n° 75 anno XXVI - dicembre 2011

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GIORNALE CULTURALE INFORMATIVO A CURA DEGLI “AMICI DELL’EREMO DI VALLECAMONICA” 75 LETTERE DALL’EREMO

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GIORNALECULTURALE

INFORMATIVOA CURA DEGLI

“AMICI DELL’EREMODI VALLECAMONICA”

75LETTEREDALL’EREMO

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È IN INTERNET AL SITO:www.eremodibienno.it

(pubblicazioni)

LETTEREDALL’EREMO

LETTEREDALL’EREMODICEMBRE 2011ANNO XXVIDirettore ResponsabileDon Gabriele Filippini

Autorizzazione n. 4/89del Tribunale di Brescia

EREMO DEI SANTI APOSTOLIPIETRO E PAOLO25040 BIENNO (Brescia)Telefono 0364/[email protected]

ABBONAMENTO:Ordinario € 15,00Sostenitore € 30,00Benemerito € 50,00C.C. Postale n. 17738253int. a Alma Tovini Domus

Stampa: Tip. Camuna S.p.A. - BrenoTel. 0364/22007

Si ringrazia la

che, condividendone le finalità, contribuisce alla stampa e spedizione di questa rivista.

Dall’Eremo Da quarant’anni al servizio dell’Eremo La pubblicità Attività e notizie Anima Materna della Casa sono alcune donne Fissò lo sguardo su di lui e lo amò Esercizi spirituali con i missionari di MariaLa vita spirituale è simile all’acqua viva “Eccomi” - Servi di Dio Esercizi spirituali per i sacerdotiSulle orme di San Francesco

Il principio dello sperare

Comunità in camminoConcerti d’organo a Ossimo inferioreXV Concerto d’autunno

Attraverso l’Italia

Il beato Innocenzo nelle testimonianze dei sacerdoti camuni

Mons. Giuliano Nava Ricordo di Mons. Andrea Morandini Anniversario della morte di Mons. Almici

Hic sunt acari Attività dell’Eremo - Programma 2012

Dal Monastero

Gruppi

Amici

Biblioteca

Dalla Valle

Storia

Calendario

Copertina di Lella Avanzini-Zaniboni

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1971: l’Istituto delle suore di Santa Do-rotea risponde alla Chiesa di Brescia che ha chiesto la cooperazione in due case diocesane di Esercizi Spirituali: a Mon-tecastello di Tignale sul Garda e a Bienno in Valle Camonica, nell’Eremo antico dei Santi Pietro e Paolo. La richiesta coincide con il consolidarsi di un carisma particolare di animazione spi-rituale, presente dalle origini: Madre An-nunciata, attenta alla formazione integrale della donna cristiana, si era dedicata, fin dal 1843, a Cemmo, agli Esercizi Spiri-tuali annuali per le alunne e, naturalmente, per le suore. Questa attività, continuata ininterrottamente anche dopo la morte di Madre Annunciata, viene sospesa durante la prima guerra mondiale ed è oggetto di riflessione nel periodo post-conciliare, quando il Vaticano II chiede che tutti gli Istituti Religiosi approfondiscano le loro origini per viverne la fedeltà nell’oggi. L’Istituto delle Suore Dorotee non solo si conferma in questa forma apostolica che considera l’espressione più alta di un carisma educativo, ma potenzia l’attività degli Esercizi Spirituali, aprendo in Bre-scia (1967), a questo scopo, la Casa di Spiritualità Mater Divinae Gratiae. La richiesta della Diocesi ci trova quindi in un momento favorevole, che predispone all’accoglienza della richiesta. Mons. Giuseppe Almici, Vescovo ausiliare di Brescia e presidente della Fies (Federa-zione Italiana Esercizi Spirituali) e don Dino Foglio, segretario, che apprezzano

la ricchezza del nostro carisma, ci inco-raggiano nell’assumere questo apostolato di animazione spirituale al servizio diretto della Diocesi. Inizia così la collaborazione: dal 1° ot-tobre 1971, una piccola comunità vive dentro l’Eremo di Bienno in dialogo re-sponsabile con il Sacerdote incaricato dal Vescovo della Direzione dell’Opera, in ascolto particolare delle necessità spi-rituali e pastorali della Valle Camonica, terra tanto amata anche da Madre Annun-ciata. All’Eremo si possono incontrare le suore già al suono del campanello, quando la porta d’ingresso si apre, oppure in cu-cina o in altri luoghi della casa, occupate in svariati servizi, sempre attente a far sì che le esperienze programmate possano avvenire nel migliore dei modi; attente ad ogni singola persona. C’è un altro servizio che la comunità delle suore dell’Eremo vuole offrire, pur consa-pevole dei propri limiti: è la testimonianza della vita, offerta proprio in quanto comu-nità, in quanto sorelle che hanno scelto di rispondere con l’amore all’Amore di Dio che ama per primo. Lo fa con uno speci-fico stile di vita, con un voto fatto a Dio di povertà, obbedienza e castità per dire che Lui è il Primo e l’Ultimo, l’Assoluto, Colui che era, che è e che viene, Colui al Quale si può consegnare la vita perché è fedele. Si tratta di Sorelle che si affidano a Dio e al Suo Spirito, ne conoscono l’opera che plasma e purifica l’amore, che libera le energie più belle, rendendo possibile

DA QUARANT’ANNI LE SUORE DOROTEE AL SERVIZIO DELL’EREMO

Dall’Eremo

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la fraternità. Sorelle che sanno per espe-rienza che, accogliendo l’iniziativa di Dio nella propria vita, affiora la vera natura dell’uomo, quella pensata da Dio “in prin-cipio”. Vorrebbero ricordare che l’Amore è all’origine di tutto e ne custodiscono la Fonte, sperando che anche ad altri venga il desiderio di dissetarsi… Un pugnetto di suore nel cuore di un’opera diocesana, con la Diocesi nel cuore. Come la Diocesi, come la Chiesa, aperte sul mondo, ad ogni uomo.

1971: l’Istituto apre la comunità all’Eremo di Bienno, potenzia la presenza missiona-ria in Argentina, è alla vigilia dell’apertura in Burundi (Africa): a ricordarci che dove un uomo o una donna hanno bisogno di ascoltare quanto è grande l’Amore del Pa-dre, là è luogo di missione.Il fuoco dello Spirito ci scaldi il cuore per i fratelli che incontriamo là dove l’Amore di Dio ci pone.

SUOR LUCIA MORATTI

Suore dorotee che hanno prestato la loro attività all’Eremo

- Suor Margherita Ferri (dall’1.09.1970 al 31.08.1973)

- Suor Alberta Moreschi (dall’1.10.1971 al 31.10.1972)

- Suor Giancarla Martinazzoli (dall’1.10.1971 al 30.06.1972)

- Suor Pierina Bottanelli (dall’1.10.1972 al 30.09.1978)

- Suor Franceschina Galli* (dall’1.10.1972 al 01.12.2001)

- Suor Giuliana Gorno (dall’1.10.1973 al 31.08.1979)

- Suor Piermaria Branchi (dall’1.10.1978 al 30.09.1997 e tutt’ora presente dal 21.10.2011)

- Suor Gianaurelia Sangalli* (dall’01.10.1979 al 30.09.1980 e dal 31.07.2007 al 28.11.2010)

- Suor Pierina Murachelli (dall’1.10.1980 all’1.10.1082)

- Suor Carmelina Toloni (dall’1.09.1985 al 31.08.1990 e dall’1.09.2000 al 31.08.2001)

- Suor Erminia Fontana (dall’1.10.1990 al 31.10.1990)

- Suor Nives Pedretti (dal 30.09.1997 al 31.07.2000)

- Suor Marina Tonoli (dal 30.09.1997 al 30.09.1999)

- Suor Fiorina Fontana (dal 31.07.2000 al 30.09.2001)

- Suor Marisa Mariotti (dal 30.09.2002 al 30.09.2005)

- Suor Fabia Bonacasa (dal 30.09.2005 al 30.11.2006)

- Suor Celinia Pedrotti (dal 30.09.2001 al 20.10.2011)

- Suor Giuseppa Poiatti* (dal 2.09.2003 al 20.10.2011)

- Suor Paola Rubagotti (dal 4.10.2010 tutt’ora presente) ______________*sono tornate alla casa del padre

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LA PUBBLICITÀ

Formazione

Johan Huizinga (1872-1945) è stato uno storico olandese che ha lasciato una trac-cia profonda nella cultura europea. Nel 1935, in un libro “La crisi della civiltà”, anticipò idee e progetti che sono ancora oggi di viva attualità. Una di queste idee è più attuale ai nostri giorni che al tempo nel quale l’Autore la formulò: il senso della pubblicità. Oggi problema vivo anche per la tenuta del costume cristiano. Oggi, dunque, con l’istruzione diffusa e con la pubblicità data in tempo reale ai fatti quo-tidiani, l’uomo comune è diventato sem-pre meno dipendente dalle proprie libere facoltà di pensiero e di giudizio. Bom-bardato com’è da notizie e informazioni d’ogni genere, è sempre meno in grado di assimilare in termini critici e vitali il cumulo dei dati che gli viene propinato. E questi, non elaborati, costituiscono un ostacolo al ragionamento indipendente e portano diritto a quello stato d’animo che lo Huizinga definiva di infantilismo. Que-sto stato di cose è per gran parte determi-nato e sostenuto dalla pubblicità sia poli-tica sia commerciale. Essa sovraccarica di suggestione ogni notizia, ogni prodotto e trasforma in verità le sensazioni, le repul-sioni, gli entusiasmi. E così le apparenze sostituiscono l’essere, gli pseudo valori i valori veri. Si osservi quanto valore ha perso la parola che è il mezzo principale del pensiero. Più la si moltiplica, meno vale e meno conta, sia quella pronunciata sia quella scritta. Moltiplicandola, aumen-tano certamente i malintesi e gli equivoci, ma, quel che è peggio, aumenta l’indif-ferenza alla verità. La pubblicità, voluta dagli interessi industriali e commerciali,

gonfia le cose e governa sempre di più la libertà. Un esempio. C’era una volta una bella costumanza. Si dava al bambino il nome del nonno o di altro caro parente o amico, per perpetuare gli affetti, per mantenere saldi e memori vincoli con gli antenati e con gli amici. Quasi sempre il nome era quello di un Santo che diven-tava, nel momento del Battesimo, il pro-tettore del piccolo. E quale gloria ha dato l’Italia al nome augusto della Madre di Dio! Oggi, schiavizzati dalla pubblicità che impone i suoi “eroi”, perfino dai ge-nitori cattolici i bambini ricevono spesso nomi come Kevin, Ariel, Falco, Selene, Oceano e via dicendo. Che cosa fare? Un sicuro orientamento per districarsi dagli effetti più nocivi della pubblicità o, me-glio, per sottrarci al suo dominio e padro-neggiarla, viene dal Concilio Vaticano II nel quale la Chiesa invita i giovani e i genitori a discernere con criteri cristiani l’impatto con i media. “Specialmente i giovani si abituino a un uso moderato e disciplinato di questi strumenti. Cerchino di comprendere più a fondo le cose viste, udite, lette. Ne discutano con i loro educa-tori e con persone competenti e imparino a formularne un giudizio retto. I genitori poi ricordino che è loro dovere vigilare diligentemente affinché spettacoli, stampa e simili, che siano contrari alla fede o ai buoni costumi, non entrino in casa e i loro figli non vi incorrano altrove” (Inter Mi-rifica, n.10). Dopo, vennero il computer e internet!

GIANDOMENICO MUCCI S.J.(La Civiltà Cattolica - Roma)

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ATTIVITA' E NOTIZIE

Dall’Eremo

Giugno 2011• Nei primi giorni del mese ha avuto inizio

l’ottavo corso di iconografia, guidato dal maestro Giancarlo Pellegrini e da Suor Maddalena, eremita bolognese. Quest’anno è stata realizzata l’icona dell’Annunciazione. La domenica 5 giu-gno il Maestro ha tenuto una conferenza sulla spiritualità e l’arte dell’Icona, con annessa una piccola mostra dei lavori dei corsisti.

• Mercoledì 1° giugno Luca Dalla Palma ha presentato all’Eremo il suo ultimo libro. Ne avevamo già dato notizia in lettere dall’Eremo 74.

• Il 2 giugno, i cresimandi di Malegno, accompagnati dal Parroco, don Lino,

hanno vissuto mezza giornata di ritiro.• I giovani dell’anno di volontariato so-

ciale (AVS) hanno trascorso mezza giornata di ritiro all’Eremo, mercoledì 8, guidati dal direttore della casa e ac-compagnati dai responsabili professor Diego Mesa e Suor Francesca .

• Per Cori all’Eremo, domenica 12 giu-gno, ha cantato la Corale San Gregorio di Toline .

• I Ministri Straordinari dell’Eucarestia hanno partecipato all’Eremo al loro corso di Formazione il 16, 17 e 20 giu-gno.

• Lunedì 13 giugno don Francesco Pe-drazzi ha presentato ai catechisti della Valle gli itinerari di Catechesi per i ra-

Corale San Gregorio Magno di Toline.

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gazzi.• Giovedì 16 giugno la Cisl di Vallecamo-

nica ha tenuto all’Eremo un’assemblea iniziata con la Celebrazione Eucaristica per le vittime del lavoro.

• Domenica 19 giugno ha avuto inizio il primo corso di esercizi spirituali estivi: S.E. Mons. Carlo Ghidelli, Vescovo eme-rito di Lanciano, già assistente dell’Uni-versità Cattolica, ha guidato i Sacerdoti presenti, fra i quali il Vescovo di Brescia, S.E. Mons. Luciano Monari, in un itine-rario di preghiera attraverso la Lettera agli Ebrei.

• Venerdì 24 gli anziani della Centro Ce-leri di Breno hanno visitato l’Eremo, accompagnati dall’animatrice Valeria e da alcuni volontari.

• Sabato 25 e domenica 26 gli insegnanti di religione, guidati dal direttore dell’uf-ficio scolastico della diocesi e dal suo collaboratore, il professor Luciano Pace, hanno vissuto l’annuale appuntamento del corso di aggiornamento all’Eremo.

• Domenica 26, nel primo pomeriggio,

la pianista Sara Zamboni, ha offerto al pubblico il concerto per il suo diploma in pianoforte, brillantemente conseguito.

• Per la festa patronale dell’Eremo, mar-tedì 28 giugno alle 20.30 si è ripresa la tradizionale veglia dei Santi Apostoli con la celebrazione dell’Ufficio delle let-ture. Per l’occasione l’organaro Gianluca Chiminelli ha portato all’Eremo la sua ultima opera, l’organo positivo di recen-tissima costruzione.

Margherita Chiminelli, soprano e Ales-sandro Foresti all’organo hanno animato la celebrazione, presieduta da don Giu-seppe Chiminelli, presbitero collabora-tore dell’Eremo.

• Mercoledì 29 giugno, Mons. Gianfranco Mascher, Vicario generale, ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica alla quale hanno partecipato molti sa-cerdoti e fedeli della Valle.

Luglio 2011• Sabato 2 luglio, l’Ucid ha tenuto

all’Eremo l’incontro estivo di preghiera

I giovani dell'anno di volontariato sociale.

Dall'Eremo5

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e formazione.• Domenica 3, per Cori all’Eremo, la

Santa Messa è stata animata dal Coro di Cevo.

• Da lunedì 4 giovedì 7, l’Eremo ha ospi-tato il corso della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale sul tema antico dei “Sensi spirituali”. Erano presenti cor-sisti da ogni parte d’Italia.

• Mercoledì 6, alcuni monaci da Monteoli-veto Maggiore hanno visitato l’Eremo.

• Da venerdì 8 a sabato 16 le Missionarie dell’Amore Infinito hanno vissuto la set-timana degli esercizi spirituali.

• L’Eremo ha ospitato, da sabato 9 a gio-vedì 14, la fraternità laicale delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Parma, per un itinerario spirituale guidato dal direttore, sul libro degli Atti degli apostoli.

• Un concerto, sabato 9 e la Santa Messa, domenica 10, presieduta da Monsignor Aldo Delaidelli, hanno voluto celebrare il ricordo di Monsignor Andrea Moran-dini, fondatore e benefattore dell’Eremo. Nella rivista si trova il profilo di Mons. Morandini tracciato da don Aldo, di-rettore emerito dell’Eremo. Alla cele-brazione era presente una delegazione di Marone, dove il nostro Benefat-tore fu parroco, guidata dall’Arciprete don Fausto Manenti, direttore emerito dell’Eremo.

• Dal 14 al 20 luglio, le Suore Discepole di Gesù Eucaristico hanno trascorso alcuni giorni all’Eremo, alternando la preghiera - specialmente l’adorazione eucaristica - con la vista dei luoghi artistici e naturali della Valle.

• Martedì 19 luglio la “Commissione or-gani” ha visitato l’Eremo per studiare la realizzazione di un organo nuovo per la Chiesa.

• Domenica 24 hanno preso avvio gli eser-cizi spirituali per i sacerdoti predicati da Mons. Marco Frisina. Numerose le pre-senze anche di alcune religiose e di qual-

che laico. Un articolo nella rivista offre la testimonianza di uno dei partecipanti.

• Una cinquantina di Suore di don Bo-sco (salesiane) della provincia emiliana hanno scelto l’Eremo per gli esercizi spi-rituali, dal 29 luglio al 5 agosto.

• Domenica 31 luglio, la Santa Messa è stata animata dal trio Andrea Poetini, violino, Melania Ferrari, organo e Marco Pennacchio, violoncello. I musicisti non solo hanno sottolineato momenti di me-ditazione con l’esecuzione magistrale di brani di musica sacra, ma hanno anche accompagnato, in trio, il canto dell’as-semblea liturgica, in una sinfonia liturgica che ha aiutato a celebrare il Mistero.

Agosto 2011• Nelle quattro settimane di agosto altret-

tanti corsi di esercizi spirituali.• Domenica 7, per cori all’Eremo, il Coro

“La Pineta” di Costavolpino ha animato la Santa Messa delle 17. La sera stessa ha avuto inizio il corso di esercizi spirituali guidato, di cui si parla nella rivista, che ha visto - anche quest’anno - l’Eremo riempirsi totalmente di esercitanti.

• La sera della solennità dell’Assunta sono giunti all’Eremo i diaconi perma-nenti della diocesi di Brescia che per una settimana hanno vissuto gli esercizi spi-rituali, guidati dal loro padre spirituale, don Luigi Gregori.

• Un autobus di giovani della Valle ha par-tecipato alla GMG a Madrid, a partire dal 16 agosto; l’Eremo ha curato l’orga-nizzazione dell’esperienza.

• La settimana seguente, Padre Enrico di Vita, dei Missionari di Maria, ha predi-cato gli esercizi spirituali ai laici.

• Mons. Renato Tononi, ha convocato i collaboratori della Parrocchia Urbana di Sant’Alessandro all’Eremo, da venerdì 26 a domenica 28 agosto per la forma-zione e la programmazione dell’anno pastorale.

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Settembre 2011• Venerdì 2 settembre, il gruppo “Ca-

munni” si è ritrovato all’Eremo per ri-prendere le attività. Meta raggiunta Ba-zena, dove si è pensato a come ripartire e si è affidato il futuro al Signore con la celebrazione della Santa Messa.

• L’oratorio di Turate (Como) ha scelto l’Eremo per la partenza dell’annuale fiaccolata, sabato 3 settembre.

• Domenica 4 settembre, per cori all’Eremo, hanno animato la Messa i cantori del coro ANA di Vallecamonica. In serata sono iniziati gli esercizi spi-rituali per i sacerdoti, predicati da don Dario Vitali, camuno, docente ordinario di ecclesiologia alla Pontificia Università Gregoriana.

• Lunedì 5 le edizioni Studium di Roma hanno tenuto all’Eremo una riunione di programmazione.

• Mercoledì 7, l’Istituto Atesino di Svi-luppo ha scelto l’Eremo per una convo-cazione istituzionale, durante la quale i partecipanti hanno visitato la Casa di

Spiritualità della Valle.• I giovani che hanno partecipato alla

GMG di Madrid si sono ritrovati per rivivere e concretizzare l’esperienza dell’Incontro.

• Sabato 10, il Consiglio Pastorale di Ron-cadelle ha tenuto all’Eremo una giornata di programmazione e formazione.

• Giovedì 22 settembre sono ripresi, un po’ in anticipo, gli incontri dell’Unione Apostolica del Clero: Padre Costanzo Cargnoni (di Pisogne, residente a Roma e storico dell’Ordine dei Cappuccini) ha presentato la figura del Sacerdote Beato Innocenzo da Berzo.

• Dopo il viaggio estivo, sulle orme del monachesimo in Italia, sabato 24, il Gruppo di Riferimento si è incontrato per la celebrazione eucaristica di ringrazia-mento e la programmazione dell’attività per il nuovo anno. Alla sera il gruppo dell’Ucid ha tenuto il suo incontro for-mativo, aperto anche ai simpatizzanti.

• Una santa Messa in ricordo di S.E. Mons. Giuseppe Almici è stata celebrata

“Camunni” in Bazena

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domenica 25 settembre da Mons. Aldo Delaidelli. Nella rivista pubblichiamo un estratto dell’Omelia che ricorda la figura del Vescovo Ausiliare di Brescia che fu promotore, sostenitore e amico dell’Eremo.

• Da lunedì 26 settembre, fino al merco-ledì seguente il Vescovo di Brescia ha in-contrato all’Eremo i Vicari Zonali della Diocesi, insieme ai direttori degli uffici di curia e ai Vicari Episcopali.

Ottobre 2011• All’inizio del mese è stata comunicata da

parte della Madre Generale delle Suore Dorotee da Cemmo la decisione di tra-sferire Suor Celinia Pedrotti dall’Eremo alla Casa Angeli di Brescia e Suor Giuseppa Poiatti alla casa di Capo di Ponte. Alle due suore partenti tutta la gratitudine dell’Eremo. Contemporane-amente, la Madre annunciava la nomina di Suor Piermaria Branchi al servizio dell’Eremo. Un felice ritorno salutato da tutti con gioia.

• Giovedì 6 ottobre, i sacerdoti della zona pastorale II hanno tenuto la loro prima “congrega”.

• Venerdì 7 ottobre, il professor Giuseppe Mari ha presieduto all’Eremo il conve-gno: “La sfida del gender all’Educa-zione”.

• Domenica 9 ottobre alla Santa Messa si è ricordato, a un anno dalla morte, il geometra Pierluigi Camadini, direttore dei lavori al tempo della costruzione dell’Eremo e poi sempre fedele amico e benefattore. Ha celebrato l’Eucarestia il figlio, don Alessandro.

• Lunedì 10 hanno preso il via gli incontri di formazione per i catechisti e gli inse-gnanti di religione, tema generale è stato: Pensare la fede. Il prof. Luciano Pace, dell’Università Cattolica di Brescia, collaboratore dell’Ufficio diocesano della scuola e insegnante di Religione al Liceo Classico cittadino, ha introdotto il cammino di riflessione con una con-ferenza su: Una fede pensabile. Molti i presenti.

L'incontro dei Camunni in Bazena.

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• Martedì 11 un gruppo di parrocchiani di San Giovanni Battista in Urbe ha visitato l’Eremo, accompagnati dal prevosto, Mons. Amerigo Barbieri.

• Mercoledì 12 un numeroso gruppo di donne ha partecipato al ritiro mensile. Nel pomeriggio, i ragazzi di Berzo e Monte, hanno vissuto un momento di ritiro in preparazione alla celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, guidati dal direttore dell’Eremo. Li ac-compagnava il Parroco, don Giuseppe Franzoni con le catechiste.

• Giovedì 13 i sacerdoti della zona II hanno iniziato il cammino dei ritiri, gui-dati per questo primo incontro dai Padri Saveriani, in preparazione alla Cano-nizzazione del loro fondatore, oggi San Guido Maria Conforti.

• Da venerdì 14 a domenica 16 una cin-quantina di pellegrini è partito per Assisi, per un itinerario spirituale sulle orme dei Santi Francesco e Chiara. Un parteci-pante ci ha offerto la sua testimonianza che pubblichiamo.

• Martedì 18 si è tenuto il secondo incontro del trittico “Pensare la fede”: due profes-sori del Seminario diocesano, don Sergio Passeri e don Raffaele Maiolini hanno illustrato il tema: “Una fede pensata”, mostrando come fede e ragione vanno di pari passo e come sia ragionevole cre-dere.

• Giovedì 20 alcuni sacerdoti si sono in-contrati per pregare e riflettere nell’am-bito dell’Unione apostolica del clero.

• Sabato 22 un gruppo di pellegrini prove-nienti da Massa Carrara e diretti a Tirano ha sostato all’Eremo per la celebrazione eucaristica.

• Per Cori all’Eremo, domenica 23 otto-bre, la Santa Messa è stata animata dalla corale Santa Giulia di Piancamuno, la sera stessa sono giunti all’Eremo i sa-cerdoti che partecipavano alla Settimana Teologica del Clero Bresciano, guidati

da Mons. Carlo Ghidelli. Il Presule, noto biblista e pastore, ha poi - lunedì 24 - of-ferto la sua relazione nell’ambito del pic-colo corso “Pensare la fede” illustrando come nei secoli - dalla Chiesa delle ori-gini all’ultimo Concilio - il pensiero dei Cristiani è stato un “Pensiero Fedele”.

• Mercoledì 26 il gruppo di animazione della Sfisp ha tenuto un incontro di pro-grammazione.

Novembre 2011• Venerdì 4 novembre, il Vescovo di Bre-

scia S. E. Mons. Luciano Monari ha inaugurato il secondo anno della Sfisp. Sul sito dell’Eremo due video presentano sia la serata che la Scuola.

• Sabato 5 novembre, la Fondazione Ca-munitas ha costituito un gruppo di studio sulla “Storia del cristianesimo in Valle Camonica”.

• Per Cori all’Eremo, domenica 6, il Coro San Valentino di Berzo Demo ha ani-mato la liturgia. Alla sera sono arrivati all’Eremo i sacerdoti partecipanti al corso di esercizi: “Il nostro sacerdozio". Una lettura dei Vangeli con Paolo VI”, predicato da Mons. Ettore Malnati della diocesi di Trieste, molto apprezzato. Tra i presenti, fedelissimo, S.E. Mons. Bruno Foresti, Vescovo Emerito di Brescia e Amico dell’Eremo.

• Venerdì 11 ha avuto inizio la Rassegna musicale autunnale “Cielinterra”. All’or-gano positivo, la Maestra Olga Cocchi ha accompagnato Elena Gallo e Cristina Ramazzini, soprani, in un viaggio spi-rituale nel Cantico del “Magnificat”. Il concerto è stato offerto - grazie anche alla Comunità Montana di Vallecamo-nica e al Comune di Bienno - alle Suore Dorotee che da quarant’anni sono in ser-vizio all’Eremo. Il pubblico numeroso ha gradito la serata e apprezzato il suono dell’organo a cassapanca.

• Sabato 12, don Guido Menolfi ha predi-

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cato il ritiro per alcune suore della Valle. Sin dalla sua fondazione, l’Eremo offre alle religiose la possibilità di una mezza giornata di spiritualità aperta a tutte le persone consacrate che vengono invitate personalmente.

Nel pomeriggio, don Rosario Mottinelli ha celebrato al monastero la “Messa per i figli in cielo”.

• Il Gruppo Camunni ha ripreso la sua at-tività all’Eremo proponendo un incontro con l’Economista di fama Alberto Qua-drio Curzio.

• Domenica 13 novembre l’Eremo ha ringraziato il Signore per i quarant’anni delle Suore Dorotee all’Eremo.

L’Associazione Frau Musika ha propo-sto un itinerario spirituale nella vita della Beata Annunziata Cocchetti, Andrea Po-etini al violino, Melania Ferrari al piano-forte, Marco Pennacchio al violoncello, Margherita Mensi e don Roberto Do-menighini voci narranti hanno raccon-tato i “Venti d’infinito” dell’Istituto di Cemmo.

La Santa Messa del “grazie” è stata presieduta da S.E. Mons. Bruno Fore-sti. Nella celebrazione si è ringraziato il Signore anche per il dono all’Eremo di Suor Celinia e Suor Giuseppa, destinate dalla Madre ad altro servizio e si è ac-colto il ritorno di Suor Piermaria.

Nella rivista è pubblicato il pensiero di saluto del direttore.

• Da lunedì 14 un gruppo di sacerdoti ha seguito un “corso di ritiro spirituale”, predicato da don Giovanni Ciarcià, della Prelatura della Santa Croce.

• Il ritiro delle donne, mercoledì 16, è stato predicato da S.E. Mons. Giambattista Morandini.

• Da venerdì 18 a domenica 20 un gruppo di iconografi ha svolto un seminario sulla “doratura delle icone”, guidati da Suor Maddalena.

• Sabato 18, nell’ambito di Cielinterra, il maestro Alessandro Casari ha presentato l’itinerario dell’evoluzione della musica cembalistica.

Concerto molto apprezzato anche per le introduzioni argute e simpatiche del musicista.

• Sabato 19 la fondazione Camunitas ha promosso la presentazione del diario, edito dalla fondazione stessa, del medico militare Maria Zdziarska-Zaleska sulla guerra polacco-bolscevica 1918-1921.

• Domenica 20, nel primo pomeriggio, l’equipe vocazionale zonale ha iniziato il cammino di incontri vocazionali per le ragazze, animato dalle suore dorotee, sacramentine e messicane della zona e da alcune laiche. Alla sera don Mario Bonomi ha predicato l’incontro di spi-ritualità per i giovani.

• Venerdì 25 e sabato 26 la Confcoopera-tive ha tenuto all’Eremo il seminario per i suoi dirigenti.

• Venerdì 25 la rassegna Cielinterra ha trovato ospitalità al “Teatro delle Ali” delle suore messicane di Breno con un concerto della Pianista Olga Cocchi, che ha visto il “tutto esaurito”.

• Sabato 26 la Consulta di Pastorale Gio-vanile ha vissuto una giornata di forma-zione con Suor Daniela Pasini. Il diret-tore dell’Eremo ha tenuto la meditazione iniziale e don Roberto Cremona, della Diocesi di Cremona, ha celebrato l’Eu-carestia.

• Nel pomeriggio di domenica 27 i cate-chisti della zona pastorale terza, hanno vissuto il ritiro di avvento guidati dai loro sacerdoti, don Sergio di Darfo, don Giovanni di Montecchio, don Angelo di Corna e Bessimo e don Adriano di Arto-gne.

Il pomeriggio si è concluso con il vespro presieduto dal direttore dell’Eremo.

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Domenica 13 novembre l’Eremo ha rin-graziato il Signore per i quarant’anni delle Suore Dorotee all’Eremo. All’inizio della celebrazione il Direttore dell’Eremo si è rivolto all’assemblea con queste pa-role introduttive.

Eccellenza, carissime Suore Dorotee, Rev.mi Sacerdoti, cari fratelli: benvenuti all’Eremo!

L’Eremo è un dono. Un dono di Dio alla Chiesa e - nella Chiesa - a tante anime, un dono specialmente per la comunità cri-stiana e civile della Vallecamonica.L’Eremo è un dono di Dio cioè un ta-lento.Un talento che ha portato frutto.Anima materna della Casa, da qua-rant’anni, sono alcune “donne forti”, le suore dorotee da Cemmo, per le quali oggi

ANIMA MATERNA DELLA CASA, SONO ALCUNE “DONNE FORTI”, LE SUORE DOROTEE DA CEMMO

Dall’Eremo

Gli artisti della meditazione musicale “Venti di infinito”.

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rendiamo grazie. Insieme ai volontari, ai benefattori, ai tanti amici dell’Eremo e ai direttori miei predecessori, le nostre suore sono state anima materna della casa.Davvero possiamo dire, con la prima let-tura, che “ben superiore alle perle è il loro valore”. E, con la seconda lettura, che all’Eremo, le suore “non hanno dormito come gli altri, ma sono state sveglie”.In questa celebrazione preghiamo anche per il recente movimento delle suore: espri-miamo gratitudine a suor Giuseppina e a suor Celinia per il loro servizio augurando loro ogni bene; e salutiamo con gioia il ri-torno di suor Piermaria che, insieme a suor Paola, è ora a servizio dell’Eremo.La Messa è ringraziamento al Signore che attraverso l’Istituto di Cemmo e la sua Ma-dre Generale, che saluto, dona all’Eremo e quindi alla Valle e alla Diocesi la presenza Preziosa delle suore.Grazie a S.E. Mons. Bruno Foresti per

il bene che vuole all’Eremo e per la sua disponibilità, grazie alla Madre Generale, che ci saluterà al termine della Messa, grazie a tutti voi qui presenti a pregare e lodare il Signore.

L'assemblea liturgica.

Mons. Bruno Foresti presiede la concelebrazione per il 40°.

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Anche quest’anno sono finalmente arri-vate le vacanze, relax, passeggiate, qual-che giorno di mare, ma che gusto avrebbe il tempo del riposo senza una sana e be-nefica immersione nel mondo dello Spi-rito? Ecco perché una settimana di esercizi spirituali nel magnifico Eremo dei Santi Pietro e Paolo di Bienno è imperdibile! Il tema: “Fissò lo sguardo su di lui e lo amò. (Mc 10,21) Scoprirsi redenti”. La metodologia: il silenzio, la preghiera personale e comunitaria, il confronto con guide illuminate che si sono prese cura del nostro dialogo con lo Spirito.Partiamo con una domanda: “Che cosa devo fare per avere la vita ?”. “Segui me”. Chiarissimo, ma è poi così facile da met-tere in pratica? Ovviamente ci vuole un po’ di tempo e di fatica, ma non la nostra, quella dello Spirito che, rispettoso dei tempi di ognuno, si fa strada nel cuore per liberarlo dalle difficoltà della sequela, dalla nostra chiusura, dalla sterilità, dalla cultura dell’io, dagli effetti spettacolari con cui ci immaginiamo la venuta di Dio nella nostra vita, dalla fretta, dagli idoli…Riassumendo potremmo dire che la radice della difficoltà della sequela è il peccato: noi tutti siamo peccatori.Il peccato porta alla rottura delle relazioni con Dio e con i nostri fratelli e dunque alla morte. Ma Dio non ci abbandona nella morte e

reagisce al peccato dell’uomo con l’incar-nazione redentrice del Figlio.L’uomo come risponde a questo gesto d’amore? Con la passione e crocifissione di Gesù che per salvarci si carica di tutto il peccato dell’uomo, scende nella morte, la sconfigge e risorge.Noi cristiani partecipiamo alla Pasqua del Cristo attraverso il Battesimo in cui muore l’uomo vecchio e siamo resi par-tecipi della morte, sepoltura, risurrezione, redenzione e vita nuova in Cristo.Tutti noi il giorno del nostro battesimo abbiamo ricevuto molti regali, ma oso af-fermare che il più bello di tutti sia stato un semplice disegno, proprio così, una li-nea nera e pulita che delinea l’ovale di un volto, traccia i capelli, gli occhi il naso e la bocca: l’immagine di Cristo in noi.La peculiarità di questo dono? Non da appendere sopra il letto in camera, ma da custodire nel cuore, da colorare con i colori della vita, della Vita vera quella che nasce dalla sinergia io- Spirito Santo e che ci fa diventare simili a Cristo. Difficile, troppo complesso??? Credo bene! Come sempre hanno ragione le nostre guide, gli esercizi si fanno… Non so se sono riuscita a incuriosirvi, ma credetemi sulla parola gli esercizi sono un’occasione di grazia e di nutrimento vitale!!! Approfittatene, l’anno prossimo saranno dal 6 all’11 agosto!

SILVIA RIVADOSSI

FISSÒ LO SGUARDO SU DI LUI E LO AMÒ

Dall’Eremo

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ESERCIZI SPIRITUALICON I MISSIONARI DI MARIA – GIOIOSI TESTIMONI DI CRISTO –“MARIA E LE BEATITUDINI”

Dall’Eremo

Un’esperienza quando è particolarmente significativa lascia un segno profondo nel cuore e nella mente, ma anche un po’ di rimpianto per ciò che si è vissuto e che si suppone destinato a non ripetersi; nel no-stro caso però, se a Dio piacerà, tra meno di un anno potremo tornare a riviverla.Si sta parlando del corso di esercizi spiri-tuali, tenutosi l’ultima settimana di agosto presso l’eEremo dei Santi Apostoli Pietro e Paolo di Bienno, il cui tema era, come indica il titolo: “Gioiosi testimoni di Cristo – Maria e le beatitudini”.Un corso guidato dal sacerdote P. Enrico Di Vita, Superiore Generale dell'Isti-tuto dei Missionari di Maria di Marina di Massa (sotto nella casa madre di via Fe-nice, durante la cerimonia di benedizione della nuova statua di S. Giuseppe, com-patrono dell’Istituto), coadiuvato dalla consorella Suor Maria Grazia Melegari dell'Istituto delle Missionarie di Maria, che con i Missionari di Maria formano una un’unica Famiglia religiosa ed al quale hanno partecipato una trentina di laici, amici di più o meno antica data della Famiglia, provenienti da varie regioni (in prevalenza Toscana, ma anche Lazio, Li-guria, Lombardia, Marche).

Tutto molto bene quindi.A cominciare dal luogo, che molti di noi non conoscevano.Ebbene si può affermare che la pur ricca documentazione reperibile attraverso il

sito internet dell’Eremo non rende com-pletamente giustizia della preziosità del luogo, tanto meno dell’atmosfera di racco-glimento nella quale si viene immersi, in modo assai naturale, varcando il cancello d’ingresso.I due bellissimi chiostri quasi contigui e con quella particolare apertura sul pa-norama della valle che entrambi offrono, rappresentano una piacevolissima sorpresa per chi voglia fermarsi a riflettere o fare qualche passo durante la meditazione per-sonale.Se tutto ciò non bastasse per trovarsi com-pletamente a proprio agio, al resto provve-derebbero, com’è puntualmente avvenuto

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ad ogni minima richiesta, l’affabile dispo-nibilità del direttore don Roberto Domeni-ghini e dell’instancabile suor Paola (non-ché delle sue consorelle Dorotee).

Quanto al contenuto del corso, titolo e sottotitolo danno già un’idea del percorso “ad ostacoli” che Padre Enrico ha im-posto, prima di tutto a sé stesso e poi ai partecipanti alla settimana di riflessione e preghiera.Come si diceva al momento dei saluti, dopo questo ritiro spirituale ascoltare o riflettere il vangelo di Matteo sulle beati-tudini non sarà più come prima.Perché sarà impensabile, allo scandire di ogni singolo “..... beati...”, non ripercor-rere in qualche modo i punti più forti delle meditazioni e delle omelie di P. Enrico e, perché no, delle riflessioni alle quali ci spingeva individualmente quando, con pa-zienza, ci invitava a rientrare nelle nostre camerette, per meditare la parola di Dio. Percorso non facile perché sappiamo che le incrostazioni della quotidianità non si eliminano varcando la porta di un eremo o di una chiesa; occorre una seria revisione interiore e questo, come ben si comprende, si scontra da un lato con il vissuto di ogni giorno di ciascuno e dall’altro con i tempi relativamente ridotti di un ritiro.Lo stesso silenzio, che con perseveranza dolce P. Enrico ci chiedeva di rispettare, rappresenta nel nostro modo di vivere un’anomalia, quasi un non senso di fronte al frastuono delle nostre città e, purtroppo, anche delle nostre case.Far comprendere e comprendere nel con-creto che la parola di Dio si può ascoltare e meditare solamente nel silenzio non è semplice, specie per l’uomo d’oggi il quale viene “addestrato” a farsi spesso largo con le parole, piuttosto che con i fatti e la ri-

flessione.E quella “povertà di spirito” sulla quale il sacerdote ha battuto fin dalle primis-sime meditazioni, richiede una palestra non sempre agevole da praticare (occorre “rimettere in funzione i muscoli dello spirito” come ci disse subito P. Enrico, preannunciando il tipo di lavoro che ci attendeva).Ma in fondo è la stessa palestra di Gesù “che -– diceva la nostra guida spirituale, aprendo il corso –- iniziava la sua giornata nel silenzio e nella preghiera per stabilire il suo contatto con il Padre”.Un tema tradizionalmente ostico, quello del silenzio, ma come sempre la Provvi-

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denza aiuta ben al di là dei meriti e così è bastata un’ora di incontro, straordinario, con le Clarisse del vicino convento di S. Chiara, con le quali abbiamo avuto il pri-vilegio di recitare i Vespri nel corso della nostra unica uscita al di fuori dell’eEremo, per metterci a contatto con l’essenza vera e la preziosità del silenzio: in pochi istanti è stato possibile percepire quanto non sa-remmo riusciti a cogliere attraverso varie nostre prolisse riflessioni.L’originalità (e anche la difficoltà) del corso di esercizi è stata quella di riper-correre le vie delle Beatitudini seguendo passo passo la vita di Maria, dall’annuncio dell’angelo al Calvario, anzi alla Penteco-ste. Recuperando l’essenza del rapporto di Dio con l’uomo, attraverso una lettura del libro della Genesi depurata dall’alone “fa-volistico” che da sempre lo caratterizza. Un cammino che potremmo sintetizzare così: sulle tracce di Maria, attraverso il di-scorso della montagna. Il che corrisponde perfettamente al carisma mariano dei Mis-sionari di Maria ed alla strada tracciata dal loro Fondatore, Padre Valfredo Zamperini: “essere Maria ….. capaci … di condurre sé stessi e ricondurre a Dio con Maria ogni essere umano”; così recitano le loro Co-stituzioni. La prima discepola di Gesù (a lato la bellissima statua della Vergine che campeggia nel piazzale del convento di Marina di Massa), colei che ha saputo am-maestrare gli apostoli disorientati e affranti per la perdita del Maestro è così divenuta giorno dopo giorno, nel corso della setti-mana di ritiro, anche la nostra maestra.Attraverso la recita dell’Ufficio, le pre-ghiere del mattino, la S. Messa, l’ascolto delle meditazioni del sacerdote, il Rosa-rio e l’Adorazione Eucaristica e i nostri “ritorni” in camera, Maria ci ha aiutato a forzare la pigrizia dei nostri cervelli per

capire un po’ meglio la strada indicata da Suo Figlio con quel nuovo decalogo rappresentato dal discorso della Montagna. C o m e u l t i m a notazione va ri-levato infine che non sempre le nostre giornate terminavano dopo la recita della Compieta: in alcuni dopo cena c’è stata una gradita appendice, quello che nelle oc-casioni di incontro a livello culturale e po-litico ormai si usa chiamare "caminetto", cioè la chiacchierata in libertà, a margine dei lavori ad esempio di un convegno, dove ci si accomoda magari in un salot-tino, per scambiarsi domande e risposte in modo più informale e diretto.Per tre serate la giornata si è conclusa in questo modo anche per noi, dando un mo-mento di spazio a dubbi, interrogativi o magari semplici sfoghi su questioni di fede che Padre Enrico cercava con le sue rifles-sioni e risposte di rimettere in ordine. L’auspicio è che accanto ai fin troppi e troppo accesi confronti su temi politici e culturali che popolano i simposi e le se-rate televisive, possa prendere sempre più campo la consuetudine, per noi cat-tolici, di incontrarci più spesso, anche in-formalmente, magari in parrocchia dopo una Messa pomeridiana o la recita di un rosario, per affrontare, possibilmente in modo guidato ed ordinato, temi di fede e di morale. Perché finito il corso di esercizi e in gio-iosa attesa del successivo il confronto con la quotidianità possa continuare nel segno della sequela dei passi di Maria. I PARTECIPANTI AL CORSO

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LA VITA SPIRITUALE È SIMILE ALL'ACQUA VIVA...

Dall’Eremo

Inizia così la citazione dell’archimandrita Sofronio Sakharov, posta all’inizio del programma degli esercizi spirituali che la Comunità dei Diaconi permanenti della Diocesi di Brescia ha tenuto all’Eremo dal 15 al 20 agosto. Il Diaconato permanente (cioè non transeunte, inteso come tappa verso il Sacerdozio), istituito dalla Comu-nità degli Apostoli fin dalle origini della Chiesa per sottolineare la dimensione del servizio fatta propria dal Signore con la Sua intera vita umana e cristallizzata nell’immagine della lavanda dei piedi, è una realtà che nella storia della Chiesa è stata fulgida (basti pensare, negli Atti degli Apostoli, alla conversione dell’eu-nuco etiope ad opera del diacono Filippo, al primo martirio cristiano del diacono santo Stefano o, in tempi più recenti, all’opera del diacono san Francesco d’As-sisi) fino alla sua progressiva rarefazione e vera e propria scomparsa nel corso del Medioevo. Il Concilio Vaticano II ha rein-trodotto il Diaconato permanente, come primo grado del sacramento dell’Ordine (il secondo e il terzo grado sono il Sacer-dozio e l’Episcopato), conferibile dopo adeguata preparazione ad “uomini maturi, anche sposati”. In Italia la Diocesi di Bre-scia è stata fra le primissime ad introdurre il Diaconato, tanto che oggi vi operano una cinquantina di Diaconi, mentre sono una ventina coloro che sono in cammino di preparazione verso l’ordinazione. I Dia-coni operano, su incarico vescovile, sia a livello diocesano (ad esempio nell’am-

bito della Caritas o della Pastorale della salute), sia a livello di unità pastorale o parrocchiale, in armoniosa collaborazione coi Sacerdoti. Gli ambiti più frequenti sono quelli dell’animazione della carità, del servizio liturgico e della Parola (dalla proclamazione alla catechesi e ai gruppi biblici). Se però si vuole vedere un Dia-cono irrigidirsi e scuotere un po’ il capo, bisogna chiedergli: “Ma che cosa ' fa' un Diacono?” o, meglio ancora: “Che cosa ' può fare' un diacono?”. Infatti una voca-zione non si misura sul fare, ma si misura sull’essere! Prima di fare qualcosa, innan-zitutto il Diacono è un ministro ordinato dal Vescovo per essere segno e strumento nella comunità cristiana di quell’amore del Signore che si fa servizio ai fratelli. Alla settimana dell’Eremo sono state presenti oltre quaranta persone (circa 25 Diaconi, 7-8 in cammino e una decina di mogli), vi-vendo nel silenzio degli esercizi un clima di semplicità, di profondità e di fraternità. Il silenzio veniva rotto solo nella mezzora tra la cena e il programma serale (com-pieta, rosario o via crucis). Come sempre capita in queste occasioni, è stato bello assistere, al termine degli esercizi e con la ripresa della facoltà di parola, ad un fitto scambio di indirizzi e numeri di telefono per risentirsi: segno di quanto l’amicizia nel Signore cresca anche senza il bisogno di tante parole… Gli esercizi sono stati pre-dicati da don Luigi Gregori, direttore spiri-tuale della Comunità diaconale da meno di un anno e già apprezzato per la sua capa-

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cità e la sua sobrietà, frutto anche di tanti anni di attività come direttore spirituale del Seminario diocesano. Molto apprez-zata la partecipazione agli esercizi anche di don Sergio Passeri, delegato vescovile per la formazione dei Diaconi. Questi eser-cizi, ha esordito don Luigi, non sono “a tema”, ma sono “di scopo”, intendono cioè ristorare la nostra interiorità, alla ricerca di quell’equilibrio tra il darsi da fare donandosi agli altri e lo stare con il Signore, pronti alla lotta spirituale contro le tentazioni, senza avere paura del cam-biamento da parte Sua, ma affidandoci a Lui con fiducia. In particolare, ci ha detto don Gregori, per le persone ordinate e che sono quindi spesso un punto di riferimento per i fratelli, ciò significa essere capaci di sequela di Cristo e di sequela con la croce. Sempre, però, aperti alla speranza e pronti ad infonderla agli altri. Ciò è possibile se si sa rimanere col Signore, in particolare con la preghiera. Si scoprirà sempre di più di essere guidati da Lui, amorevolmente ed

in continuità, a volte rispettando con mise-ricordia i tempi nostri e della Sua Chiesa, a volte spronandoci a “sciogliere le vele”: Lui ci dà la forza (san Paolo ci ricorda: “…non io, ma la grazia di Dio che è in me!”). Siamo chiamati dunque a contem-plare il volto del Signore e a farci lavare i piedi da Lui, per essere purificati da dubbi, incertezze e scoraggiamenti e realizzarci veramente, comprendendo che siamo chia-mati a diventare figli di Dio, in un processo di continua conversione alla carità e nella consapevolezza che il dono dello Spirito ci rende sale della terra. L’invito è quindi quello di liberarci dalle molte dipendenze, tra le quali la disponibilità economica, il ruolo sociale, il potere, la stima degli al-tri…, riscoprendo i tre consigli evange-lici della povertà, della castità e dell’ob-bedienza, per poter fare della nostra vita un dono nel servizio, con umiltà e con la consapevolezza della dignità nostra e dei fratelli. Spirito Santo, vieni! MAURO SALVATORE

Anche le spose dei diaconi permanenti hanno condiviso l'esperienza.

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‘ECCOMI’ - SERVI DI DIOESERCIZI SPIRITUALI PER SACERDOTI E LAICI LA TESTIMONIANZA DI UNA PARTECIPANTE

Dall’Eremo

L’Eremo dei Santi Pietro e Paolo, che dal cocuzzolo del monte sovrasta il borgo di Cividate Camuno, ha spalancato i suoi ingressi già dal primo pomeriggio: i tor-nanti che si arrampicano sul pendio che poi si adagia per spianarti la strada fino lassù; il convento delle Clarisse, tran-sito ob-bligatorio per i molti pellegrini, sono un primo gradino verso la vetta a cui ogni credente o cercatore di Dio già guarda con speranza.Quando entri nell’Eremo, il silenzio ti avvolge o piuttosto il silenzio ti parla: uno sguardo furtivo alla solidità della struttura, ai suoi anfratti che si aprono a ventaglio per accoglierti, ai chiostri con archi che convergono lo sguardo verso un pozzo, al centro del giardino antistante, evocativo di quello della samaritana, sussurra un sacerdote - e poi, la chiesa principale già predisposta per accogliere la preghiera personale, le salmodie, le ce-lebrazioni eucaristiche che scandiranno le ore delle giornate.Alla sera di domenica 21, i partecipanti attesi sono quasi tutti arrivati: Mons. Marco Frisina, dopo il viaggio avventu-roso da Roma, i quarantacinque sacerdoti (sì perché gli Esercizi Spirituali hanno loro, come ospiti privilegiati ), tre reli-giose e quattro laici; il ‘regista del coro’, il giovane direttore dell’Eremo, don Ro-berto, l’organista, il cantore, i semina-risti. Ci si predispone al silenzio già nella se-

rata: chi si conosce ammicca uno sguardo all’amico, scambia con lui qualche battuta e poi si entra nell’atmosfera di raccogli-mento per accogliere Lui, la Parola viva, incarnata, la sola capace di dare sicurezza al cammino (“Lampada per i miei passi è la tua parola/ luce sul mio cammino” - Sal 118). Gli Esercizi Spirituali iniziano così già. La sera dell’arrivo con distribuzione del programma, la scansione e i ritmi delle giornate - la preghiera comunitaria e personale, l’Eucarestia, le meditazioni. Il silenzio ci permetterà di gustare la Sua parola perché, spiega l’oratore, il fine di ogni meditazione (e degli stessi Esercizi Spirituali) è di incontrare Cristo. L’aprirsi di ogni giorno è vissuto come desiderio di stare in compagnia di Lui: fin dalla prima mattinata sacerdoti e laici, oranti, cercano lo spazio fisico più idoneo alla preghiera personale, respiro dell’anima, nella chiesa, nel chiostro, sulla terrazza che dà sulla vallata sot-tostante per poi unirsi all’armonia delle salmodie, corali guidate dal sacerdote di turno e dall’organista e cantore. E poi l’inizio delle meditazioni dal tema unificante ECCOMI - SERVI DI DIO - in compagnia di coloro che Mons. Frisina chiama familiarmente ‘i nostri amici’ (due dall’A.T., Abramo e Mosè, e tre dal N.T., Pietro, Giovanni e Paolo), i cinque giganti, uomini veri con le stesse fragi-lità, difetti, dubbi nostri, scelti per pren-dere il posto di Dio per un servizio, un

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ministero grande, per la salvezza degli uomini. “Questo vale sempre, aggiunge, perché nell’ordinarietà delle esistenze è resa manifesta la straordinarietà di Dio”. La sottolineatura è forte e capace di sol-levare l’animo dell’ascoltatore dal senso della propria inadeguatezza, dal peso della missione sacerdotale avvertito in qualche momento, dalla fatica delle prove, dallo sconforto di qualche insuccesso.E così scorrono un giorno dopo l’altro, nelle due meditazioni giornaliere, le pre-senze di questi Servi di Dio. ABRAMO fa da apripista, una figura chiave nella storia della salvezza. al mo-mento della chiamata di Abramo (Gen.11), il Signore gli disse ad Abramo: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò.” (Gen.12, 1), accom-pagnan-dolo con una promessa ‘spropositata’: “Farò di te una grande nazione.” (Gen 12, 2). Dio ‘sequestra’ Abramo quasi con un gesto di gelosia, lo mette da parte per lui, per il suo servizio.“Così è per il consacrato e per la voca-zione laicale, sottolinea l’oratore, ma la consacrazione sacerdotale è ancora più forte perché al sacerdote Dio chiede di seguirlo fino alla morte e di spezzarsi per Lui, per essere con Lui ed essere croci-fisso con Lui”. Di questo ogni sacerdote è consapevole nel momento in cui risponde con il suo ‘Eccomi’ alla chiamata. .Aggiungerò che Mons. Frisina, con il suo piglio garbato e ‘gioiosamente iro-nico’ ci riporta alla concretezza del nostro agire quotidiano e ai nostri piccoli com-promessi e tra questi il relativismo dal quale Papa Benedetto spesso ci richiama - quando cerchiamo di piegare la volontà di Dio entro i limiti del nostro orizzonte.

Ma ancora una volta, l’oratore ci ricorda che Dio ama essere piegato dall’amore del suo servo e dalla sua intercessione sincera, espressione di intimità con Lui. Abramo rimane fino alla fine il figlio buono, giusto, amico di Dio, capace di accettare le prove più dure.Ciò che è chiaro è che i testi biblici ora sembrano aprirsi alla nostra mente come nel dispiegarsi di un fiore alle luci dell’alba e al calore del sole - armonia del cosmo, spesso evocata da Papa Be-nedetto. Cresce la nostra comprensione e si illumina d’incanto l’agire di Dio nella storia della salvezza, come nel caso di Mosè, il secondo gigante che ci viene proposto. In Eb 3, 1, sentiamo citare Mosè in ri-ferimento a Gesù: “Gesù ….è degno di fede… come lo fu anche Mosè in tutta la sua casa, vale a dire il popolo di Israele.

Mons. Marco Frisina

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Questo secondo gigante già adombra le caratteristiche di fedeltà e di misericor-dia che troveremo in Gesù: con Lui, in-fatti, Dio dà una svolta alla storia della salvezza con il compimento delle nozze eterne tra Dio e l’Agnello.Ciò che maturiamo via via sempre più dalla ‘lettura’ dalle meditazioni è la con-sapevolezza che il Servo di Dio è un uomo che vive nella sua ordinarietà, che risponde alla chiamata di Dio con il suo ‘Eccomi’ incondizionato, che accetta di farsi sconvolgere la vita, che lotta, entra in ami-cizia ed intimità con Dio, cerca di piegarlo quando la prova è troppo pe-sante, che ha come scopo ultimo il portare gli uomini a Lui. Guardiamo a Pietro, il pescatore di Galilea, focoso, incostante, lontano dal mondo cultuale del tempo, facile a farsi catturare dalla figura del Maestro, un esempio dell’uomo comune. Gesù sale sulla sua barca, gli siede ac-canto e gli dice: “ Prendi il largo e gettate le reti” (Lc 5, 4). “Sulla tua parola getterò le reti” (Lc5, 5) è la sua risposta dopo un attimo di esitazione e poi, di fronte alla sua consapevolezza di non essere degno: “Allontanati da me che sono un pecca-tore” (Lc 5, 10). Guardiamo Giovanni come l’erede, il di-scepolo e l’amico di Gesù ma in realtà la sua personalità è molto più complessa e forte. É un po’ possessivo nei confronti del Ma-estro, passionale ma alla fine è plasmato fino a sviluppare in sé una capacità mi-stica: lui protagonista in prima persona degli avvenimenti, ha sperimentato un forte coinvolgimento emotivo e lo vuole trasmettere. Ciò che vuole mostrare è il senso della storia, piena di contraddizioni, di morti, di misteri, come è stata la vita

stessa di Gesù. La sua lettura è sempre in Cristo: la salvezza passa attraverso la sofferenza e questa è la risposta ai nostri interrogativi sul perché di tanto dolore nel mondo: ciò che Gesù ha vissuto, il cristiano è chiamato a vivere nella sua carne. Gesù non trionfa come Davide ma come l’Agnello immolato, un’immagine difficilmente accettabile ancora oggi nella società contemporanea. Mons. Frisina ci invita a calarci nella nostra esperienza, nelle nostre paure di fronte alla possibilità di sconfitte, all’emarginazione; all’essere relegati al ruolo di perdenti. La Chiesa vera, e Giovanni lo sa, è quella di Cristo, dei santi ma come tutti i contemplativi, egli riesce a leggere anche su questo volto di sofferenza e di travaglio, la sua bel-lezza. Mons. Frisina ricorda che la Chiesa è come la sposa del Cantico dei Cantici: la bellezza di questa Sposa è il sangue dei martiri. Se la vogliamo bella, l’oratore ci dice, dobbiamo partecipare al corteo dei martiri, vivere cioè la nostra quotidianità portando la croce, per amore a Cristo, l’Agnello immolato. “Quando cantiamo l’Agnus Dei, ci porta a riflettere ancora l’oratore, ricordiamoci che Lui sta li, su quella finestra aperta sul cielo, seduto sul trono, come descritto da Giovanni, a governare il mondo. La sua capacità contemplativa gli dà la possibilità di ve-dere: la contemplazione è la dimensione del cuore. Con l’Apocalisse Giovanni ci anticipa ciò che avverrà.L’invito è di guardare all’Agnello immo-lato e di distogliere lo sguardo dal ‘quo-tidiano che ci banalizza’.A mano a mano il cammino biblico avanza, l’assemblea sente crescere in sé la familiarità e l’amicizia con questi Servi

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di Dio, come già invitati a fare da Mons. Frisina, fin dalle prime battute d’inizio degli incontri. I testi suggeriti per la lettura sembrano ora dispiegarsi alla conoscenza e all’ac-coglienza; “La Scrittura cresce con chi la legge” e così è automatico il passaggio a Paolo figura raffinata di teologo, eccle-siologoSpesso Paolo ritorna sulla chiamata: passa tre anni di solitudine in Arabia per mettere ordine nella sua vita ma è sem-pre più confermato nella sua chiamata. Entra nelle sinagoghe o va direttamente ai pagani. Il suo capolavoro rimane Rm 8 in cui ci parla della dinamica dello Spirito, dell’amore che libera dalla legge del pec-

cato e della morte. Lo Spirito, infatti, li-bera l’uomo dalle opere del corpo e rende il cristiano figlio adottivo del Padre. Che diremo alla fine? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Esso ci salverà (At 8, 36).Paolo ci insegna ad essere missionari: an-che nel mezzo delle tragedie del mondo: c’è la certezza che Dio ama le Sue cre-ature.Il messaggio che ci è stato trasmesso at-traverso la vicinanza ai cinque pilastri della fede, Abramo, Mosè, Pietro, Gio-vanni e Paolo, è la consapevolezza della grandezza del ministero sacerdotale, del dono ricevuto della Parola, che è viva, di Gesù che incontriamo ogni giorno nell’Eucarestia.L’invito dell’oratore è di leggerla, la Pa-rola, di ‘incontrarla’ con amore, di farne tesoro perché nessuna parola è scritta invano. Il suggerimento diretto suona così: “Cerchiamo di viaggiarci dentro”, immagine metaforicamente molto sugge-stiva per suggerirci la via che dobbiamo seguire nella nostra vita. “Le parole, tante, sono tutte porte attra-verso cui entrare ed incontrare il Verbo. Appassioniamoci a questa avventura”. E tutti sappiamo che la nostra avventura incomincia ora, e ogni giorno e così ci allontaniamo dalla sala delle Meditazioni, come il ‘Vecchio Marinario’ di Cole-ridge che, al termine del suo viaggio di espiazione per l’uccisione ‘irrazionale’ dell’albatro, se ne va ‘come uno che è stato stordito’… ma che si alza l’indo-mani un uomo diverso, ‘più saggio’ e noi più consci della grandezza del ministero sacerdotale.

GIANNA GIANNETTA

Mons. Frisina.

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ESERCIZI SPIRITUALI PER I SACERDOTI

Dall’Eremo

Il corso di esercizi guidato da don Dario Vitali, all’inizio di settembre è stato un cammino guidato dalla Parola di Dio e dai documenti del Concilio Vaticano II alla riscoperta dell’essere Chiesa. Al ter-mine il Predicatore, molto apprezzato, ha offerto – come ricordo – questo antico testo:

Signore, per tuo volere, ogni nostro pro-gresso visibile dipende da quello che ab-biamo dentro.Nessun male può colpirci dal di fuori, se

sappiamo controllare il nostro intimo.Nessuna disdetta può umiliarci, se sap-piamo vincere l’orgoglio. Niente può turbare la nostra vita, se le nostre intenzioni sono sincere.Nessun nemico può sottometterci, se ab-biamo la pace dentro di noi.Noi siamo i primi responsabili dei nostri errori e delle nostre sconfitte. Tutte le difficoltà spariscono, se prima sappiamo guidare noi stessi.

(Prefazio del V secolo)

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SULLE ORME DI SAN FRANCESCO 14-16 OTTOBRE, PELLEGRINAGGIO AD ASSISI

Dall’Eremo

Scorrono veloci le immagini fuori dal fi-nestrino. Scorrono più lente le istantanee dentro di me.Dal buio intenso della partenza si entra nel nuovo giorno che ci accoglie con una distesa di nuvole bianche ed un orizzonte dai colori infuocati dell’alba. E in uno spettacolo così emozionante non si può non pensare a Dio.Dopo quest’esperienza credo che tutto sia stato scritto, ma non deciso. La scelta se realizzare o meno quello che Dio ha scritto per ognuno di noi è intima, personale e non può essere demandata ad altri. Siamo noi che decidiamo se rispon-dere alla chiamata, è solo nostro il sì o il no. Questa certezza mi trasmette una se-renità e una forza interiore mai provata. È la lezione di S. Francesco, di S. Chiara e, seppur in maniera minore, è quanto mi è rimasto dall’incontro con Suor Emanuela, la clarissa del protomonastero di S. Chiara che nel pomeriggio di sabato ha condiviso con noi la sua esperienza.In questi luoghi ho respirato l’aria dell’Eremo, eravamo a La Verna, ad Assisi, nei territori di S. Francesco e S. Chiara, ma era come se non ci fossimo mossi da Bienno. Questo mi ha fatto ca-pire che sono le persone che rendono spe-ciale un posto. L’Eremo per me ha un gusto magico, lo stesso che ho assaporato in questi giorni e questo grazie solo a don Roberto, alle suore e a tutti coloro che lo rendono una

cosa viva ed accogliente.E finiscono questi giorni ma non me ne sono accorta, il tempo è volato tra mo-menti di riflessione spirituale e spensiera-tezza perfettamente alternati, e si ritorna a casa con un pezzettino di infinito nel cuore. Gli stessi colori dell’alba dell’andata ci accompagnano nei vespri al ritorno.Un cerchio di fuoco all’orizzonte illumina le nostre preghiere a Dio e da un senso d’eternità mentre si canta il del Magnifi-

Suor Celinia, Suor Paola ed Elisabetta sul Sagrato della Basilica Inferiore ad Assisi.

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25 Dall’Eremo

cat. In Valle ci accoglie la stessa luna che ci aveva salutati alla partenza, mi sento parte di un qualcosa di più grande, un pez-

Il Saio di San Francesco, custodito nella Basilica a La Verna.

Facciata della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi Superiore.

zettino d’infinito che cerca il suo posto nel puzzle dell’universo e guardo alla mia vita, ripenso a tutte le cose belle che ho avuto, alla fortuna di certi incontri con persone davvero speciali e le vedo segno tangibile dell’amore che Dio ha per me e con que-sta consapevolezza ogni attimo assume un significato diverso. Di questi giorni mi rimarranno molte cose, le emozioni e i brividi durante le celebra-zioni, lo stupore di vedere di nuovo questi posti con occhi nuovi, la complicità nata con alcune persone, le risate in pullman, ma soprattutto il sorriso di suor Elisabetta. Grazie a tutti, grazie a Dio.

ROBERTA CAROLINA RICCI

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IL PRINCIPIO DELLO SPERARE

Dal Monastero

Mentre, vegliando, attendiamo l’alba del Natale, quando echeggerà il coro degli an-geli che acclamano Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama, riascoltiamo anche alcune parole di Chiara. Sono parole che riecheggiano nel cuore di quante hanno scelto di seguire il Signore come ha fatto lei, ma sono an-che parole che, nella Chiesa, rimangono disponibili per tutti quelli che si accostano a Chiara con il sogno della santità.Sempre vedendo il tuo principio è la frase tratta dalla seconda lettera di Chiara ad Agnese di Praga che accompagna l’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine

(1211-12/2011-12). Un centenario che ricorda un inizio: l’inizio della realizza-zione di un desiderio. Nelle Lettere che Chiara scrive ad Agnese non compare mai il termine speranza, più volte, invece, il termine desiderio. E, in realtà, il desiderio è ciò che tiene accesa la speranza, che la rende sempre nuova anche nei momenti di fatica, di smarrimento, di dubbio. Se ritorni al tuo principio, sembra dire Chiara ad Agnese, se richiami alla memoria del tuo cuore il desiderio che ha dato inizio al tuo cam-mino, non puoi che continuare a sperare. A sperare anche solo che il Signore, all’ori-

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gine di questo desiderio, lo porti anche a compimento. Quale è il desiderio primo di Chiara, quello che la fa correre nella vita, tanto che i suoi passi non raccolgono nem-meno la polvere? É il desiderio di imitare il Signore. Di abbracciare Cristo. Il Cristo povero, che si è fatto per noi spregevole; il più bello tra i figli degli uomini, divenuto per la nostra salvezza il più vile degli uo-mini. Chiara invita Agnese a guardare lui, a considerarlo e contemplarlo. Perché è da Gesù, dalla sua passione, morte e risurre-zione che nasce la speranza, una speranza viva e sempre disponibile per ogni uomo. Una speranza che ci accompagna in tutti i giorni che ci sono dati da vivere sulla terra e che ci introduce in cielo. Dice in-fatti Chiara: se con lui patirai, con lui re-gnerai... morendo con lui sulla croce della tribolazione, possederai con lui le eteree dimore negli splendori dei santi.Guardare a Gesù, al suo amore appassio-nato per noi, è contemplare i cieli aperti e noi, lì, con Lui. É attraversare l’ombra dei beni della terra, per scorgere la loro origine eterna, il rimando assoluto che il loro passaggio sulla terra indica, l’eterno nel tempo. Dicono alcune testimoni al processo che Chiara recitava ogni giorno i salmi dell’Uf-ficio della Passione composti da France-sco. Chiara sa, quindi, che all’ombra delle ali del Signore si ha speranza (FF 284) ed è certa che egli non abbandonerà tutti quelli che sperano in lui (FF287). Il principio della speranza di Chiara non sembra essere altro che l’amore di Gesù mostrato pienamente nella sua passione e morte e radicato nei cieli per noi dalla sua risurrezione. Stringersi a lui, abbracciarlo, è l’ascensore che ci conduce alla pienezza della vita, alla pienezza dello sperare, cioè all’amore, l’unica realtà che, dice Paolo, non passerà.

Preghiera a S. Chiara d’Assisi

Chiara, donna felice, vera cristiana,

aiutaci a vivere nella Via del Vangelo,

per portare ovunque

la testimonianza lieta dell’Amore

che colma la vita.

Chiara, madre dolcissima, sorella nostra,

custodisci in noi il fuoco dell’ardente desiderio

che ti ha reso lieve ogni infermità e fatica.

Chiara, sposa luminosa, vergine pura,

intercedi per noi presso

il Padre delle misericordie

affinché Gesù riversi in noi

l’abbondanza dello Spirito,

oggi e sempre, nei secoli.

Amen.

27 Dal Monastero

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COMUNITÀ IN CAMMINO: IL VESCOVO PRESENTA A BOARIO IL SINODO SULLE UNITÀ PASTORALI

Dalla Valle

Nella festa di S. Francesco d'Assisi, mar-tedì 4 ottobre scorso, si è ripetuto l'appun-tamento che ormai da anni dà il via uffi-ciale all'attività delle parrocchie camune: l'incontro al Centro Congressi di Boario col Vescovo Luciano che presenta le sue scelte pastorali.Essendo la diocesi di Brescia convocata dal suo pastore per celebrare un Sinodo – convegno, adunanza, dal greco syn (in-sieme) e odos (cammino) – sul tema delle unità pastorali, quest'anno l'evento era particolarmente atteso (l'ultimo Sinodo celebrato risale infatti al 1979). Mons. Luciano appare meno brillante e

vivace del solito (si saprà poi che aveva avuto una giornata intensissima), ma ciò nonostante, il suo discorrere risulta co-munque estremamente efficace nel coniu-gare semplicità e profondità di pensiero.L'intervento è diviso in tre parti: 1) l'obiet-tivo del cammino di questi anni; 2) la de-cisione di andare verso le unità pastorali; 3) il significato del Sinodo.Il primo punto viene introdotto dal ri-chiamo conciliare alla Lumen Gentium (Costituzione sulla Chiesa): la Chiesa in Cristo è sacramento (realtà visibile che trasmette l'invisibile) dell'unione di Dio con gli uomini e degli uomini tra di loro.

Il Vescovo invita la Diocesi di Brescia a "guardare avanti" e a scrutare i "segni dei tempi"

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Dalla Valle29

L'unità della Chiesa non è perciò solo una questione di efficacia della sua azione, quanto piuttosto di realizzazione della sua natura e identità. Per realizzare il desiderio di Dio di un'umanità che vive come un'unica fami-glia in comunione con Lui la comunità cristiana deve "far vedere" Cristo. Lo può fare se rafforza quel legame pro-fondo di fraternità, che va oltre i legami di sangue, fondato sull'obbedienza della fede alla Parola di Dio: "Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre»" (Mt. 12, 49-50).Tale legame rinnova e arricchisce gli uo-mini col dono della pienezza di vita del Risorto che suscita diverse vocazioni e missioni (unità non significa uniformità) che vissute insieme dal popolo di Dio edi-ficano il Corpo di Cristo, cioè lo "fanno vedere".Tele legame si realizza e si vive nella Diocesi, che non è una suddivisione della Chiesa Cattolica (universale), bensì una presenza della Chiesa intera in un territo-rio (come una particola contiene tutto il Corpo di Cristo), a patto che sia in comu-nione con le altre diocesi e con la Chiesa di Roma.Così si vive nella Parrocchia (in comu-nione con le altre parrocchie e con la Diocesi) anche se questa non può essere realizzazione completa della Chiesa in un territorio mancandole la possibilità di "riprodursi" attraverso il sacramento dell'Ordine.La riflessione sulla Parrocchia permette al Vescovo di introdurre la seconda parte del discorso: il passaggio dalle parroc-

chie alle unità pastorali. A partire dal Concilio di Trento (1545-63) la Chiesa si rende capillarmente presente attraverso lo strumento della Parrocchia e del Parroco frequentemente inamovibile. Questa tipo-logia di presenza ecclesiale, centrata sul legame Parrocchia-Parroco, punto di forza della Chiesa italiana che è popolare e non d'élite, non è oggi replicabile sia per le vaste mutazioni sociali (si pensi solo alla mobilità delle persone per le loro attività formative, lavorative e ricreative, oppure alla diffusione della comunicazione di massa), sia per la drastica diminuzione del numero dei preti. Il cambiamento è notevole ma non di-struttivo, cioè si può affrontare attraverso forme di flessibilità pastorale e di assun-zione di responsabilità laicale per tutti i compiti che non necessitano strettamente del prete.L'attività pastorale è sicuramente oggi più complessa e le Unità Pastorali sono un modello di collaborazione tra parrocchie di un territorio omogeneo per rispondere alla complessità attraverso una proposta pastorale condivisa che aiuti le parroc-chie minori nei compiti pastorali che ri-chiedono dimensioni e risorse maggiori. L'impiego delle competenze dei preti può essere massimizzato, la collaborazione dei laici resa meno episodica, fino ad essere intesa come vocazione e missione per un ministero permanente. L'unità pastorale non va assolutamente intesa come soppressione di parrocchie, né tantomeno come mera centralizzazione di servizi pastorali. Non è diminuzione della presenza sul ter-ritorio ma suo incremento attraverso una capillarità di proposte e presenze però non realizzate solamente dal prete, ma

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Dalla Valle 30

da un'équipe pastorale. Non è un cambia-mento traumatico dell'articolazione della diocesi, ma un traguardo del nostro cam-mino da perseguire, seppur con calma, in progressione continua.Infine, nel terzo punto del suo intervento, Mons. Monari ha motivato perché questo cammino abbia richiesto la convocazione del Sinodo.Esso è la forma più solenne di decisione diocesana che permette al Vescovo di le-giferare, "sentendo" il Popolo di Dio al completo attraverso varie forme di rappre-sentanza. La Chiesa non è infatti né una democrazia, né una monarchia assoluta; essa è una comunione gerarchica: le deci-sioni appartengono al Vescovo, ma il pro-cesso decisionale deve coinvolgere tutta la comunità dei battezzati mossi dallo Spirito Santo. Se si cammina e si decide insieme, il percorso, anche se più difficile, risulta più ricco di ecclesialità e di efficacia. Il Concilio di Trento aveva previsto un si-nodo diocesano addirittura annuale, anche se con la sola presenza dei sacerdoti. Il Concilio Vaticano II ha voluto valorizzare varie forme per esprimere il suo modello di chiesa fondata sulla comunione. Ne sono derivati a livello diocesano o parroc-chiale i vari consigli presbiterale, pasto-rale, degli affari economici, dei consultori, ecc. Il Vescovo Luciano intende il Sinodo come momento solenne della comunione diocesana, ma non straordinario, perché la "logica sinodale" dovrebbe entrare nella quotidianità delle nostre comunità fino a diventarne funzione normale. Il Sinodo si costituisce di tre tappe: la riflessione e la consultazione delle comunità cristiane; l'assemblea sinodale; il documento post-sinodale con le indicazioni normative del Vescovo. Tutto il percorso è importante.

Mons. Monari ha infatti chiuso il suo in-tervento a Boario sottolineando che non sarà importante solo l'assemblea sinodale ma la realtà di tutti i credenti impegnati a pregare, celebrare, ascoltare, valutare, consigliare. Ciò che conta è il tessuto della Chiesa bresciana e che chi le appartiene senta ed esprima corresponsabilità.

ALFREDO MORATTI

Per riprendere e approfondire il tema pre-sentato dal Vescovo a Boario è disponibile al Centro S. Siro "Comunità in cammino. Sinodo sulle Unità Pastorali. Strumento per la riflessione e la consultazione dio-cesana", Edizioni Opera Diocesana San Francesco di Sales, Brescia 2011, € 2,50

l'opera di Renato Laffranchi (Città della Pace. Tem-pera su tavola 125x183 cm, 1983, St. Louis) costituisce il logo del Sinodo e la copertina del sussidio per la preparazione

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CONCERTI D’ORGANO A OSSIMO INFERIORE PRESTIGIOSE ESECUZIONI NELLA CHIESA PARROCCHIALE

Dalla Valle

“L’ode si levava alta, maestosa e usciva impetuosa dalle porte pur chiuse della chiesa per giungere seducenti alle orec-chie del paese” si può leggere in un mio romanzo mentre descrivevo il canto dei fedeli nella chiesa parrocchiale di Ossimo Inferiore. Ora mi sento di riscrivere quelle righe per i concerti d’organo che nelle scorse setti-mane si sono tenuti nello stesso tempio. La “voce” non è di devoti che, nel canto, levavano alta la loro preghiera, ma quella di un organo, un “signor” organo costru-ito nel 1810 da Gaetano Callido e che, per iniziativa del parroco don Francesco Bacchetti, è stato restaurato per tornare a fare sentire alta, maestosa e seducente, la propria voce giusto duecento anni dopo. Il privilegio toccò il 25 settembre 2010 a Jean-Paul Lècot, maestro di cappella e organista del santuario di Lourdes; ad ascoltarlo una folla commossa di fedeli e di appassionati. Quest’anno, esattamente sabato 30 lu-glio, con non poca emozione il maestro Alessandro Casari da Brescia ha inaugu-rato una pregevole stagione organistica eseguendo brani di musica veneziana del ‘700 con Benedetto Marcello, Baldassare Galuppi e Antonio Vivaldi in bella evi-denza.Una settimana dopo in tanti hanno ascol-tato e, grazie alle riprese in televisive, am-mirato Francois Menissier, docente al con-servatorio di Rouen e titolare del grande organo do Saint-Nicolas-des Champs a

Parigi. Le sue esecuzioni, di livello asso-luto, hanno “scomodato” Valente, Byrd, Scheidemann, Bach e Zipoli accanto all’immancabile Frescobaldi.Martedì 16 agosto, all’indomani di musi-che “sguaiatamente leggere”, Ossimo e i suoi ospiti è tornata a deliziarsi in chiesa con il venticinquenne Alessandro Casali, da San Leo, che, malgrado la giovane età, è organista titolare nel Duomo di San Le-one e della Pieve di Santa Maria Assunta di San Leo. A Ossimo, con un repertorio dove ha com-

Jean Paul Lecote

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prensibilmente incluso i suoi corregionali Benedetto Bellinzani, Adriano Banchieri e Girolamo Frescobaldi, ha mostrato talento e grande dimestichezza sulla piccola ta-stiera del nostro Callido riscuotendo tanti calorosi e convinti applausi.Undici giorni dopo, sabato 27, abbiamo fatto la conoscenza di Anne-Adeline Lamy di Suresnes (Francia). Nella sua carriera può vantare due me-daglie d’oro e, se avesse potuto, gliene avrebbe conferita una anche Ossimo: strepitosa! Accanto ai compositori noti ha presentato il fiammingo J.P.Sweelinck e gli spagnoli J.F.Dandrieu, Francisco An-dreu e S.A.De Hereida.Sabato 10 settembre Pierre Perdigon, pro-fessore emerito al Conservatorio Nazionale di Grenoble e organista titolare a Greno-ble e Lione. Nel suo repertorio abbiamo ritrovato Gabrieli, Frescobaldi, Scarlatti e Galuppi.La stagione si è chiusa invece con un or-ganista italiano di grande prestigio: il Mo. Francesco Tasini. Il suo concerto, programmato per il 24 settembre, è stato organizzato dall'Asso-ciazione Amici della scuola diocesana di musica Santa Cecilia, sotto la direzione artistica del maestro Tullio Stefani. Il Mo. Tasini è una figura notissima: com-piuti gli studi musicali nei Conservatori di Bologna e Milano diplomandosi “cum laude” vanta una carriera straordinaria che annovera anche saggi, trascrizioni, pub-blicazioni, revisioni critiche. Vincitore di numerosi concorsi di composizione è, fra l’altro, membro dell’Accademia filarmo-nica di Bologna.Tra il pubblico di fedelissimi che non per-dono i concerti di Ossimo, immancabile era Don Roberto, direttore dell’Eremo: che non ha perso una “suonata” del rinato Callido di Ossimo.

Artefice di questo programma di sicuro alto livello e che in molti invidiano, è il parroco Don Francesco Bacchetti a cui va il merito di avere così promosso, accanto ad una visione diversa della liturgia, un grande interesse culturale e, non seconda-rio, turistico per Ossimo. Se glielo si fa notare si schermisce: ama troppo il “suo” Callido per dare significati diversi alla sua musica. Può quindi capitare di scorgerlo alla tastiera mentre accompagna la messa celebrata da un altro sacerdote: un modo discreto per esprimere con quanta considerazione ha portato questo tesoro a rinascere dopo de-cenni di triste, malinconico silenzio.

GIAN MARIA ITALIA

Gian Maria Italia e Alessandro Casali

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XV CONCERTO D’AUTUNNO IN SANTA GIULIA A PIANCAMUNO

Dalla Valle

Nonostante la giornata fortemente e costan-temente piovosa, d’altra parte in assonanza con la sua denominazione, il Concerto d’Autunno 2011 a Piancamuno richiama i suoi fedeli appassionati alla XV edizione del 18 settembre 2011. Nato dall’idea di coniugare l’impatto architettonico della chiesa di Santa Giulia del XII secolo, dove la manifestazione si svolge, con la magia dell’ascolto di melodie del periodo classico e del Novecento (questo è il tema, mante-nuto nel tempo), il Concerto è ora veramente adulto se presenta nella serata protagonisti come il soprano Tosca Bozzato della Scuola veneta della Fenice di Venezia, il tenore Lo-renzo Decaro dalla Scala, il baritono-basso Giovanni Cesare Guerini dal Donizetti di Bergamo. I cantanti sono accompagnati dal pianista Alessandro Papale, dal violini-sta Paolo Artina, dal violoncellista Oliviero Testa e dalla flautista Federica Ziliani, tutti di grande esperienza. Il programma della serata tiene fede al tema. Si passa, così, da pagine operistiche di Mozart, Rossini,

Leoncavallo, Bizet, Puccini all’operetta di Lèhar e Ranzato, per finire con la canzone classica di Valente, Gastaldon, De Curtis, Vian, Fain. Volendo offrire appena un lampo interpretativo per ogni protagonista, è ad alta tensione drammatica Decaro in ‘Vesti la giubba’ da I pagliacci di Leoncavallo; il duo Bozzato-Guerini è brillantissimo in ‘Là ci darem la mano’ dal Don Giovanni di Mo-zart; violinista e pianista offrono con abilità lo straordinario ‘Il canarino’ di Poliakin; i quattro strumentisti in un singolare “Omag-gio alla Luna” rendono con suono romantico ‘Bianca Luna’, ‘Verde Luna’, ‘Luna italiana’ e ‘Luna rossa’ di Remipas-Gomez-Vian. La serata si chiude con tre graditissimi bis: Bozzato-Guerini al gioco in ‘Duetto buffo di due gatti (Katzenduett)’ di Rossini; Decaro in una poderosa (per i prolungati acuti) ver-sione di ‘O sole mio’; cantanti e strumentisti tutti nell’augurale ‘Brindisi’ da La Traviata di G. Verdi.

SEBASTIANO PAPALE

Nella foto da sinistra De Caro, Papale, Bozzato, Ziliani, Artina, Testa, Guerini,

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ATTRAVERSO L’ITALIA

Gruppi

Il 24 ottobre 1964 Paolo VI si recò a Montecassino a consacrare la basilica ri-costruita dalla distruzione bellica e pro-clamò San Benedetto Patrono d’Europa. La visita dell’Abbazia di Monte Cassino è stato uno dei luoghi simbolo del viag-gio promosso e organizzato dal Gruppo di Riferimento dal 17 al 25 agosto come momento centrale dell’attività annuale. Il progetto culturale ha portato a sostare e visitare luoghi di forte significato storico, culturale, architettonico, ma soprattutto spirituale e religioso.Un percorso che si è sviluppato su più di 3000 km, attraversando 12 regioni ita-liane, per avvicinarsi e ritrovare le radici culturali della nostra bellissima Italia, che purtroppo spesso disconosciamo nella sua ricchissima offerta di testimonianze stori-che, culturali e religiose, uniche ed esem-plari nel loro genere, nonché individuare e ritrovare aspetti fondanti della costruzione dell’Europa contemporanea. Un cammino che si sviluppa attraverso secoli dall’impero romano, ecco la vi-sita alla stupenda villa Adriana a Tivoli, un “capolavoro che riunisce in maniera unica le forme più alte di espressioni delle culture materiali dell’antico mondo medi-terraneo”. La caduta del mondo romano, l’arrivo di nuove popolazioni, le devastazioni, l’in-stabilità politica e le violenze che carat-terizzano quegli anni si contrappone alla nascita di movimenti spirituali che trovano nel monachesimo cenobitico di San Bene-

detto una innovativa forza di azione e di presenza nella società del tempo: si attiva un processo che porterà gradualmente a quella mirabile unità spirituale che carat-terizzerà il medioevo. Le tappe di Subiaco, Casamari, Monte Cassino sono testimonianze viventi della forza connaturata nella grande intuizione benedettina che trova nella “Regola” il fondamento per la costruzione e diffusione di quella mirabile rete di monasteri, luoghi di irradiazione del messaggio evangelico, che diventerà una forte guida e fonte di rinnovata speranza per il continente eu-ropeo.

Chiesa di San Nicola

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La mirabile sintesi di “Ora et labora”, spi-ritualità e azione, contemplazione e vita nel mondo, ma la “Regola” si apre con la parola “Ascolta”, disponibilità d’animo aperta agli altri, tutto attraverso l’obbe-dienza consapevole e accettata interior-mente al Vangelo. Il monachesimo eremitico era giunto in Italia dall’Oriente e le chiese campestri viste a Matera, la celebrata città dei Sassi, ne sono una visibile testimonianza. Una parte significativa del viaggio ha toc-cato la Puglia con la visita a insuperabili cattedrali, testimonianze di grandi abilità architettoniche, artistiche, ma soprattutto di capacità di comunicare la fede: i testi sacri sono comunicati ai fedeli con la ric-chezza del messaggio artistico utilizzato in tutte le sue molteplici espressioni. A Otranto, la lineare cattedrale in stile pa-leocristiano – bizantino, al cui interno sul pavimento delle tre navate si sviluppa un mosaico di 600 metri quadrati, dove sono rappresentati i temi dell’Incarnazione, della Redenzione e della Risurrezione; mentre a Ostuni si ammira la cattedrale tardo – go-tica. Lo stupore, la meraviglia, la sempli-cità colpiscono di fronte alla capacità di raccoglimento espressa nel grande ciclo delle chiese del romanico pugliese: a Ga-latina, a Bari dove si ammirano la chiesa di San Nicola e la Cattedrale, a Bitonto famosa anche per il Portale della scomu-nica davanti al quale fu letta la scomunica inflitta a Federico II; a Ruvo di Puglia, una delle più celebri; a Barletta, a Trani, una delle più prestigiose, edificata di fronte al mare in uno scenario di sicuro richiamo per chi si avvicinava dal mare alla città e di particolare suggestione. Di forte impatto scenografico, di evidente valore artistico, con forti significati spiri-tuali che si offrono al visitatore sono anche

le eleganti chiese del barocco leccese. Un sito unico per il richiamo che esercita su un vasto territorio delle Murge è Ca-stel del Monte, che possiamo definire il «tempio laico», carico di simboli cosmici, tanto cari al suo committente Federico II di Svevia. Una costruzione ambiziosa realiz-zata con rigore matematico e astronomico, un esempio unico e insuperabile nell’ar-chitettura del Medio Evo dove si realizza in pietra il “sogno sociale” di Federico II tramite una fusione perfetta dell’antichità classica, dell’Oriente musulmano e del go-tico cistercense del Nord Europa. Poi un tuffo nel grande Rinascimento ita-liano, ad Arezzo con l’attenzione rivolta alle opere di Piero della Francesca su tutte il mirabile ciclo della “Leggenda della Vera Croce” collocato nella cappella maggiore della chiesa francescana, storia all’epoca molto popolare. La chiusura del viaggio ad Urbino: un’in-dimenticabile visita al Palazzo Ducale e alle inestimabili opere ivi conservate, due su tutte: la Città Ideale di autore ignoto e la celeberrima Flagellazione di Piero della Francesca e al dedalo di tipiche vie e luoghi che caratterizzano il centro storico della città.

BERARDO BRANELLA

Castel del Monte

Gruppi35

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IL BEATO INNOCENZO NELLE TESTIMONIANZE DEI SACERDOTI CAMUNI

Storia

Ricorrendo l’anno innocenziano, in occasione dell’incontro del 22 settem-bre scorso all’Eremo con i sacerdoti dell’Unione Apostolica Clero, Padre Costanzo Cargnoni (Istituto storico dei Cappuccini) ha tenuto una meditazione sulle testimonianze dei sacerdoti camuni che hanno conosciuto, nel suo servizio alla chiesa, il beato Innocenzo.

Con trepidazione mi accingo a parlare ai miei fratelli nel sacerdozio. Il Signore apra le mie labbra e la mia bocca pro-clami la sua lode. L’anno scorso abbiamo celebrato l’anno sacerdotale, ora si sta celebrando l’anno innocenziano e allora tenterò con voi in questa meditazione, di scoprire e quindi di proclamare con forza il senso profondo della nostra vocazione, della nostra consacrazione e missione, quasi facendo un pellegrinaggio spiri-tuale per ritrovare le origini, le sorgenti della nostra esistenza sacerdotale. È un atto di fede per quello che siamo e per quello che trattiamo. Come faceva Fran-cesco d’Assisi che, giunto alla fine della sua vita, nel suo Testamento fece scri-vere queste parole che sono l’esaltazione e l’apologia più grande del sacerdozio cattolico nel Medioevo: «Il Signore mi diede e dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della Chiesa ro-mana, a motivo del loro ordine, che, se anche mi perseguitassero, io voglio ricor-rere ad essi. E se io avessi tanta sapienza

quanta ne ebbe Salomone e trovassi sa-cerdoti poverelli di questo secolo, io non voglio predicare contro la loro volontà nelle parrocchie nelle quali dimorano. Ed essi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei padroni. E in essi non voglio considerare peccato, poiché io vedo in essi il Figlio di Dio e sono miei padroni. E questo faccio, perché in questo mondo niente vedo corporalmente di esso altissimo Figlio di Dio, se non il santissimo Corpo e il santissimo Sangue suo, che essi ricevono e, soli, ammini-strano agli altri». Questa fede, questo rispetto, questo amore nell'unicità e cen-tralità dell'Eucaristia erano e sono real-mente la causa della fede, rispetto, amore ai sacerdoti. Ed è la caratteristica del b. Innocenzo come è ricordato da tutte le deposizioni processuali e da chi l’aveva conosciuto, come p. Giustino Rampa da Brusio, che in una lettera al Postulatore Generale scriveva: «Dalla chiesa poi e dal Tabernacolo non poteva staccarsi: può veramente chiamarsi l’ape o il sor-cio del Tabernacolo; nel breve momento di respiro, neanche allora poteva allonta-narsene; si vedeva ronzare attorno sem-pre. Andando una volta in montagna al passeggio con lui, essendo io ancora stu-dente ed il p. Innocenzo in Professorio, tutto ad un tratto mi disse: “Fra Giustino, su là v’è il nostro Padre”. Credendo io intendesse alludere a suo padre, che io forse non sapeva morto già da anni, gli

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risposi: “Come? suo padre!…”. – “Sì, mio Padre”, e mi additò la chiesa dove era Gesù Sacramentato» . Il sacerdozio è un dono e un mistero, come ha lasciato scritto, in occasione del 50° del suo sacerdozio, papa Giovanni Paolo II, con risonanza intensamente au-tobiografica: «Nel suo strato più profondo ogni vocazione sacerdotale è un grande mistero, è un dono che supera infinita-mente l'uomo. Ognuno di noi sacerdoti lo sperimenta chiaramente in tutta la sua vita. Di fronte alla grandezza di questo dono sentiamo quanto siamo ad esso ina-deguati... Ci rendiamo conto che le parole umane non sono in grado di reggere il peso del mistero che il sacerdozio porta con sé» . Rievangelizziamo la nostra mente e il no-stro spirito a questo forte mistero, aiutati e illuminati dalla santità del beato Inno-cenzo. Il profumo delle sue virtù, infatti, non cessa di estasiare il popolo cristiano della Valle e in questo anno a lui dedicato ancor più ci attira.I preti della Valle che l’hanno conosciuto hanno rilasciato un’immagine del Beato di squisita fattura, ma certamente contro corrente. Offrono dei lineamenti così forti e precisi che alla mentalità e cultura così liquida del mondo di oggi, anche quello religioso e clericale, sembrano troppo antiquati e ben superati da una teologia moderna ben più aperta e disinibita. Sfogliando i volumi dei Processi ordina-rio e apostolico raccogliamo alcune signi-ficative testimonianze.Mons. Giacinto Gaggia (di Verolanuova, vesc. di Brescia), diceva di Innocenzo da Berzo che «era un uomo che sentiva e che sapeva»; «Mi si disse dai suddetti sa-cerdoti Maccanelli e Piccinelli che come

confessore non potea capacitarsi che si commettessero peccati, tanto era il suo candore, semplicità ed innocenza»; «Ho conosciuto e conosco buoni e bravi Padri anzi piissimi, ma non trovo chi mi col-pisse per la pietà, altri che stia al para-gone di p. Innocenzo, specialmente per il suo candore che mostrava anche nel viso e negli atti e per la sua semplicità colombina» .Don Michele Isonni (canonico della Cat-tedrale di Brescia, che conobbe il beato quando era parroco a Cemmo e a Cividate e l’ebbe in casa come confessore e aiuto nel ministero): «A Berzo Inferiore fu cu-rato per alcuni anni passando la vita quasi sempre in sagrestia tra lo studio e l’ora-zione, nel tempo che gli rimaneva libero dalla cura delle anime nella quale cura era scrupolosissimo. Si nota la sua assiduità al confessionale che teneva con frutto ed agli infermi» . «Il carattere speciale di quell’uomo fu orazione e mortificazione, quindi una coscienza delicatissima» . Il beato ha battuto i vari paesi della Valle con la predicazione e le confessioni: «Ri-cordo che un anno ha tenuto la Novena del S. Natale a Cividale (Cividate n.d.r.), e tanto fu il frutto della sua predicazione che a detta del can. Franzoni non fu mai così numerosa la frequenza alla parola di Dio e ai SS. sacramenti». «Si guadagnava i cuori con la sua benignità, nel confes-sionale» . Era devotissimo di Maria: «mi diceva l’attuale arciprete di Esine don Luigi Magoni (continua don Isonni) che p. Innocenzo essendo là per ministero, fu trovato al mattino ancora assorto innanzi a un quadro della Madonna, avendovi passata tutta la notte» . «Posso dire che p. Innocenzo perseguitava se stesso e non amava che Dio… Quando io mi assentai

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da Cividate per recarmi al Sinodo, chia-mai al mio posto p. Innocenzo, raccoman-dando alla domestica che in quei giorni stesse attenta a farlo mangiare almeno il necessario. Una sera le portò due uccel-letti ed egli li rifiutò dicendo che erano cose da signori: la domestica insisté per-ché ne prendesse almeno uno, ed egli parve arrendersi. Ma dopo ritornato io da Brescia, mi si presentò la serva nar-randomi che p. Innocenzo dimandò scusa a lei come di averla mentita, prendendo quell’uccelletto che diffatto aveva masti-cato, ma poi dato al gatto» . «Passava i giorni in continua orazione e un giorno fece 14 volte la Via Crucis… Quell’uomo si sarebbe spogliato di tutto per i poveri; che avrebbe dato mille volte la vita per il bene delle anime; che dimostrò un cuore pietosissimo verso tutti gli infelici» . «So che il SdD parlava poco e rifletteva molto (ib.). In nome dell’obbedienza sapeva benissimo rinunciare anche alla sua pas-sione, direi sfrenata, di mortificazione» .Nel primo processo don Isonni aveva già deposto che «era distinto per la divozione alla Passione di G. C., facea fino cin-que sei volte al giorno la Via Crucis; un giorno all’Annunciata dissero i Padri ne abbia fatto 14; e con tutte le prostrazioni in modo da durarvi per ognuna almeno mezz’ora; il tempo che gli rimaneva di quiete lo consumava al SS.mo Sacra-mento, ove pregava in ginocchio e senza appoggio; la sorella del parroco di Esine Magoni mi narrava che avea sorpreso p. Innoc. in estasi davanti a un quadro della Madonna posto in saletta, ove avea per-nottato com’era solito di fare senza an-dare a letto» .Don Antonio Majer (di Mezzane di Cal-visano, canonico della cattedrale, che

era stato arciprete a Borno): «Da tutti in generale i sacerdoti della Valle che ho avvicinato ho sempre sentito farsi i più grandi elogi specialmente per la pietà, l’umiltà, la mortificazione e la carità. Tra gli altri ricordo come miei informatori il rev. don Maccanelli di Pian di Borno, il rev. Fanetti di Ossimo, il rev. Franzoni di Berzo, … intima relazione che io avevo col p. Innocenzo che vedevo ed ammi-ravo si può dire continuamente, venendo egli spessissimo in mia Parrocchia a eser-citare il ministero e perché anch’io mi tratteneva sovente in convento. La fede vivissima di p. Innocenzo si manifestò nel suo grande amore all’orazione, nella perenne unione con Dio, nel suo mini-stero che io largamente esperimentai in Parrocchia come confessore e una volta o l’altra come predicatore; era ben contento io e il popolo, persuasi che egli faceva più con l’esempio della sua vita che colla parola. Non dava a vedere gran corredo

Unica foto del beato scattata dalla cugina a Boario.

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di scienza umana, ben veramente tutta la scienza dei santi…. In convento e nelle varie parrocchie attorno dove andava pel ministero, dava tutto il tempo possibile alla sua permanenza in Chiesa; e si era ben certi ad ogni occasione di trovarlo in chiesa… quell’uomo si può dire che era in una continua preghiera» . «Ripeto che p. Innocenzo ebbe un vero dono di orazione, la sua vita in una parola non fu che preghiere e meditazione e pratiche di pietà. La penitenza dopo l’orazione fu la passione predominante del Servo di Dio p. Innocenzo» . Nel processo ordinario disse che «era uomo di grande preghiera; era sempre in chiesa; vi si fermava fino a sera; doveva chiamarlo di là per la cena. Stava sempre in grande raccoglimento alla presenza di Dio: discorsi inutili non ne faceva mai; con lui ho poi parlato pochissimo. Celebrava in non meno di

mezz’ora. Era un po’ troppo lungo, e ve-niva di ciò redarguito. La preparazione, il ringraziamento, le cerimonie erano ac-curatissimi, e la lunghezza non era dipen-dente che da devozione» . E ancora. «So che la sua povertà era tale da desiderare il ripristino delle regole dei cappuccini abolenti la elemosina delle Messe e della predicazione…» .Don Francesco Rondini di Erbanno (par-roco di Corti). Era coetaneo dello Scal-vinoni, frequentò con lui il Collegio di Lovere, «preferiva la mia compagnia nel passeggiare su e giù pei lunghi corridoi del Collegio di Lovere, ragionando di cose sacre o scolastiche; ci divertivamo insieme qualche volta nel gioco della palla ed io ne godevo un mondo a vedere il suo maneggio quasi goffo e il suo ridere bambinesco e i molti falli che commeteva nel gioco mostrandosi del tutto inabile.

Casa Natale di Niardo.

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Tratto dal suo esempio, io lo sorpren-devo quasi ogni dì a pregare al bell'Altare della Vergine nella Chiesa del Collegio, e penso che il bene che mi voleva fosse causato dal vedermi di quando in quando con lui ai piedi dell’Altare di Maria…» . «Della sua vita di religioso ricordo che fu inviato una volta a predicare nella vi-cina parrocchia di Gratacasolo e che il rev. Parroco di allora, il compianto don Luigi Rizzi avvertì la popolazione di non aspettarsi un oratore di grido, ma bensì di contemplare il contegno e la vita di un santo; e che l’esito gli corrispose, perché si ebbe bene a constatare il suo spirito di continua orazione e di rigorosa penitenza. Per trovarlo bisognava andare in chiesa e precisamente nel coretto dietro il Ta-bernacolo, e là stava rapito e prostrato in preghiera». .Don Giovanni Maria Polonioli (di Cim-bergo, sac. e curato a Cogno).Ricorda come l’ebbe in casa a Cogno una volta in occasione delle missioni ivi tenute…mangiava poco e pregava, il guardiano p. Cherubino aveva lasciato al parroco ordini precisi; come un’altra volta, assentato per una settimana per gli esercizi, stese un orario che poi p. Inno-cenzo «correva a vedere per non dipar-tirsi da esso» e conclude: «Le cose che sempre udii più rimarcate in lode del p. Innocenzo furono la sua fervente pietà e la sua austera mortificazione». . Prece-dentemente, nel processo ordinario, aveva deposto: «L’ebbi in casa varie volte, per-ché Cogno è vicinissimo al convento dell’Annunciata; venne per aiuto delle confessioni, per supplirmi quando mi re-cava agli esercizi e in altre mie assenze; vi predicò varie volte… altra volta tutta la notte passò in chiesa disteso sul pre-

sbiterio, trovato in tale posizione anche al mattino…». .Don Pietro Bianchi (di Lumezzane, ar-ciprete di Provaglio d’Iseo). «Era di pietà distintissimo; prendeva occasione dall’impegno che aveva di sagrestano lo stare in chiesa più che il potesse, cosa che a me pur sagrestano tornava comodo ed insieme di rimprovero perché trovava fatto bene in anticipazione le cose che doveva fare pur io….Era poi così tenera la sua divozione al S. Cuore di Gesù, che portava sempre l’abitino recante le pa-role: Fermati, il Cuore di Gesù è con me; e tratto tratto si poneva la mano sul petto, ripetendo con molto fervore le suddette parole sì che animava anche me. Reci-tando insieme le ore canoniche poi che fummo in sacris, era edificante il suo esempio nel ben articolare le parole, sic-ché quando i compagni avevano già ter-minato nona, noi due terminavamo terza, e se io voleva un pochino affrettarmi, su-bito mi correggeva dicendo: “Caro Bian-chi, la pausa agli asterischi è prescritta dalla Santa Chiesa, nostra maestra, regina e madre…”. . Discorrendo un giorno tra noi compagni delle tristi vicende della Chiesa e specialmente del papa Pio IX, lo Scalvinoni uscì a dire: “Confidiamo in

Cucina della casa di Niardo.

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Dio chè la Chiesa è opera sua…” Era di spirito molto generoso: l’udii ammirare con fuoco delle missioni estere e dei sacri offici dei missionari, dimostrandone una invidia grande…». .Don Isidoro Molinari (di Breno, parroco di Sonico). «intensa pietà e grande mo-destia… Mentre io era curato ad Astrio vicino a Berzo, un dì me lo vidi venire in casa portando una damigiana di vino e un cestello di frutta per regalarle ad una sua zia povera che stava a Niardo. Pregato a restituirgli la visita a Berzo, mi vi recai di fatto, e osservai in sua casa uno squallore contadinesco; so che faceva molta carità, e che fece brontolare anche la mamma per aver dato ai poveri il companatico preparato al loro desinare. Anche da prete esercitò lo zelo per il ministero con sollecitudine, specialmente nell’udire le confessioni…». .Don Vincenzo Gaffuri di Rezzato (cano-nico penitenziere e vicario generale). «…il più del suo tempo all’Annunciata adope-randosi specialmente nel ministero delle confessioni nelle varie parrocchie della Valle, dove l’avvicinai accompagnando mons. Vescovo (Corna Pellegrini) in vi-sita. La sua opera era molto desiderata

specialmente dagli uomini, confessava quanti ce n’erano a tutte le ore, anche a notte inoltrata; non dava mai a divedere stanchezza… egli era avido di penitenza a modo dei santi più austeri». .Don Andrea Zanetti ( di Sonico, parroco di Ossimo). «Credo che abbia avuta sem-pre così fissa la mente in Dio da non sa-persi staccare da Lui…C’era una calamita tra lui ed il Tabernacolo e la chiesa…». . «Era alla celebrazione della Messa fer-vorosissimo nella preparazione e nel rin-graziamento; ai suoi sacerdoti penitenti imponeva per penitenza e consigliava di prepararsi e di fare il ringraziamento della Messa in pubblico con il Vade-mecum. Malgrado questa sua dolcezza e larghezza nel confessare i sacerdoti, era forte ad in-giungere il dolore, e mandava fuori del confessionario per farlo ripetere, intuendo il cuore, o arguendone la insufficienza dai segni esterni; e questo accadde a me e ad altri che me l’hanno riferito». .Domenico Faustinelli (di Capodiponte, arciprete di Breno). «Venuto a trovarlo qui a Berzo, lo trovammo in sacristia a studiare S. Tommaso, e rispose: “Sto qui per essere più raccolto”; in verità era per avvicendare lo studio con la visita al

Cella del beato all'Annunciata. Cucina della casa di Berzo.

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SS.mo Sacramento…». . «Credeva tutto e con tutta l’ortodossia; al mistero euca-ristico prestava speciale adorazione, fino a passar le notti intiere davanti all’altare; più volte lo faceva anche quando usciva nelle parrocchie per il ministero: ciò mi disse anche il rev. Parroco di Braone che l’ebbe ivi tre giorni… mostrava molta pietà degli infelici e dei poveri…». .Don Giovanni Occhi (di Vezza d’Oglio, parroco di Ponte di Legno). Come economo spirituale fece tenere le Missioni popolari a Cedegolo ed aveva invitato per quei otto giorno p. Innocenzo. Così lo ricorda: «Potei in quei giorni con-statare la sua grande pietà, perché non faceva che pregare e in casa e in chiesa: ricordo che metteva la sua consolazione nel ripetere le recite del Sacro Ufficio coi missionari qualora essi per le occupazioni del ministero si riducessero a recitarlo la sera, e lo recitava con tanta posatezza e divozione che tutti edificava… Mia sorella mi assicurò che non andò mai a letto in tutte quelle notti… e si vedeva che il suo pensiero era tutto nelle cose di Dio. Ascoltando le confessioni degli uomini voleva star lui in ginocchio invece del penitente; e vi durava le lunghe ore.

Mentre si stava in conversazione, egli si poneva in un cantuccio della sala a pre-gare e non smetteva se non richiamato…. Di tante missioni che qual parroco in varii paesi ho fatto dare ai miei parrochiani, nessuna riuscì così fruttuosa come quella, e tutti abbiamo ciò attribuito special-mente alle orazioni e alla predicazione dell’esempio che diede il SdD… Il suo carattere speciale era l’innocenza battesi-male che gli traspariva dal volto, la soave semplicità di tutto il suo contegno, onde quei giorni passati con me a Cedegolo fe-cero all’anima mia maggior bene che un intero corso di esercizi». .Domenico Bettinelli (di Grevo, parroco di Grevo). «Venuto a predicare a Demo di Berzo un triduo di preparazione alla festa di S. Lu-igi, la vigilia della festa uditi i penitenti quanti ve ne furono, si fermò in chiesa a pregare dimenticandosi della cena, e

Convento di Bergamo dove morì il Beato il 3/3/1890

Casa del Beato a Berzo Inferiore

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rimanendovi tutta la notte; al mattino io colla confidenza di buon compagno ne lo rimproverai, ed egli mi rispose che non vedendo più né sagrista né altri in chiesa, e non sapendo come chiuderla, vi stette a custodirla tanto più volentieri perché avea ancora da recitare le sue orazioni, e che non aveva fame, e che la notte era tanto corta che non s’accorse nemmeno. Queste cose le faceva e diceva con tanta naturalezza che gli parevano proprio le cose più ordinarie». .Don Giovanni M. Rondini (curato di Sale Marasino). «La sua assiduità al confes-sionale e al letto degli infermi dava a vedere con quanto fervore egli amasse la salute delle anime. Come competenza alla predicazione dirò soltanto questo: che io in 53 anni di sacerdozio neppure de’ più valenti predicatori udii una predica cotanto efficace come quella che io udii dal labbro dello Scalvinoni nella chiesa

di Cevo intorno alla divozione alla Ma-donna; parlò del dovere e dei motivi di amare Maria e di mettere in Lei la nostra illimitata confidenza con tal copia di dot-trina e con tale unzione di amore da spe-trare i cuori più freddi e induriti: tutti si doveva riconoscere che il predicatore era un vero santo…. Ricordo di averlo udito una seconda volta, molti anni dopo, già fatto cappuccino, tenere la predica della Natività di Maria in Angone, frazione di Erbanno. Sono già passati 27 anni d’al-lora, ed ancor ricordo come fosse ieri la vivissima, commovente impressione che quella predica fece a tutti i sacerdoti e popolo, la più eloquente ch’io abbia mai udito nell’infuocare i cuori dell’amor di Maria.». . Impressionante anche la testimonianza di don Giovanni Battista Ottelli (parroco a Gianico). «La sera del 30 dicembre 1886 il P.I. mandato dal suo guardiano a Piazze d’Artogne per tenervi la predica di chiusa del mese di maggio doveva passare ne-cessariamente per Gianico. Nel salire da Darfo a Gianico, raggiunte alcune ragazze di questo paese recitò con esse la corona; poi invece di fermarsi in casa mia, come poteva averne bisogno per il suo este-nuamento, credette bene di sfidare l’alta salita di Piazze nonostante l’abbondante neve che cadeva. Avvertito io di ciò, lo feci richiamare perché parevami cosa te-meraria ed ei difatti tornò indietro e per-nottò da me. Ricordo che lo trovai sfinito sì che stentava a salire le scale; rifocillato con un poco di cena ci trattenemmo fino a tarda sera in discorsi spirituali, poi lo con-dussi alla sua camera da letto e credeva proprio che vi si sarebbe riposato e risto-rato, malconcio com’era di forze e tutto bagnato in quel brutto viaggio; ma la so-

Pala del santuario dell'Annunciata di Nicola Grisiani

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rella al mattino mi avvertì che il P.I. non aveva toccato il letto. Al mattino celebrò l’ultima messa, nella quale perdurò ben due ore così rapito in Dio da dare somma edificazione a quanti vi assistevano; tra essi c’era il sig. Egidio Fiorini e la sua signora, i quali mi dissero che essi pure furono così attratti dallo spettacolo di tanta divozione che non si accorsero del lungo tempo che vi era passato. Io aveva dovuto assentarmi per ministero. Riprese poi la salita di Piazze accompagnato da un mio nipote; ma a un certo punto il SdD lo rimandò per viaggiare solo; perduto il sentiero per la molta neve caduta e che continuava a cadere, si smarrì pei bo-schi e fu rintracciato da alcuni cacciatori del paese per i segni di sangue lasciati da’ suoi piedi rotti. So che là fu colto da febbre e che dovette riposarvi un giorno dopo la festa». Un’ultima testimonianza che ho scelto è quella di don Giovanni Battista Cere-

setti di Gratacasolo (curato a Pellalepre parrocchia di Darfo). «Nel ministero sacerdotale portò una carità e uno zelo molto efficace: predicava con semplicità ma con penetrante unzione, ed io stesso lo udii più volte. Nel ricevere le confes-sioni usava di una amabilità attraente, come n’ebbi io a fare felice esperienza; la gente accorreva volentieri a lui e lo preferiva ad ogni altro… Recatomi una volta all’Annunciata per confessarmi da lui, lo trovai in chiesa inginocchiato e così rapito in Dio che dovetti richiamarlo più volte per farlo accorgere di me e che venisse a confessarmi. Similmente nella nostra chiesa a Pian di Borno, dovendolo chiamare per un’opera di ministero (era il Venerdì Santo del 1887), lo trovai quasi prostreso e colle braccia aperte, assorto in orazione innanzi al Sepolcro». .Da queste testimonianze, scelte veloce-mente, come anche da altre assai nume-rose, risaltano soprattutto queste linee:

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Esterno del convento dell'Annunciata a Piancogno

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- un uomo fatto preghiera perché era sem-pre in preghiera unito a Dio e avrebbe voluto fare della chiesa la sua dimora permanente; - un uomo penitente, sempre pronto a in-ventare nuove forme di penitenze e mor-tificazioni senza tregua; - un sacerdote innamorato di Cristo euca-ristico e crocifisso, immerso quotidiana-mente nella contemplazione del mistero della croce; - un uomo innamorato di Maria Madre di Dio e tutto ridondante di amore ma-riano; - uno zelante apostolo del confessionale e ardente di spirito missionario, sempre pronto al ministero sacerdotale; - una grande carità e compassione per i poveri, i tribolati e gli ammalati; - e infine un uomo terribilmente umile, povero, dimesso, col capo chino e sorri-dente, e occhi bassi, ma spalancati all’in-teriorità dello spirito, tutto semplificato nella sua ansia di sottomissione univer-sale e di obbedienza, un tratto che ha col-pito la mentalità popolare tanto che l’ha chiamato subito “ el capusì, el Fratasì de Bers”, il piccolo fraticello, il mistico dell’umiltà.Queste virtù sono significative nella san-tità del nostro Beato, e lo rendono straor-dinariamente attuale, ma non un’attualità dell’orgogliosa e autosufficiente moder-nità senza Dio, ma quella che il b. Gio-vanni XXIII ha indicato 60 anni fa, la sera del 12 novembre 1961, dopo la beatificazione di P. Innocenzo da Berzo, chiamandolo «un santo moderno per l’ammonimento e l’attraimento alla vita di preghiera, di austerità che egli continua a dare a questo nostro mondo contempo-raneo e modernissimo» ; modernità che

il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto sottolineare quando ha indicato nel tra-scorso anno sacerdotale la figura di san Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d’Ars. Non sarebbe difficile trovare molte concidenze fra i due. Del resto il rapporto fra il santo Curato d’Ars e il b. Innocenzo è stato fatto da don Pietro Bianchi, arci-prete di Provaglio d’Iseo, che era stato suo capo-sagrista nel Seminario a Bre-scia, come risulta dalla sua deposizione: «Più volte lo sorpresi prostrato avanti all’altare o con lo strofinaccio in mano, o con le braccia aperte, e dicendogli io se voleva diventare un altro Curato d’Ars, arrossendo mi rispondeva: Magari, ma-gari». .Un’attualità, una modernità capace di lanciare un messaggio e di offrire terapie di cui il mondo moderno così malato ha estremo bisogno, perché attraverso i santi, come ha detto il Concilio (LG 60), Dio in qualche modo ci parla, e ci parla oggi; e anche perché, come dice stupendamente Benedetto XVI, «i santi sono i veri por-tatori di luce all’interno della storia e alla loro vita non appartiene solo la loro bio-grafia terrena, ma anche il loro vivere ed operare in Dio dopo la morte. Nei Santi diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino». Certamente nelle citate testimonianze dei preti possiamo rileggere una spiritualità legata alla storia del loro tempo, così descritta da uno storico: «Se i preti for-mati durante il pontificato di Leone XIII fino alla Pascendi si erano distinti per l’”uscita di sacrestia”, adesso, negli anni successivi alla crisi modernista, il mo-dello sacerdotale predominante tornava a caratterizzarsi per un generale “ripie-

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gamento” verso la chiesa e la sacrestia, per un’immagine di parroco ancora for-temente legato alla tradizione tridentina, che divideva il suo tempo tra la preghiera, l’amministrazione dei sacramenti, lo stu-dio e la cura pastorale dei fedeli, lontano dai contagi del mondo, da una società ra-dicalmente corrotta…, uomo delle virtù che portano alla santificazione personale: la sobrietà, la castità, l’umiltà, la pietà, le pratiche di misericordia». .Che dobbiamo dire noi oggi, dove la crisi spirituale è dilagante e penetrante più che in ogni altra epoca della storia? Una co-noscenza superficiale della storia e della tradizione cattolica e la banalizzazione di molti comportamenti di penitenza e di devozione del passato, come frutto di una cultura ora superata, probabilmente sono rivelatrici della scomparsa di un consenso che disciplinava le energie e le sottomet-teva a regole unanimemente accettate. Oggi l’imperativo categorico sembra la soddisfazione delle aspirazioni personali. Tale rovesciamento della gerarchia delle norme rimette in questione l’appartenenza a una collettività e minaccia il legame spirituale e sociale dei fratelli. Perciò dia-moci da fare per ritrovare questa “solitu-dine”, questa “disciplina spirituale” che impedisce al mondo di riempire le nostre vite che abbiamo dato al Signore e che non sono più nostre. Mi ha colpito un pensiero di Paolo VI dove spiega, nell’ambito della santità, l’impor-tanza di questa disciplina spirituale. Egli dice che «la santità è una forma di vita tutta riferita a Dio..., tutta sospesa nella risposta alla sua vocazione, tutta assor-bita nell’orazione e nell’osservanza degli atti propri della religione, tutta pervasa di semplice e spontanea conversazione con

Dio... Una forma di vita fortemente stiliz-zata da un singolare gioco di due principi operativi, che la caratterizzano fin quasi a darle una certa evidenza: uno interiore, mediante il quale la coscienza, la libertà, l’iniziativa, la volontà morale, il tempe-ramento personale esplicano una inces-sante tensione, uno sforzo tranquillo, ma senza tregua, per raggiungere la “virtus”, la perfezione nell’operare il bene, fino al rendimento massimo, perfino eroico tal-volta, del quale il soggetto è capace; men-tre l’altro principio, esteriore, la legge, la regola, offre all'azione virtuosa una con-creta osservanza, una disciplina, che vuol essere il riflesso della volontà superiore e sapiente, che dall’ordine trascendente del divino volere deriva la sua ispirazione e la sua effettiva bontà. Risulta cosí che il santo è il più libero e volontario degli uomini e nello stesso tempo il più docile ed obbediente; ed è proprio da questa originale composizione di spontaneità e di uniformità alla norma stabilita, che la santità traspare come un’arte di vita, come un’armonia invi-diabile, come un equilibrio ammirabile, che trasfigura una esistenza, per umile che sia, in un fenomeno morale di umana bellezza». Per ricuperare questo equilibrio della santità che troviamo nei nostri santi antichi e recenti, nel nostro b. Innocenzo. riappropriamoci del silenzio, quello vero, quello che contiene tutte le parole, che trabocca di ricchezza interiore, non quello che non ha parole, che non comunica, che è chiusura, che non è aperto ai fratelli. Riascoltiamo qui ancora opportunamente le parole del Santo Padre Benedetto XVI rivolte ai religiosi e ai sacerdoti: «C’è bi-sogno (dice) di scelte coraggiose, a livello personale e comunitario, che imprimano

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una nuova disciplina alla vita delle per-sone consacrate e le portino a riscoprire la dimensione totalizzante della sequela Christi. Appartenere al Signore vuol dire essere bruciati dal suo amore incandescente, es-sere trasformati dallo splendore della sua bellezza: la nostra piccolezza è offerta a Lui quale sacrificio di soave odore…. Essere di Cristo significa mantenere sem-pre ardente nel cuore una viva fiamma d'amore, nutrita di continuo dalla ric-chezza della fede, non soltanto quando porta con sé la gioia interiore, ma anche quando è unita alle difficoltà, all’aridità, alla sofferenza. Il nutrimento della vita interiore è la pre-ghiera, intimo colloquio dell’anima con-sacrata con lo Sposo divino. Nutrimento ancor più ricco è la quotidiana parteci-pazione al mistero ineffabile della divina Eucaristia, in cui si rende costantemente presente nella realtà della sua carne il Cri-sto risorto». L’importanza del patire per entrare nella conoscenza e nell’amore di Cristo è fon-damentale nel b. Innocenzo. Il sangue, le piaghe, la Via Crucis nella continua pro-strazione del suo corpo, le notti bianche davanti al Tabernacolo, le discipline a sangue, stanno a dimostrare che il b. In-nocenzo aveva imparato a conoscere Cri-sto vivendolo, sentendolo nel cuore, com-prendendolo nella mente, imprimendolo nella vita e nella carne sanguinante. La figura del Cristo Crocifisso significa il più grande dolore che il mondo abbia mai conosciuto. La verità è crocifissa, la somma Sapienza, la Sapienza di Dio, è crocifissa. La Carità è crocifissa, l’Amore è cro-cifisso, Dio è crocifisso nel suo Figlio.

Il Canto lamentoso della Via Crucis è il canto del beato Innocenzo. La Pietà è ve-lata, c’è un velo sul volto di Maria. Null’altro si vede e si sente se non che Cristo è crocifisso: O voi tutti che pas-sate per la via… Divinità e Umanità sono crocifisse… E tuttavia Cristo Crocifisso, umiliato, oltraggiato e deriso è la più alta espressione della Resurrezione. In Cristo ogni dolore si fa puro e santo; ad ogni pellegrino e a tutti coloro che muoiono in Lui, Cristo dice: Alzati e cammina. Pur essendo dotto e preparato nelle scienze teologiche e morali, il b. Innocenzo pre-feriva nella sua evangelizzazione pro-clamare la persona di Gesù Cristo e non una semplice dottrina. Ma era così forte la sua fede nella Chiesa e in tutti i suoi

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Mosaico dell'Oasi su disegno del pittore fra Damaso Bianchi cappuccino

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rappresentanti che non lasciava cadere nessuna parola, nessun suggerimento, rischiando di apparire formalizzato nelle piccole regole anche giuridiche suggerite dalle rubriche e dalle norme. La messa preparata bene e con ringraziamento de-voto, senza scappare via subito; la medi-tazione e orazione interiore; lo studio e lettura spirituale, l’adorazione silenziosa, la preghiera di intercessione, la prontezza alla celebrazione e amministrazione del sacramento della riconciliazione, che è l’apostolato oggi più necessario, perché ogni conversione nasce da un’umile con-fessione; una forte devozione alla Ma-donna con la recita dell’intera corona e un quotidiano affidamento al suo Cuore Immacolato; l’amore e compassione ai poveri, sofferenti e tribolati; la fedeltà al magistero della Chiesa, anche in quelle li-nee che a molti dotti intellettuali teologi e liturgisti moderni sembrano un ritorno al passato o a un devozionalismo oggi supe-rato; ma quante devozioni dimenticate e gettate al macero con grande scapito della

vera vita interiore che vive di devozioni, come dimostra l’esperienza del b. Inno-cenzo e quella dei santi. Insomma il messaggio del Beato Inno-cenzo all’uomo di oggi, ai sacerdoti di oggi, ci fa ricuperare quei valori fon-damentali di riferimento che l’attuale società, anche quella ecclesiastica, ha smarrito ed eclissato e mi rifaccio ad un appunto di cinque anni fa . Ossia ricupe-rare l’amore per il raccoglimento, per il silenzio, per la contemplazione; ritornare all’interiorità e alla spiritualità; una pro-fonda ripresa della religiosità e della pre-ghiera; diffondere la cultura della miseri-cordia e del perdono e quindi indicare la strada per rendere «più qualitativamente efficace» l’incontro con la misericordia di Dio pur in presenza dei forti ostacoli frapposti da una cultura secolarizzata. Ecco perché il percorso della Riconcilia-zione assume oggi un valore ancora più avvertito: è un servizio alla Chiesa ma è anche occasione di un continuo rinnova-mento interiore. «Essere operatori credi-bili della misericordia; non solo siamo chiamati a sperimentare in noi la mise-ricordia di Dio, ma anche a ottenerla per gli altri con la preghiera e con uno stile di vita che ci faccia segno di quella presenza paterna di Dio che oggi è tanto richiesta»; riproporre con forza le verità eterne oggi così taciute anche nella predicazione, la morte, il giudizio, l’inferno e il paradiso; sentire l’urgenza della missione e della nuova evangelizzazione; amare la Chiesa e consumarsi per essa nella salvezza delle anime. Un messaggio, come vedete, stra-ordinario, a tutto rilievo, fondamentale, as-solutamente necessario e urgente. Grazie.

PADRE COSTANZO CARGNONIArco trionfale del Santuario

Storia 48

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MONSIGNOR GIULIANO NAVA

Amici

Nelle scorse settimane ci ha lasciato im-provvisamente Monsignor Giuliano Nava, sacerdote molto conosciuto ed apprezzato nella nostra Diocesi. Nato a Chiesuola, in territorio di Pontevico, il 29 ottobre 1959, ha maturato la sua vocazione al sacerdo-zio in età adulta. Dopo aver svolto per alcuni anni il servizio di vicario parroc-chiale, nel 1999 è stato scelto come Se-gretario del Vescovo Giulio Sanguineti, che ha accompagnato con devozione e fedeltà fino al termine del suo mandato, nel settembre 2007. Ha poi accolto il nuovo Vescovo Luciano Monari e ancora lo ha servito come Segretario per un anno quando, nel 2008, è stato chiamato a ri-coprire il delicato incarico di Economo Diocesano. Un sacerdote legato alla sua Chiesa ed ai suoi Vescovi: così era don Giuliano. Uomo dal tratto raffinato e dalla rara intelligenza, era persona di amena e piacevole conversazione, aperto, affabile e cordiale, sempre pronto al confronto e sagace nelle sue battute. Sapeva mettere l’interlocutore sempre a suo agio, acco-gliendolo con una battuta o un sorriso e creando immediatamente una relazione di confidenza e di cordialità. Era un piacere poter dialogare con una mente così raf-finata, con un sacerdote che spesso mo-strava una visione del mondo che sapeva cogliere l’essere umano non come un pec-catore da condannare ma come un fratello da aiutare. Amico dell’Eremo Bienno, ha sempre dimostrato attenzione per questa preziosa realtà della Diocesi, mantenendo un rapporto di profonda cordialità con i suoi direttori, in particolare con Don Mu-

satti e Don Domenighini. Pur nel dolore di questa perdita, ci consola il fatto che il Signore sa bene quello che fa, anche se a volte sembra che ci apra allo sconforto ed al dolore. A noi resta solo il compito di ricordarlo con semplicità e con amici-zia, come lui avrebbe voluto. Non pianto ma gioia, perché da oggi Don Giuliano ci guarda dal cielo col suo sorriso arguto e ci protegge con il suo affetto. Non addio, ma arrivederci!

FABIO MOLINARI

Mons. Nava

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RICORDO DI MONS. ANDREA MORANDINI

Amici

Un concerto, sabato 9 e la Santa Messa, domenica 10 luglio 2011, presieduta da Monsignor Aldo Delaidelli, hanno voluto celebrare il ricordo di Monsignor An-drea Morandini, fondatore e benefattore dell’Eremo. Riportiamo il profilo di Mons. Morandini tracciato da don Aldo, direttore emerito dell’Eremo. Alla celebrazione era presente una delegazione di Marone, dove il nostro Benefattore fu parroco, guidata dall’Arciprete don Fausto Manenti, diret-tore emerito dell’Eremo.

- Con questa domenica inizia l’ascolto del cap. 13 del Vangelo di Matteo: è il cosid-detto discorso parabolico.Ma perché Gesù parla in parabole?- A metà della sua vita pubblica Gesù fa un bilancio e constata che ben poche per-sone hanno accolto il suo messaggio. C’è da meravigliarsi? No, risponde. Anche i profeti dell’A.T. non venivano ascoltati. Al tempo di Isaia ad esempio, la gente si tappava le orecchie per non ascoltare il messaggio del profeta e induriva il cuore per non convertirsi. Ecco perché Gesù ricorre alle parabole: fa un nuovo tentativo, diremmo, per sbloc-care la situazione. La parabola obbliga a riflettere, a cercare il significato recondito, fa pensare, fa ri-entrare in se stessi e, quindi, può portare a conversione. La parabola, dicevano i rab-bini, è come lo stoppino di una candela; costa pochi spiccioli, eppure, per quanto fioca sia la sua luce, può far scoprire un tesoro.- Con la pagina di oggi Gesù introduce

il discorso sulle domande più difficili per i suoi ascoltatori e per l’uomo di ogni tempo: Perché il male? Perché la pace, la giustizia, la fraternità, in poche parole perché il Regno di Dio incontra così tante difficoltà per affermarsi? Gesù risponde con questa parabola.- C’è subito un particolare che cattura l’attenzione: la prodigalità di questo se-minatore. Sembra che non si preoccupi della fine che fa la sua preziosa semente: sperpera il seme gettandolo ovunque. Questa insistenza sulla prodigalità del se-minatore, sull’insuccesso, sulle prospet-tive deludenti è una notazione importante: riflette la realtà del mondo in cui il male appare molto più forte, più efficiente del bene (Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce). Da chi di-pende? Perché questo accade? Se Dio è buono, giusto e onnipotente perché i buoni soccombono e i malvagi trionfano? Per-ché il suo Regno non si sviluppa incon-trastato? Gesù vuole aiutarci a dare una risposta a questi interrogativi.- Innanzitutto dice che Dio ha inviato sulla terra la sua Parola; Parola sempre efficace “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano…”. Dio è un Padre che ripone la fiducia nei figli, anche quando sembra umanamente azzardata; un Padre che ha la speranza che la Parola donata all’uomo porterà prima o poi frutto, ora nella fecondità del trenta, ora del sessanta, ora del cento per uno; un Padre “lento all’ira e grande nell’amore“, che non si stanca di aspettare perché i tempi umani non sono i suoi tempi.

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Ce lo ricorda il salmo “Mille anni per te sono come un giorno; e un giorno è come ombra che passa“.- Ma che terreno è quello su cui cade il seme?C’è un terreno duro come la strada, reso tale dalle molte persone che l’hanno cal-pestata. Rappresenta il cuore impenetrabile alla parola di Cristo perché ha assimilato il modo di ragionare di questo mondo, si è adattato alla morale corrente. C’è un cuore incostante che si entusiasma facil-mente, ma dopo poco tempo torna quello di prima. E’ come un sasso coperto da un leggero strato di terra. Se vi si pianta un seme ger-moglia, ma presto si secca. C’è anche un cuore inquieto che si agita per i problemi di questo mondo, che rin-corre il successo e la ricchezza, che ali-menta sogni meschini. Queste preoccupazioni sono come spine; soffocano il seme della Parola. C’ è infine un cuore buono nel quale il vangelo pro-duce frutti abbondanti. Non si tratta di quattro categorie di per-sone, ma di atteggiamenti interiori che si possono trovare in proporzioni diverse in ciascuno di noi.Allora la parabola è un invito: alla fidu-cia. Educatori, genitori, catechisti devono sapere che, se anche molte volte i loro sforzi potranno sembrare vani, tuttavia un giorno quanto di bene avranno seminato darà frutto, l’importante è seminare e se-minare buon grano non dimenticando che “colui che fa crescere è il Signore“; ad es-sere “di quelli che mettono in pratica la Pa-rola, e non ascoltatori soltanto, illudendo noi stessi“ e quindi a liberare il cuore da quanto può impedire al seme di attecchire, germogliare e dare frutto.- Uno di quelli che ha avuto fiducia, ha se-minato bene e la cui semina ha dato frutto è Mons. Andrea Morandini del quale fac-ciamo memoria nella prossimità dell’anni-

versario della sua morte. Nato a Bienno il 10 settembre 1984; ordi-nato sacerdote il 6 luglio 1918, inviato cu-rato a Saviore, il 3 luglio 1922 ne divenne Arciprete Vicario Foraneo. L’8 dicembre 1932 faceva il suo ingresso a Marone ove rimase fino ai primi mesi del 1971. Ritiratosi nella sua casa Natale di Via Resoleto a Bienno, concludeva la sua vita terrena all’ospedale di Breno il 14 luglio 1980. Questi i dati scarni della sua biografia. Ma, come la definisce Luisa Guerini, maronese, nella sua tesi di diploma “La vita di Mons. Morandini fu unica nel suo genere, tenace e caparbio ha saputo affrontare le difficoltà interiori, personali e parrocchiali con fede e spirito di sacrificio, donando ai membri delle comunità a lui affidate rispetto, fidu-cia, ma soprattutto un amore incondizio-nato e senza limiti” (Luisa Guerini: Aspetti e problemi del ministero Pastorale di Don Andrea Morandini). Lo stesso amore incondizionato che ha riservato a questo Eremo nel quale ci tro-viamo. Già dagli anni ’30 era andato acquisendo i vari fazzoletti di terreno in cui si era spezzettata l’area dell’antico convento di S. Pietro sempre con la segreta speranza che questo luogo di spiritualità potesse ri-nascere a nuova vita. Negli anni 1957-58 grazie a contributi della Soprintendenza e della Comunità Montana promuove il re-stauro del campanile. Quanti, come il sottoscritto, percorrevano spesso la Valle, guardando alle impalca-ture che lo avvolgevano si domandavano quale fosse il temerario che voleva questo restauro e a quale scopo. Costui era proprio Mons. Morandini il quale scriveva sull’opuscolo Note stori-che sull’antico Convento di S. Pietro in Bienno: “Si pensa che nel luogo dove per cinque o più secoli salirono a Dio le pre-ghiere corali dei figli di S. Francesco sa-

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rebbe bello che sorgesse una casa di ritiro e preghiera, dove gioventù e anziani della Valle potessero ritemprare lo spirito e dove gli intellettuali potessero darsi convegno per aggiornamenti spirituali e culturali. Questo luogo sacro riprenderebbe una tra-dizione interrotta da oltre un secolo“.In quegli anni nell’ambito della Consulta Cattolica di Vallecamonica facente capo all’Azione Cattolica prendeva corpo si-lenziosamente, ma decisamente l’idea di erigere in Valle una “Casa di Esercizi Spirituali, attività religiose e formative“ al fine di creare un punto di riferimento che fosse ideale centro di formazione spirituale e sociale della Valle. Il 15 agosto 1961 mons. Giuseppe Almici, Vescovo Ausiliare e Delegato Diocesano dell’Azione Cattolica, il dott. Giuseppe Camadini, il m.o Giacomo Morandini, l’ing. Nello Brunelli, accompagnati da Mons. Morandini prendevano visione dell’area di S. Pietro ritenendola idonea allo scopo.Il 14 ottobre dello stesso anno con atto stipulato nei rogiti del notaio dott. Franco Bonari, Mons. Andrea e la sorella Tere-sina disponevano la donazione del terreno ex-conventuale a favore dell’Alma Tovini Domus (Fondazione di culto e di Religione eretta dal Vescovo di Brescia in data 29-02-1960) perché su di essa si erigesse una casa di Esercizi Spirituali. Il 4 ottobre 1963 la Consulta di Vallecamonica dell’Az. Catt., riunita a Cemmo presso la Casa Madre delle Suore Dorotee fece voto che si desse avvio alla costruzione dell’Eremo, quale omaggio spirituale della Diocesi di Brescia al Papa bresciano S.S. Paolo VI. eletto il 21 giugno 1963. Per questo all’an-tico nome di S. Pietro si aggiungerà quello di S. Paolo.Ricordo la gioia di Mons. Morandini quando il 29 giugno 1964, solennità dei Ss. Pietro e Paolo, alla presenza di oltre duemila persone, dopo la Messa celebrata

qui in questo luogo, S. E. Mons. Almici benediceva la prima pietra.Quando allo scadere del settantacinque-simo anno si ritirò dalla parrocchia e tornò a Bienno volle dotare l’Eremo di una bi-blioteca alla quale fece confluire oltre cinquemila volumi suoi personali e della quale curò la prima catalogazione. Ma que-gli anni lo videro anche solerte confessore e predicatore di giornate di spiritualità. Veniva a piedi da casa si fermava per il ministero e poi, mentre veniva riaccompa-gnato, faceva dono di pillole di saggezza indimenticabili. Non posso non accennare al prezioso con-tributo che diede anche a me personalmente all’inizio del servizio a quest’opera. Era un’esperienza nuova: un prete e delle religiose per animare una Casa di Esercizi e Ritiri. Quante volte sono ricorso a lui, a Mons. Picinoli a don Simonetti. Ed essi in sinergia e comunione di intenti hanno aiutato a superare le inevitabili difficoltà.Io penso che dal cielo Mons. Morandini continuerà a benedire questa casa e quanti in essa e per essa operano. Ma penso lanci anche un invito: la biblioteca che lui aveva fatto nascere, che si è arricchita in questi anni di altre importanti donazioni, ha bi-sogno di qualche anima appassionata per farla vivere. Non vi sarà qualche persona generosa che metta a disposizione mezzi e qualcun’altra tempo acciocché diventi luogo vivo di stu-dio e di ricerca per l’elevazione culturale e spirituale della Valle? E’ quanto mi sento di auspicare e l’intenzione per la quale vi invito a pregare mentre celebriamo questa Eucaristia per rendere grazie al Signore per averci donato in Mons. Andrea Morandini un annunciatore forte e mite del Vangelo e un appassionato cultore delle radici cri-stiane della nostra Valle.

MONS. ALDO DELAIDELLI

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25 SETTEMBRE 2012 XXVI° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI S.E. MONS. GIUSEPPE ALMICI

Amici

La parabola della pagina evangelica di questa domenica è la prima di una serie di tre riguardanti il giudizio di Dio che Gesù racconta alle autorità religiose e civili nel tempio di Gerusalemme. Con esse egli dà la possibilità a questi di comprendere il senso ultimo del loro rifiuto e li sollecita a prendere posizione provocandoli con quella espressione: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio“.Il racconto della parabola è molto sem-plice. Il primo figlio richiesto di andare a lavorare nella vigna al primo momento sembra rispondere negativamente, ma poi, pentitosi va. Il secondo, è esattamente l’opposto: ri-sponde affermativamente, ma poi non mantiene la promessa. Il primo figlio incarna la possibilità della conversione che Dio tiene sempre aperta al peccatore così che anche quelli più incalliti possono avvicinarsi a Lui, come accade a quanti che, ascoltando la parola del Battista e di Gesù, cambiano radicalmente vita. Nel se-condo figlio la parabola mette a nudo le incoerenze e l’obbedienza puramente for-male di quanti si trincerano dietro le ap-parenze, ma nella vita concreta ignorano le esigenze del vangelo. Anche il disce-polo corre il rischio di ridurre l’adesione a Gesù e al suo messaggio ad immagine di facciata, funzionale all’orgoglio del pro-prio “io“, mentre la vita va per altra strada. Lo aveva già denunciato il profeta Isaia “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me ”. E Gesù: “Non chiunque mi dice: "Signore,

Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli“.“Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Alla domanda di Gesù gli ascolta-tori rispondono senza esitazione: "Il primo ”, ma non capiscono che la parabola par-lava proprio di loro. Allora Gesù traccia una sferzante simmetria tra il primo figlio, figura dei peccatori pentiti e il secondo, che rappresenta, al contrario, i pretesi osservanti della legge e delle tradizioni rabbiniche. Questi, chiusi nelle loro sicu-rezze, ignorano il bisogno di conversione, senza la quale non avranno parte al Regno dei cieli."In verità io vi dico: i pubblicani e le pro-stitute vi passano avanti nel regno di Dio Giovanni, infatti, venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto que-ste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli”.Gesù dice: “Vi passano avanti nel regno di Dio“. Non si riferisce a quanto avverrà al giudizio finale, ma a ciò che sta avve-nendo mentre annunzia la Buona Novella. I pubblicani e i lontani avvertono la no-vità di questo annuncio e, accogliendolo, esperimentano la gioia della conversione - vedi Zaccheo, Levi, l’adultera -, mentre i cosiddetti “giusti“ restano al margine di tutto ciò. Il messaggio che viene a noi da questa parabola e dalla sua applicazione è in-quietante; inquietante se ci sentiamo a posto davanti a Dio a motivo dei nostri

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meriti, delle nostre “opere buone“. Dob-biamo chiederci allora se non vi sia in noi la stessa ipocrisia degli avversari di Gesù che, sotto l’atteggiamento apparentemente rispettoso della legge di Dio, nascondono un’assoluta infedeltà.

Oggi facciamo memoria di S.E. Mons. Giuseppe Almici nel giorno anniversario della sua morte il 24 settembre 1985. Mons. Almici fu, con alcuni amici dell’Azione cattolica, uno degli ideatori dell’Eremo. Si era agli inizi degli anni 60 e con l’emer-gente crisi dell’associazionismo cattolico si avvertiva pure la crisi della religiosità tradizionale che iniziava a manifestarsi an-che in Valle. Si imponeva di ricercare modi nuovi per promuovere quel rinnovamento che il Concilio Vaticano II avrebbe auspi-cato e promosso. Ecco allora l’idea di una casa come luogo di incontro e di dialogo aperta alle sollecitazioni del mondo con-temporaneo. A conclusione della grandiosa manifestazione per commemorare il 75° della Rerum novarum e la presentazione della Mater et Magistra, che aveva fatto convenire a Breno quasi cinquemila val-ligiani, in quel duomo Mons. Almici lan-ciava l’iniziativa. Ecco le sue parole:“primo impegno: crescita cristiana che si svolge su tre fronti:- partecipazione alla pietà e alla vita litur-gica della Chiesa;- frequenza ai sacramenti;- nel turbinio della vita moderna si sente il desiderio di raccogliersi. Ecco la casa di Esercizi spirituali. Ce n’è già una: Villa Luzzago a Ponte di legno, ma non basta. La Vallecamonica ne costruirà un’altra sopra Cividate, tra Breno e Bienno dove sorge il campanile di S. Pietro e la chia-meremo Casa di Esercizi Eremo di S. Pi-retro…”.Fu lui a benedire la prima pietra nella so-lennità dei Ss. Pietro e Paolo il 29 giugno 1964.

All’Eremo ritornava ogni anno durante il suo soggiorno estivo a Zone. Qui nella fe-sta patronale del 1978 celebrammo la sua Messa d’oro insieme a quella di diamante di Mons. Morandini. Qui, dopo aver la-sciato la diocesi di Alessandria per rag-giunti limiti di età, tornò per la predicazione di Esercizi spirituali e qui volle presiedere la celebrazione funebre di commiato per Don Giulio Valloncini. Per l’Eremo ebbe sempre un affettuoso, orante ricordo. Po-chissimi giorni prima della morte tornando dalla predicazione di un corso di Esercizi Spirituali a Pesaro ho avvertito il bisogno del cuore di fare sosta al Paolo VI per sa-lutarlo. Con il compianto Don Gennaro e don Egidio lo abbiamo girato nel letto e poi: “Eccellenza mi benedica, offra un po’ della sua sofferenza per l’Eremo e per il nuovo monastero“. Con voce flebile an-nui. Era supremo atto d’amore per l’ultima creatura fiorita in terra bresciana dal cuore di un grande innamorato di Cristo e della Chiesa.Ma come vedeva Monsignore queste case? Può illuminarci quanto scriveva, quale pre-sidente della Fies nella Pasqua 1977:“ Clima ed atmosfera spirituale: assicurare questo alla casa è l’impegno più impor-tante, è una necessità imprescindibile, è un segreto difficile a cogliere, è una sintesi misteriosa di lavoro e attenzione umana, di doni e grazie divine.Questa atmosfera spirituale è assicurata dal fervore di vita interiore e dall’amore-carità che anima sia le singole persone come tutta la comunità che si dedica alla casa. Quando quest'atmosfera c’è, è sentita, sia pure in misura e modo diverso, un po’ da tutti. E’ un silenzio eloquente, una solitu-dine popolata dalla misteriosa presenza di Dio. E’ la tenda dell’Esodo nel deserto biblico, è la fonte di acqua viva, il Tabor delle spirituali trasfigurazioni, il cenacolo per gli incontri intimi con il Signore.Chi arriva, anche per la prima volta, abbia

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la sensazione che era atteso come uno di famiglia, quella dei figli di Dio.Ogni casa che sia vero “ centro di spiritua-lità “ potrebbe scrivere un poema per nar-rare le mirabilia Dei che avvengono continuamente entro le sue mura: conversioni, trasformazioni, ascensioni spirituali in persone di ogni età e condizione sociale.Le opere dell’avvenire sono certamente queste dove la Chiesa non è in supplenza, ma nel cuore della sua divina missione“.A distanza di anni quell’impegno che Mons. Almici aveva indicato ai cattolici camuni, quelle indicazioni date alle Case

per esercizi spirituali hanno trovato qui attuazione. Siano stimolo anche per il cammino a venire. Rendiamo grazie al Signore per le “ mirabilia Dei “ avvenute entro queste mura.E facendo grata memoria del Vescovo Giuseppe raccogliamo l’invito della Let-tera agli Ebrei: “Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l'esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!”.

DON ALDO DELAIDELLI

LA SANTA MESSA DELL’EREMO La Santa Messa all’Eremo si celebra tutte e sole le domeniche dell’anno. Non si celebra nelle feste, anche di precetto, che non ricorrono in domenica. Da ottobre a marzo alle 16.30. Da aprile a settembre alle 17. Lo stile della celebrazione è segnato da tempi prolungati, momenti di silenzio, canto dell’assemblea e ascolto musicale. Fin dal restauro dell’antica Chiesa conventuale di San Pietro, l’Eremo ha voluto offrire una liturgia domenicale come momento di spiritualità, che si discosta dal puro adempimento di un precetto e cerca di dilatarsi nell'incontro personale e comunitario con Cristo.Il riferimento sono i documenti liturgici e in particolare la Lettera Pastorale del vescovo Luciano per l’anno 2009 – 2010, Un solo Pane un unico Corpo. Due iniziative coronano la celebrazione, secondo un calendario pubblicato sul sito dell’Eremo e sulla Voce del Popolo: “Cori all’Eremo”, la Santa Messa con il canto del Coro e dell’Assemblea e “Soli Deo Gloria” (sono le parole che Johann Sebastian Bach apponeva al termine dei suoi manoscritti), la Santa Messa con il canto dell’Assemblea e il suono degli strumenti musicali.

Soli Deo Gloria

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HIC SUNT ACARI: RITRATTO SEMISERIO DI UNA BIBLIOTECA IN CERCA D'AIUTO

Biblioteca

Della biblioteca dell'Eremo conoscevo l'esistenza, ma non l'avevo mai vista. Ri-siedeva nella mia mente come l'Africa prima delle esplorazioni: hic sunt leones, hic sunt libri. Stava in quella parte del mio cervello avvolta dal mistero reveren-ziale dei bambini per i regali di Natale: incartato sotto l'albero della mia curio-sità, il pacchetto biblioteca attendeva il permesso d'essere aperto.Scartato, altro che leoni, dal pacchetto sono emersi acari, umidità e odore di chiuso: bouquet paradisiaco per ogni topo di biblioteca. Se non fosse che scherzando con il direttore, dei topi ho avuto paura ad un certo punto: ma pare che non abbiano ancora trovato via d'ac-cesso ai circa 30 mila volumi (periodici esclusi).In questo mondo strano che prendeva forma concreta sotto i miei occhi, pren-devo confidenza con Bibbie coinquiline di testi indiani sacri, di trattati di Cristo-logia “condannati” a condividere il pia-nerottolo con Marx in persona (la legge del contrappasso delle biblioteche è in-cantevole). Psicologia, filosofia, politica, pedagogia, e (amor vincit omnia) lettera-tura stretti stretti sugli scaffali: capitale immenso, chiuso in due stanze. Meraviglia delle meraviglie, volumi del Cinquecento in maliziosa attesa di essere ammirati: la vanità dei volumi antichi è sempre stupefacente, nemmeno sotto la polvere si danno per vinti!

“Don, facciamo qualcosa”: è meravi-glioso contemplare questa schiera, ma la giustizia divina sta ignorando questo luogo! E allora: “Facciamo qualcosa, dai, facciamo qualcosa!”. “Sì, è nei miei pro-getti, ma non al primo posto”. Il direttore ha ragione, anche se so che anche a lui sta molto a cuore. Bene, qui ci troviamo di fronte ad un pa-trimonio immenso, una delle biblioteche più ricche della zona: biblioteca terribil-mente chiusa. Lasciatemi spendere due righe per elen-care le circostanze avverse della que-stione, poi non vi annoio più e risaliamo all'aria aperta (posso capire che l'odore di muffa non vi piaccia. Sì ma tranquilli, sui topi scherzavo, non impanicatevi): mancano i soldi per cata-logare, controllare, e mettere a scaffale secondo un ordine logico questi libri. Un lavoro colossale, immenso ma ragazzi: il gioco vale la candela.“Don, ho una mezza idea... lasciami il tempo e mi arriverà anche la seconda metà”.“Oltre alle idee... servono i mezzi per re-alizzarle...”.“Grazie per la fiducia...”.Ecco la mia idea in soldoni (sì, ora che siamo risaliti in superficie potete respirare a pieni polmoni. Se volete un caffè al bar ve lo faccio, al-trimenti andiamo nel chiostro a fare un giro, come preferite: sotto le colonne e

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fra le rose si ragiona meglio direi): diffon-dere al maggior numero di persone noti-zie sulle condizioni reali della biblioteca dell'Eremo, fare breccia nell'animo sensi-bile di voi lettori presentandovi un libro a numero e preparare così il terreno per eventuali donazioni spontanee o proposte di manovalanza specializzata. O anche solo per fare capire che qui, la situazione non è forse così drastica, ma siamo di fronte ad uno spreco. Molti di questi testi potrebbero essere utili per tesi universitarie, cultura perso-nale e per far nascere un polo culturale da inserire nel circuito delle biblioteche e dei poli culturali già presenti in Valle. Con la cultura non si mangia, dicono. Io continuo a credere che possa sfamare tanti, anche perché non di solo pane vive l'uomo.Bene, se volete il caffè torniamo dentro, ci sediamo e ne parliamo a tavolino. Magari voi mi aiutate a completare la mia idea e insieme si combina qualcosa di po-sitivo per salvare i volumi dalla polvere. Nel frattempo, cerchiamo di catturare l'attenzione di quanti sono meno inclini a questo genere di meraviglia (no certo non sto parlando di voi, quanto zucchero nel caffè? Dicevo...), narrando le curiose vicende di queste stanze chiuse.Se avete finito l’espresso, vi suggerisco allora di proseguire con la rubrica “Cro-nache della Biblioteca Sommersa”…

SANDRA SIMONETTI

Preghiera per L’Eremo ti ringraziamo, Padre Buono,perché hai voluto che,su questo colle e sulle rovinedell’antico convento di San Pietro,sorgesse l’amato Eremo nostro.per i tuoi figli,questa è la casa dell’incontro con Te, attraverso il tuo Figlio,l’unico Salvatore Gesù Cristo,qui accolto come Parola e Sacramento.Questa è la dimora dello Spirito Santo,che parla al cuore dei fedeli,dediti alle cose dell’anima.qui, infine, tu vuoi formareall’insegnamento della tua Chiesa,i cristiani chiamati a santificarele opere dell’uomo. benedici ancora questo tempio,luogo sacro, dell’intimità spirituale.ricompensa e rafforza nel loro propositoi molti volontari e benefattori.illumina e conforta la comunità delle suore dorotee da cemmo,anima materna della casa.ispira, con il dono del Paraclito, i sacerdoti chiamati a guidare l’Eremoe ad annunziare la tua Parolanel ministero della predicazione. dona a tutti coloro che giungonoqui, per cercare Te, la gioia di trovartie di diventare nel mondotuoi testimoni.

amen.

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ATTIVITA' DELL'EREMO:PROGRAMMA 2012

Calendario

I RITIRI DELL'EREMO

Il ritiro mensile per le donne Il mercoledì, una volta al mese, dalle 9 alle 1511 gennaio 2012 - 1° febbraio - 7 marzo - 11 aprile - 9 maggio pellegrinaggio - 6 giugno

Il ritiro mensile per le religiose e con-sacrateIn collaborazione con l’USMI, il sabato dalle 9 alle 1514 gennaio - 11 febbraio - 10 marzo - 14 aprile - 12 maggio - 9 giugno

Il ritiro mensile per i sacerdoti Il giovedì, una volta al mese, dalle 9.15 alle 1312 gennaio 2012 - 9 febbraio - 15 marzo - 10 maggio - 7 giugno

Gli incontri di spiritualità per giovaniLa domenica sera, alternandosi con altri incontri diocesani, dalle 20.15 alle 22, con don Andrea Gazzoli (segretario del Vescovo)15 gennaio -19 febbraio

I CAMMINI DELL’EREMO

La Santa Messa per i “figli in cielo”

Il sabato, una volta al mese, alle 16.3014 gennaio 2012 - 11 febbraio - 10 marzo - 14 aprile - 12 maggio - 16 giugno

Il gruppo “Galilea”Cammino di fede per persone separate, di-vorziate, conviventi - Il giovedì, una volta al mese, dalle 20 alle 22; con due ritiri domenicali12 gennaio 2012 - 9 febbraio - 12 febbraio, ritiro dalle ore 15 - 15 marzo - 19 aprile - 10 maggio - 14 giugno

L’itinerario di fede in preparazione ma-

P. S. Variazioni e aggiunte si trovano sul sito www.eremodibienno.it

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trimonio cristiano 10 incontri, il sabato dalle 20 alle 22.3025 febbraio - 3 - 10 - 17 - 24 - 31 marzo - 14 - 21 - 28 aprile - 5 maggio

La Scuola di preghiera (III anno)Quattro sere, la domenica, con don Marco Busca e don Sergio Passeri, dalle 20.15 alle 22.15Il 15 – 22 – 29 aprile e il 6 maggio, ore 20,15-22.00

UAC-Unione Apostolica CleroIl giovedì mattina, una volta al mese, per la formazione e la fraternità sacerdotale, dalle 10.15 alle 1319 gennaio 2012 - 16 febbraio - 08 marzo - 12 aprile: pellegrinaggio - 17 maggio - 14 giugno

L’Adorazione Eucaristica e il Santo Ro-sarioUna volta al mese, il mercoledì, dalle 20 alle 21.30 con possibilità della confessione e della comunione11 gennaio 2012 - 15 febbraio - 7 marzo - 11 aprile - 16 maggio - 6 giugno

Gli incontri vocazionali per le ragazzeLa domenica pomeriggio una volta al mese, dalle 14 alle 1722 gennaio - In febbraio dalle Suore Sacra-mentine a Bergamo - 11 marzo - In aprile dalle Suore Dorotee a Cemmo -In Maggio, cammino con Maria

La Santa Messa domenicale dell’EremoTutte e sole le domeniche (non nelle altre feste). Una celebrazione cantata e prolungata. Da ottobre a marzo alle ore 16,30; da aprile a settembre alle ore 17.

GLI ESERCIZI SPIRITUALI

Per sacerdoti, religiosi e diaconiCon Mons. ETTORE MALNATI, Sacer-dote della diocesi di Trieste, esperto co-noscitore del Papa Paolo VI, dal 6 all’11 novembre 2011Con S.E. Mons. OSCAR CANTONI, Vescovo di Crema, dal 17 al 22 giugno 2012Con Padre GIUSEPPE BARZAGHI, Do-menicano e filosofo, dal 1° al 7 luglioCon don RICCARDO TONELLI, Sale-siano esperto in pastorale, dal 15 al 20 luglioCon S.E. Mons. LUCIANO MONARI, Vescovo di Brescia, dal 26 al 31 agostoCon S.E. Mons. LUIGI NEGRI, Vescovo di San Marino Montefeltro, dall’11 al 16 novembre

Per laiciCon la fraternità monastica delle sorelle Clarisse e la comunità dell’Eremo, dal 5 all’8 aprile (Triduo pasquale)Con le Piccole Figlie dei Sacri cuori di Gesù e Maria e la comunità dell’Eremo, dal 26 giugno al 1° luglio

Per Religiosi e religioseCon don RICCARDO TONELLI, Sale-siano esperto in pastorale, dal 15 al 20 luglio

Per laici, ma aperto a tutti, guidatoCon don MARCO BUSCA, don SERGIO PASSERI ed Equipe, dal 6 all’11 agosto

Per giovani con il vescovo Luciano Mo-nariDa sabato 28 aprile a martedì 1° mag-gio (iscrizioni all’ufficio vocazioni, tel. 03037221)

Amici59

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Calendario 60

Per tuttiCon Padre GIUSEPPE BARZAGHI, Do-menicano e filosofo, dal 1° al 7 luglio

I CORSI DELL’EREMO

La settimana teologico pastorale per sacerdoti“Per una Chiesa autenticamente sinodale: confronto con le vicende della Chiesa na-scente”Con S.E. Mons. Carlo Ghidelli, dal 5 al 10 febbraio 2012

La scuola di formazione all’impegno sociopolitico SFISP (II anno)Una proposta diocesana per aprire ai giovani gli orizzonti del servizio cristiano nella società.21 gennaio - 4 e 18 febbraio - 3 marzo - 14 aprile - 19 maggio; in giugno, viaggio di Studio a Strasburgo e Bruxelles e alle Istituzioni politiche europee.

Il corso di iconografia (IX anno) Con Giancarlo Pellegrini ed equipe, dall’8 al 17 giugno 2012

Il corso di teologia spiritualeCon la FACOLTÁ TEOLOGICA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE, dal 9 al 12 luglio, iscrizioni alla segreteria della facoltà, tel. 02 863181; (www.teolo-giamilano.it)

La filosofia nei luoghi del SilenzioCon l’Accademia Filosofica della Facoltà teologica di Bologna, dal 23 al 29 luglio 2011

Sabato 14 gennaio 2012, alle ore 9.30,

S.E. Mons. Piero Marini Maestro delle

Cerimonie Pontificie del Beato Giovanni Paolo II

delegato pontificio per i Congressi

Eucaristicisarà all’Eremo

e parlerà di: “Liturgia oggi”.

La conferenza è aperta a tutti

Mons. Piero Marini

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È IN INTERNET AL SITO:www.eremodibienno.it

(pubblicazioni)

LETTEREDALL’EREMO

LETTEREDALL’EREMODICEMBRE 2011ANNO XXVIDirettore ResponsabileDon Gabriele Filippini

Autorizzazione n. 4/89del Tribunale di Brescia

EREMO DEI SANTI APOSTOLIPIETRO E PAOLO25040 BIENNO (Brescia)Telefono 0364/[email protected]

ABBONAMENTO:Ordinario € 15,00Sostenitore € 30,00Benemerito € 50,00C.C. Postale n. 17738253int. a Alma Tovini Domus

Stampa: Tip. Camuna S.p.A. - BrenoTel. 0364/22007

Si ringrazia la

che, condividendone le finalità, contribuisce alla stampa e spedizione di questa rivista.

Dall’Eremo Da quarant’anni al servizio dell’Eremo La pubblicità Attività e notizie Anima Materna della Casa sono alcune donne Fissò lo sguardo su di lui e lo amò Esercizi spirituali con i missionari di MariaLa vita spirituale è simile all’acqua viva “Eccomi” - Servi di Dio Esercizi spirituali per i sacerdotiSulle orme di San Francesco

Il principio dello sperare

Comunità in camminoConcerti d’organo a Ossimo inferioreXV Concerto d’autunno

Attraverso l’Italia

Il beato Innocenzo nelle testimonianze dei sacerdoti camuni

Mons. Giuliano Nava Ricordo di Mons. Andrea Morandini Anniversario della morte di Mons. Almici

Hic sunt acari Attività dell’Eremo - Programma 2012

Dal Monastero

Gruppi

Amici

Biblioteca

Dalla Valle

Storia

Calendario

Copertina di Lella Avanzini-Zaniboni

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GIORNALECULTURALE

INFORMATIVOA CURA DEGLI

“AMICI DELL’EREMODI VALLECAMONICA”

75LETTEREDALL’EREMO