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Comitato ScientificoProf. Francesco Campobasso, Prof. Pietro Dentico,Prof. Pasquale Montemurro, Prof. Ennio Triggiani

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Cooperazione per l’autosviluppoI VOLTI DELL’ALTRO

a cura di Gaetano Falco

Contributi di Ferruccio Aloè, Francesco Bellino, Antonio Blanco, Andrea Cannone, Gabriella Carella,

Rosa Capolupo, Nicolò Carmineo, Marina Castellaneta, Fedele Casulli, Alessandro Cicoria, Danila Chiapperini, Domenico Ciavarella, Mario Cisternino, Antonio Colajanni, Nicola Coniglio,

Claudia Cosola, Benedetta Dentamaro, Orsola Dentamaro, Gaetano Falco, Leo Lestingi, Enzo Losacco, Massimo Lospinuso, Marco Mancini, Andrea Micangeli, Pietro Manuele,

Sergio Marelli, Teresa Masciopinto, Pasquale Montemurro, Giorgio Otranto, Francesco Nicastro, Mariangela Pantaleo, Michele Pacciano, Felice Parisi, Gaetano Piepoli, Gaetano Scotto, Antonio Scopelliti,

Ennio Triggiani, Marcello Vernola.

Prefazione diS.E. Mons. Francesco Cacucci

PROGETTO MONDIALITÀOrganismo di volontariato internazionale di Puglia

STILO EDITRICE

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PROGETTO MONDIALITàOrganismo di volontariato internazionaleSede legale ed operativa: Piazza Garibaldi, 67 - 70122 BARITel. 080 5212811 - Fax 080 [email protected] www.promond.org

Collana: Vita Sociale

ISBN 978-88-87781-94-6

© Stilo EditriceFinito di stampare nel mese di maggio 2009 Tipografia Pubblicità e Stampa via dei Gladioli, 6 - 70026 Modugno (Bari)

Le fotografie presenti nel volume sono di proprietà di “Progetto Mondialità”

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Indice

Prefazione di S.E. Mons. Francesco Cacucci 7

COSCIENZA E TEMERARIETà: Introduzione di Gaetano Falco 11PROPEDEUTICA GENERALE E ANTROPOLOGICA 17• Eticadellosviluppodi Francesco Bellino 19• Ildialogointerreligioso:problemieprospettivedi Leo Lestingi 37• Mondo,globalità,comunicazionesocialeeprospettive di cooperazione di Nicolò Carmineo 43• Comunicarel’handicapoggidi Michele Pacciano 49• Cooperazioneperl’autosviluppodi Giorgio Otranto 56• Mezzipercapirel’“altro”.Temid’antropologiaculturale applicata di Mario Cisternino 65• “Antropologiadellosviluppo”di Antonio Colajanni 68

POLITICA E DIRITTO INTERNAZIONALE 97• Larepressionedeicriminicontrol’umanitàdi Marina Castellaneta 99• Cooperazioneallosviluppoedirittiumaninell’ordinamentogiuridico internazionale di Ennio Triggiani 112• Aspettilegislativierisorsefinanziariedell’UEperlacooperazione internazionale di Marcello Vernola e Benedetta Dentamaro 130• ONGdi Sergio Marelli 165• Sistemiinternazionalidituteladeidirittiumanidi Andrea Cannone 175• Lepoliticheeglistrumentidellacooperazionedell’UnioneEuropea con i Paesi del Mediterraneo di Pantaleo Mariangela 183• GlobalizzazionedeidirittiedobblighidegliStatinellaprevenzione della tratta delle donne di Gabriella Carella 195• Cooperazioneinternazionaleperl’autosviluppodi Felice Parisi 208• RelazionemasterProgedit.Dirittiumani:applicazioniconcrete di Massimo Lospinuso 214• Osservatoriodeiflussimigratoridi Gaetano Piepoli 225

ECONOMIA DELLA COOPERAZIONE 235• Ruolodellatecnologianellariduzionedellapovertàedelladisabilità

di Andrea Micangeli 237• Divergenzaoconvergenzaneilivellidireddito?Unasintesideirisultati recenti di Rosa Capolupo 243• Immigrazione:unarisorsaindispensabileperlanuovaEuropa di Nicola Coniglio 279• Microcreditoemicrofinanza.L’esperienzadiBancaEtica di Teresa Masciopinto 293• Commercioequoesolidaledi Enzo Losacco 313

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MEDICINA E COOPERAZIONE 317• Immigrazioneesalutedi Gaetano Scotto 319• Medicinadellecatastrofidi Ferruccio Aloè 323• Donnaimmigrataesalutedi Antonio Scopelliti 349

AGRARIA E COOPERAZIONE 357• L’agricolturasostenibile di Pasquale Montemurro 359• Ilmiglioramentogeneticodelleproduzionivegetalidi Antonio Blanco 374• Ladifesadellecolturetropicaliesubtropicalidi Fedele Casulli 387• Leprincipalimalattiedelbestiamenelleareetropicalidi Claudia Cosola 392• Alcuniaspettidellaproduzioneanimaledi Francesco Nicastro 396

TESTIMONIANZE 405• LamiaesperienzamissionariainBrasiledi Domenico Ciavarella 407• La“PopulorumProgressio”:un’enciclicaappassionatadi Marco Mancini 412• Ilprogettodicooperazioneallosviluppo.StudiodifattibilitàinMalawi di Danila Chiapperini 415• Programmaintegratoidrico-socialeperlaconvivenza con il semiarido nel Curimataù Paraibano (Brasile) di Orsola Dentamaro 426• IlServizioCivileNazionaledi Pietro Manuele 435• L’Africaaiutal’Africadi Alessandro Cicoria 454

FOTO GALLERY SPICeS 463

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PREFAZIONE(Atti del Corso SPICeS 2006-2007)

È ormai giunta alla quinta edizione la SPICeS: Scuola di politica internazionale, cooperazione e sviluppo, che racchiude già nel titolo l’importanza dellaproposta formativa della Focsiv (Federazione degli organismi cristiani e servizio internazionale di volontariato) sorta sin dal 1991 a Roma, della quale il Progetto Mondialità rappresenta una sede distaccata.

Il percorso formativo è aperto a tutti i giovani laureati e/o laureandi chedesideranoapprofondireletematichedellasolidarietàinternazionale,eatuttiglioperatori già impegnati nella realizzazione di progetti di cooperazione nei Paesi del Sud del mondo.

La Dottrina sociale della Chiesa è il riferimento fondamentale per la trattazionedellemateriecontenutenelprogrammadidatticocheprivilegiaitemidella cooperazione allo sviluppo e delle relazioni internazionali in un contesto complementare a quello universitario.

Tenendo presente il messaggio di Paolo VI nella Populorum Progressio, la Focsivcontinuaapromuoverequestainiziativa,perchéalla«competenzatecnicaindispensabile»degliespertiinviatiinmissionedisviluppo«bisognaaccoppiarei segni autentici di un amore disinteressato» (n. 72).

Lamissionarietàeilbisognodi«ritrovaredapartedellaComunitàEcclesialeun anelito nuovo all’annuncio del Vangelo» (come riportato dal Documento preparatorio al Convegno Ecclesiale di Verona del 2006), uniti alla necessaria preparazione tecnica dei volontari scongiura il rischio di una testimonianzacristiana astratta.

La preparazione e la spinta missionaria consentono ai missionari di lavorare con l’obiettivo di incidere concretamente sui processi culturali, economici epoliticielirendeconsapevolicheimiglioririsultatimaturanoinunaprospettivaalungotermine.L’obiettivoultimoèquellodiprogettarelosviluppoversounasocietà multietnica e multiculturale per rendere attuale la speranza cristiana.

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Coscienza e temerarietà

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Coscienza e temerarietà

Il contesto politico e culturale nel quale si colloca il corso di “Cooperazione per l’autosviluppo” richiama il programma che l’ONUintende realizzare attraverso il Millennium development goals entro il 2015 condivisoesottoscrittodaileaderdeiPaesipiùricchichesisonoimpegnatia destinare lo 0,7% del Pil nazionale.

Al momento i Paesi a sviluppo avanzato (PSA), compreso il nostro, sono lontanidaldevolverelo0,7%dellaricchezzanazionaleperlosviluppodeiPaesi meno fortunati (Unctad, The least developed countries - Report 2004, NY) tantocheun rapportodellaWorldBank ritienegiunto ilmomentodi pianificare nuove politiche di sviluppo sostenibile a lungo terminespostando al 2050 il termine per raggiungere gli obiettivi del Millennio.AvviatadallaFOCSIVnel1991,conl’obiettivodicrearenellasocietà

civile una cultura della solidarietà internazionale come modalità di relazione tra i popoli, la Scuola di Politica Internazionale Cooperazione e Sviluppo (SPICeS) costituisce una sollecitazione forte a superare la chiusura antropologica espressa dall’attualemomento politico e socialechemuovel’uomoversolasuggestionedelnavigatore solitario (mons. Bruno Forte) laddove la povertà e le grandi disuguaglianze dovrebbero ottenere la priorità nelle politiche pubbliche perché la povertà uccide due volte, prima attraverso una condizione di privazione economica poi attraversolaviolenzapoliticachepuòscatenaresebbenecomepartediunprocesso più esteso. Diquiilruolodellacooperazionevissutoconpassionecheassumeil

valore etico di una risposta e di un impegno per i Paesi del Sud del mondo

“Nella politica il sogno migliore è quello di agire: ma uscire dal porto senza essere coscienti di ciò che

dobbiamo affrontare è una temerarietà imperdonabile”

Card. Oscar Maradiaga - Presidente Caritas Internationalis

* Presidente Progetto Mondialità

Introduzione: Coscienza e temerarietà* Prof. Gaetano Falco

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Coscienza e temerarietà

attingendo alla cultura della “convivialità delle differenze” (don Tonino Bello)chetrovanelladestinazioneuniversaledeibeniilriconoscimentodeldiritto di tutti a vivere in un mondo fatto per tutti (Populorum Progressio). Edèpropriol’accresciutodivariotraPaesiasviluppoavanzatoePaesi

in via di sviluppo, conseguente alle difficoltà di accesso alle risorse e alle ingiustizie a livello economico, sociale e politico, a creare una sorta di campo magnetico cioè una forte attrazione suscitata dai Paesi prosperi sugli abitantideiPaesipiùpoverineiqualispessosononegatidirittiedignitàecheassistonoimpotentiallafugadiintelligenzeerisorseversoiPaesiricchi.In questo scenario si inscrive l’aiuto allo sviluppo ormai costante

riferimentonell’Agenda internazionale (Kofi Annan -WorldEconomicForum-Davos2004)conilrichiamoaileaderdeiPaesiricchiaonorarel’impegnodi concorrere allo sviluppodeiPaesipoveri con lo0,7%delPil nazionale ma, soprattutto, emerge il ruolo delle Organizzazioni non governative a porsi nel cuore dei problemi gravi e irrisolti in aree dove spesso il valore della vita umana è nullo (SixmonthsforEurope,anotherfuturefortheworld-ONG 2003).

In molti PVS “le ONG stanno assumendo un ruolo di importanza crescente”perchélaglobalizzazioneoffregrandisfideeopportunitàanchealoro:spessoperòquestiPaesihannoincontratodifficoltànelcompetereconibeniprodottiall’esteroconlamodernatecnologia,nell’acquisirequellatecnologiacheavrebbeconsentitolorodicompeteree,anchequandosonoriuscitiaprodurrebenicompetitivi,hannocomunquetrovatodifficoltànelcommercializzarliall’esteroenell’accessoaicapitalinecessari.

Ci si rende sempre più conto di quale importante ruolo siano in grado di svolgere i programmi mirati ad aiutare direttamente le popolazioni nonsolonellapromozionedellosviluppomaanchenelfarnecomprenderel’importanzaalivellointernazionale.

La complessità delle situazioni di sottosviluppo e delle emergenze che ne rappresentano l’esplosione, non sempre governabile, impone aivolontari internazionali adeguata professionalità e specializzazione da coniugare con la consapevolezza del limite dell’intervento umanitarioseppureindispensabile:diquil’opportunitàdiunastrutturamodularediquesto corso per l’autosviluppo che, pur comprendendo l’area generaledell’antropologia,deidiritti umani,delle convenzioni internazionali e ilruolodelleONGintendeaprirsialleproblematichediaiutoallecomunitàattraverso progetti mirati di sviluppo.

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Coscienza e temerarietà

Neconseguecheunprogettodisviluppofinanziatoconrisorsedibilancio,cheogniPaesestabiliscediannoinanno,richiedeunorizzontedilungoperiodoper maturare risultati concreti a beneficio della popolazione locale.Giovainfattiricordarecheundollaroinvestitoinun’impresaconfinalità

sociali è assai più efficace di un dollaro dato in beneficenza: il dollaro dato inbeneficenzavieneconsumatounavoltasolamentrequellodell’impresacon finalità sociali continua a ripetere senza fine, come ogni altro capitale d’impresa, ilpropriocicloproduttivogenerandobeneficiperunnumerocrescente di persone.Qualsiasiprogrammadisviluppochesi limitiacercaredisoddisfare

i bisogni materiali dei poveri con “politiche e risorse calate dall’alto” oppureconinterventidiscontinuieframmentarinonpuòdirsitaleperchénon libera la loro creatività e la loro energia dimostrando a se stessi di esserecapacidimigliorare lepropriecondizionidivitacon l’ausiliodistrumentifinanziarietecnologiechesolounprogettoorganicoecondivisoin partenariato tra ONG e comunità locale mette a disposizione.

Il percorso di formazione punta, quindi, a trasmettere gli strumenti cognitivi e operativi utili per realizzare progetti di sviluppo in contesti di vulnerabilità e povertà creando le condizioni per un dialogo paritario con gliuominieledonnechequelprogettodovrannoviverlocomeunprocessodieducazioneall’autosviluppocosìcomelaquasitrentennaleesperienzadicooperazione nei PVS maturata da Progetto Mondialità dimostra (Tab. 1).

Classifica dei Paesi della U.E. e degli U.S.A. per aiuti allo sviluppo in % sul Pil

Paese Impegno Contributi Contributi al 2010 2006 2007

1) Svezia 1,00% 1,02 0,932) Lussemburgo 1,00% 0,84 0,903) Danimarca 0,80% 0,80 0,814) Olanda 0,80% 0,81 0,815) Irlanda 0,60% 0,54 0,546) Austria 0,51% 0,47 0,497) Belgio 0,70% 0,50 0,438) Spagna 0,60% 0,32 0,419) Finlandia 0,51% 0,40 0,40

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Coscienza e temerarietà

Pur nella pluralità dei temi e degli argomenti trattati, l’articolazionedel corso SPICeS consente di arricchire il curriculum professionaledi ciascun corsista con il prezioso contributo scientifico e culturale di Docenti Universitari e Operatori del terzo settore fino ad acquisire quella conoscenza integrata, che la complessità dei fattori in gioco richiedee riversata nel confronto periodico con i Volontari senior di Promond impegnati in precedenti esperienze nei PVS.

Dal dialogo tra l’Università e le ONG, avviato dalla FOCSIV e sperimentato in positivo con il progetto SPICeS di Bari, si alimenta il credito della cooperazione internazionale e dei suoi operatori tenuto conto che “lamaggior parte delle nostre Istituzioni ha dato alla cooperazioneuna risposta tardiva nel passato e mostra una totale incoscienza di fronte al domani per cui ritardare le soluzioni sta diventando l’arte più iniqua del governare”.

10) Francia 0,51% 0,47 0,3911) Germania 0,51% 0,36 0,3712) Regno Unito 0,56% 0,51 0,3613) Italia 0,51% 0,20 0,1914) Portogallo 0,51% 0,21 0,1915) Grecia 0,51% 0,17 0,1616) Media U.E. 0,57% 0,43 0,4017 U.S.A. 0,17% 0,18 0,16

(Tab. 1) dati U.E. - OCSE

(Tab. 2)

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Coscienza e temerarietà

BIBLIOGRAFIA

A. Sen, La povertà genera violenza?, Il sole 24 ore libri, Milano 2008.J. E. Stiglitz, La globalizzazione e i suoi oppositori, Einaudi, Torino 2006.M. Yunus, Un mondo senza povertà, Feltrinelli, Milano 2008.O.A.R. Maradiaga, Il coraggio di prendere il largo, Ed. Vaticana, Roma 2008.

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Propedeutica generale e

antropologica

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Propedeutica generale e antropologica

Etica dello sviluppo* Prof. Francesco Bellino

* Professore ordinario di Filosofia morale, Etica della Comunicazione e Bioetica, Facoltà di Scienze della Formazione, Università degli Studi di Bari.Alloscrittosipossonoaffidaremoltissimecose.Sonoconvinto,conPlatone,chelecose(poche)dimaggiorevalorenonsipossonoesprimereconlascrittura,masonoriservateall’oralitàealrapportopersonale.Sicomprendeintalmodol’immancabilelimitediognitrascrizionediunacomunicazioneorale,anche,quindi,dellapresentetenutadamealcorso.

1. IntroduzioneQuesto corso è molto importante per la società, per il mondo cristiano

ma anche per il mondo accademico perché affronta i grandi problemidell’umanità.Lepiùgrandiformediimmoralitàsistannodeterminandoproprionell’ambitodellafinanza,dell’economia.Difronteallaprepotenza,alle ingiustizie bisogna avere il coraggio di reagire, non bisogna rassegnarsi e anche la scienza deve reagire.Occorre un contributo etico all’internodella scienza economica. Ancora oggi nella Facoltà di Economia manca un insegnamento di etica economica. Spesso per gli economisti il discorso è puramente tecnico, si pensa al business e del resto non ci si interessa. Adessoancheinmedicinailmedicohacapitochenonpuòdecideretutto,chelascienzanonbastaperdeciderel’eutanasiaolafecondazioneinvitro,chec’èundiscorsoeticoebisognaascoltareilmalato.Finalmentesistacapendoquesto,ancheseilcontestoincuiavvienetuttoquesto,comediceIllich,èuncontestononetico.Iomirendocontocheilnostrocompitoèuncompitodifficile, controcorrente.Nonci illudiamochebastaparlaredi etica per farmigliorare le cose, perché ci sono delle riservementalimolto forti che bisogna smontare, con tenacia e con grande coraggio enell’economiaquesticondizionamentisonofortissimi.Comenascequestoatteggiamento?Bisogna dire che ilmondo scientifico così come noi loabbiamo ereditato oggi è il frutto della rivoluzione scientifica del XVI secolo.Checosaprodussequestarivoluzione?L’autonomiadellascienzarispetto alla teologia e alla religione. La stessa scienza si rese autonoma anchedall’etica,addiritturasicercavadirenderescientifical’etica.Famosa

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Propedeutica generale e antropologica

è la frase di Galileo: “La scienza ci dice come sono i cieli, la teologia come sivadaincielo”.Questaèstataunarivoluzioneperchédaalloralanostraè diventata una cultura laica, ci siamo liberati dalla visione magico-sacrale delmondoevediamocome,ancoraoggi,alcunereligioninonhannoancorafatto questo passo e continuano a leggere i libri sacri come fossero libri di scienzaodieconomia.Questaèstataunarivoluzione,primadituttoperchéhaliberatolareligionedatuttaunaseriedisituazioniecontesticheandavanointerpretatiinmodoautonomo,mahaliberatoanchelasocietàciviledauna falsa visione della religione. Ilmondomoderno ha in sé un’animapositivaperchélalaicitàsignificachiamarelecoseconilproprionome.Seiohoilmalditestaprendol’aspirina,nonvadoa“fareilfilo”aqualchesantoperchéDiononèil“tappabuchi”deinostrilimitiodeinostrivuotidi conoscenza. La scienza si distacca dalla religione e acquista autonomia. L’astronomiasistaccadall’astrologia,pensateaCopernico,eanchelafisicae le scienze umane si staccano dalla metafisica e dalla teologia. La politica, con Il PrincipediMacchiavelli(1513),èstatalaprimascienzamoderna,perchéMacchiavelli,alqualesonostateattribuiteanchetantecosechenonhamaidettotracui“ilfinegiustificaimezzi”,dicechelapoliticabisognaspiegarlaall’internodellapolitica,nonpossiamospiegarlateologicamente,moralmente.Tuttavianonvolevadirechelapoliticadovevaprescinderedallamorale,machesesivolevaspiegareunfenomenopoliticosidovevafarlo in termini scientifici, iuxta propria principia. Nella realtà la politica è sempre collegata all’etica ed a tutto l’uomo. L’autonomia significasoprattutto autonomia metodologica del sapere scientifico dalla teologia e dall’etica.Questa autonomiami consente di spiegare la natura con ilmetodosperimentaleeconl’esperienza.PerquestononusounbranodellaBibbia per spiegare e interpretare la natura. In tal caso la famosa frase biblica “Fermati, o sole!” non va interpretata scientificamente. La Bibbia nonèuntestodiscienza,riflettelascienzadell’epoca.Certamenteèunlibro prezioso per la nostra salvezza, per la nostra vita, per la nostra felicità ma non certamente per spiegare scientificamente la natura.

2. Liberalismo e liberismo In questo grande processo di autonomia metodologica del sapere

dalla teologia, si inserisce anche l’economia, e dobbiamo ad AdamSmith,ilqualenel1776scriveLa ricchezza delle nazioni, la fondazione dell’economiamodernaedaltempostessol’elaborazionedellacosiddetta

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Propedeutica generale e antropologica

teoriadellamanoinvisibile.DiceSmithinquest’epoca:“nonècertodallabenevolenzadelmacellaio,delbirraioodelfornaio,checiaspettiamoilnostropranzo,madalfattocheessihannocuradelpropriointeresse.Noinon ci rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro egoismo”. Allora qual è l’idea che è alla base di questa posizione? Si riferiva allo scambio cheavviene sulla base della tutela di propri interessi, cioè io voglio il pane e il negoziante, se vuole, me lo vende.Cosa dice ancora Smith? Se tutti perseguiamo il nostro interesse

personale, una certa mano invisibile fa in modo che si persegueautomaticamente anche il bene di tutti. Se nel perseguire il profittoindividuale noi raggiungiamo anche il bene comune, vuol dire chel’economiaèinsestessagiàvotataadeivaloricomuni,all’eticaegoisticadel perseguimento del proprio interesse. Vizi privati, pubblici benefici, afferma Mandeville nella sua opera La favola delle api (1724).

Questo è alla base non del liberalismo ma del liberismo. Il liberalismo, danonconfondereconilliberismo,èunavisionepoliticachenonescludela solidarietà. Pensate a tante forme del pensiero politico che sonod’ispirazioneliberal-popolare.DonSturzoeraunliberale.Illiberalismovadistinto dal liberismo. Il liberismo nasce proprio da questa idea egoistica, ognuno deve perseguire il bene individuale e se lo persegue con intensità, automaticamente, come effetto, abbiamo il benessere di tutti. Questo è il fruttodiunpostulato,omegliodiundogmachenonèpernientesuffragatodai fatti, anzi se diamo uno sguardo alla realtà, ci troviamo di fronte oggi adeigruppidipoterechenonpensanoadaltrocheaperseguireilpropriointeresse e il risultato di questo egoismo è la povertà per gli altri. Pensate agli scandali finanziari della Parmalat, Enron e a tanti altri “avventurieri” cheperseguonosoltantoillorointeresseedoveèassentequalsiasiotticasocialeecertamentenessunamanoinvisibilehatrasformatoquestoloroegoismonelbenecomune.LostessoSmithnel1790scriveLa teoria dei sentimenti morali, dove parla della simpatia, della solidarietà. Come mai Smithineconomiateorizzal’egoismoenell’eticaparladisolidarietàedisimpatia?Alloraqualèilpuntocritico?MirichiameròadAmartyaSen,premio

Nobel per l’Economia, ma anche studioso di Etica economica. Questograndescienziatodiorigineindianaèstatocoluichehafattocapire,nelpanoramascientificomondiale,quantosiaimportantel’Eticaeconomica.È uno smithiano, difende Smith dicendo: “Povero Smith, l’hanno

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Propedeutica generale e antropologica

accusato di essere un egoista, invece lui pratica la morale della simpatia, dell’altruismo”.Perchéquestomalinteso?PerchéSmithsiriferivasoltantoalmomentodelloscambionell’economia,edinquelmomentoseiovadoa comprare il pane e un altro me lo vende, lo scambio è finito. Tuttavia l’economianonsilimitaalmomentodelloscambiomasitrovagiàanchealmomento della produzione e della distribuzione. Smith non si èmaisognatodi spiegarlo sullabasedell’egoismo, tant’èveroche si rendevaconto che se non c’erano dei legami di simpatia, di fiducia all’internodellasocietàanchel’economianonpotevareggersi.Smithèstatoaccusatoingiustamente e la teoria della mano invisibile è stata usata a sproposito, per giustificaretuttiicattiviaffaridell’economia.AnziSmithsièpreoccupatodielaborareunateoriaeticasubasisolidaristicheesimpateticheperdaresostanzaallastessaeconomia.Perchéseicomportamentidellepersone,nonsoloquandoacquistanoilpane,sonoditipoegoistico,nonpuòesistereneppurel’economia.GlieconomistisuccessivinonhannotenutocontodituttoilpensierodiSmith,hannoelaboratolateoriadellamanoinvisibilee hanno praticamente costruito le proprie teorie economiche sulla baseesclusiva del profitto.Sel’egoismofosselasolamotivazionedell’eticaedell’economia,non

si riuscirebbe a spiegare il capitalismo.Com’ènato il capitalismo?C’èunlibromoltoimportantediMaxWeber,L’etica protestante e lo spirito del capitalismo,incuivienedimostratocheilcapitalismofuprodottodaalcunesetteprotestantichemassimizzaronoilprofitto.Perché?

Questa tesi si interroga sulla genesi religiosa del capitalismo stesso, e quindidell’economiadimercato.ComefacciamonoiasaperechestiamorealizzandolavolontàdiDio?Sestiamoagendobeneoppureno?Chicidàlasicurezza?Eanzichéandarearileggereilcapitolo25diMatteo:“Avevofameemiavetedatodamangiare…”,doveapparechiarochelasalvezzaèlegata soprattutto alla realizzazione dei doveri nei confronti degli uomini, siinterpretòilsuccessonelmondodegliaffaricomeprovatangibiledellavolontàdiDio.Madachecosal’uomopotevavederesestavaprocedendobene?Dalsuccessonelmondo,dalsuccessoeconomico,cheèilprofitto!Questospiegaunatteggiamentochepermoltiaspettièirrazionale.Come

maiunapersona ricchissimacontinua ancora ad investire e aprodurre?Seriflettiamo,ilcapitalismohaelementiirrazionali,chenasconodaunafebbrile sete dell’investimento e del successo, che si spiega in virtù diuna fortissima spinta di carattere antropologico-religioso. Più si ottiene

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il successo, più il soggetto è portato ad investire ancora per cercare di accrescere il successo stesso, un po’ come l’ascesi, solo che l’ascesi sifa a livello spirituale, qui, invece, si svolge a livello economico, come una forma di mondanizzazione, di secolarizzazione della religione chediventa il motore della spinta all’investimento, all’accrescimento delprofitto. Il capitalismo è nato per motivi religiosi, poi successivamente cosaèavvenuto?Lasocietàhadimenticatoquestipresuppostireligiosiedè rimasta la spinta continua ed indefinita di produrre ed investire sempre più.Èrimastapropriolaformadellamentalitàcapitalistica.Solochetuttoquellocheavevaunsensoinunorizzontereligioso-escatologicononlohanell’economiaperchéuncontinuoinvestireperilproprioprofittodiventaassurdo,comeèassurdalavitaditantepersonechepensanosoltantoallavoro,manonpensanoacoltivarealtredimensioniimportanti.L’idolatriadel successo e del lavoro è molto pericolosa. Per salvarci bisogna leggere Matteo al capitolo 25: “Venite, benedetti del Padre mio, riceverete in ereditàilregnopreparatopervoidallafondazionedelmondo.Perchéiohoavutofameemiavetedatodamangiare,hoavutoseteemiavetedatoda bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 34-37). Ai giustichepraticherannoleoperedimisericordiasaràdatalavitaeterna,chinonlehapraticatesaràcondannatoal“supplizioeterno”.Alleoperedi misericordia corporale vanno aggiunte anche quelle di misericordiaspirituale: consigliare gli afflitti, perdonare le offese, sopportarepazientemente le persone moleste, seppellire i morti, pregare Dio per i vivi eperimorti.Névadimenticatoilpericolodellericchezze,sediventanoilfinedellavita, espressonell’ammonimentodiGesùai suoidiscepoli:“Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile cheuncammellopassiperlacrunadiunago,cheunriccoentrinelregnodeicieli”(Mt19,23-24).Questisonoiveridoveriumanichesiritrovanopersino nella cultura egizia e in tutte le culture e ci additano la strada giusta. Laricchezzapuòesserefontedialienazionequandosuperacertilivelli,edèunagrandeminacciaancheperlademocrazia.DicevaAristotele:“UnoStatonondeveaverecittadininétropporicchinétroppopoveri”.Setropporicchisivoglionocompraretutto,setroppopoverinonhannonemmenolapossibilità di pensare, di crescere culturalmente, di informarsi. Aristotele ciriportaallasanaragionedelgiustomezzochenondobbiamoperderedivista.Abbiamooggil’esaltazionedellavoroedeldenaro,maillavoro

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e il denaro non sono tutto. Il lavoro è una parte della nostra vita, esiste il tempoancheperlameditazione,perirapportiumani,perlafesta,losport.Sipuòvivereperlavorareoppuresipuòlavorarepervivere.Abbiamoduefilosofie diverse. La nostra grande cultura mediterranea pone la qualità della vita al centro. Questo tema della qualità della vita oggi è diventato untemaimportantedell’etica.SenelaNussbaumhannodedicatoalcunilavoriallaqualitàdellavita.Iparametridellapovertàedellaricchezza,cioèilvecchioPil,prodottointernolordo,nonsonopiùl’indicechecidiceseunanazionevivemeglioopeggiodiun’altra.TuttaunaseriediproblemiinItaliaenelmondonascedaunacattivadistribuzionedellaricchezzaedaunascarsaqualitàdellavita.L’Unescoelegrandiorganizzazioniprocedonoinmaniera diversa, usano parametri non solo economici per valutare il livello di sviluppo di una comunità. La qualità della vita non si misura più dalla ricchezza: c’è gente nonmolto ricca che vivemoltomeglio di personemoltoricche:vuoldirechenellaqualitàdellavitanonc’entralaquantitàdi denaro, ma c’entra la qualità dell’intelligenza e dei rapporti umani,il rispettodeidirittiumani, lasaggezzadivivereealtri fattorichesonopartecostitutivadellastessaeconomiaechenonsipossonopiùtrascurare.Tornandoaldiscorsodellamanoinvisibile,cheècomeundogmadicuisisonoservitiglieconomistiperdimostrarechesenzal’interessamentodelloStatobastavafaregiocareautomaticamenteladomandael’offertaperchétuttosisarebbemessoaposto.Intalmodol’economiavienescollegatadalcontesto politico, sociale e psicologico.

3. La centralità dell’uomoNel ’900èvenuta fuori l’economiadimassa, ilmercatohaprodotto

bisogni indotti. Alcuni bisogni sono alienanti. Bisogna tener conto dell’antropologia umana, dell’etica per valutare se questi bisogni sonoalienantiomeno.LoStatoèintervenutoavolteinmanieracosìmassicciadiventando imprenditore e, quindi, statalizzando e finendo col togliere lo spazioanchealcittadino.C’èchidicecheloStatoèilmiglioredistributoredi ricchezza. Certamente non si può affidare tutto al cosiddetto liberomercatoperché il liberomercatoèanchecontrollatodaibisogni indottidapartedi chi li creacon lapubblicità, imezzidi comunicazioneedaoligopoli o monopoli. Guardando l’economia globale, il mercato si èrivelatolostrumentopiùefficacepersoddisfareibisognidell’uomoelariccavarietàdeibisognistessi.Peròquidobbiamofaredueriflessionie

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sonotutteeduedicarattereetico:perchièilmercato?Perilconsumatoreo per il produttore? E quando c’è un veromercato? In termini etici ilmercatoèbasatosulloscambioreciprocochepuòavvenireintantimodiinunaeconomiaaperta.Qualèilprincipioeticoallabasedituttal’eticaeconomica?L’economia è per l’uomo e non l’uomo per l’economia, questo è ilprincipio fondamentale.Lascienza, la tecnicae l’economiadevonoessereperl’uomoenonviceversa.Ilprimatodellapersona,cheèlachiavedivoltadituttal’organizzazionesocio-economica,sovverteil“disordinestabilito”dominante,cheètaleperunaragionemorale,perchélapersonaèsottomessaaunconsumocheèasuavoltasottomessoallaproduzione,che è al servizio del profitto speculativo. L’economia personalista,invece, “regola il profitto sul servizio reso alla produzione, la produzione sul consumo, e il consumo su un’etica dei bisogni umani fondata nellaprospettiva totale della persona” (Mounier).Lacentralitàdell’uomoèessenziale:questoloaffermatuttoilpensiero

cristiano,maloribadisceancheilpensieroumanisticolaico.Lafilosofaspagnola Mària Zambrano supera la definizione tradizionale di democrazia come governo del popolo che, a causa della demagogia, può essere“degradato a massa” (Ortega), e definisce la democrazia come “la società dove è permesso, anzi è necessario essere persona”. Come dice Kant,“l’eticaconsideral’uomocomefineemaicomemezzo”.Peraverevaloremoraleun’azione,ouncomportamento,deveassumerel’uomocomefineemaicomemezzo.Questoèilprincipiodituttal’eticaeconomica,cioèl’economiadeveesistereinfunzionedell’uomoenonl’uomoinfunzionedell’economia.Applicandoquestoprincipioalmercato,ilmercatoesisteperl’uomoenonviceversa.Quindiilmercatodeveappagareleesigenzedel consumatore. Importante è che il mercato, dando la possibilità dipiù offerte, dia l’opportunità al consumatore di scegliere meglio e diconfrontare i prodotti e di comprare ad un prezzo più basso. Questa è l’eticadelmercato,tutteleformedicontraffazionediquestalogicanonsigiustificano.Quandoc’èilpluralismodelladomandaedell’offerta,c’èla tutela del consumatore. Più prodotti ci sono, più abbiamo la possibilità di confrontare, di scegliere ilmigliore e tra l’altro la vera concorrenzadeve soddisfare i clienti.Anche imodelli organizzativi di oggi sono infunzionedellasoddisfazionedelcliente,dellapersonaumanacheèallabasedituttoilprocessoeconomico.Perchéilmonopoliononsigiustifica?Perché abolisce il mercato, che diventa un mercato apparente, quindi

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monopolizzare significa non permettere più al soggeto di scegliere, ma imporre un prodotto ad un prezzo non commerciale. Qual è la funzione dello Stato?Ètutelarechecisiaunveromercato.AncheloStatodeveesistereper l’uomoenonl’uomoinfunzionedelloStato.Vorreicitareun’operamolto importante di Jacques Maritain, L’uomo e lo Stato (1951), che èfondamentale per capire la filosofia della politica del XX secolo. Opera cheMaritainscrisseneglianni’50inAmerica:loStatoèperl’uomononl’uomoperloStato.NondobbiamosacralizzareloStato,nélodobbiamodemolireperchéabbiamobisognodiquestarealtàgiuridicachehailpotereanche costruttivo, quando non obbediamo a certi vincoli, di intervenireperchésiristabiliscailrispettodelleregoledellacomunità.QuindiloStatonon nasce per sostituirsi al mercato, ma per garantire il mercato, per fare in modocheilconsumatorepossasceglieretrapiùprodottiaunprezzopiùconveniente. La concorrenza è una concorrenza leale se è finalizzata non solo al profitto ma rispetta gli interessi del consumatore. Si sta dimostrando chequelleimpresecherispettanoibisognidell’utenzariesconoaprodurremeglio e di più. Diventa così una regola morale il rispetto dell’uomo,dell’utenza;questaèlagrandesfida.L’eticanoinonladobbiamocreare,essaesistegiànell’animoumanocheinognimomentoèdifronteadellescelte,chepossonodanneggiareoaiutareilprossimo.

4. Verso una nuova coscienza economicaL’eticanonèqualcosachesipuòaggiungere,maècostitutivadell’essere

umano, losannobenissimocolorocheoperanonell’economiaperchésirendono conto, nel segreto della loro coscienza, se stanno danneggiando o imbrogliando gli altri.

Si tratta di fare emergere la moralità, di prendere coscienza e di raffinare questadimensione.Lasfidadioggi?Fareinmododicapireediffonderequesta cultura. Il rispetto del consumatore diventa anche unmotivo dimaggioreproduttivitàperchénoncitroviamopiùoggiinun’economiadimassa.Lacomplessitàhaprodottouna fortissimapersonalizzazionedeibisogni,anchenellasanitàvogliamoesseretrattatiinmodopersonalizzato;cosìnellascuolaenell’Universitàipercorsidevonoesserepersonalizzati.Vogliamo essere chiamati per nome, avere un volto, un ruolo, essererispettatiperquellochesiamo,nonsiamopiùunamassa.Iproduttori,nellamisura in cui cercano di capire sempre quali sono le esigenze vere, reali dell’uomo, riescono a produrre un’economia più competitiva. Si stanno

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sviluppandosettoridell’economiachesononatipropriopartendodaunagrande attenzione ai nuovi bisogni della comunità e stanno avendo successo. Sono convinto, peresempio,chesisvilupperàsempredipiùilsettoredellabancaetica,propriooggichec’èunaperditadifiducianeiconfrontidellebanche.Seilrisparmiononcisaràpiùl’effettosaràgravissimo,dobbiamoinventarci il denaro virtuale e una economia virtuale.

Il sistema bancario deve essere ripensato, soprattutto deve riacquistare la fiducia.Lafiduciachecos’è?È una caratteristica di carattere morale, frutto di un rapporto di alleanza, di simpatia, di comune intesa con i valori morali, del rispetto delle regole e della lealtà. La banca è ormai insostituibile nel nostrosistemafinanziario,maproprioperchéèpartevitaledell’economiamondiale,habisognodiacquistareunadimensioneetica.Labancaeticastaavendomoltosuccessoperchéilcittadinosifida.Primadisceglierelabanca,ilcittadinodevechiedersi:chetipodiprogettisovvenziona?Qualèilmodellodisviluppocheèallabase?Purtroppononabbiamounaculturaeconomica diffusa e seria, siamo tutti quanti in genere molto ignoranti di economiaelasciamofareapochepersone.L’economia,invece,ètropposeriaper lavitaeunacertaculturadobbiamoaverla tutti.Cidev’essereunmodellodisviluppoeunserioimpegnoperilbenecomuneperchéilcreditobancariopossadistinguersidall’usura.Chetipodiinvestimentofaràlabancaperlosviluppodiquestaterra,

di Bari, della Puglia, del Sud, per il Terzo mondo, per creare occupazione, per l’ambiente, per lagente chemuoredi fame?Seunuomomuoredifame non possiamo rimanere indifferenti con la nostra coscienza, la colpa èanchenostra,nonpossiamostaretranquillipensandochemoltepersonenonhannoneppurel’essenziale,mentrealtrecontinuanoadammucchiaresoldi,ignorandoilvaloresocialedellaricchezza.Quinonc’entraneanchelareligioneperchéèundovereumano,undovereeternodiaiutarel’altroperpotersoddisfareisuoibisognielementari.Diquiscaturiscel’importanzadiquesticorsidiformazionechecreanounanuova coscienza economica, incentratasulvaloredell’uomoperchél’economiadeveessereperl’uomoepertuttigliuomini.Avremmoun’utenzapiùattentachenonsimuoveciecamenteneiconfrontidelmondoeconomicoefinanziariomacheponedomandeetico-socialialleimprese,allebanche.Questaètrasparenza!

Se fossimo in tanti a creare questa nuova coscienza civile, cambierebbe anchelapoliticadellebanche.C’èunsegnalechecivienedall’economiamondialecheèlacertificazione

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di qualità etica dei prodotti con il marchio di qualità etica.Sehoutilizzatoillavorodeibambiniosottopagatoilavoratori,alloraquestoprodottononpuòandare liberamente in commercio. Se si diffondesse di più questa coscienza eseilproduttorefosseresponsabiledituttociòchec’èdietrounprodotto,comeilrispettodeidirittiumani,deibambini,delledonne,dell’ambientee dei diritti dei lavoratori, allora il nostro atteggiamento diventerebbe più consapevole. Se questa consapevolezza diventasse una prassi mondiale, certi comportamenti e certi prodotti sarebbero boicottati e nessuno li comprerebbe, e i produttori sarebbero “obbligati” a comportarsi bene.

È nataancheunanuovafiguradiprofessionistanelsettoreeconomicoefinanziario,cheèilcertificatorediqualitàetica.Lavenditadiprodottialternativi, il commercio equo e solidale sono nicche per far capireall’umanità che esistono i valori etici e che chi rispetta questi valoriugualmente guadagna e può vivere. Questa è la grande sfida, renderecompatibilel’eticaconilprofittoeconl’ambienteperchétuttaunaseriedicomportamentieconomicièlesivadelladignitàumanaedell’ambiente.Oggi l’etica non riguarda solo il rispetto delle persone ma anche deibeni culturali, dell’ambiente, delle generazioni future. Sono nate anchela bio-economia e la finetica. Occorre una economia ecologicamente e socialmente sostenibile (N. Georgescu - Roegen).L’ambiente non può più essere considerato un settore estraneoma è

costitutivo dell’uomo.Da più parti si avverte che se non c’è il rispettodi certe regole morali non funziona più neanche l’agricoltura perchéil cittadino che prende coscienza dei rischi che corre rigetta poi queiprodotti.Senoncirendiamocontocheèsemprel’uomoallabaseditutto,se non diventiamo consapevoli del nostro potere anche nell’acquistarecerti prodotti, non avremmo mai la forza di modificare la realtà. Se in un’economiadimercatononsivendonocertiprodotti,sevengonorifiutatieseleimpresechiudonoperchéhannofinalitànonetichemapuramentespeculative,l’eticaequindil’uomoriacquistanolalorocentralità.È questo un modo per dare potere al compratore o utente di mettere in crisi tutto un sistema economico quando non rispetta i valori morali.

5. C’è un progresso nell’etica? Un’altrariflessioneèselacoscienzamoralestaandandoindietroosta

andandoavanti.C’èunprogressonell’etica?Ilprogressoesistesoprattuttoa livello di coscienza etica, non tanto nei comportamenti, perché i

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comportamenti umani, essendo liberi, in ogni epoca storica si trovano sempredifrontealbeneealmale,nonsipuòassicurareautomaticamenteilprogresso.Lacoscienzamoralesipuòevolverestoricamente.Aristotele, peresempio,eraconvintocheladonnanonfosseugualeall’uomo,cosìaltrigrandipensatorinonconsideravanoloschiavougualeaglialtriuominiperchéilconcettodiumanitàeralimitatoaquellicheappartenevanoallastessa civitas. In Aristotele manca il senso del valore universale della dignità di tutti gli esseri umani. Poi pian piano le cose sono andate cambiando. La storiadell’eticaè la storiadell’allargamentodellacoscienzamorale.Lacoscienza morale si è estesa a tutti gli uomini con la cittadinanza planetaria. Ogni essere umano, indipendentemente dal fatto di essere ateo, cristiano, donna, uomo, bambino,malato, ha la dignità emerita rispetto. I dirittidell’uomosonounapaginaimportantemaancheidoveriumani,chesonoprioritari rispetto ai diritti, sono una pagina importante per capire quanto ci siamo evoluti nella nostra coscienza morale. Oggi la coscienza morale comprendeanchelegenerazionifuture,comprendel’ambiente,glianimali,le piante, la comunità biotica. Il progresso morale consiste soprattutto nel prendere coscienza dell’universabilità dei valori morali e della dignitàumana, allargandoli ed estendendoli alla comunità internazionale.

Èverocheoggicontinuaancoraadesistere laschiavitù,peròèveroanchechenessunolapuòpiùgiustificare.Cosìnellaculturaoccidentalenessuno giustifica più le guerre di aggressione. Il travaglio della teologia moralecattolicaèrivoluzionario:c’èstatoilpassaggiodallateoriadellaguerra giusta all’abolizione di qualsiasi guerra. La posizione cristianaadesso è la più radicale. Se fino a 20 o 30 anni fa ci si barcamenava nella valutazione se la guerra fosse giusta o meno, oggi considerando tutta una seriedieffetti,ovverochemuoionopiùcivilichesoldati,e learmicheusiamo, non si giustifica più nessuna guerra. E questo dimostra il cammino anchenell’ambitodellacoscienzacristianadell’imperativomorale“nonuccidere”.

Nel settore economico abbiamo dei segnali importanti di questo allargamento della coscienza etica che coinvolge i rapporti di lavoro,la giustizia, la biosicurezza alimentare, come i cibi transgenici, e poi si allargaa tutto l’universo,stiamocostruendounacittadinanzaplanetaria,mondiale,globale.Un’economiaglobalehabisognodiun’eticaglobalechecifacciasentirecittadinidiquestomondoecustodidituttigliuomini,diqualsiasiessereumanoedanchedituttoilvivente.Iovorreisottolineare

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questoaspetto,avolteancheconcerteesagerazionisenzaarrivareaformeunpo’nevrotichecheportanoaconsiderareunanimalepiùimportantediun essere umano, il rispetto della comunità biotica è un grande traguardo della coscienza etica.

La civiltà di un paese, di una città, si vede dalle sue piazze, dal verde che c’è, dai beni culturali, dalla cultura artistica e dei diritti umani.Laqualitàdellavitaèungrandeorizzontenelsensocheadessostaanimandola nostra socità, la sta trasformando operando un passaggio dalla ricerca dei beni materiali ai valori di tipo spirituale, comunicativo, relazionale. È unarivoluzione inattochevienealimentatapropriodaquestagrandepassioneper l’uomo,per il vivente, per le generazioni future, quindi larealtà oggi non è univoca, non guardiamo soltanto i fenomeni negativi, ma guardiamoatantissimialtrifenomenicheesprimonounasolidacoscienzacivile ed etica.

Abbiamo bisogno di continuare a lottare, ad allargare questa coscienza morale,afareinmodochepoiquestacoscienzasiesprimanellosviluppoeconomico,finanziariodiunPaeseperchél’economiaèun’attivitàdegnadell’uomo, non è un’attività minore; anche l’economia è segno dellagrandezzaedelladignitàdell’uomo.Perchéalloranonrenderlapiùbellaeappetibile?Bisogna tener conto che l’economia nasce perché c’è la scarsità dei

beni,perchélerisorsenonsonoillimitate,quindidobbiamogestirleconscienza e saggezza.Lalibertàelaspiritualitàsiesprimonoancheattraversoildenaro,che

deveessereutilizzatobeneperl’uomo.L’economiadeveessereespressionedell’uomo,dituttol’uomo,enondeveesserel’accaparramentodipochiadanno di altri. Tutti devono occuparsi della dimensione economica, devono capirlaancheperpilotarlaafiniumani.Abbiamobisognodicomportamentiche tutelino ilbenedi tutti,di strategiemigliori acuidiamofiducia, inquantosenzal’eticanonsipuòfarenéeconomianépolitica.

Noi occidentali crediamo di incarnare il non plus ultra a livello economico, e in tutti i settori ci consideriamo universali, invece dobbiamo capirechelaciviltàoccidentaledeverispettarelealtreciviltà.Questocipuòpermettere di trovare dei punti in comune, delle affinità non tanto a livello culturale quanto a livello umano. A mio parere le civiltà sono universali in quanto umane e, in quanto universi culturali, sono tutte diverse. Questo tira inballoilproblemadellosviluppoedelcolonialismocheesisteancoraesi

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servedialtristrumenti,avolteanchedellafilantropiaedellascienzastessa.Qual è il modo migliore a livello etico per sostenere questi popoli senza colonizzarli?Dobbiamofareproprial’istanzadelvolontariatomondiale,la cultura del self-help cioè aiutarli ad aiutarsi e non sostituirci ad essi. Dobbiamoabbandonarel’ideachenoisiamolaverità,siamolagiustiziae,conmoltaumiltà,dobbiamocapirechequellocheciunisceèchesiamouomini.Guaisevenissemenoquest’ideadell’universalitàdellacondizioneumana,saremmocosìdiversichesaremmoirrelatiesaremmoindifferentigli uni agli altri. Ecco perché è sbagliato il relativismo, una teoria chesostienecheisistemidipensieroedivalorisonoradicalmentediversi.Ladiversitàassolutaproduce l’indifferenza, invecea livelloumanotuttigliuominisonougualianchesediversiculturalmente.Studiaretantipiccoliambientisignificaanchecapirelalogicadiunaculturaedisuoivalorinonsemprevalutabilidall’esterno.Nel campoeconomiconoipensiamochesialanostraeconomiaquellachetiradipiùe,quindi,automaticamenteèla migliore.

Mandiamo in Africa i medicinali scaduti, vendiamo le armi, in tante regionidell’Africanonsiraggiungelapaceperchétantenazionioccidentalistanno lì ad alimentare i focolai di discordie per spartirsi il territorio,perchéincasodiunitànazionalesarebberocostrettianonusufruiredicertiprivilegi.Sonotuttecosechesappiamo,chesileggonoanchesuigiornaliecheemergono.BisognafareattenzioneanoninferiorizzarelepersonedelTerzo mondo, nel senso di andare da loro e portare un modello di sviluppo. Questonon si giustifica sul piano etico.La cultura è per l’uomoe nonl’uomoper lacultura.Dobbiamorispettarequestepersone,anche i loropregiudizi,perchéseveramenteriusciamoacreareunacomunioneumanariusciamo poi ad attivare in loro un processo di critica della loro cultura, masarannolorostessiarenderseneconto.All’internodell’Islamismo,peresempio,abbiamotuttaunaseriediposizioni;certicomportamenti,comel’infibulazione,cadrannosesaranno lorostessiavolerlo.Sediamounosguardo alla nostra storia occidentale, la nostra non è certo una storia di pace.Nondimentichiamochefinoa50annifacisiamosgozzatiinEuropa.Ilsognoeuropeoèdiventatounmodello,mal’Europaèstataterrenodiguerre,anchediguerrereligiosesanguinosissime.Questonondeveesseredimenticato, anzi, come ci insegnano gli ebrei, la storia deve servire a ricordarsi delle barbarie per evitare gli stessi errori.

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6. La cultura del self-helpNonpossonon ricordareSchweitzer e tantinostrimissionari, e tanti

volontari che vanno in Paesi extraeuropei con spirito di servizio e dirispetto.Questi sonoesempigloriosi,nobili,chehannoadditato lostiledella condivisione: stare con gli esseri umani rispettando la loro dignità e cultura. Il modo migliore per aiutarli è quello di aiutarli ad aiutarsi, a inventare e costruire il loro futuro. Si devono inventare nuovi modelli di svilupposoprattuttoperchéinostrimodellidisviluppovannofortementeripensativistochespessopartorisconocontraddizionieingiustizie(iricchidiventanosemprepiùricchieipoverisemprepiùpoveri).Sesicreaunverorapportoumano,sicreanolecondizioniperchéuno

possaaiutarel’altro.L’altrodeveessereaccettatocomepari.È chiarocheachihabisognoditantecoseemuoredifamenonstiamocertoaparlaredimodelli di sviluppo, inizialmente gli diamo da bere e da mangiare, questo èchiaro,peròpercostruireunmodellodisviluppoeconomico,dobbiamocapirli ed aiutarli ad aiutarsi. Questa è la logica di tutto il volontariato e di quello cristiano in particolare, aiutare ad aiutarsi, insegnare a pescare anzichédareilpesce,capireeattivaredeiprocessimentaliperespanderela cognitività, la propria responsabilità sociale, la capacità di aggregarsi, di unire le forze. Se non riusciamo a fare questo non possiamo aiutarli. Credo che quando si crea un vero rapporto etico, si crea un rapporto sempreparitario,ancheseinizialmentesiamonoichediamoel’altroprende,peròdeveesseresempreparitarioperchésonoconvintochenonabbiamosolodadare,maabbiamoanchedaprenderemolto.

Quanti valori ci insegnano questi popoli! Il valore, per esempio, dell’allegriaedellavitalità,incontrastoconl’autodistruzioneditantinostriragazziattraversoladroga.Ancheilvaloredeldenarodeveessereripensato,uneuropuòfarvivereunapersonaperungiornomentretantiaffoganonellanoiadelsuperfluo.Certimeccanismidanoisonodiventaticosìautomaticimaancheprodottodeldenaro stesso, cheormaiha raggiuntodei livellidi autoreferenzialità assurdi. Il denaro deve essere investito per produrre lavoro, altrimenti questo capitalismo finanziario è disumano. Bisogna trovare dei correttivi, va superato culturalmente da parte delle persone sensibili delmondo occidentale, che devono cercare un nuovomodelloeconomico. Con il colonialismo, ai popoli che erano completamenteautonomi, è stata imposta la monocultura (caffè e cotone) ed è stata tolta l’autonomia,creandodipendenzaequindilafame.Ilcolonialismoèstato

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spietato,daparteditantipopolicheoggisonodiventatianchepacifisti.Ilproblemaèchenonsonofinitigliatteggiamentidimanipolazionedi

questipopoli,acuisivendonoanchelearmi.L’atteggiamentomiglioreèquello di mettersi alla pari, di ascoltare e di aiutarli a creare i loro modelli disviluppo.Intalmodoaiutiamoanchenoistessi.Lenostrecertezzenonsonotanteequestociconsentedimetterciconloroacercarequalepuòessereunmododiversoperimpostarel’economia,l’impresa,ilrapportoconil lavoro, insommatantecoseche interessanoanchenoi,chissàchenon venga da loro la strada per cambiare. Questo è il grande contributo checihadatol’antropologiaculturale,pensateaLèviStrauss,aLatouchechesièformatoallascuoladiMaussehastudiatomoltoilTerzomondo.L’amicoLatouchehascrittounlibrobellissimo,Giustizia senza limiti, è unlibrospietatosullarealtàdioggi,mettefineatuttelenostreipocrisie;benchéabbiamobisognodimettereinevidenzaanchegliaspettipositivi,però certe denunce è necessario gridarle soprattutto nei confronti delTerzomondo.Occorredecostruirelaformamentisdelcolonialismochesi è servito anche dellaChiesa per sottomettere queste popolazioni. Lanostraculturacihafattoprenderecoscienzadellenostrecolpe,laChiesaadesso è in prima linea non per colonizzare questi popoli, ma per la loro promozione umana, sociale ed economica.Aiutareadaiutarsi:questaladiciamocomefrasedivita.Tiaiutoperché

tutiaiuti,eassiemecerchiamopoilasoluzionedeiproblemiechissàche,studiandol’economiadelTerzomondo,nonriusciamoamigliorareanchelanostraeconomia.Credochel’esperienzadiquestocorsodiformazioneè un’occasione per pensare ad un’economia rinnovata.Mettere a fruttoungruppodistudiocheripensiadunanuovaeconomiacompatibileconl’ambiente e con la giustizia sociale umana.È tutta da scrivere questa economia, è tutta da inventare, ecco la bellezza ed il fascino della ricerca e del dialogo con le altre civiltà. Si sta elaborando in alcuni Paesi del Terzomondounnuovoparadigmanellescienzeetico-socio-economiche,comenelPakistan.LostessoSenhastudiatoinOccidentemaèdiorigineindianaeteorizzaalivelloplanetariodellecoseinteressantiancheperilTerzo mondo.

È opportuno studiarequesti fermenti chevengonodalTerzomondo,capirli, e cercare di aiutarlo a far sprigionare tutto il potenziale, facendolo diventareunpatrimoniodell’umanità.Diceunproverbio:“setidoun’ideaetunedaiun’altra,neabbiamodue”.Labattagliadelleideeèunabattagliaa

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somma positiva: possiamo vincere tutti se mettiamo assieme le diverse idee eleesperienzedigiovanichestannotestimoniandolì,inloco,iprocessiproduttivie lavorativi,chestannostudiandolafaticadell’uomopernonmoriredifame,percrearequalcosachepermettedisopravvivereinquestomondodifficile.L’antropologiaculturaleènatapropriopercapirequestipopoli.Nonsiamopiùglistessisesappiamocomelapensanoancheglialtrifuoridall’Europa.Lanostraidentitàèmoltepliceeplurale.Ilnostroiosiallargaall’Africa,alMediterraneo,all’Indiaecc.Sant’Agostino,cheeraafricano,èstatoedèilpiùgrandefilosofocristianochehafondatolecategoriesucuisiècostruital’identitàeuropea.Unamaggiorecoscienzacritica,senzapregiudizi,puòpermetteredicreareunumanesimoparitariomondiale senza egemonie. Quello che noi, frequentando questo corso,vogliamodareèuncontributoperchésiripensilanostrascienzaeconomicaaffinchécipossaaiutarearisolvereiproblemidelmondo.

7. ConclusioniOggi sta venendo fuori l’importanza della cultura del volontariato,

comefruttodirelazioniumaneedisperanzacivile.Peròc’èundualismo,mirendocontodiquestoriflettendosullaposizionedell’amicoLatouchecheèpessimista,ancheperisuoipresuppostimarxisti,esostienecheunabancanonsaràmaietica.C’èilproblemadiquestodualismo.Lasolidarietàl’abbiamoconfinataalvolontariato,alleprofessionidiaiuto,oppurestiamocercandodipraticareunasolidarietàpagata,professionale.L’espertochevaastareconl’anzianoèunprofessionista.Stiamoprofessionalizzandotuttol’ambitodeibisogniumani.Questaprofessionalizzazionenonsofinoachepuntopoiriesceadessereunasolidarietàautentica.Sisentemoltoil bisogno che la società si riappropri di questi valori, chenon sia soloilprofessionistaafarecompagniaall’anziano,aldisabile,machesia lasocietàstessacheinculchiinogniuomolaculturadellasolidarietà,dellacondivisione. La cultura delle merci non è la cultura delle relazioni. Questa èunagrandesfidaperchéseveramentedovessimoridurreanchelaculturadelle relazioni alla cultura delle merci, ci troveremmo senza umanità. La solidarietànonsarebbepiùunsistemadivalorichesorregge lasocietà,masarebbeungestoisolato,tecnico,chenonfarebbecultura,edèquelloche sta accadendo.Tutta la sferadelbisogno la stiamoassegnandoalleprofessioniistituzionali,sicchéautomaticamentecilaviamolemanie,intalmodo,laculturadellemercidiventaanchelaculturacheavvolgeirapporti

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umani.Stiamocorrendoungranderischio.L’unicochel’hacapitoalivellomondialeèstatoIllich,ungrandesociologoepensatore,orascomparso,chehascrittodeilibrimeravigliosicomeNemesi medica.

Nelle culture premoderne, non mercantili, tutto era legato alle relazioni, è chiaro che c’era un indice di umanitàmolto più elevato.Gli africanisonomoltopiùumanidinoi,hannounaricchezzaumanachenoistiamoperdendo,anchenoimeridionalistiamoperdendolasensibilitàumanadistare assieme, di condividere le gioie e i dolori, ci stiamo impoverendo umanamente.Seunapersonahabisognononabbiamotemponévogliadiaiutarla. E questo è un problema cruciale della nostra civiltà.

Ecco qual è la mia utopia: introdurre la dimensione relazionale, “vernacolare”ancheall’internodellaculturadellemerci,cioènonsoltantocercaredifarcrescerel’uomoinmodotalechepratichiquestasolidarietànellasuavitaprivataesociale,maiscrivereleistanzeeticheancheall’internodella cultura e dell’economia istituzionale, altrimenti rischiamo che laculturadellemercispersonalizzatapossadistruggereanchelaculturadellerelazioni.Eccoperché abbiamoda imparareda altri sistemi chepossonoaiutarci a mettere in discussione le nostre categorie sia in campo economico chesociale.Pensiamoallaterzaetà:lanostraculturaèunaculturachenonassegna nessun ruolo agli anziani. Il nostro sistema economico emargina l’anzianoperchénoncontapiùniente.Questaèunaculturacheciimpoverisce,invecenellaculturaafricanal’anzianoèquellocheportaconséunaseriediesperienze,diumanità,èalcentrodellasocietà.Possiamovivereanchecent’anni,ma semanca la funzione sociale dell’uomo sono anni di vitavegetativa.Eccoperchéèessenzialel’atteggiamentorelazionale.Ibisognipost-materialistici, di comunicazione, di relazione, di qualità della vita sono spessoinappagati.Eccoperchéoccorreunasvolta.Inostrisistemisociali,lenostrecategorieeconomiche,lanostraculturanonriesconoarisolvereinuovi problemi esistenziali.

Abbiamo bisogno di capire e solo se eliminiamo la nostra arroganza possiamo gettare le basi per costruire le nostre scelte. Da qui devono partire lenostreuniversità,pertrovarerisposteumaneaiproblemidell’umanità,propriooggicheilbellicismoèmoltoforte,oggichesivuolegiustificareunaguerracheinquantotalenonsigiustificamai.

Solo la pace è il futuro! Fondamenti della pace sono la giustizia e la solidarietà.

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Il dialogo interreligioso: problemi e prospettive

* Prof. Leo Lestingi

1.Laparola“dialogo”èoggiinflazionata,atalpuntodaesseredivenutaequivoca perché usata con significati diversi. Si potrebbe dire che è laparolachehacaratterizzatolasecondametàdelNovecento,comelaparola“libertà”avevacontrassegnatol’Ottocento.PaoloVI,introducendolanellaChiesacon la suaprimaenciclicaEcclesiam suam (1963), aveva messo inguardiadal relativismoedal sincretismo,dicendoche ildialogoè lacontinuazionedell’operadiDiocheavevastabilitoconl’uomounrapportodi alleanza gratuita, rispettosa della libertà umana, per suscitare una risposta convinta e responsabile.

In passato, le relazioni nel mondo erano state contrassegnate dalla conflittualità e dalle disparità sociali: ci si appellava alla verità pergiustificarelapropriaposizioneenonsiconcedevaspazioall’errore,senzaattenzioneachidiessoeraportatore.Ful’enciclicaPacem in terris (1963) diGiovanniXXIIIarichiamareilprincipiofondamentaledelladistinzionefra errore ed errante e fra ideologie e movimenti storici ispirati ad esse.

Come mai si è avuto questo cambiamento di prospettiva in tempi recenti?Qualèstatoilfattopiùsignificativoataleriguardo?Nonpossiamonon riferirci, a tale proposito, alla Dichiarazione universale dei dirittiumani(1948),che,natadaunaguerraatroce,hastabilitounabasenuovadiconvivenzaumana,basatanonsuprincìpiastratti,masulladignitàdiogni persona. Il nuovo modo di pensare non era irrispettoso della verità edeivalori:siriteneva,invece,chequestidovevanoaffermarsiperforzapropria e di conseguenza ogni uomo doveva essere rispettato nella ricerca e nellamaturazioneneiconfrontidellaverità(el’osservazioneèpresenteinmodoesplicitoanchenellaDichiarazioneconciliaresullalibertàreligiosaDignitatis humanae del 1965). Il principio nuovo distingueva, così,l’ordinedeidiritti,relativoairapportifragliuomini,el’ordinedeivalori,

* Docente di Storia delle Religioni del Mediterraneo e Filosofia della Religione, Università di Foggia

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al quale ogni uomo era tenuto moralmente a tendere nella libertà da ogni coercizione.

Il dialogo fra le religioni ebbe grande impulso dal Concilio Vaticano IIche,conlaDichiarazioneNostra aetate(1965),parlòdellapresenzaintuttelereligionidi“raggidiquellaveritàcheilluminatuttigliuomini”,eindicònelconfrontofralereligioniunostrumentoindispensabiledicrescitaper ogni religione. Mons. Pietro Rossano, che è stato un pioniere deldialogointerreligioso,parlandodiesso,cosìlodefinisce:”Unarelazioneinterpersonalecheavvienenelrispettodell’alteritàdell’interlocutore,sullabase di una comunione già esistente, in vista di un avvicinamento e di una unione più profonda, per un giovamento reciproco” (in P. Rossano, Dialogo e annuncio cristiano. L’incontro con le grandi religioni, Paoline, Cinisello Balsamo 1993, p. 15). Nella definizione si escludono la polemica intolleranteel’eccessivasicurezzadisé,esisottolineanogliatteggiamentisottesialdialogodisimpatiaperl’interlocutoreediricercacomunedellaverità e del bene.Il dialogo interreligioso, così, nasce da un lato dalla stima reciproca

e,dall’altro,dall’amoreneiconfrontidellaverità,chesiritienetrascendagli interlocutori stessi. Non c’è niente in esso, invece, di tutto ciò cheappartienealpotere,alconvenzionaleeallastrumentalizzazione;sitrattadi un atto religioso permeato di ascolto e di invocazione.Vediamo,ora,leprincipaliiniziativechesisonosviluppateinquestianni,

conun’attenzioneaquellechehannoassuntouncaratterecontinuativo.

2. Ripercorrendo la storia, si può rilevare come le religioni abbianosempreavutocontattifraloro,anchesenoninterminididialogo.Spessosono prevalsi atteggiamenti di rifiuto vicendevole, o di tolleranza, o di assorbimento:ildialogohaavutoperiodirariebrevi,quasioasidipacefrauno scontro e un altro.RicordiamoildialogoaCordovaall’iniziodelsecoloXIIIdeicristiani

conimusulmaniegliebrei;conl’HinduismoeilConfucianesimosoprattuttoattraverso il gesuita Matteo Ricci nel XVI secolo. Il cristianesimo primitivo si erapresentatoall’insegnadeldialogo:Giustino,nel suoDialogo con l’ebreoTrifone,affermacheènecessariosimpatizzareeconversare“perchéne venga qualcosa di buono da tale incontro, o per lui o per me: è utile, infatti, per tutti e due, anche se uno solo ne trae vantaggio” (Rossano,Dialogo e annuncio cristiano cit., p. 181).Nel 1453 il cardinalNicolò

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Cusano, nel suo De pace fidei, immagina un incontro e un dialogo in cielo, dove Gesù Cristo avrebbe convocato i rappresentanti di tutte le religioni allora conosciute, al fine di metterli a confronto e assommarli in vista del consolidamentodellapaceedell’armoniafraipopoli.Ildialogo,però,piùfrequentementeèstatoabbandonatoesonoprevalse

sopraffazioni e violenze. Il Medioevo fu sordo alle esigenze soggettive e l’Illuminismononseppevalorizzareleculturereligiose,ritenuteinficiatedi magia; anche in teologia prevalsero l’apologetica e la confutazionedell’avversario,piùchel’ascoltoreciproco.Un clima culturale diverso cominciò ad affermarsi nel secolo XIX,

a partire dal “Parlamento delle religioni” diChicago (1893), quando lereligioni cominciarono a incontrarsi nella libertà. Infatti, in occasione del IVcentenariodellascopertadelNuovoMondo,laChiesapresbiterianaelaChiesacattolicadegliStatiUnitiindisseroun“Parlamentodellereligioni”a Chicago, dall’11 al 27 settembre 1893, con lo scopo di suscitare unpacifico scambio di idee e dare al mondo una lezione di tolleranza religiosa.L’iniziativariuscìevidefragli8000partecipantilapresenzadiben16religioni.Fralefinalitàdell’incontrocifuanchelapreoccupazionegenerale di evidenziare il patrimonio religioso dell’umanità,mostrandocomel’irreligiositàeilmaterialismofosserocontrarialleideefondamentalidell’uomo;efu,forse,perquestosecondoscopochel’iniziativa,ripresaaPariginel1900,fallìsulpianodeldialogointerreligioso,esitrasformòinun congresso internazionale di storia delle religioni.NelXXsecolocrebbel’interesseperlereligioni,ancheseconalterne

vicende. Si svilupparono due linee tendenziali: alcuni ricercarono una identitàcomune,undenominatorecheconsentissedisuperarelediversitàin una sintesi più alta (ad esempio, la teosofia, la religione Cao-Dai, la fede Baha’i);altriaffermaronoildoverediriconoscerenellereligionispecificitàparticolari e valori diversi da accettare. La prevalenza della prima linea apparechiaramenteinalcunemanifestazionidellaprimametàdelsecolo:il “Congresso mondiale per un cristianesimo libero e per il progresso religioso”(Berlino1910), l’“Alleanzareligiosadell’umanità”,promossada Rudolf Otto (Wilelmshagen 1922), l’“International Religions PeaceConference” (1929). Nella seconda metà del secolo, invece, cominciòad affermarsi la seconda linea. Di essa si possono ricordare alcune tappe importanti,comelafondazioneaWashington,nel1960,del“Tempiodellacomprensione”,con lo scopodiportare l’umanitàadunacomprensione

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generale delle grandi religioni del mondo, per una comprensione reciproca e una collaborazione a fini comuni e contemporaneamente la comparsa di altri istituti, allo scopo di arrivare a un Congresso mondiale delle religioni.Il“Tempiodellacomprensione”servìalloscopodacoaguloedaorientamento.TappasignificativafuilCongressodellereligionidiCeylon(1963), nel quale si incontrarono 4 religioni (Hinduismo, Buddhismo,Cristianesimo e Islam) e si decise di moltiplicare nel mondo i templi della comprensione,perincrementarelatolleranzael’amiciziafralereligioni.Ciò che, però, più incise nello sviluppo di queste iniziative fu la

preparazione della prima Conferenza spirituale interreligiosa, che sitenne a Calcutta nel 1968. Le varie confessioni cristiane cominciarono ad incontrarsiaquestoscopo:aKandy(Ceylon),nelfebbraio-marzo1967,per affermare la comune fede nella volontà salvifica universale di Dio e la necessitàdiunascoltoedialogoconlereligioni;aBeirut,nell’aprile1968,perconcludereconlanecessitàdiunecumenismoestesoallereligioni;aLambeth, semprenel1968,perparlaredellapossibilecooperazioneperla pace.Si arrivò, così, alla primaConferenza spiritualedelle religioni,svoltasi a Calcutta dal 22 al 26 ottobre 1968, alla quale parteciparono 11 religioni(Baha’i,Buddhismo,Confucianesimo,Cristianesimo,Hinduismo,Islam, Giainismo, Giudaismo, Sikhismo, Shintoismo e Zoroastrismo).Fu la prima volta, come scrive PeterMeinhold (nel suoManuale delle religioni,Queriniana,Brescia1986,p.53),cheildialogofralereligioni“fu condotto su singole presentazioni delle religioni, della loro propria attività e efficacia in rapporto ai problemi del mondo moderno”. Si ebbe, alterminedellaConferenza,unadichiarazionecomunenellaqualevenivaaffermatochelascienza,latecnicaelapoliticanoneranoriusciteacostruireilmondodesideratoechelereligionidovevanoinsiemeporsiilproblemadella fondazione di una società mondiale religiosa forte e unanime.Contattiparticolari,dopoKandy, icristiani intrapreseroanchecon le

religioni aborigene, sconvolte in Africa dalla civilizzazione moderna, dalla tecnicaedallemissioni.Questomovimento,però,ricevettegrandeimpulsosoprattutto dalConcilio, con leDichiarazioni già ricordate relative allalibertà religiosa e al dialogo con le religioni non cristiane. A quei risultati siarrivòancheperlapresenzaalConciliodiosservatoridialtrereligionie per la costituzione del Segretariato per le religioni non cristiane (1964) voluto da Paolo VI per promuovere in concreto le relazioni interreligiose. Sonodaricordare,inoltre,alcunidiscorsidiPaoloVIinqueglianni,che

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finirono per dare un’impronta decisiva al dialogo, come il discorso aipopolidell’AsiapronunciatoaManilanel1970.

Negli anni successivi, il dialogo prese corpo in due direzioni, quella della collaborazione fra le religioni per un servizio religioso al mondo e, inparticolare,allapace,equellapiùteologicadellapreghieraedellariflessione.Nellaprimadirezionesiaffermaronole“Conferenzemondialidellereligioniperlapace”o“WorldConferenceonReligionandPeace”(CMRP e WCRP), che si colgono in qualche modo come eredi del“Parlamentomondiale delle religioni” tenutosi a Chicago nel 1893. LaprimaConferenzasitenneaKyotonell’ottobre1970,eintervenneconunadichiarazione inmeritoadalcune situazionidi conflittoparticolarmenteacute dell’epoca (Vietnam, SudAfrica,Medio Oriente). Nella secondaConferenza, svoltasi a Lovanio nel 1974, accanto ai temi già affrontati a Kyoto,seneaggiunseroaltri,chesottolineavanolanecessitàdiristabilireuna relazione corretta fra l’uomo e la natura, mediante la protezionedell’ambienteelasalvezzadaogniformadiinquinamento.

La terza Conferenza (Princeton 1979) pose un particolare accento sugli aspetti spirituali della pace, mentre molto spazio venne dato ai momenti di preghieraoffertidallediversereligioni.LaquartasiètenutainAfrica,aNairobi(1984);laquintaassembleasièsvolta,invece,aSydney,nell’ambitodelle celebrazioni per il secondo centenario della fondazione della città e delmodernostatoaustraliano;inessadifattofupropriolacolonizzazionedell’Australiaedell’Oceaniachericevette lapiùvigorosacontestazioneda parte dei popoli Maori, e un notevole spazio venne, quindi, riservato alla questione degli aborigeni e dei loro diritti. La sesta conferenza si è svolta in Italia, a Riva del Garda (4-14 novembre 1994), dopo la solenne inaugurazione che aveva avuto luogo il 3novembre inVaticano, con lapartecipazione del Papa. Infine, la settima conferenza mondiale si è tenuta nel 1999 ad Amman, e quindi per la prima volta in un Paese musulmano, su invito del governo del Paese, con la partecipazione di diversi capi di Statoeconcelebrazionipubblichedipreghieradidiversereligioni.Nel corso degli anni l’attenzione si è, tuttavia, spostata dai principi

religiosiespirituali,chesipossonotrovareperispirarel’azionedellapacenellediversereligioni,all’azioneconcretadasvolgerenellediversesituazionidi conflitto nelmondo e all’organizzazione necessaria per affrontare inmaniera adeguata le situazioni di emergenza: un approccio sempre più pragmatico,chemostrasottouncertopuntodivistal’incidenzaraggiunta

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daquestaorganizzazione.LeCMRPnoncostituiscono,ovviamente,l’unicainiziativa di pace nella quale siano coinvolti uomini religiosi. Oltre alle giornate per la pace di Assisi, meritano una speciale menzione le iniziative dellaComunitàdiSant’Egidiocheognianno(apartiredal1987)intenderinnovare l’esperienzadellagiornatadipreghieradell’ottobre1986,allequali sono invitate personalità provenienti da tutte le religioni mondiali. In questa sede potrebbero, infine, essere ricordati altri organismi religiosi che operano a livello internazionale per la pace: nell’ambito delle altrereligioni, si possono citare la “Jewish Peace Fellowship”, la “MuslimWorldLeague”,la“WorldFellowshipofBuddhists”,eancoraaltri.Abbiamo già accennato al “Parlamento delle religioni di Chicago”

(1893),cheaprìinqualchemodoildialogofralereligioniconl’intentodi individuare le linee convergenti presenti in esse. Nel centenario di tale avvenimentovennepromossa,sempreaChicago,una iniziativaanalogaallaprimasul tema“Versoun’eticamondiale”,allaqualeparteciparono125 confessioni o religioni, da quelle tradizionali a quelle cosiddette “neopagane”. Il testo del documento redatto dal teologo cattolico Hans Küng,integratodaicommenti inviatidacirca200responsabilireligiosi,nonpotè,però,esserediscussoinassemblea.Quell’importantedocumentoterminava con un appello per una trasformazione della coscienza degli individui e della vita pubblica.

Insomma, molta strada è stata fatta nel dialogo interreligioso. Le diversità, tuttavia,permangono;restanoapertiigrandiproblemidellaveritàchenondeve generare scontro di integralismi e fondamentalismi, del mandato missionario,chenonpuòtrasformarsiinproselitismo,dellatestimonianzacomuneditrascendenza,chenonpuòdiventaresincretismo.

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Mondo, globalità, comunicazione sociale e prospettive di cooperazione

* Dott. Nicolò Carmineo

Esisteun’informazionesociale,ol’informazioneè,odovrebbeesseredipersésociale?L’informazionesocialenell’ambitodellastampageneralista,siaquotidianacheperiodica,vienespessorelegatacomeappendicedellacronaca, spesso fa da contorno ad episodi di nera, o peggio è accomunata ad episoditruculentidelnostroquotidiano.L’informazionesociale,dunque,nonhaproprispazinell’ambitodegliorganidistampanazionaleelocale,senoncomemomentoresidualeecome“strategiatappabuchi”.Quandosiparladisociale,ancheneisettimanali,sitendeafarlodaunaangolazionechenonrendemaigiustiziaaitemidellacooperazione,dellamondialità,diun’altraeconomiapossibile.Chisioccupadiquestitemi,ancheall’internodelleredazionièspesso

additato come il buon samaritano di turno, o peggio il frustrato, incapace di guadagnarsi altri spazi di manovra autonomi. Il pietismo e il buonismo imperanterispettoall’approcciochenelleprincipalirealtàgiornalistiche,sihaconilmondodelsociale,delnoprofit,edellacooperazioneallosviluppo,èmoltevoltedettatodaquestionidispazioma,bisognasottolineare,d’altraparte, che si assiste ad un difetto di comunicazione da parte di quegliorganismidelTerzosettoreche,invece,dovrebberocoltivareeimparareledinamichediunrapportoprivilegiatocongliorganidistampa.Il quarto potere ha sicuramente le sue colpe,ma il volontariato e le

esperienze di cooperazione devono uscire dalla beata sindrome della nicchia,dalconcettodi“quantosiamobravi,quantosiamoincompresi,chinonciascoltanoncimeritaenonsavalutarequellochefacciamo”.Certo,comedicevaunvecchioredattore:“Lebuonenotizienonesistono,

perchénonsononotizie”.Una buona comunicazione che si occupi di temi alternativi, quali

possonoesserequelli legatiallacooperazione,deveribaltare l’otticadelvecchioredattore:fardiventarelebuonenotizie,notizie.

*Giornalistade«LaGazzettadelMezzogiorno»

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Le notizie che riguardano il sociale e tutto il mondo devono esserequindi rese appetibili e fruibili dalla grande stampa e dal grande pubblico. Lenotiziedivolontariatonontrovanovoceneigrandinetworkdistampaetv,machecosasifaperchétuttoquestomondotrovirappresentanza?Esiste, in verità, tutta una galassia di riviste specializzate che, però,

finisconotroppospessoperessereautoreferenziali,cioèchilescrivefiniscemoltospessoper leggerlee larivistadiun’associazione,diproporzionemediogrande,vieneadessereconosciutasoltantodachigravitaattornoall’associazione di riferimento e da pochi altri, mancando quello chedovrebbe essere l’obiettivo principale di una corretta comunicazione:comunicareall’esternolefinalitàelamissionedelsodaliziodiriferimento,aggregarenuoveenergieattornoaiprogettidell’associazione,sensibilizzareleIstituzioniattornoallapropriacausa,promuovere,ancheattraverso leproprie riviste, una seria campagna di raccolta fondi rispetto agli obiettivi cheviaviacisipone.

GAZZETTA VOLONTARIATO, DA PROPOSTA A ESPERIENZAPer tutti i motivi analizzati e per colmare un vuoto di informazione, e per

darevoceatuttounmondochechiedevarappresentanza,abbiamoraccoltola sfida di ampliare la foliazione del nostro giornale dedicando una pagina settimanalemonotematicaalvolontariato,all’handicapealTerzosettore,promuovendo una delle prime esperienze di questo tipo in Italia. La pagina, non essendo pensata a ridosso della cronaca, può

approfondire tutta una serie di notizie dimenticate o relegate in un ruolo di nicchia.Tornando al discorsodi dare rilevanza alle notizie buone, sipotrebbedirechelenotiziebuoneesistonoesonorappresentatedatuttiqueifattiequellepersoneche,conlalorovitaeconl’impattochehannosull’opinionepubblicaesuimedia,riesconoaipotizzareuncambiamentomigliorativodelleeconomieedelledinamichedisviluppochecoincidanocon il progressivo miglioramento della qualità della vita di tutti, nella prospettivadiunarricchimentoindividualeecollettivoinvista,forse,diuna riqualificazione e ridistribuzione delle risorse.

Gazzetta volontariato, al suo atto di nascita, più di sei anni fa, era una proposta innovativa, ora è una realtà consolidata e una esperienza pilota a cui guardano tutte le maggiori associazioni e cooperative del privato sociale, pugliese e non. Non siamo al punto di arrivo, ma crediamo di

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aver consolidato unmododi fare giornalismo, che dal locale guarda alnazionale e almondo, nella consapevolezza che ogni storia è degna diesserraccontataecheinognipersonac’èunanotizia.

Fuor di retorica ci siamo sforzati, riuscendoci più o meno, di guardare e approfondireitemiche,partendodallaPuglia,hannointeressatoiPaesiditutto il mondo. Abbiamo scoperto realtà nascoste ma eccezionali, di laici e missionarichehannofattodelvolontariatounasceltadivitaechepossonoessere annoverati a giusto titolo tra gli “eroi normali” del nostro tempo.

La questione fondamentale rimane comunque la gestione dell’informazionedapartedelleassociazionidivolontariatoedeglientidel Terzo settore. Bisogna conoscere bene le dinamiche interne e la tempistica delle

redazioni, sapere quando e come mandare i comunicati, avere un rapporto difiduciaedicolleganzaconiredattorichepotrebberoessereinteressatiadunadeterminatanotizia.Questocomportachesidebbaavereunrapportoprivilegiato con un certo settore del giornale cui si vuole inviare una notizia: per esempio, per quanto riguarda la cooperazione e lo sviluppo, bisognerebbe aprire un canale preferenziale con la redazione di esteri, individuando nell’organico della stessa il redattore che si mostri piùsensibile a determinate tematiche.Unaltro spaziodimanovrapotrebbeessere rappresentato dalle pagine regionali, con riferimento al raggio d’azioneealterritoriorelativoall’associazioneoalprogettochesivuolepubblicizzare.

In definitiva quello tra le organizzazioni no profit e la stampa in generale rimane un rapporto episodico, non organico, basato il più delle volte sullo scambiodapersonaapersona,chepuòessereancheproficuo,mamancadi una idea progettuale di fondo.

Eppure la stampa deve assumere nel rapporto con le associazioni no profit un ruolo preminente e fondamentale, questo per tre ordini di ragioni.1) Per creare consenso attorno ai vari progetti delle e nelle singole realtà. 2) Creare nuovi adepti nei progetti e nei sodalizi.3) Essere un volano per una raccolta fondi e per varie campagne di

sensibilizzazione.Ormai il volontariato è a un punto di svolta. Il no profit è a un bivio.

Accanto ad una realtà frastagliata di piccole associazioni, si affermano verieproprinetworkdelTerzosettorecheassumonounarilevanzaancheinternazionale. In questo contesto urge un diverso rapporto di e con la

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stampa. Gli uffici stampa delle organizzazioni non governative devono assolvereal ruolodipromotereparafulmine rispettoall’organizzazionedi riferimento diventando la vera e propria locomotiva mediatica di ogni singolo progetto.

LE CAMPAGNE E I TESTIMONIALIn questo quadro di riferimento appare fondamentale il ruolo giocato

dalla stampa nelle campagne di sensibilizzazione di coinvolgimento di partner politici e non, al sostegno di una buona causa. Nella nuova realtà di associazioni sempre più in espansione, gioca un ruolo fondamentale la presenza di testimonial. Nelle campagne di sensibilizzazione la presenza di un attore, di un uomo di spettacolo, se debitamente coinvolto, diventano il vero e proprio biglietto da visita e la cartina di tornasole rispetto alla bontà di ogni singola iniziativa di volontariato o di cooperazione.

Non è retorica, ma i grandi cambiamenti passano attraverso i piccoli passi compiuti dalle persone. E un attore, un calciatore o una cantante, quando si presta ad una campagna di sensibilizzazione, ridiventa ed è soprattutto una persona.Inquest’otticabisognailluminaretuttelepersonelegateavarilivellial

mondo del volontariato e del no profit.Lepersonechesono,innanzitutto,uominiedonne,normodotatienon.

La ricercadell’informazione socialeanchee soprattuttonelladisabilità,è ricerca di storie e di persone. Ma non dovrebbe essere questo, capire e raccontare,ilruolodituttal’informazione?

HANDICAP E INFORMAZIONE IN UN MONDO GLOBALIZZATOUnaparte importantedell’approfondimento sociale suigiornali enei

media riguarda la disabilità.Si rischia sempre la retorica,quandosiparladihandicap.Checos’è

l’handicap,èbellol’handicap,èbrutto?Leduerisposteappaionospecularieincomplete,leduefaccediunastessamedaglia,cheraschianol’animaetilascianol’amaroinbocca,comequalcosadiincompiutochenonsaispiegareorazionalizzare.L’handicapèl’handicap,nonlopuoidribblare,non lo puoi esaltare o drammatizzare più del dovuto. È una condizione divitaedèdiversodapersonaapersona.L’handicapèunavitadistrutta,inunmomentoo sul cigliodiuna strada.L’handicapèun’altravitadacostruire con i cocci della prima, senza fermarsi a pensare, ma trovando

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la forza di andare avanti, di svegliarsi la mattina e di scrollarsi di dosso l’angosciache,spesso,nonèlatuamaquellainconsciaerarefattadeglialtri che si proietta sudi te adogni sguardo.L’handicap è un continuoreinventare se stessi alla ricerca di un pensiero positivo, continuamente inseguiti da unquotidiano che spessodiventa bolla d’ansia.L’handicapnon è una categoria del corpo, forse neanche una categoria dell’anima.Ognihandicapèunmicrocosmoasé,manonèun’isola,propriocomeognipersonachelovive,edèquestocheognigiornalistachesirispetti,dovrebbefar emergere.L’handicapèunnome,una storia,unvolto.L’handicapèAgnese, è la forza inconscia, è la volontà di sentirsi donna in carrozzina, conunapropriaidentitàesensualitàchenonsiarrendeechesifaesempiopertutti.L’handicapèAngelo,chiusoinunistitutooinunacasafamiglia,acausadiunasituazionefamiliareailimitidelsopportabile,machetrovacomunque la forza di scrivere un libro e raccontare la sua storia senza veliereticenze,colpadrecheentraedescedalcarcereelamadreconunpassatodiprostitutaeunfuturochesismozzicanelpresente.L’handicapè Giuseppe, giovane down che trova nell’acqua il suo elemento vitale,diventa campione di nuoto, fa incetta di medaglie e poi viene assunto in un supermercato, conducendo una vita normale e riuscendo ad andare da solo allavorosenzasentirsidisabileinunagrandecittàcomeBari.L’handicapèunfiglionegato,poiriconosciuto,manonancoraaccettato.L’handicapèunabbracciomaicompletamenteconsumato.Unavergognachetispiazzae ti proietta in avanti. È ildrammadiunafamigliacheaspettaconamoreunamaternitàchesiriveladiversa,machetrovacomunqueilcoraggiodigestirlaediaccoglierla.L’handicapèl’amarochesidispiegadentrodinoistigmatizzando la nostra impotenza. Ma è soprattutto un urlo strozzato in unastanzachiusa,laddovetichiediseseirimastosolo,tichiedidovesianoleistituzioni,chiediunaiutochespessosiperdenelsilenzio.È un dramma, èinutilegirarciattorno.Maèanchelaforzadilottareedicontinuare,cheognunotrovainsestesso.L’handicapnonlopuoiedulcorare,l’handicaplo puoi solo sentire. E ognuno lo sente in maniera diversa. Non ti puoi aggrapparealleesilicertezzediunhandicappatochecel’hafatta,airisultatiche pure si sono raggiunti. L’handicap è un’ombra scura che ti aspettadietro l’angoloeche ti interpella.Proprioquandocredidi aver segnatounpuntoatuofavore,c’èunanuovabattagliadacombattere.Nonèunabattagliasuimassimisistemi,noncisichiedecomecambiareilmondo,sivorrebbe soltanto vivere meglio e cambiare se stessi. E a volte non sai se ce

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lafarai.L’handicapnonèunqualcosadiastrattoosociologico.L’handicapèdentroevicinoanoi.Puòarrivaredaunmomentoall’altrosenzacheteloaspettiochesiapreparatoadaffrontarlo.Etuloaffronticonl’unicomezzoche hai,magari corroborato dalla fede, quando c’è, con quell’istinto disopravvivenzaediconservazionechesiritrovainogniuomo.Lapersonadisabile è soprattutto persona, con le sue gioie, le sue sconfitte, le sue ubbie e i suoi piccoli dolori, esattamente come qualsiasi altro. Solo se riuscirai a trovarelapersonainogniindividuo,sarairiuscitoasuperarel’handicap.Eforse è proprio questo il ruolo del volontariato. Anche un disabile che guarda un altro disabile, prova angoscia. È

normale,ilpassosuccessivoèquellodicominciareaparlare,discoprirechequeldisabilesichiamaAntonio,DomenicooVitalba,chequeldisabiletichiedediparlaredicosenormalicomeunapartitadibasket,l’ultimaragazzaol’ultimapizzacongliamici.Ognigiornalistadevesforzarsidiguardarela realtà negli occhi, in maniera professionale ed umana, collimando idueaspetti.Anchenellanostra realtà, insiemeall’emarginazionesilentedi ogni giorno possiamo vantare punti di eccellenza nell’interazione enell’integrazione delle diversità.Ma la battaglia più dura, più ostica, èsempre quella della paurosa indifferenza dei cosiddetti normodotati. Un giornalista deve sempre chiedersi, superando pregiudizi individuali ecollettivi,checosasialanormalità,checosaènormaleesesentirsinormalinon sia solo uno scudo. La normalità forse è scoprire in ognuno un uomo, unapersona.Questodovrebbeessereuncardinedell’informazioneatuttotondo.Forseunsogno,mal’informazionediventeràsocialeaprescindere,soloquandoriusciremoadusciredanoistessieadentrarenell’altro.

Non abbiamo scritto il solito libro dei sogni, ma indicato la via, tortuosa edifficilediuncambiamentopossibile,checisforziamodisperimentareognigiornoconl’amoreperunmestierecheèsìlavoro,machesifaanchescelta di campo e di vita, cambiamento quotidiano, per noi, con gli altri e per gli altri.

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Comunicare l’handicap oggi* Dott. Michele Pacciano

Quando è che il sociale fa notizia, c’è un’informazione sociale, ol’informazioneèdipersésociale?Esisteono,unmodotuttaffattodiversodicomunicareilsociale?Lacomunicazioneharegoleproprie.L’obiettivodeveesseresemprequellodicoinvolgereilpubblico,chesitrattidilettoriodifruitoridelvisivo,oanche,comeoggi,diunauditoriopartecipato.

Vorrei qui capovolgere i presupposti di comunicazione. Partire da mie domandeavoi.Hounatetraparesispastica,unhandicapgraveebenvisibile.Cosaprovatequandomiguardate?L’handicapèangoscia,èsensodiimpotenza.Ognitipodihandicapèunmicrocosmoasé.Ilprimogapdasuperareèpropriol’effettoangoscia.Percomunicaredebitamentesituazionidihandicapedarloroun crisma di notiziabilià, bisogna guardare ai soggetti come persone, indagare le lorostorieindividualiecollettiveesolodopometterleinrapportoall’handicap.Anch’io,comeglialtri,comevoi,quandovedounragazzodown,piuttostocheunragazzoschizofrenico,provolostessoidenticoeffettoangoscia.L’effettoangoscia si metabolizza soltanto guardandosi, conoscendosi e parlando. Fuor di retorica il segretoperunacorretta informazione sull’handicapèproprioquesto, la conoscenza diretta tra le persone, il proiettare emozioni e sensazioni inquellochescrivienelmessaggio,anchesubliminale,chevuoiinviarealpubblicoeche,primaditutto,deviinteriorizzareinte.Nell’immaginariocollettivoilgiornalistaèvistocomeuntestimone,come

unricercatoreattentodellaverità.Macos’èlaverità,quantesonoleverità,quanti sono i punti di vista sulla verità? In una logica del dover essere ilgiornalistaèunpaladinodellaverità,mainunalogicapiùprosaicadell’essereedelmestiere,ilgiornalistapuòsforzarsialmassimodiessereunreferentedel lettore o del fruitore di notizie. Come si innesta questo discorso rispetto all’handicap?

Si deve avere una diversa sensibilità. Ma questa sensibilità non dovrebbe far parte del bagaglio individuale di ognuno, o della professionalità di ogni

*Giornalistade«LaGazzettadelMezzogiorno»

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singolo operatore di informazione rispetto all’approccio più complessivorispettoalpropriomestiere?Nonvoglioridurretuttoadunaquestioneindividuale,adirechecisono

giornalisti bravi e giornalisti meno bravi. Farei torto alla professionalità di ognuno.Maèunfattochel’approccioall’handicap,cosìcomel’approccioad ogni altra tematica, si risolve nella maggior parte dei casi attingendo al propriobackground.Cisitrovaquindidavanti,anchenell’informazione,al dilemma di quale sia la notizia, di quando una cosa diventi o non diventidegnadinota.Nell’informazioneglobalesi riflettonodue tipidiatteggiamentorispettoallepersoneconhandicap.Sicombattecontroduetipidipietismo,quellodimatricecattolicaopseudotalechenonriescea scrollarsi di dosso la logica della carezza, del “poverini, sfortunati”, “dobbiamoaiutarliadesserepiùfelici”,equellodisinistracheguardaallepersonedisabilicomeeroi,bellidifamaedisventuracheconduconounalotta quotidiana senza quartiere per affermare se stessi e i propri diritti. Ma questi due approcci, non sono, forse, le due facce della stessa medaglia, i risvoltidiunostessosensodipotenzaedivuotochesiproiettanellanonconoscenzadiunproblema?Ilsaltodiqualitàchel’informazionesocialedeve fare è quello di guardare alle persone, senza aggettivi. Il giornalista non è un paladino ma solo un referente, un lavoratore come gli altri, atipico se volete ma esattamente uguale agli altri. Il giornalista è una persona, chedeveguardareadaltrepersone.Eraccontarelarealtàneisuoiminimirisvolti.Oggil’informazionehavaricanali,internet,latelevisione,igiornali,i

dibattiticomequesto.Malacosafondamentaleperchifainformazionesonolefonti.Elefonti,perquellocheriguardal’handicap,sonoglihandicappatistessi, o quelle che, impropriamente, vengono chiamate associazioni dicategoria.Masipuòridurrel’handicapaunasemplicecategoria?Credopropriodino,l’handicapnonènéunacategoriadell’anima,un

mododiessere,néunacategoriadelcorpo,èsemplicementeunostato,un modo di vivere la propria vita con difficoltà aggiuntive rispetto alla normalità.Mabisognaintendersianchesulsensocomunedidiversitàedinormalità.Aldilàdelleconvinzionireligioseedeticheognunoèdiversodall’altro,ognunoèunico,quindi l’informazionestanelcoglierequelladiversitàcheèintuttieproprioinquestadiversità,chesifanormalitàdivita, sta l’essereuomini.Dopoquesto inciso torniamoalle fonti.Comeguardanoall’informazioneidirettiinteressati,iportatoridihandicap?Si

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sentonofrustrati,esclusi,ancheunpo’messidaparteocompatiti?Machecosafannoperconquistarsispazidiinformazione?È duro da

dire, ma gli spazi informativi vanno conquistati, proprio come il rispetto. Un giornalista è niente senza le fonti. Se i diretti interessati non stabiliscono un’interazione con imezzi di informazione, se non si fanno sentire, seagiscono come delle monadi che procedono ognuno per proprio contocurandosi piùomenodebitamente il proprioorticello, rischianodi nonessereascoltati.GlihandicappatiinItaliasonopiùdi2milioni,manonriescono a contare, non riescono a diventare un vero e proprio gruppo di pressione,sianell’informazionechenellapolitica.Certo,cisonopoliticihandicappatisiaadestracheasinistra,iostessohomoltiamiciindiversischieramenti.Maanchequesti rischianodidiventare troppospessounospecchiettoperleallodole:“com’èbravoAntonioGuidi”,sottosegretarioincarrozzella,“com’èbravoCarmeloPorcu”,missinodellaprimaoraespasticodallanascitachebatteipugnisultavoloperisussidiaidisabilinonautosufficienti.Machec’entralacarrozzella,olaspasticità,conlabravurapersonaleepoliticadiunindividuo,perchésidevesemprerimarcarechePorcuèspasticoeGuidièincarrozzella?Nonserviràforsearabbonirelacoscienzaeilpietismoinconsciodituttinoi?PorcuèPorcu,tipuòessereancheantipatico.Èunapersona,laspasticitàolacarrozzinanonc’entrano,sono uno stato di vita o un semplice accessorio.QuandoeroalTg1micapitòdifareunpezzosuWolfgangSchouble,il

segretariodellaDemocraziaCristianatedesca,candidatopremier,cheèincarrozzella. Dovetti lottare contro il mio senso di appartenenza, contro la volontàdifarmiappariresimpaticoSchouble,perchéhandicappatocomeme,perriuscireaparlaresoloesoltantodellapersonaSchoubleedelsuoprogrammapolitico.L’atteggiamentodicuistiamodiscutendorispettoallacomunicazionedell’handicapsiriflettespecularmenteguardandoacomeviene trattata la disabilità nel cinema. Il cinema è una cartina di tornasole rispettoaicambiamentidiculturaedistatid’animo.Sefacciamounbreveexcursuscirendiamocontodicomeècambiatol’approccioall’handicap.Semprecontroverso,ilrapportocinema-handicap,sempresulcrinale,

con la paura di trascendere nel patetico, o nella retorica del politicamente corretto.Sicominciònel 1962,almenoper ilgrandepubblico,conAnna dei

Miracoli,pellicolafintroppovistaefintroppocontestata,suun’integrazioneforzosa e non voluta di una bambina falsamente autistica, nel profondo sud

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degli Stati Uniti. Il film, nonostante il grande successo, fu preso a simbolo di un certo approccio pietista e melodrammatico, dove la bambina sembrava unascimmiettaammaestrata.Etuttofiniscebene,conl’integrazionechesicompieestapercompiersiel’affettofamiliareritrovato.Ilfilm,primodi una lunga serie, subì critiche esagerate e lodi sperticate.Ma la suasindrome ce la siamo portata dietro per anni. Questo solido melodramma dell’Alabamarivelòun’attricechesarebbeesplosaannidopocomeiconadellatrasgressioneallanoiadiprovincia.Qui,AnneBencroftèl’istitutricedolceesevera.Machiscorderà,almenoneisuoisognid’adolescente,lagiunonicaMrs.Robinsondel laureato imbranatoDustinHoffman?Unamenzioneparticolare,comedrammad’amore,piùchedihandicap,meritaL’olio di Lorenzo, con due interpretazioni intensissimediNickNolte eSusanSarandon,campioni riottosi e sdruciti,unpo’ rugosi emai liftatidell’“AltraHolliwood”.Percambiareregistronelrapportocinema-handicap,dobbiamoaspettare

ilboomdeglianni’80e‘90,conilbellissimoIl mio piede sinistro, di Jim Sheridan,doveun“bellissimo”comeDanielDayLewissifabruttoperdarvitaalloscrittoreirlandeseCristyBrown,chefindallanascitapuòmuoveresolo il piede sinistro e, grazie alla scrittura, conquisterà la libertà. Un film crudoereale,chevalsel’OscaraLewisechesehaqualchepecca,apartepiccolelentezze,èquellacomunquediparlare,sempre,diunhandicappatochecel’hafatta.

Seguiranno a breve giro due cammei, molto politicamente corretti, firmati De Niro e Hoffman: Risvegli e, soprattutto, Rain man, che tra imolti pregi e qualche difetto di stile, che precede temi cari al nascenteclintonismo,haanchequellodiavercifattoriscoprireunTomCruise investe di attore.Ma si può ridere dell’handicap? Ci ha provato con successo Steven

Spielberg. Forrest Gump eTomHanks che corre l’America rimangonouncult.Manondimentichiamoci,conlaspocchiadiesseretroppocolti,del mitico Picchiatello.JerryLewishatrasformatoalcuniticneurologici,propri e altrui, in vere e proprie gag.Ilcinemaitalianosièoccupatopocodihandicap,lohafattosoprattutto

inchiavedocumentaristicaedifiction.UnabellaeccezioneèPerdiamoci di vista, di Carlo Verdone. Ma nella maggior parte dei casi il “Leitmotiv” è:“Sonohandicappati,sì,però…”OraarrivaGianniAmelio,conquestofilmcrudementedidattico,che

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non dà soluzioni. Ma cerca di guardare dentro, non oltre.Il problema ritorna dunque sempre a bomba. Ed è sempre quello.

Quandoèchel’handicapfanotizia?Prendiamountemaspecificocheèancora tabù nel nostro immaginario collettivo, quello della sessualità. Gli handicappatisonoliberidiamare?Sapete la domanda più cretina che potessero farmi? “Ma dove trovi

ilcoraggio,macosatifavivere?”Madoveletrovanoquestedomande?Maperchéunhandicappatodeveessereunaspeciediconfessore laico?Maperchésiaspettanosempre risposteprofonde?“Unabelladonna”–rispondevo io. E tutti mi guardavano storto. Vel’immaginateundisabilechefal’amore?Tutti ci innamoriamo follemente della compagna di banco. Tutti,

immancabilmente, toppiamo. E poi devi sentirti i commenti stupidi e imbarazzatidegliamici:“Tuseibellodentro”.Efuori?Oppure:“Nontemere,troveraiunachetiameràperquellochesei”.Ma

aletto,sifal’apologiadiSocrate?Quandohoavutolaprimaragazzaèstatadura.Quandouscivamoinsieme

ci guardavano tutti. Le parole gli morivano in gola. Prima guardavano me: “Boh!”.Poiguardanolei:“Machitelofafare,macheeroina!!!!Machebravacrocerossina!!!”Dopounpo’smiserodiguardare.Eciguardammonegliocchi.Unavoltaunvecchioamicomichiese:“Ma tucome fai,quando fai

l’amore?”.Larispostamiuscìdibotto:“Nessunproblema,mimettosotto”.Liberi di amare, dunque, di piacere e di piacersi, di avere una vita di

coppia. Ma quando si scende nel concreto, nella vita di ogni giorno, nel sentirecomuneglihandicappatirimangonoinvisibili,angeliasessuatioalmassimo gente di cui aver cura, allora la sessualità, la ricerca di piacere e di affettivitàdiventaun’eccezione,undirittonegatoerimosso,un’aspettativaadunacorporeitàconsapevole,unaricercadiunpiacerefisicoche,dirittoperogniesserevivente,diventainveceindissolubilmentelegatoall’amoreperunapersonaconhandicap.Anchelasensualitàdiventamotivodiemarginazioneetraumi.Esesei

donna,donnaconhandicap,seimarginalizzataduevolte.Chefare?Ad Ostuni non si sono cercate risposte, ma nuovi spazi di confronto

e nuove strategie di intervento. La coppia con un partner disabile è un nucleo con un motivo in più per crescere e una difficoltà in più da

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superare.ComehasottolineatoilprofessorMaurizioBossidiMilano,ladonna normodotata è più facilmente disposta ad intavolare una relazione sentimentale con una persona disabile, questo per il diverso approccio maschile femminile alla sessualità, laddove nella donna è preminentel’innamoramentomentaleversoilpartnerchetrascendeesicompletanelrapporto fisico. Nella donna, inoltre, sussiste un desiderio materno di presa in carico e di presa in cura. Spesso, invece, questo non avviene quando ad essere disabile è il partner femminile della coppia. Ma il convegno di Ostunivolevaindagareanchelaricercadelpuropiaceresessualedapartedipersoneconhandicap.Suquestofrontesièrilevatol’ostracismosociale,più omeno diffuso, rispetto alle coppie che comprendano una personadisabile. La coppia disabile scoppia più delle altre? Le difficoltà sonosicuramentemaggiori,mal’incidenzadell’handicap,sepureimportante,nonèdecisiva.Laricercadiunasessualitàconsapevole,comehaespostolaricercadelprofessorSumilDreepakdell’UniversitàdiBologna,passaattraversoilbisognoincondizionatodiaffettoedipuropiacerefisicochevisottende.Moltospessoc’èunadifferenzasostanzialetrachihasubitol’handicap in età giovanile o avanzata, magari a causa di traumi e diincidenti stradali, echiviconvivedallanascita,essendostatisticamentepiù difficile che un handicappato dalla nascita abbia un approccio piùfacile e consapevole all’universo sessuale, anche perché subentrano deimeccanismi di non accettazione del proprio corpo e della propria fisicità, vissutaincontrastoconimodellisocialidominanticheprefiguranoun’ideastandarddibellezzaediefficienza.Amareconhandicapnonèfacile,madiventapossibileedanchestimolantesesiaccettailrischiodell’amorecheè,sempreecomunque,unrimettersiingioco,conglialtrimaancheconsestessi.Programmareunavitadicoppiaconunapersonaconhandicapsignificaanchesoppesareirischieprevenireledifficoltà.Laprevenzionedellemalformazioni,anchecongenite,èunpuntofondamentale.Aquestoscoposi ècostituito ilnetwork italianodell’AcidoFolicoche,comehaspiegatoladottoressaDomenicaTarusciodell’IstitutoSuperiorediSanità,con una pillola di 4 milligrammi di A.F. e con una corretta alimentazione, sipossonoridurreirischidel70%.

La disabilità è motivo di emarginazione soprattutto se sei donna, comeharibaditoilprofessorFedericoMonterodell’OMS.600milionidihandicappativivononellapartedeboledelmondo.L’handicapèl’handicapatuttelelatitudini,mailluogoincuisinasceèancheunafortuna.L’amore

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èdovunqueunrischio,marimanesempreunapartitadagiocare.Anchesolo per il gusto.Tuttoquestoperdireche,avolte, lanotiziaènotizia,aprescindere

dall’handicap.Maforsel’handicapdeveimparareacomunicaresestesso,superando un atteggiamento spesso autoreferenziale. Se guardate la maggiorpartedeisitiinternetdellesingoleassociazioni,capiretechecosastodicendo.Credochel’informazionedinicchia,igiornalispecializzatietematici, i siti internet delle associazioni abbiano fatto molto, innestando un lento ma graduale cambiamento di approccio e di cultura, ma credo anche che la vera sfida, oggi, sia quella di conquistare spazi neimediae nell’informazione generalista.Tra parentesi è quello che da 6 anni cisforziamo di fare con «Gazzetta volontariato»: abbiamo questomezzo,cheognisettimanaentrain70milacase,usiamolo!Lepersonedisabilidevono entrare in sinergia, devono interagire direttamente con gli operatori dell’informazione,farsisentire,raccontarestorie,romperelescatoleseedoveoccorre.Nonbisognafermarsiall’atteggiamentodidenunciasorda,come spesso accade, non serve mendicare la notizia, bisogna costruire lanotizia, farsiessistessinotiziadisé.Occorreentrarenella logicadeigiornali,capirelatempisticadelleredazioni,saperequandoedove,eachi,mandare un comunicato, saperlo esporre e proporre, rendere “Appetibile” quellochesidice,esserebreviearrivaresubitoaldunque,scrivereinmodosempliceechiaro.Uncomunicatodimassimo30righeelanotiziavadatanelle prime 10…Per una corretta informazione, sull’handicap, sul sociale come in

generale, non serve un atteggiamento incazzato e livoroso, occorre invece un approccio consapevole e cosciente. La dobbiamo smettere di credere chetuttoquellochediciamosiaimportante,dobbiamoimpararearenderloimportanteagliocchideglialtri.Nonvoglio fareaccademia,ma i latinierano molto precisi nelle espressioni. Per il nostro verbo “chiedere” iromani usavano due parole ben distinte: quaero,chiedereconpreghiera,e peto, chiedere per ottenere.Troppe volte, forse, abbiamo chiesto conpreghiera, ora, dobbiamo chiedere per ottenere! Ma dobbiamo saperlofare.

Grazie a tutti!

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Cooperazione per l’autosviluppo* Prof. Giorgio Otranto

FEDE, ARTE, CULTURA AL SERVIZIO DELLA INTERRELIGIOSITà

Sonoprofondamenteconvintocheunodeifinidell’Universitàsiaquellodimediare leconoscenzenell’intentodidiffonderle.Laconoscenzaè ilpunto di partenza per ogni forma di progresso scientifico, per ogni forma di mediazione e cooperazione tra istituzioni, enti, associazioni. Conoscere è sempre positivo, soprattutto quando si tratta di conoscere le idee degli altri e in particolare quando sono diverse dalle nostre.

Per la presente lezione ritengo utile innanzitutto soffermarmi sulle parole-chiavedeltitoloscelto:Fede-Arte-Cultura.

Al primo concetto, cultura, attribuiamo oggi una pluralità di significati: cultura è leggere, scrivere, andare allo stadio; in dimensione socio-antropologica, noi intendiamo per cultura la cumulazione di esperienze proprie di un singolo e/o di un gruppo di persone, la somma di esperienze di ungrupposociale.Possiamointendereiltermine,altresì,comelasommaditutte le attività, usanze, credenze, tradizioni, di un gruppo. Personalmente sono incline a utilizzare il termine cultura nel senso etimologico. Esso deriva dal verbo latino colere (coltivare);cultura,dunque,ètuttoquellochecoltiva,alimenta,nutreequindiaiutaacrescerel’uomo:l’esperienzadellalettura,l’esperienzadellascrittura,l’esperienzadellapraticasportiva,sonotutteattivitàchenellaloromatricedifferente,“coltivano”,fannocrescere,nutronol’uomo.

Abitualmente con il termine cultura si intende solamente la produzione letteraria, ma questa è una deformazione. Il termine ha di fatto unapolivalenzacheioriferiscoappuntoallasuaetimologiaecheciriportaaquesto significato molto più ampio.Valutiamooracosasipuòintendereperfede. Si entra qui in un settore

* Professore ordinario di Storia del cristianesimo antico, Dipartimento di Studi classici e cristiani, Università degli Studi di Bari

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più complesso. Ogni fede è connessa alla religione; occorre dunqueanalizzare contestualmente anche il termine religione. Si tratta di un termine antichissimo; nel latino classico aveva due significati, illustratidal pagano Cicerone e dal cristiano Lattanzio. Cicerone riferisce chereligio deriva da re-legere,cioè“leggeredinuovo”:ilrichiamoèdunqueall’approfondimentodi tutte lecose,odialcunecose,cheriguardanoilcultodeglidèi.L’etimologiaciceronianafocalizza,quindi,l’attenzionesuiconcetti di rilettura e approfondimento.

Per Lattanzio il termine religio deriva invece da un altro verbo, re-ligare, cioè “riannodare, porre nuovi legami”: nell’etimologia dello scrittorecristianoc’èdunqueilriferimentoalrapportochelegal’uomoaunentesuperiore,inquestocasoalDiocristiano.Similelegamesipuòconfigurarein molteplici modi. Esso ha comunque bisogno di una disponibilitàdell’uomo e,molto semplicemente, possiamo definire tale disponibilitàcome fede. La fede sarebbe dunque il credere in qualcosa, l’affidarsi aqualcuno, l’abbandonarsi a un sentimento superiore rivolto verso unadivinità.Illegamecheuniscel’uomoconDiopuòandareintutteledirezionie si manifesta attraverso una varietà di tipologie. Per alimentare la sua fede l’uomohabisognoanchedisegni,qualiimiracolioleapparizioni.SitrattadisegnichepartonodaDioindirezionedell’uomo,tramiteunmovimentodiscensionale. Esisteovviamenteancheunmovimentoascensionalechesottendeilpercorsoinverso:l’uomo,cioè,periltramitedisegniesimboli,sicollegainqualchemodoaunesseresuperiore.Imezziutilizzatipossonoessereofferte, tavolettevotive, sacrifici eogni altra iniziativa che tendearaggiungereDio,l’esseretrascendente.L’uomo,comunque,hasemprebisogno di segni per alimentare la sua fede. Al di là del suo momento terminale, del soggetto in cui credere, occorre riconoscere che tutte lefedihannoincomunequalcosadiuniversale.Checosa?Tutticolorochecredono condividono un bisogno di trascendenza.

Fede e culturasonodueconcettichesirichiamanoappuntoinriferimentoallareligione:tuttociòchescrittoriappartenentiaundeterminatocredoreligiosohannoprodottosullabasedellafedeeinriferimentoallareligionerappresenta, nel suo insieme, il patrimonio culturale di quella stessa religione.

Per quanto riguarda il concetto di arte, occorre specificare che inquesto caso il problema è unpo’ più complesso. In primo luogonon èfacile definire l’arte, soprattutto nel caso in cui si intenda offrirne una

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definizioneonnicomprensiva.Sipotrebbe forse identificare l’artecon lacapacità universale di esprimere e incarnare il mondo, le idee. È importante enfatizzareilconcettodiuniversalitàpoichéessoriconduceaunminimocomunedenominatorechecollegatutteleespressioniartistiche.Inquestosensoun’altrapossibiledefinizionedelconcettodiartelaidentificacomecondizione e forma dell’esprimersi sociale e personale dell’uomo.Essacontempla – in quanto tale – una molteplicità di espressioni. Itreconcettidifede,arte,culturahannoinséqualcosadiuniversale.L’universalità rappresenta dunque l’elemento comune di queste tre

attività dell’uomo e proprio in queste tre istanze – fare arte, crederee fare cultura – ci sono le condizioni indispensabili del ritrovarsi tuttiinsieme. Fede, arte e cultura possono essere la via, un modo per arrivare all’intercultura,all’interreligiosità.

Osservazioni sul problema religiosoIl problema religioso emerge quotidianamente attraverso qualsiasi

organodistampa:nonc’èpaginadigiornalechenonabbiaunriferimentoalla religione. In un denso volumetto di cinquant’anni or sono, mons.PietroRosanohaannotato:“ladiscussionesullareligioneèunodeitrattisalienti della cultura contemporanea. Vi sono interessate le giovani nazioni dell’Asiaedell’Africanonmenodelleantichenazionieuropee;popolidiantichetradizionicomel’IndiaeilGiapponesiinterroganosulvaloredelpatrimonioreligiosotradizionaleeinseguitosaràsempredipiùcosì”.

Proprio in questi anni abbiamo assistito al continuo aumentare dell’interesse per il fatto religioso, non percepito come proprio di unadeterminata religione o fede, ma in se stesso. Il fatto religioso va collegato aquelbisognodi trascendenzacheabbiamodettocaratterizzare l’uomoecheesuladalcontingenteedalpersonale.Lareligionerisultaessere,inqualchemodo,unasortadileitmotiv dellavitadell’uomo.Oggi-aldilàditutto - possiamo verificare questo concetto non solo con una serie di eventi quotidiani,maancheinchiavestorica.

(Inizio proiezione immagini)Leimmaginipresentateveicolanoalcuniconcettiche,purappartenendo

a una determinata religione, il cristianesimo, aiutano a collegarsi al discorso più ampio fino a questo punto impostato. La maggior parte delle immaginisonotrattedalpatrimoniofigurativopittoricodell’arteromana

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delle catacombe e dalle miniature di codici del XIV e XV secolo.Iniziamo con il fare riferimento a quel fenomeno particolare che è

costituitodai complessi funerari romani.Unodegli elementi che si rifàall’universalità della religione, in questo caso quella cristiana, è quellorelativo alla concezione della famiglia e della tomba.

Prima del cristianesimo il concetto di famiglia riguardava in prima istanza ilvincolodelsangue,estesoperòancheaglischiavicheappartenevanoallafamilia. A tale vincolo principale potevano aggiungersi altri vincoli dovuti acircostanzeparticolari,legatiappuntoall’organizzazionedellasocietas romana.Lesingolefamiglieavevanoiproprisepolcrichesiconfiguravanoin genere come cimiteri di diritto privato, nei quali era lecito disporre liberamente come organizzare la sepoltura e quale corredo iconografico impiegare.Conilcristianesimocambiaqualcosapoiché–fral’altro–iltermine

famigliasuperailvincolodisangue.Nell’ambitodelcristianesimoifratres nonsonosolo i fratellidisangue,maanche i fratellinella fede.Questatrasformazione influisce anche sul modo di utilizzare i sepolcri e/o gliarredifunerari:sorgonocosìiprimicimitericomunitarichesiconfiguranocome “cimiteri di tutti”, di diritto pubblico. Mutando il concetto di famigliaedifratellanza,mutaancheilmododiseppellireediutilizzarei sepolcri. Nasce un’arte cristiana sintetica, rapida, espressiva, intesa aveicolareconcettiedelementiessenzialidelcristianesimoantico.L’artecristianavadirettamentealmessaggio:disegnisemplicissimiracchiudonomessaggimolto estesi; l’iconografiacristiana è estremamente simbolicaeallusiva;essatendeinsostanzaaveicolaremessaggiinmodorapidoedefficace. Una volta padroneggiato il sistema interpretativo, siamo in grado di decodificare la maggior parte delle immagini.- Si proiettano immagini provenienti da diverse catacombe romane e

risalentiaun’epocacompresatra ilIIe ilIIIsec.d.C.:AdamoedEva;Noènell’Arca;scenadelpassaggiodelMarRosso.

- Siosservioraun’immaginemoltosignificativa,trattadaunmosaicopresentenella chiesadiSantaSabinaaRoma.Sidistinguono, siaadestracheasinistra,duedonneintunicachemostranociascunaun libro; sotto leduedonne leggiamo rispettivamente:ecclesia ex gentibus ed ecclesia ex circumcisione. Anchequisiamoovviamentein presenza di un messaggio preciso. Alla fine del IV secolo, epoca alla quale risale Santa Sabina (il mosaico è più tardo), la chiesa

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cristianaeracostituitasiadacolorochevenivanodalpaganesimosiadaebrei.Ilcristianesimoèinfattiunareligionechenascedalceppoebraico: Gesù era un ebreo che in qualchemodo ha poi rifiutatodeterminati riti e sacrifici e/o alcune leggi ebraiche, praticando lasua fede in modo diverso da quello dell’ebraismo tradizionale(farisaico).MasostanzialmenteoccorreaverechiarocheGesùvenivadall’ebraismoecheilcristianesimoèunareligioneprovenientedalceppo ebraico e gradualmente se ne distacca. In seno a un gruppo religioso, quindi, se ne forma un altro, che lentamente costruiscela propria identità anche contrapponendosi, qualche volta, allamatrice iniziale. Ovviamente nel I e nel II secolo era ancora difficile distinguere i vari gruppi e ovviamente esisteva un gruppo di persone cheeranostateattornoall’uomoGesùdiNazarethesieranoandateconvincendo di avere un corpus dottrinale diverso, per alcuni versi oppostoall’ebraismo.MasiricordicheglistessiPietroePaolononsi accordavano sull’applicazione dell’antica legge: esisteva quindiuna certa incertezza di fondo almeno nel I secolo e nei primi decenni delII,mainseguitoidueceppireligiosi–ebraicoecristiano–sidifferenziarono notevolmente e non si ebbero più incertezze nel distinguerli.

- Siosservioral’immaginedell’affrescotrattodaunadomus ecclesia (=casa-chiesa).Checosaèladomus ecclesia?Losicomprendesesi valuta che inizialmente, fino a Costantino, il cristianesimo eraconsideratounareligioneillecita;icristianisiriunivanopertantoincase di privati, messe a disposizione dai fedeli più facoltosi, in cui pregavano, leggevano i testi sacri, di domenica celebravano la sinassi eucaristica.Quandopoi,conCostantino, il cristianesimopassòdareligione proibita a religione lecita cominciarono a essere costruite leprimechiese.Periprimidue-tresecolidellanostraera,pertanto–sibadibene–,noncifuronochiesenelsensoattualedeltermine,ma esistevano solamente le domus ecclesiae. Di tali ambienti parlano gliautoriantichieneèstatotrovatounoinSiria,nellacittàdiDuraEuropos,chesorgevasullarivadell’Eufrate;sempreaDuraEuroposanchegliebreiebberounasinagoga:siamonellametàdelIIIsecoloeciòdimostraunaconvivenzatraebraismoecristianesimonellastessacittà. Nella sinagoga di Dura Europos si evidenzia il simbolo tipico della religione ebraica: il candelabro a sette braccia, detto menorah,

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cosìcomeilcrocifissoèilsimbolodelcristianesimoel’occhiodiAllahèilsimbolodell’Islam.

- Simostraoraun’immaginenellaqualecompaionoicinquesimbolidell’ebraismo con al centro la menorah. È possibile distinguere l’armarium, cioè una sorta di anfora dove venivano riposti gli unguenti; il cedro del Libano, pianta particolarmente cara agliebrei;loshofarcheerailcornoconcuisisuonavaesiannunciavailGiubileoel’iniziodelnuovoanno;lapalma, tipica delle aree vicino-orientali.

A questo punto si può introdurre un concetto che coinvolge tutte lereligioni, e soprattutto le religioni a matrice universalistica quali ebraismo, cristianesimo, islam, buddhismo: si tratta del pellegrinaggio che siconfigura come momento essenziale del rapporto di questi fedeli con Dio. Ilpellegrinaggio,unasortadipropensionearaggiungereluoghicarichidisignificatoparticolare,èunaformadevozionalecheconsentedicogliereaspetticomuninonsoloalletregrandireligioniabramitiche(cristianesimo,ebraismoeislam)maancheconlereligionipagane.Checosaèilpellegrinaggio,senonunviaggiofattopermotividifede,

singolarmente o in gruppo, verso un luogo in cui si riconosce la presenza delsacro?Il luogoinquestionesichiamasantuarioedesso,ancoraunavolta, è concetto comune alle tre religioni. In prospettiva cristiana un santuario puòessereoriginatodafenomeniditipodiverso:un’apparizioneo una manifestazione del divino (santuario epifanico), la presenza della reliquia di un martire (santuario martiriale), il ricordo di un personaggio importanteivivissuto(èilcasodisanFrancescod’Assisi).Inalcuniluoghipuòesserciun’iconaritenutasacrae/omiracolosa,un’immagine trovatacasualmente–per esempio sulla riva delmare– a cui si attribuisce unvaloresacroechespingeadedificarel’edificiosantuarialeintornoadessa.Èevidente,quindi,chepellegrinaggioesantuariosonodueconcettichesirichiamano.- Vengonoproiettateoraimmaginichepresentanoelementicollegati

con la pratica del pellegrinaggio. I pellegrini portavano un classico copricapoa larghe tese, cheaveva la funzionediproteggeredalleintemperie,oltrecheunabisacciaeunbastone.Primadellapartenzabisaccia e bastone venivano benedetti. Le immagini mostrano come sul copricapovenissero spesso effigiati i simboli dei luoghicheilpellegrinoavevavisitato:laVeronicaperindicareRoma;una

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conchiglia come simbolo di Santiago di Compostela; un edificiocon guglie allusivo al duomo di Colonia, che fu la prima chiesadove furono traslate le presunte reliquie dei Magi. Si tratta di una simbologia presente spesso come attributo iconografico sul cappello diSantaBrigidadiSveziache,nellasecondametàdelXIVsecolo,compìnumerosipellegrinaggi;sulcappellodiBrigidasonopresentiancheletresfere,simbolodisanNicola:ciòsignificachelasantasierarecataanchenellaBasilicadiSanNicolaaBari.

Con i pellegrini non viaggiavano solamente le concezioni religiose, ma anche idee, culture, mentalità, tradizioni. Nel Medioevo, in effetti,il pellegrinaggio ha avuto la funzione in qualche modo di assemblare,almenosulpianoconcreto,tutteleareedell’EuropaedelMediterraneo:perquestoGoethedicevache“l’Europaènatainpellegrinaggioelasualingua materna è il cristianesimo”. La prima unità europea nel Medioevo fu costruita sull’aratro, sul libro e sulla croce, simboli rispettivamente del lavoro, della cultura, della religione cristiana. La croce, in particolare, può rappresentareanchequel sentimentodi tensionedell’uomoverso iltrascendente e richiama l’idea che la religione possa essere consideratamomentounificantedideterminateespressioniedemozionidell’uomo.È noto purtroppo che le religioni non sempre hanno funzionato

comefattorediunionenellapraticaquotidiana;accantoaconcetticomecomunione o unione troviamo anche fasi storiche in cui molteplicipopolazioni in nome della religione si sono scontrate. Basti pensare al rapportofraebreiecristiani,talvoltaaddiritturadrammatico,poichéebreiecristianisisonoperseguitatiproprioinnomediCristo,chepureeranatoinsenoall’ebraismo.Aquestopropositooccorrericordarechenelmondoantico, alla seconda metà del IV secolo, quando il cristianesimo divenne una religionelecita,siverificòunpassaggiosingolare:icristiani,cheeranostatiperseguitati, in alcuni casi divennero persecutori. Un episodio famigerato risaleal388:èilcasodiCallinìco,cittàdovealcunicristianibruciaronola sinagoga; per ottenere giustizia gli ebrei si rivolsero all’imperatoreTeodosio, il quale impose ai cristiani di ricostruire la sinagoga oppure di pagare idanniallacomunitàebraica.Aquestopunto intervenneperò ilvescovodiMilano,Ambrogio,ilqualerimproveròl’imperatoreperaverpresotaleprovvedimento;l’interventodiAmbrogiocostrinseTeodosioatornare sulle sue decisioni, non permettendo più il risarcimento agli ebrei del danno provocato dai cristiani. Si tratta di un episodio emblematico

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del cambiamento del cristianesimo nel IV secolo, che generò grandimomenti di contrasto e di dissidio. Ricordiamo peraltro che gli ebreidopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte di Tito (70 d.C.) si dispersero in tutta Europa. La Puglia fu tra le regioni maggiormente interessate dalla presenza ebraica in epoca tardoantica e fu sede di rilevanti comunitàebraiche tra il IXe l’XIsecolo.Degnedimenzionesono,peresempio,lecittàdiTaranto,Otranto,Oria,BarieTrani,dovel’ebraismoassunsenotevolespessoreculturale.Bari,inparticolare,fusedeanchediun emirato arabo, che determinò l’edificazione di unamoschea; quellobarese fu l’unico emirato arabo d’Italia ad avere il riconoscimento delcaliffatodiBaghdad.LaPugliasiqualificadunquecomeareastrategicaperl’incontrotrale

culture e le religioni. Lo straniero è una finestra da cui guardare il mondo: in altre parole, lo straniero rappresenta il mezzo per venire a contatto con idee, concezioni, religioni, tradizioni, usi, costumi, atteggiamenti mentali diversidainostri.Nessunopuòsostenerechelanostraculturaelanostrareligionesianosingolarmentedepositariedellaverità:c’èsemprequalcosache possiamo apprendere dall’altro, sia a livello culturale che a livelloreligioso, addirittura a livello esistenziale di vissuto quotidiano. Attualmente le nostre città e la nostra società sono multietniche: rappresentanti direligioni diverse vivono a contatto di gomito; le nostre scuole sonofrequentate anche da bambini di altre religioni, di altre etnie, di altrenazionalità.L’annozeroperlasocietàattualeèrappresentatodallacadutadelmurodiBerlino,cambiamentoepocalechehaportatoaunincontroescontrotradiverseetnieediversipopoli(popolazionidell’Est,delMedioOriente, dell’Africa ecc.).Tale situazione ha causato il rimescolamentodiungrannumerodipersoneeunsimilerimescolamentoasuavoltahapostoallascuola,alleistituzioni,allasocietà,l’esigenzadiguardareallostraniero non come al nemico da combattere, ma come a un portatore di esperienze, idee, concezioni diverse dalle proprie con cui confrontarsi e misurarsi.Taluniosservanotuttaviache,mentrenoitentiamodimisurarcicon queste popolazioni e con i loro rappresentanti a livello sociale e religioso,glistessirappresentanti–quandosonodelmondomusulmano–sembrano rifiutare il confronto. Emblematico è il caso dei matrimoni misti fra musulmani e cattolici, particolarmente difficili da gestire in quanto usi e tradizioni familiari distanziano sensibilmente le due culture. Tuttavia,senonsipraticaquellacheiochiamo“lasperanzaoltreogni

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forma di speranza”, se non si persegue la possibilità dell’incontro, senon si creano le condizioni almeno per intendersi, si va verso lo scontro finale,quelloscontroauspicato–peresempio–daOrianaFallaci.Iocredodunque che le religioni si possano e si debbano incontrare. Bari doveesistevivissimalatradizionedisanNicola,cheèunsantoecumenicopereccellenza, potrebbe fare da tramite per simili incontri. Occorre passare da unasituazionedimulticulturalità–intesacomepresenzaeconvivenza,inunasocietà,didiversetendenzealivelloculturale,religiosoefolklorico–alla interculturalità. Ilprefisso inter, significativamente, fa riferimento alconcettodirapportoedifusione–neilimitienelrispettodellesingoleconcezioni–,cioèalcolloquiotralereligioniealcolloquiotraleciviltà.Viene ora proiettata un’immagine chemostra la pianta della città di

Cranganor in Portogallo: essa attesta come nella storia ci siano stati esempi diconvivenzainterreligiosaediatteggiamenti“possibilisti”.L’immaginetestimoniachenellastessacittàesistevanounaseriedichieseeanchedueedifici riconoscibili rispettivamente come una sinagoga e unamoschea:nella cittadina, dunque, dovevano convivere pacificamente cristiani, musulmani ed ebrei.

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Perché l’incontro non sia mai scontroLa moda di pensare in termini di “globalizzazione” ed anche di

“mondialità”, e perfino di “cattolicità”, crea l’impressione che, di puntoinbianco,ledifferenzepsicologicheesocialichecaratterizzanolerazze,icontinenti,lenazioniedipopolisianooradiminuite.Cosìsuccedecheanchequando trattiamo di “sviluppo”, o “diritti umani”, o “politica internazionale”, o perfino di fisica o biologia, l’Occidente omologhi tutti gli “altri” a sestesso.Succede quindi che, di fronte ad un africano, ad un cinese o ad un

americanoapriamoboccasupponendocheeglisiatantougualeotantosimilea noi da non sentirci in dovere di attenderci una diversa modalità intellettiva, un diverso stile di mangiare, gesticolare, avere emozioni, perfino pregare o parlare.Anzipretendiamoinconsciamentechesiadeguinoanoi.Sepoiandiamoall’esterocometuristi,citroviamosubitolimitatidal

fattochegli“altri”nonparlanoitalianoerisentiamolosforzodidoveretirarfuoril’ingleseimparatoascuolaemaipraticato.Peggioancoraquandoandiamo per la prima volta a fare i volontari: in questo caso ci sentiamo deipiccolipadreternionniscientiedonnipotenti,chemalsiconcilianoconvolontarid’altriPaesiodestinatiadifferenticompiti.Quandopoiandiamoeveniamoperragioniindustrialiecommercialiciparechevalgasoloilcontrattoeche,perilprogettodaeseguire,siamoobbligatiatrattaretutticome italiani. Non parliamo poi dei militari e delle spie: fraternizzare, imparare la lingua o soltanto passeggiare e fare la spesa nei mercatini sono azioni pericolose.Queste lezionihannoquindipropostounavisione“altra”delmondo,

dellastoriaedeisentimenti,perchéessacirendecapacid’arrivareacapiremegliogli“altri”;e,allostessotempo,apprendiamoinchecosadobbiamostareattenti,percoglierenelle“loro”paroleedazioniciòcheveramente

Mezzi per capire l’“altro”. Temi d’antropologia culturale applicata

* Prof. Mario Cisternino

* Missionario comboniano

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vogliono esprimere. È la scienza dell’antropologia culturale e sociale.Antropologia applicata e non teorica o scolastica. Antropologia, in questo caso,spicciolaegiornaliera,giacchésitrattasoltantod’africanicoiqualihovissutooltrequarant’anni.Parlosolodeisub-saharianiescludendogliarabi o arabizzati. Difatti, è difficile fare descrizioni o dare esperienze dirette e coerenti spostandosi da un continente all’altro e comparandogentedidueo trecontinentiod’anticheciviltàdiverse.Chi tentadi farquesto cade vittima del detto ubi maior extentio, eo minus comprehentio o s’appassionaacomparazionibasatesulloscrittoel’esperienzad’altri.Questelezionid’antropologiaapplicatasonostateofferte,quindi,per

facilitare l’approccio verso ilmodo di sentirsi e di relazionarsi con gliafricani. Si sono svolte in tre mattinate di tre ore ciascuna, illustrando ogni volta un tema differente ma complementare agli altri.

Tre punti di comprensione: pedagogia, religione e politica.La prima mattinata è stata dedicata alla pedagogia tradizionale africana:

cogliere ivalorichegliadulti trasmettonoai lorofigli, soprattuttonellalinguatradizionaleefuoridellascuola.Lehoesposteconduetitoli:1.Educazioneal“noi”;2.Educazioneall’autonomia.Nellaprimapartesimostracomenasceecresceilsensodell’appartenenza

ad un clan, un popolo ed una nazione. È l’educazioneall’unioneedallasolidarietà.

Nella seconda parte si rivela il contrario: come si sviluppa la capacità di autostima ed autonomia personale. Le tecnicheeducativechevengonocosì spiegate rivelanounenorme

divario psicologico di base tra “noi” e “loro”, necessario ad acuire la sensibilitàdichiunques’accingaadandareall’esteropermotiviseri.

La seconda mattinata è dedicata alla sensibilità religiosa giacchéil sentimento africano a questo riguardo cozza fortemente con quello occidentale.Nonc’èmaiateismo,nonc’ènemmenoopinionismoetantomeno dicotomia “laico - clero” o “religione - politica”, ma prevale una concezione olistica in cui sacro e profano si mescolano continuamente.

La mattinata è divisa in tre temi:1ª ora: Visioni religiose fondamentali: le tradizioni, i sentimenti ed i

personaggi che riempiono l’emozione religiosa, che crea l’unità; e lapositivitàneiconfrontidelprossimoedelmondochecicirconda.

2ª ora: Mondo visibile e mondo invisibile: la sacralità della famiglia,

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quella del clan ed etnia e quella della persona. Si viene a conoscenza delle tappe sacralizzate della vita di ogni africano, ben diverse da quelle occidentali e che quindi plasmano la persona nei suoi atteggiamentifondamentali.

3ª ora: Antenati e Forze: si viene a conoscenza della sensibilità africana versoidefunti,soprattuttogliantenatieglieroitribali.Siprendeanchevisione della credenza negli spiriti buoni e cattivi.Nonc’èafricanochesiacapacedisottrarsiaquestasensibilitàreligiosa,

siaegliuncomunecittadinooperfinouncardinalediSantaRomanaChiesaCattolica o un alto mufti islamico.

La terza mattinata è dedicata ad offrire dei parametri generali sulla sensibilità politica africana, a partire da un rito per noi misterioso: l’iniziazionetradizionale.1ª ora:Descrizionedi alcuni riti d’iniziazione tradizionale. In alcuni

luoghiessisonoancorapraticati;maanchedovenonlosonopermanevivoil loro ricordo.2ªora:Comelatradizionedell’iniziazionesiètrasformataecomequesti

cambiamentiinfluisconosullapsicologiadegliindividuiedeigruppietnici,determinando la loro differenziazione in confronto agli “altri”.3ªora:L’iniziazionee lasua trasformazionesonoall’originedi tante

guerreodierne,anchequandoessevengonocausatedainteressioccidentalio da multinazionali, o comunque da gente non del luogo.Questelezionicimettonoincomunicazioneintellettualeconchiscappa

daquest’AfricaedapprodainEuropa,offrendociiparametriinterpretatividi paure e traumi, di aspettative e progetti di vita. Facilitano anche lacomprensionedellapoliticaafricanavistadacolorocheladirigono.

Come metodo espositivo è stata sempre impiegata la tecnica del Power Point così da veicolare chiaramente sia le frasi più importanti sia leimmaginicheneconcretizzanoedavvaloranolaportata.Contemporaneamente,però,èstatooffertoinformaelettronicaanche

il testo integrale di ogni lezione. Esso è sempre seguito dalla rilevante bibliografia.

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“Antropologia dello sviluppo”* Prof. Antonio Colajanni

*Docentediantropologiasociale,FacoltàdiScienzeumanistiche,UniversitàLaSapienzadiRoma

I. I problemi generali dello sviluppo, a livello macroIniziamo affrontando il problema dello sviluppo a livello “macro”,

planetario, come se uno guardasse ai processi di sviluppo, alle azioni della cooperazione internazionale, agli investimenti e agli sforzi delle istituzioni chesonodedicateallapromozionedelmiglioramentodisocietàdiverse,“dafuori”.Abbiamodatoun’impressioneunpo’pessimisticadellosviluppo, come attività segnata dalla storia dell’Occidente e ultimo anello di una catenacheduradasecoli.Essorisultacomeunaproiezionedell’Occidenteall’esternodisestessointuttoilmondo,pursefattaspesso,nellamaggiorparte dei casi, con ottime intenzioni.Aldisottoc’èperòunerroredifondochepuòrendereinefficacequesta

attivitàdellosviluppo,l’ideacioèdellasuperioritàdell’Occidente.Nonèunaposizionedigenerositàedisolidarietà(marginaleesecondariaall’internodelmondodellosviluppo),anchesesarebbenormalese,rendendocicontocheper fortuna,percircostanzestoriche inspiegabili,ci troviamosedutisuunamontagnad’oro, avessimo lagenerositàdi pensare a coloro chestannomale,checonsideriamofratelliacuidarequellocheabbiamoinpiù.Manonè così.Lo sviluppoha sì inparte ladimensionedell’aiutoumanitario e della generosità, ma è una dimensione minore. La maggior partedell’attivitàdellosviluppoèun’industriainternazionalenellaqualesiimpegnanoenergiefinanziarieperavereritorni,siimpegnanospecialistichecampano guadagnando migliaia di dollari, e si regola il mondo attraverso l’economiapercercaredievitarediregolarloattraversolearmi(comesifaceva nell’età coloniale). Ed è innegabile questo controllo economico,la dipendenza di un Paese da un altro è una forma di legame economico. Ci sono delle contropartite di carattere politico che accompagnano lacooperazione internazionale.Qualchevoltaquestohaaspettipositivi:inBrasile,adesempio,dopoil

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colpo di Stato (militare e di destra) di Castelo Branco nel 1964, il governo degli Stati Uniti e il FMI (Fondo Monetario Internazionale) riuscirono a condizionare il Paese per spingerlo al ritorno alla democrazia, almeno formale(cioèlademocraziachehavotazioni,Parlamento,cheècomunquesempremegliodiunsistemadidittaturamilitare).Essilohannominacciato:“Se non torni alla democrazia, noi non diamo i soldi per le grandi opere e legrandi infrastrutturedicuic’èbisogno”.Epoisi lanciaronograndifinanziamenti della cooperazione internazionale soprattutto attraverso il FMI, e il Brasile si diede una struttura democratica.Quindi, vuol dire che i prestiti internazionali e la cooperazione

possono anche servire come spinta per una modifica anche politica diunPaese.QuandounPaesehabisognodisoldiedèpovero,auncertopunto può concedere una democrazia formale o, a volte, per esempio,la liberazione di prigionieri politici: non dimentichiamo, dunque, chequestocondizionamentodell’Europaedell’America,chesisentonofortiesuperiori,qualchevoltainraricasipuòavereuneffettopositivo.QuindidiciamochelosquilibriofraNordeSudqualchevoltahaeffettipositivi,cioèpuòessereunostrumentodicondizionamentodiunPaesechehaunsistemamilitare,unsistemadidirittiumanichenonvengonotutelatiecc.Nelle negoziazioni che fa l’America con la Cina, per esempio,

attualmente si sta tentandodi spingere, dando concessioni economiche,verso il riconoscimento dei diritti umani che in Cina pare non sianoparticolarmente tutelati. Naturalmente la negoziazione risulta difficile perchélaCinahailcoltellodallapartedelmanico,essendocreditricediquasi più della metà del debito estero degli Stati Uniti.Alloranonc’èdubbiocheloscenariodellacooperazioneinternazionale

e dello sviluppo si collochi all’interno di un quadro di diseguaglianza.Ma non soltanto di diseguaglianza politica ed economica, ma anchedi presunzione di superiorità: la gente non si considera pari al proprio interlocutore,equestaèunacosagrave,perchéabbiamovistochegiànel’69,nelRapporto Pearson, il sottotitolo recita Partnership in development, e anticipava in maniera eufemistica (pur se in quel caso il rapporto non era paritario) quella che sarebbe stata la caratteristica che ora si sottolinea.Il rapporto non funziona se non è concepito in termini di parità e di negoziazione, di relazioni con dei pari. Fino a che sarà verticale, nelsensononsolodelpotereterribilechehannoiricchisuipoveri,madellapresunzione di essere migliori, non si avranno progressi. Come si fa ad

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esseremigliori?Sièsoltantoricchi...“Ameunocheèricco,comediconoaRoma,‘m’arimbarza’,mirimbalzaaddosso:iononhonessunastimaenessunrispettoperunricco,nessuna.Perchédovrei?Puòdarsichesiaunapersonaintelligenteeanchebrava,maingenereiricchiperbuonametàhannorubato,sonoricchiperchéhannosottrattodenaroadaltri,operchésonofiglidiricchi(immaginateviunochenasceefindapiccoloèpienodidenari...)...”Nonc’èdunqueassolutamentealcunmotivoper“genuflettersi”di fronte alla ricchezza. La presunzione dell’Occidente determina peròuno squilibrio ulteriore nei progetti di sviluppo.“Iohovistodeibuoniragazzi,dibuonafamigliaedibuonaformazione,anchebuonagente,chearrivatiinunPaese,giàilgiornodopogiravanoedicevano:‘Maquestoè unPaese... chepropriononhannoniente...’. Invece avrebberodovutofare il ragionamento opposto. Vedendo un Paese povero, disperatamente povero,cosafaccioio?Michiedocosahofattoioprimaperimpedirechesicreassequestasituazione?Nulla.Dadoveèvenutafuori?”.

La povertà è derivativa, è un risultato di processi storici, gli esseri umani non sono mai poveri per natura, sono poveri per storia, sono diventati poveri. Basti pensare a quello che è successo nell’Africa rurale: in etàcolonialedentrolecittàeneiluoghidigrandeinvestimentofinanziariodaparte di francesi, inglesi ecc., si creavano industrie o piantagioni intensive che succhiavano la manodopera dalle campagne; gli africani dallecampagnelasciavanoivillagginonperchéeranogià“mezzipoveri”,maperchéstavanodiventandopoveri.Perchéilmondoerariempitodioggettinuovicheloroaspiravanoadavere,cheperòavevanocostielevati:laradio,lescarpe,ireggiseni(impazzivanoperaverlima,tral’altro,eranofattidiplastica, venduti a mezzo dollaro, e quindi pericolosi per zone tropicali perlereazioniallergichesullapelle)...matuttiibenidellamodernità,sec’è ildesideriodiaverli,peraverlibisognaaveresoldi,eperaversoldibisognalavorareeperlavorarebisognaandareneiluoghidovec’èlavoro...e quindi migravano in città. I salari si acquisivano nelle città per le spese della modernità (la scuola: pensate per i poveri cosa sono un quaderno e unapenna,sembranounasciocchezzamaiohovistocontadiniingiroperilmondoconilproblemadicomprareilquadernoaifigli,nonhannosoldi,sonopoveri,perchénonhannodenarimentrehannobeni,perchéproduconole loro cose...).Quindi dovevano lavorare per i bianchi. Il governononfavoriva il reinvestimento di questi denari nella zona d’origine rurale,lontana. Essi tornavano al villaggio cinque mesi dopo aver lavorato, con

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quattro soldi e quattro regali, ed erano uno a zero e palla al centro, ma uno a zero. Già avevano perduto qualcosa e guadagnato soltanto bisogni. Eranoagitati,volevanovivereincittà.Abbandonandolecampagne,hannoimpoveritolecampagneafricane,perchénellecampagnesonorimasteledonne e i vecchi a coltivare, quindi è diminuita la produzione agricolache permette di procurarsi damangiare.L’Africa hamilioni di uomini,noncomecerteregionidell’AmericaLatinadovecisono“quattrogatti”,inAfrica ci sonopopoli chehannoquattro-cinquemilionidi persone: inomietnicichenoiconosciamocorrispondonoa800.000,1-3-5-8milionidipersonecheoriginariamentestavano tuttenellezone rurali, inquestaenorme,gigantescazonaafricana,sianellaforestatropicalechenellazonasaheliana,dovec’eranotantissimepersone.Quandoimaschicomincianoa spostarsi verso le città con le migrazioni stagionali assumono nuove idee, desideri, che possono realizzare soltanto lavorando per i bianchi.Non sono abituati, nessuno li forma a reinvestire, il governo non si cura delle campagne. Risultato: si produce meno in agricoltura. La terra se non la coltivi si rovina: è abituata a essere lavorata dagli uomini, se la si abbandonasirinsecchisce;senonsiregolailsistemadelleacqueattraversoirrigazioniancheelementarisirovina.Quindi30annidopoèinutilizzabile.El’Africa,cheeraunproduttorediderratealimentariecheleesportavafinoal1940-1950,oggièuncontinentecheimportaalimenti.Paradossale.Èl’unicocontinentechenonvendealimenti,masoltantoprodottiindustriali,arachidi,lecosecheservonoperlemacchineecc.

È avvenuto un impoverimento delle campagne, aggiunto a desideri nuovi:vestitichecostano,scarpe,cose,radio,orologi,roba...ilcomputerpoinonneparliamo,perchéavolteèutile,maavolteno(ilmantenimentoècostoso:retielettrichechenoncisonodovunque,nellazonasahelianailvento,ilcaldo,lopossonorovinareecc.;dalpuntodivistaburocraticoin molti Paesi africani moderni la computerizzazione di un Ministero non funzionaperchéèdifficilissima,sonotecnologieraffinatechehannobisognodi personale preparato e specializzato e di un rinnovamento costante, ogni 5-6 anni bisogna rinnovare tutti i computer di tutto un Ministero, e sono 4-5.000,quindisonotecnologiechedannoun’esplosionediefficienzainunpiccoepoicalano);sapetechel’unicacosautilissima della modernità è il cellulare?Pericommercialdettaglioafricanièmoltoimportante,perchéconsenteunaimmediatacomunicazione,cheneicommercièfondamentale,enehadecretatol’enormesuccesso.

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Quindi i Paesi si sono impoveriti, noi li abbiamo impoveriti, ancheperchéabbiamosucchiatolematerieprime,glieleabbiamoinaridite,spessoabbiamosucchiatolaforzalavoro;lemigrazionisonospessodeterminatedalla mancanza di lavoro (uno dei push factors). Ma se si sposta troppa gente diminuisce,soprattuttonellezoneperiferiche,lacapacitàdiproduzionedialimenti.Sarebbefaciledimostrarechelapovertàdiquasituttiipoveridelmondodipendeo1)dalfattochesonostatispintiinetàcolonialeinzonearide,improduttive,o2)dalfattochec’èstatounimprevisto,peresempiodei disastri.UnesempioèilSahel,dovepuòaccaderecheperanninonpiova.La

zonasahelianaèunazonaaridachesembradesertomanonècosì:pioveduemesil’annoconpioggetorrenziali,l’acquavienefrenataincertibacinidoveglianimalisiabbeveranoefunzionaancheperl’agricoltura(chesichiamaancherain-fed,cioèagricolturabasatasullapioggia,nonsull’irrigazione).Ci sono però, misteriosamente o perché dipendenti dalla situazioneclimaticamondiale,checambiapercolpadegliuomini,ciclidi4-5annidigrandesiccità(casodell’84).Hodeifilmedellefotografieimpressionanti,mandrie di 300 mila capi di bestiame ridotte a 2 mila. Facevano migliaia dichilometriperandareaipozziequestieranoinariditi,c’eranoconflitticon i sedentari ecc.problemidipendentidalla siccità,una siccità chehaspostatolalinea(perchéalnorddelSudanc’èildesertovero,elìècomequellodell’Arabia,dovenonc’èniente) inalto.AdessoèritornatapiùaSud.L’ultimavoltachesonostatoinSudanhovistol’iniziodellastagionedelle piogge: impressionante. Una zona arida, con caldo a 50 gradi ecc., e improvvisamente arrivano le piogge, torrenziali, fiumi, tutte le città coperte dall’acquaalta,matuttirestanotranquilliefelici.Duraduemesi,quindiilclimainfluiscemoltoedèdeterminatoanchedainterventiumani.SonodunquetantiglielementicheimpoverisconounPaese:iPaesisono

impoveriti per una duplice ragione: tendenza a spendere in cose secondo mepocoutili, le“cianfrusagliedellamodernità”;econcentrazionenellecittà(gigantesche),abbandonodellecampagneequindidellaproduzioneprimaria (soprattutto l’agricoltura), che entra in crisi perché manca ilpersonale,perchécostafatica,perchésidiffondonoideeeaspirazionidiprocurarsidenarolavorandoilmenopossibile.L’ideadelterziario(“cioèunosedutodietroaunasediacheproduceservizi”)sidiffondemolto.Consideriamo ora l’esempio della Sicilia: mi ricordo benissimo che

neglianni’60lagenteaspiravaaunpostofissoalcomune,allaprovincia,

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rifiutando di lavorare nell’agricoltura. E io andavo nelle campagne achiedereainostricontadini:“Maperchénonvolete lavorarequi?”“Ah,dottore, la schiena... costa!”. Infatti i contadini scendevano dal paeseverso i campi alle 5 del mattino, alle 7.30 stavano là ad arare o a lavorare conlazappa.Oggièdiffusal’ideachesipuòguadagnaresenzafaticare;mentre invece una volta la fatica... io mi ricordo quando ero ragazzino, i contadini delle nostre terre lavoravano come pazzi, la sera erano distrutti, mangiavanounpiattogigantescodovec’eradi tutto,pasta, rape, cavoliecc., e poi fumavano una sigaretta e andavano a dormire alle 8. E non si lamentavanomai.All’età di 15 anni notai che la gente cominciava acambiare... equestoè successoanche inAfrica, anche inAsia...unpo’ovunqueèdiffusal’ideasecondocuilafaticaèpesante,equindilagentecerca di lavorare meno.Ilmodellochesièdiffusonelmondoèunmodellomacchinistico,cioè

dellamacchinachesostituisceorisparmiafaticaall’uomo.L’uomo,però,non si rende conto cheprimagli risparmia fatica,madopounpo’ è lamacchinaa fare il suo lavoro.Quindi,questiprocessihannomodificatoi rapporti tra le società, li hannomodificati perché hanno impoverito ediminuito l’efficienza, che una volta era fortissima, di certe societàmarginali rispetto alla nostra.Ciò che abbiamo tratto dal passato è questa visione un po’ critica:

losviluppoèunaffarediricchichefingonogenerosità,oqualchevoltace l’hanno sul serio,ma comunque implica la tutela dei loro interessi.Abbiamo suggerito che un principio generale fosse quello di fare deiprogetti secondo gli interessi della comunità e della società locali, chel’ideadelnon-interessedeldonatorefosseunabuona ideadasuggerire.C’èun libro interessantediSachs,Archeologia dello sviluppo, in cui si leggechealcuni sostengono che lo sviluppo stia declinando,cheprimao poi terminerà. Dicono che deve terminare perché sono contrari allosviluppo. Se consideriamo gli investimenti internazionali ci accorgiamo di un fenomeno curioso: oggi si spende sempre meno per lo sviluppo come noilointendiamo(cioèun’attivitàdipromozione,dimiglioramentodiunasocietà diversa, lontana, povera ecc., attraverso trasferimenti di tecnologie, o attività di esperti, investimenti finanziari ecc.).

Questi interventi stanno diminuendo per varie ragioni: in primis perché stanno insorgendo moltissimi conflitti e guerre locali, e si staspecializzando un’attività che si chiama emergency, l’emergenza. Gli

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interventi di emergenza stanno succhiando i soldi che prima eranodestinatiallapromozioneeallosviluppodellepopolazionipovere,perchéle guerre comportano fame, disastri, spostamenti di popolazione, quindi si allestisconocampiprofughi,tantestrutturesanitarie,inSomalia,Etiopia,Sudan.InSudan,adesempio,sistamobilitandoilmondoperchéc’è laguerra delDarfur, una guerra che ha la base nel conflitto tra nomadi esedentari, un tema tipicamente africano e mal gestito dalle organizzazioni internazionali. Quindi, i conflitti locali si stanno moltiplicando, si staformando una specializzazione nuova: dagli esperti dello sviluppo, agli esperti on peace keeping, cioè specializzati nella conflict resolution, mediation,mediazioneneiconflitti.Sicanalizzanogliespertieancheisoldidellacooperazione internazionaleverso l’immediatezzadella soluzione-tamponedelleemergenze.C’èstatoundibattitomoltofortetraglistudiosi:quale connessione ci potesse essere tra emergency and development. Non è possibile occuparsi solamente delle emergenze, bisogna pensare al futuro di queste popolazioni, ma in questo gli investimenti sono minori.

Sono stato presidente di una ONG italiana, sono fondatore di altre ONG....miricordocheunavoltamihatelefonatountalecheconoscevo:“Sentaprofessore,c’èunprogettobellissimoinMalesia.Chevogliamofare,abbiamogiàtuttiicontatti,lovoletefarevoiquestoprogetto?”LeONGpotevano avere un affidamento dal Ministero degli Esteri con i cosiddetti “progettiaffidati”,cioèilMinisterodegliEsteri(chefaprogettidirettisoloincamposanitario)dàl’incarico,ilprogettoègovernativomaèeseguitodauna ONG. La ONG lo esegue semplicemente come un affidamento libero. Se, invece, doveva eseguirlo una società, sotto l’aspetto più tecnico, lasocietàdovevafareunagara.PerciòlaONGeraunaspeciediscappatoia.Ilprogettoriguardavafornituresanitarieperhandicap,sembravaunacosaunpo’medico-tecnica.LaONGhaunavocazionesociale,diprogettidiformazione,diprogettiagricoli,diproduzionealimentare...“Mal’handicapèunproblemasocialeimportante,professore,Leilosa...”.“Parleròconilmio Consiglio di amministrazione”. Eravamo scettici, il progetto era di 7 miliardi: pensate voi, 15 anni fa 7 miliardi erano una cifra enorme per una ONGchecampadisperatamente,chenonsacomefareapagareiltelefonoel’affittoeglistipendi...IlMinisteromagarinondàlasecondaquotadiun progetto, la si deve anticipare, la controparte scrive e telefona e vuole isoldipromessi...Io,siccomehoimparatodalSen.Andreottia“pensaremale,perchésifaràpeccatomailpiùdellevoltecisiindovina”,dicoalmio

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Consigliochenonmiconvince,epoiilprogettoèmoltotecnico...Alloratelefonoall’ambasciatoreitalianoinMalesiaperchiederelasituazionedellestrutturesanitarie.Larispostaèsorprendente:“Guardi,èunadellecosecheinMalesiafunzionanoabbastanzabeneperchéc’èunaforteproduzionedi strumentazione sanitaria”. “Ma Lei come lo vedrebbe un progetto di forniturapergliospedalidiattrezzaturaperhandicap?”.Silenziodidiecisecondideldiplomatico.“Maprofessore,perchémifaquestadomanda?Dicadinosenz’altro,laMalesiaèilpiùgrandeproduttorediattrezzaturesanitarieperhandicapdelSud-Estasiatico”.Quindi, ilprogettoeraunacopertura:c’eraunasocietàitalianacheproducevastrutturesanitarieperhandicap,chevolevavenderecoseaqualcuno.Ecomefacevaavenderle?O doveva andare in Malesia cercando di corrompere qualcuno, o in Mali, o di qua o di là... oppure cercare una ONG, fare un progetto... pensando a una parte sociale, di circa 1,8 miliardi, per la formazione ecc. Dà il contentino! Alla fine gli abbiamo detto di no.

Sei mesi dopo una società di Torino mi telefona per un progetto in Kenya,diunadiganellazonaTurkana,lazonabassa,importantissima...9 miliardi, ma la tecnica è sempre la stessa: 6 miliardi erano per la costruzionedelladiga...Chiedo:“Comesietearrivatialladecisionedifareuna diga?” Io avevo immaginato una riunione con tutte le comunità diagricoltoridiunazona,percercaredicapiresehannobisognodiacqua,come e dove, si propone loro di fare la diga, dove, cosa comporta ecc., si negozia durante 3-4 mesi di discussioni interminabili, infatti in Africa nonsirisolvelacosainunpomeriggio,bisognastarcimesi,perchéprimadicapirechecosalagentevuoleveramentefarebisognaaverepazienza,perché molti di loro hanno difficoltà a capire, sono abituati a essereimbrogliatidaibianchicomesemprehannofatto.Hannobisognodivedereerivedere,parlare,capirechihannodavanti...poifinalmentedopo3mesidi discussioni, assemblee, di comunicazioni, di piccole cose... alla fine si prendeunadecisione.Ioimmaginavocheavesserofattocosì.Mainrealtàè la società che vuole fare la diga a decidere!Quindimolte volte, nonsempre, ma spesso, lo sviluppo si muove(va) spinto da attori economici interessatiafareun’opera,aguadagnaresoldi,avenderetecnologienonnecessariamente utili e adeguate.QuestoperdirecheancheleONGpossonosbagliare,anchesetragliattori

dello sviluppo sono in genere le più “buone” (nonostante i mascalzoni, la maggior parte è gente motivata, fa queste operazioni per solidarietà e spirito

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dicollaborazioneparitaria).Inognicaso,quellochenoidobbiamofareèspingere verso l’estensione delfinanziamento alleONGperché esse, purcontuttiilorodifetti,sonodapreferireaglialtriattoridellosviluppo,perchéhannorelazioni dirette con le popolazioni locali, stanno anni sul posto e, salvoqualcheimbroglione,nonhannointeressieconomiciparticolari;fannoprogetti medio piccoli (meno soldi = meno imbroglioni) ma in numero maggiore, coordinati tra loro, sani (per esempio i pozzi per i pastori del Sudanperabbeverareilbestiame,cheproducecarne,pelliecc.,controlasiccitàchealtrimentilispingerebbeamigrare,condisagiperloroeperglialtri,adesempioperlecittàinvasedallatransumanza).Avoltesonoanchei negoziatori quelli corrotti (30%)... il problema non è fare i moralisti e dire chenonsidevefare,perchénonèpossibile...ilproblemaèridurrequestacorruzionealminimoedevitarechesifaccianodelleporcheriegravi.

Mi ricordo quando ero ancora giovincello in Colombia, iniziai a fare il responsabile di progetto, arrivò un rappresentante diPlaneacion Nacional,cioèdelramodelMinisterocolombianochesioccupavadellapianificazioneechevolevaunacooperazioneinternazionaleperunprogettorivoltoapiccoliproprietaridellazonacaraibica,cheavevanopiantagionidi platano(lebananeverdichesicucinano,essendounalimentoproteicofondamentale). Era un progetto interessante perché si trattava piccoliproprietari in un contesto di grandi proprietari: si voleva difendere una organizzazione di micro proprietà all’interno di un contesto di grandiproprietà.Ilfunzionariomidissecheservivanoicaviperfarelecarrucole,le teleferiche ecc.Mi dice: “SeLei propone questo progetto, l’aiuto ionellaCommissionemista,poiper il compensocimettiamod’accordo!”“Come?Inchesenso?”“LapercentualecheLeimidevedare!Macome,nonsacomefunzionalacooperazione?”.Iorisposi:“Iovedonelbilanciodel progetto: 2% studio di fattibilità, penso che seLei collabora, ioLametto in quella rubrica e Le riconosco la percentuale quando me la dà il Ministero”.“Mano,Lei,seiol’aiuto,midevedareil4%,el’altro4%lodovràdareagliitalianidellaCommissionemista”.Volevachenelbilanciosi facessero delle sovrafatturazioni! (per esempio 5 tonnellate di cavi, costo150milioni;siccomeunaimpresapuòsemprevariareilprezzo,fauna fatturazione più alta, 170, ma in realtà il costo è di 130 e i 40 milioni cherestanosiintascano).Naturalmente,nonnehofattonulla!

È un campo delicato, nel quale occorre rafforzare il settore dove è meno facile raticare imbrogli, per la dimensione ridotta dei progetti (1-1,5

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milionidi euro),per lavocazione socialecheha lamaggiorpartedelleONG,peruncertocontrolloanchesocialechec’è,consociecc.Questaèla tesi: rafforzare la cooperazione non governativa, dare più soldi, fare più iniziative. Naturalmente governando bene lecose,perchéilMinisterofaaspettare 8 mesi per dare una quota...!

Bisogna abbassare il livello degli interessi dei Paesi donatori, bisogna potenziarelerisorseeilpersonalelocali,equestoèl’unicomodoperfareuna buona cooperazione internazionale.

II. Lo sviluppo a livello locale. La micro-analisi1. Dal globale al locale: adattamenti, interpretazioni, reazioni localiTuttoquellocheèstatodettofinorariguardaloscenariointernazionale,

l’economiainternazionaleecc.;quandosipassadallivellogeneraleaquellolocale, del “micro” progetto, ci si accorgeche lecosenon funzionanomaiperfettamentecomeprevistodallivellogenerale.Perché?Perchéunavoltache,inuncontestodato(periferiacittàafricana,zonaaridadelSahel,zonaagricolaconirrigazione,zonaconartigianatoinSriLanka,comunitàdipescatoridellaThailandia),si immettono soldi, personale, proposte di miglioramentodellecondizionilocali,nell’adattarsienell’incastrarsiinquelposto,ilprogettositrasformaevienerisucchiatodentrolelogichesociali,culturali,economichechegiàesistonoinquellazona,vienecioèdeclinato a livello locale. Quindi, magari dopo 6 mesi, è già diventato una cosa diversaperchéhapersonaggivivi,conlelorostrategiegiàpresentiprimadelnostroarrivo.Succede,perciò,chequestaimposizionedell’Occidentevista a livello macro, spesso, per fortuna, non riesce a realizzarsi a livello locale, soprattutto nei progetti di piccole dimensioni, perché il gruppo-comunità locale reagisce e finisce per utilizzare i denari e le idee e le proposte provenienti dall’esterno adattandole alle sue logiche.A volteprevalgonolelogichediunazonaruraleafricana,dovec’èunastrutturadipotere, dove ci sono relazioni di parentela fra gli attori sociali, dove ci sono tradizioni di scambio economico e risorse particolari di tipo materiale ma ancheintellettualechenoinonconosceremomaisenonsappiamolalinguaesenondialoghiamoconlagentelasera,bevendobirraochiacchierandoattornoalfuoco,perchéèlacomunicazionechecifacapirechecosabollein pentola. Quindi, può succedere che, passando dal livello planetariodelle logiche della grande economia mondiale, arrivando in una zonamarginale, queste grandi regole non funzionino molto e fortunatamente

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venganotrasformate,adattate;laforzadellastrutturadiricezionelocaleèspessomoltopotenteperchécisonoretidirelazione,comunità,gerarchie,autorità. Oltretutto la gente conosce la cooperazione internazionale, quindi sagovernarlainqualchemodo.Allora,senoipassiamoaquestosecondolivello,cirendiamocontodiunanecessitàprimariachefinoranonabbiamomaicitato,macheèfondamentale:laricerca. Ogni progetto deve produrre lasuaindaginechespessodeveessereunaco-indagineeancheun’auto-indagine: cioè bisogna stimolare i nostri interlocutori (contadini, pastori, artigiani, poveri di una periferia urbana) a partecipare “indagativamente”, arifletteresullasituazioneinatto,sucomesonofattiloro,suqualisonoleregoledelmeccanismolocale,sucomeutilizzarealmegliolerisorse;c’è,edeveesserci,unprocessolungo,chepuòduraredai3ai6mesi,chenella storia di una società è niente, è normalissimo, un processo nel quale sifaunaindaginepreliminarenellaqualesiregistral’esistente(nessunasocietà è tabula rasa! ognuna vive un processo sociale, economico e culturale, produce idee, interpretazioni, valori, tutta la parte immateriale accompagna la vita pratica e occorre tenerne conto!). Gli interlocutori sono personeche,findapiccole,hannosentitoparlaredeglieuropei,conosconol’economia e hanno già delle predisposizioni, sono già effervescenti,nonsonopassive,omute,maumane,chepensano,chehannoprogetti,eanche ideesbagliatecome tutti.Occorredialogare insensoconoscitivo:la conoscenza del luogo è indispensabile, qualunque sia il luogo (dalle periferie di Lima alle zone perdute della foresta amazzonica, ai Tuareg del deserto, aimoderni contadini delMeru, in Kenya). Esiste una retedi vitalità sociale dove il progetto viene “paracadutato” e la forza della localitàèmoltorilevante,soprattuttooracheglieuropeisonopiùprudentiecredonochelapartecipazionelocalesiafondamentale...c’è,dunque,unapredisposizione già nei concetti usati.Il contesto locale reagisce attivamente enon è, dunque, così passivo

come si potrebbe pensare.Ecco,ora,unesempiopersonale:quandoinEcuadorinsegnavobasket

alle ragazze, nellaMissione salesiana di Taisha, nelle pause della miaricercatragliShuar,hotrattounenormevantaggiodalfareattivitàsocialeperchémihafacilitatonellacostruzionedellafiduciareciproca(raramenteavevanovistounbiancocosìdispostoadavere rapporti amichevoli conloro);leragazzemiraccontavanolelorostorie,lavitanellecapanneeledifficoltà nella missione. Mi rivelavano la loro disponibilità al cambiamento,

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erano in grado di giudicare con saggezza il mondo di fuori e le attività dei bianchi,mavedevanolasocietàdeibianchicomepericolosa,evolevanocheimissionarifosseromenoseveri,enontroppoossessionatidalrischioche i ragazzi venissero a trovarle di nascosto.Ho avuto anche qualchedifficoltàconicarissimisalesiani,comequandomisonoaccortochenoimangiavamo riccamente a una tavola imbandita e i ragazzi della missione mangiavano solo patate e latte. Protestai con i missionari ed essi dapprima mispiegaronoche“aloroandavabenecosì,cheeranoabituati!”,mapoi,per lemie insistenzefinironopermodificare ladietadei ragazzi,ecosìilriso,i legumieanchespessolacarne,cominciaronoadapparirenellelorotavole.Unpiccoloepisodiocheillustracomeavolte,conlemiglioriintenzioni, si favoriscono processi di disuguaglianza e di differenziazione socialechepotrebberoevitarsi.Infatti,il“privilegio”deibianchièduroamorire.

2. Per affrontare i temi dello sviluppo dal punto di vista della località dobbiamo essere in grado di dire qualcosa di generale sui cambiamenti sociali e culturali, sugli incontri e scontri fra società e culture, e sulle innovazioni e risposte locali.Èuntemaforteefondamentale.Quellochenoichiamiamosviluppo,

sia essounprogettodipromozione sociale,dimiglioramento, ecc., checos’è senonuna induzioneal cambiamentochevienedall’esterno,unapropostadicambiareconstrumentiadeguati(sispera)alcambiamento?Occorre ricorrere alla vecchia tradizione degli antropologi americanideglianni’30checrearonounarubrica:Innovation and local response. Comesifacioèadassorbireunainnovazione?Comesifaaprepararelagenteperchélaaccetti?Nonèsemplice,amenochenonsiapplichiunaconcezione poliziesca dello sviluppo. Bisogna proporre e vedere come l’innovazione potrebbe essere assorbita (o anche rifiutata) dal contesto locale. Esistono casi di resistenza e di reazione allo sviluppo. Bisogna capireperché.E tantevoltehannoragione i locali,perchéunapropostanon è adeguata, non è adattata al contesto di ricevimento: è una dinamica chedeveapparireanchenelprogetto,esenonapparevuoldirecheèunprogettomediocre,malfatto.Bisognapensarecheilcambiamentochenoiproponiamospessopuòraggiungereillivellodiunoscontrodimentalitàincompatibili. Dobbiamo scegliere: se lo scontro è troppo forte, non fare ilprogetto;adottare formepiùsoft;partiredaciòche la società sa fare

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e studiarne le possibilità di estensione emiglioramento che essa stessapossiede;studiareimarginidiaccettazionedicostumiepratichecheessaè in grado di mobilitare.Vediamo l’esempio dei pastoriTurkana: essi hanno una competenza

straordinaria sugli animali, dovuta a secoli di relazioni quotidiane con essi. Esercitano le loro capacità di osservazione e riconoscono un problema (malattia, fame,sete,conflittoconaltrianimali, inadeguatezzadell’erbaecc.)alsolocolpod’occhio.Conosconoicapidibestiameunoauno,sannorecitare centinaiadi nomi, vivono con loro edel contatto con loro, chediventano elementi del loro sistema culturale, del loro linguaggio, scrivono anche poesie su di essi, usano continuamentemetafore animalesche.È necessario sintonizzarsi a fondo con questo mondo per gestire un progetto di sviluppo nelle loro terre (questo è un insegnamento per i veterinari italiani,chehannotantostudiato,machepossonoimpararetantissimodallasaggezzaempiricadeipastoriTurkana,grandiosservatorideglianimali,anchesesenzastraordinaristrumentitecnici).Ingenere,dunque,sistudianoibisogni,leincertezze,quellochefanno,

lacoscienzachehannodellenecessitàedellapossibilitàdi trasformarlee si fa inmodo che il loro sistema inglobi le novità.Non che io comesuperiore, come “maestro/professore”, mi illuda di essere un dispensatore didoni.Alcontrario,iomettoadisposizionedeglistrumentichelorostessipotrannoprendere,padroneggiare,fareproprieutilizzare,perchéquestoèquellochevale:lacrescita,cheunasocietàpuòfareconl’aiutoesternoe con i suoi mezzi, ma dominando essa stessa questo processo, scegliendo e governando con coscienza e con orgoglio. Ma per fare questo, io devo partiredaun’accurataconoscenzadiquellochelorogiàsanno,diciòchesono in grado di fare, di ciò che vogliono fare. Bisogna avere un’ideachiaradeiprocessidiinnovazioneedellerispostelocali,comeavvengonoeperchéincertezoneleinnovazionisianoaccettate,inaltremeno,qualisiano le componenti di carattere psicologico e sociale (ad esempio, sono importantiledonne?spessosonofiltrifondamentalidiunasocietà).

3. Due esempi dell’antropologo americano Marshall Sahlins; modelli astratti ma con esempi concreti nella storia delle società del mondo

Illustreremo adesso, brevemente, due differenti processi di incontro-scontrotrasocietàeculture,cheproduconoeffettidiversi.Il primo è costituito dall’assimilazione: una società A ha a che fare

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con una minoranza, un piccolo gruppo b,operchéA invade il territorio di b, o perchéb è unaminoranza di immigrati che va nel territorio diA. Il risultato è: A’, cioè un A appenamodificato: sihaunprocessodiassorbimento;dopounagenerazione,dopo15-20anni,b scompare, perde lalingua,gliusiecostumicheprimapossedeva,edacquistaquellidiA. C’èinquestocasounaperditasecca,unabbandonodellapropriaculturaper poter sopravvivere, a scapito delle due varietà della vita e della società edellaculturaumanecheprimaesistevano.Tuttaviaitempilunghidiconochenelcasodellecomunitàdiimmigratinonècosìfacilelafinedefinitivadiunasocietà:laterzagenerazione,peresempio,puòriprendereleideedei nonni e improvvisamente rivendicare la sua identità originaria non del tutto persa.

Il secondo caso è costituito dal suo opposto, il potenziamento:l’esempioviene dall’Oceania del ’700 e del primo ’800: una potente societàA (l’Occidente) ha a che fare con una societàB, ma la presenza di A è intermittente (si trattadinavigatori,mercanticheattraversano l’oceano,sbarcano in Melanesia o in Polinesia, nei porti sicuri dove possono riparare le navi dopo le tempeste, e si riforniscono di alimenti e acqua per tornare in Europa: 200 o 300 marinai accolti da indigeni curiosi). I navigatori fannoscambi,manonsiparlaancoradiunoscambiocoloniale,bensìpre-colonialeeparitario(gliEuropeihannobisognodegliindigeniinquestomomento,edunquelirispettano).Inquestafase,piùcheAcheimponeaB,sihacheB prende le cose di A, le utilizza rielaborandole liberamente e il risultato è B’. Cioè B è cresciuto e si è specificato, arricchendosimacrescendoall’internodellostessomodellochegiàpossedeva,conlasua società e i suoi costumi, utilizzando le risorse di A;B è in grado di guadagnare senza perdere nulla!Questo è uno dei pochi casi nei qualipossiamo utilizzare senza difficoltà il concetto di vero “Sviluppo”, cioè crescita, miglioramento ben padroneggiato, attraverso la utilizzazione di beni e idee provenienti da fuori, ma rielaborati a partire dalla società locale. Negli altri casi di incontri-scontri tra società e culture, si tratta in veritàdi“Occidentalizzazione”piùchedi“Sviluppo”.

Attraverso il nostro lavoro di messa a disposizione di strumenti nuovi, le società marginali devono poter essere loro stesse artefici del loro sviluppo; confrontiamo i termini usati per spiegare i contenuti specificidella “teoria della partecipazione” (people participation): empowerment, padroneggiamento, endueñamiento, evitando una situazione pedagogica

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passiva (pensiamo all’immagine degli uccellini nel nido, che aspettanoil cibo, lo sviluppo nella vecchia concezione: mamma-Occidente cheimboccava i poveri “sottosviluppati”).

I due casi rappresentano due posizioni estreme.La prima, quella rappresentata nel modello-assimilazione,èquellache

supponechelasoluzionevantaggiosa,ocomunquel’unicapermigliorarele condizioni di b,siaquelladisostituireciòcheb aveva con cose nuove. Il modello sostitutivo è totale: b si abitua a considerare brutto b e bello A. In questo modo si induce b al disprezzo della propria storia e delle proprie coseperchéècostitutivodiquestaideadellosviluppocheilsottosvilupposiauna“malattia”,unaperversitàdialcunichesonoselvaggioanimalioinferioriopoverettiecc.Devono,quindi,buttareamareciòchehannoeprendereciòcheglivienedatodalbianco/occidentale.Questo tipodifenomenoobiettivamente riduce ilpatrimoniocomplessivodell’umanitàdi una unità, perché b scompare. Ma siamo sinceri, è difficile dire di una cultura che è brutta, che è da buttare.Come si fa? Sono fenomeniumani,ancheipiùperversieipiùcrudeli,perchéselivediamodavicinosonoprodottiegestitidauominiesattamentecomenoi;d’altrocanto,noichi siamoperbuttarepietre?Pergiudicare con tantapresunzione?Nonabbiamoforseanchenoilenostreperversità?Nonabbiamolanostrapenadimorte?Nonabbiamoinostripoveriperlestrade?Gliamericanichesonotantoorgogliosi, checredonodi esserechissàchi... potrebbero rifletteresulfattochec’èunapovertàinternaanchenegliUSA...eGuantanamoaCuba,conlapauradegliarabiedeimusulmanichehafattovarareleggiliberticide.Eletorture?Daqualepulpitovieneilnostroorgogliodiesseremigliorideglialtri?Abbiamoqualcosadibello,equalcosadibrutto,comequasi tutte le società umane. Gli antropologi suggeriscono, quindi, di non lasciarsi prendere dallamania di giudicare subito perché c’è tempoperemettere giudizi storici, suggeriscono di non lasciarsi prendere dalla mania di aggiustare e cambiare le cose subito, oggi, domani. Calma: vediamo, studiamo, dialoghiamo perché i processi di cambiamento lenti sono imigliori,quellichesisolidificano.Esonoipiùefficaci.L’altro caso, quello delpotenziamento, ci fa vedere invece come il

soggetto Bpuòessereattivo,creativo,inmovimento.UtilizzalerisorsecheA gli mette a disposizione ma le piega alle sue necessità. Sceglie lui e fa luilasuastoria;abbiamodunquecomerisultatoduevarietà:A,cheimparamolto da questa esperienza del rapporto nuovo e diverso con B, e B,che

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si mantiene, cresce e si modifica, diventando B’ per scelta sua propria. Per farequestonoidobbiamoavereunaposizionechiara,cioèessereconscieconvintidelfattochelerisorselocalisianounpatrimonioimportantissimoper lo sviluppo (risorse che con l’atteggiamento dell’assimilazionistavengono deprezzate).

Esempio: riunione della FAO (Food and Agriculture Organization) con due agronomi giovani, intelligenti, curiosi, affascinati dai pastori e dalle culturelocali,purmantenendoqualchepregiudizio.Allariunionefinale,dopomoltistudieletture,cheavevofornitoloroconprudenzaemisura,idueeranotrasformati,ehannochiestoalpresidentedelgruppodicambiarepolitica, di rivolgersi agli esperti locali prima di pensare qualsiasi progetto, perpartiredaciòcheessisannoperapportaredeimiglioramenti(anchese,peresempio,suiterrazzamentiaBaliilocalihannodimostratodiesseremolto più esperti di noi in quanto a genialità idraulica). Con prudenza e diplomazia si possono ottenere buoni risultati se si incontra gente sana, onesta, curiosa della condizione umana. E un certo numero di tecnici dello sviluppo è effettivamente disponibile nei termini qui indicati.Conquestoesempio si sottolinea l’importanzadellaIndigenous and

local knowledge,dellaconoscenzaindigenalocale,cheèdiventatapersinouna rubrica della FAO. La valorizzazione delle risorse locali non è più considerataunostacoloallosviluppo,com’eraprima;oggisipensasecondol’immagine dell’innesto (arancio+mandarino=mandarancio). L’idea èdiaveremandaranci, innestidinovitàbuone,filtrate,selezionateperchél’Occidentedidifettinehamoltimanonèdabuttarecompletamentevia,hainventatounsaccodicoseconlatecnica:potevastarseneneilaboratorie lasciare che gli altri lavorassero al posto suo, ma l’intelligenza si èsviluppata e si sono create delle cose, alcune buone, altre meno.Tra le cose meno buone c’è, naturalmente, l’esempio della bomba

atomica.Altropessimoesempioèquellodelcommerciodellearmi,cheè ilcommerciopiùdiffusonelmondo,chemuove lamaggiorequantitàdidenari; ivenditori siamonoi (anchegli italiani sono traquelli)...GliUSAvendonoarmiatuttoilmondo,Paesipovericompresi,chevoglionodisporrediarmididifesaperchésonostrumentoperilpotere(perottenerloe mantenerlo). La perversità degli interessi economici, purtroppo, impedisce a molti Paesi di essere sinceri su questo punto, e la condanna delcommerciodellearmièlimitataapochisoggetti,quasimaiufficialieistituzionali. Mentre, invece, dovrebbe essere compito politico e morale di

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tuttiigoverni.IlmalecheilcommerciodellearmifaaiPaesidelTerzomondoèlapiùgrandesciaguradell’etàmoderna.Lo sviluppo che si propone è, dunque, quello che si basa sulla

valorizzazione della cultura locale e delle responsabilità e decisioni locali. Chenonescludeinnestiche,però,devonoesserenegoziati.Aquestoscoposiproponel’analisi sociale preliminare, uno strumento

indispensabile per la buona progettazione di un intervento di sviluppo. Questi potrebbero essere i suoi punti fondamentali:

1. Occorre innanzitutto una descrizione del contesto locale fatta da uno specialista,eoccorreundocumentochesiaunallegatotecnicoalprogettodove si mettono i risultati. Il territorio e la sua antropizzazione (intervento dell’uomopermodificarlo)èilprimopunto:occorresaperequellocheèsuccessoalmenonegliultimi70-80anniperchélaterraèilrisultatodiciòchesièfattoinetàcoloniale,diciòchesièfattonelperiododell’indipendenza.Spesso è avvenuto un inaridimento dei suoli, bisogna conoscere quali sono state le colture precedenti, quale l’uso della terra, quali i movimenti dipopolazione e gli interventi dei governi coloniali e post-coloniali. Occorre possedere una conoscenza solida del territorio e delle sue sottodivisioni interneequestodeveapparirenelprogetto.Nonèdifficile,sonoricerchechesi fannoneiMinisteri,esistonomoltidocumenti,mabisognasaperlicercare. I territori sono differenziati al loro interno.Prendiamo, per esempio, la Puglia. Ogni sottoregione ha le sue

caratteristiche: la piana di Foggia ha coltivazioni intensive di segale egrano,chihal’acquacomanda,cisonoproprietàestese,ilcaporalatoregolailmercatodeibracciantiagricoli;nellazonadiBrindisituttoèdiverso:sicoltivanoortaggi,primizie,c’ègrandequantitàdiacqua,piccolaproprietà,mercatiesteri; sepassiamoalSalento, troviamounaltroquadro:campipietrosi, colture legnose, vite e olivo, grande tradizione di rapporti con mondi lontani (Venezia), raffinate e colte tradizioni culturali (barocco leccese). Ci sonodunque trePuglie,nonunasola.Eciòvalepermoltealtre regioniitaliane, come ovviamente per quasi tutte le regioni del Terzo mondo.

2. Importanti sono poi gli usi attuali del territorio: cosa la gente faceva e faprimachearriviilprogetto.Ciòsipuòaccertareattraversointervisteaglianziani. La raccolta di informazioni sugli usi attuali e su quelli del passato serviràacapirechecosapoiilocalivoglionofare-cambiareecome,echetipo di innovazione sia coerente e adattabile al contesto locale.

La storia degli usi del passato (cosa la gente sapeva fare) sarà

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indispensabileperesaminarecriticamentechecosahafunzionatoecosano delle iniziative decise o subite dalla società locale nel corso della sua storia recente e remota.3.Fondamentaleèanchel’analisidellastruttura sociale attuale, delle

posizionidipotere,delruolodeimaschiedellefemmine,deigiovaniedegli anziani, dei conflitti edelle formedi collaborazione,delle attivitàcollettive, come feste, rituali.4.Assumeunasuafondamentaleimportanzaanchel’analisidelpensiero

locale di sviluppo:checosapensalagentedellosviluppo.Comeelaboralesueidee,isuoigiudizisuciòchepropongonoibianchi.Comepensava,primachevenisseaconoscereletecnicheeimodellidivitadeibianchi,alpropriofuturo,conqualistrategie,ecosìvia.Vediamo un esempio dal Kenya: se si chiede a degli “informatori”

pastori del norddelPaese: “What is development indeed?”, la gente lodevetradurrenellasualingua,seèSwahilièpiùfacile,seèTurkanaèpiùdifficile; si ingegnano a esprimerlo perché non ha esperienza di questofatto,néesperienzadidiscussionie teoriesullosviluppodelpaese:essilopercepisconocomequalcosachevienedafuori,occorreleggeretralerigheecapirecomelopercepisconoloro,acosaaspirano,cosavoglionodal futuro. È probabilecheessipensinolosviluppocomeunostatostabiledi “buona vita”, caratterizzato da una buona produzione di piccoli animali davendere,dabuonicontratticonisedentaricherisiedonopressoipozzi,daunapioggiafrequenteemisuratachearricchisceipascoli,dalnonarrivodipericolosemalattiechepotrebberodecimareilbestiame.Etuttociòessilosannogestiredasoli,senzagrandinecessitàdiinterventidall’esterno.

4. Le nozioni locali di sviluppo: come si traduce e si pensaOccorreun’opera sana di pedagogiaperchéchecosasialosviluppo

nonlosievincedaquellochefacciamoperchélofacciamoinunmodomoltopraticoeviene,perciò,percepitosecondoicomportamentichenoiabbiamo (mascalzoni a volte, incapaci altre ecc.).

Un esempio dalla Colombia. Domanda posta agli indigeni della Sierra Nevada de Santa Marta: “Que es desarollo”“Quequieredecirdesarollo?”“Checosasignificasviluppo?”.

Gli Aruaco, modernizzati, rispondono: “Quiere decir una cosa que todo el mundo sabe: desarollo es tener más, tener más cosas”. Avere più cose: masviluppopernoinon significaquesto, vuoldire chequello che essi

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hannopercepitodello sviluppo sono le cose, il possederebeni, il cheèsolounaspetto–enonilpiùimportante–dellenostreattualiconcezionidellosviluppo.“Unhijoquetienemuchomásdelpadreydesuabuelo.”“Unragazzochepossiedepiùdelpadreedelnonno”.Peresempio?“Dosparesdebotas(duepaiadistivali),muchospantalones,muchascamisas,yplata,señor,plataparacomprarcosas”.QuandoperlaprimavoltasonoandatoconunindigenochestavanellaSierranellazonaalta,echenoneramaivenutonellacittàdiSantaMarta,el’hoportatoaunsupermercato...lui era come nel paradiso, impressionato da quante cose ci fossero. Lui erapovero,abituatoavivereconpochissimecose...Ho tenutouncorsodi due giorni per spiegare che cosa è lo sviluppo: Banca Mondiale,economia europea, strategie della FAO, disuguaglianze economiche frapaesi, lacrescitacontinuadell’Occidentechecondanna ilTerzoMondoa migliorare, certo, ma stando sempre indietro di molto ecc. Finalmente hannocapitocomefunziona losviluppo internazionale.Allora lenuovetraduzioni di “desarollo” sono state:iKogi,abitantidellapartealta,piùtradizionali,diconochequestaparola

non è mai esistita per loro e non possono rispondere... sono cose del bianco ma...forsepotrebbesignificare“cresceremolto,mamolto”(subitohannopercepitolamaniadel“troppocrescere”,cheèilnucleodelleconcezionimoderne dello sviluppo).Attraverso queste conversazioni con iKogi siè creato uno stimolo all’elaborazione autonoma, all’auto-riflessione...unannodopononpercepivanopiù solo l’aspettodelladonazione,dellecosechesirubanoalbianco,maeranodiventatipiùpropositivieattiviepartecipi. La parola giusta la trovavano nella loro esperienza religiosa: il terminechescelseroper tradurre“sviluppo”era“divinazione”.Obiettaichec’eranoinfinitedifferenze,maloroobiettaronoche ladivinazioneèil rituale attraverso cui si conosce il futuro, ed è lo stesso dello sviluppo, perchéèildesideriodiunfuturomigliore(senzamalattie,conabbondanzadicibi,senzasfortunaopovertà).Perquestosichiede ladivinazione,equando il risultato è positivo… si può stare tranquilli.Ma io replicavochelosvilupposibasasullatecnica,sullascienza,sullarazionalità,sullacompetenza,sull’investimentoeconomicoedilavoroperavereunrisultato,sulla rinuncia a benefici attuali per maggiori benefici futuri. Senza volere stavo dando dello sviluppo una versione estremamente positiva, nella quale in verità nemmeno io credevo ciecamente. Loro furono comprensivi ed ironici. Vedevano da anni i progetti di questo cosiddetto sviluppo: i

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bianchi arrivavano, davano tante cose e tanti regali disordinatamente,usavano strumenti tecnici che spesso non funzionavano, promettevanomari e monti… e poi se ne andavano, e tutto tornava spesso come prima, inpiùconuncimiterodicosecostruite,macchineabbandonateecc.Essinotavanoche i forestali facevanobuchiperpiantarealberi,manonsi èmaivistofarebuchinellaMadre(laGrandeSierraNevada)...elamaggiorparte di queste piante poi morivano. Secondo loro la cosa da fare sarebbe la “regeneración del bosque” (rigenerazione della foresta), facilitando lo sviluppo delle piante, togliendo le piante antagoniste e creando recinti per impedire agli animali di disturbare la crescita libera delle piantine. È proprioquellocheiforestalimodernihannotrovatoeffettivamentecomesoluzione!UnsaggioKogicosìcommentò:“PrimadipensaredivenirequiariforestarelaGrandeMadre,lanostraterra,iopensochevoidovresteprima provvedere a riforestarvi dentro”.In un’altra occasione, unMama, sacerdote, mi disse: “Come potete

pensarechenoisiamoinunasituazionedisubdesarrollo”(sottosviluppo)?Risposichemoltipensavanocheallalorosocietàmancasseroquellecosechebisognerebbeavere,checrediamonecessariepertutti.Larispostanonsifeceattendere:“Macomesipuòpensarecheunasocietàsiapiccolaeimmatura,nonperfettaeincompleta,insostanzasottosviluppata?Lesocietàsonocreategiàcomplete,sane...solol’hermanito menor (il bianco! definito come“fratellominore”)puòpensareunacosasimileperchéècomeunbambinochegiocaconmoltecoseenonsadecidersi...noiabbiamopochecose, ma tutte le conosciamo bene e stiamo attenti alla parte spirituale. Noi nonsiamosottosviluppati,anchesevogliamoapprendere”.Wayù,GuajiroscheabitanoneldesertodellaGuajira,apocadistanza

dallaSierraNevada,pescatorieallevatori,hannodueterminiinteressantipertradurre“desarollo”e“proyecto”:ilprimoè“regalotonto”,unregalostupido che fanno gli europei, “es una cosa de los blancos, vienen acáy hacen regalos tontos”, danno cose stupide, ma noi ce le prendiamo,perchéno?Un“regalotonto”èunregalochenonèdominatodalleregoledellareciprocità,cioèchenonèunvero legamemaunacosabuttata lì,chelorosiprendono.Macomepensanoilfuturo?Comeloprogettano?Hanno un termine per dire questo, un termine rivelatore, e molto diverso daquellocheusanoperiprogettideibianchi:“tessere”.Comeneltelaio,operazionelungachecostruisce,tral’orditoelatrama,unrisultatochesivedrà solo a lavoro finito, dopo settimane. Questo è sviluppo! “Tessere il

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futuro, a partire del sapere locale”. Hanno applicato la loro concezione del tessererelazionipermigliorarelavita,enonhannoaccettatol’impiantocapitalisticoeconsumisticodellosviluppochenoiglistavamovisivamentetrasmettendo.Queste inchieste sono interessanti e sono un capitolo fondamentale

delle nozioni locali di sviluppo, per vedere come la gente percepisce, elabora,pensaerestituisceleproposte,materialiediscorsive,chevengonoda fuori. Dal dialogo si traggono notizie e informazioni importantissime per introdurre il progetto chepuò funzionare solo sedà spazio ancheaquesto capitolo delle nozioni locali di sviluppo, del pensiero locale sullo sviluppo.Un altro esempio di questo importante argomento può venire dai

CashinauádelBrasile.Perriferirsiallosviluppoessiutilizzanomoltolametafora della crescita: il termine in portoghese è “continuar subindo”,continuare crescendo; ma essi intendono questo termine con unasignificativa aggiunta: crescere, ma rafforzando i propri costumi; essipercepisconoilrischioche,crescendoconciòchevienedafuori,siperdaqualcosadelproprio:voglionocresceremantenendociòcheèloro.Nonrifiutano l’apporto dall’esterno, ma rafforzano il proprio. Non è perciòuna concezione tecnico economicistica, ma più ampia e globale. È una concezioneche si stadiffondendoanchenelle istituzioni internazionali:lo sviluppo deve essere un cambiamento globale, totale, che comportail pensiero, i valori, le relazioni sociali, la concezione della vita intera. La traduzione di “sviluppo sostenibile”, per esempio, non meraviglia i Cashinauá:èunconcettochesottintendeladurata,lefuturegenerazionielacapacitàdiusarerisorseproprie.Perlorotuttociòènormale,hannosemprepensato ai nipoti, globalmente e con responsabilità per le generazioni a venire!Edelresto,perloroèovviocheunopensiastarebeneimpegnandodirettamente risorse proprie, senza dipendere più di tanto dalle risorse altrui.Ancoraunesempio,questavoltadaicontadiniQuechuadelPerù(zona

andina):lafrasechiaveperesprimerel’ideadi“sviluppo”è“criarydejarsecriar”,“allevareelasciarsiallevare”;ilsignificatoèquesto:nonsièsoli,nonsipuòmiglioraredasoli,bisognaallevaree farcrescere,maanchelasciarsicrescere:larelazioneconglialtrièfondamentale,ecosìitempimedio-lunghi.

Molti popoli del mondo non riescono a pensare la nostra materialità,

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sola e stretta dentro l’economia! Queste visioni complesse riguardanol’idea fondamentaledi equilibrio edi reciprocità (pensiamoaMapuchedelChile):coerenzaconilmondo,nonisolandol’economiadalcontestoglobale,maconsiderandolaunaparteimportantesì,cheperòdeveesserecontrollata socialmente. Gli interlocutori dei nostri programmi di sviluppo sonodunqueesseriumaniatuttotondo,chepensanoilfuturoepensanolosviluppo e sono in grado di dare giudizi e valutazioni e avere aspirazioni delle quali dobbiamo tenere conto. Dobbiamo prenderci il tempo di ascoltare...Dacomevienetradottal’ideadisvilupposicapisce,dunque,comeessovieneinterpretatoeinteso.Esipotrà,così,impostaremegliounprogramma di azioni future.

Occorre, dunque, creare delle documentazioni sulle esperienze (per esempioleONGcattolicheconlelororivistecheraccontanoleesperienze,oibollettinimissionari,anchesetalvoltatroppogenericiesuperficiali):oggi le cose sono cambiate, ci sono libretti prodotti dalle esperienze particolari. Questo è il “project-centred approach”.Ilprogettoèun’unitàdianalisi,unaretedirelazionichesidistendeneltempo,èinmovimento(edunquediversoall’inizioeallafine).Essoservecomeesperienzavivaper il futuro. Si sono enormemente moltiplicate le analisi di progetti in questosenso,eleONGitalianehannocontribuitoconunaseriedilibriesaggi di grande interesse.

Le esperienze con dati informativi prodotte dalle ONG costituiscono materialeprezioso,chepermettedicapiredalleperiferiecosaèlosviluppoequaleèquellochefunziona.Bisognaspingereperchéil“project-centred approach” sia incrementato!Richiamosoloititolidialcunilibri:S. Endrizzi, Pesci piccoli. Donne e cooperazione in Bangladesh, Bollati

Boringhieri,Torino2002.A. Tarozzi, Sviluppo e impatto sociale. Valutazione di un progetto del

Cefa in Tanzania, EMI, Bologna 1992.F. M. Parenti, Sviluppo sostenibile e comunità rurali nel Nord-Ovest del

Vietnam,L’HarmattanItalia,Torino2002.R. Novelli, Il frutteto dei cento anni. Un gruppo di villaggi fra terra e

mare in Thailandia. La cultura locale, lo sviluppo compatibile,L’HarmattanItalia, Torino 1998.R.DelGiudice,Zoppé,A.,Riso, pesce, sviluppo rurale. Il caso della

Casamance in Senegal,L’HarmattanItalia,Torino1997.

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P. Cremonesi, L. Vaccari, Kiringye 1973-1983. Storia di un progetto di sviluppo nel cuore dell’Africa, Franco Angeli, Milano 1987.

Va sottolineata, infine, la differenza tra un progetto meramente tecnico, un progetto di esecuzione, che ha bisogno solo di competenze tecnico-scientificheeunprogettodisviluppo,chemobilitafinoinfondorelazioniumane e sociali, aspetti materiali e immateriali. Pensiamo a un ingegnere qualsiasichecostruisceunastrada,unadiga,ecc.ugualidovunque;eglihabisogno di un progetto tecnico ben fatto, con disegni e calcoli numerici, e nondevefaraltrocheeseguireciòchec’èscrittosullacarta.Viceversa,unantropologo o un cooperante intelligente si trovano in una situazione ben diversa.Anch’essidispongonodiuntestoscritto,cheprevedeinlineadimassimalecosechesaràopportunofarepermigliorarelasituazionelocale.Mailtestononètutto.Disicurobisogneràaggiornarlomanmanochelerelazioni si costituiranno sul campo. Non basta eseguire tecnicamente le cosepreviste.Bisognerà“costruireunrapportosociale”,cheècosaassaidiversa e difficile. Si dovranno considerare tanti altri complessi fattori, che riguardano la vita delle popolazioni, il loro futuro, le loro scelte. Iprogettidisvilupponondevono,népossono,esseremeriprogettitecnicidiesecuzione.Essisonoprocessidinamicichesicostruiscononelcorsodel loro cammino.

5. Innovazioni concettuali e pratiche provenienti dalle periferie del mondo.Nel 1998 mi trovavo a Bogotà, capitale della Colombia: a un certo punto

mi invitano alla assemblea della ONIC (Organisacion Nacional Indigena deColombia) che riunisce inuncoordinamentonazionale tutti igruppiindigenichehannoleloroassociazionilocali.Nellasalavennepresentata,perlaprimavolta,un’invenzionenuova,unaformanuovadiesprimereeconcettualizzare lo sviluppo, con riferimento alle popolazioni indigene del Paese.C’eraungrandecartellonellasala,conlascritta:“Nomásdesarollo,solo planes de vida indigena”. “Non più sviluppo, ma piani di vita indigena”. Avevanopropostouncambiamentoditerminologiainteressante;c’eraunaltrocartello,divisoindue:daunapartec’era“Desarrollo”,individualistaedeconomicista,dall’altrastavanoi“Planesdevidaindigena”,cheeranopresentaticomecollettivieintegrali,flessibilienonrigidi,nonmeramenteeconomici e tecnici, legati alla cultura e alle esperienze locali.Questo è un esempio di una visione diversa nella quale c’era

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un’opposizione fra i criteri di tipo economicistico, individualistico,materialistico, selettivo propri della social-exclusion, e la strategia cheloro vi opponevano. È impressionante come nel giro di 4-5 anni questa nuova terminologia si sia diffusa in tutta la Colombia, e poi in Ecuador, Perù, Cile... in America Latina non si possono fare più “planes de desarollo”perchésonoguardaticondiffidenza,masolo“planes de vida (indigena)”.Lacosapiùinteressanteegenialeèchel’hainventatal’ONICedèstata

subitorecepitadaicontadinidellezonerurali,chenonsonoindigeni:sisonoinfattidiffusianchei“Planesdevidarural”;ilMunicipiodiInzà,inTierradentro,zonadellaColombiaconmoltiindigeni,haadottatoquestocriterio: ilsindacomidicevacheilMunicipiohaunastoria, il territorioun significato, e il desiderio è che tutti “los comuneros” considerino ilcaratterecollettivoeintegrale(ripeteva,luichenoneraindigeno,glistessiconcetti inventati dagli indigeni per contrastare la visione troppo tecnica ed economicadellosviluppocomeimpresacapitalisticachelororifiutavano).È questo un interessante esempio della diffusione di concetti e idee nati in contesti indigeni al di fuori delle loro regioni.Subito è stata interpretata l’idea della sostenibilità come attività di

tempi lunghi e di futuro assicurato.L’innovazioneèinteressanteperchéla parola stessa “sviluppo” sta per diventare obsoleta e contrastata da alcuniattorisocialiperiferici,perchérichiamapoteriesterni,sfruttamento,richiamaeconomicismo,investimentospietato,ecc.Nella stessa riunione, e in tante altre, si discusse anche della

“globalisación”.Questiindigenisichiedevanoemichiedevano:“¿Ustedestáenfavoroencontra?”“Iosonocontrofindagiovane”,risposi...loroperònonhannocapitounacosa:perunversolaglobalizzazioneèunacosapositiva,maperchi?È facile rispondere: per i grandi produttori di beni dell’Occidente.

La globalizzazione è l’estensionedeimercati in tutto il pianeta e lacircolazionesenzaostacolideibenidaunPaeseall’altro.Eladiffusionerapida di informazioni e di idee. Si pensa subito che sia positiva, maragioniamo. Quali erano gli ostacoli una volta? I dazi doganali e ledifficoltà di trasporto. È difficiledire che siapositiva ebuonaper tutti.Sull’altropianoèpiùfacilenotaregliaspettipositivi.Essaè,infatti,anchecircolazione di idee e informazioni: tutto è cominciato con il telefono, poi la televisione, poi Internet.Questo ha aspetti positivi, certo,ma chi ne

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traedeiverivantaggi?Iricchi.Chihapiùbisognodicrescerealmondoe di vendere prodotti? I ricchi.Così funziona il sistema, occorremoltoinput(costanomoltoisalari,illavoro,lemacchine),edunqueoccorreunoutput di prodotti sempre più alto per poter pagare questi costi. In Cina, pagando poco i salari, possono produrre e quindi vendere a prezzi più bassi. L’OccidenteeiPaesiricchisonocostrettiaprodurremoltoperchédevonoperforzacrescere,perchélacrescitaèilmodopiùsempliceebanaleperrispondere a problemi insorgenti. Il “primo mondo” diffonde i suoi beni in tutto ilmondoepervenderliallagentedellaKamchatka,dellaTerradel Fuoco, del Sudan, della Namibia ecc., deve utilizzare il secondo ramo della globalizzazione, cioè la circolazione di informazioni, la pubblicità cheprecedel’arrivodeibeni.Vediamo l’esempiodiNairobi, inKenya.Uncartellonepubblicitario

presenta una bellissima donna africana con un seno rigoglioso a fianco diun’altraconunbambinoalsenochesucchiavaillatteeilsenosieraun po’ “appassito”. Lo slogan era: “Se volete rimanere belle, doveteprendere latte in polvere Nestlè”. Messaggio perverso: in realtà in Africa questaattenzionealsenofemminilenonècosìrilevantecomeinEuropao inAmerica (dove a volte diventa un’ossessione), ma in una fase dimodernizzazione un modello occidentale di bellezza femminile si stava diffondendo, e si diffondeva questo slogan perverso: da un lato è un modello ridicolo per vendere il latte in polvere, dall’altro, se le donnerurali comincianoa sostituirloall’allattamentoal seno (anche se il lattedellamadreèricchissimodinutrimenti,elastimolazionedelcapezzolo,che ilbambino fa succhiando il latte,produce l’ormonedellaprolattinacheèunanticoncezionalenaturale(sivedal’esempiodelledonneindiane)c’èilproblemachenelmondoruraleillatteinpolverenonsipuòusare,perché nelle zone tropicali e umide è troppo difficile bollire l’acquaigienicamente, ilsucchiottodicaucciùdiventasubitomolleeprendeunsacco di batteri, occorrerebbero i frigoriferi ecc., è insano da un punto divista sanitario.Nonèunbuonconsiglio, edè ridicoloperchénon siinvitano a comprarlo le donne senza latte, suggerendo “i vostri figli non moriranno di fame”. Diffonde solo modelli di vita ed estetica occidentali, assicurandosil’acquistodibenidiorigineesterna.La pubblicità è un sistema di comunicazione che, attraverso le

informazioni,precedel’arrivodeibeniecreailbisogno,cosìpoilagentecomprerà il prodotto. La pubblicità induce un falso bisogno.

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Consideriamo l’esempio del calzaturificio diVarese che esportava inKamchatcka(puntaestremadellaRussia):machihaisoldipercomprarelescarpediVareselì?Nonhannogiàscarpe?Icasisonodue:oandavanoscalzi (ma è davvero un vantaggio avere le scarpe se non sono adatte al luogo?); oppure avevanogià delle scarpe,ma allora dove compravano lescarpe prima di avere questo bisogno, indotto dalla pubblicità, delle scarpe diVarese?Se leproducevanoe lecompravanosul luogo,dimostrache ilmercato, dunque, è quasi sempre sostitutivo. Se si diffonde un nuovo prodotto dafuori,contemporaneamentesi stascalzandounprodotto locale;quellochepuòsembrareunvantaggio(secondoilcriteriodelladelocalizzazionedellaproduzione;eloècertoperilproduttoreoccidentale)infindeicontinonloè.Ladelocalizzazioneoffrevarivantaggiall’imprenditore:materieprime a basso costo, salari più bassi, meno scioperi ecc.: è conveniente e, in primaistanza,puòsembrareancheunattodigenerositàperchéinstallandonel paese la fabbrica, si creano posti di lavoro per i più poveri ma... questi poveri che vanno a lavorare in fabbrica, prima dove lavoravano? Cosafacevano?Seprimaeranodisoccupativabene,perchéorac’èoccupazione,ed è certo un bene, ma se campavano evidentemente da qualche partelavoravano...dadoveallorahannotolto il lavoro?Seeranocontadinicheprimaproducevanoalimentieorapassanoall’industria,nonècertochecisia stato un vero miglioramento. Magari erano lavoratori di una fabbrica di scarpelocale...L’occupazioneallorainquestocasononsarebbemigliorata,forsesoloilsalariosarebbepiùalto,mailrischiodilegarsiaunaproduzioneestera è alto: dopo qualche anno, come sempre succede in questi casi,l’amministratore italiano che sta inKamchatcka riferisce aVarese che: isalari stanno aumentando, la produzione non dà i risultati sperati, il governo localeenazionalepretendesemprepiùtangenti,ostaimponendotassecheprimanonc’erano.Qualè lasoluzione?Cambiarezona,e trasferirsi,peresempio,inMalesia...InKamchatckadaungiornoall’altrosmantellanoesene vanno! E la gente locale rimane con una mano davanti e una dietro!Ilrischiodellaglobalizzazioneèchel’economiainternazionalesisposta

con grande rapidità e non è sottoposta a vincoli (per esempio accordi con ilgovernocheobblighilafabbricaarimaneresulterritorio).Bendiversaèlacreazioneelastimolazionediun’industrialocale,cheèquellocheunabuona cooperazione deve sostenere. In questo caso si tratterebbe di utilizzo della tecnologia per industrie e prodotti propri (potenziamento!). Esistono anchecasidipiccoliproduttoricheinventanounprodottodisuccesso(per

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esempio materiale informatico ecc.): lo pubblicizzano e lo vendono via Internet, dove è visibile da chiunque, compresi grandi produttori dellostessogenerediprodottocheperò li fagocitano inbreve tempo.Questeeffervescenze durano poco per questo motivo, perché gli attori sonodeboli: la globalizzazione è appunto una “cosa di ricchi” e potenti chehannobisognodicrescere.NonèdettochelasoluzionemiglioreperunPaesepoverosiaquella

della crescita, che è un concettomolto astratto e generale: vuol dire sìprodurredipiù,madovrebbevolerdireancheprodurrebene,meglio,eridistribuire bene tutelando le questioni riguardanti alimentazione e salute. Un Paese deve infatti pensare a: alimentazione (per non dipendere da un altrocheèproduttoredialimenti,bisognacheabbiaunpianoalimentarebasico forte), salute (per riprodurre e far durare la vita più a lungo, curando in particolare il rapporto madre-bambino e riducendo la mortalità), educazione-scuola (per capire sul serio come funziona il mondo, senza illudersichel’Occidentesiailmegliointutto;eancheformazione).IntalmodounPaesepuòdecollaresecondoicriteridel“potenziamento”,figuraeconcettocheèstatoillustratonellepagineprecedenti.Abbiamoconclusoquestoquadrodelleconcezioniantropologichedello

sviluppoconunainvenzioneterminologica:“planesdevidaindigena”,chedàunavisionediversa,integrale,piùampia,cheèunapianificazionedellavitacheriducel’importanzadell’economia,vedendolainuncontestopiùvasto;inpiùèunapportochevienedaiPaesidell’AmericaLatina.CosasuccedeselosiimportainAfrica(“lifeplans”)?Alcunirecentiesempiestudidimostranocheilconcettoèmoltofecondo,estaavendocommentimolto interessanti.

Domande:- Differenza tra sviluppo e crescitaSviluppo: termine che ha un’infinità di definizioni (circa 3-400);

sostanzialmente significa miglioramento generale o soprattutto tecnico-economico di una società attraverso investimenti coerenti, logiche dirisparmio,investimentoedifferimentodell’utilitàeadozioneditecnologienuove.

Crescita (growth,parolachiaveperglieconomistidellaBancaMondiale):mette in evidenza l’aspetto più materiale, essenzialmente la capacitàproduttiva,laquantitàdeibeniprodottisulmercato,l’accumulazioneela

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maggiore produzione. Nel 1° volume dei Rapporti dello Sviluppo Umano del PNUD del 1990 (Human Development Report);nellaprefazionesicapiscechel’innovazione“humandevelopment”comprendefattorinoneconomicideterminantipermisurarelosviluppodiunPaese:1)Mediadeiredditi;2)Salute;3)Educazione.Sicerca,però,dispiegarecheanchequestifattorihannodellericaduteeconomiche,perconvincerecosìglieconomistidurilegati alla semplice crescita (“facendo star bene le persone, poi lavorano meglio”). Il gruppo francese MAUSS, promosso dall’antropologo-sociologoLatouche,hacomeslogan:“Controlacrescita,perladecrescita”.Ma la crescita è una delle possibili soluzioni, non è la variabile primaria, i problemi dell’economia non si risolvono solo aumentando il prodotto(chepoimagarinonsivende...).Lasoluzionemiglioreè,dunque,quelladitrovaremercati,conlaqualitàdelprodotto,conl’innovazionetecnica.Ma lavenditadellamaggioreproduzionepresuppone l’esistenzadiunavasta scala di società diseguali che non producono ciò che l’Occidentericcopuòoffrireloro:seloproducesserononsicomprerebberoiprodottidei grandi produttori dominati dalla necessità della crescita. In realtà, perunaeconomiasocialeèpiùimportantelaredistribuzione,ilfattochepiù persone abbiano risorse, perché si traducano in domanda interna;anzichévendereall’esterosivendedipiùall’internodelPaese(simiglioral’attitudine verso i consumi). È importante l’apertura di nuovi mercatisullabasedellacomplementarietà(perchéinvece,setuttifannotutto,poisifannoconcorrenzasututto),dellerelazionisocialichesovrintendonoagliscambi economici (non solo imposizione per vendere). Occorre contrastare unmercatoglobaleuniconelqualeovviamentevinconosolo i ricchi, ecreare mercati locali, continentali, differenziati: più soggetti negozianti e nonunosolochecomandi.Quandosiopponesviluppoacrescita,peresempio“c’ècrescitasenza

sviluppo” (avolte sidiceanche il contrario, “svilupposenzacrescita”),significachesiassisteaunamaggioreproduzionemanoninunquadrodimiglioramentopiùampiocheconsentadiregolaremegliol’economia(buon governo, organizzazione, difesa dei diritti umani, democrazia, libertà) attraversoelementinoneconomici.Quandosicriticailfattochecisiastatacrescita senza sviluppo si intende dire che c’è stata solo unamaggioreproduzione di beni con redistribuzione scarsa o nulla dei proventi e con nessunariformadell’interoapparatogeneraledelloStato.Stato, mercato, crescita, redistribuzione sono i quattro concetti che

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Propedeutica generale e antropologica

orientano le teorie dello sviluppo, incrociandosi a seconda dei casi.Perdiffondereun’ideadisviluppo“buono”bisognaessereonestifino

infondoevolerecheglialtriciraggiungano,fermarsieaspettarediessereraggiunti,questaèlasoluzione:finoacheperòl’educazioneallosvilupporimane incompleta, vaga, insufficiente, non si capirà mai.

- Esportazione di idee (questione delle donne)La componente femminile è importantissima e va potenziata, ma

verificatadicasoincaso,discutendoeconversandoecoinvolgendoanchegli uomini. Pensiamoai gruppi femminili inSenegal, che costituisconoassociazionidicreditoche,però,rimangonodentrolafamigliaeriguardanocoortifemminilichesiorganizzanoinmanieraeccellente,soprattuttoinAfrica occidentale.

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Politica e diritto internazionale

La repressione dei crimini contro l’umanità

Prof.ssa Marina Castellaneta

Premessa La commissione di crimini efferati nei confronti di individui sembrava,

almenoconriferimentoall’Europa,unricordodelpassato,inparterelegatoalle memorie dei campi di concentramento e delle torture commesse dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. IlconflittonellaexIugoslavia,conimmaginirilanciateintuttoilmondo

di campi di concentramento, di operazioni di pulizia etnica e di massacri della popolazione civile, nel cuore dell’Europa; quello in Ruanda conle grida di aiuto inascoltate per molto tempo, con un intervento tardivo delle Nazioni Unite1, che ha determinato, in questo Stato, consideratoil Paese più popolato dell’Africa continentale, una perdita del 20-40%della popolazione; gli stermini inDarfur con la paralisi della comunitàinternazionale,hannoripropostolaquestionedellemodalitàconlequalipunire gli autori di gravi crimini commessi nei confronti della popolazione civileche,perlaloroefferatezza,colpisconol’umanitànelsuoinsieme.L’ordinamento internazionale, per molti anni, soprattutto dopo la

Seconda guerra mondiale, si è concentrato sull’individuazione deglielementi necessari a configurare i crimina iuris gentium, provando anche a rintracciaredeimodelli punitivi chepotesserooperare a livellointernazionale, senza affidare il compito della repressione agli Stati. Una direzionesceltaanchetenendocontodelfattoche,ingenere,icriminicontrol’umanità sonocommessi in territorineiquali il sistemagiurisdizionalenon è in grado di funzionare secondo i principi di diritto, talvolta a causa della dissoluzione delle strutture organizzative.Conl’obiettivodiassicurareicolpevoliallagiustizia,conunafunzione

deterrentetrasmessadalmessaggiochegliautorideicriminiotterrannounapunizione,anchequalorarivestanooabbianorivestitounacaricapubblica

Professore associato diDirittointernazionaleall’UniversitàdegliStudidiBari

1 Siveda,sull'atteggiamentodell’Onu inRuanda,P.Gourevitch, Desideriamo informarla che domani verremo uccisi con le nostre famiglie. Storie dal Ruanda, Einaudi, Torino, 2000.

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Politica e diritto internazionale

di rilievo, e con il fine di ripristinare la pace e la sicurezza internazionale nelle zone di guerra, per la prima volta, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, organo competente ad assicurare la pace e la sicurezza internazionale, nell’ambito dei suoi poteri fissati dal capitoloVII delloStatutodelleNazioniUnite,hadeciso l’istituzione,con risoluzione808del22febbraio1993,allaqualehafattoseguitola827del25maggiochehaadottatoloStatuto,delTribunalepenaleinternazionaleconilcompitodigiudicare i presunti responsabili di violazioni gravi del diritto umanitario internazionale commesse nel territorio della ex Iugoslavia dal 1991. L’8 novembre 1994, poi, il Consiglio di sicurezza, con risoluzione

955,ha istituito anche ilTribunalepenale internazionaleperprocessaregli individui presunti responsabili di genocidio e di altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse in Ruanda e da cittadini ruandesi, responsabili di genocidio e di altre gravi violazioni nel territorio di Stati vicini, tra il 1° gennaio 1994 e il 31 dicembre 1994.L’istituzione di detti tribunali con una competenza però limitata

ratione personae e ratione temporis, ispirati senza dubbio al Tribunale di Norimbergacostituitoconl’AccordodiLondradel1945,haportatopoiallacreazionedellaCortepenaleinternazionaleconl’accordodel17luglio1998, entrato in vigore il 1° luglio 2002.

Un passo di particolare rilievo, come sottolineato da Papa Giovanni Paolo II nel corso della celebrazione mondiale della pace del 1° gennaio 2000, il quale ha affermato che “chi offende i diritti umani offende lacoscienza umana in quanto tale, offende l’umanità stessa. Il dovere ditutelare tali diritti trascende, pertanto, i confini geografici e politici entro cui essisonoconculcati.Icriminicontrol’umanitànonsipossonoconsiderareaffariinternidiunanazione.L’avviataistituzionediunTribunalePenaleInternazionalechiamatoagiudicarli,dovunqueecomunqueavvengano,èun passo importante in tal senso”.Edinvero,l’attivitàdiquestitribunalipuntaalanciareilmessaggioche

l’impunitàdegliautorideicrimininonpuòesseretolleratadallaComunitàinternazionale e comportamenti, quali quello del reclutamento dei bambini soldato, devono essere puniti non solo per assicurare il rispetto dei diritti umani,maancheperlacredibilitàdelleorganizzazionicomel’Onu.

2. La nozione di crimine contro l’umanità Prima di soffermarsi sul problema della repressione, è opportuno cercare

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diindividuareicomportamentichepossonoessereinquadratitraicriminicontro l’umanità,che includono leatrocitàdidiverso tipocommessesulargascala. Icrimini internazionalidell’individuo,chedeterminanounaresponsabilità personale degli individui, siano essi organi dello Stato o no,comprendonooltreaquellicontrol’umanità,icriminidiguerra,traiquali le gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 suldirittoumanitario,quelli contro lapacee il genocidio, chepresentacaratteristichesimiliaquellicontrol’umanità.Com’è noto, già lo Statuto del Tribunale militare internazionale di

Norimberga, per assicurare la punizione dei criminali appartenenti al Terzo Reich che si erano resi autori di comportamenti particolarmentegravi non solo contro la popolazione nemica,ma anche contro i propricittadini, in particolare attraverso lo sterminio degli ebrei di nazionalità tedesca, all’articolo 6, 2° comma, accanto ai crimini di guerra, cheavevano l’obiettivo di punire gli autori delle gravi violazioni del dirittodeiconflittiarmati,haindividuatoicriminicontrol’umanitàintesicomequei comportamenti commessi da individui che hanno posto in esserecomportamenti particolarmente efferati nei confronti di altri individui, che vengono così tutelati sul piano internazionale. L’introduzione diquesta nozione accanto ai crimini di guerra, tentata già nel Preambolo dellaConvenzionedell’Ajadel1907enelTrattatodiVersaillesdel1919,serviva per assicurare la punizione di quei comportamenti commessi non soltantoneiconfrontidellapopolazionenemica,maanchecontroindividuiappartenentiallapropriapopolazione,conl’obiettivodi tutelarel’essereumano in quanto tale, a prescindere dall’appartenenza a uno Stato, inragione del carattere universale dei diritti umani. Traquesticomportamenti,inclusiinunelenconontassativo,l’articolo

6 individuava “l’uccisione, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, ladeportazione e ogni altro atto disumano commesso contro la popolazione civile, prima o durante la guerra oppure persecuzioni per motivi politici, razzialioreligiosi,semprechetaliattiopersecuzionisianostatiperpetratiin esecuzione di uno dei crimini rientranti nella competenza del Tribunale, o in collegamento con uno dei siffatti crimini e a prescindere dalla circostanzacheessiabbianocostituitoomenounaviolazionedeldirittointerno dello Stato in cui sono stati commessi”. Dalla formulazione della nozione di crimini contro l’umanità

dell’articolo6delloStatutodelTribunalediNorimberga,risultacheper

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essere oggetto di una valutazione da parte del suddetto Tribunale, i crimini dovevano essere connessi allo stato di guerra. Un collegamento in parte rimasto nello Statuto del Tribunale per la ex Iugoslavia2, il cui articolo 5 stabiliscecheilTribunaleècompetenteagiudicaregliautorideicriminiqualiassassinio,sterminio,riduzioneinschiavitù,deportazione,prigionia,tortura,stupro,persecuzionipermotivipolitici,razzialiereligiosinonchéaltriattidisumani,commessi“nelcorsodiunconflittoarmato,dicarattereinternazionale o interno, e diretti contro una qualsiasi popolazione civile”. La restrizione della portata dei crimini contro l’umanità, contenuta

nella disposizione dello Statuto del Tribunale internazionale per i crimini nellaexIugoslavia,proprioacausadelcollegamentoconunconflitto,nonvasopravvalutatainquanto,inrealtà,sottendel’intentodievidenziarelafunzione del ripristino della pace del Tribunale. A questo proposito, la Camerad’appello,nelladecisioneTadicdel2ottobre1995,hasottolineatochel’inclusionedelnessoconunconflittoarmato,secondoquantoprevistodall’articolo5delloStatuto, restringe laportatadidetti crimini rispettoal diritto internazionale consuetudinario, che non richiede più alcuncollegamento tra la commissione di un crimine contro l’umanità e unconflitto,maèfinalizzatanonamodificarelostatodeldirittointernazionalegenerale quanto piuttosto a creare un nesso tra la funzione di accertamento dellacolpevolezzadegliindividuiresponsabilideicriminiconl’obiettivoprimario del Tribunale, ossia il ripristino e il mantenimento della pace. Pertanto, la connessione dei suddetti comportamenti con l’esistenza

contestualediunconflittoarmato,èunrequisitononrichiestodaldirittointernazionale generale, come sottolineato dal Relatore speciale della Commissione del diritto internazionale del progetto di codice di crimini contro lapace e la sicurezzadell’umanità, approvatonel1996, il qualeharilevatocheicriminicontrol’umanitàpossonoesserecommessisiaintempo di guerra sia in tempo di pace. Ed invero, il limitenell’ambitodiapplicazionedellacompetenzadei

tribunalinell’eserciziodellagiurisdizionepenaleèstatopoirimossosianello Statuto del Tribunale per il Ruanda, sia in quello della Corte penale internazionale.

2 Lo Statuto e gli atti del Tribunale, incluse le sentenze, sono reperibili nel sito http://www.un.org/icty.

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Quanto al primo Statuto3,l’articolo3attribuiscelacompetenzaall’organogiurisdizionale internazionale in relazione a comportamenti analoghia quelli previsti nello Statuto del Tribunale per l’ex Iugoslavia, senzaperòrichiederecheessivenganocommessinelcorsodiconflittoarmato.L’indicatadisposizione,infatti,prevedecheicriminisianoperpetrati“nelquadro di un attacco generalizzato e sistematico diretto contro qualsiasi popolazione civile in ragione della sua appartenenza nazionale, politica, etnica, razzialeo religiosa”,con laconseguenzacheuncomportamentopuòesserequalificatocomecrimineancheladdovenonsistiasvolgendounconflitto.Piùarticolataèlanozionecontenutanell’articolo7delloStatutodella

Corte penale internazionale4, che fornisce un elenco particolarmentedettagliatodeicomportamentichecostituisconouncriminecontrol’umanità,anchegrazieallaprassigiurisprudenzialedeitribunalipenaliinternazionalidicuiiredattoridelloStatutosisonopotutiavvalere.Aldilàperòdelladefinizionedeicomportamenti,chespazianodall’assassinioallostuproeallegravidanzeforzate,l’articolo7stabiliscealcunirequisitigenerali.Inparticolare, un comportamento potrà essere considerato come crimine se sitrattadiunattocommessointenzionalmente“nell’ambitodiunattaccoa vasto raggio o sistematico diretto contro qualsiasi popolazione civile”. Apparequindievidentechel’evoluzionedellanozionedicriminicontrol’umanitàhacondottoall’eliminazionedell’obbligatoriocollegamentoconunconflittoarmato,richiedendoperòchesitrattidiattichefannopartediun attacco sistematico e a vasto raggio e commessi intenzionalmente dai suoi autori.

Dagli atti indicati, ai quali è opportuno aggiungere la risoluzione 95 dell’11dicembre1946,conlaqualel’AssembleageneraledelleNazioniUnitehadefinito i criminidiguerra, contro lapaceecontro l’umanità,nonché la Convenzione del 9 dicembre 1948 sulla prevenzione e larepressione del crimine di genocidio, che comprende gli atti finalizzatia distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, è possibile individuare le caratteristiche comuni dei criminicontro l’umanità, desumibili anche dalla prassi giurisprudenziale deiTribunali ad hoc (ex Iugoslavia, Ruanda e, più di recente, Sierra Leone).

3 Sivedanelsitohttp://www.un.org/ictr.4 LoStatutoegliattiriguardantilaCortesonoreperibilinelsitointernethttp://www.icc-cpi.int.

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In particolare, oltre ad essere commessi contro la popolazione civile, indipendentementedallosvolgimentodiunconflittoarmato,talicriminidevonoesserecompiutidaindividuiconsapevolidelfattochel’attorientrainunattaccosistematicochecomprendeunaviolazionegeneralizzatadeidirittiumani.Dettiindividui,qualorasianomembridell’apparatomilitareo statale, non possono invocare come attenuante il rispetto degli ordini superiori, né possono avvalersi della prescrizione, trattandosi di reatiimprescrittibili. Inoltre, qualora si tratti di organi dello Stato, come capi diStatoodigoverno,questiultiminonpotrannoavvalersidell’immunitàdalla giurisdizione, quanto meno nei casi in cui l’accertamento dellaresponsabilità penale individuale venga affidato ad organi giurisdizionali internazionali.

3. I tribunali penali internazionali competenti a giudicare gli autori dei crimini contro l’umanità.

Come sottolineato in precedenza, i due Tribunali ad hoc (ex Iugoslavia eRuanda)hannodatounforte impulsoalla repressionedeicriminisulpiano internazionale, consentendo anche di superare alcuni ostacolinell’attivitàrepressivacomel’esistenza,inbasealdirittointernazionalegenerale,dell’immunitàdallagiurisdizionepenaledeiCapidiStato,diGoverno e dei Ministri degli esteri di altri Paesi. In effetti, i tribunali nazionalinonpossonoesercitareun’attivitàgiurisdizionaleneiconfrontidellesuddettecategorie,comerilevatoanchedallaCorteinternazionaledigiustiziache,nellasentenzadel14febbraio2002,nellacontroversiatra Repubblica democratica del Congo contro Belgio, a seguito dell’emanazione di un ordine di arresto adottato dalle autorità belghenei confronti delMinistro degli esteri del Congo,Yerodia, ha ritenutoche tale atto fosse una violazione del principio dell’immunità dallagiurisdizionepenaleconcessaagliorganidelloStatonell’eserciziodelleproprie funzioni, respingendo la tesi belga in base alla quale sussisterebbe un’eccezione alla regola dell’immunità nel caso di crimini di guerra ecriminicontrol’umanità.Un’immunitàcheperònonpuòessereeccepita,come sottolineato dall’Institut du droit international, nella risoluzione adottatail26agosto2001aVancouversull’immunitàdallagiurisdizioneedall’esecuzionedeicapidiStatoediGovernoneldirittointernazionale,dinanziai tribunalipenali internazionali,comedimostratodalfattocheilTribunaleperlaexIugoslaviahaprocessatoMilosevic,senzatuttavia

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arrivareallapronunciadellasentenzaacausadellamortedell’imputato.L’inapplicabilitàdell’immunitàdallagiurisdizionedinanziaitribunali

penali internazionali costituisce un elemento di particolare rilievo, cheinduce a ritenere che sia preferibile l’attribuzione della competenza agiudicare gli autori di crimini internazionali a organi giurisdizionali internazionalipiuttostochestatali.Com’ènoto,inpassato,nonsonomancatitentatividicostituireorgani

giurisdizionali preposti a tale funzione: per citare solo alcuni esempi, è possibile ricordare che dopo la Prima guerra mondiale, durante laConferenzadipaceaVersaillessiprospettòlanecessitàdiprocedereallapunizione degli autori della guerra e, con il Trattato di Versailles del 25 gennaio1919,sistabilìlacreazionediunaCortespecialeinternazionaleper processare il Kaiser “for a supreme offence against internationalmoralityandthesanctityof treaties”(art.227).Inbaseall’art.228,glialtri autori dei crimini dovevano essere processati dalle Potenze vincitrici e la Germania aveva obbligo di cooperazione con tali Stati. Tuttavia, l’imperatoreGuglielmoIIsirifugiòneiPaesiBassichenonconcesserol’estradizioneesolopochicriminalifuronoprocessatidinanziallaCortesuprema di Lipsia.

Al termine della Seconda guerra mondiale si raggiunsero risultati piùconcreti,anchesenondeltuttosoddisfacentiperquantoriguardalapunizionedeicolpevoli,conl’istituzionedelTribunalediNorimbergaediquelloperl’EstremoOriente.InGermania,ilcuicontrolloterritorialeera affidato alle Potenze vincitrici, fu creato, come rilevato in precedenza, ilTribunale diNorimberga, grazie all’accordo diLondra dell’8 agosto1945, mentre in Giappone, posto sotto il controllo del Supremo Comando delle Potenze alleate, fu istituito, con decreto del 19 gennaio 1946, il Tribunalemilitareperl’EstremoOriente,aseguitodiunadichiarazionedelGeneraleDouglasMacArthur,inqualitàdiSupremoComandantedelleForze alleate (Australia, Nuova Zelanda, Canada, Paesi Bassi, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica, Cina, India e Filippine).

Per assicurare il rispetto di alcuni requisiti di diritto particolarmente rilevanti, quali la pre-costituzione del tribunale rispetto alla commissione deireati,laComunitàinternazionaleiniziòalavorarepercostituireunaCorte penale internazionale con una competenza non limitata a una singola situazione.Inquestomodosarebbestataancherimossaquellasensazionepercepita da giuristi e storici che il Tribunale di Norimberga e quello

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perl’EstremoOrienteesercitasserounagiustiziapenaledeivincitorineiconfronti dei vinti.Diconseguenza,all’indomanidellacessazionedelconflittomondiale,

a partire dal 1946, presero il via le discussioni dinanzi all’Assembleagenerale delle Nazioni Unite per l’istituzione di una Corte penaleinternazionale al fine di processare gli autori dei crimini. La Commissione del diritto internazionale iniziò a lavorare sull’adozione del codice dicriminicontro lapacee lasicurezzadell’umanità (approvato il5 luglio1996); fu anche istituito unComitato sulla Corte penale internazionaleconrisoluzionedell’Assembleagenerale489del12dicembre1950.Dopounlungoperiododiinattività,grazieall’iniziativadiTrinidadeTobago,la questione dell’istituzione dell’indicatoTribunale riprese vigore e nel1994laCommissionedeldirittointernazionalehapresentatoilprogettodiStatutoche,aseguitodell’istituzionediunComitatoad hoc,haportatoall’adozionedelloStatutodellaCortepenaleinternazionaleconl’accordodel 17 luglio 1998, a seguito della Conferenza diplomatica svoltasi a Romadal15giugnoal17luglio,chesièconclusaconunavotazionecheha raccolto120votia favore,21astensionie7voticontrari, tra iqualiquellodegliStatiUniti.L’accordodiRomaèentratoinvigoreil1°luglio2002, superando gli ostacoli di carattere politico e quelli legati alla tutela dellasovranitànazionalenell’eserciziodell’azionepenale,cheeranostatifrappostifinoaquelmomentoecheeranostatipropostiancheduranteladiscussionechehaportatoall’adozionedelTribunalepenaleinternazionaleper la ex Iugoslavia e di quello per il Ruanda, primi tribunali istituiti dalle Nazioni Unite.L’attività dei tribunali penali internazionali ha sensibilizzato gli

Stati sullanecessitàdipuniregliautorideicrimini internazionalianchenell’ambito dell’ordinamento interno, situazione che ha condotto a unosvilupponormativoindiversiStati.Adesempio, laFrancia,haemanatola legge n. 2001-70 del 29 gennaio 2001 sul riconoscimento del genocidio degliarmenidel1915;inBelgio,sonostateadottatedueleggi,unadel16giugno 1993, relativa alle punizioni delle gravi violazioni delle Convenzioni diGinevraedeidueProtocolli,el’altradel10febbraio1999relativaalgenocidioeaicriminicontrol’umanità;inCongoèstataadottatalaleggen. 8-98 del 31 ottobre 1998 sulla definizione e la repressione del genocidio, dei crimini di guerra e crimini contro l’umanità, per i quali è stabilital’imprescrittibilità; in Spagna era stata iniziata un’azione penale contro

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l’ex dittatore cilenoAugustoPinochet5; in Italia, oltre alla riapertura diprocedimenticontro igerarchinazisti,comenelcasoPriebke,nelqualelaCortedicassazione,nellasentenzadel1°dicembre1998,harilevatol’impossibilitàdi invocare il rispettodell’ordinesuperioreperescluderela responsabilità di fronte a crimini particolarmente efferati, è stato svolto un processo, conclusosi il 6 dicembre 2000, nei confronti di militari della dittaturaargentinaperlascomparsadialcuniindividuidiorigineitaliana;sempre in Italia, la Corte di cassazione, nella sentenza dell’11 marzo2004, n. 5044, nel caso Ferrini contro Repubblica federale di Germania, ha riconosciuto – applicando il principio della giurisdizione universale – l’esistenza della giurisdizione italiana nell’azione di risarcimento peri danni subiti da un cittadino italiano deportato in Germania durante la Secondaguerramondiale,perchéla tuteladeidirittiumanicontenutainnorme inderogabili prevale sulla regola dell’immunità degli Stati dallagiurisdizione; inGermaniaè stataavviataun’indaginenei confrontidelSegretario alla Difesa statunitense, Donald Rumsfeld, per crimini collegati al trattamento dei prigionieri detenuti a Guantanamo. Accantoaquestisviluppinormativièdaricordareche,indiversiStati,i

tribunalinazionalihannoiniziatoadinvocareilprincipiodellagiurisdizioneuniversale per giustificare la propria competenza. In base a tale principio, uno Stato potrebbe esercitare la propria giurisdizione anche in assenzadi qualunque titolo rispetto a un crimine internazionale perseguendo un interessedellacomunitàinternazionalenelsuoinsieme.Pertanto,ancheinassenzadiuncollegamentotracriminiegiudicediunoStato,quest’ultimopotrebbe esercitare il suopotere giurisdizionale, ancheper non lasciarezone di impunità. Tuttavia,l’eserciziodell’azionepenaleall’internodiunoStatonelcaso

deicriminicontro l’umanità, incontradiversi limitienumerosiostacoli,dicaratterepoliticoetecnico-giuridico.Unasituazionechehacondottoapreferire l’istituzione di organi giurisdizionali internazionali competentiad accertare la responsabilità penale individuale.

5 Com’ènoto,il17ottobre1998,PinochetfuarrestatoinunospedaleaLondra,surichiestadelgiudicespagnoloGarzoncheavevaemessounordinedicatturainternazionaleil16ottobre1998.LaCameradeiLordsil24marzo1999hastabilitochenonsussistevaalcunaimmunitàpergliexCapidiStatoaccusatiditortura,dopochelaDivisional Court, il 28 ottobre 1998, avevaannullatol’ordinediarresto.Tuttavia,il2marzo2000èstatodecisoilritornoinCileper motivi di salute.

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Edinvero,dettatendenzaèespressionediun’evoluzionenelprocessodi internazionalizzazione del diritto penale, passato attraverso varie fasi nellequalilasovranitànazionalehasubìtounaprogressivacompressione:dalla fase della cooperazione internazionale mediante accordi in materia di estradizionesièpassatiaquelladell’individuazionedifattispeciecriminosesul piano internazionale, per giungere alla possibilità di sottoporre a un vero e proprio processo internazionale gli autori dei crimini, con una modifica dei tradizionali rapporti tra Stati e organi internazionali, grazie ai due Tribunali ad hoc eallaCortepenaleinternazionaleche,il2maggio2007,haemessoilprimoordinediarresto,nonancoraeseguito,percriminidiguerraecontrol’umanitàcontrounexMinistrodegliinternidelgovernosudanese e attualmente ministro per le questioni umanitarie, Harun, e il leader dellemilizie dei Janjaweed,Al-Rahman (conosciuto comeAliKushayb),perleatrocitàcommesseinSudan.

Èdarilevare,però,cheèstatasoprattuttol’attivitàdelTribunaleperlaex Iugoslavia e di quello per il Ruanda, a determinare una “proliferazione” diorganiperl’accertamentodelleresponsabilitàpenaliindividuali,talunidei quali, pur non potendo essere considerati internazionali in senso stretto, presentanodiversi elementi di internazionalità come l’origine pattizia ouna composizione ibrida – per la presenza di giudici designati da organi internazionali accanto a giudici nazionali – del collegio giudicante rispetto ai tribunali interni. Tali organi possono essere distinti in due gruppi: quelli chehannoorigineinternazionaleinuntrattatoequellichesonostatiistituitida Amministrazioni internazionali.

Nel primo gruppo, ricordiamo la Corte speciale per la Sierra Leone, istituita in base a un accordo stipulato a Freetown, il 16 gennaio 2002, traNazioniUniteeGovernodellaSierraLeone,aseguitodellarichiestadiquest’ultimo.TaleTribunale,chehaunacompetenzaratione materiae mistaperchéèchiamatoapronunciarsiperlegraviviolazionideldirittointernazionale umanitario e per le violazioni delle leggi della Sierra Leone, è composto da giudici nominati dal Segretario generale e giudici scelti dal Governo della Sierra Leone e funziona secondo il Regolamento di procedura e prova adottato dal Tribunale internazionale per il Ruanda. La Sierra Leone, nella sua richiesta, si era ispirata ai negoziati

intercorsitraCambogiaeNazioniUniteperl’istituzionediunTribunaleper processare gli autori dei crimini commessi durante il cosiddetto regime dellaKampucheademocraticadiPolPot,duratodal17aprile1975al7

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gennaio 1979, regime che ha provocato quasi duemilioni dimorti nelperseguimentodellacosiddetta“purificazionesociale”dapartedeiKhmerrossi di Pol Pot (processato in contumacia dai tribunali interni, insieme al MinistrodegliesteriIengSary,condannatoallapenacapitaleconsentenzadel 9 agosto 1979 e morto il 15 aprile 1998, prima di essere catturato). Inegoziatiperl’istituzioneditaleTribunalespecialesonostati lunghiecomplessi, vicini al fallimento quando la Cambogia, con una legge del 10agosto2001,hadispostolacostituzionedialcuneCamerespecialineitribunali statali, senza garantire gli standard internazionali di giustizia. Allafine,tuttavia,èstatoraggiuntounaccordoe,conl’approvazionedelleregole del 13 giugno 2007, sono state istituite le Camere straordinarie per la Cambogia.

Un accordo tra Libano e Nazioni Unite è stato cercato per istituire un tribunale ad hoccompetenteagiudicaregliassassinidell’exPrimoministroRafiqHariri,assassinatoconaltre22persone,nel2005.Difronteperòagliostacoliinordineall’istituzione,ilConsigliodisicurezzaèintervenutoconlarisoluzione1757del30maggio2007,disponendol’istituzionedidettotribunale,cheavràsedeall’Aja,senzailconsensodelloStatointeressato.

Tentativi di assicurare la punizione degli autori dei crimini contro l’umanità sono stati messi in atto anche dagli organi disposti dalleAmministrazioni transitorie istituite dalle Nazioni Unite quali quelle operantiaTimorest(UNTAET)einKosovo(UNMIK),perpunireicriminicontrol’umanitàeicriminidiguerra,chehannosostanzialmenteaffidatoilcompito di processare i presunti autori dei crimini ai tribunali nazionali, la cuicomposizioneèstataperòintegratadallapresenzadigiudicistranieri.

A Timor est, malgrado fosse stata avanzata da parte della Commissione diinchiestaladomandaperistituireuntribunalepericriminicommessidalle truppe indonesiane durante il referendum del 1999, è stato costituito uno Special Panel nella Corte distrettuale di Dili, con la presenza di giudici designati dall’UNTAET6. In particolare, con Regolamento 2000/15 del 6giugno2000,conilqualel’UNTAEThadispostol’istituzionedidetti

6 Il PaneldigiudicipuòessereconsideratocomeentitàdelleNazioniUnitedigiurisdizioneecomposizione mista, costituito da un giudice di Timor est e due giudici stranieri con competenza su genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi tra il 1° gennaioe il 25 ottobre 1999. Il Panel deve applicare il diritto internazionale e quello indonesiano. L’11 dicembre 2002 dieci individui sono stati condannati per crimini contro l’umanità (http://www.un.org/apps/news).

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Panels, è stata affermata la loro giurisdizione esclusiva per i crimini più gravi, lasciando l’esamedegli altri casi allaCommission for Reception, Truth and Reconciliation, stabilita il 13 luglio 2001 con Regolamento 2001/10. L’AmministrazionetransitoriadelleNazioniUniteinKosovo(UNMIK)

si è occupata della punizione degli autori dei crimini in un primo tempo attraverso la costituzione di apposite strutture giudiziare7 quali la Kosovo War and Ethnic Crimes Court,poisoppressa;successivamentesièoptatoper un rafforzamento degli organi giurisdizionali interni esistenti, affiancati da una componente internazionale: sono stati nominati dal Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite dieci giudici stranieri, treprocuratorieungiudicestranieropressolaCortesupremadelKosovo.Dall’esamesvolto,risultachelacomunitàinternazionaleèsemprepiù

propensa ad affidare la punizione degli individui autori dei crimini contro l’umanità a tribunali internazionali, pur essendo in atto, anche a livellointerno,unmovimentochehacondottoall’adozionedileggiediinterventideigiudicinazionaliperpuniregliautorideicriminicontrol’umanità.Sel’attivitàdellaCortepenaleinternazionaleprocedearilento,anchepergliostacolidicaratterepoliticoeperl’opposizionedegliStatiUnitiedellaRussia, un rimedio è arrivato con la costituzione dei tribunali misti, nei quali, alla presenza di giudici nazionali viene affiancata quella di giudici internazionali decisa dalle Nazioni Unite.

In ogni caso, qualunque sia la soluzione scelta, il segnale della comunità internazionale è univoco: non lasciare che gli individui responsabili dicriminicontrol’umanitàrimanganoimpuniti.

7 L’UNMIKhaadottato,il4settembre1999,ilregolamentoUNMIK/REG/1999/5-6-7(UNDocS/1999/987),conilqualeèstatoattribuitoall’AltoRappresentantedelleNazioniUnitein Kosovo, Bernard Kouchner, il compito di procedere all’organizzazione delle funzionigiurisdizionali.

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Cooperazione allo sviluppo e diritti umani nell’ordinamento giuridico internazionale

* Prof. Ennio Triggiani

1.All’internodiunacomunitàinternazionalecheapparepiù“piccola”grazie ai trasporti rapidi ed ai mezzi di comunicazione di massa, si manifestano in termini sempre più chiari le gravi differenze nei livellidi sviluppoed ilcontrasto,chesiapprofondisce, tragrande ricchezzaegrande povertà. Ledisuguaglianze traPaesi poveri ePaesi ricchi sonodrasticamente

aumentate,cosìcomeèvertiginosamentecresciuto ilnumerodeipoveriassoluti(chevivonoconmenodi1dollaroalgiorno)delmondo.Oggisono1miliardoe200milioniesicalcolachenel2010saranno2miliardi.La complessità del fenomeno è evidenziata altresì dalla necessità di

approfondire la valutazione del concetto stesso di “sviluppo”, che nonè più possibile legare soltanto, come si verifica soprattutto in Africa, alla difficilemessa inmoto della capacità di produrre ricchezza. Infattialcune società, afflitte da drammatica povertà in vastissimi strati dellapopolazione, sono tuttavia caratterizzate da una impressionante crescita economica. È infattidiscutibilechelacrescitadellaricchezzainunPaeseed ilprogressivosuperamentodell’assillodiuna lottaquotidianacontrolafamesianocircostanzesufficientiadeterminarnel’allontanamentodalsottosviluppo. In altri termini, la conquista della “sopravvivenza fisica”, ovviamentepresuppostofondamentale,nonpuònonlegarsiallatutelapiùcomplessiva della dignità fisica e morale della persona.

È certamente un segnale molto significativo per la Cina una crescita incredibiledellaricchezza;maessanonèaccompagnatanédaunatuteladei diritti essenziali sul luogo di quel lavoro che sta producendo talegrandericchezzanédaunriconoscimentodeidirittipoliticidellostessolavoratorenellasuavestedicittadino.Pertanto,ènecessarioaverechiarigli obiettivi da perseguire nel determinare gli interventi diretti ad attenuare

* Professore ordinario di Diritto dell’Unione Europea, Facoltà di Scienze politichedell’UniversitàdiBari

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i grandi squilibri di sviluppo economico oggi esistenti nella Comunità internazionale.In taledirezione l’ordinamentogiuridico internazionaleè ingradodi

offrire strumenti interpretativi di sicuro rilievo soprattutto a partire dal secondo dopoguerra.

La problematica dei rapporti Nord-Sud del mondo viene infatti affrontata solo da pochi decenni dalla Comunità internazionale per la sempliceragione che in precedenza le zone povere o erano dimenticate o eranocolonizzate dagli Stati ad economia avanzata. La premessa indispensabile perchéquesta“rivoluzione”possarealizzarsirisiedeanzituttoneldiversocontesto politico-giuridico nel quale vengono a collocarsi le relazioni internazionali.

La prima novità emerge dalla Carta delle Nazioni Unite con cui la guerra, prima considerata lecita, viene almeno formalmente bandita dal nuovo sistema, con la sola eccezione della legittima difesa individuale o collettiva ma sempre sotto il controllo delle Nazioni Unite attraverso il Consiglio di Sicurezza. Pertanto il sistema, pur con i limiti derivanti da unaComunitàancorafondatasull’egoismodegliStatisovrani,hacercatolentamente di far diventare patrimonio delle coscienze civili dei popoli il concettodell’assolutaeccezionalitàedilliceitàdellaguerra.Lo“strappo”significativo,rispettoalleepocheprecedenti,ènell’incipit

(preambolo) della Carta quando stabilisce: “Noi popoli delle Nazioni Unite…”.EssanonsiriferiscepiùsoloagliStati,maevidenzial’obiettivodi dare piena dignità e riconoscimento ai popoli e quindi alle persone in quanto tali: il diritto dei popoli diventa primario e fondamentale. Questo incipit èrivoluzionario,datochefinoaquelmomentolavitadellaComunitàinternazionaleerastatacaratterizzatadall’assolutoprotagonismodiStatiin continua guerra tra di loro.In piena coerenza, l’adozione nel 1948 da parte dell’Assemblea

generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione Universale dei diritti umanirappresentaun’altratappaimportantissimaditaleprocesso.Eciònon solo per il pur rilevante dato di aver individuato un ampio comune catalogo di diritti fondamentali riconoscibile da qualsiasi cultura e civiltà (e riuscendo, come disse un delegato cinese, a “conciliare Confucio e San Tommaso”),ancheseoggiundialogopiùattentoconlaculturaislamicasui temi dei diritti della persona e sullo Stato di diritto non può essereeluso.Mal’universalitàdellaDichiarazionerisiedeancheinunaancorpiù

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significativa circostanza: la violazione di un diritto fondamentale di una persona non è più questione circoscritta nel ristretto ambito del rapporto fra loStatoedipropricittadinimaèproblemacheriguardal’interaComunitàinternazionale.Inaltritermini,loStatononhapiùilpotereditrattarecomecrede le persone ricondotte alla propria giurisdizione (in quanto “sudditi”), mahaildoveredirispettarelalorodignità essendone responsabile di fronte allaComunitàinternazionale(edaglialtriStati)poichéessaèpatrimoniocomunedell’umanità.IdirittifondamentalidellapersonanonsonoattribuitidalloStato (e quindi “revocabili”)mapreesistono allo stesso che, anzi,trova una propria legittimazione di fronte alla Comunità internazionale solonellamisuraincuisiimpegniarispettarli;inaltritermini,sidàvestegiuridica al principio per cui lo Stato esiste per la persona umana e non viceversa.Questa ipotesi rivoluzionaria, prevista anche da Kant nel suo libro,

Per la pace perpetua, si riferisce al raggiungimento di una “pace vera”, non come intervallo tra due guerre, ma quale contratto permanente tra i popoli.Kant profetizza quindi una federazione europea di pace ed infondo la nascita della Unione Europea concretizza il primo tentativo di governo istituzionale e democratico della globalizzazione, fondando la propriaragiond’esseresulparadigmadellelibertàedeidirittiprimachesu quello dei poteri. Si tratta in fondo della stessa “filosofia” alla base della Dichiarazione Universale, per cui se succede qualcosa di negativo, in qualsiasi parte del mondo, ognuno se ne deve fare carico.

Una “avvisaglia” di questo nuovo approccio si era già avuta con la creazione del Tribunale di Norimberga (e di Tokyo), in quanto nelrelativoprocessoperlaprimavolta(precedentiepisodichesituazioninonpossono considerarsi rilevanti) altissimi funzionari di uno Stato erano condannati (alcuni alla pena capitale) in quanto riconosciuti “criminali” a livello internazionale. In altri termini, le orrende responsabilità ad essi imputate venivano affermate avendo a fondamento la violazione di non meglio individuati, giuridicamente, valori della Comunità internazionale. Tale precisazione non può d’altronde essere sottaciuta, in quanto,indipendentemente dalla indiscutibile fondatezza della condanna “politica”, serie perplessità non potevano non essere evidenziate dal vulnus inferto ad un principio del diritto penale quale la irretroattività della sanzione penale. È atuttinotocheilcomportamentodeicriminalinazistieradeltuttolegittimosecondol’ordinamento tedescodell’epocaechenessunafonte

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giuridica internazionale poteva all’epoca essere invocata per legittimaretali sanzioni.

Più recentemente la necessità di una giurisdizione penale internazionale si è concretizzata in più circostanze quale il mandato di cattura emesso dal giudicespagnoloGarzoncontroilgeneralePinochetpercriminicommessiinCileall’epocadellasuaPresidenza.Ilgiudicespagnoloagìneiconfrontidi un cittadino cileno per crimini commessi nel suo Paese nel momento in cui si trovava sul territorio di un altro Paese (il Regno Unito) solo in quanto riteneva di poter agire in nome e per conto della Comunità internazionale essendo qualificati i relativi delitti per la loro gravità come crimini internazionali. La Camera dei Lords britannica concesse l’estradizionediPinochet,peraltrononeseguitaacausadelpresuntoprecariostatodisalute dello stesso, istituendo comunque un interessantissimo precedente giuridico.

In questa direzione, peraltro, il dato più significativo viene espresso indubbiamente dalla nascita, sia di Tribunali internazionali costituiti rispetto a situazioni particolari (ex Jugoslavia, Ruanda) sia soprattutto della Corte penale internazionale (Trattato di Roma del 17 luglio 1998) mettendo definitivamente in causa uno degli aspetti essenziali e simbolici della sovranità statale, ossia la sua autorità primaria sugli individui presenti nel proprio ambito territoriale. Pur partendodall’ovvio presupposto perciascuno Stato, attraverso la ratifica dello Statuto di Roma del 1998, di manifestare la volontà di autolimitazione di tali poteri sovrani, la Corte introduce un significativo strumento permanente di repressione penale internazionale che si affianca a quelli statali e, in alcune circostanze,può surrogarne l’inerzia. Per di più, la preesistenza dei suoi organismirispetto alla commissione delle attività criminali consente di sottrarre i relativi giudizi alle perplessità di natura politica pur sempre desumibili dalla creazione ad hocditribunalichiamatiareprimerecriminigiàpostiin essere. La forza “deterrente” di questo tribunale, una volta entrato in funzione,apparepiùcheevidente.

2. In realtà nel secondo dopoguerra, gli Stati non sono più apparsi come mere entità astratte radicate in un generico concetto di sovranità assoluta impersonata dal relativo “sovrano”, ma si è progressivamente evidenziata una ben maggiore centralità dei c.d. sudditi, e cioè dei popoli, attraverso riconoscimentianchegiuridicidelnuovoapproccio.

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Tale situazione ha indubbiamente presentato analoghi riflessi neldirittointernazionaledell’economiachepresentacaratteristichespecificheriguardanti gli scambi internazionali di merci, capitali, servizi e lavoro, cioè dei quattro fattori produttivi. La progressiva liberalizzazione dei fattori produttivi, ritenuta strumento essenziale per la crescita della ricchezzagrazieall’accentuazionedegliscambicommerciali,avrebbefavoritobuonerelazioni, rendendo fertile il terreno per la pace. La ricostruzione in termini neoliberisti dell’economia mondiale

– rafforzata nel 1994 dalla firma del Trattato di Marrakech istitutivodella World Trade Organization (WTO) – produce indubbiamente un incremento della ricchezza internazionale, ma non comporta di per séun’equa ridistribuzione di tali risorse né un miglioramento automaticodellavitaneiPaesipiùpoverinéunaumentodeipostidi lavoro.Anzi.L’abbattimento degli ostacoli normativi e tecnici agevola la capacitàdelle imprese multinazionali di dislocare i propri investimenti negli Stati nei quali il costo del lavoro è più basso e le condizioni di lavoro sono prive di tutela. Èormaibennotoilprocessocheportaadunaprogressivadelocalizzazione della produzione verso contesti nei quali una economia di povertà caratterizzata da bassissimo costo della manodopera ed assenza di conflittualità lavorativa consentono di massimizzare i profitti ancheattraverso sfruttamento intensivo dei lavoratori e sistematica elusione dei loro diritti fondamentali.Sottosviluppo, degrado sociale ed emarginazione divengono così

fattori di maggiore competitività per queste imprese a fronte di un minimo contributo alla crescita economica il cui altissimo prezzo è dato da un feroce sfruttamento della manodopera, spesso minorile, nella totale assenza del rispettodeidirittiumani.Unbambinopakistanoaddettoallalavorazionedi tappeti è pagato l’equivalente di qualche centesimoper 12-14ore dilavorogiornaliere;etrattamentinondissimiliriceveilminorechefabbricapalloni o scarpe sportive in gran parte dei Paesi asiatici. Per loro il futuro ègiàsegnatoinmanierairrimediabilmentedrammatica,ammessochesidecida coraggiosamente di privarsene sull’altare della denuncia di talesituazione(comeavvenneperildodicenneIqbalMasih).

Questa drammatica situazione non attenua, peraltro, il crescente e continuodispiegarsidiflussimigratoridaiPaesipiùpoveriversoilNorddelmondo, sottoposti frequentemente al controllo della malavita organizzata e spesso destinati alla totale clandestinità da leggi inadeguate o inutilmente

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repressive. La conseguenza è data dalla creazione di una forza lavoro priva di ogni tutela e facilmente ricattabile ma, più in generale, dalla creazione di uncontestosocialenelqualeanticheconquistedapartedelleforzesocialirischianodivenireprogressivamentesvuotate. L’estremacomplessitàdelledinamichesocio-politichechesisono

innescate pone agli Stati seri interrogativi sulla ricerca delle modalità e degli strumenti con i quali poter dare risposte politicamente “credibili” ed economicamenteefficaci.Edèaltresìevidentechesolorisposteformulatesu base internazionale o sopranazionale sono in grado se non di risolvere almeno di affrontare con un minimo di concretezza tali problemi.

3.Pertanto,appareevidentel’inadeguatezzadapartediunapprocciopuramente “neo-liberista” di fornire soluzioni efficaci in assenza della collocazione delle relative regole in un quadro di maggiore giustizia sociale e di rispetto dei diritti fondamentali delle persone. In altri termini, solo una precisa scelta politica da parte della Comunità internazionale (latamente intesa) di sviluppare una strategia programmatica fondata sulla “culturadeidirittiumani”puòconsentiredicominciareaporreinessereinterventidiretti amigliorareun semprepiùconflittuale rapportoNord-Sud del mondo.La contestazione (partita da Seattle) delle Conferenze della World

Trade Organization rappresenta solo la punta di un “iceberg” solidamente costituito dall’insieme delle ingiustizie e delle contraddizioni checaratterizzano l’attuale fasedellaglobalizzazioneeconomica.È peraltro indubbioche lanascitadellaWTOavevasollevatograndisperanze,perl’indubbiosaltodiqualitàformaleesostanzialerispettoalvecchioGATT,nella direzione di un tentativo di governo degli scambi internazionali e, quindi,diunaparteimportantedell’economiaglobale.Tali speranze sono state tuttavia, per ora, disattese per l’assenza di

volontà (e coraggio) nel “piegare” almeno in parte gli interessi dei Paesi più ricchi a quelli dei c.d.Terzo eQuartomondo.Non può comunquesottacersiilpericolodi“gettarviaconl’acquasporcaancheilbambino”,consideratocheilfallimentodellaWTOcomporterebbeilritornoall’assenzadi qualsiasi regola nel commercio internazionale dando così ulteriorespazio allo strapotere delle grandi imprese multinazionali. Sarebbe invece utileun“colpod’ala”allastreguadiquantosuccesse,nelGATT,nel1964quandofufinalmenteintrodottanell’AccordoGeneralelaParteIVsullo

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“sviluppo”cheper laprimavolta introducevaneldiritto internazionale,anche grazie ai perfezionamenti determinati con il Tokyo Round del1979, il principio della “dualità delle norme”. In altri termini, la rilevante disparità nella situazione economica degli Stati comporta la necessità di un trattamento normativo differenziato delle situazioni diseguali sulla base del principio della “ineguaglianza compensatrice” a favore dei Paesi poco sviluppati (in deroga al trattamento egualitario della clausola della nazione più favorita).Si è così progressivamente formato un vero e proprio “diritto allo

sviluppo” attribuito ai PVS, cui corrisponde un obbligo di solidarietà a carico degli Stati più ricchi, secondo uno schema ribadito dallaUnited Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD).La revisione dell’azione della Comunità internazionale attraverso la

WTOdeveesserenecessariamenteprofondasesolosipensachemenodiun terzo della popolazione mondiale gode di più di due terzi delle risorse mondialiechequestoterzodellapopolazionemondialesirifiuti,atutt’oggi,di rispettare un impegno preciso e minimale sancito dalle Nazioni Unite: quello di destinare lo 0,7% del prodotto lordo di ciascun Paese ricco a favore di iniziative per lo sviluppo. Siamo ancora, invece, a meno della metà.Nésirispettal’impegnopresoalVerticesocialediCopenaghendel1995 relativo alla proposta 20:20, per la quale il 20% dei fondi spesi dal Nord per la cooperazione dovrebbe essere destinato a progetti sociali ed analogo 20% del proprio bilancio dovrebbe essere investito a tal fine dai governidelSud.Madituttociònoncivergognamo.In realtà, il nuovoStatuto dellaWTOnon contiene alcuna normadi

carattere generale che disciplini, magari rafforzandolo, il principio deltrattamento differenziato a favore dei PVS, se si fa eccezione per la disposizione puramente programmatica contenuta nell’art. XI par. 2 ilqualericonoscecheiPaesimenoavanzati(PMA),ipiùpoverifraiPVS,“saranno tenuti ad assumersi impegni ed a riconoscere concessioni solo nella misura in cui ciò sia compatibile con le loro specifiche esigenzecommerciali, finanziarie e di sviluppo con le loro capacità amministrative ed istituzionali”.Non solo. Il nuovo sistema nato aMarrakech nel 1994 potrebbe in

astratto costituire una significativa rottura con il passato in quanto tende adallontanarsidalloschemadeltrattamentoprivilegiatoperfavorireunaintegrazione sullo stesso piano, almeno in via di principio, di PVS e Paesi

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industrializzati nell’ottica di un pieno rilancio del liberismo economicosu scala mondiale. La finalità astrattamente non discriminatoria, del tutto inadeguata rispetto ad una situazione reale di grande drammaticità, è peraltro attenuata dalla previsione, settore per settore, nei singoli Accordi allegati,dispecifichedisposizioni idoneeaconcretizzareuntrattamentopiù favorevole. Ma una valutazione politica complessiva dei risultati fin qui ottenutinonconsentecertodiritenerecheilnuovosistemaabbiainfluitopositivamentenell’attenuazionedeldivarionellosviluppo.

4.L’azionerealizzatainquestidecennidallaComunitàeuropeaafavoredei PVS ed in particolare degli ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) risulta senz’altropiùincisiva.L’UnioneEuropea,ilpiùgrandedonatoremondialedell’Aiutopubblico

allo sviluppo, è anche uno degli attori istituzionali internazionali conesperienzapiù recente inquestocampo;essaed i suoi27Statimembrifornisconooltrelametàdell’aiutopubblicoallosviluppomondiale.Aisensidell’art.177 del Trattato CE “La politica della Comunità nel

settoredellacooperazioneallosviluppo,cheintegraquellesvoltedagliStatimembri, favorisce lo sviluppo economico e sociale sostenibile dei Paesi inviadisviluppo,inparticolarediquellipiùsvantaggiati;l’inserimentoarmonioso e progressivo dei paesi in via di sviluppo nell’economiamondiale;lalottacontrolapovertàneipaesiinviadisviluppo”.L’interventocomunitario non è solo di tipo economico in quanto nella stessa norma si individuaaltresì“l’obiettivogeneraledisviluppoeconsolidamentodellademocraziaedelloStatodidiritto”nonchéil“rispettodeidirittidell’uomoe delle libertà fondamentali” tenendo conto degli “obiettivi riconosciuti nel quadro delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni internazionali competenti”.Si tratta, quindi, di un quadro giuridico che risulta rafforzato dal

TrattatodiLisbonadel13dicembre2007chedovrebbeentrareinvigorenelgennaiodel2009.Perl’art.188D“L’obiettivoprincipaledellapoliticadell’Unione inquestosettoreè la riduzionee,a termine, l’eliminazionedellapovertà.L’Unionetienecontodegliobiettividellacooperazioneallosvilupponell’attuazionedellepolitichechepossonoavere incidenze suipaesi in via di sviluppo”.

Tornando ai rapporti con gli attuali 76 Stati ACP (in gran parte ex colonie dialcuniPaesimembridell’UE),essisonostatiper25annidisciplinati

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dalla Convenzione di Lomè ed oggi sono regolati dalla nuova Convenzione di Cotonou(Benin).Lecaratteristicheprincipaliditaleregimegiuridicosi fondano su di una gestione paritaria fra UE e gli ACP attraverso delle istituzioni comuni (Consiglio dei Ministri, Comitato degli Ambasciatori, Assemblea Parlamentare), la creazione di un Fondo Europeo di Sviluppo (FES) finanziato dalla UE, attraverso il Fondo Europeo per lo sviluppo, per interventi infrastrutturali nei Paesi ACP, un sistema di stabilizzazione deiproventidall’esportazionedeiprodottiagricolieminerari(STABEX)diretto a compensare entro certi limiti gli eventuali minori introiti degli ACP rispetto alle medie annuali precedenti ecc.

Il nuovo regime di Cotonou, oltre a spiegarsi la propria efficacia temporale per ben 20 anni con revisioni quinquennali, si pone tre obbiettivi: lo sradicamento della povertà, lo sviluppo durevole e l’integrazioneprogressiva dei Paesi ACP nell’economia mondiale. Mette, quindi,l’accentosupolitica,sviluppoecommercio.Essoprevedealtresì,qualeelementodinovità,unadimensionepolitica

della cooperazione incentrata su strategie di peace building, prevenzione e soluzione delle controversie e buon governo: viene infatti per la prima volta prevista una specifica procedura attivabile nei casi di grave corruzione. Èd’altrondenotoche lastoriadellacooperazioneallosviluppoinsegnachespessolerelativerisorsetrovavano“difficoltà”araggiungereipropridestinatari (le popolazioni) proprio a causa di governanti a volte corrotti e preoccupati solo del proprio personale interesse.

La lotta contro la povertà costituisce comunque un obiettivo centrale della ConvenzionediCotonou(art.19)chelopersegueattraversounapprocciointegrato diretto a favorire le riforme macro-economiche e le politichestrutturalimaanchelosviluppodelsettoreprivatoedegliinvestimenti.Viene infatti definita una strutturagenerale strategica, che riflette gli

impegni internazionali e contemporaneamente tiene conto delle componenti politiche, economiche, sociali, culturali e ambientali dello sviluppo. Incontrasto con la precedente Convenzione il nuovo Accordo propone una strategiaglobaleperlosviluppocherichiederàallaUEagliStatiMembrieai Partner ACP uno sforzo concentrato per stabilire una struttura consolidata e di cooperazione operativa. Le strategie di sviluppo tengono conto della situazione di ciascun Paese ACP assicurando la complementarietà e l’integrazionetralequestionieconomiche,sociali,culturalielequestioniistituzionali, ambientali e di uguaglianza tra uomo e donna.

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E proprio nel dicembre del 2007 si è fatto un grande passo avanti per la stipulazione degli EPAs (Economic Partnership Agreements - Accordi di Partenariato Economico),inuoviaccordidiliberocommerciochefannopartedell’AccordodiCotonou,disegnandol’architetturadicooperazionetraledueregioni.Ledifficoltàpoliticheneirelativinegoziatieranosorteinquanto gli EPAs sono accordi di libero scambio tra due partner diseguali. In cambio della continuazione di un regime preferenziale per Paesi ACP al mercato europeo, l’UE chiede impegni sostanzialmente reciproci intermini di accesso ai mercati ACP per le sue imprese.La reciprocità, impostadalle regoleWTO, sembrerebbeunelemento

ragionevolesenonfossecheinterminidicompetitivitàleimpreseeuropeeschiaccerebberoquelleafricaneneimercatideibeni,inparticolareiprodottiagricoli, dei servizi e nel settore delle risorse naturali.Una volta che iPaesi ACP aprissero i loro mercati, non sarebbero in grado di competere con i prodotti europei e milioni di persone perderebbero la loro fonte di sostentamento.Eccoperché sono stati introdotti alcuni correttivi chedovrebbero superare questi problemi favorendo le esportazioni dagli ACP in Europa ed aiutandoli a sviluppare le loro economie.

Si sarebbero quindi tenute presenti le particolari esigenze dei piccoli produttoriecioègliattorichefannorealmentemigliorarelecondizionidivita delle comunità.Lo sviluppo di infrastrutture e l’aumento delle capacità produttive è

certo indispensabile, ma essi devono essere funzionali alla crescita di un mercatointernoeregionalechecostituiscel’obiettivoprimariodeipiccoliproduttori africani; impostata in tal senso la portata dell’Aid for trade appare più corretta.LastrategiaglobalenonprevedeperòchelaUEsiaimpegnataattivamente

in tutti i settori della cooperazione. Infatti, le priorità verranno definite PaeseperPaese, secondo ilprincipiodidifferenziazionechecostituisceuno dei principi del partenariato.Anche in questo caso, nonostante dal punto di vista giuridico-

istituzionaleilregimediLomè-Cotonourappresentisenz’altrolapuntapiùavanzata nei rapporti Nord-Sud, il bilancio economico non appare ancora esaltantesoprattuttosesiconsiderachelaquotadimercatoditaliPaesinell’UEèancorascarsamenterilevantesoprattuttopergliaccentuatilivellidiprotezionismoaiqualiètuttoraancoratal’agricolturacomunitaria.Eliminandoegoismi,ambiguitàecontraddizioni,quindi,l’UEpotrebbe

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giocare un ruolo fondamentale nel dialogo politico per la realizzazione di una politica di cooperazione veramente fondata sulla solidarietà, la pace edidirittiumaniconsideratochealcentroditalepoliticac’èlariduzionedella povertà e il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio.

5. Per quanto si è detto in precedenza, non appare possibile separare la questione dello sviluppo economico dalla protezione dei diritti umani. Infatti, pur mantenendosi prioritaria la necessità di rilevanti interventi diretti ad una significativa redistribuzione del reddito all’interno dellaComunità internazionale, nei tempi più recenti ha assunto progressivorilievo il rapporto tra diritti umani e diritto allo sviluppo. Da un lato, infatti, è cresciuta fragliStati la consapevolezza cheun interventomeramenteeconomicorisultadeltuttoinsufficienteacausacertamentedell’esiguitàdelle risorse impiegate ma, soprattutto, per lo scarso effetto moltiplicatore ditaleapproccio.Certamentepiùincisivoèapparsol’interventosuilivellisociali e formativi delle realtà più povere, creandosi le premesse più solide per un sviluppo permanente.D’altrolato,l’intreccioineludibilefrasviluppoumano-socialeesviluppo

economicodeterminal’irruzionedeidirittifondamentalidellapersonaedivaloriuniversaliall’internodiPaesispessolontanidall’osservanzadeglistessi

Si assiste, in altri termini, ad un tentativo della Comunità internazionale non solo di dare contenuto concreto al qualificarsi del diritto allo sviluppo come diritto fondamentalema anche di attribuirgli sotto certiversi carattere di “strumentalità” ai fini del perseguimento di altri diritti. Infatti, tali clausole finiscono per essere un vero e proprio atto necessario di solidarietà, considerato che allafine i benefici economici per il PVSdegli investimenti stranieri risultano di gran lunga inferiori rispetto alla realizzazione di un intenso ed inaccettabile sfruttamento della manodopera, specie se minorile. La conoscenza e la coscienza dei diritti umani nei PVS, ma anche

nei Paesi sviluppati divengono, per queste ragioni, elemento centrale nell’articolarsidiampiapartedelcommerciointernazionaleedelrelativoregime giuridico. Tali problematiche hanno sollecitato, su di un piano più generale,

l’inserimento negli accordi commerciali della c.d. clausola sociale, attraverso la quale la violazione di norme internazionali del lavoro

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produrrebbe quale conseguenza l’irrogazione di sanzioni commerciali. Tale clausola è peraltro contestata da molti Paesi in via di sviluppo, i qualiritengonocheessapossaessereutilizzatadagliStatipiùricchiperfini protezionistici al fine di annullare il vantaggio competitivo dei PVS derivante dai minori costi salariali.

Èindubbiochequest’ultimaposizionepresenticonvincentiragioni,maèaltresìverochedifficilmentesipuò immaginareunacrescitadeiPVSbasata sulla sistematica violazione dei diritti fondamentali delle persone edeilavoratori.L’idea,infatti,cheleradicidellosviluppopossanoavereunabasemeramenteeconomica,sull’altaredellaqualesacrificarequalsiasivalore, è ampiamente superata. Il motore dello sviluppo nel Sud del mondo, pur indissolubilmente legato alle risorse finanziarie, è dato dalla valorizzazioneedall’investimentonellarisorsa umana, nella sua crescita fisica, culturale, professionale. Ciò si è progressivamente tradotto nell’inserimento, all’interno degli

accordi internazionali preferenziali, della cosiddetta “clausola democratica” nel rispetto del principio di “condizionalità”.L’erogazionedei vantaggipreferenziali e degli aiuti viene cioè vincolata e subordinata al rispetto, da parte del Paese beneficiario, di alcuni diritti fondamentali della persona (e in particolare della donna) universalmente riconosciuti in quanto sanciti dai grandi atti delle Nazioni Unite (fermo restando il rispetto dei particolari valori delle specifiche e diverse culture).È, infatti, improbabile che unregime antidemocratico ed oppressivo possa diffondere nella popolazione gliaiutiricevuti!MaèaltresìverochesolounbenpiùserioapprocciodapartedeiPaesiindustrializzaticonilproblemadellosviluppopuòcostituireun significativo incentivo per il rispetto dei diritti fondamentali, a partire da quelli del lavoro, nei PVS.

Su queste linee, infatti, si muovono ad es. gli artt. 9, 96 e 97 della Convenzione di Cotonou (artt. 5 e 366 della precedente IV Convenzione diLomé)fraUnioneEuropeaediPaesiACP,ilRegolamentocomunitarioMEDA per i rapporti con i Paesi del Mediterraneo, gli articoli 6 e 7 del nuovoTrattatodiAmsterdamdell’UnioneEuropea.Ilprincipiodicondizionalitàhatrovatopiùrecenteespressioneanche

attraversolamodalitàdell’ulteriore“incentivo”,percuiilrispettodeidirittidei lavoratori e la protezione dell’ambiente comportano l’introduzionedi speciali agevolazioni aggiuntive; si tratta, in altri termini, di unacondizionalità “positiva” o “premiale”.

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È certo opportuno che l’Organizzazione Internazionale del Lavoro(OIL) riesca a riaffermare in un unico Atto solenne i principali fra questi diritti fondamentali (libertà sindacale, contrattazione collettiva, divieto del lavoro forzato, divieto di sfruttamento del lavoro minorile, divieto di ogni discriminazioneapartiredaquellabasatasulsesso,ecosìvia).Lerisposte“politiche”rispettoaproblematichecosìcomplessepossono

costruirsiancheattraversoalcuneimportantiiniziativeassunte“dalbasso”come la White Label (etichettabianca)introdottanel1899negliStatiUnitidalla Lega Nazionale dei Consumatori. Con essa numerose organizzazioni internazionali e nazionali, nonché molteplici ONG (Organizzazioninongovernative),certificanose ilprodottodiundeterminatomarchioèrealizzato nel rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori ed in assenza dell’utilizzazionedimanodopera infantile. Inproposito,moltonoto è ilprogramma Rug-mark, lanciato nel 1994 attraverso la collaborazione di numerose associazioni di consumatori e di organizzazioni religiose ed umanitarie, con cui viene sottoposta a rigorosi e continui controlli, rispetto allo sfruttamento di bambini, la produzione di tappeti in India, Nepal, PakistanelaloroesportazioneinGermaniaeStatiUniti.AltreiniziativeanaloghesonolaCare & Fair e la STEP, sempre nel settore dei tappeti, la Double Income Projectneltessileenell’abbigliamento,laChild-Friendly Enterprise nei settori più diversi.

Naturalmente, tutte queste iniziative presuppongono un pieno coinvolgimento dei consumatori nella condanna di tali ignobili forme di sfruttamento e quindi la maturazione di un diffuso senso di responsabilità versopatentiviolazionididirittiumaniindipendentementedalfattochesisvolganoinPaesidanoianchelontanissimi.

6. È possibile ora fare in maniera più approfondita il punto sullo strumento, discusso ed ampiamente sfaccettato, della c.d. cooperazione allo sviluppo.

Il concetto di cooperazione allo sviluppo si basa principalmente su una particolareformadiaiutointernazionale,cheigovernistatalielocalideipaesi industrializzati destinano ai Paesi del Sud del mondo (i Paesi c.d. in via di sviluppo, PVS) ed alle istituzioni multilaterali (Nazioni Unite o altre istituzioni regionali come l’Unione Europea), con l’obiettivo dipromuovere lo sviluppo economico e il benessere sociale dei PVS.

La caratteristica di tali aiuti è ovviamente quella di essere concessi

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a condizioni di particolare favore con la prevalenza della componente “dono”, cioè un trasferimento corrispondente ad un atto di liberalità del Paese donatore avente l’obiettivo dello sviluppo del Paese ricevente.Si tratta di “official development assistance” (ODA) a favore di Paesi rientrantiinunaparticolarecategoria,cheèlacosiddettaparteIdellalistadelDac-Ocse(cheidentifica,appunto,iPVSeleggibiliaricevereaiutiallosviluppo).

La definizione di Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) fornita dal Comitatoperl’AiutoallosviluppodeiPaesiindustrializzatiindica“QueiflussiaiPaesiinviadisviluppoedalleistituzionimultilateralifornitidaorgani pubblici, inclusi i governi statali e locali, o i loro organi esecutivi, ciascuna transizione dei quali soddisfa le seguenti condizioni:a)èamministrataconl’obiettivodipromuoverelosviluppoeconomico

ed il benessere dei PVS; b) è a condizioni agevolate (concessionali) econtiene un elemento dono pari almeno al 25%”.

Per “elemento dono” si intendono i trasferimenti in moneta o in natura periqualinonèrichiestounrimborso,lacooperazionetecnicaeiprestitidarimborsareacondizionecheabbianounacomponentedonodel25%eapplichinountassod’interessenonsuperioreal10%.Questi flussi di aiuti devono quindi avere generalmente alcune

caratteristiche,ecioèdevonoesserestanziatidalsettorepubblico;averel’obiettivo principale di promuovere lo sviluppo (economico e sociale)delle popolazioni dei Paesi riceventi; condizioni di particolare favore(elemento dono: almeno il 25%).Al di là di queste specifiche “tecniche”, va detto che l’aiuto allo

sviluppohaperaltrosubitoprofondetrasformazioninelcorsodeglianni.ÈindubbiochedurantelaguerrafreddaessosiastatoutilizzatodaStatiUniti e URSS per attrarre i destinatari degli aiuti nella propria sfera di influenzapolitica,giàconquestoridimensionandoneportataedefficacia,spesso sacrificati alle logiche delle grandi alleanze strategiche. LadeflagrazioneinternazionaledeldebitodeiPaesipoveri,crollatol’imperosovietico, è solo una delle conseguenze di un approccio al problema spessodiscutibile,cheèstatoinoltregestitodallegrandiOrganizzazionieconomicheinternazionalisecondologichespessotroppoattenteaiprofilidimeracompetitività,edaalcunigrandiStatinell’otticadiunrinascenteed aggressivo neocolonialismo.Eccoperché,nelcomplesso,lerisposteadoggifornitedallaComunità

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internazionale risultano spesso ben poco convincenti non solo rispetto all’obiettivodiridurrealmenoildivarioNord-Sudmaancheinordineal“menoimpegnativo”compitodirallentareilconsistenteflussomigratorioversoiPaesipiùricchi.

In tal senso, la stessa disciplina del fenomeno migratorio dai Paesi terzi postainesseredall’UnioneEuropea(ilTitoloIVdelTrattatoCEtentaunadisciplinadelfenomenoonnicomprensivadellevarieproblematichelegatea “visti, asilo, rifugiati, immigrazione” grazie agli artt. 61-69) si è rilevata sottopiùprofiliinsufficienteedanchecontraddittoria.

Uno degli aspetti più significativi del processo di integrazione europea è stato indubbiamente quello di rispettare e promuovere la diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli europei, al perseguimento del quale risultato è stata introdotta una vera e propria politica culturale (art. 151). L’esperienzagiuridicacomunitariasièsoffermata,nelcorsodeidecenni,soprattutto sul divieto di discriminazione a motivo della nazionalità (fondamentale per la realizzazione del mercato unico) e, in misura inferiore, del sesso (entrambi interpretati in maniera decisamente estensiva dalla Corte di giustizia). Ma, in tempi più recenti, significativa attenzione è stata dedicata alle discriminazioni razziali, fino a qualificare il 1997 come Anno europeo contro il razzismo ed il 2008 come Anno europeo del dialogo interculturale; inmanieradeltuttoopportunaèstatoaltresìcreatoun Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia.

La Carta di Nizza, cui la Dichiarazione n. 29 allegata al Trattato di Lisbona del 2007 attribuisce finalmente carattere giuridicamente vincolante, riprende, ampliandoli, questi profili. Con l’art. 21 ribadisceil principio di non discriminazione, ampliandone la portata ad un ampio spettro di fattori, alcuni dei quali di grande attualità e novità come quelli relativiallecaratteristichegeneticheel’origine etnica. Il successivo art. 22, privilegiando il profilo collettivo rispetto a quello individuale, sancisce che l’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica. Il principio di differenziazionerichiamad’altrondelanuova“triade”diidealidi politica costituzionale e cioè sicurezza, solidarietà e, appunto, diversità chesiaffiancaaquellatradizionaledilibertà,uguaglianza,fraternità.In realtà, l’importanzadi questedisposizioni, e della loro successiva

evoluzione, è strettamente correlata al moltiplicarsi, nel periodo più recente, di forme accentuate di xenofobia indubbiamente “sollecitate” dalla crescentepresenzadiflussimigratoriprovenientidaPVS.Difronteaquesto

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pericolosissimorischiodi“ritornoalpassato”,bisognariconoscerecheleistituzionicomunitariehannofinorafattoquadrato,nonsoloribadendolafermacondannadiogniformadirazzismomaancheriaprendoildibattitosulla necessità di ampliare le misure dirette a sostenere lo sviluppo del mondoeconomicamentesottosviluppato.D’altronde,l’UEhafinorapostoinesseregliinterventipiùqualificatiedancheinnovativinell’ambitodelrapporto Nord-Sud. Si pensi, anzitutto, al descritto regime di Lomè-Cotonou con i Paesi di Africa, Carabi e Pacifico (ACP), al processo di Barcellona ed al partenariato euromediterraneo nella prospettiva della costruzione entro il2010diunagrandeareadiliberoscambioconi14Paesiafricanichesiaffacciano sul mare nostrum.L’UnionehanelproprioDnalaintercultura e cioè il rispetto e la voglia

di conoscenza delle altrui identità pur nel rispetto della propria. Ed è su questa base che la cooperazione allo sviluppo deve sempre più trovareulteriori, rispetto ai governi, attori protagonisti. Esperienze significative in quest’ottica sono espresse attraverso la cooperazione decentrata, intesa quale attività di cooperazione realizzata dalle Autonomie locali dei Paesi sviluppati in partenariato con enti omologhi di PVS (partenariatoterritoriale, transfrontaliero, di prossimità ecc.) con il coinvolgimento della società civile dei rispettivi territori. Si tratta di una forma innovativa di aiuto allo sviluppo, caratterizzata dall’ampiapartecipazionepopolaree dalla reciprocità dei benefici, una propria specificità ed un rilevante valore aggiunto rispetto sia alla cooperazione governativa che a quellanon governativa (ONG), soprattutto nei settori della lotta alla povertà e all’esclusione sociale e della promozione della democrazia. Inoltre,promuovendo lo sviluppo economico locale, la cooperazione decentrata è ingradodicreare l’ambiente favorevoleall’internazionalizzazione,adesempio, delle nostre Piccole e medie industrie ed allo sviluppo della piccola imprenditorialità nei PVS.

La cooperazione “virtuosa” dei prossimi anni deve quindi trovare forme organizzateanche“dalbasso”,imperniandosisullerelazionitracomunitàper trovare più efficace orientamento verso lo sviluppo umano.

7.Lafinedelsecoloscorsoel’iniziodiquestosonocaratterizzatidaproblemi di enorme portata quali il degrado ambientale, la scarsità di risorse idricheedenergetiche,lafame,ilterrorismo,iflussimigratori.Questiultimisipresentano,all’iniziodelterzomillennio,concaratteristichecertamente

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diversedaquellecheloavevanocaratterizzatoneisecoliprecedenti.È infatti verochelemigrazionisonoparteintegrantedellastoria,maèaltrettantoindiscutibilechelasituazioneodiernapresentaindubbiepeculiarità.Essesono legate anzitutto alla dimensione del fenomeno, che si determinaattraverso flussi di milioni di persone in cerca di una speranza di vitamiglioresenonsolodivita.Manonvasottovalutatol’aspettosquisitamentepoliticochelegalemigrazioniallasacrosantarivendicazione,dapartedeiPaesi di provenienza di queste persone, di una maggiore giustizia nella redistribuzioneinternazionaledelreddito;esitrattadiunarivendicazionecheoggitrovaforza(oltrechefondamentogiuridico)inStatisovrani.Fral’altro,ladiffusionedelmessaggiotelevisivorendeconbennettaevidenzale profonde diversità dei modelli e delle opportunità nella vita quotidiana.

È quindi impensabile ritenere di poter affrontare tali problematichesenza rapportarsi con la questione dei rapporti Nord-Sud con le molteplici especifichequestionicheessacomporta.Edinquestocontestoriaffioraconprepotenzal’impossibilitàdicominciareatrovaresoluzionicredibilial di fuori del decisivo supporto delle Nazioni Unite e dei suoi Istituti specializzati. Inproposito,chicercadi spiegare l’inutilitàdelleNazioniUnite nel mondo contemporaneo commette un errore storico gravissimo e non certo in buona fede. È infatti singolare sostenere tale tesi proprio nel momento in cui il Consiglio di Sicurezza si è liberato dal fardello paralizzante deivetiincrociatiideologicamente(USAeURSS),chepurenonavevanoimpedito di vincere la grande battaglia contro la discriminazione razziale (RhodesiaeSudAfrica).Propriooggi,invece,sussisterebberolecondizioniper consentire al Consiglio di Sicurezza di svolgere al meglio il duplice ruolo di garante della legalità e di promotore della pace, magari attraverso lenecessarieriformecheneattualizzinocomposizioneefunzionamento.Un giudizio liquidatorio dell’ONU nasconde soltanto la voglia di

liberarsida“laccielaccioli”perritornareallavecchialogicadelpuropotere,ignorandofral’altroilpreziosissimolavorosvoltoquotidianamentedalla“famiglia” delle Nazioni Unite nei decisivi settori dei diritti umani, della salute, dell’ambiente, dell’acqua, dello sviluppo, della fame. Ipotizzarechelapacenelterzomillenniopossaesseremantenuta(ammessochelasivoglia)conlaforzadegliesercitièdeltuttoillusoriooltrechesbagliato.Potrannogliesercitidareunarispostaallatragicaindigenzacheaffliggei due terzi dell’umanità? Ci siamo chiesti quanto avrebbe contribuitoconcretamente alla costruzione della pace conferire gli spaventosi costi

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inrisorseeconomiche(pertralasciarequelliumani)dellerecentiguerreafavore, invece, della gestione da parte delle Nazioni Unite di programmi di sviluppoperilSuddelmondo?Loscenariotragicocherischiadiaprirsinonsi riferisce solo alle reazioni del terrorismo religioso ma alla cancellazione della“speranza”,secondounasacrosantariflessionediGiovanniPaoloII,intuttiipopoliafflittidallaquotidianalottaperlasopravvivenza.Essipure,d’altronde,sonoparteintegrantediquelNoi popoli delle Nazioni Unite con cuisiapreilPreambolodellaCartadiSanFranciscoechecostituisconola“soggettualitàdemocratica”(equindiparitaria)dell’odiernaComunitàinternazionale.

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Aspetti legislativi e risorse finanziarie dell’UE per la cooperazione internazionale

* Marcello Vernola

**Benedetta Dentamaro

SOMMARIO: Introduzione: contesto istituzionale e iter parlamentare -PartePrima:Regolamenton.1905/06cheistituisceunostrumentoperil finanziamento della cooperazione allo sviluppo (CAS) - 1.1. Nozione e obiettivi della politica di cooperazione allo sviluppo. - 1.2. Campo di applicazione. Esclusioni. - 1.3. Principi generali. - 1.4. Programmi geografici. - 1.5. Programmi tematici. - 1.6. Attuazione dei programmi. - 1.7. Novità introdotte dal PE. - Parte Seconda: Regolamento n. 1934/06 che istituisceunostrumentofinanziarioper lacooperazioneconpaesieterritori industrializzati e con altri ad alto reddito (ICI) - 2.1. Principali modificherispettoalRegolamenton.382/01-2.2.NovitàintrodottedalPE - Parte Terza: Regolamento (CE) n. 1889/2006, che istituisce unostrumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (EIDHR) - 3.1. La revisione dello strumento finanziario per la tuteladeivaloridemocratici.-3.2.Obiettiviecampod’applicazione.-3.3.Rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali. - 3.4. Flessibilità e autonomia. - 3.5. Complementarità e coerenza. - 3.6. Tipologie di interventi. - 3.7. Clausola di revisione.

INTRODUZIONE: contesto istituzionale e iter parlamentare

L’allargamentodell’UEmodificaiconfinidelnostroterritorioespostailbaricentrodei rapporticommercialiepoliticiverso ilSudd’Europaedelmondo. Il12dicembre2006 ilPEhaapprovato trenuovistrumentiper il finanziamento della cooperazione internazionale: il regolamento (CE) n. 1905/06, che istituisce uno strumento per il finanziamento

*Deputato al Parlamento europeo, docente diDiritto dell’ambiente presso l’Università diCassino, Facoltà di Ingegneria di Frosinone (Introduzione, Parte Prima).**DottorediricercainDirittointernazionaleedell’UEpressol’UniversitàdiBari,specialistain Diritto ed Economia delle Comunità europee (Parte Seconda, Parte Terza).

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della cooperazione allo sviluppo1; il regolamento (CE) n. 1934/06, cheistituisce uno strumento finanziario per la cooperazione con Paesi e territori industrializzati e con altri ad alto reddito2; il regolamento (CE)n.1889/2006,cheistituisceunostrumentofinanziarioperlapromozionedella democrazia e dei diritti umani nel mondo3.

Il 29 settembre 2004 la Commissione europea presentava al Consiglio una proposta di regolamento onnicomprensivo per l’istituzione di unostrumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo e della cooperazione economica (DCECI), il maggiore tra i nuovi strumenti di assistenza esterna per importo dei finanziamenti e ambito d’intervento.La proposta rappresentava l’avvio della procedura per una nuova basegiuridica in materia di finanziamenti comunitari allo sviluppo.

In origine la proposta di istituzione del DCECI era stata deferita alla commissione parlamentare per lo sviluppo (DEVE) in quanto commissione di merito e alla commissione per il commercio internazionale (INTA) per un parere nell’ambito di una cooperazione rafforzata4. Nel marzo 2005 la proposta è stata respinta dalla commissione DEVE all’unanimità,principalmente a causa del notevole depauperamento dei poteri del Parlamento: la proposta originaria risultava, infatti, troppo drastica e completamente inaccettabile per il Parlamento, venendo a minare sia le prerogative del Parlamento derivanti dalla procedura di codecisione sia i principi stessi della politica di sviluppo. Dopo la prima reiezione della commissione, si sono svolti negoziati e incontri a tre (Parlamento europeo,

1 Reg. 1905/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 18.12.2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27.12.2006, L 378, p. 41.2 Reg. 1934/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 21.12.2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30.12.2006, L 405, p. 34.3 Reg. 1889/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del .12.2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29.12.2006, L 386, p. 1.4 Introdotta dal Trattato di Amsterdam, la procedura di cooperazione rafforzata consente agli Stati membrichelodesiderinodistabilireunapiùstrettacollaborazione.LacooperazionerafforzatarichiestadagliStatimembridell’Unionepuòessereconcessasoloconl’autorizzazionedellaCommissione. Se la Commissione decide di non presentare una proposta, essa informa gli Stati membri interessati delle ragioni di tale decisione. Se la cooperazione rafforzata riguarda unsettorecherientranell’ambitodellaproceduradicodecisione(art.251TCE),ilTrattatodiNizzaprevedeilparereconformedelParlamentoalfinedirispettareidirittidiquest’ultimo.NeglialtricasilarichiestaèugualmentetrasmessaalParlamentoeuropeochehaperòsolouna funzione consultiva.

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Consiglio e Commissione) per discutere la riforma di tutti gli strumenti, non solo quello riguardante lo sviluppoma anche per gli strumenti del“pacchettoProdi”relativialleazioniesterne5.

La commissione parlamentare DEVE considerava motivo di grande preoccupazione il fatto che la proposta originaria non prevedesse unostrumento finanziario specificatamente concepito per la politica di sviluppo. La Commissione europea voleva estendere questo strumento ai paesi industrializzati che partecipano ad accordi di pre-adesione, di vicinatoo di partenariato con l’UE.Di fatto, la proposta combinava le strategieper i paesi in via di sviluppo con quelle relative ai paesi industrializzati, rendendo inattuabile il proposito di fissare obiettivi chiari o prioritàpolitiche specifiche per gli uni e per gli altri. Nel corso dei negoziatiinteristituzionali e nonostante il parere contrario della commissione INTA6, ilParlamentoeuropeohaconcordatoconilConsigliosullaseparazionedelDCECI in due strumenti distinti e separati: uno per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo (attribuita alla commissione DEVE) e uno per la cooperazione con i paesi industrializzati (per la quale la commissione di meritoeral’INTA).

Per il Parlamento, la politica di sviluppo si deve concentrare sui Paesi in via di sviluppo, conformemente agli Obiettivi del Millennio7: il campo d’applicazionedellostrumentodicooperazione(reg.1905/06)deveessere

5Perstrumentirelativialleazioniesternesiintendono“lerelazionifinanziarie,economicheecommerciali con paesi terzi”, ovvero sia i Paesi in via di sviluppo, sia i Paesi industrializzati.6IncontrastoconlaposizionedellacommissioneDEVE,lacommissioneINTAhasostenutoche sia la cooperazione economica sia la cooperazione allo sviluppo andasseromantenuteall’internodellostessoregolamento,comepropostodallaCommissioneeuropea,secondoilprincipio “due capitoli, uno strumento”. Ad avviso della commissione INTA, il raggruppamento di cooperazione economica e cooperazione allo sviluppo, in un unico strumento regolato tramite la procedura di codecisione, avrebbe consentito al Parlamento di ottenere un ruolo codecisionale in materia di cooperazione economica, così come chiesto dal Parlamento eprevisto nel trattato costituzionale.7 La politica di cooperazione allo sviluppo e l’azione internazionale della Comunità sonoispirateagliobiettividisviluppodelMillennio(OSM),adottatidall’AssembleageneraledelleNazioniUnitel’8settembre2000,qualilasoppressionedellapovertàestremaedellafame,nonchéaiprincipaliobiettivieprincipiinmateriadisviluppoapprovatidallaComunitàedaisuoi Stati membri nel contesto delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali competenti nel campo della cooperazione allo sviluppo.

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limitato ai soli Paesi in via di sviluppo8.Lesceltestrategicheriguardantii Paesi industrializzati sono state rinviate ad una legislazione separata (il reg. 1934/06). IlParlamentosièanchebattutoedèriuscitoaottenereunostrumento

separatoperidirittiumani(Reg.1889/06),aproseguimentodell’Iniziativaeuropea per la democrazia e i diritti dell’uomo. Secondo l’auspicio delPE,lostrumentodipromozionedeidirittidell’uomoèfinanziatodaunostrumento indipendente da quello destinato a finanziare la cooperazione allo sviluppo.

PARTE PRIMA: Regolamento n. 1905/06 che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (CAS)

1.1. Il nuovo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppoaccoglieper laprimavoltanell’ambitodiun testogiuridico ladefinizione di politica di sviluppo, riconosciuta a livello internazionale, come stabilita dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell’OCSE. Si trattadiunamisurafondamentaleperevitarechelerisorsedibilanciorelativeallo sviluppo siano ingiustamente destinate ad altri obiettivi politici. Il fondamento giuridico della politica di sviluppo comunitaria si rinviene nel titoloXXdelTUE.Inseguito,ladichiarazionecongiuntasullapoliticadisviluppodell’UE,intitolata«Ilconsensoeuropeo»9,hadefinitoilquadrogenerale,gliorientamentieleprioritàcheindirizzerannol’attuazionedellacooperazione comunitaria con i Paesi e le regioni10 partner.

La politica di cooperazione allo sviluppo della Comunità persegue gli obiettivi di lotta contro la povertà, di sviluppo economico e sociale sostenibile e di inserimento armonioso e progressivo dei Paesi in via di svilupponell’economiamondiale(considerando2).LaComunitàpersegue

8 Il Parlamento europeo ha adottato il 1° febbraio 2007 una risoluzione sull’integrazionedellasostenibilitànellepolitichedicooperazioneallosviluppo(A6-0474/2006,nonancorapubblicato in GU).9 Dichiarazione congiunta del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Statimembri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politicadisviluppodell’Unioneeuropea,del20dicembre2005,esuccessivemodifiche,in GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.10Per regionesi intendeun’entitàgeograficachecomprendepiùdiunPaese inviadisviluppo (art. 1.3).

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unapoliticadicooperazionecheincentivalacooperazione,ipartenariatie le imprese comuni tra gli attori economici della Comunità e i Paesi e le regioni partner e promuove il dialogo tra i partner politici, economici e sociali nei rispettivi settori di competenza (considerando 3). A completare la definizione, si indicanoqualepresuppostodello sviluppo lepoliticheeconomichesaneesostenibili(considerando7).

La politica di sviluppo viene attuata tramite il perseguimento di specificiobiettivi,enunciatidagliartt.2e3.Inprimoluogo,l’UEcercadi promuovere, tramite il dialogo e la cooperazione, i valori su cui essa si fonda, vale a dire il consolidamento e sostegno della democrazia, dello stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, della buona governanza, della parità di genere e degli strumenti di diritto internazionale ad essi connessi, dei diritti dei minori e delle popolazioni indigene. Inoltre, l’UE persegue lo sviluppo sostenibile, ivi compresi gli aspetti politici,economici, sociali e ambientali, dei Paesi e delle regioni partner, in particolarediquellipiùsvantaggiati;l’incoraggiamentodell’inserimentodi tali Paesi inmodo armonioso e graduale nell’economiamondiale; ilcontributo alla messa a punto di misure internazionali volte a preservare emigliorarelaqualitàdell’ambienteelagestionesostenibiledellerisorsenaturalimondiali,alfinediassicurarelosvilupposostenibile,ancheperquanto riguarda i cambiamenti climatici e la perdita della biodiversità;la lotta contro l’HIV/AIDS; ilmiglioramento dell’accesso alla giustiziae al sostegno della società civile; il rafforzamento delle relazioni tra laComunità e i Paesi e le regioni partner.

1.2. L’assistenza comunitaria viene attuata tramite i programmigeografici e tematici e mediante un programma speciale per i Paesi dell’Africa, Caraibi e Pacifico (ACP) aderenti al protocollo dellozucchero11 (art. 17). Beneficiari dei programmi sono i Paesi, i territori e le regioniinviadisviluppocompresinell’elencodeibeneficiaridegliaiutipubblici allo sviluppo (APS) stabilito dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Organizzazioneperlacooperazioneelosviluppoeconomici(OCSE/

11 L’elencodeiPaesiACPaderentialprotocollodellozuccheroèriportatonell’AllegatoIIIal regolamento:Barbados,Belize,Guyana,Giamaica,SaintKittseNevis,TrinidadeTobago, Figi, Repubblica del Congo, Costa d’Avorio,Kenya,Madagascar,Malawi,Mauritius, Mozambico, Swaziland, Tanzania, Zambia, Zimbabwe.

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DAC)efigurantinell’allegatoIalregolamento12.Tutti i programmi geografici saranno elaborati in modo da rispondere

ai criteri di ammissibilità del Comitato in materia di APS e lo stesso dicasi per almeno il 90% della spesa prevista a titolo dei programmi tematici (art. 2.4). Il restante 10% della dotazione relativa ai programmi tematici sarà impiegataperazionichenonriguardanolosviluppo,postenell’ambitodeiprogrammiinmateriadimigrazioneed’ambiente,compresal’attuazionediaccordiinternazionalisull’ambienteeilsostegnoaisegretariatididiversefra le maggiori convenzioni internazionali nel settore ambientale.

Non possono esser finanziati alcuni programmi quali quelli finalizzati a trafficare in armi ovvero a condurre operazioni militari (art. 2.5), conformementeallelineedipoliticaesteradisicurezzaedifesadell’UE.Inoltre, per esigenze di coordinamento ed economicità e per evitare duplicazioni, sono escluse dai finanziamenti le misure già coperte dal regolamento (CE) n. 1717/2006, che istituisce uno strumento per lastabilità13,nonchédal regolamento(CE)n.1257/96,concernente l’aiutoumanitario14,amenochenonvisialanecessitàdiassicurarelacontinuitàdella cooperazione a partire da situazioni di crisi fino a condizioni di stabilità per lo sviluppo (art. 2.6).Ancheseiprogrammitematicidovrebberosostenereinprimoluogoi

paesi in via di sviluppo, dovrebbero essere ammissibili a tali programmi tematici, alle condizioni definite nel presente regolamento, anche duepaesibeneficiarinonchéipaesieterritorid’oltremare15(PTOM)chenon

12 I Paesi ammissibili sono suddivisi per regioni. America latina: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico,Nicaragua,Panama,Paraguay,Perú,Uruguay,Venezuela;Asia:Afghanistan,Bangladesh,Bhutan,Cambogia,Cina,India,Indonesia,Repubblicapopolaredemocraticadi Corea, Laos, Malaysia, Maldive, Mongolia, Myanmar/Birmania, Nepal, Pakistan,Filippine, Sri Lanka, Tailandia, Vietnam; Asia centrale: Kazakstan, Kirghizistan,Tagikistan,Turkmenistan,Uzbekistan;MedioOriente:Iran,Iraq,Oman,ArabiaSaudita,Yemen;SudAfrica:Sudafrica.13 GU L 327 del 24.11.2006, p. 1.14 GU L 163 del 2.7.1996, p. 1.15Lecondizioniperl’ammissibilitàdeiPTOMalleattivitàtematichediaiutoallosviluppofinanziatedalbilanciogeneraledell’Unioneeuropea,chenonsonomodificatedalregolamento1905/2006, sono stabilite dalla decisione 2001/822/CE del Consiglio, del 27 novembre 2001 relativa all’associazionedeiPaesi e territori d’oltremare allaComunità europea (c.d.«Decisionesull’associazioned’oltremare»),inGUL314del30.11.2001,pag.1,applicabile

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presentano i caratteri per essere qualificati come destinatari dell’APSstabilitidalComitatodiaiutoallosviluppodell’OCSE/DAC,qualora lecaratteristiche del beneficiario richiedano diversamente16 (considerando 12). La Comunità dovrebbe finanziare i programmi tematici nei paesi, neiterritorienelleregioniammissibiliall’aiutoatitolodiunprogrammageografico previsto dal regolamento in commento, all’aiuto a titolo delregolamento (CE) n. 1638/200617 o alla cooperazione geografica ai sensi del Fondo europeo di sviluppo (FES). Incasieccezionali,ilregolamentoinparolaèapplicabile,altresì,adun

Paese terzo non ammissibile in linea di principio. Si deve trattare di Paesi, territorieregioniparticolarmenteviciniall’UEechepresentanoirequisitiper beneficiare degli aiuti comunitari previsti dal regolamento (CE) n. 1085/200618ovverodalregolamento(CE)n.1638/2006edalFES.Ciòèconsentitoalfinedigarantirelacoerenzael’efficaciadegliaiuticomunitariconcessi.TaliPaesipossonoalloraesserecoinvoltiinprogrammid’azioneannuali o in misure speciali (ossia misure non contemplate dai documenti di strategia e dai programmi indicativi pluriennali), qualora il progetto o il programma geografico o tematico attuato presenti carattere mondiale, regionale o transfrontaliero (art. 36).

1.3. La sezione sui principi generali, presente nella proposta originaria della Commissione europea, era incompleta: la complementarietà e la coerenzadellacooperazionesonodueprincipi importanti chedovevanoessereinseriti,poichél’ambitodiapplicazionedelregolamento1905/2006va a sovrapporsi a numerosi altri strumenti di assistenza ai Paesi terzi. Inoltre,laComunitàeuropeaegliStatimembrihannoconclusoaccordidipartenariato e di cooperazione con alcuni dei Paesi e regioni eleggibili, allo scopo di fornire un contributo significativo allo sviluppo di lungo periodo dei Paesi partner e al benessere delle loro popolazioni (considerando 11).

sino al 31 dicembre 2011.16 Art. 2.4, secondo comma, primo trattino.17 Il regolamento (CE) n. 1638/2006 (in GU L 310 del 9.11.2006, pag. 1) istituisce lo strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI).18 Il regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio istituisce uno strumento di preadesione (IPA)perl’assistenzacomunitariaaiPaesicandidatieaiPaesicandidatipotenziali.GUL 210 del 31.7.2006, p. 82.

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Nell’attuarelapoliticacomunitariadisviluppo,unamaggioreefficaciadegli aiuti, una maggiore complementarietà e procedure più armonizzate, allineate e coordinate, non solo tra la Comunità e i suoi Stati membri ma ancheneirapporticonaltridonatorieattoridellosviluppo,costituisconoglielementi essenziali a garanzia della coerenza e della pertinenza degli aiuti, permettendoal tempostessodicontenere icostiche ricadonosuiPaesipartner19 (considerando 20). La Comunità e gli Stati membri migliorano il coordinamento e la complementarietà delle loro politiche in materiadi cooperazione allo sviluppo rispondendo alle priorità dei Paesi e delle regioni partner a livello nazionale e regionale. La politica comunitaria nellasferadellacooperazioneallosviluppoècomplementareallepoliticheperseguite dagli Stati membri (art. 3.5).Il principiodi complementarietà e coerenza con altre azioni dell’UE

e degli Stati discende direttamente dai principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Inbasealprincipiodi sussidiarietà,nei settori chenonsono di sua esclusiva competenza la Comunità interviene, soltanto se e nellamisura in cuigli obiettividell’azioneprevistanonpossonoesseresufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delledimensioniodeglieffettidell’azioneinquestione,essererealizzatimeglio a livello comunitario (art. 3 B TCE). Gli obiettivi di cooperazione allo sviluppo – in particolare la cooperazione proposta con i Paesi, i territori eleregioniinviadisviluppochenonsonoStatimembridellaComunitàenon possono beneficiare degli strumenti IPA e ENPI – non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e sono quindi perseguiti a livello comunitario. Tuttavia, l’azione comunitaria si limita a quantonecessario per il raggiungimento di questi obiettivi, in ottemperanza al principio di proporzionalità (considerando 28).

La peculiarità della cooperazione allo sviluppo è data dal dover affrontare molteplici situazioni geo-politiche, l’una diversa dall’altra. Pertanto, laprevisione di un unico strumento finanziario sarebbe risultata limitata e inadeguata,nésipotevanoipotizzaredecinedimisuread hoc per ciascun Paese o settore di intervento. Per modulare i modelli di cooperazione proposti, nel regolamento è stato introdotto il principio di differenziazione

19 Èquantoaffermatonelladichiarazionesull’efficaciadell’aiutoadottatadalForumadaltolivellosull’efficaciadell’aiuto,tenutosiaParigiil2marzo2005.

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in base alla situazione specifica del Paese beneficiario: per conseguire gli obiettivi perseguiti dal regolamento, occorre seguire un approccio differenziatoinfunzionedeicontestiedelleesigenzedisviluppo,cheoffraai Paesi o alle regioni partner programmi specifici, concepiti su misura e basati sulle loro necessità, strategie, priorità e punti di forza (considerando 21, art. 3.2).

Le finalità dei benefici accordati devono essere conciliate con gli interessi finanziari dell’UE.Pertanto, qualsiasi accordodi cooperazionesottoscritto deve contenere disposizioni contro le irregolarità, la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita20.Ciòconsentiràalleistituzionicomunitarie (Commissione e Corte dei Conti) di effettuare verificheperiodiche sull’impiego dei finanziamenti, se del caso anche medianteispezioni sul posto (art. 30).

1.4. I programmi geografici costituiscono il quadro principale della cooperazione comunitaria con i Paesi terzi (considerando 13). Un programma geografico copre le attività di cooperazione con Paesi e regioni partner, individuati su base geografica, nei settori dello sviluppo umano, dell’istruzione primaria e della sanità di base, della coesione sociale edell’occupazione, della buona governanza, del consolidamento dellademocrazia e dello stato di diritto, delle riforme istituzionali, del commercio edell’integrazioneregionale,dell’ambienteedellosvilupposostenibile,dell’acqua,energia,infrastrutture,comunicazionietrasporti,dellosvilupporurale, della pianificazione del territorio, della sicurezza alimentare, delle situazioni di post-crisi e degli stati fragili (art. 5). Programmi specifici su base regionale sono stabiliti per America latina, Asia, Asia centrale, Medio Oriente, Sud Africa (artt. 6-ss.).

20TaleprincipiodituteladegliinteressifinanziaridellaComunità,espressodall’art.30,nonè nuovo. Esso è riconosciuto dal regolamento (CE, Euratom) n. 2988/1995 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità (in GU L 312 del23.12.1995,p.1),dalregolamento(Euratom,CE)n.2185/1996delConsigliodell’11novembre1996relativoaicontrolliealleverifichesulpostoeffettuatidallaCommissioneai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità (in GU L 292 del 15.11.1996, p. 2) e dal regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 maggio 1999, relativo alle indagini svolte all’Ufficioperlalottaantifrode(OLAF)(inGUL136del31.5.1999,p.1).

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Per i programmi geografici, la Commissione europea definisce, per ciascun Paese e regione partner, documenti di strategia e programmi indicativi pluriennali e adotta, poi, un programma d’azione annuale.I documenti di strategia hannounavaliditàmassima compresa tra il 1°gennaio 2007 e il 31 dicembre 2013, ma possono essere sottoposti a revisione intermedia. Essi mirano a fornire un quadro coerente per la cooperazione tra la Comunità e il Paese o la regione partner, applicando i principi di efficacia dell’aiuto (titolarità nazionale, partenariato, coordinamento,armonizzazione, allineamento ai sistemi del paese ricevente o regionali e orientamento dei risultati); pertanto, sono elaborati sulla base di undialogo con il Paese o la regione partner, coinvolgendo la società civile e le autorità regionali e locali. I programmi indicativi pluriennali si basano sui documenti di strategia e precisano i settori individuati quali prioritari ai fini di un finanziamento comunitario, gli obiettivi specifici, i risultati attesi e gli indicatori di rendimento.LaCommissioneeuropeadetermina,altresì,l’assegnazioneindicativa

pluriennaleperciascunprogrammageografico.Icriterichevengonotenutiincontoperlaconcessionedelfinanziamentosonoenunciatidall’art.18.2esi dividono in criteri di fabbisogno e criteri di efficacia. I primi includono la popolazione, il reddito pro capite,l’estensionedellapovertà,laripartizionedel reddito e il livello di sviluppo sociale. I criteri di efficacia includono i progressi a livello politico, economico e sociale, i progressi in materia di buonagovernanzael’assorbimentodell’aiuto,inparticolareilmodoincuiun Paese sfrutta risorse limitate ai fini dello sviluppo, cominciando dalle proprie.

1.5. I programmi tematici sono complementari ai programmi geografici e, in coerenza con questi ultimi, riguardano un settore specifico di interesse per un insieme di Paesi partner non individuati su base geografica, oppure coprono attività di cooperazione rivolte a diverse regioni o gruppi di Paesipartner,ovveroancoraun’azioneinternazionalesenzaunaspecificabase geografica. Svolgono inoltre un ruolo importante nello sviluppo dellepoliticheesternedellaComunità,assicurandocoerenzasettorialeevisibilità (considerando 13). I programmi tematici entrano in gioco quando gliobiettividellepolitichecomunitarienonpossonoessere realizzati inmodoappropriatooefficaceattraversoprogrammigeografici;intalcaso,ilprogrammatematicovieneattuatodaun’organizzazioneintermediariao

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tramiteunataleorganizzazione,comeadesempioun’organizzazionenongovernativa, altri tipi di attori non statali, le organizzazioni internazionali o i meccanismi multilaterali. Sonostabilitiprogrammispecificipertematichediintervento:salute,

istruzione, parità di genere, cultura, occupazione, infanzia, ambiente, sicurezza alimentare,migrazione e asilo (artt. 11 e ss.). Si può trattaredi azionipluriregionali e/o trasversali, inclusiprogetti pilota epoliticheinnovative;azioniincasodimancatoaccordoconilgovernooigovernipartner;azionicherispondonoadunaprioritàdellepolitichecomunitarieoaunobbligooimpegnointernazionaledellaComunità;azionineicasiincui il programma geografico è stato sospeso o non esiste.

Per i programmi tematici, la Commissione europea elabora documenti di strategia tematica e adotta programmi di azione annuali (art. 18). I documentidistrategiatematicahannounavaliditàmassimacompresatrail 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2013, ma possono essere sottoposti a revisione intermedia. Illustrano la strategia della Comunità rispetto al tema di interesse, le priorità comunitarie, la congiuntura internazionale e le attivitàdeiprincipalipartner;precisanoisettoriindividuatiqualiprioritariai fini di un finanziamento comunitario, gli obiettivi specifici, i risultati attesiegliindicatoridirendimento;stabiliscono,inoltre,deglistanziamentifinanziari indicativi, globali e per ciascun settore di priorità (art. 20). I programmi di azione annuali, così come avviene nell’ambito

dei programmi geografici, stabiliscono gli obiettivi perseguiti, i settori d’intervento, i risultati attesi, lemodalità di gestione, nonché l’importototale del finanziamento previsto. Essi contengono una descrizione delle azioni da finanziare, un’indicazione dell’importo del finanziamentocorrispondente e un calendario indicativo per la loro attuazione (art. 22).

1.6. Possono beneficiare dei finanziamenti i Paesi partner inclusi negli allegati al regolamento, sia intesi come istituzioni governative, sia tramite enti di amministrazione decentralizzata, nonché organismi partecipatidall’UE,organizzazioniinternazionali,istituzionieagenziecomunitarie,attorinon statali,personefisiche (art.24).Per iPaesinon inseritinegliallegati, è prevista una procedura di verifica dell’ammissibilità alfinanziamento, qualora il progetto o il programma geografico o tematico attuato presenti carattere mondiale, regionale o transfrontaliero (art. 36).

Le disposizioni finanziarie contenute nella proposta rappresentavano un

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altro motivo di seria preoccupazione per il Parlamento europeo: si trattava didisposizionimoltogeneriche,benlontanedaquellivellodiprecisioneche il Parlamento è solito affrontare in quanto parte dell’autorità dibilancio.L’unicainformazionepresenteeraladotazionefinanziariatotaleper l’intero strumento, accanto a un importo relativo alla cooperazionecon i Paesi ACP, importo successivamente eliminato, quando il Consiglio europeo ha deciso che il Fondo europeo di sviluppo rimanesse esternoal bilancio. In passato, per ciascun programma si disponeva di dotazioni finanziarieseparate,stabilite tramitecodecisioneefissatenell’ambitodiregolamenti diversi. Ora il Regolamento 1905/06 prevede una ripartizione finanziariaperprogrammae in talunicasiancheall’internodellostessoprogramma(laddovevisianoattorinonstatalirientrantioranell’ambitodiunprogrammacongiuntoconleautoritàlocali;intalcasorisultanecessarial’indicazionediun’ulterioreripartizioneinmeritoaifinanziamenti,ondegarantire che gli attori non statali continuino a ricevere risorse per unimporto molto simile a quanto previsto per loro dotazioni annuali degli anni passati). Il nuovo regolamento modifica profondamente uno degli strumentipiù importantidicuidisponel’UEperfinanziare leattivitàdicooperazione allo sviluppo, con un importo vicino a 17 miliardi di euro per il periodo 2007-2013 (art. 38).Ilfinanziamentopuòconfigurarsiinmoltepliciforme,tracuiaccordo

di finanziamento, accordo di sovvenzionamento, contratto di appalto21, contrattodilavoro(art.29).Ilfinanziamentopuòavereadoggettoprogettio programmi, sostegni finanziari o settoriali, sovvenzioni, cofinanziamenti (art. 25). In circostanze eccezionali, il sostegno comunitario può ancheassumere la forma di misure speciali, non contemplate dai documenti di strategia e dai programmi indicativi pluriennali (art. 18). Queste misure, disciplinatedall’art.23,possonoessereadottateincasodinecessitàodicircostanze impreviste e debitamente giustificate, connesse con catastrofi naturali, disordini civili o crisi, ovvero al fine di facilitare la transizione dagli aiuti di emergenza alle attività di sviluppo di lungo periodo, comprese quelle tese a preparare meglio le popolazioni alle crisi ricorrenti. Gli aiuti possono essere sospesi dalla Commissione – in tutto o in parte – se non

21 La partecipazione alla procedura di aggiudicazione degli appalti e concessioni è disciplinatadall’art.31.

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sono rispettati i principi generali del regolamento (art. 37).L’attuazione del regolamento è rimessa alla Commissione europea,

assistita da un comitato (art. 35). La Commissione procede al regolare monitoraggio e riesame dei suoi programmi e alla valutazione dei risultati dell’attuazione delle politiche e dei programmi geografici e tematici,delle politiche settoriali, nonché dell’efficacia della programmazione,trasmettendo le sue relazioni di valutazione al Parlamento europeo e al comitato. La Commissione vaglia i progressi conseguiti nell’attuare lemisure adottate e sottomette al Parlamento europeo e al Consiglio una relazioneannualesull’attuazioneesuirisultatie,nellamisuradelpossibile,sulle principali conseguenze e incidenze degli aiuti. La relazione è, inoltre, trasmessa al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni (art. 34).Il regolamento ha natura transitoria. La proposta iniziale della

Commissione non prevedeva una data di scadenza o una clausola di revisione intermedia. Decisioni in tal senso sono state prese nel corso dei primi negoziati per tutti gli strumenti relativi alle azioni esterne, per i quali l’art.41hafissatooraunterminediscadenza,il2013,checoincideconiltermine delle prospettive finanziarie per il prossimo settennato (2007-2013), mentrel’avviodelprocessodirevisioneèprevistoperil2009.Sebbeneiltestolegislativostabiliscachelostrumentosiaoggettodirevisione“entroil 31 dicembre 2010” (art. 40), il Parlamento e la Commissione hannoraggiuntounaccordoinbasealquale,primachelaCommissioneprocedaalla revisione, il Parlamento si impegna a esaminare il funzionamento dello strumento al fine di identificare eventuali disfunzioni verificatesi. Nell’effettuarelarevisione,previstaperil2009,laCommissioneterràcontodellarelazionedelParlamento.Qualoravenisseroriscontratiproblemicherichiedanounadeguamentodellostrumento,laCommissionepresenteràleproposte legislative necessarie.

Tredici regolamenti settoriali verranno sostituiti dal nuovo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo22. I regolamenti

22 I regolamenti abrogati sono elencati dall’art. 39: regolamento (CE) n. 2110/2005 del ParlamentoeuropeoedelConsiglio,del14dicembre2005,sull’accessoall’assistenzaesternadellaComunità(inGUL344del27.12.2005,p.1);regolamento(CE)n.806/2004delParlamentoeuropeoedelConsiglio,del 21 aprile 2004, sulla promozione della parità fra i sessi nella cooperazione allo sviluppo (in GU L 143del30.4.2004,p.40);regolamento(CE)n.491/2004delParlamentoeuropeoedelConsiglio,del10marzo2004,cheistituisceunprogrammadiassistenzafinanziariaetecnicaaipaesiterziinmateria

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abrogati rimangono applicabili agli atti giuridici e agli impegni attinenti all’esecuzionedegliesercizianteriorial2007.

1.7. Il regolamento contienemolti elementi che sono stati inclusi surichiestadelParlamentoinprimalettura.Diseguitovengonobrevementeesaminati quelli più importanti.

a) Base giuridica unica per lo sviluppo: l’articolo 179 TCEIlregolamentoaccogliequantorichiestodallacommissioneparlamentare

per lo sviluppo: uno strumento specificatamente orientato verso i Paesi in via di sviluppo, chiamato strumento per il finanziamento dellacooperazione allo sviluppo o CAS. Vi è stato un ampio dibattito riguardante la base giuridica applicabile allo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo. La proposta originaria si basava su due articoli deltrattatoCE:l’articolo179,relativoallosviluppo23 (incluso nel Titolo

dimigrazioneeasilo(AENEAS)(inGUL80del18.3.2004,p.1);regolamento(CE)n.1568/2003delParlamento europeo e del Consiglio, del 15 luglio 2003, sul contributo alla lotta contro le malattie legate alla povertà (HIV/AIDS, tubercolosi e malaria) nei paesi in via di sviluppo (in GU L 224 del 6.9.2003, p. 7), regolamento (CE) n. 130/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 ottobre 2001, relativo alle azioni nel settore degli aiuti alle popolazioni sradicate nei paesi in via di sviluppodell’Americalatinaedell’Asia(inGUL287del31.10.2001,p.3);regolamento(CE)n.2494/2000delParlamentoeuropeo e del Consiglio, del 7 novembre 2000, relativo a misure volte a promuovere la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste tropicali e delle altre foreste nei paesi in via di sviluppo (in GU L 288del15.11.2000,p.6);regolamento(CE)n.2493/2000delParlamentoeuropeoedelConsiglio,del7novembre 2000, relativo a misure volte a promuovere la totale integrazione della dimensione ambientale nelprocessodisviluppodeipaesiinviadisviluppo(inGUL288del15.11.2000,p.1);regolamento(CE)n. 1726/2000 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 giugno 2000, relativo alla cooperazione allo sviluppoconilSudafrica(inGUL198del4.8.2000,p.1);regolamento(CE)n.1659/98delConsiglio,del17luglio1998,relativoallacooperazionedecentralizzata(inGUL213del30.7.1998,p.6);regolamento(CE) n. 1658/98 del Consiglio, del 17 luglio 1998, relativo al cofinanziamento con le organizzazioni non governativedisviluppo(ONG)europeediazionineisettoricheinteressanoipaesi inviadisviluppo(PVS)(inGUL213del30.7.1998,p.1);regolamento(CE)n.1292/96delConsiglio,del27giugno1996,relativoallapoliticaeallagestionedell’aiutoalimentareeadazionispecifichedisostegnoallasicurezzaalimentare(inGUL166del5.7.1996,p.1);regolamento(CEE)n.443/92delConsiglio,del25febbraio1992,riguardantel’aiutofinanziarioetecnicoperipaesiinviadisviluppodell’Americalatinaedell’Asianonchélacooperazioneeconomicacontalipaesi(inGUL52del27.2.1992,p.1).23 Art. 179 TCE. “1. Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato, il Consiglio, deliberando secondolaproceduradicuiall’articolo251,adottalemisurenecessariealconseguimentodegliobiettividicuiall’articolo177.Talimisurepossonoassumerelaformadiprogrammipluriennali.2.LaBancaeuropeapergli investimenti contribuisce, alle condizioniprevistedal suo statuto, all’attuazionedellemisure di cui al paragrafo 1. 3. Le disposizioni del presente articolo non pregiudicano la cooperazione con ipaesidell’Africa,deiCaraibiedelPacificonell’ambitodellaconvenzioneACP-CE”.

Art.177TCE.“1.LapoliticadellaComunitànelsettoredellacooperazioneallosviluppo,cheintegraquelle svolte dagli Stati membri, favorisce:

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XXTCE:CooperazionealloSviluppo),el’articolo181A,riguardantelacooperazione con i Paesi terzi24 (Titolo XXI: Cooperazione Economica, FinanziariaeTecnicaconiPaesiterzi).Conun’interpretazioneautentica,ilParlamentoharitenutochel’articolo181AnonriguardiiPaesiinviadi sviluppo. Pertanto lo strumento per il finanziamento della cooperazione allosvilupposibasaesclusivamentesull’articolo179,mentrelostrumentoper la cooperazione con i Paesi industrializzati trova il suo fondamento giuridiconell’art.181A.

b) Definizione delle politiche tramite la procedura di codecisione25

— lo sviluppo economico e sociale sostenibile dei paesi in via di sviluppo, in particolare di quelli più svantaggiati,—l’inserimentoarmoniosoeprogressivodeipaesiinviadisvilupponell’economiamondiale,— la lotta contro la povertà nei paesi in via di sviluppo.2. La politica della Comunità in questo settore contribuisce all’obiettivo generale di sviluppo econsolidamentodellademocraziaedelloStatodidiritto,nonchéalrispettodeidirittidell’uomoedellelibertà fondamentali.3. La Comunità e gli Stati membri rispettano gli impegni e tengono conto degli obiettivi riconosciuti nel quadro delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni internazionali competenti”.24 Art. 181 A TCE. “1. Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato, segnatamente quelle del titolo XX, la Comunità conduce, nel quadro delle sue competenze, azioni di cooperazione economica, finanziaria e tecnica con paesi terzi. Tali azioni sono complementari a quelle condotte dagli Stati membri e coerenti con la politica di sviluppo della Comunità. La politica della Comunità in questo settore contribuisceall’obiettivogeneraledisviluppoeconsolidamentodellademocraziaedelloStatodidiritto,nonchéalrispettodeidirittidell’uomoedellelibertàfondamentali.2. Il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, adotta le misure necessarie per dare attuazione al paragrafo 1. IlConsigliodeliberaall’unanimitàpergliaccordidiassociazionedicuiall’articolo310nonchépergliaccordidaconcludereconStaticandidatiall’adesioneall’Unione.3. Nell’ambito delle rispettive competenze, la Comunità e gli Stati membri collaborano con i paesiterzi e con le competenti organizzazioni internazionali. Le modalità della cooperazione della Comunità possono formare oggetto di accordi tra questa e i terzi interessati, negoziati e conclusi conformemente all’articolo300.IlprimocommanonpregiudicalacompetenzadegliStatimembrianegoziarenellesediinternazionali e a concludere accordi internazionali”.25 La procedura di codecisione, introdotta dal trattato di Maastricht sull’Unione europea (1992), èstataampliataeadeguatadal trattatodiAmsterdam(1999)per rafforzarne l’efficacia.Lacodecisioneè divenuta la procedura legislativa ordinaria: essa conferisce lo stesso peso al Parlamento europeo e al Consigliodell’Unioneinnumerosiambiti(adesempio,trasporti,ambiente,protezionedeiconsumatori,ecc.). I due terzi delle leggi comunitarie sono adottati congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio. La Commissione trasmette la sua proposta al Parlamento e al Consiglio. Essi la esaminano e ne discutono due volte di seguito. Se dopo la seconda lettura non riescono a trovare un accordo, la proposta viene deferita a un comitato di conciliazione, composto da un egual numero di rappresentanti delConsiglioedelParlamento.Anche i rappresentantidellaCommissioneassistonoalle riunionidelsuddettocomitato,contribuendoalladiscussione.Unavoltacheilcomitatogiungeaunaccordo,iltestoapprovatoè trasmessoalParlamentoealConsiglioperesseresottopostoauna terza lettura,affinchépossanoadottarlocometestolegislativo.Affinchéiltestopossaessereadottato,èindispensabilel’accordo

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Unaltrodeiprincipaliproblemiriscontratinell’ambitodellapropostainiziale della Commissione è che tale proposta tentava di sopprimerequasi completamente il diritto del Parlamento di definire, tramite la proceduradicodecisione,lepoliticheriguardantiiPaesiinviadisviluppo.L’intentodellaCommissioneeradi escluderedal campod’applicazionedellalegislazioneladefinizioneditalipolitiche,facendoinvecericorsoacomunicazioninonvincolanti.Leunichedisposizionivincolantisarebberostateincluseall’internodeidocumentidistrategiarelativiaognisingoloprogramma nazionale, regionale o tematico, da adottare tramite la procedura dicomitologia,senzal’interventodelParlamento26. Il PE ed il Consiglio hannorespintol’ipotesididefinirelepolitichemediantelecomunicazionidellaCommissioneesisonoimpegnationdegarantirecheladefinizionedellesceltestrategichecontinuiaesseredisciplinatatramitelaproceduralegislativa di codecisione. Primadell’adozionediquestoregolamento,ilParlamentoavevapochi

poteri in questo settore: occorre ricordare che la politica di sviluppo èl’unico camponell’ambitodelle relazioni esterne in cui il PEpartecipaalla procedura di codecisione con il Consiglio. Pertanto, era importante che i deputati conservassero le loro prerogative per la determinazionedeiprogrammigeograficiedelle tematiched’aiutoche laCommissionedesiderava decidere da sola secondo la cosiddetta procedura di comitologia. L’accordo trovato con ilConsiglio e trasfuso nel regolamento permettedi mantenere la procedura di codecisione. La Commissione dovrà inoltre informare regolarmente il Parlamento dei lavori del comitato sullo strumentodicooperazioneallosviluppo,dicuiall’art.3527. Il PE riceverà,

finaledientrambeleistituzioni.Ancheseuntestocomuneèapprovatodalcomitatodiconciliazione,ilParlamentoeuropeopuòcomunquerespingerel’attopropostosesipronunciaintalsensolamaggioranzaassoluta dei suoi membri.26 Nella procedura di comitologia, la Commissione europea adotta una decisione senza consultare le altre istituzioni,acquisendosoloilparerediuncomitatod’esperti.27 “Art. 35. Comitato. 1. La Commissione è assistita da un comitato. 2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 4 e 7 della decisione 1999/468/CE,tenendocontodelledisposizioniall’articolo8dellastessa.Ilperiododicuiall’articolo4,paragrafo 3, della decisione 1999/468/CE è fissato a 30 giorni.3. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 3 e 7 della decisione 1999/468/CE,tenendocontodelledisposizionidell’articolo8dellastessa.4. Il comitato adotta il proprio regolamento interno.5. Un osservatore della BEI partecipa ai lavori del comitato per quanto riguarda le questioni concernenti la Banca”.

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contemporaneamente ai componenti del comitato, gli ordini del giorno, i progettidistrategiaperogniPaesenonchéiverbalidelleriunioni.

c) Accordo sugli obiettivi di spesa connessi al CASUnadichiarazionedellaCommissioneinrelazionealnuovostrumentoper

ilfinanziamentodellacooperazioneallosviluppoprevede,ancheinquestocaso per la prima volta, una quota di riferimento a cui la commissione per lo sviluppo ricorre fin dal 2003, onde promuovere una maggiore attenzione neiconfrontidisettorichiavidegliobiettividisviluppodelMillennioqualil’istruzioneelasanitàdibase.Ilregolamentoprevedelapossibilitàdiottenerefinanziamentiperprogettiinmateriad’educazioneprimariaesecondariaedell’assistenzasanitariadibasefinoal20%delbudgettotaledeiprogrammigeografici.Primad’oralaCommissioneeuropeanonavevamaiaccettato,riguardoa

dettisettori,ilparametrodel20%richiestodalPEesebbeneilParlamentoloabbia iscritto in bilancio per gli ultimi tre anni, la sua esecuzione è stata sempre negata. Le dotazioni di tali settori sono sempre state deplorevolmente esigue. Ma ora, nella dichiarazione allegata allo strumento per il finanziamentodella cooperazione allo sviluppo, la Commissione si impegna a cercare di raggiungere tale quota di riferimento entro il 2009 (includendo anchel’istruzione secondaria, particolarmente importante per i Paesi a redditomediodell’AmericaLatina).Talerisultatoèunsuccessorealmentemoltosignificativo per il Parlamento.

d) Progressi in materia di controllo democratico dei documenti di programmazione

Altri passi in avanti sono stati compiuti rispetto al dialogo fra Parlamento e Commissione europea riguardo ai documenti di strategia, onde consentire unefficacecontrollodelParlamentosull’attuazionedello strumentoperil finanziamento della cooperazione allo sviluppo. Motivo di particolare preoccupazione era ottenere la garanzia che il Parlamento intervenisseintempoutileperesercitareunarealeinfluenzaprimadell’adozionedeidocumentidistrategia.Malgradosull’argomentovifossequalchemotivoditensioneconilConsiglio,ilParlamentohaottenutolagaranziachelaCommissione sarà sempre disponibile al dialogo con i deputati su argomenti dinaturageneraleodicaratterenazionale.IlParlamentopuòdeciderelacomposizionedelladelegazioneacuiaffidarel’incaricodiprendereparteal dialogo. Tale accordo è stato formalizzato tramite uno scambio epistolare fra la presidenza della commissione per lo sviluppo e i commissari europei

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BenitaFerrero-Waldner(Relazioniesterneeallargamento)eLouisMichel(Sviluppo e aiuti umanitari) in dicembre 2006.

PARTE SECONDA: Regolamento n. 1934/06 che istituisce uno strumento finanziario per la cooperazione con Paesi e territori industrializzati e con altri ad alto reddito (ICI)

2.1.Nella prima parte sono stati enunciati i presupposti comuni chehannocondottoall’adozionedeiregolamenti1905,1934e1885del2006.Occorre ora evidenziare le peculiarità del regolamento 1934, le analogie conilregolamento1905elemodificheapportaterispettoallanormativaprevigente,cheèstataabrogatasalvoperidirittiquesiti.LapropostadelConsiglio per un nuovo regolamento, che si basa sul testo preliminareelaborato dalla Commissione, sostituisce il regolamento 382/2001 del Consiglio28, che sarebbe scaduto il 31 dicembre 2007 (a seguito dellaprorogadellaoriginariascadenzadel31dicembre2005),erifletteinlargamisura la Comunicazione della Commissione sul Programma tematico di cooperazione con i Paesi industrializzati e altri Paesi ad alto reddito nel quadro delle prospettive finanziarie future (2007-2013) pubblicata in gennaio.Lanuovadisciplinaintroduceunaseriedirilevantimodifichechela differenziano dal precedente regolamento.

a) Modifica della base giuridicaIn primis cambia la base giuridica: dall’articolo 133, incluso nel

Titolo IXsullaPoliticaCommercialeComune (fondamentodelvecchioregolamento)29 si passa al nuovo articolo 181 A (introdotto dal trattato di

28 Regolamento (CE) n. 382/2001 del Consiglio, del 26 febbraio 2001, relativo all’attuazione diprogetti destinati a promuovere la cooperazione e le relazioni commerciali tra l’Unione Europea e ipaesiindustrializzatidell’Americasettentrionale,dell’Estremoorienteedell’Australasiaecheabrogailregolamento (CE) n. 1035/1999, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 27/02/2001, L 057, p.10.29 Art. 133 TCE. “1. La politica commerciale comune è fondata su principi uniformi, specialmente per quanto concerne le modificazioni tariffarie, la conclusione di accordi tariffari e commerciali, l’uniformazionedellemisurediliberalizzazione,lapoliticadiesportazione,nonchélemisuredidifesacommerciale, tra cui quelle da adottarsi in casi di dumping e di sovvenzioni.2.LaCommissionepresentaalConsiglioproposteperl’attuazionedellapoliticacommercialecomune.3. Qualora si debbano negoziare accordi con uno o più Stati o organizzazioni internazionali, la Commissione presentaraccomandazionialConsiglio,chel’autorizzaadaprireinegoziatinecessari.SpettaalConsiglioeallaCommissioneadoperarsiaffinchégliaccordinegoziatisianocompatibiliconlepoliticheenormeinterne della Comunità. Tali negoziati sono condotti dalla Commissione in consultazione con un comitato speciale designato dal Consiglio per assisterla in questo compito e nel quadro delle direttive che il

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Nizza), che si riferisce inmodo specificoalla cooperazioneeconomica,finanziaria e tecnica con i Paesi terzi.

b) Maggiore estensione geograficaUno dei cambiamenti più rilevanti contenuti nel regolamento in parola

riguardal’estensionedell’ambitogeograficodiapplicazione,chepassadaivecchiseipaesidell’OCSE(StatiUniti,Canada,Australia,Giappone,NuovaZelanda, Corea) ad un gruppo maggiormente eterogeneo di diciassette Paesi, che comprende i PNI asiatici (Singapore, Brunei, Hong Kong,Taipei cinese30, Macao) e i paesi del Consiglio di cooperazione per gli Stati delGolfo(Unionedegliemiratiarabi,Kuwait,OmaneBarhein).Inviaeccezionale,rientranell’ambitodiapplicazionediquestostrumentoanche

Consigliopuòimpartirle.LaCommissioneriferisceperiodicamentealcomitatospecialesuiprogressideinegoziati.Lepertinentidisposizionidell’articolo300sonoapplicabili.4.Nell’eserciziodellecompetenzecheglisonoconferitedalpresentearticolo, ilConsigliodeliberaamaggioranza qualificata.5. I paragrafi da 1 a 4 si applicano anche alla negoziazione e alla conclusione di accordi nei settoridegli scambi di servizi e degli aspetti commerciali della proprietà intellettuale, nella misura in cui detti accordi non rientrino in detti paragrafi e fatto salvo il paragrafo 6. In deroga al paragrafo 4, il Consiglio deliberaall’unanimitàperlanegoziazioneelaconclusionediunaccordoinunodeisettoridicuialprimocommaqualorataleaccordocontengadisposizioniperlequalièrichiestal’unanimitàperl’adozionedinormeinterneoqualoral’accordoriguardiunsettorenelqualelaComunitànonhaancoraesercitato,conl’adozionedinormeinterne,lesuecompetenzeinvirtùdelpresentetrattato.IlConsigliodeliberaall’unanimitàperlanegoziazioneeconclusionediunaccordodinaturaorizzontalenellamisuraincuiquestoriguardiancheilprecedentecommaoilparagrafo6,secondocomma.Ilpresenteparagrafolasciaimpregiudicata la facoltà degli Stati membri di mantenere o concludere accordi con paesi terzi o con organizzazioniinternazionali,purchétaliaccordisianoconformialdirittocomunitarioeaglialtriaccordiinternazionali pertinenti.6. IlConsigliononpuòconcludereunaccordocontenentedisposizionicheesulinodallecompetenzeinternedellaComunità,inparticolareoveessecomportinoun’armonizzazionedelledisposizionilegislativeo regolamentari degli Stati membri in un settore in cui il presente trattato esclude tale armonizzazione. Al riguardo, in deroga al paragrafo 5, primo comma, gli accordi nei settori degli scambi di servizi culturalieaudiovisivi,diservizididatticinonchédiservizisocialierelativiallasaluteumanarientranonellacompetenzaripartitadellaComunitàedegliStatimembri.Laloronegoziazionerichiedepertanto,oltreaunadecisionecomunitariaadottataconformementeallepertinentidisposizionidell’articolo300,ilcomuneaccordodegliStatimembri.Gliaccordicosìnegoziati sonoconclusicongiuntamentedallaComunità e dagli Stati membri. La negoziazione e la conclusione di accordi internazionali nel settore dei trasportirestanosoggettealledisposizionideltitoloVedell’articolo300.7.Fatto salvo ilparagrafo6,primocomma, ilConsiglio,deliberandoall’unanimità supropostadellaCommissioneepreviaconsultazionedelParlamentoeuropeo,puòestenderel’applicazionedeiparagrafida 1 a 4 ai negoziati e accordi internazionali in materia di proprietà intellettuale, nella misura in cui essi non rientrino nel paragrafo 5”.30SebbenenonvisianorelazionidiplomaticheopoliticheconTaipeicinese,contattiintensisonoincorsoedovrebberocontinuareneisettoridell’economia,delcommercio,dellascienza,dellatecnologiaedellenormeeinunaseriedialtretematiche.

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la cooperazione con i due Paesi rimanenti del Consiglio di cooperazione per gli stati del Golfo (Arabia saudita e Qatar), tuttora classificati dal DAC dell’OCSEcomePaesiinviadisviluppo(paesi“aredditomedio-alto”).L’elencocompletodeiPaesieterritoricontemplatidalregolamentofiguranell’Allegatoallostesso.

c) Diversificazione di attività e obiettiviLabaselogicadelvecchiostrumentodicooperazionesifondavasuun

doppiobinario,costituito,daunlato,dall’elaborazionediprogettivoltiarafforzare la cooperazione bilaterale con tutti i Paesi partner su un ampio spettro di settori (artt. 3-5); dall’altro, dalla promozione delle relazionicommerciali, con un particolare focus su Giappone e Corea (artt. 6-8). Si passa, ora, ad un quadro unico di allargamento e approfondimento della cooperazioneedell’impegnoneiconfrontidituttiiPaesipartner.Mentrenel2001 la maggior parte delle azioni finanziate si concentrava sulle relazioni commerciali, oggi si amplia lo spettro della cooperazione, includendo i settoridell’economia,dellafinanza,dellatecnologia(art.1).Sonoprevistisovvenzionamentiinnuovicampidiattività,qualil’incentivazionediflussidiinvestimenti, la promozione di progetti di ricerca, con riferimento particolare aicambiamenticlimatici,nonchélequestionidoganali(art.4).

Conformemente alle priorità per la cooperazione con i Paesi industrializzati, indicate nella Comunicazione sui programmi tematici, il regolamento 1934/06 prevede il finanziamento di programmi e progetti che soddisfino alcuni obiettivi operativi principali, quali la diplomaziapubblica e l’attività di sensibilizzazione (outreach), la promozione di partenariati economici e della collaborazione tra imprese (incluse azioni di promozione della cooperazione con le PMI, art. 7), la creazione di contatti tralepersoneelacooperazionenelsettoredell’istruzione,ildialogotraattori politici, economici, sociali e non governativi, la valutazione, i progetti di cooperazione su scala ridotta. In conseguenza di tale nuovo approccio, i programmi finanziati in base al regolamento previgente (come, tra gli altri, ilprogrammadiformazioneperdirigentirelativoaGiapponeeCorea,chetantosuccessohaavutoinpassato,eilprogrammadell’UE“Gateway to Japan”) potrebbero essere estesi ad altri Paesi. Allo stesso tempo vi sarà la possibilità di estendere la rete esistente dei Centri UE ad un numero maggiore di Paesi con la costituzione di centri di eccellenza da sfruttare peraumentarelevisibilitàeilprestigiodell’Unione.La diversificazione delle attività e, in particolare, l’allargamento

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dell’ambitogeograficodiapplicazione,rappresentanoun’opportunità,maancheunagrandesfida.Diversamentedal regolamentoattuale, ilnuovoregolamento riunirà un gruppo di Paesi e un insieme di attività assai eterogeneo.Pertanto,laCommissionedovràdimostrarechelapromozionedi iniziative di cooperazione bilaterale diversificate tramite un unico strumento, coinvolgendo un insieme molto vario di paesi industrializzati e altri Paesi a reddito elevato, consentirà davvero, come esposto nel considerando 6, di ottenere economie di scala, effetti sinergici, una maggioreefficienzaeunamaggiorevisibilitàperl’azionecomunitaria.

d) Sussidiarietà e proporzionalitàGli interventi comunitari dovranno rispettare il principio di sussidiarietà

sancito dall’art. 5 TCE. Invero, gli obiettivi del regolamento – vale a dire dare maggiore impulso alla cooperazione tra la Comunità e i Paesi e territori industrializzati ed altri ad alto reddito – non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a causadelledimensioniedeglieffettidell’azione,essererealizzatimeglioalivellocomunitario.Ilregolamento,perciò,silimitaadisciplinarequantoènecessario per conseguire gli obiettivi enunciati, in ottemperanza al principio di proporzionalità sancito nel medesimo articolo (considerando 9).

Conseguentemente, la messa in atto degli interventi viene accentrata nella Commissione (artt. 5 e 6). La normativa precedente, al contrario, rimandava agli Stati membri la pianificazione ed attuazione dei programmi di intervento, al fine di rafforzare le proprie capacità commerciali e consolidare la loro presenza sui mercati esteri (considerando 11 e 12 del reg. 382/01). Gli Stati membri erano addirittura definiti “principali responsabili dell’elaborazionediprogrammieazioniperpromuoverel’esportazionedibeni e servizi transfrontalieri comunitari verso i mercati dei Paesi terzi” (art. 6).

e) Programmazione e necessità di una urgente valutazione delle esigenzeConl’avventodelnuovostrumento,laCommissioneeuropeaintrodurrà

pratichedi programmazione semi-standardizzate.Si trattadi unanovitànell’ambito della cooperazione economica, laddove con lo strumentoprecedente le attività, erano per lo più gestite caso per caso, attraverso programmi specifici (art. 6). In tal modo, la programmazione dovrebbe

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concretizzarsi in progetti e programmi più trasparenti, efficaci ed efficienti. LanuovaproceduraprevedechelaCommissioneredigeiprogrammi

pluriennali di cooperazione e ne specifica l’ambito di applicazione. Iprogrammi pluriennali illustrano gli interessi strategici e le priorità, gli obiettivi generali e i risultati previsti che laComunità si prefigge. Essifissano inoltre i settori individuati ai fini del finanziamento comunitario e stabiliscono gli stanziamenti finanziari indicativi, globalmente, per settore di priorità e per Paese partner o gruppo di Paesi partner per il periodo in questione (art. 5.2).

La Commissione dovrebbe quanto prima informare il Parlamento europeo sul numero e sulla natura dei programmi di cooperazione pluriennali chesceglierà.Tuttavia,primadiprocedereallaprogrammazione,dataladiversificazioneel’estensionedellacooperazione,inparticolarediquellaeconomica, ad una serie di nuovi Paesi, andrà condotta con urgenza un’esaurientevalutazionedelleesigenzepeculiari,alfinedicaratterizzaree indirizzare la fase di programmazione, in particolare per quanto concerne leattivitàall’internoditalinuoviPaesi.Iprogrammidicooperazionepluriennalihannounavaliditàtemporale

limitata al periodo 1° gennaio 2007 - 31 dicembre 2013. Tuttavia, essi possono essere soggetti a revisione intermedia. La Commissione adotta, altresì, programmi d’azione annuali, sulla

scorta dei programmi di cooperazione pluriennali (art. 6). I programmi d’azionepossonoriguardareunoopiùPaesipartner;essistabilisconogliobiettiviperseguiti, isettorid’intervento, i risultatiattesi, lemodalitàdigestione e l’importo totale del finanziamento previsto.Essi contengonouna descrizione delle azioni da finanziare, un’indicazione dell’importodel finanziamento corrispondente e un calendario indicativo per la loro attuazione.

f) Soggetti ammissibiliIl nuovo regolamento specifica puntualmente i soggetti ammissibili al

beneficio,checorrispondonoanumerosecategorie,anchenonistituzionali(art. 7). Si tratta, nel dettaglio, di enti ed organismi degli Stati membri e

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dei Paesi partner31, organi di governo centrale o locale32, organizzazioni e istituzioni internazionali (comprese le organizzazioni regionali)33, persone fisichedegliStatimembriedeiPaesipartnerodialtriPaesiterzi.

g) Forme di finanziamentoVengono, altresì, precisate le forme di cofinanziamento praticabili

(art.8).Puòtrattarsidiaccordidisovvenzionamento,contrattidiappalto,contratti di lavoro, accordi di finanziamento. Il cofinanziamento puòessere concordato con gli Stati membri, le loro autorità regionali e locali e, inparticolare, i relativientipubblicieparastatali; iPaesipartner,piùspecificatamente i relativi enti pubblici e parastatali; le organizzazioniinternazionali e quelle regionali, comprese le istituzioni finanziarie internazionalieregionali;lesocietà,leimprese,lealtreorganizzazionieglialtrioperatorieconomiciprivati,nonchéaltriattorinonstatali;iPaesipartner beneficiari dei fondi ed altri organismi ammissibili al beneficio (art. 10).

h)Dotazione finanziariaL’intero finanziamento del programma è già stato determinato

nell’importo di 172milioni di euro per il periodo 2007-2013 (art. 16),laddovel’ammontaredelcontributodellaComunitàritenutonecessarioperfinanziare la realizzazione delle azioni previste nel precedente regolamento veniva deciso annualmente dalle autorità competenti in materia di bilancio (art. 2). In base alla spesa corrente e alla spesa prevista in precedenza, circa dueterzideifondisarannoassegnatiaiCentriUE,all’ETPealprogrammaGateway. È prevedibile – o quanto meno auspicabile –cheifinanziamentisaranno destinati per lo più ai nuovi Paesi partner.

31Organismipubblicioparastatali,autorità localie loroconsorzi;società,ditteealtreorganizzazionie impreseprivate;organizzazioninongovernative;gruppidicittadinieorganizzazioni settorialiqualisindacati, organizzazioni rappresentative di interessi sociali ed economici, organizzazioni di consumatori oorganizzazionidelledonneedellagioventù;organizzazionid’istruzione,diformazioneculturale,dimedia,diricercaescientifiche;universitàealtriistitutid’istruzione.32 Regioni, istituzioni e organismi decentrati.33Istituzionieorganismicomunitari,agenziedell’UE,organismimistiistituitidaipaesiedalleregionipartner e dalla Comunità.

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2.2.Lamaggiorpartedellemodificheapportateallapropostaoriginaleonnicomprensiva della Commissione europea provengono dal Parlamento europeo. Le novità introdotte si erano rese necessarie, in quanto il previgente regolamento del 2001 risultava ormai superato e, peraltro, si trovava vicino alla sua seconda scadenza (31 dicembre 2007). Nelle more,eraaltresìintervenutalariformadelbilanciocomunitario34;sieranointrapresirapporticonnuoviPaesi;eranostaticonsolidatialcuniprincipinormativi che occorreva introdurre anche in questo settore. Pertanto, ilParlamento europeo ha presentato trentadue emendamenti, ispirati a treesigenzeprincipali:inprimoluogo,chiarireesemplificarel’elaborazionedella proposta; secondariamente, uniformare la proposta con altristrumentiesternidiassistenzafinanziaria;terzo,migliorareilcontrollosuquesto strumento e il coinvolgimento nella programmazione da parte del Parlamento.

a) Perfezionamento e chiarificazione della proposta della Commissione europeaUnaprimaseriediemendamentierafinalizzataadaccrescerelachiarezza

e la coesione della formulazione della proposta della Commissione europea. Inparticolare,lanozionedi“interessestrategico”dell’UE(dicuiall’art.2.1) era problematica all’interno di un testo giuridico. Concordementeal punto di vista della Commissione, questo strumento, diversamente da altri strumenti di “assistenza”, doveva riflettere anche le esigenze e gliinteressidell’UE.Tuttavia lanozionedi interessi “strategici” èpolitica,se non addirittura geopolitica, e sfugge ad una compiuta definizione. L’interesse strategico, infatti, non viene definito neanche nel testofinale,masipuòricavaredalconsiderando2:risulta,dunque,strategicoper l’UE approfondire ulteriormente le relazioni con i Paesi e territoriindustrializzati che sono importanti partner bilaterali dal punto di vistapoliticoecommerciale,nonchésoggettiautorevolinellesediinternazionalie a livello di governance globale, al fine di potenziare il ruolo e la posizione dell’UEsullascenainternazionale,consolidareleistituzionimultilateraliecontribuireall’equilibrioeallosviluppodell’economiamondialeedelsistema internazionale.

34 Regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce ilregolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee, in GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1.

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b) Adeguamento dell’ICI agli altri strumenti di assistenza esterna dell’UESono stati inseriti una serie di articoli, clausole e considerando rilevanti,

giàpresentiinaltristrumentidiassistenzaesternadell’UE.- Clausola di revisione In considerazione delle importanti modifiche introdotte dalla nuova

proposta,conl’aumentodeiPaesiinteressatidaseiadiciassette,nonvieramotivo per tralasciare la “clausola di revisione” inserita in altri strumenti di assistenza esterna, compreso il regolamento 1905/2006 (art. 40). Il regolamento in commento, infatti, introduce diverse novità quanto a Paesi coinvolti e attività finanziate. La Commissione europea potrà opportunamente proporre adattamenti per il riesame di medio termine, procedendo a valutazioniperiodicheerelazioniannuali35. Infine, il programma dovrà essere revisionato, se del caso, dopo una verifica intermedia del regolamento, al più tardi, entro il 31 dicembre 2010 (art. 18).-Clausolarelativaaidirittidell’uomoeallademocraziaConl’estensionedellacoperturageograficadellostrumentosirendeva

necessario, come per altri strumenti di assistenza, introdurre una clausola per lasalvaguardiadeidirittidell’uomoedeivaloridemocratici,specialmenteinconsiderazionedell’eterogeneitàdelgruppodiPaesiconiquali l’UEintende sviluppare una collaborazione, ovvero i PNI asiatici (come Singapore,Brunei,HongKong,Taipei,Macao)oipaesidelConsigliodicooperazionepergliStatidelGolfo(UnionedegliEmiratiArabi,Kuwait,Oman,Barhein,Arabia saudita). L’art. 3 – corrispondente all’art. 3 delregolamento 1905/2006 – riconduce il regolamento nel quadro generale della cooperazione allo sviluppo e più specificamente del consolidamento della democrazia e dello stato di diritto, nonché del rispetto dei dirittidell’uomoneiPaesipartner.Laformulazionedellaclausolademocratica,contenuta nel nuovo considerando 5, richiama gli obiettivi di sviluppodella democrazia, dello stato di diritto, del buon governo, del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nei paesi partner e nelle regioni attraversoildialogoelacooperazione,enunciatidall’articolo181ATCE,checostituisceilfondamentogiuridicodellostessoregolamento.

- Principi generali: complementarità, coerenza, differenziazione

35L’art.11delregolamento(CE)382/2001prevedeva,invece,verificheacadenzabiennale.

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Nell’attuarelapoliticacomunitariadicooperazione,occorremigliorarela complementarità, nonché l’allineamento e il coordinamento delleprocedure applicate dall’UE e dagli Stati membri (art. 3.5). Bisognaperseguire una maggiore coerenza delle azioni trattate dal regolamento con la politica estera dell’UE, in generale, e con le altre politiche adessa collegate: questa coerenza dovrà essere assicurata dalla opportuna elaborazione e pianificazione delle azioni da mettere in atto (art. 3.4).

Il nuovo regolamento riunirà un gruppo di Paesi e un insieme di attivitàmoltoeterogeneo.Daquil’esigenzadiintrodurreancheil“principiodidifferenziazione”,sianelconsiderando7sianell’articolo3suiprincipigenerali36: il primo passo per stabilire il tipo esatto di cooperazione da sviluppare con un Paese partner dovrebbe essere la valutazione della situazione specifica esistente in quel Paese partner e degli interessi specifici della Comunità in quel Paese. Per conseguire gli obiettivi perseguiti dal regolamento, occorre seguire un approccio differenziato in funzione dei contesti economici, sociali e politici dei Paesi e delle regioni partecipanti, prevedendo dei programmi tagliati su misura e basati sulla loro situazione specificaesulleprioritàdell’UE.

- Tutela degli interessi finanziari della ComunitàCome per altri strumenti di assistenza esterna37, è stato inserita una norma

specifica sulla protezione degli interessi finanziari della Comunità (articolo 12). La ratio è quella di assicurare una maggior protezione degli interessi finanziari dell’UE, introducendouna nuova disposizione concernente lalotta contro la frode, nonché intensificando la valutazione dell’impattodelle azioni finanziate tramite rapporti di valutazione indipendenti, da trasmettere al Parlamento europeo, al Consiglio, al comitato e a certi soggetti non governativi interessati a questo tipo di cooperazione. A tal fine, una porzione limitata del budget assegnato al programma dovrà essere dedicata alla valutazione delle azioni messe in atto (art. 13).

c) Ruolo del Parlamento europeoÈ stato rafforzato il ruolo del Parlamento europeo per quanto riguarda la

valutazione, i sistemi di informazione e il suo coinvolgimento in un dialogo strutturato sui programmi pluriennali di cooperazione. Il Parlamento

36 Cfr. art. 3.2 reg. 1905/2006.37 Cfr. art. 30 reg. 1905/2006.

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risulta, ora, coinvolto in tutte le decisioni relative all’eleggibilità o nodiunPaese chenonfiguraufficialmentenella listadeiPaesi eleggibili,nonchénellaselezionedelleazionichepossonoesserefinanziateinbaseal regolamento. La Commissione europea sarà, inoltre, tenuta a consultare ilParlamentoallorchéprevedaprogrammidicooperazionepluriennaliconi Paesi partecipanti interessati (artt. 13, 14, 18).

PARTE TERZA: Regolamento (CE) n. 1889/2006, che istituisce uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (EIDHR)3.1. Il TUE afferma esplicitamente che gli obiettivi della politica

estera e di sicurezza comune sono lo sviluppo e il consolidamento della democraziaedellostatodidiritto,nonchéilrispettodeidirittidell’uomoedelle libertà fondamentali38.L’UEhasenz’altrobisognodiunostrumentoefficienteperpromuoverelademocraziaeidirittiumanichedispongadiunapprocciostrategicoealcontempoflessibileecheintegriglistrumentigiàesistenti. L’esigenzadiunapprocciostrategicosifaancorapiùimpellenteseosserviamolecrescentiminaccecheincombonosullademocraziaesulrispetto dei diritti umani in tutto il mondo e se teniamo conto del clima più difficile in cui si trovano a operare le organizzazioni della società civile, a volte, come nel caso della Russia, per via di una legislazione molto restrittiva. Il regolamento in esame aggiorna uno degli strumenti più visibilidicuidisponel’UEperraggiungeretaleobiettivo:ilprogrammaspecifico in materia di democrazia e diritti umani. Nel contesto delle nuove prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013, la Commissione europea aveva proposto una struttura semplificata per erogare gli aiuti comunitari esterni, presentando sei strumenti: tre di natura orizzontale e tre a copertura geografica. La proposta mirava a sostituire la normativa vigente con un

38Art.11.1TUE.“L’Unionestabilisceedattuaunapoliticaesteraedisicurezzacomuneestesaatuttiisettori della politica estera e di sicurezza i cui obiettivi sono i seguenti: difesa dei valori comuni, degli interessi fondamentali,dell’indipendenzaedell’integritàdell’UnioneconformementeaiprincipidellaCartadelleNazioniUnite,rafforzamentodellasicurezzadell’Unioneintuttelesueforme,mantenimentodella pace e rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente ai principi della Carta delle Nazioni Unite, nonché ai principi dell’atto finale di Helsinki e agli obiettivi della Carta di Parigi,compresi quelli relativi alle frontiere esterne, promozione della cooperazione internazionale, sviluppo econsolidamentodellademocraziaedellostatodidiritto,nonchérispettodeidirittidell’uomoedellelibertà fondamentali”.

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programma tematico sulla democrazia e i diritti umani nel quadro di quattro fra gli strumenti sopramenzionati e attingendo alle loro risorse. Tuttavia, la posizionedelParlamentoeuropeoriguardoalfuturodell’Iniziativaeuropeaper la democrazia e i diritti umani (EIDHR), di cui si è fatto promotore nel 1992,èapparsachiarafindalprincipio.Perlapromozionedellademocraziae dei diritti umani, il Parlamento ha chiesto uno strumento specifico enon un programma tematico, al fine di garantire visibilità, indipendenza, flessibilità,coerenzaefattibilità.È statocosìpossibileincluderegliaccordigià raggiunti per gli altri regolamenti in merito a diverse questioni, fra cui il contestogeneraled’attuazione,l’ammissibilità,lenormedipartecipazioneediorigine,nonchélecondizionidirevisione.Lastrutturaèorasimileaquelladegli altri strumenti dinanzi esaminati, contribuendo alla semplificazione e all’ottimizzazionedelleproceduredigestionedegliaiutiesterni.Il regolamento, che si basa sulle recenti esperienze della precedente

iniziativaEIDHR(terminatail31dicembre2006),rivolgeun’attenzioneparticolare alla società civile. Al pari di quanto avviene nell’ambitodell’iniziativaprecedente,pererogaregliaiutinonènecessarioilconsensodel governo del paese ricevente. Sebbene il consenso non rappresenti un requisito indispensabile per lo svolgimento delle azioni, le esperienze praticheacquisitenelcorsodellaprecedenteiniziativaEIDHRdimostranocheigovernipossonobloccareilfinanziamentodeiprogetti.Ilrifiutodiriconoscere formalmente le organizzazioni non governative è un altro modo per ostacolare le loro attività o la loro capacità di ricevere contributi esterni. Il regolamento finanziario dell’UE non consentiva di sostenereorganizzazioni non registrate. Pertanto, poter disporre di condizioni di ammissibilità su vasta scala è uno degli aspetti innovativi fondamentali e l’inclusione delle personefisiche tra i soggetti ammissibili risulta nelcontesto adeguata.

Gli impegni di bilancio sono ancora modesti, ma in un contesto in cui l’accordoraggiuntosulleprospettivefinanziarieimponerigidelimitazionialleazioniesterne,vagiudicatopositivamenteilfattocheunostrumentodisponga di maggiori risorse finanziarie rispetto al suo predecessore. L’importofinanziarioglobaleè,infatti,paria1.104milionidieuro(art.19),constanziamentid’impegnochevannodai130,673milionidieuroperilprimoanno(rispettoai122milioniiscrittinelbilancio2006dell’EIDHR)ai 151,873 milioni di euro del quinto anno e ai 320,533 milioni di euro dell’ultimoanno.

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Il nesso esistente fra le due componenti, democrazia e diritti umani, è ben delineatoneldocumento,quandosiaffermache“lelibertàfondamentalidi espressione ed associazione sono i prerequisiti del pluralismo politico e del processo democratico; il controllo democratico e la separazionedei poteri svolgono un ruolo chiave nel garantire l’indipendenza dellamagistratura e lo Stato di diritto, a loro volta presupposti necessari alla tutela reale dei diritti umani” (considerando 8). Per poter contribuire in modo determinante ai cambiamenti democratici e al rispetto dei diritti umaniedellelibertàfondamentalinellesituazionicritiche,lostrumentoaccentua il proprio aspetto strategico ed è più concentrato rispetto alla precedente iniziativa, recentemente criticata a causa di una distribuzione troppo capillare delle risorse e per il tentativo di raggiungere troppi obiettivicontemporaneamente.Moltedellesceltestrategichesonodefiniteall’internodeldocumentodi strategia.Lapromozionedellademocraziae dei diritti umani non è ovviamente prerogativa esclusiva del presente strumento, destinato a svolgere una funzione complementare rispetto agli strumenti geografici e allo strumento per la stabilità. I programmi geografici e di sviluppo pluriennali, dianzi esaminati, sono dotati di ingenti risorse e nell’ambitoditaliprogrammirisultaevidentelanecessitàdirafforzarelademocrazia e i diritti umani. Ma lo strumento in oggetto è di diversa natura, concentrandosi principalmente sulla società civile, di portata mondiale e nonrichiedeilconsensodelPaesepartner.Complementarietàconglialtristrumenti non significa limitarsi ad applicare l’EIDHR laddove non siapossibile ricorrere ad altri strumenti, quanto piuttosto sfruttare al massimo la sua diversa natura per raggiungere gli stessi obiettivi. I progetti gestiti dalle organizzazioni non governative potrebbero, ad esempio, integrare e proseguire i programmi attuati tramite gli strumenti geografici e/o attraverso le organizzazioni internazionali o le missioni di monitoraggio elettorale. Talestrumentodeveinoltrerafforzarealtrimeccanisminell’ambitodellepoliticheUEriguardantilademocraziaeidirittiumani,fracuigliincentivipolitici e finanziari, i criteri di condizionalità e le sanzioni per la violazione delle clausole sulla democrazia e i diritti umani. Più concretamente, esso èanchechiamatoasvolgerelafunzionedistrumentodirettopersosteneregliorientamentidell’UEinmateriadidirittiumani39.

39 Si veda, da ultimo, Orientamenti dell’Unione europea sui difensori dei diritti umani, giugno 2004.

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3.2. Questo strumento finanziario contribuisce al conseguimento degli obiettivi del consenso europeo sullo sviluppo40,ilqualesottolineache,aifini della lotta contro la povertà e dello sviluppo sostenibile, è essenziale compiere progressi inmateria di protezione dei diritti dell’uomo, buongovernoedemocratizzazione,contribuendocosìalraggiungimentodegliObiettivi di sviluppo del Millennio (considerando 4). L’assistenza inesame mira, in particolare, a fornire sostegno alle organizzazioni della societàcivile,aidifensorideidirittidell’uomoeallevittimedirepressionie maltrattamenti e a rafforzare la società civile attiva nel settore dei diritti dell’uomoedellapromozionedellademocrazia;asostenereerafforzareil contesto internazionale e regionale per la protezione, la promozione e il monitoraggiodeidirittiumani,promuoverelademocraziaelostatodidiritto;apromuoverelafiducianeiprocessielettoraliepoteziandonel’affidabilità(art. 1). La società civile è, dunque, considerata il pilastro centrale dello strumento. Per società civile si intendono organizzazioni non governative senza fini di lucro e fondazioni politiche indipendenti, organizzazionidelle collettività locali e agenzie, istituzioni ed organizzazioni senza fini di lucro del settore privato e relative reti, operative a livello locale, nazionale, regionale e internazionale (art. 10.1 lett. a).

Il regolamento si applica a questioni mondiali, regionali, nazionali e locali attinenti ai diritti umani e alla democratizzazione, in regime di partenariato con la società civile, vale a dire tutti i tipi di azioni sociali svolte da persone o gruppi indipendenti dallo Stato e attivi nel campo dei diritti umani e della promozione della democrazia (considerando 12). In particolare, sono finanziate iniziative tese a promuovere la libertà di associazione e di assemblea, la circolazione non ostacolata delle persone, la libertà di opinione, di espressione e di stampa, l’indipendenza delpotere giudiziario, i tribunali penali internazionali, le misure contro la corruzione, la rappresentanza politica democratica, la parità delle opportunità,l’abolizionedellapenadimorte,laprevenzionedellatorturae i maltrattamenti e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumane e degradanti, la lotta contro il razzismo, la xenofobia e le discriminazioni di qualsiasi natura, i diritti delle popolazioni autoctone e i diritti delle persone

40 Consenso europeo sullo sviluppo, adottato congiuntamente dal Consiglio e dai rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea il 20 dicembre 2005, in GU C 46 del 24.2.2006, p. 1.

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appartenenti a minoranze e gruppi etnici, i diritti delle donne, i diritti del bambino, i diritti dei disabili, la protezione del lavoro (art. 2). Ilregolamentocopre,altresì,lemissioniUEdiosservazioneelettorale

indipendenti,checontribuisconoinmodosignificativoedeterminantealprocesso democratico nei Paesi terzi (considerando 22), in quanto assicurano lo svolgimento delle operazioni elettorali secondo i principi democratici. Tuttavia, la quota parte di stanziamenti finalizzati al sostegno delle missioni elettorali è marginale rispetto alle altre iniziative finanziate.

Gli interventi di aiuto trovano applicazione nel territorio dei Paesi terzi ovverodevonoavereun’attinenzadirettaconlesituazionipresentineiPaesiterzi ovvero essere direttamente collegati alle azioni a livello mondiale o regionale. I soggetti ammissibili, oltre le organizzazioni della società civile, sono enti, istituzioni e organizzazioni pubblici non a scopo di lucro, e reti operative a livello locale, nazionale, regionale e internazionale, organismi parlamentari a livello nazionale, regionale e internazionale, organizzazioni intergovernativeinternazionalieregionali,nonchépersonefisiche(art.10).

3.3. Come visto, il ruolo del Parlamento europeo figura fra le principali questioni affrontate nel corso dei negoziati sugli altri strumenti finanziari perl’assistenzaesterna.Ciòèinpartedovutoalfattocheinuoviregolamentirispondono maggiormente alle caratteristiche della legislazione quadrorispetto a quanto non fosse in precedenza, riservando scelte strategicheimportanti alla fase di attuazione. Il regolamento in oggetto garantisce al Parlamentoeuropeolafunzionecheèstatastabilitaperglialtristrumenti:il Parlamento riceverà una relazione annuale, le relazioni di valutazione e i verbalidelleriunionidelcomitatoperlademocraziaeidirittiumani.Aciòsi aggiunge una procedura di dialogo strutturato tra Commissione europea, società civile e donatori (considerando 17). Un’altra questione, strettamente connessa, è quella del ruolo dei

parlamenti nazionali nella promozione della democrazia e dei diritti umani. Lo sviluppo e il consolidamento della democrazia dovrebbero avvenire con il coinvolgimento dei parlamenti democratici e della loro capacità di sostenere e promuovere i processi di riforma democratica. I parlamenti nazionali devono pertanto essere ritenuti idonei a ricevere finanziamenti previstidalregolamentoinparola,quandociòènecessarioperraggiungeregliobiettiviprefissi,amenochelemisurepropostepossanoesserefinanziateda uno strumento comunitario di assistenza esterna (considerando 14).

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3.4. Al fine di poter operare in modo efficace, lo strumento deve godere diunmaggioregradodiflessibilitàrispettoaquantononsiafinoraaccaduto.Nel corso della precedente iniziativa, la rigidità e la burocrazia eccessive hanno imposto forti limitazioni alla possibilità di gestire le situazionidifficili. Le recenti modifiche proposte al regolamento finanziario, cheammettono le concessioni e offrono alle organizzazioni non registrate la possibilità di ricevere finanziamenti, potranno forse risolvere alcuni dei problemi riscontrati in passato. L’UEdevepoter reagire tempestivamentead imprevistiecircostanze

eccezionali. La Commissione deve pertanto avere la possibilità di adottare provvedimenti speciali non previsti dai documenti di strategia (considerando 18). I provvedimenti speciali, che consentono di attuareazioni non previste nel documento di programmazione, agevoleranno la possibilitàdiunarispostarapidaabisogniurgenti.Sonostateinseriteanchealtre iniziative, come una dotazione finanziaria straordinaria per aiutare i difensorideidirittiumanichesonoinsituazionidiemergenzaoppurelapossibilità di erogare alle delegazioni contributi di entità limitata, senza l’obbligo di sottostare all’invito a presentare proposte o alla proceduraper i microprogetti, opportunità rivolta soprattutto alle organizzazioni locali non riconosciute. Per le situazioni di difficoltà estrema, in cui gli aiutiprovenientidall’esteropossonomettereinpericololeorganizzazionilocali,occorreancorasvilupparealtrimetodidisostegnopiùindiretti,cheagevolinociòchesidefinisce“plausible deniability”. Oltre al carattere flessibile, il regolamento in commento presenta la

peculiarità di una spiccata autonomia, conferita dalla indipendenza dal consenso dei governi al fine di erogare i finanziamenti. Questa caratteristica garantisce la cooperazione con la società civile su questioni sensibili riguardanti i diritti umani e la democrazia, ivi inclusi i diritti dei migranti, dicolorocherichiedonoasiloedeiprofughiinterni, inquantoconsentedi far fronte a circostanze mutevoli o di intervenire a sostegno delle innovazioni.L’autonomiaconferisceinoltreall’UElacapacitàdimetterea punto e sostenere obiettivi e misure specifici a livello internazionale, sprovvisti di un nesso geografico o non collegati a situazioni di crisi, nonchésuscettibilidirichiedereunapprocciotransnazionaleoimplicareilcoordinamentodioperazioniall’internodellaComunitàotraunaseriediPaesi terzi (considerando 13).

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3.5. Èbeneprecisarechenonesisteunordinegerarchicofraglistrumentidicooperazioneallosviluppo,nélostrumentoeuropeoperlademocraziaeidirittiumanièsubordinatoadaltriprocedimenti;essoha,invece,caratterecomplementare.Ilregolamentostabilisce,infatti,chel’assistenzacomunitariada esso fornita “è intesa come complementare rispetto ai numerosi altri mezziperl’attuazionedellepolitichecomunitarieinmateriadidemocraziaedirittiumani”,nonchérispettoagliinterventierogatiinsituazionidicrisinell’ambitodellostrumentodistabilità(considerando11).Lacomplementaritàvainterpretatanonsolonell’ambitodeglistrumenti

europei41, ma anche tra iniziative comunitarie e nazionali. La politicacomunitaria nel settore della cooperazione allo sviluppo dovrebbe essere complementare rispetto alle politiche perseguite dagli Statimembri. LaCommissione e gli Stati membri dovrebbero assicurare la complementarietà dei rispettivi interventi di aiuto e la loro coerenza, evitando sovrapposizioni e duplicazioni (considerando 15). L’assistenza comunitaria deve essere anche coerente con il quadro

della politica comunitaria sulla cooperazione allo sviluppo. Al fine di una maggiore efficacia e coerenza degli interventi di aiuto della Comunità e degli Stati membri, Occorre uno stretto coordinamento dell’assistenzaesterna dell’UE a sostegno della democratizzazione e della tutela deidiritti umani e delle libertà fondamentali nel mondo42. È la Commissione chegarantiscetalecoordinamento,siainfasedecisionalechesulcampo,attraverso consultazioni regolari e scambi frequenti di informazioni pertinenti, con gli Stati membri ed altri donatori, durante le diverse fasi del ciclodiassistenza.DituttociòtieneinformatiilParlamentoeuropeoelasocietà civile (art. 3).

41 Si tratta dello strumento di preadesione, dello strumento europeo di vicinato e partenariato, dello strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo e dellacooperazioneeconomica,dell’AccordodiCotonouconipaesiACP,dellostrumentodi cooperazione con paesi e territori industrializzati e con altri ad alto reddito e dello strumento di stabilità.42 Guidelines for strengthening operational coordination between the Community, represented by the Commission, and the Member States in the field of external assistance, 21 giugno 2001.

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3.6.L’assistenzacomunitaria ai sensidelpresente regolamento trovaattuazione tramite documenti di strategia, programmi di azione annuali, provvedimenti speciali e misure ad hoc. I documenti di strategia definiscono ilquadrostrategicodell’assistenzacomunitaria,leprioritàdellaComunità,lasituazioneinternazionaleeleattivitàdeiprincipalipartner;individuanoisettori prioritari ai fini del finanziamento comunitario, gli obiettivi specifici, irisultatiattesi,nonchégliindicatoridirendimento.Essispecificanoinoltrelostanziamentoindicativo,siaglobalechepersettoreprioritario(art.5).

Sulla base dei documenti di strategia la Commissione europea adotta programmi di azione annuali. I programmi di azione annuali precisano gli obiettivi perseguiti, i settori di intervento, i risultati attesi, le procedure di gestione e l’importo complessivo del finanziamento previsto. Essifornisconounadescrizionedelleoperazionidafinanziare,un’indicazionedegli importi stanziati a fronte di ciascuna operazione e un calendario di attuazione orientativo (art. 6).

A fronte di necessità impreviste e debitamente giustificate o circostanze eccezionali, la Commissione può adottare provvedimenti speciali noncontemplati dai documenti di strategia. I provvedimenti speciali stabiliscono gliobiettiviperseguiti,isettorid’intervento,irisultatiattesi,leproceduredigestione,nonchél’importototaledelfinanziamento.Essifornisconounadescrizione delle operazioni da finanziare, un’indicazione degli importistanziati a fronte di ciascuna operazione e il calendario orientativo per la loro attuazione (art. 7). Altre sovvenzioni ad hoc sono previste a tutela dei difensorideidirittiumanichenecessitinodiprotezioneurgente.Questesovvenzioni vengono definite “piccole” (artt. 9 e 13.1 lett. c), sebbene nonne siadeterminata l’entità, cheviene rimessaalladiscrezionedellaCommissione europea.

I finanziamenti possono essere concessi sotto forma di convenzioni di finanziamento, decisioni di sovvenzione e accordi di contributo, contratti di appalto (disciplinati dall’art. 14) e contratti di lavoro. Qualsiasiconvenzioneoaccordocherisultidall’attuazionedelpresenteregolamentocontiene disposizioni a tutela degli interessi finanziari della Comunità, in particolare per quanto riguarda le frodi, la corruzione ed eventuali altre irregolarità (art. 15).

3.7. Come già previsto per gli altri strumenti, è ora prevista una clausola direvisione,chestabiliscecheentroil31dicembre2010laCommissione

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europeapresenteràuna relazionedivalutazione relativaall’attuazionedelregolamento durante il primo triennio (art. 20). Controlli periodici –anchedinatura contabile – sono, inoltre, demandati alla Commissione europea e alla CortedeiContipervigilaresull’attuazionedegliinterventi(artt.15-16).

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ONG* Dott. Sergio Marelli

Il panorama delle ONG a livello nazionale e internazionaleLa prima cosa che vorrei sottolineare è che dando uno sguardo al

panorama internazionale delle ONG, è opportuno, è importante mettere come elemento di premessa, capire bene ciò di cui stiamo parlando,perché una delle più grandi differenziazioni che c’è, parlando a livellointernazionale di ONG, è come questa sigla come questo acronimo viene nei fatti realmente interpretato, nei vari contesti sociali mondiali, in particolare di come questa sigla viene interpretata nel contesto nazionale.Questa sigla nel contesto italiano assume un significato che èmolto

diverso da altri paesi, ed è una prima evidenziazione che consente dicomprenderecheintantoquestarealtàèmoltoarticolata.Inoltreèmoltodiversificataerispondeinqualchemodoadelledinamicheadelleculturea delle evoluzioni, che avvengono all’interno della Società civile, cheevidentemente sono diverse a seconda se si parla della Società civile in Italia, se si parla di quella in Svezia o se si parla di quella in Burundi. È importante capirlo perché la prima cosa che tenderei a sottolineare èquesto fattoe forse l’indicatorepiùevidentediunadellecaratteristicheche noi consideriamo fondanti, fondamentali, per essere definiti oggiunaOng; quella cioè di essere radicata nellaSocietà civile.Noi spessodiciamo di essere l’espressione della Società civile, ovvero essere nelconcretol’espressione,diunadelletante,dellemolteplici,dellemultiformiarticolazioni, con le quali la società civile dei vari paesi si articola. È un concetto, forse un po’ teoricamente complesso da capire,ma adesso vifaccioqualcheesempio,cosìpotràrisultarviunpo’piùchiaro.

Vi è una interpretazione molto particolare in Italia, allora il dato è questo:sevoioggichiedetealMAEquantesonoleONG in Italia ricevete unarispostachepiùomenovidice,circa200-220realtà,perchéqueste200-220 ONGsonoquellechehannoottenutounricoscimentopressoil

* Direttore generale FOCSIV

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MAE,cioèc’èunmeccanismoaisensidellaleggen.49del1987,cheèlaleggetutt’oggivigenteperlaCooperazioneallosviluppodell’Italia,c’èunmeccanismoperilqualeaisensidiquestalegge,Associazionichesioccupano prioritariamente di cooperazione allo sviluppo o di solidarietà internazionale, di agire, di avere attività rivolte al problema della lotta alla povertà, per quanto riguarda lo sviluppo, l’azionenei confronti deiPVS, possono ottenere un riconoscimento da parte del MAE. Questo riconoscimentofondamentalmentechecosacomporta?Comportailfattodipoteraccedere,travirgolette,aquestoalboperchénonc’èunalboveroeproprio,malaleggechiamaquestosistemadiriconoscimentoidoneità;questa idoneità è essenziale se si vuole beneficiare di alcuni contributi pubblici erogati dallo stesso Ministero ai fini del finanziamento dei molteplici progetti portati avanti dalle varie ONG.

Quindi il MAE vi risponderà, 200 ONG in Italia, nel 2005 il CENSIS, cherappresentaunodeimaggioriOrganistatisticinazionali,faun’indaginestatistica, da tale rilevamento statistico emergono dei risultati che sidistanziano drasticamente dai dati ufficiali del Ministero. Cioè il CENSIS faun’indagine in Italia e stabilisce condeimeccanismi statisticamente,scientificamente,oggettivamentevalidicheleAssociazionicheinItaliasioccupanoocheinmodosignificativofannosolidarietàinternazionale,sono1420, che prevalentemente svolgono attività di solidarietà, allora capitechechiedendoaduesoggettiinqualchemodoqualificati,autorevolidelnostrosistemapubblicoitaliano,dannoduerispostechesonopalesementecontradditorie l’una con l’altra, da cui si evidenzia una evidentesproporzione,perchéquesto?Selastessadomandalafacessimoperesempioal ministero della cooperazione internazionale britannico, verosimilmente larispostacheciverrebbedatasarebbemoltopiùsimile,cioèutilizzerebbelostessocriteriochehautilizzatoilCensisnelrilevamentodellasituazioneinItalia.PerquantoriguardaleOrganizzazionichesvolgonosolidarietàinternazionale,questaèunadifferenzachepermeè fondamentaleedatener presente quando si parla di ONG in Italia una volta contestualizzato il discorsoall’internodelloscenariointernazionale,cioèc’èunmeccanismoperilqualeinItalia,parlare,utilizzarel’acronimoONGsignificariferirsiaquell’insieme,aquel sottoinsiememoltoparticolaremolto fortementecaratterizzato,macheèunapartediunsottoinsiemedelpanoramadellasocietà civile organizzata,chefaprevalentementesolidarietàinternazionale.In Inghilterra contrariamente, l’accezione comune con la quale viene

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utilizzato l’acronimoONG, si riferisceaquelMondomoltopiùampio,cioèaquell’insiemedicuinoiONG saremmo un sottoinsieme.Peresempio in Inghilterracome in tutti iPaesidiculturaanglofona,

Anglosassone, l’acronimo ONG viene applicato appunto a tutte quelleassociazionichehanno,sì,unaevidenzaditipogiuridicocioèchehannouno statuto, che sono andati al notaio, chehanno inqualchemodounastrutturazioneorganizzativaecc.ecc.,machevengonodefinite,unicamentedal criterio, dallo scopo, per cui questa associazione è stata fatta, per cui in buona sostanza –vicitoqualchesiglachemagarividicequalcosainItalia – mentre appunto la FOCSIV, Promond, come tante altre tra le 200 sono considerate ONG, non è per esempio in Italia considerata Ong Mato-Grosso,cheèunadellepiùgrandiorganizzazionidelNord-Italia;Mato-Grosso è a tutti gli effetti tra virgolette una Ong, ma non avendo quel riconoscimento di Idoneità da parte del Mae, in Italia non è riconosciuta comeONG,marientrainquell’insiemed’Associazionicheprevalentementefanno Solidarietà Internazionale. È importante tenere questa distinzione inmente, è interessante vedere la storia, perché in Italia si è creato unpercorso di grande parallelismo; in seguito vedremo i pro e i contro ditaleparallelismo,cisonosempreinquestedinamichedeifattoripositiviequantomenodei fattoridi rischio, senonpropriodei fattorinegativi.Questa evoluzione del mondo delle ONG è sempre stata caratterizzata da un forte parallelismo, della evoluzione della legislazione.

Due balzi indietro, rapidissimi per capire le origini di questo mondo e poi arriviamo in fretta agli ultimi decenni che sono quelli che hannomaggiormentecaratterizzatol’evolversidelMondodelleONG, in Italia. LaprimaOngchesipossaconsideraretale,sesitoglielaCroceRossa,vedelalucedopolaprimaguerramondiale,perchéunsacerdote–edicoquesto senza rivendicare bandiere –(ciòvuoldirecheleoriginidelleOngin Italia e in Europa, sono sicuramente di matrice Cattolica, la matrice Laica èunamatricealtrettantoimportante,fondamentalemachesiaggiungeinqualchemodo,chesimobilita inunsecondotempo)un sacerdotefa ilprimo Campo di Lavoro internazionale, come segno di pace, come segno diripresa,alterminedelsecondoconflittomondiale;faquestaazionediricostruzionediunvillaggiodellaFranciaoccupataechiamaperlaprimavolta dei volontari internazionali, per andare a realizzare questo progetto diricostruzione.Questaèconsideratalaprimaesperienzachepuòavereilriconoscimentoelecaratteristichediquellechepoioggisonodiventatele

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ONG di Cooperazione allo Sviluppo in Italia e in Europa. Questa ONG è tutt’oggipresenteancheinItalia,èloSCI,ServizioCivileInternazionale,che tutt’oggi ha come caratteristica prioritaria quella di organizzare deiCampi di Lavoro Internazionali. Bisogna aspettare 10-15 anni per avere la prima realtà organizzativa propria dell’Italia, perché nel 1933 nascel’UMMI,l’UnioneMedicoMissionariItaliani,organismotutt’oggiattivo,peraltro federato FOCSIV cheha sedenelVeronese e che è inqualchemodo la prima realtà organizzativa, con evidenza giuridica, che puòessereconsiderata inqualchemodolaprimaOnginItalia.Dopodichein questa prima metà del secolo scorso è difficile trovare altre esperienze, cisonosenz’altrodellealtre iniziative,attivitàchesiaggreganoattornoai missionari. In seguito si verifica un fenomeno molto interessante dopo lasecondaguerramondiale,checosacapita?Lacomunitàinternazionaleviene completamente rivoltata, stravolta nei suoi assetti con la nascita dell’Onu, all’interno dell’Atto istitutivo firmato a San Francisco, l’Onupotrà beneficiare al suo interno di una serie di Organizzazioni specializzate che si occuperanno di settori specifici, organizzazioni per mezzo dellequali l’Onu opera. L’Unesco, una di queste organizzazioni, si fa avereun’idea geniale, sulla spinta delle organizzazioni della Società Civile,che avevano partecipato alla costituzione della nuova OrganizzazionedelleNazioniUnite,sullaspintadiqueste,l’Unescorecepiscelapropostamolto interessante di provare a fare la prima Assemblea Mondiale, il primo tentativo di riunione a livello Mondiale, delle Organizzazioni di VolontariatoInternazionale.Cioèhadetto,proviamoacapire,proviamoa fare un primo test, un primo sondaggio, di quante sono ma soprattutto proviamoariunirleperunpo’digiorni,pervederesequestofenomenochefinoaquelmomentoèstatomoltosporadico,puòessereinqualchemodo valorizzato, capitalizzato. Alla fine di questa riunione, di questa Assemblea, nasce il primo Organismo di Coordinamento Internazionale di quellecheoggichiameremoONG,nasceilCCIVSchestaperComitatodi Coordinamento delle Organizzazioni di Volontariato Internazionale;questo eventomette inmotouna serie di dinamicheper le quali tra glianni’50-60c’èaquestopuntounfiorirediorganizzazioniomeglioc’èunfiorirediiniziativechemettonoordine,chestrutturano,cheorganizzanoomegliocheformalizzano,tuttiqueigruppisoprattuttodimatricecattolicacheingiroperilMondo,Italiacompresa,avevanoiniziatosuquellascia,su quella spinta, ad occuparsi a fare Solidarietà Internazionale: nasce il

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CUAMcheèunadellepiùantiche,figliadiquelperiodoepoinasconounaseriedialtrerealtà.Qualèilterzopassaggiofondamentale,perchéèilpassaggiocherispondeaunadellecriticheamiomododivederepiùinfondateesuperficialichesipossonomuovereneiconfrontidelleONG in Italia? questa critica riguarda la parcellizzazione cioè: siete troppe,sietepiccole,sietedispersepertuttal’Italia.Laterzafasechecaratterizzal’evoluzionediquestomondodelleONGinItalia,èchequasisubito,cioèneglianni’50-60,incuic’èunpullularediquesteorganizzazionichesiformalizzano diventando ONG, nasce immediatamente e si mette in atto concretamente da subito, un meccanismo di ricerca di coordinamento, di mettereinsieme,dicapitalizzare,divalorizzarequesteorganizzazionichesono delle Organizzazioni locali, la maggior parte a quell’epoca eranodeigruppi,dellepersone,chenellamaggiorpartedeicasisuinputdiunMissionario,diunaparrocchia,diunaDiocesi,diunVescovo, su inputdi coloro che già operavano nei PVS, chiedono che vengano affiancaticollaborando a fianco al loro lavoro pastorale, di evangelizzazione, mediante un intervento di promozione umana. Siamo negli anni del ConcilioVaticano II, e una delle scosse più forti che il Concilio dà, èquandovisidice–vabenel’evangelizzazione,mabisognapreoccuparsianchedell’uomo,dell’essereumano,dellapersona,quindic’ètuttoquestorinnovamento,moltimissionarichiedonoquindicheafiancoallorolavorodievangelizzazionecisiaancheunlavorodipromozioneumanaquindisirivolgonoperquantoriguardal’Italia,alleparrocchie,allediocesiailorobacinidiriferimentoperchiederequestointervento.Checosacapita?Immediatamente(stiamoparlandogiàallafinedegli

anni ’60) si sente il bisogno di trovare deimomenti di coordinamento.Questoèundatomoltoimportante,perchéchiaccusasuperficialmentelarealtà non governativa italiana, di essere una realtà frammentata, dimentica questodato fondamentaledellanostra storia;èveroche lenostreONGconfrontate con il panorama internazionale, sono mediamente molto piccole, sono delle ONG molto territorializzate, legate a un territorio specifico, sono delleONGche,nellamaggiorpartedeicasihanno,sidirebbeinterminicommerciali, un volume di affari molto ridotto, un bilancio abbastanza limitatoseparagonatoaglialtriPaesi,hannopochiprogetti,hannopochivolontari, hanno pochi soci ecc. Ma questa territorializzazione, chequalcuno definisce a sproposito come frammentazione, parcellizzazione, campanilismo,questecritichevengonosfatatedalfattocheimmediatamente

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si sono creati dei Meccanismi di Coordinamento. Alla fine degli anni 60 nascelaprimaFederazioneNazionalecheprovaappuntoamettereinsiemeivariorganismi laicidivolontariato,nascecosì laFOLM(Federazionedegliorganismidilaicatomissionario)cheimmediatamentequalcheannodopo sulla scia del rinnovamento del Concilio Vaticano II e quindi della valorizzazionechei laiciassumonoall’internodellaChiesasitrasformaappunto in FOCSIV cioè Federazione degli Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario.

È la prima forma di passaggio significativo, da una realtà che vieneesaurita, che si realizza dentro il mondo missionario (FOLM), che sitrasforma in FOCSIV e che senza perdere quelle radici di ispirazioneCristiana afferma, evidenzia, rende concreto questa autonomia dei laici equestapossibilità,questovalorenelfattocheilaiciautonomamentesiorganizzinoecreinodelleorganizzazionichemantenendoquelle radici,assumono autonomia decisionale, autonomia progettuale. In buona sostanza i due fenomeni vanno insieme, cresce il numero delle ONG, crescono contemporaneamente i primi coordinamenti. Questo fenomeno sarà significativo per tutto il panorama delle ONG Italiane. Checosacapitaparallelamente?Parallelamentecapitacheipartitidella

sinistra storica cioè in particolare il partito Socialista e il partito Comunista diallora,inItaliaealivellointernazionale,comprendonochenonpossonopiù restare fuori dalla internazionalizzazione dei fenomeni e dei problemi. Ed è proprio di quegli anni l’organizzazione della prima assembleainternazionale di queste forze di sinistra, sono i primi anni in cui si fanno le internazionali comuniste, qualcuno dà una interpretazione molto politica diquestofenomeno,alloracioèeramoltochiaro,c’eraunaidentificazionemolto alta tra chiesa, cattolicesimo, blocco Atlantico, DemocraziaCristiana, era chiaro che c’era una grande affinità. In questa direzione,fino ad allora era la cultura filo-occidentale a rendersi portavoce di questa correntedipensiero,ederaevidentechedall’altrapartenonpotevaaltrocheesserciunareazione.Inbuonasostanzal’UnioneSovieticacomprendebenissimochenellasparizioneegemonicadellevarieareegeografiche,iPVS avrebbero giocato un ruolo importantissimo, sia dal punto di vista politicocheeconomico,perquantoriguardalelororisorsenaturali.AnchelaRussiaediconseguenzal’ideologiacomunistaparteallaconquistadinuove frontiere. Vengono fatte le internazionali Comunista e Socialista a livello di partiti politici e contemporaneamente anche degli individui

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di questa matrice culturale a loro volta si organizzano, fanno lo stesso percorso fatto dalle organizzazioni di ispirazione Cattolica. Si definiscono quindiduepercorsiparalleli,incuiperlaprimavoltal’ideologiadisinistraavverte il bisogno di occuparsi della popolazione del Terzo mondo. Negli anni’60,nascelaprimaassociazionelaicadimatricesocial-comunistaeallafinedeglianni’60sorgeilprimocoordinamentodelleOrganizzazionidi ispirazione laica.

Nasce il COSV, il coordinamento delle organizzazioni di servizio volontario, che qualche anno dopo si trasforma inCOCIS che è l’altragrande federazione insieme alla FOCSIV.Qualèilprimoattorilevantediquestiduecoordinamenti?Ilprimoè

unfenomenonaturaledeglianni’60inquantoc’eraunaforteconflittualitàfra questi due coordinamenti, tra queste due matrici culturali, dettata dalla stessa contrapposizione che sussisteva all’interno della stessa societàitaliana; laconseguenzaerache inquelmomento laFOCSIVeCOCISvivevanouna fasedigrossoconflitto, c’era lo scontro tradue ideologiepolitiche, creare una sinergia tra questi due coordinamenti era ancoramolto difficile.Ma la cosa interessante nonostante questo è che immediatamente

in quegli anni cioè nel 1971, FOCSIV e COCIS ottengono un risultato straordinariocheèquellodifareapprovareinparlamentolaprimaleggesulvolontariato internazionale, potremmo dire la prima legge di Cooperazione allo Sviluppo.

Grazie alla legge Pedini, viene nel 1966 approvata in prima istanza e poi perfezionatanel1971laprimaleggesulVolontariatoInternazionale.Checosadicevaquestalegge?Fondamentalmentericonoscevalapossibilitàperigiovanisottopostiall’obbligodileva,disvolgereunservizioalternativoalmilitareattraversol’impiegoinunprogettodisviluppo,promossodaunaONG. La rilevanza politica di questa legge non è stata tanto il fatto di aver datoquestanuovaopportunitàaigiovani,anchesediperséèimportante,maeracheperlaprimavoltaunoStato,l’Italia,riconoscevalapossibilità,equiparandolaaddiritturaadunobbligochetuttiicittadinialloraavevanodifareilmilitare.InpocheparoleloStatodice,inqualchemodo,questivolontarichesioccupanodiquestiprogettineiPVSnonsololiriconosco,malisostengo,liapprovo,lifinanzio,liassicuro,creounsistemachelituteli. Questa legge viene perfezionata nel 1978, quando viene approvata la seconda legge sulla cooperazione che è la legge n. 38 che aggiunge

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due particolarimoltointeressanti.I)Consentel’erogazionedicontributoai progetti, cioè questa funzione della cooperazione e lo sviluppo vengano riconosciute come funzione dello Stato. II) Il volontario ai sensi della legge 38devenecessariamentepassareattraversounaONG,cheèriconosciutaidonea dal Ministero degli Esteri.

Questo secondo passaggio è fondamentale per diversi motivi. Primo, perché viene riconosciuto il soggetto giuridico delleONG. Secondo in alcunicasiilMAEchiedealleOngdirealizzaredeiprogettigovernativi,tecnicamentesichiamanoProgetti Affidati,cioèprogettibilateralichesonostati ratificati tra Stati. Quando questi progetti avevano una enorme valenza sociale, ilMAEchiamavadelleONG, riconoscendo loro delle capacitàdiintervenire,chiamaleONGpereseguirequeiprogetti(il 90% dei casi riguarda programmi di sviluppo).CosasuccedeinseguitoattornoalmondodelleONG?Lefederazioni

fanno queste azioni di pressione all’interno del parlamento, fannoapprovare queste leggi, ottengono importanti riconoscimenti, iniziano a girare ingenti somme di denaro intorno al mondo delle ONG;vienearealizzarsi una spaccatura drammatica, tra una parte delle ONGchediconochel’accedereaifinanziamentipubblici, l’andareapatticonilGovernorappresentalafinedelVolontariato,sostenendochenonsidovrebbemaitrattare con il Pubblico in questo settore, non si può correre il rischio(che nella negoziazione, si instaura con il P.) di diluire, di allontanarcidalla nostra natura di Volontari come Organi autonomi e indipendenti, da qualsiasi forma diGeometria politica statale, diGoverno.Mentre c’eraun’altrapartedell’AssembleadelleOngdell’epocachedice,alcontrario,chequestoèunnostrodiritto,undirittoperchénon facciamoaltro cheusufruire di denaro Pubblico, cioè risorse provenienti dalla Comunità civile, dalla Società civile, e noi in quanto membri ed espressione della Comunità civile, espletando, svolgendo delle funzioni pienamente riconosciute dalla stessa comunità civile, abbiamo il pieno diritto di usufruire di tale denaro, di usufruire di tali risorse.Si crea quindi un’enorme spaccatura interna al mondo delle ONG

italiane,tantochealcuneONGchiudono,proprioperchéallorointernosicrea una profonda spaccatura.NegliUSAintantodurantelapresidenzadiJ.F.G.Kennedy,vengono

creati i PEACE CORP, oggi giorno la più grande Organizzazione di Volontariato Internazionale,ma facendo un’operazione all’interno della

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quale io pongo un grosso interrogativo: Perché l’intuizione geniale diKennedyèstataquelladivolercreareunnuovomovimentodivolontariatointernazionaleche,insupportodellostessoStatoAmericano,eraingradodipromuovere il fenomenodelVolontariato Internazionaleequindichefa?Assume tutte le caratteristiche di quello che è oggi ilVolontariatoInternazionale,maglidàunaformalizzazionecheoggichiameremmounaformalizzazione di ordine para-pubblico.Cioèchefa:I)Lifinanzioio,iP.C.tutt’oggihannounnocciolodurocheannualmente

viene stanziato dal Congresso Americano.II) Il Presidente dei P.C. è il Vice-Presidente USA.III) Il Vice-Presidente nomina il Direttore Generale dei P.C.Come potete vedere, la capacità di azione dei P.C. è notevolmente

condizionata e limitata dalla politica di Stato.Cioè tale sistema entra naturalmente in contraddizione con la stessa

essenza di ONG.Tale problema ha generato un grosso dibattito all’interno del nostro

mondo, tant’è che in Italia si è concretizzata una grossa spaccatura,spaccaturaculturale,macheinqualchemodohaingeneratoquelfenomenoprima spiegato tra coloro favorevoli alla collaborazione con il pubblico e coloro che eranocontro equindi si spiegaquel fenomeno, inizialmenteevidenziato sul numero delle ONG italiane riconosciute attualmente dallo Stato.Laveradomandaqualè?Ladomandaè:maèproprioverochequesto

rischiodimediazione di troppo èpresente?Lamia rispostapersonaleèNO!Omeglioquesto rischio locorriamofrequentemente,cioèèevidente

chec’èdapartedelMAE,avolteuntentativo,ancheunpo’connaturale,didarciqualcheindicazioneditroppo,cioèdicondizionareunpo’ilnostrooperato,uncasopertuttinonèunmisterochenoiONGcattoliche,abbiamoqualcheproblemaditroppo,quandodiciamodicollaborareconiVescovineiPVS.Èaltrettantoverochec’èqualcheproblemadi troppoquandoun’ONG,dicechestalavorandoinlococonimovimentidiresistenzadiopposizione a questo governo ecc.

Quindi c’è il rischio di cadere in quella trappola, o per ricevere unmaggior finanziamento oppure per apparire più flessibile nei confrontidel pubblico, del Governo. Cedendo fai delle scelte che sono l’esatta

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negazionedichecosaèunaONG.Quandoc’èstatounmomentoincuiquesto rischio è stato corso allamassimapotenza, in cui c’eraun realepericolodicommistionetrapubblicoeOng?Èavvenutonel1985...

Nel 1985 a seguito delle prime forme di disobbedienza del Partito Radicale italiano, il Governo in piena era Craxi decide di reagire con unamossabuona,intelligentemaapplicatanelpeggioredeimodichesipotessefare,ilGovernoreputachesianecessarioapprovareilpiùprestopossibileunaleggestraordinaria,perchénonèpossibilecheilnostroPaesesi disinteressi della fame nel Mondo. Fa una legge, propone questa idea, la sua applicazione è devastante. Viene istituito il Fondo Aiuti Italiani, il FAI, cheviene strutturato comeunFondo straordinarioCommissariato,cioè affidato a una Commissione Straordinaria, con pieni poteri, fuori dalla Contabilità ordinaria dello Stato, cioè con tutte le abbreviazioni di procedura per poter spendere in fretta e dota questo fondo di una cifra astronomica, Millenovecento miliardi di Lire e come se non bastasse, disponechequestasommadebbaesserespesaentro18mesi.Capitaditutto,perché:l’alleggerimentodeicontrolli,l’incompetenza

di questo commissario plenipotenziario, progetti fantasma, cattedrali nel deserto,privaticittadinichefondanoONGdaungiornoall’altro.QuestoèstatoilmomentoincuiilmondodelleONGhacorsoilrischiopiùalto,in questo momento sorgono ONG ideate per lucrare di fronte a questa situazionecosìfavorevole.Questoèl’attoscatenantedimani-pulite,cioè7 anni dopo, dopo i risultati di questo fondo arriva Antonio Di Pietro, va al MAE e apre il vaso di Pandora.ApreiprogettidelFAIeovviamentetrovaquellochevolevatrovare,

noitutt’oggipaghiamoleconseguenzediquesto,perchéc’èsemprequelclimadi sospetto.La speranza è che con la riformadella leggen.49 el’istituzionedell’agenziasiescaunpo’daquestomeccanismocheancorarisentediquell’errorecommesso20annifa,forselariformadellaleggeel’AgenziaèlastradagiustaperridarefiduciaedefficaciaallavorosvoltodallaCooperazioneInternazionale,dicertoper20annil’abbiamopagatacara.

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Sistemi internazionali di tutela dei diritti umani

* Prof. Andrea Cannone

ISistema delle Nazioni Unite

LaCartadelleNazioniUnitedel1945indicatraiproprifininell’art.1par.3lapromozioneel’incoraggiamentodelrispettodeidirittidell’uomosenzadistinzionedirazza,disesso,dilinguaedireligioneenell’art.55ilnessotrapaceerispettodeidirittiumani.Inoltreillimiteall’interventodell’organizzazione internazionale costituito dal dominio riservato(c.d. domestic jurisdiction) degli Stati, limite previsto nell’art. 2 par.7 si ritienechenonoperi inpresenzadellegross violations, ossia delle violazioni sistematiche e massicce, così come accaduto anche rispettoall’autodeterminazione dei popoli; ne consegue che anche rispetto asingoli Stati le Nazioni Unite (Assemblea generale, Consiglio economico e sociale e Commissione per i diritti umani) si possono ingerire e si sono in effetti ingerite in situazioni di singoli Stati per situazioni riguardanti diritti umani (genocidio,apartheid, tortura,violazionesistematicadella libertàsindacale, sparizioni forzate). Successivamenteall’adozionedellaCartadelleNazioniUnitenel1948

è stata emanata la Dichiarazione universale dei diritti umani da partedell’Assembleagenerale,undocumentodigrandevalorepoliticoemoralegrazieancheall’azionedelgiuristafranceseRenéCassin;taleimportantedocumento è stato adottato con otto astensioni. Idirittiumanisonostatipresiinconsiderazioneanchenellagiurisprudenza

della Corte internazionale di giustizia, quale organo giudiziario delle Nazioni UnitenelcasodelSud-Ovestafricano(Etiopiac.SudAfrica;Liberiac.Sud Africa) sentenza 18 luglio 1966 seconda fase, nel caso Barcelona Traction,LightandPowerCompany,Limited(Belgioc.Spagna)sentenza

*DocentediDirittodell’UnioneEuropeaallaFacoltàdiGiurisprudenzanell’UniversitàdiBari

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5febbraio1970incuiinun’affermazioneincidentale(c.d.obiter dictum) la Corteaffermacheilrispettodeidirittiumanicostituisceunodegliobblighic.d. erga omnes,ossiaobblighiversolaComunitàinternazionalenelsuocomplesso), nel caso del Personale diplomatico e consolare degli Stati Uniti aTeheran(StatiUnitid’Americac. Iran)sentenza24maggio1980,nelcaso delle Attività militari e paramilitari in Nicaragua e contro il Nicaragua (Nicaraguac.StatiUnitid’America)sentenza27giugno1986,eneicasiLaGrandsentenza27giugno2001(Germaniac.StatiUnitid’America)eAvenaealtri(Messicoc.StatiUnitid’America)31marzo2004relativialdirittoall’assistenzaconsolaridapartediimputatipoicondannatiallapenacapitaleassistenzaConsoleVienna1961chehannoconsentitoallaCortedi affermare il carattere vincolante delle misure cautelari rese dalla Corte inbaseall’art.41delsuoStatuto.L’azionedelleNazioniUnitesièorientataanchenelsensodiadottare

convenzioni internazionali per la protezione di specifici diritti umani. In particolare la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti o punizionicrudeli, inumaniodegradanti (NewYork,10dicembre1984),entratainvigoreperl’Italiasulpianointernazionalel’11febbraio1989.Tale Convenzione prevede un apposito Comitato avente competenza ad esaminareirapportipresentatidagliStaticontraentinonché,aseguitodiappositadichiarazioneiricorsiinterstatalielecomunicazioniindividualiaventi per oggetto la violazione di tale Convenzione. Ad essa si affianca la Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (Strasburgo, 26 novembre 1987) adottata nel Consiglio d’Europa che prevede anch’essa un apposito Comitatoformato da individui che tra l’altro svolge attività di prevenzione delcrimine di tortura con visite, per esempio, presso istituti di pena.

Vi sono poi apposite Convenzioni adottate dalle Nazioni Unite per la protezione delle donne, dei lavoratori, dei minori e delle minoranze.Una recente innovazione ha riguardato la trasformazione della

Commissione per i diritti umani in Consiglio per i diritti umani (formato da 47Statial15marzo2006)affiancatodall’AltocommissariodelleNazioniUnite per i diritti umani (istituito nel 1993), vice Segretario generale ONU ilqualeharapportioltrecheconilConsiglioeconomicoesocialeancheconl’Assembleagenerale,organizzazioniintergovernativeeStatimaanchecon rappresentanti della società civile internazionale, quali organizzazioni non governative e organismi nazionali di difesa dei diritti umani.

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La sede del Consiglio è Ginevra. I compiti principali sono di tipo normativo (elaborazione di raccomandazioni e di convenzioni internazionali) e di controllo, consistente nella verifica della condotta degli Stati.AlsuointernohaunaSottocommissionediespertiindipendenticonrelatori speciali. Il tipo di verifica svolto concerne principalmente casi di c.d. gross violations da parte di uno Stato oppure argomenti tematici (per esempio, la violenza contro le donne o il fenomeno terroristico) ed è compiutoallalucedellaCartadelleNazioniUniteedellaDichiarazioneuniversaledeidirittidell’uomodel1948.Inpropositosiponeilproblemadellaverificaprevistaadoperaanchedi

altri organi, quale il Comitato previsto per il Patto sui diritti civili e politici del 1966, avente una composizione non di rappresentanti governativi ma di componenti a titolo individuale. Rispetto a tale situazione si pone l’esigenzadievitareeventualiduplicazionidicontrollo.LeNazioniUnitehannopoiadottatoilPattosuidiritticiviliepoliticieil

Patto sui diritti economici, sociali e culturali nel 1966, entrambi aperti alla firmaaNewYorkil16dicembre1966.AdessièaggiuntounProtocollofacoltativoeintempipiùvicinianoiilIIProtocolloperl’abolizionedellapena di morte. IPatticontengonouncatalogodidiritti;inparticolareilPattosuidiritti

civiliepoliticiindicaalcunidirittichenonsipossonoderogareneancheincasi di pericolo pubblico eccezionale (in maniera analoga a quanto disposto nell’art.15dellaConvenzioneeuropeadeidirittidell’uomodel1950),tracui vi è il divieto di irretroattività della legge penale, il divieto di tortura, di discriminazione. Il Patto sui diritti civili e politici prevede un sistema di controllo basato su un Comitato formato da 18 persone indipendenti che procede all’esame dei rapporti periodici degli Stati, delle eventualicomunicazioni interstatali aventi per oggetto la violazione di diritti previsti nel Patto e le comunicazioni individuali. Il relativo procedimento si conclude con le constatations (views nel testo inglese) del Comitato non aventeunachiaranaturavincolante.

Qualora eventuali violazioni dei diritti umani assumono la caratteristica diunaviolazionedellapaceodi unaminacciadellapace si schiude lapossibilitàdiuninterventodelConsigliodiSicurezzachepuòesercitareipoteri coercitivi previsti nel Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite (comeèaccaduto,peresempioperl’adozionedellesanzionineiconfrontidellaexIugoslavia).Leviolazionideidirittiumanicheconsistononella

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commissione dei crimini juris gentium (crimini contro la pace, crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità) hanno poi determinatola costituzione di appositi tribunali penali internazionali da parte delle Nazioni Unite mediante apposite risoluzioni del Consiglio di Sicurezza: Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia e Tribunale penale per il Ruanda.

IISistemi regionali non europei

Accanto al sistema delleNazioniUnite si devono considerare anchei sistemi regionali di protezione dei diritti umani: oltre al continente europeo,cheverràsinteticamentedescrittoinseguito,vannoconsideratele convenzioni adottate nel continente americano, nel continente africano e nei Paesi arabi.

Nel continente americano vige il sistema previsto nella Convenzione di SanJosédiCostaricadel22novembre1969chesibasasullaCommissionedeidirittidell’uomoesullaCorteinteramericanadeidirittidell’uomo.NelcontinenteafricanoèinvigorelaCartaafricanadeidirittidell’uomoedeipopoli(Banjul,27giugno1981),seguitapuredaunProtocolloistitutivodella Corte africana dei diritti umani e dei popoli (Ouagadougou, 29 giugno 1998) e in seno alla Lega araba è stata adottata la Carta araba dei diritti umani (Cairo, 15 settembre 1994) sottoposta a revisione a Tunisi il 22-23 maggio 2004 ma non in vigore sul piano internazionale.

IIIIl sistema della Convenzione europea dei diritti umani del 1950

Il sistema attualmente in vigore tra gli Stati membri del Consiglio d’EuropasibasasullaConvenzioneeuropeadeidirittidell’uomoedellelibertà fondamentali del 1950 come modificato dal Protocollo n. 11.

Esso consiste essenzialmente nella possibilità di proporre un ricorso dinanzi ad un organo giudiziario internazionale, ossia alla Corte europea deidirittidell’uomochehasedeaStrasburgo(Francia),incasodiasseritaviolazione di uno o più dei diritti previsti nella Convenzione medesima e in alcuni Protocolli che sono stati aggiunti successivamente ad essa.Il ricorso,oltrechedapartediunoStatocontraenteneiconfrontidiunaltro Stato contraente, può essere proposto da individui sottoposti allagiurisdizionediunoStatocontraente,che ritenganodiesserevittimadi

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una violazione. Il procedimento instaurato a seguito di ricorso individuale è caratterizzato dall’accertamento preliminare di alcune condizioni diricevibilità tra cui spicca il previo esaurimento dei ricorsi interni (art. 35 CEDU). Una volta accertata la ricevibilità del ricorso, la Corte esamina il meritodell’affarechesolitamentesiconcludeconlasentenzachedecideinordineallasussistenzadellaviolazione;lepartipossonoancheconcordareun regolamento amichevole fondato sul rispetto dei diritti umani checonsentediterminarel’esamedell’affaresenzaunapronunciadellaCortesulla eventuale violazione del diritto. La sentenza della Corte contiene l’accertamentovincolante inordineallaviolazionedellaConvenzioneequalora l’ordinamentodelloStatononpermette senon imperfettamentedi eliminare le conseguenze della accertata violazione può accordarealla parte lesa una equa riparazione (art. 41 CEDU). La sentenza, resa da unaCameradellaCortecompostadasettegiudici)puòesseresottopostadalleparti,entrotremesi,all’esamediunaGrandeCameracompostadadiciassette giudici in alcuni casi eccezionali (art. 43 CEDU). Parimenti èpossibileche laCameradeclini lapropriacompetenza in favoredellaGrande Camera in presenza di una grave questione di interpretazione o di possibilecontrastodigiurisprudenza,salvocheunadellepartinonvisiopponga (art. 30 CEDU). La sentenza della Corte è vincolante per le parti eilComitatodeiMinistridelConsigliod’Europahailcompitodivigilaresull’esecuzionedellesentenze(art.46CEDU).Nellaprassipiùrecentesièassistitoall’adozionedisentenzedaparte

della Corte che contengono l’accertamento di una violazione aventecarattere c.d. strutturale, ossia che si presenta anche nei confronti dinumerosialtriricorrenti,ancorchépotenziali.Talesituazioneèsuscettibile,secondo quanto affermato dalla Corte, di dare origine a un numero ingente diricorsic.d.ripetitividapartedicolorochesitrovanonellamedesimasituazionedelricorrente;talesituazionesipresenta,adesempio,incasodiviolazionediundirittoprevistodallaConvenzioneacausadell’assenzainuno Stato contraente di una determinata legislazione o, viceversa, a causa della esistenza di una legislazione avente un determinato contenuto. Ciò risultanelle sentenzeBroniowskic.Poloniadel22giugno2004

(GrandeCamera)(par.189)e28settembre2005(regolamentoamichevole)(par.34)nonchénellasentenzaSejdovicc.Italia10novembre2004(Camera)e1°marzo2006(GrandeCamera);aseguitodellaprimadecisionerelativaal caso Sejdovic il legislatore italiano è intervenuto modificando l’art.

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175 c.p.p. prevedendo la riapertura dei termini per impugnare la sentenza penale contumaciale.NelladinamicachesièinstauratainpropositotraCorteeComitatodei

Ministriquest’ultimohaadottatolaRisoluzione2004(3)del12maggio2004 in cui esso invita la Corte a indicare se esiste un problema strutturale chepuòimplicarenumerosiricorsielainvitaaltresìacomunicareiltuttoall’Assemblea,alSegretarioealCommissarioperidirittiumani.OccorretenerepresenteinpropositocheilProtocollon.14checontiene

la modifica del sistema di garanzia della CEDU (non ancora entrato in vigore stante la mancata ratifica di uno Stato contraente della Convenzione del1950)prevedeunainteressantenovitànell’art.46par.3:ilComitatodeiMinistri,senelcorsodellasorveglianzadell’esecuzionediunasentenzaincontradeiproblemidiinterpretazionepuò,amaggioranzadidueterzi,richiedereunapronunciadellaCortesutaleinterpretazione.Nelsuccessivopar.4siprevedecheincasodimancatorispettodiunasentenzadellaCorteil Comitato promuove dinanzi ad essa un apposito giudizio a seguito del quale si potrebbe pervenire, in casi estremi, alla possibile sospensione ed espulsionedelloStatomembro,cosìcomeprevistonell’art.8delloStatutodelConsigliod’Europa.

Un altro problema particolare si è posto di recente in ordine alle conseguenze derivanti da una sentenza della Corte europea che abbiagiudicatonon‘equo’unprocessosvoltosidinanzialleautoritàgiudiziariepenali di uno Stato contraente, qualora nel frattempo la sentenza di condanna sia passata in giudicato. In proposito il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europahaadottatoil19gennaio2000unaraccomandazione(ossiaunaesortazione, non avente in quanto tale una efficacia vincolante per gli Stati) incuisiauspica,perchièstatocondannatoconsentenzairrevocabileaseguitodiunprocessochelaCortehagiudicatonon‘equo’,laprevisionenegli ordinamenti statali della possibilità del riesame della condanna o della riapertura del processo. Il problema si è posto concretamente in Italia in relazione al casoSomogyi (processo contumaciale) e al casoDorigo(condannapronunciataesclusivamenteinbaseadichiarazioniinizialinonconfermate nel successivo dibattimento). Mentre nel primo caso è stata prevista la riapertura dei termini in applicazione del nuovo art. 175, 2° commac.p.p.(Cass.3ottobre2006n.32678imp.Somogyi),nelsecondocaso la Corte di cassazione (Cass. 25 gennaio 2007 n. 2800 imp. Dorigo) ha affermato la non eseguibilità del giudicato penale interrompendo

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l’esecuzionedellapena.Inunaltrocaso(Cass.2febbraio2007n.4395imp.CatBerro)nonèstatatuttaviadispostalasospensionedell’esecuzionedellapenanonostantel’analogiadellasituazioneconilcasoSomogyi.

Come si vede si tratta di una problematica particolarmente complessa chemette in discussione il principio tradizionale della immodificabilitàdelle sentenze penali decise dai giudici di uno Stato divenute irrevocabili.

Tale problematica si aggiunge a quella, ormai annosa, connessa al diritto alladurataragionevoledelprocessoprevistonell’art.6par.1CEDUeallenumerosecondanneriportatedall’Italiaeculminateinfinenell’accertamentodi una violazione avente ormai carattere strutturale. In proposito è sufficiente rinviare alla relazione tenuta nel 2004 dal compianto prof. Vincenzo Starace pubblicata nel volume Cooperazione per l’autosviluppo, curato da Angela Milillo Scicutella, Bari 2004, pp. 129 ss. Merita infinedi essere ricordata la centralità che riveste la tuteladei

diritti fondamentali in seno all’Unione Europea poiché, a seguito dellaconsolidata giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee, ilTrattatoistitutivodell’UnioneEuropeacontieneoggiunappositoarticolo6incuisiaffermachel’UnioneEuropeasifonda,tral’altro,sulrispettodei diritti fondamentali (par. 1) e più precisamente i diritti fondamentali quali sonogarantitidallaConvenzioneeuropeadeidirittidell’uomodel1950 e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali di diritto comunitario (par. 2). Il rispetto dei diritti fondamentali, oltre a costituire un requisito per una domanda di adesioneall’UnioneEuropeadapartediunoStatoeuropeo(art.49),devesussistereanchedapartedeisingoliStatimembriiquali,incasodievidenterischio di violazione grave, sono sottoposti al particolare procedimentodi inchiesta previsto nell’art. 7 del Trattato dell’Unione Europea e, incaso di accertata violazione grave e persistente, possono vedere sospesi alcuni diritti derivanti dallo status di membro quale, ad esempio, il diritto divotodelpropriorappresentanteinsenoalConsiglio.L’adozionedellaCartadiNizzanel2001checontiene,comeènoto,uncatalogodeidirittifondamentali conferma l’influenza crescente nell’Unione europea delmovimento per la tutela dei diritti umani, affidato in precedenza agli organi delConsigliod’Europa.Influenza suscettibile di ampliarsi a seguito della incorporazione nel

TrattatocheadottaunaCostituzioneper l’Europa (28ottobre2004)delcatalogo dei diritti contenuto nella Carta di Nizza. Come è noto, peraltro, il

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relativo processo di ratifica è attualmente sospeso a seguito dei referendum franceseeolandesechehannoimpeditolaratificadelTrattato-CostituzionedapartedegliStatimembriinquestione,maciònonparesuscettibilediincidere sulla rilevanza già in atto dei diritti fondamentali nell’Unioneeuropea,propriograzieall’azionesvoltadallagiurisprudenzadellaCortedigiustiziadelleComunitàeuropeecheinmateriadidirittifondamentalidell’uomoha sempre rivolto lo sguardo anche alla giurisprudenzadellaCorte di Strasburgo.

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Dal Partenariato Euro-Mediterraneo alla Politica di VicinatoLa cornice della cooperazione della UE con i Paesi del Mediterraneo

è costituita dal Partenariato Euro Mediterraneo, che a partire dallaConferenza Euro-Mediterranea dei Ministri degli Esteri del novembre 1995 lancia il cosiddetto processo di Barcellona tra i Paesi membri e i Paesi del Mediterraneo: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, AutoritàPalestinese,Siria,TunisiaeTurchia(CiproeMaltaeranocoinvoltenelpartenariatomadal2004sonodiventatimembridell’Unione;laLibia1 dal1999haacquisitolostatusdipaeseosservatore).

Il processo di Barcellona nasce in un clima politico favorevole caratterizzatodallastoricafirmadegliaccordidipacediOslo,chesembravaaprisserounaprospettivadi pacificazionedell’areamediterranea.Per laprimavolta,conlafirmadellaDichiarazionediBarcellona,siintroduceil concetto di multilateralità e di partnariato nelle relazioni con i Paesi del Mediterraneo e si riconosce il bacino Mediterraneo come area strategica nella costruzione di una Wider Europe.TresonoicapitolichiavedelpartenariatoEuro-Mediterraneo:Partenariato politico e della sicurezza, per la creazione di un’area

comune di pace e stabilità da perseguire tramite il dialogo politico e la condivisione di principi e obiettivi del diritto internazionale.Partenariatoeconomicoefinanziario,perun’areadicomuneprosperità

daattuaremediante:a)l’istituzioneentroil2010diun’areadiliberoscambio(EMFTA - Euro-Mediterranean Free Trade Area) tra i Paesi membri e i Paesi della sponda sud, che prevede la liberalizzazione del commercio

1A causa dello status imposto a seguito dell’embargo delleNazioniUnite ed europeo, laLibia non era stata invitata a partecipare al processo di Barcellona. Nel 1999, a seguito della sospensionedellesanzioniUN,laLibiahapartecipatocomeosservatoreallaterzaConferenzaEuro-MediterraneadeiMinistridegliEsteridell’Unione.Nonostantelerevocadellesanzioni,laLibianonhapartecipatoapienotitoloalprocessodiBarcellona.

Le politiche e gli strumenti della cooperazione dell’Unione Europea con i Paesi del Mediterraneo

* Prof. Mariangela Pantaleo

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e la progressiva liberalizzazione dei prodotti agricoli; b) programmi dicooperazioneediaiuto inareeesettoriconcordati;c)accresciutoaiutofinanziarioaipaesipartnerdelMediterraneo;

Partenariato socio-culturale ed umano, per favorire lo sviluppo delle risorse umane e la mutua comprensione fra le culture del Mediterraneo.NelPartenariatoEuro-Mediterraneo,lerelazionibilateralitral’UEedi

singoli paesi sono governate dagli Accordi di Associazione. Il processo di negoziazione di tali Accordi è stato molto differenziato per i diversi paesi el’entratainvigoredegliAccordimoltolenta.Adoggisonostatifirmatigli Accordi di Associazione con tutti i paesi partner, tranne la Siria, con cui le negoziazioni sono comunque concluse. Gli ultimi Accordi ad entrare in vigore sono stati quelli con Egitto (2004) e Algeria (2005) (vd Tabella 1).

Le relazioni bilaterali sono integrate dalle relazioni multilaterali, attuate attraverso lo strumento delle Conferenze multilaterali sui temi e i settori rilevanti del Partenariato.

A partire dal 20042,l’UnioneEuropeadefinisceedintroducelaPoliticaEuropeadiVicinato(PEV),chesirivolgeaipaesilimitrofiperiqualinonèprevistaunaprospettivadiadesioneall’UnioneEuropea.Essasisituainun quadro generale di profondo cambiamento dei rapporti internazionali dell’Unione, determinato dal processo di allargamento verso i Paesidell’Europadell’Est.Lasuaattuazionerivesteunruolostrategicocrucialenelle relazioni esterne dell’Unione Europea: nella Strategia politicaannuale della Commissione per il 2005 la Politica di Vicinato figura come secondoobiettivoprioritariosucuiarticolarel’azioneesternadell’Unione,dopo il completamento del processo di stabilizzazione e associazione con i paesi dei Balcani Occidentali3.Completatol’allargamentoadest,dunque,leprioritàdell’Unioneriguardanol’accompagnamentodeipaesicandidatie in pre-adesione dell’area dei Balcani Occidentali e della Turchia nelpercorso di adeguamento all’acquis communautaire e la stabilizzazione dell’areacomprensivadeipaesivicinisecondoun’agendascanditadagliobiettivi della sicurezza e della stabilità interna.

I Paesi beneficiari della PEV sono 16: 6 sul confine settentrionale terrestre, 10 del bacino mediterraneo. Tutti i paesi del Partenariato

2 COM(2004) 373, 12/05/2004 Document de stratégie de la politique européenne de voisinage.3 Strategia politica annuale della Commissione per il 2005 - COM(2004) 133 def.

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Euro-Mediterraneo, tranne la Turchia, che dal 2004 rientra fra i Paesiin pre-adesione, sono destinatari della PEV. La Siria non ha ancorasiglato l’AccordodiAssociazioneedunquenonhaavviato ilnegoziatoper l’elaborazione del Piano d’Azione, la Libia mantiene lo statuto diosservatore dal 1999. Intuttiidocumentidell’UnionesullaPEV,sileggecheilsuoobiettivoè

quellodiestendereibeneficidell’allargamentodell’UnioneaiPaesivicinie di prevenire la creazione di nuove linee di demarcazione tra l’Unioneallargatae iPaesivicini.Attraverso talepolitica, l’Unioneoffre aipaesivicini una prospettiva alternativa all’allargamento, che consiste nellaprogressiva partecipazione al mercato interno e nel sostegno per conformarsi aglistandarddell’UEincambiodell’impegnoamettereinattoleriformepolitiche, istituzionali ed economiche concordate a livello bilaterale, adavanzare nel processo di democratizzazione, a rafforzare lo Stato di Diritto e il rispetto dei diritti umani e a collaborare in materia di obiettivi fondamentali di politica estera (lotta al terrorismo, non proliferazione delle armi di distruzionedimassa).L’obiettivodilungoperiodoèdunquediprocederead una integrazione dei paesi partner al mercato interno e di rafforzare i collegamentimaterialieimmateriali(neisettorideitrasporti,dell’energia,dell’ambiente,dellaricercaedellasocietàdell’informazione)senzapassareper l’integrazione istituzionale (all but institutions). La prospettiva è la definizione diAccordi diVicinato che rafforzino la cornice legale dellerelazioni bilaterali ad oggi definite dagli Accordi di Associazione.NellaPEV,l’avvicinamentoall’Unionesirealizzasecondounapproccio

differenziato da paese a paese, sulla base del principio di condizionalità. Si introduce dunque un principio competitivo di premiazione dei progressi compiuti da ciascun paese nelle riforme politiche, economiche e socialiconcordateneiPianid’Azioneconincentivimaggiorirelativiall’accessoal mercato europeo, alla partecipazione ad alcuni Programmi europei e ad aiuti finanziari. In tal modo, la dimensione bilaterale torna ad essere prevalente nelle relazioni con i paesi della sponda sud del Mediterraneo. AlcuniosservatoricriticanocheladimensionemultilateraleeregionaledelPartenariato Euro-Mediterraneo esca indebolita dalla Politica di Vicinato, diluita nel quadro più ampio dei rapporti con i paesi confinanti. Tuttavia, negliobiettiviregionalilaPoliticadiVicinatoconfermal’agendadilavoro“Barcellona+5”, stabilita in occasione del decimo anniversario dellaDichiarazionediBarcellona.

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Strumenti e linee di finanziamento UE nei Paesi del MediterraneoStrumento finanziario per l’attuazione del Partenariato Euro-

Mediterraneo è stato fino al 2006 il Programma MEDA (Reg.EC/1488/96, emendato nel 2000, Reg.EC/2698/2000). La programmazione delle risorse finanziarie avveniva attraverso la formulazione di Strategy paper regionali enazionali,cheidentificavanoleprioritàdiazionealivellodipaeseediregionesuunarcotemporalequinquennale;agliStrategy paper seguivano i National Indicative Programme,cheallocavanolerisorsefinanziarieperciascun settore sulla base di una programmazione triennale.

Lo strumento finanziario di attuazione della PEV è, a partire dal 2007, l’Enpi, European Neighbourhood Partnership Instrument (Reg. 1638/2006). ENPI sostituisce, per quanto riguarda i paesi del Mediterraneo, lo strumento finanziario del Partenariato Euro-Mediterraneo, il Programma MEDA.

La programmazione dello strumento ENPI, prende avvio con la predisposizione da parte della Commissione Europea di Country Report finalizzati a valutare la situazione politico-economica ed istituzionale dei diversi Paesi per definire modalità e tempi di costruzione delle relazioni. Il passaggio successivo è lo sviluppo di Action Plan concordati a livello bilaterale con ciascun paese. Questi documenti, pur basandosi sulle priorità trasversali dell’ENPI, sono adattati alla realtà ed ai bisogni di ciascunpaeseediversificatiasecondadellaprioritàdiall’avvicinamentoall’UE.Gli Action Plan definiscono infatti l’agenda delle riforme politiche edeconomichedelpaese,attraversoprioritàdibreveemedio termine (3-5anni) in materia di dialogo politico e riforme, sviluppo economico e sociale, regolamentazione del commercio e del mercato, cooperazione in tema di giustizia e affari interni, cooperazione settoriale nei settori dei trasporti, dell’energia,dellasocietàdell’informazione,dell’ambiente,dellaricercaesviluppo e infine attraverso il rafforzamento dei legami culturali educativi esocialitral’UEeipaesipartner.

Lo strumento ENPI si articola in tre tipologie di interventi:Programmi nazionali. I programmi nazionali si concentrano

sull’avanzamentodelleriformeconcordateneiPianid’Azione.Programmi multinazionali, rivolti a rafforzare la cooperazione

regionale. I Programmi sono differenziati fra Sud ed Est. Per il Mediterraneo, ilProgrammaricalcagliobiettividell’agenda“Barcellona+5”stabilitainoccasione del decimo anniversario del partenariato Euro-Mediterraneo.

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Programmi di Cooperazione Transfrontaliera. I CBC Programmes sono finanziati congiuntamente dal FESR e da linee di bilancio esterne combinate in un unico strumento finanziario e in un unico meccanismo di gestione.Rappresentanolaprincipaleinnovazionenell’ambitodellaPEV,poichécombinanogliobiettividipoliticaesteraconlacoesioneeconomicae sociale tra i Paesi membri e i Paesi confinanti, introducono il principio dei benefici comuni dei territori confinanti e prevedono la partecipazione delle autorità locali.

Tabella 1 - Quadro di sintesi dell’evoluzione degli strumenti di partecipazione al Partenariato Euro-Mediterraneo e alla PEV per paese

(situazione al 31/01/2007)

Firma Entratainvigore CountryStrategy NationalIndicative Rapporto Proposta Pianod’Azione Association dell’Assosciation PapereNational Programmes PaesePEV Piano Finaleadottato Agreement Agreement IndicativeProgrammes 2005-2006 d’Azione dalpartner 2002-2004

Algeria 04/02 09/05 X X

Egitto 06/01 06/04 X X 02.03.05

Israele 11/95 06/00 12.05.04 09.12.04 04/05

Giordania 11/97 05/02 X X 12.05.04 09.12.04 06/05

Libano 01/02 04/03 X X 02.03.05 05.07.06 01/07

Libia - - - - - -

Marocco 02/96 03/00 X X 12.05.04 05.01.05 07/05

Autorità

Palestinese 02/97 07/97 non esiste 4 12.05.04 09.12.04 05/05

Siria negoziazioni X X - - -

concluse

Tunisia 07/95 03/98 X X 12.05.04 09.12.04 07/05

Turchia5 07/95 12/95 - - - -

Fonte: http://ec.europa.eu/world/enp/index_en.htm

4GliaiuticomunitarisonogestitidirettamentedaEuropeAidedaECHOperl’impossibilitàdi una programmazione pluriennale. 5Nel1999l’UnioneEuropeahaaccettatolacandidaturadellaTurchia,chedal2002beneficiadeiProgrammidiPre-Adesione.Diconseguenza laTurchianonè inclusanellaPoliticadiVicinato.

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OltreaiProgrammidedicati all’area,quale ilMEDAfinoal2006, ilMiddle East Peace Process, e l’ENPI a partire dal 2007, vi sono lineedifinanziamentotrasversalidellaCommissioneEuropearivolteancheaiPaesidelMediterraneo.LerisorsefinanziariecheprovengonodalbudgetUE sono gestite prevalentemente dall’Ufficio di Cooperazione dellaCommissione Europea EuropeAid.

Lo Strumento di Cooperazione allo Sviluppo (DCI)6,harecentementeunificato le linee trasversali gestite da EuropeAid nei seguenti Programmi Tematici: Investimento nelle persone, Ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali, NGO e autorità locali nello sviluppo, Sicurezza alimentare, Migrazione e asilo.Inoltre,ilReg.1889/2006haistituitounostrumentofinanziarioperla

promozionedellademocraziaedeidirittiumaninelmondo,checonsentediprolungareerafforzarel’iniziativaeuropeaperlademocraziaelatuteladeidirittiumani(Reg.(CE)n.975/1999eReg.(CE)n.976/1999)echepermette di fornire assistenza indipendentemente dal consenso dei governi dei paesi terzi.

Altre Direzioni Generali gestiscono linee finanziarie aperte alla partecipazione dei Paesi del Mediterraneo. Tra queste, particolare rilevanza assumonoifinanziamentiperl’emergenzael’assistenzaumanitariagestitida ECHO.

Dati finanziari dell’APS verso i Paesi del Mediterraneo IPaesidelMediterraneohannobeneficiatonel2005 di 1.122 milioni di €,

cheammontanoacircail10%dell’APSgestitodallaCommissione7.Dal 2001 al 2005 gli aiuti sono andati progressivamente aumentando,

inaccordoconilrilievosempremaggioredell’areanellerelazioniesternedell’UE.

6 Regolamento (Ce) N. 1905/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicem-bre2006,cheistituisceunostrumentoperilfinanziamentodellacooperazioneallosviluppo.7 La cifra di 1.122 milioni di euro comprende gli aiuti bilaterali e multilaterali rivolti ai Paesi del Mediterraneo attraverso programmi geografici gestiti da EuropeAid (fino al 2005 principalmente attraverso MEDA e i Programmi settoriali di Vicinato). Non comprendono i dati relativi alle linee tematichetrasversaligestitedaEuropeAidedallealtreDGdellaCommissione.Fonte:Rapportoannuale EuropeAid 2006.

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Grafico 1 - APS verso i Paesi del Mediterraneo 2001-2005

Fonte: Rapporto annuale EuropeAid 2006

Fra i 10 Paesi del Partenariato, nel 2005, i maggiori destinatari degli aiutisonostatiilMarocco,laCisgiordaniaeStrisciadiGaza,l’EgittoelaTunisia.Datocheconfermalatendenzariscontratadal1995al2004.

Come si vede dalla tabella 2 la Striscia di Gaza e la Cisgiordania sono il secondomaggioredestinatariodell’APSrivoltoaiPaesidelMediterraneo;alle cifre dell’APS gestito da EuropeAid bisogna aggiungere i fondiimpegnati da ECHO, che ha destinato 37 milioni di euro nel 2005 airifugiati palestinesi nei Territori Occupati, in Libano, Siria e Giordania.

Grafico 2 - APS per Paese nel 2005

Fonte: Rapporto annuale EuropeAid 2006

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Tabella 2 - APS per Paese nel 2005

APS 2005 Popolazione Rapporto Reddito (mln €) (mln) aiuti/ pro capite popolazione (2002) Impegnato Speso

Algeria 52 48 33,5 1,430 1.973

Cisgiordania 145 166 3,9 42,690 1.055

e Striscia di Gaza

Egitto 111 135 75,4 1,793 1.732

Giordania 60 39 5,6 6,955 1.944

Israele 1 3 7,2 0,369 18.833

Libano 29 31 3,9 7,992 7.398

Libia 1 1 5,9 0,092 1.336

Marocco 142 219 31,7 6,920 1.055

Siria 22 26 19,5 1,349 1.226

Tunisia 120 83 10,1 8,233 7.900

Fonti: APS 2005: Rapporto annuale EuropeAid 2006; popolazione: World Data Sheet 2006 - dati aggiornati a metà 2006 (mln); reddito pro-capite: Cross-Border Cooperation Strategy Paper 2007-2013 Indicative Programme 2007-2010.

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Grafico 3 - Distribuzione settoriale APS speso nel 2005

Fonte: Rapporto annuale EuropeAid 2006.

Le prospettive finanziarie nel periodo 2007-2013Nel periodo di programmazione 2007-2013, i fondi disponibili a

sostegnodelleriformepoliticheedeconomichedeiPaesidestinataridellaPEVammontanoacirca12miliardidieuro:11,18miliardicircadall’ENPI,0,8miliardi dalle linee tematiche dello Strumento per la Cooperazione(DCI)edalloStrumentoperiDirittidell’Uomo(IDHR).

Il Programma pluriennale 2007-2013 prevede uno stanziamento di 5.621,2 milioni di euro, ripartiti tra programmi nazionali: 73%,

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programmiregionaliemulti-country:15%,ProgrammidiCooperazioneTransfrontaliera:5%(integratidalFESR),GovernanceFacilityesostegnoagliinvestimenti,7%,fondocheverràutilizzatoperpremiareiprogressiin materia di governance e per sostenere gli investimenti nei paesi vicini. Allerisorseattribuitedall’ENPIperilperiododiprogrammazione2007-

2013 bisogna aggiungere il contributo in prestiti della Banca Europea degli Investimenti per un valore di 8,7 milioni per il Mediterraneo, notevolmente superiore rispetto al periodo precedente (6,5 mln). IlRegolamentostabilisceche i fondiallocatiaiprogramminazionali

dipenderanno dalle necessità dei paesi, dalla capacità di assorbimento e dall’avanzamentonelleriformeconcordateneiPianid’Azione.

Di conseguenza, le allocazioni nazionali del programma pluriennale 2007-2010 sono state stabilite tenendo conto del livello degli auiti erogati nel periodo 2000-2006, della dimensione del Paese (popolazione e HDI) e dellivellodireddito,dellostatodiavanzamentodellerelazioniconl’UEedella capacità dei Paesi di attuare le riforme concordate. Deltotaleallocatodall’UEallostrumentoENPI,perilperiodo2007-

2010sututteleareegeografichepertinenti(5.621,2milionidieuro),circail60%èallocatoall’areadelMediterraneo.DiseguitoiCBCProgrammescheinvestonol’areadelMediterraneo:

Tabella 3 - CBC Programmes che investono l’area del Mediterraneo

Spagna/Marocco Nord 156.732 M €

Spagna/Marocco Sud 32.162 M €

Italia/Tunisia 25.191 M €

Mediterranean 173.607 M €

Su 1.118.434 M€ destinati ai CBC, solo il 34,6% (387.692 M€) sono destinati a programmi che investono i Paesi della sponda sud delMediterraneo.

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Tabella 4 - Allocazioni indicative programmi pluriennali ENPI 2007-2010 e confronto medie annuali MEDA nel periodo 1995-2010

Cooperazione ENPI media annuale media annuale media mediabilaterale 2007-2010 2007-2010 Programma annuale annuale Indicativo MEDA MEDA Nazionale 2000-2004 (S) 1995-1999 (S) 2005-2006

Algeria 220 55 53 15 6

Cisgiordania 632 158 198 66 11

e Striscia di Gaza

Egitto 558 140 122 72 31

Giordania 265 66 55 49 22

Israele 8 2 nd nd 0

Libano 187 47 25 21 0

Libia 8 2 nd 0 0

Marocco 654 164 138 89 26

Siria 140 35 40 8 0

Tunisia 300 75 72 64 34

Totale bilaterale 2.972 743 504 382 129

Cooperazione 333,3 83,3 125,4 96 46 regionale

Programmi di 101,8 25,5 15,0 cooperazione transfrontaliera8

Totale 3.407 852 612 477 175

Fonti:- Information note della Commissione Europea, Programme under the ENPI: establishing the multi-annual indicative allocations for the period 2007-2010, October 2006.- MEDA Regional Indicative Programme 2005-2006.

- Communication from the Commission to the Council and the European Parliament

8 Spagna/Marocco Nord, Spagna/Marocco Sud, Italia/Tunisia, Mediterraneo.

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tenthanniversaryoftheEuro-MediterraneanPartnership:aworkprogrammetomeetthechallengesofthenextfiveyears.

Grafico 4 - Confronto tra medie annuali finanziamento dei programmi geografici d’area 1995-20109

Sebbene gli impegni finanziari assunti attraverso la programmazione di ENPI verso i paesi del Mediterraneo siano aumentati rispetto alla Programmazione MEDA, da più parti ci si domanda se questo aumento possa costituire una sostegno adeguato per accompagnare le riforme e l’adeguamento agli standard europei, in assenza dell’incentivo di unaprospettiva di adesione alle istituzioni europee10.

9 I dati dei programmi MEDA 1995-1999 e 2000-2004 si riferiscono ai finanziamenti spesi nel paese, i dati dei Pin 2005-2006 e dei programmi nazionali ENPI 2007-2013 si riferiscono ai finanziamenti impegnati.10 Cugusi, La politica di Vicinato, quali opportunità per l’Italia, Cespi 2007.

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Globalizzazione dei diritti ed obblighi degli Stati nella prevenzione della tratta delle donne

* Prof.ssa Gabriella Carella

SOMMARIO: 1. Il problema della definizione della tratta e il Protocollo di Palermo del 15 novembre 2000. – 2. La tratta quale violazione del divieto di riduzione in schiavitù. – 3. Rilevanza a fini di prevenzione della differenziazione fra tratta emigrazione illegale. –4. Gli obblighiconvenzionali dello Stato di origine della tratta e i relativi meccanismi di garanzia. –5. Il regime aggravato di responsabilità internazionale dello Stato di origine della tratta.

1. La lotta alla tratta delle donne a scopo di sfruttamento sessuale è un problemadiarduasoluzioneperchésicollocaalpuntodiintersezioneditre settori di cruciale importanza: la disciplina delle migrazioni illegali, la lotta alla criminalità organizzata e la tutela dei diritti umani. Per elaborare unacorretta strategiagiuridica,pertanto, èpreliminarechiarire inqualedei suddetti ambiti si collochi il fenomeno: è evidente, infatti, che larelativadisciplinagiuridicasaràdiversaasecondacheessopossaritenersiappartenenteall’ambitodellamigrazioneillegale–ovel’interessetutelatoè quello dello Stato alla propria sicurezza –, ovvero a quello della lotta allacriminalitàtransnazionale–cheproteggel’interessedelloStatoallagaranziadell’ordinepubblico–, ovvero ancora alla tutela dei diritti umani, ovel’interesseèquellodell’individuoallatuteladellapropriadignità.

Indubbiamente il fenomeno in esame è divenuto rilevante con l’affermarsi dei flussi internazionali di persone dovuti alla facilità dispostamentonelmondoglobalizzatoeallefortidisparitàeconomichetraNordeSuddelmondo.L’aumentodeiflussimigratori,comeènoto,hadeterminatolareazionedeiPaesididestinazioneiqualihannoinaspritoleleggisull’immigrazione.Laconseguentedisparitàtralafortepressionemigratoria e l’esiguo numero di vie di accesso legale ha fatto crescerevertiginosamente lamigrazione illegale e l’ha posta all’attenzionedella

* Docente di Diritto internazionale, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Bari

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criminalità organizzata che l’ha rapidamente inclusa nei propri traffici.Ogni anno milioni di persone costituiscono le merci di questo nuovo mercato che fattura profitti altissimi per la criminalità. La tratta delledonne, peraltro, pur essendo collegata ai fenomeni descritti, presenta connotazionicheconsentonodiconsiderarlaunaviolazionedeidirittiumanifondamentali: rilevano in tal senso le modalità coercitive di realizzazione dello spostamento delle donne e la finalità di sfruttamento della persona cui lo spostamento stesso è rivolto.Dopounperiodoincuil’ambiguitàel’incertezzahannocaratterizzato

gliattigiuridicisia interniche internazionali,sièapprodatiallaprecisaconnotazione della tratta grazie all’elaborazione della Convenzionedi Palermo sulla lotta alla criminalità transnazionale organizzata, alla qualesonoannessiduedistintiProtocolli,l’unocontroiltrafficoillecitodimigranti per aria, per terra e permare e l’altromirante a prevenire,reprimere e punire la tratta delle persone, in particolare delle donne e dei minori1. Il fatto stesso della esistenza di due protocolli distinti evidenzia la diversità della tratta rispetto alla migrazione illegale. Tale differenza emerge in termini chiari dal confronto tra gli elementi essenziali delledefinizionideiduefenomeni.L’art.3delProtocollosultrafficodimigrantidefiniscequest’ultimocome“ilfattodiassicurare,alfineditrarnevantaggiofinanziario o altro vantaggio materiale, l’ingresso illegale in uno Statopartediunapersonachenonènécittadino,néresidentepermanenteditaleStato”.Aisensidell’art.3delProtocollosullatratta,invece,quest’ultimaèdefinita come “il reclutamento, il trasporto, il trasferimento di una persona, il darle ricovero e la successiva accoglienza con la minaccia del ricorso o il ricorso alla violenza o ad altra forma di coercizione o di abuso di autoritàperfinidisfruttamentosessuale,schiavitùopraticheanalogheallaschiavitù”.

Un primo elemento di differenziazione tra i due fenomeni è costituito dalla coercizione, assente nella migrazione illegale, essenziale nella tratta. Ed invero, nella migrazione illegale lo spostamento avviene sulla base del

1 La Convenzione di Palermo sul crimine transnazionale organizzato è stata adottata dall’Assemblea generale delleNazioniUnite il 15 novembre 2000, con risoluzione 55/25,unitamentealProtocolloperlaprevenzione,l’eliminazioneelarepressionedellatrattadegliesseri umani, in particolare di donne e di bambini e al Protocollo contro il traffico di migranti per terra, mare ed aria: il testo dei suddetti atti si legge sul sito Internet www.unodoc.org

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consenso e vi è un incontro di volontà tra trafficante e trafficato avente ad oggetto laviolazionedelle leggi sull’immigrazione laqualeè,pertanto,imputabile ad entrambi. Nella tratta, invece, lo spostamento avviene senza econtrolavolontàdelledonneallequali,pertanto,nonpuòinalcunmodogiuridicamente addebitarsi la violazione delle leggi dello Stato, sia di quellerelativeall’immigrazione,siadiquellerelativeall’ordinepubblicoe alla pubblica moralità.

Un secondo elemento di differenziazione è costituito dallo sfruttamento, essenziale nella tratta e assente nel traffico di migranti. Quest’ultimo,infatti, si esaurisce con lo spostamento delle persone, mentre non harilievo quanto accada successivamente. Nella tratta, invece, il nucleo della fattispecieèproprionellafasesuccessivaallospostamentoequest’ultimodipersénonèsufficienteadintegrarelafattispeciesenonsiafinalizzatoallo,eseguitodallo,sfruttamento.Bastipensareacome,nell’elencazionedeicomportamentivietati,l’art.3delProtocollosullatrattaincludanonsolo il reclutamento, il trasferimento, il trasporto di una persona, ma anche ildarle ricoveroe il fattodi accoglierla, cioècomportamenti chepresuppongono già avvenuto lo spostamento.

Infine, ultimo elemento di differenziazione tra le fattispecie in esame è la violazione delle leggi nazionali sull’immigrazione: quest’ultimoè elemento costitutivo del traffico di migranti, mentre ha carattere deltutto accidentale nella tratta. Difatti, quando vi siano la coercizione e lo sfruttamento,latrattasussisteancorchél’attraversamentodellefrontieresiastatoperfettamentelegale,ovveromanchideltuttoperchélospostamentosièsvoltoall’internodelterritoriodiunsoloStato.

Dai rilievi sin qui effettuati scaturisce automatica la conclusione per la quale mentre l’immigrazione illegale è un reato contro lo Stato, latratta è un reato contro la persona e costituisce una violazione dei diritti di quest’ultima. La conclusione raggiunta non ha una efficacia limitataall’applicazionedelProtocollodiPalermo,mahaunaportatapiùampiaperchéladefinizionedi trattasinquiesaminataèdiventatarapidamentemodello di legislazioni interne e di atti internazionali, al punto da potersi ritenere generalmente accettata. Ad essa si rifanno, ad esempio, la decisione quadrodelConsigliodeiministridell’Unioneeuropeadel19luglio20022

2 La decisione quadro sulla lotta contro la tratta degli esseri umani si legge in GUCE L 203 del 1° agosto 2002.

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elaleggeitalianadell’11agosto2003n.2283.

2. La definizione della natura giuridica della tratta quale violazione di diritti umani è suscettibile di essere ulteriormente precisata individuando lo specifico diritto leso. Negli elementi costitutivi della tratta, invero, si ravvisa unacoincidenzasostanzialeconlanozionediriduzioneinschiavitùdefinita,giàapartiredallaConvenzionediGinevradel1926,comel’eserciziosudi una persona di tutti o di alcuni degli attributi del diritto di proprietà4: considerato che questi ultimi consistono nei poteri di disposizione ogodimento, è innegabile che la tratta, nel corso della quale le donnevengono vendute o trasferite di mano in mano come cose, al fine di trarre vantaggio dalle attività cui sono coercitivamente sottoposte, si configura comeunafattispecietipicadiriduzioneinschiavitù.Népuòrilevarechela Convenzione di Ginevra del 1956, elaborata allo scopo di individuare e disciplinarealcuneformetipichediriduzioneinschiavitù,nonmenzionilatratta,dalmomentoche,daunlato,l’elencodellaConvenzionenonvuolcertoessere tassativo,dall’altro, alcune fattispeciecontemplate,quali laschiavitùperdebitieimatrimoniforzati,costituisconofrequentimodalitàdi realizzazione della tratta delle donne5.D’altraparte,ladefinizionedellatrattaqualefattispecietipicadiriduzioneinschiavitùricorreinimportantiatti internazionali. Può ricordarsi l’art. 6 della Convenzione americanadeidirittidell’uomodel22novembre1969,cheproibiscelaschiavitùintuttelesueforme,inclusiiltrafficodeglischiavielatrattadelledonne.Importantealtresìèl’art.7delloStatutodellaCortepenaleinternazionaleche, includendo la schiavitù tra i crimini contro l’umanità, la definisce

3 Si legge in GU n. 195 del 23 agosto 2003.4Cfr.l’art.1dellaConvenzioneuniversalesullaschiavitùdel25settembre1926,inLeague of Nations Treaty Series, 60, p. 253 ss.5LaConvenzionesupplementaredel7settembre1956sull’abolizionedellaschiavitù,dellatrattadeglischiaviedelleistituzioniepraticheanalogheallaschiavitù,adottatanell’ambitodell’ONUacompletamentodellaConvenzionedel1926,si leggeinUnited Nations Treaty Series,96,p.271ss.LaConvenzionedel1956includenellanozionedischiavitùlaservitùperdebiti,l’obbligodiunapersonadivivereelavoraresullaterradiproprietàaltruifornendoalproprietario determinati servizi senza poter modificare tale obbligo, la promessa o cessione di una donna in matrimonio in cambio di una contropartita alla famiglia, la cessione della moglie a terzi a titolo oneroso da parte del marito, la trasmissione per successione della moglie a terzi, la vendita di minori per lavoro o sfruttamento sessuale.

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come“l’eserciziodialcuniodituttiipotericonnessialdirittodiproprietàsu di una persona, incluso il traffico di persone, in particolare di donne e bambini a fini di sfruttamento sessuale”6.Daultimo, l’art.5dellaCartadeidiritti fondamentalidell’Unioneeuropea7proibisce laschiavitùe,aln. 3, include nella proibizione la tratta delle persone. La qualificazione prospettatatrovariscontro,altresì,nellagiurisprudenzainternazionale,inparticolarenelladecisionedellaCamerad’appellodelTribunalepenaleper la ex Iugoslavia nel caso Kunarac, Kovac e Vokovic8 nella quale la trattadidonneèconsiderataunafattispecietipicadiriduzioneinschiavitùed è punita a tale titolo, sebbene non espressamente prevista nello Statuto del Tribunale.

3. Aver conseguito a livello internazionale una definizione unitaria di trattachenechiariscelanaturagiuridicaèunfattodiprimariaimportanzaacuipuòriconnettersiunafunzionepreventiva,sia indirettachediretta,nella lotta al fenomeno.

Quanto alla funzione preventiva indiretta, essa scaturisce dalla considerazione che la confusione troppo spesso operata fra tratta emigrazione illegale è una delle principali cause di impunità dei trafficanti e, come tale, contribuisce alla crescita del fenomeno. Ed invero, l’assimilazione della tratta alla migrazione illegale comporta che aitrafficantisiapplichinolesanzioniconseguentiallaviolazionedelleleggisull’immigrazione,lequalisonospessosolosanzioniamministrative;ciòharesolatrattaun’attivitàabassorischio,cometalepreferibilerispettoadattività parimenti lucrative, ma più severamente sanzionate, quali il traffico di droga o di armi. La conseguita chiarezza circa la natura della trattaqualegraveviolazionedidirittiumanifondamentalicomporta,invece,chelemisurerepressivechegliStatidevonoadottaredebbanoesseredinaturapenaleedientitàcommisurataallaparticolaregravitàdell’illecito.

Inoltre, la confusione tra la tratta e il traffico di migranti, mettendo in ombra gli aspetti attinenti alla violazione dei diritti umani, occulta la

6 Lo Statuto della Corte penale internazionale, adottato a Roma il 17 luglio 1998, si legge in GU n. 167 del 19 luglio 1999.7 La Carta, proclamata a Nizza dal Parlamento europeo, Consiglio e Commissione il 7 dicembre 2000, si legge in GUCE n. C 364 del 18 dicembre 2000.8 La decisione del 22 febbraio 2001 si legge sul sito Internet del Tribunale http://www.un.org/icty.

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qualitàdivittimadelladonnachesubisceunagravelesionedeisuoidiritti.Èperquestomotivochenonsièancoraelaborata,alivellointernazionaleo interno, una adeguata disciplina di protezione delle vittime della tratta e queste ultime sono esposte o a subire una vittimizzazione di secondo grado –perchéincriminateperprostituzioneoperviolazionedelleleggisull’immigrazione –, ovvero, nella migliore delle ipotesi, ad essere immediatamente espulse. In tal modo, non solo non si appresta alle donne ladovutaassistenza,macisiprivadellapossibilitàcheessetestimoninoneiprocessicontroitrafficantiesiincremental’impunitàdiquestiultimi.Névatrascuratocheun’altissimapercentualedelledonnerinviateinpatriaricade nelle grinfie della criminalità organizzata rientrando nel circuito dello sfruttamento.Infine,chiarendochelatrattaèunistitutobendistintodallamigrazione

illegale, si elimina ogni dubbio sulla possibilità di configurare come casi di trattaglispostamentiall’internodelterritoriodell’Unioneaventiadoggettocittadinecomunitarieche,godendodellalibertàdicircolazione,nonsonosoggette alle leggi sull’immigrazione. In considerazionedell’imminenteingressonell’UnionedimoltiStatidiorigineeditransitodellatratta,lapersistenza di equivoci ed incertezze concettuali sarebbe evidentemente deleteria per la lotta al fenomeno.

4.Laconseguitachiarezzacirca lanaturagiuridicadella trattasvolgealtresìunafunzionepreventivadirettanellamisuraincuiconsentedispostarel’attenzionedaipoteridelloStatodidestinazioneagliobblighidelloStatod’origine.Ed invero, seogniStato, invirtùdellanormaconsuetudinariaecogente sulla schiavitù,ha l’obbligodi eliminare la trattadelledonne,appare possibile ricorrere alla responsabilità internazionale e ai meccanismi convenzionali posti a garanzia dei diritti umani per indurre gli Stati di origine a reprimere i flussi di tratta che si svolgono sul loro territorio.È una prospettiva non ancora adeguatamente esplorata,ma che si rivelafecondadisviluppiperlaricchezzadistrumentiadisposizione.Edinvero,è utile ricordare che, nell’ordinamento internazionale contemporaneo,la globalizzazione dei diritti ha preceduto di molto la globalizzazioneeconomica,dalmomentochequest’ultimanascecon lafinedellaguerrafredda e la istituzione dell’Organizzazione mondiale del commercio,mentrelaprimadatadallacostituzionedell’ONUche,findall’immediatodopoguerra,hasvoltoinquestocampoun’operaaltamentemeritoria.

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Consideriamoquindiqualisianoimeccanismidigaranziache,facendovalerelaresponsabilitàdelloStatodiorigine,possonoesercitareun’azionedissuasiva suquest’ultimo,operando in funzionepreventivadella tratta.Viene in considerazione anzitutto la Convenzione europea per la salvaguardia deidirittidell’uomoedellelibertàfondamentalidel4novembre1950laquale, come è noto, oltre a sancire un catalogo di diritti sostanziali, per megliogarantirnel’osservanzaistituisceunorganoditipogiurisdizionale,laCorteeuropeadeidirittidell’uomo,acuipossonopresentarericorsinonsologliStatiparti,maanchegliindividuichelamentanolalesionediunproprio diritto9. Poiché laConvenzione, all’art. 4, vieta la schiavitù, daquanto sinqui detto consegue che è configurabile un ricorso allaCorteeuropea da parte delle vittime della tratta nei confronti dello Stato nel cui territorio il fenomeno ha origine, sempre che esso sia parte dellaConvenzione.Népuòcostituireunostacoloilfattoche,normalmente,latratta non sia posta in essere da organi pubblici, ma da privati individui, al più con la tolleranza e la mancata attivazione degli organi statali. Difatti, la Cortehastabilitonellasuagiurisprudenzache,conriguardoadeterminatidiritti,daessastessaqualificaticome“assoluti”,loStatorispondeanchedelle violazioni poste in essere dai privati ed ha indicato quale criterioperl’accertamentodelcarattereassolutodiundirittoilfattocheessosiainclusonell’elencodiquelliche,aisensidell’art.15dellaConvenzione,nonpossono formare oggetto di deroghe, neppure in caso di violazionidell’ordine pubblico o di guerra10. Poiché il divieto di schiavitù rientranellaprevisionedell’art.15,gliStatipartihannounobbligoassolutodiassicurarne il rispetto. Una eventuale sentenza di condanna dello Stato per

9IlmeccanismodigaranziadellaConvenzione,giàparticolarmenteavanzatoall’epocadellasua elaborazione, è stato reso ancor più efficace dalle innovazioni introdotte dal Protocollo n.11dell’11maggio1994lacuiprincipalenovitàèconsistitaappuntonellaprevisionedelpotere degli individui di presentare direttamente alla Corte ricorsi individuali obbligatori, cioè non più condizionati, come in passato, alla previa accettazione da parte degli Stati. Il testo della Convenzione e dei Protocolli ad essa aggiunti si legge in R. LUZZATTO, F. POCAR, Codice di diritto internazionale pubblico,terzaed.,Giappichelli,Torino2003,pp.181ss.10 Si vedano la decisione del 17 dicembre 1996, Ahmed c. Austria, in CEDH Recueil, 1996-VI, p. 2195 ss. e quella del 29 aprile 1997, HLR c. Francia, in CEDH Recueil, 1997-III, pp. 754 ss.;inquest’ultima,alpar.40,conriferimentoaldivietoditorturasancitodall’art.3,sileggeche“enraisonducaractèreabsolududroitgaranti,laCourn’exclutpasquel’article3trouveaussiàs’appliquerlorsqueledangerémanedepersonnesoudegroupesdepersonnesquineréleventpasdelafonctionpublique”.

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violazione del diritto di un individuo a non essere assoggettato a tratta, oltreapotercomportarel’obbligodellariparazionemonetariaallavittima,potrebbe altresì comportare l’obbligo dello Stato stesso di apportare alproprioordinamentogiuridicolemodifichenecessarieadevitareilripetersidelle violazioni.

Giova aggiungere –sebbenesitrattidiunaquestionecheattieneallatuteladellevittime,piuttostocheallaresponsabilità internazionaledelloStatodiorigine–chel’averricondottolatrattaallaviolazionedeldivietodischiavitùcomporta,nelsistemadellaConvenzione,talunilimitialpoteredi uno Stato di estradare o espellere le donne straniere oggetto di tratta. Ed invero, a partire dalla decisione nel caso Soering c. Regno Unito11, la Corte europeadeidirittidell’uomo,concostantegiurisprudenzaharitenutocheuno Stato parte non possa estradare o espellere un individuo nel caso in cuiquest’ultimosiaespostoalrischiodisubirenelloStatodidestinazioneuna violazione di un diritto di carattere assoluto12. In applicazione di tale giurisprudenza,chefinorahaavutoriguardoquasiesclusivamenteacasidi possibile violazione dell’art. 3 della Convenzione, può ritenersi chel’estradizioneol’espulsionenonpossanoessereeseguitequandoladonnasiaespostaalrischiodiesserenuovamentesottopostaatrattanelPaesedidestinazione13.

Ulteriore meccanismo utilizzabile per esercitare una pressione sugli Stati di origine della tratta è quello posto a garanzia del Patto sui diritti civiliepolitici,adottatodall’AssembleageneraledelleNazioniUniteil16dicembre 1966, il quale, al pari della Convenzione europea, non contempla espressamentelatratta,maproibiscelaschiavitùall’art.8.Ilmeccanismodi garanzia in questione si impernia su di un organo, il Comitato dei diritti umani, al quale gli individui che lamentano la violazione di un diritto

11 La decisione, pronunciata dalla Corte il 7 luglio 1989, si legge in Rivista di diritto internazionale, 1991, pp. 923 ss.12 Per approfondimenti sulla questione, si rinvia agli scritti raccolti in F. SALERNO (a cura di), Diritti dell’uomo, estradizione ed espulsione, Cedam, Padova 2003.13 Secondo autorevole dottrina [STARACE, Convenzione europea dei diritti dell’uomo ed estradizione, in SALERNO (a cura di), Diritti dell’uomo cit., pp. 97 ss.], l’estradizione el’espulsioneincontranounlimite,oltrecheneldirittoanonesseresottopostoa torturaoatrattamentiopenecrudeli,inumaniodegradanti,altresìneldivietodellaschiavitù,neldirittoad un processo penale equo, limitatamente ai casi di diniegoflagrante di tale diritto e nelprincipio di irretroattività della legge penale.

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sancito nel Patto possono presentare “comunicazioni”, cioè atti che,superatol’eufemismovoltoasalvaguardarelaonorabilitàdelloStato,sonoinrealtàveriepropriricorsi.LacomunicazionepuòesserepresentataseloStatocheneèoggetto,oltreadesserepartedelPatto,abbiaratificatoaltresìunappositoProtocolloaggiuntivo;essafascattareunaproceduraincontraddittoriochesiconcludeconl’adozionediunrapportonelqualeilComitato accerta se vi sia stata la violazione e indica le misure da adottare per eliminarla14.Talerapporto,purnonessendovincolante,haunnotevolerilievo politico e morale ed esercita generalmente una pressione decisiva sullavolontàdelloStatoperindurloaconformarsiaisuoiobblighi.Altreconvenzioniinternazionalichepossonovenireinconsiderazione

sonolaConvenzioneperl’eliminazionedelladiscriminazionerazzialedel21dicembre1965elaConvenzioneperl’eliminazionedelladiscriminazionecontro la donna del 18 dicembre 197915.Vaconsideratoinfattichelatratta,oltre a costituire di per se stessa una grave violazione di diritti umani essenziali, trae origine altresì dalla situazione di grave discriminazionein cui versano le donne in numerosi ordinamenti. Negli Stati in cui la discriminazione di genere è diffusa ed i diritti civili, politici, sociali delle donnenonsonoriconosciutiorispettati,lavulnerabilitàel’esposizioneallaviolenza delle donne sono favorite in massima misura. Alla discriminazione di genere si aggiunge molto spesso la discriminazione razziale a facilitare l’assoggettamentoallatrattadelledonnemarginalizzateeprivediprotezionesociale e giuridica. La maggior parte delle donne del mondo, anzi, vive situazioni di doppia o tripla marginalizzazione: esse sono discriminate ed esposte a violenza, contemporaneamente, perché appartenenti ad undeterminatogrupporazziale,perchépovereeperchédonne.Leconvenzionipocosopracitate,perun’efficacelottacontrolediscriminazionirazzialiedi genere, istituiscono due organi di controllo: si tratta, rispettivamente, del Comitatoperl’eliminazionedelladiscriminazionerazzialeedelComitatoperl’eliminazionedelladiscriminazionecontroladonna.AtaliComitatigli individui possono indirizzare “comunicazioni” contro uno Stato parte, sempre che quest’ultimo abbia accettato la competenza dell’organo dicuisitratta;ipoterieleconseguenzedell’operatodientrambiiComitati

14IlPattoel’annessoProtocollositrovanoinLUZZATTOePOCAR,Codice cit., pp. 162 ss.15 Entrambe possono leggersi in LUZZATTO e POCAR, Codice cit., rispettivamente, pp. 199 ss. e pp. 218 ss.

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non differiscono da quelli già considerati del Comitato dei diritti umani. Vaprecisatochelacomunicazionenonpotràlamentarelaviolazionedeldirittoanonesseresottopostiatrattaperchénétalediritto,néildivietodellaschiavitùsonocontemplatidalleconvenzioniinesame:latrattapotràesseredenunciata,invece,perilrilievoindirettocheessaassumeinquantoprova ed effetto insieme di una situazione di grave discriminazione nella quale versano le donne. GiovaaggiungerecheitreComitaticonsideratinelpresenteparagrafo

hannopoteridimonitoraggiodell’adempimentodegliobblighiconvenzionalida parte degli Stati. Questi ultimi, infatti, devono inviare periodicamente ad essi rapporti in cui descrivono la situazione del proprio ordinamento quantoalrispettodegliobblighiassunti;talirapportivengonoesaminatidaiComitatiiqualiriferisconoall’AssembleageneraledelleNazioniUnitesul lavoro svolto, formulando raccomandazioni ed osservazioni generali sullequestionichelorichiedano.Ora,siailComitatodeidirittiumanicheilComitatoperl’eliminazionedelladiscriminazionecontroladonna,nelloschema-modello di rapporto offerto agliStati per facilitarne il compitoe per garantire l’omogeneità e la confrontabilità delle risposte, hannoinserito la questione della tratta fra quelle su cui gli Stati devono fornire dati.EntrambiiComitati,inoltre,neipiùrecentirapportiall’Assembleagenerale,hannoformulatoosservazionineiconfrontidialcuniStati,quali,adesempio,l’Estonia,laRussia,laMongolia,ilVietnam,ilKazakhstan.IlComitatoperl’eliminazionedelladiscriminazionerazziale,invece,nonè apparso ancora molto attivo nella materia in quanto il legame fra la tratta e la discriminazione razziale è venuto in rilievo di recente, a partire dalla Conferenza mondiale contro il razzismo organizzata dalle Nazioni Unite e svoltasi a Durban dal 31 agosto al 7 settembre 2001.

5.Oltrecheinpeculiariformediresponsabilitàderivantidall’applicazionedinormativeconvenzionali,loStatodioriginedellatrattapuòincorrerein responsabilità per violazione del diritto internazionale generale. Ed invero, il diritto di non essere assoggettati a schiavitù, per generale edunanimericonoscimento, rientranelnoverodeidiritti fondamentalichecostituiscono contenuto di norme internazionali consuetudinarie, le quali vincolano gli Stati indipendentemente da un loro specifico consenso. Peraltro, le norme consuetudinarie vietano esclusivamente le gross violation dei diritti umani fondamentali; ciò comporta che, mentre in

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base alle convenzioni sui diritti umani possono venire in considerazione le violazioni individuali del diritto a non essere sottoposti a tratta, alla stregua del diritto consuetudinario le suddette violazioni non rilevano di persé,masoloacondizionechesiinseriscanonelquadrodiuncomplessodiviolazionidellostessotipo,sistematicheedimassa.Al di là del suddetto limite, però, il regime di responsabilità

internazionale applicabile allo Stato autore di una violazione del divieto di tratta di persone è differenziato ed aggravato rispetto alla responsabilità per violazionediobblighiordinari.Ciòderivadalfattoche–comericonosciutodalla Corte Internazionale di Giustizia nel caso Barcelona Traction16–lanormachevietalaschiavitùtutelaunvalorefondamentaledellacomunitàinternazionale nel suo complesso e pertanto pone un obbligo cogente ed erga omnes. Prima di considerare il contenuto dello speciale regime di responsabilitàperviolazionediobblighicogentiederga omnes,però,ènecessariofarequalcheprecisazionecircaipresuppostiperl’attribuzionealloStatodell’illecitoinquestione.L’attribuzioneèpacificaquandolatrattasiapostainesseredaorgani

delloStato:l’ipotesinonèimprobabile,ma,alcontrario,èpurtroppodifrequente realizzazione nel corso di conflitti armati. Può ricordarsi, adesempio, il caso delle c.d. comfort women, venuto in rilievo di recente a seguito della presentazione, dinanzi ai tribunali giapponesi, di domande di riparazionedapartedidonnecambogianechelamentavanodiesserestatevittime di tratta durante la seconda guerra mondiale. Nel corso dei giudizi, il governo giapponese dovette ammettere di aver ordinato e realizzato, tramite i propri organi, il reclutamento forzato di donne coreane a scopo di sfruttamento sessuale a vantaggio delle proprie truppe17. Più di recente, accuse di tratta sono state rivolte alle forze multinazionali di pace stanziate

16 CIJ Recueil 1970, p. 32, paragrafi 33-34.17Un’indaginesulcasoèstatasvoltanell’ambitodellaCommissionedeidirittidell’uomodelleNazioniUniteedun’approfonditaricostruzionedellavicendasitrovanelrapportopresentatoadettaCommissioneil4gennaio1996dallarelatricespecialeCoomaraswamy:ReportonthemissiontotheDemocraticPeople’sRepublicofKorea,totheRepublicofKoreaandJaponontheissueofmilitarysessualslaveryinwartime,UNdoc.E/CN.4/1996/53/Add.1,consultabilesulsitoInternetwww.unhchr.ch. È utile ricordare che, condecisionedel 27 aprile 1998, laCortedistrettualediYamaguchihadatoragioneallericorrenticondannandoilGiapponealpagamentodiunasignificativariparazione. Sul caso delle comfort women, si veda M.C. MAFFEI, Tratta, prostituzione forzata e diritto internazionale. Il caso delle donne di conforto, Giuffrè, Milano 2002.

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inPaesiteatrodiguerrecivili,nonchéallestesseforzedipeacekeeping18.Più complesso è invece stabilire se e quando possano essere riferiti allo

Stato i comportamenti di tratta posti in essere sul suo territorio da privati individui. È utile far riferimento ai criteri stabiliti in proposito nel Progetto di articoli sulla responsabilità degli Stati, approvato dalla Commissione del diritto internazionale nel 200119. Alla stregua di tale Progetto, sussiste la responsabilità dello Stato quando l’individuo abbia operato su suoordine o in sua sostituzione, ovvero nel caso di approvazione successiva del comportamento degli individui da parte dello Stato stesso. Applicando taliprincipialcasodellatrattadelledonne,cosìcomeordinariamentesiconfigura,puòaffermarsicheneicasiincuiilfenomenosiafavoritonondallameratolleranza,madalladiffusacorruzionedegliorganistatali,puòconfigurarsi l’ipotesi della approvazione successiva di comportamentidi privati e, pertanto, può imputarsi la tratta direttamente allo Stato inquestione.Alcontrario,neicasidimeraomissionediintervento,l’attivitàresta propria degli individui, salvo forse il caso limite in cui il fenomeno siacosìevidenteedicosìgrandidimensionichelamancataprevenzioneerepressione acquisti il significato di una vera e propria ratifica a posteriori da parte dello Stato.

In tutti i casi in cui la tratta delle donne possa essere attribuita ad uno Stato, quest’ultimoèassoggettatoadunregimediresponsabilitàinternazionaleaggravatoperchécaratterizzatodalla facoltàdi reazionedi tuttigliStatidella comunità internazionale che hanno un interesse giuridicamentetutelato all’osservanza degli obblighi cogenti ed erga omnes20. Ad ogni Stato è riconosciuta infatti la facoltà di ricorrere a rappresaglia pacifica, ad esempio non osservando gli obblighi derivanti da un trattato con loStatoautoredell’illecito,per indurrequest’ultimoalla cessazioneealla

18 Il coinvolgimento delle forze di peacekeeping nella tratta di persone è stato denunciatodalla relatrice speciale sulla questione della violenza contro le donne e delle sue cause e conseguenze nel rapporto presentato allaCommissione dei diritti dell’uomo il 23 gennaio2001 intitolato Violances contre les femmes perpetrées ou cautionés par l’Etat en pèriode de conflit armé (1997-2000), UN doc. E/CN.4/2001/73, par. 58, consultabile sul sito Internet http://www.unhchr.ch.19 Cfr. gli articoli 8, 9 e 11 del Progetto.20 Sulla problematica della responsabilità dello Stato per violazioni di norme cogenti ed erga omnes, sia consentito rinviare a G. CARELLA, La responsabilità dello Stato per crimini internazionali, Jovene, Napoli 1985.

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riparazione21.SembrerebbealtresìdariconoscerelafacoltàdiogniStatodichiederelariparazioneanomedellevittime,prescindendodall’istitutodellaprotezionediplomaticaperilqualesololoStatonazionalepuòreagirealle lesioni dei diritti dei suoi cittadini da parte di altri Stati: diversamente, poichéperlopiùlatrattadipersonesirealizzarispettoaicittadinidelloStatoautore,nessunopotrebbereclamareneiconfrontidiquest’ultimoilpagamento dei danni22.

Ulteriore peculiarità connessa alla violazione delle norme consuetudinarie chevietanole gross violation dei diritti umani fondamentali è costituita dallaresponsabilitàpenalepersonaledegliorganistatalicheabbianoagito.A partire dallo Statuto del Tribunale di Norimberga, infatti, si è affermato l’istitutodeicriminicontrol’umanitàche,assiemeaicriminidiguerraeaicriminicontrolapace,costituisconocasiincuieccezionalmentel’individuorisponde direttamente per la violazione di norme internazionali.GliorganidelloStatocheabbianoordinatooeseguitolatrattapotranno

essere assoggettati alla giurisdizione dei tribunali penali internazionali esistenti,inclusalaCortepenaleinternazionale,mapotrannoancheesseresottoposti al giudizio dei tribunali interni degli Stati, in base al principio della giurisdizioneuniversaleche,percriminisiffatti,consentel’eserciziodellagiurisdizione pur in assenza di ogni collegamento territoriale, personale ofunzionaleconloStatodelgiudizio.L’organostataleautoredellatrattache escadal territoriodel proprioStato è pertanto esposto al rischiodiesseregiudicatodaitribunalidelPaeseincuisirechiodiesseredaquestiestradatosurichiestadialtroStatoodiuntribunalepenaleinternazionale23. La limitazione così conseguita dei casi di impunità dovrebbe esercitareuna forte azione deterrente e preventiva, contribuendo, assieme alle altre misure considerate, a combattere il drammatico fenomeno della tratta.

21Cfr.l’art.54delcitatoProgettodiarticolisullaresponsabilità.22L’art.48delcitatoProgettodiarticolisullaresponsabilità,nelcasodiviolazionediunobbligoche“siponeneiconfrontidellacomunità internazionalenelsuocomplesso,autorizzaogniStatoachiederelacessazionedell’illecitoel’adempimentodell’obbligodiriparazione”.23Vaaccennato,peraltro–nonessendopossibileinquestasedesoffermarsisullacomplessaquestione–alfattoche,limitatamenteallepiùaltecarichedelloStatochegodonodiimmunitàin base al diritto internazionale consuetudinario, appare ancora controverso il rapporto tra tale immunitàeilprincipiodellagiurisdizioneuniversalepercriminicontrol’umanità.

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Politica e diritto internazionale

* Prof. Felice Parisi

*DocenteordinarioneiLiceieResponsabileProgettiPVSdell’ONG“ProgettoMondialità”.

La cooperazione tra i popoli assume oggi un valore emblematico non soltanto di autentica civiltà, ma anche di credibile asserzione deifondamentali diritti umani.Unadellepiùgravi“provocazioni”cheilmondocontemporaneoporge

alla sensibilità di ciascuno di noi, è la difficile e triste realtà del cosiddetto “Terzo Mondo” e ormai ancor di più del “Quarto Mondo”.

Èevidentechenumerosesonole“provocazioni”,chenellarealtàchecicirconda interpellano le nostre coscienze, sollecitano la nostra attenzione, coinvolgono il nostro animo: pensiamo agli emarginati nella vita sociale, aigiovanifisicamenteeinteriormenteprostratidalflagellodelladroga,allevittimedeitantisoprusidell’uomoedinparticolaredeifocolaidiguerrasparsi nel mondo.

Tuttavia i pressanti problemi del sottosviluppo, della fame nel mondo, dei tanti bambini costretti a subire le devastanti conseguenze della denutrizione, della mancanza di prevenzione e assistenza sanitaria, dell’assenza o inadeguatezza della scolarizzazione nei Paesi in via disviluppo, impongono oggi una riflessione approfondita ed una rispostaoperativa.Larealtà,chehoinnanzirichiamato,dovrebbefarnascereinciascuno

di noi una sana e insistente “inquietudine”, che spinge ad operare, adimpegnarsi, in prima persona, per mettere in atto iniziative e progetti a favoredellepopolazioni,chesitrovanointalecondizione.Possiamo, aquestopunto, sottolineare chedi fronte al sottosviluppo

e alla fame nel mondo, di fronte a questa grave provocazione per le coscienze di tutti, una delle risposte è la cooperazione internazionale: si tratta,comunque,di“una”risposta,nonl’unica,macertamenteunadellepiù percorribili ed efficaci.

Proprio Papa Giovanni Paolo II, a Roma il 31 gennaio 1981, in una

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Politica e diritto internazionale

udienza privata ad alcuni rappresentanti della FOCSIV (Federazione OrganismiCristianiServizioInternazionaleVolontario),traiqualihoavutolagioiael’onorediessereanch’io,hatestualmentedefinitoilvolontariatointernazionale “segno ed espressione della carità evangelica”.

Volendo ora più profondamente entrare nel tema specifico assegnato per la mia relazione, prendiamo in considerazione i programmi o progetti di interventi promossi dalle ONG a favore dei PVS (come sinteticamente sono indicati i Paesi in via di sviluppo).Ebbene“ProgettoMondialità”,chehasedeaBari,èunOrganismodi

volontariatointernazionaleo,piùsemplicementeunaONG,cheormaidadiversi anni opera a favore dei PVS, promuovendo progetti plurisettoriali e pluriennali di intervento in collaborazione con Enti, Istituzioni, Diocesi, ONG locali degli stessi PVS.

I progetti promossi dalle ONG certamente non possono risolvere i gravi ediversificatiproblemideiPVS,tuttaviaèdoverososottolinearecheessisono un “seme” di sviluppo o meglio di autosviluppo, proprio perchétentanodimettere inmotoun insiemedimeccanismi, chehannocomeobiettivo quello di consentire alle popolazioni locali dei PVS di diventare esse per prime artefici del loro sviluppo.Un progetto di sviluppo (o più propriamente di autosviluppo) ha

solitamentequattromomentioelementi,chelocaratterizzano:- studiodifattibilità;- inviodeivolontariodeicooperanti;- coinvolgimento del personale locale (con opere civili e attrezzature

specifiche);- obiettivo della sostenibilità nel tempo (a favore della popolazione

beneficiaria).Preferiscometteresubitol’accentosull’ultimodeglielementievidenziati,

perché è sicuramente il più significativo e il più importante; infatti unprogettodiinterventohalasuaefficaciasolosecontinuaaprodurreisuoieffettibeneficianchedopoilterminedeitreanni,quandocioèivolontari,in esso impegnati, rientrano in Italia.

La legge n. 49 del 26 febbraio 1987 diventa il riferimento costante e attuale sia per i progetti pluriennali di intervento da parte di una ONG, sia per tutto quanto attiene alla loro realizzazione: i volontari e i cooperanti, il personalelocaleediconsulenti,leoperecivilieleattrezzatureecosìvia.

Di rilevante significato, per esempio, risulta la succitata legge in relazione

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al servizio internazionale dei volontari: infatti, grazie ad essa, un volontario durante gli anni di servizio nei PVS (qualora sia un dipendente statale) non soltanto conserva il posto di lavoro, ma usufruisce contemporaneamente dei dovutibeneficiprevidenzialiedassistenziali.Percoloro,invece,chesonodipendentidaEntioAziendeprivateèpossibileusufruiredell’aspettativaperilpostodilavoro,maconcordandolafattibilitàconl’Enteol’Aziendadi appartenenza.

La stessa legge, inoltre, consente ad una ONG di ottenere dallo Stato (inspecificodalMinisterodegliAffariEsteri–DirezioneGeneraledellaCooperazione allo Sviluppo) contributi percentualmente differenziati rispetto al Paese dei PVS nel quale si interviene con un progetto d’intervento.Riprendiamo, intanto, l’analisi puntuale dei quattro elementi che

caratterizzano un progetto di sviluppo.Il primo momento per un progetto di sviluppo è lo studio di fattibilità,

dettoanchestudiodiprogetto.In questa prima fase alcuni rappresentanti della ONG vanno in una

determinata regione o località di uno dei PVS e con contatti diretti (con una ONG locale, con i rappresentanti delle Istituzioni o Enti specifici, nell’ambito dei piani governativi) individuano i settori prioritari diintervento, in relazione ai quali viene quindi elaborato il documento di progetto.

Il primo progetto di sviluppo, ad esempio, realizzato da “Progetto Mondialità–OrganismodivolontariatointernazionalediPuglia”,chehasedeaBari,èstatoagliinizideglianni’80,unprogettosocio-sanitarionellaregione del Sidamo (Etiopia), mentre attualmente come ultimo progetto plurisettoriale si sta realizzando in Brasile un programma integrato idrico-sociale per la convivenza con il semiarido nel Curimataù della Paraiba.Ilsecondoeilterzomomentodiunprogettodisviluppo,cheinrealtà

sisnodanocontemporaneamente,consistonoinun’azionecoordinata,chesolitamente si sviluppa in tre anni, tra i volontari e la popolazione locale con un ruolo significativo svolto dal personale locale, nelle specifichecompetenze,conl’utilizzodiattrezzatureappropriate,nell’ambitoanchedimirati interventi e corsi di formazione, utilizzando spesso il microcredito.La valorizzazione delle risorse locali (sia umane che materiali)

diventaunostileprioritariodiunprogettodisviluppo,chevuoleessereunautentico“seme”diautosviluppoenonuninterventocalatodall’alto;

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solocosìsirispondealleistanzedellapopolazioneedelleIstituzionilocalicon l’obiettivo, da parte dei volontari, di diventare pian piano “inutili”rispetto alla realtà, nella quale si interviene, proprio perché vengonocontemporaneamente evidenziati e valorizzati i “ruoli” del personale locale e più in generale i “quadri” della popolazione locale per il prosieguo del programma negli anni successivi alla conclusione dello stesso progetto.

Il volontariato internazionale, in questi ultimi anni, è diventato sempre più un fermento che sta coinvolgendo la società civile e la comunitàecclesiale.Unpercorsodi interventi legislativihacaratterizzato lacooperazione

internazionale,portataavantidall’Italia,coinvolgendoglistessiOrganismiNon Governativi.

Il punto di partenza diventa la legge n. 1033 del 1966, ricordata come “leggePedini”,perchéful’On.Pediniapresentarla,comeprimofirmatario,al Parlamento e a sostenerla.

Grazie ad essa, per la prima volta si riconosceva la validità di un servizio senza fini di lucro prestato dai cittadini italiani nei Paesi in via di sviluppo edammessocomeformaalternativaalserviziomilitare; inizialmentefustabilitoinunmassimodicentounitàilcontingentecheogniannopotevausufruire del servizio alternativo.

La legge n. 1222 del 15 dicembre 1971 segna un nuovo e significativo passo in avanti nella cooperazione internazionale.

Infatti, pur caratterizzandosi come “Cooperazione tecnica con i Paesi in via di sviluppo” nel Titolo III, e più precisamente negli articoli dal 26 al 29, promuove una nuova normativa per il “Personale in servizio di volontariato civile”, definendo la qualifica di volontario in servizio civile e soprattutto stabilendo le norme di contratto di servizio per la cooperazione internazionale.

Finalmente si arriva alla legge n. 38 del 9 febbraio 1979, recante titolo “Cooperazionedell’ItaliaconiPaesiinviadisviluppo”:tuttalaleggeèimperniata sui cardini della cooperazione tra i popoli, ma particolarmente negli articoli dal 33 e seguenti viene ridisegnato un nuovo quadro normativo, che ormai riconosce, accanto alla figura e all’azione dei volontari nelservizio internazionale, anchequella più specificadegliOrganismiNonGovernativi, i quali in questa dimensione riconosciuta legislativamente concorrono con un ruolo tutto proprio e specifico alla cooperazione internazionale particolarmente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo.

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Politica e diritto internazionale

Laleggen.49del26febbraio1987,cherecailtitolo“Nuovadisciplinadellacooperazionedell’ItaliaconiPaesiinviadisviluppo”,diventaquellache,attualmenteancorainvigore,aggiornailtessutonormativo.Contalelegge vengono ulteriormente riconosciuti il volontariato internazionale e gliOrganismiNonGovernativi,chelopromuovono,manellostessotempoviene specificamente normato il ruolo centrale della “Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo” sia per la cooperazione internazionale, siaperl’attivitàpromossadaOrganismiNonGovernativiedaVolontarinel servizio internazionale, in relazione ai Paesi in via di sviluppo.Anche nella Comunità ecclesiale, in questi ultimi trent’anni, si è

sviluppataunaprofondariflessionesullacooperazionetraipopoli,dallaquale sono nate forme diversificate di impegno per lo sviluppo integrale, pienoedautenticodell’uomo.

Devono essere ricordati, a tale proposito, alcuni momenti significativi.Il “Documento Base” della FOCSIV approvato a Minerbio il 29-30

settembre 1973, propone in maniera incisiva alla Comunità ecclesiale in Italiaunaprofondariflessionesulvolontariatointernazionaleesull’azionedegli“Organismidivolontariatopromossidaicristiani”nell’ambitodellacooperazione tra i popoli.LaCarta E.V.I., già riconosciuta come “Dichiarazione diGlencree”,

perché redatta durante laConferenza Internazionale svoltasi nel 1978 aGlencree inIrlanda,costituisce ildocumentobasedell’AssociazioneExVolontari Internazionali (E.V.I.).Nel 1982 è la stessa C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana) che

intervieneconunimportanteearticolatodocumento,intitolato“L’impegnomissionario dellaChiesa italiana”, nel quale viene chiaramente definitoil “volontariato cristiano internazionale” (art. n. 51) distinto dal “laicato missionario” (art. n. 50), riconoscendolo come “una forma originale di missionarietà dei laici”.

In questi ultimi anni, poi, la scelta di testimonianza del volontariato internazionaleèstataulteriormenteevidenziatanellaChiesaitaliana.

Infatti il Consiglio Episcopale Permanente della C.E.I. il 19 settembre 2002 ha approvato lo schema-base della “Convenzione per il servizioin missione dei fedeli laici”. Con i suoi dieci articoli la “Convenzione” valorizza il servizio a favore della Diocesi dei Paesi in via di sviluppo, promuovendoun“rapportodicooperazioneediscambiotraleChiese”.

Avviandomi alla conclusione del mio intervento, desidero proporre una

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Politica e diritto internazionale

pressante sollecitazione alla sensibilità di ogni uomo, di ciascuno di noi.Negli anni scorsi gli Organismi di volontariato internazionale, per il

tramitedellaFOCSIV,perrichiamarel’opinionepubblicasuiproblemidelsottosviluppoedellafamenelmondo,hannoconiatounosloganefficace,chetestualmenterecita:“Controlafamecambialavita”.La riflessione successiva ha spinto gli stessiOrganismi amodificare

in maniera più lungimirante e propositiva lo stesso slogan, per scuotere incisivamentelecoscienze;pertantolosloganèdiventato:“Controlafamedona la vita”.

La sostituzione del verbo “cambia” con il verbo “dona” vuole interpellare interiormenteognunodinoi,affinchénellavitasocialesirendanoevidentila solidarietà e la cooperazione tra i popoli.In definitiva l’impegno del volontariato internazionale può essere

espressoattraversoildonodiqualcheannoalservizioneiPVS,manellostesso tempo può concretizzarsi collaborando, pur rimanendo in Italia,con una ONG di volontariato internazionale, come “Progetto Mondialità”. Infatticisono“Volontarichepartono”neiPVSe“Volontaricherestano”in Italia, dando un personale contributo, altrettanto efficace, di impegno e di professionalità, partecipando alle attività, all’organizzazione e allagestionediunaONG:iniziativediinformazionesulleproblematichedeiPVS, attività di educazione allo sviluppo, corsi SPICeS, elaborazione e rendicontazionedeiprogettidiautosviluppodellepopolazionilocaliecosìvia.

In questa dimensione, con modalità e disponibilità diversificata, ognuno deve sentirsi sollecitato per partecipare e concorrere allo sviluppo “plenario”dell’uomo:losviluppointegralediognisingolouomoedituttigli uomini.Ricorre proprio quest’anno il sessantesimo anniversario della

“Dichiarazione universale dei diritti umani”, adottata all’unanimità nel1948dall’AssembleaGeneraledell’OrganizzazionedelleNazioniUnite.Ebbenel’articoloconclusivodellacitata“Dichiarazione”cosìrecita:

“Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto allasicurezzasociale,nonchéallarealizzazione,attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionaleedinrapportoconl’organizzazioneelerisorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità”.

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Politica e diritto internazionale

Relazione master Progedit. Diritti umani: applicazioni concrete

* Avv. Massimo Lospinuso

*Referentetematicheinternazionali“AmnestyInternational”Bari

L’oggettodiquestarelazionevuoleesserequellodifareunapanoramicadella situazione dei diritti umani nel mondo per capire qual è il ruolo svolto daAmnesty nella tutela e difesa degli stessi con attenzione particolarea quelle che sono le esperienze concrete e le dinamiche delle politicheintrapresedaAmnestyintalsenso.Innanzituttomisembradoveroso,primaditrattarel’argomento,fareun

excursussucosaèAmnestye,inparticolare,sullesuemodalitàdiazione.AmnestyInternationalèunmovimentomondialedipersoneimpegnate

nel rispetto e nella protezione dei diritti umani internazionalmente riconosciuti;lavisionediAI,nell’ideadelsuofondatore,cioèl’avvocatoPeter Benenson, è quella di un mondo in cui ogni persona possa godere di tuttiidirittiumanisancitinellaDichiarazioneUniversaledeidirittiumanie in altri standard internazionali sui diritti umani.

Nel perseguire questa visione, la missione di AI è di intraprendere ricercheeazioni specificheperprevenireeporre termineaigraviabusidei diritti all’integrità fisica e mentale, alla libertà di coscienza e diespressione,dalladiscriminazioneall’internodelcontestodelsuolavoroper la promozione di tutti i diritti umani.Fuproprio l’occasionediunarticolodi stampacheportò l’avvocato

Peter Benenson a prendere posizione sulle violazioni di diritti umani, in un’epoca incui idirittiumanigodevanodi scarsaprotezione inbasealdiritto internazionale.L’avvocatoBenenson,infatti,indignatodalcasodi2studenticheerano

stati incarcerati in Portogallo per aver brindato alla libertà, scrisse un appellodiun’interapaginanelquotidianobritannico“Theobserver”cheprovocòlarispostadimigliaiadiletteredisostegno:cosìnascevaAI.

Da una campagna iniziale della durata di un anno per il rilascio di 6 prigionieri di coscienza, AI è cresciuta fino a diventare un movimento

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Politica e diritto internazionale

mondiale per i diritti umani, occupandosi di migliaia di casi e ispirando milioni di persone ad agire per difendere i diritti umani nel mondo.

Nel 2005, AI, a 44 anni dalla sua fondazione, era diventata la più grande organizzazione indipendente per i diritti umani mondiale, con oltre un 1.800.000 tra soci e sostenitori di ogni parte del mondo.

Il suo fondatore non poteva essere più lungimirante quando, nell’accendere laprimacandelaperAInel1961,disse: “Abbiamooggiaccesounacandelachenonsaràmaipiùspenta”.

Per quanto concerne la natura giuridica della nostra associazione essa è indipendente da qualsiasi governo, ideologia politica, interesse economico ocredoreligioso;nonsostienenésiopponeadalcungovernoosistemapoliticonépropugnao contrasta leopinionidi coloro i cuidiritti cercaditutelare;sipreoccupaesclusivamentedellatutelaimparzialedeidirittiumani.AIèunmovimentodemocraticoautogovernato;leprincipalidecisioni

vengono prese ogni due anni da un Consiglio internazionale formato da rappresentantidituttelesezioninazionali;puòcontaresuoltre1.800.000tra soci e simpatizzanti in più di 150 Paesi e territori in ogni parte del mondo;ilmovimentoèfinanziato,inlargaparte,daglistessisocioltrechedadonazionipubbliche;nessunfinanziamentoèaccettatodaigoverniperle attività di indagine e le campagne di AI contro le violazioni dei diritti umani.Ritornando,dopoquestobreveexcursus,altemaoggettodell’odiernagiornata, vorrei soffermare la mia attenzione sulle modalità d’azione diAInonché,inparticolare,sullasituazionedeidirittiumaniinalcuniStati,alla ribaltadi tutte lecronachecomeStatiUniti eCinae sualcunipaesidell’Africaoveèpiùfortelamancanzadiunaveraepropriacoscienzasulconcetto di rispetto dei diritti umani e sulla violazione degli stessi.

Innanzitutto i testi fondamentali cui AI ispira la propria azione, i cui diritti fondamentali cerca di tutelare sono i seguenti: “La Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene e trattamenti crudeli, inumani edegradanti”,“LaConvenzionedelleNazioniUnitesull’eliminazionediogni forma di discriminazione nei confronti delle donne”, “La Convenzione suidirittidell’infanzia”,“LaConvenzioneinternazionalesull’eliminazionedi ogni forma di discriminazione razziale”, “La Convenzione sullo status dei rifugiati” e infine “La Convenzione europea per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali” e la “Dichiarazione universale deidirittidell’uomoedellelibertàfondamentali”.

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Politica e diritto internazionale

AI opera in maniera diversificata nei diversi paesi, occupandosi di determinati argomenti in determinati paesi; la sua copertura dei casiindividualièbasatapiùsuunapproccioparticolarechegenerale;ciòvuoldirecheseundeterminatoargomentononèunodegliobiettiviperseguitidaAI,questononsignificacheAIdichiarachenonvisianostatiabusiintal senso.Difatti secondoquellacheè lavisionediunmondo idealenelquale

tutti i diritti umani siano rispettati e tutelati “soltanto quando l’ultimoprigioniero di coscienza sarà stato liberato, quando l’ultima camera ditortura sarà stata chiusa, quando la Dichiarazione universale dei dirittiumani delle Nazioni Unite sarà una realtà per la gente del mondo, allora il nostro lavoro sarà completato”.Secondoquellechesonoleparoledi IreneKhan,segretariagenerale

di AI, il panorama dei diritti umani viene spesso imbrattato da promesse nonmantenuteedall’incapacitàdeigovernidi fornireunaguidasicura;alcuni governi, infatti, mentre si professano campioni dei diritti umani, sono pronti a mostrare risvolti repressivi quando è in gioco la loro capacità politica;ades.igraviabusicompiutiinAfghanistaneinIraqhannogettatoombre su gran parte del dibattito sui diritti umani, così come terrore etortura si nutrono l’un l’altro in un circolo vizioso; comunque, ci sonosegnali di speranza, in quanto alcuni dei governi più potenti del mondo sono stati risvegliati dai pericoli di una sottovalutazione della portata dei diritti umani,sianelleloroazioniinternesiainquelleesterne;lalorodoppiezzaei loro inganni sono stati svelati dai media, contestati dagli attivisti e rigettati dalle corti; si intravedono, comunque, segnali di ottimismo; il numerocomplessivodeiconflitti incorsonelmondoè incostantediminuzione,grazie alla gestione e alla prevenzione internazionale degli stessi e alle iniziative di peacebuilding, dando speranza a milioni di persone in Paesi comel’Angola,laLiberiaelaSierraLeone;lasetedigiustiziaperalcunidei crimini più esecrabili in base al diritto internazionale si è fatta strada in tutto ilmondo,dall’AmericaLatinaaiBalcani;nonostantesistemidigiustizia penale corrotti, inefficaci e politicamente parziali continuino a costituire uno dei maggiori ostacoli al corso della giustizia, in alcune partidelmondol’ondastainiziandoaritorcersicontrol’impunità;moltipaesihannoavviato indaginio istruitoprocessineiconfrontidipersonesospettatedicriminidiguerraecontrol’umanità.Lagentecomuneèscesa inpiazzaperchiedere il rispettodeipropri

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Politica e diritto internazionale

diritti e per cercare di ottenere un cambiamento politico.Sta sempre più cambiando l’atteggiamento dell’opinione pubblica,

grazieallavorodeidifensorideidirittiumaniedialtrisoggettichehannocostretto sulla difensiva soprattutto gli Stati Uniti e i governi europei;la gente non è più disposta a ingoiare dubbie argomentazioni secondo cui la riduzione della libertà aumenterà la nostra sicurezza; sempre piùgovernisonochiamatiarenderecontodellorooperatodifronteagliorganilegislativi, nei tribunali e in altri forum pubblici.Sempre più si diffonde la consapevolezza che farsi beffe dei diritti

umani e dello Stato di diritto creerà solamente risentimento e isolerà quelle comunità nelmirino di talimisure; tutto questo offre una speranza perun’inversioneditendenzaeperunapprocciopiùriccodiprincipiversoidiritti umani e la sicurezza futura.Inoltre l’incapacità di rispettare, proteggere e realizzare i diritti

economici, sociali e culturali è stata vista, sempre più, come una grave ingiustizia e una negazione allo sviluppo umano; sia che si trattasse didare risposte urgenti alle popolazioni colpite da calamità naturali o alle tribolazioni di singole vittime della repressione dei governi, le azioni della gentecomunehannosurclassatoquelledeigoverni.Sicurezza umana vuol dire che singoli soggetti e intere comunità

devonoesserealriparononsolodaguerre,genocidieattacchiterroristici,maanchedafame,malattieecalamitànaturali;semprepiùgliattivistisisonoimpegnatiaffinchéfamigeratiesecutoridiviolazionideidirittiumanie potentimultinazionali fossero chiamati a rispondere delle loro azionieaffinchéogniformadirazzismo,discriminazioneedesclusionesocialeavesse finalmente fine.

Molte delle violazioni dei diritti umani spesso oltrepassano i confini nazionali, dalla tortura e le c.d. “consegne straordinarie” agli effetti negatividellepolitichecommercialiedicooperazioneallosviluppo;sipuòaffermarechesenzadubbioèaumentatalaconsapevolezzadellanecessitàdi soluzioni globali per far fronte a problemi globali.

A fronte di questo si sono avuti, comunque, dei progressi, ad es. nel consolidamento di un emergente sistema giudiziario internazionale nella forma della Corte Penale Internazionale, dei tribunali internazionali ad hoc e del crescente ricorso alla giurisdizione extraterritoriale.

Incoraggiata da questi sviluppi e, soprattutto, dalla maggiore forza e variegatacomposizionedellacomunitàmondialedeidirittiumani,AIha

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Politica e diritto internazionale

rinnovato il suo impegno per una globalizzazione della giustizia quale mezzo per realizzare i diritti di tutti.UnodegliobiettivichesiproponeAIèanchequellodicontinuarea

ricercare l’applicazione legale degli standard internazionali sui dirittiumaniintervenendoinauledigiustizianazionalieinternazionali;vogliocitare un esempio.Inuncasodibattutodifronteall’AppellateCommitteeoftheHouseof

Lords,lapiùaltaCorted’appellodelRegnoUnito,AIhacoordinatounacoalizione di 14 organizzazioni in un intervento congiunto per contestare l’ammissibilità agli atti giudiziari di informazioni estorte in seguito atortura;ilgovernoavevareplicatochedovevaessereconcessodiinserireneiprocedimentigiudizialiinformazioniprovenientidall’esterochesarebberostateottenuteinseguitoatortura,conlamotivazionechenessunatorturaerastataperpetrataofavoritadagliagentidelRegnoUnito;iLawLordshannosentenziatochetaliinformazionieranoinammissibilinelleauleditribunalebritanniche.Altroesempiochevivogliocitareèquellorelativoaduncasodibattuto

di fronte alla Corte Europea dei Diritti Umani, nel quale AI è intervenuta insiemeadaltreONGpersostenerecheildivietoditrasferireunapersonada uno Stato parte della Convenzione Europea dei Diritti Umani ad un altrodovesarebbestataespostaalrischioditorturaomaltrattamentièedeverimanereassoluto;quattroStatisonointervenutisostenendochetaledivietononèassoluto,mapuòesseresoggettoauntestdibilanciamentoinbaseagliinteressidell’anti-terrorismo;afineannolaCortenonavevaancora deliberato in merito.Matorniamoaquellocheèl’oggettoprincipaledellapresenterelazione,

ossiaunaesposizioneanaliticadiquellichesonoidirittiumaniedeimodidi tutela degli stessi in alcune realtà molto significative, come quelle di alcunipaesidell’Africa,degliStatiUnitiedellaCina.

Per quanto concerne la situazione africana, innanzitutto occorre sottolineare come notevole rilevanza e pesanti conseguenze sul rispetto dei dirittiumanihannoiconflittiarmatinellaregione.

Difatti gravi violazioni dei diritti umani, come uccisioni, stupri e altre formedi violenza sessuale hanno caratterizzato i conflitti in corsoinBurundi,Ciad,Costad’Avorio,RepubblicaDemocraticadelCongoeSudan;inmoltipaesisicontinuaaviverenell’instabilitàpoliticaconfortirischidiulterioriconflittieviolenze.

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Rifugiati e sfollati nei campi e nelle zone urbane non hanno avutoaccesso a servizi di base ed ad adeguata assistenza e sono stati esposti a graviabusideidirittiumani;l’impunitàèrimastadilagante,sonocontinuatele vessazioni, le aggressioni e le detenzioni illegali di difensori dei diritti umani, giornalisti e oppositori politici, rei di aver denunciato le violazioni o di aver criticato i propri governi.

Milioni di donne, uomini e bambini continuano a vivere in condizioni di estrema povertà, senza acqua potabile, alloggi adeguati, cibo, istruzione e assistenza sanitaria di base; la corruzione, l’indifferenza dei governiversoipiùelementaridirittieconomiciesocialideilorocittadinihannocontribuito ad aggravare una situazione già fortemente compromessa.

Centinaia di migliaia di famiglie, in tutta la regione, sono state sgomberate con la forza dalle loro case, violando ulteriormente i loro diritti umani fondamentali; è entrato in vigore il Protocollo alla “CartaAfricana dei diritti umani e dei popoli” sui diritti delle donne in Africa, ma le continue violazioni dei diritti delle donne, come violenza domestica, stupri,trattadiesseriumani,violenzasessualenelcorsodeiconflitti,hannoresol’avanzamentodelsistemapiùnominalechesostanziale.

Sono diventate operative varie importanti iniziative regionali come il ParlamentoPanafricano,l’UnioneAfricana(UA),ilConsiglioperlapaceelasicurezzaeilMeccanismodicontrolloparitarioafricano;l’Assembleadell’UAhaproseguitoiproprisforziperaffrontareilproblemadeidirittiumani nella regione, ma la sua incapacità di imporsi fermamente nel contestodellacrisideidirittiumaniinZimbabwehamessoinchiaralucecomel’UAnonsiaancoraingradodifarapplicareconcretamenteipropriprincipi sui diritti umani.

Governi e gruppi di opposizione armata si sono resi responsabili di violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in Sudan, nelnorddell’Uganda,inCiad,nellaCostad’AvorioenellaRDC,dovevisono state uccisioni illegali, stupri e altre forme di tortura, sfollamento di interepopolazioniealtregraviviolazionideidirittiumani;nelDarfurcivilisono stati uccisi o feriti sia da parte delle truppe governative sia da parte dellemiliziefilo-governative;oltre adesserevittimedi stupri, ledonnesonostatespessooggettodirapimentieriduzioneinschiavitùsessuale.Ilconflittocheda19anniinsanguinailnorddell’Ugandahacontinuato

amieterevittimefraicivili;nonsonostatifattipassiavanti,ades.,nellasmobilitazionedicirca50.000combattentiinCostad’Avorio;principale

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ostacolo al processo è apparsa essere la mancanza di fiducia tra il governo e la dirigenza della coalizione di ex gruppi armati di opposizione denominata ForzeNuove; bambini soldato sono stati impiegati in azionimilitari datutteleparticoinvolteneiconflitti,siainCostad’AvoriosianellaRDC.

Le donne sono rimaste ancora prive di una reale protezione legale e hannocontinuatoadessereoggettodiviolenzeediscriminazioni;stupriealtreformediviolenzasonostatiperpetratidaagentistatali,cosìcomedalpartners,dadatoridilavoroealtri;ma,perfortunainalcuniPaesisonostate avviate o già completate riforme volte ad assicurare il rispetto dei diritti umani delle donne.In Ghana, ad es., organizzazioni della società civile hanno discusso

dellariformarelativaallalegislazionesull’abortoedell’assenzadileggisullostupromaritale;alcuniparlamentarihannoinvocatopenepiùsevereper lo stupro e le violenze sessuali sulle donne; grazie all’azione delleassociazionididonne,ilParlamentodelKenyahaaccettatodidiscutereunprogetto di legge sulla violenza sessuale e una bozza di legge sullo stupro chenedàunapiùampiadefinizioneenegalapossibilitàdicauzioneperchiunquesiastatoaccusatodellostuprodiunaminorenne.

In alcuni Stati della Nigeria sono state introdotte leggi sulla violenza domestica,mailgovernofederalenonhaabrogatolenormediscriminatorie,néemendatolaleggenazionaleperadeguarlaalleindicazionidelProtocolloalla Carta Africana dei diritti umani e dei popoli sui diritti delle donne in Africa.

Ma il dato più sconcertante è sicuramente la circostanza secondo la quale iGovernideivariPaesihannomantenutounacertaostilitàneiconfrontidei difensori dei diritti umani,molti dei quali hanno subito vessazioni,arrestiedetenzioniarbitrarieeaggressioni; la speranzaèche,cercandoinnanzitutto di accrescere lo stato economico e sociale della popolazione, sostrato fondamentale per valutare il grado di civiltà di una nazione, si rafforzianchelacoscienzadelvaloredelrispettodeidirittiumani.Per quanto concerne la posizione della Cina, essa nell’ambito del

contestoasiaticoingenerale,hacontinuatoecontinuaarappresentareuncontesto dinamico e insieme di sfida in materia di promozione dei diritti umani;icontinuiconflittiincorso,chehannoaumentatolavulnerabilitàdella popolazione e creato i presupposti per numerosi e gravi abusi sono statimotivo di costante preoccupazione; laCina e l’Asia in generale èsalita al centro della ribalta mondiale e degli affari e scambi commerciali

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Politica e diritto internazionale

internazionaliconiconvegnidelGlobalCompactedell’OrganizzazionemondialedelCommerciotenutisiinCinaeaHongKong.Nonostantetalestatodiricchezzamondiale,inCinasicompionogravi

violazionideidirittiumani;ades.,volendocitaresoloilpiùbanale,moltisiti web sono bloccati e gli utenti sono perseguiti per aver inviato opinioni politicheoinformazioniimbarazzantiperilgoverno;es.piùgraveèquelloper cui persone accusate di terrorismo e di reati relativi a “segreti di stato” vengono processate in gran segreto.

Nonostante la Cina goda di un considerevole interesse e sostegno internazionale, a tale stato non corrisponde un miglioramento parallelo nel campodeidirittiumani;losviluppoeconomicononhadatoprioritàallarealizzazione dei diritti economici sociali e culturali; ad es. i lavoratorirurali hanno continuato a patire dure condizioni di vita e centinaia dimigliaia di contadini sono diventati sempre più emarginati a causa di espropriazioniterriere,mancanzadicuremedicheeincapacitàdelgovernostataleaprovvedereall’istruzionedimilionidibambininellezonerurali.Ladisparitàtracittàecampagneeildivariocrescentetraricchiepoveri

hannoalimentatoprotesteerivoltenellezonerurali.IldatosicuramentepiùimportanteèchelaCinae,ingenerale,laregione

asiatica è rimasta in fondo alla classifica per quanto riguarda la pena di morte, nonostante ci sia un certo numero di Paesi abolizionisti: la pena di morte è ancora in vigore in 26 Paesi.ElementoancorapiùgraveèchelaCinasirifiutadirenderepubbliche

lestatistichesullapenadimorte;pareche,comunque,secondoalcunidatiin nostro possesso, le condanne a morte si aggirano intorno a 3.900 circa all’anno.AncheinCinaeingeneralenellaregioneasiatica,comeabbiamovisto

perl’Africa,gliattivistideidirittiumanihannosubitounnumerocrescentediaggressionidapartedeisoggettiogruppiprivati,cosìcomedasoggettistatali;nellaregionesonostatispessoarrestati.

Nonostante tali enormi difficoltà, in Cina gli attivisti dei diritti umani sono sempre in prima linea nelle lotte per i diritti economici, sociali e culturali.Tornandoadanalizzareilcontestodeidirittiumani,inCinal’introduzione

dilimitateriformelegaliegiudiziariehacontribuitosolomarginalmenteamigliorarelasalvaguardiadeidirittiumaninelPaese;decinedimigliaiadipersonehannocontinuatoadesseredetenuteinviolazionedeidirittiumani

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esonorimasteespostealrischioditorturaoamaltrattamenti;sonostatecomminate migliaia di condanne a morte e migliaia sono state eseguite.Le autorità sono spesso ricorse all’uso della forza per controllare le

crecescentiprotestepopolari;sonostaterafforzatelerepressionicontroimediaeicontrollineiconfrontidiInternet;nonsonoancoracessatiicasidi detenzione arbitraria dei difensori dei diritti umani i quali sono stati anchecondannatiapenedetentive.Comunquev’èdadirecheilgovernocinesehainiziatoadialogarecon

gli organismi sui diritti umani delle Nazioni Unite sebbene si sia rifiutato didareattuazioneallamaggiorpartedelle lororaccomandazioni;nuovenormative sono state varate nel tentativo di offrire maggiore protezione nei confronti degli interessi dei ricorrenti.Sisonoattuateformedirepressioneanchecontroigiornalistieimedia

che mettevano in discussione le politiche del governo; giornalisti cheavevano pubblicato articoli su argomenti scottanti sono stati esposti al rischiodi licenziamento, detenzione arbitraria o imprigionamento; sonostaterafforzatelerestrizioniall’usosiInternet,mentredecinedipersonesono state incarcerate per aver consultato o aver fatto circolare su Internet informazioni di natura politica.

Ulteriori casi di violazioni sono la repressione violenta delle proteste e rivolte sociali, addirittura spesso da parte di bande criminali ingaggiate da autorità o imprese locali.Infinelapenadimorte:essahacontinuatoadessereapplicatainmaniera

estesa ed arbitraria anche per reati non violenti come la frodefiscale el’appropriazioneindebita;sipuòdirecheinunpaesechesicaratterizzacome una delle più grosse potenze mondiali fa da contraltare un assoluto disprezzo nei confronti dei diritti umani, soprattutto negli strati più deboli della popolazione.InfinegliStatiUniti, ilPaesepereccellenzachemantienelapenadi

morte; innanzitutto migliaia di persone continuano ad essere trattenutesotto la sua custodia senza accusa né tantomeno processo, soprattuttonellabasediGuantanamoBay; sonogiunte addiritturanotiziedi centridi detenzione segreti gestiti dal governo statunitense situati in località sconosciute dove i reclusi sarebbero stati arrestati in circostanze simili a quellechecaratterizzanole“sparizioni”.DecinedidetenutiaGuantanamoBayhannointrapresounosciopero

della fame per protestare contro i duri trattamenti ricevuti e la mancanza

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diaccessoatribunaliindipendenti;sonostaticelebratidiversiprocessiacarico di soldati di basso rango accusati di abusi, ma nella maggior parte dei casi le pene comminate sono statemiti; sono stati registrati casi dibrutalità e uso eccessivo della forza da parte delle forze di polizia.

Circa 500 prigionieri provenienti da 35 Paesi continuavano ad essere detenutisenzaaccusanéprocessonellabasenavalestatunitense;èstatorevocato il diritto dei detenuti di presentare istanze di habeas corpus presso corti federali statunitensi contro la loro detenzione o trattamento, permettendo soltanto limitati appelli contro le decisioni dei Tribunali di revisione dello status di combattente e delle commissioni militari.Diversidetenutihannodenunciatodiesserestativittimediaggressioni

fisicheeverbalimentrevenivanoalimentatiaforza;ilgovernohanegatoqualsiasimaltrattamento;addiritturatreespertididirittiumanidelleNazioniUnitehannodeclinatol’offertadivisitarelabasediGuantanamo,perchéquest’ultimaavevapostorestrizionicontrastanticonquantonormalmentestabilito dagli standard internazionali in materia di ispezioni.

Migliaia di “internati di sicurezza” sono stati trattenuti dalle forze statunitensisenzaaccusanéprocesso;sonostateapprovatenormativecheconsentono alle autorità statunitensi il diritto di continuare a trattenere a tempo indefinito i sospetti qualora vengano riscontrate “perduranti e impellenti esigenze di sicurezza”.Continuano a pervenire notizie riguardanti l’esistenza di una rete di

strutturesegretedidetenzionegestitedalla“CentralIntelligenceAgency”(C.I.A.)invariPaesi;talistrutturetratterebberotalipersoneincircostanzeassimilabiliallapraticadellesparizioni; si sonomoltiplicate ledenuncecheriguardanoilcoinvolgimentodegliStatiUnitineitrasferimentiillegalisegretididetenuti tradifferentiPaesi,praticacheliesponealrischiodisubire maltrattamenti.TalitortureemaltrattamentivengonoperpetratianchefuoridagliStati

Uniti,ades.AfghanistanedIraq;daiverbalidelleindaginièrisultatocomealcuni dei detenuti sono deceduti in seguito ai maltrattamenti subiti durante gli interrogatori.Altri decessi sono derivati dall’uso di “taser”, ossia dispositivi che

impartisconoscosseelettricheindotazioneadoltre7.000tradipartimentidipoliziaeistitutididetenzione;inoltre,intalicircostanzeèstatodimostratochelamaggiorpartedellevittimeeranodisarmateenonpotevanoreagire;sonostatecolpiteconquestistrumentianchepersoneconproblemimentali,

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Politica e diritto internazionale

sottol’effettodisostanzestupefacenti,minorennieanziani.Visonograviviolazionianchedeidirittidigay,lesbicheebisessuali;

infatti molti di loro sono vittime di trattamenti discriminatori e aggressioni fisiche e verbali da parte della polizia; spesso gli agenti di polizia nonintervengono adeguatamente nei casi di reati motivati dall’odio o diviolenzadomesticaaidannidilesbiche,gay,bisessuali.

Per quanto concerne la pena di morte, nonostante il 1° marzo la Corte Suprema degli Stati Uniti ha vietato le esecuzioni dei condannati cheavevano meno di 18 anni al momento del reato, portando gli Stati Uniti in linea con gli standard internazionali in materia, sono continuate le esecuzioni di persone affette da malattie e disturbi mentali, di prigionieri cuierastatanegataun’adeguatarappresentanzalegaleedipersoneneicuicasi era stata contestata la regolarità delle prove a carico.InfinepossiamodirecheanchepergliStatiUnitivalelostessodiscorso

fattoperlaCina,ossiaquellodiunPaesedallegrossecontraddizioni,floridoeconomicamente ma assolutamente non rispettoso dei più elementari diritti umani, basti pensare alla pena di morte, caldeggiata a più riprese come presuntodeterrentedeicriminicompiuti;paeseincuileviolazionigravidei diritti umani vengono compiute spesso impunemente e addirittura esaltate considerando gli esecrandi autori di tali violazioni quali veri e propri paladini di una presunta giustizia.Vi ringrazio per l’attenzione che mi avete dedicato e spero di aver

suscitatoinvoiquantomenodeidubbiodeglispuntidiriflessione.

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Politica e diritto internazionale

Osservatorio dei flussi migratori

* Prof. Gaetano Piepoli

* Presidente I.P.R.E.S. (Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali) eDocente diDiritto privato, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Bari

L’occasione di questo invito è legata al fatto che sono Presidentedell’IPRES–Istitutodiricercaeconomico-socialeregionale–chetral’altrohasedenelpalazzoquiafiancoechehacuratoecuraunaseriediindaginisultemadeiflussimigratori,soprattuttocomeattivitàdiconsulenzaediassistenza per i nostri comuni.

Vi invito, se e quando foste interessati ad approfondire i singoli aspetti quantitativi e qualitativi del fenomeno, e il direttore, il dott. Grasso, sarà sicuramente lieto di mettere a disposizione tutto il materiale di documentazionechenoiabbiamoariguardo.Vorreianchedirecheiltemadeiflussimigratorioggi,perquantoriguardailnostroPaese,inrealtàhadiversi problemi con cui fare i conti. Ilprimoproblemaèquellodell’incertezzalegislativaegiuridica.Questo

èlegatoalfattochenoiabbiamounapproccioaquestaproblematicacheèstato fortemente caratterizzato piuttosto dalle spinte del momento, e quindi anchedalle sceltediremmopuredi carattere ideologico, sottostanti allalegislazione,chenonrispettoaunavisioneglobaledelfenomenostesso,quindicomesisiapotutipassaredaltestounicosull’immigrazioneTurco-Napolitano, alla Bossi-Fini e adesso alla modifica di questa medesima ultimalegislazione.Anchecongliaspettipreoccupantidiquestoapproccio,perché dimostra ovviamente una debolezza di impianto di riflessionesu che cos’è oggi il problema della mobilità di masse umane, legatefondamentalmentenonsoloalproblemadellosviluppo,maanchequindial problema, quello che ci sta a cuore, della realizzazione dell’identitàdelle persone, in relazione a fenomeni complessi che sono fenomenidieconomiacriminale,fenomeniingeneredipoliticadisicurezza,eanchefenomeni di carattere antropologico-culturale. Pensate, per esempio, al ruolo devastante che su questamassa di disperati, soprattutto nei Paesi

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Politica e diritto internazionale

di prima ondatamigratoria, ha avuto il meccanismo dei media e dellecampagne della comunicazione.

Secondo aspetto, e questo poi ci riguarda più da vicino, accanto appunto aquest’incertezzalegislativa,inparticolareperquantoriguardailnostroterritorio,èilruolodiunarealtàmeridionaledentroquestoprocessodiflussimigratori.Perchéèevidentecheinunarealtàmeridionalelagestionediquesto tema deve fare i conti con una serie di variabili altrove non secondarie cheperòhannogiàavutocomunqueunasedimentazione.IntendodireperesempiocheperilMezzogiornolagestionedeiflussimigratorisignificafare i conti preliminarmente con il tipo di stato, di società e di economia abbiamonoinelMezzogiorno.Perchéquestocostituirà,comevedremo,ancheamioparerel’approccionecessariononperrisolvereilproblema,ma per cominciare a tentare di costruire degli strumenti a misura di questo problema. In un certo qual modo, e qui ritorniamo alla questione di una visioneglobale,iflussimigratorinonmettonosoloindiscussioneilfuturoeilpresentedell’uomocheemigra,equindidellasuadomandadiumanitàe quindi del suo interpellarci sulle condizioni minime nel riconoscimento della promozione umana, ma mettono anche in discussione l’idea chenoi abbiamo della convivenza civile, del convivere tra culture, approcci, convinzioni diverse, e anche soprattutto quale tipo di stato vogliamocostruire.Nonacasoappuntosidicecheoggiilproblemadellagestionedell’immigrazioneèancheunproblemadiripensarelecultureistituzionalitradizionaliconsolidate,chesisonosviluppateinparticolaresull’ideadicittadinanza, che si è identificata, in realtà inevitabilmente, con lo statonazionale,echequestifenomeniinvecetendonoamettereindiscussione.Sonoproblemienormi,sonoiproblemiveridell’oggi,edireicheanchesuquestoc’èmaterialeperriflettere:inquestosensoappuntoidatiquantitativi,le indagini statistiche, cui noi abbiamo contribuito, vi potranno ancheaiutare ad entrare nel merito di singoli segmenti di questa problematica, peròsonoiproblemiconcuinonsolooggidobbiamomisurarel’approccioal legame sociale, ma con i quali saremo sempre più interpellati. PerquantoriguardalaPuglia,ilproblemadeiflussimigratoriinquesta

regionesicaratterizzaconfasisuccessive,checredopoiindefinitivasianoanchel’esperienzadiciascunodinoi;laprimagrandefase,quellaanoipiùvicina,èquellacheparteconlacadutadelmurodiBerlino.L’’89apreper la Puglia la questione dell’immigrazione perché è come se si fossestappatountappoequindi lochampagnechec’eradentrosièriversato

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in Puglia. La prima grande ondata è l’ondata che abbiamo conosciutoneglianni89/90/91/92chesonogliannidell’immigrazionedall’Albania,chenoi ricordiamoanche conuna sorta di retorica, tra l’olografico e ilsentimentale,echehamessogiàinevidenzaeaduraprovaqualestatoequali istituzioni e quale società sono presenti nella Puglia. Le vicende e le dinamichedeiflussimigratoriinPugliasonounacartinaditornasoleperunarevisionedellanostrastoriaeanchedelnostrocollaudatosistemadirelazionitraStatoesocietà.Vorreiricordareigrandifenomenidell’iniziodeglianni’90,chesonononsoloquellipiùpropriamentebaresi,laVlora,ma quelli che erano stati già antesignani della Vlora: ricorderete chegiànel ’90,eagli inizidel ’91ci furonodellegrandiondatechereseronecessaria la costruzione di campi di accoglienza, a Bari per esempio il campoSanMarcosenonricordomalealquartiereJapigia;peròilnododegli approdi era Brindisi e quindi la gran parte della mobilitazione fu rivolta in relazione alla prima ondata sbarcata aBrindisi.Ma anche suquestodobbiamodirechequestoèilfenomenoufficiale,perchéaccantoaquestoc’èunfenomenoufficioso,naturalmentetenendocontochepoilagran parte di questa gente di prima immigrazione soprattutto di derivazione albaneseèrimastaallostatoclandestino,haavutopercorsidiversichenonsonosoloquellidi“navicarretta”.Pensate,peresempio,agentechesièspostataapiedidall’AlbaniaattraversoilKossovoperarrivareinPuglia,dallaportacheapresuiBalcaniperilFriuliVeneziaGiulia,nonuno-duenucleifamiliari,mamassedipersonechesonovenuteapiedidall’Albaniaattraverso questa via in Puglia. SidicecheinPugliaiflussisianostatisolotransitori.Sì, attenzione, ma non all’inizio, perché all’inizio a me è capitato

spesso di domandare quale fosse la molla: la molla era innanzitutto quella dell’immediatavicinanza,perchél’AlbaniavenivafuoridaunadittaturatremendacheavevaperòcontattiecherendevapoifacilelasceltadellaPuglia, e la vicinanza era legata poi ad un altro dato, alla percezione dei canali televisivi italiani che dalla Puglia arrivavano tranquillamenteinAlbania. Quindi questi albanesi che sono venuti in Puglia all’iniziovedevano la televisione che avevano imparato dagli italiani non soloperchéc’eracomunqueunastratificazionelegataalfattodiunapresenzaitaliana durante il Fascismo e durante la prima guerra mondiale e quindi adunapresenzaanticadellalinguaitaliana,maperchépoiavevanoillorogrande veicolo nella televisione. La televisione italiana non solo li aveva

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alfabetizzatimaavevadatoloroanchel’ideadiunparadisodaraggiungeree da raggiungere rapidamente e, quando non avevano i soldi per imbarcarsi sui traghetti, la strada lapercorrevanoapiedi, come l’hannopercorsaapiedidalKossovoperarrivarequi.Unepisodiochericordoechemicolpìmoltoriguardaalcunistudenti

universitarialbanesi,acuichiesiagliinizideglianni’90comemaiavesseropuntato direttamente in Puglia, dicevano: «Ma, perché noi vedevamoin televisione, soprattutto nelle TV commerciali, vedevamo sapete checosa?Vedevamolapubblicitàdelmangiareperigattiepericani,quindipensavamo: “Se i gatti e i cani mangiano questo fior fiore di roba, figurati lepersone…”».Testualidichiarazionidialbanesiagliinizideglianni’90.Equindivoicapitechelacapacitàattrattivadiquestaprimaondataè

stata fortissima. Secondo aspetto che va rilevato è quello che l’Albania era anche la

sponda della nostra criminalità organizzata. Io non ho gli elementi perdimostrarlo, ma si è sempre detto che la gran parte dei gommoni cheportòinizialmenteaquestoflussomigratorioeragestitadallacriminalitàorganizzatacheeraquellacheavevalebasidelcontrabbandoinAlbania.L’Albania,maancheilMontenegro...Quellopoièunaltrocapitolo,perchénonabbiamoondatemigratorie.

Stoparlandodell’Albania insensostretto,cioè igommonidall’Albaniaerano gommoni comunque legati alla criminalità organizzata, checontemporaneamenteportavacarichidisigarette.Naturalmentepoi,capitebene,comeprogressivamente,unavoltachesi

èrotto“l’incantesimo”,l’Albaniasiadiventataquellachepoièdiventata,si è rapidamente passati dal carico di sigarette alla droga e alle armi. Il terzo aspetto che vorrei sempre richiamare a proposito di questa

primaondatamigratoriaècheèimportantevedereilsensodellafragilitàistituzionale, perché l’immigrazione non si gestisce con la fragilitàistituzionale.Credochetuttivoiricorderetelavicenda,anchemoltotristealdilàdell’aspettogrottescodell’incapacitàdigestirequestaprimaondata,dell’iniziativadiportare10.000personeallostadiodellaVittoria.Iononsosequalcunodivoi inqueigiornihaavutomododivedere

dipersonachecosasuccedeva,ioloricordoperchéalloraeropresidentedellaFiera,egiustoil10agostodel1991,mihatelefonatomentreeroinmontagnailsegretarioregionaledellaFiera:“Presidente,vieniquiperchéaccanto allaFierahanno fatto, si faperdire, il campodi raccoltadegli

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albanesi,quicisonoproblemiesperiamochenoncisianocomplicazioni”.Quindi con molta pazienza dovetti ritornare il giorno dopo. Chisiavvicinòavràvistolospettacolodeipaninilanciatinellostadio

perchénoncisidovevanemmenoavvicinareodellerissetraalbanesiperchétrai10.000c’eraanchegentecheavevaproblemiconlagiustiziaalbaneseesieraintrufolataenecombinavadituttiicoloriancheconiconnazionali.Però questo è l’inizio, perché la Puglia si è rivelata totalmente fragilenell’impattoconilproblema,tant’èverocheintuttasegretezza,ricordocheiofuitraquellipresiallasprovvistachefacevanolaspolaconlaprefetturaperchéognitantonucleidialbanesibruciavanoicassonettiaiconfinidelquartiere fieristico, alcuni entravano e bisognava capire il motivo. Non ci dissero niente, ma di colpo cominciavano a partire aerei in continuazione, perchéconilpretestoditrasferirliinaltriposti,licaricavanosuipullman,liportavanoall’aeroportodiBari-Paleseesenzanessunpreavvisonemmenoalle autorità locali, li restituivano al suolo natio. Un altro aspetto che emerse già allora e che continua ad essere il

problemaomegliounapossibilerispostaècheallafragilitàdelleistituzionisopperisce anche la società civile; già allora la rete di volontariato, diparrocchie,dipersonesensibili, fecemoltodipiùdiquantopoivenisseufficialmente dichiarato, non c’è nessuna statistica particolare, questotra l’altro per unmotivomolto semplice, perché problemi come quellodell’immigrazionenonèpensabilechevenganogestitiinviaautoritativa,pensando esclusivamente che le istituzioni pubbliche siano in grado digestire di per sé il problema,ma c’è anche un’integrazione tra Stato esocietàcheètuttadascoprireetuttadainventare.Lafasesuccessivacuiabbiamoassistitoèquellacheinrealtàhavisto

l’esaurirsi della spinta degli albanesi, perché la spinta dell’Albania si èesauritaanchespalmandol’immigrazionenonnecessariamentesull’Italiamaanchesulleareepiùfortid’Europa,bastipensareallaGermania.Noiabbiamo ancora un riscontro di quando in agosto il porto fu messo a dura provanellasuacapacitàlogisticadallamassadialbanesicherientravanoper andare a fare le vacanze nei loro paesi. Questo è un appunto sulla capacitàdireggereunminimodiproblemacomequellodipermetterechesi possano imbarcare le persone.

Esaurita quindi la prima fase tipicamente albanese, abbiamo avuto l’altra immediatamentedoposempre legataaiPaesideiBalcanieparlodi quella legata ai conflitti etnici della ex Iugoslavia. La Puglia è stata

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meta di una immigrazione assistita, pensate per esempio a tutti gli esuli dal Kossovodietniaalbanese;èunfenomenocheconoscounpo’perchéconlaCaritaseconamicidell’associazionedicuifaccioparteabbiamodatounamanoadalcunidiquestirifugiatidalKossovochesonostatioggettodiunaimmigrazionenonvolontaria,maètuttagentecheavevaun’estrazionesocialepiùalta,cheavevaunapropriaattività,un’ordinatavitaechesièvistasradicatainmanierabrutaledallaexIugoslaviaacausadelconflitto.Poiabbiamoquellachenonsièmaifermata,l’immigrazionedaipaesi

dell’Est; ora abbiamo in Puglia il fenomeno dell’ondata clandestina daRomania, Bulgaria, Georgia, ex Urss, ecc., tutta organizzata anche quiin gran parte attraverso organizzazioni ai confini della criminalità, con ondatediimmigrazioniclandestine,tuttelegateancheaiviaggituristici:cisonopullmanchepartonodallaGeorgiaperandareafareiltourturisticoin Italia,mavengono lasciatepersonechenon tornanopiùneiPaesidiprovenienza. Un’altra forma è l’immigrazionedai paesi dell’Africa.Questa è degli

ultimiannieanch’essa,benchénumericamentenonparagonabileaquelladellealtreareediprovenienza,ècomunquesemprepiùsignificativa.Ancheinquestocasoci sonocomeal solitoduecanali:quellichevengonoquidai paesi in cui ci sono conflitti (Etiopia, Eritrea, Sudan ecc.), e le basilibiche:personechedallaLibia,caricatesucarrette,vengonoinItalia.Noisiamo normalmente punto di approdo perché abbiamo le basi di primaaccoglienza,sifaperdire,dellagrandeondatacheinveceavvieneinSicilia,a Lampedusa. Ultimacosaariguardo.Anchepercolorochevengonodaipaesidell’ex

UnioneSovieticaedall’Africacisonoduedestinazioni:unaèquellapiùevidente, cioè l’avvio alla prostituzione delle donne, gestito da gruppicriminali che vivono sui traffici illeciti: prostituzione, droga, armi econtrabbando,l’altraèquelladeilavoridomestici,comelebadanti,oppuredeilavoriincampagna.Quest’ultimaèstatadocumentatadaungiornalistal’annoscorso,maormaisiamoabituati,difattichiunquepassidamaggioadottobreinautostradacosteggiandoicampiagricolidelfoggiano,puòvederequellochec’è.Quali sono i problemi immediati sui quali va fatta la riflessione? I

problemi immediati sono: fondamentalmente la Puglia deve essere una sortadipiattaformalogistica,perchénonècertamenteunaterracapacediaccogliereedidareintegrazionepienaedefinitiva,perchéhaunmercato

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del lavoroestremamenteasfittico,perchéhaunadebolezza istituzionalealtrettanto forte, quindi dovrebbe essere meglio attrezzata per garantire le migliori condizioni per poi ulteriormente inviare in zone capaci a loro volta di accogliere in senso definitivo queste ondate di immigrazione. Salvo alcuni settori in cui questo invece è possibile, pensiamo appunto al settore dellavorodeicampi,piuttostochealsettoredeilavoridomesticicheperòattualmente è il settore in cui vige il maggiore sfruttamento di queste persone. Allora dobbiamo porci una domanda: cosa siamo in grado di fare perattrezzarelaPugliaconlestrutturelogistiche?Perstrutturelogistichesiintendonoluoghiincuisidovrebberoaiutarequestemassediimmigratiadacquisirealcuni strumenti che li rendanopoi ingradodigestireconresponsabilitàmaggioreillorofuturo.Ilchesignificalalingua;unminimodi strutture di accoglienza; strutture educative per i bambini; cultura;strutture di controllo del mercato del lavoro come concorsi riservati non semplicementeallequote teorichechenormalmentesonoassolutamenteinsufficienti, ma rispetto alla possibilità poi concreta di radicare nel mondo dellavorosiapurtemporaneamentequestepersone.Iocredocheriguardoatuttiquestiobiettivinoisiamolargamenteindietro;amecapitadivedereinparticolareperquelche riguarda ilprimopuntoe ilquarto (linguaecultura)cheilsupportoeilsostegnoalgovernodellalinguaeallacultura,in particolare all’educazione dei bambini, è praticamente inesistente.Normalmente, tranne rarissime eccezioni, gli immigrati vivono in quartieri degradati,pensoperesempioperquantoriguardaBaria tutta l’areadelquartiere Libertà in condizioni aberranti, sotto una spinta di sfruttamento economico, penso per esempio ai canoni di affitto in nero, esagerati per locali fatiscenti; non solo, ma con il problema drammatico che questepersone vivono in quartieri degradati, da un certo punto di vista molto più di loro, e vengono reclutati per altre cose. E soprattutto i loro figli vanno a finireinscuoledegradate,chenonsonotaliperchécisonogliimmigrati,chenonhannoilcontrollodellalingua,maperildegradocomplessivodichilefrequenta.Iltuttoportaall’emarginazionefinaleetotale.Masonostatesensibilizzatelescuoleaquestoproblema?Inquestocasononsorispondere,mapensochelestrutturescolastiche

teoricamente abbiano il compito istituzionale di provvedere ad un sostegno,mavedochenon lofanno;d’altrocantovorreianchedirechesonoassolutamentecertocheibambinibaresidelquartiereLibertà,sono

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nelle loro stesse condizioni e non godono nemmeno loro di un adeguato sostegno.Quindicredochenonservanolesegnalazioni,perchénonsiamoancoraentratinell’otticache ilmondoècambiato radicalmenteequellocheunavoltasifacevaperforzadiinerzia,ogginonsipuòpiùfareperchésignifica non affrontare davvero i problemi. Vienedapensarecheaqualcunofacciacomodomantenerelasituazione

in questo stato.Io credo che la gente non sappia cosa fare in realtà, lo vedo. Fare

un lavorodi sostegnoculturale a chihadeiproblemiodelle lacunedacolmareèunacosa terribile, siamonell’otticadi ideechecivogliaunapersonaperognibambinoaltrimentinoncelasipuòfare.Ilchesignificainvestiremezzi, forse la scuola italiana non ha i soldi e fa finta di nonvederecertiproblemi,perchéorganizzareun lavorodi tutoraggioèunacosaimmane.EnonsipuòpensarenemmenochecisiaundonMilaniditurnochefaccianelprivatoquellochenonfalascuolapubblica.Ormaisiamo in una società dei grandi numeri e la scuola non riesce a governarli, areggerli.Nonsipensichesidebbatornareadunascuoladiselezione,ma una scuola dimassa deve dare strumenti dimassa, anche culturali.La selezione è diventata il punto finale, cioè i più bravi arrivano e sanno. Nella scuola di massa, gli immigrati sono i primi ad essere mitragliati per l’incapacitàdigestionedellascuola,perchéilsostegnoculturaleèunacosadurissima,alungotermine,cherichiedegrandisforzinonsoloeconomicimaanchepersonali.Sodi ragazzekossovareche,benché sianoarrivatead un titolo di scuola superiore non sanno praticamente nulla, perchésono arrivate tardi, perché sono arrivate traumatizzate dagli orrori dellaloro guerra, e recuperare non è una cosa semplice. Dunque, interrogarci su come la Puglia possa attrezzarsi per essere una base logistica vera, non essendo un approdo definitivo in linea di massima, significa capire come possafarsicaricodiunanazionecomeadesempiol’Albaniachenonha,omeglio non aveva, prima che scappassero inmassa, una popolazionenumerosama che ora è soggetta amolte nazioni o anche a delinquenticomuni.Interrogarcisucosasipossafare,equiiltemadeiflussimigratori,credochesiaun temadi impegnooltrechediconoscenza.Perchéèuntemacheciimpegneràatempoindeterminatoanchenelfuturo.Ilmondosi è messo in moto in questo senso e non torna più indietro, il problema della mobilità e della ricerca di un futuro da parte di interi continenti non rappresentanéunfuturonéunpresente.Iproblemiserivannoaldilàdelle

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seriestatistichechepoteteconsultarenelnostroistituto,masonoiproblemichetral’altropunterannosemprepiùsuqualeidentitàlaPuglia,l’Italiael’Europapreparanoperilfuturo.InItaliaperfortunanonabbiamoigrossiproblemichehannoinFranciaconl’immigrazionediterzagenerazione,generalmente confinata nella banlieu, mentre in Italia convive nei quartieri dove ci sono i delinquenti locali. Peròquestononsignificacheilproblemadell’integrazionesocialenon

esista anche rispetto a loro, anche se non c’è questa radiografia urbanachecirendesimiliaquellemetropolichehannogiàvissutoprimaquestoproblema. Anche laGermania ha i suoi quartieri per gli immigrati.Qui aBari

vediamo molti immigrati la domenica attorno ai call center da loro gestiti, quindicistiamoarrivandoanchenoi,maladomandaè:siamoingradodigestirequestarivoluzionechenonhasolotoccatoilorodestini,machehaanchemessoindiscussioneilnostroapproccioallasocietà,alloStatoeailegamisociali?

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Ruolo della tecnologia nella riduzione della povertà e della disabilità

* Ing. Andrea Micangeli

*DocentediTecnologieperl’Autonomiael’Ambiente,UniversitàdiRomaLaSapienza,CIRPS Centro Interuniversitario di Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile

IntroduzioneI nodi principali che emergono dal presente lavoro nascono dalle

esperienze di progetto in cui si sono potute studiare le interrelazioni tra tecnologie appropriate, microeconomia e rispetto dell’utente finale edell’ambienteincuivive.

In particolare, sarebbe più opportuno definire in modo differenziato le tecnologie volte all’integrazione, all’indipendenza, all’inclusione etecnologieperl’autonomiadiunsingoloodiunacollettività.A ben vedere, una persona reclusa chiederà integrazione, come una

personasvantaggiatachiederà tecnologieper l’inclusione,unacomunitàindigenaavràcomeobiettivol’autonomiaall’internodiunostatomentreuna comunità sotto occupazione chiederà indipendenza, e la notevoledifferenzadirispostachesipuòdareèspessotrascurata,generandofalseatteseeportandoalfallimentoprogettichenoncorrispondonoaibisognidichiliriceve.

Chiapas un progetto “Micro – Hydro” Nell’ambito del settore delle energie rinnovabili e della gestione

dell’acqua, possiamo esaminare un progetto realizzato tra il 1998 ed il2000 inChiapas,Messico: unprogetto “Micro-Hydro” chiamato “UnaTurbina per La Realidad”. In questo caso è stato possibile applicare con successounadellepiùefficientienergierinnovabiliinun’areadiconflitto“La Realidad”.Il progetto si situa nel complesso sistema del Chiapas, sud-est del

Messico, al confine con il Guatemala ed i beneficiari sono tuttora costituiti dalla comunità indigena della Realidad.

In questo territorio, dopo una fase di conoscenza reciproca stimolata

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dall’organizzazioneZapatista,èstatoeffettuatounostudiodellazonaedeifabbisogni energetici.

In questo caso, la domanda viene interamente utilizzata per l’illuminazione privata, per il funzionamento di attrezzature elettriche,come radio e alcune volte frigoriferi collettivi, strumenti di falegnameria e di lavoro come il mulino per la lavorazione del caffè.

In seguito ad uno studio idrogeologico, e alla raccolta dei dati pluviometrici,sièpassatiallaprogettazioneveraepropriadell’impianto:ilmicroidroelettrico che è costituito nelle sue componenti principali dauna presa, una vasca di sedimentazione, una vasca di carico, una condotta forzataedunapowerhouse.Tale impianto idroelettrico nella comunità della Realidad, ha dato

la possibilità ai locali di incontrarsi più frequentemente tra loro e con rappresentantidialtrecomunitàlasera,anchediinverno,diconseguenzaha permesso una migliore organizzazione e l’alfabetizzazione e laformazione sanitaria. Restava solo da rispondere alla domanda centrale di ogni serio progetto di cooperazione ovvero se tale progetto sia veramente sostenibile.

La questione è stata affrontata con vari tipi di corso purtroppo tutti mal digeriti dai diversi componenti della comunità. Avendo lasciato alla comunità la gestione dell’impianto si è potuta registrare un’ottimaconfidenza con esso a distanza di 6 anni. Quasi a sottolineare le enormi risorseinespresseallapresenzadiuntipodicooperazionechemalgradoleintenzionipuòesseresembrataassistenzialista.

Impianti di potabilizzazione in aree di crisiUn’altra importante esperienza utile per esaminare le tecnologie per

l’autonomiaècostituitadalprogrammadelCIRPSeUn Ponte per… volto alla riabilitazione degli impianti di potabilizzazione in aree di crisi come laregionediBassora,inIraq,unlavoroperl’acquapotabile,ovesisonoriparatidegliimpiantichefiltranol’acqua.L’acqua dei fiumiTigri edEufrate che confluiscono aBassora nello

ShattelArab,èdiminuitaneidecennieasportaoggiunmaggiornumerodisalirispettoaglianni’70.Allapopolazioneèstataportatanelmaggio2003,ovveroall’iniziodei

progetti,acquaconl’autocisterna,maquestoprocessodenominatowater tankering è evidentemente non sostenibile, e come cooperanti si ha il

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doveredifaredituttoperchélosiaequinditrovareilmodoaffinchél’acquasi riesca a raccogliere in loco, e ivi trattare in caso di necessità. In altri modiunprogettorischiadicrearenotevoledipendenza,quindipotrebbealleviareilproblemaperqualchemesemadopolasciareinevitabilmenteuna situazione peggiore rispetto a quella iniziale. Quando si parla di impianti di trattamento dell’acqua, si rischia di

fare degli errori di valutazione sulla appropriatezza delle tecnologie e dell’interventocomplessivo.

Per questa ragione si devono prima di tutto prendere accordi con un’autorità riconosciuta. Ad esempio se c’è una fornitura idricacontemporaneamentequalcunoprendeduesecchid’acquaequalcunaltrone prende quattro o cinque, questo non solo non è corretto da un punto di vista etico ma certamente prima o poi creerà dei problemi.

Le tecnologie per l’inclusionePer quanto riguarda le tecnologie per l’inclusione, siveda l’esempio

deilavorichesiamostatiinviatiarealizzareaKabuloveabbiamolavoratosulla inclusione dei bambini con disabilità in età scolare.Latecnologiahaunsensonelmomentoincuicreapartecipazione,quando

inaltreparolepuòesseregestitaconcompetenzaedignitàdaibeneficiari.In quel caso si dovevano aiutare i bambini con disabilità a ritornare a scuola. Cosìanchequièstatoeseguitounostudiodellasituazione‘Stakeholdersanalisys’,infatti,sièpotutoesaminaretuttiiservizichegiàc’eranoechecomunquerestavanovalidiebenfunzionantianchedaprimadellaguerra.Per il finanziatore sarebbe stato più semplice portare 100 carrozzine o 100occhiali,inveceautonomiaperilgruppodilavorodelCIRPSTpAAgiàsignificavafaredellesceltepartecipateepartecipativecheincludanotutti gli stakeholders. Infatti, in quel caso è stato più importante puntare alla formazione degli insegnanti ed alla sensibilizzazione delle famiglie, perchéiragazzipotesseroraggiungereicentriesistentiedottenerevisite,cure, ausili e soprattutto una inclusione sociale nel proprio territorio di appartenenza.

Tecnologie per l’integrazioneUn altro progetto nell’ambito del settore delle energie rinnovabili e

dell’acquapotabileèquellodeiPenitenziarioveilMinisterodell’ambientee ilMinistero di giustizia ci chiedono l’installazione di impianti solari

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termiciconlapartecipazioneel’apprendimentodapartedeidetenuti.Le tecnologie nella cooperazione devono essere competenti, quindi

devono svolgere realmente la funzionecheci si attendeda loro, inoltresaranno contestuali, se adatte negli anni e nell’evolversi della storiadell’utentealcontestod’uso,edinfineconsonanti, ovvero in armonia con lapersonalitàelostiledivitadell’utentenelmomentoincuilericeve.

Le scelte energetiche ed il loro apporto allo sviluppo socialeL’obiettivoèquindiquellodiapprofondireleproblematicheriguardanti

lescelteenergeticheedilloroapportoallosvilupposociale.In particolare lo studio del gruppo di ricerca TpAA del CIRPS della

Università di Roma “La Sapienza” si concentra su:Ambientisocialidipiccolascala;Energieambientalmentecompatibili;Fasceoccupazionalisvantaggiate;Areediconflittootensionesociale(urbaneerurali).Il progetto di sviluppo energetico deve rispondere a:Come ottenere il fabbisogno energetico, stimato con la comunità stessa,

nell’ambitoenergeticoegeopoliticoincuicis’inserisce;Come renderlo parte della storia dell’utente: attraverso uno studio

della realtà macro e micro regionale ed una progettazione e realizzazione appropriataallacomunitàutente;

Come mantenerlo attraverso una formazione degli operatori e della comunità;

Come trasferirlo ad altri soggetti nelle stesse condizioni.Quando il problema è ingente, bisogna creare una rete più ampia locale

etalvoltainternazionale,perchéibeneficiariraggiunganol’autonomiaesepossibilesuccessivamentel’autosufficienza.Cosìdopolaconclusionediunprogrammasecondoinostrimetodidi

lavorosimantengonoicontatti,inparticolarequelliumani,macerchiamodi non mantenere il legame nel settore tecnologico.

Tecnologie per l’AutodeterminazioneUltimamente il CIRPS TpAA si occupa della annosa questione del

Saharaoccidentale: inAlgeria c’èun loro campoprofughi suddiviso invillaggi(Wilaya)dicirca150.000personeda30anni.Lìsiècercatodiprodurre una attività di income generation producendo manufatti a partire

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dal riciclodell’alluminio. Imanufatti sono attualmentemedaglie che legare sportive italiane possono utilizzare per premiazioni e soprattutto per portareall’attenzionedelpubblicolaCausaSaharawi.

Alla domanda su come scegliere i posti dove fare i progetti, bisogna esserechiarisulfattochelasceltadipendedamoltifattori,echeunodiquestinonètantola‘esistenza’,quantoinvecelaeticitàdellaprovenienzadelfinanziamento,questocriteriononpuòsempreesseregeneralizzato,néunivoco, ma presso il CIRPS TpAA è sempre stato dirimente.

Si è lavorato in zone di guerra ma quando necessario si sono dovuti rifiutare i soldi della stessa militarizzazione. Inoltre la comunità con cui si lavoraèbenechesiagiàinunpercorsodiautonomia,nelsensochesiaiutigiàdasola,daprimadell’interventodicooperazione,anchequestocriteriononèunivoconéassoluto.Peròèinnegabilecheneiprogettidisviluppol’auto-organizzazionesiamoltoimportante.Generalmente comunque si hauna specializzazionedi territorioodi

settore.Peresempioleautoritàdibacinofannoprogettisull’acqua,mapoicisonolesceltepolitiche,religiose,cisonotantifattoricheindirizzanolescelte di ognuno nella progettazione. InIndianel1994cisiamooccupatiditecnologiaperl’inclusionedella

disabilità, ad esempioprima arrivavanodelle protesi dall’Italiama essenonpermettevanodistareconlegambeincrociate,posizionecheèmoltodiffusa in India e socialmente e religiosamente importante nella cultura indiana. Bisognaancheporsilaquestionedicomevengarecepitalacostruzione

degli impianti dalla popolazione in situazione di emergenza o reclusione o disagio.

In questi casi la scelta tra lavoro volontario e lavoro pagato è una parte progettuale delicatissima per almeno due motivi, infatti da un lato non possono essere tutti salariati, quindi si pone il problema della scelta.

Inoltre se si danno soldi a qualcuno bisogna studiare cosa si innesca e capire dove andranno a finire questi soldi.

Questo non per controllare da un punto di vista morale il singolo individuo ma per non creare imprevisti squilibri a causa di un progetto di cooperazione internazionale.

Ad esempio presso La Realidad ciascuno fornisce del lavoro gratuito alla comunità a turno e periodicamente si paga in questo modo una sorta di tassa.

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Economia della cooperazione

Questo accade anche in molti altri Paesi e comunità indigene, peròseunapersonaprestadel lavorogratuito,nonglisipuòchiederepiùditanto. Il salario ti garantisce una continuità, il raggiungimento degli obiettivi, delle scadenze e la qualità sul lungo periodo. Ed in questo modo economicamente si cerca di creare del nuovo reddito non assistito. Sesivuolechelatecnologiasiaperl’integrazione,perl’indipendenza,

perl’autonomiasidevepuntarealtotaledistaccoecontinuitàneltempodelprocessoinnescato.Questofasìcheallafineunopiùchefareildottoreo l’ingegnere, diventa inevitabilmente unmanager, e questo è un beneper la comunità locale e per il finanziatore… a volte non per il ‘buoncooperante’.Spessovienerichiestopiùunlavorodicoordinamentoeperquestoè

correttoancheperchélepersonelocalisonopiùbraveagestireilproprioterritoriosoprattuttoinquestionipratiche,anchesoloperchéhannoavutopiù occasioni di fare esperienza con i materiali e i problemi e le soluzioni locali.

Se manca un utensile in città si va dal ferramenta, invece spesso in area remota rurale spesso lo si costruisce con inventiva a volte stupefacente. D’altrocantoaltrevoltebisognaorganizzarsiperfarneameno.L’importanteperòèesserci,altrimentiisoldirimangonoinmanoad

unafettadipersone.Quellochedanneggialacooperazioneinternazionalee le comunità locali da entrambe le coste non è solo la corruzione quanto l’incontrodiessa tra ledueparti sia inOccidentechenelPaesebeneficiario.

Per passare dallo sviluppo energetico allo sviluppo e cambiamento sociale, gli ‘esperti’ nel settore tecnologico devono usufruire dellaconsulenza dei futuri utenti (da considerarsi in molti casi gli unici “esperti” della comunità locale).

Il “trasferimento tecnologico” non deriva da una sorta di reintegrazione della comunità in un qualsivoglia standard ma da un processo di evoluzionecontemporaneodelprogettoedellacomunitàutente.Cosìsipuòsviluppareunmodellodiinclusionechesalvaguardiladiversitàperincidere positivamente sul cambiamento sociale, sia esso pianificato o ipotizzato nella progettazione partecipata ovvero, come spesso accade…inaspettato.

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Economia della cooperazione

Divergenza o convergenza nei livelli di reddito? Una sintesi dei risultati recenti

* Prof.ssa Rosa Capolupo

*DipartimentodiScienzeEconomicheUniversitàdiBari•[email protected]

I. Introduzione

I test convenzionali dell’ipotesi di convergenza molto spesso riportano

un’evidenza empirica consistente con l’ipotesi stessa. Le regressioni di

crescita lineari, che hanno caratterizzato una fase molto importante degli

studi recenti sulla crescita, esibiscono un coefficiente del livello del

reddito iniziale di segno negativo e statisticamente significativo ad

indicare che i paesi che hanno un reddito iniziale molto elevato (paesi

ricchi) crescono meno velocemente dei paesi con un livello di reddito

iniziale procapite più basso (paesi poveri). La maggior parte della

letteratura empirica sulla convergenza, infatti, impiega dati cross-

sezionali per esaminare la correlazione tra i livelli di reddito pro capite

iniziali (come proxy del rapporto capitale-lavoro) e i tassi di crescita

successivi e considera la correlazione negativa come evidenza di

convergenza. Se tuttavia si guarda alla semplice ispezione dei dati la

convergenza dei redditi procapite e dei tassi di crescita si rivela

ampiamente contraddetta. La conferma o la sconfessione dell’ipotesi ha

invaso la scena accademica conducendo ad avanzamenti significativi

nell’utilizzo di tecniche econometriche sofisticate e di data set che hanno

cercato di misurare il fenomeno con precisione. Dopo anni di studi teorici

ed empirici tenteremo di tirare le somme sulla consistenza del fenomeno

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Economia della cooperazione

passando in rassegna i contributi più efficaci nel tentativo di fare

maggiore chiarezza e di giungere eventualmente a esiti maggiormente

condivisi. Occorre, tuttavia, rimarcare che gli studi sulla convergenza

hanno fornito contributi notevoli sul piano degli sviluppi delle tecniche

econometriche nel contesto delle tematiche relative alla crescita

economica come mai si era verificato in precedenza. Appartengono

all’ultimo decennio gli sviluppi sulle tecniche di stima panel dinamici

Islam [1995], Caselli et al [1996], Evans [1998], Maddala e Wu [2000]

così come l’utilizzo di una varietà di tecniche non lineari che dimostrano

l’esistenza di equilibri (steady – state) multipli tra cui si ricordano il

metodo regression tree di Durlauf e Johnson [1995], o quello

semiparametrico parzialmente lineare utilizzato da Liu e Stengos [1999]

che mettono in serio dubbio l’esistenza del fenomeno in assenza di

ulteriori specificazioni in termini di redditi pro capite o di altri parametri

fondamentali dei paesi coinvolti internazionalmente. Più precisamente

questi affinamenti metodologici supportano l’ipotesi di convergenza, già

ottenuta con l’analisi di regressione standard, solo per paesi sviluppati e

per i paesi a reddito intermedio.

L’organizzazione del lavoro è la seguente. Nella sezione 2 si illustra

l’ipotesi di convergenza come predizione fondamentale sia del modello

tradizionale di crescita sia di una classe specifica di modelli di crescita

endogena. Nella sezione 3 si mostreranno i risultati degli studi empirici

di prima generazione basati su regressioni lineari di crescita (cross-

section e cross-country) per passare poi nella sezione 4 a illustrare i

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Economia della cooperazione

risultati delle nuove ricerche che utilizzano metodi panel. L’ultima

sezione conclude.

2. L’ipotesi di convergenza

2.1 La convergenza come predizione del modello tradizionale

Tale ipotesi come è noto deriva dagli studi teorici della crescita e

rappresenta la principale predizione teorica del modello di Robert Solow

(1956) e di Swan (1956). Per più di un decennio l’ipotesi è stata al centro

del dibattito teorico ed empirico. Il modello neoclassico di crescita

implica che economie strutturalmente identiche, ma che differiscano

nello stock di capitale iniziale, debbano convergere verso lo stesso livello

di reddito procapite nonché verso lo stesso tasso di crescita.

Un’economia che abbia un più basso stock di capitale iniziale avrà la

tendenza, per la maggiore produttività del capitale, a crescere a un tasso

più elevato rispetto a un’economia con un più alto rapporto capitale-

lavoro. Ne consegue che economie con gli stessi parametri di preferenze

e di tecnologia dovranno convergere verso un comune livello di reddito

procapite.

La convergenza dei tassi di crescita tra le varie economie è la seconda

implicazione di convergenza che deriva dall’ipotesi congiunta di

progresso tecnico esogeno e di produttività marginale del capitale

decrescente. È noto che, a causa dell’aumento nello stock di capitale, il

processo di crescita dovuto a fattori endogeni, tende ad arrestarsi.

L’accumulazione endogena del capitale si rivela, pertanto, un fattore

transitorio di crescita e la crescita permanente è assegnata esclusivamente

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Economia della cooperazione

a fattori esogeni. Nel lungo periodo il tasso di crescita del reddito

procapite di tutte le economie è pari al tasso di progresso tecnico,

esogenamente dato.

Il limite principale del modello Solow-Swan sta quindi nella sua

incapacità a spiegare le divergenze internazionali che generalmente si

osservano sia nei livelli di reddito pro capite sia nei relativi tassi di

crescita. Il modello neoclassico se si rivela coerente nello spiegare la

crescita within country non lo è altrettanto quando deve spiegare la

crescita across countries. Se si confrontano le dinamiche di crescita

effettive dei diversi paesi nel corso del tempo emergono alcune tendenze,

in certe epoche e per certi gruppi di paesi, verso la convergenza, ma tale

processo non coinvolge tutte le economie presenti nel sistema

internazionale.

Il modello frequentemente usato nella letteratura recente per

spiegare l’ipotesi di convergenza è il modello di crescita ottimale

Ramsey (1928)-Cass (1965)-Koopmans (1965). Vecchie e nuove teorie

della crescita utilizzano tale modello a fondamento delle loro

proposizioni teoriche e come base di dibattito. L’ipotesi che distingue

questo modello di crescita ottimale rispetto alla versione di Solow-Swan

è la presenza di agenti ottimizzanti che decidono il sentiero temporale del

consumo (e del risparmio) sulla base di una funzione di utilità

intertemporale. La riformulazione teorica del modello mette in luce come

il paradigma neoclassico generi solo convergenza condizionale e non

assoluta (o non condizionale). La specificazione del modello è

essenzialmente quella proposta da Barro e Sala-i-Martin (1995a) in cui si

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Economia della cooperazione

utilizza una funzione di produzione con progresso tecnico del tipo

accrescitivo di lavoro (o neutrale nel senso di Harrod)1:

Y(t) = A[K(t ) L t e ) ] 0 < < 1 gt 1-( ( ) (1)

dove Y denota l’output aggregato, K è lo stock di capitale fisico e Legt

indica la forza lavoro in termini di “unità-efficienza” (ciascun lavoratore

diventa più produttivo al trascorrere del tempo come risultato del

progresso tecnico esogeno che ha luogo al tasso g). Poiché, per

semplicità, si assume che la forza lavoro L(t) coincida con la

popolazione, che cresce al tasso n, ne risulta che la quantità di lavoro

“effettivo” cresce al tasso n+g. Le proprietà della (1) sono quelle note di

concavità, condizioni di Inada, rendimenti costanti di scala del capitale e

del lavoro “effettivo”. Data quest’ultima assunzione, la F(.) può essere

espressa in forma intensiva:

y = Ak (2)

dove ora Y/Ley gt e k K/Legt denotano output e capitale per unità di

lavoro in termini di unità-efficienza. Anche il vincolo di bilancio

aggregato può essere scritto in unità di lavoro effettivo:

y = c + i (3)

dove . L’equazione dinamica fondamentale del

modello, che determina anche l’evoluzione del reddito, è espressa dalla

crescita dello stock di capitale in unità di lavoro effettivo:

/ ; /c c Le i i Legt gt

1 L’introduzione di progresso tecnico accrescitivo di lavoro è una delle restrizioni necessarie per l’esistenza di un equilibrio di stato stazionario nel modello Cass-Koopmans (altre restrizioni riguardano la funzione di utilità che deve essere tale per cui l’utilità marginale del consumo risulti positiva quale che sia il valore dell’elasticità di sostituzione intertemporale).

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Economia della cooperazione

kgnksfk ˆˆˆ.

dove s è la frazione dell’output investita (risparmiata), è il coefficiente

di ammortamento, n il tasso di crescita della popolazione e g il tasso di

progresso tecnico. Avendo assunto una funzione di produzione Cobb-

Douglas, l’equazione precedente diventa: .

k Ask n g k (4)

Dalla (4) il tasso di crescita del capitale in termini di unità efficienza è

facilmente ottenuto:

(

.

k

kAsk n g1 ) (5)

Poiché nel modello di crescita ottimale il risparmio dipende dalle scelte

intertemporali degli agenti, le preferenze dei consumatori vengono

definite da una funzione di utilità istantanea pro capite del tipo CIES

(constant intertemporal elasticity of substitution):

u(c)=1

1-[ c -1]1-

dove c=C/L è il consumo pro capite e >0 è un parametro che indica

l’elasticità dell’utilità marginale rispetto al consumo ( il suo reciproco è

interpretato come l’elasticità di sostituzione intertemporale). Il problema

dell’agente rappresentativo in questa semplice economia (in cui è anche

produttore) è quello di scegliere un sentiero di consumo che massimizzi

l’utilità su un orizzonte infinito. La funzione di utilità può essere scritta:

U o) =1

1-[c - 1] e e dt1- nt - t(

0

(6)

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Economia della cooperazione

dove U(0) rappresenta il flusso scontato di utilità futura valutato al tempo

zero, ent indica la crescita nel numero dei membri della famiglia ed e- t è

il fattore di sconto del futuro consumo, >0 essendo il tasso soggettivo di

preferenza intertemporale. Maggiore è , maggiore sarà l’utilità che

l’individuo attribuisce al consumo presente relativamente al consumo

futuro. Gli individui sono identici e ognuno sceglie un sentiero temporale

del consumo in modo da massimizzare la funzione (6) sotto il vincolo

delle risorse2:

.

k Ak n g k c (7)

La condizione di primo ordine di questo problema fornisce la ben nota

soluzione riguardante il tasso di crescita del consumo:

/ / / (c c c c g Aak g1 1 )

(8)

Il significato di questa equazione è abbastanza intuitivo3. Il tasso di

crescita del consumo pro capite, in situazioni diverse dallo stato

stazionario, è dato dalla differenza tra il prodotto marginale netto del

2E’ superfluo ricordare che il problema di massimizzazione del singolo agente coincide nel modello di crescita ottimale con il problema del pianificatore che massimizza il flusso delle utilità scontate dell’agente rappresentativo. Il vincolo globale delle risorse, essendo espresso in termini pro capite, coincide con il vincolo del consumatore. 3 Nell’interpretare la (8) si noti che il tasso di crescita del consumo per unità di lavoro effettivo è uguale al tasso di crescita del consumo pro capite meno il tasso di progresso

tecnico. Ciò implica che: c

c

A k.

( )1

da cui si evince facilmente che il

consumo pro capite cresce se il rendimento del capitale eccede il saggio di preferenza temporale, ovvero il tasso al quale gli individui scontano il consumo futuro.

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Economia della cooperazione

capitale (Aak 1 ) e il tasso di preferenza temporale. Quando la

produttività marginale del capitale è inferiore al saggio di preferenza

temporale, gli individui non sono disposti a posporre il consumo in

quanto riceverebbero un rendimento, in consumo futuro, inferiore

all’utilità che attribuiscono al consumo corrente. Nel caso opposto

(produttività marginale netta del capitale maggiore di ), il consumatore

ha invece convenienza ad accumulare capitale nel periodo corrente.

L’equilibrio di stato stazionario, ovvero il sentiero lungo il quale

ciascuna variabile cresce allo stesso tasso costante, è caratterizzato da

quantità del prodotto, del capitale e del consumo, espresse in termini di

unità-efficienza ( ) che rimangono costanti, mentre i loro tassi di

crescita sono pari a zero. Le quantità delle stesse variabili in termini pro-

capite (y,c,k,) crescono invece al tasso g e le quantità aggregate (Y,C,K)

crescono al tasso n+g. Pertanto, anche in questo modello sono replicate le

predizioni del modello di Solow. L’introduzione di un tasso di risparmio

endogeno non rende endogeno il tasso di crescita aggregato che è

determinato dal tasso di crescita della popolazione e dal tasso di

progresso tecnico.

, ,y k c

Utilizzando l’equazione (8) e la condizione che /c c 0 , si ottiene

l’equazione relativa allo stock di capitale di stato stazionario:

A (k * ) = + g -1 (9)

che può essere letta come uguaglianza tra il saggio di interesse di stato

stazionario (pari alla produttività marginale netta del capitale) e il saggio

di sconto .

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Economia della cooperazione

Le proprietà dell’equilibrio di crescita bilanciata sono ben note.

Così come sono note le condizioni di stabilità dell’equilibrio stesso.

La loglinearizzazione delle due equazioni differenziali (7) e (8)

intorno allo stato stazionario fornisce la seguente soluzione:

log log log [y(t)] = [y(0)] e + (y*)(1 - e ) - t - t (10)

Dove ( )y 0 è il reddito per lavoratore in unità-efficienza nel periodo

iniziale e è il livello di reddito di steady state. L’equazione esprime il

livello del reddito, al tempo t, come media ponderata del reddito iniziale

e di quello di steady state, il primo con un peso che declina

esponenzialmente al tasso >0, che misura la velocità di convergenza

verso lo stato stazionario.

*y

Il tasso di crescita medio del reddito pro capite (y) in un intervallo

di tempo da t0 a (t0 + T) è il seguente:

1

T [y( t + T) / y( t )] = g + (1 - e ) / T y* /y( t )] 0 0

- t0log [ ] log (

(11)

Questa equazione permette di descrivere nonché di stimare la velocità di

convergenza verso lo stato stazionario. Il saggio di crescita del prodotto

pro capite sarà tanto più elevato quanto minore è il livello dell’output pro

capite (e quindi del capitale che lo determina) all’inizio del periodo.

Nella letteratura questa proprietà è conosciuta come convergenza

assoluta (unconditional convergence), secondo la quale paesi

strutturalmente identici si muovono verso lo stesso stato stazionario.

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Economia della cooperazione

Per rendere il concetto più chiaro basti osservare che se si parte

dal modello di Solow e si assume la solita Cobb-Douglas per descrivere

l’output aggregato:

1)( tttt LAKY

il livello del reddito procapite di steady state è dato da:

)1/(0 )]/[* gnseAy gt

dove, come noto dai libri di testo, s è il tasso di investimento, g e n sono

rispettivamente i tassi di crescita esogeni della forza lavoro e del

progresso tecnico (ovvero i tassi di crescita di A e L). Ne consegue che se

i parametri che determinano il livello di reddito di steady-state variano tra

paesi la convergenza non potrà essere realizzata. L’ipotesi di

convergenza assoluta (o ipotesi forte di convergenza) richiede che i

parametri A, s, n, g, , e siano simili tra i paesi. Se, tuttavia, i parametri

di preferenze e tecnologia differiscono, ogni paese convergerà verso il

proprio steady state che potrà naturalmente divergere da quello degli altri

paesi. L’ ipotesi di convergenza assoluta in tal caso non è verificata, ma è

verificata sulla base dell’equazione (11) la proposizione di convergenza

condizionale, secondo la quale un paese cresce tanto più rapidamente

quanto più è lontano dal proprio equilibrio stazionario (conditional

convergence).

2.2 . Il tasso di convergenza e il modello di Solow

Il processo di convergenza è tanto più rapido quanto più elevato è il

valore di . L’espressione per il tasso di convergenza così come è

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Economia della cooperazione

derivata dal modello di crescita ottimale (vedi Barro e Sala-i-Martin

1995a, p.80), è particolarmente complicata e dipende appunto dai valori

dei parametri del modello. Essendo molto difficile, dato il gran numero

dei parametri, computarne il valore, si può assumere, come fanno

Mankiw-Romer e Weil (1992), che il tasso di risparmio sia una costante

arbitraria (come nel modello di Solow). In tal caso la dinamica del

capitale è data da:

kgnksfk ˆ)()ˆ(ˆ

dove ALK

k̂ è il capitale per lavoratore in unità di efficienza, k̂ è il

suo tasso di variazione rispetto al tempo e sf( k̂ ) è la funzione di

produzione normalizzata in termini di lavoro in unità efficienza, mentre

gli altri parametri sono già noti. L’espansione di Taylor di questa

espressione intorno allo stato stazionario è:

*)ˆˆ)]((*)ˆ('[ˆ kkgnksfk

ricordando che nello steady state : *ˆ)*)ˆ( kgnksf

sostituendo nell’espressione precedente si ottiene4:

*)ˆˆ)](](1*)ˆ(/*ˆ*)ˆ('[(ˆ kkgnkfkkfk

4 Si veda per la derivazione del tasso di convergenza Mankiw-Romer e Weil (1992). Per questa derivazione noi seguiamo Islam (2004).

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Economia della cooperazione

e poiché la produttività marginale del capitale

deve essere uguale all’elasticità dell’output rispetto al capitale ,

sostituendo si ha:

*)ˆ(/*ˆ*)ˆ('( kfkkf

))(1()ˆ*ˆ(ˆ gnconkkk

dove è il tasso di convergenza. Nello stato stazionario lo stesso tasso di

convergenza per il capitale si applica al reddito procapite per cui si ha:

)ˆ*ˆ(ˆ yyy (12)

Come si può facilmente osservare, il tasso di convergenza è una

funzione crescente del saggio di crescita della popolazione, del progresso

tecnico e del saggio di deprezzamento del capitale nonché funzione

decrescente della quota del capitale sul reddito 5. Poiché questi

parametri possono essere conosciuti per ciascun paese ne consegue che

la stima del tasso di convergenza non dovrebbe determinare particolari

problemi. In realtà le difficoltà riguardano l’indicazione di quali

parametri debbono considerarsi simili tra paesi e quali invece possono

divergere secondo le ipotesi del modello neoclassico. Ulteriori problemi

sorgono quando la stima è approssimata da indagini empiriche che

5 Per comprendere il significato dell’equazione di convergenza, riscriviamola in modo più semplice. Nel caso di risparmio esogeno e tenendo conto del valore di , dato dalla (12) , l’equazione 10 si può scrivere:

y t y e y yn g t( ) * [ ( ) *( )( )1 0 ]. Se si assume che =1/3, e che i parametri

(n+g+ ) siano uguali tra i paesi e complessivamente pari a 0.06, risulta dalla (12) che è pari al 4%. Ciò vuol dire che ciascun anno l’economia percorre il 4% della distanza tra y e y* e impiega 18 anni per compiere metà del percorso (half life). Quest’ultimo valore

è ottenuto risolvendo l’equazione: e t 1 2 2 0 69/ (ln / ) . /

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Economia della cooperazione

utilizzano diverse tecniche econometriche. Ciò dimostra che il dibattito è

ancora molto intenso e il grado di consenso molto fragile.

Risolvendo l’equazione (12) si ottiene:

))(ˆln)(*ˆ)(ln1()(ˆln)(ˆln 0001 tytyetyty

(13)

dove t0 è il periodo iniziale e t1 il periodo successivo, =(t1 t0). Se

sostituiamo in questa espressione il valore del reddito di stato stazionario:

si ottiene: )1/(

0 )]/[* gnseAy gt

)(ˆln)1()ln(1

)1(

)ln(1

)1()(ˆln)(ˆln

0

001

tyegne

setyty t

(14)

ed essendo è possibile stimare econometricamente la

regressione di crescita e desumere il valore di dalla stima del parametro

.

)1( e

3. Le verifiche empiriche di prima generazione

Considerando quanto affermato nel paragrafo precedente cercheremo di

fornire un’equazione di crescita che possa cogliere l’effetto di

convergenza condizionata così come risulta dalla trasformazione del

modello teorico in modello econometrico e quindi di fornire una

valutazione quantitativa della velocità di convergenza verso lo stato

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Economia della cooperazione

stazionario. Ma prima è opportuno presentare alcune analisi descrittive

che fanno comprendere come il fenomeno sia circoscritto almeno

visivamente ai soli paesi avanzati. Utilizzando il data set Penn World

Table 6.1 di Heston Sommers e Aten (2001) riportiamo i grafici 1, 2 e 3

che forniscono una descrizione sommaria dell’ipotesi di convergenza

attraverso il semplice plotting dei dati.

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Economia della cooperazione Dai grafici riportati si nota che la convergenza non è verificata per tutti i

paesi (Fig. 1) mentre per alcuni gruppi di paesi come quelli ricchi (OECD)

e il gruppo dei paesi poveri la linea di regressione pare avere il giusto

segno (negativamente inclinata). L’evidenza empirica sul processo di

convergenza non ha però riguardato la semplice ispezione dei dati. In

realtà questi studi contribuiscono a fornire una valutazione qualitativa

dell’impatto dei fattori associati con la crescita, comprese le politiche

macroeconomiche, offrendo una verifica indiretta delle ipotesi dei modelli

di crescita endogena (MCE) (Fisher,[1993], Sala-i-Martìn [1994], Barro

[1996], Andrés, Doménech e Molinas [1996]. Prima di dar conto dei

principali risultati di questi studi è opportuno soffermarci su una

incomprensione nella valutazione del coefficiente di convergenza messo in

evidenza da Islam (2004). L’autore sostiene che sulla base dell’equazione

di convergenza (15) il parametro deve essere riferito a una singola

economia essendo una misura della velocità con la quale il singolo paese si

approssima al proprio stato stazionario mentre con l’utilizzo di dati cross

sezionali esso viene tipicamente interpretato come la velocità con cui i

paesi poveri si avvicinano a quelli ricchi. Se la convergenza stimata è

quella assoluta (non condizionale) non sorgono problemi interpretativi

perché lo stato stazionario è lo stesso per tutti i paesi. Tale interpretazione,

però non è più valida quando si misura l’ipotesi di convergenza

condizionata in quanto possono esistere equilibri multipli di stato

stazionario e sicuramente lo steady state di un paese ricco non è lo stesso

di quello di un paese povero. L’autore pertanto ritiene che molte stime del

parametro sono state erroneamente interpretate nella letteratura corrente.

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Economia della cooperazione

Dai grafici riportati si nota che la convergenza non è verificata per tutti i

paesi (Fig. 1) mentre per alcuni gruppi di paesi come quelli ricchi (OECD)

e il gruppo dei paesi poveri la linea di regressione pare avere il giusto

segno (negativamente inclinata). L’evidenza empirica sul processo di

convergenza non ha però riguardato la semplice ispezione dei dati. In

realtà questi studi contribuiscono a fornire una valutazione qualitativa

dell’impatto dei fattori associati con la crescita, comprese le politiche

macroeconomiche, offrendo una verifica indiretta delle ipotesi dei modelli

di crescita endogena (MCE) (Fisher,[1993], Sala-i-Martìn [1994], Barro

[1996], Andrés, Doménech e Molinas [1996]. Prima di dar conto dei

principali risultati di questi studi è opportuno soffermarci su una

incomprensione nella valutazione del coefficiente di convergenza messo in

evidenza da Islam (2004). L’autore sostiene che sulla base dell’equazione

di convergenza (15) il parametro deve essere riferito a una singola

economia essendo una misura della velocità con la quale il singolo paese si

approssima al proprio stato stazionario mentre con l’utilizzo di dati cross

sezionali esso viene tipicamente interpretato come la velocità con cui i

paesi poveri si avvicinano a quelli ricchi. Se la convergenza stimata è

quella assoluta (non condizionale) non sorgono problemi interpretativi

perché lo stato stazionario è lo stesso per tutti i paesi. Tale interpretazione,

però non è più valida quando si misura l’ipotesi di convergenza

condizionata in quanto possono esistere equilibri multipli di stato

stazionario e sicuramente lo steady state di un paese ricco non è lo stesso

di quello di un paese povero. L’autore pertanto ritiene che molte stime del

parametro sono state erroneamente interpretate nella letteratura corrente.

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259

Economia della cooperazione

A parte la critica recente di Islam che si aggiunge a molte altre sullo

stesso tema (si veda per esempio Durlauf 2005), per quel che concerne le

stime econometriche è noto che le regressioni di convergenza assoluta-

che stimano la correlazione tra saggio di crescita medio in un determinato

periodo e valore iniziale del reddito - hanno dato esiti negativi: l’ipotesi

di convergenza è stata confutata. La maggior parte degli studi ha

evidenziato una correlazione positiva, anziché negativa, tra il tasso di

crescita e la variabile esplicativa.

Per quel che concerne l’ipotesi di convergenza condizionale (o

condizionata) - che consiste nel valutare la relazione tra il livello del PIL

in un determinato paese a una data iniziale (generalmente riferito al

1960) e i successivi tassi di crescita del PIL su un dato intervallo - i

risultati sono misti e dipendono dalle tecniche utilizzate e da come si

controlla per lo stato stazionario. Da un punto di vista econometrico per

verificare l’ipotesi di convergenza condizionata è necessario tenere

costante lo stato stazionario, stimando una regressione che includa un

vettore (diverso per i vari paesi) di variabili come proxy di quest’ultimo.

Una tipica equazione di regressione per stimare questo tipo di

convergenza è:

10 0

/ ln( / ) ln( ), , , ,T y y y X ui t i t i t i t i to T , (15)

Come si può notare, il tasso di crescita medio è funzione del reddito

iniziale e di un vettore X di variabili di controllo che possono includere i

tassi di investimento, il tasso di crescita della popolazione, tassi di

scolarizzazione, variabili di politica etc. Queste variabili hanno il

compito di controllare eventuali differenze nei parametri tra le diverse

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Economia della cooperazione

economie. L’ipotesi di convergenza condizionale è verificata, e il

modello neoclassico considerato corretto nelle sue predizioni, se il

coefficiente del livello iniziale del reddito esibisce l’atteso valore

negativo quando il vettore delle variabili aggiuntive è tenuto costante.

Più precisamente, in base all’equazione (15) le economie convergono se

e la convergenza è assoluta se = 0, condizionata se 0.

I due concetti di convergenza esaminati hanno diverse implicazioni.

Quello di convergenza assoluta implica una tendenza verso l’uguaglianza

dei redditi procapite di un paese rispetto agli altri, mentre quello di

convergenza condizionale indica soltanto che ciascun paese converge al

proprio stato stazionario, quest’ultimo potendo differire tra paesi.

Il lavoro più noto sull’ipotesi di convergenza è certamente quello di

Barro e Sala-i Martin (1992). Usando dati regionali, BSM esaminano il

processo di convergenza di tipo tra gli stati USA sin dal 1880. Il

risultato è l’esistenza di convergenza assoluta. Lo stesso risultato di

convergenza assoluta è stato ottenuto dagli stessi autori per le regioni di 7

paesi europei. Il valore di che è stato stimato per gli USA è all’incirca

pari al 2% all’anno. Questo risultato è conforme al modello neoclassico

solo se i rendimenti decrescenti si verificano molto lentamente. Il valore

di , stimato da BSM, per le regioni dei paesi Europei è solo leggermente

inferiore (1,8% all’anno)

Un’indagine simile, effettuate da BSM (1992b) per il Giappone,

conferma ulteriormente l’ipotesi di convergenza nell’ambito delle

prefetture e dei distretti giapponesi. I due autori trovano una forte

correlazione negativa tra il saggio di crescita nel periodo 1930-1987 e il

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Economia della cooperazione

log del reddito pro capite giapponese nel 1930. Il valore di , stimato

intorno al 2,7% all’anno, mostrerebbe un processo di convergenza più

rapido in questo paese rispetto a quello che caratterizza gli USA e i paesi

europei.

L’indagine viene ripetuta da Sala-i Martin nel 1996 in un contesto molto

ampio di paesi: Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia,

Spagna e Canada oltre agli USA. I risultati confermano l’ipotesi e il tasso

stimato di convergenza è all’incirca pari al 2%.

Il risultato finale, pur con le ipotesi semplificatrici di cui sopra, è che il

test di convergenza si rivela positivo per gruppi di paesi omogenei, un

fenomeno che era già stato descritto da Baumol (1986) come club

convergence, ma fallisce per l’intero gruppo di paesi nonché per

campioni anche più ristretti, che non siano i paesi OCSE. Altri studi

hanno cercato di stimare l’ipotesi di club convergence. Tra questi

ricordiamo i contributi di Durlauf e Johnson (1995). Gli autori aderiscono

all’ipotesi di equilibri multipli e osservano che la convergenza globale è

molto debole mentre è possibile riscontrare una convergenza locale in

gruppi di paesi che hanno le stesse caratteristiche e gli stessi parametri

fondamentali. In realtà, anche la semplice ispezione dei dati come per

esempio quelli da noi riportati nella Figura 3, dimostrerebbero che tra i

30 paesi a basso reddito, presi in considerazione nel nostro grafico, è

possibile riscontrare una debole forma di convergenza. Occorre tuttavia

avvertire che la nostra figura non comprende tutti i 40 paesi considerati a

reddito basso dalla World Bank per mancanza di osservazioni nel data set

Penn World Table 6.1 da noi utilizzato. Questo induce a una riflessione

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262

Economia della cooperazione

sulla prassi in uso di mettere insieme paesi eterogenei nella stima del

processo di convergenza.

Sebbene non ci sia consenso sul valore di e di non si può non tener

conto dei risultati ormai molto noti di Mankiw-Romer-Weil (1992). In un

importante e molto citato lavoro gli autori dimostrano che il modello

neoclassico nella versione di Solow è in grado di spiegare le disparità

internazionali osservate nei redditi pro capite semplicemente includendo

il capitale umano (così da giustificare un valore di più elevato) nonché

differenti saggi di crescita della popolazione e differenti saggi di

risparmio tra paesi. Mutamenti in queste tre variabili sarebbero in grado

di spiegare le differenze internazionali negli standard di vita dell’intero

campione di dati di S&H.

L’equazione base del modello di Solow che gli autori stimano è la

seguente:

ln ( ) ln ( ) ( ) ln( ) ln( )y t A g t s n gi i i i01 1

(16)

dove yi (t) è il reddito pro capite di stato stazionario al tempo (t), l’indice

i indica le variabili che sono considerate specifiche di ciascun paese,

mentre quelle senza indice sono considerate simili tra i paesi. La novità

ora è che A(t) il coefficiente moltiplicativo della funzione di produzione

può differire tra paesi e riflette non solo lo stato della tecnologia, ma

anche la dotazione di risorse, il clima o le istituzioni. MRW assumono

che A(0) = a+ dove indica uno shock specifico del paese.

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Economia della cooperazione

Senza controllare per l’ammontare di capitale umano le loro regressioni

su un gruppo di 98 paesi (dati S&H), producono i segni attesi per quel

che concerne il coefficiente del risparmio e quello della crescita della

popolazione (positivo e negativo rispettivamente) ma il modello non è

coerente con il valore dell’elasticità del capitale. Il valore stimato di è

pari a 0,59 mentre il valore nel modello di Solow è pari a 0,35. Pertanto, i

due autori introducono il capitale umano e stimano una nuova equazione

che ora include il fattore aggiuntivo. La nuova funzione di produzione è

del tipo Y(t)= K(t) H(t) (A(t)L(t))1- - . Al tempo 0, g è dato e la nuova

equazione da stimare diventa:

ln( ) ln ( ) ln( ) ln( ) ln( )y A s s n gi k h01 1 1

(17)

La differenza con l’equazione precedente sta solo nell’inclusione del

parametro 6 che rappresenta la quota del capitale umano sul reddito

nazionale, stimata pari a 1/3 dagli autori. L’importanza dell’introduzione

del capitale umano è che ora la misura dell’elasticità di sk e sh rispetto

all’output si modifica rispetto al valore precedente (riguardante solo sk).

Poiché si assume che e siano entrambi pari a 1/3 le elasticità delle

due variabili, rispettivamente pari a:[( 1 )] e [( 1 )] come

risulta dalla (17), sono all’incirca pari a 1,16. Senza capitale umano,

invece, così come si evince dall’equazione (16), l’ elasticità di sk è pari a:

6nel modello di MRW (1992) la quota del capitale umano sul reddito è indicata con il parametro . L’uso di gamma qui è per non confondere con la velocità di convergenza che abbiamo indicato con beta e che invece MRW indicano con lambda. Con l’inclusione del capitale umano la velocità di convergenza è ora: = (n+g+ )(1- - )

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Economia della cooperazione

=0,53. A causa della maggiore reattività dell’output rispetto a

entrambi i tipi di investimento, in capitale fisico e umano, è ora possibile

spiegare i differenziali nei livelli di reddito tra paesi.

Il modello di Solow così aumentato dà ora il valore giusto per l’elasticità

del capitale inteso in senso ampio e permette agli autori di concludere

che differenze nei tassi di investimento, nel capitale umano e nel saggio

di crescita della popolazione spiegano circa l’80% delle variazioni

internazionali nel reddito pro capite.

Il secondo obiettivo di MRW è quello di verificare l’ipotesi di

convergenza stimando il segno e il valore del coefficiente di ln y(60).

L’equazione utilizzata è:

ln( ( ) ln( ( ) ( ) ln( ( ) ln( ) ( ) ln( )

( )ln( ( ))

)y t y e s e s e n g

e y

tk

th

t

t

0 11

11

11

1 0

in cui il saggio di crescita è funzione dei fattori che determinano lo

steady state e del livello iniziale del reddito. Il coefficiente del livello

iniziale del reddito è negativo per tutti i gruppi di paesi e il valore di ,

ovvero il saggio di convergenza verso lo steady state, pur essendo

diverso per i tre gruppi di paesi considerati, è in generale inferiore a

quello del modello soloviano standard. Nel modello di Solow senza

capitale umano il saggio di convergenza è 0,04 e ciò significa che

l’economia effettua metà del percorso verso lo stato stazionario in circa

17 anni. Il saggio di convergenza nel modello aumentato con capitale

umano è invece pari a circa 0,02 e il tempo necessario per metà percorso

verso lo steady state raddoppia (circa 35 anni). La conclusione di MRW è

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Economia della cooperazione

che una funzione di produzione del tipo Y=K1/3 H1/3 L1/3 si adatta ai dati

empirici in maniera soddisfacente7.

I risultati di queste regressioni sono stati sottoposti a numerose critiche

per superare le quali sono state introdotte nuove metodologie per stimare

l’ipotesi di convergenza. Nel prossimo paragrafo presenteremo i

principali risultati che emergono dall’utilizzo del metodo panel e del

metodo delle serie temporali.

4. Convergenza e serie temporali

Occorre accennare, sin d’ora, a un differente concetto di convergenza

utilizzato dall’approccio delle serie storiche. In questi test econometrici si

verifica convergenza se le differenze negli output tra due paesi sono

transitorie e se le previsioni di lungo periodo di tali differenze

convergono a zero quando l’orizzonte di previsione tende a infinito.

Lo scopo di tale approccio sviluppatosi successivamente agli studi

empirici cross country era quello di trovare risultati che potessero

rivelare in modo inconfutabile l’ipotesi di convergenza. E’ noto che le

tecniche di regressione classiche possono non essere valide quando

vengono applicate a serie temporali che non presentano il carattere di

stazionarietà. Questo accade spesso per le serie macroeconomiche. La

caratteristica peculiare di questo approccio è che la convergenza viene 7 Per ulteriori dettagli sull’ipotesi di convergenza e le sue verifiche empiriche si rinvia a Capolupo (1998, 1999).

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Economia della cooperazione

studiata e definita esaminando le proprietà delle serie storiche dei vari

paesi per un periodo di circa un secolo. Perché si verifichi convergenza è

necessario che le serie che rappresentano le differenze di reddito tra paesi

siano stazionarie.

Particolarmente significative sono in questo contesto le ricerche condotte

da Bernard e Durlauf (1994,1995) che hanno rivelato, contrariamente alle

indagini convenzionali, l’assenza di convergenza anche per il gruppo dei

paesi più industrializzati. I due autori esaminano il reddito pro capite di

15 economie OECD dal 1900 al 1987.

Più precisamente questo tipo di indagini interpreta il processo di

convergenza come la situazione nella quale ogni differenza di reddito tra

paesi deve essere transitoria, ovvero la previsione delle differenze di

reddito tra due paesi deve convergere a zero. Seguendo Bernard e

Durlauf (1995), infatti, la convergenza in termini di livelli futuri

dell’output si verifica se le previsioni di lungo termine del (log del)

reddito procapite tra due paesi, formate al tempo t, sono uguali. In

termini formali, ciò accade allorquando:

ki t k j t k tE y y Ilim ( , , 0) (18)

Come si può notare il concetto di convergenza varia rispetto alle

definizioni date in precedenza. Per rendere confrontabili i risultati basati

sul metodo cross-section con quelli delle serie storiche occorre

riformulare il concetto di convergenza classica fino ad ora utilizzato. Il

processo di convergenza dell’analisi cross section viene ridefinito da

Bernard e Durlauf (1996, p. 165) come semplice processo di catching up:

due paesi i e j convergono tra la data t e la data t+T se il (log) delle

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Economia della cooperazione

differenze di reddito pro capite al tempo t ci si aspetta diminuisca in

valore. Se yit >yjt, allora:

E y y I y yi t T j t T t it jt( ), ,

t)

(19)

Si deduce che i test basati sulle serie storiche implicano un concetto di

convergenza molto più forte. Due paesi esibiscono convergenza non solo

quando le differenze negli output di due paesi tendono a ridursi (come

nella 19) ma si richiede che le differenze nei loro tassi di crescita siano

stazionarie senza alcuna associazione statistica significativa con i livelli

iniziali di reddito. In termini più generali, un tale test richiede la stima di

un’equazione del seguente tipo:

y y y y t y yi t j t i t j t k

n

k i t k j t k, , , , , ,( ) (1 1 1 (20)

dove y indica il log dell’output pro-capite. Se le differenze nei livelli di

reddito fra due paesi i e j contengono una radice unitaria ( ), ciò sarà

inteso come violazione dell’ipotesi di convergenza. Infatti, in tal caso, le

differenze nell’output non convergeranno a zero quando l’orizzonte di

previsione diventa arbitrariamente lungo (l’output pro capite fra i due

paesi divergerà). Viceversa l’assenza di una radice unitaria ( < )

indicherà convergenza. In base alla (20) si avrà convergenza se < 1 e ,

che rappresenta un trend temporale, è uguale a zero. Il trend temporale

comune è incluso per catturare ogni movimento esogeno nei tassi di

crescita. Se = 0 allora le differenze di reddito sono stazionarie che è ciò

che richiede la definizione forte di convergenza. Se viceversa 0,

allora si avrà la forma debole di convergenza intesa come catching up (si

veda Oxley e Greasly, [1995, p. 263])

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Economia della cooperazione

La presenza di radici unitarie nelle serie temporali riguardanti i livelli di

produzione tra i vari paesi ha aperto il campo ad altre indagini in

macroeconomia tendenti a valutare gli effetti di shock e la loro

persistenza. La misurazione della persistenza (unit root test) degli shock

nei livelli di output di diversi paesi è un campo di indagine molto ampio

nella ricerca macroeconometrica che è stato esplorato tra gli altri da Lee

et al. (1997), Pesaran and Shin (1996)). Ma su questa definizione di

convergenza diremo meglio più avanti.

5. È più importante misurare la convergenza sigma?

Un distinto approccio per verificare l’ipotesi di convergenza consiste nel

misurare la dispersione dei livelli di reddito pro capite tra i vari paesi e la

sua variabilità nel corso del tempo. Mentre gli altri metodi passati in

rassegna stimano la cosiddetta convergenza Beta, la stima della

convergenza sigma utilizza il metodo distributivo per verificare i

mutamenti che si verificano o si sono verificati nell’intera distribuzione

dei redditi tra paesi nel corso del tempo. Quando la dispersione dei

livelli di reddito diminuisce si dice che è in atto un processo di

convergenza di tipo , denominato così da Barro [1991] nonostante che il

concetto fosse già molto noto. Più precisamente i dati mostrano

convergenza quando t+T t dove è la varianza o la deviazione

standard del (log) del PIL pro capite tra i paesi. In generale, convergenza

di tipo tende a generare convergenza ma ciò non accade

necessariamente. L’evidenza per quel che concerne questo tipo di

convergenza dipende dal campione utilizzato. Le stime della dispersione

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Economia della cooperazione

dei redditi (convergenza ) per gli Usa e l’Europa mostra un declino

(anche se a differenti livelli e variazioni nel tempo) della deviazione

standard del (log) reddito pro capite. Ciò implicherebbe l’esistenza di un

processo di convergenza di tipo per questi stessi Paesi nell’intervallo di

tempo considerato. Negli USA, per esempio, la dispersione è declinata da

0,54 nel 1880 a 0,33 nel 1920. Diversi shock hanno poi determinato

variazioni della dispersione che, tuttavia, si assesta intorno allo 0,20

nell’ultimo decennio. Tra i paesi europei il più alto indice di dispersione

è quello relativo all’Italia pari a 0,27 nel 1990, segue la Spagna con 0,22

e la Germania con 0,19. Il più basso indice si registra nel Regno Unito

(0,12). Tuttavia come nel caso della convergenza beta se il campione

utilizzato e molto ampio e include anche i paesi poveri l’evidenza

indicherebbe un incremento della varianza. Per esempio Lee et al. (1997)

riportano che la varianza dell’output in un campione di 102 paesi è

cresciuta dallo 0.77 all’1.24 in circa un ventennio (1961-1989). Come

interpretare tale incremento?

La dispersione del reddito è sensibile a diversi tipi di shock (tecnologici o

riguardanti le preferenze) che possono colpire le varie economie anche

quando è in atto un processo di convergenza di tipo . Si può dimostrare

che nel lungo periodo la dispersione nei livelli di reddito dipende dalla

varianza di questi shock e dalla dispersione di variabili che rappresentano

caratteristiche specifiche del paese. Durante la transizione verso

l’equilibrio stazionario il valore della varianza del reddito può aumentare,

diminuire o rimanere costante a seconda della relazione che si determina

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Economia della cooperazione

tra la varianza del reddito iniziale e il suo valore di stato stazionario8. Per

cui un incremento nella dispersione dei redditi non implica

necessariamente assenza di convergenza di tipo , così come la

divergenza verso lo steady-state ( e quindi assenza di convergenza ),

può essere compatibile con una distribuzione dei redditi che rimane

costante (vedi Quah [1993], De La Fuente [1997], Bernard and Durlauf

[1996]).

La letteratura recente ha esplorato i legami tra i due tipi di convergenza e

resta aperta la questione se sia più appropriato, ai fini di una più attenta

valutazione del processo di convergenza e della validità delle predizioni

neoclassiche, stimare il coefficiente di dispersione oppure il valore di

(Barro e Sala-i-Martin [1991,1992], Sala-i-Martin [1995], Quah[1996]).

Molto resta ancora da esplorare sulla posizione di ciascun paese

all’interno dell’intera distribuzione dei redditi così come sulla forma

della distribuzione e sui suoi cambiamenti nel corso del tempo. I risultati

di una distribuzione bimodale e della sua persistenza sono diventati un

nuovo fatto stilizzato che richiede ulteriori approfondimenti (Quah

1996b).

8 In modo più preciso la varianza del reddito nel periodo t è data da:

tu u

e ee t2

2

2 02

2

22

1 1dove 0

2 è la varianza del (log) reddito

iniziale( yi 0 ) e u2 è la varianza degli shock. La varianza di steady state 2 è invece data

dau

e

2

21. La varianza di steady state aumenta se aumenta la varianza degli shock e

diminuisce per effetto del coefficiente . Anche se è positivo (convergenza ) ciò non implica necessariamente una riduzione di t

2.

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Economia della cooperazione

6. Critiche ai test econometrici convenzionali e prospettive per le

future ricerche

I risultati che tendono a convalidare il modello neoclassico di crescita e

la sua proprietà di convergenza condizionale sono stati criticati da molti

economisti. Alcune di queste critiche sono molto generali e mettono in

rilievo come tali risultati dipendano in modo cruciale dalla scelta degli

anni inclusi nella regressione e dalla qualità dei dati usati nei confronti

internazionali. E’ stato, per esempio, argomentato che il metodo di

proiezione all’indietro (backward projection) dei livelli di reddito da un

anno base può portare a errori sistematici di misurazione. Infatti, anche

piccoli errori di misurazione nello stimare i redditi soprattutto nel periodo

iniziale, in cui i dati sono molto imprecisi, possono avere un impatto

sostanziale sui risultati. A causa di tali errori la tecnica dei minimi

quadrati tenderebbe a sovrastimare il saggio di convergenza9.

Un’altra critica molto frequente riguarda la selezione ex ante ed ex post

del campione dei paesi da introdurre nell’analisi. Nel primo caso

l’introduzione dopo il 1961 nel campione OCSE, di quei paesi che non

esibivano forte crescita nel periodo iniziale ma che hanno sperimentato

tassi di crescita molto elevati nel corso di questo secolo, come Giappone,

Finlandia, Australia e Nuova Zelanda, avrebbe influenzato il risultato in

favore della convergenza

9 Sostanzialmente i paesi che possiedono lunghissime serie temporali sono generalmente i paesi industrializzati. Se il metodo seguito è quello della costruzione retrospettiva dei dati ci può essere la tendenza a sovrastimare i redditi del periodo iniziale. Ma ciò implica che si sottostima la crescita del periodo successivo e l’evidenza sarà in favore della convergenza.

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Economia della cooperazione

L’errore di selezione ex post, al contrario, si verifica allorquando

vengono esclusi dal campione quei paesi che all’inizio del periodo di

osservazione esibivano un tasso di crescita elevato ma che hanno in

seguito subito un arresto nel processo di crescita. Tipico è il caso

discusso da DeLong (1988) a proposito del bias di selezione in favore

della convergenza nel lavoro di Baumol (1986). L’autore dimostra che

l’inclusione nel campione di Baumol di paesi come: Argentina, Cile,

Irlanda, Spagna, che esibivano tassi elevati di crescita nel 1870 e che

successivamente subirono un rallentamento nella crescita, nonché

l’esclusione del Giappone, fa venire meno la convergenza per le 16

economie industrializzate analizzate da Baumol.

Critiche più articolate che mettono in discussione la validità delle

tecniche utilizzate sia per la verifica dell’ipotesi di convergenza sia per la

significatività della correlazione con i fattori considerati fonti di crescita

sono state avanzate da molti altri economisti. Infatti i risultati sull’ipotesi

di convergenza vengono sistematicamente messi in discussione. Nuove

tecniche di analisi vengono sperimentate ma ciò nonostante non si può

certo dire che il dibattito si sia concluso a favore o contro l’ipotesi di

convergenza. Risulta ovvio dagli studi riportati che la conferma

dell’ipotesi non è rilevante di per sé ma per le implicazioni di policy che

da essa discendono. Se la convergenza è verificata significa che il

processo di crescita è un processo naturale che segue meccanismi sui

quali non è opportuno intervenire. Se viceversa i paesi poveri non

crescono più velocemente di quelli ricchi e la convergenza non è

verificata allora una serie di interventi possono essere utili non solo a

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Economia della cooperazione

promuovere la crescita in questi paesi ma anche ad attutire le

disuguaglianze che osserviamo nei livelli di reddito e nei tassi di crescita.

Ciò che emerge dagli studi più recenti è che se le disparità tra redditi

procapite non seguono un processo stazionario, qualsiasi shock che

colpisce l’economia può portare a una deviazione permanente dal

sentiero di crescita di steady-state10.

Pertanto si può concludere che l’approccio convenzionale di verifica

dell’ipotesi di convergenza è valido solo sotto condizioni molto

restrittive, condizioni che sono violate dalla struttura dei dati

generalmente usati in questi studi. I risultati sulla convergenza passati in

rassegna sono da considerare validi solo se tutte le economie hanno

strutture dinamiche identiche e del tipo autoregressivo del primo ordine

e, inoltre, se tutte le differenze tra paesi sono controllate nelle

regressioni. Ora appare evidente che le economie non hanno strutture

identiche di questo tipo e le indagini econometriche più sofisticate lo

documentano ampiamente. Pertanto la critica sul piano dell’analisi

econometrica, inficia la validità dei risultati discussi in precedenza.

Ciò che è possibile inferire dalle analisi più recenti, condotte con

approcci non convenzionali, è che il processo di convergenza, quando 10 Il concetto di convergenza nel senso dell’approccio delle serie storiche richiede sia assenza di radici unitarie sia assenza di trend temporali. Bernard e Durlauf (1995,1996) mostrano l’esistenza di questi trend nelle serie storiche dell’output dei diversi paesi. Ciòimplica non solo che la crescita economica non può essere spiegata esclusivamente da fattori idiosincratici ma anche che le deviazioni del reddito da un paese considerato come benchmark devono essere pari a zero. Se le serie non sono stazionarie una ulteriore condizione è richiesta da questo approccio: due paesi convergono se le serie storiche tra due paesi (yi e yj) sono cointegrate con un vettore pari a [1,-1]. Nel caso di serie storiche cointegrate gli effetti degli shock tendono ad essere transitori e ciò non preclude il processo di convergenza. Il risultato di Bernard e Durlauf è che le serie dei redditi non sono cointegrate per molti gruppi di paesi e ciò significa che gli shock tendono a persistere all’infinito.

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274

Economia della cooperazione

questo è verificato secondo la definizione “forte” descritta dall’approccio

time series, può essere dovuto a diversi fattori, non necessariamente

quelli messi in luce dal modello di crescita standard. Questi studi

sembrano infatti confermare molto di più la validità di fattori quali i

trasferimenti di merci e tecnologie e i movimenti migratori di lavoro e

capitale- piuttosto che processi intensivi di accumulazione del capitale -

come meccanismi fondamentali che possano condurre nel lungo periodo

a un processo di convergenza11.

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Immigrazione: una risorsa indispensabile per la nuova Europa

* Prof. Nicola Coniglio

Università di Bari e CASE (Bergen, Norvegia)

* La presente nota è largamente basata sul lavoro congiunto conMaria Concetta Chiuri eGiovanniFerripubblicatodirecenteperIlMulino(sivedaChiuri,ConiglioandFerri,2007).

We build too many walls and not enough bridgesIsaac Newton

Introduzione

Iltemadell’immigrazioneètraipiùdibattutidalleopinionipubblichedei paesi avanzati. I motivi per tale interesse intorno a questo fenomeno sonoevidenti:iflussimigratorirappresentanoilmotorepiùimportanteepiù potente per il cambiamento economico, sociale e culturale sia nei paesi di origine che di destinazione deimigranti.Tali cambiamenti generanoinsicurezzeeostilità;alorovoltaquestisentimentisitraduconosoventeinpolitichedell’immigrazioneparticolarmenterestrittiveneipaesiricchi.L’ideacentralediquestoscrittoè la seguente: lepolitiche immigratorierestrittive e la mancanza di coordinamento a livello europeo generano profonde distorsioni e arrecano costi elevati alla società ed economia dei paesieuropei,inprimisl’Italia.Perché?L’immigrazioneèestremamenteimportanteneldeterminareesostenerel’efficienzadeimercatidellavoroeuropeienell’aumentodellaproduttivitàecompetitivitàdeinostripaesi.Unpaesepuòfarelasceltalegittimadichiudereinteramenteipropriconfinimaacondizionechetalesceltasiadavveroconsapevoleecheicittadinisianoinformatideicosti,direttiedindiretti,chetalesceltacomporta.Unapolitica restrittiva è possibile ma decisamente costosa. Come sostenuto da molti, uno sforzo dovrebbe essere fatto per mettere seriamente la politica diimmigrazionedell’UEall’ordinedelgiornoinBruxelles.Unfenomenocomplesso quale l’immigrazione ha bisogno di una risposta politicacomplessa e completa. In questa nota, la mia intenzione non è di discutere

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tuttelefunzionicheunapoliticaimmigratoriaeuropeadovrebbeaveremaèquelladipresentareunapropostachevanelsensodiliberareilpotenzialeeconomicodell’immigrazionesiaperl’Europacheperimigranti(elelorofamiglieneipaesidiorigine):unoschemadiimmigrazionetemporanea.L’uso di tali schemi non è nuovo (per esempio il programma bracero negli Stati Uniti fra 1942-64 e il gastarbeiter in Germania fra 1955-73) e molti osservatori considerano le esperienze precedenti come parziali fallimenti. Mentre non è interamente certo che le esperienze passaterappresentino dei fallimenti, non è giustificabile utilizzare tali esperienze per rimuovere gli schemi provvisori dallo strumentario a disposizionedei responsabili di politica migratoria: possiamo imparare dal passato e modificaredi conseguenza il disegnodellepolitiche.Questabrevenotaè organizzata come segue.Nella Sezione 1, brevemente discuto perchél’immigrazionedovrebbeessereconsideratacomeunarisorsaenoncomeunproblemaperl’Europa.NellaSezione2,iprincipalicostieconomicidiuna politica migratoria restrittiva sono presentati. La Sezione 3 conclude con le caratteristiche principali dello schema europeo di immigrazionetemporanea.

1. Migranti: una risorsa fondamentale per i mercati del lavoro europei Dopodecennidiricercasull’economiadell’immigrazionelaletteratura

hapostoinevidenzache,inmedia,imigrantisono,rispettoallapopolazionedel paese di origine, gli individui più giovani e di talento, con più elevato tasso di imprenditorialità e fortemente ambiziosi. Questa autoselezione positiva dei migranti (positive self-selection) è generata dal fatto chel’emigrazioneècostosaespessoproibitivapercolorochenonpossiedonoun’adeguatadotazionesiadicapitaleumanochedimezzifinanziari.Gliindividui più qualificati hanno allo stesso tempo costi dellamigrazionerelativamente bassi e ritorni economici dalla stessa relativamente più alti seconfrontatiadindividuiconqualifichemediobasse.Lastoriadipaesiquali Stati Uniti, Svizzera, Australia, Canada (e molti altri) testimonia quanto straordinari siano iguadagni economici che l’immigrazionepuòconferire ai paesi di destinazione. Ci sono diversi canali tramite i quali questi effetti positivi si verificano: • Incremento della produttività. Gli immigranti aumentano

direttamente(sipensiadesempioalleelevateesternalitàeconomichegenerate da migranti qualificati quali scienziati e ingegneri)

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ed indirettamente la dotazione di capitale umano del paese di destinazione, ovvero l’ingrediente principale per lo sviluppoeconomico.L’immigrazionepuòavere effetti decisamentepositivinel migliorare l’efficienza allocativa del mercato del lavoro e laproduttività anchequando imigranti apportanounbassogradodiqualifiche(peresempioladisponibilitàdiforzalavoroimmigratainoccupazioniabassequalifiche,qualiassistenzaadanzianiebambini,assistenza domestica, permette a lavoratori qualificati di usare in modo più efficiente il loro tempo).

• Aumento della popolazione in età lavorativa. Gli immigrati sono mediamente più giovani della popolazione del paese ospitante. Oltre aduneffettopositivodovutoall’aumentodellaforzalavoro,secondomoltistudiosivisarebbeuneffettopositivodell’immigrazionesullasostenibilità dei sistemi pensionistici.

• Aumentodelcommerciointernazionale. Numerosi studi empirici dimostrano che il commercio bilaterale tra due paesi aumentaall’aumentare dei flussimigratori tra loro. Infatti, grazie alla loroconoscenza sia delle dinamiche ed opportunità economiche delpaese di origine e di quello di destinazione, gli immigranti assolvono all’importante ruolo di “sensori” di opportunità di commercioe investimento e rappresentano dei “ponti” per avviare rapporti economici attraverso le frontiere.

• Aumentodellavarietàdibenie servizidisponibilineipaesididestinazione. L’immigrazione aumenta la diversità economica,socialeeculturaledeipaesididestinazione,fattorecheèdiperséuna risorsa estremamente importante per la crescita economica. Le città più cosmopolite rappresentano dei “catalizzatori” per le attività economiche(sivedaFlorida2002;Glaeseredaltri2001,Ottavianoe Peri 2006a).

Secondo recenti simulazioni della Banca Mondiale (2006), un aumento nel numero di lavoratori immigrati nei paesi sviluppati tale da incrementare laforzalavorocomplessivainquestipaesidel3%(inaltriterminiunflussomigratorio equivalente ad un movimento di 14,2 milioni di lavoratori dai paesiinviadisviluppoentrol’anno2025)condurrebbeadunaumentoinun benessere globale di $674 miliardi (con approssimativamente il 20% a beneficiodeinativineipaesiospitanti).L’Europahabisognodeimigranti.Le forze di lavoro nei paesi europei sono destinate a diminuire dopo il

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picco raggiunto in 2007-2008 (si veda la Figura 1 qui sotto). Questo declinoprevistogenereràunasfidademograficapoichésaràaccompagnatomolto probabilmente da un aumento nell’indice di dipendenza, cioè ilrapporto tra popolazione non appartenente alla forza lavoro e forza lavoro. Mentreoggi100lavoratorieuropeisostengonocirca36anziani;dal2025,secondoattendibiliprevisioni,nedovrannosostenere52.L’immigrazionepuòcontribuireinmodosostanzialeadattutireoinvertiretaletendenzadideclino della popolazione in età lavorativa.

Figura 1 - Forza Lavoro e tassi di dipendenza

Oltreaquesteconsiderazionidemograficheimportanti,ipaesieuropeidevono rendersi conto della necessità di cominciare ad attrarre i “talenti globali”. Allo stato attuale, siamo fortemente in ritardo rispetto agli Stati Uniti nell’attrarre gli individui migliori e più intelligenti da altreparti del globo. In termini di “attrattività” inoltre siamo indietro rispetto apaesi come l’Australia, ilCanada, laNuovaZelandaemolti altri cheattivamentereclutanoforzalavoroaltamentequalificataattraversoschemi

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di immigrazione disegnati appositamente per rendere più semplice e vantaggiosa la migrazione di tali categorie. Il funzionamento corretto ed efficientedelmercatounicoeuropeohabisognodiunlivellopiùelevatodi mobilità della forza lavoro. I migranti sono per definizione più mobili rispetto ai nativi e compiono il ruolo assai importante di “assorbire” shockssiapositivi(fasidiespansioneeconomicainalcuneareedell’UE)chenegatividelmercatodellavoro.Questoruolosarebbeparticolarmenterilevante inEuropaalla lucedel fattoche iflussimigratori interni sonodecisamente modesti. Èimportantesottolinearechementrel’immigrazioneapportabenefici

netti se consideriamo l’Europa nel suo insieme, tali benefici non sonoripartitiinmodouniforme.Soprattuttonelbrevetermine,l’immigrazionedi forza lavoro straniera poco qualificata potrebbe esercitare una pressione al ribasso dei salari (e dei livelli di occupazione) dei lavoratori nativi poco qualificati dei paesi ospitanti (effetto di concorrenza nel mercato del lavoro). Questo potenziale effetto negativo dovrebbe essere preso in considerazione dai governi; tuttavia le evidenze empiriche esistenti suggeriscono chel’effettodell’immigrazionesuisalarièsolitamenteabbastanzamodestoedin alcuni casi positivo (si veda Ottaviano e Peri 2006b). In breve, per motivi strutturali dell’economia europea, così come

di quelle di gran parte dei paesi avanzati, la domanda di immigrati è (e presumibilmente continuerà ad essere) forte. Cosa possiamo prevedere rispettoall’offertadimigranti?

2. I costi economici delle politiche migratorie restrittiveIl numero di migranti in Europa è aumentato costantemente nel corso

degli ultimi anni (Tabella 1)edèprobabilechecontinueràadaumentaredurante i prossimi anni. La propensione ad emigrare nei paesi poveri è sostenutadallefortipressionieconomicheedemografiche(comel’aumentodelle disparità economiche internazionali; elevati tassi di fecondità epopolazionigiovaninelleeconomiemenosviluppate;diminuzionedeicostidi comunicazione e di trasporto). Nella Tabella 2 sono presentati alcuni indicatori economici e demografici dei nostri paesi “vicini”. Le pressioni ad emigrare sono particolarmente forti dai paesi della sponda nord del Mediterraneo per i quali le elevate divergenze economiche con i paesidell’UEcoesistonoconunelevato tassodi feconditàeunapopolazionemolto giovane.

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Inun tale contesto, dove laglobalizzazionenonha (ancora?) ridottole disparità economiche internazionali così come ha ridotto i costidella migrazione, le politiche migratorie restrittive sono una rispostaprofondamente inefficiente “al timore diffuso di invasione” dei paesi ricchi. Le politiche restrittive non implicano meno migranti ma menomigranti “regolari”. È difficile misurare esattamente il fenomeno della migrazioneirregolaremalestimeesistentisottolineanochetalefenomenoèinaumentoinnumerosipaesidell’OCSE(Tabella 3).Il limite delle politiche restrittive non è confinato allo loro bassa

capacitàdiraggiungereilrisultatosperato(ovverounariduzionedeiflussimigratori in ingresso) ma è soprattutto quello di imporre costi assai elevati siadirettamentecheindirettamenteaimigranti,ailoropaesid’origineedai paesi di destinazione. Nella Figura 2 si riporta una sintesi dei principali costi economici imposti dall’immigrazione irregolare che è il risultatoprincipaledellepoliticherestrittive.

Tabella 3. Stima della popolazione di migranti irregolari in alcuni paesi Ocse

Paese Numero % della Anno Metodo di stima

popolazione totale

Australia 50000 0,2 2005 Doublecardsystem

Giappone 210000 0,2 2005 Doublecardsystem

Usa 10 300 000 3,6 2004 (18) Metodo residuale

Paesi Bassi 125 000 - 0,8-1,4 2004 Capture / recapture

230 000

Svizzera 80000-100000 1,1-1,5 2005 MetodoDelphi

Spagna 690 000 1,6 2005 (4) Regolarizzazione

Italia 700 000 1,2 2002 (4) Regolarizzazione

Portogallo 185 000 1,8 2001 (6) Regolarizzazione

Grecia 370 000 3,4 2001 (3) Regolarizzazione

Nota: il numero in parentesi indica il numero di anni trascorsi dalla precedente regolarizzazione. Il numero di regolarizzati include esclusivamente coloro che hanno fatto domanda diregolarizzazione e va pertanto considerato come una stima minima della popolazione di migranti irregolari.Fonte: Chiuri, Coniglio e Ferri (2007)

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Figura 2 - I costi della migrazione irregolare (clandestinità)

Fonte: Chiuri, Coniglio e Ferri (2007)

La condizione di clandestinità impedisce ai migranti di potere impiegare appieno il proprio capitale umano e le loro abilità. Le conseguenze negative di questo effetto di “spreco di abilità” rendono l’emigrazione menoremunerativaperimigrantiegeneralmenteperipaesid’origineinvirtùdelridottoflussodirimessecheimigrantisonoingradodiinviareedelridottocontributointerminidicapitaleumanodiritorno.Ancheperipaesididestinazione,inaltriterminiipaesiricchidiaccoglienza,icostisonotutt’altro chemodesti: (i) un contributo economico ridotto deimigranti(per esempio non è improbabile assistere a casi di migranti altamente qualificatiimpiegatiinoccupazioniabassissimovaloreaggiunto);(ii)unoscarso incentivo dei migranti illegali nell’investire nel proprio capitaleumano e “nelle interazioni sociali” con il paese ospitante (fattore cherende assai difficile l’integrazione socialedegli stessi nelle comunitàdidestinazione);(iii)una“selezionenegativa”deimigrantipoichémigranti

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altamente qualificati avranno una maggiore convenienza a migrare in paesi conpolitichemigratorienonrestrittivedovesarannoingradodiimpiegareappieno le proprie competenze ed abilità. Primadichiudereicancellineipaesiricchidovremmoessereconsapevoli

cheicostieconomici(esociali)ditaleprotezionismosonoconsiderevoli.Data l’importanza strategica dell’immigrazione per la futura Europa,dovremmochiedercisesiamodispostiasopportaretalicosti.

3. Una proposta: nuovi schemi di immigrazione temporaneaLa forte espansione dei flussimigratori che caratterizzano ilmondo

odierno,checipiacciaono,èl’inevitabileconseguenzadelfunzionamentodisemplicileggididomandaeofferta:rispondeallarobustarichiestadiforza lavoro straniera (dalle famiglie e dalle imprese nei paesi sviluppati) e dalla disponibilità di cittadini stranieri a prendere i lavori offerti. I governi in Europa dovrebbero provare a regolare questo mercato, per elevarne i beneficicheessoinfondeatuttigliattoricoinvolti,piuttostocheprovareadarrestareocontenereilsuofunzionamento.Glischemidiimmigrazionetemporanea rappresentano uno strumento efficace per trarre i vantaggi deiflussimigratoried,allostessotempo,evitareicostidellamigrazioneclandestina. La valutazione principale data in passato a esperienze di schemi

temporaneipuòessereriassuntaconlaseguentefrase:“nonviènientedipiùpermanentediunoschemadiimmigrazionetemporaneo”.Dovrebbequestoessereconsideratounmotivoperdichiarare“falliti”talischemi?Ècompitoarduoamioavvisogiustificareuna rispostapositiva.Se l’ultimoe soloobiettivodelresponsabiledellepoliticheèquellodiconsentirel’ingressodi forza lavoro straniera (necessaria) allora non può esser consideratofallimentare mantenere tale forza lavoro più a lungo di quanto inizialmente programmato. In aggiunta, non vi è nulla di negativo nell’utilizzare loschemadiimmigrazionetemporaneacomeuncanaleinizialediaccessoaforme di immigrazione permanente o, in ultimo, alla completa cittadinanza: i migranti non sono e non devono esser considerati come “forza lavoro” ma come donne e uomini che contribuiranno alla trasformazione e alfunzionamento della società dei paesi di immigrazione.

La maggior parte delle difficoltà connesse con le esperienze precedenti sonolegateadelementidiforterigiditàinclusinellestessepolitiche:adesempio se si obbliga, in modo assolutamente miope, un lavoratore straniero

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bene integrato nella società ospitante a lasciare il paese probabilmente egli diventerà illegale e continuerà a risiedervi. Qui di seguito si discutono alcuni elementi che uno schema di

immigrazione temporanea dovrebbe prevedere al fine di ridurre drammaticamenteglieffettinegativiassociatiall’immigrazioneclandestinae amplificare i benefici economici del fenomeno migratorio.

Sistema a punti in entrata.Unsistemadirequisitiminimidell’entratadei migranti dovrebbe garantire una selezione di base (non necessariamente basatasoltantosulleabilitàesullequalificheprofessionali)eduncontrollosugli ingressi. Tali sistemi sono già in uso in paesi come il Canada, la NuovaZelandael’Australiaperselezionaregliimmigrantipiùqualificati.Ilsistemanondovrebbeesseretropposelettivopoichéunodegliobiettiviprincipalièquellodiincanalaregranpartedeiflussientroconfinidilegalità(ridurrel’esercitodeiclandestini).

Possibilità di rinnovare lo schema temporaneo. Gli immigranti dovrebbero potere rinnovare (in determinate circostanze, si veda il punto successivo)loschemaedestendereilperiododipermanenza.Ciòeviteràdi posporre la clandestinità alla scadenza del visto provvisorio iniziale. Inoltre, un orizzonte temporale potenzialmente più lungo presenta il vantaggio di fornire un motivo più forte al datore di lavoro per investire nelle attività di formazione e addestramento dirette verso gli immigrati. Allo stesso tempo induce i migranti ad investire nelle proprie abilità e competenze attraverso attività formative.

Sistema a punti in itinere. Alcuni comportamenti “positivi” e verificabili(qualel’investimentoinattivitàdiformazione,lacompetenzanella lingua del paese di permanenza, la continuità nelle attività lavorative svolte, la partecipazione alle attività sociali o a programmi di integrazione ecc.) dovrebbero aumentare la probabilità della rinegoziazione del visto provvisorio. Al contrario azioni e comportamenti non-desiderabili (quali attività criminali) dovrebbero ridurre la probabilità di ottenere estensioni temporali dei permessi di soggiorno e lavoro e, se particolarmente severi, dovrebberocondurreall’espulsione.Ilsistemadipuntiinitinereinsostanzafornisce ai migranti certezze maggiori e forti incentivi ad acquisire ulteriore capitale umano aumentando la possibilità di assimilazione dei migranti nella società del paese di destinazione.

Schemi di incentivo finanziario alle migrazioni di ritorno. Per la maggiorpartedegli individui lamigrazione èvista comeun’esperienza

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temporanea volta ad accumulare risorse umane e finanziarie da impiegare inmodoproduttivoalrientronelpaesed’origine.Schemidifinanziamentodel rientro nei paesi d’origine potrebbero essere associati agli schemitemporanei in modo da aumentare il potenziale di sviluppo delle migrazioni peripaesidipartenzadeiflussi.

Mobilità professionale e geografica dei migranti. I lavoratori stranieri che rientrano negli schemi dovrebbero avere la capacità di cambiare ildatore di lavoro senza vedere compresso il loro diritto a risiedere nel paese per il periodo previsto.Ciò ridurrebbe l’elevato potere contrattuale chegeneralmente i datoridi lavorohannoe che spessoconducea formedisfruttamento e renderebbe imercati del lavoro europei più flessibili edintegrati.Ineffettinumerosistudiindicanocheilavoratoristranierisonopiù reattivi (in termini di mobilità) rispetto ai nativi ai differenziali di salario traareegeografichediverseediconseguezasvolgonounruoloimportantedi riequilibrio dei mercati del lavoro.

Sanzioni agli imprenditori che impiegano i migranti illegali. Senzamisurepunitivesaràdifficilecontrobilanciare i forti incentivichemolti imprenditori hannonell’impiegaremigranti illegali.Per ridurre laclandestinità, interventi dal lato della domanda sono probabilmente più efficientidiquellidallatodell’offerta(p.es.tentatividibloccareimigrantipresso i confini). Infine, l’amministrazione di tale schema temporaneo richiederebbe

mezzi finanziari non trascurabili. Una possibilità per costituire un fondo di finanziamento dello schema potrebbe essere l’imposizione di tassesuidatoridilavorochedesideranoimpiegarelavoratoristranierisimiliaquellegiàinusoaSingapore(sivedaRuhs2005permaggioridettagli).In questo modo il costo della politica migratoria verrebbe sopportato da coloro,comeidatoridilavoroeimigrantistessi,chetraggonogranpartedeivantaggidaiflussimigratori.Perconcludere,è importantericonoscerecheesistonovalideragioni

affinchéunimportanteedindispensabilefenomenoqualel’immigrazionesia oggetto di una gestione da parte dei paesi europei coordinata e comune. IlfattocheiconfiniitalianiespagnolisianopiùomenoporosiaiflussidiimmigrazionenonproduceeffettisoltantoinItaliaeinSpagnamaanchenelrestodell’Europa.

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Economia della cooperazione

Tabella 1. Flussi in entrata di cittadini stranieri in alcuni paesi OCSE (migliaia) 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Statistiche basate sull’anagrafe della popolazione residente: Austria 59,2 72,4 66,0 74,8 92,6 97,2 108,9Belgio 50,7 68,5 68,6 66,0 70,2 68,8 72,4Repubblica Ceca 7,9 6,8 4,2 11,3 43,6 57,4 50,8Danimarca 21,3 20,3 22,9 25,2 22,0 18,7 18,8Finlandia 8,3 7,9 9,1 11,0 10,0 9,4 11,5Germania 605,5 673,9 648,8 685,3 658,3 601,8 602,2Ungheria 16,1 20,2 20,2 20,3 18,0 19,4 18,1Giappone 265,5 281,9 345,8 351,2 343,8 373,9 372,0Lussemburgo 10,6 11,8 10,8 11,1 11,0 11,5 11,3Paesi Bassi 81,7 78,4 91,4 94,5 86,6 73,6 65,1Norvegia 26,7 32,2 27,8 25,4 30,8 26,8 27,9Repubblica Slovacca .. .. .. .. .. 4,6 7,9Spagna 57,2 99,1 330,9 394,0 443,1 429,5 645,8Svezia 35,7 34,6 42,6 44,1 47,6 48,0 47,6Svizzera 72,4 83,4 85,6 99,5 97,6 90,6 96,3Statistiche basate sul rilascio di permessi di soggiorno/residenza o su altre fonti di dati: Australia Flussi permanenti 92,4 101,6 114,6 138,3 119,8 130,2 150,7 Flussi temporanei 173,2 194,1 224,0 245,1 340,2 244,7 261,6Canada Flussi permanenti 174,2 189,9 227,3 250,5 229,1 221,4 235,8 Flussi temporanei 199,2 234,1 262,9 283,7 263,5 244,7 245,7Francia 113,5 83,6 93,0 107,6 124,8 135,1 140,1Grecia 38,2 .. .. .. .. Irlanda 21,7 22,2 27,8 32,7 39,9 33,0 33,2Italia 111,0 268,0 271,5 232,8 388,1 .. 319.3Corea .. .. 185,4 172,5 170,9 178,3 188,8Messico Flussi permanenti 48,6 42,2 41,1 35,7 32,4 .. .. Flussi temporanei 25,3 22,7 24,2 26,1 24,6 29,1 34,0Nuova Zelanda 36.9 37,2 42,2 57,6 70,5 Nuova Zelanda 27,4 31,0 37,6 54,4 47,5 43,0 36,2Polonia 5,2 17,4 15,9 21,5 30,2 30,3 36,8Portogallo 6,5 10,5 15,9 141,1 61,5 21,0 14,1Turchia ,, ,, 168,1 161,2 157,6 152,2 155,5Regno Unito 287,3 337,4 379,3 373,3 418,2 406,8 494,1Usa .. .. .. .. .. Flussi permanenti 654,5 646,6 849,8 1 064,3 1 063,7 705,8 946,1 Flussi temporanei 997,3 1 106,6 1 249,4 1 375,1 1 282,6 1 233,4 1 299,3EU-25 (tra i paesi riportati sopra) +Norvegia 1598,5 1948,5 2232,3 2471,5 2694,1 2478,9 2814,5 e SvizzeraNord America (migranti permanenti) 828,6 836,5 1 077,2 1 314,8 1 292,8 927,2 1 182,0Totale (permanenti) 2 936,0 3 278,8 4 244,3 4 757,3 4 929,3 3 988,2 4 907,7Totale (temporanei) 1 395,0 1 557,5 1 760,5 1 930,1 1 911,0 1 751,9 1 840,7Totale (temporanei e permanenti) 4 331,0 4 836,3 6 004,8 6 687,4 6 840,3 5 740,1 6 748,3Nota: I dati provenienti dall’anagrafe della popolazione residente non sono pienamente confrontabili in quanto i criteri di registrazione differiscono tra paesiI dati per l’Olanda, la Norvegia ed in particolare la Germania includono un considerevole numero di richiedenti asilo.

Fonte: Chiuri, Coniglio e Ferri (2007)

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Economia della cooperazione

Tabella 2. La pressione emigratoria dei nostri “vicini”: alcuni indicatori

Paese Tasso di fertilità Popolazione totale PNL pro capite Popolazione in età (n. bambini (milioni; 2005) (migliaia dollari tra 0-15 anni per donna, 2004) Usa; 2005) (% popolazione totale)

ITALIA 1,3 57,5 30,0 14,1

Est e Sud-Est Europeo

Albania 2,2 3,1 2,6 27,6

Bielorussia 1,2 9,8 2,8 15,8

Bosnia - Herzegovina 1,3 3,9 2,4 16,9

Bulgaria 1,3 7,7 3,5 14,1

Croazia 1,4 4,4 8,1 15,8

Macedonia, FYR 1,7 2,0 2,8 20,1

Moldavia 1,4 4,2 0,9 19,1

Polonia 1,2 38,2 7,1 16,8

Romania 1,3 21,6 3,8 15,9

Serbia - Montenegro 1,7 8,2 3,3 18,6

Ucraina 1,2 47,1 1,5 15,4

Mediterraneo

Algeria 2,5 32,9 2,7 30,4

Egitto 3,2 74,0 1,3 33,9

Giordania 3,4 5,4 2,5 37,6

Libano 2,3 3,6 6,2 29,1

Libia 2,9 5,9 5,5 30,4

Marocco 2,5 30,2 1,7 31,5

Senegal 4,8 11,7 0,7 43,0

Siria 3,3 19,0 1,4 37,4

Territori Palestinesi 4,9 3,6 1,12 (dato 2003) ..

Tunisia 2,0 10,0 2,9 26,7

Turchia 2,2 72,6 4,7 29,5 Fonte: Chiuri, Coniglio e Ferri (2007)

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Economia della cooperazione

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Economia della cooperazione

Microcredito e microfinanza. L’esperienza di Banca Etica

* Dott.ssa Teresa Masciopinto

* Banca Etica.

Banca Etica nasce nel 1999 con lo scopo di offrire servizi bancari alle organizzazioni appartenenti al variegato mondo del Terzo Settore. Banca Etica rende operativa l’idea di una banca intesa come punto

di incontro tra risparmiatori, che condividono l’esigenza di una piùconsapevole e responsabile gestione del proprio denaro, e le iniziative socio-economiche,che si ispiranoaiprincipidiunmodellodi sviluppoumanoesocialesostenibile,nelqualelaproduzionedellaricchezzaelasua distribuzione sono fondati sui valori della solidarietà, della trasparenza civile e della realizzazione del bene comune.

Banca Etica garantisce la trasparenza e la tracciabilità di tutto il percorso del credito, permettendo al risparmiatore investitore di indicare verso quale settore vuole indirizzare il proprio risparmio, scegliendo tra cooperazione sociale, cooperazione internazionale, commercio equo e solidale, ambiente e cultura.BancaEticadàunnomeeduncognomeaicrediti,collocaprodottiche

raccontanostorieestimolanol’investitoreacapirequellochestafacendo,a farsi delle domande sulla destinazione finale dei suoi risparmi. Nel caso dei Certificati di Deposito (forme di risparmio vincolati da 6 a 60 mesi) BancaEticapermetteun’ulteriorepossibilità:quelladi legare ilpropriorisparmiononsoloadunsettore,maadunprecisoprogetto;adesempionelcasodeiCertificatidideposito“dedicati”adEtimos,ilrisparmiopuòessere legato a programmi di microcredito nei paesi in via di sviluppo (PVS). Qualora il cliente intenda partecipare “attivamente” ad un progetto, puòanchedecideredirischiareilpropriocapitalemettendoloapegnodiunospecificofinanziamentodiEtimosneisuoidiversipaesid’intervento(EuropaeBalcani;AmericaLatina;Africa;Asia).

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Economia della cooperazione

Il “sistema” BancaEticanonèsoltantounabanca,maunveroepropriosistema,che

comprende soggetti tra loro diversi per tipologia e target, ma complementari, per rispondere alle esigenze dei risparmiatori e alle sollecitazioni di un contesto economico, sociale e finanziario in veloce mutamento e per agire efficacementeinunambitochenonèpiùsoltantoquellolocaleonazionale,masiapreall’Europaealmondo.

Etica Sgr è una società di gestione del risparmio nata nel 2003, per indirizzare gli investimenti finanziari delle famiglie e delle istituzioni verso le imprese e gli Stati più attenti alle conseguenze socio-ambientali delle loro azioni. I fondi di Etica Sgr sono i primi fondi socialmente responsabili italianiadesserecertificatiesternamentedaunmarchiodiqualitàeuropeo:Ethibel1.

Per quanto riguarda la dimensione internazionale di Banca Etica, fondamentale è l’impegno all’internodelle reti europeedifinanza eticae alternativa: la partecipazione a Febea2(laFederazioneeuropeabancheetiche e alternative) e a Sefea3 (il primo consorzio finanziario etico e alternativo, nato a livello continentale) con l’obiettivo comune di darevita al più presto ad una Banca Europea Alternativa: una vera e propria bancaeuropeadi investimentoper ilsettoresociale,chepuòcoordinare

1Ethibelèunconsulenteeticonatonel1992aBruxellescomeassociazionesenzascopodilucro,chehaavutooriginedaalcuneONGimpegnatenelcampodellafinanzasocialmenteresponsabile,dell’azionariatocritico,dellacooperazioneallosviluppoedelcommercioequoesolidale.Ethibeloperaalserviziodibancheeagentidicambiocheoffronolibrettidirisparmioefondid’investimentoetici.Alfinedigarantirelaqualitàditaliprodottifinanziarinelmercatobelga ed europeo,Ethibel dispone di un proprio indice di qualità europeo. I criteri per loscreeningdelleaziendesocialmenteetichecomprendonotuttigliaspettidellaresponsabilitàsociale,www.ethibel.org.2Febeaèun’associazionenatanel2001consedeaBruxellescheopera sotto legislazionebelgaedèapertaatuttiipaesimembridell’UnioneEuropea.Ilsuofineèdiraccogliereleisti-tuzionifinanziarieilcuiscopoèun’economiafinanziariabasatasulsocialeesullasolidarietà,www.febea.org.3 Sefea, Società Europea Finanza Etica ed Alternativa, è nata per fornire supporto finanziario agli Istituti di credito etici e solidali europei attualmente esistenti ed in corso di creazione, per favorirne la crescita e lo sviluppo. Sefea, inoltre, finanzia i progetti di portata europea chesicollocanonell’ambitodellapromozionediunosviluppoeconomicoesocialechevalo-rizzaetutelailpatrimonionaturale,culturaleedumanointuttiiPaesidell’UnioneEuropea, www.bancaetica.com/sistema/sistema04b.php.

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Economia della cooperazione

le politiche finanziarie di tutte le realtà che si riconoscono nei principidella finanza etica e proporsi come interlocutore unitario ed autorevole nei confronti delle istituzioni.L’impegnoasostegnodellacooperazioneinternazionaleperriequilibrare

ildivariotranordesudèunarichiestaesplicitadeirisparmiatoridiBancaEtica. Nel 2003 viene quindi rafforzata la partnership con il ConsorzioEtimos,chepromuoveprogrammidimicrofinanzaemicrocreditoneiPVS.

La Fondazione Responsabilità Etica, nata sempre nel 2003, ha ilcompito di favorire la diffusione e la conoscenza della finanza etica in ambitonazionaleed internazionaleedi incentivare laricercae l’attivitàscientificaperl’approfondimentodelrapportotraeticaefinanzaetraeticaed economia.

Il microcredito Nella prospettiva di un pieno sviluppo della propria mission, Banca Etica

negli ultimi anni si è impegnata in programmi volti a favorire percorsi di inclusione sociale per “le fasce più deboli della popolazione, fasce spesso considerate non bancabili, ma il cui miglioramento delle condizioni di vita rappresenta forse il più importante indicatore di sviluppo umano ed economico”4. La finanza etica, di cui Banca Etica si fa promotrice, è “un’attività

creditizia vera e propria in quanto, attraverso gli strumenti della raccolta di risparmio e del finanziamento, punta a stimolare l’autonomia, laresponsabilità,lecapacitàdichiriceveilfinanziamento,mettendolonellacondizione di realizzare il proprio progetto di vita”5. Partendodaquestipresupposti,BancaEticahainiziatoapromuovere

due tipologie di intervento tramite lo strumento del microcredito:programmi per la creazione o il sostegno di micro e piccole imprese,

conparticolareriguardoaquellesociali;programmi di carattere socio-assistenziale.Datalanaturadeltargetbeneficiarioditaliinterventi,BancaEticaha

ritenuto fondamentale il coinvolgimento di altri soggetti, quali Caritas ed

4 Premessa Convenzioni di Banca Etica con Caritas Italiana, con Caritas locali e con enti pubblici locali. 5 Ibidem.

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Economia della cooperazione

entipubblicilocali,chepossiedonounaconoscenzadirettadellecomunità.In questo modo l’ente locale si può costituire come garante non solopatrimoniale, “masoprattuttodellequalitàmorali edetichedei soggettiindividuaticomebeneficiaridell’operazione”6. Questo ruolo di garante è statoformalizzatoattraversol’attivitàpreliminaredi“istruttoriasociale”.Nell’istruttoria si devono verificare il possesso dei requisiti sociali edeconomici,chesonostatideterminatidalleparticoinvoltenelprogrammaeritenutifondamentaliperilraggiungimentodell’obiettivofinale.Inseguitoall’esito positivo dell’“istruttoria sociale”, l’ente locale accompagna ilpotenziale beneficiario nella compilazione della documentazione necessaria per la formale richiesta di prestito.Una volta che la documentazione èpronta per essere trasmessa a Banca Etica, viene accompagnata da una relazionedell’entelocaledicaratterepiùspecificamentesociale.Successivamente,perl’interaduratadelprestito,l’enteterritorialeaffianca

ilbeneficiario;daunlato,offrendoallostessounasicurezzadeterminatadalsupportoedalconfrontoneimomentididifficoltà;dall’altrolatol’attivitàdimonitoraggio pone una sicurezza nella scelta di erogare prestiti in condizioni spesso complesse. Nelle convenzioni che Banca Etica stipula con gli enti territoriali si

stabilisce un altro fondamentale elemento caratterizzante l’attività delmicrocredito: lacostituzionediunfondodigaranzia.Lepersonechesonoesclusedalsistemabancariotradizionalenonhannoessenzialmentepossibilitàdi offrire alcunagaranzia; ecco che alloradiviene fondamentale che l’entelocalemettaadisposizioneunfondo,che,affiancatoaquellodiEticaSgr,garantiscal’erogazionedeicrediti.Ilmeccanismodifunzionamentodelfondoè di rotazione, per cui a seguito della regolare restituzione delle rate dei prestiti si creano i presupposti per la concessione di nuovi finanziamenti. Altropresuppostonellaconcessionedeiprestitiècheilbeneficiarioapra

un conto corrente presso Banca Etica, dove si realizzano poi i movimenti del credito. In questo modo Banca Etica è in grado di monitorare la situazione dei beneficiari e soltanto alla terza rata non pagata si avvia la procedura di rivalsa nei confronti del fondo, in quanto la Banca ritiene “il debitore decaduto dal beneficio del termine”7.

6 Ibidem. 7 Ibidem.

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Economia della cooperazione

L’attivitàdimicrocreditoperBancaEticaèiniziataconlastipuladellaprimaconvenzioneconlaCaritasTarvisina(CaritasdiTreviso)nell’ottobredel2001,perl’erogazionedipiccolifinanziamentia“Famiglieitalianeoimmigrate […] con almeno un familiare che sia titolare di un regolarerapporto di lavoro” oppure a “Singole persone italiane o immigrate […] titolari di un regolare rapporto di lavoro”8. Era possibile richiedere unprestito o per spese relative ad inserimento abitati o per l’attivazionedi utenze o per l’acquisto di un mezzo di trasporto necessario per ilraggiungimento del luogo di lavoro, oppure infine per spese di carattere straordinario legate a necessità improcrastinabili.

Nel 2004 è stata stipulata una convenzione generale tra Banca Etica e Caritas Italiana per la concessione di prestiti a soggetti appartenenti a fasce deboli della popolazione, con la costituzione di un fondo di garanzia. La convenzione si basa sul coinvolgimento delle Caritas diocesane, in qualità di soggetti referenti sul territorio, le quali devono impegnarsi ad integrare il fondo di garanzia messo a disposizione dalla Caritas Italiana.

Ad oggi i progetti avviati con diverse Caritas diocesane e alcuni enti pubbliciterritoriali,hannoportatoaiseguentirisultati:

8 Convenzione Caritas Tarvisina.

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Economia della cooperazione

(*)Maschi:personefisicheoditteindividuali

(**)Femmine:personefisicheoditteindividuali

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Economia della cooperazione

Ilmicrocredito, inognicaso,deveessereunostrumentocheaiuta lepersoneall’avviodiunprocessodicrescitaeconomica,accompagnatodaun’educazionealla responsabilità. Infatti, ilmicrocreditononpuòenondeve essere confuso con potenziali troppo ambiziosi, in quanto vi sono situazioni di particolare gravità, che rendono necessario un interventodialtranatura,comepuòesserel’assistenzasociale.Proprioperquesto,nellepremessedell’attivitàdimicrocredito,BancaEticaspecificachenonrientranotraipotenzialibeneficiari“soggettichesitrovinoinstatodiusuraopreusura,chepresentinoprotestioattipregiudizievoliapropriocaricooperiqualiesistailrischiodiprocedureconcorsuali”9, o ancora soggetti cherichiedonounprestitoper“sanaresituazionidebitoriepregresse”10.

I programmi per la creazione o il sostegno di microimpreseLa Commissione Europea considera microcredito i prestiti di importo

inferiore a 25.000 €,mentrenel2003hadefinitomicroimpresal’aziendache impiegaunnumerodipersone inferiorea10edaventeunfatturatoannuo e/o volume di bilancio annuale non eccedente i 2 milioni di euro. Ilrispettodellasommamassimaperchésipossaparlaredimicrocredito,

così come definito dalla Commissione Europea, è stato assunto anchedaBancaEticacometettomassimodeimicroprestiti,ancheseperogniprogramma vengono valutate le condizioni specifiche, sulla base delcontesto locale e della relativa cultura di riferimento.

Nella filosofia di Banca Etica, tuttavia, il microcredito non si esaurisce inunamisurapuramentefinanziariadell’importoerogabile.

Nella definizione operativa di concessione di microcrediti è necessario, infatti, tenere in considerazione:• l’importodaerogare;• latipologiadell’affidamento;• lafinalitàdell’affidamento;• gliobiettividelprogettodafinanziare;• lapresenzadiun’attivitàditutoraggio.L’attività di tutoraggio è diretta sia alla gestione del rischio, sia alla

responsabilizzazione della persona alla restituzione del credito, liberandola

9 Ibidem.10 Ibidem.

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Economia della cooperazione

cosìdaformediassistenzialismoecontribuendocontemporaneamenteasvilupparnel’autonomiaeadaccrescerneilknow-how tecnico.

Tabella n. 2: Caratteristiche del microcredito alla microimpresa

PARAMETRI MICROCREDITO ALLA MICROIMPRESA

Parametri Declinazione per Banca EticaImporto Fino a 25.000 €Tipologiadell’affidamento Mutuochirografario11 Finalitàdell’affidamento CoperturadifabbisognofinanziariodainvestimentoTutoraggio Attività di supporto al micro-imprenditore, sia in fase di predisposizione della domanda di finanziamento, sia nell’arcodelladuratadelprestito.

Fonte: Banca popolare Etica

Obiettivi Banca Etica si propone di intervenire tramite lo strumento del microcredito soprattutto per:• sostenere la crescita socio-economica di persone a rischio di

povertà;• favorire il reinserimento socio-economico di soggetti esclusi o ai

marginidelmercatodellavoro;• creare i presupposti per la rigenerazione di aree economiche

depresse;• salvaguardarel’identitàeconomico-culturalediparticolariterritoria

rischiodispopolamento.

Possibili beneficiariI beneficiari dei programmi di microcredito possono essere:microimprese operanti in aree economicamente depresse o deboli, attive

nell’ambitodell’agricoltura,dell’artigianato,delcommercioedeiservizi;

11 Ilmutuochirografarioèunaparticolare formadiprestitodipiccoleentità (disolitononsuperiore ai 30.000 euro) senza garanzia ipotecaria la cui durata generalmente non supera i 5 anni;sirichiedeesclusivamentelagaranziapersonaledelrichiedenteoditerzi.

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Economia della cooperazione

microimprese operanti nell’ambito dell’economia sociale (societàcooperative);

soggetti svantaggiati o socialmente emarginati, intenzionati ad intraprendere percorsi di auto-impiego.

Le attività finanziabiliGli interventi a favore delle microimprese sono diretti a garantire:lostart-updellamicroimpresa;lo sviluppo e il consolidamento della microimpresa.

L’articolazione dell’interventoNellaprogettazioneestrutturazionedell’intervento,l’obiettivoprincipale

cheBancaEticasiponeconsistenelmettereinattounmeccanismoconcuicostruire un rapporto di fiducia con il beneficiario, basato su una conoscenza diretta e su un rapporto stabile, che permettano di valutare il progettoimprenditoriale non solo a partire dallo studio della documentazione di supporto,maanchedall’ideaprogettualedellapersona.

I. Pre-selezione ed accompagnamentoIl primo passo per dare il via ad un programma di microcredito è la

realizzazionediun’accurataselezionedelledomandepervenute,chedeveavvenire:• sulla base di precisi criteri che identificano i soggetti destinatari

dell’intervento (es.: immigrati che vogliono avviare un’impresa;imprenditori, persone fisiche con un preventivo di progetto diinvestimentoperl’acquisizionediimmobilizzazionitecniche,ecc.);

• su una valutazione dell’affidabilità del soggetto richiedente arestituire il credito ricevuto.

Ai soggetti selezionati viene in seguito fornito un servizio di accompagnamento per:• lastesuradelbusinessplan,laddoveilbeneficiariosianellafasedi

costituzionediimpresa;• lapresentazionedellarichiestadiaffidamento,laddoveilbeneficiario

sia nella fase di start-up o di consolidamento.Tale accompagnamento è finalizzato a valutare, insieme al beneficiario, l’effettivacapacitàdirestituzionedelprestitosullabasedeiflussidicassarealizzabili.

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Economia della cooperazione

II. Pre-istruttoria (“istruttoria sociale”) Lerichiestechehannosuperatolaprimafasevengonopreseinesameda

unComitatodiValutazione,chehailcompitodieffettuarel’ultimaanalisidelle domande di microcredito prima di passarle alla Banca. Il Comitato è costituito dalle diverse componenti attive del programma di microcredito, chepossonoessere:1 rappresentanteentelocale(Caritas,entepubblicoterritoriale);2 rappresentante partner territoriale, qualora sia coinvolto per una

presenzasulterritoriopiùdirettaecostante;3 rappresentante di un eventuale partner tecnico, impegnato

nell’accompagnamentoallaformazioneeall’assistenzatecnica(es.:Etimos,Mag);

4 rappresentante di Banca Etica.

III. Istruttoria ed erogazioneÈ la parte più prettamente bancaria, in cui Banca Etica procede

all’istruttoriatecnicadeisoggettirichiedentil’affidamento.La realizzazione di una fase di pre-istruttoria, condotta in maniera

accurata e soprattutto secondo criteri e parametri preventivamente concordati,facilitalafasedell’istruttoria,rendendonepiùprobabilel’esitopositivo.

IV. Gestione del rischioUnagestionedelrischio,basatasull’attivitàdiassistenzadelbeneficiario

e sulla costituzione di un fondo di garanzia, permette di attivare un circolo virtuoso, in cui il fondo interviene a mantenere sana la posizione bancariadel beneficiario,mentre la realizzazionedi un’accurata attivitàdi monitoraggio e di assistenza aiuta il beneficiario a restituire il prestito, ripristinandocosìilfondodigaranzia,chetornaadesseredisponibileperaltri interventi.

I programmi di natura socio-assistenziale Di fronte a quelle che sono le situazioni di povertà, sia vecchie che

nuove, Banca Etica interviene distinguendo due tipologie di soggetti:• soggettisottolasogliadipovertà;• soggettiabassoreddito.

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Economia della cooperazione

Tabella n. 3: Caratteristiche del microcredito al consumo

PARAMETRI MICROCREDITO AL CONSUMO

Parametri Declinazione per Banca Etica

Soggetti sotto la soglia di povertà

Soggetti a basso reddito

Importo Inferiore a 5.000 € Fino a 7.500 €

Tipologiadell’affidamento Mutuochirografario Mutuochirografario

Finalitàdell’affidamento Copertura spese per far fronte a situazioni di emergenza dalle quali dipende il miglioramento (o il non peggioramento) della qualità della vita.

Copertura di spese essenziali per una vita dignitosa.

Garanzie Fondo di garanzia con copertura al 100%.

Fondo di garanzia con co-pertura inferiore al 100%.Creazione di strumenti for-mali e/o informali di mu-tualità; di stabilizzazionedei rapporti di lavoro (ad esempioprevedendoche leorganizzazioni della rete di Banca Etica si impegnino ad assumere alcuni dei sog-getti che ottengono finan-ziamenti);ecc.

Fonte: Banca popolare Etica

Obiettivi dell’interventoL’attività di microcredito al consumo ha come proprio obiettivo

quello di fornire un supporto finanziario a soggetti caratterizzati da basso reddito e/o sulla soglia della povertà, per metterli in grado di far fronte a situazioni di emergenza dalle quali dipende il miglioramento (o almeno il non peggioramento) della loro qualità di vita e di quella del loro nucleo familiare.

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Economia della cooperazione

Possibili beneficiariBeneficiari dei programmi di intervento di microcredito possono essere:a) immigrati;b) lavoratoriprecari;c) famigliemonoreddito;d) utenti di strutture socio-assistenziali (servizi sociali comunali;

sportelliCaritasecc.);e) nomadi.

Le attività finanziabiliIl microcredito al consumo è finalizzato a rispondere ad esigenze quali:a) inserimento abitativo (mensilità anticipate, cauzioni, spese di

registrazionecontratto,affitto,acquistomobilia,ecc);b) attivazioneutenze;c) spesesanitarie;d) spesescolastiche;e) acquistomezzoditrasportoperraggiungereilluogodilavoro;f) anticipazioniafrontedicontribuzionepubblica(adesempio“buonicasa”);g) altre spese straordinarie della famiglia legate a necessità

improcrastinabili e, comunque, non indirizzate a sanare altre situazione debitorie pregresse.

L’articolazione dell’interventoL’interventosirealizzaconlestessemodalitàproceduraliprevisteperi

programmi di microcredito rivolti alla microimpresa.

Il Progetto Barnaba - Caritas Diocesana di Andria (BARI)

Progetto Barnaba Il Progetto Barnaba è stato avviato nel dicembre del 2003, quando fu

stipulata la convenzione tra Banca Etica e Caritas di Andria, comprendente i comuni di Andria, Canosa di Puglia e Minervino Murge, in Provincia di Bari. IlProgettohal’obiettivodimettereadisposizionedellefascepiùdeboli

della popolazione lo strumento del microcredito, per la creazione e lo sviluppo di occupazione, soprattutto giovanile.

La profonda conoscenza del territorio, e quindi delle necessità delle personechevivivono,haportatolaCaritasacreareunfondodigaranzia

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Economia della cooperazione

per la concessione di piccoli prestiti. Poiché l’offerta del credito èfinalizzataancheall’apprendimentodicapacitàdiauto-sostenibilità,chesianosensibilineiconfrontidelleproblematichesocialiedambientali, ipotenziali beneficiari devono rispettare le seguenti causali:1) un’imprenditorialitàattentaallacrescitaumanaeprofessionaledei

propri dipendenti, da una parte, e ai bisogni e alle richieste dellaclientela,dall’altra;

2) attivitàcheprevedononuoveopportunitàdiaccessoal lavoro,allavita sociale, all’utilizzodi strumenti o servizi dapartedi soggettiesclusidalmercato;

3) attività rivolte alla riduzione degli impatti ambientali, alla tutela del territorioeallaricercadirisorse“rinnovabili”;

4) attività attente al recupero delle tradizioni e alla custodia della memoriadellaculturalocale;

5) attivitàchemiranoallasolidarietàtraipopolietragliuominiperlacostruzione di rapporti basati sulla non-violenza, intesa come stile di vita e come metodo di organizzazione del sistema sociale, economico epolitico;

6) attività che promuovono una maggiore attenzione verso scelte diconsumorispettosedell’uomoedell’ambiente.

I BeneficiariIl Progetto Barnaba si rivolge principalmente a due distinte categorie di

soggetti:• giovaniitalianioimmigrati;• associazioni, cooperative, cooperative sociali, piccole imprese

individuali o in forma associata.

Attività e servizi offerti Accantoall’attivitàprettamentefinanziaria,vengonoorganizzatidalla

Caritas, in collaborazione con enti specializzati, corsi di formazione diretti aqualificareigiovanichesiaccingonoadentrarenelmondodellavoro.Inparticolare, in sinergiacon ilProgettoPolicoro,natodallaChiesa

Italiana nel 1996, si cerca di accompagnare i potenziali beneficiari in un percorso che si concluda con la richiesta di un credito, cercando dirispondere in modo concreto al dramma della disoccupazione giovanile nel Sud Italia. A tal fine, in diverse diocesi sono stati istituiti Centri Servizi,

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Economia della cooperazione

fra cui uno in comune per la Diocesi di Andria-Canosa-Minervino, cui i giovani possono rivolgersi per intraprendere un’attività di orientamentoalloscopodielaborareunprogettochemiriallarealizzazionediattivitàeconomiche,destinateallacreazionedioccupazioneeallo sviluppodelterritorio.

Requisiti per accedere al finanziamento Per ottenere un microcredito è necessario rispondere a determinati

criteri, nel rispetto della finalità statutarie della Caritas stessa, e in modo particolare della funzione prevalentemente pedagogica:• disponibilitàaconfrontarsiericevereconsiglinellarealizzazionee

gestionedelprogettod’impresa;• capacitàdicondividereunalogicadisolidarietàedisostegno,chesi

stacchidefinitivamentedaunamentalitàdicarattereassistenziale;• rispettodelladignitàdeilavoratoriedellalegalità;• disponibilità ad indirizzarsi verso altre forme o fonti di sostegno,

qualoraglioperatoridelProgettoBarnabaloritenganopiùopportuno;• nonesseresoggettoadusuraoapreusura;• finanziamentoparzialedelprogettod’impresa;• disponibilitàapresentarsipersonalmenteperlarichiestadicredito

senza alcun “intermediario”.

Condizioni del finanziamentoLe condizioni per la concessione del microcredito sono:• Massimoimportofinanziabile:€5.000;• Tipologiadifinanziamento:mutuochirografario;• Duratamassimadelprestito:36mesi;• Periodicitàdirimborsorate:mensili(nonèprevistalaconcessione

di periodi di grazia12);• Tassodiinteresse:fissoparial3%;• Spesediistruttoria:fisseparia€20;• Interesse dimora: 1% a partire dal giorno successivo a quello di

scadenza della rata.

12 Ilperiododigraziaèilperiodocheintercorretralaconcessionedelcreditoel’iniziodellarestituzione dello stesso.

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Economia della cooperazione

È prevista la possibilità di accedere ad un successivo finanziamento, soltanto nel caso in cui il primo sia andato a buon fine e ne sia avvenuta la totale restituzione.L’erogazione del credito avviene in un’unica soluzione, dato anche

l’ammontare ridotto del finanziamento; l’importo erogato è versato suuncontocorrentecheilbeneficiariodevepreventivamenteaprirepressoBanca Etica al netto delle spese di istruttoria, e sul quale successivamente deve convogliare il proprio reddito da attività.La pre-istruttoria delle richieste di credito viene svolta dalla

Commissione del Progetto Barnaba composta da: un consulente del lavoro, un commercialista, un avvocato, tre animatori di comunità, tre direttori delle tre Pastorali (Caritas, Pastorale Giovanile, Pastorale Sociale del Lavoro), una psicologa del lavoro.

GaranzieIl Fondo di garanzia del Progetto Barnaba è stato costituito presso Banca

Etica, in parte dalla Caritas Diocesana di Andria ed in parte con i fondi di EticaSgr, contribuendociascunaper il50%allacoperturadei rischi. Ilfondo è istituito con una logica rotativa, sia per il progressivo rientro dei finanziamenticoncessi,chepermettel’erogazionedinuoviprestiti,siaperlaraccoltadidonazioni,cheprosegueparallelamente.Èimpegnodituttalacomunitàlocalemantenerlovivo,attraversodonazioni,inmodochepossacontinuare a soddisfare i bisogni dei giovani. Solo il mancato pagamento delleratedapartedeibeneficiaripotrebbeerodereilfondoche,unavoltaesaurito,provocherebbelamancataerogazionedinuovifinanziamenti.

Risultati ottenuti Dall’avviodelprogrammaadoggisonostatierogati9finanziamenti,di

cui 4 nel 2003, 2 nel 2004 e 3 nel 2005. Tra i soggetti beneficiari ci sono 6 ditte individuali, 2 cooperative e

1 società in accomandita semplice che svolgono attività di artigianato,vendita al dettaglio, servizi socio-educativo-assistenziali (Cooperative di tipo A e B13), agenzie di progettazione e formazione.

13 Le cooperative di “tipo A” si occupano di servizi socio-sanitari ed educativi. Le cooperative di“tipoB”sonodestinateallosvolgimentodiattivitàproduttivefinalizzateall’inserimentolavorativo di persone svantaggiate.

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Economia della cooperazione

Ifinanziamenti hannopermesso in un caso l’avvio di nuova attività;duesonostatiinveceiprogettirivoltiall’acquistodiunautomezzoealtriduehannoriguardatol’affittodellasede;quattro,infine,sonoicreditichehannopermessodisaldaresituazionidebitorie.

Attraverso i finanziamenti ottenuti dal Progetto Barnaba il numero di persone coinvolte complessivamente direttamente o indirettamente sono state34,cosìsuddivise:• Soci:18• Dipendenti:3• Collaboratori:9• Volontari/tirocinanti:4Considerandoancheinucleifamiliarideisoggetticoinvolti,sonostate

raggiunte complessivamente 56 persone: ciò dimostra come il serviziodel credito non coinvolga soltanto i soggetti che direttamente ricevonoilfinanziamento,mapossaanchecrearecircolivirtuosicheallargano ilnumerodisoggettichepossonotrarnebeneficio.

Tabella n. 4: Elenco soggetti beneficiari dei microcrediti

ATTIVITà U/D IMPORTO SCOPO VALORE SOCIALE

Agente immobiliare Uomo 5.000 € Completamento lavori di ristrutturazione di un ufficioperiniziarel’at-tività di Agente immo-biliare in proprio.

Alleggerimento spese del nucleofamiliare,chesitro-va in difficoltà economica.

Venditore ambulan-te di frutta secca

Uomo 2.500 € Acquisto mezzo di tra-sporto per la merce e di stufa a gas per ambiente esterno, al fine di eser-citare l’attività durantel’inverno.

Giovane età, ma costret-to ai margini della società avendo scontato una pena detentiva.

Commerciantedi prodotti ortofrut-ticoli

Uomo 5.000 € Acquisto furgoncino usato.

Evitare il declino dell’at-tività economica, messa a rischio dal danno econo-mico causato da condizioni climaticheavverse.

Rivenditore di pro-dotti della terra col-tivati in proprio

Donna 5.000 € Ampliamento del negozio.

Il negozio ha attivato infamiglia un processo di potenzialesviluppodell’at-tivitàdiimpresa;unsignifi-cativo cambio di mentalità e di emersione del lavoro.

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Economia della cooperazione

Studio di progetta-zione ed esecuzione di prodotti su vetro e ceramica

Donna 5.000 € Una maggiore liquidità che si tramuta in slan-cio lavorativo anchecome opportunità per il territorio.

La società è uscita da un periodo di crisi economica e tende ad un potenziale aumento dei posti di lavoro e della produttività.

Cooperativa sociale tipo A

Coop. 5.000 € Maggiore liquidità. La cooperativa gestisce servizi integrati socio sa-nitari e organizza percorsi formativi socio-culturali per insegnanti, animatori, volontari e operatori del Terzo Settore.

Scuola di moda Donna 5.000 € Acquisto materiale didattico.

Realizzazione di un labo-ratorio di maglierie e au-mento dell’organico pro-duttivo.

Tappezzeria artigianale

Uomo 5.000 € Apertura negozio di tappezzeria.

Uscita dal tunnel del lavoro nero.

Totale 37,500 €

Fonte: Banca popolare Etica

Valutazione dei risultatiInuncontestoeconomicodoveleproblematichequotidianeriguardano

l’elevatocostodiavviodiun’impresa,lacarenzadioperatoriprofessionaliconesperienza,lapocapraticanell’essereimpresa– senza considerare la crisi economica generale –ilprogrammadimicrocreditoharappresentato,per alcuni soggetti, uno spiraglio di luce. La voglia di un riscatto sociale, che però non trova alcuna possibilità nel sistema bancario tradizionale,fattodiregoleevincoli,hadatolapossibilitàadalcunisoggettidiavviareosviluppareun’attivitàeconomica.Sono state intervistate le persone che hanno ricevuto il credito e la

maggioranza ha risposto di ritenersi soddisfatti della possibilità avuta,anchesespessol’importodelfinanziamentoottenutoèstatoconsideratoinsufficiente rispetto ai reali bisogni. Ciònonostante,daticoncretidimostranocheilcreditohapermessonon

solodiaumentareilredditodelnucleofamiliaredelbeneficiario,maanchedi incrementare le attività imprenditoriali e, conseguentemente, di creare nuova occupazione. Imomenti di formazione comune hanno permesso di creare reti fra

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Economia della cooperazione

soggetti, che condividono le stesse difficoltà, ma che troppo spesso sisentono isolati. I momenti di incontro, pertanto, possono far nascere nuove conoscenzeenuoviinputpositivi,indicechelavorareinretepuòfavorireun migliore inserimento nel mondo del lavoro.

Tuttavia il Progetto necessita di una maggiore opera di divulgazione per riuscire a concedere a tutti la possibilità di rivolgersi al microcredito e percreareunaforzachespingadalbasso,versounosviluppoeconomicoesocialechecoinvolgal’interoterritorio.

Prospettive futureRelativamente ai 9 finanziamenti concessi nel programma Barnaba, un

datosucuivapostol’accentoècheil33%èstatoerogatoneiconfrontidigiovani donne imprenditrici. Ciòhapermessodidarenuoveopportunitàadalcunedonne,chespesso

si trovanoadaffrontare,oltrealleproblematichedicarattereeconomicogenerale, anche quelle relative alla discriminazione, rispetto alle loropotenzialità. Èproprioapartiredaquestaconsapevolezzachenascelapropostadi

convenzione tra Banca Etica e Provincia di Foggia per la costituzione di un fondo di garanzia per le imprese a prevalente partecipazione femminile.

I soggetti ammessi come potenziali beneficiari del programma di microcreditosonoleimpresefemminili,ancheinformaartigianale,cosìcome definite dalla citata Legge 215 del 25 febbraio 1992. Il requisito per l’ammissioneèquellodirientrareall’internodelladefinizionedipiccoleimprese, “secondo quanto stabilito dalla Circolare Esplicativa Min. Industria n. 900315 del 14.7.2000 per la concessione di aiuti alle attività produttive, di cui alla legge n. 488/1992”14.

Nella convenzione è stata pattuita la costituzione di un Comitato di Valutazionecheavràilcompitodiesaminareinprimaistanzaledomandedicredito.LaConvenzionespiegache“ilComitatodiValutazioneesaminalacoerenzadell’attivitàedell’iniziativapropostaagliindirizziprogrammaticidel Fondo e procede a verificare i requisiti di moralità e socialità delle iniziativedaammetterealleagevolazionieasvolgerel’istruttoriatecnico-economica-finanziaria delle richieste di finanziamento presentate sulla

14 Cfr. Bozza di Convenzione tra Banca Etica e Provincia di Foggia.

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Economia della cooperazione

scorta di criteri oggettivi che stabilirà preliminarmente all’esame dellepratichestesse.SulledomandediaccessoalFondodigaranziailComitatodi Valutazione delibera all’unanimità”. Il Comitato si costituirà di tremembri: due dei quali nominati dalla Provincia e uno nominato da Banca Etica. BancaEtica,oltrearicevereladocumentazionerelativaallarichiestadi

credito, otterrà il verbale di valutazione positiva dal parte del Comitato. Le condizioni per la concessione del finanziamento sono le seguenti:

1) Importo massimo erogabile: 10.000 €.2) Durata massima: 5 anni.3) Tassod’interesse:euribortremesiletteramaggioratodiunpuntoe

mezzo.4) Imposta bollo: 0,25%.5) Spese pratica: 0,50% con un minimo di 26 €.6) Rimborso: rate mensili costanti e posticipate.7) Tasso di mora: ultimo tasso applicato alla rata incrementato di un

punto percentuale.8) Spese estinzione anticipata: zero.9) Decadenza dal beneficio del termine: tre rate consecutive non

pagate.Laconvenzionealmomentononèancorastatafirmata,mapuòepotrà

costituire un forte stimolo per la realtà locale, e allo stesso tempo un esempio da riproporre in altri contesti.

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Economia della cooperazione

Commercio equo e solidale

* Dott. Enzo Losacco

* Bottega del commercio Equo e Solidale “I colori del mondo”

IntroduzioneIl corso sostenutopresso l’IstitutoCE.LI.P.S. diBari ha avuto come

obiettivo quello di sottolineare come il ruolo del Commercio Equo e Solidale possa essere significativo nella consuetidine del consumo critico nella nostra società.

A tal motivo, sono stati presi ad esempio i 3 prodotti tipicamente più ricercatinelleBotteghedelMondo,ecioèTè,CaffèeCioccolato,macheal tempo stesso rappresentano anche lamaggior fonte di guadagno perquelle multinazionali che purtroppo ne detengono il potere produttivo-economicodell’interopianeta.

Scopo primario del corso, oltre ai cenni storici abbastanza curiosi sulleloroorigini,èstatoquellodisensibilizzarel’uditoreallaconoscenzadelleproblematichedisfruttamentocheiproduttoriaccusanoallafonte,dellemanipolazionisuccessivecheiprodottistessisubisconoperpoterne“migliorare”laqualitàascapitodellanostrasalute.Nonchédellasituazioneeconomico-politica di cui i prodotti stessi sono interessati e chemeritaparticolareattenzione,affinchéunasceltarealesiapossibileenonlimitataalleunichesoluzionichecivengonoforzatamenteproposte.

A questo punto, una considerazione approfondita sul significato del Commercio Equo e Solidale è necessaria per completare un quadro già di perséabbastanzacomplessoedelicato.

Il Commercio Equo e Solidale: Origini e significatiIlCommercioEquoeSolidale,dettoancheFairTrade,èunsistemadi

distribuzione commerciale che nasce per far arrivare, nelle nostre case,prodotti provenienti da Paesi lontani, nel rispetto dei diritti dei lavoratori chelihannorealizzati.

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Economia della cooperazione

LeradicidelCommercioEquoesolidalehannoorigineinOlandacircatrent’annifadapartedialcuniorganismi,animatidallavolontàdiinstaurarerelazioni più eque fra il Nord ed il Sud, a favore dei processi di liberazione ed autonomia economica e di valorizzazione di una dimensione etica e politica del consumo.Loslogancheha,infatti,accompagnatolasuanascitaèstato:trade, not

aid e cioè commercio, non aiuti, proprio per sottolineare la volontà di non sostenere la crescita del nuovo processo economico solo ed esclusivamente con aiuti finanziari, ma ricorrendo alla modifica di quei meccanismi commercialichealtrimenticontinuerebberoadaccentuarelosquilibrioditanta parte del Sud del pianeta.Seesaminiamo l’organizzazione tradizionaledelcommercioa livello

internazionale, emerge:quanto iniqua sia la differenza tra il prezzo pagato al produttore ed il

prezzopagatodalconsumatorefinale:ladifferenzapuòarrivarefinoa10o20volte;

come i produttori non abbiano sufficiente autonomia nella decisione del tipoequalitàdiproduzione;

come i consumatori non abbiano adeguate garanzie sulla qualità, la provenienzaeletecnichedilavorazionedeiprodotti.Tuttociòèquindiimputabileprincipalmenteallastrutturamonopolistica,

o di cartello, del mercato agro-alimentare mondiale in cui sono presenti pochecompagniemultinazionali.Esonolestessecompagniecheoperanoprincipalmente come intermediari tra i produttori nei Paesi di partenza ed i distributorifinalineiPaesid’arrivo,inmodotaledapotermantenerebassiiprezzid’acquistoedelevatiiprezzidivendita.

Le linee guida del Commercio Equo e Solidale sono invece:evitareallafontel’intermediazionedigrossistilocaliel’interventodi

grossecompagnied’esportazione;favorire la formazione di cooperative o altre forme di solidarietà sociale

traipiccoliproduttori;favoriremodalità di produzione artigianali per evitare che l’avvio di

produzioni su scala industriale possa determinare diminuzioni di qualità o conflittieconomicitraiproduttori;garantireunadeterminazionetrasparentedelprezzodivendita;promuovere l’usodimaterieprime localied ilmantenimento in loco

dell’interocicloproduttivo.

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Economia della cooperazione

Il tutto ricercando un canale diretto ed alternativo tra i produttori del Sud e i consumatori del Nord.L’utopia concreta di cui il Commercio Equo e Solidale è portatore,

consistenelfattocheintalmodosiapossibileliberarerisorse,sottraendolealprofittodichicontrollaiflussideiprezzicommercialitradizionali,afavoredelle comunità di produttori del Sud, valorizzando i fattori etnici, e non solo quelli economici, come criteri di scelta da parte dei consumatori.Senza sottovalutare altri aspetti importanti che garantiscono quanto

segue:normalmente il 50% del valore della merce acquistata viene pagato

primadell’acquisto;vienedefinitounprezzofissoindipendentementedallefluttuazionidi

mercato, oppure si stabilisce un prezzo minimo (è il caso del caffè) al di sottodelquale,anchesecrollasseilprezzointernazionaledellamerce,ilcosiddetto“prezzoequo”nonpuòscendere;il rapporto con i produttori prevede l’assistenza alla produzione/

commercializzazione dei prodotti tramite microcredito per finanziare le attività e formazione alla vita sociale-culturale dei produttori.

Ecco, quindi, come il Commercio Equo e Solidale opera attraverso dei criteri (le regole, appunto) che sono condivisi a livello internazionale ecioè:

la tipologia dei produttori: si entra in relazione, tranne eccezioni, con produttori riuniti in strutture collettive (consorzi, cooperative, associazioni) chegarantisconolapartecipazionedemocratica,lagestionesocialedellerisorse e dei profitti, il tutto in un rapporto positivo con la comunità territoriale;

il processo produttivo (impatto sociale): deve avvenire nel rispetto dei diritti dei lavoratori, del divieto del lavoro minorile, delle differenze di etniaedeiportatorididisagio;il processo produttivo (impatto ambientale): rispetto dell’ambiente,

prioritàall’utilizzodimaterieprimelocaliedallaproduzionebiologica;ilprodottofinale:deverispecchiarelaculturediprovenienza,iprodotti

alimentari elaborati devono avere almeno il 60% di provenienza “equa e solidale”.

È interessante seguire l’itinerario che ilCommercioEquo eSolidaleha svolto in questi oltre tre decenni di esistenza. Le prime “Botteghedel Mondo” sono state aperte contro le regole commerciali dell’allora

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Economia della cooperazione

ComunitàEconomicaEuropea,cheimpedivanoconleggiprotezionistichee dazi doganali, il libero accesso della maggioranza dei prodotti del Sud in Europa.Le Botteghe del Mondo si sono costituite come terreno liberato da

regole commerciali inique, come provocazione economica e politica, come atto concreto a favore dei popoli del Sud del mondo, discriminati da leggi economiche unicamente tese a favorire e proteggere il profittodelNord. LeBotteghe cercano di creare strutture economiche e canalicommercialicheoperinoasostegnodellecomunitàdeiproduttoridelSude di una crescita del cosiddetto consumo critico e consapevole al Nord. Se in Europa esistono oltre tremila punti vendita, in Italia dopo oltre dieci annisicontanocirca250botteghedelmondo.Non più solo cooperazione, volontariato, solidarietà: le botteghe,

assieme agli importatori, costituiscono un avamposto di cultura sociale ed economica che, a pieno titolo, partecipa e concretizza la cosiddettaeconomia no-profit.A dimostrazione di ciò, sta anche la complessità evitalità delle iniziative promosse sui temi di politica internazionale ed economia sociale, sulla finanza etica e sul turismo responsabile.

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Medicina e Cooperazione

Immigrazione e salute* Dott. Gaetano Scotto

* Dirigente medico, Clinica delle Malattie Infettive, Università di Foggia.

Il fenomeno immigratorio in Italia è in una fase di notevole dinamica con una crescita esponenziale chehaportato secondouna stimadel dossierdella Caritas 2007 ad una presenza straniera regolare di circa 3.600.000 persone, pari al 6.2% della popolazione, oltre naturalmente ad una quota di clandestini non facilmente quantizzabile. Si tratta in netta prevalenza di un’immigrazioneeconomica:solomarginalmentel’Italiaèinteressataadingressi per asilo politico e scarsamente rilevante è il numero di studenti stranieri.

È ovvio, pertanto, come siano di notevole importanza i problemi da affrontare per l’integrazione socio-economica ed igienico-sanitaria diqueste nuove classi povere nel contesto di una società industrializzata come la nostra.“L’attivitàelestrategieperlapromozionedellaSalute”,elaboratenel

1986nella“CartadiOttawa”dapartedell’OMSmettevanoinevidenza:Tre attivita essenziali:To enable: attività finalizzate a mettere in grado gli individui e la

comunità di controllare e migliorare la salute.To mediate: attività finalizzate ad attivare la mediazione tra interessi

diversi e, non di rado, in contrapposizione tra differenti organizzazioni per il raggiungimento della salute.

To advocate: attività finalizzate a sostenere i meno favoriti nella Comunitàinnomedell’equità.Cinqueazionistrategiche:Costruire politiche pubbliche per la salute.Creare ambienti che favoriscano le scelte sane delle persone.Sviluppare e favorire le azioni della comunità.Aumentare le capacità e le risorse individuali.Riorientare i servizi sanitari.

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Medicina e Cooperazione

Questa Carta si era prefissata l’obiettivo di condividere un’azionemirante alla salute per tutti nell’anno 2000, promuovendo un cambiod’atteggiamento da parte delle politiche sanitarie locali: da politica“passiva”–attesadellamalattiaperporvirimedio–ad“attiva”,cioèunavera “offerta di salute” intesa come prevenzione (S. Geraci, B. Martinelli). Essa,sehadatodeibuonirisultatipericittadinidiPaesiadaltosviluppoindustriale, non è risultata altrettanto efficace nei Paesi del Sud del Mondo enell’assistenzadeisoggettiimmigrati,soprattuttoseclandestini.Infatti, l’assistenza sanitaria nei confronti di questi soggetti è stata

portataavantisoprattuttodalvolontariatolaicooreligiosochehaprestatounasempremaggioreattenzioneneiriguardidiquestoproblema;soloinquesti ultimi anni si sono moltiplicati gli ambulatori per immigrati collegati ad ASL ed Ospedali.L’immigratoèguardatodamolticondiffidenzaescetticismo,considerato

quasi come un “untore”, e le nuove patologie conosciute attraverso i media (Ebola, SARS, InfluenzaAviaria) spingono imeno accorti a respingereil“diverso”,aghettizzarlo.Bisognatuttaviasottolinearechel’immigratochegiungenelnostroPaeseèstatoedè,quasisempre,inbuonasalute,enonpotrebbeesserealtrimentiinconsiderazione,comeabbiamodetto,cheegligiungeinItaliaperlavoro,cosachenonpotrebbefaresenonconunfisico integro.Nell’ambitodelprogrammadellaCommissioneSIMIT(SocietàItaliana

Malattie Infettive e Tropicali) sulle “Problematiche dell’immigrazione ed assistenza agli extracomunitari”, abbiamo avviato un’indagineepidemiologica retrospettiva riguardante la “prevalenza e le cause di ospedalizzazioned’immigratiinU.O.diMalattieInfettivenell’anno2004”. Ataleindaginehannoaderito46U.O.diMalattieInfettiveperuntotaledi2255 pazienti screenati, di cui 1571 in regime di ricovero ordinario (RO), corrispondente al 6,8% dell’intera popolazione ospedalizzata nel 2002pressotalistrutturee684inday-hospital(6,7%-DH).Abbiamosuddivisole U.O., secondo la loro dislocazione geografica, in tre macroregioni (Nord12,Centro22,Sud12);analizzandolapercentualedeiricoveridegliimmigrati rispetto alla popolazione autoctona, si è osservato un trend di crescita lungo la direttrice Sud-Nord sia per i RO 2,8% vs 6,5% vs 13,2% cheperiDH2,7%vs4,1%vs12,1%.

La prevalenza di ospedalizzazione dei pazienti extracomunitari è risultata del tutto sovrapponibile nelle macroregioni Nord e Centro sia in RO

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Medicina e Cooperazione

44,9%vs41,2%cheinDH37,5%VS38,0%,mentreèstatanotevolmenteinferiorealSud:RO13,9%,DH24,4%.Cisièchiestisetaledifferenzatralediverseareegeografichefosseinqualchemodolegataallostatogiuridicodiclandestinoodiregolare;abbiamo,quindi,osservatocomeil71%fosseregolarmente iscritto al SSN, il 26,8% risultasse clandestino e del 2,2% non conoscessimo lo status. Scomponendo il dato nelle tre macroregioni, si è potuto evidenziare come la percentuale dei ricoveri clandestini fosse del 29% al Nord, del 24% al Centro, del 30% al Sud, senza una significativa differenza.Com’era facilmente intuibile, in considerazione della tipologia degli

immigrati,il63%deiricoveratièstatodisessomaschile.Abbiamosuddivisoipazienti,inbaseall’età,inquattrofasce:1-15anni,

16-40anni,41-65anni,>65anni,iricoverieranocosìrappresentati:405(18,0%), 1430 (63,4%), 391 (17,3%), 29 (1,3%). È facilmente evidenziabile come la grande maggioranza di pazienti appartenesse alla fascia d’etàcompresa tra i 16-40 anni, a quell’età cioèmaggiormente produttiva, aconfermachel’immigrazionenelnostroPaeseèprevalentementelegataafattori economici.

In relazione alla provenienza, i pazienti africani rappresentavano il 44,4% dei soggetti immigrati ospedalizzati vs il 21,7% originari di Paesi est-europei vs il 19,7% degli asiatici ed il 13,4% degli americani (nettamente prevalenti quelli del centro-sud). Non è stata riscontrata una sostanziale differenza, tra le macro-regioni, per quanto riguarda la provenienza dei soggetti ospedalizzati.

Le patologie infettive più rappresentate nella popolazione immigrata danoistudiataeranol’infezionedaHIV(16,8%),latubercolosi(13,4%),le epatiti virali (12,5%), mentre le malattie più propriamente tropicali costituivano il 5,9% del totale.Nell’ambito dei soggetti affetti daHIV, 93 (24,6%) presentavano un

AIDS conclamato. Le infezioni opportunistiche più frequentementeriscontrate erano la tubercolosi (29 casi, 31,2%), seguita da toxoplasmosi (11 casi), pneumocistosi (8 casi) e linfoma non Hodgkin (7 casi). Leepatitivirali sonocosìsuddivise:55formeacutee126formecroniche.Le patologie tropicali rappresentavano una limitata proporzione di casi rispetto al totale delle patologie necessitanti ricovero presso le U.O. di Malattie Infettive (134 casi, 5,9%) con una netta prevalenza della malaria (95 casi) di provenienza soprattutto africana.

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Medicina e Cooperazione

Non si sono evidenziate sostanziali differenze nella distribuzione delle patologie per fascia d’età e sesso, salvo una comprensibile maggioreprevalenzadimalattieesantematichenelgruppodipazientiinetàpediatricaedun’infezionesuperioreall’attesadiinfezionedaHIVnelsessofemminile(47,9% dei casi).Latipologiadiricoverieffettuatinelletrediversemacroregioninonha

presentato significative diversità per le principali malattie infettive (HIV, TBC, Epatiti).Inrelazioneall’areageograficadiprovenienza(Africa,Asia,America

ed Est Europa), i soggetti di origine africana presentavano una maggiore prevalenzarispettoaquelliprovenientidaaltrearee,siaperl’infezionedaHIV(62,1%dituttiicasi)cheperTBC(47,5%),mentresovrapponibilieranoidatiperleepatititrannecheperipazientiamericanineiqualilaprevalenza era modesta.Moltiricoveri,tuttavia,hannoriguardatopatologienonspecificatamente

infettive o trattabili anche ambulatoriamente ed alcune di queste erano,come già in precedenza sottolineato, espressione del disagio sociale in cui spesso gli immigrati vivono. Una più completa organizzazione dei servizi di assistenza sul territorio potrebbe ridurre notevolmente il ricorso all’ospedalizzazione. Tra i pazienti ammessi nelle U.O., alla luce di questi datisipuòconcludereche:l’etàdiricoveroètendenzialmentebassa;l’alta prevalenza di patologie quali la malattia tubercolare riflette le

scadenti condizioni igienico-sanitarie in cui spesso questi pazienti vivono edè,verosimilmente,indicediinfezionicontrattenelnostroPaese;

la percentuale di malattie tropicali riscontrata è estremamente bassa, allontanandoquindil’opinionecomunediconsiderarel’immigratocomeabituale portatore di mali sconosciuti.

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Medicina delle catastrofi

* Dott. Ferruccio Aloè

* Specialista in Anestesia e Rianimazione. Direttore Sanitario Associazione Primo Soccorso “Emervol” di Bitetto. Istruttore BLSD. Responsabile U.O. “Medicina del Dolore e Cure Palliative”, Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari.

Come prima cosa, probabilmente è necessario chiarire un po’ diterminologia, dal momento che spesso, per descrivere una situazioneclassificabile come “catastrofe”, vengono usati impropriamente altri termini.

Per Accidente vieneintesociòcheaccadefortuitamente,comeeventosfortunato (Littrè).Ma anche un evento improvviso ed immediato, dovuto o insorto in

occasione del lavoro o dello svago e che provoca nell’organismo unalesione o una alterazione funzionale permanente o passeggera (Robert, mod.).

Per Catastrofe un rovesciamento, una grande disgrazia, una fine deplorevole:lacatastrofeèundisastrocheproduceinunordinedicose,nell’esistenza dell’individuo, uno sconvolgimento completo o una fineviolenta (Littrè).Ma anche una disgrazia spaventosa e brusca, o viene usato come

sinonimo di disgrazia, comprendente sconvolgimento, calamità, disastro, dramma,flagello(Robert).

Per Calamità ogni grande disgrazia pubblica, originariamente era un flagellochecolpivalemessi(Littrè).Ma anche una grande disgrazia pubblica, come carestia, guerra ed

epidemie in genere (Robert).Per Cataclisma tutto ciò che risulta da uno scatenamento inopinato

dellaforzadellanaturamasenzainterventodell’uomo.Maancheunagrandeinondazione,edinparticolareundiluvio,anchein

senso figurato, un disastro e soprattutto uno sconvolgimento in uno Stato, in una Società (Littrè), oppure uno sconvolgimento della superficie terrestre

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Medicina e Cooperazione

dovuto a cause naturali, dal greco kataklusmus (inondazione) (Robert).Per Disastro, letteralmente,unainfluenzanegativadiunastro, intesa

comeuncambiamentoounadisgraziainflittadaldestino(Littrè).Da desastro, termineastrologicocheesprimeilconcettodiesserenato

sottounacattivastella,maancheunavvenimentofunesto,unagravissimadisgrazia, un danno o una rovina (Robert).

Per Flagello ogni grande calamità o sofferenza (Littrè).Ma anche una grande calamità che si abbatte su un solo popolo

(Robert).Per Sinistro sipuòconsiderareogniavvenimentochemette ingioco

delle forze naturali, ma nel quale il ruolo dell’uomo, a causa del suocomportamentoedellesueazioni,puòessereconsideratocomeilfattorescatenante.

Possono essere considerati sinistri la valanga scatenata dal passaggio di uno sciatore, le esplosioni in miniera ed altro.Lecaratteristichedelsinistrosono: -accadimentoimprovviso; -portatacollettiva; - danni materiali e alle persone.Per Incidente si intendono le azioni reciproche dell’uomo e del suo

ambiente, ed in particolare: -delluogoincuisitrovaoincuisisposta; -deiprodotticheeglifabbrica,trasforma,immagazzina,trasporta

edutilizza; - dei materiali o degli strumenti che costruisce ed utilizza per

l’insiemedellesueattività.L’incidente,siaindividualechecollettivo,implicasempreilconcettodi

subitaneitàemoltospessol’esistenzadivittime.Siparleràquindidiincidenteaereo,ferroviario,chimico,nucleare.L’incidente sottintende implicitamente una localizzazione iniziale

ristretta e dunque un avvenimento relativamente limitato sia nello spazio cheneltempo.

Con il termine di Catastrofe, infine, viene definito un avvenimento dannosoperlacollettivitàumanachelasubisce.Ildannochenederivapuòessere:d’ordine strettamente materiale ed economico. In questo caso la

catastrofenonhaeffettidirettisullacollettivitàumana;

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Medicina e Cooperazione

d’ordinecorporale,acausadellelesioniedellamortalità.La catastrofe è dunque un avvenimento inopinato che si realizza

improvvisamente,checolpisceunacollettivitàumanadigrandiproporzioni,provocandodanniimportantisiasulpianoumanochesulpianomateriale.

Èunavvenimentochedeterminaunasituazioneacausadellaqualesiverificheranno,almenoall’inizio,unasproporzioneedun’inadeguatezzatra i mezzi di soccorso immediatamente disponibili e le reali necessità generatedallaconseguenzadell’avvenimento.

I denominatori comuni della catastrofe sono:carattere collettivo dell’avvenimento, che non colpisce solo qualche

individuo isolato, ma tutta una parte di popolazione concentrata in una zona,inunterritorio,inunluogo,inmanierapermanenteodoccasionale;concetto di brutalità e di comparsa improvvisa: è l’avvenimento-

incidente che perturba lo svolgimento, fino ad ora normale, della vitasociale;concettodiavvenimentoinsolito,soprattuttoperlesuecaratteristiche.Analizzando il termine di danno e di distruzione collettiva, possiamo

descriverli come:danni di tipo materiale: alterazione o distruzione del contesto di vita,

dei mezzi di comunicazione e di produzione, dei trasporti, con incidenza economica nel breve medio termine sul modo di vivere, sulla salute pubblica,dovutiadunambientesfavorevole;

danni alle persone, con presenza immediata di vittime differenziabili per numero e gravità delle lesioni.Sono questi concetti di inabituale, d’improvviso, di collettivo che si

dimostrano i più efficaci per definire una catastrofe.Duecento morti in un unico incidente aereo colpiscono di più di duecento

morti da incidenti stradali in un mese, considerando solamente le vittime del fine settimana (fonte: Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, 2004).Inuncontesto socio-economico la catastrofenonpuòesseredefinita

cheinfunzionedellesueoriginiedellesueconseguenze.Tralasciando la classificazione di Favre (L’uomo e le catastrofi, 1962),

lapiùadeguataall’introduzionedellostudiodeicorrelatinell’emergenza,appare quella di Crocq.

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CLASSIFICAZIONE DELLE CATASTROFI DI CROCQCatastrofi naturali:

Geologiche• :terremoti,eruzionivulcaniche,movimentitellurgici.Climatiche• : tempeste, uragani, tifoni, maremoti, piogge intense ed inondazioni, tempeste di neve, di grandine, di sabbia, valanghe,ondate di freddo o di caldo, siccità con carestie ed incendi.Batteriologiche• : epidemie e pandemie.Zoologiche• : invasioni di cavallette, locuste, termiti, ratti.

Catastrofi tecnologiche e accidentali:Incendi• diabitazioniodiboschi.Inondazioni• darotturadidigheodicanali.Esplosioni• di depositi di gas.Incidenti• tecnici in fabbrica, su piattaforme marine, nelle industrie chimicheonucleari.Incidenti della circolazione• stradale o ferroviaria, marittima o aerea.Incidenti durante la manipolazione• o il trasporto di materiali pericolosi.

Catastrofi di guerra:Fuoco d’artiglieria• o da bombardamento aereo con bombe convenzionali.Siluramento• di mezzi navali.Invasione• di un paese da parte di un esercito nemico.Bombardamento nucleare• .Attacco con armi chimiche• ebatteriologiche.Azioni di terrorismo• e di guerra civile.

Catastrofi sociali:Sommosse• devastatrici.Panico• neglistadioinluoghipubbliciaffollati.Carestia• .Terrorismo• civile.Rapimenti collettivi• , con cattura di ostaggi.

Inoltre, le catastrofi possono essere ulteriormente definite come naturali otecnologiche.

Con Catastrofi naturali cisiriferisceadeventichemettonoinesserel’energialiberatadaglieventinaturali:l’acqua,ilsuolo,l’ariaeilfuoco.

Esse corrispondono a dei fenomeni naturali, a trasformazioni strutturali

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dellaterra,chediventanodannosesolonellamisuraincuivienecolpitalacollettività umana.

Spesso nelle catastrofi naturali si associano elementi diversi e fenomeni differenti, come uragani con inondazioni, terremoti con maremoti ed eruzionivulcanicheconincendi.Sonoquasisemprecaratterizzatidall’imprevedibilità.Le Catastrofi tecnologiche sono relativamente recenti nella loro forma

maggiore e trovano un naturale inizio dai primi dell’800 con l’avventodell’eraindustriale.

Le prime catastrofi documentate dalla stampa furono una esplosione di fabbrica(Londra1858,2000morti),el’esplosionediunapolveriera(Rodi1856, 4000 morti).

Lo sviluppo di mezzi di comunicazione terrestri, aerei, marittimi e ferroviari è stato successivamente causa della comparsa di nuove e grandicatastrofitecnologiche.L’estensionedeicomplessiindustrialielaproduzione di nuove sostanze sono state ulteriore causa di nuovi rischi(Oppan, Germania 1929, 600 morti, 7000 feriti).

Tipi di rischio nelle catastrofi tecnologiche:Rischi conosciuti• ed inventariati: corrispondono a situazioni giàaccadute,e repertate in rapportosiaalla lorooriginechealleconseguenze immediate e a lungo termine.Rischi nuovi• solo parzialmente conosciuti, a causa di una scarsa esperienza concreta e correlabili a tecnologie recenti.Rischi sconosciuti• , inimmaginabili nel contesto attuale;derivanodall’esistenza di tecnologie diverse che possono sortire effettiscatenanti in associazione ad altre tecnologie, e di conseguenza generare incidenti vari sulle specie viventi.

Classificazione delle catastrofi tecnologiche in base ai luoghi:Complessi industriali• , prevalentemente chimici: esplosioni,incendi,fughetossiche.Impianti di perforazione• e di estrazione idrocarburi. Impianti di raffinazione o depositi di idrocarburi.Installazioni industriali• , portuali o ferroviarie.Installazioni sotterranee• per le estrazioni di minerali.Industrie di armi• e munizioni convenzionali o nucleari.Centrali elettriche• ,termicheonucleari.

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Classificazione delle catastrofi tecnologiche in base alle circostanze:Incidenti sul lavoro• , nel senso più generale e collettivo del termine.Incidenti del traffico• : marittimo, terrestre, aereo, ferroviario.Deterioramento accidentale• di opere pubbliche, quali ponti,tunnel,gallerie,viadotti,dighe.

Le Catastrofi sociali comprendonotuttigliincidenticollettivichenonpossono essere considerati di tipo industriale e da traffico.Sitrattadiavvenimentilegatiasvariateattivitàumanechegeneranoun

rischio.Alcunediquestesonoaccidentaliequindinonvolutedall’uomo,altre

sono provocate volontariamente.Le catastrofi sociali accidentali derivano da attività ricreative e del

tempo libero. Si tratta di incidenti collettivi che si verificano in occasione di

manifestazioni di massa in cui tutti i partecipanti praticano la stessa attività o in concomitanza di grandi raggruppamenti di folle, per assistere ad uno spettacolo,adun’attività,oinoccasionidisvago.Ilsinergismo traunraggruppamentodipersoneeattivitàumanapuò

creare possibilità di una catastrofe, benché di carattere sempre limitatonello spazio e nel tempo.

Questi incidenti possono causare un numero elevato di vittime.Classificazione delle catastrofi sociali accidentali in base ai luoghi:

stadi• .spalti• e gradinate.cinema• o teatri.spazi esterni• permanifestazioniaeree,motoristicheofieristiche.luoghi occasionali• di concentrazione, pellegrinaggi, aree di campeggio.

Classificazione delle catastrofi sociali accidentali in base alle circostanze dell’avvenimento:

Attività potenzialmente pericolose• :corsemotoristicheincircuitoostradali,manifestazioniareonautiche,spettacolipirotecnici.Attività normalmente non pericolose• : riunioni religiose, comizi politici,manifestazioniartistiche.

Le Catastrofi sociali provocaterappresentanol’elementoditransizionetralecatastrofitecnologicheneltempodipaceequellederivantidaepisodibellici.

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Queste ultime si possono assimilare in effetti ad incidenti tecnologici, dal momento che le energie scatenate e le conseguenze sull’uomo esull’ambientesonodellastessanaturaedellamedesimaintensità.Classificazione delle fonti del danno nelle catastrofi sociali provocate:

Meccaniche• , con distruzioni da bombe, sia di origine aerea, sia terrestri, con cannoni, missili e razzi.Termiche• , con incendi provocati dalle bombe.Chimiche• , con liberazione di gas tossici.Radioattive• , per esplosione di bombe nucleari.

Classificazione degli attentati:Con esplosivi contro immobili• ,abitazionieneglispazichiusi.Con esplosivi a bordo di mezzi di trasporto• terrestre, ferroviario, aereo o marittimo.Con esplosivi contro impianti• portuali, stazioni ferroviarie, aeroporti, complessi industriali.Attentati contro opere pubbliche• ,ponti,gallerie,viadotti,digheelinee ferroviarie.Attentati con armi chimiche• obatteriologiche,dacontaminazionedell’atmosferaedelleriserved’acquapotabile.Attentato da soppressione di componenti vitali• , strutturali e di approvvigionamento.

Le catastrofi, di qualsiasi tipo si tratti, sono contraddistinte dalla carenza diinformazioniedallapresenzadirischiperglioperatori,oltrechedallanecessità di raccogliere, classificare e smistare i feriti, ospedalizzandoli in modo mirato e con un impiego ottimale delle risorse disponibili.Per fronteggiare adeguatamente una maxiemergenza non si può

improvvisare,maènecessariaun’accurataprogrammazione,chedefiniscai compiti e le modalità di intervento per ciascuna delle diverse componenti della catena dei soccorsi: quella sanitaria (costituita dal Personale del Servizio di Emergenza Extraospedaliera 118 e dagli Enti di Soccorso), quella tecnica (Vigili del Fuoco e gruppi locali di volontari di Protezione Civile),equellacostituitadalleForzedell’Ordine.L’elaborazionedeipianidiintervento,intesiarazionalizzarel’impiego

delle risorse per una corretta risposta ai fabbisogni enormemente aumentati, prevede il ricorso a tre strumenti:

Strategia• , che consiste nella pianificazione teorica, sulla base diipotesidirischio.

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Logistica• , intesa come l’insieme delle persone e dei mezzi perrendereoperativoilpianod’intervento.Tattica• ,checonsideral’attuazionedeipianidisoccorsosanitario.

La fase iniziale di attivazione dei soccorsi nello scenario di un evento catastrofico è dominata da comprensibile confusione e dalla reazione emotiva delle vittime.

La seconda fase, quella del soccorso organizzato, la cui tempestività è in rapportoall’efficienzaeallaprontezzaoperativadellestrutture,deimezzi e degli operatori coinvolti, deve seguire un percorso ben definito, contraddistintodaspecificheprocedureoperative:

Ricognizione1. , effettuata generalmente dall’alto, con l’elicottero,cheoffreunaprimavisionediinsiemedell’evento.Settorializzazione2. , che consta nella suddivisione dell’area deisoccorsi in settori suddivisi a loro volta in sottosettori, al fine di razionalizzare al meglio le risorse disponibili, evitando di lasciare scoperte alcune zone.Integrazione3. tra la componente sanitaria dei soccorsi e quella tecnica (Vigili del Fuoco e Protezione Civile), con l’istituzionedi un Posto di Comando Avanzato, dove creare un coordinamento condiviso ed efficace.Recupero4. eraccoltadellevittime,checostituisceilrisultatofinaledelle fasi precedenti.

L’organizzazione richiede l’allestimento di particolari strutture nellezonecritiche,dovesiconcentral’attivitàdeglioperatori.

In caso di eventi limitati esse sono costituite dal Posto Medico Avanzato (PMA), mentre in caso di eventi di maggiori dimensioni è prevista una seconda struttura, il Centro Medico di Evacuazione (CME), in cui vengono completate le cure iniziate nei PMA e si provvede al trasporto definitivo verso i centri di cura.Isoccorritoricheperprimiarrivanosulluogodellacatastrofedevono

applicarespecificiprotocollid’intervento,differenziati inbaseairuoliealle competenze.LaprimasquadraBLSchearrivasulluogodeldisastrohailcompitodi

effettuare, in non più di 5 minuti, i seguenti interventi: 1. Verificarelanaturaeledimensionidell’evento. 2. Gestire la viabilità. 3. Valutarelecondizioniambientaliel’accessibilitàaiferiti.

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4. Analizzareirischiattualiequellievolutivi. 5. Effettuare la stima del numero e della gravità dei feriti (mediante l’ABC).

COMPITI DELL’AUTISTA:posiziona il mezzo in un luogo ben visibile e che non sia di•intralcio;attendel’arrivodeglialtrimezzidisoccorsoedeicorpitecnici;•identifica le vie di afflusso e di deflusso dei mezzi, le aree di•parcheggioel’eventualepiazzolaperl’elicottero.

NORME PER IL PARCHEGGIO DELL’AMBULANZA:parcheggiarealmeno15mprimadell’incidente (30mse fumoo•fiamme, 100 m con vento alle spalle se vi è presenza di sostanze pericolose);ilmezzodisoccorsodeveessereaprotezionedellascena;•parcheggiarealiscadipesce,inmodochesiavisibileparzialmente•lafiancata;se imezzi del soccorso tecnico sono già sul posto, parcheggiare•sull’altrolato.

COMPITI DEL SOCCORRITORE:identificaleareesicure,esentidarischievolutivi;•raccoglie i feriti lievi e gli illesi (coloro che sono in grado di•camminare)eliallontanadallazonadipericolo;resta con loro, evitando che si disperdano e che rientrino nel•“Crash”.

COMPITI DEL CAPO EQUIPAGGIO:effettuailsopralluogonelCrash;•compieunastimadelnumeroedellagravità(mediantel’ABC)dei•feriti;informa la Centrale Operativa del 118.•

Il Triage è lo screening dei pazienti soccorsi, al fine di individuare le priorità per il loro trattamento.Ciòrichiedeunaaccuratavalutazioneclinicadeipazienti.Talevalutazioneaiuteràaselezionarequeipazientichepresentanomaggiore

necessità di critical care rispetto ad altri.Obiettivo centrale nel triage dei pazienti è la disposizione delle risorse per:individuareilmassimopotenzialedioutcome;•assicurareunappropriatooutcome;•

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utilizzare le risorse stesse nel più efficace dei modi.•Il suo utilizzo coinvolge il personale medico e infermieristico del pronto

soccorso, in stretta collaborazione con le risorse esterne, quali il personale di soccorso, le centrali operative ecc.

Pertanto il triage è applicato in due momenti diversi: sulluogodell’evento,ilcuicoordinamentoèaffidatoallaC.O.del•118;in Ospedale, dove il coordinamento è a carico del personale medico-•infermieristico.

L’utilizzodiuncodice di emergenza è utile per:comunicarerapidamenteeconprecisioneciòcheaccadeachihail•compito di recepire il messaggio ed intervenire in modo mirato nel piùbrevetempopossibile;evitare la sproporzione e/o la dispersione delle forze chiamate a•soccorso;effettuare comunicazioni relative ad eventi critici senza generare •panicooconfusionetrailpersonalenoncoinvoltonell’emergenza.

La criticità delle emergenze viene codificata assegnandole uno dei seguenti valori:

BIANCO• , evento non critico; intervento che con ragionevolecertezzanonhanecessitàdiessereespletatointempibrevi;VERDE• ,pococritico;interventodifferibilemaprioritariorispettoalcodicebianco;GIALLO• ,mediamentecritico;situazionearischio,interventonondifferibile;ROSSO• ,moltocritico;emergenzaassoluta,interventoprioritario;NERO• , decesso.

Idealmente tutti i pazienti con lesioni potenzialmente mortali dovrebbero raggiungere nel più breve tempo possibile un Ospedale dotato di Terapia IntensivaeRepartidichirurgiageneraleespecialistica;tuttiipazienticonlesioniintracranicheandrebberotrattatiimmediatamentedoveèpresenteunaNeurochirurgia,equellicongravilesionitoracicheinospedalidoveèpresenteunaChirurgiaToracica.

La priorità di trattamento tuttavia è diversa secondo il numero dei feriti e dei soccorritori.

La traumatologia stradale e del lavoro presenta frequentemente situazioni complesse, con diversi gravi feriti. Inizialmente queste situazioni

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sono caratterizzate da una prima fase in cui il numero di soccorritori è inadeguato, e da una fase successiva in cui sono presenti mezzi e personale sufficienti da coordinare. Compitofondamentaledellaprimaéquipechegiungesulpostoèquello

di eseguire un primo e sommario Triage e comunicare le informazioni raccolte (numero dei feriti, mezzi coinvolti, meccanismo di lesione, sicurezzadellascena);solosuccessivamentesiprocedealTriagesanitario,definendo le priorità di intervento e le manovre opportune. In presenza di un numero limitato di feriti:

valutare l’ABCDE dei pazienti: l’ordine delle priorità resta•invariato;precedenza data ai feriti più gravi, ma salvabili (no ad ACC in seguito •a trauma e lesioni incompatibili con la vita, come decapitazione, sfondamentotoracicoecc.);prestare manovre di soccorso a pazienti con ostruzioni delle vie •aeree o che sono in arresto respiratorio (ventilazione artificialeconseguente);comprimerelegraviemorragie;•

Se si è in presenza di numerosi feriti gravi sarà necessario rivedere le prioritàelestrategiedimanovra.Daricordare,infatti,cheun’assistenzaventilatoriarichiedel’immobilizzoprolungatoopermanentedialmenounsoccorritore!

In presenza di più feriti il triagista in posto deve essere in grado di: valutareilmeccanismodilesione(dinamica);•individuare criteri clinico-situazionali indicativi della gravità dei •pazienti.

La gravità delle lesioni di un paziente non è sempre correlata a segni macroscopici della lesione stessa: è pertanto importante stabilire la dinamica dell’accaduto,alfinedipotervalutareledimensionidell’eventoedeiferiti,chedevonoesserecomunicateallacentraleoperativadel118,alfinediunagestione opportuna delle risorse e dei piani di maxi emergenza.

Sono considerati a priori traumi maggiori tutti i traumi con ferite penetranti interessanti capo, collo, torace ed addome o i grossi vasi, i traumi cranici con segni evidenti di fratture o con perdita di coscienza protratta, i gravitraumifacciali,itraumichiusideltoraceconvoletcostaleosternale,itraumidelrachidecondeficitsensitivoemotorio.

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I parametri clinici da valutare sempre in tali pazienti e da controllare sistematicamente anche successivamente sono le caratteristiche delrespiro e della frequenza respiratoria, il quadro neurologico, la pressione arteriosa.

PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE CLINICA PER TRIAGE “CESIRA”.

C• oscienzaE• morragiaS• hockI• nsufficienza respiratoriaR• otture osseeA• ltro

Il protocollo è stato creato per differenziare un soccorso ordinario da una maxiemergenza.

Non si possono trattare subito tutti i feriti, per cui bisogna categorizzare nel miglior modo possibile, e nella maniera più rapida, tutte le persone coinvolte, in maniera da stabilire le priorità negli interventi.

PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE CLINICA PER TRIAGE “START”.

S• impleT• riageA• ndR• apidT• reatment

Questo protocollo èmeno utilizzato perché prevede la possibilità diconstatare un decesso sul campo e quindi la necessità della presenza di medicinell’équipedeisoccorritoricheesegueiltriage.IlsistemaoperativoèsimilealprotocolloCESIRA,esibasasull’utilizzo

disemplicidomandeesullabasedellaprimarispostaaffermativa.L’analisisi ferma con la valutazione ottenuta al momento.

La prima regola per i soccorritori è quella di tutelare innanzitutto la propria incolumità.

Essa va rispettata in ogni intervento di soccorso, e a maggior ragione deve essere rispettata in caso di catastrofe, considerandone il rischioevolutivo, con effetto domino per i presenti sulla scena.

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Nelle maxiemergenze, oltre alle usuali norme di autoprotezione individuale, i soccorritori devono rispettare le indicazioni dei Vigili del FuocoedelleForzedell’Ordine.

Ad esempio, gli scenari di attentati terroristici possono nascondere il rischiodiincappareintrabocchettistudiatiappositamentepermettereincrisi il sistema dei soccorsi: ad una prima esplosione non è da escludere cheneseguaunaseconda,dopoche iprimisoccorritorisonogiuntisulluogo del disastro.

Tra le diverse tipologie di eventi catastrofici, una particolare attenzione meritano gli incidenti caratterizzati dal rilascio di sostanze tossichenell’ambiente, circostanze queste che possono verificarsi in corso diincidenti industriali, durante il trasporto di sostanze pericolose o in occasione di attentati terroristici.

In tali contesti la sincronia operativa con i Vigili del Fuoco è fondamentale per l’autoprotezione: a questi spetta istituzionalmente il compito didelimitareilluogodeldisastroedisuddividerloinzonedirischio,definitecon un codice colore.L’accessoinundeterminatosettoreprevedel’impiegodiunospecifico

livello di protezione, proporzionale al grado di contaminazione: dalla semplicetutadicartaemascheraconfiltro,sinoalletutescafandrateconautorespiratore.

La zona rossaèl’areaimmediatamenteattornoalpuntodirilasciodelmateriale pericoloso.Chiunqueentrainquestaareadeveessereconsideratocontaminatoed

esposto se non veste sistemi di autoprotezione adeguati.Puòavere formacircolare inassenzadivento,altrimentideveessere

allargata nella direzione del vento, in modo variabile a seconda di diversi fattori (giorno e notte, entità del rilascio, sostanza nota o non nota, orografiadel territorio, rischioevolutivo incombente,esigenzeconnesseall’operativitàdeigruppidisoccorso).

La zona arancione e la zona gialla sono descritte attorno a quella rossa, e vi accedono solo soccorritori con diversi livelli di autoprotezione per decontaminare le vittime e i materiali.

In genere i soli provvedimenti di primo soccorso concessi prima della decontaminazione sono la manovra di apertura delle vie aeree, il controllo dell’allineamento della colonna cervicale e il posizionamento per iltrasporto su tavola spinale.

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Intalunesituazioni,ovesiprevedonotempilunghidiattesaprimadelladecontaminazione o essa è impossibile, è accettabile eseguire in zona gialla una prima decontaminazione del viso, delle aree di cute interessate daferite,delleareedicutepiùesposteochesonovenutechiaramenteacontattoconlasostanzachimica,oltreallasvestizionecompleta.

La zona verde si trova ancora più esternamente, oltre quella gialla.In questa zona non si dovrebbe venire in contatto con materiale o

persone contaminate.Qui si depositano tutte le attrezzature di supporto, si stabilisce il

centro di comando dei soccorsi, si effettua il trattamento completo delle vittimedell’evento,esiinizialaterapiaantidotaleperspecificheformediintossicazione, quando disponibile.

Si riscontra in tutte le emergenze sanitarie, qualora le stesse coinvolgano inmanieradirettaodindirettapiùpersone,l’insorgeredidisturbipsicologicireattivi al trauma, associati o meno a traumi fisici.

Èindispensabilenotarecheperl’insorgenzadeicorrelatipsicologicinonè necessario trovarsi innanzi alla grande emergenza propriamente detta, quale terremoto, inondazione, esplosione, incendio, incidenti stradali, ma essa può avvenire anche per un solo infortunato, comeper esempio unsoggetto in arresto cardiaco in mezzo a tanta gente.L’insulto psichico, che interessa le sfere emotiva ed affettiva oppure

attivato dalla paura specifica, causa:Reazioni esagerate di tipo emozionale• , con insorgenza precoce o tardiva.Reazioni nevrotiche• da disturbi o episodi ansiosi, da disturbo acuto da stress, da disturbo isterico.Reazioni psicotiche• , con episodi confusionali, deliranti, allucinatori, con disgregazione o perdita dell’Io, con perdita di volontà, diconservazione e di difesa.

Quando l’evento determina l’insorgenza di comportamenti reattiviindesiderati, essi sono di grande intralcio per le opere di soccorso, con manifestazione di antisocialità individuale o verso gli altri.

Tali aspetti possono essere imputati a singoli individui o a gruppi spontanei, fino a sfociare in disturbo collettivo da attacchi di panico (DAPC).Bisognainoltrericordarechel’eventostessoprovocaunappiattimento

dellagerarchia,echedallostesso,conloscorreredel tempo,emergono

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soggetti naturali, i “leader”, che, spesso in maniera incoordinata eincompetente, tendono ad assumere il comando della situazione, molte voltecontrol’organizzazionedeisoccorsi,congiudiziinadeguaticontrogli stessi.All’anamnesi psichiatrica, risultano solitamente come elementi con

disturbidipersonalitàgiàpresentieprecedentiall’evento.Talisoggetti,comequellichemanifestanoesageratamenteillorodisagio

con possibilità di “contaminazione ambientale”, andranno immediatamente allontanati dalla comunità e controllati a vista.Sono valide anche tutte le considerazioni delle comunità ristrette o

confinate,qualiegualitarismo,regoleferree,imposizioni,chenormalmentegenerano malcontento, rabbia, odio, isteria, fino a sfociare in azioni di rivolta.

Condotte collettive idonee, quali evacuazione ordinata e sequenziale, organizzazione razionale dei soccorsi e degli aiuti, razionalizzazione del tempo per lo scongiurare il ripetersi dell’evento o per attenuare lecomplicazioni o la propagazione, sono caratterizzate da riorganizzazione della struttura gerarchica, dalla corretta suddivisione dei ruoli e deilavori, dal rispetto delle consegne ricevute, dalla limitazione del tempo di intervento, con successivo adeguato ristoro e riposo.

Fra le condotte collettive non idoneesonodaannoverarel’assunzioneda parte dimolti soggetti dell’autorità e della conservazione esasperatadella persona, le evacuazioni con calpestamento, grida, incoordinazione, i tentativi di fuga, gli approvvigionamenti sproporzionati, gli atteggiamenti antisociali e intimidatori, con comparsa di atteggiamenti illogici ed irrazionali, spesso imitatori per regressione infantile primitiva, con prevalenza finale di destrutturazione del comando e del gruppo, inosservanza di regole, valori, consegne ed ordini.

La catena negazione-commozione-inibizione-stupore è la reazione in assoluto più frequente tra i comportamenti collettivi patologici, in cui si vedono superstiti vagare disorientati nelle macerie o in prossimità del luogodell’evento,instatodishockemozionale,atonici,catatonici,avolteimmobili, quasi areflessici, privi di iniziativa, incapaci di comunicare,con movimenti lenti di allontanamento automatico a spirale dal luogo dell’evento come unica reazione, denominataprocessione di fantasmi, conprevalenzadellanegazionedell’accaduto,eterminanteconl’arrivodeiprimi soccorsi o del raggiungimento di un luogo sicuro.

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Questa fase normalmente dura alcune ore e, alla fine del comportamento stuporoso collettivo, riemerge la coscienza individuale finalizzata a condotte idonee.I soccorritori devono, sempre in sicurezza, arginare l’allontanamento

spirale, iniziare tempestivamente le opere di primo soccorso (triage), confortare materialmente le vittime, allestendo al più presto una struttura di accoglienza coperta, in quanto si avrà un benefico effetto rassicurante, con possibilità di dare corretta informazione sull’accaduto, per frenarele incontrollate fantasie negative delle vittime, che possono sfociare insituazioni deliranti o follie collettive.

La catena del panico è sicuramente la reazione psicologica più temuta, ma non la più frequente.

Il termine panico,nellagrandeemergenza,vieneintesonell’accezioneclassica della parola stessa, quindi come paura collettiva, caratterizzata da regressione mentale a livello primitivo e dipendente, sfociante in reazioni di fuga disperata, di agitazione psicomotoria importante, di violenza verso se stessi o verso gli altri, fino al suicidio di massa, fortunatamente estremamente raro.

Il panico collettivo nasce al sopraggiungere, in maniera rapida e brutale, diunpericolooppurediunaminaccia,siarealecheimmaginaria.Si può instaurare improvvisamente e propagarsi per imitazione

rapidamente, e solitamente è generato da un soggetto con fragilità personale ancheprecedentealtrauma.Ilsoggettoèdettoanchegerme del panico.Caratteristicheessenzialidell’“animodellafolla”sonoladissoluzione

della coscienza critica, l’adeguamento all’intelligenza primitiva,l’impulsività,l’aggressività,l’imitazione,l’automatismoneimovimentienei gesti, la riduzione della percezione della violenza, la non punibilità, tutti tratti estremamente pericolosi per una parte di popolazione, spesso vittima di furore cieco.Fattoripredisponentisonol’eccessivonumerodipersonalitàfragilinel

gruppo,l’esaltazionemaniacaleel’anarchiadilagante.La risoluzione del panico pare sia legata alla dinamizzazione dello

stesso, con ripresa di coscienza, dopo l’attenuazione dell’angoscia chegenera tensione ed agitazione, e non solamente alla riduzione o alla fine delpericolostesso.Ladurataèsolitamenteinferioreall’oraedèrisolvibiledall’esternoconunapresadimanodecisaedenergica.

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È seguita da una fase di calma, prostazione e sensazione di inutilità, coincidente con lo scarico della tensione.Difattol’interventodiunapersonalitàforte,comeuncapospontaneoo

designato,internooesternoallacomunitàinteressataall’evento,autorevole,con pochi ordini verbali semplici o imitativi, riesce normalmente acontrollare la diffusione del panico, con rassicurazione dei fuggitivi disturbanti e rassicurazione dei presenti.

Normalmente i sanitari intervengono quando il panico si è innescato o è già terminato; in tal caso il migliore intervento è lo spostamentodei soggetti indicati come disturbanti, con i trattamenti sanitari indicati successivamente.

La fase di shock, molto breve, costituisce, con l’effetto sorpresa,una temibile aggressione per gli individui, provocando stress violento, con manifestazioni cliniche che vanno dall’agitazione alla paralisipsicomotoria.Coincidenteaciòvièilcrollodell’invulnerabilitàdell’Ionarcisistico,

e si realizza la cosiddetta idea di centralità dell’evento: ciascuno infatti credediesserel’unicavittimaequindipretendeiprimisoccorsieiprimisostentamenti.

Successivamente interviene la fase di reazione, dovuta al vuoto psicofisico lasciato dall’evento, con aumentato disorientamento spazio-temporale, perdita della capacità individuale di decisionismo razionale, assoluto bisogno di protezione e di riparo, imitazione spesso non coordinata ai modelli comportamentali dei soccorritori esterni afferenti al luogo dell’evento.

Nella fase di risoluzione, riemerge la coscienza individuale e collettiva, lo stupore scompare o si attenua, e ritornano comportamenti di prima socialità, come riaggregazione di nuclei familiari, aiuto ed assistenza ai soggetti più deboli, attesa e rispetto degli ordini, spostamento dei ruoli verso i soccorritori. Successivamente, nel periodo post-evento fino al ritorno della normalità, si verificano, rispettando i canoni delle comunità ristrette, fenomeni di emersione anche violenta, con episodi di vandalismo o di emersione digruppi di potere con elevato ascendente verso la comunità stessa.

Si verificano sovente casi di sindrome collettiva del sopravvissuto, spesso con ricerca di responsabilità varie, in cui la popolazione tenderà ad assumere una mentalità post-catastrofe, con forte dipendenza dalle strutture assistenziali.

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Sullascenadell’evento,l’emotivitàdiciascunsoccorritore,siasanitariochelogisticoodisupporto,subisceunimpulsonotevole,cheèfondamentalesaper controllare adeguatamente, senza peraltro voler negare o idealizzare in maniera esasperata il proprio ruolo.

Dinanzi al sentimento di commozione e di impotenza, inevitabili ed abituali nel momento in cui si interviene, deve prendere posto una coscienza di collaborazione e di rispetto.Tralasciando l’organizzazione prettamente gerarchica e logistica del

soccorso, ognuno dei soccorritori deve avere autorità e fermezza nel ruolo cheglicompete,autostimaeconsiderazioneadeguatadelproprioIo,saperascoltare e soprattutto non negare i propri limiti fisici e psicologici.

Inizialmente il soccorritore perde la cognizione del tempo, sottoponendosi intalmodoaturnidiparecchieoresenzaristoroeriposo,inquantoidealizzaun’ideadisuperioritàedicentralitàdelpropriooperato.

È indubbio che tale condotta sia inadeguata, in quanto dopo pochigiorniprevarràlasensazionedinullitàrispettoall’evento,conconseguenteautocolpevolizzazione.

Il ruolo del soccorritore calmo, controllato, riposato, rassicurante, fermo, autorevole nel rispetto della gerarchia imposta, serve anche a prevenirereazioni emozionali transitorie da parte della popolazione colpita.

Personalità troppo autoritarie potrebbero infondere sfiducia ed aumentare laprostrazionedellevittimedell’evento,chehannobisognosoprattuttoinquesta fase di rassicurazione e comprensione.L’impressionedinonsaperfareattiutili,medicienon,el’arretramento

oilbloccopsicofisicosuccessiviall’impattoemotivo,soprattuttoneicasidiparticolarevastitàdell’evento,sononormalietendonoascomparireinbreve tempo.Ilpersonalemedicodevetenerepresenteche,nelmanifestarsidiunevento,

sirovesciailcontenutoeticodell’assistenza,provocandodifrequenteconflittiemotivi,che,aggiuntiallaquantitàdilavorodasvolgereeall’impattoemotivonegativo,sfocianoinreazioninevrotiche.

Di fatto, nella grande emergenza, rispetto ai canoni della medicina d’urgenzatradizionale,sidevedarespazioallamedicinadimassa,chetrattacon priorità le vittime con maggior possibilità di sopravvivenza, rispetto a quellimaggiormentearischiodivitaodiripresa.Ilmedicocheabitualmentenonsvolgel’attivitàpsichiatricaopsicoterapica,

tendeadinterveniredimenoversoipazienticonproblemipsichici,einvece

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a trattare con dovizia solamente i feriti o malati tradizionali, in quanto i primi sono visti come ingorgo della struttura sanitaria allestita in emergenza.

Questo comportamento provoca normalmente nei soggetti “rifiutati” irritazione ed invidia nei confronti degli altri pazienti, fino a sfociare in atti di violenza, soprattutto da parte dei soggetti maggiormente nevrotici.

È indispensabilequindiche il soccorritore sappiache inognieventoche determina una grande emergenza sanitaria vi è una componentepsicopatologicanellapopolazionecolpita,checometalevariconosciutae trattata, adottando così un atteggiamento responsabile e comprensivo,soprattuttomirato,sepossibile,all’ascoltodellapersona.Senell’eventosonostaticolpitialtrisanitari,valutareattentamentese

convenga utilizzarli o meno, in quanto potrebbero comparire manifestazioni nevroticheopsicotichetardiveacaricodeisoggettistessi.Levittimedell’eventononsonosolamenteiferiti,ipolitraumatizzati,

i sepolti o altro, ma anche la popolazione complessiva al centrodell’evento.

Alcuni di essi possono dare segni spettacolari di sconvolgimento psichico, ma molte volte si debbono trattare correttamente, in chiavepreventiva, molte reazioni emozionali transitorie che, se non trattate,potrebbero evolvere negativamente.

Il sanitario deve quindi sapere riconoscere la classica reazione emozionale transitoria, solitamente senza sequele, facilmente risolvibile, scatenata dalla sorpresa dell’evento, caratterizzata da fuga precipitosa,incoordinamento, agitazione psicomotoria, aggressività, stupore catatonico.

Tali reazioni emozionali si risolvono in breve tempo, con modesto supporto farmacologico, con la rassicurazione dei soccorritori e la ripresa dicoscienzadapartedelsoggetto,chediverràaquelpuntocooperante.La stessa reazione emozionale transitoria può comparire anche

tardivamente,spessodovutaall’eccessivoaffaticamentofisico.Più complessa è la reazione emozionale sfociante in disturbo nervoso,

su soggetti con anamnesi psicopatologica già positiva, caratterizzata da perduranzaespettacolaritàdegliatti,purmantenendoconservatol’istintodi sopravvivenza.Se tale situazione si protrae oltre i seimesi dall’evento, parliamodi

disturbo post-traumatico (DPT) o, in altri casi, di disturbo post-traumatico da stress (DPTS).

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Altra frequente situazione psico-patologica è rappresentata dagli episodi depressivi reattivi propriamente detti, con importante calo del tonodell’umore,condottaautosvalutante,tendenzaall’annullamentodellapersonalità, desiderio di non esistere.Ildisturbodepressivomaggiorepuòinsorgereancheadistanzadianni

daglieventi,comunquenormalmentenonprimadi6-12mesidall’evento,come viraggio della reazione.Daricordareancheidisturbi fobico-ossessivi, sovrapponibili ai disturbi

d’ansia,ma più spettacolari e sempre in presenza del fattore fobogenoscatenante e i disturbi isterici, con sintomatologie da conversione, quali paralisi, anestesie, sordità, afonia, areflessia, tutti ovviamente diorigine psicogena, con instaurarsi in breve tempo di personalità isterica, caratterizzatadalbisognodiesserealcentrodell’attenzione, inmanieraspettacolare, eventualmente accompagnato da teatralità, ritualità e disturbi fittizi o di simulazione.Utili,nel trattamento farmacologico, lebenzodiazepinee l’instaurare

precocemente una psicoterapia cognitivo comportamentale. Singolarmente il soggetto andrà isolato dalla popolazione fino

all’attenuazioneoallastabilizzazionedeisintomi.Inquestisoggettisipuòrilevaretemerarietàesasperataopaurainibente,

seguite da fasi di allucinazioni e deliri, fino a sfociare nelle varie affezioni schizoidi, con frantumazionedell’Io, dispersionedella personalità, fugad’idee,logorrea,allentamentodeinessiassociativiedideativi,conpossibileviraggioversoleformemaniaco-depressiveomelanconiche,conideazionisuicidiarieedautolesionistiche.

Il trattamento precoce delle depressioni maggiori o degli episodi depressivi andrà iniziato solamente dopo la stabilizzazione logistica dei soggetti vittime dell’evento, finalizzato eventualmente a trattamentofarmacologico con farmaci antidepressivi e psicoterapia di supporto.

Non è indicato trattare precocemente con farmaci antidepressivi i soggetti colpiti (entro poche ore dall’evento), in quanto si potrebberomanifestare viraggi verso i disturbi psicotici.Per ciò che riguarda i soccorritori, bisogna considerare che essi

presentanounasogliaditolleranzaallostresspiùaltadiquellamedia,cheli protegge dal trauma. Èovvioperòcheancheilsoccorritorevatutelatodallostressindottodalleattivitàdisoccorso,nellesituazionichecausanouna forte ripercussione somatica ed emotiva.

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Un training adeguato, una discreta consapevolezza delle proprie motivazioni, una chiara definizione dei ruoli e precedenti esperienze diintervento in catastrofi, sembrano essere i principali fattori di prevenzione dei disturbi emozionali del personale di soccorso.

Un training adeguato deve essere tale da preparare i soccorritori agli stressors che potrebbero incontrare negli interventi, diminuire laloro vulnerabilità ed aumentare la loro efficacia nel fronteggiare i vari stressors. Lo stress del soccorso passa attraverso varie fasi:

dal normale • stress positivo, che si traduce inun comportamentoadattivo orientato alla sopravvivenza, con la messa in allarme di tutto l’organismo, in cui il soggetto valuta il pericolo, controllal’emozioneel’aggressivitàecompienelmodogiustoigestiappresi,finalizzatiadunazioneefficace;allo • stress negativo,chesopraggiungeconilprolungarsidellostatodi allarme dovuto alla continuità del pericolo.

La sindrome generale di adattamento (SGA)costituiscequellachepossiamo considerare la parte “nobile” dello stress: tale sindrome è un insiemedireazionicomplesse,chesiscatenanoognivoltachelanostraintegrità fisica o il nostro equilibrio psicologico vengono minacciati.Problemi derivanti dallo stress nei soccorritori.

Problemi fisici• : somatizzazioni varie.Problemi comportamentali• esociali:isolamento,chiusura.Problemi emotivi• : ansietà, sconforto, rabbia, irritabilità.Fasi della reazione allo stress nel soccorritore• .

FASE DI ALLARME:La fase prende avvio dalla comunicazione di un evento critico grave, •in cui bisogna intervenire.La comunicazione può assumere un forte connotato intrusivo,•che monopolizza l’attenzione dell’operatore, attiva fantasie diinadeguatezza ed incapacità e crea un senso di smarrimento e confusione,cheinalcunicasipuòarrivareadunostatodishock.Questa fase possiamo intenderla come fase dell’impatto, ed è•caratterizzatadallostordimentoiniziale,dall’ansia,dallairritabilitàedall’irrequietezza,checaratterizzanonumerosioperatori.

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I soccorritori in questa fase di impatto vivono varie categorie di reazioni:Reazioni fisiche• (aumento del battito cardiaco, difficoltà respiratorie, ecc.).Reazioni cognitive• (disorientamento, difficoltà nel dare senso alle informazioniricevuteenelcomprenderelagravitàdell’evento).Reazioni emozionali• (ansia,stordimento,shock,pauraperciòchesiincontreràsullascenadell’evento,inibizione,ecc.).Reazioni comportamentali• (diminuzionedell’efficienza,difficoltàdi comunicazione).

FASE DI MOBILITAZIONE:Questafaseentranelpienodellasuaattuazionemanmanoche,superato•l’impattoiniziale,glioperatorisipreparanoall’azione.Primadiintervenireènecessariocheisoccorritorivenganoinformati•suciòcheaffronteranno,perprepararsipsicologicamenteafarlo.L’agire aiuta a dissolvere la tensione e lo stato di allarme, e•l’interazione,necessariaperpredisporre,coordinareeavviareipianidiintervento,favorisceilrecuperodell’autocontrolloemozionale.Concorre al recupero dell’autocontrollo anche il trascorrere•del tempo, che comporta la naturale attenuazione dell’impattoemotivo.

Nella fase di mobilitazione sono presenti, in pratica, anche se conmanifestazioni di minore entità, la maggior parte dei vissuti e delle reazioni della fase di allarme, ai quali si associano, come preziosi fattori di contenimento,recuperoeprotezionedell’equilibriopsichico,iltrascorreredel tempo, ilpassaggioall’azionefinalizzataecoordinata, l’interazione,l’attivarsideimeccanismididifesa.

FASE DELL’AZIONE:Lafasesicaratterizzaperilpienopassaggioall’azione,consistente•nell’adoperarsidelsoccorritoreafavoredellevittime.Inquestafasel’operatoreèattraversatodamomentidigratificazione•ed euforia, relativi alle situazioni in cui si riesce a prestare soccorso, e da momenti di profonda delusione, colpa, inadeguatezza, paura, scatenatidallecircostanzeincuil’interventononètempestivo,nonrisulta efficace, o non è possibile, per inadeguatezza dei mezzi, insufficienza delle competenze ecc..

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Lafasedell’azioneassumecaratterizzazionimoltodifferentianche•in base alla sua durata, che, potendo variare da alcune ore adalcunigiornio anchequalche settimana,determinadifferenti tipielivellidisintomipsichiciefisicilegatiall’esposizioneallostresstraumatico.

Ancheinquestafaseivaritipidireazionichepiùspessosimanifestanosi possono raccogliere nelle seguenti categorie:

Reazioni fisiche• (nausea, sudorazione, tremore).Reazioni cognitive• (amnesie, disorientamento, confusione).Reazioni emozionali• (euforia, ansia, rabbia, tristezza, sconforto).Reazioni comportamentali• (iperattività, facilità allo scontro verbale o fisico, aumento dell’uso di tabacco, alcol, farmaci).

FASE DEL LASCIARSI ANDARE:Questa fase è costituita dall’insieme dei vissuti che il soccorritore

sperimenta nel periodo compreso tra la fine delle operazioni di soccorso ed il ritorno alla normale routine lavorativa e sociale.

Due diversi ordini di contenuti emozionali caratterizzano questa fase: ilcaricoemotivo,chedurantelafasedell’azioneèstatorepresso,inibitoe negato, per dare spazio all’attività di soccorso, ed è caratterizzatoprevalentemente da ansia delusione e rabbia; e il complesso dei vissutiindotti dalla separazione dagli altri soccorritori e dalle attese positive o negative inerenti il ritorno alla quotidianità. Tralereazionipsichichenegativeinibitedurantelafasediazione,che

trovano poi la forza di riemergere e manifestarsi nella fase del lasciarsi andare, particolarmente comuni sono: la difficoltà nel distendersi, nel rilassarsi, nell’addormentarsi, la tristezza, la tensione, il riaffiorare diepisodi e vissuti particolarmente forti sul piano emotivo, la rabbia, ecc.Tralereazionipsichichelegatealleattesepositiveonegativeversoil

ritorno alla quotidianità lavorativa e socio-affettiva possiamo ricordare tanto ildesideriocontinuoditornareacasa,quantoiltimoredellaconflittualitàconifamiliarieconicolleghi,criticiversolasceltadiprendereparteaisoccorsi, il disagio per il lavoro arretrato, i sensi di colpa verso il partner e i figli, ecc.Esistono varie tecniche, anche preventive, per prevenire e gestire i

disturbi psicologici delle persone colpite da un evento catastrofico.Il Defusing è una tecnica di pronto soccorso emotivo.

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Sitrattadiuninterventobreve(20-40minuti),chevieneorganizzatoper le persone (6-8) che hanno vissuto una circostanza particolarmentedisturbante/traumatica.

Essendo una tecnica di gestione dello stress da evento critico viene utilizzataa“caldo”ecioèsubitodopol’evento.Articolazione del Defusing:

Fasedell’introduzione•Fasedell’esplorazione•Fasedell’informazione•

INTRODUZIONE:Nella prima fase i conduttori si presentano, spiegano il motivo •dell’incontro, evidenziano come possono essere di aiuto e disupporto al gruppo e concordano delle regole di base relativamente al rispetto reciproco, alla riservatezza ecc.

ESPLORAZIONE:Inquestafasevienechiestoadognimembrodiparlaredell’esperienza•e di condividere le reazioni e le emozioni vissute.

INFORMAZIONE:La fase tende a normalizzare le reazioni ed i vissuti, rassicurare in •ordinealleangoscecausatedall’eventoeagli“sfoghi”piùintensichealcunihannomanifestato,valorizzaregliatteggiamentipositivimanifestatidurantel’evento,farecommentiutiliallaripresadellabuona funzionalità dei singoli e del gruppo.

Il Debriefing è da considerare invece una tecnica di pronto soccorso emotivo“afreddo”(24-76oredopol’evento).L’incontrodidebriefingduracirca2-3ore,puòcoinvolgerefinoa15-20

persone, è costituito da una successione di fasi più articolata e più rigida rispetto a quelle del Defusing.

Il Debriefing offre alle vittime di un trauma la possibilità di esternare e confrontare con altri i pensieri, i ricordi e le emozioni più disturbanti, inmodotaledacomprenderlienormalizzarli,ridurnel’impattoemotivoe contenerne le reazioni, combattere le convinzioni erronee e favorire il recupero della funzionalità delle persone e del gruppo.

Il Debriefing è un incontro strutturato in diverse fasi.

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Fasedell’Introduzione•Iconduttorisipresentano,spieganoloscopodell’incontroefannouna

breveintroduzionealmetododilavorochevieneutilizzato.Fase dei Fatti•

Ipartecipantivengonoinvitatiadescrivereifattieilruoloavutonell’eventoeognimembrodelgruppoesponeilpropriodiversopuntodivista;

Fase dei Pensieri•Il soggetto viene sollecitato ad esprimere i pensieri “negativi” fatti

durantel’evento,edinparticolarequellodominante.Questafaserappresentailmomentodipassaggiodall’ambitocognitivo(fasedeifatti),all’ambitoemotivo (fase della reazione).

Fase della Reazione• La fase tende a far verbalizzare le emozioni, le reazioni emotive avute

durantel’eventoegliaspettiemotiviconcuièstatopiùdifficileconviveredopol’evento.Questaèlafasepiùcaricadicontenutiemotivi.

Fase dei Sintomi•La fase contempla la descrizione dei sintomi fisici avvertiti durante

l’eventotraumatico,immediatamentedopoedalmomentoattuale.L’obiettivo degli interventi psicologici di prevenzione è quello di

promuovere negli operatori comportamenti utili a gestire nel modo migliore l’eventoemergenzialedaaffrontare.

Il percorso di Stress Inoculation Training consiste in una progressiva inoculazione di stress, tesa a promuovere una parallela attivazione di reazioni emozionali di immunizzazione difensiva.Bisognaevidenziarechenellegravisituazioniemergenzialilapersona,

attraversoilpropriobagaglioesperenziale,interpretaevalutal’eventoelepropriecapacitàdifronteggiarloedinbaseaciòrisponderàall’evento.

ESERCIZI DI IMMAGINAZIONE GUIDATA:Siavvicina il soggetto immaginativamenteall’evento temuto,per•provocare in lui un primo contatto con la situazione traumatica.I vissuti del soggetto vengono considerati ed interpretati come •primereazionidellasuacompaginepsichicaallostimoloalqualelosi vuole far adattare.

ROLE-PLAYINGSi crea una situazione in cui viene simulato uno specifico •

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momentodell’eventotemuto,nelqualeilsoccorritoreèportatoadimmergersi: motoriamente, verbalmente ed emozionalmente o solo conl’immaginazione.Simetteilsoggettoincondizionediviverel’eventoinmodoglobale,•sottoponendolo all’azione di quello specifico stressor, al fine difarglivivereemozioniesensazionichecostituirannoilsuobagaglioesperienziale, che lo renderà padrone di un repertorio cognitivo,emozionale e comportamentale da maturare.

VISIONE DI FILMATI RELATIVI A SITUAZIONI REALI TRAUMATICHE:

Si tende a coinvolgere il soccorritore facendolo assistere a filmati relativi asituazioni traumatiche, sollecitandoloa favorire la sua identificazione,immedesimazione, partecipazione agli eventi a cui assiste, allo scopo di stimolarne il massimo coinvolgimento.

ESPOSIZIONE GRADUATA IN VIVOCi si organizza per consentire al soggetto di essere presente in •situazioni traumatiche, inizialmente in qualità di osservatore, inoccasione di interventi effettuati da altri.Si creano in questa maniera le condizioni per permettere al soggetto •dioperarepersonalmenteinsituazionianalogheaquelleacuisierapreparato.

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Donna immigrata e salute* Dott. Antonio Scopelliti

* Medico e Presidente “Solidaunia” La Daunia nel Mondo Onlus

Come mai sono così lontane la cooperazione internazionale el’immigrazionelocale?Quisembracheilproblemadell’immigrazionesiaunproblemarecente,

dobbiamo tenerpresente inveceche il saldoemigrazione-immigrazione,cioè la differenza determinata dal rapporto tra popolazione emigrante e popolazione immigrante, è diventato attivo dal 1974, quindi sono 33 anni chequestosaldoèattivo.Ilproblemastanel fattochedanoi tuttoquesto fenomeno lo stiamo

notando da relativamente poco tempo, sicché queste persone permoltotempo rappresentavano delle persone ombra.

Noi dal 1994 abbiamo costituito i primi laboratori rurali, siamo partiti con quattro laboratori poi le cose iniziarono a complicarsi, questo perchéinizialmentel’immigrazioneeraprevalentementestagionalequindiquesti ambulatori erano prevalentemente aperti nei periodi estivi. Dal 1995 ci siamo posti il problema: è vero che l’immigrazione è ancoraprevalentementestagionale,peròc’èanchemoltagenteche rimane,percui ci siamo posto il problema di mantenere il laboratorio aperto durante tuttol’arcodell’anno.Dal1995l’Ambulatorio per gli Immigrati diventa permanente, presso il

centroCaritas,tral’altroèstatoilprimoambulatoriochehaottenutounaconvenzioneconlaASL,cioèvuoldirecheinquestoambulatoriosipuòeffettuarelaprescrizionemutualisticasulricettariorosa,cosacheoggipuòsembrarescontatamariportatanell’otticadiquelperiodostorico,noneraassolutamente scontato.Questapremessaserveperfarcapirechecosa? Il più delle volte per accorgersi dei nostri stranieri, è preferibile fare

un viaggio fuori in una di quelle aree e solo al ritorno da questo viaggio tiaccorgidellarealtàcheticircondacontutteleproblematichecorrelate,

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della situazione di marginalità presente nella tua città.Unavoltachetiavviciniaquestarealtàeccocheentrisubitoacontatto

con le tante problematiche che tale realtà cela al suo interno, iniziandoa collaborare con gli immigrati ecco che ti trovi di fronte aimedesimiproblemi che affronteresti nei paesi di loro provenienza, non solo lepatologienellafattispeciesonolemedesimemailpiùdellevolteancheimetodi da noi applicati sono di natura terzomondista, cioè per essere più chiaroilpiùdellevolteleduecosedevonoviaggiareparallelamentecomese ci trovassimo ad operare proprio nel loro paese di appartenenza.

Il sistema è proprio questo, applicare dei metodi terzomondisti, metodi chepoisonorisultatidiestremautilità,inquantomoltedellenostreproposteallaASLderiverannodall’esperienzafattasulcampoinprimapersona.NASCEREIMMIGRATO:questaèl’esperienzadelnostroambulatorio,abbiamo preso in esame proprio il nostro reparto e il nostro ambulatorio per immigrati.

Nel nostro reparto vi sono tre divisioni di ostetricia e ginecologia, pertanto abbiamo analizzato sia i dati generali che quelli di ciascuna divisione,proprioperchéinquestomodoèpossibilerilevarealcunevariazionisiainterminidell’accoglienzaeproseguimentodellagravidanzasiainterminipiù pratici per quanto riguarda le modalità di espletamento del parto.Da dove vengono le donne? Le donne provengono prevalentemente

dall’Europacentroorientale,dall’AfricaabbiamosoprattuttolaNigeria,poiabbiamol’Americacentraleecentromeridionaleeinfineabbiamol’Asia,inAsia troviamo soprattutto iCinesi, dal 1995 ad oggi c’è un costanteaumento della popolazione femminile che ha raggiunto una sostanzialeparità ai giorni nostri.

In termini di immigrazione per quanto riguarda il campo assistenziale-sanitario la prima legge salute-immigrazione risale al 1995, la Legge Martelli.Taleleggeprevedeval’assistenzaperlecureurgenti,leprofilassiinternazionali e l’assistenza in materia infantile. In seguito abbiamo lalegge1998Turco-Napolitano.LaT.-N.haestesolepropriecompetenze;innanzitutto cure urgenticomelaprecedentemaanchecontinuative ossia quelle che fanno seguito all’operazioneo al trattamento chehai subito,inoltre prevedeva l’assistenza per le cure essenziali, cioè tutte quellemalattiechesenoncuratediventanomortali.Tenetepresentechegliambulatoriruralidanoiistituitisonoprecedenti

allaleggeMartelli,rappresentandoquindiun’iniziativanazionale,leprime

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insiemeaRomaeaPalermochehannodato l’inputper laprima leggesullasaluteel’immigrazione.Fattaquestapremessavediamounpo’piùdavicinochecosavuoldire,come

èstrutturataecomefunzionalaMEDICINADELL’IMMIGRAZIONE.LaMEDICINADELL’IMMIGRAZIONEcometaleènataagliinizideglianni ’90, l’attualepresidente èSalvatoreGeraci e attualmenteaFoggiaabbiamounabuonaéquipedimedici.Salvatore Geraci è quello che ha fatto fare il salto di qualità a tale

branca della medicina ed è stato nel penultimo governo Prodi consigliere del Ministro della Sanità, Bindi.TenetepresentechelaLeggeBossi-Fininonhavariatonullainmateria,

perchélapauraeraproprioquesta,cambiandoilgovernopotesseromutareancheledisposizionivigentiinmateriadiassistenzasanitariainmateriadiimmigrazione.Questononaccadde,ancheperchélaleggeerabenstrutturatafungendodapuntodiriferimentoancheperaltriPaesiEuropei.

Dati alla mano, la popolazione immigrata è aumentata del 59%, i ricoveri del 41%, i ricoveri in Puglia sono aumentati del 160%. Come spiegare questo dato? Personalmente non sono in grado di darvi unaspiegazione,peròpossoportarvil’esperienzadelnostroambulatorio.Checosaavviene?

Più comprensibilmente avviene un fenomeno di richiamo, quello da noi riscontratonel2000conleprostituteimmigrate.C’eranoquesteimmigratechearrivavanopressolanostrasedeaccompagnatedallevarieassociazionidi Trani, di Molfetta ecc.

Più specificatamente per quanto riguarda la ginecologia, arrivano addirittura coppie di immigrati dalla Calabria, dal Belgio, questo proprio agiustificareilfenomenodelrichiamoprimaaccennato,leinformazionisi trasmettono tra immigrati e tra famiglie di immigrati in modo molto veloce.Probabilmenteil160%chesiritrovalaPugliaèdeterminatoanchedaun

altrofattorechecaratterizzalanostraregionerispettoaquellecircostanti:quello dell’ospitalità. In seguito la Puglia registra un aumento del 51%degliapolidi,chesarebberoirom,inomadi.Iricoveri:chetipodiricoverisipossonofare? Abbiamo ricoveri in day hospital e ricoveri ordinari, queste sono le

due tipologie di ricoveri, in seguito li abbiamo suddivisi per sesso, di solito peròsonosemprepiùledonnedegliuomini.

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Per gli immigrati tra le donne è prevalente il day hospital, questo perchéprevalel’interruzionedigravidanzamantenendounamediamoltoalta, mentre nel ricovero ordinario è prevalente il parto, gli altri motivi di ricovero sono: infortuni sul lavoro ma qui sono prevalenti gli uomini, le malattiepsico-somaticheelamalattiapsichiatricacheilpiùdellevolteèdovuta a difficoltà di adattamento determinata dal passaggio da una cultura adun’altra.Le IVG (interruzione volontaria del parto) per le straniere negli ultimi 6 annisonoaumentatedi5volte;lamotivazioneaddottadalledonneinbaseai questionari da esse compilati sono i problemi economici ma soprattutto anche problemi all’interno della famiglia con il proprio partner; questodatoèundatomoltoforte,allarmanteesoprattuttovuoldirechenoinonfacciamo quello che dovremmo fare e cioè informazione formazione eprevenzione.Passiamo adesso al ricovero ordinario.

I motivi di questo tipo di ricovero sono soprattutto parto e gravidanza cheregistranounsostanzialeincremento.Per le donne immigrate, condizioni fisiologiche come gravidanza e

parto presentano degli elementi di particolare criticità legate al disagio e allamarginalitàsocialeeaciòsiaggiungelagiovaneetàdellegestanti,cheètipicadegliimmigrati,comelaprevalenzadianemieediinfezioneall’apparatourogenitaleeloscarsoaccessoaiserviziduranteilperiodoneonatale.Questononsignificachenoncisonoiservizi,maildeficitriguardala

difficoltàdell’accessoaiservizi,perchémancaunacorrettainformazionee più che altro una corretta interpretazione e applicazione della legge.Moltevolteinquestifrangentidall’altrapartedeglisportelliemergeunasostanziale forma di razzismo nei confronti dei nostri immigrati.

Infine le indagini condotte sulla popolazione immigrata, dimostrano un maggior tasso di mortalità neonatale, maggior numero di parti pretermine, maggior numero di bambini con basso peso alla nascita.

Per quanto riguarda le malformazioni maggiori alla nascita (cioè quelle cherichiedonounricoveroounintervento)datiallamano,cidiconochelapercentualedimalformazionichecoinvolgonolapopolazioneimmigratasono in percentuale tre volte maggiori rispetto alla popolazione locale. Le cause principali sono: l’endogamia, cioè matrimoni tra membri del medesimo nucleo familiare, il diabete(perchéc’èunamaggioreincidenzadidiabete

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tralapopolazioneimmigrata?Cioèdeterminatodauncambiamentodelleabitudinialimentari che incidonosul sistemametabolicodell’individuo,chenelle donne si tramuta inmetropoli cistite ovarica, che incide sullasterilità delle donne). E infine abbiamo le condizioni igenico-abitative.Adessomettiamoinrelazionelevariabili,lostatocivile,l’abitazione,

vediamo adesso se queste incidono sul risultato finale. Per quanto riguarda lo stato abitativo siamo riusciti a definire con

certezza:donnechevivonoincasa,donnechevivonoincampagna,ilpiùdellevoltesi trattadicasolariabbandonati,donnechevivono incamponomadi,ecomevediamoilpesomedioallanascitaèafavoredicolorochegodonodiuntenoredivitapiùalto,coincidendoconquellichevivonoincasa, in quanto si presume abbiano una vita più regolare.

Guardando i dati dal punto di vista dello stato civile, la prima differenza ètraconiugateenubili,giungendoallaconclusionecheilpesopiùbassoalla nascita riguarda le donne nubili, lo stesso dicasi per il parto pre-termine, sono sempre lenubili adavere lapercentualepiùalta, ciò cheincide in questi casi è la scarsa stabilità familiare, la marginalità sociale e quindi una totale assenza di prevenzione e monitoraggio durante tutto il periodo della gestazione.Quindipiùvièunasituazionedidisagio,maggioreèlapercentualechesi

verifichinocomplicazionioeffettisulnascituro,peso,partopretermineecc. Come abbiamo asserito le patologie degli immigrati derivano dalle

scadenti condizioni lavorative e abitative, dalle difficoltà di relazione e socializzazione e dal grado di accesso ai servizi socio-sanitari, la fragilità sociale.

LA FRAGILITà SOCIALELa fragilità sociale comporta il più delle volte malattie da disagio, come

lemalattiepsico-somatichedatedaunaltostressadattativo,infortunisullavoro in quanto lavorano in condizioni di lavoro ai margini della precarietà, altoricorsoall’IVG,malattieinfettiveprevenibili.Sequestisonoifattoridimaggiorimpatto,perl’immigratod’altrocanto

bisogna mettere in conto gli ATTEGGIAMENTI OSTILI da parte degli operatori pubblici, chepossono rappresentareunalto fattoredidisagio,dalqualepossonoscaturirenumeroseproblematichedinaturasiasocialechesanitaria.

Permangono quindi atteggiamenti ostili da parte degli operatori sanitari,

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comesel’operatorepotessesceglierechiassistereechino,trincerandosispesso dietro ad una zelante attenzione verso formalismi pretestuosi quanto inutili.

PREGIUDIZIO: condiziona la reale possibilità di accesso e fruibilità dei servizi, sovrastimando le malattie infettive.

INCAPACITà LINGUISTICA E CULTURALE da parte degli operatori. In questo caso è essenziale il ruolo del mediatore culturale.

PARI OPPORTUNITà: almeno tre ambiti per garantire agli stranieri pari opportunità rispetto ai cittadini italiani, la certezza del diritto, talvolta l’extracomunitarioaccedeal settore sanitariocomesenoigli facessimoun piacere, giusto per uno spirito caritatevole, spesso e volentieri è questo l’atteggiamentoche trasparedalpersonale sanitario locale.L’obbligodiassistere l’extracomunitariodapartedelmedicoèunobbligoprevistoanormadilegge,diventaquindiundirittoperl’immigrato,undovereperilpersonale medico.

GARANZIADELL’ACCESSIBILITà:cioènonc’ebisognodipresentareil passaporto al pronto soccorso, se la situazione presenta un certo stato di gravitàl’individuohaprimadirittodiusufruiredellaprestazionemedicaesuccessivamentehal’obbligodiottemperareallepraticheburocratiche.

LA CERTEZZA DEL DIRITTO: azioni di monitoraggio del grado di attivazione della normativa.NoiinItaliaabbiamounapelledileopardo,cioècisonoASLcheapplicanolaleggeealtrechenonlaapplicano.QuindimanifestazionedimigrazionedaunaASLall’altraasecondadelleprestazionicheesseerogano.

GARANZIADELL’ACCESSIBILITà.

RIORDINAMENTO DEI SERVIZI: tramite la capillare formazione del personale,analisideidatidisponibili,ancheperchébisogneràpurverificarele Nazionalità prevalenti, quindi verifica dei dati e volta per volta porre delleeventualirettificheinseguitoadeventualicambiamenti,interminidinazionalitàpresentieprevalentiecosìvia.

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Medicina e Cooperazione

VERIFICA DELLA DOMANDA E DEL BISOGNO.

LAVORO DI RETE CON IL TERRITORIO, sia con i vari organismi presentisulterritorio,siatramitel’associazionismodegliimmigrati.Pernoi gli stranieri sono tutti uguali e di solito non siamo abituati a pensare cheglistranierisiorganizzanotradiloro,cioèchehannoildirittoanchealle varie forme di associazionismo. Cioè noi siamo predisposti a fare riunioni con le varie associazioni di volontariato presenti sul territorio il più delle volte riuscendoci, ma il più delle volte in queste riunioni non sono rappresentati i diretti interessati, soprattutto sotto forma di associazione.Questeassociazioniinvece,attualmenteesistenti,hannotuttoildirittodipartecipare al tavolo delle discussioni.

PROMOZIONE DELLA FRUIBILITà: la medicina trans-culturale diventa quindi un aspetto ordinario della medicina, quindi questo andrebbe giàinseritonelcorsodistudi,operlomenochinonhaavutol’opportunitàdi farlo durante il suo corso di studi di fruire di corsi di aggiornamento periodici a partire dal settore infermieristico e medico di primo livello, fino ad arrivare ai medici di medicina generale e pediatri di base con percorsiformativiinseritinellaformazionedibaseedell’aggiornamentoprofessionale.Valorizzazionedellecompetenzespecifichedeicittadinistranieri:c’è

un eccezionale capitale umano tra la popolazione di immigrati, soggetti qualificati e specializzati che potrebbero seriamente contribuire almiglioramento dei servizi disposti per la popolazione immigrata. Tra la popolazione immigrata il 12% è costituita da laureati, non utilizzandoli perdiamo noi qualcosa!

Il loro impiego sarebbe prezioso, nelle strutture a maggior impatto immigratorio, possono funzionare da filtro.

Grazie!

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L’agricoltura sostenibile* Prof. Pasquale Montemurro

* Docente di Agronomia generale e Coltivazioni erbacee, Facoltà di Agraria, Università di Bari.

1.L’Agricoltura: dalle origini alla Rivoluzione agricola.Com’ènoto, l’agricoltura è l’attività principaledell’uomo, inquanto

consente di produrre innanzitutto gli alimenti necessari alla sua esistenza.Primadi“inventarel’agricoltura”,l’uomoeradeditoalnomadismoe

quindi era per lo più un cacciatore-raccoglitore. Infatti, fino a 10.000 anni fa ilnutrimentononvenivaprodottocosìcomesifaoggi,mavenivacercatoeraccoltoinmezzoalletanterisorsefornitespontaneamentedall’ambiente,consistenti in prodotti selvatici commestibili come radici, frutti, foglie, bacche,semi,uovaepiccolianimali;inoltre,venivapraticatalacacciaallaselvaggina. Questa tipologia di vita, molto avventurosa, era dettata dalla necessità fondamentale di cercare alimenti da mangiare per sopravvivere. La vitadell’essereumano,pertanto,eraditiponomade,inquantol’incessantenecessità di disporre di nuove fonti di nutrimento lo portava ad un continuo spostamento da un luogo a un altro, non permettendogli di vivere per tempi moltolunghiinunostessoterritorio.

Sul passaggio da uno stile di vita nomade a quello stanziale, e su come potrebbe avere avuto origine la coltivazione delle piante e quindi sulla nascitadell’agricoltura,unadelleipotesipiùdiffusesostienecomeil“caso”abbiagiocatounruolochiave;moltoprobabilmentesièverificatoilfattochedelle“massaie”appartenentiaqualchepopolazionemediterraneadelneoliticohannoosservato,perpuracoincidenza,comedaisemidialcunifrutti selvatici commestibili caduti sul terreno, avevano avuto origine piante dello stesso tipo: da qui alla comprensione delle potenzialità dei semi non dovette passare, probabilmente, molto tempo. Presto i nostri progenitori si reserocontocheinterrandoisemideivegetalicommestibili,erapossibileottenerepiantelecuicaratteristicheeranolestessee,talvolta,addiritturamigliori. Grazie a tale tipo di osservazione, alcune popolazioni iniziarono cosìasvincolarsidalladipendenzadallerisorsespontaneedellanaturae

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fondarono le prime economie basate sullo sfruttamento della terra, dando inizio alla cosiddetta Rivoluzione agricola. Secondo numerosi scienziati, tale iniziofondamentalenellastoriadell’umanitàèavvenutooltre10.000annifa in una zona ben precisa denominata “Mezzaluna Fertile”, una striscia di territoriopienadicorsid’acquachesitrovafraPalestina,Iraq,SiriaeTurchia.Nello stesso periodo, più o meno parallelamente a queste prime forme di agricoltura, ebbero luogo anche i primi tentativi di allevare gli animali.Ancheseaquestoaspettononvienespessodatalagiustaimportanza,purtuttavia, nella Rivoluzione agricoladevonoesserecompresianchequestiprimi passi del processo di domesticazione degli animali, in quanto decisivi insieme alla coltivazione delle piante al mutamento progressivo e radicale sia delsistemadivitadell’umanitàsiadelsuomododiinteragireconlanatura. L’avventodell’agricolturafuunmomentomoltoimportante,inquantograziealfattocheilcibocominciòadesseredisponibileinmaggiorequantitàecostanza negli anni, si vennero a creare delle condizioni molto favorevoli all’aumento demografico umano. Prima di scoprire le proprietà agricoledellepiante,infatti,l’interapopolazioneglobalesiaggiravagrossomodointorno ai 5 milioni di persone. Dopo tale avvento, il numero degli esseri umani incominciòacrescere inmodo incredibile; infatti, è stato stimatocome all’inizio dell’era cristiana gli esseri umani fossero già aumentatidi 50 volte, raggiungendo una quota di circa 250 milioni. Nel frattempo la coltivazione delle piante si era diffusa in Africa, Asia ed Europa e, successivamente,anchenelNuovoMondo.

Naturalmente, cominciarono a rendersi via via sempre più evidenti i primi effetti ambientali dovuti a questa nuova possibilità di approvvigionamento alimentare. Ove possibile, infatti, gli ambienti naturali venivano trasformati per potervi sia coltivare piante commestibili e sia allevare bestiame, sottraendo territorio alle piante ed agli animali selvatici. In molte regioni del mondo vennero deforestate aree di dimensione sempre maggiore, con laconseguenzachel’ambientenaturaleiniziòasubiredelletrasfigurazionimoltoforti,finoalpuntochelecaratteristicheoriginalideiterritorimutaronograndementeconunaconseguentericadutasiasull’aspettopaesaggisticoesiasull’evoluzionedellabiodiversità.Tuttavia,lemodificazioniambientaliprodottedall’attivitàagricolarestaronopermoltotempoancora,confinateai territori coltivati, in quanto le tecnologie e i metodi impiegati per la coltivazioneavevanoeffettidiportatalocale,tuttoquestofinoall’avventodella cosiddetta Rivoluzione verde.

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- La Rivoluzione verde.La Rivoluzione verde è stato un processo di rinnovamento agricolo

iniziato in Messico nel 1944, ad opera dello scienziato statunitense Norman Borlaug, Premio Nobel per la Pace, e successivamente diffusosi in particolareinAmerica,Europa,Oceania,AsiaeSudafrica,conl’obiettivodi ridurre le aree a rischio di carestia. Tale processo, ovviamente, resel’agricoltura contemporaneamente più impattante per la natura, conalcunieffettinegativichelentamenteiniziaronoafarevedereunaportatapiù ampia rispetto a quella locale. L’innovativomodello di produzioneagricola, infatti, prevedeva la combinazione tra varietà di piante ad alto potenziale genetico ed adeguati input di fertilizzanti, acqua ed altri prodotti agro-chimici,chedaunlatoconsentivaunincrementosignificativodelleproduzioniagricoleingranpartedelmondo,madall’altrononsirivelavaesentedaproblematiche,prevalentementeambientali.Talecambiamentocoinciseconilmomentoincuineipaesiavanzatisicominciòaguardareall’attivitàagricolacomeaunsettoredisviluppomoltopromettenteanchedal punto di vista industriale.

Ad ogni modo, per effetto della Rivoluzione verde, negli ultimi 40 anni si è avuto un incredibile aumento della disponibilità di alimenti (Crosson e Anderson,1999);laproduzionediciboèstataincrementataalivellomondialedel 25%, mentre i prezzi dei prodotti alimentari sono diminuiti del 40%. I grandiprogressiraggiuntigrazieallaricercascientifica,infatti,hannoresosempre più disponibili varietà di sementi migliorate, non solo sotto il profilo quantitativo,maanchesottoquelloqualitativo,efattoriproduttiviinnovativiquali i fertilizzanti chimici e gli agrofarmaci, meglio conosciuti come pesticidi,terminequest’ultimoderivato”maldestramente”dall’inglesepest che,invece,tradottoallaletterasignificapiantainfestante,animale,insettoinfestante (nel testo seguente viene utilizzato prevalentemente il termine agrofarmaco). Negli ultimi anni (1994-1998), poi, la produzione di cibo si è assestata su di un indice di incremento annuo medio del 2,3% (FAO, 2000) e sebbene il tasso di crescita della popolazione abbia iniziato a ridursi, è aumentato il numero delle nazioni il cui indice di incremento degli abitanti hasuperatoquellodellaproduzione.Dunque, intorno alla metà del secolo scorso, la vecchia attività

agricola basata sulla coltivazione dei prodotti locali e sul lavoro manuale dei contadini, è stata sostituita in molte nazioni da un’agricoltura piùtecnologica e legata ai processi industriali. Nel lavorare la terra, le

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macchinehannopresounruoloviaviasemprepiùfondamentaleehannosostituito la manodopera umana e quella fornita dagli animali. Per di più, levarietàvegetaliadaltaresahannopresoilpostodellenumerosevarietàchevenivanocoltivateuntempo,determinandounaumentocospicuodellaproduzioneagricolama,altempostesso,anchecostiambientalimoltoalti.Infatti, a fronte di una indiscutibile aumentata disponibilità delle risorse alimentari nelle aree ad agricoltura sviluppata in modo particolare, grazie anche al crescente interesse per l’ecologia ed alle sempre più raffinatescopertescientifiche,findaglianniSettantasièincominciatoadavvertire,comeilmodellodiagricolturaattuato,denominataancheconvenzionale, diffusamentepraticatostesseprovocandodelleproblematicheambientali,acausadell’utilizzospessoirrazionaledeifattoridellaproduzioneagricolasopracitati;infatti,taleirragionevoleutilizzosiadeimezzichimici,qualii fertilizzanti e gli agrofarmaci, e sia di quelli meccanici, con il ricorso a lavorazioni del terreno scriteriate, hanno portato rispettivamente afenomeni di inquinamento del suolo e delle acque, e di erosione del terreno, con la conseguenza di provocare una certa riduzione delle aree arabili.Riguardoaquest’ultimoaspetto,èstatostimatoche,qualoranonsaranno presi gli opportuni provvedimenti, nei prossimi 50 anni la terra arabile disponibile diminuirà di 1/3 e così la disponibilità di acqua perscopiagricoli.Riguardoall’inquinamentodaagrofarmaci,laproblematicafupostaall’attenzionedell’opinionepubblicamondialedaRachelCarsoncon il suo libro denuncia Silent spring (Primavera silenziosa), pubblicato nel1962; in tale libro, l’autricedenunciò, tra l‘altro, gli effetti negatividerivantidall’abusonell’impiegodelDDT,unnotoinsetticidalargamenteimpiegato in agricoltura, e non solo, specialmente durante il dopoguerra, risultatoutileancheperlimitarelamalaria.Graziesiaataledenunciaedaglistudieffettuati,apartiredaglianni’70ilDDTèstato,poi,vietatointutti i paesi avanzati per il suo elevato bio-accumulo e tossicità.Un altro caso di inquinamento ambientale che si è verificato, è stato

quellodell’eutrofizzazionedelleacquemarine,determinatodall’eccessivoimpiego di fertilizzanti di sintesi contenenti i principali nutrienti delle piante,cioèl’azotoedilfosforo.Altre“critiche”all’agricolturadellaRivoluzione verde, sono state quelle

di creare di far decrescere la biodiversità. La diffusione degli ibridi e le tecnicheadessaassociate,infatti,avevanoportatoallacoltivazionedipochevarietà di sementi.

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Soprattutto per queste motivazioni, l’agricoltura è stata e continuaad essere, pertanto, uno dei settori pienamente implicati nel dibattito ecologico,poichéfortementeconnessoconleproblematicheambientali,maancheconquelleenergeticiesociali.

2. Dalla Rivoluzione verdeall’Agricoltura Sostenibile.Èstatasicuramentelapresadicoscienzadell’innescodeiproblemidi

carattereambientaleedellaloropiùomenoveloceprogressione,chehaportato gli studiosi ed i politici a ricercare soluzioni valide per risolvere tali problemi,soluzionichehannocominciatoaconcretizzarsinell’espressioneAgricoltura sostenibile,attualmenteusatainmodoampio,cheperòderivadal concetto più ampio di Sviluppo sostenibile.Aquest’ultimoriguardo,adusare per la prima volta il termine Sviluppo sostenibile è stato il prof. Pirages inunaconferenzatenutasinel1972inCalifornia,nell’ambitodellaqualecontale terminehavolutoesprimereunmodellodisviluppoalternativoaquellocheerainatto,scarsamentesensibileall’ideachelerisorsedelpianeta non sono illimitate. Ma a rendere più pragmatico il concetto di Sviluppo sostenibileecontemporaneamentepiùpubblical’espressione,hacontribuito più incisivamente il Rapporto Bruntland, nel quale per la prima voltavenneaffrontatainmodoscientificodapartedellaWorldCommissiononEnvironmentandDevelopment (WCED),una specialeCommissionemondiale per l’ambiente e lo sviluppo voluta dalle Nazione Unite, laproblematica dei rapporti tra risorse limitate e crescita economica e della popolazione, ed inoltre furono suggerite delle indicazioni riguardanti il futurodell’umanità.Intalerapporto,pubblicatonel1987coniltitoloOur future, ed edito in italiano nel 1988 come “Il futuro di tutti noi”, lo Sviluppo sostenibilevennedefinitoneltestoinglesecome“Developmentthatmeettheneedsofthepresentcomprimizingtheabilityoffuturegenerationstomeettheirownneeds”,eneltestoitalianocome“Unosviluppochesoddisfii bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità diquellefuturedirispondereailoro”.Inaltreparole,vieneetichettatocomesostenibileunmodellodisviluppocherisultasseingradodiassicurareallaattuale generazione il soddisfacimento dei propri bisogni, in modo tale da lasciareallegenerazionifuturecondizionierisorsecheconsentanoanchead esse di soddisfare i loro bisogni fondamentali. Ovviamente il rapporto si contrappose automaticamente al modello di sviluppo “insostenibile” che è quello a tutt’oggi ampiamente “in uso”, grandemente basato

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sullo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili, quali petrolio, minerali, fertilitàdel suolo,chepotrebbeportare finoalpuntodel loroesaurimento.

Sul tema dello Sviluppo sostenibile,leNazioniUnitehannoorganizzatonel 2002 una conferenza a livello mondiale tenutasi a Rio de Janeiro. Ovviamente, nel o nei modelli di Sviluppo sostenibile, deve essere necessariamentepraticatal’Agricoltura sostenibile.-Principiefinalitàdell’Agricoltura sostenibile Nella letteratura scientifica sono reperibili molte definizioni, anche

un po’ discordanti, attribuite all’Agricoltura sostenibile da autori come Douglass (1984), Jackson (1984),Freudenberger (1986),Altieri (1987),Allen and Sachs (1991), Hamlin (l.c.), Kloppenburg (1991), Crosson(1992), Cai Yunlong (1994), LEISA (1995), Harrington (1995). Tra le molte definizioni, ne spiccano alcune, come quella di Crosson, secondo il quale “unsistemaagricolosostenibileèquellocapacediincontrarelerichiestedicibo e fibre ad un costo economico ed ambientale socialmente accettabile”, equelladiAltieri,ilcuiparereèquellochesostenibilitàlasciaintendere“la capacità di un agro-ecosistema di mantenere la produzione nel tempo, a frontedi limitazioniecologicheepressioni socioeconomichedi lungotermine”. Ancora, sia Cai Yunlong (l. c.) e sia LEISA (l. c.) sono entrambi delparerecheilterminesostenibilitàhaiseguentitresignificati:

- ambientale ed ecologica;- economica;- sociale e politica.

- Sostenibilità ambientale ed ecologica, nel senso di garantire l’equilibrio del sistema nel lungo periodo permettendo soloquelle tecnichechecausanodisturbiminimiall’ambientefisicoesternoeinternoall’azienda,cioèall’agro-ecosistema,fattochecomporta ad esempio la conservazione delle risorse del terreno e ilmantenimentodellabiodiversità.Poiché l’attivitàumana inagricoltura ha la capacità tecnica di modificare notevolmentel’ambiente per scopi produttivi, il fattore tempodivienequindila chiave per interpretare le diverse prospettive. Le risorsenaturali,paesaggisticheedenergeticheelericchezzebio-fisichepresenti negli agro-ecosistemi, infatti, sono limitate: alcune sono quantitativamente fissate e destinate ad essere esaurite (combustibili minerali), altre, come la luce solare, la pioggia e

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ilvento,hannodellevariazioniciclicheneltempo,mentrealtreancora,comelepianteeglianimali,ilsuoloel’acqua,possonoessere usate come risorse limitate, pur avendo la capacità biologica di rinnovarsi, qualora viene prestata attenzione a salvaguardare le condizioni necessarie per il loro mantenimento.

- Sostenibilità economica, con il significato di attuare una produzione in grado di assicurare un livello di reddito e di occupazione tale da andare incontro alle potenzialità ed alle esigenze locali, limite sotto il quale non potrebbe sussistere nessuna attività agricola. L’agricoltore deve, quindi, combinare gli inputs che possonoessereusaticon icosticheciascunaattivitàagricolacomporta,con la produzione attesa, con i prezzi di mercato, e programmare un’attività capace di ripagare tutti i fattori della produzione(manuale, intellettuale, manageriale e finanziario).

- Sostenibilità sociale e politica, accezione meno diffusa nel mondo scientifico, è intesa, in sintonia con Altieri (l.c.), come un aspetto agricolo-strutturale strettamente dipendente dal contesto socio-culturalechehadeterminatonel tempo l’agro-ecosistemaformatosi in quel determinato territorio. L’agricoltura, infatti,comevienesostenutodaKuhn(1970)produce,tral’altro,benieservizichevannoincontroallenecessitàumaneequindisonoasostegnodellaculturaruraleedellerelazionisociali(Douglass,l.c.;Hamlin,l.c.;WaltereReisner,1994).Nonperniente,iparadigmi(Kuhn, l.c.) cheneldibattito scientificosonostatiutilizzatiperdefinire l’Agricoltura sostenibile, quali “decentralizzazione”, “indipendenza”, “autosufficienza”, “comunità” (Beus e Dunlap, 1990), sono a sostegno della cultura rurale e delle relazioni sociali (Douglass,l.c.;Hamlin,l.c.;WalterandReisner,l.c.)cheilfareagricoltura comporta.

Un’altraprecisazionediAgricoltura sostenibile è quella della Società AmericanadiAgronomialaquale,neldefinirlaancheeco-compatibile ed ancora integrata,affermachetalemodellodiagricolturadeveessere:

ingradodifornireciboefibreperibisogniumani;•economicamentevalida;•capace di migliorare le risorse naturali dell’azienda agraria e la•qualitàcomplessivadell’ambiente;

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idoneaamigliorarelaqualitàdellavitadegliagricoltoriedell’intera•società.

UnaspecificazionepiùconcretadicosasipuòintendereperAgricoltura sostenibile è quella fornita da Lal et al. (1991), secondo i quali tale tipologia di agricoltura si dovrebbe basare sui seguenti tre capisaldi:

il mantenimento del trend di crescita della produttività pro-capite, 1. praticandoun’agricoltura:

a)sostenutadallaricercaapplicata; b) mirata alla riduzione dei costi di produzione. 2. Ilmiglioramentodellaqualitàdell’ambientemediante: a)l’utilizzodistrategiedigestionedelterrenoatteadevitareo

quantomenoadiminuireifenomenidelruscellamentodell’acqua piovanaedell’erosione; b)lariduzionedell’inputdiagrofarmaci; c)larazionalizzazionedell’impiegodifertilizzantieammendanti; d) la diminuzione della dipendenza dai carburanti fossili.

3. La tutela dell’integrità ecologica e della capacità produttiva dell’ambienteagricoloattraverso:a)lariduzionedeldegradodelterreno; b)ilrecuperodeiterrenidegradati; c)l’incrementodell’attivitàbiologicadelterreno.

3.Considerazionisull’Agricoltura sostenibile Perpraticarel’Agricoltura sostenibile bisogna perseguire dei percorsi

attentamente stabiliti, tali da consentire l’attuazione di sistemi colturaliin gradodi garantire l’instaurarsi di una fertilità della terra che perduriil più a lungo possibile. Primario ed indispensabile aspetto è quello della conoscenza molto approfondita non solo del territorio e delle sue risorse, maanchedelle tradizioniculturalidellagentecheviabita, ilchenonèsempreun’operazionecosìsemplice.Deveesseremoltochiaro,infatti,chein agricoltura la parola sostenibilità significa essenzialmente pianificare epraticareillavorodellaterra,inmodotalecheisuoiobiettivieisuoimetodinonsiscontrinoconlecaratteristichespecifichedell’ambiente,maanzi vadano il più possibile nella medesima direzione. In altre parole deve essere rispettata la “vocazionalità” del territorio. Per esempio, se in una

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determinata zona le condizioni del suolo, del clima e della biodiversità rendono più facile e promettente coltivare delle specie arboree da frutta piuttosto che i cereali, allora è bene privilegiare le prime, che nonimplicherannocostidiproduzioneelevatiedassicurerannounbuonraccolto,piuttostochepuntaresuisecondi,cheinvececomporterannol’applicazionediunaseriedipratichecolturaliedidifesadispendiose,senzapermetterediraggiungererisultatipiùpositivi.Riguardoallepraticheagricole,venesonodiversechesisonodimostratemoltoutili,comeperesempioquelladi far ricorso a forme di lavorazioni del terreno molto leggere (minimum tillage), consistenti in arature o comunque in azioni di disturbo del suolo eseguitemoltosuperficialmente.Ancorac’èdasegnalarelapraticadellecolture di copertura (cover crops), consistente nella presenza costante nei campicoltivatidiunacoperturavegetaleingrado,tral’altro,diassicurareunaprotezionecontrol’erosione,nelcasodiappezzamentipostiinpendio,grazieall’effetto tenuta prodotto dalle radici, e di frenare la lisciviazione dei nitrati, impedendone o almeno riducendone l’arrivo nelle faldeacquifere. Altra pratica è quella della messa in atto di adeguate rotazioni agrarie, strategia ampiamente conosciuta come favorente il miglioramento dellafertilitàdelterreno;ènotocomelaciclicaerazionalecoltivazionedispeciedipiantedifferenti,infatti,contribuiscaadaumentarel’apportodinutrientinelterreno,migliorandonelesueproprietàchimiche,interminidi pH, di elementi minerali (azoto, fosforo, potassio, ecc.) e di sostanza organica, tutti aspetti molto importanti, in quanto consentono di diminuire ilbisognodifertilizzantichimiciedialtriapportiesterni.A proposito delle pratiche di difesa dai parassiti, il ricorso agli

agrofarmaci si può diminuire e, in alcuni casi, addirittura eliminare,mettendo in opera una corretta lotta integrata, nella quale sia compresa anchequellabiologica.Ilprincipiobase,infatti,èinnanzituttoquellochemolti parassiti delle coltivazioni agricole possono essere ridotti facendo in modocheneicampisistabiliscanolecondizionipiùappropriateaffinchépossano insediarsi i loro predatori naturali. All’interno delle aziendeagricole devono essere predisposte piccole fasce incolte di territorio in grado di ospitare piante e animali di vario tipo e di far circolare tutte le speciebiologiche“amiche”dell’agricoltura.Inquestamaniera,vengonocreate delle condizioni tali da minimizzare il ricorso agli agrofarmaci, ricorso che avviene appunto nell’ottica della cosiddetta “protezioneintegrata”, equindi soltantonei casi estremamentenecessari; inoltre, la

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scelta dell’agrofarmaco viene effettuata tra quelli che salvaguardano lasalutedeiconsumatoriecheimpattanomenol’ambiente.Questatipologiadidifesadellecolturesicuramentecontribuisceall’ottenimentodienormiguadagni sia economici sia ecologici.Indefinitiva,l’adozionedellepratichecolturaliedidifesasopraindicate

edituttequellealtrechesonocompatibiliconl’Agricoltura sostenibile, permette in sostanza di favorire nelle aziende agricole quelle condizioni di ricchezzabiologicautiliamantenerepertempilunghilafertilitàdelsuolo,ilcontrollodeiparassiti,laprotezionedall’erosioneidricaedeolica,piùtuttaunaseriedialtrieffettiutiliperl’ambienteinsensolato.

- I modelli di Agricoltura sostenibile più praticatiLe numerose ed abbastanza differenti interpretazioni attribuite

all’Agricoltura sostenibile, precedentemente elencate, ne hanno fattonascere di conseguenza molteplici modelli, alcuni dei quali sono stati messi a punto, realizzati e continuano ad essere praticati nella stragrande maggioranza dei casi nelle nazioni caratterizzate da un tipo di agricoltura altamente sviluppata emeno inquelle conuno sviluppomedio; invece,neipaesiconun’agricolturanonsviluppata, soltanto inpochissimeareegliagricoltorisonostatimessiincondizionediattuarepraticheagricolesostenibili.Imodellichegeneralmentesonostati“piùgettonati”neipaesisviluppati sono stati essenzialmente due, denominati come Agricoltura integrata ed Agricoltura biologica,definizionequest’ultimatradotta“moltoliberamente” da quella inglese Organic farming, traducibile, invece, molto più correttamente in Agricoltura organica. Ambedue i modelli hannoin comune il fatto di essere orientati ad una specifica attenzione verso i mezzichimicidisintesi,maconunapprocciosostanzialmentedifferente;in particolare, l’Agricoltura integrata ha come idea di base quella diminimizzareerazionalizzareilricorsoatalimezzi,mentrel’Agricoltura biologica, nell’ambito della quale rientrano numerose tipologie,diversificateinfunzionedipresuppostichepossonoessereditiposcientificoe/o ideologici/filosofici (fig. 1), abbraccia una filosofia che ne prevedel’assolutorifiuto.Anchenell’UnioneEuropeaiduetipidiagricolturasonostati“incoraggiati”(economicamente),mediantel’inserimentonellaPAC(Politica Agraria Comunitaria) dei Regolamenti Comunitari n. 2078 e 2092, per cui attraverso la predisposizione di diversi disciplinari, gli agricoltori hannopotutosceglieresepraticarelaProduzione integrata oppure quella biologica. Ambedue spinti dagli obiettivi primari di adempiere alle esigenze

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primarie(dialimentipericonsumatori)edeconomiche(diredditopergliagricoltori), senza pregiudicare il “capitale ambiente”, patrimonio di tutti e risorsa per le future generazioni, i due modelli in realtà sono caratterizzati da livelli di effettiva sostenibilità alquanto differenti. Per entrambi i tipi di produzione è possibile effettuare alcune considerazioni. Relativamente all’Agricoltura biologica, se è vero che nelle aziende biologiche lecoltivazioni e gli allevamenti vengono condotti utilizzando il più possibile iprocessinaturalielefontienergeticherinnovabilidisponibiliinazienda,“modusoperandi”utileadannullarel’impattoambientaledovutoall’usodi sostanze chimiche di sintesi (agrofarmaci, concimiminerali, ormoniedantibiotici),inquantoassolutamentevietate,èaltrettantoverochetalemetodologia di produzione non è scevra da inconvenienti e pericoli. Gli inconvenientiprincipalisonocherispettoallaProduzione integrata:

il livello di produttività certamente più basso, in quanto tale tipo di produzioneagricolaèmoltopiùdipendentedalleavversitàbiotiche(insetti,funghipatogeni,malerbe,ecc.)edabiotiche(condizioniclimatiche);

il costo di produzione, e conseguentemente quello di vendita, sono sempre maggiori.

In relazione alla salubrità ed ai potenziali pericoli, poi, gli alimenti biologici sono in maggior misura sottoposti al rischio di contenere lemicotossine,sostanzeprodottedadiversespeciedifunghiappartenentiaigeneri Aspergillus, Fusarium e Penicillium in modo particolare, in grado di contaminare gli alimenti, entrando nella catena alimentare in senso lato, in quantolacontaminazionepuòavveniredirettamenteincampoe/odurantelaconservazioneelatrasformazione.Tralemicotossine,l’ocratossina,adesempio,puòinquinaredirettamenteilfrumento,ilriso,ilmais,learachidi,l’uvafrescaepassita,lafruttasecca,ilvino,lespezie,ilcaffè,ilcacao,edindirettamente il latte, il formaggio, le uova e la carne di maiale. La pericolosità dell’ocratossinaèstatasegnalataall’AgenziaInternazionaleperlaRicercasulCancro,chela indicacomepotenzialmentecangerogenaneiconfrontidell’essereumanoedimoltespeciedianimali;cisono,poi,altristudichelasegnalanoanchecomenefrotossica,teratogenaedimmunodepressiva.Visono,poi,altremicotossine,sempreprodottedafunghi,comeleaflatossine,le fumonisine, lo zearolenone e i tricoceteni, per le quali sono state accertate le possibilità di provocare effetti neurotossici, estrogenosimili, ed allergici.

Essendo in grado di intossicare gli alimenti già a quantità bassissime, l’attenzione nei riguardi del problemamicotossine è attualmentemolto

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elevata, tanto che l’Unione Europea, per esempio, ha stabilito comepericoloso per la salute umana un frumento che contenga più di soli5,00µg/kg(microgrammiperchilogrammodigranella)diocratossina.Lasaluteumana,quindi,puòesseremessaarischiodallemicotossine,

specialmente nelle produzioni realizzate senza un’adeguata protezione,ottenibile utilizzando razionalmente gli agrofarmaci, come appunto nel caso di quella biologica;talerischio,naturalmente,èenormementepiùgrandenei paesi sottosviluppati, nei quali la “maggior parte dei prodotti sono biologici”,proprioperchégliagrofarmacisonoraramentedisponibili.

Per quanto concerne gli alimenti conseguiti tramite la Produzione integrata, sono da considerarsi assolutamente più salubri e sicuri, in quanto nelle nazioni dove questa viene effettuata, tutti i passaggi della filiera “dal campo alla tavola” sono ormai attentamente controllati: in particolare, in Italia viene eseguito continuamente il monitoraggio dei residui di agrofarmaci negli alimenti sia da Istituzioni governative, quali il Ministero delleRisorseAgricoleeForestale,esiadastrutturepresentinell’ambitodella GDO (Grande Distribuzione Organizzata). Pertanto, il rischio da“pesticidi”, molto spesso annunciato in modo terroristico, negli alimenti provenienti da aziende che producono in “integrato” è assolutamente molto remoto!

4. Considerazioni conclusiveEssendo fin troppo ovvio che non esiste un unico modo di fare

Agricoltura sostenibile che possa essere considerato valido in tutto ilmondo,ècompitodell’agricoltoreevolutoesensibilequellodiadattare,con l’esperienza e con l’assistenza dei servizi tecnici, i risultati dellaricerca e della sperimentazione alla propria realtà aziendale. Il significato di Agricoltura sostenibilediventaalloraunpochinopiùchiarodalpuntodivistapragmatico,epuòessere ridottoalla regolachepercoltivare inmodo “intelligente” le piante è necessario rendere massimo il contributo dellanaturaeminimoquellodell’uomo.Esprimendo lo stessoconcettoconparolediverse,sipuòdirecheperfareun’Agricoltura sostenibile, cioè equilibrata, si devono minimizzare i costi (ambientali, economici, sociali, ecc.) e massimizzare le rese e la conservazione dell’ambiente, unicamaniera per assicurare una maggiore stabilità ed una maggiore sicurezza per gli agricoltori e per la produzione di alimenti e per la “globalità”.Se è vero, come è vero, che la globalizzazione e la liberalizzazione

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sempre più spinta dei mercati, tra cui appunto quelli dei prodotti agricoli, stanno ridisegnando la distribuzione internazionale della produzione agricola, risulta estremamente auspicabile e necessario che questo“restyling” avvenga sempre di più privilegiando l’idea di attuare, inaccordoconlepotenzialitàdelterritorio,untipodiagricolturacherisultiappunto sostenibile;ciòconsentirà,tral’altro,difronteggiarelesfidechevengono al settore agricolo dagli incrementi ormai “tangibili” del prezzo delpetrolioedellefontienergeticheaquestolegate.Inunoscenarioincuilapopolazionemondialehasuperatoi6bilioni,

e secondo le proiezioni delle Nazioni Unite è destinata a crescere fino a 8,9 bilioni di persone nel 2050, il problema della fame era e resta sicuramente molto preoccupante. La speranza che in questo lasso ditempo, la disponibilità di cibo arrivi ad aumentare è sicuramente legata anche e soprattutto alla ricerca scientifica, che dovrebbe secondomoltiscienziati ed economisti passare attraverso un approccio olistico, nel quale trovispazioancheunarivisitazionedellaRivoluzione verdechesappiafaretesoro dei suoi successi e al contempo riduca i livelli di negativo impatto ambientale ad essa certe volte correlati. A tal proposito, andrebbe meglio riconsideratalapossibilitàdell’usodell’ingegneriageneticainagricoltura,con la creazione di piante geneticamente modificate (OGM). Tali piante, però, sono state “mal presentate” al pubblico comune, in quanto sonostateaddottemotivazionipiù ideologicheemenoscientifiche; infatti, lepiantecosìottenutesonosolo il fruttodiunapiùmodernametodologiadi miglioramento genetico, sicuramente più veloce rispetto a quella conseguibile con i metodi tradizionali, consistenti nella selezione massale emediantegliincrociedireincroci.UnapiantaOGM,èbenesiachiaro,altro non è che una specie vegetale in cui sono stati introdotti alcuniframmentidiDNAprovenientidaaltrepianteattraversospecialitecnichedi laboratorio basate sulla ricombinazione genetica.Mediante l’utilizzodi queste tecnica innovativa, risulta possibile praticare un miglioramento geneticodellecolturedigranlungasuperioreaquellochesipuòottenerecon le tecniche tradizionali di selezione prima citate; in altre parole,le piante OGM possono garantire raccolti maggiori, perché con lamanipolazionedelloroDNAèpossibilepotenziareinparticolareanchelalorocapacitàdiresistereagliattacchideiparassiti,consentendoancheunariduzionedell’impiegodeipesticidi. In pratica, questa agricoltura definita “biotecnologica”(inEuropaèincorsodatempounaccesodibattitochesta

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portandonegliultimitempiun“affievolimento”deicontrariall’usodellepianteOGM), vienevista da una schiera numerosa di “veri scienziati”,come una continuazione naturale del progresso genetico ottenuto dalla Rivoluzione verde in grado di contribuire alla risoluzione del problema della famedelmondo,naturalmenteunavoltachesonostatedefinite“preciseregole” sulla sua effettiva sostenibilità, che consentano di annullare oalmenodiminimizzareirischiperl’ambienteeperlasalutedellepersone.Sulladiatriba“OGMsì,OGMno”,puòessereutilecitareMaxPlanck,ilqualeeradelparereche”Di radoun’importante innovazionescientificasi fa strada convincendo e convertendo gradualmente i suoi oppositori. Ciòcheaccadeèche,gradualmente,glioppositoriscompaionoelanuovagenerazionesifamiliarizzaconl’ideasindallanascita”(La filosofia della fisica).Un’ultimaconsiderazioneriguardainmodoparticolarelepotenzialità

di recupero dei paesi sottosviluppati, i quali per “arrivare” a forme di Agricoltura sostenibile, devono essere aiutati sotto l’aspetto tecnico-economico e socio-politico. Per quanto concerne il primo aspetto, gli aiuti devono arrivare soprattutto ai piccoli agricoltori delle zone rurali, specialmente dell’Africa, favorendo unaRivoluzione verde adattata alle esigenze di tali zone, previa verifiche eseguite in loco; tale visione, èin accordo con quanto affermato, nel vertice FAO tenutosi a Roma nel 2008,dall’ex segretariodelleNazioniUniteKofiAnnan.Relativamenteall’aspetto socio-politico, solo favorendo “l’ingresso” dei principi basedella democrazia ed in particolare dell’inclusione sociale, dell’aumentodell’occupazione, della ridistribuzione del reddito e dell’accesso allerisorsealimentaripuòessereconcretizzatal’Agricoltura sostenibile.

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Il miglioramento genetico delle produzioni vegetali

* Prof. Antonio Blanco

* Dipartimento di Biologia e Chimica agro-forestale e ambientale, sez. Genetica emiglioramento genetico, Università degli Studi di Bari.

IntroduzioneLa pratica dell’agricoltura e la selezione di piante “migliori” sono

attivitàesercitatedall’uomodamigliaiadianni.Permoltespecieagrarielaselezioneelepraticheagronomichehannoprodottoenormiincrementidellabiomassa, tali da soddisfare, almeno in alcune aree, la necessità di alimenti, dienergiaedialtriprodottiutiliall’uomo.L’aumentodellaproduttivitàè stato garantito, oltre chedallemigliorate tecniche agronomiche, dallemodificazioni nelle caratteristiche ereditarie delle piante indotte dalleprocedure inconsce o razionalmente fondate nel miglioramento genetico. Questoprocessoèresopossibiledalruolopreminenteesercitatodall’insiemedei geni (genotipo) di un individuo nel determinare il comportamento produttivo e dalla grande variabilità genetica esistente in natura.Ilmiglioramento genetico è unmezzo di progresso tecnico che può

veramente provocare nella produzione agricola e quindi nella redditività delleimpreseagricoleunsaltodiqualità.L’esempiopiùconosciutodellecapacità del miglioramento genetico di produrre cospicui effetti positivi èoffertodallacosiddetta“rivoluzioneverde”,chehaconsentito,comeèlargamente noto, notevoli progressi nelle agricolture di numerosi Paesi emergenti. È forsemenonoto il fattoche la rivoluzioneverdehafinoraraggiunto i suoi traguardi utilizzando soprattutto i prodotti del lavoro di miglioramento genetico, cioè selezionando e diffondendo in coltivazione varietà migliorate e più produttive delle vecchie varietà locali. D’altrocantoèdoveroso,aquestopunto,rammentarecheun’operazioneanalogaalla rivoluzione verde, per metodi, dimensioni e risultati, avvenne in Italia trail1915edil1935-40.Alloral’Italiaraggiunsel’autosufficienzanellaproduzione di frumento mediante varietà selezionate dal più grande genetista agrarioitaliano,NazarenoStrimpelli,alcunetuttoracoltivateancheinaltri

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Paesi, ed alle quali si fa ancora ricorso come capostipiti nei programmi di miglioramento genetico dei frumenti teneri e duri. Questi esempi sembranosufficientiperconvalidareilprincipioche,senzalacostituzionee la selezione di nuove varietà migliorate, non si possono conseguire solidi e significativi progressi nella produzione vegetale di particolare interesse perl’agricoltura.Allacompetitivitàdiunprodottoagricolo,unefficientee progressivo lavoro di miglioramento genetico contribuisce in quanto costa poco incorporare definitivamente nel patrimonio genetico nuove caratteristiche,superioriaquellepresentatedalleprecedentivarietà,enoncosta nulla perpetuare per via genetica i miglioramenti acquisiti. Ilmiglioramentogenetico,ovverol’evoluzionecontrollatanellepiante

coltivate,comel’evoluzionenaturale,sibasasuduefasifondamentali:larealizzazionedivariabilitàgeneticaelaselezione.Un’adeguatavariabilitàgenetica,presuppostofondamentalediogniprocessoselettivo,puòesserepresente in popolazioni naturali presenti in una determinata area o in popolazioni introdotte da ambienti diversi, oppurepuò essere realizzataartificialmente attraverso l’incrocio tra individui appartenenti alla stessaspecieospeciedifferentiaffini,oconl’induzionedimutazioniartificiali.Losviluppodellepiùmodernetecnologiehafornito,masoprattuttopotràfornire, un notevole apporto in tale settore: basti pensare alle possibilità offertedall’ibridazionetraspecielontane,nonrealizzabileconletecnologietradizionali, alla trasformazione genetica, o allo strumento della variazione somaclonale.Qualunquesial’originedellavariabilitàgenetica,ilprocessoselettivoha

lo scopo di aumentare la frequenza dei geni favorevoli e, quando realizzato con specifici sistemi di riproduzione, di fissare i caratteri desiderati in linee pure. Secondo una terminologia oggi adottata, si intendono come convenzionali i procedimenti selettivi applicati direttamente alla pianta o eventualmente al seme, e non convenzionali quelli attuati a livello cellulare emolecolare.Viècomunquedarilevarecheunaclassificazioneinterminidi convenzionalità è aleatoria e mutevole in funzione delle acquisizioni metodologiche.

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Obiettivi del miglioramento genetico vegetaleGli obiettivi del miglioramento genetico delle produzioni vegetali

sono generalmente formulati in termini di caratteristiche morfologicheo funzionali. La maggior parte di tali caratteri sono a base genetica complessa o poco definiti dal punto di vista biochimico e fisiologico.Questa discrepanza tra il livello di complessità degli obiettivi è attualmente ilmaggioreostacoloall’utilizzazionedellemoderne tecnologie in tutti iprogrammi di miglioramento. L’incremento della potenzialità produttiva è ovviamente l’obiettivo

principale del miglioramento vegetale. I grandi progressi ottenuti in molte specieagrarieindicanocheperquestocarattereesisteun’ampiavariabilitàgenetica che può essere sfruttata dalmiglioratore. Il carattere, tuttavia,è complesso e viene ereditato inmodo quantitativo, indicazione che lavariabilità esistente è controllata da numerosi fattori genetici, ciascuno con ridotti effetti fenotipici.Solo inpochi casi sono stati individuati singoligeni con rilevanti effetti sulla produttività, quali, ad esempio, i geni per la bassataglianeifrumenti.Anchequandolaproduttivitàvienescompostainsingolecomponentimorfologichee/ofisiologiche,icaratteririsultantisono a base genetica complessa.Da notare che spesso la produttività èdeterminata dall’interazione dei vari componenti elementari più chedall’efficienza di ogni singolo fattore. Tali informazioni, comunque,mettonoinevidenzaipossibilifattorilimitantilaproduzione,chepossonoessere diversi da genotipo a varietà a varietà, a seconda delle condizioni ambientali, e consentono di orientare il giudizio del miglioratore sulle più importanticaratteristiche.

Frequentemente sono ardue e difficili le condizioni ambientali di allevamentodellepianteperlairregolaritàdellecondizioniclimatiche,per

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la cattiva distribuzione della piovosità annuale, per la scarsa disponibilità di acque per irrigazione. Stress fisiologici indotti da carenza di acqua, basse o alte temperature, sali e ioni tossici possono causare gravi perdite produttive e limitano il diffondersi delle colture nelle aree meno favorevoli. I maggiori ostacoli al miglioramento delle piante agrarie per la resistenza o la tolleranza agli stress derivano dalla limitata conoscenza dei meccanismi dibasecheinduconoildannoechedeterminanolaresistenza,dallescarseconoscenze sulla base genetica delle resistenze, dalla mancanza di adeguate tecniche di analisi basate non solo sulla produzione a posteriorima suparametri precoci direttamente o indirettamente legati alla resistenza. Di conseguenza,l’obiettivogeneralepertuttelecoltureèlaselezionedivarietàdotate di adattabilità all’ambiente, e nel contempo dotate di stabilità e di costanza di rendimento, nonostante il variare delle condizioni ambientali. Naturalmente, le nuove varietà devono possedere caratteristiche tali darendernel’allevamentononinquinantedell’ambiente;ciòèraggiuntonellamisuraincuiessenonrichiedonoapplicazionidiantiparassitari,inquantoincorporino resistenze genetiche a parassiti vegetali e animali, ovveroperché in grado di utilizzare bene e tempestivamente le applicazioni difertilizzanticosìdaridurreleperditeperdilavamento.Levarietà,inoltre,devono possedere fasi e durata del ciclo vegetativo capaci di massimizzare laproduttività,edessereidoneeasfruttaremeglioletecnicheagronomichemoderne, dalla meccanizzazione all’allevamento in ambiente protetto,dallaconcimazioneall’irrigazione.

Una significativa quota della produzione agraria è persa ogni anno a causadimalattieindottedavirus,batteriefunghioperl’azionediparassiti(insetti, nematodi). Uno dei modi più specifici e meno costosi di ridurre questeperditeèl’usodi varietà resistenti. In natura esistono specie con resistenze assolute contro determinati patogeni, come anche varietàresistentiall’internodispeciesuscettibili.

Per tutte le colture è importante il miglioramento qualitativo e tecnologico,cioèdelcontenutoinsostanzedeterminantilecaratteristichenutrizionali ed organolettiche e dell’idoneità alla conservazione etrasformazione industriale secondo le più moderne tecnologie. È questo un obiettivo di primaria importanza per la standardizzazione e qualificazione merceologica delle produzioni vegetali, con particolare riguardo ai prodotti ortofrutticoliedallalorocompetitivitàanchesuimercatiinternazionali.Lacostituzione, inoltre, di varietà a diversa epoca di maturazione delle piante

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da orto e da frutto, suscettibili di trasformazione industriale, consente un più lungo periodo di utilizzazione ed accresce quindi la convenienza economica delle industrie conserviere. Il miglioramento per la qualità è particolarmenteimportanteperleproteinedicerealieleguminosechesonocarenti in alcuni aminoacidi essenziali per la nutrizione umana e animale. Importante è anche la composizione dell’olio nelle piante oleaginose.Nel caso di cereali e leguminose sono stati fatti notevoli progressi sulla conoscenza a livello molecolare della struttura delle proteine di riserva, tali daoffrireinprospettivaapplicazionibiotecnologiche.Nelfrumentosonostati identificati alcuni componenti delle proteine di riserva importanti per la qualità panificatoria.

Per conseguire questi obiettivi sono necessarie analisi da condurre se-condoprotocollieschemiappropriati,checonsentanodiraccoglierein-formazioni,peresempio,sull’ampiezzaenaturadellavariabilitàgenetica,sullabasegenetica,sultipopredominantediazionigenichecaratterizzantitalevariabilità(additivo,didominanza,d’interazioneinterallelica),sull’in-terazionegenotipoxambiente,sullecorrelazionifracaratteri,sull’associa-zione genica, sul sistema di riproduzione, sul grado di eterozigosi delle popolazioni,sull’entitàdeifenomenidieterosi,sull’attitudinecombinato-ria,sullamaschiosterilitàesullaristorazionedellafertilità,sullebasigene-tiche e citoplasmatichedell’incompatibilità, sull’efficienza fotosintetica,sull’identificazionedelleregionicromosomichecoinvoltenelcontrollodi

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caratteristiche utili, sull’induzione e selezionedimutazioni vantaggioseecc. In sintesi, l’obiettivoultimodelmiglioramentogeneticovegetale èdicostituirevarietàcherappresentino,rispettoaquelleincoltura,unpro-gresso inunaopiùcaratteristiche,ovviamentemantenendo,per lealtrecaratteristichediimportanzaagronomica,illivelloraggiuntodallevarietàpiù diffuse e apprezzate.

Programmi di miglioramento genetico Le tecnologie moderne del miglioramento delle produzioni vegetali

derivano essenzialmente dalla genetica, cioè dalla conoscenza dei meccanismicheregolanolatrasmissioneereditariadicaratterisempliciecomplessi.Tuttavia,datocheilsuccessodeiprogrammidimiglioramentodipende dall’identificazione di quei caratteri che possono rivelarsi utilinel conferire elevate produzioni, tolleranze a stress ambientali, resistenze all’attacco di agenti patogeni e insetti, valore nutrizionale ecc., sononecessarieancheleconoscenzechederivanodallafisiologia,dallapatologiaedallabiochimica.

In termini generali il miglioramento genetico prevede tre fondamentali attività:

identificazione degli obiettivi di miglioramento, 1. la manipolazione della variabilità genetica, 2. la valutazione dei nuovi genotipi ottenuti.3.

L’obiettivo finale dei programmi di miglioramento è ovviamentel’ottenimentodipopolazionipiùproduttiveodimaggiorvaloreeconomico;la selezione diretta per i caratteri desiderati è stata per grandissima parte responsabiledeimiglioramentifinoraottenuti.Tuttaviaèevidentechelaproduttività di un individuo risulta dall’interazione di numerosi fattori,qualiadesempiol’elevatapotenzialitàproduttiva,laresistenzaapatogeniestressambientali, l’elevatovalorenutrizionaledelprodotto, ilciclodisviluppo, ecc. Ciascuno di questi fattori può essere considerato comeobiettivo del miglioramento ed utilizzato come componente importante nella definizione di un ideotipo ottimale. Di conseguenza la capacità di individuare e definire nel modo più preciso ed oggettivo possibile i caratteri componenti della “produzione” rappresenta la condizione essenziale per un effettivo miglioramento.

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L’esistenza e la possibilità di manipolare la variabilità geneticapermettono la selezione di individui superiori. La variabilità risiede nellapresenzainindividuidellastessaspeciedivariantigeniche(alleli)differenti in una parte più o meno rilevante delle decine di migliaia di geni checostituisconoilgenomadiunapianta.Letecnologiedelmiglioramentogenetico essenzialmente consistono nella realizzazione di numerosissime combinazioni geniche e nella individuazione delle combinazioni piùfavorevoli. Di conseguenza le metodologie di miglioramento genetico prevedono:

il reperimento di variabilità genetica per caratteri utili,1. l’introduzionediquesticaratterimedianteincrocionellevarietào2. popolazioni preesistenti,la selezione degli individui migliori nelle progenie. 3.

Le metodologie tradizionali per la produzione di variabilità genetica sono basate sugli incroci tra differenti varietà nuove o primitive della stessa specie, o su incroci tra individui appartenenti a specie differenti ma correlate. Mediante le procedure della genetica quantitativa è possibile prevedere la composizione genetica della progenie in modo da ottimizzare la scelta dei genitori e massimizzare la frequenza di alleli utili nelle progenie. Quando la variabilità naturale è giudicata insufficiente per il raggiungimento di determinati obiettivi è possibile indurre nuova variabilità mediantemutagenesichimicaofisica,omediantelavariazionesomaclonale(variabilità genetica originatasi in colture di cellule o tessuti vegetali). Comunque la variabilità genetica prodotta con queste ultime metodologie è essenzialmente casuale e solo raramente vengono prodotte variazioni utili. Ne consegue la necessità di impegnativi programmi di selezione per

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l’identificazionediindividuidotatidicaratteristichesuperiori.L’utilizzazionedellavariabilitàgeneticaesistente innaturaè limitata

dalla presenza di barriere che impediscono l’incrocio tra individui dispeciediverse.Ilsuperamentoditalilimiti,comeanchelapossibilitàdicontrollareifenomenidiincompatibilitàsessualeall’internodiindividuidella stessa specie, potrebbe permettere il trasferimento di un qualsiasi carattere in una specie agraria in quanto spesso caratteri utili sono presenti solo in alcune specie e non in altre. Inoltre, la possibilità di modificare in modo semplice il sistema di riproduzione di una specie (autofecondazione o incrocio) potrebbe permettere l’applicazione di differenti approccimetodologici di miglioramento.Un importante fattore per l’efficiente utilizzazione della variabilità

genetica è la possibilità di identificare e selezionare i genotipi utili all’internodelleprogenie.Taleprocessoèdeterminato:

dalla frequenza dei genotipi vantaggiosi e, quindi, dalla necessità di 1. realizzare e selezionare in popolazioni numerose, in particolare per caratteri complessi,dal grado di espressione del carattere desiderato nella progenie,2. dallavelocitàdellaselezione,inparticolareperqueicaratterichesi3. manifestano in particolari stadi del ciclo di sviluppo della pianta.

Quando il carattere selezionato è la produttività, la selezione è operata a posteriori e non sussistono difficoltà di realizzazione. In molti casi, tuttavia, la selezione per il carattere desiderato, come ad esempio la selezione per resistenzaapatogenioastressambientaliopercomponentimorfologichee fisiologiche, richiede analisi accurate che limitano la possibilità diutilizzare popolazioni molto numerose. La valutazione in pieno campo degli individui selezionati costituisce la terza tappa fondamentale del miglioramento genetico. A questo proposito si deve rilevare come lo spazio, il tempoel’attrezzaturanecessariperquestaattivitàpossonolimitareledimensioni dei programmi di miglioramento.

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Metodologie convenzionali di selezioneLa strategia generale della fase di selezione in un intervento di

miglioramentogeneticoèriferitanelloschemaseguente.

Laselezionepuòessereapplicataallavariabilitàpresenteinpopolazioninaturali o artificiali allo scopo di ottenere, dopo uno o più cicli selettivi, popolazioni migliorate da utilizzarsi in coltura come tali (varietà in equilibrio a libera fecondazione in specie allogame) ovvero come materiale di base perl’estrazione,attraversounprocessodiselezione,dilineepure.Questeultime, ottenibili anche direttamente dalle popolazioni iniziali possonoessere direttamente utilizzate come varietà (varietà monolinea e varietà multilinee in specie autogame) o come linee parentali di varietà ibride (ibridi semplici o multipli in piante allogame o autogame) o di varietà sintetiche(pianteallogame).L’aspettochedifferenzialeproceduredicostituzionedilineeparentali

da quello delle varietà omozigoti riguarda essenzialmente la necessità di considerarenelprimocaso l’attitudinealla combinazione.Per le speciein cui la propagazione vegetativa risulti economicamente conveniente o indispensabile (piante arboree, ornamentali, floricole, orticole) laselezione, applicata a popolazioni naturali, artificiali o migliorate, consiste

SCHEMA GENERALE DEI PROGRAMMI DI SELEZIONE

Selezione

Selezione Autofecondazione

e selezione

Incrocio

Popolazioni naturali

o artificiali

Popolazioni migliorate

Cloni Linee pure Varietà ibride

Linee parentali

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essenzialmente nell’ottenimento di cloni in seguito a moltiplicazionevegetativa degli individui migliori.

Gli obiettivi della selezione possono essere riferiti al breve termine quando il lavoro tende alla costituzione di varietà a libera fecondazione, oppure al medio-lungo termine quando si vogliono sviluppare popolazioni da cui selezionare linee pure. I due tipi di intervento differiscono essenzialmente per quanto riguarda la composizione della popolazione di base e i criteri di selezione. Nel primo caso, infatti, l’esigenza didisporre di varietà agronomicamente valide in tempi brevi, la selezione tende a privilegiare la scelta di materiale di base, locale o introdotto, caratterizzatodabuonaadattabilitàall’ambienteeuniformitàfenotipica,aspetti da considerare sempre in relazione alle esigenze agronomiche,di mercato, e alle normative della legislazione sementiera. Nel secondo casoilprogrammatendealmantenimentodiun’elevatavariabilitàentrolapopolazioneinmododafavorirelaricombinazione;inquestocasolepopolazionidibasepossonoincluderematerialeesoticoconcaratteristichefavorevoli,anchesescarsamenteadattatoall’ambiente.

Le procedure di selezione ricorrente possono essere basate sulla valutazione di singoli individui (selezione massale o fenotipica) o di famiglie; in quest’ultimo caso un ciclo di selezione comprende a) laformazione delle famiglie, b) la loro valutazione e selezione delle migliori ec)l’interincrociodellapopolazionemigliorata.

La scelta del metodo di selezione rappresenta un momento rilevante nelladefinizionediunpianodimiglioramentogeneticodellepopolazioni;gli aspetti da considerare al riguardo sono molteplici ed implicano considerazioni di tipo teorico e pratico. Un primo criterio di scelta riguarda il tipo di varietà cui si vuole pervenire: ad esempio, se la popolazione migliorata dovrà essere utilizzata per l’estrazione di lineepure da utilizzarsi direttamente in coltura (specie autogame) risultano più appropriati i metodi basati sulla valutazione di famiglie autofecondate, mentre sono da preferirsi i metodi di miglioramento interpopolazione quandol’obiettivoultimodelprogrammaèrappresentatodall’ottenimentodi ibridi. Un secondo aspetto è rappresentato dal sistema riproduttivo della specie (autogamia, allogamia, propagazionevegetativa) che incide sullafacilità con cui si possono effettuare gli incroci, le autofecondazioni o la clonazione degli individui in selezione, e di conseguenza sui costi di realizzazionedellediverseprocedure.L’originee lecaratteristichedella

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popolazione rappresentano un terzo aspetto da considerare nella scelta della procedura: in molte varietà locali di piante allogame, non sottoposte in precedenza a intensa selezione, risulta relativamente elevata la presenza di caratteri sfavorevoli dal punto di vista agronomico, e di conseguenza divieneproblematicalaloroutilizzazioneperl’estrazionedilineepure.Intali casi è preferibile, almeno come approccio preliminare, la realizzazione di alcuni cicli di selezione basati sulla valutazione di progenie autofecondate allo scopo di eliminare i caratteri negativi.

Le biotecnologie e il miglioramento delle produzioni vegetaliL’efficienzadelleprocedureclassichedelmiglioramentogeneticopuò

essere potenziata attraverso l’applicazione delle moderne biotecnologiemolecolariecellulari.Esempirilevantiriguardanol’efficienzaerapiditàdella selezione conseguibile con l’ausilio deimarcatorimolecolari, e iltrasferimento diretto di geni utili nelle varietà esistenti.

In molti programmi di miglioramento il fattore limitante è rappresentato dalla necessità di analizzare popolazioni molto numerose per la presenza di uno o più caratteri. Spesso l’espressione di un determinato carattereè fortemente influenzata nelle popolazioni segreganti dal “backgroundgenetico”edall’ambiente.Lebiotecnologieavanzateinalcunicasipossonoessere di valido ausilio. Ad esempio, in programmi di miglioramento genetico per la resistenza a patogeni, la suscettibilità o resistenza a virus, batteri o funghi,puòesserevalutatanonmedianteaccertamentovisivodeisintomi,maconl’usodimarcatoricapacidirilevarelapresenzadelpatogenoanchealivellimoltobassi.Recentementeèstatopropostol’usodipolimorfismia livello di DNA come possibilità di accelerare il lavoro di selezione. Il sistema si basa sulla possibilità di sviluppare marcatori molecolari capaci di rilevare variazioni tra genotipi a siti noti del genoma. In altri termini questoapprocciopuòfornireunaquasiinfinitaseriedimarcatorigeneticie quindi permettere, in popolazioni segreganti, di seguire geni particolari non in base alla loro espressione, ma in quanto associati con specifici marcatorimolecolari.Inlineadiprincipioilmetodopuòesseredielevatovalore predittivo riguardo alla composizione genetica di una popolazione segreganteepuòessereapplicatoastadimoltoprecoci. Il limiteattualeconsistenelfattochelagranpartedeicaratteririlevantilaproduzioneèabasegenetica complessa e quindi devono essere identificati numerosi marcatori molecolariassociaticontuttiigenicoinvoltinell’espressionedelcarattere

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da selezionare. Il miglioramento vegetale mediante le biotecnologie molecolari dipende essenzialmente dalla possibilità di identificare ed isolare geni utili da introdurre in nuove varietà. Dalla considerazione del ruolo centraledell’azionedeigenineldeterminismodellaproduttivitàagraria,emergel’interessedel“miglioratore”neiconfrontidiquellebiotecnologie,comel’ingegneriageneticaelecolturecellulari,chehannocomeobiettivolo studio della struttura e funzione del gene. Da ricordare, comunque, che le biotecnologie possono utilmente inserirsi nei programmi classicidimiglioramento genetico con proficui risultatimanon sostituirli; anzilo sviluppo e il perfezionamento dei programmi convenzionali potranno contribuire a una più corretta applicazione delle biotecnologie.L’obiettivoprincipaledelletecnologiebasatesul‘DNAricombinante’

è l’isolamento dei geni, la determinazione della loro struttura,l’identificazionedelle regioni diDNAchene controllano l’espressione,lamodificazionedelgenee l’introduzionedelgenenativoomodificatonel suo “background” naturale o in un altro organismo per indurremodificazionifunzionaliomorfologiche.Latecnicadeltrasferimentodeigeni,omegliodellaricombinazionedelDNAnellacellulavegetale,hagiàportato a straordinari successi nel campo della patologia e della biologia molecolare.Semplificando,ilmetodoconsistenell’isolamentodiungeneda una cellula e nel suo trasferimento permanente ad un’altra. Il genedesiderato,cioèilDNAricombinante,puòessereintrodottodirettamente,comemolecoladiDNA,oppureutilizzare,comevettore,un’altramolecoladi DNA virale o batterico o plasmidico. Per esempio, il noto batterio Agrobacterium tumefaciens, agente delle galle del colletto delle piante, è attualmente utilizzato per il trasferimento di geni utili in molte specie dicotiledoni. Molte specie sono state attualmente trasformate e coltivate in ampie regioni del Canada, USA, Argentina, Cina. I caratteri considerati riguardano principalmente la resistenza agli insetti, la resistenza agli erbicidi, la resistenza a malattie fungine e virali, le proprietà qualitative (contenuto in carotenoidi, composizione degli acidi grassi).Anche se non strettamente derivate dalle tecniche dell’ingegneria

genetica, altre tecnologie cellulari possono essere importanti nel miglioramento vegetale. La coltura in vitro di singole cellule presuppone che queste abbiano la capacità di rigenerare piante complete.La primafase è rappresentata dal ‘dedifferenziamento’ delle cellule dell’espiantocon produzione di callo; quindi, la coltura di cellule in sospensione da

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questo ottenute, possono essere utilizzate direttamente per la mutagenesi, l’ibridazione somatica e il trasferimento di geni. In particolare, lapossibilità di coltivare in vitro cellule singole permette in alcune specie la produzione in laboratorio di piante tutte uguali e la loro moltiplicazione (micropropagazione). Piante aploidi, che compaiono naturalmente inpiccola percentuale nelle popolazioni, si possono ottenere in vitro da colture di antere. È poi facile, su tali piante, applicare trattamenti mutageni oppure provocare il raddoppio dei cromosomi ottenendo così delle linee pure.Nonc’èdubbiochelapossibilitàdisuperarelebarriereinterspecificheel’inserimentodigenimediantetrasformazioneoffrononotevolipossibilitàalmiglioramento.Tuttavia le tecnichepresentanoattualmentedei limiti,quali, ad esempio, la difficoltà di rigenerare piante da ibridi somatici interspecifici.Nelcasodellatrasformazione,invece,l’Agrobacterium non èfacilmenteutilizzabileintuttelespecie,mentreletecnichediinserimentoconDNAnudosonoostacolatedall’impossibilitàdirigenerareinmolticasil’individuoadulto.Occorrericordare,inoltre,checonlatrasformazioneèpossibileinseriresologenisingoliequindil’utilitàdelsistemaèconfinatasolo a quei caratteri a base genetica semplice.

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La difesa delle colture tropicali e subtropicali

* Prof. Fedele Casulli

* Docente di Patologia vegetale, Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Bari.

Importanza delle colture tropicaliSi calcola che delle oltre 3.000 specie di piante utilizzate per

l’alimentazione, circa 300 sono diffusamente coltivate e solo 150 sonocommercializzate a livellomondiale;ma quelle che realmente sfamanol’umanitàsonoappenaunaquindicinadispeciedicui5cereali(riso,grano,mais, sorgo e orzo), 3 piante da tubero (batata, cassava e patata), 3 legumi (fagiolo,soiaearachide),2pianteaportamentoarboreo(coccoebanano)e2piantedazucchero(cannaebarbabietola).Daquestosinteticoquadroapparechiaroche,adeccezionedellabarbabietola,tuttelealtresonopiantetropicali o subtropicali. Èevidentequindiilruolochequestecolturehannoper l’alimentazione della popolazione mondiale e conseguentementel’importanza economica, e spesso strategica, che esse assumono. Se adesse si uniscono altre colture industriali, ma tipicamente tropicali, come il caffè, il cacao, il cotone, il caoutchouelepalme,apparechiaroquantosiaimportantel’agricolturaneiPaesitropicaliossiainquellafasciacompresafra il tropico del Cancro (23° 27° lat. Nord) e quello del Capricorno (23° 27° lat. Sud).Siccomenellafasciatropicalelalunghezzadelgiorno,laradiazionee

la temperatura sono alquanto costanti (la temperatura non scende mai al di sotto di 18°C), le piante sono sempreverdi, vegetano in continuazione e si possonoaverepiùcicliproduttiviall’anno.Tuttociòfacilitalosviluppodeidiversi parassiti (insetti, acari, nematodi, fanerogame) ed agenti patogeni (funghi, batteri, virus) delle colture le cui produzioni possono essereseriamentedanneggiatesiadalpuntodivistaquantitativochequalitativo.Perquesto, si sonosviluppatidei sistemiagricolichemiranoa limitareil più possibile tali perdite come per es. taglia e brucia (slash and burn), l’agricoltura errante (shifting cultivation) o la sommersione delle terre (paddy rice colture).Anchenel“sistemaagricolotradizionale”–oltreche

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rispettosodell’ambienteeconunoscarsoimpattoambientale– le malattie hannoun’incidenzaegravitàalquantocontenuta.Ovesihannoimaggioridanni fitopatologici è nel sistema agricolo di tipo industriale ossia nelle piantagioni estensive ed intensive praticate da grandi aziende ove spesso si adotta la monocoltura con una spiccata omogeneità genetica e senza lasciare riposare il terreno.

Importanza delle malattieLamalattiaèunareazionedellapiantaadagentibioticioabioticiche

agiscono su di essa per un certo tempo e in un determinato ambiente. Dettareazioneportaalladeviazioneoall’alterazionediunoopiùprocessifisiologicidallefunzioninormalidellapiantaepertantoall’incapacitàdidare un prodotto soddisfacente. Dal punto di vista prettamente agricolo, una pianta è considerata ammalata quando codeste alterazioni o deviazioni dai processinormali,portanoadelleperditeeconomiche.Talvoltapotrebberoessercidellepianteche,purammalate(segalecornuta,arbustiotulipanivirosati, ecc.), non sono considerate tali perché acquisiscono pregevolicaratteristiche richieste dalmercato (screziatura, nanismo, eziolamento,variegatura, ecc.). Lemalattiesipossonodividereinduegrandigruppi:quellechehannouno

sviluppoad“interessecomposto”echecausanoepidemie– i cui patogeni sonocaratterizzatidall’averenumerosiciclienumerosipropagulidiffusidalvento–equellechehannounosviluppoad“interessesemplice”– i cuipatogenisonocaratterizzatidall’avereunoopochicicliedipropaguli,sebbenenumerosi,diffusidall’acqua.Questeultimemalattiehannounosviluppo lento nel tempo e difficilmente causano epidemie.Lemalattiesonostatesempretemutedall’uomosindai tempibiblici

(vedi:IRe,8,37-39).Ancheaitempideiromani(700a.C.),ondescongiurarele temute epidemie delle ruggini dei cereali, nella seconda decade di aprile, si svolgevano le “rubigalie”, ossia delle feste e riti propiziatori in onore della dea Rubigo.Alcune malattie hanno cambiato il corso della storia. Per esempio,

nel 1722 le truppe dello Zar Pietro il Grande fallirono l’attacco aCostantinopoliacausadiunamoriadeisoldatiprovocatadall’ergotismoossia dall’ingestione di cereali infetti da Claviceps purpurea. Questa malattiahaavutoricorrentiimpattidisastrosisullepopolazionigiàdal994aLimoges (Francia) ove provocò unmigliaio di vittime.Altremalattie

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hanno avuto un rilevante impatto sociale come per es. l’epidemia daPhytophthora infestans (peronospora della patata) in Irlanda (nel 1840-45) con 250.000 morti, 250.000 persone ammalate ed oltre 1.600.000 emigrati. Qualchealtramalattia,invece,hacambiatogliusiecostumidiunpopolocomeperes.l’Hemileia vastatrix (rugginedelcaffè)chenel1874distrussetuttelepiantagionidicaffènell’isoladiSriLanka(exCeylon)inducendogli inglesi ad optare per il tè. In Brasile, notevolissimi danni economici con risvolti sociali sono stati provocati dal patogeno Microcyclus ulei – agente della “malattia fogliare americana” dell’albero della gomma – il qualedopoil1920hadistruttomigliaiadiettaridiHevea brasiliensis impiantati daiportoghesiinAmazzonia,dicui3.200hadallasola“FordMotorCo”.Perfortunaperò,laproduzionemondialedicaoutchounonsubìvariazioniperché l’ingleseWickham, nel 1876, con uno stratagemma, trafugò deisemicheseminatiaKew,vicinoLondra,servironoperportare leprimepiante di Hevea in Malesia.

Mentre sino alla fine del 1800 i maggiori danni alle colture sono stati provocatidapatogenichecausanoepidemie(peronosporadellapatatanel1840 in Irlanda, oidio della vite nel 1850 in Francia, ruggine del caffè a Ceylonnel1874,peronosporadellavitenel1880-90inFranciaeNord-Italia),dall’iniziodelXIXsecolo,anchemalattieadecorso tipicamentead “interesse semplice” – come i patogeni terricoli, le batteriosi e le virosi –hannocausatonotevolidannieconomicisoprattuttonelleareetropicaliesubtropicali. Per esempio, dopo il 1933, la bananicoltura è stata decimata dal“MaldiPanama”,lepiantagionidicannadazuccherodal“Mosaico”e le piantagioni di datteri, in Marocco, dal “Bayoud”. In Brasile, la“tristezza”hacausatolamortedioltre6milioni(75%)dipiantediArancioedinGhanailvirusCSSVhadistruttooltre100milionipiantediCacao.

Problemi fitopatologici nelle aree tropicali e subtropicaliNelle aree tropicali, i problemi fitopatologici sono iniziati quando si

èpassatidaun’agricoltura tradizionaleaquelladi tipo industrialeossia“di piantagione” caratterizzata dalla monocoltura ed omogeneità genetica. Questi fattori, unitamente al clima costante di questi ambienti, agli ospiti sempre presenti, ai patogeni sempre attivi e gli accresciuti scambi commercialievelocitàdeimezziditrasporto,hannofavoritolosviluppoe la diffusione delle malattie. Queste, hanno una rilevanza maggioresoprattuttosullepiantepotenzialmentepiùproduttive.Oltrecheun’azione

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diretta,ipatogenispessohannodeglieffettiindirettiesponendogliospitiad altri agenti secondari oppure, causando defogliazione, esponendo i frutti all’insolazione.

Nelle aree in questione, spesso è difficile intervenire tempestivamente ed efficacemente nella protezione delle colture a causa di alcuni fattori come per esempio la scarsità o l’eccesso di acqua. Questa, oltre afavorire numerosi patogeni (Phytophthora spp., Septoria spp., agenti di “peronospora” nonché antracnosi e batteriosi), può causare erosione edilavamentodelterreno,crearedifficoltàneitrattamentiol’allontanamentodelprodottodopol’applicazionespeciesepolverulentoononsistemico.Inoltre,puòpresentareunelevatogradodisalinitàoesseresporca.Intalcasopuòintasaregliugelli,sporcarelederrateeridurrel’efficaciadialcuniprincipi attivi. Anche il vento, alquanto frequente in queste aree, specie dalla tarda

mattinata,puòdeterminaredifficoltàneitrattamenti,effettoderiva,ferite,abrasioni e talvolta danni materiali. Notevoliproblemidicaratterefitopatologicosihannoanchenelpost

raccolta. Infatti, l’elevata temperatura ed umidità ambientale rendonodifficilelaconservazionedeifruttiche,essendospessoalquantosucculentie zuccherini, facilmente vanno incontro a marciumi da Penicillium, Aspergillus, Botrytis ecc.Inoltre,l’elevataumiditàopiovositàspessorendedifficilelacompleta

disidratazione di alcune derrate – come cereali, arachidi, cotone, fruttasecca ecc. – e precaria la loro conservazione nei silos o nei magazzini.

La prima strategia da adottare, in questi ambienti –datoancheilsistemadi coltivazione –èquelladiritardareilpiùpossibilel’introduzionediunpatogeno. Per esempio, la “ruggine del caffè” giunta in Brasile nel 1970 non è stata così devastante come 100 anni prima aCeylon. Ciò graziealle accresciute conoscenze patologiche, fitoiatriche, genetiche ecc. È importante anche importare piccole quantità e da Paesi o vivai ove siapplicano severe misure fitosanitarie. Molta attenzione va posta nella purezza e sanità dei semi e del materiale di moltiplicazione che deveessere sempre accompagnato da appositi certificati fitosanitari. Un altro punto alquanto critico nella diffusione dei patogeni, soprattutto vascolari, è rappresentato dalla moltiplicazione vegetativa (polloni, talee, rizomi) di alcunespeciecomep.es.ilbanano,lacannadazuccherolacassava,palmada dattero, ecc. oppure, come nelle colture poliennali, la fase di raccolta

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(canna da zucchero) o di diradamento ed eliminazione delle piante chehannogiàfruttificato(banano).

ConclusioniDa quanto innanzi esposto, si evince chiaramente che mentre nelle

zone temperate, l’alternanza delle stagioni, i ridotti cicli produttivi eil riposo vegetativo delle piante limitano fortemente l’incidenza e laseverità delle malattie, nelle aree tropicali ci sono tutte le condizioni per uno sviluppo costante dei patogeni. Inoltre, ci sono serie difficoltà per il loro contenimento dovute alle difficili condizioni ambientali (frequenti ed elevate precipitazioni, eccessiva ventosità, elevata umidità e temperatura, scarsitàdiserviziecc.)cherendonodifficoltosiitrattamentioannullanofacilmente la loro efficacia o ne riducono la persistenza. Pertanto per limitareleperditedovuteagliattacchideipatogenibisognerebbeadottarepiù strategie e mezzi di lotta (agronomici, fisici, genetici, biologici, chimici) che se sapientemente armonizzati fra loro potranno dare unefficace contenimento degli agenti patogeni e soddisfacenti produzioni di elevata qualità e salubrità ed uno scarso impatto ambientale. Tale traguardo, chesembrerebbeambizioso,sipuòfacilmenteraggiungerenonsoloconuna adeguata preparazione degli operatori agricoli ma soprattutto tramite una fattiva collaborazione fra questi ultimi e ricercatori, produttori di agrofarmaciedistituzionipubblicheeprivate.Cosìsipotrebberosoddisfareleesigenzedioltre seimiliardie300milionidi abitantidella terrachechiedonocibodibuonaqualità,chesiadisponibilesempreedovunque,anchequandoleavversitànaturalilominacciano;echesiadisponibileatutteleclassisociali,ancheaquellemenoprivilegiate.Maessichiedonoin egual modo sicurezza per la loro salute e per quella delle generazioni future, alle quali dovrà essere consegnato un patrimonio ambientale in cui le condizioni di vita dovranno essere sempre migliori.

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Le principali malattie del bestiame nelle aree tropicali

* Dott.ssa Claudia Cosola

* Medico veterinario, Dottore di ricerca in Biologia della riproduzione umana e animale.

Problematiche sanitarie veterinarie nei paesi in via di sviluppoL’allevamentodelbestiameneiclimitropicalièfortementecondizionato

dalle peculiari caratteristiche ambientali (spesso estreme) delle diverselocalizzazioni geografiche, che hanno contribuito a creare tipologie diallevamentotradizionalecomel’allevamentonomadeotransumante.Il degrado ambientale, dovuto all’indiscriminato sfruttamento delle

risorsenaturalidelterritorio(desertificazioneperpraticheagricoleerrate)porta ad una perdita dei territori fruibili dall’allevamento tradizionalecreando la necessità di spostarsi spesso al di fuori dei confini nazionali in areeasituazioniepidemiologichedifferentirelativesiaallemandrielocalicheallafaunaselvatica.Inquestaprospettivaapparechiarocomeledifficilicondizioniclimatiche

delle regioni tropicali, gli aspetti socio-culturali legati all’economiatradizionale locale, unitamente alle scarse condizioni igieniche degliallevamenti zootecnici e alle strutture sanitarie locali, spesso carenti, rendano agevole la diffusione di malattie ad andamento epizootico fra le popolazioni animali. In quest’ottica, si comprende come sia necessario potenziare, per

quantopossibile, lecondizioni igienico-sanitarie,attraversoun’adeguatasensibilizzazione delle istituzioni sanitarie locali e la formazione degli operatori appartenenti alle organizzazioni coinvolte in programmi di cooperazione internazionale.

Il miglioramento igienico-sanitario dei processi produttivi, certamente contribuirà ad un migliore sfruttamento delle risorse naturali e ad accrescere ladisponibilitàdiprodottialimentariperfarfronteallacrescenterichiestadi cibo conseguente alla crescita demografica.Infine,laconoscenzadelleprincipaliproblematichesanitarie,inambito

zootecnico, può consentire una più agevole interazione col territorio,

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riguardo i problemi sanitari incombenti e gli aspetti socio-economici connessi, contribuendo al raggiungimento di un sempre più auspicato processo di sviluppo globale e sostenibile.

Obiettivo del corso Il corso, intitolato “Le principali malattie del bestiame nelle aree

tropicali”, si proponedi fornire gli strumenti basilari per l’acquisizionedelle conoscenze fondamentali relative alle patologie veterinarie che sipossono riscontrare nei paesi in via di sviluppo. A questo scopo sono state preparatedelleschedetecnicherelativeaciascunapatologiatrattata,cheneillustranolerispettivecaratteristicheeziopatogenetiche,epidemiologiche,cliniche,leproblematicheinambitodiagnosticoelemisurediprofilassiigienico-sanitaria e vaccinale. Il suddetto materiale, unitamente ad un elenco dei principali siti internazionali in materia di sanità animale, è stato messo a disposizione dei partecipanti per una libera consultazione.

Allo scopo di facilitare la comprensione degli argomenti trattati è stato di seguito riportato un piccolo glossario sulla terminologia essenziale.

Nello specifico sono state trattate le malattie del bestiame secondo la classificazionedell’OIE,quidiseguitoelencate:

(Lista A) Blue Tongue, •Afta Epizootica(foot-and-mouthdisease),•Malattia di Newcastle (pseudo-peste aviare), •Pleuropolmonite Contagiosa Bovina (PPCB), •Peste bovina (Rinderpest), •Peste suina africana (African swine fever), •Peste Suina Classica (PPC), •Peste suina africana (African swine fever), •Peste Suina Classica (PPC), •RiftValleyfever,•Peste dei piccoli ruminanti (PPR), •InfluenzaAviaria(highlypathogenicavianinfluenza),•Lumpyskindisease.•

(Lista B) Cowdriosi(heartwater),•Dermatofilosi, •

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Malattia di Gumboro (Bursite infettiva), •Pleuropolmonite Contagiosa Caprina (PPCC), •Tripanosomosi, •WestNile(WN),•TheileriosiBovina,•Anaplasmosi Bovina, •Babesiosi Bovina.•

Glossario della terminologia essenziale

OIE: Office International des Epizooties•Organismo internazionale con funzioni di:•Effettuareindaginiepidemiologichecircaladiffusioneneipaesi•indennilemalattieesotiche.Comunicare ai paesi membri le notizie sui focolai emergenti.•Cooperare con i paesi colpiti per attuare idonei piani di profilassi •e impedire la diffusione di pericolose malattie in altri paesi.

Lista A (OIE)• :malattie trasmissibili chehanno il potenzialeperunarapidadiffusioneoltreiconfinideipaesicolpiti;checausanogravi conseguenze socio-economiche o per la salute pubblica; echerivestonograndeimportanzanelcommerciointernazionaledianimali e di prodotti animali.Lista B (OIE)• : malattie trasmissibili che rivestono importanzasocio-economica e/o per la salute pubblica dei paesi colpiti e nel commercio internazionale di animali e di prodotti animali.Epizootico• : riferito a malattia a rapida diffusione in una popolazione animale (molti animali dello stesso tipo o specie colpiti contemporaneamente) e altrettanto rapido ritorno allo stato indenne. Sinonimo di “epidemico” (in medicina umana).Enzootico• : riferito a malattia a diffusione limitata a una località o popolazione animale. Sinonimo di “endemico” (in medicina umana).Pandemico• : termine utilizzato in medicina umana per indicare un’epidemiadiffusa(pandemia).

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Links Per ulteriori informazioni si suggerisce la consultazione on line dei

principali siti internazionali in tema di sanità animale e cooperazione internazionale:

Sito dell’OIE - Wahid interface / Animal health informations -•Disease distribution maps http://www.oie.int/wahid-prod/public.php?page=disease_status_mapOsservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale della Lombardia •http://www.oevr.org/Reference experts and laboratories http://www.oie.int/eng/oie/•organisation/en_listeLR.htm#A070ClassifiedasanOIEListAdisease(A070)http://www.oie.int/eng/•maladies/en_classification.htm#ListeAChapter2.1.7.intheManualofDiagnosticTestsandVaccinesfor•TerrestrialAnimalshttp://www.oie.int/eng/normes/MMANUAL/A_index.htmTerrestrial Animal Health Code http://www.oie.int/eng/Normes/•mcode/en_index.htmWorldAnimalHealthhttp://www.oie.int/eng/info/en_info.htm•CurrentAnimalHealthStatus-DiseaseInformation•

http://www.oie.int/eng/info/en_info.htmAnimalHealthDiseaseCardshttp://www.fao.org/AG/AGAINFO/•subjects/en/health/diseases-cards/cbpp.htmlEpidémiologietropicale•

http://epitrop.cirad.fr/fr/epidemio/MaladiePrio/Maladie_Prio.html

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Alcuni aspetti della produzione animale

* Prof. Francesco Nicastro

* Docente di Zootecnica speciale, Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Bari.

Aspetti generali sulla produzione di carne di qualità

Mentre il volume della carne consumata in Europa continua ad aumentare, il consumo di carne bovina per persona si è mantenuto costante nelperiodo1997-2006,rispettoalconsumodicarnesuinaedavicolacheèaumentatorispettivamentedel75%edel100%(D’AmicisA.andTurriniA. 2002).

Nei paesi industrializzati il consumo di carne per abitante è di circa 17 kg,maquestovalorenonmetteinrilievolenotevolidifferenzecheesistonotraunpaeseel’altro,ilconsumodicarnebovinaèincalo,iconsumatoripreferiscono la carne suina e avicola.Nelmondo la produzionebovina ha registrato nel 2000una crescita

dell’1,3%,mentreneglianni’80lacrescitasieramantenutasulivellidel2%. A livello comunitario la produzione bovina rappresenta circa il 30% della produzione lorda vendibile (13% carne e 17% latte) e coinvolge il 50% delle aziende agricole. Progressivamente il consumo della carne bovina sta perdendo il suo primato, ma non è solo il prezzo la causa del cambiamento delle scelte del consumatore.

Si osserva come il consumatore sia alla ricerca di un equilibrio tra i prezzi ed il soddisfacimento di alcune esigenze nutrizionali.L’aumentodei consumi di carne suina e particolarmente degli avicoli è dovuto ad un complesso di elementi, e fra questi dobbiamo considerare:ilprezzodellecarni;l’immaginedisaluteconunaminorconcentrazionediacidigrassisaturi

in confronto alla carne bovina ed ovina. Uno studio recente basato sull’opinione di esperti e dei consumatori

condotto nella Comunità Europea rileva come: ilbenessereanimale;l’inquinamento;latenerezza;lasalubrità;

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sianorecepiticomefattoriimportantiperl’acquistodellacarne.La carne suina rappresenta la maggior quota (più del 50%) dei consumi

carneineipaesi dellaComunitàEuropea (FAO,2002).Oltre all’aspettoquantitativo, negli ultimi decenni sono intervenuti notevoli cambiamenti nellepreferenzedeiconsumatori,talicambiamentihannocomportatounamaggiorrichiestadicarnimagre,conunaquantitàdigrassovisibileridottasianeiprodottifreschichenellecarnilavorate.

Inoltre, la qualità dietetica della carne sembra rivestire un ruolo prioritariorispettoagliaspettitecnologici.Laclassemedicahaindirizzatoi consumatori verso la riduzione del consumo dei grassi caratterizzati da una elevata quantità di acidi grassi insaturi, fatto questo che risultain contrasto con alcune necessità tecnologiche del processo produttivo(National Institutes of Health 2001; Nicastro F. 2004). La ricerca, inrisposta a queste esigenze del consumatore, in anni recenti si è indirizzata alla produzione di suini sempre più magri, tali obiettivi sono stati il risultato spessocongiuntodelmiglioramentogenetico,dell’adattamentodelsistemadi allevamento, inteso sia come alimentazione, sia come management e controllo ambientale.

Produzione e Consumo in ItaliaLaconsistenzanumericadeiboviniallevatiinItaliahaseguitountrend

simileaquellodellaproduzionenazionaledicarnebovina,anchesemenoaccentuato. L’aumentodiproduzionedellacarneèstato, infatti,dovutononsolo

all’aumentodelnumerodicapiallevatimaancheall’incrementodelpesomedio di macellazione e della resa media al macello.

Circa la distribuzione sul territorio le quattro regioni della pianura padano-veneta detengono da sole il 75% circa dei bovini allevati in Italia e contano il 70% circa dellemacellazioni annue.Ciò è dovuto sia allaconcentrazioneinquesteregionidegliallevamentidivacchedalatte(specieinLombardia eEmiliaRomagna) chedei centridi ingrasso (specienelVeneto e nel Piemonte). Consistenza e macellazioni discrete sono rilevate comunqueanchenelleregionicentralieinsularidelPaese.

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PRINCIPALI RAZZE BOVINE ITALIANE DA CARNE

PIEMONTESELa carne bovina Piemontese è la più importante e pregiata carne italiana.

Dal punto di vista morfologico nei tori il mantello è grigio o fromentino chiaro,nellevaccheilmantelloèbiancoofromentinochiaro,mentreneivitelli è fromentino carico.

Il fenomeno caratterizzante della razza Piemontese è la comparsa del carattere“doppiacoscia”o“culard”chesipresentacomemassamuscolaremoltosviluppatanonsoloalivellodellecosceedellenatiche,maanchedel collo.

La mutazione determina un notevole aumento delle masse muscolari, e conseguentemente della resa al macello dovuto ad un incremento nel numero delle fibre muscolari. Alla maggiore muscolosità si accompagna inoltre una diminuzione del grasso intramuscolare ed anche del tessutoconnettivo, determinando una maggiore tenerezza della carne.

La pelle e le ossa dei bovini Piemontesi sono particolarmente fini e laquasiassenzadigrassosottocutaneolasciaintravedereevidentisolchimuscolari.Ilvitellomaschioallanascitapesa42-43kg,lafemmina40kg;iltoro

adultopuòraggiungereilpesodi1100-1200kgmentrelavaccacirca600kg.

La Piemontese è una razza in grado di fornire carcasse di notevole pregio che, per conformazione e basso tenore di grasso si pongono sempre aimassimi livelli della griglia di classificazione EUROP. Le rese al macello dei vitelloni Piemontesi è una delle più elevate al mondo, raggiungendo e spesso superando il 70% del peso vivo.Inoltrelecarcassefornisconoun’altaresaintaglidiprimaqualitàed

una carne magra, tenera e saporita con un bassissimo tenore di colesterolo (48,5 mg per 100 g di carne).L’allevamento dei bovini Piemontesi ha una completa diffusione in

numerosiPaesiesteri;traipiùimportantitroviamoStatiUnitieCanada,Cina, Polonia, Argentina e Brasile, dove vengono costantemente esportati animali vivi, seme ed embrioni (Balasini D., 2002).

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MARCHIGIANALa seconda razza italiana da carne per diffusione è laMarchigiana,

allevatanellaregioned’originemainfasediespansionelungoladorsaleappenninica verso il Mezzogiorno.

Presenta una taglia e una capacità di crescita superiore a quelle della Piemontese ma, rispetto a questa, è caratterizzata da una efficienza alimentare tendenzialmente inferiore e da parametri qualitativi (resa, conformazione ecc.) leggermente meno favorevoli.

CHIANINALa terza razza italiana da carne per diffusione, ma probabilmente la più

famosanelmondoèlaChianina.L’elementodistintivodellaChianinaèsoprattuttocostituitodalsuogigantismo;èlarazzabovinapiùgrandedelmondo. Proprio questa peculiarità è però collegata ad alcune caratteristiche

sfavorevoli, quali la sua scarsa precocità e la sua conformazione. La prima caratteristica si manifesta in un ritardato raggiungimento della maturità sessualeeanchenellanecessitàdiportareisuoivitelloniapesivivimoltoelevati. Lasecondacaratteristicafasìchedifficilmentelesuemassemuscolari

raggiunganoquelrapportotraspessoreelunghezzacheèrichiestoperlecarcasse giudicate di prima categoria secondo la griglia EUROP. Nelcomplesso,quindi, isoggettiChianinipresentanounrapidissimo

accrescimento,mauna lentamaturazione ed evidenziano caratteristichequalitative post mortem discrete (Nicastro F. and Maiorano G., 1995;Nicastro F. and Maiorano G., 1996).

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PRINCIPALI RAZZE DI ORIGINE FRANCESE

LIMOUSINE E CHAROLAISELa prima presenta ormai svariate migliaia di fattrici allevate in purezza

in Italia, con una certa concentrazione lungo una dorsale appenninica tosco-emiliana.Lasecondaèinvecemenodiffusanelnostropaeseancheacausadeimaggioriproblemidipartochepresenta.Entrambe, e in particolare la Charolaise, vengono importate

particolarmentedallaFranciaingrannumerocomeristallidicirca250kgdi peso vivo (vitelli allattati sotto la madre provenienti dal pascolo) per i nostricentrid’ingrasso.Sitrattadiduerazzechepresentanoun’eccellentecapacitàdicrescita

(soprattuttolaCharolaise),unottimoindicediconversione,un’elevataresaal macello e qualità delle carcasse e delle carni (soprattutto la Limousine), ma che sono anche caratterizzate da una ridotta rusticità che ne rendedifficoltosol’adattamentoallediversecondizionid’allevamento.

La spiccata attitudine alla produzione della carne si traduce inevitabilmente in maggiori esigenze nutritive e ambientali e in caratteristichevitaliematernemenofavorevoli.Queste razze si adattano quindi all’allevamento semibrado purché

le condizioni ambientali siano abbastanza favorevoli, venga realizzata un’idonea alimentazione nel periodo invernale e il livello gestionaledell’allevamentosiabuono.

La razza bovina Limousine produce le migliori carcasse: compattezza, conformazione,finezzadelloscheletro,elevataresaintaglipregiati.

CATEGORIE DI BOVINI DA CARNELe categorie principali di bovini da macello sono le seguenti:- vitelli a carne bianca: comprendononormalmenteimaschidellerazze

da latte e le femmine eccedenti la rimonta delle razze da latte e a duplice attitudine, alimentati solamente con sostituiti del latte e macellati a 4-6 mesid’età;

- vitelloni: di solito sono i torelli interi delle razze a duplice attitudine e da carne o meticci con queste razze e le manze eccedenti la rimonta delle razze da carne, svezzati, ingrassati e macellati a età variabili, a seconda del tipodiproduzione,trai12ei20mesid’età;

- manzi: comprendono i maschi castrati di qualsiasi tipo genetico;

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in Italia la castrazione viene praticata saltuariamente per cui la “carne dimanzo” è di solito carne di vitellone; negliUSAvengono ingrassatiintensivamente dopo lo svezzamento e macellati a 12-16 mesi, mentre nel nord Europa sono di solito allevati al pascolo per uno o due anni e quindi avviatialmacellopreviofinissaggio;

- vacche a fine carriera: sono le bovine di tutti i tipi genetici eliminate dall’allevamentoperscarsaproduzione,infertilità,mastiti,altrepatologie,vecchiaiaecc.;

- tori a fine carriera:sonoimaschiadultidiqualsiasirazzaavviatialmacellopervecchiaia,infertilitàoscarsovaloregenetico;rappresentanounafrazionetrascurabiledellaproduzionedellacarnebovinadatol’ampioimpiegodell’inseminazioneartificiale.

RAZZE PER VITELLI A CARNE BIANCALa maggior fonte nazionale di carne bovina è data dalle razze da latte

adupliceattitudine,chesonomoltopiùdiffusediquellespecializzatedacarne.Ilfattorechepiùindicalaminoreomaggioreattitudineallaproduzione

della carne di un determinato tipo genetico, e quindi che ne influenzanotevolmente il valore commerciale, è la sua destinazione alla produzione del vitello a carne bianca oppure allo svezzamento e all’ingrasso delvitellone per la produzione della carne rossa.

I vitelli di razza Frisona Italiana sono destinati quasi esclusivamente alla produzione del vitello a carne bianca. Se destinati all’ingrassocome vitellone, infatti, evidenziano una buona velocità di crescita, ma una elevatissima ingestione alimentare, e quindi un pessimo indice di conversione, e alla macellazione una bassa resa, una conformazione scadente, una modesta incidenza dei tagli di prima qualità e mediocri parametri qualitativi delle carni. Solo i vitelli importati di razza Frisona Polacca evidenziano prestazioni produttive più accettabili in dipendenza della minor specializzazione lattifera di questo ceppo della razza Frisona, e vengono destinati alla produzione del vitellone. I vitelli di altri ceppi Frisoni(francesi,tedeschi,olandesi,inglesi,irlandesi)vengonoimportatiquasi unicamente per essere destinati alla produzione del vitello a carne bianca.

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Fattori che influenzano la produzione di carne di QualitàIl concetto di qualità delle carcasse e delle carni è in funzione delle

caratteristiche sanitarie, nutrizionali, tecnologiche ed organolettiche delprodotto.

È inoltre noto che la qualità delle carcasse e delle carni può essereinfluenzatada:

fattori endogeni• come:ilgenotipo,ilsesso,l’etàdeglianimali;fattori esogeni• quali: l’alimentazione (Givens D.I. et al., 2000; NordoyA.et al., 2001),l’usodipromotoridicrescita,ilsistemadiallevamento,letecnicheditrasportoelemodalitàdimacellazioneedi conservazione del prodotto.

Tutti questi fattori influenzano più di una caratteristica qualitativa;neconsegueche ilconcettodiqualitànonèunivocoper tutti i soggettidellafilieraproduttiva.Adesempiol’usodipromotoridicrescitarisultafavorevoleperl’allevatoremaquasimaiperilconsumatoreecosìvia.Inognicaso,sialaqualitàdellecarcassechequelladellecarnidevono

essere perseguite simultaneamente, in quanto coinvolgono gli stessi soggetti (il commerciante ed il consumatore) ed uno stesso mercato.

Il problema della stima della qualità delle carcasse e delle carni è cresciuto con l’aumentare dell’interscambio internazionale, che ormaicoinvolge tutti i paesi.L’allargamentodelmercatohacostrettoadarmonizzare lenormative

relative alla qualità in genere, ed in particolare ad affrontare il problema delle caratteristiche di tipo merceologico, ovvero della classificazionecommerciale degli animali da macello.

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BIBLIOGRAFIA

D. Balasini (1990), Zootecnia speciale, Calderini Editore, Bologna.A.D’Amicis,A.Turrini (2002), The role of meat in human nutrition: the Italian case, in

Proceedings 48th International Congress On Meat Science and Technology, Roma, pp. 117-119.

D.I. Givens et al. (2000), Source of n-3 polysaturated fatty acids additional to fish oil for livestock diets, Nutritional Abstract Revue (series B), 70, pp. 1-19.

NationalInstitutesofHealth2001,Third report of the National Cholesterol Education Program Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (Adult Treatment Panel III),NationalInstitutesofHealth,Bethesda,Md.NIHPublication01.

F. Nicastro, G. Maiorano (1995), Free amino-acids and chemical composition in veal muscles of Chianina breed,46thAnnualMeetingoftheEuropeanAssociationforAnimalProduction,Praga, Rep. Ceca, 4-7 September 1995 (Abstract).

F. Nicastro, G. Maiorano 1996, Influence of diet and ageing time on organoleptic properties of Chianina bulls meat, VII°SimposioCentroamericanoydelCaribesobrePrecesamientodeCarnes,SanJosé,CostaRica22-26aprile1996,IstitutoTecnologicodeCostaRica,SanJosé,pp.93-96.

F. Nicastro (2004), Dietary strategies to enhance meat quality and stability:The impact of dietary essential fatty acids and CLA on meat quality, Meat Science, pp. 25-30, ISSN 0309-1740.

A.Nordoy et al. (2001), N-3 polyunsaturated fatty acid cardiovascular health, Lipids, 36 (Suppl.), pp. 127S-129S.

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La mia esperienza missionaria in Brasile

* Mons. Domenico Ciavarella

* Vicario Generale Arcidiocesi Bari-Bitonto.

A venticinque anni dal mio rientro, invitato a riscrivere quella mia espe-rienza missionaria in Brasile, volentieri torno a ri-cor-darla (= prenderla dal cuore), e riandare a quei primi anni del mio ministero presbiterale, ri-vederementalmentequeivolti“piùomenobruciati”,quegliocchidibimbispalancati, quel loro volto sporco e pancia gonfia, quei sorrisi di gente po-veramaserena,queiluoghiaspriearidi,quelleimmensedistesediagave,l’unicacoltivazionecheresisteallasiccità,quegliarnesiprimitiviedarcai-ci dei contadini molto rassegnati (più lavoravano e più diventavano poveri o,meglio,impoveriti!),quellecasedifango,quellegrondaiedellaChiesadivenute,incasodipioggiaabbondante(ilchesiverificavararamente!),delledoccechegettavanodacircadiecimetridialtezzaacquasuragazzi,giovaniaccorsiperlavarsi(chefesta!),quellefamiglienumerose,queglianjos (angeli), cioè bambini morti portati al cimitero semplicemente dal papà, ma soprattutto ripercorrere sempre mentalmente quelle giornate in-tensedilavoropastorale,quegliincontribiblici(quantevoltehofattomialapreghieradiCristo:“Tiringrazio,Padre,perchétiseirivelatoaipiccoli”Mt 11, 25) e quelle celebrazioni piene di vita e di gioia…Come dimenticare, da una parte, l’azione profetica della Chiesa

Nordestina, guidata da grandi pastori, come dom Helder Camara (Arcivescovo di Recife, la metropoli del Nordest brasiliano), modello di tantivescoviesacerdoticoraggiosi,e,dall’altraparte,ladurarepressioneadoperadiunregimedittatorialedidestrachevedevadappertuttocomunisti,sovversivi,perfinotranoisacerdoti,echehaprodottoverieproprimartiria causadella giustizia (comedimenticare, a pochimesi dalmio arrivo,l’uccisione,avvenutanelfebbraiodel1968,delsegretariodidomHelder,P.HenriquezPereiraNeto,trovatolegatoadunalberoetorturato?).Unaesperienza vissuta in un clima politico da vera e propria persecuzione (spie, denunzie, squadroni della morte, torture, uccisioni), ma, proprio a

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causa di questo, più esaltante. Tuttora ringrazio Dio e i poveri, maestri di semplicità, di essenzialità, di condivisione (il loro DNA).Sonopartitocheavevoventicinqueanni,“sedotto”dallafigurasemplice

e paterna di Papa Giovanni XXIII, che, preoccupato della penuria disacerdoti in America Latina, continuamente lanciava appelli ai sacerdoti ed aiseminaristieuropei,affinchésirendesserodisponibiliadaiutarediocesilatinoamericane. Ero al primo anno di teologia nel Seminario Regionale di Molfetta, quando, dopo una conferenza tenuta da Mons. Motolese, Vescovo di Taranto, sul tema della vocazione missionaria del sacerdote, decisi, insieme ad altri tre amici di corso, di avventurarmi in questa esperienza missionaria. Ho continuato gli studi teologici a Verona, nel Seminario per l’AmericaLatina;quindi,ricevutal’ordinazionepresbiteraleperlemanidi Papa Paolo VI (fu sua precisa volontà ordinare, il 3 luglio 1966, settanta presbiteri tutti destinati alla missione in America Latina) e, passato un anno in diocesi, sono partito alla volta del Brasile, destinato alla Diocesi di CampinaGrandenelloStatodellaParaiba,insiemeall’amicosacerdotedonDonato Rizzi della Diocesi di Conversano-Monopoli. La Diocesi, situata in quel Nordest brasiliano da tutti denominato “poligono della fame”, contava solo 35 sacerdoti su 750.000 abitanti ed una superficie vasta quanto la Puglia! Ero partito per soli cinque anni, secondo la convenzione tra i due Vescovi (a quo e ad quem), ma vi sono rimasto quattordici. Comeprete“FideiDonum”,eralaprimaesperienzadellanostraChiesalocale;nonc’èstatounmandato“ufficiale”,néunavisitadichicchessia,nemmeno dei responsabili dell’Ufficio Missionario Diocesano, comeneppure un minimo di sostegno economico (come ora, invece, avviene per i preti Fidei Donum!). Dal Vescovo di Campina Grande, mi fu affidato ilmunicipiodiBarradeSantaRosa,lontanodalcentrodiocesi80Kmequattrooredi jeep,nonancoraparrocchia,mauna semplice“cappella”dove il sacerdote si recava solo una volta al mese per la “desobriga”, per liberarsi,cioè,dall’obbligodellevisitemensili,durantelequali,inunsologiorno,amministravasacramenti,riunivaivarigruppi,attendevaall’ascoltopersonale…evia.Difficiledescriverel’impattoconquellarealtàumana,culturale,sociale,religiosa,nonchélamonotoniadelclima,dellegiornate,dell’alimentazione,lalontananzaelegrandidistanze,lamancanzadiluceelettrica e del telefono, la precarietà dei mezzi di trasporto e le orribili condizionidellestrade…Eroilprimopreteadabitarelì!“Cheseivenutoafaretragliindios?”,michiedevanotanti;“seiforse

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portoghese?” E portoghese era sinonimo di colonizzatore e, quindi,sfruttatore! Dopo alcuni mesi, necessari per poter calmare la “tempesta interiore”didomandeedirisposte,l’esempiodifedediunavecchiettafupermeilsegnocheilSignoremidavapercominciareveramenteadamarequellagente.Eroandatoacasasua,chiamatoperilsacramentodell’unzionedegli infermi; dopo averla unta con l’olio e aver dato la comunione, lavecchiettarivolsealSignorequestapreghiera:“Signoretiringrazioperilgrandedonochemihaifatto;orafacheiotipossavederefacciaafaccia”.Misonosentitopiccolopiccolo!Hocapitochelamissioneèanzituttoundono: dovevo imparare a ricevere e non solo a dare! Sono passati mesi solo nell’ascolto, vivendo alla “giornata”, senza

programmazionenégrandi obiettivi,ma “perdendo tempo”, nelle visitealle famiglie, ai contadini, recandomi nei vari villaggi (il municipio contava ventimila abitanti sparsiperbenmillekmquadrati).Culminediquestotipodiesperienza,èstatal’occasionedell’AnnoSantodellaRedenzione(1975),quandohovolutofare il“miopellegrinaggio”,visitandoapiedi(bencinquekmalgiorno) lefamigliedellaparrocchia,andandodicasain casa, allo scopo non solo di un rapporto più diretto di conoscenza, ma anchediascoltodeibisognie“annunziareaipoveriunlietomessaggio,proclamare ai prigionieri la liberazione” (Lc 4, 18). Intanto mi affezionavo sempredipiùall’uomonordestino:calmo(“iltempoènostro”),paziente,cordiale, amante della danza, religioso e superstizioso insieme, testardo (“è come un asino: quando si mette qualcosa in testa, nessuno gliela toglie”), ma bisognoso di affetto e di amicizia, con una capacità contemplativa dei misteri della natura, che nessuno può nemmeno azzardarsi a cambiare(“quando l’uomovuol saperepiùdiDio,Diocambia i tempi”), e tantasaggezzaespressacondettiproverbiali(“chivaallaricercadelmolto,nonconquistanéilmoltonéilpoco”).All’inizio,mierasembratounpopolopigro,lento;poi,invece,sonostatocostrettoaricredermiedireilmeaculpa.Tuttora sfiderei chiunque a vivere e resistere in quelle regioni assetate,in quelle situazioni e condizioni sub-umane, in un sistema capitalista selvaggio e dipendente, in un ambiente avverso e ostile! Unsecondosegnoprovocòuncambiamentonellavitaenellapastorale:

il dramma della siccità durata per ben due anni, 1970-1972, e ripetutosi almeno per altre tre volte durante quel decennio. Siccità uguale fame (e, di conseguenza, esodo di centinaia, soprattutto giovani, ammassati su pau-de-arara,camioncioèchelitrasportavacomemercedavenderealprimo

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padronedelsud!).Famosialcuniversi:“Dichesimuorequi?Divecchiaiaprima dei trent’anni; di imboscata prima dei venti; di fame un poco algiorno!”. Il vivere a contatto diretto con la miseria di migliaia e migliaia di persone portava non solo alla com-miserazione, ma soprattutto ad una inquietudineinterioreealladomanda:perchéquesto?Colpadicondizioniatmosferiche o essenzialmente delle strutture di peccato esistenti nelmondo?Nonèforseverochelaricchezzadipochigeneralamiseriadimolti?“Unavoltasidicevacheèmeglioinsegnareapescarecheadareilpesce,peròorabisognaaggiungere:sel’acquadelfiumeèinquinatasipotràancorapescare?Cosasidovràfare?”(DomLucianoMendes).Bisognavaandareallesorgenti,conoscereimeccanismiperversichegeneranotantasofferenza.Ma non dovevo farlo da solo: era un cammino che dovevacoinvolgere la comunità. Grazie al Signore, l’Episcopato brasiliano, specialmente quello

Nordestino, già da vari anni, seguendo le linee pastorali del Concilio, della ConferenzadiMedellinedell’EnciclicaPopulorum Progressio, aveva fatto l’opzionepreferenzialeperipoveri,nonsolodenunciandoilsistemasocio-economico-politico, come sistema di peccato, ma soprattutto annunciando il Vangelo ai poveri. Come? Dando la priorità alla evangelizzazione,privilegiando le piccole comunità, valorizzando e promuovendo il laicato, edoptandoperilmetodo:vedere-giudicare-agire.Dapartemia,hocercatodi sposare programma e metodo pastorale, seguendo, anno dopo anno, le indicazioni che venivano dall’Episcopato, tramite laCampagna dellaFraternità, puntualmente ogni quaresima (inizio dell’anno pastorale).Riportoalcunetematiche:riconciliarsi(1971),dov’ètuofratello?(1974),dividere il pane (1975), camminare insieme (1976), lavoro e giustizia per tutti (1978).Venivano anche distribuiti testi di catechesi, di formazionebiblica, di liturgia con canti e segni liturgici, e diverse proposte a livello operativo e caritativo. Piccole comunità, composte generalmente da uomini, donne,giovanieadulti,siandavanoformando;siriunivanoabitualmentela domenica, mentre mensilmente le incontravo tutte insieme, dando loro possibilità di esprimere quanto appreso con canti, con versi, con danze. Certo, non tutto correva alla perfezione, ma, col passare degli anni, cresceva il numero di fedeli maturi ed impegnati. A questo lavoro pastorale, dedicavo moltissimo tempo. Il Card. Arns diceva: “I poveri non sono una minaccia. Per noi credenti sono un appello a cambiare un sistema ingiusto”.Cisonostatideifrutti?Neriportoqualcuno:lafondazionedellascuola

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media-ginnasiale (per permettere ai ragazzi poter continuare gli studi in loco, e, soprattutto, educarli ad una nuova cultura), una scuola domestica di taglio e cucito intitolata a Giovanni XXIII; nei villaggi, costruzionidi piccole cappelle per celebrazioni ed incontri di evangelizzazione, di strutture scolastiche, di ambulatori, di diverse cisterne per raccoglierel’acqua piovana. Tutte opere non solo condivise ma realizzate con laimmancabile collaborazione della stessa comunità.Ma ciò di cui vadofieroè chemolti poveri, convinti della lorodignitàumana,fidandosidiCristoeconestremocoraggio,hannorealizzatoopereprimaimpensabili,sfidandorischiperlalorostessavita,come:ilmutirao(lavorocomunitariovolontariodidiversefamiglieperché“povounidonaoseràvencido”)elafondazione del sindacato rurale per la conoscenza dei diritti dei contadini (questi, in varie forme, maltrattati, sfrattati dai campi e derubati del frutto del loro lavoro da parte del fazendeiro o padrone). Hori-cor-datoinpartelamiaesperienza,chesipuòriassumereconle

parole di don Tonino Bello: “Stare con gli ultimi significa condividere la loro povertà. Aiutarli a crescere, rendendoli protagonisti del loro riscatto, non terminali delle nostre esuberanze caritative”. Ora il mio pensiero va a don Fedele Sforza, mio successore, morto il 18 novembre dello scorso anno. Prima del mio ritorno definitivo, abbiamo trascorso un anno insieme, dietrosuarichiesta;unannodicontinuiconfrontipastoralieculturali.DonFedelehalasciatounsegno:tuttiloricordanoperl’affabilità,lamitezzaelagrandegenerosità,e,soprattutto,comesacerdotedell’ascolto.

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La “Populorum Progressio”:un’enciclica appassionata

* Mons. Marco Mancini

* Assistente spirituale di “Progetto Mondialità”.

II 26 marzo 1967, Pasqua di Risurrezione, fu firmata da Paolo VI l’enciclicaPopulorum Progressio.

Enciclica lucida, coraggiosa, profetica, appassionata e sicuramente ancora attuale.

Il mondo cattolico si prepara a celebrare il 40° anniversario della sua uscita, con diverse manifestazioni e con un invito rivolto a tutti, a riprenderlainmanoperchéhamoltodadireancoraatuttoilmondo,gravato da problemi di insicurezza e di conflittualità che neppurel’ONUriesceaindirizzareasoluzionicondiviseedefficaci.

È difficile pensare che sia conosciuta sufficientemente e in manieradiffusa dal mondo cattolico, se non forse da un numero limitato di persone che per ragioni professionali devono acquisirla nel bagagliodelleloroconoscenze.Eciònonbastaperchél’enciclicaesercitiunfortestimolo per la soluzione dei problemi della convivenza umana.Ilforterichiamoallaresponsabilitàdiunarispostadiamoreaibisogni

deinostrifratelli,comunquebisognosi,lotroviamofindall’inizio.“Ipopoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido d’angoscia echiamaognunoarispondereconamorealpropriofratello”(n.3).L’enciclica è un documento importante delmagistero della Chiesa.

Èindirizzataatutti ibattezzati,maanchea tutticolorochehannoacuore i problemi sociali di questo mondo. È di dominio pubblico e la sipuò facilmente trovareperché ladiffusioneamezzostampaèstataimmediataepuòraggiungerechiunqueabbiavogliadiviveredaprotagonista la vita ecclesiale o comunque sia interessato allo “sviluppo dei popoli”. Nella collana “Magistero” delle Paoline Editoriale Libri è al n.29,chenel2004haraggiuntola14aedizione.

È di facile lettura, entusiasma e convince.

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“Lo sviluppo dei popoli, in modo tutto particolare di quelli chelottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazionedelleloroqualitàumane;che simuovono con decisione verso lameta di un loro pieno rigoglio,èoggettodiattentaosservazionedapartedellaChiesa.All’indomanidelConcilio ecumenico Vaticano II, una rinnovata presa di coscienza delle esigenze del messaggio evangelico le impone di mettersi al servizio degli uomini, onde aiutarli a cogliere tutte le dimensioni di tale grave problemaeconvincerliall’urgenzadiunaazionesolidaleinquestasvoltadellastoriadell’umanità”(n.1).Questoèl’iniziodellaletterascrittaprimacheinEuropasidiffondesse

lacontestazionegiovaniledel’68.Maigiovanid’alloraprobabilmentenon avevano letto la Populorum Progressio.Néinquegliannieraancoraarrivataeconosciutalatragediadelladiffusionedell’AIDS,cheavrebbedevastato proprio i paesi meno sviluppati.Era invece il tempodelgrandeprocessodidecolonizzazionechedal

1960inpoihaportatomoltipaesi,soprattuttoinAfrica,all’indipendenza,senza però una adeguata preparazione di una classe politica capace digestire in senso democratico questa opportunità.

La Populorum Progressio si colloca in questo contesto per esortare a fare presto: “Lo sviluppo esige delle trasformazioni audaci, profondamente innovatrici. Riforme urgenti devono essere intraprese senza indugio” (n. 32).“Bisognaaffrettarsi:troppiuominisoffronoeaumentaladistanzachesepara il progresso degli uni e la stagnazione degli altri” (n. 29).

“Quando popolazioni intere, sprovviste del necessario, vivono in uno stato di dipendenza tale da impedire loro qualsiasi iniziativa e responsabilità, eancheognipossibilitàdipromozioneculturaleedipartecipazioneallavita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità umana” (n. 34).“Unacosavaribaditadinuovo:ilsuperfluodeipaesiricchideveservire

ai paesi poveri. Diversamente la loro avarizia inveterata (quella cioè dei ricchi),nonpotrànonsuscitareilgiudiziodiDioelacolleradeipoveri,con conseguenze imprevedibili” (n. 49).

La Populorum ProgressiononfacheconfermareleiniziativepresedaPaolo VI per aiutare il mondo a non rimanere indifferente di fronte ai grandi problemidell’umanità.Avevagiàfattounimportantediscorsoil4ottobre

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1964aNewYorkdavantiall’Assembleadell’ONUsuinvitodelsegretariodelle Nazioni Unite. Poi aveva proposto, a partire dal 1968, di celebrare ognianno,il1°gennaio,laGiornatadellaPacecontematicheogniannodiverse e significative, propositive per tutti i popoli della terra.Ma si sa che il bene stenta ad essere capito e accolto.Anzi dopo la

pubblicazionedell’enciclica,sonopiovutemoltecritichedapartedeimassmediaperché toccava interessidialcunichenonvolevano rinunciareaipropri privilegi ed egoistici interessi.

Del resto le ideologie contrapposte, di destra o di sinistra, continuavano nella loro dialettica, a mantenere alta la tensione, mentre Paolo VI proponeva una visione del futuro capace di condurre, al di là delle ideologie, verso un progettocheeglichiamavadi“sviluppoautentico”.

Paolo VI rivela la sua identità culturale formatasi su Maritain, De Lubac, Chenu, Lebret, intendendo per “sviluppo autentico” quello che “non siriduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deveessereintegrale,ilchevuoldirevoltoallapromozionediogniuomoedituttol’uomo.Ciòchecontapernoièl’uomo,ogniuomo,ognigruppodiuomini,finoacomprenderel’umanitàintera”(n.14).

Lo sviluppo economico si centra sulla persona, ma guarda alla persona umananellasuainterezzaenelcontestodellacomunitàincuivive,eperciònonpuòoccuparsisolodelsuosviluppoeconomico.

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Il progetto di cooperazione allo sviluppo.Studio di fattibilità in Malawi

* Dott.ssa Danila Chiapperini

* Coordinatrice progetto in Malawi ONG “Progetto Mondialità”.

Unprogetto è un insiemedi azioni coordinate, che si realizzanoperraggiungere un determinato obiettivo, ottenendo determinati risultati e utilizzando un budget specifico di risorse in un intervallo di tempo definito.Taliazioninonsonodaconsiderarsisvincolatedauncontestocheèsempreparticolare.Nonsipuò, infatti,pensare,elaboraree realizzareun progetto senza riferirsi ad un contesto geografico, storico e culturale specifico. Il quadro di riferimento diventa il contesto in cui il progetto verrà realizzato.Leazioniprogrammatedevonoconseguireadun’attentaanalisidel contesto di riferimento, fatto di persone con una certa storia, proprie credenze, abitudini e costumi specifici. Un progetto di cooperazione allo sviluppo è una tra le soluzioni possibili ai problemi in un contesto socio-economico.Il ciclo di vita del progetto definisce le azioni chiave del progetto

stesso, costituito da fasi fondamentali, una sequenza definita delle azioni necessarie e prestabilite. Innanzitutto si possono distinguere due macrofasi del ciclo del progetto e cioè la fase di studio e stesura del documento di progetto e la fase di realizzazione dello stesso. Nella fattispecie, tuttavia, si considerano le seguenti fasi: identificazione; fattibilità; formulazione;finanziamento;gestione;valutazione.1) Identificazione: si analizza un’opportunità d’intervento avviandoun processo di pre-fattibilità volto a comprendere se sussistono le condizioni per avviare un’azione. Si analizza il contesto territoriale esettorialeidentificandoproblemi,vincolieopportunitàaiqualil’azionedicooperazionedovràindirizzarsi.L’obiettivoèquellodivagliareleipotesispecifiched’intervento,alfinedidefinireglistudinecessariperformulareil progetto. In questa fase si procede all’identificazione in generale deiprincipaliobiettiviedelleprioritàsettorialidell’attivitàdicooperazione.

Questa prima fase del PCM (Project Cycle Management) può avere

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esitopositivo,quandosi ritieneopportunoapprofondire l’analisioesitonegativo, quando si verifica l’assenza dei presupposti fondamentali perl’interventoipotizzato.2) Fattibilità: rappresenta l’esito della selezione tra le possibili ideeprogettuali per un intervento già sottoposte a uno specifico studio di pre-fattibilità. Èeffettuatadaifunzionariincaricatidell’attivitàdicooperazionesu politiche e programmi specifici in collaborazione con il Governo, spesso parallelamente con le Autorità tradizionali del paese destinatario dell’interventoe con la partecipazione dei beneficiari. Lo scopo di questa fase è vagliare i problemi e il contesto attraverso un’analisi dettagliatadellecausechenesonoall’origine.La progettazione di studi di fattibilità può essere rivolta a verificare

aspetti dei progetti molto diversi. Essa può essere rivolta a valutare lasostenibilità economica e procedurale degli interventi, oppure a verificarne la fattibilità dal punto di vista degli aspetti più specificatamente di processo. Ciòsignificanontantoverificarelafattibilitàdiprogettiquantocostruirescenari progettuali e quadri di riferimento più ampi che permettano didare coerenza e tenuta a singoli progetti o in alcuni casi a semplici idee di progetto. Il coinvolgimento e la partecipazione degli attori locali e dei futuribeneficiariènecessariaaffinchél’ideaprogettualesia“adattata”alcontestospecificod’interventoe“adottata”dallapopolazionebeneficiaria.Inquestosensol’attivitàdiricercahacomeobiettivolavorareconisoggettiinteressati nella delicata operazione di traduzione in progetto delle idee e delle ipotesi di intervento con loro formulate.Un aspetto chiave della fattibilità ha a che fare con il disegno delle

strategie attuative e dei processi di implementazione e realizzazione degli interventi. La verifica della fattibilità viene intesa quindi in senso dinamico. Questo tipo di intervento risulta di grande utilità se considerato dalpuntodivistadelgovernodeiprocessipoichépermettel’anticipazionedipossibiliconflitti,facilital’individuazionedegliattoriodelleretidiattorimobilitabiliintornoadunprogetto,anticipailproblemadell’individuazionedellerisorse,nonsoloeconomiche,successivamentespendibili.Ildialogochesiinstauratralepartièsignificativogiacchéèsudiessochepoggeràla struttura progettuale e la gestione dello stesso.3) Formulazione: la strategia selezionata nella fase precedente è sottoposta ad uno studio approfondito per elaborare il piano di lavoro. Sia ibeneficiaricheglialtriportatorid’interessepartecipanoalladefinizione

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dettagliata delle modalità dell’intervento. Definiti gli obiettivi generalie l’obiettivo specifico, si procede ad una programmazione accuratadelle attività necessarie al raggiungimento degli obiettivi preposti e dei risultatiattesi.Questaèanchelafaseincuiverrannopianificatelerisorseeconomicheattraversounastimadettagliatadeicostiprevisti.Leattivitàverranno pianificate inoltre a livello temporale attraverso lo strumento del cronogramma che descrive i rapporti di precedenza tra le azioniprogrammate.

Una volta completato il documento di progetto, secondo il formulario richiesto dall’Ente finanziatore, si procede alla presentazione delprogramma,affinchévengaavviatol’iterperlapromozionedellostesso.4) Finanziamento: la proposta presentata all’Ente Finanziatore èsottopostaalladecisionediconcedereomenoilfinanziamentorichiesto.Se la decisione è favorevole sono definite le modalità di concessione delle risorsefinanziarieedirealizzazionedell’intervento.5) Gestione: durante questa fase si avvia la realizzazione delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi attraverso l’azione dimonitoraggio e valutazione in itinere.

Il quadro logico, il piano finanziario e il cronogramma sono i tre strumenti fondamentali che permettono una chiara e immediata letturadell’idead’insiemedelprogetto.Leazionidimonitoraggioevalutazionechedevononecessariamente

sottendereatuttalafasedirealizzazioneingeneraledelprogetto,maanchealle distinte attività programmate, hanno il fine dimisurare i progressicompiutimaanchediadottareazionicorrettivequandonecessarie.6) Valutazione: al termine della realizzazione dell’interventosiprocedealla valutazione finale per verificare gli effetti a breve termine e a lungo termine e trarre insegnamenti per il futuro. A dovuta distanza temporale dalla valutazione finale, può essere effettuata una valutazione ex-post dell’intervento.Lavalutazioneèun’operazionecheconsistenell’analisieverifica della “capacità” del progetto di raggiungere gli obiettivi e i risultati attesi.

Le fasi del PCM appena analizzate non sono da considerarsi distinte tra loro;spesso,laconclusionediunafasecostituiscelacondizioneessenzialeper avviare quella successiva.

La peculiarità comune a tutti i progetti è la sostenibilità. È necessario che il progetto sia contestualizzato affinché sia sostenibile.Per fare ciò

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è necessaria una conoscenza approfondita dell’ambito di riferimento alivellotransnazionale,nazionale,regionaleelocaledelPaese.Lericerchesociali vengono sviluppate utilizzando strumenti quantitativi e qualitativi checonsentonoun’analisicompletadei fenomeniedelleproblematichestudiate.L’approccio è di tipo interdisciplinare, grazie all’integrazione delle

competenzedeidiversigruppidi lavoro.Frequente è l’assunzionedellemetodologie proprie della ricerca-azione, con il coinvolgimento dei soggetti operanti sugli specifici temi di ricerca, progettazione, sviluppo. Tra gli strumenti utilizzati si segnalano: ricerche bibliografiche, diletteratura, documentali, normative; rilevazioni sul campo e indaginicampionarieadhoc,elaborazioneeincrociodelleinformazionistatisticheesistenti (combinate, quando possibile, con informazioni provenienti da fonti non convenzionali) e loro eventuale comparazione con quelle di altri paesi;studidicaso;intervisteatestimoniprivilegiatiefocusgroups.L’ideasottesa,peranni,alconcettodicooperazioneèstatadominata

troppo spesso da una certa presunzione ad imporre determinati modelli di sviluppo.L’indagineantropologicae sociale, concentrataprimanellefasi precedenti alla esecuzione del progetto: valutazione ex-ante e studio di fattibilità, progressivamente si è estesa a tutte le fasi del progetto comprendendo, quindi, anche le fasi dell’implementazione e dellavalutazionefinale.Nonostanteciò,l’indaginesocio-antropologicarisultaancora troppo marginale rispetto al ruolo fondamentale che dovrebbeavere. È opportuno instaurare un dialogo proteso ad una progettazione comune a più dimensioni, per questo diventa necessaria una conoscenza dell’Altro.Ilrisultatodaraggiungereèunasintesitraconoscenzesocialieconoscenzetecniche.

Programma di formazione e implementazione idrico-agricola e di sviluppo sociale nell’area di Mbonechera EPA (Extension Planning Area) Distretto di Machinga, Malawi

Progetto Mondialità da oltre venticinque anni si occupa di volontariato internazionale e di cooperazione tra i popoli promuovendo la realizzazione di progetti di cooperazione allo sviluppo, in un’ottica che privilegia lalogica della rete, attraverso il coinvolgimento di partners. Nel maggio 2008 Progetto Mondialità ha avviato un percorso di

tutoraggio e collaborazione con ALMA Onlus, Associazione Laica Montfort

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uncuoreperl’Africa,impegnatadal1998inprogettidicooperazioneperil Malawi, su indicazione del Ministero degli Affari Esteri, dal quale è scaturita la formulazione di una proposta progettuale. Sono state effettuate due missioni in loco: la prima in luglio e la seconda nel mese di novembre 2008.

In luglio la commissione, composta da una esperta della ONG Progetto Mondialità, la dott.ssa Danila Chiapperini, dalla presidente diALMA, prof.ssa Anna A. Sarcina, e da P. Vincenzo Troletti, un missionario monfortano con esperienza decennale nelle missioni del Malawi, hacompiuto uno studio di pre-fattibilità. La collaborazione e le buone relazioni con le autorità locali hannopermesso l’elaborazione delle informazioniraccolte che, in coordinamento con gli attori interessati, ha portato allarealizzazione della proposta di progetto ed alla pianificazione della logica d’intervento.Innovembre,lereferentiDanilaChiapperinieAnnaA.Sarcina,hanno

compiuto uno studio di fattibilità provvedendo alla definizione dei ruoli dei partner, alla pianificazione delle attività, di concerto con le Autorità governative, tradizionali e locali delle aree di priorità dei beneficiari di progetto.

La proposta descritta nel documento di progetto nasce a seguito di una richiestaespressadalleautoritàlocali,tradizionalieufficialidelMalawi,di cui si è fatta portavoce la commissione della Onlus succitata, di concerto e con il supporto dei missionari monfortani presenti in loco, da oltre cento anni nel Sud del Paese, in diverse missioni. La strategia è far interagire la professionalità della ONG Progetto Mondialità, operante già da molti anni nel settore della cooperazione, con la profonda conoscenza del territorioedeipartnerlocalicheALMAhaacquisitoconlasuaesperienzadi microinterventi. Attraverso la collaborazione con la ONG, ALMA si prefiggediacquisireun’adeguata formazione incampodicooperazioneinternazionale per ottenere il riconoscimento di idoneità ONG da parte del Ministero degli Affari Esteri. Il programma della suddetta proposta d’intervento “s’inquadra

coerentemente nel contesto socio-economico del paese beneficiario” ed è in linea con le priorità del governo locale secondo le autorità del Malawi (letteradigradimentodelGovernodelMalawi:MinisterofIndustryandTradedelMachingaSouthConstituency;MinisterofAgricultureandFoodSecurity;MinisterofLandsandSurvey;MinisterofIrrigationandWater

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Development;letteradigradimentodelT/ATraditionalAuthorityLiwondedelDistrettodiMachingarappresentantedeiChiefsdei20villaggi).

Inoltre, il programma si inserisce nelle priorità della Cooperazione italiana,checonsideraprioritariounprogettoche“tienecontodiaspettiqualificanti dello sviluppo, e in particolare degli Obiettivi di sviluppo del Millennio;favoriscelacreazionedioccupazioneelaproduzionedireddito,rafforzandolasocietàciviledelpaesebeneficiario;prevedeazioniditiposocialevolteafavorireilrientrodiemigrati;laprotezionedell’infanziaedelle donne”.

Nome e sigla della ONG proponente: Progetto Mondialità - Organismo di Volontariato internazionale di Puglia PRO.MOND.Titolo del progetto: Programma di formazione e implementazione idrico-agricola e di sviluppo sociale nell’area di Mbonechera EPA (Extension Planning Area) Distretto di Machinga, MalawiPaese beneficiario: MalawiRegione: MeridionaleLocalità:DistrettodiMachingaNome e sigla della controparte locale: Delegazione della Provincia Italiana dei Missionari Monfortani del Malawi e Zambia.Durata prevista: 3 anniIlMalawièunodeiPaesipiùpoverialmondo.Secondol’IndiceUNDP

dello Sviluppo Umano esso occupa il 163° posto sui 174 Paesi presi in esame.L’areadelprogettoèunterritoriocostituitodatrecomunità:Mbweso,

Mjahito,Makote,comprendenticiascuna10villaggi,unodeiterritoripiùpoveridelMalawi,appartenentealdistrettodiMachinga.Lacomunitàbeneficiariavivesuunavastaarearuralechesiestende

sucirca10kmqasud-ovestdel lagoMalawi,asuddel lagoMalombe,popolatada25.000abitantidislocati invillaggisparsie isolatinell’areadi Mbonechera; la gente di etnia in prevalenza Chewa parla la linguaChichewa.Sebbenelungounconfinedell’areascorrailfiumeShire,unicoeffluente

del lagoMalawi,conunflussomediodi400m3/sec.,chesigettanelloZambesi, la popolazione si limita a seguire e sfruttare il tradizionale ciclo delle piogge (da novembre a marzo) con scarso interesse verso la produzione di frutta e verdura e, nella stagione secca, molti beni alimentari

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non vengono prodotti con conseguenze sociali devastanti. L’aread’interventopresentaeccellentipotenzialitàdisviluppoagricolo

perlapresenzadelfiumeShireelapopolazionerisultapredisposta,grazieall’operadeipadrimissionarichelihannoguidatiadacquisireunaculturademocratica,adaccogliereinnovazionichepossanoprodurreautonomiaesviluppo.AppareparadossalecheunPaesecosteggiatoper700Kmdaunlagodi

acquadolceedalfiumeShirecontialtilivellidiinsicurezzaalimentare.Inrealtàèsconvolgente,ilseguentedato:l’80%dellefamiglierimanesenzaciboper4mesil’anno! Il terreno è fertile, l’acqua si potrebbe agevolmente utilizzare, se

canalizzata,persvilupparel’agricolturacherestaunsettoredaimplementare,puntando alla formazione e fornendo gli agricoltori di attrezzature agricole adeguate.L’economiaagricolarappresentaunabuonapartedelfuturodell’Africa.

Lo sviluppo di tale settore si rende necessario per garantire il fabbisogno alimentare di molte famiglie e promuovere capacità professionali. Pertanto si ritiene necessario avviare tecniche idriche e colturali moderne concapitali finanziari.Lostudiodifattibilitàhaidentificatoibisognispecificidellapopolazione

e del territorio locale: accesso all’acqua, formazione, nutrizione,rimboschimento. Nelle inchieste di opinione, gli abitanti sottolineanola mancanza di acqua per l’irrigazione e il fabbisogno quotidiano, diassistenza pubblica, di strade, di reti fognarie, di energia elettrica, di attività cheproducanoreddito.

Obiettivo generale: - contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della comunità

cheviveinMalawi,nelDistrettodiMachinga,insituazionediesclusionesocialeealdifuoridelsistemaeconomico;

- accrescere, in modo significativo, la collaborazione con le istituzioni e le risorse umane locali impegnate a favore della comunità e concertare le opportunitàlavorativeperarginarel’emigrazionedeigiovaniedelledonnecapofamiglia.

Obiettivo specifico: - contribuire allo sviluppo dell’economia locale attraverso

l’implementazione idrica e agricola, la formazione della popolazionedell’area diMbonechera, costituita da 25.000 individui, nell’arco di tre

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anni,attraversol’aumentodelleopportunitàdiaccessoaiserviziformativi,l’accompagnamento tecnico e l’avvicinamento ai servizi territoriali disviluppo,infavoredellacomunitàdell’areadiintervento,l’ampliamentodelle opportunità di sviluppo economico, a livello locale, attraverso un facilitato accesso al credito e la promozione della micro imprenditoria, amigliorareilredditodellefamiglieecreareun’agricolturasocialmentee culturalmente integrata, attraverso l’accesso alle risorse idriche,l’implementazione del settore economico, il micro-credito in mododemocratico e ben organizzato, con particolare attenzione alle donne capo-famiglia.

Considerando la depressione economica del territorio, si è proposta un’azioneprogettuale integratadisviluppoeconomico locale,attraversol’offertadiunaopportunitàlavorativa,supportatadaunapropostaformativaa carattere professionalizzante e sostenuta dall’erogazione di un fondodi micro-credito misto, a dotazione di attrezzature e fondo monetario, a sostegno dello sviluppo di attività generatrici di reddito.

I futuri beneficiari sono dislocati in 3 comunità di circa 25.000 abitanti: Mbweso,Mjahito,Makote,comprendenticiascuna10villaggi,costituitiprevalentemente da donne con bambini e anziani.

Il settore idrico e agricolo prevede la canalizzazione delle acque dalfiumeShireattraverso il territoriodella riservasinoadunbacinodiraccoltadalqualesidiramerannoleconduttureperl’approvvigionamentoidrico di 3 aree agricole, di circa 40 ettari, destinate alla coltivazione orticola,frutticolaeallazootecnia;lacostruzionediuncentrodiraccolta,conservazione, smistamento dei prodotti e di commercializzazione per il surplus produttivo; un training di formazione teorico-pratica nel settoreagricoloel’avviodelrimboschimentodelleareedepauperatedesertificatedall’indiscriminatoutilizzodellegnameperilfabbisognolocale;untrainingdieducazioneambientale;l’avviodellasperimentazionedellacolturadellajatropha,piantadacuisiricavaunoliobio-combustibileedell’artemisia,pianta utilizzata per la cura della malaria.

Il settore sociale prevede un training di formazione e sensibilizzazione, in primis alle donne, riguardante il settore sociale, sanitario, nutrizionale, ambientale.

Il settore micro-credito prevede un training di formazione imprenditoriale,dicooperazioneemicro-credito;ilsostegnoallosviluppodiattivitàgeneratricidiredditoattraversol’attivazionediunfondodimicro-

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credito misto, a dotazione di attrezzature e fondo monetario. Particolare attenzione sarà rivolta alle madri capo-famiglia, alle aspirazioni individuali dei giovani, alle priorità e alle vocazioni territoriali.

L’HonEllockMaotchaBanda,guardiadelcorpoeilrangerdelLiwondeNationalParksullerivedelfiumeShirepuntodipartenzadell’impiantod’irrigazione.

LiwondeNationalPark:fiumeShireperl’approvvigionamentodell’acquadacanalizzare.

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LiwondeNationalPark:percorsoindividuatodaitecniciperloscavoel’impianto dei tubi per la canalizzazione delle acque.

IncontropressoilDipartimentodelMinisterodell’AgricolturadiLiwonde.Dasinistra:l’HonEllockMaotchaBanda,T/ATraditionalAuthorityrappresentantedeivillaggiMbweso,Mjahito,Makote,ilFunzionarioministeriale,l’IngegnereIsaakMkaka,dueFunzionariministeriali.

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Piantadell’Artemisiaperlacuradella malaria.

Lemon Grass: pianta da associare all’Artemisiaperlacuradellamalaria.

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Programma integrato idrico-socialeper la convivenza con il semiarido nel

Curimataù Paraibano (Brasile)* Dott.ssa Orsola Dentamaro

* Coordinatrice Progetto Brasile Curimataù e Coordinatrice Corso “Cooperazione per l’Autosviluppo”.

1. IntroduzioneLoStatodellaParaibasiestendeper56.371km2 , a nord-est del Brasile

esiaffacciasull’OceanoAtlantico.LasuacapitaleèJoaoPessoa.Esso si estende nell’entroterra dall’Atlantico alla zona semiarida

conosciutacome“sertao”chenelpoligonodellasiccitàcopre,oltreallaParaiba,partedeglistatidiPiauì,Cearà,RioGrandeDoNorte,Pernambuco,Alagoas,SergipeeBahia.

La zona Semiarida èlazonapiùestesadellaParaibaedèanchequellaconilmaggiornumerodiabitanti.Questoèindicativodiquellechesonoledifficoltàchelapopolazionelocaleincontranellazona,vistalascarsezzadi risorse naturali.

Proprio per questo la popolazione è soggetta a condizioni di insostenibilità, sia economica che sociale tanto da fare della Paraiba lostato più colpito dal degrado ambientale (proprio negli spazi semiaridi).Inoltre, l’incapacità dell’economia rurale di assorbire e trattenere la

popolazionedellecampagneportaadun’intensamigrazioneversolecittà,e questo contribuisce ad aumentare il numero dei disoccupati.

Il Progetto, nei suoi obiettivi generali, intende contribuire al miglioramentodellecondizionisocio-economichedellaregionesemiarida del Curimataù Paraibano.QuestaregionepresentaleproblematichetipichedelNord-Estbrasiliano

e cioè: ordinamento fondiario e sistemi produttivi agro-zootecnici inadeguati esensibilitàalleavversitàclimatiche(siccitàperiodiche); inefficienza dei servizi primari (educazione e sanità) con elevati tassi di analfabetismo e mortalitàinfantile; deficienzecronicheneisistemidirifornimentoidrico; alto livello di degrado ambientale con ampi nuclei di desertificazione

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irreversibile.InrealtàilProgrammanonèaltrochelarispostaallarichiestaavanzata

dalla popolazione delle nove municipalità investite dalla realizzazione delle cisterne e dei pozzi.

È stato grazie alla presenza di Progetto Mondialità in Brasile, per oltre quattroanni,cheèstatacreataunafittaretedicollaborazioniconIstituzioniPubbliche,conOnglocalieistituzionilegateallaChiesa,instauratilegamidifiduciaconidiversigruppibeneficiarilocali.Tuttociòhaconsentitoladivulgazione delle azioni realizzate dal Programma.Sono state proprio le pregresse esperienze che hanno stimolato la

riflessionesull’efficaciadell’iniziativa.Il programma infatti mira, nello specifico, alla realizzazione di

infrastrutture per il rifornimento idrico e contribuisce allo sviluppo delle attività agricolo-zootecniche. La formazione rappresenta lo strumentofondamentale per l’acquisizione di tecniche e conoscenze per larealizzazionedelleopereeperl’incrementodellaproduttivitàeconomica.Inoltre,l’obiettivoèancheesoprattuttoquellodimigliorarelecondizionidi vita della popolazione locale; infatti, il microcredito, la formazione/informazione igienico-nutrizionale-sanitaria e la promozione dei bambini portatoridihandicap,miranoasostenerelefamiglielocali.

2. Settori di intervento e BeneficiariBeneficiariadell’interventoè,comegiàaccennato,lapopolazionedella

regione del Curimataù, in particolare quella dei 9 municipi investiti dal progetto.

I municipi coinvolti sono: Cubatì, Damiao, Picuì, Nova Floresta, Cuitè, Sossego, Baraunas, Nova Palmeira, Pedra Lavrada.

I settori di intervento sono 2, vale a dire quello Idrico e quello Sociale.Nel Settore Idrico è prevista (nei tre anni di durata del Progetto) la

costruzione di 690 cisterne familiari o plurifamiliari e di pozzi artesiani (conautorizzazionedelMinisterodegliAffariEsterièstataancheprevistala realizzazione di costruzioni alternative come i Barragens Subterraneos e i Tanques de Pedra).

Il Programma prevede di coinvolgere la maggioranza delle famiglie favorendo quelle chemostranomaggior interesse, capacità di impegnonelle attività e possibilità di partecipazione al fondo di credito rotativo. I beneficiari,inoltre,sarannoformatisutecnicheproduttivealternative,sulla

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gestionedipiccoliallevamentiagro-zootecniciesull’associazionismo.Nel Settore Sociale, su alimentazione e salute il progetto prevede

incontri di informazione/formazione per giovani madri e donne in genere, per l’assimilazionedinuove tecnicheeabitudini igienico-nutrizionali,eil coinvolgimento di associazioni composte prevalentemente da donne che prenderanno parte agli incontri di formazione sulle tematichedell’associazionismo e del cooperativismo. Inoltre, fondamentale è ilcoinvolgimentodibambiniportatoridihandicap.Irisultatichecisiattendedallarealizzazionedelprogettonell’arcodei

tre anni posso essere sintetizzati come segue:

Formazione di 690 famiglie coinvolte nella costruzione delle •cisterne;Aumento del reddito delle famiglie rinveniente dalle attività •agricolo-zootecniche;Accessodellapopolazionelocalealmicro-credito;•Miglioramento delle condizioni nutrizionali igienico-sanitarie della •popolazionelocale;Maggiorepartecipazionedelle famiglie conportatori di handicap•alle attività sociali.

3. Attività realizzate fino al 31 dicembre 2007Il quadro complessivo delle attività, relativo ai due settori, fino alla fine

didicembre2007,puòessereriassuntocomesegue:

Settore IdricoCubatí• : sono state selezionate e formate 32 famiglie, è stata completata la costruzione delle relative cisterne, completata la formazione relativa alla realizzazione dei canteiros economicos e iniziata la loro costruzione. È stata avviata la selezione di ulteriori 20famiglie;Pedra Lavrada• : sono state selezionate e formate 50 famiglie, è stata completata la costruzione delle relative cisterne, completata la formazione e la realizzazione dei canteiros economicos. Costruita unacisternacomunitariapressolaparrocchia;Nova Palmeira• : sono state selezionate e formate 73 famiglie, è stata completata la costruzione delle relative cisterne. In fase

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di attuazione la formazione e la costruzione degli orti familiari. Conclusa la formazione delle nuove 30 famiglie beneficiarie e iniziati i lavori di costruzione delle relative cisterne. Costruita una cisternacomunitariapressoilCentroCulturaledelCeneo;Picuí• : sono state selezionate 32 famiglie nella comunità rurale di “Serra dos Brandoes”, divise in due gruppi di 16 famiglie ciascuna. Del primo gruppo è stata effettuata la formazione e la realizzazione dellecisterne, inpartenariatocon laprefetturachehacontribuitoalle spese per la realizzazione di 5 di esse. Del secondo gruppo è stata effettuata la formazione di 12 famiglie ed è stata iniziata la costruzione delle relative cisterne. Sono inoltre state selezionate 30 famiglie risiedenti nella zona urbana del municipio ed è in fase di ultimazione la costruzione delle relative cisterne. È stata realizzata unacisternanelsitio“Taquinho”.Nelsito“MalhadadaCatingueira”èstatorealizzatoun• barragem subterraneo inpietraecemento,enell’attiguositiodi“LagoadaCuruja”èstataeffettuataun’operadiriformaediripristinodiun“tanque de pedra” di grandi dimensioni e realizzata una piccola lavanderia comunitaria.Nel sito “Serra Baixa” sono stati realizzati un “tanque de pedra” di •piccoledimensionieun“barragemsubterraneo”;Barauna:• sono state selezionate e formate 35 famiglie e realizzata la costruzione delle relative cisterne. Realizzati 3 barragens subterraneos, due nell’assentamento “Padre Assis” e l’altronell’assentamentodelsitio“Urubú”;Nova Floresta• : sono state selezionate e formate 2 famiglie, ultimata lacostruzionedellerispettivecisterne;Cuité• :sonostateselezionateeformate15famiglienelsitio“Bujarí”,ultimata la costruzione delle rispettive cisterne. Individuate 15 ulteriori famiglie del medesimo sito e iniziata la formazione delle medesime. Selezionate ulteriori 25 famiglie della comunità rurale “Melo”, effettuata la formazione delle stesse ed iniziata la costruzionedellerelativecisterne;Sossego• : sono state selezionate e formate 12 famiglie, ultimata la costruzione delle rispettive cisterne. Effettuati gli incontri formativi relativi ai canteiros economicos e completata la realizzazione di 17 di essi, grazie all’impiego dei fondi del micro-credito per la

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costruzione di canteiros in favore di 5 famiglie necessitanti ma non appartenentialgrupposelezionato;Damião• : sono state selezionate e formate 24 famiglie, ultimata la costruzione delle rispettive cisterne. Effettuati gli incontri formativi per la realizzazione dei canteiros economicos e iniziata la costruzione deglistessi;Algodão de Jandaira• : questo municipio non è citato tra i beneficiari del progetto, ma sono comunque state effettuate visite per la conoscenza del territorio e del personale della prefettura.

Riepilogando quindi sono 260 le cisterne ultimate e 97 quelle in fase di ultimazione, il che consente di elaborare il prospetto complessivo delleopere realizzate a conclusione del secondo anno di progetto (prevista a fine gennaio 2008):Barragens subterraneos: 5 unitàTanques de pedra: 2 unitàCisterne comunitarie: 2 unitàCisterne familiari: 357 unità

Settore SocialeDurante tutta la seconda annualità, l’intervento (sulla scia del primo

anno di attività) ha continuato a dare preminenza alla formazione deiprofessori,ritenendotaleazionedifondamentaleimportanza,poichépurprevedendo,laleggefederale,l’inclusioneeducativadialunniportatoridihandicap,difatto,soprattuttonelleareeruraliecarenti,siaiprofessori,chelestessestrutturescolastichenonsonoingradodiaccoglieresoggetticon necessità speciali.

Dopo una pianificazione delle attività durante i primi mesi della seconda annualità, l’azione si èmossa suduepiani: la prima è stata orientata acreare le condizioni più idonee a favorire l’implementazione di 9 salas de recursos, una per ogni municipio. Per salas de recursos s’intendonoaule di sostegno per gli alunni con necessità educative speciali. La legge federaleconsigliachelestessesalesianoinseritenellescuolede ensino fundamental e cheaccolganobambini frequentantidalla I alla IVserie,regolarmente iscritti a scuola. L’obiettivo è dare maggiori possibilitàe attenzione agli alunni che presentano difficoltà di apprendimento e

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necessità educative speciali. Il tutto si è svolto in collaborazione con le prefettureelesegreteried’educazione.

La stessa amministrazione è entrata con la ristrutturazione degli edifici scolastici,abbattendolebarrierearchitettoniche.Irisultatidelquestionariosomministratol’annoprecedente(questionario

utilizzatopercensirelapopolazionedisabile)hannomostratochelamaggiorpartedeidisabilièanalfabetaemoltospessohapochissimicontatticonlavita della comunità.Questaèlaragionepercuilanostravolontarianonharitenutoefficace

“costringere” gli stessi ad andare a scuola, proprio perché avrebberappresentato, per loro e per la famiglia, un evento traumatico e difficile da gestire;haritenutopiùopportunoiniziareunprimoavvicinamentodiquestepersone alla vita della comunità, attraverso il gioco e la rappresentazione teatrale.

Per raggiungere il primo obiettivo, dopo aver effettuato varie riunioni con prefetture municipali e segreterie di educazione, è stato acquistato materiale educativo e di arredamento per ogni sala (scrivania, sedie, computer completo di accessori, armadio, scaffale, banchi scuola consedie,giochidilegno,libri,materialevariodicancelleria,lettoredvdetv),inoltre è stato organizzato un corso di formazione per professori in sala de recurso. Sono stati formati circa cinque professori, per ogni municipio, selezionati dalle stesse segreterie di educazione dei municipi, in un corso di formazione della durata di 80 ore (40 residenziali, 40 a distanza). La formazione è stata eseguita dai formatori-tecnici del FUNAD (Fundaçào Centro integrado de apoio aos portadores de deficiencia da Paraiba). Lasecondaazionehaprivilegiatolapreparazionedi13professionisti

per ogni municipio, tra professori, agenti di salute e consiglieri tutelari, attraverso un corso di formazione in arte e teatro per portatori di necessità speciali.IlprimociclohacoinvoltoimunicipidiCuité,AlgodãodeJandaira,

Damiãoduranteimesidimarzo,aprileemaggio,per32orealmese,conun totale di 96 ore, sempre in convenzione con il FUNAD.Sempre durante il primo semestre dell’anno, le prefetture di Pedra

Lavrada, Nova Palmeira, Nova Floresta, Picuí, Cuité, hanno avviato ilavori di restauro delle scuole, e le stesse sale sono state completamente arredate grazie ai finanziamenti del programma. Imesi di giugno, luglio e settembre hannovisto imunicipi diNova

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Palmeira,Cubatí,PedraLavrada,protagonistidellostessocorsod’arteeteatro. Anchequisonostatiscelti39professionistitral’areadisalute,assistenza

sociale, educazione.InconcomitanzaaquestoneimunicipidiCuitéeDamião,sullabasedel

censimento della popolazione disabile, insieme ai professionisti formati, ladott.ssaDalenahasceltoungruppodicirca40personetrabambinieadolescenti, tutti disabili e quasi tutti analfabeti, ogni singola famiglia è statavisitatapersonalmente ed è stato spiegato ai genitori il lavoro ches’intendevaportareavanti.L’obiettivoeracheglistessiprofessionisti inprecedenza formati potessero iniziare, una volta alla settimana, un corso d’arte e teatro con questi bambini e adolescenti, una volta al mese unlavoro di coscientizzazione dei genitori, attraverso seminari, discutendo conlorol’importanzadell’educazioneinclusiva,cercandodiaiutarlinelledifficoltàdigestionediunfigliodisabile,conl’obiettivofinaledifavorirel’iscrizionea scuola,dove,unavolta iscritti, potrannoavere il sostegnodella sala de recurso.

Nonostante la costante sollecitazione da parte della volontaria alla collaborazionedellaPrefetturadiBarauna,lostessomunicipiohadecisodinonaderireall’intervento,giustificandoloconilfattocheilmunicipiononpresentaproblemid’esclusionesocialeeeducativa,cosìdell’interventohabeneficiato ilmunicipiod’AlgodàodeJandaira,appartenenteallastessaarea territoriale, considerando le condizioni estremamente carenti della popolazione dello stesso. Per tale ragione il censimento della popolazione disabile,cheavevavistoprotagonistiglialtrimunicipidurante laprimaannualità, nel municipio di Algodào si è svolto durante la seconda.Imesi di agosto, settembre eottobre2007hannovisto l’iniziodelle

attività nelle sale di recursos nelle scuole municipali dei municipi di Nova Palmeira, Nova Floresta, Pedra Lavrada, rispettivamente nelle scuole Iran CoelhoDantas;MariaHelenitaBatistaDantas;MariaHelenitaVasconselosCarvalho.Lestesseprefetturesisonoincaricatedimettereadisposizionedueprofessoriregolarmentestipendiatidallestessecheavevanobeneficiatodella formazione e ad oggi si occupano del coordinamento e gestione delle sale. Inizialmente nei tre municipi è stato organizzato un incontro con i professori e direttori delle stesse scuole municipali, al fine di individuare gli alunni da avviare alla Sala de Recurso, attraverso la spiegazione della Ficha de incaminhamento(=Schedadivalutazioneinizialedell’alunno).

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Tale valutazione iniziale ha messo in evidenza, nella scuola delmunicipio di Nova Palmeira, un numero di bambini con necessità di sostegno pari a 30, ma ne sono stati avviati al sostegno soltanto 21, a causa della mancanza di trasporto pubblico scolastico nel turno opposto a quello dell’insegnamento normale per gli alunni provenienti dalla zona rurale.Nella scuola del municipio di Pedra Lavrada sono stati individuati 34 bambini, ma per la stessa ragione, sono stati avviati al sostegno 30. Nella scuola del municipio di Nova Floresta i bambini individuati erano 25, ma avviati al sostegno 20. Le difficoltà maggiormente riscontrate riguardano sindrome di Down, deficit uditivo, difficoltà di socializzazione, di lettura, scrittura,difficoltàlogico-matematiche,percezione.

I gruppi sono stati divisi in sottogruppi di 8 bambini. Ogni gruppo è accolto due volte alla settimana. L’accoglienza prevede due turniantimeridiani e due turni pomeridiani. Ciascuno di due ore, per quattro giorni a settimana.

Il venerdi è il giorno dedicato alla pianificazione delle attività per la settimana successiva.

Nei tre municipi si è riscontrato un miglioramento pari al 50% per socializzazione e capacità logico-spaziali e del 40% nella lettura e scrittura. Le difficoltà ancora maggiormente riscontrate riguardano le capacità logico-matematiche,laproduzioneditestiecapacitàfonetiche.

Nel mese di settembre nel municipio di Cuitè è iniziato un lavoro di socializzazione e inclusione educativa di disabili, analfabeti; tuttiprovenienti da famiglie povere e con varie patologie. Il gruppo è formato anche da persone adulte, ma con grandi ritardi intellettivi. L’équipe diprofessori formati ha messo a disposizione la propria professionalità,pazienza e tempo, in modo completamente volontario per una volta la settimana.Ognisabatotalegrupposvolgevarieattivitàludiche,attraversodinamiche didattiche interattive, basate sulla manualità, coordinazionemotoria, ritmo,disegnoegiochidi ruolo.Gli stessi utenti sono sempreaccompagnati da un membro della famiglia, dimostrando una grande partecipazione e impegno; le famiglie dichiarano di aver assistito a unprofondo cambiamento nei figli, maggiore apertura e socialità, maggiore tranquillità.L’obiettivo è favorire l’ingressodi tali personenella scuolanormale,affinchépossanoavereaccessoallasala de recurso.

Nel mese di ottobre è stata la volta del municipio di Damiào, in cui si è cercatodifarelostessolavorod’inclusioneesocializzazionedidisabili.

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Inizialmente è stata riscontrata una bassissima collaborazione, accompagnata ad un alto grado di diffidenza da parte delle famiglie più volte visitate e invitate a partecipare ad incontri di coscientizzazione, ai quali sono sempre mancati. Grazie anche all’impegno dell’équipe deiprofessori, nel mese di novembre, si è riusciti ad avviare un lavoro regolare e assicurare una partecipazione continuata, una volta alla settimana. Il gruppodidisabilibeneficiatièformatoda30bambinieadolescenti,d’etàcompresa tra i 3 anni e i 16, con varie patologie, nella maggior parte dei casi con un quadro clinico e una diagnosi completamente assenti.

Nel precedente mese di luglio era iniziata la prima tappa del corso di formazione in arte e teatro di 39 professionisti dei municipi di Cubati, Pedra Lavrada, Nova Palmeira.

La seconda e terza tappa si sono svolte nei mesi di agosto e settembre. La stessa formazione si è svolta nel municipio di Pedra Lavrada. Gliultimimesidell’annosonoterminaticonl’ultimociclodiformazione

in arte e teatro, che ha visto coinvolti 39 professionisti deimunicipi diPicuì,Sossego,NovaFloresta,svoltosinelmunicipiodiPicuìneimesidiottobre/novembre.

Inoltre è iniziata la fattiva implementazione delle salas de recursos, nei municipidiCuitè,Picuì.Anchequilavolontariahaorganizzatoriunioniconprofessori, direttori scolastici e segreterie di educazione al fine di compiere unavalutazionedeibambinicheoccorronodisostegnoeducativo.

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Il Servizio Civile Nazionale

Da ormai tre anni, Progetto Mondialità, attraverso la FOCSIV (Federazione degliOrganismiCristianiServizioInternazionaleVolontari)halapossibilitàdipresentareprogettiperl’attribuzionepressolasuasedediBari,diVolontariinServizio Civile. Cosa e chi sono questefigure di persone, giovani che “fanno il Servizio

civile”?È una domanda lecita, soprattutto oggi giorno, quando vediamo e sentiamo

attraverso i maggiori mass media, campagne di adesione in cui si vedono giovani chedisolitoindossanounamagliettabiancaamezzemanichecheriportanoingrande il logo simbolo del Servizio civile, cioè una stella a cinque punte formata dacinquefigureantropomorfechesitengonopermano,iqualistannoaffiancoa delle persone anziane o a diversamente abili con il sorriso sulle labbra e con la ormai famosa frase “UNA SCELTA CHE CAMBIA LA VITA”

Comunque sia, a parte la fraseologia necessaria per attirare il giovane, per parlare di cosa è oggi il Servizio civile dobbiamo fare una serie di passi indietro nel tempo. La prima data importante è quella del 6 marzo 2001, quando ilParlamentodelRepubblica Italiana legiferò la leggen.64, laqualeistituivachedal1°gennaio2005sisvolgesubaseesclusivamentevolontaria il Servizio Civile Nazionale. Precedentemente il 23 agosto 2004vienepromulgatalaleggen.226cheanticipaal1°gennaiodell’annosuccessivo, il 2005, la sospensione della leva obbligatoria. Tale data segna difattol’iniziodellasecondafasediapplicazionedellalegge64del2001cheporteràallagestionedeisoli“volontari”diServizioCivileNazionale.

Infatti la legge n. 64 del 2001 e per i quattro anni successivi è una legge pensata per agire in due tempi:- una prima fase nella quale convivono due servizi civili, uno “obbligatorio” per gli obiettori di coscienza ed uno per i “volontari”; - una fase successiva destinata ai soli volontari di entrambi i sessi.

* Pietro Manuele

* Vicepresidente di “Progetto Mondialità”.

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La prima fase è iniziata il 20 dicembre 2001, con l’impiego di 180donne e 1 uomo, impegnati in progetti di Servizio Civile Nazionale “volontario” presentati da 4 enti di Terzo Settore e 1 Comune. In un crescendo inaspettato ed incontenibile nel 2002 il numero di progetti attivati è salito a 811 con 7.865 volontari avviati in servizio. Nel 2003 si è passati a 2.023 progetti con una partecipazione di 22.743 giovani. Nel 2004 l’impiego è stato di 32.211 volontari per 2.970 progetti. Nel 2005 il numero di volontari avviati al servizio sale a 45.175 per 3.451 progetti.Tutto questo per arrivare a dire che il SCN “è la possibilità messa

a disposizione dei giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno “solidaristico” inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore della ricerca di pace. Il Servizio Civile Volontario garantisce ai giovani, uomini e donne, una forte valenza educativa e formativa, è una importante e spesso unica occasione di crescita personale, una opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, un prezioso strumento per aiutare le fasce più deboli della società contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese. ChiscegliediimpegnarsiperdodicimesinelServizioCivileVolontario,sceglie di aggiungere un’esperienza qualificante al proprio bagaglio diconoscenze, spendibile nel corso della vita lavorativa, quando non diventa addirittura opportunità di lavoro, nel contempo assicura una sia pur minima autonomia economica.

Le aree di intervento nelle quali è possibile prestare il Servizio Civile Nazionale sono riconducibili ai settori: assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale,serviziocivileall’estero.”

Ma per arrivare a questo dobbiamo riprendere il nostro cammino nel tempo.Larispostaèabbastanzasemplice,ricordiamochefinoaqualcheannofaesistevaancoral’obbligatorietàperilgiovaneitaliano(soloperimaschiperò)didoverdare,“donare”unannodellapropriavita,trai18ei 28 anni, allo Stato italiano, attraverso la Leva obbligatoria, cioè prestare un anno della propria vita ad una delle Forze Armate della Repubblica d’Italia,EsercitopiuttostocheMarinapiuttostocheAeronautica,oppurecisipotevadichiarareobiettoridiCoscienza,rinnegarel’usodellearmi,essere iscritti in una lista e svolgere l’anno di leva obbligatoria comeOBIETTORIDICOSCIENZAesvolgevanocosìilloroServizioCivile;

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Testimonianze

quindiilSERVIZIOCIVILENAZIONALE(SCN)checonosciamooggiaffondalesueradicinellaSTORIADELL’OBIEZIONEDICOSCIENZAdi cui è il naturale erede in un rapporto di continuità.Nonèilmomentodiparlaredellastoriadell’obiezionedicoscienzain

Italia,senepotrebbeparlareinun’altraoccasione,comunqueèimportantecitarechelaconquistadiquestoriconoscimentodilibertàdiespressionedell’uomo, la legislazione italiana e quindi lo Stato la riconosce solo apartire dal 1972, cioè da quando grazie alle azioni di protesta di associazioni e di organizzazioni non violente, del sempre più crescente interesse da parte dei cittadini nei confronti dell’obiezione di coscienza e del grannumero di giovani disposti ad affrontare il carcere pur di non prestare un servizio armato –ilgovernoapprovòlaleggen.772“Normeinmateriadiobiezionedicoscienza”,chesancivaildirittoall’obiezionepermotivimorali, religiosi e filosofici ed istituiva il servizio civile sostitutivo del servizio militare e, pertanto, obbligatorio.

Nella legge 772 vi è un solo articolo su 17, riguardante le finalità e l’organizzazionedelServiziocivile, istituitochiaramenteper trovareunimpiego agli obiettori.L’esperienza iniziale di poche decine di coraggiosi, diventa alla fine

deglianni’80l’esperienzadimigliaiadigiovanianchegrazieallasentenzadella CorteCostituzionale (1989) che parifica la durata dei due servizimilitareecivile:inizial’esplosionenumericadegliobiettoricheraggiungenel 1999 la cifra di 110.000 domande.Edèproprionell’ultimoventenniodelmillenniopassatocheinmodo

quasi guardingo e di soppiatto ma sistematico che l’idea offerta dalServiziocivileèpassatadallepochedecinedientieassociazionichenefannorichiestaallemigliaiatralestesseassociazionieorganizzazionidivolontariatooltre2.000,aiComuni,oltre3.500abilitatiall’impiegodegliObiettori, alle numerose Università e addirittura alle oltre 200 Aziende Sanitarie Locali.

Oramai il Servizio Civile si è dimostrato una risorsa sociale per il Paeseel’8luglio1998,ilParlamentovaralaleggen.230“Nuovenormein materia di obiezione di coscienza”: l’obiezione di coscienza vienericonosciuta diritto del cittadino.

La legge, votata dopo 11 anni di dibattito politico (1987-1998), viene approvata alla vigilia della riforma che porterà ad un nuovo sistema diForze Armate su base esclusivamente volontaria.

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Testimonianze

Tale riforma, fortemente innovativa, è attuata dal Parlamento il 14 novembre 2000 attraverso la legge n. 331 “Norma per la istituzione del serviziomilitareprofessionale”;talenormafissaal1°gennaio2007ladatadisospensionedellalevaobbligatoriachesuccessivamentevieneanticipataal 1° gennaio 2005 (legge 23 agosto 2004 n. 226).

Le esperienze costruite con gli obiettori di coscienza in un andirivieni diluciedombre,inoltre25annidiattività,hannotuttaviacostituitounarisorsarilevantedellepolitichesociali,soprattuttoinambitoassistenzialeversoglianziani,idisabili,iminori,concorrendoaltresìallaformazionedeigiovani verso profili professionali orientati al principio costituzionale della solidarietàsociale;unostrumentoinnovativoperlepoliticheambientaliedicooperazioneinternazionale;unaesperienzadinuovopattodicittadinanzafragiovanieistituzioni,dovedoveridisocialità,chetrovanonuoveformedi espressione, e diritti individuali trovano un punto di equilibrio.Il 6 marzo 2001 il Parlamento Italiano approva la legge n. 64, che

istituisceilServizioCivileNazionale;unServiziovolontarioapertoanchealle donne, concepito come opportunità unica messa a disposizione dei giovanidai18ai26anni,cheintendonoeffettuareunpercorsodiformazionesociale,civica,culturaleeprofessionaleattraversol’esperienzaumanadisolidarietà sociale, attività di cooperazione nazionale ed internazionale, di salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale. Lapartecipazionecivicaattraversoilvolontariatoel’associazionismo

di promozione sociale è uno dei tratti più significativi della storia del nostroPaese.Questapartecipazione,chesimanifestaognigiornoediventaimpressionantenelleemergenzedellastorianazionale,haradiciprofonde,secolari e trova linfa nei valori religiosi e laici di solidarietà, eguaglianza, giustizia sociale, partecipazione diretta.

In tale contesto il Servizio Civile Nazionale costituisce una singolare modalità di partecipazione che coniuga i principi costituzionali disolidarietà, difesa della patria, crescita personale.

Le istituzioni della Repubblica Italiana non creano lo spirito della partecipazionecivica,mahannolaresponsabilitàdidarglisostegnoediincoraggiare chi la vive. La legge 6marzo 2001 n. 64 “Istituzione delservizio civile nazionale” è il segno di questa responsabilità.

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Testimonianze

Inquestasezionesonoriportatiiprincipalidatiinerentil’accreditamentodegli Enti di Servizio Civile Nazionale.

I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2007. GliEntiaccreditatinell’albonazionaleeneglialbiregionalisonocosì

suddivisi per classe:ENTI PRIMA CLASSE 80 •ENTI SECONDA CLASSE 128 •ENTI TERZA CLASSE 306 •ENTI QUARTA CLASSE 2.285 •Totale Enti 2.799•

Dal 1 gennaio 2006 le Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano curano la tenuta di un proprio albo regionale/provinciale. ENTI ISCRITTI AGLI ALBI DI SCN AL 31 DICEMBRE 2007

TOTALE ITALIA 139 100,00 2.660 100,00 2.799 100,00

v.a. % v.a. % v.a. %Emilia Romagna 4 2,88 254 9,55 258 9,22Friuli Venezia Giulia 0 0,00 32 1,20 32 1,14Liguria 5 3,60 46 1,73 51 1,82Lombardia 14 10,07 174 6,54 188 6,72Piemonte 4 2,88 82 3,08 86 3,07Valled’Aosta 1 0,72 2 0,08 3 0,11Veneto 2 1,44 161 6,05 163 5,82Bolzano 1 0,72 16 0,60 17 0,61Trento 2 1,44 48 1,80 50 1,79TOTALE NORD 33 23,74 815 30,64 848 30,30Abruzzo 2 1,44 51 1,92 53 1,89Lazio 75 53,96 242 9,10 317 11,33Marche 3 2,16 61 2,29 64 2,29Molise 0 0,00 22 0,83 22 0,79Toscana 2 1,44 106 3,98 108 3,86Umbria 1 0,72 30 1,13 31 1,11TOTALE CENTRO 83 59,71 512 19,25 595 21,26Basilicata 0 0,00 82 3,08 82 2,93Calabria 3 2,16 175 6,58 178 6,36Campania 10 7,19 320 12,03 330 11,79Puglia 5 3,60 230 8,65 235 8,40Sardegna 0 0,00 62 2,33 62 2,22Sicilia 5 3,60 464 17,44 469 16,76TOTALE SUD E ISOLE 23 16,55 1.333 50,11 1.356 48,45

REGIONI Albo nazionale Albo Reg. e TotaleED AREE GEOGRAFICHE Enti iscritti Prov. Enti iscritti Enti iscritti

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Testimonianze

Ilsistemadiaccreditamentodeglientiprevedel’indicazionedellesedidi attuazione dei progetti realizzati da ciascun ente.

ENTI E SEDI DI ATTUAZIONE PROGETTO AL 31 DICEMBRE 2007

CLASSEEnti Sedi

v.a. % v.a. %

1^ CLASSE 80 2,86 35.267 64,00

2^ CLASSE 128 4,57 7.896 14,33

3^ CLASSE 306 10,93 5.539 10,05

4^ CLASSE 2.285 81,64 6.399 11,61

TOTALE 2.799 100,00 55.101 100,00

La distribuzione territoriale delle sedi di attuazione dei progetti in Italia è la seguente:SEDI ACCREDITATE AL 31/12/2007 PER AREE GEOGRAFICHE E COMPETENZE

Emilia Romagna 2.032 6,88 55,22 1.648 6,84 44,78 3.680 6,86 100,00Friuli VeneziaGiulia 457 1,55 71,86 179 0,74 28,14 636 1,19 100,00Liguria 952 3,23 72,45 362 1,50 27,55 1.314 2,45 100,00Lombardia 2.908 9,85 57,60 2.141 8,88 42,40 5.049 9,42 100,00Piemonte 2.414 8,18 60,87 1.552 6,44 39,13 3.966 7,40 100,00Valled’Aosta 100 0,34 86,96 15 0,06 13,04 115 0,21 100,00Veneto 1.216 4,12 46,34 1.408 5,84 53,66 2.624 4,89 100,00Bolzano 86 0,29 48,59 91 0,38 51,41 177 0,33 100,00Trento 425 1,44 0,00 155 0,64 0,00 580 1,08 100,00TOTALE NORD 10.590 35,88 58,38 7.551 31,34 41,62 18.141 33,84 100,00Abruzzo 663 2,25 52,74 594 2,47 47,26 1.257 2,34 100,00Lazio 2.464 8,45 56,29 1.937 8,04 43,71 4.431 8,26 100,00Marche 826 2,80 38,08 1.343 5,57 61,92 2.169 4,05 100,00Molise 245 0,83 52,13 225 0,93 47,87 470 0,88 100,00Toscana 2.076 7,03 69,83 897 3,72 30,17 2.973 5,55 100,00Umbria 494 1,67 66,85 245 1,02 33,15 739 1,38 100,00TOTALE CENTRO 6.798 23,03 56,47 5.241 21,75 43,53 12.039 22,45 100,00

Albo nazionale Sedi accreditate

REGIONIED AREE

GEOGRAFICHE v.a. v.a. v.a.% tot.Nazionale

% tot.Nazionale

% tot.Nazionale

% tot.Regione

% tot.Regione

% tot.Regione

Albo Reg. e Prov.Sedi accreditate

TotaleSedi accreditate

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Testimonianze

Basilicata 416 1,41 60,29 274 1,14 39,71 690 1,29 1,29Calabria 2.162 7,32 73,39 784 3,25 26,61 2.946 5,49 5,49Campania 3.658 12,39 60,21 2.417 10,03 39,79 6.075 11,33 11,33Puglia 2.121 7,19 67,79 1.008 4,18 32,21 3.129 5,84 5,84Sardegna 528 1,79 54,55 440 1,83 45,45 968 1,81 1,81Sicilia 3.244 10,99 33,70 6.382 26,48 66,30 9.626 17,95 17,95TOTALESUD E ISOLE 12.129 41,09 51,76 11.305 46,91 48,24 23.434 43,71 43,71

TOTALEITALIA 29.517 100,00 55,05 24.097 100,00 44,95 53.614 100,00 100,00

Progetti 2007In questa sezione è possibile prendere visione dei dati inerenti i progetti di Servizio Civile Nazionale. I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2007. IprogettidiSCNattivatidal2001al2007sonocosìripartiti: · Anno 2001: 29 progetti · Anno 2005: 3.467 progetti· Anno 2002: 811 progetti · Anno 2006: 4.100 progetti · Anno 2003: 2.023 progetti · Anno 2007: 3.781 progetti · Anno 2004: 2.970 progetti

PROGETTI DI SERVIZIO CIVILE ATTIVATI

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Testimonianze

LaripartizioneterritorialedeivolontaririchiestidaiprogettiapprovatiinItalianel2007perareegeograficheèlaseguente:

La ripartizioneper settori dei volontari richiesti dai progetti inseriti neibandi ordinari nel 2007 è la seguente:

Ripartizione territoriale dei volontari richiesti dai progetti approvati di servizio civile nazionale in Italia nell’anno 2007 per aree geografiche

Volontari previsti dai progetti inseriti nei bandi ordinari 2007 per settori

Educazione e prom.

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Testimonianze

Volontari 2007In questa sezione è possibile prendere visione dei dati inerenti i Volontari di Servizio Civile Nazionale. I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2007.

VOLONTARI RICHIESTI:Ilnumerodivolontaririchiestidal2001al2007èstatodi233.512giovani. Segue il dettaglio annuale dei volontari richiestiinrelazioneaisingolibandidiSCN: · Anno 2001 -1°bandoordinario396volontaririchiesti · Anno 2002 -1°bandoordinario1.095volontaririchiesti -2°bandoordinario3.412volontaririchiesti -3°bandoordinario821volontaririchiesti -4°bandoordinario8.147volontaririchiesti -5°bandoordinario2.604volontaririchiesti · Anno 2003 -1°bandoordinario10.929volontaririchiesti -1°bandostraordinario39volontaririchiesti -2°bandostraordinario510volontaririchiesti -2°bandoordinario16.727volontaririchiesti -3°bandoordinario18.845volontaririchiesti -4°bandoordinario6.084volontaririchiesti · Anno 2004 -1°bandoordinario275volontaririchiesti -2°bandoordinario14.284volontaririchiesti · Anno 2005 -1°bandostraordinario866volontaririchiesti -2°bandostraordinario867volontaririchiesti -1°bandoordinario36.296volontaririchiesti -3°bandostraordinario1.150volontaririchiesti -4°bandostraordinario582volontaririchiesti · Anno 2006 -1°bandostraordinario793volontaririchiesti -2°bandostraordinario428volontaririchiesti

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Testimonianze

-1°bandoordinario45.248volontaririchiesti -3°bandostraordinario972volontaririchiesti -2°bandoordinario8.082volontaririchiesti -4°bandostraordinario1.596volontaririchiesti · Anno 2007 -1°bandoordinario38.899volontaririchiesti -2°bandoordinario10.363volontaririchiesti -1°bandostraordinario1.034volontaririchiesti -bandospecialeNapolieProvinciadiNapoli2.168volontaririchiesti

VOLONTARI AVVIATI AL SERVIZIO Il numero di volontari avviati al servizio dal 2001 al 2007 è stato di 197.481 giovani.Segue il dettaglio annuale dei volontari avviati al servizio:· Anno 2001 181 volontari avviati · Anno 2002 7.865 volontari avviati · Anno 2003 22.743 volontari avviati · Anno 2004 32.211 volontari avviati · Anno 2005 45.175 volontari avviati · Anno 2006 45.890 volontari avviati · Anno 2007 43.416 volontari avviati

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Testimonianze

RIPARTIZIONE GEOGRAFICA DEI VOLONTARI AVVIATI AL SCN NEL 2007Nell’anno 2007 sono stati avviati al servizio civile in Italia 42.926

giovanieall’estero490giovani.

DISTRIBUZIONE DEI VOLONTARI AVVIATI NEL 2007 PER IL SERVIZIO CIVILEIN ITALIA E ALL’ESTERO

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Testimonianze

VOLONTARI AVVIATI AL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE NEL 2007 Il dettaglio, distinto per macroaree, dei volontari avviati nel 2007, raffrontato al 2006, è il seguente:

valore % valore % VALLED’AOSTA 8 0,02 26 0,06 0,04PP.AA. BOLZANO-TRENTO 121 0,26 233 0,54 0,27FRIULI VENEZIA GIULIA 398 0,87 416 0,96 0,09PIEMONTE 2.591 5,65 2.081 4,79 -0,85LOMBARDIA 2.643 5,76 2.934 6,76 1,00LIGURIA 822 1,79 729 1,68 -0,11EMILIA ROMAGNA 2.052 4,47 2.230 5,14 0,66VENETO 1.159 2,53 1.317 3,03 0,51TOTALENORD 9.794 21,34 9.966 22,95 1,61TOSCANA 2.816 6,14 2.586 5,96 -0,18LAZIO 4.076 8,88 3.402 7,84 -1,05MARCHE 1.462 3,19 1.031 2,37 -0,81UMBRIA 703 1,53 614 1,41 -0,12ABRUZZO 806 1,76 1.018 2,34 0,59MOLISE 223 0,49 310 0,71 0,23TOTALECENTRO 10.086 21,98 8.961 20,64 -1,34CAMPANIA 8.316 18,12 8.612 19,84 1,71BASILICATA 505 1,10 643 1,48 0,38PUGLIA 2.940 6,41 3.882 8,94 2,53CALABRIA 3.895 8,49 2.506 5,77 -2,72SARDEGNA 555 1,21 968 2,23 1,02SICILIA 9.360 20,40 7.388 17,02 -3,38TOTALESUD E ISOLE 25.571 55,72 23.999 55,28 -0,45

TOTALE ITALIA 45.451 99,04 42.926 98,87 -0,17TOTALE ESTERO 439 0,96 490 1,13 0,17TOTALE CENTRALE 45.890 100,00 43.416 100,00 0,00

REGIONI 2006 2007 DifferenzaED AREE GEOGRAFICHE %

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Testimonianze

VOLONTARI AVVIATI NEL 2007 SUDDIVISI PER REGIONI E AREE GEOGRAFICHE

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Testimonianze

VOLONTARI AVVIATI AL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE NEL 2007 SUDDIVISIPERSETTORID’IMPIEGOEDAREEGEOGRAFICHE

SETTORI D’IMPIEGO

ITALIASUD e ISOLE

TOTALEGENERALE

v.a. v.a.% %

ASSISTENZA 5.506 55,25 4.973 55,50 11.741 48,92 22.220 51,18

TOTALEASSISTENZA 5.506 55,25 4.973 55,50 11.741 48,92 22.220 51,18

EDUCAZIONALE E PROMOZIONECULTURALE 2.645 26,54 2.185 24,38 7.598 31,66 12.428 28,63

PATRIMONIOARTISTICOCULTURALE 1.404 14,09 1.173 13,09 2.545 10,60 5.122 11,80

TOTALECULTURA EEDUCAZIONE 4.049 40,63 3.358 37,47 10.143 42,26 17.550 40,42

AMBIENTE 307 3,08 293 3,27 974 4,06 1.574 3,63

PROT.CIVILE 104 1,04 337 3,76 1.141 4,75 1.582 3,64

TOTALE AMBIENTE EPROT.CIVILE 411 4,12 630 7,03 2.115 8,81 3.156 7,27

TOTALE ITALIA 9.966 100,00 8.961 100,00 23.999 100,00 42.926 98,87TOTALE ESTERO 490 1,13TOTALE GENERALE 43.416 100,00

ITALIANORD

v.a. %

ITALIACENTRO

v.a. %

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Testimonianze

Riepilogodeisettorid’impiegodeivolontariavviatinel2007suddivisiperareegeografiche

VOLONTARIAVVIATIALSERVIZIOCIVILEALL’ESTERONEL2007:490 · Africa 133 · America del Sud 141 · America centrale 12 · America del Nord 3 · Medio oriente 8 · Asia 23 · Oceania 4 · Europa Occidentale 87 ·Europadell’Est79Ripartizioneperattivitàdei490volontariinserviziocivileall’estero:

VOLONTARI AVVIATI IN ITALIA NEL 2007 SUDDIVISI PER SETTORI D’IMPIEGOE AREE GEOGRAFICHE

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Testimonianze

VOLONTARIAVVIATIALSERVIZIOCIVILEALL’ESTERONEL2007 PER AREE GEOGRAFICHE E DI INTERVENTO

ASSISTENZA 22 - 2 3 - - 22 18 67 13,67

EDUCAZIONEPROMOZIONECULTURALE 15 - 22 4 - 6 43 29 119 24,29

COOPERAZIONEAI SENSI DELLALEGGE 49 1987 23 - 13 4 - - - 3 43 8,78

COOPERAZIONEDECENTRATA - - 8 - - 6 - 4 18 3,67

FORMAZIONE IN MANIERA DICOMMERCIOESTERO 2 - - - - - - - 2 0,41

ALTRO 71 - 87 1 - 15 - 24 198 40,41

INTERVENTI COSTRUZIONIPOSTCONFLITTO - - - - - - 4 - 4 0,82

PATRIMONIOARTISTICO CULTURALE - - - - - - 4 - 4 0,82

INTERVENTI DIPEACEKEEPING - - - - - - - 1 1 0,20

SOSTEGNOCOMUNITA’DIITALIANI ALL’ESTERO - 3 9 - 4 - 18 - 34 6,94

TOTALE 137 3 141 12 4 27 87 79 490 100,00

REGIONIED AREE

GEOGRAFICHE

v.a.

AMERICANORD

v.a.

ASIA

v.a.

AMERICACENTRO

v.a.

EUROPADELL’EST

%v.a.

AFRICA

v.a.

OCEANIA

v.a.

AMERICASUD

v.a.

EUROPAOCCID.

v.a.

TOTALE

AREE DI INTERVENTO

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Testimonianze

Ripartizione dei volontari avviati nel 2007 per sesso: ·Maschi13.224-30,46% · Femmine 30.192 - 69,54%

Ripartizionedei43.416volontari(Italia+Estero)avviatialSCNnel2007per classi di età:

Ripartizione dei 42.926 volontari avviati al servizio in Italia per classi di età: · dai 18 ai 20 anni - 9.652 - 22,49% · dai 21 ai 23 anni - 14.409 - 33,57% · dai 24 ai 26 anni - 13.357 - 31,12% · dai 27 ai 28 anni - 5.508 - 12,83%

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Testimonianze

Ripartizionedei490volontariavviatialservizioall’esteroperclassidietà: · dai 18 ai 20 anni - 30 - 6,12% · dai 21 ai 23 anni - 57 - 11,63% · dai 24 ai 26 anni - 219 - 44,69% · dai 27 ai 28 anni - 184 - 37,55%

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Testimonianze

Dati statistici e informazioni tratti dal sito: www.serviziocivile.it

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L’Africa aiuta l’AfricaEsperienze di un medico qualunque nei Paesi in via di sviluppo

* Dott. Alessandro Cicoria

*Medicochirurgo

Le aree mondiali definite “ in via di sviluppo” sono per lo più considerate quelle che si trovano al Sud del nostro pianeta, specialmente quelletropico-equatoriali,compresetrail27paralleloNordeil27Sud,ancheseattualmenteancheareedell’Europadell’estedelleregionicorrispondentialla ex-Unione Sovietica stanno attraversando un periodo socio-economico delicato e di profonda crisi e servirà ancora molto tempo e molto aiuto per poterusciredallaatavicacrisieconomicaesocialecheimpediscelorodiallinearsi ai Paesi definiti del “Primo Mondo”.

I mali che affliggono queste regioni sfortunate della terra sonoprincipalmente la scadente qualità socio-economica e la pessima qualità delle condizioni igienico-sanitarie. Mali con cui da secoli devono combattere i loro abitanti, nonostante la comunità internazionale abbia fatto ovunque passi da gigante, sia in campo sociale ed economico, sia in quello sanitario, con la scoperta di cause e terapie per numerosissime malattie. SembraperòchetaliprogressisianopreclusiallepopolazionichehannoavutosololasfortunadinascerenelSuddelmondoanzichéaltrove.

Eccoallorachecomemedico,mainnanzituttocomeuomo,nel1999hovolutometterefinalmenteinpraticaimieipropositidi“aiutosociale”che, fino allora, erano rimasti solo nell’ambito della conoscenza, senzaessermi mai impegnato in prima persona e soprattutto in prima linea. Sete

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Testimonianze

diconoscenzachemiavevaportatoavisitareleareepiùpoveredellaterra,dal Brasile al Venezuela, la Repubblica Dominicana, il centro America, il Sud-Est asiatico, ma soprattutto l’Africa… che da allora è entrataprepotentemente nella mia vita.Prima avevo solo letto, osservato, meditato, ma poi decisi che non

potevo più soltanto leggere la storia, ma dovevo esserne parte integrante, protagonistadiessa.Sonosicurocheseognunodinoiandasselaggiù,ancheuna volta sola nella propria vita, davvero la storia del mondo comincerebbe a riprendere dignità.

E il mio primo Maestro di vita, e mi preme sottolinearlo per rispetto e amore verso di lui, fu il compianto Padre Prosperino Gallipoli, figura imponente, fisicamente e moralmente, che racchiudeva nella sua dedizionequarantennale ad un Paese, il Mozambico, tuttal’essenzadiciòchesignificatrovarsiall’improvvisoproiettatodaunmondoincui vivi in una casa in muratura, davanti ad una via senza buche, con acquacorrentecheaddiritturasipuòbere,conspecchi,conunostereoeunatv,tanti vestiti e tanti negozi dove comperarne ancora, tutto in eccesso, in unaltroopposto;unmondofattodistenti,spaziodasfruttare,mancanzadi qualsiasi cosa, scarpe, vitamine, medici, ma soprattutto mancanza di intraprendenza. E la sua intraprendenza di francescano forte e volitivo, testardoecoraggioso,lohannoportatoasalvaremigliaiadiviteumane,talvolta mettendo in pericolo la sua stessa vita e senza aspettarsi nulla in cambiosenonlavolontàel’impegnopercambiarelastoriadapartediquellicheluiaiutava.

Io ci sono arrivato come medico in Mozambico, mettendo a disposizione lamiaprofessionalitàedesperienza,maallafinepossodirechehopiùimparato che insegnato, sia a livello medico che umano. Io aiutavo ericevevo riconoscenza e consensi, ma nessuno poteva immaginare quanto iofossiriconoscenteacolorocheeroandatoadaiutare.Era inutile anche spiegarlo, tanto a loro non interessava. A loro

importavano poche ed essenziali cose: stare bene e in forze per poterarrivareallafinedellagiornataconqualcosadamangiareperséeper i

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Testimonianze

loro figli. Se davo loro questo, essi non avevano bisogno d’altro e nonchiedevanoaltro.

E finalmente imparavo a capire tante cose: capire le lunghe stradepopolate di gente che cammina, cammina sempre e per qualsiasi cosa;capire i loro tempi, capire la spontaneità, capire la festa, la generosità, l’accoglienza.Ilfattoche,nonavendoquasiniente,voglianodartitutto.Capirelaprioritàdeirapporti,capirelamanosemprealzata,chesalutatechepassisullacassadiunajeepelicopridipolvererossa.Capirecomeancheapanciavuotariescanoaballare.Capirechenessunopiangefinchégli dai i punti senza anestesia.L’annopassatoconProsperinomiavevaapertoleportedelmondodella

solidarietà.Miavevafattotastareconmanoilmondocheavevosempree solo visto al balcone dellamia dolce, sicura e comoda casa; io, SanTommaso del terzo millennio, ero finalmente sul campo e mi sembravano cosìlontaniilmioOspedale,imieicolleghi,lemieTAC,RMN,ecografie,i libri… avevo riscoperto la medicina come doveva davvero essere. Avevo imparato a pensare al paziente come entità e non come malato da catalogare in una classificazione e sottoporre a esami a raffica.

Ma dopo i primi entusiasmi, accompagnati dagli inevitabili scrupoli e rimorsi che attanagliano l’occidentale che si recaper la primavolta neiPaesipoveri,nelrendersicontocheabbiamosemprepiùdiquantociserva,

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Testimonianze

sprecando l’eccesso e accampando diritti di cui gli altri più sfortunatinonsannonemmenodell’esistenza(pensioni,sistemasanitario,medicinegratuite, ferie, contratto nazionale di lavoro, ammortizzatori sociali, assegni diinvalidità,tuteladellavoro,tuteladeglianzianiedeipiùpiccoli,echipiùnehapiùnemetta…enonsiamomaicontenti),cominciaiadassestarmi,adintegrarmi,apensarepiùrazionalmenteaciòchestavofacendoedovevoancora fare. ScendereinAfricasoloconl’emozionenelcuorenonfarendereconto

in maniera obiettiva dove ci si trova e cosa occorra fare veramente. Si è spinti dall’onda dell’entusiasmo umanitario, pensando a breve termine,cercandodidispensarelagocciad’acqua,ilchiccodiriso,senzacapirechecon una programmazione seria si potrebbe dare un acquedotto funzionante e piantagioni di riso (e non solo).

Mi ritrovai dopo i primi tempi a ritenere inutile lo sforzo, pur immenso, cheProsperinostavafacendoperlasalutedeisuoicompatriotiacquisiti.LuicheavevaindovinatoilsegretodelleCooperative(produzione-consumo-vendita-investimento)nell’ambitoagro-pecuario,nonavevabenchiareleidee di cosa davvero servisse per creare un piccolo ma efficiente servizio sanitario.Tuttorallentòdavantialledifficoltàdegliapprovvigionamenti,aicostielevatideifarmaci,almercatoneroparallelochesicreòconlenostrestesse medicine che noi distribuivamo gratuitamente alla popolazioneruraleche,invecediassumerle,lerivendeva;ledifficoltàcreatedallostessogovernomozambicanoperipermessieleautorizzazioniel’impossibilità

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Testimonianze

di reperire medici occidentali disposti ad impegnarsi per un periodo abbastanza lungo unitamente alla scarsità di personale infermieristico locale disposto a lavorare per una paga esigua e nemmeno garantita ogni mese, portarono al graduale esaurimento delle risorse del progetto per cui ero stato ingaggiato e quindi me ne tornai mestamente in Italia con il senso didisfattachepervadequasituttiiDonChisciottechetornanoinPatriadopo una esperienza in Africa. Ma sotto queste ceneri solitamente resta sempreilfuocodichihacapitocosanonvaecosapotrebbeandare.Tutto sta al ritorno, nel ritrovare l’energia, la voglia di lottare e di

riorganizzarsi, magari sotto il cappello protettivo di una ONLUS, di una ONG o semplicemente denunciando, come sto facendo io in questo articolo, quellochesièvisto,sièvissuto,cercandodichiarireachinehadavverovoglia, cosa si potrebbe fare di concreto e cosa si potrebbe tranquillamente evitare per non cadere nella trappola di uno pseudo-umanitarismo cheall’Africa davvero non serve affatto, anzi, la relega sempre più tra levittimediunaingiustiziastoricachehasemprearricchitoneisecolipassatiletasche,edoraanchelecoscienzedinoioccidentali.Dellamiaprimaesperienzaafricanamipiaceperòricordarecheoltreai

semplici, ma mai inutili, aiuti spiccioli come la fornitura di medicine per le malattie più comuni alla popolazione rurale, ci impegnammo soprattutto inazioniapiùampiorespiro,chelailluminatamentediProsperinoaveva

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Testimonianze

individuato, nella formazione dei giovani, nelle lezioni ai più anziani, tenute sotto gli alberi di cajù o di mango, dove spiegavamo perchél’acquacorrenteera indispensabile,perché le latrineeranomegliodelleporcilaie o perché, anziché mangiare tutto ciò che si produceva, fossemeglio conservarne una parte per poterla vendere e investire il ricavato per produrne altra in quantità ancora maggiore. Insomma comprendevo giorno dopogiornocheilveroaiutocheservivadavveroaquellagentenonerailpesce, ma insegnare loro a pescare, per dirla alla Confucio.Neglianniseguentihoalimentatoilmioamoreperl’Africa,leggendo,

informandomi sulla storia di molte regioni del continente nero, viaggiando (Kenya,Zimbabwe,Zambia,Botswana,SudAfrica,Egitto,Swaziland)perconoscere luoghieculture,ho lavoratoconaltreOrganizzazioni (ONG,Croce Rossa Militare Italiana) in Eritrea, Etiopia, ritrovando analogie con ilMozambico,ma anche tante differenze, realtà che si incrociano,si uniscono e si respingono; storie e situazioni che si sovrappongononella loro tanto marcata diversità, ma unite dal comune denominatore di fattorichesfuggonoalnostrocontrollocomelamancanzadiscrupolidichi governa, come la falsità ideologica dimolte Organizzazioni che diumanitariohannosoloilfattochesonogli“uomini”agestirle,pensandosolo ai propri interessi, che spesso non sono soltanto economici, maaltrettanto biasimabili.Gliannitrascorsiinquestiluoghietraquestegentimihannoportatoa

capirecheperfarusciredaquestostalloatavicodiinediaedibloccototaledello sviluppo i Paesi del Terzo mondo, necessita una programmazione seria, che trae certo la sua vitalità dal denaro e dalla presenza costante

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Testimonianze

diespertisulcampo,machenonpuòprescinderedaunaorganizzazionecapillare e meticolosa, con controlli periodici sul posto e con la formazione dipersonalelocalechedebbadiventarepianpianoresponsabiledelpropriodestino e di quello di tutta la sua comunità. AldilàdellastereotipataecristianaretoricacheobbligailPrimomon-

do perennemente (e inutilmente) a impegnarsi in azioni “nobili”, tipo la cancellazionedeldebitool’inviodi“aiutiumanitari”,credodipoterri-teneresenzadubbiocheunadellepiùimportanticausedelbloccodellosviluppodiquestiluoghisonoilorostessiabitantichenonhannoimparatoancoraacapirecheilfineprimariodellavitanonèquelloancestralediarrivare la sera con la pancia piena, ma quello di garantire a se stessi e ai propri figli, e quindi a tutta la comunità, un futuro di costante approvvigio-namento di risorse alimentari e di stabile miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. Elanostrastessastoriacihamostratocomesolol’informazioneela

cultura possano far uscire i popoli dall’ignoranza e dall’appiattimentosocialeeportarliacapirecheèl’Africa stessa che deve aiutare l’Africa. Noi del Primo mondo dobbiamo solo insegnare loro come fare e fornire i giusti mezzi (aiuti economici, tecnologie, esperienza ecc.) per poter

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Testimonianze

poi camminare con le proprie gambe, senza voler imporre i nostri ritmi, resettare le loro millenarie culture e soggiogarli con la nostra presunzione, come in una sorta di colonialismo moderno, una globalizzazione africana dal vago sapore occidentale. Ma per fare questo, si sa, bisogna dimenticare gli interessi e iprofitti eoperare solonell’otticadiunaiutodatoadunparentepoverochenonhanullaedacuinonaspettarsinulla.Purtroppoperò,èproprioperquestisemplicimotivicheinvecelastoria

dell’Africa è andata finora sempre nel senso diametralmente opposto.Riusciremomaiafarlecambiarerotta?

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FOTO GALLERYSPICeS

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Foto Assisi

Progetto Mondialità alla Marcia della Pace tenuta ad Assisi nel 2007

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Foto Assisi

Progetto Mondialità alla Marcia della Pace tenuta ad Assisi nel 2007

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Foto Assisi

“Abbiamo riso per una cosa seria” (Campagna FocsiV)

Corso SPICeS 2007

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Foto Assisi

Corso SPICeS 2007

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Foto Assisi

Corso SPICeS 2007

Dott. Sergio Marelli, direttore FocsiV

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Foto Assisi

Corso SPICeS 2007

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