NASTRI TAORMINA - Cinemagazine Web · 2017. 8. 10. · Claudio Amendola Luca Argentero HAMILTON...

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NASTRI d’ARGENTO 71 Gran Finale a TAORMINA Gianni Amelio regista dell’anno per il miglior film La tenerezza Migliore commedia L’ORA LEGALE Miglior esordio I FIGLI DELLA NOTTE di Andrea De Sica Monica Bellucci Nastro europeo Giuliano Montaldo Nastro speciale attore protagonista Roberto Faenza Nastro alla carriera GLI ATTORI 2017 Jasmine Trinca Renato Carpentieri Sabrina Ferilli Carla Signoris Alessandro Borghi

Transcript of NASTRI TAORMINA - Cinemagazine Web · 2017. 8. 10. · Claudio Amendola Luca Argentero HAMILTON...

  • NASTRI d’ARGENTO 71Gran Finale a TAORMINAGianni Amelio regista dell’anno per il miglior filmLa tenerezza Migliore commedia L’ORA LEGALE Miglior esordio I FIGLI DELLA NOTTEdi Andrea De Sica

    Monica BellucciNastro europeoGiuliano MontaldoNastro specialeattore protagonistaRoberto FaenzaNastro alla carrieraGLI ATTORI 2017Jasmine TrincaRenato CarpentieriSabrina FerilliCarla SignorisAlessandro Borghi

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    Èl’anno dei ‘doppio’. Nastri doppi per Gianni Amelio, doppio Nastro per Enzo Avitabile, Nastri doppi e indivisibili ovviamente –come cantanti- ma anche il premio doppio da esordienti per Angela e Marianna Fontana… Come se non bastasse è doppio il verdetto per il produttore e doppia è

    l’ideazione l’interpretazione e soprattutto la regia della commedia vincente, L’ora legale di Ficarra&Picone. Doppio il Manfredi che premia una coppia da commedia divertente e originale con Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak. E dulcis in fundo c’è un ex aequo con un Nastro, doppio, che va alle attrici non protagoniste dell’anno, eccezionalmente due. Una coppia inedita come Sabrina Ferilli per Omicidio all’italiana e Carla Signoris, accanto a Toni Servillo in Lasciati andare. Non hanno vinto, in coppia i registi di Mine, Guaglione e Resinaro (ha battuto loro e gli altri registi dell’opera prima Andrea De Sica) né la coppia di protagoniste candidate per La tenerezza. Sono però due sono i titoli per i quali vince invece il Nastro da non protagonista il ‘madrino’ in arrivo a Venezia Alessandro Borghi e due anche i Nastri tecnici andati a Sicilian Ghost Story di Piazza e Grassadonia premiati per fotografia e scenografia. In coppia anche i vincitori del Biraghi Imaie, Valentina Bellè e Giacomo Ferrara per il film di Claudio Amendola, che a sua volta fa coppia con Luca Argentero come personaggio dell’anno ai Nastri /Persol- se lo meritano proprio per la prova anche fisica del loro film… Due infine anche i premiati tra i giovani sceneggiatori, anche registi dei loro film, che premiamo insieme a SIAE.Un segno? Forse. Anche se lo sdoppiamento del cinema sempre di più tra autorialità e successo commerciale è stato invece smentito da questi Nastri che hanno sottolineato, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, il successo di un piccolo grande film come Indivisibili ma anche quello , di critica e al botteghino de La tenerezza, film non facile he ha conquistato però con la forza delle sue emozioni anche il pubblico. Un pubblico che non riempie certo le sale ma che si è affezionato a personaggi e storie di questa stagione difficile. Ricominciando dai maestri, certo. Ma anche dai giovani.

  • in copertina: Jasmine Trincafortunatafoto di Paolo Cirillogentilmente concessa dall'ufficio stampa

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    1L’EDITORIALENASTRI D'ARGENTO

    4 MIGLIOR FILM E REGIALa tenerezza di Gianni AmelioTutti i vincitori 2017 di Laura Delli Colli

    9 CINQUINE AL MAXXIGran festa romana Per candidature e Nastri tecnici

    18 THE YOUNG POPENastro dell’anno

    21I NASTRI TECNICIConsegnati a Roma a sorpresadi Francesca Pierleoni

    24 I REGISTILa grande sfida d’autore di Fulvia Caprara

    26 LE OPERE PRIMEAndrea De Sica, miglior esordiente

    29 GIULIANO MONTALDOUn Nastro da protagonistadi Oscar Cosulich

    31SOGGETTO E SCENEGGIATURATra Trastevere e Castelvolturnodi Stefania Ulivi

    34 LA COMMEDIAL’ora legale batte tuttidi Fabio Falzone

    36 IL NASTRO PIU’ GIOVANE Leggero come Piumadi Pierpaolo La Rosa

    38 ATTRICI E ATTORIUna stagione di talentodi Maurizio di Rienzo

    42 IL NASTRO EUROPEOMonica Bellucci On the milky road

    45 IL PREMIO HAMILTON BEHIND THE CAMERAGabriele Muccinodi Francesca Palmieri

    47NASTRO ALLA CARRIERARoberto FaenzaNon solo il caso OrlandiDi Mario Di Francesco

    50 MUSICA E CANZONEUn doppio premio ad Avitabile

    e inoltre

    60 NASTRI DA OSCAR®L’evento dei nostri 70

    68 CANNES 70L’Album del festival

    8½ è dedicato a chi il cinema lo ama davvero. Innovativo, indipendente e sempre pronto ad andare controcorrente, lo puoi leggere in versione magazine, scorrere le sue pagine Facebook e navigare il suo blog ricco di contenuti digitali e video esclusivi.

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  • cinemagazine 76 cinemagazine

    Un risultato nel segno della qualità, concentrato su pochi film ma decisamente interessante, anche se ha tagliato fuori, alla fine, alcuni candidati che avremmo voluto vedere tutti anche nel palmarès finale. Un risultato forte e chiaro, che ha dato una doppia palma ad un solo titolo virando sulla provocazione di un’innova-zione forte con un film - Indivisibili - che in pochi mesi è cre-sciuto, da Venezia ad oggi, nell’apprezzamento del pubbli-co ma anche nel consenso del mondo dei premi.Mancano, alla fine, premi per i più giovani (solo per citarne alcuni Giovannesi, Mollo, ma anche i più "grandi" Piazza e Grassadonia con un bellissimo film) ma manca soprattutto una sottolineatura finale per i maestri tutti in candidatura. Ma il voto collettivo ha in sé un pregio che è anche il suo limite ed è il senso democratico delle scelte che, un po’ come ovunque, comporta, con la sorpresa, anche il ri-schio di fare qualche ‘vittima’ illustre. Ce ne sono, come sempre, nel verdetto dei Nastri 71 ma i risultati sono il frutto di un voto collegiale e democratico. Un verdetto con il quale un centinaio di giornalisti hanno

    decretato, alla fine, i loro premi nel segno di un link che -tra tradizione e innovazione- va comunque oltre il tema degli incassi (magri) e del pubblico in fuga dalle sale.Ma veniamo al dettaglio dei risultati: due premi – e sono senza dubbio i più significativi- sono andati a La tenerezza di Gianni Amelio che ricompone così subito, idealmente, proprio quel Nastro ‘al regista del miglior film’ sdoppiato quest’anno per la prima volta, in un’ansia di modernizzazio-ne (poi così giustificata, alla fin fine?) che ci ha fatto optare per un ‘miglior film’ e una ‘migliore regia’ trovandoci poi di fronte ad una risposta unica e netta. La tenerezza ha unito trasversalmente il consenso di gene-razioni diverse, ha unito il Nord e il Sud, il protagonismo di un grande attore teatrale molto amato da Amelio e mai fino-ra (abbastanza) premiato dai ‘cinematografari’ e la moder-nità di un cast perfettamente all’altezza sul quale Amelio ha posato con mano ferma il suo personalissimo sguardo di tenerezza, non solo cinematografica. E’ un caso, alla fine, Indivisibili che di Nastri fa il pieno sur-classando, sulla bilancia finale dei Nastri 71, anche il dop-

    A La tenerezza il premio per il miglior film e la migliore regiaL’ora legale migliore commedia, la sceneggiatura a Francesco BruniE il miglior esordio dell’anno è I figli della notte di Andrea De Sica

    DOPPIO NASTRO PER GIANNI AMELIOE INDIVISIBILI FA IL PIENOIN UN’ANNATA ALL’INSEGNA DEL "DOPPIO"Tra gli attori: premi annunciati per Renato Carpentieri e Jasmine Trinca Non protagonisti: Alessandro Borghi e insiemea sorpresa, Nastri per Sabrina Ferilli e Carla Signoris

    di Laura Delli Colli

  • cinemagazine 98 cinemagazine

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    NASTRID’ARGENTO2017

    I VINCITORI

    IL “NASTRO DELL’ANNO”The Young Pope a Paolo Sorrentino produttori (Mario Gianani e Lorenzo Mieli) Wildside e Sky Nastro collettivo per I contributi tecnici: a Umberto Contarello, Tony Grisoni e Stefano Rulli per la sceneggiatura, Luca Bigazzi per la fotografia, Carlo Poggioli e Luca Canfora per i costumi, Ludovica Ferrario per la scenografia, Lele Marchitelli per le musiche, Cristiano Travaglioli per il montaggio

    MIGLIOR FILM La tenerezza di Gianni Amelio

    MIGLIORE REGIAGianni Amelio La tenerezza

    REGISTA ESORDIENTEAndrea De Sica I figli della notte

    COMMEDIAL’ora legaleFicarra e Picone

    PRODUTTORE Attilio De RazzaL’ora legalee con Pier Paolo Verga Indivisibili

    SOGGETTONicola GuaglianoneIndivisibili

    SCENEGGIATURA Francesco BruniTutto quello che vuoi

    ATTORE PROTAGONISTA Renato Carpentieri La tenerezza

    ATTRICE PROTAGONISTA Jasmine TrincaFortunata

    ATTORE NON PROTAGONISTAAlessandro BorghiFortunata, Il più grande sogno

    ATTRICE NON PROTAGONISTA Sabrina Ferilli Omicidio all’italianaCarla Signoris Lasciati andare

    FOTOGRAFIALuca BigazziLa tenerezzaSicilian ghost story

    SCENOGRAFIAMarco DenticiFai bei sogniSicilian ghost story

    COSTUMIMassimo Cantini Parrini Indivisibili

    MONTAGGIOFrancesca CalvelliFai bei sogni

    SONORO IN PRESA DIRETTAStefano Rolla Fortunata

    COLONNA SONORAEnzo AvitabileIndivisibili

    CANZONE ORIGINALEEnzo Avitabile Indivisibili"Abbi pietà di noi"interpretata da Angela e Marianna Fontana

    CASTING DIRECTORAnna Maria Sambucco Per il cast italiano di The Young Pope di Paolo Sorrentino

    NASTRO EUROPEOMonica Bellucci Sulla via lattea On the milky road

    NASTRO ALLA CARRIERARoberto Faenza

    NASTRI SPECIALIMiglior film sui giovani Piuma di Roan Johnson

    Per l’interpretazione Giuliano Montaldo Tutto quello che vuoi

    I PREMI SPECIALIPer l'attenzione al cinema civile in particolare sul tema del lavoro

    7 minuti di Michele Placido

    Sole cuore amore di Daniele Vicari

    Per l'interpretazione diMonte di Amir Naderi Claudia PotenzaAndrea Sartoretti

    PREMIO GUGLIELMO BIRAGHIper gli attori più giovani (dedicati al protagonista di Fiore Josciua Algeri) Angela e Marianna FontanaIndivisibiliDaphne ScocciaFiore Brando PacittoL’estate addosso, Piuma menzioni speciali Andrea Carpenzano Tutto quello che vuoiVincenzo CreaI figli della notteLudovico Tersigni Slam - Tutto per una ragazza

    PREMI GUGLIELMO BIRAGHINUOVO IMAIE 2017Valentina Bellè e Giacomo Ferrara Il Permesso 48 ore fuori

    PREMIO GRAZIELLA BONACCHIattore rivelazione dell’annoSimone LiberatiCuori puri

    PREMIO NINO MANFREDI Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak Moglie e marito

    PREMI SIAE Nastri 2017 per giovani sceneggiatori Irene DionisioLe ultime cose Michele Vannucci Il più grande sogno

    PERSOL Nastri d’ArgentoPersonaggi dell’annoClaudio AmendolaLuca Argentero

    HAMILTON BEHIND THE CAMERANastri d’Argento: Gabriele Muccino

    WELLA Nastri d’Argento per l’immagineJasmine TrincaFortunata

    pio premio di Amelio. Ha portato a casa soggetto, Nastri ai Produttori, Costumi, Musica e Canzone in un assolo di Enzo Avitabile. E un doppio premio alle ragazze protagoniste, le sorelle Fontana -Angela e Marianna- degli anni Duemila consacrate come attrici col Premio Biraghi degli esordienti e come cantanti, col Nastro (doppio) della canzone vincente scritta per loro da Avitabile. E c’è un filo invisibile che lega Indivisibili alla commedia visto che, anche qui in ‘doppio’, Salvo Ficarra e Valentino Picone, anche loro ‘indivisibili’- con Attilio De Razza- sono in qualche modo coproduttori-non dichiarati- anche del film di De Angelis. Un film diverso, non c’è dubbio. Che nasce da una factory innovativa, con una matrice lontana anche sui banchi del Centro Sperimen-tale di Cinematografia dove si è formato il regista. Sono gli stessi sui quali, come in una militanza d’origine che sempre di più esprime una valenza innovativa è nato Andrea De Sica,un cognome ‘pesante’, meravigliosamente

    ingombrante, diciamolo, ma un talento già forte, ben guidato sui binari disegnati per il suo film da una coppia di produttori per niente nuovi allo scouting, Gregorio Paonessa e Marta Donzelli. Non manca il talento ad esordienti come Simone Godano il duo Guaglione -Resinaro (Mine, ancora un film ‘di coppia’), il verdetto ha sacrificato un bel film come La stoffa dei sogni e lasciato alla segnalazione pur importante, delle candidature, con Bellocchio, Ozpetek, un ottimo Castellitto e poi Infascelli ma anche la new generation da Aronadio a de Paolis e Daniel. Per non parlare del regista Bruni (sul quale ha vinto Bruni l sceneggiatore). Tornerà presto, ne siamo certi, un nuova occasione d’incontro con il loro film. Per il resto il cinema sfugge al grande pubblico ma resiste e prova a cambiar pelle.C’è aria di rinnovamento., tra i grandi autori ma anche per un ricambio generazionale più che annunciato. Anche in que-sti Nastri anno uno, dopo il capolinea dei primi Settanta….

  • cinemagazine 1110 cinemagazine

    Anche la consegna a sorpresa dei Nastri ‘tecnici’ e la ‘cinquina’ dedicata al mondo e ai problemi dei giovani, il 6 Giugno a Romacon il patrocinio della Regione Lazio e della Roma Lazio Film Commission.

    MAXXISERATAROMANA ed è una vera festa del cinemaCronaca fotografica di Pietro Coccia, Valeria Mottaran, Leonardo Puccini

    Molti posti in piedi e una folla da stadio, mai come quest’anno, alla serata di annuncio delle candidature, che ha dato il via ai Na-stri d’Argento nell’affollatissimo foyer del MAXXI Museo naziona-le delle Arti del XXI secolo, che ospita da cinque anni i Nastri e li ha accolti quest’anno nella sua nuova ‘veste’ appena inaugura-ta. Una folla talmente rumorosa che ha pensato Paolo Sorrentino, ritirando il Nastro dell’anno per The Young Pope, a zittirne i rumori mentre Laura Delli Colli, presidente del SNGCI,  dava l’avvio alla serata: “Siete il cinema italiano – ha detto dal palco allestito all’in-terno del foyer appena rinnovato– e allora dovete anche imparare ad ascoltare e stare zitti.. “ Via con l’applauso poi Sorrentinom che ha aperto la serata ha ringraziato per il Nastro dell’anno an-dato a The Young Pope e condiviso con produttori e cast artistico del film, sottolineando che “è importante che ci siano produttori illuminati che sanno dare spazio anche ad altre forme espressi-ve oltre al cinema”. Dello stesso avviso Roberto Faenza, Nastro ‘eccellente’ alla carriera, per i suoi primi cinquant’anni di cinema per La verità sta in cielo: “Conta il linguaggio, non è giusto esclude-re da premi importanti i film che vanno solo su Netflix – dice inter-

    Le candidature 2017MIGLIOR FILMGianni AmelioLa TenerezzaFrancesco BruniTutto quello che vuoiSergio Castellitto Fortunata Edoardo De Angelis Indivisibili Claudio Giovannesi Fiore

    MIGLIORE REGIAGianni Amelio La TenerezzaMarco Bellocchio Fai bei sogni Edoardo De Angelis IndivisibiliFerzan Ozpetek Rosso IstanbuAntonio Piazzae Fabio GrassadoniaSicilian Ghost Story

    MIGLIOR REGISTA ESORDIENTEVincenzo AlfieriI peggioriMarco Danieli La ragazza del mondoRoberto De Paolis Cuori puri Andrea De Sica I figli della notte Fabio Guaglione e Fabio Resinaro Mine COMMEDIAL’ora legaleSalvo Ficarra e Valentino PiconeLasciati andare Francesco AmatoMoglie e marito Simone Godano Omicidio all’italianaMaccio CapatondaOrecchie Alessandro Aronadio

    SOGGETTOMichele Astori Pierfrancesco Diliberto (Pif) In guerra per amore Massimiliano Bruno H. Simone ParagnaniGianni CorsiBeata ignoranzaNicola Guaglianone Indivisibili Edoardo LeoAlessandro AronadioRenato Sannio Che vuoi che sia Fabio MolloJosella PortoIl padre d’Italia

    SCENEGGIATURAFrancesco Bruni Tutto quello che vuoi Ugo ChitiGianfranco Cabiddu Salvatore De Mola con Francesco Marinola Stoffa dei sogni Claudio Giovannesi Filippo GravinoAntonella Lattanzi FioreAlex InfascelliFrancesca Manieri Piccoli crimini coniugali Margaret Mazzantini Fortunata

    MIGLIOR PRODUTTOREClaudio Bonivento il Permesso- 48 ore fuori Beppe Caschetto Fai bei sogni, Tutto quello che vuoi Beppe CaschettoRita Rognoni FioreAttilio De Razza L’ora legale Attilio De RazzaPier Paolo Verga IndivisibiliGaetano Di VaioGianluca CurtiFalchi Nicola Giuliano Francesca Cima Carlotta CaloriViola PrestieriFortunata Nicola Giuliano Francesca Cima Carlotta CaloriMassimo CristaldiSicilian Ghost Story

    ATTORE PROTAGONISTA Renato Carpentieri La tenerezza Alessandro Gassmann Marco Giallini Beata ignoranzaLuca Marinelli Il padre d’italia Michele Riondino La ragazza del mondo Toni Servillo Lasciati andare

    ATTRICE PROTAGONISTA Giovanna MezzogiornoMicaela RamazzottiLa TenerezzaIsabella Ragonese Sole cuore amore, Il padre d’italiaGreta Scarano La verità sta in cielo, Smetto quando voglio MasterclassSara Serraiocco La ragazza del mondoNon è un paese per giovani Jasmine Trinca Fortunata

    ATTORE NON PROTAGONISTAClaudio AmendolaLuca ArgenteroIl permesso 48 ore fuori Alessandro Borghi Fortunata,Il più grande sogno Ennio Fantastichini CaffèLa stoffa dei sogni Valerio MastandreaFiore Edoardo PesceCuori PuriFortunata ATTRICE NON PROTAGONISTA Barbora Bobulova Cuori puriLasciami per sempreMargherita Buy Come diventare grandi Nonostante i genitoriQuesti giorni Sabrina Ferilli Omicidio all’italiana Anna Ferruzzo Il padre d’italia Carla Signoris Lasciati andare

    FOTOGRAFIALuca Bigazzi La Tenerezza,Sicilian Ghost StoryArnaldo CatinariPiccoli crimini coniugali Tutto quello che vuoi Duccio CimattiLa guerra dei cafoni Daniele CiprìFai bei sogniFioreGian Filippo CorticelliRosso Istanbul

    SCENOGRAFIAGiancarlo BasiliLa TenerezzaDimitri Capuani I figli della notte marco DenticiFai bei sogni Sicilian Ghost StoryMarina Pinzuti Ansolini piccoli crimini coniugaliAlessandro VannucciSmetto quando voglio Masterclass

    COSTUMIDaria Calvelli Fai bei sogniMassimo Cantini Parrini Indivisibili Beatrice GianniniElisabetta AnticoLa stoffa dei sogni Patrizia Mazzon Smetto quando voglio Masterclass Cristiana RicceriIn Guerra Per Amore

    MONTAGGIO Francesca Calvelli Fai bei sogniJacopo QuadriLa guerra dei cafoni Matteo SantiFabio Guaglione, Filippo Mauro Boni Mine Roberto SicilianoIl permesso 48 ore fuoriGiuseppe Trepiccione Fiore

    SONORO IN PRESA DIRETTAStefano Campus Il permesso 48 ore fuori Gianluca Costamagna Tutto quello che vuoi Alessandro Rolla FortunataRemo Ugolinelli, Alessandro Palmerini Sole cuore amoreAlessandro ZanonLa Tenerezza Colonna SonoraEnzo Avitabile Indivisibili Nino D’angeloFalchi Stefano Di BattistaSole cuore amore Giuliano SangiorgiNon è un paese per giovani Giuliano TavianiCarmelo TraviaRosso Istanbul

    CANZONE ORIGINALEAbbi pietà di noi musica e testi di Enzo Avitabile interpretata da Enzo AvitabileAngela eMarianna FontanaIndivisibili Donkey Flyin’ in the Skymusica e testi di Santi Pulvirenti - interpretata da ThonyIn Guerra Per AmoreHo perso il mio amore composta daCheopeFederica Abbate e Giuseppe Anastasi – interpretata da ArisaLa verità vi spiego sull’amoreL’estate addosso musica di Lorenzo Cherubini Jovanotti, Christian Rigano e Riccardo Onori testi di L. CherubiniVasco Brondiinterpretata da Lorenzo JovanottiL’estate addossoQuando le canzoni finirannomusica e testi di Diego MancinoDario Fainiinterpretata da Emma La cena di Natale CINQUINA SPECIALE per un nastro dedicato al cinema sui giovaniL’estate addosso Gabriele MuccinoNon è un paese per giovani Giovanni VeronesiPiumaRoan JohnsonSlam -Tutto per una ragazza Andrea MolaioliThe Start UpAccendi Il Tuo FuturoAlessandro D’Alatri

  • cinemagazine 1312 cinemagazine

    venendo, di fatto sulla polemica di Cannes – mentre per quanto riguarda il mio film, ho il rammarico di aver visto latitante il giornalismo investigativo italiano, proprio ora che sono 35 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlan-di.” Accanto a lui c’è Pietro, il fratello di Emanuela, si abbracciano, il Na-stro lo riceve dalle sue mani Faenza e dice, convinto: “noi andiamo avanti”. Molta emozione e un abbraccio fraterno ma anche un po’ ‘filiale’ tra Giu-liano Montaldo Nastro speciale come attore, e Francesco Bruni , autore di Tutto quello che vuoi. “Nel film una vicenda commovente e personale – dice Montaldo – Bruni mi ha chiesto di interpretare un ruolo che mette in scena un poeta che in realtà ricorda l’ Alzheimer di suo padre. Mi ha detto ‘se non lo fai, io non faccio il film’. Mica potevo dire di no. Ora però – chiude scherzando-gli chiederò io di fare un film come attore”. Scattano gli annunci a sorpresa e si comincia con il film vincitore nella cin-quina speciale quest’anno dedicata ai giovani: è Piuma di Roan Johnson che dice, col suo umorismo toscanaccio “userò il premio come antidolorifi-co per il nervo sciatico, che ho scoperto esistere oggi”. Gli applausi, generosi perché già la ‘cinquina’ speciale dedcata ai giovani è di per sé un bel riconosci-mento collettivo scattano anche per Gabriele Muccino e Alessandro D’Alatri festeggiati anche per Giovanni Veronesi e Andrea Molaioli, che non sono riu-sciti ad arrivare per altri impegni, Poi si festeggiano ì i cinque vincitori dei Na-stri tecnici: Fotografia (Luca Bigazzi per La tenerezza e Sicilian Ghost Story), Montaggio (Francesca Calvelli per Fai bei sogni), Scenografia (Marco Den-tici per Fai bei sogni e Sicilian Ghost Story), Costumi (Massimo Cantini Par-rini per Indivisibili), Sonoro in presa diretta (Alessandro Rolla per Fortunata). E la serata corre via con i più giovani, anzi i giovanissimi dei premi ‘Guglielmo Biraghi’ per gli esordienti andati, a Roma, a Brando Pacitto (L’estate addos-so, Piuma) e Daphne Scoccia (Fiore) con due menzioni speciali per Andrea Carpenzano (Tutto quello che vuoi) e Vincenzo Crea (I figli della notte). Par-ticolarmente commovente l’intervento di Daphne Scoccia che non poteva non dedicare il premio al suo compagno di set Josciua Algeri, scomparso da poco in un drammatico incidente di moto. E’ a lui che va la dedica del Sindacato ai Biraghi di quest’anno e una sottoscrizione lanciata dal gruppo di amici nat sul set continua per la sua bambina anche grazie ai Nastri .Dop-pio Biraghi anche per Angela e Marianna Fontana, le due gemelle siamesi di Indivisibili, che chiudono la serata con un annuncio: “stiamo lavorando di nuovo, ma ormai separate”.Faranno strada? I premi del cinema gli hanno dato quest’anno un bell’ incoraggiamento...

  • cinemagazine 1514 cinemagazine

    I NASTRI D’ARGENTO 2017Sono stati 42 i titoli candidati, nella selezione 2017, su 120 film usciti dal 1° giugno 2016 al 31 maggio 2017. 49 in tutto i film comunque segnalati (di cui 2 premiati extra ‘cinquine’) e 5 suggeriti per promuoverne una più forte vi-sibilità .Tra i 120 considerati, 40 le commedie e 41 le opere prime (10 delle quali comme-die). Due le novità dei Nastri nella tradizionale ‘scansione’ dei premi in categorie: il premio da sempre dedicato al ‘Regista del miglior film’ si è sdoppiato, infatti, per regolamento, a partire da quest’edizione, nei riconosci-menti al Miglior film e alla Migliore regia. Per quanto riguarda la foto di gruppo di una sta-gione che già scivola verso un’estate - si spe-ra - più ‘aperta per ferie’ a decidere i vincitori del 2017 sarà, come sempre, il voto (decreta-to dal notaio Alessandra Temperini) dei gior-nalisti cinematografici iscritti al SNGCI che organizzano anche questa 71.ma edizione – main sponsor BNL Gruppo BNP Paribas - con il sostegno istituzionale di MiBACT-Dire-zione Generale per il Cinema, e per le “cinqui-ne” a Roma, con il patrocinio della Regione Lazio e il sostegno della Roma Lazio Film Commission, preparandosi a consegnare, poi, i premi al Teatro Antico grazie al contribu-to della Regione Siciliana, Assessorato al Tu-rismo, Sport e Spettacolo, Sicilia Film Com-mission, nell’ambito del progetto ‘Sensi Con-temporanei’.Le “cinquine” dei candidati, anche su segna-lazione degli iscritti al SNGCI, sono state scelte quest’anno, come i premi speciali, dal Direttivo Nazionale presieduto da Laura Delli Colli e composto da: Fulvia Caprara (vicepre-sidente), Romano Milani (Segretario genera-le), Oscar Cosulich, Maurizio di Rienzo, Fabio Falzone, Pier Paolo La Rosa, Stefania Ulivi, Susanna Rotunno, Paolo Sommaruga. Con gli eletti fanno parte del Direttivo che sarà rin-novato alla fine del 2017 l’ex presidente Ma-rio Di Francesco (e il collega Carlo Muscatello in rappresentanza della FNSI). Del Collegio dei Sindaci revisori con Franco Mariotti, Pre-sidente, fanno parte Teresa Marchesi e An-namaria Piacentini. Le candidature sono sta-te votate dal 7 al 20 Giugno quando lo spo-glio del notaio dei Nastri, Alessandra Tempe-rini ha decretato i vincitori.

  • cinemagazine 1716 cinemagazine

    Premio di interesse culturale nazionale, i NASTRI D’ARGENTO, quest’anno alla 71.ma edizione, sono una produzione del SNGCI - Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani realizzata con il sostegno del MiBACT Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Turismo Direzione generale cinema.

    Main sponsor BNL - GRUPPO BNP PARIBAS

    Partner istituzionali A Roma: REGIONE LAZIO con il patrocinio e il supporto della ROMA LAZIO FILM COMMISSION A Taormina: REGIONE SICILIANA Assessorato al Turismo, Sport e SpettacoloSICILIA FILM COMMISSIONTAORMINA ARTEnell’ambito del progetto “Sensi Contemporanei” Con il supporto diSIAE NUOVO IMAIE MAXXI Museo Nazionale delle Artidel XXI secolo Sponsor privati 2017 HAMILTON PERSOLWELLANASTRO AZZURROPartner tecniciGE-GRUPPO EVENTIVIDEOBANKCONTROL CINE SERVICE Si ringrazia LA BARONESSAPARISIBELLINIHJERMANNSegreteria amministrativaSUMA EVENTS

    NASTRID’ARGENTO71 EDIZIONE

  • cinemagazine 1918 cinemagazine

    NASTRI IN TV SU RAIUNOE NEL MONDO con

    AndreaDELOGUVenerdì 14 Luglio in seconda serata e il 15 Luglio su Rai Italiaanticipati da uno speciale Movie Mag su Rai Movie il 5.

    Regia di Luca Alcini da Ballando con le stelle alla notte del cinema al Teatro Antico

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    In una decina d’anni ha bruciato le tappe Andrea Delogu, che quest’anno conduce la serata dei Nastri d’Argento a Taormina ed è una ragazza non solo coraggiosamente sincera, tanto da aver già raccontato l’esperienza difficile e inso-lita della sua infanzia e dell’adolescenza in un libro, ma un’appassionata di cinema talmente pronta in materia da aver conquistato, con la conduzione di una delle poche trasmissioni de-dicate a raccontare film, autori, protagonisti tra cronaca e memoria (al fianco di Marco Giusti su Raidue), anche il cuore di un attore dei più inte-ressanti della nuova generazione: Francesco Montanari con cui è sposata.A lei il palco dei Teatro Antico, a lei il privilegio di fare da padrona di casa a Taormina, in un luogo speciale che quest’anno come sempre, arriva in tv il 5 Luglio alle 23 con una puntata speciale di Movie Mag poi in un Cinemagazine specia-le a cura di Laura Delli Colli per il Sngci come sempre in differita su Raiuno venerdì 14 Luglio. Questa serata in particolare andrà in onda con la regia di Luca Alcini e il contributo tecnico di Videobank venerdì 14 alle 23,20. Sabato 15 infine Nastri internazionali grazie a Rai Italia in un simbolico giro del mondo per rag-giungere tutti gli italiani delle comunità all’estero.

  • cinemagazine 2120 cinemagazine

    è andato alla serie di Paolo Sorrentino il ‘Nastro dell’anno 2017. Il Direttivo Nazionale dei Giornalisti Cinematografici lo ha deciso con una scelta che rompe per la prima volta gli schemi tradizionalmente seguiti dai palmarès dei grandi premi cinematografici.Paolo Sorrentino lo ha ricevuto insieme ai produttori italiani della serie - per Wildside Lorenzo Mieli e Mario Gianani, per Sky Italia, con Andrea Scrosati, Nils Hartmann, Roberto Amoroso e Sonia Rovai –al MAXXI nel corso dell’evento che ha anticipato il gran finale di Taormina.The Young Pope, ritratto visionario di un Papa dalla doppia anima - uomo e pontefice ma anche, come dice la stessa presentazione della serie, santo e peccatore - ha conqui-stato, ad oggi, oltre un centinaio di paesi nel mondo - e continua ad aumentare il numero dei suoi ‘fedeli’ anche in DVD. Andata in onda per la prima volta su Sky Atlantic nell’ottobre del 2016, la serie in 10 episodi - una produzio-ne originale Sky, HBO e Canal+ prodotta da Wildside e coprodotta da Haut ed Court TV e Mediapro - ha segnato il debutto del regista premio Oscar® Paolo Sorrentino nel panorama della narrazione seriale. E segna ora ai Nastri un nuovo esordio, siglando la prima volta di una serialità di livello cinematografico, ideata, pro-dotta e trasmessa in tutto il mondo, in un premio - come

    ha sottolineato a nome del Direttivo, consegnando i premi, Laura Delli Colli - “istituzionalmente e tradizionalmente de-dicato al miglior cinema, con un Nastro che apre la strada ad una nuova, indifferibile, attenzione al cinema delle gran-di serie” da parte della stampa che ha molto amato, come il pubblico, la saga di Pio XIII. Al secolo Lenny Belardo, giovane Papa (italo)americano, affascinante e di assoluta rottura con la tradizione della Chiesa, Papa Pio XIII è interpretato da un magnifico Jude Law. Accanto a lui, nel cast, anche l’attrice premio Oscar® Diane Keaton, Silvio Orlando, Scott Shepherd, Cécile de France, Javier Cámara, Ludivine Sagnier, Toni Bertorelli, appena scomparso, e James Cromwell.Di grande livello anche il cast creativo e tecnico della serie: un Nastro collettivo va, per questo, sempre stasera, anche al talento di Umberto Contarello, Tony Grisoni e Stefano Rulli per la sceneggiatura, Luca Bigazzi per la fotografia, Carlo Poggioli e Luca Canfora per i costumi, Ludovica Fer-rario per la scenografia, Lele Marchitelli per le musiche, Cristiano Travaglioli per il montaggio e a Emanuele Cecere per il sonoro.Il premio era stato annunciato a Cannes dove il regista era impegnato nella giuria della 70ma edizione del Festival. Con la troupe, i produttori e il cast tecnico del film ha ritirato il Nastro per il miglior casting director Anna Maria Sambucco.

    Una serie prodotta e realizzata per la TV entra per la prima volta nel palmarès e nella storia dei premi riservati al miglior cinema italiano

    THE YOUNG POPEdi Paolo SorrentinoNASTRO DELL’ANNO2017 Un riconoscimento cinematografico istituzionale

    per una grande serie internazionale. È un Nastro che con l’autore, la produzione

    e il cast tecnico apre una nuova strada

  • cinemagazine 2322 cinemagazine

    Nastri ‘tecnici’ a sorpresa – è ormai una novità collaudata nella serata romana di annuncio della ‘cinquine’, per pre-miare professionisti e artisti- fondamentali per il lavoro del regista -a Roma applauditi anche dal mondo delle troupes. Per la fotografia del film di Gianni Amelio, La tenerezza e per la favola nera di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, Sicilian Ghost Story, Luca Bigazzi ha conquistato il suo settimo Nastro d'argento (portando a pari il conto con i sette David di Donatello), in un anno nel quale il suo lavo-ro per The young Pope (Nastro dell'anno), nuovo capitolo della collaborazione con Paolo Sorrentino, è stato fra gli ingredienti più amati della serie: “quando sai che il giorno dopo dovrai illuminare la Cappella Sistina, sicuramente è dura addormentarsi la notte prima” ha detto in un'intervista (a Minima & Moralia) “Diciamo che dopo The Young Pope non credo di avere più paura di niente''. In cinquina con lui c'erano Arnaldo Catinari (per Piccoli Crimini Coniugali e Tutto Quello Che Vuoi), Duccio Cimatti (La Guerra Dei Ca-foni), Fai Bei Sogni (Fiore), Gian Filippo Corticelli (Rosso Instanbul). Il sodalizio con Marco Bellocchio (che già gli aveva portato il suo primo Nastro d'argento per Vincerè) e il lavoro fra gli scenari naturali di Sicilian Ghost Story, fanno conquistare a Marco Dentici il suo secondo Nastro, su 11 nomina-tion. Nella sua cinquina, ha 'sfidato' Giancarlo Basili (La Tenerezza), Dimitri Capuani (I Figli Della Notte), Marina Pinzuti Ansolini (Piccoli Crimini Coniugali) e Alessandro

    Vannucci (Smetto Quando Voglio Masterclass). E' un percorso netto finora quello di Massimo Cantini Parrini, che dopo aver conquistato alla prima nomination il Nastro nel 2015 per Il racconto dei racconti di Matteo Gar-rone, torna a vincere alla seconda nomination per Indivisi-bili di Edoardo De Angelis. Ed a premiarlo c'era uno dei suo maestri, Maurizio Millenotti. Gli altri costumisti 'finalisti' erano Daria Calvelli (Fai Bei So-gni), Beatrice Giannini e Elisabetta Antico (La Stoffa Dei So-gni), Patrizia Mazzon (Smetto Quando Voglio Masterclass) e Cristiana Ricceri (In Guerra Per Amore). E' al quarto Nastro su 10 candidature, Francesca Cal-velli, premiata stavolta per il montaggio di Fai bei sogni. Una vittoria, che ha dedicato al marito Marco Bellocchio. I giornalisti del Sngci avevano scelto per la gara anche Ja-copo Quadri (La Guerra Dei Cafoni) , Matteo Santi, Fabio Guaglione, Filippo Mauro Boni (Mine), Roberto Siciliano (Il Permesso 48 Ore Fuori) e Giuseppe Trepiccione (Fiore). Infine è il lavoro nella Roma periferica per Fortunata di Ser-gio Castellitto a far conquistare il primo Nastro per il so-noro in presa diretta ad Alessandro Rolla, che era già stato candidato per Paz! di Renato de Maria (2002) e l'anno scorso per L'attesa di Piero Messina. Nella cinquina 2017 la competizione era con Stefano Campus (Il Permesso 48 Ore Fuori), Gianluca Costamagna (Tutto Quello Che Vuoi) , Remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini (Sole Cuore Amo-re), Alessandro Zanon (La Tenerezza) .

    I VINCITORI: BIGAZZI • CANTINI PARRINI • CALVELLI • DENTICI • ROLLA

    NASTRI TECNICI veri artisti, ecco i "maestri" artigiani del set:

    luce | costumi | montaggio scenografia|sonoro

    di Francesca Pierleoni

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  • cinemagazine 2524 cinemagazine

    E’ stato un bel derby, non c’è dubbio, quest’anno tra i produttori, piccoli e grandi forse, più di sempre, nelle scelte delle candidature di questa 71ma edizione. Aver introdotto nel regola-mento dei Nastri la divisio-ne tra Miglior film e migliore regia ha comportato infatti anche un cambiamento nella categoria produttori, consentendo di segnalare oltre il ‘pacchetto’ dal quale nascono i singoli film proprio dei singoli produttori con nome e cognome oltre l’etichet-ta della loro stessa società. Hanno vinto due ‘indivisibili’ come Attilio De Razza e Pier Paolo Verga, un’assoluta new entry ai Nastri d’Argento, in coppia per il film diret-to da Edoardo De Angelis anche se a trainare la corsa al Nastro conta sicuramente l’exploit, non solo in sala ma di qualità ‘diversa’, di una commedia come L’ora legale. Tra i candidati di quest’anno, con loro, Claudio Bonivento per il film di Claudio Amendola Il Permesso 48 ore fuori, la coppia Gaetano Di Vaio e Gianluca Curti per Falchi ma so-prattutto, tra i più ‘grandi’ Beppe Caschetto con tre titoli tra i quali con Rita Rognoni Fiore di Claudio Giovannesi e il gruppo di Indigo che oltre al pacchetto di film ‘di casa’ è stato candidato per il film di Piazza e Grassadonia Sici-lian Ghost Story per il quale era in cinquina anche Mas-simo Cristaldi. Linee guida comuni della produzione di quest’ultima stagione: investire sui maestri ma anche sui più giovani talenti, puntare sul cinema d’autore dramma-tico ma anche sulla commedia, raccontare il Paese pun-tando sulla qualità anche nell’intrattenimento e cercan-do di vincere anche la difficile battaglia del ‘botteghino’. Claudio Bonivento, tante opere prime e seconde nel suo curriculum e un Nastro per Mery per sempre nel 1990 ha

    prodotto il secondo film di Claudio Amendola da re-gista: quattro protagonisti in gran forma per un noir che riporta al successo il cinema di genere lancian-do anche qualche nuovo protagonista. Tre titoli come già detto per Beppe Caschetto, Fai bei sogni, tutto quello che vuoi e Fiore prodotto con la Rognoni. Fai bei sogni

    tratto dal best seller di Gramellini nello sguardo d’autore di Marco Bellocchio, Tutto quello che vuoi, terzo film da regista di Francesco Bruni, storia in straordinario equilibrio poetico tra commedia e dramma con il valore aggiunto di un protagonista come Giuliano Montaldo in insolita veste di attore, poi Fiore di Claudio Giovannesi. Due film per Attilio De Razza, con L’ora legale, divertimento civile in una commedia diversa - finora anche il migliore incasso dell’anno - e Indivisibili prodotto con Pier Paolo Verga, uno dei film rivelazione ormai dell’ultima annata dalle Giornate degli Autori di Venezia.Storia di amicizia e criminalità che guarda al cinema di Abel Ferrara e al noir di Hong Kong Falchi di Toni D’Angelo ha portato in cinquina Gaetano Di Vaio e Gianuca Curti, con Bonivento i più indipendenti nelle candidature: Con Michele Riondino e Fortunato Cerlino una Napoli dura e spietata, bellissima e violenta tra ciminalità e voglie di rea-gire in un contesto sempre in bilico tra bene e male, come le storie del film.Indigo ma non solo considerato l’impegno personale di Massimo Cristaldi coproduttore infine con gli ultimi titoli che hanno portato alla candidatura Giuliano, Cima, Calori e Viola Prestieri. Non c’è molto da aggiunge-re se gli altri film sono Fortunata e Sicilian Ghost Story….Arrivati in cinquina in diretta da Cannes.

    Vincono Attilio De Razza e Pier Paolo Verga in una "cinquina" di grandi e piccoli ricca di creatività anche indipendente.

    PRODUTTORIai Nastri scatta …L’ORA LEGALE di INDIVISIBILIdi Paolo Sommaruga

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  • cinemagazine 2726 cinemagazine

    tentazione di essere felici" (Longane-si), Amelio ha trovato terreno adatto per innestare spunti autobiografici, considerazioni sulla difficoltà di ac-cettare l’avanzare degli anni, sugge-stioni del mondo contemporaneo: «Il film parla di un’ansia comune, raccontata stando dalla parte di chi la vive, mette in scena un malessere che ci riguarda tutti e lo coglie dal di dentro, senza forzature, ma con infi-nita partecipazione». Così i primi pia-ni dei protagonisti, Renato Carpentie-ri in testa, e poi Micaela Ramazzotti, Elio Germano, Giovanna Mezzogior-no, sono filmati come se fosse chiaro che, dietro le parole, i sorrisi spezzati, i silenzi carichi di imbarazzo, ci sia molto altro. Un mondo intero, che si specchia nel tormento della città, invivibile e affascinante, allo stesso tempo oscura e luminosa.In Fai bei sogni, tratto dal best-seller di Massimo Gramellini, Marco Belloc-chio indaga, con lo sguardo inventivo che lo caratterizza, il legame tra una madre persa troppo presto e troppo brutalmente e un figlio sopravvissuto a stento al dolore di quell’assenza. Nell’appartamento borghese del-la Torino dei primi Anni Sessanta i due personaggi principali, colorati e intensi, si lanciano occhiate amoro-se tra balli improvvisati e pomeriggi quieti, al tavolo di casa, tra compiti e raccolte di foto. Ma l’incubo è in ag-guato, e lì resterà, nell’infanzia, nell’a-dolescenza, e nella vita adulta del protagonista. A rievocarlo, nel film, provvede, tra le altre, l’immagine in bianco e nero del Belfagor televisivo, il vecchio fantasma che si aggira nel Louvre e scatena la memoria delle paure più recondite. Alternando pas-sato e presente in lunghi flash-back, Bellocchio ricostruisce l'affresco di un trauma che troverà soluzione nel finale. Un finale fantasioso, tutto bel-locchiano, in cui la realtà agognata si realizza in maniera apparentemente incongrua, ma pacificatoria, come certe volte avviene nei sogni.Nel degrado della periferia campana Edoardo De Angelis colloca la fiaba nera di Indivisibili, storia di due ge-

    melle siamesi che cantano con voci d’usignolo, ma, proprio come gli uc-celli custoditi in gabbia, non posso-no sfuggire ai limiti imposti dalla loro condizione fisica. Quando all’orizzon-te compare la possibilità di una fuga, l’operazione che potrebbe dividerle rendendole due persone autonome, le sfortunate sorelle vengono ricon-dotte all’ovile dagli egoismi familiari,

    ma anche dall’incapacità (generale) di concepire speranza in un universo contaminato da abbandono e ma-laffare. Spiagge ridotte a discariche, strade sconnesse, nuvole basse e incombenti sono il teatro di un sacri-ficio che porta alla redenzione solo chi lo sperimenta in prima persona. Se regia vuol dire capacità di crea-

    re atmosfere palpabili e contagiose, mondi a parte in cui non si è mai sta-ti prima, si può dire che De Angelis, ex-allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia, sia un regista com-pleto, maturo, e già dotato di una per-sonalissima cifra autoriale.La firma di Ferzan Ozpetek, torna-to nella sua Istanbul per ricostruire, in Rosso Istanbul la trama intricata dell’esistenza di un regista-scrittore, è evidente e riconoscibile anche in questa sua ultima opera, inevitabil-mente influenzata dagli echi dei fer-menti che hanno segnato la storia recente del suo Paese. Concentrato sui protagonisti, sulle loro nostalgie, sui nodi irrisolti che hanno bloccato le loro esistenze intrecciate, Ozpetek racconta la Istanbul vitale che ha sem-pre amato, con il timore sotterraneo di non poterla più ritrovare così. La tragicità del presente impone scelte e i viaggi interiori dei personaggi non potranno che rispecchiarsi nel futuro incerto di una città in bilico tra repres-sioni politiche e ansie di libertà.D’altra parte, quando la realtà di-venta insostenibile, l’unico modo per descriverla, almeno sul grande schermo, è sublimarla, trasforman-dola in una favola. O, meglio, in una leggenda maledetta, quella in cui Antonio Piazza e Fabio Grassadonia immergono, in Sicilian Ghost Story, la storia vera della sparizione e dell’omi-cidio per vendetta del bambino Giu-seppe Di Matteo, figlio del pentito di mafia Santino. La natura diventa, in questo caso, testimone partecipe e palpitante di un dramma senza fine. Parlano i boschi, gli uccelli, le profon-dità acquatiche del lago, le mura spo-glie del casolare degli orrori. E parla, anzi grida, la protagonista Luna (Julia Jedlikowska), innamorata di Giusep-pe (Gaetano Fernandez) al punto da riuscire a infrangere la barriera che divide la vita dalla morte. Seguendo il suo cammino risoluto, lo spettatore è trascinato dalla luce al buio dell’infer-no, per poi ritrovare, nella sequenza finale, lo splendore di una spiaggia dove la giovinezza, forse, potrà ri-prendere il suo corso.

    REGISTI IN "CINQUINA" MIGLIOR FILM e REGIAGIANNI AMELIOvince la sfida d’autoredi Fulvia Caprara

    Nella regia c’è l’anima di un film, la visione da cui è nato, il senso che intende comunicare. Qualcosa di unico e personale, l’impronta vera dell’autore. Mai come nella cinquina dei film in corsa per i Nastri d’argen-to 2017 questo segno è marcato e riconoscibile, diverso per ogni titolo, come è giusto e doveroso che sia. La Napoli inattesa e piovosa della Tene-rezza di Gianni Amelio ha vinto alla fine sulla Torino raggelata nel ricordo

    di un dolore insuperabile in Fai bei sogni di Marco Bellocchio ma anche sull’hinterland partenopeo, plumbeo e slabbrato, in Indivisibil di Edoardo De Angelis, sulla a Turchia sospe-sa tra passato e presente in Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek, sulla Sicilia horror di Sicilian Ghost Story firmato da Antonio Piazza e Fabio Grassadonia. Ad ogni emozione in tutti, corrisponde un paesaggio geo-grafico e sentimentale, fatto di luoghi

    e volti, orizzonti spalancati e interni opprimenti, natura rigogliosa e natu-ra sfregiata, rughe del tempo e pel-le tesa della giovinezza. Dirigere un film significa scrivere una storia con la macchina da presa. E ogni regista ha la sua grafia, il suo linguaggio, la sua grammatica, difficile scegliere il migliore in un quadro così diversa-mente affascinante,Nella Tenerezza, liberamente tratto dal romanzo di Lorenzo Marone "La

  • cinemagazine 2928 cinemagazine

    sistematiche verso il bosco che circonda il collegio, fughe verso un ove si trova un simbolico “luogo di perdizione” un locale notturno popolato di prostitute, tra cui la giovanissi-ma Elena. Trasgessioni notturne che conquistano Giulio e Edoardo, convinti di compiere qualcosa di severamente proibito ma in realtà controllati anche in queste ‘fughe’ che sono in realtà previste e manovrate dallo stesso “sistema educativo” di questo collegio esclusivo. Girato interamente in Alto Adige, in un antico hotel di Dobbiaco, I figli della not-te trova la sua forza proprio nell’equilibrio sempre sul filo di una regia coinvolgente tra sogno e realtò, incubi e desideri di fuga, nell’atmosfera sospesa, semi-onirica, e inquietante che Andrea De Sica riesce a creare in una convincente e originale opera prima appkaudita sia a Torino che a Bari pri-ma del debutto in sala.Marco Danieli e Roberto De Paolis, invece, nelle loro opere prime, entrambe in cinquina scelgono due storie di denun-cia sociale, l’una in qualche modo speculare all’altra per

    uno stesso modo di fra(intendere) il coinvolgimento mor-boso della pratica religiosa fino al controllo dei sentimenti e delle scelte di vita. Accade ne La ragazza del mondo di Da-nieli che, attraverso la storia d’amore impossibile tra Giulia e Libero, entra nel mondo blindato e nelle regole segrete dei Testimoni di Geova. Ispirato ad una vicenda reale, il film non vuol essere un’opera di denuncia ma semplicemente la storia di formazione e alla fine di liberazione di una ragaz-za costretta a crescere in un contesto in cui la rigidità delle regole della comunità tenta continuamente di soffocare la sua identità. Il film, presentato dalle Giornate degli Autori è subito diventato un “caso” alla Mostra del Cinema di Ve-

    nezia, dove i due giovani protagonisti Michele Riondino e sara Serraiocco hanno ricevuto il Premio Pasinetti 2016 come migliori attori. A Marco Danieli è poi andato anche il David di Donatello come miglior regista esordiente. Parte della realtà anche Roberto De Paolis che costruisce il suo film sincero sulla storia, in qualche modo simile alla vicen-da raccontata da Danieli, di un amore reso impossibile, tra due giovani nella periferia romana, non solo dalle differen-ze di classe ed estrazione sociale ma dal voto di verginità imposto, in questo caso, alla giovane protagonista della storia, dal fraintendimento di un cattolicesimo esasperato anche dall’ansia del controllo di ogni pulsione -anche sen-timentale- di una madre sulla figlia. Una storia che si sno-da tra controllo e accoglienza, paura del diverso e insieme ricerca di un sentimento vero. Lui è il classico ragazzo di borgata, famiglia disastrata e amici delinquenti, ma invece di spacciare cerca di darsi da fare, lavorando come guar-diano di un parcheggio, proprio accanto al campo rom. Lei ha appena compiuto 18 anni e la mamma volontaria di una comunità evangelica la controlla facendole vivere anche le emozioni sotto una campana di vetro. Il regista usa una par-ticolare tecnica di ripresa con la camera a mano a servizio degli attori e dei loro movimenti spontanei per penetrare in maniera diretta nelle vite dei protagonisti e raccontare le contraddizioni dei loro Cuori puri, che tentano di difendere nonostante tutto. Trentenne salernitano di formazione newyorkese Vincenzo Alfieri per il suo debutto cinematografico si appropria di for-me linguistiche di grande successo nel cinema americano, dall’action-comedy al ‘buddy-movie’.In coppia con Lino Guanciale il regista, che è anche protagonista nel film, rac-conta la storia di due fratelli che decidono di diventare eroi a pagamento per salvare la sorella minore dagli assistenti sociali. Il loro obiettivo però non è salvare l’umanità ma pa-gare l’affitto. Anche se poi si ritroveranno a dover affrontare un vero cattivo .Commedia volutamente ‘sgangherata’ ma divertente trova il suo lato migliore nell’interpretazione dei due protagonisti due supereroi senza alcun potere: un Bat-man e un Superman alla napoletana.Chiude la cinquina l’interessante debutto di Fabio Guaglia-none e Fabio Resinaro che in coppia si sono occupati occu-pa del film dalla sceneggiatura alla post-produzione – dalla scelta del soggetto alla cura compositiva della messa in scena. Sbarcati a Hollywood grazie al loro corto fantascien-tifico Afterville , in seguito alla sceneggiatura di Mine, sono stati ingaggiati per una produzione internazionale a cui ha subito aderito anche l’attore Armie Hammer. Mine è un war movie originale e sorprendente, che assume i toni di un thriller adrenalinico. Al centro della vicenda il soldato Mike Stevens che, di ritorno al campo base dopo una missione, poggia inavvertitamente il piede su una mina antiuomo. Non può più muoversi, altrimenti salterà in aria. In attesa di soccorsi per due giorni e due notti, dovrà so-pravvivere non solo ai pericoli del deserto ma anche alla terribile pressione psicologica.Una grande prova di attore, Una performance da “one man show” che riesce a catturare gli spettatori fino all’ultimo fo-togramma. E non è poco in un panorama di debuttanti che si sono sfidati fino al fotofinish in una corsa al Nastro mai così ‘alla pari’ da molti anni.

    Cinque film che dimostrano come anche il più giovane cinema d’autore sappia guardare anche al mercato internazionale. Film molto diversi tra loro, eterogenei e capaci di farci riflet-tere o sorridere con storie e protagoni-sti comunque sorprendenti. Se è vero che le opere prime sono, infatti, per loro stessa natura le più sperimentali, mai come quest’anno la ‘cinquina’ dei registi esordienti riesce a dimostrare che il cinema italiano sa raccontare la società contemporanea con vocazioni ed esercizi di stile completamente di-versi. Per l’esordiente Andrea De Sica, che firma il film certamente più autoria-le di tutti e cinque, più forte di tutto è stato da sempre l’amore per il cinema eredità condivisa con una famiglia er-tamente ‘imgombrante’ da cui, però, si stacca prepotetememte con no stile e un racconto personalissimo e, appunto, di forte impronta autoriale e personalissima. Nipote del grande Vittorio e figlio di Ma-nuel e di Tilde Corsi con quest’esordio dopo gli anni del Centro Sperimentale e una lunga esperienza personale an-che nella musica come dj (in omaggio al padre, per questo film firma anche le musiche che avrebbe dovuto com-porre Manuel) firma una regia sorpren-dente e inedita, con una favola nera, poco italiana nei toni e nell’ambienta-zione universale e comunque molto europea, con sfumature horror che stanno conquistando la curiosità di un mercato internazionale. Nel film, orfano di padre, il sedicenne Giulio –interpretato da Vincenzo Crea che per questo ha avuto una menzio-

    ne speciale del Premio Biraghi- viene spedito dalla madre, presa dai suoi impegni anche professionali, in un col-

    legio sperduto tra le Alpi che ricorda immediatamente le atnosfere kubri-ckiane dell’Overlook Hotel di Shining. Si tratta in realtà di una scuola desti-nata alla futura classe dirigente, dove i rampolli delle famiglie ricche devono imparare a obbedire per imparare me-glio a comandare la classe dirigente alla quale sembrano destinati. Dopo lo spaesamento iniziale, Giulio stringe amicizia col coetaneo Edoardo; e in-sieme a lui comincia a compiere fughe

    OPERE PRIMECinque esordi sorprendenti e particolarmente interessanti per Danieli, De Paolis, De Sica, Guaglione&Resinaro e un outsider della comicità come il salernitano Vincenzo Alfieri

    vince De Sica con I FIGLI DELLA NOTTEdi Susanna Rotunno

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    «Ettore mi chiama e dice “A Giulià, ma è vero che voi fa’ l’attore?”, “Sì”; “Perché?”, “In fondo ho cominciato così”; “Ma sei un cane! A fanatico”», con queste parole tra commozione e ironia, Giuliano Montaldo rievocava nel gennaio 2016 l’ultima telefonata ri-cevuta dal suo collega e amico Ettore Scola, in occasione del funerale laico del regista tenuto a Roma sul palco dell’arena della Casa del Cinema. Fortunatamente Montaldo non si è lasciato intimidire da quella burbe-

    ra stroncatura delle sue doti attoriali regalandoci ora, in Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, la superla-tiva interpretazione di Giorgio, emo-zionante e straordinario protagonista del film. Un’interpretazione che, oltre al conforto del pubblico e il plauso degli addetti ai lavori, gli è valsa an-che il Nastro d’Argento speciale di quest’annata.Non che il Sngci abbia scoperto solo ora le doti recitative del regista, visto che Montaldo, saputa la notizia del

    Nastro, ha voluto ricordare quando il Sindacato gli attribuì nel 2013 la targa per il miglior protagonista nel docu-mentario Quattro volte vent’anni di Marco Spagnoli, in cui raccontava in prima persona la sua vita personale e professionale: «Quello era stato un simpatico incoraggiamento e ho continuato», ha commentato infatti il regista, ora definitivamente consacra-to come attore. Ruolo che Montaldo rivendica, visto che parlando dei ruoli da lui interpretati dichiara «riesco rive-

    Nastro speciale alla sua interpretazione di Tutto quello che vuoia Giuliano Montaldo protagonista Un poeta che sorprende, emoziona, commuovedi Oscar Cosulich

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    dermi, mentre i film da regista non li guardo mai». In Tutto quello che vuoi Francesco Bruni mette in scena il rapporto tra Giorgio, anziano poeta senza soldi, malato di Alzheimer e il giovane Alessandro, ventenne trasteve-rino che vive a pochi a passi da casa sua e, dopo aver accettato malvolentieri di fare da accompagnatore all’e-legante signore nelle sue passeggiate pomeridiane, gli si lega sempre più, non solo per il miraggio di una caccia al tesoro i cui indizi affiorano dai versi e da un ricordo del passato remoto di Giorgio.Montaldo, proprio ricevendo il Nastro al MAXXI, ha rac-contato di non aver potuto rifiutare la parte quando «Fran-cesco Bruni, che aveva scritto Tutto quello che vuoi come catarsi, raccontando la malattia di suo padre, mi ha detto che non avrebbe girato il film se io non avessi accettato di interpretarlo». In effetti Giuliano Montaldo ha donato la giusta leggerez-za a una vicenda dolorosa. Ricorda infatti Bruni, «quan-do mio padre si è ammalato, confesso che all’inizio i risvol-ti della malattia erano anche comici, con lui che progressi-vamente sembrava vivere in un proprio mondo soggetto a delle personalissime regole diverse dalle nostre; poi però la cosa ha avuto uno sviluppo decisamente triste e questo era l’unico modo che avevo per omaggiarlo». Il regista/at-tore Montaldo, in realtà, nella sua felice carriera cinematografica ha dimostrato una dut-tilità sorprendente. Come lui stesso ha ricordato: «Nella mia attività cinemato-grafica posso dire di aver fatto di tutto. Ho esordito come attore, ma sono stato anche aiuto regista, sceneggiatore, “negro”, produttore, arrivando ad un “controcampo tota-le” nei quattro anni e mezzo dove sono stato presidente di Rai Cinema, che per me sono stati i più difficili: è do-loroso, infatti, stare dall’altra parte della scrivania e dire no ai colleghi». Il suo esordio come attore cinematogra-fico, va ricordato, è legato a quello registico di Carlo Liz-zani: «Carlo mi aveva “scoperto” a Genova, in un teatrino dove gigioneggiavo da dilettante, con la compagnia del Teatro di Massa, nel 1950. Fu allora che mi chiese, impru-dentemente, di far parte di Achtung, banditi!, il suo film d’esordio e questo mi sembrò meraviglioso», ha raccon-tato Montaldo, «all’epoca non c’erano soldi, i genovesi fecero una sottoscrizione popolare per sostenere questo film con tanti debuttanti, prodotto da una cooperativa di operai e portuali. In Achtung, banditi! io ero il commissario

    partigiano, ma c’erano anche attori come Gina Lollobri-gida, Lamberto Maggiorani (già protagonista di Ladri di biciclette) e Andrea Checchi».Dopo quell’esperienza Montaldo si trasferisce a Roma a via Massaciuccoli, ospite della casa di Gillo Pontecorvo e qui, per lo scrivente, si apre una parentesi famigliare: im-maginate una comune ante-litteram di ragazzi tra i venti e i trent’anni, appassionati di cinema e della vita, che si al-ternavano sotto quello stesso tetto. Erano Gillo, Giuliano, mio padre Callisto, Franco Giraldi e tanti altri amici affama-ti di cinema, con le rispettive amiche, fidanzate (in pochi casi diventate poi mogli). I racconti di quell’epoca sono troppo privati per riferirli qui: basti sapere che nell’appartamento c’erano libri e riviste

    di cinema, ma non esisteva un tavolo da pranzo, né ar-madi dove appendere i vestiti, che erano accatastati alla rinfusa, o appesi qua e là su cavalletti e stativi fotografici, mentre il grande balcone della casa era stato trasformato dal pollice verde di Gillo in una giungla.A Roma Montaldo continua a recitare fino agli inizi degli anni Sessanta, ma il richiamo della regia è sempre più for-te e, dal 1961 in poi, quando esordì con «Tiro al piccione», diventa in breve la sua attività primaria ed esclusiva. Per riportarlo davanti alla cinepresa bisogna aspettare il 1993, quando Margarethe von Trotta gli offre il ruolo del procura-tore in Il lungo silenzio. Da allora Montaldo si concede solo qualche apparizione quando, dice lui, «amici come Nanni Moretti cui voglio molto bene, la Von Trotta, Placido, Ver-done mi chiedono piccole partecipazioni che ho fatto con simpatia». Per passare dalle piccole partecipazioni al ruo-lo di protagonista assoluto c’è voluta la mozione degli af-fetti di Francesco Bruni e ora, finalmente, il sogno d’attore del ragazzo Montaldo che recitava nei teatrini di Genova, è stato degnamente coronato.

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    Periferie post pasoliniane, il salernitano e la Calabria, Milano, Torino, Genova ma anche la Sicilia del ’43 e l’altra Napoli nella geografia italiana che ha ispirato gli scrittori

    SOGGETTO & SCENEGGIATURAvincono GUAGLIANONE & BRUNIIl Nastro viaggia quest’anno tra

    Trastevere & Castelvolturnodi Stefania Ulivi

    Storie (e geografie) variabili, nello spa-zio e nel tempo. L'incrocio dei mondi ritratti dagli autori dei soggetti e delle sceneggiature candidati ai Nastri d'ar-gento 2017 è composito e contraddit-torio. Torino e Castelvolturno, Roma e New York, il Gianicolo e la Calabria, la Sicilia del 1943 e quella di oggi, Mila-no e Genova, Torpignattara e Villaggio Coppola, il carcere e i quartieri alti. Così lontani ma anche cosi vicini, per-ché tutti i film che da questi testi hanno preso vita sono, spesso in modi dia-metralmente opposti, cronache di re-lazioni. Pericolose, tenere, imbarazzate, ne-gate, sfrontate, idealizzate, sfilacciate,

    profonde. E frutto di relazioni forti e fertili, connubi artistici consolidati, tra gli autori di sceneggiatori e soggettisti che quei personaggi hanno creato.Personaggi che, a loro volta, vivono di vita propria grazie alle relazioni, ai legami sentimentali, che si creano con il pubblico. Arturo per amore di Flora è pronto a traversare l'oceano e arruolarsi nell'e-sercito americano alla vigilia dello sbar-co alleato in Sicilia, testimone inconsa-pevole delle relazioni strettissime dei liberatori con mafia e poteri locali, il soggetto di Michele Astori e Pierfran-cesco Pier Diliberto per In guerra per amore, seconda regia di Pif.

    Un triangolo che si scompone in poli-goni è alla base del legame tra Filippo e Ernesto (Beata ignoranza, soggetto che Massimiliano Bruno ha scritto con Herbert Simone Paragnani e Gianni Corsi), e un terzo incomodo invasivo, ovvero i social media. Il rapporto com-plesso - condito da buone intenzioni e molta incoscienza - con la geometrica potenza della rete è stato lo spunto di partenza Edoardo Leo, Alessandro Aronadio e Renato Sannio per Che vuoi che sia, che mette a dura prova la relazione tra Claudio e Anna e il loro sogno di una vita normale, al riparo dal precariato.Per portare le gemelle siamesi di In-

    divisibili al Villaggio Coppola di Castel-volturno, Nicola Guaglianone ha fatto un giro lunghissimo. In principio c'è stato un articolo del New York Times su due sorelle siamesi, un nocciolo da cui è uscito un coming-to-age in chiave favola neorealista. Con le due protagoniste, Viola e Dasy, cantanti neomelodiche costrette alla più radi-cale delle scelte, che stanno toccando il cuore del pubblico di mezzo mondo. Paolo è riuscito a tenersi stretta la sua vita al riparo da scelte, scossoni e emo-zioni, fino a quando arriva Mia a travol-gere tutto. La strana coppia messa in-

    sieme da Fabio Mollo e Josella Porto (Il padre d'Italia), ci porta in un viaggio ver-so sud. Come traccia, la vita e nient'al-tro. Per la sceneggiatura di Tutto quello che vuoi Francesco Bruni ha pescato dalla sua biografia: la malattia del padre lo ha guidato nella scrittura di un'altra strana coppia che ha lasciato il segno. Giorgio, 85 anni, poeta beffato dalle in-termittenze della memoria e del cuore. E Alessandro, 22, trasteverino verace, convinto, erroneamente, di bastare a se stesso. La stoffa dei sogni (sceneggia-to da Ugo Chiti, Gianfranco Cabiddu, Salvatore De Mola con Francesco Ma-

    rino) intreccia L'arte della commedia di Eduardo De Filippo con la sua traduzio-ne de La tempesta shakespeariana con le infinite variazione affidate all'incontro tra camorristi e attori sul tema. Miseria e nobiltà, la vita vagheggiata e quella vis-suta, il volto e l'anima, cuore e ragione, libertà e costrizione. Nasce dietro le sbarre del carcere mino-rile l'amore tra Daphne e Josh (Fiore, che Claudio Giovannesi ha scritto con Filip-po Gravino e Antonella Lattanzi). Grate che non riescono a bloccare sguardi, colloqui rubati, lettere clandestine. L'an-sia di vita, il bisogno semplice e vitale di essere amati ma anche di amare. Un appartamento-mausoleo che diven-ta una gabbia, il campo di battaglia per la coppia che Alex Infascelli e Francesca Manieri hanno preso in prestito dal best-seller di Eric-Emmanuel Schmitt, "Picco-li crimini coniugali". Un thriller coniugale senza esclusione di colpi. Alla base di Fortunata infine c'era un rac-conto inedito. Solo una pagina scritta su cui Margaret Mazzantini ha costruito la sceneggiatura del film. Una novella Mamma Roma, parrucchie-ra a domicilio, che, umile e spavalda, in-segue il sogno di aprire un negozio tutto suo sullo sfondo di un quartiere, Torpi-gnattara, dove tutto si tiene, passato e presente, felicità e dolori, vita e morte.

    Le "borse" per i giovani autoriIRENE DIONISIO & MICHELE VANNUCCIPremi speciali NASTRI SIAE per Le ultime cosee Il più grande sognoAncora una volta per il secondo anno è dedicata alla scrittura cinemato-grafica più giovane l’iniziativa speciale che i Nastri d’Argento promuovo-no con SIAE . Si tratta delle ‘borse’ destinate a due autori , scrittori dei loro film destinate quest’anno, in particolare a due registi sceneggiatori

    delle loro opere prime. I nomi: Irene Dionisio e Michele Vannucci. I loro film, presentati entrambi a Venezia sono Le ultime cose e Il più grande sogno. L’iniziativa del Sngci è stata inaugurata lo scorso anno in occa-sione dei 70 dei Nastri con le prime tre ‘borse’ andate allora a Alberto Caviglia, Francesca Manieri, Piero Messina. I premi sono condivisi da SIAE su indicazione del Sindacato e accolti at-traverso la sezione Cinema che svolge un servizio essenziale a favore di registi, soggettisti, sceneggiatori e adattatori di dialoghi, un’iniziativa speciale che va oltre i premi, in linea con il sostegno alla cultura e alla creatività dei nuovi talenti italiani. Con i Nastri, come avviene sul tema ‘formazione’ alla scrittura per il cinema con le maggiori istituzioni forma-tive nazionali, SIAE ha deciso di sostenere il progetto per sottolineare e incoraggiare la creatività più giovane. Ambientato nel banco dei pegni di Torino, il film è stato presentato in concorso (unico titolo italiano) alla Settimana Internazionale della Critica

    della 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Tre storie s'intrecciano nel racconto di varia umanità che si ritrova ad im-pegnare le "ultime cose" al banco dei pegni di Torino, in una vicenda che si concentra su cinque personaggi: Sandra, giovane trans tornata in città dopo alcuni anni alla ricerca di un nuovo inizio, si vede costretta ad impegnare una pelliccia a cui tiene molto. Michele, pensionato sull'orlo della povertà, per far fronte alla spesa di un apparecchio acustico per il nipotino Gabriele, chiede un prestito al cognato che è, però. uno dei tanti ricettatori che popolano la via crucis che conduce al banco: cambio dovrà aiutarlo nel pericoloso lavoro di aiutante da strada. Stefano, un ra-gazzo puro, idealista. da poco assunto come perito, cerca di opporsi alle disumane dinamiche del posto di lavoro offrendo pietà e compassione amichevole ai clienti più disperati al contrario di Sergio che dirige l'attivi-tà con freddezza da burocrate e inumana meccanicità, fedele ai dettami dell'azienda. Anna, madre di due bambini, impegna infine, una collana

    di valore che viene sottostimata dal direttore, scaltro doppiogiochista in contatto col sottobosco di malaffare fuori dai cancelli….Il più grande sogno è la storia vera di Mirko Frezza che, appena uscito di prigione, alla soglia dei quarant'anni vuole ricominciare, recuperan-do il rapporto con la compagna e le figlie Michelle e Crystel: se loro lo accolgono con fiducia, Michelle lo guarda invece con diffidenza e ostilità. L'occasione per rifarsi una vita sembra arrivare da un'improba-bile candidatura: Mirko, a suo modo popolare nella borgata degradata in cui vive, viene eletto presidente del comitato di quartiere, e si appresta a cambiare le circostanze non solo sue ma di tutti coloro che lo cir-condano. Ad affiancarlo è l'amico di sempre, Boccione, prodotto dell'in-curia e dell'incultura del suo ambiente ma dotato di buon cuore e buone intenzioni. Per entrambi il rischio del fallimento è dietro l'angolo, come è vicino il pericolo di una ricaduta nel vecchio giro di malaffare. Mirko fatica per trovare la sua strada e costruirsi una nuova identità…

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    Affetti e famiglia sono al centro anche di Moglie e marito, diretto da Simone Godano e costruito con il suo protagonista Pierfrancesco Favino che, dopo un curioso esperimento ,paranormale più che parascientifico, si ritrova nei panni della moglie Kasia Smutniak. Un tema già svolto al cinema, anche a Hollywood, che qui si declina però in un originale confronto tra maschile e femminile, in una divertente parabola sulla necessità di comunicare conoscendo di più le proprie differenti psicologie ma anche -e soprattutto. capirsi sia che si tratti di operare in una sala operatoria o di camminare su tacchi vertiginosi, di condurre un programma tv o semplicemente affrontare una baby sitter molesta. L’outsider di quest’anno (anche coautore del soggetto di Che vuoi che sia, peraltro) è Alessandro Aronadio con Orecchie, girato in un elegante bianco e nero, e ispirato in maniera più o meno dichiarata ad un film dimenticato come Il fischio al naso di Ugo Tognazzi. Protagonista del ‘caso’

    che dà il via alla storia è infatti proprio un fischio, un sibili all’orecchio che si fa metafora del disagio dei trentenni di oggi, sempre più alienati da un mondo che non capiscono e che non li capisce. Un progetto indipendente che ha coinvolto , però, accanto ad un bravissimo protagonista, Daniele Parisi, nomi importanti come Piera Degli Esposti, Milena Vukotic e Rocco Papaleo.E poi c’è Maccio, sì proprio lui Marcello Macchia, alias Maccio Capatonda che con Omicidio all’italiana ci racconta nel Sud, soprattutto quel voyerismo tutto contemporaneo di una certa cronaca televisiva ma ci nostra anche anche quanto sia fondamentale per un piccolo centro sconosciuto finire clamorosamente al centro dell’attenzione mediatica, al punto di inscenare… un delitto che non c’è. C’è invece lei, in primo piano. Ed è il prototipo della giornalista invadente e tuttologa Sabrina Ferilli, una Donatella Spruzzone da antologia di fronte alla quale è impossibile trattenere la risata.

    Le commedie sono da sempre lo specchio migliore nel quale il cinema mostra l’Italia. Cinema che gioca sul costume e sulla società con la carta dell’ironia, con l’intelligenza di autori che hanno da sempre quel taglio ‘all’italiana’ capace di raccontare il Paese cogliendo tendenza, vizi e vezzi italiano. Come accade anche nei cinque titoli in gara quest’anno per il Nastro riservato alla migliore commedia che non smentiscono la tendenza di sempre e si muovono, tra troppi titoli spesso ‘fotocopia’, proprio in questa direzione, offrendoci una carrellata significativa della società contemporanea. A vincere è stata la commedia civile ma L’ora legale diretto e interpretato ‘a quattro mani’ come si dice da Salvo Ficarra e Valentino Picone, racconta una vicenda che diventa metafora di tutta l’Italia: le elezioni, un Paese alla disperata ricerca del cambiamento – e della legalità –che quando li trova non è poi in grado di viverli davvero., la comicità e il sorriso ma anche l’amarezza e la denuncia. Il film della maturità per luna coppia di comici

    che lo rende insieme divertentissimo e a tratti caustico. Come solo la vera commedia italiana da sempre sa essere. Nastro meritatissimo pur in una ‘cinquina’ difficile e tutta interessante a cominciare dalla varietà delle idee e dei temi in commedia. E anche delle proposte. I temi? Intanto gli affetti e un’aria di novità esplicita nei cinque titoli quest’anno in gara anche nella scelta del cast. In Lasciati andare, ottimo ritorno di un ex ragazzo prodigio del Centro Sperimentale di Cinematografia come Francesco Amato, Toni Servillo si concede in un inedito ruolo comico: è lo psicanalista anaffettivo con la ex moglie (della porta accanto) Carla Signoris alle calcagna, che s’incapriccia -suo malgrado - di una bizzarra istruttrice di fitness . Il film è molto di più del racconto della ‘distrazione’ di un uomo di mezza età. È un viaggio alla ricerca di sé, possibile persino per uno psicanalista annoiato dalla routine del suo stesso lavoro, con l’obiettivo- appunto -di lasciarsi andare liberando finalmente se stessi.

    Il Nastro per la MIGLIORE COMMEDIAa L’ora legaleVince la commedia civile di FICARRA&PICONEIn "cinquina" con Lasciati andare, Moglie e marito, Omicidio all’italiana, Orecchie

    di Fabio Falzone

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    due protagonisti hanno immaginato, finiscono per scontrar-si con responsabilità più grandi e pesanti. Tra gli interpreti, oltre a Luigi Fedele e Blu Yoshimi, c’è Brando Pacitto a cui è andato uno dei “Biraghi” 2017 per gli esordienti, assegnati durante la serata romana che ha proclamato il Nastro. Non a caso, ritroviamo Brando Pacitto pure nel cast, insieme a Matilda Lutz, di L’estate addosso, di Gabriele Muccino, altra pellicola di questa ‘cinquina’, presentata - fuori gara - l’anno passato, sempre a Venezia. Una sorta di viaggio di formazione, tra San Francisco e Cuba, di due compagni di scuola, dopo gli esami e il diploma. Sullo sfondo, il fascino del sogno americano e la consapevolezza di lasciare ormai la fase più spensierata dell’adolescenza, perché, bisogna accettarlo, anche un viaggio puo’ cambiare la vita e farci entrare nel mondo dei ‘grandi’. Ancora un viaggio di formazione, di nuovo a Cuba ed il sogno di due ventenni, interpretati da Filippo Scicchitano e Giovanni Anzaldo, di aprire proprio lì un chiringuito, sulla spiaggia, magari con una connessione Internet decente: tutto in Non è un Paese per giovani, di Giovanni Veronesi. Il tema della fuga all’estero dei ragazzi italiani, che a casa non riescono a trovare un’occupazione accettabile, viene affrontato con lucida ironia e con tante domande: quelle alle quali – come in qualche modo lascia pensare con lucidità la denuncia di Veronesi - la politica dovrebbe rispondere.

    Stesse domande suggerisce The startup - Accendi il tuo futuro, di Alessandro D’Alatri, con Andrea Arcangeli e Ma-tilde Gioli. Ennesima considerazione, amara, sull’Italia (non per tutti) delle raccomandazioni e delle scorciatoie e sulla vicenda - basata su una storia vera - di un 18enne outsid-er, studente alla Bocconi, realmente ideatore di un social network innovativo, che dovrà ben presto confrontarsi però con una realtà spietata. Altro che la parabola, quella sì esal-tante, di Mark Zuckerberg… L’ansia, l’incertezza assoluta sul proprio futuro sono alla base dell’ultimo titolo in cinqui-na, Slam - Tutto per una ragazza, di Andrea Molaioli, tratto dall’omonimo romanzo di Nick Hornby. Anche qui due ado-lescenti romani, di estrazione sociale differente, interpretati da Ludovico Tersigni e Barbara Ramella, siinnamorano e diventano, inaspettatamente, genitori di un bambino. Pec-cato che lui, già con una famiglia problematica alle spalle (è nato da una madre a suo tempo neanche diciassettenne) e grandissimo appassionato di skateboard, sogni di andare in California e provare ad emulare il suo idolo, il mitico ska-ter Tony Hawk. Una cinquina di tutto rispetto, dunque, come già scritto, con registi ormai maturi, dal punto di vista anagrafico ed artistico, che si interrogano sulle fragilità dei giovani. A questo punto, chiediamoci quando a raccontare i giovani saranno anche i più giovani?

    "Cinquina" speciale per Alessandro D’Alatri, Roan Johnson, Andrea Molaioli, Gabriele Muccino e Giovanni Veronesi

    Un NASTRO GIOVANE leggero come Piumadi Pier Paolo La Rosa

    Mai, forse, come nell’ultima annata - quella che va dal 1° giugno 2016 al 31 maggio 2017 - sono stati realizzati così tanti film dedicati ai ragazzi, alle loro insicurezze, alle loro emozioni, tra maternità precoci e la voglia di scappare via da un’Italia che fa davvero di tutto per non riconoscere ed far crescere i giovani talenti. Uno sforzo produttivo inatteso e sorprendente, premiato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, attraverso una Giuria di qualità che ha affiancato il Direttivo Nazionale con un Nastro Speciale, consegnato la Roma,

    al MAXXI. Ed era una ‘cinquina’ davvero difficile, quella su cui si sono sfidati registi più attenti ai temi dei ragazzi e pronunciati, alla fine, i giurati. Ha vinto su tutti, alla fine, Piuma di Roan Johnson, com-media agrodolce presentata in concorso durante l’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Una riflessio-ne, originale, su una maternità inattesa a 18 anni, alla vigilia dell’esame di maturità, in un contesto in cui, oggi, la scarsa natalità nel nostro Paese è diventata normalità. Perché sullo schermo come nella vita le speranze, i sogni, il futuro che i

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    distanze dei loro personaggi con mestiere esuberante e pa-lese divertimento. GLI ATTORI NON PROTAGONISTI Claudio Amendola e Luca Argentero in Il permesso 48 ore fuori incarnano differenti destini noir capaci di aderire a un mondo senza vie di uscita. Alessandro Borghi bifronte nella medesima periferia dell’anima romana, è una maschera dolce di mortale infe-licità in Fortunata ma anche agonistico amico nella resur-rezione di Mirko nel trascinante biopic il più grande sogno, insomma è attore solare anche quando urla alla tempesta della vita. In parallelo Edoardo Pesce biunivoco oltre la borgata, è belluino consapevole del suo vuoto maschilismo in Fortunata, è verace scheggia impazzita nel contesto complicato di Cuori puri: gli credi anche se tace di spalle, e ha ironia. Ennio Fantastichini perdente e simpatico in

    Caffè ha altezza drammaturgica d’altri tempi ne La stoffa dei sogni e si conferma attore per ogni stagion. Valerio Mastandrea in Fiore è una una figura inusuale di padre fuori dalla romanità cinematografica do tante inter-pretazioni, attore cresciuto in un’esplicita consapevolezza tecnico-emotiva. LE ATTRICI PROTAGONISTEJasmine Trinca cammina, corre, cavalca la periferia di una mamma Roma di oggi in Fortunata con usando il suo corpo con sfrontata naturalezza e il suo sguardo con con-sapevole fisicità, creatura sconfitta ma orgogliosa, tanto da conquistare i Nastri com’è già avvenuto a Cannes, con la Giuria internazionale che l’ha premiata in nome del film che incarna.Con lei la meglio gioventù femminile è tutta in cinquina: sei donne per otto film marcati da personaggi d’indubbia

    Una stagione ricca, eterogenea, con un ventaglio di interpretazioni anche inedite

    LE ATTRICI & GLI ATTORIJasmine Trinca, Renato Carpentieri,Alessandro Borghi e con un ex aequoimprevedibile in coppia Ferilli & Signorisdi Maurizio di Rienzo

    Ventitrè interpreti diversi per generazione, formazione, eclettismo, stile personale. Un vero coro ‘polifonico’ per i Nastri 71 che segnalano anche una decina di debuttanti o quasi premiati/segnalati nell’ormai fondamentale ambito del Premio Guglielmo Biraghi, non solo per ‘scoperte’ di ta-lenti adolescenziali. Proviamo a parlarne intrecciando i loro percorsi diversiGLI ATTORI PROTAGONISTIPer La tenerezza da magnetico osservatore napoletano Renato Carpentieri che porta a casa il suo primo merita-tissimo e importante riconoscimento istituzionale da attore cinematografico è a dir poco monumentale. All’ apice della filosofia locale/universale, aggiungeremmo, fatta d’indurita residua paternità e cartesiana ambiguità professionale; la sua solitudine è spezzata in grani di asso-luta anticonvenzionale bellezza interpretativa perché qui da

    grande attore non recita né è, ma presenzia, tutt’altro che impassibile, all’impossibile circo inscenato da vita e morte che lo circonda. Luca Marinelli ne Il padre d’Italia marca la geografia psico-emotiva di un personaggio in bilico tra tormenti e dubbi, e lo fa da attore ormai consacrato. E’ a un bivio anche il ruolo di Michele Riondino in La ra-gazza del mondo, con uno smarrimento che diventa sco-perta di sé nell’incontro d’amore ricco di sfumature in una bravura tecnica indiscutibile. Toni Servillo in Lasciati andare segue il… titolo e accellera sulla commedia umana di un personaggio che parte rigida-mente prigioniero di sè ma poi si scopre migliore. Nel buddy movie Beata ignoranza Marco Giallini e Ales-sandro Gassmann 50enni odierni a specchio giocano un po’ come Otello e Iago sul filo dei social le reciproche

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    complessità e assoluta contemporaneità con-tando la candidatura condivisa Mezzogiorno-Ramazzotti ne La tenerezza. Ecco, proprio la loro coppia esprime una diversità che conquista: Giovanna Mezzogiorno colta nella paura di perde-reuno sguardo paterno appena ritrovato, Micaela Ramazzotti nella sua tenera infelicità di madre e moglie delicatamente rappresentata da una regia che ne esalta la fragilità . La morte al lavoro imprime al peregrinare di Isabella Ragonese (nel film di Vicari) un deva-stante senso di inatteso, implacabile sacrificio ma gioca un ruolo diverso, ugualmente interessante nel film di Mollo, inafferrabile quanto cinicamente coerente. Greta Scarano offre energia alla e tor-mento mentre confida agli investigatori i meandri del terribile caso Orlandi (è il film di Faenza) e lo fa anche nel ruolo della commissaria in carriera a caccia della banda dei chimici (nel film di Sibilia)

    confermando che in lei carattere e sensualità in aumento di stagione in stagione. Due ruoli ‘nominati’ infine anche per Sara Serraiocco, impeccabile fra gabbia e volo (nel film opera prima di Danieli) che travalica l’ossessività religiosa, e nella folgorante luce del personaggio borderline in fuga ipergiovanile in una Cuba dove l’amore non è la libertà più necessaria (film di Veronesi). LE ATTRICI NON PROTAGONISTE Sfida testa a testa tra le ‘ragazze’ non protagoniste finita con un ex aequo inatteso ma alla fin fine davvero equamen-te giustificato tra Sabrina Ferilli e Carla Signoris.Sabrina Ferilli in Omicidio all’italiana è una frankesteiniana conduttrice della tv del dolore in una fiera parodia di costu-me che fa contraltare a quel suo magnifico personaggio di La grande bellezza, schiava e complice del ruolo mediatico che le calza perfettaente nel film di Maccio Capatonda. Si-gnoris, ex moglie della porta accanto in Lasciati andare si mette all’altezza del quasi ex coniuge Servillo e duetta sa-pida anche con l’improbabile accompagnatore in mostra,

    confermando un’attitudine a mescolare femminilità tradizio-nale e ultramoderna. Margherita Buy cesella autoironica una preside strategica e double face cui dà credibilità e misura (film di Lucini) e in-carna una madre archetipica ma non troppo (film di Piccio-ni) con cura e consapevolezza. Barbora Bobulova scocca due frecce davvero appuntite: madre coraggiosa quanto implacabile fra educazione reli-giosamente fanatica e amore irrinunciabile, colorata da giu-sti tentennamenti emotivi (è il film di De Paolis); scombinata signora nel fin troppo allargato girotondo familiare (nel film di Simona Izzo) con accattivanti accenni di nevrotica dipen-denza dal maschio. Anna Ferruzzo (nel film di Fabio Mollo) domina la scena non solo familiare nel suo territorio matriarcale con una cifra di alta misura drammaturgica e in pochi minuti dispiega sen-za forzatura il senso etico di una storia muliebre che attra-versa tradizione e contemporaneità, a volte cambiandone le dosi, ma sempre per ‘cucinare’ affetti indiscutibili.

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    Va a Monica Bellucci, per l’impegno nella sua ultima inter-pretazione del film di Emir Kusturica On the milky road – Sulla via lattea, il “Nastro d’Argento europeo 2017”. Il pre-mio le è stato assegnato dal Direttivo del SNGCI per la sfi-da che l’attrice ha vinto, affrontando un ruolo decisamente lontano dal glamour e dall’immagine con la quale continua a conquistare il pubblico e il cinema internazionale e che solo qualche mese fa l'ha riportata sulla Croisette, madrina al 70.mo festival di Cannes. "Sono profondamente legata all’Italia e non c’è per me un riconoscimento più bello di quello che arriva dal mio Pae-se", ha commentato l'attrice, ringraziando i giornalisti cine-

    matografici per l'omaggio che celebra un lavoro per lei im-portante, che ha lasciato un segno profondo: "Emir Kustu-rica mi ha dato la possibilità di dar vita ad uno dei miei ruoli maturi più belli - afferma - Ha scritto un personaggio fem-minile molto intenso e ha saputo rendere bella una donna che non ha più la giovinezza biologica. Ha così dimostrato che la bellezza e l’amore sono solo un fatto di energia e non di età". È stato decisamente un film dell'anima e sull’anima, dunque. Una favola moderna "su un uomo e una donna che si innamorano e sono pronti a sacrificarsi, dentro la natura”, come lo ha definito Kusturica, anche protagonista della pellicola, uscita nelle sale a maggio con Euro Pictures,

    Il Nastro europeo 2017, per l’impegno nel film di Emir Kusturica

    MONICA BELLUCCIOn the milky road «Un film dell'anima e sull’anima» spiega l’attrice ringraziando, con il regista, il suo Paese e la stampa italiana. «E una favola moderna su un uomo e una donna che si innamorano e sono pronti a sacrificarsi, dentro la natura»

    dopo il debutto alla Mostra di Venezia. Al centro, un amore sullo sfondo delle guerre sanguinose degli anni Novanta nella ex Jugoslavia. Monica Bellucci interpreta una donna, agente dei servizi segreti, di padre serbo e madre italiana, che si trova nella necessità di dover cambiare rapidamente identità e munirsi di un nuovo pas-saporto. E lo fa con la collaborazione di Kosta, che ha il vol-to di Kusturica, con cui intreccia una delicata e appassio-nata relazione. Il film è ambientato nella Krajina, la regione della Croazia popolata da serbi e teatro di un sanguinoso conflitto armato fra il 1991 e il 1995, costato la vita a oltre 20mila persone, con centinaia di migliaia di profughi. “Lavorare con Emir mi ha cambiato la vita, è stata un’espe-rienza unica – dice ancora una volta la Bellucci – Ho affron-tato anche difficoltà ed esperienze fisiche che mai avevo avuto il coraggio di fare, ma con Kusturica si entra in un’altra dimensione, perchè è un artista a tutto tondo. Emir è talmente eclettico che ti trasporta altrove, come un pittore si lascia ispirare al momento e tutto in un attimo può cambiare”. L'attrice, che ha anche recitato in serbo (“All’ini-zio credevo di non farcela” dice “ma invece si riesce a fare tutto, quando si ama il proprio lavoro”) è stata conquistata sia dall’energia di Emir, sia dal messaggio del film: "Al cinema, l’amore e la sessualità tra adulti è poco rap-presentato, come se certe cose non fossero più adatte, quando il tempo passa. Non lo trovo giusto, i personaggi non sono più giovani, non hanno niente da perdere e non credono più alla vita, ma quando si incontrano avviene uno

    slancio vitale”. E la bellezza, quella dei sentimenti, vince su tutto.La bellezza fisica, invece, l'attrice, l'incarna da sempre. Ma forse ci fa anche i conti. Proprio nel film c’è una battuta su quanto la bellezza possa essere, oltre che un privilegio, an-che una condanna: “La bellezza provoca curiosità e a volte trovi gente che ha voglia di distruggerla", dichiara la Belluc-ci, che tra i nuovi progetti (non confermati) ha (accanto ad Antonio Banderas?) una fiction con la quale debutterà da produttrice tra qualche mese e un'altra fiction scritta da Nic-colò Ammaniti. La Bellucci aveva già ricevuto un Nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista nel 2003 per Ricordati di me di Gabriele Muccino, e altre due candidature nel 2004 (La passione di Cristo) e 2007 (Io e Napoleone).

    IL NASTRO EUROPEOIl prestigioso Nastro europeo del Sngci viene assegnato dal Direttivo del Sindacato dal 1989: oltre alle pochissime attrici che lo hanno ricevuto è andato, tra gli altri, a John Cleese, Krzystof Kieslowsky, Philippe Noiret, Istvan Szabò, Aki Kaurismaki, Ken Loach, Alain Resnais, Theo Angelo-poulos, Alan Parker, Jerzy Stuhr, Radu Mihaileanu, Pedro Almodòvar, Roman Polanski, straordinariamente ad un autore italiano come Matteo Garrone, e allo stesso Emir Kusturica, regista del film per il quale lo riceve quest’anno Monica Bellucci. Tra i protagonisti, lo hanno avuto negli ulti-mi anni anche Malcolm McDowell e Vincent Lindon.

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    Hamilton behind the camera Nastri d’Argento 2017 a Muccino

    GABRIELEBACK HOME!di Francesca Palmieri

    Dopo undici anni e quattro film hollywoodiani, Gabriele Muccino chiude la lunga parentesi americana e torna in Italia, festeggiato ai Nastri, dopo l’ultima Mostra di Venezia, per L'estate addosso, che a Taormina proprio per questa nuova ‘svolta’ riceve per il suo rientro, il Premio Hamilton Behind the camera Nastri d’Argento 2017, interpretato tra gli altri da Brando Pacitto che ha già ricevuto, a Roma, il Premio Biraghi 2017.Muccino - che nel 2013 aveva vinto il Nastro per la migliore sceneggiatura per Ricordati di me e nel 2007 un Nastro speciale aveva lasciato l’Italia per la sua avventura ameri-cana nel 2006, con La ricerca della felicità. Una felicità hollywoodia-na che ha continuato a inseguire due anni dopo con Sette anime (2008), poi con Quello che so sull'amore (2013) e Padri e figlie (2015), dirigendo star internazionali tra le più amate, da Will Smith a Gerard Butler, da Uma Thurman a Russell Crowe. Nel 2010, un primo ritorno a casa con Baciami ancora, nel quale aveva ritrovato dopo 9 anni