Narrazione. Guida ai social media

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Guida al Digital Storytelling. Una guida gratuita fatta benissimo dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

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Non Profit al tempo del web 2.0#narrazioniGuida al digital storytellingISBN: 978-88-7148-064-0Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia(CC BY-NC-ND 3.0)http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.itCopyright AISM 2012http://www.aism.it/

Realizzazione a cura di Quintadicopertinahttp://www.quintadicopertina.com

Non profit ai tempi del web 2.0Il web offre spazi e opportunità per sostenere e sviluppare relazioni tra per-sone. Diversi principi della rete, quali la condivisione di conoscenza e com-petenze, la partecipazione e l’ascolto, sposano perfettamente i valori deglienti non profit. Onlus e organizzazioni di volontariato hanno una base diattivisti e volontari che supportano con entusiasmo le iniziative di sensibi-lizzazione. La rete ha punti di forza e caratteristiche peculiari, come quel-la di verificare costantemente la correttezza delle informazioni divulgate,

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specialmente quando coinvolgano argomenti delicati quali la salute e i di-ritti dell’individuo.Attraverso le guide Non profit ai tempi del web 2.0 l’Associazione Italiana Scle-rosi Multipla vuole proporre uno strumento utile per stimolare il dibattitoe la riflessione, fornendo anche qualche suggerimento di carattere metodo-logico e tecnico.

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#narrazioniGuida al digital storytelling

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Introduzione

Per poter «raccontare» nel mondo digitale è utile uno stru-mento introduttivo indirizzato a tutte le persone - attivisti,volontari, operatori del terzo settore, etc. - che desideranomuoversi nel mondo del digital storytelling e approfon-dire buone pratiche da prendere ad esempio.

Uno strumento utile anche per quelle associazioni nonprofit che vogliono orientarsi verso una comunicazione piùaperta allo scambio, alla condivisione, alla partecipazione.

Questa seconda pubblicazione dell’Associazione ItalianaSclerosi Multipla si accosta e completa la prima, che ha cometema centrale i social media per il non profit, per offrire unapprofondimento sul tema della narrazione digitale.

Sebbene diversi social media possano essere utilizzati perpratiche di storytelling, in questo testo - diviso in tre parti- si è scelto di concentrare l’attenzione sull’utilizzo dei blog

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e la narrazione attraverso la parola scritta, sui video e laproposizione di contest (Leggi sul vocabolario il significatodel termine «contest») attraverso YouTube e Vimeo, e unapprofondimento specifico destinato al digital storytellingtransmediale.

Al centro di tutto è dunque la capacità di raccontare e lascoperta dei nuovi modi con cui si può farlo in digitale:

• RaccontareRaccontare esperienze, attività e progetti in via direalizzazione assume oggi un taglio sempre piùnarrativo: grazie ai nuovi strumenti digitali è possibileaccostare alle parole video, immagini e suoni. Perdirla con le parole di Jeff Gomez, uno dei padri fondatoridel «transmedia storytelling» (approfondisci in rete),questa nuova modalità di racconto crea differentiuniversi narrativi dove ogni media fornisce un diversocontributo alla costruzione di una narrazione.

Il mondo del non profit può cogliere le opportunità offerteda questi strumenti per raccontare storie utili a raggiungerei propri obiettivi. La narrazione di esperienze reali e vis-sute in prima persona coinvolge, cattura l’attenzione, sti-mola la curiosità delle persone e la partecipazione. Il mondodel non profit è sempre più consapevole del potenziale delletecnologie digitali per la narrazione.

Introduzione

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Le storie da raccontare, condividere e preservare, ap-partengono alle persone: per questo motivo si è scelto diarricchire il testo con alcune schede, pensate per un coin-volgimento diretto dei partecipanti e degli attivisti che so-stengono gli enti non profit.

Le schede di approfondimento possono essere consultabi-li anche attraverso degli hashtag (Leggi sul vocabolario il si-gnificato del termine «hashtag») che le identificano a secon-da dei temi trattati:

• #approfondisciLe schede contraddistinte da questo hashtag descrivonobuone pratiche di utilizzo dei social media. Voglionoessere da stimolo, incoraggiamento e ispirazione per leassociazioni nell’uso dei social media per campagne diinformazione, di sensibilizzazione e di «fund raising».Descrivono alcuni aspetti tecnici dei social media anchecon l’aiuto di esempi concreti di utilizzo.

• #attiviamociQueste schede sono rivolte esplicitamente agli attivistie i simpatizzanti e riportano esempi di iniziativeindividuali o di gruppo. L’obiettivo è quindi quello difornire spunti a coloro che vogliano affiancare leassociazioni nelle loro cause o creare iniziative disostegno e di informazione.

Introduzione

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• #AISMraccontaQueste schede riportano le attività di AISM in cuivengono utilizzati i social media. Gli esempi di utilizzo,le complessità nell’organizzazione e coordinamento,le aspettative e i risultati.

La pubblicazione in formato digitale di questi materiali èstata scelta anche per consentire un approfondimento di-retto in rete (numerosi link rimandano agli esempi di at-tività promosse nel web e citate nel testo), attraverso ma-teriale video e per una consultazione più agevole. L’e-bookpuò infatti essere letto e consultato in modalità lineare, dal-la prima all’ultima pagina, oppure scegliendo di volta in vol-ta gli aspetti che si vogliono approfondire, i diversi strumen-ti e aree di intervento, oppure cogliendo le indicazioni piùutili per le associazioni o gli spunti per gli attivisti.

Buona lettura.

Introduzione

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#vocabolario digitale

HashtagUn hashtag è una parola preceduta da unsimbolo del cancelletto (#). Inserendo unhashtag all’interno di un messaggio lo si «lega» atutti gli altri messaggi scritti in rete cheutilizzano lo stesso hashtag. È usatoprevalentemente su Twitter per rendere piùagevole ricercare, organizzare e selezionareall’interno di un flusso di voci di piùpartecipanti, quelle riferite a una unicadiscussione.

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ContestUna iniziativa, o più semplicemente unconcorso, in cui si chiede la partecipazione degliutenti in cambio di un premio finale (che puòessere un oggetto, un servizio, ma anchel’offerta di visibilità attraverso la citazione del

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progetto vincente sui canali social e sul sitodell’ente promotore).

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Introduzione

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Raccontare

Storie digitali, storie per il cambiamento

Narrare storie è un’attività che affonda le radici nell’essenzadegli esseri umani. Alla base del racconto, in ogni sua formaed espressione, vi è l’esigenza sociale dell’uomo di comu-nicare ad altri emozioni o situazioni, trasmettere pensieri.Da qui nasce l’elemento fondamentale della narrazione: siscrive per rendere disponibili informazioni ad altri. Ba-sti pensare ai graffiti rupestri di migliaia di anni fa; unadelle prime espressioni degli uomini di narrazione attraver-so l’illustrazione. Il racconto orale e il disegno, ben primadella strutturazione di forme di scrittura più evoluta, hannorappresentato i primi strumenti di socializzazione e condivi-sione. Tra gli infiniti significati che un racconto può avere cisono alcuni punti fermi, come quello di condividere espe-

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Digital storytellingcome “espressionemoderna dell’anticomestiere di cantastorie”

rienze, tramandare valori e principi di riferimento, comu-nicare agli altri emozioni e sentimenti, anche al fine diaumentare la consapevolezza, la conoscenza, alimentare ilconfronto e stringere i legami di una comunità.

Oggi per raccontare storie non ci si affida più solo alla vo-ce o alla scrittura. Gli strumenti tecnologici digitali permet-tono di creare racconti con parole, immagini e suoni, an-che con relativamente poche competenze tecniche e quasinessuna spesa.

Leslie Rule, direttrice della divisione Digital Media al Centroper i Public Media della California del Nord, esperta dell’usodella narrazione digitale per la formazione, definisce il digi-tal storytelling come “l’espressione moderna dell’antico me-stiere di cantastorie”:un’arte che utilizza oralità, scrittu-ra, immagini e video per coinvolge-re il destinatario della narrazioneattraverso diversi strumenti.

Le storie digitali basano il loropotenziale espressivo sulla commi-stione di testi, fotografie, filmati, musica e la voce stessadelle persone (come avviene per esempio, con la realizza-zione di brevi video amatoriali), una miscela che permette direndere e narrare in modo vivo esperienze, situazioni e ri-flessioni.

Creare una storia attraverso l’utilizzo di tecnologie digi-tali può rappresentare un processo di comunicazione, di in-

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formazione e di apprendimento, intorno a temi e situazionidi varia natura, importante sia per l’individuo (che raccon-ta) che per la comunità (che ne è testimone).

Le tecnologie digitali sono facili da usare, presentano co-sti sempre più accessibili, permettono di correggere e mo-dificare i contenuti, archiviare, duplicare e distribuire (peresempio via Internet) con la massima semplicità. Per questimotivi, i blog o piccoli video amatoriali caricati su YouTube,per esempio, permettono di sperimentare nuove modalitàespressive per il racconto di sé, del proprio gruppo divolontari o della propria associazione.

Un progetto editoriale alla base di ogni blog

Molti fanno uso del blog come fosse un diario personale:rappresenta il luogo della creatività e della libertà, quello incui si può scrivere e parlare di qualunque cosa: dei senti-menti, della propria giornata, esperienze, opinioni…

Farsi leggere però non è sempre facile, anche in un’era incui si sono moltiplicate le possibilità relazionali offerte daisocial media.

Per avere pubblico e visibilità, un blog non dovrebbe ac-contentarsi di essere un semplice diario da riempire conpensieri e riflessioni personali, ma proporsi come rispostaconcreta a un progetto informativo, comunicativo e nar-rativo ben preciso.

Raccontare

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Il «piano editoriale» di un blog è quello che dà caratteree identità al blog stesso. Una volta deciso «cosa» si vuoleraccontare e «come», il blogger deve essere coerente conl’impostazione di partenza, evitare di scrivere post non in li-nea con le finalità del blog, rispondere in maniera correttaai commenti dei lettori e partecipare, con i propri post, ai di-battiti che possono nascere altrove in rete.

Un blog ben ponderato, delineato sulla base di riflessioniche tengano conto del pubblico di riferimento e che siesprime con concetti chiari, diventerà necessariamente unluogo ricco di idee costruttive. In questo modo i contributisi accumuleranno con il tempo come anelli di una lunga ca-tena narrativa, rendendo il blog un vero e proprio raccon-to con una architettura narrativa delineata dalla sua stessastruttura.

Il blog narrativo è scritto in prima persona: questa èuna sua determinante caratteristica, ma potrebbe comun-que avere anche più autori e quindi più voci narranti.

Non c’è niente che non possa essere raccontato in unblog.Vi trova spazio qualunque cosa si voglia condividere siacon amici o parenti vicini e lontani, sia con sconosciuti. Que-sti ultimi saranno i potenziali lettori, se interessati agli stes-si temi e orientati a vivere e condividere le stesse esperienzenarrate nel blog.

Aspetto fondamentale e determinante del blog è dunquequello dei contenuti, dove testo e immagini, nella forma del«post» (a metà tra un mini racconto e una notizia), riesco-

Raccontare

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no ad essere un importante riferimento per l’obiettivo che ilblogger si è prefissato.

I contenuti (i vari «post») sono generalmente organizzatifra le categorie (aree tematiche che il blogger decide di volertrattare) e sono pubblicati secondo un ordine cronologico,proprio come le pagine di un diario.

Il blog normalmente non prevede tempistiche o scadenzeper la pubblicazione, è invece il blogger stesso che decide lemodalità e la frequenza, anche se un blog che non viene ag-giornato di frequente, difficilmente cattura l’attenzione deilettori.

Aprire un blog è facile, non richiede particolari compe-tenze tecniche, ed è a costo zero. Può evolversi con il tempofino ad arrivare a risultati sofisticati e con un buon seguitodi lettori. L’importante è non scoraggiarsi alle prime diffi-coltà e tenere ben presenti gli obiettivi, uniti al piacere diraccontare e condividere.

Come acquistare visibilità? Avere tanti lettori non è unaquestione di fortuna. I lettori vanno cercati, stimolati, coin-volti. È importante ricercarne la collaborazione. Individuarei blog simili, ovvero che tematizzano argomenti simili, puòessere utile.

Importante è anche farsi conoscere, creare relazionipersonali con i blogger più influenti, promuovere i lorocontenuti sul proprio blog, fare «rete», mettendoli in con-tatto fra loro, aiutandoli a raggiungere i loro obiettivi.

Raccontare

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È sempre utile seguire con attenzione cosa viene pubbli-cato sui migliori blog, cercando di capire quali caratteristi-che li rendano così interessanti e seguiti.

È possibile anche aprire il blog a sottomissioni e/o segna-lazioni di post da parte di utenti esterni. Il collegamentocon altri social media è fondamentale: il blog può essereintegrato su Facebook o Twitter, ma è anche possibile creareuna newsletter periodica con gli aggiornamenti della narra-zione.Strumenti citati: blogblog, FacebookFacebook, TwitterTwitter

#attiviamoci

Il blog per raccontare

ll blog è stato forse il primo strumento di grande diffu-sione fra quelli che portano in rete un approccio parte-cipativo. La possibilità di avere un canale di comuni-cazione personale, semplice e gratuito, dove espri-mere liberamente i propri argomenti secondo le moda-lità preferite, ha facilitato l’affermarsi di una presenzapiù ampia di persone sulla rete. La sua forza èl’indipendenza editoriale e la relazione con i lettori. Per

Raccontare

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questo spesso si preferisce un blog scritto e discussoda gente comune piuttosto che affidarsi alle fontiufficiali, non sempre ritenute attendibili e fidate oppu-re perché percepite come distanti.

Un blog con contenuti autentici e aggiornati ha spes-so il potere di generare conversazione su qualunque te-ma anche di interesse specifico o legato ad una parti-coalre comunità. Nel caso del sociale il blog diventa unulteriore canale di comunicazione con cui coinvolgerealtri blogger affinché facciano propria la causadell’organizzazione, diventando essi stessi attivisti o«fundraiser». Ma il blog è anche uno spazio aperto,democratico ed informale per distribuire informazio-ni agli utenti dei servizi, agli attivisti e ai donatori. Nelblog il lettore può interagire e sviluppare un senso diappartenenza, oltre ovviamente a conoscere l’operatodell’associazione attraverso storie e aggiornamenti co-stanti.

Se il blog è curato da un’associazione è necessarioche questa dedichi tempo risorse per la sua gestione Lacreazione di relazioni infatti può essere costruita sola-mente attraverso attenzione e dedizione. In questo sen-so il miglior redattore è una persona che ama scri-vere,

Raccontare

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Il miglior redattore èuna persona che amascrivere

preferibilmente internaall’organizzazione, che informacon lucidità e sentimento.

Il blog può essere un diariodelle missioni, può parlare deipropri programmi e del personale, può essere usato perdiscutere di problemi sociali o per particolari criticità,deve sempre contenere risultati e aggiornamenti sulleiniziative. Il blog coltiva il potenziale attivista primache questo veda il bisogno e la causa da sostenere. Perquesto la sfida non è tanto quella di sviluppare nuovestrategie, ma quella di integrare i nuovi mezzi della retenelle tradizionali comunicazioni.Strumenti citati: blog

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#AISMracconta

Un diario a più voci per giovani “oltre” lasclerosi multipla

Nel 2010, AISM ha coinvolto un piccolo gruppo di giova-ni legati all’Associazione – persone con SM o altre ma-lattie neurologiche, volontari, collaboratori - nella crea-zione di un blog che potesse diventare spazio di con-fronto e condivisione.

Al bisogno di informazione da parte delle personecon SM, si affianca infatti sempre di più il desiderio diconfronto, di scambio con chi sta affrontando una si-tuazione simile, per condividere esperienze, statid’animo, paure e opinioni. In questa ottica il blog rap-presenta - nel percorso che l’Associazione promuovenell’ambito dei media digitali - un modo di incoraggiareil «digital storytelling» come strumento di condivisio-ne.

Raccontare

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Si tratta di un percorso rivolto in particolare ai gio-vani: il 50% delle 65 mila persone colpite da SM in Italia– malattia cronica, imprevedibile e invalidante, per laquale ancora non esiste cura definitiva – sono ragazzi,cui spesso la diagnosi arriva tra i 20 e i 30 anni, nel pe-riodo della vita più ricco di progetti. Per questo AISMpromuove progetti e iniziative dedicati ai giovani conSM: il blog rappresenta una tappa di questo program-ma.

Dalle pagine di www.giovanioltrelasm.it, infatti, Ales-sia, Ilaria, Martina, Massimiliano, Sabrina, Silvia e Simo-ne, Gabriele e John raccontano la loro vita «toccata» –

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direttamente o indirettamente - dalla sclerosi multipla.Parlano di scelte e di timori, di progetti e di libertà, distudio e lavoro, di relazioni e amicizia, di esperienzaquotidiana. Discutono di ciò che rende i giovani uniti eparte di un movimento, e più forti, persino oltre la SM.

Questi ragazzi - provenienti da tutta Italia – si dannoappuntamento due volte l’anno presso la Sede Naziona-le AISM di Genova, per lavorare insieme. Insieme a pro-fessionisti dello staff di comunicazione AISM, definisco-no il piano editoriale per i mesi successivi, condividononuove idee e progetti, si confrontano sui risultati e nuo-vi obiettivi. E ci sono anche momenti di formazione e

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aggiornamento: le riunioni di redazione sono “aperte”con momenti di confronto anche con l’esterno, in cuisono invitati esperti new media o professionisti delmondo della comunicazione capaci far crescere la reda-zione nel valorizzare le proprie competenze o dandospunti per nuove idee, partendo da testimonianze di al-tri.

Nel video 7 blogger per AISM i blogger raccontano spe-ranze e obiettivi di questa nuova impresa:

Sette Blogger per AISM

Nel 2011 al blog viene assegnato il un riconoscimentodel 7° Premio Aretè, “Speciale 100 Giovani”, istituitonell’anno del centenario di Confindustria con lo scopo

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di selezionare, formare e inserire giovani talenti nelmondo dell’imprenditoria.

Le parole più interessanti per descrivere il loro lavo-ro vengono dai giovani stessi. Scrive John poco dopo lapresentazione del blog:

Farò tutto quello che posso al meglio delle miepossibilità, perché anche se lei (ndr la SM) è potente èda sola, io posso contare su i miei cari, i miei amici etutti quelli che condividono la mia idea di una vitasenza la paura della SM. Prima era spaventato poiarrabbiato, ora quella rabbia è la mia fonte di energia,per lottare contro una nemica subdola e meschina eper tracciare il mio nuovo futuro. Questa non è unalettera di speranza, ma una dichiarazione di guerra,per il mio futuro libero dalla SM ma, prima ancoralibero dalla paura che fa.

Leggi tutto il post in rete

Strumenti citati: blog

Raccontare

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Raccontare storie attraverso Storify

Nato per agevolare il lavoro di giornalisti, citizen journalistse utenti «semplici», Storify consente di raccogliere, conte-stualizzare e condividere sotto forma di «storie» le infor-mazioni pubblicate sul web riguardo un evento, una notizia,un hashtag o altro, in modo da evitarne la «dispersione» nelmare magnum del real-time web.

Prima della sua apertura agli utenti privati, avvenuta nelsettembre 2010, Storify è stato affidato in versione Beta aun numero ristretto di grandi testate giornalistiche, tra cuiWashington Post, New York Times, Wall Street Journal, BBC,Huffington Post e Al Jazeera. Anche uno tra i fondatori diStorify, Burt Herman, è stato reporter per Associated Press.

Il funzionamento di Storify è piuttosto semplice. L’utenteha a disposizione due colonne: quella di destra, in cui unafunzione di ricerca permette di digitare parole chiave e vi-sualizzare il flusso di informazioni aggiornato in tempo rea-le dalle fonti che preferisce (Facebook, Twitter, Flickr, YouTu-be, feed RSS e così via); quella di sinistra, in cui «trascinare»i contenuti di interesse, aggiungere testi e annotazioni, as-semblare i contenuti secondo una sequenza logica. Il pulsan-te Pubblica consente di condividere la storia creata con gli al-tri utenti del sito e di «embeddarla» su blog, social networko sul proprio sito web.

A differenza degli «aggregatori», il cui funzionamento sibasa spesso su algoritmi che raggruppano in modo auto-

Raccontare

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matico le notizie, la conditio sine qua non di Storify stanell’intervento attivo di una o più persone.

Uno dei primi eventi «riassunti» tramite Storify è statol’attentato alla parlamentare democratica statunitense Ga-brielle Giffords, da parte del giornalista del New York TimesAndy Carvin: “capii che la reazione all’evento stava diven-tando una storia a parte”, ha spiegato.

Un esempio di Storify applicato a un hashtag è stato pro-dotto da Arianna Ciccone per spiegare l’hashtag #torinobur-ning, a seguito di un fatto di cronaca nera: l’incendio di uncampo rom in conseguenza di un’accusa di stupro, rivelatasipoi falsa. Lo Storify parte con una foto e la ripresa della no-tizia da parte di Ansa, corredati da didascalie testuali. A se-guire, messaggi di stato postati da utenti Facebook e Twittersull’argomento. Infine, i link delle notizie di smentita ripor-tate dai principali quotidiani italiani e una selezione di tweetche commentano quanto accaduto.

Nel non profit Storify può rivelarsi un eccellente strumen-to per tenere traccia di quanto è avvenuto sul web intor-no a un evento, una campagna, un progetto specifico.

Raccontare

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Narrazioni attraverso i video

L’utilizzo dei video nello storytelling rappresenta un tassellofondamentale nella costruzione di una buona narrazionemultimediale: l’unione di immagini a musica e parole hauna forza evocativa in grado di trasmettere messaggi in mo-do diretto ed efficace. Se qualche anno fa la produzione difilmati era prevalentemente opera di esperti e richiedeval’utilizzo di programmi e strumenti complessi e spesso co-stosi, oggi chiunque voglia partecipare attivamente ha a di-sposizione, anche in questo settore, strumenti semplici egratuiti.

Le piattaforme editoriali più indicate sono Vimeo e YouTu-be, social network dove ogni utente può caricare il propriovideo, seguire altri canali, commentare e interagire con altrivideomaker. Sono indicate quindi per la facilità di utilizzo,ma anche per l’indicizzazione (i video su YouTube si cercanoagevolmente da Google e da altri motori di ricerca) e la faci-lità di condivisione su tutti i social media.

Sono molte le cose che un’organizzazione non profit puòscegliere di raccontare attraverso lo storytelling: il back-stage di un evento, o la realizzazione di uno spot, presen-tando la «vita quotidiana» dei volontari alle prese conl’organizzazione, o il lato «umano» di un attore che si pre-para dietro le quinte. Lo storytelling diventa uno strumentoper proporre attraverso nuove modalità informazioni istitu-

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zionali, ma anche per coinvolgere attivisti e simpatizzanti efavorire la loro espressione autonoma.

Quando a parlare è l’organizzazione

Attività sostenute da Vivere Coop insegnano che attraverso ivideo è possibile trasmettere informazioni quali la realizza-zione del bilancio sociale o promuovere il proprio brand.

Video Coop Adriatica

Raccontare

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In questo video realizzato nel 2009 Coop Adriatica affidaalla voce e al volto di Luciana Littizzetto la descrizione delBilancio Economico e di sostenibilità: la narrazionedell’attrice, partecipata (“anche io andrò all’assemblea deisoci!”) e ironica, si alterna a una voce narrante che trasmet-te le informazioni più tecniche, con l’ausilio di una anima-zione grafica e delle immagini.

Video Coop

In questo secondo video la descrizione del Brand Coop av-viene attraverso la narrazione di una scena di vita familiare(una donna che parla al telefono con il marito alla Coop e di-versi altri personaggi. La narrazione è vivace e animata, at-traverso le telefonate si aggiungono elementi alla lista del-

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la spesa e aumenta la consapevolezza della protagonista ri-spetto alle scelte ambientali di Coop.

Stimolare la partecipazione di volontari e attivisti

Come fare per coinvolgere volontari e simpatizzanti nelleattività di digital storytelling, attraverso la realizzazione divideo?

La realizzazione di un contest permette a un ente di coin-volgere persone anche fuori dai canali ufficiali. Un con-test è una sorta di concorso, dove a fronte di un premio (chepuò essere la semplice pubblicazione sui canali istituziona-li dei migliori elaborati realizzati) diversi partecipanti pro-pongono video e materiale per trasmettere un messaggiospecifico. È possibile lanciare il contest attraverso facebook,e soprattutto Twitter, identificando un hashtag apposito inmodo da facilitare la ricerca del materiale. Si presentano lemodalità e si offre uno spunto per una narrazione che saràcorale. Sarà cura dell’ente «montare» il materiale reperibileattraverso l’hashtag, e costruirci una cornice narrativa, ma-gari utilizzando strumenti come Storify. Sebbene il contestabbia una data di inizio e una di chiusura, la fase più impor-tante è quella di realizzazione: la narrazione del contest nonè statica, ma cambia di giorno in giorno, a seconda delle sto-rie che i partecipanti aggiungono.

Raccontare

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Per la realizzazione di un buon contest non è fondamen-tale che tutti i partecipanti siano provetti videomaker, poi-ché la narrazione corale permette di utilizzare il materialepervenuto in virtù della propria storia.

La qualità dei video e l’organizzazione dei contest sonocomunque importanti per la valorizzazione del messaggio.Potrebbe essere interessante, per gli enti che ne hanno lapossibilità, organizzare sul territorio dei brevi momenti diformazione degli attivisti più impegnati, fornendo lorostrumenti e migliorando le competenze. Questo genere diattività, con momenti di convivialità guidata, occasioni an-che di divertimento e confronto, permettono anche di avereuna base di supporters con una formazione più tecnica, dacoinvolgere nelle attività sul web.

#approfondisci

Raccontare attraverso il video

Le reti partono dal basso: il caso Give ChallengeL’organizzazione statunitense Cause Foundation ha pro-mosso nel 2007 il primo concorso online Give Challenge,per provare un nuovo modello di partecipazione in

Raccontare

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rete. Il concorso metteva in competizione diverse causesolidali, presentate sia da grandi organizzazioni che dapiccoli gruppi o persino singoli ragazzi. L’obiettivo dellacompetizione era quello di ottenere la migliore mobi-litazione delle reti sociali associative online intornoalla propria causa. I concorrenti hanno utilizzato stru-menti dei social media quali blog e video, per diffonde-re i messaggi e raggiungere un pubblico il più vastopossibile.

Tramite il sito e i social media correlati, il concorsoha incoraggiato più di 71.000 persone a fare una dona-zione, raccogliendo quasi 1,8 milioni di dollari in USA eall’estero.

Partecipazione e risultati sono stati conseguenza didiversi fattori: lo stile comunicativo, aperto ed infor-male, il dialogo diretto instaurato con gli utenti,l’immediatezza della mobilitazione, la co-presenzadi grandi associazioni con gruppi più piccoli e menonoti in collaborazione tra loro.

La sfida è stata inoltre l’occasione per unire le perso-ne intorno alle cause che avevano a cuore, approfondi-re il loro impegno civico aumentando le opportunità dipartecipazione e di mobilitazione.

Questo primo concorso del 2007 è stato per moltiaspetti pioneristico ed è particolarmente interessanteoggi: l’adozione di social networking è cresciuta in mo-

Raccontare

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do esponenziale anche in Italia, gli strumenti sono ma-turati e si vede un maggiore utilizzo in tutte le genera-zioni, non solo quelle giovani.

Da una storia nasce un movimentoIl concorso Give Challenge è stato vinto da Darius Goes We-st, iniziativa presentata da un’organizzazione non profitdi piccole dimensioni che raccoglie fondi per sostenerela ricerca sulla distrofia muscolare di Duchenne.

Nel 2005, l’organizzazione creò un documentario daltitolo Darius Goes West che mostrava Dario (un ragazzocon distrofia muscolare di Duchenne) in un percorso disci di fondo con alcuni amici. Il video aveva l’obiettivodi convincere MTV a sponsorizzare la sedia a rotelle diDario. Dal documentario, in seguito, è nato un movi-mento con sito web in continuo aggiornamento, profilisui social media, un canale di YouTube con la storia. Da-rio Goes West ha raccolto una grande quantità di foto efilmati che vengono utilizzate per sollecitare la mobili-tazione. Il pubblico di riferimento è stato in principioquello della scuola superiore e degli studenti universi-tari.

Il caso di Give Challenge mostra come l’utilizzo di retidi persone cresciute su base spontanea siano un po-tenziale alla mobilitazione collettiva, ove ognunopuò dare il proprio contributo. Messaggi diretti, au-

Raccontare

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tentici ed immediati, storie di vita personale, opportu-nità concrete di azione condivisa: questi sono gli ele-menti che ispirano gli attivisti e i simpatizzanti alla par-tecipazione e al coinvolgimento di amici e parenti.

#attiviamoci

«A tu per tu» con l’attivista storyteller:creare una video storia (e diffonderla suYouTube)

Di seguito sono raccolti alcuni suggerimenti per chi vo-lesse provare ad usare lo strumento dello storytelling.Ci rivolgiamo direttamente all’aspirante storyteller peroffire una serie di suggerimenti, molto pratici, per co-minciare con il piede (e il programma) giusto la propriaattività di narratore.

Le emozioni - Racconta i sentimenti in modo onestoe consapevoleBisogna essere consapevoli delle emozioni che rac-contare una storia implica. Se identifichi le emozioni

Raccontare

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suscitate in te dalla storia che vuoi raccontare allora sa-rai in grado di decidere quali di queste emozioni vorre-sti includere nella tua narrazione e come trasmetterleal tuo potenziale pubblico.

Fai attenzione però, e chiediti se è possibile descrive-re queste emozioni senza usare parole «sentimentali» ofrasi fatte. Quando ci vengono narrate storie esagerata-mente sentimentali, queste vengono percepite comeinautentiche. Allo stesso modo il pubblico non entra insintonia con la narrazione quando questa appare esserepriva di aspetti che suscitino empatia, quando una sto-ria è priva di momenti di conflitto o difficoltà. Quindi sevuoi che la tua storia sia percepita come interessan-te e vera, sii onesto e consapevole delle emozioni chela tua storia implica. Per te stesso, innanzitutto.

Decidi tu quali dettagli raccontare e quali lasciarefuori, alcuni possono essere solo suggeriti e non de-scritti, ma fai attenzione a non essere troppo reticente:potresti essere percepito come superficiale.

Ascoltare la tua storia - Dove la scrittura nonarriva: ecco la voceSe vuoi raccontare la tua storia realizzando un piccolovideo, la tua voce potrebbe essere un elemento fonda-mentale. Quando scriverai il testo da registrare per latua voce fuori campo ricorda che le tue parole non do-

Raccontare

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vranno comporre un discorso da declamare, ma saran-no la voce che accompagna le immagini nel raccontarela tua storia. Per questo motivo abbi cura di sceglierele parole e le frasi adatte al messaggio che vuoi tra-smettere e immagina l’impatto che queste potrebberoavere. Non descrivere troppo in dettaglio le situazionima suggeriscile senza utilizzare un linguaggio o un to-no formale. Immaginati mentre stai raccontando unastoria ad un amico.

Se oltre la tua voce vuoi utilizzare la musica, chieditise questa aggiunge qualcosa al significato della tua sto-ria o se distrae.

Rumori di tutti i giorni, del traffico, di uccelli o vocidi persone, per esempio, aiutano a creare un senso delluogo, e i sentimenti ad esso collegati.

Ricordati anche che vige una normativa sul copy-right rispetto alla musica: prima di utilizzarla accertatidi poterlo fare.

Immaginare la tua storiaSe vuoi realizzare un video montando delle foto in se-quenza, fare delle brevi riprese o anche se vuoi tenereun blog e utilizzare delle immagini da affiancare al te-sto.

Prova a immaginare quali immagini possono con-vogliare i significati che hai in mente, qualsiasi esse

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siano, senza preoccuparti se disponi già di queste foto-grafie o meno. Dopo di che dovresti chiederti quale è ilsignificato di queste immagini: “Perché questa immagi-ne? Cosa significa per me? Il suo significato è esplicito oimplicito?”

Una volta chiarito il significato e il senso che vuoi da-re, dovrai pensare a come trovare queste immagini, co-me crearle o come utilizzarle.

Forse non tutti i significati della tua storia potrebbe-ro venire espressi nel modo migliore utilizzando delleimmagini esplicite. Per esempio, se volessi raccontaredi un trasferimento in un altra città e il momento in cuihai lasciato la casa della tua infanzia e non disponessi difoto di quei momenti, l’immagine di alcuni scatoloni dicartone potrebbero suggerire non solo l’attività di tra-sloco ma anche l’impossibilità di lasciare ricordi e senti-menti; le immagini degli amici dell’infanzia o di un par-co giochi che eri solito frequentare suggerirebbero ildolore per la lontananza degli amici. Ricordati che avolte disporre di materiali limitati può accendere lacreatività.

Le immagini di cui non disponi te le potrai sempreprocurare, magari facendo tu stesso degli scatti, realiz-zando brevi filmati con la videocamera o anche con untelefono cellulare. Anche fare dei disegni o utilizzareuno scanner per digitalizzare vecchie foto sono buone

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soluzioni. Un’altra soluzione può essere quella di cerca-re le immagini velocemente su Internet attraverso imotori di ricerca. Tuttavia – spesso – la relativa facilitàti potrebbe distogliere dal perseguire il significato chevuoi trasmettere, spingendoti ad aggiungere immaginiche ti portano lontano dalla tua storia.

Ricorda che le immagini hanno il potere di dire coseche con le parole non sarebbe possibile.

Costruire la tua storia - Dai un ordine alle tue ideeA questo punto avrai deciso quali sono i significati dellatua storia. Avrai anche stabilito qual è il tono generaledel tuo messaggio. Adesso dovresti essere pronto astendere una lista di immagini che ti servono, eventual-mente scrivere il testo che vuoi registrare a commentoe comporre la tua sceneggiatura e storyboard. Quin-di dovresti essere in grado di poter rispondere a duedomande: quale è la struttura della tua storia? Come siintrecciano gli elementi narrativi visivi con quelli au-dio?

Non sono domande semplici. Forse altre domande dipotrebbero aiutare ad immaginare come la tua storiapotrebbe venire percepita da un pubblico. Quali sono leparti principali della mia storia? Come potrebbe cam-biare la mia storia cambiando l’ordine degli elementi?Una riflessione riguardo a ciò è necessaria per capire

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quali siano le informazioni importanti da trasmettere, equindi da includere, e quali invece possono essere la-sciate fuori. Non cercare di dire tutto in una sola vol-ta. Un significato o due nella stessa narrazione possonobastare a destare attenzione e ad ottenere partecipazio-ne.

Cura anche il ritmo. Un susseguirsi di immagini ve-loci e una musica sincopata trasmette un senso di ur-genza, mentre transizioni lente e graduali ed immaginifisse per lunghi istanti possono trasmettere calma e pa-ce. Creare spazi per il silenzio, per esempio, permetteallo spettatore di avere il tempo di assorbire i diversi li-vello di significato.

Costruire una storia richiede tempo e non è facile.Mantieni le cose semplici, più semplici che puoi. Lasemplicità permette anche al tuo messaggio di esserepiù facilmente ed immediatamente compreso ad altri.

Se il tuo obiettivo è raccontare una storia tramite larealizzazione di un breve video, per chiarirti le idee econtrollare al meglio il rapporto dinamico tra i suoi varielementi narrativi, la stesura di una semplice sceneg-giatura visivo-testuale (o «storyboard») può essere ilmiglior punto di partenza.

Una serie di disegni (anche molto abbozzati) ti ser-virà per visualizzare su carta le immagini del tuo video,insieme al susseguirsi di eventuali elementi testuali.

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Non c’è bisogno di saper disegnare o di raffigurare mi-nuziosamente le singole scene: lo «storyboard» ti servi-rà per immaginare il tuo lavoro prima della sua realiz-zazione, verificandone coerenza e fattibilità, e aiutarti astilare un inventario degli elementi (video, foto, audio,musica, didascalie ecc.) di cui hai bisogno per comporrela tua narrazione.

Ricorda che bastano pochi tratti per vedere come sa-ranno le scene che vorrai comporre, sia che si tratti diimmagini in movimento (nel caso tu voglia utilizzareuna telecamera per girare delle scene) sia di immaginistatiche (nel caso tu voglia utilizzare una sequenza difotografie nel montaggio).

Un breve video amatoriale è frutto di più fasi; ilmontaggio è l’ultima, quella che dà il tocco finaleall’intero lavoro.

Scopo del montaggio è conferire alla rappresentazio-ne audiovisiva significato e logica narrativa. Si tratta diuna minuziosa operazione che consiste nel riordinarein maniera armonica le diverse fotografie o i pezzi di vi-deo girato. Il montaggio audiovisivo è consideratol’arte del «taglia e cuci»: nasce dalla giusta combina-zione delle immagini in movimento, unite a senso, for-ma, ritmo e storia.

Affinché il lavoro finito acquisisca senso e ritmo, èopportuno svolgere un attento lavoro di montaggio,

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impostandone bene la logica narrativa. Oltre alle imma-gini, che potrebbero provenire anche da un archivio,all’interno della fase di montaggio hannoun’importanza rilevante la colonna sonora, la voce fuo-ri campo, le musiche, i rumori, le luci, che dovranno es-sere sincronizzati con l’insieme delle immagini, dei ti-toli e delle didascalie.

Riuscire a conferire significato dare un determinatotaglio a un prodotto audiovisivo, è proprio il ruolo fon-damentale del montaggio.

Da un punto di vista pratico possiamo schematizzarecosì gli interventi adatti al montaggio, determinanti perla messa in scena del prodotto finale.

1. Selezionare le immagini o riprese da utilizzare.2. Organizzare il racconto della tua storia.3. Sistemare le immagini o le riprese le une in rapporto

alle altre nell’ordine più efficace e armonico.4. Determinare la modalità di transizione da

un’immagine all’altra: taglio netto, tendina, dissol-venza incrociata, veloce, lent, ecc.

5. Organizzare le diverse piste sonore: dialogo, audioambiente, effetti, musiche, voce narrante.

6. Scrivere i titoli di testa e di coda e le relative didasca-lie.

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In genere, lavorare con il montaggio video èun’operazione abbastanza complessa, soprattutto perchi non è un esperto di computer.

Ma esistono strumenti che facilitano di molto il pro-cesso di montaggio.

Ricorda sempre che gli strumenti devono aiutarti acomunicare il tuo messaggio e non a determinarne icontenuti. Rifletti bene, quindi, su ciò che vuoi espri-mere prendi nota, e realizza uno «storyboard», in que-sto modo avrai ben chiari gli obiettivi.

È possibile trovare online utilissimi tutorial introdut-tivi, utili a muovere i primi passi.

Trovare un pubblico per le tue video storieUn video, dopo essere stato pensato, girato, montato,deve essere visto. Cercare un pubblico per il nostrovideo non è affatto così scontato.

Ma non è tutto. Pubblicare un video potenzialmenteattraente e interessante, è tutt’altro che banale. E allo-ra, tieni ben presenti queste tre regole:

• un video deve essere breve: non dovrebbe duraremai oltre i 3 minuti

• deve essere emozionante: deve affascinare

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• anche il suo titolo e i suoi testi dovranno avere unvalore evocativo e stimolante.

Premesso ciò, ricorda che YouTube ti consente la condi-visione di video tra i suoi utenti e di intrecciare o inse-rire i propri video all’interno di altri siti (Facebook peresempio).

Queste semplici opzioni taglia-e-incolla sono moltodiffuse tra gli utenti del web: il «passaparola» online èappunto il motivo primario della crescita di YouTube,fin dalla sua creazione.

Un video può essere seguito nella sua promozioneanche curando i commenti: è sempre utile rispondere aicommenti di chi vede il video, ma anche ringraziare,precisare, raccontare...

Se la tecnica riesce, si ottiene un meccanismo virtuo-so di espansione.

Commentare è il cuore dell’interazione in YouTube.Quando ricevi un commento interessante su uno deituoi video dovresti fare clic sul nome utente, guardareuno dei suoi video e lasciare un commento a tua volta.Se ne vale la pena, potrai iscriverti al tuo canale. Moltialtri utenti operano in questo modo; è un valido mecca-nismo per trovare un proprio pubblico con interessi af-fini.

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Resisti alla tentazione di «spammare» (cioè mandarecontinuamente inviti alla visione e messaggi) o di im-plorare per una visualizzazione. Non è una buona prati-ca.

Dopo aver interagito e caricato i tuoi video, sentiraisicuramente la necessità di stringere amicizia con chiha il tuo stesso intesse nella solidarietà nel mondo nonprofit. .Strumenti citati: YouTubeYouTube, Windows Movie MakerWindows Movie Maker, iMovieiMovie

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L’Arte è diventata laprossima materiadell’alfabetizzazione dibase

Digital Storytelling

Le tecnologie digitali abilitano il Digital Storytellling, espres-sione che nasce nei circoli artistici della San Francisco deglianni novanta, portando una grossa novità: attraverso la fre-quentazione di laboratori formativi e l’utilizzo di tec-nologie digitali e multimediali, chiunque poteva realiz-zare il proprio mini film autobiografico. Il centro di DigitalStorytelling di Berkeley in California (USA) porta avanti daanni un’attività di impegno civile (sul sito storycenter.orgsono visibili alcune video-storie realizzate da persone chehanno partecipato ai seminari/laboratori tematici tenutidall’associazione). Oggi questa pratica è sempre più utilizza-ta in contesti molto differenti da quelli da cui ha avuto origi-ne e in tempi più recenti l’espressione Digital Storytelling hainfatti assorbito nuovi significati allargando la sua diffusio-ne attraverso il web.L’artista inglese Joe Ohler, impe-gnato in campo educativo e forma-tivo, suggerisce come grazie al digi-tal storytelling “l’Arte è diventata laprossima materiadell’alfabetizzazione di base, o «laquarta R». Ed è altrettanto importante delle altre tre R”(«reading», «’riting», e «’rithmetic»: lettura, scrittura e ma-tematica).

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Le storie digitali sono applicabili a contesti molto diversi:per condividere esperienze, per tributi a persone che hannodimostrato merito e dedizione, per il reclutamento di nuovivolontari, per comunicare i valori delle associazioni, e cosìvia.

Anche le organizzazioni non profit cominciano ad utiliz-zare il Digital Storytelling.

Sempre più spesso le storie che vengono raccontate ri-guardano l’identificazione delle persone in una comunità,oppure sono narrazioni della comunità stessa, affichè questavenga conosciuta e sostenuta da un pubblico più ampio.

Joe Lambert, direttore del Center for Digital Storytelling,evidenzia i sette punti-base da rispettare per una buona nar-razione in rete:

• Punto di vista: le storie devono essere personali, enaturalmente autentiche.

• “The dramatic question”: bisogna avere qualcosa daraccontare, che interessi altri e che valga la pena diessere raccontato.

• L’emozione: un contenuto ad alto valore emozionale èpiù coinvolgente.

• La voce: non bastano immagini e musica, la vocepersonale ha maggiore effetto.

• La musica: anche la colonna sonora trasmette emozioni.

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• Economia: voce, musica, e immagini devono interagire esupportarsi fra di loro. Eliminare tutto ciò che èridondante, per permettere a ognuno di immaginare ilresto.

• Il ritmo: Il ritmo è il segreto della narrazione insieme allavitalità. Le buone storie respirano.

Strumenti citati: Digital Storytelling

#approfondisci

Tecnologie digitali e narrazioni per il nonprofit

Il mondo del non profit è sempre più consapevoledel potenziale delle tecnologie digitali per la narra-zione. Alcuni esempi vengono dalle associazioni per lalotta alla sclerosi multipla di diversi paesi.

Per esempio, la Foundation 5 million ha lanciato il pro-getto Living with MS che raccoglie contributi di personecon sclerosi multipla che raccontano la propria pro-spettiva personale, testimoniando la possibilità di unavita intensa e soddisfacente nonostante la malattia. La

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statunitense NationalMSSociety ha invece ideato We keepmoving: una serie di brevissimi video in cui i protagoni-sti, persone con sclerosi multipla, i loro familiari e i ri-cercatori, raccontano le proprie esperienze di vita quo-tidiana, le speranze, le ambizioni. Il tutto sempre conun punto di vista autentico, a volte anche imprevedibilee persino divertente.

Anche un blog può essere un valido strumento dinarrazione e condivisione. Il blog condiviso, How fightMS è stato utilizzato da cinque persone che hanno mes-so in comune la loro esperienza di vita piena e intensanonostante la sclerosi multipla. Il sito, oggi non più atti-vo, raccoglieva 5 blog, uno per ogni testimone, aggior-nato con video, fotografie, playlists ed altro ancora.Strumenti citati: blog

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#AISMracconta

AISM e il Digital Storytelling

Gli strumenti tecnologici contemporanei permettono di creareracconti con parole, immagini e suoni, anche con relativa-mente poche competenze tecniche e quasi nessuna spesa.AISM - Associazione Italiana Sclerosi Multipla intende coglie-re le opportunità offerte da questi strumenti per raccontarestorie utili a raggiungere la propria missione: un mondo liberodalla sclerosi multipla. Ma le storie sono soprattutto vostre, esiete voi che dovete raccontarle.

Guarda il video AISM e il Digital StorytellingAISM e il Digital Storytelling on line

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#attiviamoci

Raggiungere blogger e conquistare visibilità inbicicletta (attraverso lo storytelling)

Bob Lee ha 65 anni ed è stato malato di cancro. Una vol-ta guarito, ha deciso di attraversare gli Stati Uniti in bi-cicletta compiendo un percorso di un totale di circa10.000 km. Lo ha chiamato Una pedalata per tre ragioni,ed ha deciso di donare il 100% di quanto raccolto a treorganizzazioni operanti per la lotta contro il cancro:American Cancer Society, Les Turner ALS Foundation e Na-tional Hospice Foundation.

Lo sponsor principale dell’iniziativa è Quicken Loansche ha aiutato Una pedalata per tre ragioni nella creazio-ne di un sito web e di un blog. Il blog racconta le espe-rienze di Bob Lee sulla strada, gli incontri con le perso-ne, le situazioni e le riflessioni personali. In realtà Bobnon aveva mai sentito prima parlare di blog, ma è parti-to con entusiasmo per la sua avventura, armato di mac-china fotografica e di un pc portatile. Il blog ha strettoconnessioni con altri 175 blog che trattano temi vicinialla lotta contro il cancro, oppure alla passione per le

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due ruote. Oltre a ciò, in ogni città attraversata, volon-tari hanno appoggiato Bob affinché la sua impresa fosseil più visibile possibile.

I risultati sono stati ottimi: 75 blogger hanno parlatodel progetto, inclusi alcuni molto seguiti come Marke-ting Pilgrim, Veloist Social Network, Cycling Dude, gla-mour.com, ed anche la radio nazionale e la tv hanno de-dicato servizi a Bob Lee e al suo Una pedalata per tre ra-gioni. Il blog ha raccolto così in poco tempo 306 miladollari.

Bob continua ancora oggi nel suo viaggio, conl’obiettivo di raggiungere quota 500.000.Strumenti citati: blog

#AISMracconta

Condividere un sogno

Analia Pierini 43 anni, italo-argentina, ha un blog in trelingue (italiano, spagnolo e inglese), in cui racconta lasua vita con la sclerosi multipla. E proprio sulle pagine

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di questo blog, ha condiviso il suo sogno: fare il giro delmondo. Oltre ad essere il suo desiderio da quando erabambina, per una persona con SM, il viaggio rappresen-ta certamente una sfida, un modo per andare oltre lapaura della malattia, un modo per dimostrare che èpossibile godere della propria vita, senza rinunciare aipropri sogni

Grazie al sostegno di alcuni sponsor, Analia è partitaper il suo viaggio, armata di fotocamera e computer. Incinquanta giorni ha fatto il giro del mondo, attraver-sando quattro continenti, e percorrendo 40 mila chilo-

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metri. Ogni giorno, Analia ha raccontato la sua avven-tura sul suo seguitissimo blog e su una pagina di Face-book intitolata The healing trip («Il viaggio della guarigio-ne»).

Il video del viaggio, realizzato con il racconto di Ana-lia e le fotografie da lei scattate, è disponibile sul canaleYouTube di AISM.

Il Blog di Analia Pierini

Strumenti citati: blog, FacebookFacebook, YouTubeYouTube

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Vocabolario dei termini

BannareImpedire l’accesso a un blog, forum, chat o altro.Solitamente è un provvedimento che si adottaquando un utente viola ripetutamente le norme diun servizio o tiene un comportamento offensivo neiconfronti degli altri partecipanti.

BuzzIl volume delle conversazioni che si tengono attornoa un contenuto, un post, un prodotto o un servizio. Èsegnale di un buon successo della comunicazione inrete, che stimola le persone a parlarneautonomamente e stimola il dibattito. È utilizzatoprevalentemente nella sua accezione positiva.

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Call for actionInvito a compiere un’azione, a mettersi in gioco.Comprende una serie di elementi volti a farcompiere all’utente una determinata azione, comemettere un «like», iscriversi a una newsletter,partecipare a un’iniziativa associativa postando foto,commenti o altro ancora.

ContestUna iniziativa, o più semplicemente un concorso, incui si chiede la partecipazione degli utenti in cambiodi un premio finale (che può essere un oggetto, unservizio, ma anche l’offerta di visibilità attraverso lacitazione del progetto vincente sui canali social e sulsito dell’ente promotore).

EngagementCoinvolgimento diretto degli interlocutori al fine diinstaurare relazioni durature e generare feedbackpositivi.

Embeddaregergale italianizzazione del termine inglese «toembed», «inserire all’interno», e viene utilizzato perindicare un contenuto (video, font, branomusicale...) inserito all’interno di un altro; ad

Vocabolario dei termini

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esempio un video inserito all’interno di una paginaweb.

Feed RSSFlusso di informazioni proveniente da uno o piùcanali web, cui l’utente può iscriversi per esseresempre aggiornato senza dover verificare ogni voltaeventuali nuove pubblicazioni. Grazie a tag (vedi) eparole chiave l’utente può scegliere la tipologia dicontenuti che desidera ricevere.

Flash MobComposto dalle parole inglesi flash (rapido, veloce) emob (folla) indica un’iniziativa generalmenteorganizzata via internet o cellulare che prevede lapartecipazione di un gruppo di persone in un luogopubblico che si impegnano a compiere una azioneinsolita, improvvisa e rapida. Se solitamenterappresentano una forma di spettacolo autoorganizzato, spesso vengono utilizzate persensibilizzare la gente su un tema particolare

FolkosomiaDall’inglese «folksonomy» - descrive unacaratterizzazione delle informazioni generata dagliutenti tramite l’utilizzo di parole chiave.

Vocabolario dei termini

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GeolocalizzazioneIdentificazione, su una mappa geografica on line,delle coordinate geografiche corrispondenti allacollocazione di un oggetto, luogo, situazione,avvenimento.

HashtagUn hashtag è una parola preceduta da un simbolodel cancelletto (#). Inserendo un hashtag all’internodi un messaggio lo si «lega» a tutti gli altri messaggiscritti in rete che utilizzano lo stesso hashtag. Èusato prevalentemente su Twitter per rendere piùagevole ricercare, organizzare e selezionareall’interno di un flusso di voci di più partecipanti,quelle riferite a una unica discussione.

Mash upLa traduzione letteraria significa distruggere,spezzettare. Indica una «poltiglia»: in campomusicale o video rappresenta un brano composto dabrevi frammenti di musiche o filmati altrui, ininformatica sta a indicare un sito o un’applicazionecomposta da materiali provenienti da altri siti.

MémeIl méme in rete sta a indicare il «tormentone», ilmessaggio, spesso ironico, ricorrente e ripetuto, che

Vocabolario dei termini

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rapidamente si diffonde da persona in persona (inmusica potrebbe essere rappresentato dal ritornellodi una canzone, che porta chi lo ascolta a ri-cantarloa propria volta). Per l’inventore del termine, RichardDawkins, rappresenterebbe la più piccola unitàinformativa, capace di propagarsi di mente in mentecome se fosse un virus, viralmente.

MicroblogUn fenomeno relativamente recente, indica lapubblicazione costante attraverso la rete dimateriali in forma breve. Twitter può essereconsiderato il social network più significativo per ilmicroblogging, così come Istagram lo è per leimmagini.

NetiquetteLa netiquette (dal francese net, rete ed etiquette,etichetta, buona educazione) è l’insieme di regoleche stabiliscono che genere di comportamento èconsentito agli utenti di uno specifico servizio web.Non sono norme di valore legale, ma spesso vengonoinserite nelle condizioni per l’utilizzo di diversiservizi. Contravvenire alla netiquette a voltecomporta segnalazioni e, in casi estremi, lapossibilità di essere bannati (vedi) dal servizio.

Vocabolario dei termini

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PinnareGesto che permette l’inserimento di immagini nelleBoards di Pinterest. Al momento dell’iscrizione, gliutenti possono inserire nella barra di navigazionedel loro browser il pulsante Pin it. Cliccando sulpulsante vengono «pinnati» gli oggetti aperti in quelmomento nella finestra.

SeedingL’attività di seeding (il termine inglese, tradottoletteralmente, indica l’azione del seminare) èrappresentata dalla ricerca degli «influencer» –persone di riferimento molto ascoltate in rete – edalla proposizione diretta di contenuti creativi comevideo, campagne, immagini etc. affinché essipossano far proprio il messaggio e riproporlo neiloro canali/blog ai lettori.

Spam – spammareInviare messaggi non desiderati o pubblicitari adutenti e servizi senza averne la preventivaautorizzazione.

TagParole che si associano a un contenuto (un post,un’immagine, un video...) per classificarne il generee la tipologia.

Vocabolario dei termini

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Tag cloudLetteralmente «nuvola di tag», rappresentazionedelle categorie, argomenti o parole chiave di un sitoo blog come una nuvola composta da tutti i tagdimensionati a seconda della frequenza di utilizzo daparte degli utenti del sito.

TimelineLinea temporale, rappresentazione dei post,immagini, video etc in ordine temporale (dalla piùrecente alla più vecchia dall’alto verso il basso) in unsocial network.

TweetUpIncontro fra più tweeters (utenti del servizioTwitter), organizzato in rete e realizzato in un luogofisico.

ViraleDiventa virale il messaggio informativo che in reteviene diffuso spontaneamente attraverso un rapidopassa-parola. La circolazione del messaggio èspontanea e si diffonde, come un virus, in manieraesponenziale. Usualmente in rete i contenuti viralihanno un periodo di diffusione molto rapido e unadurata altrettanto breve.

Vocabolario dei termini

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WikiPiattaforma sociale di condivisione di contenuti chepossono essere consultati, editati e scritti da tutticoloro che vi partecipano. Wikipedia è una delle piùfamose.

Word of MouthÈ il passaparola in rete e indica il diffondersispontaneo di un messaggio, di un’informazione o diun contenuto attraverso le reti sociali degli utenti diun social network.

Vocabolario dei termini

Page 64: Narrazione. Guida ai social media

Sommario

Introduzione

Raccontare

Storie digitali, storie per il cambiamento

Un progetto editoriale alla base di ogni blog

#attiviamociIl blog per raccontare

#AISMraccontaUn diario a più voci per giovani “oltre” la sclerosi multipla

Page 65: Narrazione. Guida ai social media

Raccontare storie attraverso Storify

Narrazioni attraverso i video

#approfondisciRaccontare attraverso il video

#attiviamociA tu per tu con l’attivista storyteller: creare una video storia (ediffonderla su YouTube)

Digital Storytelling

#approfondisciTecnologie digitali e narrazioni per il non profit

#AISMraccontaAISM e il Digital Storytelling Perché raccontare? Cercal’ispirazione

#attiviamociRaggiungere blogger e conquistare visibilità in bicicletta(attraverso lo storytelling)

Sommario

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#AISMraccontaCondividere un sogno

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Sommario

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#AISMracconta

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#AISMraccontaAISM e il Digital Storytelling Perché raccontare? Cercal’ispirazione

#AISMraccontaCondividere un sogno

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#approfondisci

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#approfondisciTecnologie digitali e narrazioni per il non profit

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