Natale, il volto di Dio - Diocesi Mazara del Vallo · 2017. 12. 21. · far storcere il naso. Il...

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Natale, il volto di Dio Alle pagine 2 e 8 D IOCESI DI M AZARA DEL VALLO L’ ANNIVERSARIO A 50 anni dal sisma La Valle del Belice tra ferite e speranza Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n. 9 del 20 dicembre 2017

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Natale,il volto di Dio

Alle pagine 2 e 8

DIOCESI DIM AZARA DEL VALLO

L’ANNIVERSARIO

A 50 anni dal sismaLa Valle del Belicetra ferite e speranza

Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n. 9 del 20 dicembre 2017

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In queste settimane che prece-dono il Natale c’è stata un’impen-nata mediatica in favore del

presepe, in forme inusuali e da partedi protagonisti improbabili. La circo-stanza dovrebbe far trasalire chicome me professa la propria fede nelmistero dell’incarnazione, del quale ilpresepe è una rappresentazione assaisuggestiva. La tendenza comprendele modalità plastiche classiche con ipersonaggi raffigurati nelle forme più

semplici epopolari,ma anchedi spic-c a t ospessorear t i s t i coed este-

tico; e altresì le drammatizzazioni deicosiddetti presepi viventi con rivisita-zione di costumi, mestieri e contesti,eco romantica dal vago sapore ar-cheologico.Anche la politica si è lasciata conta-giare, cavalcando un’onda lunga(astutamente? maliziosamente?) chesa tanto di improponibile commi-stione di sacro e profano, da contra-stare con il celebre verso del sacristadell’opera pucciniana Tosca: «scherza

coi fanti e lascia stare i santi». Qualcuno forse plaude. Ma l’operazione presenta una spiccata ambiguità, non supe-rata con un ipotetico ri-chiamo di ritorno alle radici cristiane. Peraltro, il punto no-dale sta proprio tutto nell’inatteso fuorviante interesse verso il pre-sepe, riproposto come bandiera o feticcio da opporre a quanti sono ritenuti tiepidi difensori di un’identità cristiana dell’Europa, ormai solo retaggio del passato. Infatti, ritengo che oltrela sbandierata esibizione - profanata,in ogni caso - di una icona popolaredel Natale, non ci sia alcuna traspa-renza di religiosità genuina e di spes-sore etico.E invece il presepe è un inno allabellezza della vita e una proposta direlazioni purificate ed esaltate. La na-scita del Bimbo di Betlemme, nelcontesto socio-politico e umano chela circondò, dice come niente e nes-suno può ergere un argine insormon-tabile alla vita. Nello stesso tempodice che le sembianze di quel par-golo sono epifania del volto amabiledi Dio, che guarda e ama le sue crea-ture, ferite dal peccato e raminghiesuli senza una meta e senza pace.Dio, in quel piccino, ha ristabilito unarelazione riconciliata con l’umanitàtutta, invitando uomini e donne a unrapporto nuovo, fatto di accoglienza,rispetto, stima, condivisione, solida-rietà tenerezza; amore in una parola.Senza questi aneliti il presepe èuna ostentazione falsa, forse addirit-

tura ingiuriosa, nei riguardi di Dioche, vestendo la nostra carne mor-tale, ha voluto fare nuove tutte lecose. Realizzare il presepe e oltrag-giarsi con parole tremende a voce, onelle piazze mediatiche dei social, of-fende e uccide la Parola di amore e dipace che echeggia soave e serena daBetlemme e dal presepe, sua rappre-sentazione di fede semplice e colo-rata. E Betlemme è vicina aG e r u s a -lemme, lacui voca-zione allapace oggiè perico-l o s a -m e n t emessa a repentaglio. Da chi inneggiaal presepe, allora, è lecito attendersiun omaggio alto e operoso al Diodella vita e progetti realistici di pace,non attraverso il gesso dei perso-naggi, ma nei fremiti di cuori palpi-tanti.

di DOMENICO MOGAVERO

Mensiledella Diocesidi Mazara del Vallo

Registrazione Tribunaledi Marsala n. 140/7-2003

EditoreAssociazione “Orizzonti Mediterranei”Piazza della Repubblica, 691026 - Mazara del Vallo

Direttore editorialemons. Domenico MogaveroDirettore responsabileMax FirreriRedazionePiazza della Repubblica, 691026 - Mazara del Vallotel. [email protected]

Hanno collaboratoGiovanni Casano, Erina Ferlito, NinoGuercio, Gaspare Magro, StefaniaMannone, Maria Chiara Parisi, donOrazio Placenti, suor Elisabetta Plati,Dora Polizzi, Gaetano Savatteri.Questo numero è stato chiuso in reda-zione il 20 dicembre 2017. È vietata lariproduzione integrale o parziale.

Periodico associato alla:Anno XV - n. 09 del 20 dicembre 2017

L’EDITORIALE

Guardare il voltodel Bimbo del presepePer vedere l’altrocon gli occhi di Dio

Domenico Mogavero

n. 09/20dicembre2017, pag. 2

C’è stataun’impennatamediatica afavore del presepe

LAREDAZIONEdei media dioce-sani augura ai lettori e ai navi-gatori gli auguri più fervidi di unlieto Natale e di un sereno 2018.

Il presepe è uninno alla bellezza

della vita, propostadi relazioni

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DI MARIA CHIARA PARISILA STORIA

Solomondal Gambia in Sicilia,una testimonianzadi vita

www.diocesimazara.it

n. 09/20dicembre2017, pag. 3

Accade spesso di raccontarestorie di eroi, quelle che magarisi leggono sui libri di storia.

Questa è invece la storia di un eroeraccontata dai suoi occhi e dal suocorpo; la storia di un ragazzo arrivatocome migliaia di altri giovani con unbarcone; proprio così, la storia di unimmigrato che a qualcuno potrebbefar storcere il naso. Il suo nome è So-lomon, ha 18 anni e la sua non è unastoria qualunque. Già il suo nome ri-manda al re Salomone e significa pace.È arrivato in Italia attraversando il de-serto e il mare con le sue intemperie;ha lasciato il Gambia quando era an-cora un adolescente e oggi vive a Ma-zara del Vallo, dove lavora, studia efrequenta il gruppo giovani di AzioneCattolica.Lui è un eroe, è cristiano, è un ra-gazzo speciale, un uomo maturo. Pro-viene da una famiglia di cattolici, chenel suo paese di origine rappresen-tano solo una minoranza della popo-lazione. Nonostante questo, la suafamiglia è sempre stata praticante.Così, da piccolo ha ricevuto i sacra-menti dell’iniziazione cristiana, batte-simo, Eucaristia e cresima. Raccontacosì della sua fede: «Quando ero pic-colo non capivo, come tutti i bambinidel resto, l’importanza di parteciparealla messa e la domenica mattina erauna tragedia svegliarsi, avevo sempreuna scusa pronta. Mia madre mi la-sciava tutto il giorno digiuno comepunizione e mi trascinava in Chiesa perpregare; diceva che era importante.Per non digiunare tutte le domeniche,indossavo i “vestiti della festa”, perchéda noi si usa così, e andavo a messa».E racconta ancora: «Quando iniziai ilmio viaggio verso l’Italia, pregavo eparlavo con Dio, sentivo il bisogno diandare a messa e cibarmi di Lui, maovviamente non potevo. Mentre ero inmare, un giorno rischiai di sprofondaree andare giù; ma qualcuno, una manogrande, mi prese e mi fece emergere eallora guardai il cielo e ringraziai Dio.Da allora non smisi più di ringraziarlo

ogni giorno, perché se sono ancoraqui, dopo il mio lungo e difficile viag-gio, è per volontà Sua. Oggi vado amessa tutte le domeniche, con la miabici, da cui non mi posso separare. Èveloce, è la mia Ferrari. Ho messoanche le luci, così la sera è più facilevedermi, visto che sono tanto nero eche al buio non mi si vede se non sor-rido; di bianco, infatti, ho solo i denti.Frequento anche il gruppo giovani diAzione Cattolica della mia parrocchia,la Madonna del Paradiso; siamo ormaiun gruppo di amici. Mi trovo bene quia Mazara del Vallo; mi piace la Sicilia ela sua cucina. Adoro la pasta al fornoe le farfallette alla carbonara e la cas-sata siciliana è il mio dolce preferito».Solomon è una testimonianza divita. Lavora tutti i giorni e la sera stu-dia l’italiano. È un geometra e ha tantiprogetti per il futuro. Ha un grandesenso del rispetto; quando vede duefratelli litigare, oppure il padre con ilfiglio, dice: «Il mio cuore si è fermato,sta scoppiando. Porta rispetto a tuopadre, è più grande e ha più espe-rienza». Un giorno, un ragazzo ateo,ascoltandolo mentre parlava di Dio, loaccusò dicendogli che era assurdoche un ragazzo, proveniente da unpaese povero, fosse così sicuro del-l’esistenza di Dio. Lui, deciso, loguardò e gli disse: «Tu pensi di averetutto perché ogni tuo desiderio è unordine, ma non ti accorgi di non averenulla».

IL MESSAGGIO DEL PAPAPER LA GIORNATA DELMIGRANTE E DEL RIFUGIATO

’“ACCOGLIERE, PROTEGGERE, promuovere e integrarei migranti e i rifugiati” è il titolo del Messaggiodi Papa Francesco per la prossima Giornata delmigrante, che si celebra il 14 gennaio pros-simo. «Durante i miei primi anni di pontificatoho ripetutamente espresso speciale preoccu-pazione per la triste situazione di tanti migrantie rifugiati che fuggono dalle guerre, dalle per-secuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà.Si tratta indubbiamente di un “segno deitempi” che ho cercato di leggere, invocando laluce dello Spirito Santo sin dalla mia visita aLampedusa l’8 luglio 2013. Nell’istituire ilnuovo Dicastero per il Servizio dello SviluppoUmano Integrale, ho voluto che una sezionespeciale, posta ad tempus sotto la mia direttaguida, esprimesse la sollecitudine della Chiesaverso i migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittimedella tratta» scrive il Santo Padre. «Il Signore af-fida all’amore materno della Chiesa ogni es-sere umano costretto a lasciare la propriapatria alla ricerca di un futuro migliore. Tale sol-lecitudine deve esprimersi concretamente inogni tappa dell’esperienza migratoria: dallapartenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno». PapaFrancesco scrive che «la nostra comune rispo-sta si potrebbe articolare attorno a quattroverbi fondati sui principi della dottrina dellaChiesa: accogliere, proteggere, promuovere eintegrare». Papa Francesco spiega che «per ot-tenere i risultati sperati è indispensabile il con-tributo della comunità politica e della societàcivile, ciascuno secondo le responsabilità pro-prie». Nel Messaggio si fa riferimento al Verticedelle Nazioni Unite, celebrato a New York il 19settembre 2016, dove i leadersmondialihanno chiaramente espresso la loro volontà diprodigarsi a favore dei migranti e dei rifugiatiper salvare le loro vite e proteggere i loro diritti,condividendo tale responsabilità a livello glo-bale.

Solomon ora vive a Mazara delVallo dove frequenta il gruppo gio-vani di Azione Cattolica.

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Che cos’è oggi, a cinquant’anni dalsisma, la Valle del Belice? Tra ricordi ememoria, cosa è stato, in questo

mezzo secolo, il lembo più occidentale dellaSicilia colpito dal più grande terremoto ve-rificatosi in Italia dopo il sisma di Messina del1908? A pochi giorni dall’anniversario delsisma, oltre il ricordo delle vittime, sarà iltempo di bilanci, di quanto si è speso per laricostruzione e quanto ancora serve perchiudere il capitolo più complesso, maanche per parlare seriamente di sviluppo. Edè forse quest’ultimo l’aspetto più taciuto inquesti decenni, in cui è stato necessario, in-nanzitutto, dare un tetto agli sfollati. Se poila gente è emigrata perché qui non c’era la-voro e non si sono create le condizioni af-finché ci fosse, la questione dello sviluppo ènaufragata tra gli impegni della politica e icontributi erogati dallo Stato per la ricostru-zione.Oggi, più che mai, la Valle del Belice ha vo-glia di riscatto. Cinquant’anni dal sisma conun capitolo ancora aperto (quello della ri-costruzione) sono davvero tanti! Ma sono

ancora di più senza aver dato a paesi e ter-ritori le opportunità per il rilancio econo-mico. L’edilizia è stato il settore che perdecenni ha garantito l’economia dell’interaValle ma, intanto, si è guardato poco ad altrisettori. Poi, dopo l’ondata della grande rico-struzione, è stato il tempo della crisi. «Ciòche si doveva fare non si è fatto – ammetteil coordinatore dei sindaci del Belice, NicolaCatania – era il tempo di sostenere e valo-rizzare l’agricoltura e questo non è avve-nuto».Da Salemi a Salaparuta e Poggioreale in-teri ettari sono stati coltivati a seminativo evigneto, senza guardare a nuove colture piùredditizie. Finanche alcune opere pubblicheavrebbero dovuto essere finalizzate allo svi-luppo dell’agricoltura e, invece, sono rimasteincompiute. Come il bacino Rinelli, tra Gi-bellina e Camporeale: l’acqua raccolta do-veva arrivare sino alle campagne intorno,ma la condotta non è stata mai realizzata. Ilcapitolo dolente dello sviluppo economicolo Stato lo ha soltanto sfiorato. Una primavolta a pochi mesi dal terremoto, quando fuproposta la costruzione di un unico centrourbano che sarebbe servito per mettere in-sieme Poggioreale, Gibellina e Salaparuta(facendo perdere le singole identità) e cosìfar nascere a fianco alcuni insediamenti in-dustriali, poi mai realizzati. La Regione ci ri-tentò nell'86 con uno studio di fattibilità

all'interno del quale, tra gli altri, spiccava ilprogetto “Parco monti di Gibellina”, per unosviluppo turistico della zona. Di questo sonorimaste soltanto le carte e una spesa di circa500 milioni di euro per pianificare lo studio.Uno sviluppo economico nella Valleè dasempre mancato. «Sono mancati gli inve-stimenti pubblici in questo senso; bisognalodare chi lo ha fatto invece da privato» diceancora il coordinatore dei sindaci Nicola Ca-tania. I giovani, anno dopo anno, sono an-dati via, voltando le spalle al Belice, con lasperanza, forse, un giorno di poterci tornare.Che fare oggi? «C’è la necessità di comple-tare la ricostruzione, dice Catania; per leopere pubbliche è necessario completarequelle rimaste incompiute. Lo Stato devesostenere i Comuni per la messa in sicurezzadel patrimonio immobiliare acquisito neicentri storici; e poi bisogna guardare a unprogetto unico di rilancio economico».Agricoltura e turismo sono i settori sui qualiscommettere. Basterà? «Alcuni esempi diprivati nella Valle hanno messo in luce unacapacità imprenditoriale di successo –spiega Catania – su questa scia dobbiamocredere e investire». Quest’anno, intanto, loStato non trasferirà neppure un euro ai Co-muni per la ricostruzione. Sarà un annonero, nonostante da ogni parte si ricorde-ranno scosse, vittime, ricostruzione lunga esudata.

50 ANNI DAL SISMA

n. 09/20dicembre2017, pag. 4

La Valle del Belice: ilterremoto,la ricostruzionee lo sviluppomancatoTRA I PAESI COLPITIdove si sono costruitele case e non si è pensatoall’economia

DI MAX FIRRERIwww.diocesimazara.it

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Il 10 dicembre scorso è morto, all’età di 94anni, monsignor Antonio Riboldi, Vescovoemerito di Acerra e parroco a Santa Ninfadurante il terremoto del ‘68 e negli annidella ricostruzione. Il ricordo di don OrazioPlacenti, già parroco a Santa Ninfa.

In questi giorni di doverosoe calorosoomaggio alla vita e al ministero di Mons.Antonio Riboldi, tanti aspetti della sua

vita sono stati ricordati, commentati, elo-giati. Tutto è conosciuto e condiviso! La suamorte a 50 anni dal terribile terremoto delBelìce assume per di più il significato di unamemoria grata per quanto egli fece per econ la sua gente. Tuttavia c’è un’esperienzache potrebbe aver segnato il suo stile di vitae del ministero e che potrebbe iniziare così:il 21 maggio 1945 moriva il giovane novizioAntonio Riboldi! Sì, proprio così!Durante la SecondaGuerra Mondiale, nelcorso di un rastrellamento nazista, secondoquanto egli stesso racconta, i militari vollero«visitare tutta la Sacra (di San Michele allaChiusa)... Ricordo che un tedesco, tenendola pistola puntata alla mia schiena, mi spin-geva ad aprire ogni porta ed entrato in

qualche locale, sempre con la pistola chesentivo come un punteruolo nella schiena,mi invitava ad aprire armadi o altro. Untempo infinito, in cui ti accorgi che lo spaziofra la vita e la morte è solo di qualche cen-tesimo di secondo, come un soffio. [Nelmaggio seguente] nella zona i partigianiavevano ucciso ben quattro tedeschi e lalegge del taglione allora era che per ognitedesco ucciso dovevano morire uccisi dieciitaliani. Vennero con sicurezza da noi […]. Epoi ci spinsero verso la piazzetta di San Pie-tro mettendoci con la faccia rivolta al mu-retto con un plotone di esecuzione allespalle pronto a sparare. Eravamo in undici.Otto rosminiani e tre laici. Furono ore lun-ghe quanto un secolo».L’esperienza della mancata fucilazioneha un precedente in Dostoevskij, cheespresse tutta la potenza di tale situazionenelle prime pagine de L’idiota: «A chi sa didover morire, gli ultimi cinque minuti di vitasembrano interminabili, una ricchezzaenorme. In quel momento nulla è più pe-noso del pensiero incessante: "Se potessinon morire, se potessi far tornare indietro lavita, quale infinità! E tutto questo sarebbemio! Io allora trasformerei ogni minuto inun secolo intero, non perderei nulla, terreiconto di ogni minuto, non ne sprechereinessuno!"». Parole che suonano come unarivisitazione di un passo della Lettera ai Ro-mani (6,3-9). Quante volte si muore? Quantevolte muore un battezzato nel camminodella sua vita?

Eppure monsignor Riboldi viveva, comedice l’Apostolo, convinto che «la morte nonha più potere» su chi ha scelto di morire conCristo. Ritengo che le parole di Dostoevskij,conosciute probabilmente da don Antonio,certamente condivise, sono una cifra dellasua vita e del suo ministero. In ogni attività,in ogni scelta, in ogni intelligenza delle coseegli era testimone della «ricchezza enorme»della vita, nella quale «ogni minuto è tra-sformato in un secolo intero», della volontàinvincibile di «non perdere nulla», di «tenereconto di tutto», di «non sprecare nessun mi-nuto».

n. 09/20dicembre2017, pag. 5DI DON ORAZIO PLACENTI50 ANNI DAL SISMA

www.diocesimazara.it

Monsignor Ribolditestimonedella bellezzaluminosa della vitaLA SUA MORTE A 50 ANNIdal sisma è memoriagrata per quantoegli fece per la gente

PoggiorealeDopo 50 anni si apriràla piscina comunaleNEL CORSO DEL 2018 sarà aperta al pubblicola piscina comunale realizzata durante la ri-costruzione (con inizio nel 1991), mai apertaal pubblico e, intanto, vandalizzata. Grazie aun finanziamento, è stato possibile ristruttu-rarla e completarla. I lavori si concluderannoin queste settimane e l’impianto sarà inau-gurato nel corso dell’anno cinquantenario.

DAI PAESI DEL SISMASalaparutaGli alloggi popolariche nessuno vuole

ALLOGGI POPOLARI VUOTI, altri abbandonati chenecessitano di ristrutturazione. A Salaparutasu 1.700 abitanti ci sono unità abitative chepotrebbero ospitare sino a 5.000 persone.Ristrutturare gli alloggi popolari trasferiti alpatrimonio del Comune è una spina alfianco del sindaco Michele Saitta che nonha i fondi per poterlo fare. Altri alloggisono, invece, ancora di proprietà dell’Iacp.Gli occupanti, intanto, non pagano. E moltecase private a Salaparuta rimangono vuote.

PartannaUn anno di iniziative,come partecipare

IL 2018 SARÀ UN INTERO ANNO dedicato aifesteggiamenti per il 50° anniversariodel sisma del Belice, in tutti i 21 comuniinteressati dalla ricostruzione. Per l’occa-sione è stato istituito un comitato orga-nizzatore. Il Comune di Partanna invitachiunque voglia presentare proposte periniziative pubbliche, a inviare (entro il 27dicembre) i progetti per ottenere il pa-trocinio gratuito, all’indirizzo di posta:[email protected].

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NEL TERRITORIO

n. 09/20dicembre2017, pag. 6

CAMPOBELLO DI MAZARAIl gatto ha l’Aidse il Comune spende2.120 euro per il ricovero

Tra le spese che il Comune di Cam-pobello di Mazara ha dovuto soste-nere per il randagismo c’è anche

quella singolare di 2.120 euro per curare ungatto randagio. Non solo cani, ma ora nellastoria del Comune figura anche un felino, ungatto che il 30 dicembre 2016 fu segnalatoalla Polizia Municipale da un cittadino.L’amico a quattro zampe accusava segni disofferenza e così gli agenti hanno pensatodi farlo visitare a un veterinario. Il trasportopresso la clinica “San Vito” di Mazara delVallo e la prima diagnosi del medico Gian-franco Casale: gatto in prognosi riservata. Dalì è iniziato l’iter d’assistenza per capire la pa-tologia: le analisi del sangue, quelli specificicontro i virus e la diagnosi: Aids felino. Per ilgatto è iniziata la cura farmacologica assistitapresso la struttura munita di sala degenza.«Nel centro il felino è rimasto dal 30 dicem-

bre 2016 al 28 febbraio del 2017 – spiegaGiuliano Panierino, comandante della PoliziaMunicipale – poi, una volta guarito, è rimastoancora lì sino al 7 aprile prima che un citta-dino, in questo caso un’associazione, si di-mostrasse disponibile ad adottarlo». Ladetermina di spesa è diventata occasione discontro politico: il gruppo “Io amo Campo-bello” ha sollevato il “caso”: «Non risultacomprensibile il mancato coinvolgimentoda parte dell’Asp veterinaria, la non richiestadi un confronto dell’offerta e la mancanza diuna convenzione, per l’affidamento del ser-vizio, attraverso un avviso di gara». «L’ur-genza dell’intervento non ci ha consentitodi coinvolgere l’Asp – replica il comandantePanierino – e poi la struttura sanitaria pub-blica, in questo caso, oltre la visita nonavrebbe potuto garantire altro, né le analisidi sangue, né le cure e neanche la degenza».

IN PRIMO PIANO

CASTELVETRANOPugno duro su abusivismo,a gennaio ruspe in azione

SONO CENTOSETTANTA gli immobili che ca-dranno sotto le ruspe ed i cui proprietarihanno già ricevuto il provvedimento di

demolizione. Approvato il progetto unitario,ogni immobile che verrà abbattuto avrà unsuo costo, per un totale di tre milioni di euro.Sono nove gli immobili oggetto di provvedi-mento dell’autorità giudiziaria. Ogni demoli-

zione, tra questi nove, avràun costo da un minimo di di-ciassettemila euro a un mas-simo di settantamila euro.Adesso, l’ultima fase neiprossimi giorni, sarà la sceltadell’operatore economicoche materialmente andrà adabbattere gli immobili subitodopo le festività natalizie. Ascegliere sarà la Commis-sione straordinaria (presie-duta da Salvatore Caccamo)in base all’accordo quadroprevisto dal codice dei con-tratti. L’accordo quadro, pre-visto dal codice dei contratti,che consente di scegliere di-rettamente l’impresa con laquale la pubblica ammini-

strazione, cioè il Comune, potrà contrarre. Eserve a velocizzare le procedure. Le lineeguida per l’abbattimento sono chiare.

PartannaTributi a rate: c’èil regolamentoAPPROVATO dal Consiglio comunaledi Partanna un regolamento chepermetterà una nuova opportu-nità per coloro che non hannoversato i tributi comunali in tempoutile. È prevista la rateizzazione neipagamenti delle entrate comunalidi natura tributaria per i cittadinimorosi che hanno ricevuto avvisi osolleciti di pagamento notificati enon versati alle scadenze ai qualiperò nel frattempo non siano statepreviste fasi di riscossione. L’ado-zione di tutti i provvedimenti con-cernenti le rateizzazioni saràcompetenza del responsabiledell’Area Servizi Tributi che comu-nicherà al contribuente che neavrà fatto richiesta, entro trentagiorni, il piano di rateizzazione, o ildiniego di ammissione. La rateiz-zazione potrà essere autorizzata li-mitatamente a importi noninferiori a 300 euro per le personefisiche o 1.500 euro per gli opera-tori economici, in forma di dittaindividuale o di persona giuridica.Il debitore ne farà domanda, conapposita richiesta di rateizzazionecompilata su un modelli predispo-sti, all’Ufficio competente. La ri-chiesta dovrà essere presentataper la rateizzazione entro quindicigiorni dalla data di ricezione del-l’avviso o sollecito di pagamento odalla data di notifica dell’accerta-mento o dell’ ingiunzione di paga-mento. In ogni caso, la richiestanon potrà mai essere presentataladdove sia iniziata la riscossionecoattiva. La comunicazione di con-clusione dell’istruttoria avverràentro 30 giorni dalla data di rice-zione, indicherà, in caso di insussi-stenza di motivi ostativi, l’importorateizzato, il numero delle rate e lerelative scadenze, il tasso d’inte-resse applicato e le modalità dipagamento.

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n. 09/20dicembre2017, pag. 7VOCE DAI [email protected]

FACEBOOK/IL VIDEO“Cudduredda”, la bambinache emozionò il mondo

“CUDDUREDDA”, Eleonora Di Girolamo, morì qualche giornodopo il terremoto nel Belice del 1968. La storia di questabambina fece il giro del mondo e per anni, dopo la suamorte, a casa Di Girolamo sono arrivati giocattoli donati dapersone di tutti i Continenti. Max Firreri e Salvino Marticin-giglio sono andati a casa della mamma di “Cudduredda”.

#CONDIVIDERETV“Pronto in 5 minuti”,14.000 visualizzazioni

RECORDdi visualiz-zazioni per laprima puntata di“Pronto in 5 mi-nuti” il nuovo for-mat in onda dal10 dicembre su

#CondividereTV, il canale webtv della nostra testata. Ospitedella prima puntata è stato il sindaco di Alcamo Do-menico Surdi. Tra gli altri protagonisti della rubrica,l’avvocato Giacomo Frazzitta, presidente della Ca-mera penale di Marsala e Roberta Urso (nella foto),responsabile marketingdelle cantine “Settesoli”.

AGENDAWWW.DIOCESIMAZARA.IT

22 DICEMBRESi presenta il librodi Lucio Majelli

VENERDÌ 22 DICEMBRE, alle ore 17,30 pressoil Seminario vescovile di Mazara del Vallo,sarà presentato il libro L’oltrelà di LucioMajelli (nella foto). Interverranno: France-sca Paola Massara, direttrice del Museodiocesano, e Maria Pia Sammartano. Mo-dera Maria Cristina Gallo. Per i bambinigiochi e animazione con le “isoline” de”L’isola che non c’è”. Alle ore 18 al Museodiocesano sarà inaugurato il presepe ar-tistico del laboratorio “Rosa Signorello”.Visite sino al 2 febbraio.

10 GENNAIO2018“Ho paura del silenzio?”Incontro a Cristo ReNell’ambito della Scuola di preghiera cristiana,presso la parrocchia Cristo Re di Mazara delVallo, mercoledì 10 gennaio 2018, con inizio alleore 21, si terrà l’incontro sul tema “Ho paura delsilenzio? Decidere di non parlare per far parlareDio”. Gli altri incontri: mercoledì 7 febbraio (“Lapreghiera del cuore: esercizi di abbandono fidu-cioso nelle mani di Dio); mercoledì 11 aprile(“L’esplosione delle lode: sapere sprigionare lapotenza della preghiera che è già dentro di te”).

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OLICA C.E.I.TTA CA

30 DICEMBREA Castelvetranofesta della famiglia

IN OCCASIONE della Festa della famiglia, sa-bato 30 dicembre, alle ore 19,30, presso laparrocchia Santa Lucia di Castelvetrano,verrà vissuto un momento cittadino di co-munione per le famiglie, centrato sulla ri-scoperta della bellezza della vita, insintonia con quanto suggerito dal Pianopastorale. L’evento nasce nel contesto diun cammino comune che le coppie ani-matrici della Pastorale familiare delle varieparrocchie di Castelvetrano hanno intra-preso.

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di STEFANIA MANNONEIL NATALE/LA RIFLESSIONEwww.diocesimazara.it

n. 09/20dicembre2017, pag. 8

Finalmente ilmomento è ar-rivato. L’impa-

zienza di Claudio,mio figlio, può pla-carsi, lui che già damesi canticchia lecanzoncine del Na-tale. Adesso il pre-sepe è quasi pronto,mancano solo le luciche fra poco brille-ranno come già orabrillano i suoi occhi,così pieni di entusia-smo e di tenerezzamentre si fissano sulbambinello e suMaria. Lui mi guardae dice: «Mamma,che sono belle lemani della ma-

donna». Sono anni che sistemiamo semprelo stesso presepe. Quante volte ho toccato eguardato quella statuina; ma quelle mani eracome se le vedessi per la prima volta e mi sta-vano ricordando qualcosa. Una mano semia-perta è rivolta verso il suo petto e l’altra inmaniera più estesa si protrae verso l’esterno,verso il figlio. Quelle mani mi stavano mo-strando non solo il senso più intimo e pro-fondo del Natale, ma anche quello del miostesso essere. Rifletto e penso che in fondo ilpresepe non fa che ricordare a tutti noi l’inizioconcreto di una storia d’amore, l’amore di Dioper l’uomo, un amore singolare e umile chesceglie una grotta per manifestarsi. E fu pro-prio nel buio, al freddo, in una grotta, che Dioentrò nel mio cuore.Mi ci portò Claudioquell’anno che volle an-dare a Lourdes. Il Signore si manifestava nelsuo cuore fin da piccolo, ma la mia fede eradebole; mi impediva di vedere il suo operaresilenzioso e umile che, nonostante i suoi tantiinviti, rimaneva da me inascoltato. Ma Claudiostavolta insisteva fino al pianto e alla fine loaccontentai. Lui era instancabile, superava i li-miti che il suo corpo, toccato dalla disabilità,umanamente poteva sopportare. Io erostanca e una sera, una volta addormentato,lo lasciai con il papà in albergo; avevo biso-gno di uno spazio di riposo e di solitudine.Mi recai alla grotta, ma mentre andavo co-minciò a piovere sempre più forte. Attorno ame solo freddo e silenzio. Finii lì poco di-stante, seduta a terra, sola e mi chiedevo cosafacessi senza quel figlio che, una volta nato,era divenuto il senso e il fine della mia vita.Non sapevo pregare e rimasi in silenzio. In

me c’era solo paura; il futuro mi spaventava,pensavo che il mio amore non sarebbe statosufficiente per sostenere e proteggere il miobambino, in un mondo dove il diverso nonsembra trovare accoglienza e comprensione.In quel momento però un calore strano nelpetto e un senso di benessere profondo e dipace cominciarono a inondarmi il cuore diuna presenza così chiara, cosi intima a me dasuperare me stessa che ancor oggi non mi la-scia mai. Il Signore aveva bussato al miocuore e io ho lasciato che entrasse. Eppure fuproprio quella condizione a meritare il chi-narsi di Dio sulle sue creature. E quando ir-rompe Lui nella nostra vita, quando gli diamola possibilità di nascere ancora, tutto cambia.Anche il mio essere madre da allora è cam-biato. È cresciuta in me la consapevolezza deldono e con esso la responsabilità di portarlonel mondo.In questo mondo io e Claudio cammi-niamo sempre insieme; la presenza tenera epremurosa del Signore rende più sicuri i no-stri passi, anche se non è un cammino sem-plice. Davanti a fievoli aperture sicontrappone una civiltà dove l’uomo divienesempre più individualista e valori come acco-glienza, fraternità, rispetto reciproco, dignità,fanno fatica a essere proclamati e difesi. Il Si-gnore non ci ha dato solo la consolazione ela forza della sua presenza, ci ha dato unacasa meravigliosa dove poter realizzare pie-namente le nostre vite. Nella Chiesa, nell’af-fetto sincero del nostro Vescovo e di moltisacerdoti, nella comunità abbiamo trovato unluogo dove sperimentare ogni giorno quelcalore e quella pace che poco più di un de-cennio fa potei sentire nella solitudine di unagrotta. Claudio realizza in pienezza le sueaspirazioni più profonde servendo all’altare eraccontando la vita dei santi ai bimbi del ca-techismo che ci sono stati affidati e ai qualiinsegniamo non solo dottrina ma soprattuttole ricchezze della diversità e la condivisionedelle reciproche risorse. Io nel vederlo felicee sereno dimentico ogni paura e partecipo diuna beatitudine che prima non avrei maipensavo di conoscere. Ma ecco, Claudio re-clama, vuole accendere le luci nel presepe.Le accendiamo, sono gialle e intermittenti,luci e ombre si alternano, le immagini si con-fondono e per un pò si confonde anche il miocuore, mentre guardo gli occhi di Maria. Clau-dio è radioso: il suo piccolo presepe vale piùdi mille doni, come ogni singola celebrazionea cui partecipiamo. Insieme guardiamo il pre-sepe, lo abbraccio, lo bacio e gli sussurropiano: «È vero, Claudio mio, hai ragione, sonoproprio belle le mani della Madonna».

IL PRESEPENel cuoredel figliol’amoredi mamma

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n. 09/20dicembre2017, pag. 9

Dicono che non c’èpiù la Sicilia di unavolta. Lo sostengo

anche io. E ho cercato dispiegarlo nel mio libro Nonc’è più la Sicilia di una volta,pubblicato a febbraio da La-

terza. Ho preso ad esempio alcune espres-sioni culturali del presente per tentare didimostrare che l’Isola non è più quella de-scritta da Verga, Pirandello, Brancati, Gut-tuso, Tomasi di Lampedusa e Sciascia,malgrado sia ancora fortissima la propen-sione a decodificare il contemporaneo conla cassetta degli attrezzi fornita dagli im-mensi artisti del recente passato.Non so se ci sono riuscito, ma so chenelle molte presentazioni del libro, in giroper la Sicilia, mi sono trovato al centro didibattiti accesi e appassionati. Io cercavodi spiegare, forse malamente, che il rac-conto che la Sicilia fa di se stessa è moltopiù avanti dell’immagine sedimentata inalcune opere letterarie e artistiche chehanno finito per ingabbiare la Sicilia dentropotenti, e prepotenti, stereotipi; ma spesso

mi sentivo ri-spondere chela Sicilia nonè cambiata,anzi noncambia mai. Eper dimo-strare l’im-modificabilità

della Sicilia (irredimibile e stagnante) mivenivano portati davanti inefficienze, clien-tele, carenze, difetti e dati economici che

confermavano la sua minorità rispetto allamodernità. Ne ho tratto una lezione.Per moltissimi siciliani che in Sicilia vi-vono e combattono giornalmente questaè una regione che resiste al cambiamento,inteso come sintomo di miglioramento.Eppure, anche drammaticamente, la Siciliaè cambiata: nel bene o nel male. Nel bene,ad esempio, lo Stato in Sicilia è riuscito adare una sferzata letale alla mafia sangui-naria e terrorista di Totò Riina. Nel male, laSicilia ha continuato a devastare il suo pae-saggio e le sue coste, sfregiandole di abu-sivismo edilizio. Eppure, per chi ci vive, laSicilia è avvertita come una terra restia alcambiamento, ma soprattutto al migliora-mento. Soprattutto la politica e la burocra-zia vengono additate come causefondamentali di ritardo e di resistenza aogni possibilità di affrancamento dai vizicapitali della Sicilia.Ècosì? Forse sì.Un’amministrazione pub-blica invadente e ostile ha finito per esserepercepita come un fattore di ritardo ri-spetto a ogni tentativo di innovazione. Ep-pure credo che sia il momento di liberarsida questo pessimismo cronico. Molti sin-

goli esempi confermano che in questaterra esistono energie in cerca solo di spaziper esprimersi. La politica, checché se nedica, è il frutto delle scelte elettorali dei si-ciliani.E la burocrazia è composta da cittadiniche, allo stesso tempo, sono vittime e privi-legiati del sistema. In parole povere: l’impie-gato della Regione che dal suo ufficioostacola il miglioramento della sanità pub-blica è allo stesso tempo un cittadino cheun giorno sarà costretto a usufruire dei cat-tivi ospedaliche lui stessoha fatto fun-zionare male.Sarà possibileliberarsi diquesta con-traddizione?Non lo so. Maforse è il momento di non dare sempre lacolpa agli altri, ma a noi stessi. Ed è il primopasso per credere che non c’è più la Siciliadi una volta. Ne esiste un’altra, diversa e pre-sente, che va scoperta con una briciola diottimismo e qualche grammo di speranza.

La Sicilia e i sicilianiNon c’è più l’isoladi una volta?

QUALE FUTURO? La riflessione delloscrittore Savatteritra analisi e speranze

diGAETANOSAVATTERI

La burocraziaè composta dacittadini, vittimee privilegiatiL’isola è cambiata

nel bene o nelmale: liberarsidal pessimismo

www.diocesimazara.itL’ANNO CHE VERRÀ...

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Ho letto che le piccole e medie im-prese e le associazioni possono be-neficiare di una specifica

agevolazione pari al 50% del totale dellespese, in ogni caso non superiore a 10.000euro, sostenute per l’acquisto di software ehardware. Si tratta del voucher digitalizza-zione. Ho compreso che per le imprese in-teressate è richiesta la presentazione di unapposito modello esclusivamente tramite laprocedura informatica disponibile sul sito in-ternet del Ministero dello Sviluppo Econo-

mico, a decorrere dal 30 gennaio e sino al 9febbraio 2018. La domanda che le pongo èla seguente: lo scrivente è presidente di unaassociazione che, pur esercitando una attivitàeconomica, non risulta iscritta al Registrodelle Imprese ma registrata solamentepresso il Repertorio Economico Amministra-tivo (REA) della Camera di Commercio diTrapani. Considerato che deve sostenere unaspesa di circa 8.000 euro per acquisto di soft-waree hardwareposso presentare domandadi accesso alle agevolazioni previste?.

a cura della redazioneA TU PER TUwww.diocesimazara.it

n. 09/20dicembre2017, pag.10

Software e hardwareAgevolazione al 50%sugli acquisti per le PMI

VOUCHER DIGITALIZZAZIONEdisponibile dal 30 gennaiosul sito del Ministero

SCRIVEMario SuteraGibellina

SCRIVICIPoni una domandae l’esperto ti rispondesul giornaleSI CHIAMAA tu per tu la rubrica del nostro gior-nale che in ogni numero ospita un gruppo diprofessionisti (commercialisti, medici, nutrizio-nisti, avvocati) che rispondono gratuitamenteai quesiti dei nostri lettori. Come fare? Basta in-viare una e-mail a [email protected], indicando nome, cognome e recapitotelefonico, oppure inviando un messaggio pri-vato sulla pagina FacebookDiocesiMazara/Condividere. Nel successivo numero, larisposta degli esperti che collaborano con ilnostro giornale.

Carissimo presi-dente, leggendocon attenzione le

faq del Ministero e rispondendo allasua domanda, ritengo di no. Infatti, aisensi dell’art. 5, comma 1, lett. c delDM 23.9.2014, possono presentare do-manda di agevolazione esclusiva-

mente le imprese che, indipendente-mente dalla forma giuridica o dal re-gime contabile adottato, risultanoiscritte nel Registro delle Imprese. Per-tanto, i soggetti registrati unicamentepresso il Repertorio Economico Ammi-nistrativo (REA) delle Camere di Com-mercio (ad esempio gli enti pubblicinon economici, le associazioni ricono-sciute e non, le fondazioni, i comitati,gli organismi religiosi), non rientranotra i soggetti ammissibili alle agevola-zioni in esame.

L’ESPERTO INFORMAInfortunio? Riconosciutoanche in itinere

DI GASPARE MAGRO

LACORTE DI CASSAZIONE, conl’Ordinanza n. 30085 del14 dicembre 2017, ha ac-

colto il ricorso del lavoratore contro la deci-sione di secondo grado che aveva negato ilriconoscimento dell’indennità Inail per infor-tunio in itinere al lavoratore che per gli spo-stamenti casa – lavoro utilizzava lo scooteranziché i mezzi pubblici, motivando tale sceltacon il fatto che in pausa pranzo egli ritornavaa casa, e non vi sarebbe riuscito, per motivitemporali, se avesse utilizzato i mezzi pubblici.I giudici della Suprema Corte hanno cassatola sentenza della Corte d’Appello, sostenendol’illogicità della motivazione nella misura in cuisi voleva supporre che il lavoratore potesseutilizzare lo scooter solo all’ora di pranzo,mentre al mattino e alla sera avrebbe dovutoutilizzare i mezzi pubblici lasciando lo scooterparcheggiato vicino al lavoro.

RISPONDEGaspare MagroDottore commercialista

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GRANIDI [email protected]

DI ERINA FERLITO

La sovranitàdell’assolutamente altroIl settenario delle lettere, da cui è scandita laprima parte dell’Apocalisse, costituisce per laChiesa tutta un itinerario di purificazione, che si la-scia percepire chiaramente dallo schema letterariorigoroso e puntuale. Nella sua conclusione risiedela chiave ermeneutica della conversione: «Chi haorecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese»(Ap 2,7.11.17.29;3,6.13.22). La conversione non èpuro risultato di una fatica umana, bensì acco-glienza di un dono dello Spirito, che guida nel per-corso sapienziale della fedeltà al Signore. Ora laChiesa, attraverso la visione di Giovanni, è prontaa vivere una nuova esperienza di Dio, che accadeal livello della trascendenza. Una porta si spalancanel cielo (cfr Ap 4,1a) e la voce che aveva risuonatoa mo’ di tromba, lo shofar che scandisce la gioiadella liturgia d’Israele (cfr Ap 1,10b;4,1b), invita:«Salì quassù, ti mostrerò le cose che devono acca-dere in seguito» (cfr Ap 4,1c). Non si tratta della vi-sione di fatti puntuali, ma di cogliere il sensoprofondo degli eventi e la loro dimensione salvi-fica. Si apre uno scenario carico di significati sim-bolici. «Ed ecco, c’era un trono nel cielo, e sul tronoUno stava seduto» (Ap 4,2b): è la sovranità di Diosu tutto il divenire della storia, la sovranità dell’As-solutamente Altro, la cui identità si percepisce ap-pena nella menzione dell’arcobaleno che avvolgeil suo trono (cfr Ap 4,3b), chiaro segno della berît,dell’alleanza salvifica nella quale Dio s’impegnacon Noè e la sua discendenza (cfr Gen 9,12-17).«Attorno al trono c’erano ventiquattro seggi e suiseggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti incandide vesti con corone d’oro sul capo» (Ap 4,4).Arduo decodificare queste figure. Partecipanodella sovranità di Dio, poiché stanno attorno altrono e sono seduti su seggi; il loro numero, ven-

tiquattro, costituisce la somma di dodici e dodici erimanda alle dodici tribù d’Israele e ai dodici apo-stoli, fondamento del popolo di Dio nella sua to-talità vetero e neotestamentaria; sono avvolti investi candide, il colore della Risurrezione del Cristo;sul loro capo poggiano corone d’oro, a indicareuna sorta di premio ottenuto. È lecito pensare alpopolo di Dio, salvato nella Risurrezione del Cristoe vivente nella pienezza escatologica. «Davanti altrono vi era come un mare trasparente simile a cri-stallo» (Ap 4,6a). Il mare, situazione di morte nellasimbologia biblica, ora si acquieta, si trasfigura, sifa trasparente del senso profondo della storia. «Inmezzo al trono e attorno al trono vi erano quattroesseri viventi, pieni d’occhi davanti e dietro» (Ap4,6b). Impossibile una raffigurazione iconograficadi questi personaggi, che troviamo collocati inmezzo e, a un tempo, attorno al trono. Il loro nu-mero, quattro, rimanda alla totalità geografica,mentre gli occhi sono figura dello Spirito e dellapienezza dei suoi doni. Elaborati mediante un sim-bolismo complesso e discusso, gli zoa, gli esseri vi-venti, esprimono l’agire di Dio che raggiungel’uomo in ogni crepa e in ogni anfratto della terrae lo ricolma dell’abbondanza del suo Spirito. Si levaora il canto del trisaghion, del tre volte Santo, aColui che era, che è, e che viene (cfr Ap 4,8b). Quil’asimmetria della triplice coniugazione temporaledei verbi ci sorprende: dopo un tempo passato,“era”, e uno presente, “è”, troviamo non un futuro,bensì un altro presente, “viene”. Ma nessuna ano-malia nel testo. Siamo al livello della trascendenza,dove il futuro è già ora: nel Signore che crea l’uni-verso, nel Cristo che salva la storia, nello Spirito chericolma ogni creatura dell’abbondanza dei suoidoni.

LE RUBRICHE

n. 09/20dicembre2017, pag. 11

[email protected]

Gratitudine, rendere grazieIl termine gratitudine in arabo shukr (rico-noscenza), si contrappone al termine kufr(miscredenza). Rendere grazie ad Allah

(shukr) significa cogliere e realizzare l’importanzadella grazia e del favore che Egli concede agliuomini in maniera esclusiva. L’uomo deve espri-mere riconoscenza per tutti i benefici che riceveda Dio. In generale, nel Corano si richiede al cre-dente di evocare apertamente i benefici di cuiDio l’ha gratificato (93,11), benefici materiali espirituali. La riconoscenza produce un sovrappiùdi grazia; è detto: «Se mi sarete grati, vi aumen-terò grazia su grazia» (14,7). Nel Corano, la no-

zione shukr(dalla radice shkr) è condivisa tra Dioe l’uomo. La conformità alle prescrizioni divinesalva l’uomo dal suo decadimento ed è la rico-noscenza migliore. Tuttavia, pochi uomini si mo-strano riconoscenti (10,60; 12,38; 34,13). Per i Sufi,gratitudine significa ricondurre la sorgente diogni beneficio a Dio, considerare il benefattoree non il beneficio, materiale o spirituale che sia.Vengono riconosciuti alla gratitudine tre diversilivelli : quello della lingua, che consiste nel lodareDio e nell'invocare i suoi benefici; quello dellemembra del corpo; quello del cuore, che ri-guarda il ricordo interiore dei suoi benefici.

DI DORA POLIZZI

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«Leonardo, sappi che in questaterra della cava vi è un tesoro,nascosto da più secoli, ed è il

mio simulacro! Affrettati a ritrovarlo…».Era il 1514 e inizia così la storia di MariaSantissima della Cava. In quell’anno, in-fatti, la Madre di Dio si manifesta a padreLeonardo Savina, impartendogli un pre-ciso diktat: cercami, trovami ed ergi untempio in mio onore. Ed è quanto fece ilpadre agostiniano che, dopo avere subitoper quattro anni dileggi e insulti da partedei dubbiosi e degli scettici, ebbe la gioiadel rinvenimento del simulacro. Era il 19gennaio del 1518. Mentre era inginoc-

chiato e stavap reg ando ,Padre Savinaudì delle vociche esclama-vano: «Cava,cava…». Eranoquelle di un

muto che, assistendo al ritrovamento,aveva acquistato la parola.La statuetta era venuta alla luce nellazona di Porticella a seguito del crollo diun masso di una cava che scoprì l’in-gresso di una grotta (oggi meta di pelle-grinaggi) nel mezzo della quale insiste unpozzo nel quale, in una nicchia, si trovavail simulacro: una statuetta raffigurante laMadonna col Bambino, alta 18 centime-tri, di straordinaria fattezza che riflette,tuttoggi, l’amore materno di Maria. E quelsimulacro da allora di vicende ne ha “su-bìto” tantissime. L’ultima, quella del tra-gico bombardamento dell’11 maggio del1943 che distrusse la bellissima chiesa incui il prezioso simulacro era custodito.Ci vollero allora 8 giorni di accurate ri-cerche fra le macerie del tempio per re-cuperare la statua, rimasta gravementedanneggiata. Mancavano, infatti, le teste

della Madonna e del Bambino e la manodestra della Vergine Madre.Successivamente la testolina di Mariavenne ritrovata e incollata mentre quelladi Gesù e la mano mancante furono ri-fatte da un bravo marmista marsalese diquel tempo. Il resto è storia dei nostrigiorni. Si deve all’impegno di Padre Vin-

cenzo Angileri se oggi a Marsala esiste ilculto della “Madonna della Cava”. Fu pro-prio lui a conservare per anni gelosa-mente il simulacro nella Chiesa di SanGiuseppe e far costruire un nuovo San-tuario, poi affidato nel tempo ai rettoriDon Vincenzo Greco (prima) e Don Gia-como Putaggio (poi).

diNINOGUERCIOL’ANNIVERSARIO

n. 09/20dicembre2017, pag. 12

La Madonna della Cava, 500 annida quel miracoloso ritrovamento

IL PROGRAMMAIl 10 gennaio aperturadell’Anno giubilareIL PROSSIMO 19 GENNAIO i marsalesi festeggeranno il500° anniversario del ritrovamento del simulacrodi Maria Santissima della Cava. L’attesa cresceanche in considerazione del fatto che il Vescovodella Diocesi di Mazara del Vallo, monsignor Do-

menico Mogavero, ha propo-sto e ottenuto che la SantaSede proclamasse per questaeccezionale ricorrenza unAnno giubilare straordinarioche avrà inizio il 10 gennaio inconcomitanza con l’inizio dellanovena. Il programma dei fe-steggiamenti, elaborato da unapposito comitato presiedutodal rettore spirituale del San-tuario della Madonna dellaCava, prevede tutta una seriedi iniziative, prevalentemente acarattere religioso, che si pro-trarranno da inizio gennaio2018 fino al 19 gennaio del2019. «Assieme a un gruppodi fedeli, stiamo lavorando

quasi quotidianamente per preparare il pro-gramma di questo avvenimento, precisa don Gia-como Putaggio, Rettore del Santuario che ospitail simulacro. Inizieremo il 7 gennaio con il Conve-gno “500° Anni tra Fede, Storia, Tradizione e Pietàpopolare” e proseguiremo con varie iniziative. In-vito tutti i fedeli marsalesi a fruire dell’indulgenzaplenaria considerato che l’anno giubilare straordi-nario, proclamato per questa occasione, ci dàquesta possibilità». A caratterizzare la novena inonore di Maria Santissima della Cava, che si svol-gerà dal 10 al 19 gennaioprossimi, sarà la presenza diVescovi siciliani e Superioridei vari Ordini. A Marsala sa-ranno presenti, fra gli altri, ilCardinale di Agrigento Fran-cesco Montenegro, CorradoLorefice, Arcivescovo metro-polita di Palermo (i due nellefoto a sinistra) e Giorgio De-metrio Gallaro (nella foto quia fianco), Eparca di Piana degli Albanesi. Nelcorso dell’anno giubilare si terranno anche la“Giornata Sacerdotale Siciliana”(maggio), il “Giu-bileo dei Bambini”(ultima settimana di maggio),l’esposizione del “Reliquiario della Madonna delleLacrime” di Siracusa (giugno), la missione popo-lare (ottobre/novembre) e il pellegrinaggio del Si-mulacro per le diverse parrocchie marsalesi(novembre/dicembre). (nino guercio)

NEL 2018un anno di iniziativeper l’anniversariodel rinvenimento

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Ci vollerootto giornidi ricerchetra le macerie

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COSA C’Èwww.diocesimazara.it

n. 09/20dicembre2017, pag. 13

Un’acquasantiera del ‘600 èvenuta alla luce durante i la-vori di ristrutturazione della

parrocchia Maria Ss. della Salute aCastelvetrano. La scoperta è statafatta mentre gli operai stavano ripor-tando all’originaria pietra arenaria al-cune parti delle pareti copertedall’intonaco. L’opera scavata nellapietra risale al 1622, anno di costru-zione della chiesa a opera dei padriagostiniani. Sino al 1904 l’acquasan-tiera era ben visibile ai fedeli: la pre-senza all’interno della chiesa risulta,infatti, inventariata nei documentidella Visita pastorale del Vescovo Ni-cola Maria Audino proprio in quel-

l’anno. La rimozione dell’intonaco haconsentito, altresì, di portare alla luceuna lapide marmorea del 1851, postanel luogo dove sono custodite lespoglie di Giuseppa La Rosa che, conmolta probabilità, fu una benefattricedella chiesa e del convento che nac-que qualche anno dopo, sempre aopera dei padri agostiniani dellaCongregazione di Sicilia. La parroc-chia ristrutturata è stata riaperta alpubblico dopo due mesi di lavori.«Devo ringraziare coloro che hannoconsentito con il loro piccolo ogrande contributo a sostenere que-sta importante opera di ristruttura-zione» ha detto don Rino Randazzo.

MARSALAIl cineforum aiuta la palestra di Sappusi

È DI MILLE EURO la somma che è stata raccolta durante la rassegna cinematograficaorganizzata a Marsala e destinata al potenziamento della palestra di contradaSappusi, frequentata dai ragazzi del quartiere e dai minori stranieri. Alla rasse-gna ha partecipato anche la nostra associazione “Orizzonti Mediterranei”.

CASTELVETRANOTorna alla luce un’anticaacquasantiera del ‘600

CastelvetranoNuovo altarein chiesa madre

UN NUOVO ALTARE (nella foto diGianni Polizzi) è stato dedicatonella chiesa madre di Castelve-trano. Il rito di dedicazione è statopresieduto dal Vescovo. I lavorihanno interessato tutta l’area litur-gica. Il progettista Massimo Trobiaha disegnato oltre al nuovo altareanche un nuovo ambone inmarmo bianco. A presentare lenuove opere è stato in chiesaanche il liturgista don DomenicoMessina. E un nuovo altare è statodedicato nella chiesa di San Do-menico, appartenente all’Unità pa-storale chiesa madre-San Giovanni.La chiesa di San Domenico, ria-perta da qualche anno, è definitala “Sistina di Sicilia”.

Mazara del ValloCollaborazionetra Liceo e DiocesiL'INFORMAZIONE e la formazionespecifica su tematiche riguar-danti le contaminazioni indottedalle culture e dai credi della Si-cilia normanna sono elementifondamentali per una culturadella tolleranza e dell'integra-zione negli ambienti di vita e dilavoro. Su questi presuppostianche quest’anno la Diocesi hasottoscritto il protocollo di colla-borazione col Liceo “G.G.Adria-G.P.Ballatore”, per il progetto diScuola alternanza-lavoro. In unaprima fase i ragazzi saranno gui-dati dall’esperto di tematichestorico-culturali, l’architettoMario Tumbiolo. Seguirà poi lafase pratica durante la quale glistudenti assumeranno il ruolo diguida culturale, proponendo aivisitatori diversi percorsi storico-artistici della città. Gli studentiinoltre acquisiranno, durante illoro impegno nella sede dell’Ar-chivio diocesano, competenze eoperatività sulle ricerche di ar-chivio e realizzeranno, inoltre,schedatura e inventariazione deitesti.

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Un viaggio in terra di Tunisia. Cosami ha regalato questa realtà così va-riegata? I cristiani? Pochissimi. Non

più di venti si incontrano la sera nella catte-drale di Tunisi per l’Eucarestia: sono universi-tari, tre o quattro giovani musulmani che dapoco hanno abbracciato la fede nel Dio diGesù Cristo e qualche immigrato europeoche per ragioni di servizio o missione risiedein questo Paese. I giovani fanno a gara perl’animazione dell’Eucarestia e del Santo Ro-sario che la precede. Mi sembra di respirarel’atmosfera delle prime comunità cristianedove la comunità si riuniva e ognuno cre-sceva poco a poco, nutrendosi della Parola edel Pane di vita per essere poi lievito nascostonella massa.Miriam mi invita a una cena offerta dalgruppo Caritas diocesana. Di famiglia musul-mana, Miriam, convertita da poco al Cristia-nesimo e battezzata da due anni, ha voglia diparlare e di raccontarmi la sua avventura conGesù. «La mia famiglia non sa della mia con-versione, non l’avrebbero mai accettato, solomia madre lo sospetta, ma quando me lo haaccennato io l’ho abbracciata e non ho dettonulla. La mia gioia più grande il battesimo allafine del catecumenato. Ora vivo la mia vita dacristiana: è una vita diversa da prima, ora Luiè sempre con me, è una vita in compagniasua». Miriam mi chiede: «Tu come hai fatto acapire che ti chiamava a una vita tutta per Luie per i poveri?». Condivido il mio camminodi faticosa ricerca col Signore, lei mi ascoltacome quando uno scopre il segreto che farà

la sua fortuna. Sento che la fede è un grandedono capace di creare la comunione vera. Ciaccorgiamo che la cena è finita.Suor Anna è una piccola donna sarda, leisi muove insieme a Kaleb, un giovane mu-sulmano. È lui che incontra i giovani disorien-tati, che trascorrono il loro tempo in strada.Cosa fare per loro? Il quartiere non offremolte alternative alla strada, è una periferianella periferia. Hanno messo su due saloni espazi per laboratori di pasticceria, di cucito elavori artistici come bomboniere. Kaleb e suorAnna continuano nella loro ricerca e in un ter-reno diventato discarica, hanno già indivi-duato lo spazio per un campo da gioco per iragazzi. A giorni incontreranno il sindaco perpresentare il progetto e ottenere quel campo.Il viaggio in terra di Tunisia mi ha fatto cono-scere anche il Centro di accoglienza dei bam-bini, figli di ragazze madri non sposate.L’accoglienza di chi non conta, la stima el’aiuto concreto alle giovani madri sono le ri-sposte che continuano nel tempo anchequando arriva il tempo della scuola dei pic-

coli. Non sono i grandi numeri che contano,ma il progetto che considera il problema inuna visione ampia, fino a toccare i livelli dellalegislazione. Ci sono anche opere grandi inTunisia: le scuole dei Salesiani con migliaia dialunni. Queste opere, i religiosi, pochissimi, ei loro insegnanti ed educatori lavorano in si-nergia, a volte con mezzi modesti, ma congrande passione e soprattutto con unagrande stima reciproca e con un forte sensodi comunione.Queste presenze di Chiesa, che in Tunisiacercano di esprimere la Buona Notizia, lofanno nella discrezione, con umiltà, coscientidi essere minoranza, ma nello stesso tempomettendo in atto uno stile fatto di stima re-ciproca, di ricerca condivisa del bene co-mune, di dialogo, di servizio dato congrande generosità e gratuità, senza preoc-cupazione di fare proselitismo. Insieme aiprofumi tipici di questa bella terra, io ho po-tuto respirare il profumo della tenerezza delPadre che gode nel vedere i suoi figli ope-rare nella comunione.

di SUOR ELISABETTA PLATILA MISSIONEwww.diocesimazara.it

n. 09/20dicembre2017, pag. 14

Il viaggio in TunisiaLe testimonianzedell’impegnoper DioLA DELEGAZIONE DELLA CARITAS DIOCESANAin visita presso le attività di carità e di sostegnoorganizzate dall’omologo sodalizio tunisino

#CONDIVIDERETVLe interviste in Tunisia

SUL CANALE YOUTUBE #CONDIVIDE-RETV è online le interviste rea-lizzate dalla delegazioneCaritas in visita in Tunisia.

A MarsalaLo chef Parisi offreil pranzo alla mensa

LO CHEF MARSALESE VINCENZO PARISI ha volutooffrire il pranzo in vista del Natale aipoveri che frequentano la mensa fra-

terna “Giorgio La Pira” della Caritas dioce-sana a Marsala, gestita dalla Fondazione SanVito Onlus. Lo chef – che attualmente gesti-sce il resort “Disio” – ha incontrato il presi-dente della Fondazione Vito Puccio durantela cerimonia di assegnazione del “Premio91025” e ha espresso la volontà di prepa-rare, in questo mese di dicembre, un pranzoper i poveri. Per trenta indigenti che hannopartecipato, lo chef Parisi ha preparato ri-sotto alla marinara, pesce spada al forno epoi due tipi di dolci. Al pranzo hanno anchepartecipato l’intero Consiglio di Ammini-strazione della Fondazione, il Vescovo mon-signor Domenico Mogavero, il sindaco diMarsala Alberto Di Girolamo e l’assessoreClara Ruggeri. «È stata l’occasione per viveretutti insieme un momento di fraternità, hadichiarato il presidente della Fondazione,Vito Puccio. Spesso basta la vicinanza e unsorriso affinché chi ha più bisogno di noitrovi conforto». Nella mensa “Giorgio LaPira” (alla quale collabora il Comune di Mar-sala) ogni giorno viene offerto il pranzo acirca 40 indigenti.

Page 15: Natale, il volto di Dio - Diocesi Mazara del Vallo · 2017. 12. 21. · far storcere il naso. Il suo nome è So-lomon, ha 18 anni e la sua non è una storia qualunque. Già il suo

All’inizio dell’anno pastorale, ilresponsabile del Servizio per lapastorale giovanile della nostra

Diocesi, don Giuseppe Inglese, in ac-cordo con il nostro Vescovo e sulla basedegli orientamenti del Sinodo dei gio-vani 2018 indetto da Papa Francesco, haavviato con la neocostituita Consulta e ilcon il gruppo di coordinamento di Pa-storale Giovanile, un percorso che, par-tendo da un’attenta analisi dellasituazione giovanile nel territorio dioce-sano e, traducendo le idee, le considera-zioni e le perplessità dei giovani grazie allavoro di una équipe di esperti in Scienzeumane, ha portato alla redazione di unProgetto educativo di Pastorale Giova-nile. Un percorso arricchito dal preziosocontributo degli educatori dei gruppigiovanili che, nei due campus di proget-tazione tenuti a Rampinzeri, hanno col-laborato con l’équipe.La scrittura creativa dei ragazzi emersadalle attività di brain storming proposteloro con i Cantieri della speranza, della

rete, delle idee e le loro considerazioniemerse durante un’assemblea diocesanaavvenuta nello scorso 1° ottobre a Ma-zara del Vallo, sono state un preziosocontributo nella redazione del Progettoeducativo: sete di ascolto, sete di prota-gonismo, sete di una Chiesa che si in-carna nel loro mondo e che non liosserva dall’ alto, sono state alcune con-siderazioni da loro espresse.Il Progetto educativo di Pastorale Gio-vanile elaborato partendo dalle attesedei ragazzi, dal titolo “Abitare con i gio-vani” verrà presentato durante il conve-gno diocesano dei giovani che vedràprotagonisti i giovani della nostra Chiesalocale e li solleciterà a essere lievito perle proprie comunità e per gli altri giovani.

Il Progetto sarà bussola e orientamentoper i giovani, per un cammino condivisodi fede, di vita e di fraternità ecclesiale inarmonia con il percorso Sinodale dellaChiesa italiana, nel quadriennio 2018-2021.

di GIOVANNI CASANOL’INIZIATIVAwww.diocesimazara.it

n. 09/20dicembre2017, pag. 15

I giovani in DiocesiNasce il Progettoeducativo: ideee propostedai Cantieridella speranza

PASTORALE GIOVANILEun anno di incontri in tuttala Diocesi con i ragazzi

Due giorni di iniziative,il Convegno a Marsala

SI TERRÀ MERCOLEDÌ 27 e giovedì 28 dicem-bre, a Marsala, il Convegno diocesano deigiovani, organizzato dal Servizio dioce-sano di Pastorale Giovanile. Mercoledì 27:ore 14,30 accoglienza in piazza Addolo-rata; ore 16 (cinema Centrale) presenta-zione del progetto educativo “Abitare coni giovani”, con don Michele Falabretti (re-sponsabile nazionale del Servizio di Pa-storale Giovanile), don Giuseppe Inglese(responsabile diocesano), PasqualeMusso; modera Manuela Cristaldi. Dalle20 (chiesa del Collegio), spazio ristoro concena e musica dal vivo. Alle 22 (chiesamadre) Veglia di preghiera “Rabbì doveabiti? Vieni e vedi”, presieduta dal Ve-scovo. I giovani dormiranno presso chiesamadre, San Matteo, Maria Ss. Ausiliatrice,istituto Genna. Giovedì 28: ore 8,30 cola-zione presso chiesa del Collegio; dalle9,30 Contest Group Talent con la “Revivalband” e don Alessandro Palermo. Dalle11,30 (chiesa madre) santa messa e con-segna agli educatori del Progetto educa-tivo 2017-2021 di Pastorale Giovanile. Alle13 in piazza Loggia, spazio ristoro conpandoro e nutella. Quota di iscrizione: 5euro. Iscrizioni: [email protected].

#CONDIVIDERETVCosa chiedono i giovani?Le interviste ai protagonisti

SUL CANALE YOUTUBE #Condivide-reTV, a partire dai primi giorni delmese di gennaio, saranno messein onda le interviste ai protagonistidella due giorni del Convegnodiocesano di Pastorale Giovanile a

Marsala. Cosa chiedono i giovani oggi? Chetipo di Chiesa vogliono? Ai microfoni di #Con-dividereTVparla anche don Michele Falabretti.

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