n19 Nov - ./Dicembre 2006 1 CENACOLOG · (Léon Bloy, ferroviere e saggista (1846-1920) O Dio...

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CENACOLO GAM 1 Attesa Attesa «IL REGNO DI DIO SOFFRE VIOLENZA... E SOLO UNA GIOVENTÙ D'ASSALTO LO PUÒ CONQUISTARE» (cfr. Mt 11,12) Periodico mensile religioso a cura della Comunità Consacrati del GAM-GIOVENTÙ ARDENTE MARIANA - Aut. Trib. di Benevento n° 31 del 14-09-2004 Direttore responsabile Don Pasquale Maria Mainolfi - Spedizione in abbonamento postale -D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1 comma 2- DCB - Benevento n ° 19-Nov./Dicembre 2006 G CENACOLO G AM I beni più preziosi non devono essere cercati, ma attesi. L’uomo, infatti, non può trovarli con le sole sue forze, e se si mette a cercarli troverà al loro posto dei falsi beni di cui non saprà neppure riconoscere la falsità. Avvento tempo di attesa. Un pensiero si affaccia veloce alla mente: l’uomo oggi sa ancora attendere? Nel tempo dell’usa e getta, in una società in cui il desiderio non fa tempo ad emergere che è subito consumato, è facile disperdere il senso dell’attesa. Un tempo le stagioni e i ritmi della terra insegnavano la paziente attesa di un frutto. Oggi abbiamo tutti i frutti, in tutte le stagioni. Forse è vero che occorre essere poveri per attendere, occorre essere privati di ogni possibilità di procurarci da soli ciò che è più neces- sario del pane per imparare a sperare. L’avvento è così: racconta alle nostre mani piene, alle nostre infinite sicurezze, di una salvezza che non viene, non può venire dalle nostre sole forze. La frase di Simone Weil sopra riportata esprime con efficacia tutto il pensiero di San Paolo. Se cerchi da solo di costruirti la tua salvezza, ti accorgi alla fine di aver eretto castelli di sabbia che non ti proteggono. Se ti affidi a Dio, alla mano che non si stanca di rimanere tesa, tu sei portato verso l’infinito, la pienezza, oltre te stesso. Il vero credente attende che Dio bussi alla sua porta, entri nella sua casa e illumini la notte dell’anima. Gesù è chiaro: «State attenti, vegliate… «L’Immacolata Con- cezione è una di quelle verità che si intuiscono e si amano per un bisogno prepo- tente del cuore». Dice Bernanos: «Il mondo antico, israelita e pagano, ha lungamente cullato sul suo cuore afflitto questa fanciulla benedetta; per secoli e secoli l’ha protetta con le sue mani callose, senza nemme- no saperne il nome». SOMMARIO DI DON CARLO: PERCHÉ DIO SI È FATTO UOMO P .2 T EMPO DI A VVENTO P .3 VITA GAM: L’IMMACOLATA PP .4-5 SULLA SCIA DEI SANTI : MADRE TERESA P .6 LA MISSIONE IN TOGO P .7 Vigilate… Quello che dico a voi lo dico a tutti: vigilate!» (cf Mc 13, 33-37). Non possiamo ignorare la mano che ci porge la sua presenza, il suo dono. Non è facile comprendere che l’attesa, come la preghiera, assomiglia all’amicizia tra due esseri umani. «L’amicizia è il miracolo col quale un essere umano accetta di guardare da lontano e senza avvicinarsi l’essere che gli è necessario come un nutrimen- to. È la forza d’animo che Eva non ha avuto, e tuttavia non aveva bisogno del frutto. Se essa avesse avuto fame nel momento in cui guardava il frutto, e se malgrado ciò fosse rimasta indefinita- mente a guardarlo, senza fare un passo verso di esso, avrebbe compiuto un miracolo analogo a quello della perfetta amicizia». Noi non possiamo fare alcuno sforzo per raggiungere Dio, se non quello di guardare, ascoltare e desiderare. E se il nostro cuore è arido, come un ciocco o un animale davanti a Dio, senza alcun desiderio di lui, gridiamo il nostro dolore, attendiamo, Egli verrà. Il Padre non darà una pietra a chi gli chiede del pane. L’Avvento è una scuola di vita. DAL 2 AL 5 GENNAIO, A ROMA, VIENI ANCHE TU ALL’IMPERDIBILE APPUTAMENTO DEL CAMPETTO INVERNALE. P.2 L’augurio più bello «Un giorno mi chiamarono per assistere a una esercitazione di esame al Valentino, alla facoltà di architettura e di arti grafiche; dava l’esercitazione un giovane ebreo che presentava tutto un lungo lavoro sulla scrittura paleosinaitica, sui rotoli di Qùmran. Volevano perciò uno che se ne intendesse. Vi andai. Mi si presentò un giovane ebreo di Firenze; ha preso la maturità a Gerusalemme, conosce molto bene l’ebraico, aveva svolto la sua esercitazio- ne in Israele e poi era tornato; è a capo dei giovani universitari, eletto a suffragio collettivo; ha una forte personalità, spiccata, un ascendente da leader. Ci salutammo: Shalòm. Tutti nell’anfiteatro erano attentissimi. Gli demmo trenta lode. Lo meritava. Uscendo nel corridoio, mi attendeva, fumava la pipa; mi venne vicino, mi ringraziò. Gli chiesi: “Secondo lei, qual è l’augurio più bello?”. Sorrise, tirò via la pipa e mi rispose: “L’augurio più bello? Non ne conosco altri come questo: Shalòm”, che vuol dire: pace, felicità perfetta, gioia, amore. “In quel giorno, dice Gesù, la vostra gioia sarà perfetta”». Don Carlo

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CENACOLO GAM 1

AttesaAttesa

«IL REGNO DI DIO SOFFRE VIOLENZA... E SOLO UNA GIOVENTÙ D'ASSALTO LO PUÒ CONQUISTARE» (cfr. Mt 11,12)Periodico mensile religioso a cura della Comunità Consacrati del GAM-GIOVENTÙ ARDENTE MARIANA - Aut. Trib. di Benevento n° 31 del 14-09-2004

Direttore responsabile Don Pasquale Maria Mainolfi - Spedizione in abbonamento postale -D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1 comma 2- DCB - Benevento

n°19 - Nov./Dicembre 2006

GCENACOLOGAM

I beni più preziosi non devono esserecercati, ma attesi. L’uomo, infatti, nonpuò trovarli con le sole sue forze, e sesi mette a cercarli troverà al loro postodei falsi beni di cui non saprà neppurericonoscere la falsità.Avvento tempo di attesa. Un pensiero siaffaccia veloce alla mente: l’uomo oggisa ancora attendere? Nel tempodell’usa e getta, in una società in cui ildesiderio non fa tempo ad emergereche è subito consumato, è faciledisperdere il senso dell’attesa. Untempo le stagioni e i ritmi della terrainsegnavano la paziente attesa di unfrutto. Oggi abbiamo tutti i frutti, in tutte lestagioni. Forse è vero che occorreessere poveri per attendere, occorreessere privati di ogni possibilità diprocurarci da soli ciò che è più neces-sario del pane per imparare a sperare.L’avvento è così: racconta alle nostremani piene, alle nostre infinite sicurezze,di una salvezza che non viene, non puòvenire dalle nostre sole forze. La frasedi Simone Weil sopra riportata esprimecon efficacia tutto il pensiero di SanPaolo. Se cerchi da solo di costruirti latua salvezza, ti accorgi alla fine di avereretto castelli di sabbia che non tiproteggono. Se ti affidi a Dio, alla manoche non si stanca di rimanere tesa, tusei portato verso l’infinito, la pienezza,oltre te stesso. Il vero credente attendeche Dio bussi alla sua porta, entri nellasua casa e illumini la notte dell’anima.Gesù è chiaro: «State attenti, vegliate…

«L’Immacolata Con-cezione è una di

quelle verità che siintuiscono e si amanoper un bisogno prepo-

tente del cuore».Dice Bernanos: «Il

mondo antico,israelita e pagano, ha

lungamente cullatosul suo cuore afflitto

questa fanciullabenedetta; per secoli e

secoli l’ha protettacon le sue mani

callose, senza nemme-no saperne il nome».

SOMMARIODI DON CARLO:PERCHÉ DIO SI È FATTOUOMO P.2TEMPO DI AVVENTO P.3VITA GAM:L’IMMACOLATA PP.4-5SULLA SCIA DEI SANTI:MADRE TERESA P.6LA MISSIONE IN TOGO

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Vigilate… Quello che dico a voi lo dico atutti: vigilate!» (cf Mc 13, 33-37). Nonpossiamo ignorare la mano che ciporge la sua presenza, il suo dono. Nonè facile comprendere che l’attesa, comela preghiera, assomiglia all’amicizia tradue esseri umani.«L’amicizia è il miracolo col quale unessere umano accetta di guardare dalontano e senza avvicinarsi l’essereche gli è necessario come un nutrimen-to. È la forza d’animo che Eva non haavuto, e tuttavia non aveva bisogno delfrutto. Se essa avesse avuto fame nelmomento in cui guardava il frutto, e semalgrado ciò fosse rimasta indefinita-mente a guardarlo, senza fare un passoverso di esso, avrebbe compiuto unmiracolo analogo a quello della perfettaamicizia».Noi non possiamo fare alcuno sforzoper raggiungere Dio, se non quello diguardare, ascoltare e desiderare. E seil nostro cuore è arido, come un cioccoo un animale davanti a Dio, senza alcundesiderio di lui, gridiamo il nostro dolore,attendiamo, Egli verrà. Il Padre nondarà una pietra a chi gli chiede del pane.L’Avvento è una scuola di vita.

DAL 2 AL 5 GENNAIO, A ROMA,VIENI ANCHE TUALL’IMPERDIBILEAPPUTAMENTO DELCAMPETTO INVERNALE. P.2L’augurio più bello«Un giorno mi chiamarono per assisterea una esercitazione di esame al Valentino,alla facoltà di architettura e di arti grafiche;dava l’esercitazione un giovane ebreoche presentava tutto un lungo lavoro sullascrittura paleosinaitica, sui rotoli diQùmran. Volevano perciò uno che se neintendesse. Vi andai.Mi si presentò un giovane ebreo diFirenze; ha preso la maturità aGerusalemme, conosce molto benel’ebraico, aveva svolto la sua esercitazio-ne in Israele e poi era tornato; è a capodei giovani universitari, eletto a suffragiocollettivo; ha una forte personalità,spiccata, un ascendente da leader. Cisalutammo: Shalòm. Tutti nell’anfiteatroerano attentissimi.Gli demmo trenta lode. Lo meritava.Uscendo nel corridoio, mi attendeva,fumava la pipa; mi venne vicino, miringraziò. Gli chiesi: “Secondo lei, qual èl’augurio più bello?”. Sorrise, tirò via lapipa e mi rispose: “L’augurio più bello?Non ne conosco altri come questo:Shalòm”, che vuol dire: pace, felicitàperfetta, gioia, amore. “In quel giorno, diceGesù, la vostra gioia sarà perfetta”».

Don Carlo

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Perché Dio si èfatto uomo?di Don Carlo

Perché il Natale?“Dio è disceso dal cielo per noi uomini eper la nostra salvezza”.Per noi uomini, perché l’uomo possaessere realmente uomo.Per la nostra salvezza; salvezza vuol direriscatto, liberazione dalla colpa, dalpeccato, dalla malattia, dal destino,dalla morte; quindi perché l’uomo vengaredento dalla colpa, dal peccato.Cristo eleva la nostra natura e con essaanche l’universo che si condensa in noi elo porta al compimento supremo. Cristoè l’uomo creato definitivamente: «Eccol’uomo!» (Gv 19,5). È il vertice di ognimovimento cosmico. Egli attira a sétutte le forze del mondo, le sospingesempre più avanti, le scaglia verso ilregno della gloria.Cristo è “Dio elevante”. La lettera aiColossesi afferma del Cristo cosmico:«In Lui tutte le cose furono create; quelleche sono nei cieli e quelle che sono sullaterra. Tutto è stato creato mediante Lui ein vista di Lui e tutto ha in Lui la suasussistenza» (cfr. Col 1,16 ).L’evoluzione del cosmo si muove versoCristo. Cristo è il mondo predestinato daDio. Gesù è il punto omega, è il Logosincarnato, il Verbo fatto carne.Nell’incarnazione, e quindi nel Natale, l’uo-mo Dio unifica in sé tutte le energie delmondo e dell’umanità proiettate in avantie le guida verso il grande Esodo, verso lamorte, verso la Risurrezione e ascensione,nel compimento definitivo di Dio.

Affrettati dunque a preparare quantodesidero».Per il castellano di Greccio ognidesiderio di Francesco era più che unordine. Perciò Francesco seguitò: «èmio pensiero rievocare al vivo lamemoria di quel Bambino celeste che ènato laggiù a Betlemme, e suscitaredavanti al suo sguardo e al mio cuoregli incomodi delle sue infantili necessità,vederlo proprio giacere su poca paglia,reclinato in un presepio, riscaldato dalfiato di un bue e di un asinello...».Tutto fu eseguito a puntino sotto ladirezione di messer Giovanni. E la nottedi Natale del 1223, nel bosco di Grecciosi ebbe la prima rappresentazionenatalizia, cioè il primo presepio.Un sacerdote celebrò la Messa sullamangiatoia. Francesco, che non erasacerdote, ma soltanto diacono, cantò ilVangelo della Nascita e lo spiegò alpopolo accorso con fiaccole accese.Chiamava Gesù “il Bambino diBetlemme” e pronunziando questeparole (narra il suo primo biografo)sembrava un pecora che belasse,«talmente la sua bocca era ripiena, nontanto di voce, quanto di dolce affetto. Enominando il Bambino di Betlemme,oppure dicendo Gesù, lambiva con lalingua le labbra, quasi a gustare edeglutire la dolcezza di questo nome».

Il Natale, per San Francesco, era lafesta più francescana dell’anno liturgico.Vi si celebrava l’umiltà, la povertà,l’obbedienza di Dio. Il santo d’Assisi,quasi quasi, avrebbe voluto cingere iteneri fianchi di Gesù Bambino colcordiglio dell’ordine francescano.Il viaggio in Terra Santa aveva scossoancora di più la fantasia di frate France-sco. Lì era sceso l’Atteso; lì si eraincarnato il Verbo; lì, in una grotta, avevavagito il Re dell’universo, in una notte diabbagliante mistero. Gli venne l’idea diriprodurre la scena della Natività.Francesco aveva la sensibilità dell’arti-sta: rendeva tutto plastico, visivo,musicale.Veniva da Roma; quando entrò nellavalle Reatina, i compagni lo viderosorridere tra sé e sé. Qualcosa dinuovo gli si muoveva nella mente.Francesco aveva fra gli amici molticastellani. Ne conosceva dei buoni; peresempio, il conte Orlando Cattani dellaVerna e, a Greccio, Giovanni Velita, uncastellano corpulento e bonaccione, chesi commoveva alle parole del Santo.Francesco, giunto al suo eremo, lomandò a chiamare. Per quanto l’adipegli impedisse di camminare, GiovanniVelita accorse col fiato grosso, eFrancesco gli disse: «Se tu l’hai caro,vorrei celebrare con te, quest’anno,l’imminente solennità del Signore.

FRANCESCO INVENTÒ IL PRESEPE(Un “segno” per vedere il Natale)

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Dal 2 al 5 Gennaio, a RomaCENACOLO GAM 3

LA CORONALA CORONALA CORONALA CORONALA CORONAD’AVVENTOD’AVVENTOD’AVVENTOD’AVVENTOD’AVVENTOLa sua origine va ricercata presso i Luterani dellaGermania orientale. Nel sec. XVI era ormai divenutasimbolo dell’Avvento per tutta la Cristianità, cheattendeva “Cristo, luce del mondo.”Le 4 candele rappresentano le 4 settimane di Avvento.C’è una tradizione secondo la quale ogni settimanarappresenta 1000 anni, le 4 candele significano quindi i4000 anni che vanno da Adamo ed Eva alla nascitadel nostro Salvatore.Le 4 candele della corona hanno tradizionalmente unsignificato che aiuti la preparazione e la riflessione suNatale.La prima candela è detta Candela del Profeta. Cirammenta che molti secoli prima della nascita di Gesù,molti profeti ne avevano annunciato la nascita, come ilprofeta Michea che predisse la nascita del Signore aBetlemme. La seconda candela, chiamata Candela di

PREGHIERA PER L’IMPREVISTO(Léon Bloy, ferroviere e saggista (1846-1920)

O Dio dell’imprevisto,fa’ ch’io non tema mail’imprevistol’inconsuetol’impensatopoiché proprio Tu fosti tutto ciòe feristi il cuore degli uominicon la tua assoluta Novità.Scioglimi il cuoreperché anch’io sappiasorprendermi e sorprendereper diversità di pensieronovità di vitafantasia d’amoreprontezza di fronte al male.Fa’ che un pochino almeno ti somigli,o Dio dell’imprevisto,che nel tuo Figliodesti il giro ad un mondo rappresoe senza senso.Fa’ ch’io diventi immagine e strumentodella tua Buona Novità.

AvventoAvventoAvventoAvventoAvventoLa parola avvento deriva dal latino adventus esignifica venuta ed è preparatorio al Natale. Nelrito romano della Chiesa cattolica dura quattrosettimane, in quello ambrosiano sei. L’avvento èpresente anche nei calendari liturgici delle chieseluterane e anglicane. In tutte le confessioni questoperiodo è contraddistinto da un atteggiamento diattesa del Natale imminente da parte dei fedeli edal raccoglimento e dalla preghiera per l’acco-glienza del Messia che sta per nascere. Nel ritocattolico l’Avvento si compone di due periodi;inizialmente si guarda all’Avvento futuro del Cristonella gloria alla fine dei tempi, occasione dipenitenza; dalla terza domenica la liturgia poneinvece l’attenzione sull’Avvento di Cristo nellapienezza dei tempi, con la sua Incarnazione. Inquesto periodo il colore dei paramenti sacri delsacerdote è il viola, tranne la domenica della terzasettimana in cui facoltativamente possono essereindossati paramenti rosa. Questa domenica infattiè chiamata Gaudete, a motivo dell’antifona diingresso della messa, che riporta un passo dellaLettera ai Filippesi in cui Paolo invita alla gioia:“Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto,rallegratevi, il Signore è vicino”. (Fil 4,4.5); ilcarattere penitenziale dell’Avvento è dunquestemperato dalla speranza della venuta gloriosadi Cristo. Nella liturgia delle Sante Messe delperiodo di avvento (come in Quaresima) nonviene recitato l’inno del Gloria. Negli ultimi novegiorni d’avvento è tradizione celebrare, in moltechiese latine, la pratica di devozione dellaNovena. Nelle chiese ortodosse - in cui vieneanche chiamato digiuno della natività, quaresimainvernale o di natale - l’avvento dura 40 giorni, apartire dal 15 novembre (28 novembre per lechiese che usano il calendario giuliano), mentre inaltre chiese orientali comincia a partire dalladomenica più vicina al giorno di Sant’Andrea (30novembre) e dura fino a Natale.

BlackoutUno sfrigolio in punti sparsi. Poi la casafu buia, la televisione zitta.La voce di Giacomo squillò:- Mamma, cos’è successo?- Giacomino, deve essere un blackout.- Un... cosa?- Sì, insomma, la corrente elettrica èsaltata. Non funziona più la luce eneppure gli elettrodomestici vanno. Nonavere paura.Quando la mamma lo metteva a letto epoi salutandolo spegneva la luce, gliusciva la paura del buio e faticava adormire. Ma ora non sentiva paura.Udì rumori ovattati di mani che locercavano e si sentì sollevare. Standoattenti a non urtare il tavolo e le sedie, siaffacciarono alla finestra.Giacomo vide le stelle brillare nella nottesilenziosa, come mai aveva veduto.- Vedi quanto sono belle? - chiese lamamma - Un tempo gli uomini leguardavano spesso. Con esse siorientavano, navigando i mari. Leinterpellavano per conoscere il proprio

Betlemme, “la città del pane”. La terza candela èchiamata la Candela dei pastori, poiché furono ipastori ad adorare per primi il bambino Gesù e adiffondere la lieta novella. La quarta candela è laCandela degli Angeli per onorare gli angeli e lameravigliosa novella che portarono agli uomini inquella notte mirabile in cui, per la prima volta, risuonòfestoso “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terraagli uomini che Egli ama.”

Al significato originario delle quattro candele noiabbiamo voluto aggiungere un altro significato legato altema dell’anno.La prima candela è la candela dello sguardo. Noichiediamo la luce per imparare a guardare con gliocchi di Gesù.La seconda è la candela dell’ascolto: per imparare adascoltare con il cuore.La terza della meraviglia: per essere capaci dimeravigliarci di quello che ci sta intorno.La quarta dell’ attesa: imparare da Maria ad attenderela salvezza portata dal suo figlio Gesù.

destino. Levando gli occhi al cielo moltivi cercavano Dio.- E adesso?- Ora la gente preferisce fare affidamen-to sulla TV, oppure cercare risposte neigiornali. Non più scrutate le stelle hannoperso lucentezza.In quel momento un brusio attraversò ilcondominio e quelli vicini. Tornò la luce,si riaccesero i televisori.Giacomo vide decine di personeaffacciate ai balconi dei palazzi di fronte,tutte con il naso all’insù.Ma la corrente era tornata e le stelleavevano smesso di brillare.Vuoi per tre giorni spegnere la luce deimille rumori che ti circondano? Vuoi tregiorni per contemplare la Stella che si èaccesa all’orrizzonte della storia, GesùCristo, nostro Signore? Vuoi con Mariaentrare nella semplicità nuda delPresepe? Dal 2 al 5 Gennaio comeogni anno, a Roma, vieni anche tuall’imperdibile apputamento delCampetto Invernale.

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Sulle Alpi Apuane un giovane artistaandava cercando, con ansia febbrile, unblocco di marmo. Lo voleva più candidodella neve, senza venature e senzamacchia.Più giorni durò l’affannosa ricerca.Un mattino, tra i massi polverosi, gettòun grido di gioia:- Eccolo! Sarà quello.- Che ne farete? - domandò un pastore.- Scolpirò mia madre e sarà più belladel sole.Quando Dio si fece uomo, volleanch’egli realizzare il sogno di quelgiovane artista. E fece sua madre piùbella del sole: perfettissima.Ne uscì un capolavoro fisico e spiritualesuperiore ad ogni immaginazione.«Maria è l’unica melodia uscita dalviolino della creazione divina senza larottura di una corda».Come il pianeta Venere «al balzod’Oriente» fa ridere di sè tutto il cielo ediffonde nell’aria un brivido di attesa e digioia per il prossimo apparire del sole;così il sorgere di Maria all’orizzonteumano allargò il cuore alla speranza.Un’onda inesauribile di beatitudine stavaper riversarsi sul mondo; con la suanascita il tempo del lutto aveva fine!Dopo il peccato di Adamo eravamo deifalliti, dei diseredati, gettati sul lastrico, aimargini della strada.Il marchio del progenitore gravava sututti i suoi figli.«Una fiumana torbida scendeva da Evascrosciando lungo i secoli e travolgeva

«L’Immacolata Con-cezione è una di

quelle verità che siintuiscono e si amanoper un bisogno prepo-

tente del cuore».Dice Bernanos: «Il

mondo antico,israelita e pagano, ha

lungamente cullatosul suo cuore afflitto

questa fanciullabenedetta; per secoli e

secoli l’ha protettacon le sue mani

callose, senza nemme-no saperne il nome».

nei gorghi ogni nato di donna.L’uomo viveva in perenne agonia. Erainfermo fin dalla nascita, ribelle a Dioprima di conoscerlo. Nel corpo e nellospirito recava l’impronta di una schiavitùmortale».Su tutti grondava la bava ributtante delserpente infernale.... Tutti, senzaeccezione, dovevano ripetere conDavide: «Mia madre mi generò nelpeccato».Ed ecco il prodigio: Maria, destinata adessere la Madre del Redentore, furedenta in precedenza, tanto nel corpoquanto nell’anima.Simile a una bianca colomba, volandodalle mani di Dio, si fece beffa dellosparviero infernale; abbagliante dicandore, entrò vittoriosa nel mondo,mentre i cori degli angeli ritmavano ilsuo volo cantando:«Tutta bella sei, o Maria, e macchiaoriginale non è in Te».Dice la storia che Ciro penetrò inBabilonia deviando le acque del fiumeEufrate. Per Maria Dio deviò le torbideacque del peccato originale. Ne fece ilsuo Paradiso di delizie, bello come Eglisolo poteva farlo.«Lo spettacolo più bello che esista sullaterra è un anima in grazia».

L’Immacolata:L’Immacolata:L’Immacolata:L’Immacolata:L’Immacolata:l’Aspettata da tutte le genti,come il suo Figlio Gesù

MARIA, L’IMMACOLATAChe cosa significa “Maria, l’Immacolata”?Questo titolo ha qualcosa da dirci? La liturgiadi oggi ci chiarisce il contenuto di questaparola in due grandi immagini. C’èinnanzitutto il racconto meraviglioso dell’an-nuncio a Maria, la Vergine di Nazaret, dellavenuta del Messia. Il saluto dell’Angelo èintessuto di fili dell’Antico Testamento,specialmente del profeta Sofonia. Esso favedere che Maria, l’umile donna di provinciache proviene da una stirpe sacerdotale eporta in sé il grande patrimonio sacerdotaled’Israele, è “il santo resto” d’Israele a cui iprofeti, in tutti i periodi di travagli e di tenebre,hanno fatto riferimento. In lei è presente lavera Sion, quella pura, la vivente dimora diDio. In lei dimora il Signore, in lei trova illuogo del Suo riposo. Lei è la vivente casa diDio, il quale non abita in edifici di pietra, manel cuore dell’uomo vivo. Lei è il germoglioche, nella buia notte invernale della storia,spunta dal tronco abbattuto di Davide. In lei sicompie la parola del Salmo: «La terra hadato il suo frutto» (67,7). Lei è il virgulto, dalquale deriva l’albero della redenzione e deiredenti. Dio non ha fallito, come potevaapparire già all’inizio della storia con Adamoed Eva, o durante il periodo dell’esiliobabilonese, e come nuovamente appariva altempo di Maria quando Israele era diventatoun popolo senza importanza in una regioneoccupata, con ben pochi segni riconoscibilidella sua santità. Dio non ha fallito. Nell’umiltàdella casa di Nazaret vive l’Israele santo, ilresto puro. Dio ha salvato e salva il Suopopolo. Dal tronco abbattuto rifulge nuova-mente la sua storia, diventando una nuovaforza viva che orienta e pervade il mondo.Maria è l’Israele santo; ella dice “sì” alSignore, si mette pienamente a Suadisposizione e diventa così il tempio viventedi Dio.(BENEDETTO XVI, DALL’OMELIA DELL’8 DICEMBRE 2005)

I GRANDE CENACOLI della Novena:un omaggio di amore,da parte dei giovanissimi «figli dela Donna»,a Colei che è «vestita di Sole»,Immacolata e candida più della neve.

CENACOLO GAM 5CENACOLO GAM 5

Al focolare dell’Immacolata«O Maria, mare pacifico, Maria donatrice di

pace, Maria terra fruttifera. Tu, Maria, seiquella pianta novella, dalla quale abbiamo ilfiore profumato del Verbo Unigenito Figliolodi Dio, perché in te, terra fruttifera, fu semi-nato questo Verbo. Tu sei la terra e la pianta.O Maria, carro di fuoco, tu portasti il fuoco

nascosto e velato sotto la cenere della tuaumiltà».

(S. Caterina da Siena)

Novena all'Immacolata...: "tempo forte" per ilgiovane Gam!Quando i figli della Donna vestita di Sole scorgonola Mamma accendere il "fuoco", subito vi si preci-pitano a coglierne il tizzone con cui seminare la"fiamma ardente dell'amore a Gesù"; quando ilgiovane Sabra vede la sua Condottiera tenderel'arco parte, freccia acuta nella mano potente diColei che vince il vecchio serpe, a seminare laParola che "trafigge i cuori".I Nove giorni all'Immacolata sono sempre statitempo ideale per la riconquista dei cuori a Dio.Ed è stupendo vedere come è Lei, la Mamma,a prendersi cura di ogni anima in particolare.All’ora del Cenacolo la lenta pioggerellina hadolcemente sospinto tutti a raccogliersi nell'intimi-tà del suo Cuore Immacolato e tante animeveramente hanno trovato lì il "riposo" chedesideravano da tempo: il "focolare" era accesoe loro vi si sono riscaldate.La gioia ha sfavillato in tantissimi cuori.Quando il Cenacolo Gam diventa gioia di unafamiglia raccolta, la presenza della Mamma fatraboccare i cuori di una pace indicibile: la suadolcezza fonde tutte le nostre resistenze e, nelloSpirito Santo, ricrea tutto ciò che tocca.Queste le parole di ringraziamento del parrocoal termine dell'incontro:«Carissime, al termine di questa giornata delCenacolo all'Immacolata celebrato nella nostraParrocchia ringrazio e benedico con voi laTrinità Santissima per il dono di luce, di gioia efiducia che avete attirato su tutta la comunitàparrocchiale. Penso sia proprio il dono dellaMamma Celeste a tutti noi, per darci coraggionella lotta per il Regno di Gesù in tutti i cuori.Ho capito che vale la pena sopportare umiliazio-ni, difficoltà interiori ed esterne, perché si affretti iltrionfo del Cuore Immacolato di Maria in tutto ilmondo.Grazie ...per la bontà e generosità del vostroapostolato davvero "ardente" e "mariano"». P.

“La cosa più bella che ho imparato nelGAM è stata quella di chiamare laMadonna “Mamma”, anche perché hosubito fatto un paragone: se i miei figlidovessero chiamarmi per nome... credoche ci rimarrei molto male!Ho conosciuto il GAM da poco più di unanno, ed è stata un’esperienza determi-nante nella mia vita. Credevo di saperpregare, di saper amare, di conoscere laChiesa e tutto ciò che ne faceva parte, inrealtà, era tutto in forma così superficialeciò che facevo o sapevo.La mia prima vera confessione con unsacerdote GAM la ricorderò a vita: eracome trovarsi a tu per tu con Gesù, misono sentita travolgere da un’ondata digioia, il resto non contava più nulla!Soprattutto tutti quei problemi che riuscivoa crearmi inutilmente. Ho imparato cheaffidando alla Mamma, si riesce arisolvere la maggior parte delle preoccu-pazioni: «è lei che fa!» (questo è un mottoda tener sempre presente). E poi scopriredi avere un amico come Gesù, che tiprotegge, che ti ama, che ti sta semprevicino e che soprattutto ti ha donato la suatenera Mamma... cos’altro si puòdesiderare?Ah! dimenticavo: grazie a quella stupendaconfessione, oggi la Mamma ha un’altrofiglio a cui pensare, il mio bambino, che inonore di Don Carlo porta il suo nome.

Maria8 Dicembre, festa dell'Immacolata: conclusa lavisita alle famiglie in alcuni palazzi della periferiadi Milano, ci avviamo verso casa con la statuettadella Madonna di Fatima tra le braccia. Il nostrocuore è colmo delle sofferenze e delle miserieche la gente ci ha voluto confidare.All'improvviso sentiamo dietro di noi una voce grida-re: «Mamma! Mamma! Ciao Mamma!». Ci giriamoincuriosite e vediamo una giovane donna con unabimba piccola nel passeggino.Sta attraversando la strada e cerca di attira-re la nostra attenzione, o meglio, l'attenzio-ne della Mamma! Infatti dopo un attimo diconfusione capiamo che quelle grida sonorivolte proprio alla statuetta della Madon-na di Fatima. Ci dirigiamo verso la donnae le diamo in mano la statuetta, meravi-gliate davanti a quella effusione così sem-plice e profonda di affetto e di gratitudinenei confronti della Mamma Celeste. Ladonna, che sembra uscita da una paginadel Vangelo, dà subito la statuetta allabambina e le dice: «Questa è la Mam-ma, la tua vera Mamma! La Mammatua e di Giuseppe!». La bambinastringe la statuetta fra le braccia esorride, mentre noi, sempre più stu-pite chiediamo il nome della bimba:«Si chiama Stefania, è mia figlia eGiuseppe è il suo fratellino», ci ri-sponde la donna.La invitiamo a pregare un'AveMaria, accetta con entusiasmo.Poi le doniamo un quadretto diconsacrazione e un adesivo allabambina e riprendiamo la statuetta.La bambina tende le mani verso lamadonnina con uno sguardotriste, quasi piange, ma poi siconsola contemplando l'adesivocolorato. Dopo si allontanano,madre e figlia, ogni tanto si

LA VERA MAMMACUORI ARDENTI

girano indietro, la donna salutando: «Ciao,Mamma! Grazie, Mamma!» e la bambinatendendo le sue piccole mani verso la statuetta.Noi rimaniamo a guardarle incantate, ci viene inmente Giovanni, «il discepolo prediletto di Gesù»,di lui il Vangelo dice che accolse la Madre di

Gesù come sua, l'accolse nellasua casa, nel suo cuore.

Solo chi si è impoverito di sestesso e attende tutto da Diopuò accogliere il donodi Gesù: Maria!

S .S .S .S .S .

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CRESCIAMO ACCETTANDOCIIn Brasile c’è un albero curioso, il bachori. Non cresce che inAmazzonia. Da quando viene piantato, si deve attendere quarant’anniprima di gustarne il primo frutto. Noi siamo tutti piante differenti, alcuni sonopomodori, che crescono presto, altri sono dei bachori. Al bachori nonservirà a nulla piangere al termine di trentanove anni perché non è unpomodoro. Abbia pazienza, un giorno darà il suo frutto. Bisogna accettarsinella propria realtà, con le proprie caratteristiche e limiti. Non si crescerifiutando di essere quello che si è.Non serve sognare e dire: «Se il mio passato fosse stato diverso...; sefossi più giovane...; se fossi più vecchio!...». Questi «se» sono sogni,illusioni che non nutrono alcuna crescita. Cresciamo accettandoci. Nonpossiamo crescere che a partire dalla presa di coscienza della luce edelle tenebre che abitano in noi, dei nostri egoismi e amori, della nostrapace e angoscia, perché è quello che noi siamo. Non si cresce sognan-dosi diversi.Non posso crescere che partendo dalla presa di coscienza di ciò chesono, e con la speranza di divenire ciò che Gesù vuole da me. Nonsappiamo esattamente ciò che Gesù vuole da noi. Tuttavia sappiamo cheegli ci vuole veri, senza illusioni sopra noi stessi.Ma c’è un segreto: non si è mai sentito dire che chi si nutre di preghieracessi di crescere. Ci sono diversi stili di preghiera, per esempio quella diabbandono che ci insegna Maria: «Sono la serva del Signore, sia fatto dime secondo la tua parola»; oppure la preghiera di Samuele: «Parla,Signore, il tuo servo ti ascolta»; oppure il semplice grido filiale nel silenzio:«Padre!». Colui che ama è tutto felice di essere alla presenza di Dio e nonha bisogno di molte parole. Chi prega così cresce automaticamente. Ècosa sicura che chi cresce così, a poco a poco, nella pazienza, crescecome un uomo o una donna delle beatitudini. Renderemo così possibilel’impossibile e saremo, in un mondo di guerra, uomini e donne di pace.

Madre Teresa di Calcutta, al secoloAgnes Gonxha Bojaxhiu, nasce il 26agosto 1910 a Skopje (ex-Jugoslavia,oggi Macedonia), da una famigliacattolica albanese. Cresce nella parroc-chia di Cristo Re dove frequenta ilSodalizio, un gruppo di preghiera e aiutoper le missioni. Lì incontra dei PadriGesuiti che lavorano nella lontanaCalcutta, una città del Bengala. L’espe-rienza dei missionari la colpisceprofondamente, tanto che a 18 annidecide di entrare nella Congregazionedelle Suore Missionarie di NostraSignora di Loreto, presente anche inIndia.Partita nel 1928 per l’Irlanda, unanno dopo è a Darjeeling, alle pendicidell’Himalaya, per il periodo di noviziato.Nel 1931 la giovane Agnes emette i primivoti, prendendo il nuovo nome di suorMary Teresa del Bambin Gesù (sceltoper la sua devozione alla santa diLisieux), e per circa un ventennioinsegnerà storia e geografia alle ragazzedi buona famiglia nel collegio delle suoredi Loreto a Entally, zona orientale diCalcutta. Oltre il muro di cinta delconvento c’era Motijhil con i suoi odoriacri e soffocanti, uno degli slum piùmiserabili della megalopoli indiana, la

SULLA SCIA DEI SANTI

discarica del mondo. Da lontano suorTeresa poteva sentirne i miasmi chearrivavano fino al suo collegio di lusso,ma non lo conosceva. Era l’altra facciadell’India, un mondo a parte per lei,almeno fino a quella fatidica sera del 10settembre 1946, quando avvertì la“chiamata nella chiamata” mentre era intreno diretta a Darjeeling, per gli esercizispirituali.Stretta in un cantuccio, faticosa-mente conquistato, pensava alla folla diaffamati, storpi, ciechi e lebbrosi chepopolavano i marciapiedi di Calcutta.Suor Teresa quella notte non riesceproprio a chiudere occhio e continua-mente ripete a se stessa: “Devo farequalcosa…”. Durante tutto il viaggio unafrase le rimbombava nella testa e nelcuore, il grido dolente di Gesù sullacroce: “Ho sete!”. Un misteriosorichiamo che con il passare delle ore sifaceva sempre più chiaro e pressante: leidoveva lasciare il convento per i piùpoveri tra i poveri. Non i poveri, ma “i piùpoveri dei poveri”: quel genere dipersone che non sono niente, chevivono ai margini di tutto, il mondo deiderelitti che ogni giorno agonizzavano suimarciapiedi dell’India, senza neppure ladignità di poter morire in pace. Ritornata a

Beata Madre Teresa di Calcutta

Calcutta domanda all’arcivescovo,monsignor Périer, l’autorizzazione alasciare la sua congregazione perlavorare con i poveri. La prima risposta èun secco “no”.Un anno dopo, è il 1947,ripete la sua istanza. E finalmente learriva l’autorizzazione da Roma, con lafirma di Papa Pio XII. Suor Teresa lasciaallora il convento di Entally con cinquerupie in tasca e il sari orlato di azzurrodelle indiane più povere, dopo benvent’anni trascorsi nella congregazionedelle Suore di Loreto.L’intera vita e l’opera di Madre Teresaoffrirono testimonianza della gioia diamare, della grandezza e della dignità diogni essere umano, del valore dellepiccole cose fatte fedelmente e conamore, e dell’incomparabile valoredell’amicizia con DioIn aggiunta ai tre usuali voti di povertà,castità e obbedienza, ogni Missionariadella beata ne fa un quarto di “dedito egratuito servizio ai più poveri tra i poveri”,riconoscendo in Maria l’icona delservizio reso di tutto cuore, della più

autentica carità.Lo spirito del Magnificat caratterizza lavita delle Missionarie: lode, gratitudine,ringraziamento e soprattutto gioia. Lagioia deve essere, per così dire, la lorodivisa, il loro biglietto da visita nel mondo.Regina della vera gioia è per l’appuntoMaria, che ha saputo rallegrarsi emagnificare il Signore per le “grandicose” che le ha riservato, avendo trovatopieno compiacimento nella sua umiltà diserva obbediente e accogliente verso ilmistero del Verbo Incarnato.“Noi prendiamo Maria come Madredelle nostre comunità perché diventinocon il suo aiuto un’altra Nazareth”. È uncammino semplice, fatto alla scuola dellaVergine, per poter attraverso di Leiandare a Gesù.Maria è la scala spirituale che conducealla perfezione e all’unione con Cristo.

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Nuove frontiere di evangelizzazioneNuove frontiere di evangelizzazione

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LA GIOIA DIRICEVEREMissione in Togo – Africa( 9-20 settembre 2006 )

Il giorno in cui siamo partiti, a Romafervevano i preparativi della notte biancae non immaginavamo che, toccando ilsuolo africano, avremmo trovato anchelì una notte bianca: bianca di stelle,tantissime, come non se ne vedonodalle nostre parti, perché lì non c’era laluce elettrica a turbare l’armonianotturna del cielo trapuntato di astri. Lìmancano gli abbagli della civiltà ricca,per questo c’è ancora la possibilità distupirsi. Ed è normale aprire gli occhi,alle quattro del mattino, svegliati non dalfrastuono del traffico, ma dalla sinfoniadella natura, generosa di suoni esussurri.Due notti bianche, ma così diverse traloro: la prima, a Roma, studiata atavolino nel laboratorio del business enata nella provetta dell’opulenza; laseconda, bellissima, figlia di un mondoche può ancora regalare il gusto dellecose semplici, perché non ha ancoracontratto il virus che provoca la caduta abrandelli della fede, della speranza edella carità; virus diagnosticato a tuttiquelli che corrono dietro alle cose chevanno dai tetti all’ingiù e non si curanopiù di ciò che va dai tetti all’insù; virusche porta il nome di durezza di cuore eha il suo terreno di coltura nella sfrena-

Natale: Dio ha mandato ilsuo Figlio per toccarci nellanostra vulnerabilità e, daparte sua, il Signore cimanda a rivelare agli uomi-ni non soltanto che essihanno il diritto di esserevulnerabili, ma che Dio liama proprio nella lorovulnerabilità. Quandol’uomo scopre di essereamato fa cadere le barriere el’odio scompare.

tezza del benessere, propagandosi inmodo particolare dove si voltano lespalle a Dio e, di conseguenza,all’uomo.Siamo arrivati a sera tardi a Lomè,capitale del Togo, con la luce fioca dipochi neon all’aeroporto e un pullulare divita, rischiarata da qualche lampada aolio e qualche fuocherello sui bordi dellestrade (chiamiamole strade!). Unviaggio iniziato con la poesia delle stelle,ma ferito man mano dai graffi dolorosi ditanta sofferenza che abbiamo visto. Lasofferenza di chi muore schiacciato inmacchina, mentre i familiari tentanodisperatamente di tirarlo fuori a colpi diaccetta. Perché non esistono i soccorsi.La sofferenza di un marito che vedemorire sua moglie, che stava perregalargli la gioia di essere padre,perché non aveva soldi a sufficienzaper l’operazione nell’ospedale statale,dove devi portarti da casa persino lebende e i cerotti.Un viaggio però rianimato anche dalsorriso dei bambini, tanti bambini, che tiguardano fissi negli occhi, e si sazianodella novità di vedere delle persone conun colore della pelle diverso dal loro. Cichiamano iovò, che nella lingua ifè vuoldire bianco.Le emozioni sono fiorite lungo un tragittoche, attraverso sterpaglie e sentieripolverosi, ci ha portato a visitare villaggi,cappelle, scuole e cumuli di mattoni.Mattoni a cui è affidata la speranza, dinuove chiese, nuovi ospedali, nuove

scuole. Il sorriso che abbiamo visto èlontano mille miglia dal broncio dei nostribambini, piagnucoloni figli del tutto esubito. I nostri bambini piangono perchéil papà ritarda a spendere qualchedecina di euro per l’acquisto dell’ultimocd della play station. Quei bambinisorridevano increduli per il dono di unacaramella e un adesivo della VergineMaria. E imparavano subito, dopoaverlo sentito una sola volta, le paroledell’Ave Mamma.

(continuazione nel prossimonumero)

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CENACOLOCENACOLOCENACOLOCENACOLOCENACOLOGGGGGAMAMAMAMAMCasella Postale 6882100 - Benevento

Tel/fax: 0825/966152e-mail: [email protected] Internet: www.cathomedia.com

TI SCRIVTI SCRIVTI SCRIVTI SCRIVTI SCRIVO PER DIRO PER DIRO PER DIRO PER DIRO PER DIRTITITITITI

Dio nasce per l’uomo, non peravere un posto nel presepe.Non è Natale se il canto trion-fante degli Angeli copre il gridodi aiuto di chi ci è accanto, se glisfavilli colorati nascondono leombre della società, se lacelestiale musichetta ci staccadalla terra che invece ha tantobisogno di noi. Vivere ogni gior-no il Natale è venire alla luce,aprire gli occhi! Non ci limitia-mo con freddezza a riscaldareGesù col bue e l’asinello, mafacciamogli sentire il calore delnostro cuore. Se Gesù ci haconsegnato questo comando:“Amatevi!”, allora facciamosentire sul serio i battiti delnostro amore ai fratelli! Il pros-simo, i poveri, i disperati non lireleghiamo come pastori nellabella cornice del presepe, maandiamo ascovarli dove, o pervolontà o per costrizione, sitrovano.

HO LETTO CON PIACERE,il messalino e mi è moltopiaciuto,desidererei abbonarmi ericeverlo via posta al seguente indiriz-zo... MESSINA.

Ringrazio anticipatamente!

CARISSIMIRicevo ogni mese il vostro MessalinoGam che mi accompagna ogni giornoper la meditazione delle letture dellamessa.Mi piacerebbe che lo ricevesseroanche mia sorella e mia cognata che, alcontrario di me, non hanno la grazia diandare a messa tutti i giorni. Soprattuttomia cognata, che con un marito infermoda accudire, neppure, a volte, riesce aparteciparvi la domenica.Credo che sarebbe loro di grandeconforto.Ringrazio anticipatamente e cordialmen-te saluto.

Maria Rosa (Genova)

RICEVO CON MOLTA GIOIAil vostro Messalino,che mi sostienenella meditazione dei testi liturgiciquotidiani! Mi sento in perfetta sintoniacon la spiritualità del commento delleletture!Vorrei segnalarvi che da settembresono rientrata in Italia. Dunque se possoancora riceverlo, chiederei di noninviare più il Messalino a Parigi, ma a...

Sr Elena (Cassano Murge-BA)Grazie infinite

CIAO A TUTTI!I messalini sono sempre più apprezzati!E ultimamente ancora di più perchéarrivano non solo in tempo ma addirittu-ra con qualche giorno di anticipo.Grazie! Cari saluti a tutti ....

RICHIEDO LA SPEDIZIONE A CASAdi “In ascolto” messalino gam. Ringra-zio per la cortese attenzione e colgol’occasione per complimentarmi per lapuntualità del ricevimento e per come èstato formulato e per l’aiuto giornalieroche porta. Distinti saluti...

PACE A VOI!Da un paio di mesi una mia cara amicami ha fatto conoscere il vostromessalino che ormai è diventatostrumento quotidiano della mia preghie-ra e meditazione. Purtroppo, lei non puòpiù fornimelo perchè ha cambiato città.Come posso fare ad abbonarmi perriceverlo mensilmente?Suor Mariella (Cerignola -FG)

I missionari del mondospendono la loro vita

per il Vangelo e ladignità dell’uomo.

Lo sai che puoicamminare conloro, pregando

per loro e aiutan-doli concretamente?

Un altro barbone è morto per il freddo nella stazione.Se ci fossi stato io, l’avrei aiutato! Ma ti sei accortoche dietro la porta di casa c’è una famiglia che vive astenti? E che più in là un anziano vive segregato incasa? Il nostro essere cristiani è solo un’etichetta o unmarchio indelebile e fecondo sul cuore?

La cronaca ci presenta ognigiorno i mali della società: stra-gi, uccisioni ecc... Ti accorgi chec’è pure il bene? Sai che ognigiorno avvengono prodigi di gioia?

In America l’associazione pro-vitacercava con la forza di evitare gli aborti.Niente di fatto. Continuavano. Ha iniziatoa pregare il rosario davanti alle cliniche.Tante cliniche sono state chiuse. Rifletti sulla potenza della preghiera?

Ogni inverno centinaia di persone in tuttal’Europa muoiono assiderate per il freddo,perché mancano dello stretto necessario perripararsi. Cosa faccio io per aiutare questevittime ancora in vita che si trovano nella miacittà?

I divorzi aumentano, le famiglie sisfasciano, anche nel suo interno l’uomoè diviso. Cosa fai per creare unità? Special-mente l’unità familiare?

Oggi tantissimi si professano cristiani. Dicono: “vadoa Messa”, prego” ecc. E poi dietro consultano i maghi,i fattucchieri. Tu, prendi sul serio Gesù Cristo?

Il tuo Natale?CENACOLO GAM 8