Nazionalismo, cosmopolitismo e provincialismo …Revista de ¡ib/ng¡a I&rnian,ea 2000, tI, 71-196...

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Revista de 14010gW kOfllaflh ¿7 ISSN 0212-999X 2000. 7. 171-196 Nazionalismo, cosmopolitismo e provincialismo nella tradizione letteraria della Sardegna (seCC. XV-XVHI) Paolo MÁNINCIÍEDDÁ RESUMEN Assumendo un canone appropriato per l’interpretazione della cultura letteraria isolana, rautore delinea ¡ legami della letteratura orale e scritta con istanze letterarie allogene e con le díltes locali; mette in evidenza, soprattutto per 1 secoll XV- XVIII, l’importanza produttiva dell’ambito semicolto e di quello paraliturgico. Palabras clave: Sardo, letteratura sarda (storia). Per parlare correttamente della comunicazione letteraria’ in Sardegna oceorre fare tre brevissime premesse. La prima. II gesuita padre Antonio Bresciani diede alíe siampe nel 18502 it resoconto di un suo viaggio nell’isola. E utile comparare II suo en- tusiasmo per it magnifico palazzo dei conti di Villaermosa alíe porte di Ca- gliari, con I’imbarazzo con cui un altro visitatore ottocentesco della Sar- degna, Gustave Jordan, conto dei tuguri in cul viveva la gran parte della popolazione: monolocail in pietra o in mattoni di argilla essicati al sole, con al centro, seavato nella roccia, lo spazio destinato al fuoco. Queste abita- zioni, i rinomati frghiles \ vengono descritte, come ancora esistenti ed Le storie letterarie che forniscono un quadro complessivo della tradizione letteraria sarda sono O. Siotto Pintor (1843-44) (si accon3pagni la lettura con O. Pirodda (1991); E. Alziator (1954); 0. Pirodda (¡992). Sono inolire disponibili recenti studi di sintcsi: N. Tanda (¡991); O. P¡rodda (1992). - A. Bresciani (¡850). Debbo la rileltura dei testi dei viaggiatori che visitarono la Sardegna tra Setrecento e Ottoccnto al libro postumo di S. Atzeni (1999). Sulle tipologie abitadve tradizionali sarde e sul rapporto tra luorno e jI tenitorio in Sardegna cfr. 0. y. Arata—G. Biasi (1935); 0. Baldacel (1952); V. Mossa (1957); M. Le Lannou (1941); O. Angioni-A. Sanna (¡988). ¡71

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Revista de 14010gW kOfllaflh ¿7 ISSN 0212-999X2000. 7. 171-196

Nazionalismo,cosmopolitismoeprovincialismonella tradizioneletteraria

della Sardegna(seCC. XV-XVHI)

PaoloMÁNINCIÍEDDÁ

RESUMEN

Assumendoun canoneappropriatoper l’interpretazionedellaculturaletterariaisolana,rautoredelinea¡ legamidella letteraturaoralee scrittacon istanzeletterarieallogene e con le dílteslocali; mette in evidenza,soprattuttoper 1 secoll XV-XVIII, l’importanzaproduttivadell’ambito semicoltoedi quelloparaliturgico.

Palabrasclave: Sardo,letteraturasarda(storia).

Perparlarecorrettamentedellacomunicazioneletteraria’ in Sardegnaoceorrefare tre brevissimepremesse.

La prima. II gesuitapadre Antonio Brescianidiedealíe siampenel18502it resocontodi un suoviaggionell’isola. E utile comparareII suoen-tusiasmoper it magnificopalazzodei conti di Villaermosaalíeporte di Ca-gliari, con I’imbarazzocon cui un altro visitatoreottocentescodella Sar-degna,GustaveJordan,dá contodei tuguri in cul viveva lagranpartedellapopolazione:monolocail in pietra o in mattonidi argilla essicatial sole,conal centro,seavatonella roccia,lo spaziodestinatoal fuoco. Questeabita-zioni, i rinomati frghiles\ vengonodescritte,come ancoraesistentied

Le storie letterarie che fornisconoun quadrocomplessivodella tradizione letterariasardasono O. Siotto Pintor (1843-44) (si accon3pagni la lettura con O. Pirodda (1991); E. Alziator(1954); 0. Pirodda (¡992). Sono inolire disponibili recenti studi di sintcsi: N. Tanda (¡991);O. P¡rodda (1992).

- A. Bresciani (¡850). Debbo la rileltura deitesti deiviaggiatori che visitaronola Sardegna traSetrecento e Ottoccnto al libro postumo di S. Atzeni (1999).

Sulle tipologie abitadve tradizionali sarde e sul rapporto tra luorno e jI tenitorio in Sardegnacfr. 0. y. Arata—G. Biasi (1935); 0. Baldacel (1952); V. Mossa(1957); M. Le Lannou (1941);O. Angioni-A. Sanna (¡988).

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Paelo Ajaninc.hedda Nazionalismo,cosniopolitistnoe/9r03’in(ialisrno ¡¡ella Hadizione..

abitate,nei raccontidi SalvatoreCambosu% scritti a cavallodelle due guer-re mondiali. Anche la letteraturaattestaquantoa lungo sia duratal’arcai-citá nell’isola! Un’arcaicitámateriale,obiettanoalcuni. nonculturale5;cdhannoragione.Occorreperéprecisarechehenchésiaesistitaanchein Sar-degnaunaminoritaria«civiltá delle lettere»,essanon si é configuratafinoall’Ottocentocomepartedi unaciviltá cornplessivamentein movimento,at-traversatanellasuainterezzadalle innovazionie dal progressi,foss’anchesolo morali, del procederedellaculturae della tecniea.Le letíeree ¡ lette-rau,fino all’Ottoeento,comesi édetto.sonostati marginail rispeitoall’u-nica tragicadialetticachecaratterizzéalungo l’lsola, quellatra povertádif-fusa e privilegio semprepié arroccatoe esclusivo6• La Sardegnaé stataattraversatacome unapianuraindifesadal fiume della prepotenzaedellosfruttamento,ora operatoda stranieri, ora da sardi naturalizzati.ora dasardi autoctoni.La sioria delle letteree dell’immagineche in essasi e im-pressadelladialetticatra le etn¡e,le nazionie le culture,é in Sardegnaunpezzodella storiadei privilegiati. Cié non significa chesi tratti di unalet-teraturadel privilegio, un’attivitá culturaleavulsadal suocontesto,snobi-stica e frivola. Comesi vedrále cosenon stannocost ma é bene.in pre-messa.sgombrareII campodaliatentazionedi assumerela letteraturacomeparadigmaunitario della storiasarda.

Secondapremessa.In una letteradel 1956 SergioCottachiedevaad An-tonio Pigliaru, docentedi Dottrina dello Suato all’Universitá di Sassari:«La Sardegnanon ti fa perderetroppotempo?Mi rendo conto—serívevaCotta della superficialitádi questadomanda,puremi paredi dovertelafare»1 Questastessadomandavienerivolta ancheoggi e ripetutamenteamolti accademiciisolani. Lewis, nellacelebreAllegoria d’amore< serívevachespessonell’accademiasi galvanizzanoi moni, ossiaargomentimargi-naIl o pocosignificativi, mapreziosipercostruireunacarrierauniversitaria.Neanchequestovizio o vezzoaccademicovarrebbeper la Sardegna.Al dilá dell’ironia, occorreehiedersi:perchéla Sardegnafarebbeperderetempo?

8. Catnbosu (1996>.La storiografia piú impegnata pofiticamente sul versante sardisla e autonomista vatori,za. e

<alvolta enlhtizza, le emergenze della cultura seritia, quella di matrice marxista si é invece con-centrata sulle ragioni del sottosviluppo sardo. suí rapporti di dipendenza (Ii tipo coloníalístico e stil-e gerarch e economíche e poi tiche tra Ccli; per Un primo orientatnento (1. Murru Corriga

([977); AAVV. (1982): 66. Ortu ([984); (1. Sotgiu-A. Accardo-L. Carta (1991); E. Atzen¡-L.Del Piano ([993); L. Marrocu-M. Brigaglia ([995>.

Cfr. J. Day ([987); E. Mancnni (t992); F. Manconi (1994): 0.6. Ouiu ([996).Citato da L. Marrocu-M. Brigaglia (t995). p. tOS.C. 8. Lewis (t969), p. 3.

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Fao/o Maninchedda Nazionalismo, cosmopo/iuismo e provincialismo nt/la tradizione,.,

La Sardegnanon ha concorsoalíacostituzionedel canonedella culturaoc-cidentale,per questosi ritiene che,chi se nc occupa.perdain qualehemodoji suotempo.Carlo Dionisottit peré,ha sottolineatoasito tempo, lediffi-coltá di ricostruzionestoricaa cui si va incontroassumendojI canonecuí-turalevigentecomemodulo interpretativounitario dellaculturaitaliana, Leculture regionali,comesappiamo,non sonosemprestateun riflessodellaculturanazionale.Alcune di essehannocaratteristicheproprie. Ricollocatenellateoriadella letteraturaproprio da Dionisotti,essehannosoilecitatounripensamentodella storiadellacultura italianae del ruolo positivo che vihannosvolto l’interazione, la commistionee la trasformazionedi diversetradizioni regionali. La nostrariflessionesul sistemadellacomunicazioneietterariain Sardegnasi inquadrain quest’ultimoorizzonteinterpretativo.

Terza premessa.L’arcaismo delI’lsola é statoed é nella letteraturaenell’industriaeditorialechedall’esternohannoguardatoalíaSardegna,untoposcosj radicatodaessereripropostoancheal di ládei reali contenutidel-la suavigenza.

Nc é unaconferrnaancheil notevoleinteresseaccademicointernazionaleperi dialetti sardi,peri loro arcaismi,perlaloro toponomasticaeonomasticaspessoprelatina,per u loro strettissimorapportoconunavita ruraleeconam-bienti e utensili di matriceantichissima,a cui corrispondeun assolutodisin-teresseper la letteraturaisolanache, invece,non presentasemprequesti con-notati. Uniche eccezionidi rilievo al disinteressegeneralesonoquei testi—dai romanzidella Deiedda,al Diario di una maestrinadella Giacobhe,alPadrepadronedi GavinoLedda—cheilluminanocomunquequestaarcaicitáquandoentrain contattocon la modernitá.Comedire che la Sardegnaoltre adesserestataarcaica,soprattuttoépiaciutae piacearcaica.Occotieliberarsi daquestopregiudizioche é degeneratoin erroneoatteggiamentoestetico.

Veniamopiédirettamentealía ietteratura.1 primi testi scritti in sardo0

tutti datati o databili tra ¡‘ultimo quartodell’XI e ¡‘inizio dei XII secolo.

C. Dionisotti ([967). Cfr. ora E. Antonelli (1987); A. Petruccí, (1988).Sulle prime altestazioni scritte in sardo e sui rapporti tra cultura orale e cultura scritta o Sar-

degna “ej seco11 XI-XVI cfi’. E. Can (1982); P. Merci (1982); P. Maninchedda ~I986).Le prin-cipali raccolte di documenti volgari sardi sorio ancora P. Tola (1861-1868). A. Solad (1905), A.Saba(1917). TesO sardi sonoinoltrepresenti in A. Monteverdi (l935tG. Lazzeri ([942); E. Mo-naci (1955): indispensabile fare anche riferimento, non por e ediuioni dei testí, ma perla com-prensione del contesto culturale e politico diii 1198 in poi. a Seano, D. (1940-41)81 dispone di uncospicuo numero di ediziowi e di riedi-uioni di singoti documenil pci le qunil efr. O. Bonazzi([900); E. Besta-A. Sdmi (1937); M. Virdis (1982); 1’. Merci (1992); It E. Guarnerio (1892), E.Besta (1899); E. Besta-P. E. Guarnerio ([905); Carta d« Lega, (1991); A. Sarna (1957): 8. De-benedetti (1925-26): (1. Contini (1950>, P. Merci (1978).

RieRta de Filología Re,,neinica2000. tI, t7t-t96173

Pan/o Maninchedda Na:ionalisnro, cosmopolitismo e pro~’uiCia/¡Smo nc/la tradizione, --

sembrerebberoattestareeselusivamentela precoeltádell’uso scrittodi unidioma neolatino,in un contestocuituralee geograficoche passa,da unfortissimoisolamento,ad unagrandeaperturaversogli ordini benedettinie verso i comuni di Genovae Pisa. Essi a prima vista forniscono J’im-pressionedi un’ iperbole del localismo. Sono scritti inratti prevalente-mente in una lingua strutturatasecondoi moduii deli’oraiitá, traspostanell’uso scritto senzaalcunamediazioneculturale. Ad un’ana!isi pié at-tenta,peré,que-staimmaginesi modifica: nel protoeolli enegli eseatoco-lii dei doeumentivieneutilizzato unostile formularedi chiaraascendenzabizantina Ceno,le formule si ripetono,e nella rípetizionespessoi par-lanti perdonolaconsapevolezzadel loro realesignificato, rna é incontes-tabile chel’inserimentodi taleformularitá in testi la cui lingua & nient’al-tro chela trasposizionedel parlato,denuncialaconsapevolezzadel valoresimbolicodella formula.Talevaloreconsistein questo:la formulaé segnodi integrazionenel sistemaesternodel potere(l3isanzio)ritenuto ¡‘unicocapacedi legittimarequel-lo interno (i Giudici sardfl. Nel momentodelreinserimentonel sistemaoccidentale,i regoli sardimettonoinnanzi le in-segnestilistichedel sistemada cul provengono,quellobizantino,quasi avoler significaredi nonessere¡solad.di nonderivarejI proprio poteredaunavicendatutta locale,ea partiredall’integrazioneprecedente—di ciiiavvertonol’ormai avvenutodeclino— si aprono alía successivacon lostessointento: la legittimazioneappunto2, Memoriaedesibizionesimbo-lica delle proprie origini. necessitádi unanuova integrazionee di unanuovaJegittimazione,sonofattori che troviamoatiivi ancheneí secoli se-guenti e cheagisconoin tutte le ietteratureregionalicompresseda un ea-none«nazionale»a loro estraneo.

Non esisteunaletteraturamedievalein linguasarda~ —se si fa ecee-

Formula inrroduttiva: la nomini de patee etfi/iu ci spbit,, sa,uIu; ormula conclusiva: ¡St 1<1

1 art denertere appat ruar/tema daba patee ci fi/u. ea sane-la spo-itu. daba Xli aposlo/os er dabaliii erangeli,-tas, daba XV? p;-ophctas. da/za XXI?! seniores-. daba CCCX VIII samio, patrev, e:saril appae e-am Jada ir, infe,-no inflar-inri. Fiat, fiar amen. Sulí ioflusso bizantino sulla 1 irrgua cíe.E. Terracini (1957); M- L. Wagner (1997), Pp 162-174; Y Lol (1981), pp. 9-20: 6. Paulis(1983). Sulla Sardegna alto-medievale cfi’. E. Besta (1908-1909); A. Boscolo (1978); It Manir-chedda (1987)

‘2 Non a ca-so le formule di ascendenza bizantina verramno progressrvamente soseituite conquelle di provenienza italiana dr. P, N4aninchedda (1987).

‘~ É cenamente esistita una tradizione liturgica e agiografica meclíevale in lingua latina la qua-le, peté, essendoci pervenuta prevalentemerte attraverso codici tardi comporta non pochi problcmidi datazione. Sullargornento, dopo gO studi fordanti di Baechisio Raimondo Molzo, recentemerteraccolil e ristatnpati in B. R. Motzo (1987). ci si pué valere del tiuovi apporti fomiti da Giampa-ob Mete pci’ cui dr. Bibliogratia

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Fao/o Maninehcdda Nazionalismo,cosmopolitismo eprovincialismonc//a tradizione.,.

zioneper il Libellus judicumturritanorurn t4 maesisteunacopiosapro-duzionedocumentaria.E difficile crederein una rjalfabetizzazionedeltaSardegnaad opera dell’exercitusDei costituitodai monaci benedettini.Sebbenesia semprerisehiosoavventurarsinellastimadell’alfabetizzazioned’etá medievalee moderna,si puéaffermareche la Sardegnamantennesempreu sensopragmaticodella scrittura,quello orientatoalía tuteladei pa-trimoni, esembranosemmai1 monaelnuovi venuti ad essersiadeguatiallalinguadi questosistemadi testi scritti cheriuscivaa disciplinarein modoefficacei rapportidi seambioe di proprietát5~

L’assenzadi tradizioneletteraria,chedura fino alíafine del Quattro-cento,noné sinonimodi assenzadi traccedi culturaietteraria.1 trovatoriebberorapporticonle piccolecorti sardee con i loro signori cosi comeIiebberoconaltrecorti signorili d’Italia, e giá lo segnalavau De Bartholo-maeisnel 1931 t6• Alía fine del DuecentoTerramagninoda Pisa,sardo-pi-sanoanchenel nome,giacehéi sardichiamavanolapenisolaTerramanna,scríssein SardegnalaDoctrina d’Acort ~ manualettodi linguae retoricaprovenzalesul modellodelleRazos‘~ di RaimonVidal de Besaló.Di tuttoquestosistemadi rapportie di relazioninon restanulla al livello dei testiscritti dellacosiddettaculturaalta.Diversoé u discorsoper i testi dellapo-esiapopolareisolana.Questa,studiatasoprattuttoda Cirese~ si caratterizzaper u numeroe la straordinariacomplessitádel suoi generie per la termi-nologiatecnicachene designale forme e 1 metri. Ciresecolseimmediata-mentedietro questopatrimoniolamatricedellatradizioneprovenzale,manonvolle affermareconnettezzaunadiscendenzadellapoesiapopolaresar-da dalia letteraturatrobadorica,sospettandoche le forme, e i nomi che ledesignano,fosserostati introdotti tra u Settecentoe l’Ottocento da ungnuppodi letterati impegnatiacostruireartificialmenteLa lingua letteraria

‘~ Breve cronaca del XIII secolo, pervenutaci atiraverso un apografo del XVII secolo, che haperé intenti pié politici che letterari, cfi. A. Sanra. A. Boscolo (1957); recentemente nc é síatapubblicata ura ruova edizione, cfr. A. Orunesu-V. Pttsceddu (1993).

‘~ Cfr. 1’. Marinchedda (1986).Cfr. V. De Barrholomaeis (1931).Ch. A- Ruffinatto (1968).Cír. J. [-1.Marshall (1972).A. M. Cirese (1964), riprodotto con leggere integraziori in AM. Cirese (1988), Pp. 185-

349. Sulla poesia popolare in Sardegna é indispensabile A. M. Cirese (1977); é comurque op-porruno ricordare la succinra ma utilissima nota bibliografica presente in G. Bottiglioni (1978) Pp.102-104; M. L. Wagner, (1997), pp. 354-364; le utilissime ma non sempre sejenlifiche edizionideWa collana 1 grandi pocri i,t fingua sarda delle Edizioni della Torre e le classiche antologie di P.Nurra(1898) e (1. Pinna (1982): cfi. iroltre 5. Tola, (19..); C. A. Tola (1997); S. Tola(1991): C.PilIai (1991).

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Fao/o Maninc-hedda Naziona/ismo.cosmopolítisenoepro t incialismo jiella te-adizione. --

isolana20• ~ timore di Cirese& statofugatograzieal ritrovamentodel codi-ce AC VIII

72t databiletra il 1683 e u 1684,conservatopressola Biblio-tecamilanesedi Brera.Essoriporta, oltre ad alcunelitanie in latino e a nu-merositesti in castigliano.alcunidei quali di autori celebricomeGóngora.Lopede Vegae Calderónde laBarca,diciassettcpoesiein sardocherias-sumonoquasi tutto it repertoriometrico della poesiapopolare ¡solana.Dataladatazionedel codicc, cadeovviamenteit sospettodi un’elaborazione«artificiale»dei generipopolari ad operadegli uomini di letteredel secolosuccessivo,mentre viene confermata—il teslo sembraprovenire da unambito socialedi confinetra l’aristocrazia.i gesuitie ¡1 popolo—l’interfe-renzatrapopolaree popolareggiante.tía u mondodell’oralitá e quello dellaculturascritta,cheCireseavevaben intravisto22 Si aggiungainoltre cheCi-reseignoravala complessitádei rapportidellaSardegnacon u mondotro-badoricoe con quello catalanodel XIV secolo,di cul oggi si ha inveceínaggioreconsapevolezza

9.Infine va rilevatoche, unitamentea quantoattesterebherole forme e

nomi della poesiapopolaresarda,tardefonli quattro-cinquecenteschere-centementerivisitate, attestanoinequivocabilmentechenell’isola é esistitaunatradizione,se si vuolepara-letteraria giacchéquestefonti, in partico-tareuna,seínbranoflorilegi acriíici di tradizioni oralí e scritte—cheavevacomeargomentole origini delle casalegiudicall, le fondazionidellechieseedellecittá pió importanti, gli episodidella sioriamedievale¡solana21.

Qualeosa,dunquc,reí Medioevosardo& accadutodi letterariamcnteri-levante.Siamocostrettia parlarnein forma cosigenericaper la totaleindis-ponibilitá di testi checi impediseedi apprezzarecomee se le diverselingucparlalein Sardegna(sardo,latino, italiano,catalano)sianostateutilizzatene-lía praticaletteraria. Alía domanda,che sorgespontanea,circa ¡1 perchédell’assenzadi testi, si puérispondereo semplicementeperchénon nc sonomal stati serítti, e allora ci si deveavventurarea negarea priori valorea mt-to il patrimoniodi indizi di cul abbiamoparlato.oppuresi devericordarelatriste regolacheogni vincitore imponeal vinhi 25: la perditadei benie della

(Sfr. inflo.— ¡ (Sfr. T. Paba (1996). Ledrzrone, ircentrata prcvalentcmertc su’ testi i berie ¡. ron csaurrscc.

cd ansi sollecita, uttei’iori irterventi sui tesí i in sardo,Cír. A. C. Cirese (l977). p. 8:«Qui ¡ir Sardegra 1 i l rappoi’to tr~t ch/es e basi locali appare

chuaramerte pié forte del rapporto tra vertici local i e CLI Itura nazionale”.(Sfr. P. Maninchedda (1996).

< Cfr. P. Marinchcdda (1995).É iiiumirarte a questo proposito quarto scríve O 0vami Pi’oto Auca (y - ¡a/ka) reí 1592:

Ncc- ja ii-uní. ‘un! ti enjo e/e nost,i.s’ sardie luctil tpo. / snlet ¡¡cii. pi ‘npi’iufll hnnoí’i paíriac post—

Re liOa ele 1-1/nl regio Ponían,, ‘o20(X). 17. 171-196 176

Pao/o Maninchedda Nazionalisnio, -osmopo/itisrno eprovincialismo nc//a tradizione - .-

memoria,checomportalamarginalizzazionee la folklorizzazionedi tutto ciécheprimaeraufficiale. Neé unaconfermal’immaginedell’attivitá «lettera-ria» sardariferibile alía fine del XV secolo.Quest’epocarestituiscefram-menti,forsesarebbemeglio definirli relitti, di un processoculturaleinterrottoeinibito dalia guerrae che,qualoraavesseroprevalsoi sardi,probabilmenteavrebbeportato a sintesi it plurilinguismomedievalee fondatouna stabiletradizioneletteraria.Cosi non é statoe u Quattrocento,comesi diceva,res-tituisce,quasi giustapponendoliPunoall’altro, i’operadel vescovodi SassariAntonio Cano(...1436-14’70circa) , narrazionein sardoin distici anisosilla-bici della vita e della passionedei martin Gavino, Protoe Gianuario26 e uLaudat-it) dei disciplinati bianchi di Sassari27 in italiano. Si é in entrambicasinel mondoparaliturgico:quasia significareche,dopo la guerra,l’unicolegameconsentitocon la tradizionepassatasia statoquello dellasemiuffi-cialitá. qucílo di confinetra L’oralit’a degli uncolti e gli esercizi popolareg-gianti dei colti. É significativo che,nellaSardegnadellafine delXV secolodove giá cominciavaabrillare il prestigiodel castigliano,lo stessodestinodellatradizioneisolanacolpiscala letteraturain catalano28 Ci rimangonoin-fatti solo tre testi: u Cantde la Sibifla 29 la Vida y miraclesdel benaventuratsantAnthiogo~ entrarnbidi ambitoparaliturgiconella qualesi iscrive anchela tradizionepopolaredci goigs3,e leCablesdela conquistadesfrancesas32,checelebranoil fallimento dell’invasionedi Alghero da partedel visconteGuglielmodi Narbona,nemicodel re d’Aragonain quantoerededel titolo edci benidei Giudici d’Arborea.L’unico testopropriamenteletterariodi cui sihanotiziaé un libretto di sonettidi FrancescBellit, andatoperduto,e proba-bilmente— dati gli usi linguistici di Cagliari — scritto in catalano~.

poncie! /ahoí-en,. tÁtincla sant orimnia, ci ob/í~’íonc per/zetuei sepu/ra quae iii Saidiniae tegno suntges/a, et quid nwius, ncc spes esr ii//a, ant evtiahcndi a tenebí-is el iii /ue’enr pí-otkí-i-c axil fríen/zas. quod íes Saidoinin aliquanto cvoi-net: otunía quis¿/ue iii cuan! í-e/kt uti/itatem, (trad. Noncé di che síirpiu-si , dat momerto che, come al solito, nessuno fra i sardi ha mesgo da parte i pro-pri intercssi per reridere orore alía patria. Tut.to cié che é avvenuto nel Regro di Sardegna é onnaicompletamente dimerticalo e (lucí che é peggio. non vi é speranza alcuna di strapparLo alíe lene-br-e delloblio e riportarlo alía luce, magari con unopera che illustri degnamente le vicende deisardi: ciascuro piega ogni cosa al proprio iíiteresse.) cfr. M. Searpa Senes, (1997). ppl70-i7i.

A. Caro (1557): M. L. Wagner (1912).D. lIlia (1935).

~ Sui catalani ir Sardegra cfr. J. Carbonell-F. Manconi (1984).(Sfr. M. Sarchis Guarner(1956); A. Sanra (¡955).(Sfr. (3. Mdc (1997). Perla sopravvivenza della tradizione catalana negii arnbiti paralitur-

gici e del teatro sacro cfl, E. Massip (1999), (1. Mdc (1984) e (1. Mdc (1992).Cfi. A. Bovei’ i Font (1984).

32 CÍr. A. Sarna (1950).Cfr. 1’. Maninchedda (1987), p. 13.

177Rexícío cte. Filología Roo<inico

2000. ¡7. I7t-196

Fao/o Maninchcdda Naziona/ismo, x.-osmopo/itisnío e provincialismo nc//a tí-adizione-- -

La stabilitápolitica acquisitaalíafine del Quattrocento,che iscrive de-finitivamente la Sardegnanel sistemaiberico. non si traduceimmediata-mentein un’egemoniaculturalecastigliana.E cié si riflette anchenelle scel-te linguistichedegli autori sardi.L’aighereseAntonio Lo Frasso(secondametádel XVI secolo)serivein castiglianoe solo marginalmentein catala-no e in sardo34; u canonicoGerolamoAraolla (1545-fine del sec.XVI) sen-ve in castigliano,italiano e sardo35;il nobile bosanoPietroDelitala(1550-1592 ca) in italiano 36, [‘umanista Gian FrancescoFarain latino ~‘,

SigismondoArquer in latino, italiano ecastiglian&8.Un cenacolodi stu-diosi sassaresivive cd operafra Sassarie le Universitádi Pisae Bologna,scrvvendoprevalentementein latino39. In questoquadrova intesala carat-teristicaprincipaledel Cinquecentoisolano:per la primavolta la Sardegnadivieneoggettodi studioe u sardoviene utilizzatonellapoesialirica e inquellacelebrativae encomiastica.Eppuresarebbeun erroreritenereche acié gli autori siano stati mossida un forte sentimentodi appartenenza,daun’identitásardaavvertitacomeculturalmenterilevante.Essinon scrivonodi Sardegnao in sardoper inserirsi in un sistemaisolano,ma periscriverelaSardegnae la sualingua — e conesse,se stessí mn un sisteuneuropeo.Elevarela Sardegnaad unadignitáculturalepan aquelladi altri paesieu-ropei significavaanchepromuoverei sardi,e in particolarei sardicolti, chesi sentivanoprivi di radici e di appartenenzanel sistemaculturale conti-nentale.Percié,anchequandoserivonoin sardo(comefa l’Araolla), anzi-ché in latino o in italiano, lo fanno si per esigenzedi comunícazioneinter-na —4brseé il casodi ricordarechenon pochi di questieranosacerdoticonunanaturaleinclinazioneper ¡ generie i toni didascalico-moraleggianti-maancheperrisponderea quellacomplessaesigenzadi niconoscimento,míe-grazionee legittimazionecheabbiamovisto attiva giá nei primi documen-ti medievali. In pieno ‘700 neoclassicoil gesuitaMatteo Madao tenteráun’analogaoperazione,con unamaggioredisponibilitáasostituirecon l’in-

-~ Los mil y doziento.c consejas y avisos discretos .S ahí-e las siete gí-aclos y es’/anieií/o,s denuesna humana í’ida, palo hivir en seivicía de /)ins y hamo delníairdo, Barcelona 1571: L.os’ ¿liesfibras <le la ¡Sai-tana de Anía,-, Barcelona, s.d, [15731: cfr. L. 8 paru (1973).

tS (1, Araoi la (1597): NI - L. Wagrcr (1915): Ci. Ai’aoiia (1552) ( ruova edizione di (3. Sparo(1840), It. PP. 135-219).

P. Delitala (1596): edi,,ioni: VA. Aruiiani (1911): A. Merco (1987).E. Cadoni (1992>.

~< M. M. Cocco (1987).(iii inteilettuali sassaresi a cui faccio riferimento soro: (lavino Sambigucci, Argelo Simore

Figo. Cerolamo Vidini. Gaviro Sugrcr. Pier Michele Ciagaraccio per i quali elY. (3. Zareui(1963): R. TurtasA. Rurdire—E. Tognott i (1990>; It Mar incbedda (1993).

Reí/cta de Iit<)Ingla Roníc,i,,, ‘o2000, II, 171-196 178

Pao/o Maninchedda Naziona/ismo, cosmopolitismo e provincialismo nc//a tradiziane. - -

venzionecié che la storianon avevafornito. Nell’Ottocento,jI canonicoGiovanniSpanotroverácheanchela linguadovevaesserenobilitataeresapié ilustre con l’inserimento di tanto lessicoitaliano, latino ed ebraico.Questiprocessidi imitazioneartificiale e ingenuadelie lingueletterarieaf-fermate,svelanocon chiarezzala deboiezzadel sistemaietterariointerno,dovutaa carenzadi lettori, di istituzioni educativee culturali e alía realemarginalitádeli’attivitá letteraria nel contestodi povertáe privilegio dicuí si & parlatoall’inizio.

Fannoeccezione,in questoquadro, i gesuiti del XVI secolo~ Conunaseriedi missioninei piccoli villaggi dell’interno inauguraronoun’ope-ra di rievangelizzazioneedi acculturazioneche,per un brevissimoperiodo—fino a quandonon vennevietatodal re—prevideanchel’insegnamentoin sardo.A differenzadegli altri inteilettuali sardi,l’interessedei Gesuitiperla Sardegna,per quantosia statoin primo luogo pastorale,apparepié in-cardinatosull’urgenzadi capirei processiisolani chenon sullanecessitádiingentilirli o sublimarli perottenere,attraversoquestafinzione, l’integra-zione non della Sardegna,ma di se stessi,iii un sistemapié ampio. Ciéspiegaperchési debbaalíapennadi un ex gesuita,u bitteseGiovanniPro-to Arca<’ (1562/63ca-1599),da unaparte l’unica operastoricachesi oc-

cupi della guerratra sardi e catalani, u De bello et interitu MarchionisAristani<2 (argomentocensuratodai primi storici sardi e ripreso solo nel1639 da Franciscode Vico~ in chiave legittimistaa favore dellacoronaspagnola),dall’altraun De barbaricinorumorigine~ cheé un vero testodifondazionedi un mito e di un’ideologia.L’Arca ripropone,non per tuttisardi, ma solo per quelii deil’areapié interna, i Barbaricini appunto,leorigini mitiche derivateda Iolao, compagnodi Ercole, eponimodegli Lijen-ses,nomeconcui venivanodesignate,in diversefonti antiche,alcunepo-polazioni dell’intemo deli’isoia. II mito della Barbagia—e con essadiogni roccafortemontanadellaSardegna—comesededi fiere popolazioniresistentiagli invasori, come luogo insommadella pié schiettaidentitáisolana,nobilitatanel Cinquecentocon u richiamoalíeorigini classichee

~<‘ Sul Gesuiti ir Sardegna sono fondamentaii gii stndi di Raimondo Turtas, peri quali cfr. Ejbliografia

~‘ Raimondo Tunas ritiene che si debba distinguere 1 gesuita Giovanni Arca da altri due Gio-vanní Proto Arca omonimi cd entrambi di Bitti cfi. N. Tanda (1991), p. 61, nota 22 . A favoredellidentifica-zione in ununica persona, appunto u gesuita Giovanni Proto Arca, si era prorur-ciato BR. Motzo (1934) e soprattutto e con documenti inoppugnabili M. Scarpa Senes (1997>.

~ (Sfr. M. Scarpa Senes (1997).> E. De Vico (1639).~ (Sfr. F. Alziator (1972).

119 Rev-”’~’ja de- Filología Rom¿ini~ ‘a2000, tI, tít-t96

Fao/o Maninchcdda Naziana/isnia - eostnopolitistna e pravine’ia/isma fiel/ef tiadizione.

nell’Ottocentoromanticocon i toni e i colon del primitivo, del fiero e delferoce,ha avuto un pendantideologiconegativonon irrilevante che durafino ai nostri giomi. Ma, tornandoal ProtoArca e lasciando¡ suoi ereditalvolta inconsapevoli—é beneevidenziareqitale é statolo scopodel suoagire: mentre gli intellettuali dei due poli urbani dell’isola producevanoun’imínaginedella Sardegnache.nella circolazionelctteraria eculturale, in-tendevanoutilizzare per la loro integrazione-—-individualee di ceto—nellaclassedirigenteibericae europea,la periferiaisolana,attraversogli isolatiuomini di letterechelaanimavano(enel Cinquecentosi ha il solo casodelProtoArca),utilizzavale stessecategorieesírategieperrivendicarela suaintegi-azionein quel contestourbanoche, internazionalizzandosi,sembravadiveniretantoestraneoquantoegemonesul restodell’lsola. Ed é nel quadrodeterminatoda questorapportocheoccorreesplicitareil significato dell’o-peradel ProtoArca: essaattestache il localismoin Sardegnasi radica.al—menonel suoriflesso letíerario,contestualmenteall’affermarsidi un’inte-grazíonesovraregionalee pertantoé il segnodi uno squilihrio interno,nondi unachiusuraversol’estemo.

Un dato rilevanteé che,nel Seicento,gli autori che scrivonoin castí-glianosonoprevalentementeesponentidel celo feudaleo dellahurocrazíadel Regno; ¡ testi in sardoSOflO operaínvecedi saccrdotidi periferia, par-roci di piccoli paesio religiosi di alcuni conventidell internochepratica-no it generedella sacrarappresentazione”5,o si dedicanoalía traduzioneafmi didascalicidellatradizioneagiografica40.Peraltroil generedella sacrarappresentazionerisultaavereavutounanotevolevitalitá. Lo si ritrova in-fatti anchenella prima metádel Settccento,semprepraticatonegli am-bienti nurali di cui si & detto,e talvolta comeagile cd efficaccstrumentodelperdurarenell’isola dellaculturae della lingua castigliane47.La diglossiatrail castiglianoe il sardoé definitivamentevigente e anchenei testi nonmarcasolo un confine sociale.tra istruiti e ricchi e incolti e poyen, ma

Antonio Maria tía Estcrzi Ii 1644—1727. cappucc no del convento di Sari lui’i, atítore di unasacra rappresentazione per cui cfr, (3. Urciolo (1959), 5. Bulle~is (1 ))6).

~‘ Malteo Garipa, (Orgosolo —1 64(> ca), rellore di Triei c E curw r sc r ‘sse un 1.ege’odeniu dc can-tas s’i,-gincs e: n¡a,’:ires efe les,, Clo-isio. Roma 1627.

‘~ Basti ricoi’dare: Giovarni Delogu Ibba (1650 ca — 1 738) rellore di Villanova MonteLame.autore elelía tragedia iti su ise/ay-amento de s<! sac,-<.,sa,nr¡ e njpu’ de ‘u st,-o Se,,naje’ Ies<t Cín-is—tu, per la quale cfr. M. Sterzi (1 9(>6); Maurizio Car-uh ‘arto autorc dr Gosos in onore della Vergrne (1716). scrisse anche Sa passione e! marte <le nos:,,, Segon, c ‘¿‘u Ch,ist,, segundo sos bat-toe ee’angefi.”tas, cfr. 1 ‘cd izione fiorentma dcl 1 882; (Su un Pu 1ro C hessa Cappay , rettoi’e diE orore, autore di itria Historia e/e fa <‘jet, y fice has e/e Soo ¡ osen-/o, testo t e¿tt ni le h ¡liiigue per c ucfr, E. Alziator (1975).

Retista cte I-’ifnfogíe¿ Ronianno

200<), 7, 171-196 180

Fao/o Maninchcdda Naziona/ismo, ¿osmapo/itismo eprovincialismonc//a tradizione. - -

anchegeografico,tra la cittá e la periferia: é emblematicoin tal sensoucontrastotra u cittadinoe it pastorenelí’ Alaban~asde SanGeorgeobispoSuelenseCalaritano di Juan FranciscoCarmona48, dove oltre alía con-trapposizionedei codici e degli stili (daunapartel’elaboratocastiglianodelciltadino,dall’altro it sardoelementaredel pastore)si ha anche~aripropo-sízionedel toposdel mondoruraleignorantee credulone,espostoalía facilee compassionevoleironia del mondodellacittá e della suacultura. Dal suocanto, il sistemaletterario ispano-sardoche si esprimein castiglianoétutt’altro cheuniformeemonolitico.Vi é chi, comeJacintoAnal de Boleaseríveun romanzo«in stile culterano»~ chi, comeJoséZatrilla i Vico St)

pratica,conEngañosi desengañosdelprofanoamor, it romanzocortigiano,stampandol’opera a Napoli nel 1687 eniscuotendoun buonsuccessoanchein Spagna;chi ancora,comeJoséDelitala i Castelvi, imita il QuevedoesenvelaCimadel mameParnasoespañolSt;chi, comelo storieosassareseFranciscode Vico, primo magistratosardoeletto al Consigliod’Aragona,niprendela tradizionestoriograficasardae la usacomestnumentodi lottapolitica52; chi ritorna, in linguacastigliana,peré, sulladrammatizzazionedella tradizioneagiograficasarda53,chi scrivedi storiaper emendaredatsospettola propriamilitanzapolitica54 o chi lo fa peresaltarela propriacittá

“< Si Sa poco del Carmona. Risiedcvaa(Sagliari e nel 1623 fu giurato della ciítW II testo A/a-ba;r(-as dc San Ocoige é contenuto reí manoscricro della Biblioteca Universharia di Cagliari seg-rato SP. 62,3, ancora medito neila sua interezza. Alcune par-ti sono síate pubbiicaíe in Buliegas(1976); la Pe,ssian dc Chris:o Nuestro Seden, altra opera del Carmona, é edita da E. Alziator(1975).

~“ Scrissc El jórastera, Cagliari 1636 1. Armal de Holea ottenre nel 1635 U riconoscimento dinobi)t~, fu poi segretario de) marchese di Villasor e• ricoprÁ dive,si incarichi nell’Animin,straz,o-re regia. La definizione di «romanzo ir stile culterano» é di Pirodda, 0(1992), p. 130

» JoséZatrilla y Vico fu corte di Villasalto e níarchese di Villaclara. Su Engaños y desen-ge:ñ¿zs <leí pre)/eYne) ¿nne»’ cfr. (3. Mancini (1948).

José Delitala y CasIelví (1627-1703) tu Goverralore di Cagliari e (Sallura; la Citna venrepubblicata a Cagliari nel ¡672, cfr. L. Saraceno (1976).

52 Scrissc la Historia general de le, Isla y Rezno dc Cerdeña, Barcelona, 1639, opera anima-la anche da un robusto serrl.imerito filosassarese. Sul ruedo del Vico nella Sardegna del Seicenlodr. E. Marconi (1998>, In:rodnzione. Si pué ricordare anche come esempio di storiografia en-comiastica e acriúca A. Canales de Vega, lnvexsi¿,n de la ¿ir níada fla¡« esa del Arzobispo e/eRardeus y’ enemeicur Enrique deLorena ¿‘ande de Harc.onr, Cagír rrr 1637

» Antioco dcl Arca (1594-1632) gesuita, maestro di reto rc<, scrr- se nel 1622 E/saco jma-ginaelo ir occasione del ritorno a Torres delle rcliquie dei martrrr Gavrno Proro e Gianuario, che

1 vescovo di Sassari aveva ir precedenza trasportalo a Sassan nel 1614 armo del loro rrnverr-merLo. Lopera, che svolge largomerto secondo i canoni dell ¿¡gude a barocca, fu rappresenta-la con notevole successo a Cagliari e a Sa.ssari. Venne poi pubblrcata ,Sassari reí 1653, dopo lamofle dellairtore.

~ Jorge Aleo (1620ca -¡634 ca) cappuccino, coinvolto nella Iotta potitica cagliaritana, suWtanche le corseguenze della dura repressione seguita allomicidio del viceré Camarassa: tu irifal-

Revi’,- (0</e Pi/o/o>. o Rnnro ‘lic-a2000, 7. 17-196

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Pan/o Maninchedda Na:ione¡/isma, e-asmopo/itistn¿> e p¡-ovineialisnia nc//a teadiz~anc. . -

di originee, naturalmente,la linguae la storiasarde55.It confrontotraSas-sari eCagliari, confrontopolitico e di potere,si ammantadi cultura, di let-teraturae, ovviamente,di religione. Si cercanole tombee, quandole si tro-va, sí ríesumanole reliquie di legioni di martin — alcuniautentici,altri, cioéla maggioranza,assohutamentefalsi— cheavrebberosantificato¡1 Setten-trionee u Meridionedetl’isota. Dai santi agli uomini politici chesc nc ser-vono il passoébreve;non devepercié stupirela fioritura di «opere»sto-niografichedi ambito localee di intento propagandistico.II localismodetSeicento,peré,ha un saporediversorispettoa quello del Cinquecento.II lo-calismo del XVII secoloé propagandapolitica, assolutamentemutile ns-pettoaJl’integrazionedella Sardegnanel mondoispanico,cheaHoranon erapiéun problema,manilevantecomestrumentodella lottatra le diverse¿li-frs politicheperlaconquistao U rafforzamentodel pocopotereinternoedeisuoi processidi denivazionedaliacoronaspagnola.Va detto che la produ-ztonedi un’esteticadel localismocomesupportopropagandisticodell’a-zionedi un’éLite cittadina,o cantonaleo territoriale.éancoraunacostantedella contiguitátra gli intellettuali e potereche ha prodotto, fino ai nostnigiorni, non poche deformazionidel sistemaculturale isolanoe dei suoirapporticonla culturaeuropea.

Con it passaggiodell’isola sotto casaSavoia(1720) questosistemasisfalda. II castiglianosopravviveper altni cinquant’annicomeunalingua alíaderiva,comeunaJingraormai priva di cié che le confenivaprestigio.L’a-rístocraziasarda,dopo una fase di sbandamento,é la pié interessataadomologarsirapidamenteagíl usi linguistici e culturali dellanuova Casaregnante,ma devepassareattraversoun iapidoapprendistatolinguistico eculturalechedarái suoi frutti ovviamentesolo conle nuovegenerazioni ~.

Non é questala sedeper valutarela politica dei Savoia~’,ora interessari-

ti bandito daul’isola, dove tomé dopo un soggiorno, quasi da esiliato, in Sicilia durato quattro anrii.Scrisse, diverse opere tra cui 1 ‘historia e’-ana/ógie’a y veedejdera ele jodas fas sucesos y casospar-ticulares sucedidos en la Isla y Revna ¿le Set-delta e/el etna /637 al año /672. per cul cfr-. F. Man—coni (1998).

~> É U caso del fiancescano osservante Salvatore Vidal (1620-169<>). it cui vero norne era Gio-vanni Andrea Contini, consideraro ai suoi tempi tra gli uomini di maggiorc cultura. Scrisse. oltreche in castigliano, anche ir sardo, latino e italiano Polemizzé, neil ‘opera C/ipeus’ ¿jujeas cxel—/entíae eaf/aritane, con 11/ istaria gene~af del Vico giudicata troppo filo-sassarese. La difesa delsardo che egii fa in IJe-ania Sn/¿-i/ana, Sassauii,1638 va compresa all’inlerno di qucudi sconlrr cani-parriliscici e quindi non conrraddice, e anzi conferrna. 1 quadro di subordinazione del sardo di cuiSt e parlato.

-» Per ura sioria della iingua e della cultura italiana in Sardegna, da) Medioevo al nostri gior—nr dr. i. Loi Corveno (1993).

(Sfr. O. Sotgiu (1986).

Re <‘¡sta ¿fe Filología Ron,¿h,ix’o2000, 17, 17t-196 182

Fao/a Manine-hede/a Naziana/ismo, cosmopa/itismo e provincialismo nc/la tradizion

cordareche la riforma delleuniversitáe della scuola in genere(1760-5),promossadal paternalismoilluminato del conteBogino,ebbecomeesitopositivo la nascitadi un autenticocetoprofessionaiedi intellettuali che sifecerointerpreti in Sardegnadelle ideee deimetodideli’Iliuminismo prima,e del Romanticismopoi. Sul versanteletterario,l’iscrizione dellaSardegnanel sistemaletterarioe culturale italiano avvienesotto il segnoinizialedeli’Arcadiaedel Neoclassicismo,conautori chescrivonoin italiano,in la-tino e in sardo,su temi cari alíe duecorrenti,ma ancheconcorrendo,conoperettedidascaliche,alíapolitica culturaledei Savoia,tuttavolta adivul-garenuoveconoscenzetecnichee unanuovaculturasociale,economicaecivica, in unacornicepolitica, peré,contrassegnatadalia corruzionedellaburocraziae da un ottusocolonialismo.Un ruolo attivo svolgono,in que-staoperazionedi costruzionedi unanuovaclassedirigentee di diffusionediunanuovacultura, i gesuiti~x.Nel 1764 entréafar partedellaCompagniaancheFrancescoCarboni,il maggiorepoetadidascalicosardo,che scríssein latino e in italiano.Ira i suoi titoli ricordiamoDe sardoaintemperie,Lasanite?dei laterati, De corallis ~ Egli é u capostipitedi unaseriedi poetididascaliciche si occuparonodi agricoltura,di pesca,di allevamentodelbacoda seta,rispondendocosi,daunapartea unasinceraesigenzadi par-tecipazionealíamodemizzazionedell’Isola, e dall’altra indulgendoal pa-ternalismodei Savoiachevoleval’Isola piéricca, ma lasciavavolutamen-te irrisolti diversiproblemi inerenti alía libertá dei sardi. Da collegareaquesti,sonogli autori chescrisserosuargomentidi tipo politico-economicocol chiarointentodi divulgarenuoveconoscenzeteenicheo di proporremo-delli di riforma dellastrutturadellaproprietáe del regimedellecoltivazio-ni ~<. La ripresadella tradizioneletterariain linguasarda,che si registranelSettecento,va compresaaii’intemo del quadroche abbiamodescritto.Fuprevalentementeun’attivitá letterarianon urbana,inizialmenterivolta ad unpubblicopocopié checantonalee poi regionale,praticataper lo pié da sa-

» Si pensi a] vicenlino Angelo Francesco Berlendis (1735-1794), professore di eloquenza ita-liana prima allUniverisitá di Sassari e poi di Cagiiari , autore di soíietti. madrigali. epigrammí -rielquali si rifece prevalenternente al Frugoni -nonché di due tragedie la Sareii liberata e u San Sa-turnijio, elY. A. F. Berlendis (1875).

>“ Un’esauriente bibliogratia sulle opere di F. Carboni é iii N. Tanda (1991), pp. 62-63, u. 33.~‘ Cli aífori irnpegnati nel dibactito politico-econornico e nella lecteratura didascalica sono:

Giuseppe Cossu ([793-1811), autore della Moriagrafia saje/a (1788) e della Seriagreifia sarda([789). sul quale dr. (1. Marci (1983); Antonio Porqueddu (1743-1810) autore del Tesota de//aSardegna (1797) sul quale dr (1 Marci (1977); Domenico Simon (1758-1829) autore di unoperaintitolalaLepiante (1778); Raimondo Valle (1761-1837), che scrissel toííni (1800); E Gemelli(1776); su questi <cmi cfr. E. Venturi (1964), (1 Ricupcrati (t986). GIore (1991).

Rei’Loa ch- Fih.’!ogía Ron,6nú’a2000, ti, r7k196183

[‘¿tole>Meznine bedda Naziojia lisnio, e -asniapo/itismo x• [‘ten‘in¿-ialisejza jiel/cí t¡e¡elizian e. --

cerdoti provenientio operantinei ceníri rurali dell’isoia, comedon GavinoPes(1724-1795),dell’ordine degli Scolopi.chenacqueevisseaCian PietroCubeddu(1748-1819),notocomepadreLuca,la ciii vitaé in-dicativaanchedel suopubblico”2.e Pietro Pisurzi (1724-1794).anch’eglisacerdotee pressochécompaesanodi Cubeddií61 L’unica eccezionerispettoa questaproveníenzaruraledegli autoíi in lingua sardaé datada Efisio Pin-tor Sirigu (1765-1814),avvocatoe uoínopolitico cagliaritanoTMcheutilizzau sardoin componimentisatirici quasicomecodiceesclusivamentedesti-natoalíacomunicazionenon formalee ai generiminori popolario popola-reggianti.La toileranzaconcui i SavoiaQuardanoall’utiiizzo serittodel sar-do é data da una parte dalia volontá di lavorire una rapidadecastiglianizzazionedell’isola, dall’altradiii disegíiodi utilizzareta lingune la cultura tradizionali come supportodell’agognatamodernizzazionedell’isola.

II Settecento,peré, non si chiude placidamenteIra melodramm¡;síchiude, invece,coi tragici epiloghi di unarivoluzione failita durataquasitreanni (1793-1796).Nelfepocarivoluzionariatanto u sardoquinto l’italianoesconodagli argini controllati dellegerarchielinguistichee dei gencri let-(eran,per irromperecon unarinnovatavítalitá nelí agonepolitico. Sonoin-fatti, in italiano e in sardo,rispet¡ivamente1 ‘AchUle de/la sardo ¡il’o/t¡zione 65

e l’inno Su patriolto sardaa sos/eudwatios<6del cavalicreFrancescoIgna—zio Mannu, entrambielaborati negli ambicnti democraticíNolaní, in-fhuenzatidaliaculturafrancesee dallo spinito rivoluzionariod’oltralpe. initaliano é ancheLa storia de’ íorbidi 67 analisi siorico—pol itica della rívo—luzione sardaelaborata,a posteriori.negli amhienti rcazíonarlvicini alíacorte. 1 testi rifletionoovviaínentela diglossiavigente,ma mostranoanchequanto le sírategierivoluzionarieabbianointesodirigere la propagandasmversole classidirigenti nessunmutamentoin Sardegnaé mai partitodiii básso—sra versoí contadíníe ñropríctari del centri nuráll, ostili alíavigenzadel sistemafeudale. L ‘operaper noi pi ú ri levanteé 1’ inn~> sardo.

(Sfr. U. (Sossu (1981 o 1976).>2 (Sfr. O. Pirodda ([992). ~ 184: «Studié teología e divenne sacerdote delle scirole pie( - .

ma ebbe col suo ord inc e colla vi <a sace rdotale Irn rapporto cortastato: per div e rsi an nr se ncal ion tamo, vi “e ido i n cam pagna ( - . - ) una y r ta U i poeta ernabond o da un 1 uogo al 1 al tío. da tín vil—

laggio allaltro». Pci’ le opere cfi’. M. Pira ([982>.- (Sfr. P, Nurra ti 898). - - -

(Sfr. E. Al,’ iator (1969),~ (Sfr. L. Del Piano (1961).

(Sfr. A - Dettori 11990), L. Marroc tr (1996).61 (Sfr. 1... (Sarta (1994).

Reí’i.sto ¿fe /-‘ifnlo>.íej Aonroox< ‘e,2000. 17. rJl-t96 184

Pae/a Maninchedda Naziana/iseno. ¿osmopo/itismo eprovincialismo nc/la tradizione..

Non &, infatti, sardosolonella lingua, maanchenel repertorioconcettualeesimbolico cheutilizza,eppureé nel contempoun esplicitoveicolo di culturademocraticad’oltralpe,é cio& un primo esempiodi discorsoaltrui divenu-to autenticamentediscorso proprió. Forseper II pesosocialedel sito pub-blico —piccoii e mcdi proprietari,contadini,borghesi—Supat¡-iottu sardua sos¡tudatatiosé rimastoun casoisolatodi testopolitico-propagandisticodi successo.Quantopié lactassedirigenteisolanasi integreráin quellaita-liana, tantopié u sardoperderála suacapacitée possibilitádi esserelinguadellapolemicae dellacompetizionepolitica.Non a casol’autobiografiadiVincenzoSulis (1758-1834),capopopolocagliaritanoesiliatodai SavoiaaLa Maddalena,scrittatra 111829e u 1833,é in un italiano «in perpetualot-taconl’ortografia e lasintassi»65

Nel Settecento,d’altro canto,continuaad esserevitalequellacorrentedinobilitazione del sardocome fattore decisivo della suaintegrazionenelsistemaextra-isolanodominante,cheabbiamoglá visto attiva nel secolose-dicesimo.La si notanella suaforma pié ingenuanelle operedel gesuitaMatteoMadao6’>; lasi ritrova innervatada un fraintesonazionalismonellaprimameládell ‘Ottocentoneil ‘ardita,ma pateticamente.sterile, operazionedei PaLi d’Arborea.E questol’ultimo episodiodell’integrazionefraintesa,che matura,dopo le durerepressionidella rivoluzione,nel contestodell’i-neluttabiiefedeltáalíacasaSavoiae nel clima di volutarimozionedel pe-nodo rivohuzionarioe dellesuc ambizioni ahl’autogoverno.Tornatala Sar-degnastabilmenteeferocementesotto l’ombrello di Tormo.essereaccoltie riconosciutia Corte.nell’Accademiao nell’ordine Mauriziano,divennelamassimaaspirazioneper tanti uomini di lettere.La Sardegnaritornó ades-sereseopertacomepriva di quelleglorie culturaii di interesseinternazionalein grado di integrarechi ne avessepromossoe divulgato la conoscenza,nell’Accademiatorinesee da 11 nel sistemaculturaleeuropeo.É in questoclima di ossessioneper la propriamarginatitáe di ambizioneavedersírs-conosciutie legittimati dall’esternoche si compie la pateticaavventuradel Falsi~.

Un gruppodi storici, archivistie letterati,é coinvolto e in parteé vittima,in unagrandemistificazionefondatasul presuntoe improvviso ritrovamen—to, da partedi un frate cappuccino,di unapartedell’archivio dei Giudici

« (Sfr. O. Marci (1994), p. II..Sagxpe> ¿Ji ten’e>pere’¿ ma/oía/a oit tiptíi¿ttwtttO cena ¿¿agite? zarde¿ñ, Cagliari. B.Titard statu—

patore.1782: Le Qenjanie dci sa,di. Stampcria Reile. 1787; su quest’uitima opei’a d.C. Lavinio(1997).

P. Martini (1863),

185 Itevoto ¿te 1- iloiogio 1/orno’jííc’o2000, 17. 17t-196

[‘aa/o Manixw/jcdda Naño,w/isme> -osmopolitisnío e prOv~ncia/isma nc//a traduiane - - -

d’Arborea.Da questecarte. costruiteperesseredatabili dal VII al XIV se-eolo,la Sardegnaemergecomeculla di una¡incaprecoce,precedenteque-lía dei Siciliani, comeluogo di lunghetradizioni giuridiche, in continuitácolmondoromanoe bizantinoe di gloriosae indefessaresistenzaal nemicospagnolo.Qui non contaanalizzareun episodiochesolo marginalmentesiiscnivenella tradizionelelterariadella Sardegna.contarilevare, da un latoche il nazionalismosardonascein epocapiemontese—cioé quandola Sar-degnaé inscrita in una piccolapatriaeuropea~a differenzadell’emergeredel localismoquandoessaappartenevaal grandeimperospagnoloe dall’al-tro chevi é, in questaprimaespressionedelnazionalismoisolano,unacor~-tinuitá conquantoeraaccadutoin Sardegnanel Seicento,quandoogni tom-ba di unacertaantichitáfu elevataa sacrosarcofagodelle sacremembradiun martire. Nel XVII comenel XIX secolo,la necessitádelFaequisizionediprestigioperotteneremaggioreintegnazionefu cosiesigenteda sfociarene-lía faisificazione.D’altra parte,anchegil íntellettuati,prevalenteinentesto-rici e giuristi, chesi formarononella secondametádel Settccentoe chenonincorseronell’erroredei Falsi. nivendicarono,sullabasedei dati dellasioriaedel risuitati delle loro ricerche,it diritto di plenacluadinanzadellaSar-degnanel Regnod’ltalia, a dispettodi quel sensodi estraneitádeIl’isola alíevícendeitaliane,cosidiffuso a corteda far seriverenel 1860/1 ad un giornalemolto vicino a Cavourche la Sardegnaera un’appendicemolto incertadell’ltalia21. É dall’Ottocentocheesistein Sardegnaun magisterodelle let-tere,ossiaunatradizionedi letwrati chesi formanogil uni sul percorsode-gli altri, che interagisconotra di loro, che inauguranoiniziativeeditoriali ~echeprogressivamenteattivano un complessorapportoconla culturae la Ira-dizioneitaliana, tuttoravigente,e chesecondoNicolaTandava interpretatonella complessadinamica,non sempree obbligatoriamentediglossica,di unsistemaculturale,e non soto linguistico, fondatosul diasistemasardo-ita-Juno~. Insomma,nell’Ottocentolo seenariosardocambia,perché il rap-porto con la cultura italiana non é pitt contrassegnatodalIa dipendenzaedall’urgenzadeli’integrazione,ma dagli autenticibisogni espressivie dalle

VI L, Marrocu-M. Brigaglia (1995), p. 64.22 1 n questo sen so sorio da ri cor-dare it Pjo gestan ja d ujr g ienjjal¿ ¿Ii ‘-aria lettej-atutes ¿tel usa

ele saídi ([807) di Cian Arsdi’ea Massa[a (1777— t 817) e it Adaí’íiftsta pee. la pubfxlic’a:inuc di uítgjoj-nale s¿iejj/jj~eo nc1 Regno ¿ji Sen-elegna (182<>) di Domenico Alberto Azuni (1749— 1 827)

(Sfr. N. Tanda ([999). Per conipreridere le posizion i di N cola Tanda occorre ricordare it suotungo sodalizio cori Giuseppe Dessi, per cui Cfi-. (1. Desui-N. Tanda ( 964). e 1 ‘intensa artivitá fi-lologica profusa nelta cura deile cdizioni di autori sardi dcli Oltocenro e del Novecento. Di par-Ircolare interessc le inlrodusioni in N. Tanda ([994> e N. Tanda (1998). nonché it saggio La lic-ledelez ha elue ci.ctenji /ettcraj’i in N. Tarata 1992).

Re ‘icta <te- Filo/agio Ro¿o¿ánir’a

2000, [7, t71-t96186

[‘aa/oManinchee/da Naziona/ismo, cosnropa/i:ismo e provincia/ismo nc//a tradiziane,..

esigenzecomunicativedi una societáche, pur sentendosiitaliana e pro-gressivamenteeuropea,comprendechetullo un proprio universoculturaleedemotivo,politico ma anchesemplicementecivile, ha bisognodi stmmentiespressivipié articolati di quelli forniti dalia linguae dalIatradizionena-zionale. La direzione,sia degíi autori che serivonoin italiano sulla Sar-degnae la cui poeticaé comprensibilesolo all’intemo di un’antropologiaculturaledella Sardegna,sia di quelli che si esprimonoin linguasarda,noné quelladellaseparazione,dell’identitá cometrinceao comeconfine,sem-mai comepresuppostodella commistionelinguisticaedel dialogoculturale.Non a casotra le ultime operedi SergioAtzeni troviamoil raccontolungoBellas mariposas~, nel quale la delieatezzadell’infanzia ingenuae dura,puranell’animoquantosealtranelleazioni, di duegiovinettecagliaritanesiesprimein un italiano regionale,fortementeconnotatonella sintassie nellessicodal contattocol sardo,capacedi livelli espressivie comunicativiin-tensie inediti non solo nella tradizioneisolana.Oggi,dunque,cheé piéfor-te e radicatal’identitá sarda,essaassumei connotatinondellachiusuradi-fensivadall’esterno, ma dell’intensaricercadella commistione,delmischiarsie deli’incontrarsi,veroorizzontedi unaculturae di unaterradoveé facile e quasigeneticoabbandonarsi,purtroppo,alíavita spesatutta in luo-go, a far la vita dell’ostrica,comedicevaErasmo.

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