziali e questa sembra proprio essere una di quelle volte.”

Willie NileIf I Was a River

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Diamo il bentornato a casa Intuition con una super novità, il nuovo album, CD + DVD, del pianista sudafricano Abdullah Ibrahim, meglio noto come Dollar Brand. Questo nuovo lavoro celebra allo stesso tempo vari anniversari, l’ottantesimo compleanno di Abdullah, 40 anni dalla composizione del brano “Mannenberg” che divenne l’inno dei bassifondi sudafricani, e per ultimo la fine dell’apartheid 20 anni fa. Il suo stile è difficile da descrivere, anche quando ci scontriamo più volte contro i clichè delle melodie africane, ma senza dimenticare l'influenza di grandi musicisti come Thelonious Monk. La cosa che affascina maggiormente milioni di persone è come Abdullah Ibrahim tratti il tempo, lo spazio ed il silenzio. Tre dimensioni della musica che lui celebra come una preghiera in musica. Abdullah Ibrahim ha visitato l'Italia, nell'estate del 2014, ha suonata il leggendario grand piano Fazioli e ha visitato il laboratorio dove vengono realizzati questi straordinari pianoforti. Lì accanto si trova una sala da concerto con strumenti fantastici, che suonano quasi come se fossero stati creati appositamente per Ibrahim. Infatti è qui che ha registrato questo album, per la maggior parte seguendo la libera improvvisazione. Non solo: fortunatamente su quegli stessi giorni è stato realizzato un film, in modo che si possa non solo ascoltare la registrazione, ma vedere anche un DVD con i brani del concerto e gli impressionanti commenti e conversazioni con lo stesso Abdullah Ibrahim.

Abdullah IbrahimThe Song is my Story

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Slow Fox è il nome di una band svedese che fa capo alla singer/songwriter Sofia Henricsson. “Black Dog” è il titolo del loro secondo album. Musicalmente è un disco che va dritto dritto verso il pubblico di artisti quali Mary Chapin Carpenter, Gillian Welch, Lucinda Williams. La bella voce di Sofia Henricsson richiama in maniera evidente quella della Carpenter e di Natalie Merchant. Il disco, interamente composto di splendide ballate ed alcuni brani uptempo è 100% pure americana music.

Slow FoxBlack Dog

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It’ll Come To Me

Missing You

I Wish I Was

Oh My

Dear Desire

Black Dog WaltzSO

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Da casa Rootsy torna disponibile questo album edito solo negli USA l’anno scorso. Benchè abbia ben sei dischi alle spalle, Will Kimbrough è più conosciuto come sideman che come solista. Recentemente ha fatto parte di Willie Sugarcapps, un disco che ha ricevuto il plauso della critica, quindi ha suonato nei dischi molti musicisti, tra cui Jimmy Buffett, ha vinto premi e riconoscimenti di ogni genere. Vediamo ora di apprezzarlo per quello che vale. La sua musica, un rock abbastanza classico, è un condensato di belle canzoni, liriche intriganti e melodie accattivanti.

Will KimbroughSideshow Love

T R A C K L I S TWhen Your Loving Comes AroundLet the Big World SpinSideshow LoveSoulfullyHome EconomicsI Want Too MuchDance Like Grownups DanceHas Anybody Seen My HeartI Can Count on YouAll We Can Do Is LoveWho Believes in YouEmotion SicknessR

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Da casa Rootsy presentiamo il nuovo album dello svedese Orjansson, piccola celebrità nella sua cittadina natale, Falkenberg, ma sconosciuto ai più. Ci troviamo di fronte un album inaspettato ma ben riuscito, intenso ed efficace nell’ambito della canzone cantautorale in chiave rock e alt. Country, supportato da Israel Nash Gripka in alcuni brani. Joahn è stato influenzato da Jackson Browne e Tom Petty e si sente!! Disco consigliato Buscadero!

Johan ÖrjanssonMelancholic Melodiesfor Broken Times

T R A C K L I S THoney PieBottles and BirdsIf I Were to Love YouDown the AvenueThese Winding RoadsThe Yellow FieldsHousesPapercutsBaby’s Blue EyesPointless AlleysRather Be With YouS

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Il cantautore svedese Johan Örjansso vola negli States a registrare il suo nuovo album “Idiot’s Hill”, decidendo di collaborare con artisti della scena locale. Un album la cui realizzazione ha rappresentato un picco nel vuoto per questo artista, abituato a lavorare con altri musicisti e in ambienti completamente diversi da Denton, Texas. Il risultato è a dir poco superbo: un album che non ha alcuna intenzione di essere introverso o il cui ascolto sia difficile per l’ascoltatore. È un lavoro lontano anche dall’essere provocatorio. Si tratta invece di un disco dalla bellezza naturale e con l’intenzione di essere esattamente questo. Canzoni romantiche e oniriche che ci forniscono un ritratto olistico e armonico di questo artista e della band che lo accompagna, del tutto coscienti di aver messo costruito qualcosa di speciale con bravura e una certa dose di coraggio. L’album “Idiot’s Hill” è come un sogno che pian piano diventa realtà: l’indiscusso talento di Johan come cantante di Americana/soul/pop/rock svedese.

Basco BelievesIdiot’s Hill

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Basco Believes

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Da casa Justin Time presentiamo il nuovo album della cantante canadese Alex Pangman, già al suo terzo album per questa storica etichetta. L’album è stato registrato e New Orleans a soli sette mesi dal trapianto del polmone. Lei confessa che grazie a quest’episodio difficile della sua vita ha voluto dedicarsi alla canzone prima del dovuto col desiderio di parlare apertamente dei suoi problemi salutare. Il tema del disco è il rinnovo, che presenta non solamente una seconda possibilità alla vita, ma anche una serie di nuove cose. Infatti Il nuovo co-produttore Andrew Gilchrist ha voluto incidere l’album della cantante con il supporto di nuovi musicisti di New Orleans, conosciuta coma la città nativa del Jazz. Con “New” Alex Pagman ha voluto mettersi alla prova come cantante e direttore d’orchestra, portando il disco in una nuova dimensione sia a livello fisico che sonoro. La particolarità di questa nuova sessione è il paesaggio sonoro leggermente diverso, privo di batteria, col sassofono basso funky e con il sound leggermente groove e molto oscillante.

Alex PangmanNew

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Dodicesimo album per la label canadese Justin’ Time per questa cantante vincitrice del “Juno Award”, affronta un vario repertorio con diversi brani originali. Oltre a rendere omaggio alle sue origini giamaicane con una magistrale rivisitazione di “One Love” di Bob Marley, l’album è spesso volubile e riflessivo. Splendide le versioni mozzafiato “A Song For You” di Leon Russell, un classico di Bergman/Mandel “Where Do You Start” e la title track di Marvin Gaye “What’s Going On” ed anche i suoi brani originali meritano ampiamente il prezzo del biglietto. Bentornata!

Ranee LeeWhat’s Going On

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What's Goin' OnEchos of the HeartWhere Do You StartI Mean YouIt Will Be What It Will BeLazy AfternoonSilent TearsWhite GardeniaOne LoveSong For You

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Da casa Justin’ Time, presentiamo il nuovo album della pianista e compositrice canadese in quintetto accompagnata dal noto trombettista di New York Ingrid Jensen (Maria Schneider, Dr. Lonnie Smith, Clark Terry) ed il risultato è una miscela di sublime arte ad una tecnica ispirata. Possiamo gustare diversi stili che emergono da questo sublime album, da Jarrett a Ravel, con melodie che colpiscono l’anima ed il cuore. Feat. Ingrid Jense, (trumpet), Jonathan Stewart (sax), Morgan Moore (doublebass), e Robbie Kuster (batteria).

Marianne TrudelLa Vie Commence Ici

T R A C K L I S TQuestionDeux soleilsSoonLa vie commence iciIn the CentreÀ l’abriUrgeLe vent est une chanceNight HeronChoral

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Per più di trent’anni la flautista e sassofonista canadese Jane Bunnett ha cercato di colmare il divario tra Cuba e Nord America introducendo gli amanti del jazz con alcuni dei migliori musicisti che l’isola ha da offrire. Bunnett infatti è riuscita a dare per prima varie opportunità per artisti del calibro di Dafnis Prieto, Yosvany Terry, Pedrito Martinez e David Virelles, e sta pian piano diventando un vero tesoro nazionale canadese, nonché un’artista jazz di fama internazionale. Con questo nuovo album ed in compagnia del suo nuovo sestetto, le Maqueque, si vuole introdurre al mondo alcune delle più promettenti musiciste femminili di Cuba, iniettando con la loro musica una dose tonificante di energia giovanile.

Jane Bunnett & MaqueueSame

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Ci sono mille modi di fare una cover, ma “Dalla Polvere E Dal Fuoco” lo fa nel suo particolarissimo stile: reinterpretazioni d’autore, liberamente tradotte e riadattate dal leader dei Rusties, Marco Grompi, che riprendono un arco temporale che va dagli anni Sessanta fino ai giorni d’oggi. Scordatevi però il classico album di cover: uno stile personale e libero, in puro stile Rusties, che hanno reso omaggio ad artisti che hanno lasciato il segno sia nella storia della musica, sia sui componenti della band, da Neil Young a Bruce Cockburn, passando per Warren Zevon e i Supertramp. Interamente arrangiato e prodotto in proprio, “Dalla Polvere E Dal Fuoco” è stato registrato dal vivo, quindi in presa diretta in un’unica session di due giorni: ciò fa di questo album un lavoro allo stesso tempo sincero e piacevole per un pubblico di appassionati (e non) del genere che da ben tre decadi i Rusties portano in giro per l’Italia.

RustiesDalla Polvere e Dal Fuoco

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Sesto e nuovo album di Annie Keating, una cantautrice di Brooklyn dal talento assolutamente indiscusso. Undici pezzi inediti che mostrano come Annie sia capace di creare canzoni con spessore e bellezza, che diventano elementi senza tempo che scorrono facilmente nei nostri pensieri, instillando nell’ascoltatore pensieri e sensazioni molto duraturi. L’album è stato registrato preso l’Atomic Sound, uno studio della Brooklyn tanto cara ad Annie, in larga parte durante un lungo weekend con l’aiuto di Trina Hamlin (armonica, voci e percussioni), Chris Tarrow (chitarra e pedal steel), Chris Benelli (batteria) e Jason Mercer (basso e banjo), a cui solo successivamente si è aggiunta una piccola studio session con gli Abrams Brothers, che hanno apportato il loro contributo personale. Questa talentuosa cantautrice è stata scoperta dalla BBC Radio e ora viene non a caso comparata a grandi nomi come Lucinda Williams, John Prine, Allison Krauss, Willie Nelson, Gillian Welch, Bonnie Raitt, Emmylou Harris, Patty Griffin e molti altri. Questo album di canzoni tenere, ma allo stesso tempo crude e schiette è un imperdibile esempio delle grandi capacità come cantautrice di Annie Keating.

Annie KeatingMake Believing

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Da casa Double Scoop Records presentiamo un album di Ray Gelato, uno dei più rappresentativi esponenti del revival della musica dei grandi “entertainers” del passato con un album dove raccoglie i suoi brani originali. Una splendida collection corredata da 2 brani inediti “Get Off The Phone” e “Bar Italia”.

Ray Gelato& The GiantsOriginal Flavours (A Collection Of Originals)

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Da un’indipendente Americana, presentiamo il nuovo album del bluesman di Chicago“The Chief” Clearwater, nato nel 1935 in Mississippi e che non smette mai di stupirci con la sua chitarra mancina. “Soul Funky” è il nuovo album dal vivo durante il concerto at SPACE in Evanston, Illinois all’inizio di quest’anno con la sua band, sottolineando ancora una volta il motivo per cui è stato a lungo etichettato come uno dei più migliori chitarristi blues di Chicago. Special guest Billy Branch, Johnny Iguana, Roonie Baker Brooks. In regalo nella confezione un plettro ed in più tutti gli album sono autografati dallo stesso The Chief. Copie limitatissime!

Eddy ClearwaterSoul Funky

T R A C K L I S TThey Call Me the ChiefHypnotizedTo Old to Get MarriedGood Times Are ComingCame Up the Hard Way = Root To the FruitCool Blues WalkPlease Accept My LoveFind You a JobLonesome TownA Good Leavin' AloneSoul FunkyEnding Midnight GrooveB

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RICH HOPKINS & LUMINARIOSTombstone

CANADA, CODY & THE DEPARTED

HippieLovePunk

THE PARSON RED HEADSOrb Weaver

PARSONS THIBAUDEden

STONEY LARUEAviator

PAUL THORNToo Blessed to be

Stressed

MATTHEW RYANBoxers

Blue Rose RecordsFinest brand in handmade music

IRD International Record Distributionwww.ird.it • fb: www.ird.it/mipiace.htm

DISTRIBUZIONE:

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Abbiamo apprezzato questo talentuoso chitarrista vicentino già da “Unknown Legends” e per chi è riuscito a vederlo, ha duettato in tour con David Bromberg mostrando tutta la sua bravura. Questo nuovo lavoro è stato pensato e scritto interamente a quattro mani da Roberto Dalla Vecchia e Luca Francioso, che attraverso 10 brani inediti affrontano il delicato momento del risveglio, da qui il titolo. I due chitarristi hanno deciso di dare vita ad un progetto esclusivamente registrato dal vivo al True Colours Studio, per meglio conservare la dinamicità e l’interplay. Roberto utilizza la tecnica del flatpicking (chitarra acustica suonata con il plettro) e Francioso utilizza il flatpicking (con le dita) e le rispettive tecniche esecutive si rincorrono creando intrecci sonori ora dolci e malinconici, ora mossi e vivaci.

Roberto Dalla Vecchia& Luca FranciosoMorning Lights

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Rolf KuhnTimeless Circle

I Donauwellenreiter sono molto conosciuti nel centro Europa grazie alle loro molteplici partecipazioni a vari festival ma anche grazie al loro talento. Questo loro secondo album “Messei” è semplicemente incredibile, l’ispirazione melodica e l’atmosfera appropriata rendono reale i temi che il trio provvede comunque a fornire in abbondanza: l’emozionante e potente voce della cantante Maria Craffonara; il maestro Thomas Castanedo con la sua toccante melodia alle tastiere ed il fisarmonicista Nikola Zaric, compongono un particolare ensamble musicale dal sound unico. Per questo album si è unito alla band Jorg Mikula uno dei migliori batteristi d’Europa. “Messei” è un blend di diverse sfumature, adatto ad un pubblico che amano il tango, i cantautori, jazz, Folk, Balcan Pop, Klezmer, Latina, Minimal…

DonauwellenreiterMessei

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A partire dagli anni '60 Rolf Kühn ha pubblicato dischi per numerose etichette jazz, tra cui la Intuition per ben sette anni (1994-2001). In questo nuovo album Kühn ha scelto tra gli album della sua carriera i 14 brani che preferisce per poterli riproporre, rimasterizzati dal famoso Klaus Scheuermann, in questo nuovo disco, “Timeless Circle”. Le canzoni brillano di un nuovo e rinnovato splendore e ci trasmettono un particolare piacere all’ascolto. Un'atmosfera densa, ma una sostanza trasparente e cristallina: un tale sguardo all’universo sonoro di Rolf Kühn è certamente un validissimo motivo per cui vale la pena ascoltare questa collezione. Immancabili in questo album sono gli incontri con brillanti stelle del jazz come Buddy DeFranco o Michael Brecker e Ornette Coleman, Albert Mangelsdorff e Lee Konitz, Chuck Loeb e Martial Solal, fino a Peter Erskine, Wolfgang Haffner e molti altri. E naturalmente, la ciliegina sulla torta: il giovane fratello di 14 anni più giovane, il talentuoso pianista Joachim Kühn, con il quale, oltre alla relazione familiare, ha uno stretto rapporto musicale che si traduce in emozionanti sessioni e concerti.J

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Tramutare in musica un avvenimento: Felice Clemente, con “6:35 AM”, ci è riuscito. Non stiamo parlando, infatti, solo del titolo di un album, ma anche uno dei momenti più importanti della vita di Felice Clemente, ovvero l’orario della nascita della figlia. Con la magnifica ritmica di Paolino Dalla Porta al contrabbasso, Massimo Manzi alla batteria e la partecipazione speciale di Daniele Di Gregorio (marimba e vibrafono) “6:35 AM” si inserisce nella tradizione dei grandi trio jazz piano less e gli ascoltatori saranno colpito dalla sintonia che si instaura tra questi artisti sin dalla prima nota. Nonostante una carriera di ben dieci album alle spalle, “6:35 AM” è un album che rappresenta la volontà di andare oltre, di fare qualcosa di diverso che tocchi le corde più sensibili dell'ascoltatore, attraverso la cantabilità e la liricità della melodia, supportate dalla varietà timbrica e ritmica. Sonorità diverse, più libere e flessibili, rese possibili grazie alla scelta di musicisti di estrema sensibilità che suonano in armonia e trasmettono all’ascoltatore una musica molto autentica, onesta ed energica, che passa da momenti molto concitati d’improvvisazione collettiva totale ad altri di estrema delicatezza.

Felice Clemente Trio6:35 AM

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Gruppo composto da 17 musicisti appassionati riuniti attorno ad una stessa partizione musicale, coadiuvati dal grande Grégoire Gensse e hanno lo scopo di portare la musica ai suoi limiti estremi. Fondata su un jazz energico e ben padroneggiato, la Very Big Experimental Toubifri Orchestra è una fantastica fusione di generi, un malstrom indefinito ispirato ai mandala ciclici del gamelan balinesi in cui non mancano, però, accenti di musica pop. Un album pieno di giochi musicali che esplorano la ricchezza dei timbri, la spazializzazione dei suoni e l’energia degli strumenti. Una perfetta fusione di generi per uno stile semplicemente inclassificabile! The Very Big Experimental Toubifri Orchestra è composta da una grande ensemble di: due batterie, un vibrafono, una varietà di ottoni e di chitarra elettrica, tutto segnato da un percorso personale e di improvvisazione collettiva: in poche parole un capolavoro!

The Very Big Experimental Toubifri OrchestraWaiting in the Toaster

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Dopo lo splendido esordio nel 2012 con il CD + DVD “Why Note”, e le sue passate esperienze con il “Django Memory Quartet, riecco questo chitarrista francese, figlio d’arte (il padre è il famosissimo Romane) al secondo album per la Label Bleu. Nella musica di “Groove Story” sottolineiamo il tocco personale e moderno di Manetti. Il suo universo musicale, che collochiamo tra il jazz ed il funk con un inconfondibile profumo di jazz manouche, unisce modernità a tradizione come pochi altri sono riusciti a fare affrontando l’immenso patrimonio musicale lasciatoci da Django. Feat. Jean-Marc Jafet (basso), Fred D’Oelsnitz (piano, Fender Rhodes), Yoann Serra (batteria), Stephane Guillaume (saxs). Con la partecipazione in alcuni brani di: Didier Lockwood e Cedric Le Donne.

Richard ManettiGroove Story

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Ristampa dell’album del 1987. Feat. Mino Cinelu, Jack DeJohnette, Jean-Francois Jenny Clark, Dave Liebman, Harry Pepl.

Michel PortalMen’s Land

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Ristampa ormai introvabile del 1991. Feat Henri Texier (contrabbasso), Alain Jean-Marie (piano), e Aldo Romano (batteria).

Henri Texier TrioThe Scene is Clean

Album del 1986 per questo pianista e contrabbassista precoce. Con la partecipazione di Joe Lovano, Louis Sclavis, Philippe Deschepper e

Jacques Mahieux.

Henri Texier QuartetInvites Joe Lovano

Paris-Batignolles

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ATTESER ISTA MPE!

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Dopo decenni il musicista e produttore Swamp Dogg torna sulle scene musicali e lo fa in grande stile, con questo album, “The White Man Made Me Do It”. Nelle 14 tracce dell’album, alle quali collaborano artisti di prim’ordine, Swamp Dogg riprende il sound delle sue registrazioni cult degli anni Settanta. “The White Man Made Me Do It” mescola il classico groove del sul del Sud, R&B, soul e funky, con testi struggenti e precisi, che riflettono sulla razza, l'amore e il denaro. Come al solito Swamp dimostra il suo senso dell'umorismo selvaggio e la sua avversione istintiva per l’ipocrisia. All’interno della confezione troverete 1 dollaro americano originale inserito dallo stesso Swamp Dogg.

Swamp DoggThe White Man Mad Me Do It

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The White Man Made Me Do ItLying Lying Lying WomanHey RenaeYou Send MeLet Me Be WrongYour Cash Ain't Nothing But TrashI'm So HappyThat's What Lonesome IsYeah Yeah YeahCan Anybody Tell Me Where Is SlySmokey Joe's CafeLight a Candle Ring a BellPrejudice Is Alive and WellIf That Aint the Blues...

Da casa Ultra Sound, presentiamo un nuovo omaggio a Satchmo, Louis Armstrong, il papà del jazz. Un omaggio al mondo del jazz tradizionale e a quella generazione di musicisti milanesi che inventarono le prime jazz band in Italia di cui la famiglia Bagnoli è tra le pioniere nel dopoguerra. Un omaggio al passato ma con un sound attuale, non filologico, senza paletti. Jazz senza frontiere, ancorato al passato che ci guida nel futuro, sempre. Feat. Francesco Patti (sax), Gianluca Di Ienno (Hammond) e Bagnoli alla batteria.

Stefano BagnoliOther Side TrioTo Satchmo

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Il Terlingo Sacchi Bues Quintet è il nuovo progetto di Paolo Terlingo (voce e chitarra) e Andrea “Slim” Sacchi (armonica). Lo scopo è quello di attingere a piene mani dalla “musica del diavolo” di fine anni Sessanta. A completare questa affiatatissima formazione troviamo Alessandro Bernini al pianoforte, Giammarco “Jimmi” Straniero al contrabbasso, Alessandro Ferrari alla batteria e Stefano Bergonzi alla chitarra. Registrato per la casa Ultra Sound Records di Pavia questo disco, “Freshman”, ci porta dentro questo sound con sette brani eccellenti e inediti.

Terlingo Sacchi Blues QuintetFreshmen

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Dopo “Goodnight to the Bucket” del 2013, Marcello Milanese torna con un disco one man band più introverso e dalle atmosfere più acustiche: “Leaves The Time That Finds”. La tracklist comprende 12 canzoni: due brani classici, uno della tradizione gospel e l’altro tratto dalla tradizione irlandese, e due cover più moderne scritte dal chitarrista rock blues Walter Trout e Zakk Wylde. Proprio nella cover di Wylde, Marcello ospita, in questo disco, Marshall Miller, chitarrista Blues di Kansas City. I brani inediti passano dal Blues più viscerale allo stile più anni 30 alle atmosfere più notturne e cupe in “Hide the night” e quelle più romantiche come in “Ice Castle”: gli argomenti sono quelli cari al songwriting di Milanese: l'amore, la perdita e il distacco, le difficoltà economiche e la speranza di un futuro migliore.

Marcello MilaneseLeaves The Time That Finds(Kitchen Session Vol. 2)

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SR I E P I L O G O N U O V E U S C I T E

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Locomotive Man, Pt. 1-2Johnny And MagSong For MAnnaGot The BluesThoreauLocomotive Man, Pt. 3

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Cantante professionista e docente di canto da otre 10 anni, dopo aver studiato chitarra e pianoforte e aver frequentato i corsi jazz del Conservatorio “G. Verdi” di Como , si è dedicata totalmente alla professione artistica. È laureata in Sociologia. Ha collaborato con diversi artisti del panorama musicale italiano come Fabio Treves, James Thompson, Beppe Caruso, Max Marcolini, Mario Schilirò, Alberto Mandarini, Diego Mascherpa, Kimberly Covington, Paolo Milanesi, Marco Greco e molti altri... In studio ha collaborato con la Level42, piccola etichetta piacentina, e soprattutto con l’Auditoria Records di Antonio “Aki” Chindamo con cui ha scritto, arrangiato e prodotto il suo primo album che si intitola “Soul Together”. Il disco è un omaggio alla Musica Soul della Motown e non solo, contiene inoltre alcuni brani inediti scritti e arrangiati da Sarah. Nel 2014 collabora in qualità di backing vocal nel disco di Fabrizio Poggi e i Chicken Mambo “Spaghetti Juke Joint” duettando con Fabrizio. Attiva anche in collaborazioni teatrali come cantante e attrice con la compagnia Omicron, il Teatro Periferico di Cassano Valcuvia (portando in scena lo spettacolo "Solo Blues") e la Cooperativa AttivaMente di Como. Dal disco “Soul Together” ha preso il via il relativo progetto live "SoulTogether Band " attivo sulla scena musicale milanese e limitrofa, che comprende una formazione fino a 9 elementi (fiati e coristi compresi).S

OU

L

Questo progetto nasce dall'unione di 3 giovani e talentuosi musicisti che ritrovano le proprie radici nel la Black Music. La volontà dei 3 è quella di offrire un progetto musicale di alta qualità presentando brani originali, e alcuni standard del Blues e del Soul profondamente riarrangiate. La Band ha un beat molto moderno, il sound, prettamente Blues prende forti sfumature Soul e RnB. Lo spettacolo è di grande impatto e mette in risalto le doti creative dei tre musicisti. Il Trio, ha già partecipato a numerosi Festival Blues Italiani e si è esibito in alcuni dei più prestigiosi Teatri e Club del territorio. Votato dai critici come “uno dei progetti Blues moderni più interessanti del panorama artistico italiano” “ Il Giornale”, nel l’Ottobre 2013 il Trio partecipa allo European Blues Challenge insieme ai nomi più prestigiosi del Blues italiano. Nel dicembre 2013 il Trio produce il suo primo album “Colours”, album composto per intero di soli brani originali, realizzato con una scrupolosa ricerca dei suoni. Il disco propone i diversi sapori del Blues tradizionale e del Soul più moderno offrendo sempre un sound molto coerente in linea con l’animo creativo dei tre musicisti.

Ettore Cappelletti TrioColours

Sarah Cappelletti Soul Together

RO

CK

-B

LU

ES

R I E P I L O G O N U O V E U S C I T E

AlessandroBattistini

La rosatatuta

paolo bonfanti

IRD International Record Distributionwww.ird.it • fb: www.ird.it/mipiace.htm

www.clubdemusique.com

DISTRIBUZIONE:

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Qualcuno una volta ha detto che con la voce che si ritrova Greg Brown potrebbe leggere anche la rubrica telefonica e potremmo stare ad ascoltarlo per ore. Una voce calda, profonda, sensuale e un songbook di canzoni meravigli-ose che lo hanno reso uno dei più grandi storyteller del Midwest di sempre, insieme a John Prine e Bob Dylan. Originario dell’Iowa, Greg Brown è sulle scene da quarant’anni e ha realizzato più di trenta dischi, quasi tutti per la Red House Records, che lui stesso fondò nel 1983 insieme a Bob Feldman. Noi della IRD abbiamo un lungo rapporto di distribuzione in esclusiva con la Red House e per scrivere questo approfondimento su Greg Brown in occasione del suo imminente tour Italiano mi sono addentrato tra gli scaffali del nostro magazzino fino a raggiun-gere l’ampia sezione dedicata all’etichetta dell’Iowa. È stato emozionante far riemergere perle straordinarie e ripercorrere la sua lunga carriera a cominciare da 44&66 (1980) e Iowa Waltz (1981), ristampato e rimasterizzato di recente dalla Red House. Un contrabbasso a tenere il tempo e le chitarre acustiche che si incrociano col mandolino e l’armonica di Dave Moore e a volte una voce femminile sullo sfondo come in Ring Around the Moon. People Hide Their Love è jazzata intorno al suono di un clarinetto e ci riporta al primo Tom Waits. Greg Brown mostra fin da subito di sapersi muovere con disinvoltura attraverso diversi generi musicali. La matrice è folk, ma ci sono anche tanto blues, jazz, country e una costante evoluzione dal mondo rurale a quello urbano che avrà il suo apice nello spendido album

Covenant (2000). One More Goodnight Kiss (1988) si apre con l’omonima ballad sulle note del pianoforte di Radoslav Lorkvovic, musicista che abbiamo apprezzato sia dal vivo in Italia sia nei dischi di grandi songwriters come Richard Shindell e Jimmy LaFave. Questo album contiene canzoni destinate a diventare classici come I say a little prayer, Canned Goods e la struggente Our Little Town. L’anno successivo viene alla luce One Big Town. La piccola città di campagna si fa grande, si espande. Si alzano grattacieli e insegne luminose, il clarino viene sostituito dal sax, c’è una batteria a tenere il tempo e la chitarra acustica lascia spazio all’elettrica. Fa il suo ingresso Bo Ramsey, che porterà un contributo fondamen-tale alla musica di Greg Brown e il cui suono vedremo maturare di album in album fino a raggiungere uno stile così personale da cattura-re l’attenzione di personaggi come Lucinda Williams e Mark Knopfler. Lucinda lo vuole su Essence, uno dei suoi dischi più belli, e bastano due note di chitarra per accorgersi chi la stia suonando, così come per Ghost Repeater di Jeffrey Foucault di cui Bo è anche produt-tore. Down in there (1990) è un capolavoro e completa questo viaggio esistenziale dell’artista. Le chitarre acustiche ritrovano spazio, Radoslav apre il mantice della fisarmonica e Bo ricama note con la sua elettrica. “Down in there è una strada di fango, erbacce e macchie di cedro rosso nei fossati, spugnole in primavera, cervi e tacchini selvatici… di tanto in tanto vedo ancora una giovane coppia con due o tre figli nel loro pick up lasciare la città e rifugiarsi tra le colline”. Questo album è un

Greg BrownLa Voce del Midwest

tributo alla sua terra, alle sue radici, con la consapevolezza del cambiamento. Brown cita Hank Williams e sua nonna che scriveva poesie e gli faceva imparare vecchi traditionals irlandesi. Sua madre suonava la chitarra elettrica, suo nonno il banjo e il padre era un predicatore. Greg è cresciuto circondato dai libri e dalla musica. Gospel, inni, musica classica, hillibilly, il primo rock’n’roll, il country e il blues, tutti cucinati a fuoco lento… La canzone manifes-to del disco è Worrisome years con un fiddle sugli scudi e lo splendido controcanto di Shawn Colvin. Sono anni molto ispirati e nel 1992 firma un altro capolavoro: Dream Cafè che contiene canzoni come The Sleeper, I Don’t Know That Guy, Spring Wind, Nice When It Rain, Laughing River. The Poet Game (1994) è un altro gioellino a partire dalla bluesy Boomtown. La title track The Poet Game è un valzer suntuoso, Lately sembra costruita per mettere in evidenza l’insupera-bile voce di Greg Brown e la languida chitarra di Bo Ramsey e Driftless è una emozionante preghiera personale. Further In (1996) è uno dei suoi dischi più belli, con un suono pieno dove alle chitarre, oltre al fido Bo Ramsey, troviamo anche Kelley Joe Phelps. E poi ci sono brani indimenticabili come Small Dark Movie, Two Little Feat, China, If You Don’t Get It At Home, Not High e soprattutto Where is Maria i cui versi iniziali valgono tutto il disco: “c'è una camicia sudata gettata su una sedia / una vecchia foto di Anna Magnani in biancheria intima / c'è un vecchio cane che abbaia alla luna nuova / e un cartello ad ogni finestra che dice torniamo presto”.

Solo un anno più tardo esce Slant 6 Mind che prosegue il sodalizio col tandem Ramsey / Phelps. Il suono si fa ancora più rurale, fangoso, le chitarre di questi due fuoriclasse giocano con l’armonica di Dave Moore intorno alla voce di Greg e il disco viene candidato ai Grammy oltre a ricevere quattro stelle dal magazine Rolling Stone. Nel 2000 Covenant viene accolto come “miglior album di folk contemporaneo”. La produzione è affidata a Bo Ramsey che trova la formula perfetta per bilanciare elettrico e acustico, chiaro e scuro e costruire un tappeto sonoro che avvolge la voce di Greg che arriva dritta al cuore degli ascoltatori. Un disco semplice e potente, con canzoni di spessore come ‘Cept You & Me Babe, la visionaria Rexroth’s Daughter, ripresa anche da Joan Baez in uno dei suoi dischi più belli, la metropolitana Real Gone Friend, Waiting on you, Lullaby, la sensuale Blue Car, Walking Daddy, dove è impossibile non lasciarsi andare a tenere il tempo con il piede fin dal suo incipit. Covenant è un disco fonda-mentale e a chi non conoscesse Greg Brown suggeriremmo di cominciare proprio da qui. Segui-ranno altri dischi di altissimo livello come Milk of the Moon (2002), The Evening Call (2006) e perfino un tributo tutto al femminile con Lucinda Williams, Ani DiFranco, Gillian Welch e la sua attuale moglie Iris DeMent, intitolato Going Driftless (2002). Lasciatevi innamorare di questo songwriter e della sua voce inconfondibile. Vi aspettiamo ai suoi concerti in Italia e vi ricordiamo che quasi tutti i dischi di Greg Brown sono disponi-bili nel catalogo di IRD.

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Qualcuno una volta ha detto che con la voce che si ritrova Greg Brown potrebbe leggere anche la rubrica telefonica e potremmo stare ad ascoltarlo per ore. Una voce calda, profonda, sensuale e un songbook di canzoni meravigli-ose che lo hanno reso uno dei più grandi storyteller del Midwest di sempre, insieme a John Prine e Bob Dylan. Originario dell’Iowa, Greg Brown è sulle scene da quarant’anni e ha realizzato più di trenta dischi, quasi tutti per la Red House Records, che lui stesso fondò nel 1983 insieme a Bob Feldman. Noi della IRD abbiamo un lungo rapporto di distribuzione in esclusiva con la Red House e per scrivere questo approfondimento su Greg Brown in occasione del suo imminente tour Italiano mi sono addentrato tra gli scaffali del nostro magazzino fino a raggiun-gere l’ampia sezione dedicata all’etichetta dell’Iowa. È stato emozionante far riemergere perle straordinarie e ripercorrere la sua lunga carriera a cominciare da 44&66 (1980) e Iowa Waltz (1981), ristampato e rimasterizzato di recente dalla Red House. Un contrabbasso a tenere il tempo e le chitarre acustiche che si incrociano col mandolino e l’armonica di Dave Moore e a volte una voce femminile sullo sfondo come in Ring Around the Moon. People Hide Their Love è jazzata intorno al suono di un clarinetto e ci riporta al primo Tom Waits. Greg Brown mostra fin da subito di sapersi muovere con disinvoltura attraverso diversi generi musicali. La matrice è folk, ma ci sono anche tanto blues, jazz, country e una costante evoluzione dal mondo rurale a quello urbano che avrà il suo apice nello spendido album

Covenant (2000). One More Goodnight Kiss (1988) si apre con l’omonima ballad sulle note del pianoforte di Radoslav Lorkvovic, musicista che abbiamo apprezzato sia dal vivo in Italia sia nei dischi di grandi songwriters come Richard Shindell e Jimmy LaFave. Questo album contiene canzoni destinate a diventare classici come I say a little prayer, Canned Goods e la struggente Our Little Town. L’anno successivo viene alla luce One Big Town. La piccola città di campagna si fa grande, si espande. Si alzano grattacieli e insegne luminose, il clarino viene sostituito dal sax, c’è una batteria a tenere il tempo e la chitarra acustica lascia spazio all’elettrica. Fa il suo ingresso Bo Ramsey, che porterà un contributo fondamen-tale alla musica di Greg Brown e il cui suono vedremo maturare di album in album fino a raggiungere uno stile così personale da cattura-re l’attenzione di personaggi come Lucinda Williams e Mark Knopfler. Lucinda lo vuole su Essence, uno dei suoi dischi più belli, e bastano due note di chitarra per accorgersi chi la stia suonando, così come per Ghost Repeater di Jeffrey Foucault di cui Bo è anche produt-tore. Down in there (1990) è un capolavoro e completa questo viaggio esistenziale dell’artista. Le chitarre acustiche ritrovano spazio, Radoslav apre il mantice della fisarmonica e Bo ricama note con la sua elettrica. “Down in there è una strada di fango, erbacce e macchie di cedro rosso nei fossati, spugnole in primavera, cervi e tacchini selvatici… di tanto in tanto vedo ancora una giovane coppia con due o tre figli nel loro pick up lasciare la città e rifugiarsi tra le colline”. Questo album è un

tributo alla sua terra, alle sue radici, con la consapevolezza del cambiamento. Brown cita Hank Williams e sua nonna che scriveva poesie e gli faceva imparare vecchi traditionals irlandesi. Sua madre suonava la chitarra elettrica, suo nonno il banjo e il padre era un predicatore. Greg è cresciuto circondato dai libri e dalla musica. Gospel, inni, musica classica, hillibilly, il primo rock’n’roll, il country e il blues, tutti cucinati a fuoco lento… La canzone manifes-to del disco è Worrisome years con un fiddle sugli scudi e lo splendido controcanto di Shawn Colvin. Sono anni molto ispirati e nel 1992 firma un altro capolavoro: Dream Cafè che contiene canzoni come The Sleeper, I Don’t Know That Guy, Spring Wind, Nice When It Rain, Laughing River. The Poet Game (1994) è un altro gioellino a partire dalla bluesy Boomtown. La title track The Poet Game è un valzer suntuoso, Lately sembra costruita per mettere in evidenza l’insupera-bile voce di Greg Brown e la languida chitarra di Bo Ramsey e Driftless è una emozionante preghiera personale. Further In (1996) è uno dei suoi dischi più belli, con un suono pieno dove alle chitarre, oltre al fido Bo Ramsey, troviamo anche Kelley Joe Phelps. E poi ci sono brani indimenticabili come Small Dark Movie, Two Little Feat, China, If You Don’t Get It At Home, Not High e soprattutto Where is Maria i cui versi iniziali valgono tutto il disco: “c'è una camicia sudata gettata su una sedia / una vecchia foto di Anna Magnani in biancheria intima / c'è un vecchio cane che abbaia alla luna nuova / e un cartello ad ogni finestra che dice torniamo presto”.

Solo un anno più tardo esce Slant 6 Mind che prosegue il sodalizio col tandem Ramsey / Phelps. Il suono si fa ancora più rurale, fangoso, le chitarre di questi due fuoriclasse giocano con l’armonica di Dave Moore intorno alla voce di Greg e il disco viene candidato ai Grammy oltre a ricevere quattro stelle dal magazine Rolling Stone. Nel 2000 Covenant viene accolto come “miglior album di folk contemporaneo”. La produzione è affidata a Bo Ramsey che trova la formula perfetta per bilanciare elettrico e acustico, chiaro e scuro e costruire un tappeto sonoro che avvolge la voce di Greg che arriva dritta al cuore degli ascoltatori. Un disco semplice e potente, con canzoni di spessore come ‘Cept You & Me Babe, la visionaria Rexroth’s Daughter, ripresa anche da Joan Baez in uno dei suoi dischi più belli, la metropolitana Real Gone Friend, Waiting on you, Lullaby, la sensuale Blue Car, Walking Daddy, dove è impossibile non lasciarsi andare a tenere il tempo con il piede fin dal suo incipit. Covenant è un disco fonda-mentale e a chi non conoscesse Greg Brown suggeriremmo di cominciare proprio da qui. Segui-ranno altri dischi di altissimo livello come Milk of the Moon (2002), The Evening Call (2006) e perfino un tributo tutto al femminile con Lucinda Williams, Ani DiFranco, Gillian Welch e la sua attuale moglie Iris DeMent, intitolato Going Driftless (2002). Lasciatevi innamorare di questo songwriter e della sua voce inconfondibile. Vi aspettiamo ai suoi concerti in Italia e vi ricordiamo che quasi tutti i dischi di Greg Brown sono disponi-bili nel catalogo di IRD.

S P E C I A L E G R E G B R O W N

30/1 TORINO - FOLK CLUB

31/1 MONTEROTONDO MARITTIMO (GR) - TEATRO DEL CILIEGIO

1/2 LUGAGNANO DI SONA (VR) - IL GIARDINO

2/2 CANTU’ (CO) - 1e35 CIRCAItalianTour

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Uno dei primi titoli della Philology, registrato nel dicembre 1988 come Blew (Philology W 26-2), album che vedeva in campo Lee Konitz con lo Space Jazz Trio di Enrico Pieranunzi. In Solitudes, invece, il sassofonista americano e il pianista romano dialogano ad armi pari sullo sfondo di una copiosa manciata di standard (ad eccezione dell’omaggio a Chet Baker, all’epoca scomparso da poco). Immancabile in scaletta il brano di Duke Ellington che ha ispirato il titolo dell’album: una delle tante gemme di un disco dedicato da Pieranunzi a suo padre, “che quando ero bambino mi ha nutrito con brani come quelli qui contenuti e che mi ha insegnato, attraverso essi, ad amare la tradizione del jazz”.

Il Sax Avventuroso di

Lee KonitzQuando il produttore Paolo Piangiarelli ideò nel 1987 la sua creatura, le impresse nel marchio il nome di uno dei suoi grandi amori musicali, Phil Woods. Ma nel

vastissimo catalogo della Philology ha trovato subito ampio spazio anche un altro fuoriclasse del sax alto: Lee Konitz. Autorevole esponente del cool jazz, allievo di Lennie Tristano che fu maître a penser di quella importante corrente stilistica, Lee Konitz (classe 1927) ha esplorato nell’arco della sua lunghissima carriera molteplici aree dell’espressività jazzistica, sospinto da quello spirito di avventura che mai lo ha abbandonato. In particolare, ha indagato innumerevoli volte lo stimolante terreno del dialogo a due voci strumentali, come attesta anche la sua ampia produzione per la stessa Philology.

Non solo standard americani: anche le melodie di casa nostra hanno affascinato Lee Konitz, uno che sa far cantare il proprio strumento come pochi altri. Con al suo fianco un pianista di notevole profondità come Stefano Battaglia, Konitz interpreta nell’occasione brani che hanno fatto la storia della “musica leggera” italiana. Nell’album ci sono canzoni che fanno parte dell’album dei ricordi di tutti noi, restituite dai due jazzmen in una nuova, seducente veste. In “Prologue” ed “Epilogue” il sassofonista introduce e riassume in completa solitudine il tema di questa bella incisione. E, in una sorta di appendice, Battaglia si cimenta con “Arrivederci” di Umberto Bindi. Registrazione del 1993.

Lee Konitz, Stefano BattagliaItalian Ballads Vol. 1: Parlami d’amore Mariù

T R A C K L I S TPrologueLe Tue ManiIo E Te da SoliParlami d'Amore Mariu'O Sole MioTorneraiMi Sono Innamorato Di TeTi Voglio Tanto BeneMa l'Amore NoIl PoetaMaiNon DimenticarIl Tuo AmoreEpilogueArrivederciJ

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Registrato dal vivo pochi giorni dopo il duetto con Enrico Pieranunzi, 12 Gershwin in 12 Keys evidenzia nel titolo i suoi sorprendenti contenuti: 12 composizioni di George Gershwin suonate in altrettante tonalità. Una sorta di sfida decisa al tavolo di un ristorante un’ora prima dell’inizio del concerto tenuto il 12 dicembre 1988 al Teatro Astra di Vicenza. Una performance memorabile, e per questo motivo documentata su disco. Sempre per la Philology, Lee Konitz e Franco D’Andrea si ritroveranno anni dopo (in uno studio milanese) per affrontare il songbook di Richard Rodgers, firmando con Inside Rodgers (W 153.2) un altro importante capitolo della loro collaborazione.

Lee Konitz, Franco D’Andrea12 Gershwin in 12 Keys

T R A C K L I S TThe Man I LoveFashinating RhythmOur Love is Here to Stay‘S WonderfulLady Be GoodA Foggy DayBut Not For MeSomeone to Watch Over MeSummertimeLove Walked InEmbraceable YouI Got RhythmJ

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Lee Konitz, Enrico PieranunziSolitudes

T R A C K L I S THow High the MoonEmbraceable YouWhen I Fall in LoveI Should CareThe Shadow of your SmileAutumn LeavesDon’t Blame MeSolitudeMy Old FlameThe Touch of your LipsChetIt Might as Well be SpringMy Old Flame (II)Don’t Blame Me (II)Don’t Blame Me (III)J

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L’idea di questo lavoro sulla musica di Wayne Shorter, uno dei massimi compositori del jazz di tutti i tempi, spetta a Claudio Fasoli, grande estimatore dell’illustre collega di strumento, nonché dello stesso Konitz. Fasoli (al sax tenore e al soprano) e lo storico contraltista si sono ritrovati tra le mura di uno di registrazione milanese nel pomeriggio dell’11 novembre 2006; con loro c’erano Paolo Birro (pianoforte), Ares Tavolazzi (contrabbasso) e Stefano Bagnoli (batteria). La scaletta del CD propone alcuni dei brani più noti e belli di Shorter: menzione speciale meritano “Footprints” e “Nefertiti”, concepiti dal musicista di Newark all’epoca della sua fortunata partnership con Miles Davis.

Lee Konitz, Claudio FasoliInfant Eyes (The Music of Wayne Shorter)

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Phil Woods e Lee Konitz magnificamente insieme nell’ultimo dei quattro CD registrati dal vivo nel 2003 a Umbria Jazz: i brani raccolti presentano diverse combinazioni, inclusi intensi duetti fra questi due maestri del sax alto. In “My Old Flame” Woods siede al pianoforte, cosa che Konitz fa a sua volta in “Free With Phil & Lee”. In “Everything Happens To Me” Konitz è coadiuvato da Stefano Bollani, mentre in “In Walked Bud” di Thelonious Monk sono di scena Woods e Franco D’Andrea. “I Remember You” vede in azione il solo Konitz, che passa il testimone al collega di strumento in “Cherokee”. Un disco che mette a confronto due fra le più grandi scuole sassofonistiche del jazz.

Phil Woods, Lee KonitzPhil & Lee: Two Brothers In Three Flats

T R A C K L I S T

Alone TogetherJust FriendsMy Old FlameAlone TogetherScattin' With Phil & LeeI Remember YouCherokeeEverything Happens to MeIn Walked BudDonna LeeFree With Phil & Lee

T R A C K L I S T

Infant EyesBlack NileNefertitiFootprintsWild FlowerVirgoESP

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Un’altra impresa da incorniciare. Un autoritratto dal significato particolare: Self Portrait è stato infatti registrato e pubblicato nel 1997, in concomitanza con il settantesimo compleanno del suo artefice. Lee Konitz si era cimentato con la solo performance nel 1974 (Lone Lee, su SteepleChase, distribuzione italiana IRD), ma nel caso di questo disco è andato molto oltre: qui, il sassofonista dialoga con se stesso moltiplicando la propria voce strumentale due, tre, quattro volte. Emblematica è, in tal senso, la ripresa da parte di Konitz della sua più celebre composizione, “Subconscious Lee”, suonata appunto prima one line e poi, via via, fino a four lines. Un disco che non è esagerato definire un capolavoro.

Lee KonitzSelf Portrait T R A C K L I S T

Kary's TranceDearly BelovedThe Song Is YouSelf Portrait in BluesSubconscious LeeThe Way You Look Tonight Riffin'With Every Breath I Take CherokeeBack and ForthJ

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Lee Konitz dal vivo al club La Palma di Roma, da due concerti in ricordo di Chet Baker tenuti il 5 e il 6 dicembre 1998, con Stefano Bollani al pianoforte, Pietro Ciancaglini al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria. Un Konitz particolarmente lirico, persino struggente, proprio in memoria del vecchio amico, tragicamente scomparso dieci anni prima. Bollani non era ancora la star di oggi, ma già accompagnatore e solista maturo, capace di dialogare allo stesso livello con l’illustre jazzman d’oltre oceano: si ascolti, in proposito, “My Funny Valentine”, suonata in larga parte dal sassofonista e dal pianista senza il sostegno dei due ritmi.

Lee KonitzTender Lee - For Chet T R A C K L I S T

Blues for ChetMy Funny ValentineJust FriendsIt Could Happen to YouBut Not for MeWhat's New?I'll Remember April

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Sulla scena sin dagli anni sessanta, quando faceva parte del Sir Douglas Quintet. Ha inciso quasi venti dischi a suo nome ed ha suonato con tantissimi musicisti di valore, da Dylan a Waits, per nominarne alcuni. Questo suo nuovo lavoro, tra rock, country e musica messicana, raccoglie una serie di canzoni scritte tra il 1981 ed il 2007, ma messe su disco solo ora. Bentornato Augie.

Augie MeyersSanta Fe

T R A C K L I S TSanta FeSomething's WrongCrazy HeartBorrow Me Some MoneyDreaming OnCounting Drops of RainCame Into My LifeGod Gave You to MeNever Thought I'd Ever Fall in Love AgainJoints Really JumpingI Did, You DidR

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Rompere gli schemi, far entrare nelle trame della musica popolare salentina una ventata elettronica e visionaria, declinare al contemporaneo (con uno sguardo sul futuro) una storia di lotte, di terra, di passioni, di danze frenetiche. Facendo entrare in una connessione vibrante, come mai era successo sino a ora, le radici e la tecnologia. Il risultato è “Psychedelic Trance Tarantella”, come recita il titolo del nuovo disco dei Kalàscima, un’opera le cui passioni, la voglia instancabile di esplorare sono ben sintetizzati dall’immagine di copertina. Un tamburo digitale collegato direttamente a un amplificatore che esalta, manipola, distorce la tradizione. Un “tradimento”, quello realizzato dai Kalàscima che finalmente porta la musica popolare salentina fuori dal pantano del revival e delle ballate nell’aia, lontano da una asettica cartolina turistica che ha trasformato in stereotipo un territorio e l’energia del suo passato. “Psychedelic Trance Tarantella” è un disco che sperimenta un linguaggio universale dove la “tradizione” è filo sottile, labile, che unisce una molteplicità di significati che arrivano da tante fonti diverse. Come diverse, infinite, sono le suggestioni che quotidianamente cercano di sedurci. Ecco, i Kalàscima hanno pensato a una raccolta di canzoni che fanno da commento sonoro al nostro bisogno di psichedelia…

KalascimaPsychedelic Trance Tarantella

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Primo album pubblicato a livello nazionale di Rochelle, “Lilt”, uscito da casa Moonwatcher Records. Pieno zeppo di collaborazioni di musicisti famosi come Randall Bramblett (Steve Winwood / Widespread Panic), Sean O'Bryan Smith (Lady Antebellum/Billy Joel), Blair Shotts (Il Roots/Rhianna), Jeff Franzel (Shawn Colvin/Dianne Reeves) e prodotto dall’acclamato chitarrista/produttore Joe Taylor, questo album promette di offrire al resto del mondo quella carismatica e dinamica esperienza che è Rochelle Harper. Come i suoi molti fan lungo la costa del Golfo sanno già, Rochelle tesse un racconto nella migliore tradizione dei grandi narratori del Sud, cantando allo stesso tempo con il fuoco e la grazia di cui è capace.

Rochelle HarperLilt

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Il filo rosso che sottende il progetto di questo cd è un ideale quanto concreto tributo di compositori bianchi americani all’anima e alla cultura musicale dei neri, ispirati i primi da stilemi musicali di quest’ultimi. Sarebbe impensabile del resto eludere il fatto che la cultura musicale americana si sia formata nel corso del XX secolo sulla base di istanze sociali a volte drammatiche che proprio nella musica hanno trovato il conio di altre espressività. Il programma del quale fa parte questo cd è alquanto esplicativo di questa tradizione della musica americana comprendendo un arco di tempo che va dalla Rhapsody in blue di Gershwin ai brani di Mike Garson. Il cd si pregia poi del prezioso contributo di un grande musicista quale Enrico Pieranunzi. Feat. Maurizio D’alessandro (clarinetto), Massimiliano Caporale (piano), Guest: Massimo Di Rocco (batteria), Roberto Della Vecchia (contrabbasso), + un quintetto d’archi.J

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Maurizio D’Alessandroe Massimiliano CaporaleAmerica in Bianco e Nero

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Splendido box 4 cd 24 bit digital remastered, con libretto 36 pagine. Favoloso complete per il più grande musicista svedese della storia e non solo, uno dei migliori baritonisti al mondo. Feat. Sweden’s Top Jazzmen.4 cd.

Lars GullinComplete 1956 - 1960 Studio Recordings(Portrait of the Legendary Baritone Saxophonist)

Box 3 cd, tutti i 65 brani inclusi nei sei album usciti per la Prestige con splendido libretto di 36 pagine. Varie le formazioni in trio. Feat: Taylor La Fargue, Frank Isola, Addison Farmer, Nick Stabulas, Ronnie Free. Box 3 cd.

Mose AllisonComplete Prestige Recordings 1957 - 1959

Doppio cd con bonus track, registrazioni in studio a Hollywood e New York durante la guerra fredda. The Victor Feldman All Stars, Nat Adderley, Harold Land, Victor Feldman, Joe Zawinul, Bob Whitlock, Frank Butler, Carmell Jones, Herb Ellis, Bob Whitlock, Frank Butler, The Bill Crow-Phil Woods All Stars, Art Farmer, Bob Brookmeyer, Phil Woods, Zoot Sims, Nick Brignola. 2 cd.

Jazz Mission to Moscowplus Soviet Jazz Themes & Jazz al LibertyTop U.S. Jazzmen During The Cold War 1962 - 1963

Ristampa dell’album del 1961 con l’aggiunta di 2 bonus tracks. Feat. Spanky DeBrest e Eddie Campbell. Album di debutto su Roulette che comprende il brano “Soul Sister” un singolo di successo.

Harold CorbinSoul Brother(The Driving New Jazz Piano of…)

2 lp in 1 cd con l’aggiunta di 4 bonus tracks per questi due album del 1961-’62. Arrangements by Bill Finegan and Bob Brookmeyer. Feat. Nick Travis, Clark Terry, Bernie Leighton, Bill Finegan, Al Klink, Jim Hall, Art Davis, George Duvivier, Walter Perkins.

Carol SloaneOut Of The Blue + Live at 30th Street

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Da casa Fresh Sound, una nutrita serie di ristampe di classici prodotti da labels indipendenti e majors degli anni ’50 e ’60. Materiale rarissimo, nonché d’incredibile valore artistico, rivede la luce in cd per la gioia di collezionisti ed appassionati di tutto il mondo. Importantissima la masterizzazione in 24 BIT.

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Performer nella scena musicale come pianista, Guilherme Ribeiro ha anche suonato la fisarmonica per molti anni. Nato a Santos-SP, pianista, tastierista, fisarmonicista e compositore si è diplomato in pianoforte classico presso il Conservatorio Pio Xll, Universidade do Sagrado Coração in Bauru-SP e in musica jazz presso UNICAMP. Nel circuito jazz strumentale brasiliano, Guilherme Ribeiro si è esibito al fianco di Bob Waytt, Robertinho Silva, Nenê, Carlos Malta, Scape Big Band Jazz, Paulo Moura, Raul de Souza, e ha anche suonato con artisti come Roberto Menescal, Vanessa da Mata, Fabiana Cozza, Dominguinhos, Maria Alcina, Moraes Moreira, Tom Zé, Luiz Melodia, Marcos Valle, João Bosco, Dona Ivone Lara, Mariana Aydar. Come membro della band di CEUS e del trio dell'armonicista Gabriel Grossi, ha preso parte a tour come Circular BR Instrumental e in festival come Montreal Jazz Festival in Canada, Mare del Nord Jazz Festival in Olanda, JVC Jazz Festival a Parigi, Francia, Sfinks in Belgio e Coachella negli Stati Uniti. Ad oggi, come istruttore di musica, insegna pianoforte, contrappunto e jazz performance presso l'International University Souza Lima & Berklee e fisarmonica presso EMESP Tom Jobim, entrambe le scuole di musica si trovano nella città di São Paulo-Brasile. Feat. Michi Ruzitschka (acoustic guitar), Sidiel Vieira (bass), Pedro Ito (drums), Rubinho Antunes (trumpet), Gabriel Grossi (harmonica).

Guilherme Ribeiro Calmaria

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Lara è andata a ripescare il repertorio di Joni dagli anni 60 fino agli anni 80 e altro materiale sulla sua vita, la sua discografia. Un’artista a tutto tondo che è anche pittrice e Lara viene dal mondo delle arti visive. Un’artista che resta fedele prima di tutto a se stessa, nel lavoro e nella vita, che non teme il cambiamento, la contaminazione, che non teme di essere autentica con tutte le sfaccettature che questo comporta, rifiutando di avere un’unica e rassicurante maschera da mostrare al mondo e a chi le sta vicino. Insomma un’artista che riflette tanto di lei e delle cose in cui crede. E inoltre proprio Roberto Monti è un grande estimatore di Joni Mitchell, la reputa un’icona per i musicisti maschi della sua generazione, un miraggio di donna che oltre la bellezza sfodera talento vocale ma soprattutto letterario e musicale. Roberto aveva messo in piedi un duo con il chitarrista Fabio Casali, chitarra elettrica e chitarra acustica dunque, un musicista jazz e un musicista di formazione classica con una passione per il pop. A questo punto subentro Lara, una formazione nel teatro musicale e una fascinazione per la mescolanza tra il jazz e la canzone d’autore. Un trio trasversale per un repertorio trasversale spalmato nell’arco di vent’anni di storia della musica fra jazz, folk e pop. Il tutto condito da tre caratteristiche imprescindibili: groove, interplay e improvvisazione.

Lara Puglia Heart and Mind (Joni Mitchell Project)

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R I E P I L O G O N U O V E U S C I T E

IRD International Record Distributionwww.ird.it • fb: www.ird.it/mipiace.htm

DISTRIBUZIONE:

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Von Freemanuna leggenda del sax tenoreVon Freeman: una autentica leggenda del sassofono da riscoprire, grazie alla rinnovata disponibilità per l’Italia di alcuni suoi titoli pubblicati dalla Premonition. Nato a Chicago nel 1923 e scomparso quasi novantenne nel 2012, Von Freeman è passato alla storia come uno dei maggiori esponenti della scuola tenoristica moderna della Windy City, insieme a Gene Ammons, Johnny Griffin e Clifford Jordan. Dall’alto della sua poderosa voce strumentale e in virtù del suo carisma, ha esercitato un’importante influenza sulle generazioni successive di jazzisti chicagoani, inclusi gli esponenti della AACM (Association For The Advancements of Creative Musicians) e suo figlio Chico, anch’egli sassofonista di valore.

Altro titolo esplicativo dell’arte di Von Freeman, The Improvisor include registrazioni live effettuate a Chicago fra il dicembre 2001 e il gennaio dell’anno successivo. Tra i partner che si ascoltano a rotazione accanto al sassofonista ci sono il pianista Jason Moran, all’epoca talento in via di affermazione, il contrabbassista Mark Helias e il batterista Nasheet Waits. L’eloquio improvvisativo di Von Freeman è ovunque fluente e autorevole, raggiungendo elevate vette espressive in “What Is This Thing Called Love?” di Cole Porter e in “Blue Bossa” di Kenny Dorham. Ma anche nel resto dell’album non si può rimanere indifferenti al calore e alla carica comunicativa che il tenore di Freeman emana.

Von FreemanThe Improvisor T R A C K L I S T

Von IntroIf I Should Lose YouSki-WeeWhat Is This Thing Called Love?Darn That DreamBlue BossaBlues for BillieI Like the SunriseJ

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Registrato fra maggio e giugno del 2003, The Great Divide è un omaggio a Coleman Hawkins, Lester Young e Charlie Parker, cioè i grandi del sax che Von Freeman prese a modello nei suoi anni formativi. Un omaggio sincero e senza mai scivolare nel nostalgico: si ascolti, per esempio, “Never Fear Jazz Is Here”, dal titolo già di per sé emblematico e pezzo carico di swing ma con increspature nell’assolo di Freeman mutuate dal free. Eccellente la sezione ritmica, con Richard Wyands al pianoforte, Jon Webber al contrabbasso e alla batteria Jimmy Cobb, l’unico dei partecipanti alle mitiche session di Kind of Blue di Miles Davis ancora in vita. Una grande lezione di jazz!

Von FreemanThe Great Divide

T R A C K L I S T

You Ready?Be My LoveNever Fear Jazz Is HereThis Is AlwaysChant TimeEverybody Mellow?Blue PresDisorder at the BorderHard Hittin'Violets for Your FursJ

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Box composto da 2 CD audio e un DVD. Nei due CD sono riuniti brani tratti da quattro album registrati nell’arco del decennio 1996 - 2006, Live At The Dakota, The Improvisor, The Great Divide e Good Forever, più tre tracce inedite. In quest’arco di tempo Von Freeman, nonostante l’avanzare dell’età, ha mostrato una notevole vitalità creativa. Figlio della Swing Era, convertitosi al Be Bop e poi avvicinatosi alle avanguardie degli anni Sessanta (collaborò, fra l’altro, con Sun Ra), Von Freeman ha fatto poi tesoro di tutte queste esperienze e il risultato di questa sua sintesi espressiva si coglie proprio nelle incisioni per la Premonition. Il DVD racchiude una lunga intervista del 2002 con lo stesso Freeman e un documentario realizzato nel 2005.

Von FreemanThe Best of Von Freeman On Premonition

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Dopo molti album, soprattutto per la storica etichetta country-folk americana Philo, torna ad incidere per un’indipendente questo talentuoso songwriter di colore che ha più volte, in passato, collaborato con Ellis Paul. Questo nuovo album è caratterizzato dall’aiuto di un’immensa lista di ospiti che include musicisti come l’arpista e cantante Aine Minogue, le stars del bluegrass Darol Anger e Joe Walsh Jr, il sassofonista jazz Grace Kelly, il country-rocker Roy Sludge, ed il versatile chitarrista Kevin Barry. La verità e la caratteristica principale di questo artista talentuoso che sfacciatamente si mostra a tutto tondo in “Bad Dog Bufet”.

Vance GilbertBad Dog Buffet

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God Bless Everyone Nothing From YouOut The Way We Came InFirst RingKiss The Bad BoysFor EvelyneHoliday EmploymentGarden In WinterDecember 3rdUnfamiliar MoonSweet Potato Dove

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Emiliano Mazzoni pubblica per Gutenberg la seconda parte del suo diario di vita, scritto nella sua casa di Piandelagotti (Modena), sull’Appennino Emiliano, dove i rumori e la confusione della pianura vengono attutiti, sembrando molto più lontani di quanto siano in realtà. Registrato nello studio di casa, come il precedente (ma con missaggio, masterizzazione ed editing stavolta molto più accurati, effettuati ad un anno di distanza in altri studi d’incisione), “Cosa Ti Sciupa” si presenta come un progetto cantautorale nella forma più classica, ma in completa libertà di genere, avendo alla base l’appartenenza alla scena rock underground ed una strizzatina d’occhio ai grandi cantori folk-rock della scena internazionale, da Tom Waits a Leonard Cohen. Anche in questo suo secondo lavoro da leader, come il primo scarno e minimalista, voce e pianoforte sono al centro della sua musica, ma le chitarre e la batteria, molto più presenti e “quadrate” rivelano la presenza di un musicista dalle mani esperte qual è Luca Rossi (Üstmamò, Giovanni Lindo Ferretti). “Il titolo “Cosa Ti Sciupa” - confessa Emiliano Mazzoni - “vuol far uscire, in una dimensione di pensiero tra sé e sé, un come mai non ci si riesce. E’ un interrogativo senza punto di domanda, a metà strada tra una domanda ed un rovello, di un uomo che non sa capire come mai tanta splendenza cessi di splendere sciupandosi senza che nessuno ne abbia colpa. Sciupa proprio perché basterebbe poco, ma è spesso troppo ugualmente”.

Emiliano Mazzoni Cosa Ti Sciupa

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Don Van Vliet è stato un musicista cantautore, artista e poeta americano, conosciuto meglio sotto il nome di Captain Beefheart. La sua carriera musicale si è intrecciata con una ensemble di musicisti, la Magic Band, con cui registrò ben 13 album. Famoso per la sua ampia e potente voce, Don Van Vliet suonava anche l’armonica, il sassofono e numerosi altri strumenti a fiato. La sua musica è una miscela di rock, blues, psichedelico d’avanguardia e composizioni sperimentali contemporanee, Beefheart era anche conosciuto per aver esercitato un controllo quasi dittatoriale sui suoi musicisti e per i miti inventati riguardanti la sua vita che si è spenta nel 2010 dopo aver sofferto di sclerosi multipla per molti anni. Questo fantastico album coglie Captain Beefheart ai massimi della sua carriera musicale, con un memorabile e potente live a Parigi nel 1977. 2 cd.

Captain BeefheartCaptain Beefheart & The Magic BandLive From Paris 1977

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E’ un sodalizio di lunga data quello che unisce Gigi Sella e Beppe Calamosca, sax soprano e trombone, e che trova finalmente coronamento in questo riuscito album, cui hanno dato un importante contributo anche il solido basso elettrico di Paolo Scalzotto ed il fantasioso drumming di Adam Nussbaum, batterista che non ha certo bisogno di presentazioni. Il celebre “ospite speciale” non si è però limitato a “timbrare il cartellino”, ma è sembrato sposare senza remore il progetto dei tre musicisti vicentini, condivisione che emerge anche nelle sue brevi ma sincere note di copertina. “Apolide” si presenta come un lavoro compatto e omogeneo, in cui il serrato dialogo fra i due fiati non può non ricordare lo storico sodalizio fra Steve Lacy e Roswell Rudd. Come l’indimenticato Lacy, Sella è fra i pochi sassofonisti a dedicarsi in modo esclusivo al soprano, anche se nel disco c’è un felice quanto inaspettato episodio in cui utilizza il flauto a becco, strumento legato alla musica antica e barocca. Il brano é “Cold street”, una delle tre parentesi che sembrano un poco interrompere la compatta omogeneità del lavoro; le altre due sono rappresentate dai brani in cui Calamosca suona l’amata fisarmonica, permeando di dolce e nostalgica melanconia sia “l’Ambiguous ballade” di Scalzotto, che “Days of old”, delicata ballad che Nussbaum ha voluto regalare agli amici italiani. Non è un caso che siano proprio queste due, insieme alla finale “Song for Mike”, di Calamosca, con la sua lenta ed evocativa cadenza bandistica, non lontana dalla scrittura di Carla Bley - nella cui big band fra l’altro il trombonista ha suonato a lungo - le uniche tre composizioni del disco non firmate da Gigi Sella, di cui ci piace ricordare almeno le articolate “Dedicated to Gil Evans” e “One step”, con il loro incalzante incedere, così come la rarefatta e suggestiva Autunno.

Apolide Feat. Adam Nussbaum

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25 brani anni ’50 registrati in Germania dove la voce di Caterina Valente si combina con la tromba di Chet. Comprende una bonus track finale “Arrivederci”. Digipack edition.

Caterina Valente& Chet BakerI’ll Remember April

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Originariamente uscito in un singolo album per la Liuto Records nel 1988, questo triplo album raccoglie le colonne sonore composte da Piero Umiliani e con Chet Baker come tromba solista e con l’orchestra. I due si conobbero alla fine degli anni ’50, collaborando alla colonna sonora del film “I Soliti Ignoti”. Questo triplo box non è proprio una raccolta dei lavori del leggendario trombettista ma più che altro una serie di colonne sonore del grande compositore Piero Umiliani tra il 1958 ed il 1964. Rispetto all’album originale il box contiene ben 28 tracce in più che sarà la gioia di tutti i fans. 3 cd.

Chet BakerItalian Movies

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Un incontro al vertice tra Chet Baker, di cui conosciamo bene i suoni leggendari e il lirismo vellutato, Philip Catherine, che suona con tutto il calore e l'originalità del suo stile morbido e deciso, e Jean-Louis Rassinfosse, al contrabbasso, la cui risonanza ancora delicata completa la magia di questa registrazione. A maggior ragione ora che Chet ci ha lasciato, questa registrazione ci aiuterà a vivere anche senza la sua sublime presenza fisica. Questo CD ci permette di ritrovare un Chet in buona forma, di buon umore, accompagnato da ottimi artisti. Ai primi versi di “Crystal Bells” si rimane colpiti dalle dolci note di Baker che galleggiano sopra la chitarra suonata da Philip Catherine. Chet offre una delle sue migliori interpretazioni in “Lament” un calssico di JJ Johnson. Del 1983.

Chet BakerCrystal Bells

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Giulio Martino, Pietro Iodice e Gianluigi Goglia. Tre grandi espressioni dell’alto “artigianato musicale napoletano”. Tre maestri indiscussi del jazz danno origine ad un progetto pianoless di eccezionale fattura. Mai un cedimento, mai la sensazione che la mancanza di uno strumento armonico possa rivelarsi un deficit. Al contrario l’enorme sorpresa di un lavoro godibilissimo, dove l’estro lirico del sassofono di Martino trova un fertile ed inesauribile punto di riferimento sia nel superlativo drumming, mai scontato, di Iodice, sia nel puntuale lavoro svolto dal giovane Goglia al basso che crea un sostegno non solo ritmico ma anche e compiutamente armonico: Goglia suona tessendo sia linee d’accompagnamento di elegante precisione che armonizzazioni che rimandano ai maestri indiscussi dello strumento. Un trio originale, di forte impatto, di grande fantasia e che si segnala per originalità fra I progetti apparsi sulla scena negli ultimi anni. Un repertorio che oscilla tra riletture di standards (da Monk a Van Heusen, da Strayhorn a Waldrom) e brani originali di ottima fattura. Un sound piuttosto unico grazie alla singolarità dell’impianto strumentale (basso, batteria e sax) ma anche e soprattutto alla idea dei musicisti che hanno saputo creare un progetto di qualità e intensa matrice espressiva.

Martino, Goglia, IodiceSoul Eyes

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Giungono finalmente al disco d’esordio i The Comet, band monzese attiva dal 2007 e in cui militano figure di primo piano della scena underground milanese dei primi anni 90, e arrivano con un suono personale che trasfigura la tradizione del garage e del paisley underground recuperando, soprattutto nei concerti, l'energia del punk e la new wave. Otto brani inediti e una cover (di Patty Smith) che, con squarci di luce desertica e cavalcate di chitarre lisergiche dal sapore americanissimo, ridonano nuova linfa ad un genere che in Italia ha sempre avuto tantissimi estimatori, ma ben pochi interpreti. Le liriche introverse tradiscono un senso generale di solitudine metafisica e tensione drammatica. Il songwriting è libero tanto di attingere al rock classico quanto di proseguire la sperimentazione di un suono d’insieme ormai maturo e consapevole delle proprie nobili radici.

The CometNothing But The Wind

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Con questo nuovo album “Quartet”, Kimbrough dimostra appieno tutta la sua maturità di un musicista esperto, assimilando pienamente le influenze di Paul Bley, Andrew Hill e Shirley Horn…, in grado di esprimersi organicamente nel suo ormai inconfondibile “voce strumentale”. Feat. Jay Anderson (basso), Steve Wilson (sax) ed il batterista Lewis Nash.

Frank KimbroughQuartet T R A C K L I S T

The CallBlue SmokeNovemberKudzuTrouble ManHerbivoreOdeBeginningAfternoon in ParisIt Never Entered My MindJ

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Da casa Nicolosi presentiamo la raccolta di questo popolare batterista jazz che ci offre il meglio di questo progetto jazz basato su voci e percussioni. Un personaggio straordinario che continua a rappresentare un punto di riferimento continuo per i cultori della batteria tanto in ambito jazz che nei generi di fusione. Una delle sue prove più riuscite ed apprezzabili nella dimensione jazz-fusion, non senza gradevoli contaminazioni pop-world, com suggerisce il titolo. ricco di ospiti illustri quali: Chaka Khan, Gino Vannelli, John Scofield, Alex Acuna, George Duke, Bob Mintzer, Novecento, Alex Acuna, e Brian Auger. 2 CD.

Billy CobhamThe Best of Drum’n’Voice

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Il piano solo di Maurizio Marrani un viaggio solitario nelle sfere più remote del proprio immaginario, nei luoghi più nascosti della memoria e dei sentimenti. Un viaggio che passa attraverso la rievocazione di temi noti, riproposti e riarrangiati dopo che sono stati decantati e filtrati dalla personalità del pianista. È il caso del disneyano “Some Day My Prince Will Come”, o dello standard “Beautitul Love”, dei coltraniani “Naima” e “Giant Steps”, o del capolavoro di J.Pastorius “Havona”. Un viaggio che segue i sentieri di composizioni originali come “Moskov-Vladivostok” dedicato alla celeberrima linea ferroviaria transiberiana, o “Preludio” e “San Jose”. Il progetto, pianificato e realizzato nei minimi particolari dal pianista in completa autonomia, ha avuto bisogno di alcuni mesi di preparazione ed è stato successivamente sposato e prodotto dall'etichetta “Pagina 3”. Molto significativa è stata la scelta di registrare in uno degli studi più prestigiosi del mondo, il Rainbow studio di Jan Erik Kongshaug ad Oslo, che garantisce una qualità acustica di livello assoluto.

Maurizio MarraniSolo in Oslo

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Settimo album per l’etichetta salentina Dodicilune in quasi vent’anni dalla fondazione di questo progetto ideato dal compositore, trombettista, trombonista, vocalist italo-brasiliano. Sul palco con Rosati i due musicisti rumeni Lucian Ngay (sassofoni, flauto, djembé) e Dan Alex Mitrofan (chitarra synth, elettrica), accompagnati da un trio ritmico di ungheresi specialisti nel latin Gabor Cseke (piano), Laszlo Studnitzky (basso) e Csaba Pusztai (batteria). Il gruppo riesce a divertire e interessare sia sotto l’aspetto jazzistico-armonico dei festival, che gli amanti del ballo e di musica più coinvolgente grazie al repertorio di impostazione poco europea (e più americana). L’impronta è la stessa, sin dall’inizio del disco: estro, improvvisazione e approccio sanguigno latino si alternano a sonorità raffinate, armonie moderne e poliritmie interessanti. In quasi venti anni il progetto BraziLatAfro si è esibito in festival, rassegne e concerti dagli Stati Uniti al Giappone, Nord Europa, Centro e Sud America.

Gabriel Oscar Rosati& Brazil at Afro ProjectLive at the Philarmonic Hall in Arad

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Pianista e compositore brindisino è accompagnato in questo nuovo album da un quartetto d’archi classico (Lucille Buffet e Julien Rommelaere al violino, Faycal Cheboub, viola, Benedicte Legrand, violoncello) e da un quartetto jazz: Nicola Andrioli (piano), Fabrizia Barresi (voci), Matteo Pastorino (clarinetto), Hendrik Vanattenhoven (contrabbasso). Gli otto musicisti danno corpo al profondo desiderio di fare insieme musica classica, musica contemporanea e musica jazz , una sola musica, un solo grande flusso di felicità ed espressione. I momenti di scrittura e quelli di improvvisazione divengono strumenti essi stessi al servizio di un senso unitario delle sonorità. Piccoli brani di ispirazione contemporanea si alternano a composizioni più romantiche e a momenti pianistici di calma riflessione introspettiva, passando poi a buffe improvvisazioni di free jazz intese come giochi d’incontri fra timbri, pensieri ed identità solistiche diverse ed intimamente dialoganti, per tornare regolarmente all’affabulazione dei testi musicati che raccontano e mettono in scena storie e personaggi originali.

Nicola AndrioliLes Montgolfières

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Feat Marc Ribot e Doug Wieselman. Chitarrista triestina ci offre un disco scarno, in cui i silenzi spesso dicono più delle note stesse. La chitarra è sola o al più dialoga con un altro strumento, sempre senza il supporto confortante di una base ritmica. Nove i brani originali della compositrice-chitarrista, due tradizionali Yddish e due Sephardic e una rilettura di “Hashul” di John Zorn. La chitarra flamenca di Anna è affiancata dalla tromba di Flavio Davanzo, dalle chitarre di Marc Ribot, dal clarinetto basso di Doug Wieselman e dalla voce di Anais Tekerian.

Anna GaranoLessness

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Nuovo album per il pianista e compositore barese affiancato dal contrabbasso di Marco Boccia e dalla batteria di Lello Patruno. Influenzati dal jazz alla musica contemporanea, da Paul Bley a Wayne Shorter, da Sun Ra al Canterbury rock, da Schönberg a Messiaen, il nuovo album scaturisce una musica che supera le barriere tra jazz e classico, tra sperimentazione e cura per la scrittura e gli arrangiamenti. I dieci brani del disco, pur nella varietà delle atmosfere, possono essere sentiti quasi come diversi movimenti di un’unica suite.

Vito Liturri TrioAfter The Storm

T R A C K L I S TSoul Dance

Deserti di verde

The dream is gone

After the storm

Solfado

Agave

In penombra

Libò

For C

Gentle WindJA

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T R A C K L I S TImagine (Si ceci cessait)Mantos Negros I Mantos Negros II Mantos Negros III Golden WingsDance La Rosa Enflorece Avre Tu Puerta Cerrada Hashul Il tempo delle raneLessness I Lessness II Aletis Pack Up the Moon

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Disponibileda Febbraio2015

Distribuzionewww.ird.it

RedHouseRecords