Museo nazionale dell’Automoile «Avv. Giovanni Agnelli» · 2017. 6. 14. · Il motore a 2...

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Museo nazionale dell’Automobile «Avv. Giovanni Agnelli»

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Museo nazionale dell’Automobile«Avv. Giovanni Agnelli»

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«Si prende un poveraccio dalla vita molto occupata, perché lavora per guadagnarsi il pane quotidiano, lo si nomina direttore e gli si dice: sbrogliatela. Lo si lascia senza denaro, senza collaboratori, senza alcuno a cui rivolgersi per un aiuto o un consiglio. Il tempo

scorre inesorabile, il poveraccio invecchia, una lunga barba bianca si stende sulla sua fede, il suo ardore, la sua buona volontà, la sua pazienza, ed ecco: nel giro di venti anni il Museo esiste, solido, pimpante, grazioso, e il poveraccio allo stremo delle forze non ha che

da sparire per sempre, lasciando ai suoi successori la gloria dell’inaugurazione. «

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SECONDO PIANOL’automobile e il ‘900

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Dove GENESI. Un omaggio ai tanti precursori che nel corso degli ultimi cinque secoli hanno cercato un modo di muoversi e trasportare cose e persone svincolato dalla forza fisica animale. Sugli scaffali della grande biblioteca di Genesi sono presentate alcune delle molteplici intuizioni che hanno preceduto

e in alcuni casi reso possibile l’avvento dell’automobile (ossia, oggetto in grado di muoversi da sé) vera e propria, che farà la sua comparsa alla fine dell’Ottocento.

Che cosa: Riproduzione, in scala 7/10, del primo veicolo semovente del mondo. A tre ruote e con propulsione a vapore, era stato costruito per il traino di artiglierie nell’Arsenale militare di Parigi su progetto del lorenese Nicolas Joseph Cugnot. Il motore a 2 cilindri verticali era alimentato dal vapore generato

da una caldaia e trasmetteva il moto alla ruota anteriore, che era anche direttrice. Meglio conosciuto come fardier (carro per il trasporto di carichi pesanti), l’originale si trova presso il Conservatoire National del Arts e Métiers di Parigi.

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aveva studiato il modo per far muovere il veicolo, ma tralasciò il

sistema frenante, così durante uno dei primi esperimenti il carro a vapore finì

addosso ad un muro del quartiere dove Cugnot conduceva i suoi esperimenti:

l'impianto frenante non fu in grado di frenare una massa di 4/5 tonnellate.

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Dove FINO AL CENTRO DEL MONDO: L’automobile diventa il mezzo con cui misurarsi con l’impossibile; nel 1907 viene lanciata l’idea di un raid che

attraversi l’Asia e l’Europa, da Pechino a Parigi, in terre dove non c’erano strade né possibilità di rifornimenti. Moderna Marco Polo, si afferma su tutte le

vetture partecipanti l’italiana Itala, che in 60 giorni effettivi di viaggio compie l’incredibile tragitto. Per l’industria automobilistica italiana è il trionfo.

Che cosa: E’ la storica vettura che nel 1907, con l’equipaggio composto dal principe Scipione Borghese, il meccanico Ettore Guizzardi e Luigi Barzini, inviato

speciale del Corriere della Sera, vinse in 60 giorni il raid Pechino – Parigi, promosso dal quotidiano francese “Le Matin”. La macchina italiana precedette le

più vicine avversarie di ben 20 giorni, dopo aver superato insidie naturali e ostacoli di ogni genere disseminati lungo i 16.000 chilometri percorsi.

Appositamente attrezzata per la gara, dotata di due enormi serbatoi laterali per la benzina, la Itala (in seguito chiamata Pechino – Parigi) era azionata da un

motore di oltre 7 litri di cilindrata con un cambio a 4 marce.

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• La realizzò la prima guerra di sponsor: Pirelli (che equipaggiava l'Itala) e Dunlop fecero a gara per rifornire di pneumatici di ricambio gli equipaggi.

• Quando l'equipaggio italiano giunse a Mosca, aveva già accumulato un tale anticipo sugli altri, che Borghese decise di passare da San Pietroburgo, allungando di mille chilometri, per assistere al gran ballo. Questo non gli impedì di arrivare comunque a Parigi primo, con venti giorni di anticipo sul secondo.

• Luigi Barzini scrisse al suo ritorno dall'avventura un libro intitolato La metà del mondo vista da un automobile, che fu edito contemporaneamente in undici lingue, da Praga a Stoccolma, da Parigi a Budapest, e che si continua a ristampare tuttora, caso non comune nella letteratura italiana. Il Centro di Documentazione del Mauto ne conserva una prima edizione.

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Dove I FOLLI ANNI VENTI E TRENTA La guerra è alle spalle, e la vita non è mai stata così bella per chi ha la fortuna di appartenere all’ “alta società”. Si diffonde il gusto della modernità, si balla al ritmo del charleston, il jazz diventa di moda, lo stile artistico Art Nouveau evolve nell’Art Déco, le gonne delle

signore si accorciano, figure femminili si affermano nei campi più disparati e più tradizionalmente riservati agli uomini, come l’aviazione e l’automobilismo. Sono i folli anni venti e i ruggenti anni trenta del Novecento.

Che cosa: La storia della celebre fabbrica inglese comincia nel 1904 quando esce la prima vettura costruita dal fondatore Henry Royce, cui si era unito il geniale tecnico Charles Rolls. Dopo il successo ottenuto dalle prime Rolls-Royce, apprezzatissime per il loro alto valore qualitativo, nel 1906 nasce il

modello “40-50 HP”, meglio conosciuto come Silver Ghost (Fantasma d’argento), considerato l’iniziatore della leggenda Rolls-Royce e rimasto in produzione fino al 1925. Questo esemplare è del 1914 e fu impiegato durante la prima Guerra Mondiale, come vettura dello Stato Maggiore britannico sul

fronte francese. La carrozzeria torpedo è della Ditta Barker.

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• Il direttore della sezione commerciale della Rolls Royce, Claude Johnson, ordinò una 40/50 hp verniciata con tintura a base di alluminio e connessioni placcate con argento. Sul cruscotto fu applicata una targhetta

placcata d'argento con la scritta " ". Fu il dodicesimo

esemplare prodotto. In seguito la stampa iniziò a chiamare con l'appellativo tutte le 40/50 H.P., così che nel 1925 la casa automobilistica britannica decise di denominare “Silver Ghost” l'intera serie.

• La “Silver Ghost” è considerata l'autovettura più costosa a livello mondiale. È infatti assicurata per 35 milioni di dollari.

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Dove AERODINAMICA. Per la prima volta nella progettazione delle automobili prodotte in grande serie viene presa in considerazione una scienza fino a quel momento appannaggio dell’aeronautica: l’aerodinamica, lo studio del comportamento dell’aria quando è penetrata da corpi in movimento. Grazie a questa scienza si migliorano le prestazioni e la tenuta di strada e si rivoluziona la linea, come dimostrano i tanti modellini che quasi “volano” nel cielo

della città progettata dall’ingegnere aeronautico Gabriel Voisin.Che cosa: La berlina “Aprilia”, presentata nell’autunno 1936, commercializzata nella primavera 1937 e prodotta fino al 1950, è considerata, unitamente alla “Lambda”, il capolavoro di Vincenzo Lancia per la sua concezione globale assolutamente d’avanguardia e per le raffinate caratteristiche costruttive.

Basti citare, con il motore 4 cilindri a V stretta con camere di scoppio di forma emisferica, la sospensione a 4 ruote indipendenti, (posteriormente secondo uno schema molto audace) e la carrozzeria monoscocca di linea aerodinamica. Inizialmente con cilindrata 1351 cc (la prima serie come il

modello esposto), poi aumentata a 1486 cc, grazie alle sue doti sportive l’ “Aprilia” si affermò anche in numerosissime gare di velocità, prima e dopo la guerra. In versione autotelaio scatolato con passo lungo fu uno dei modelli prediletti dai carrozzieri per la realizzazione di vetture fuoriserie.

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Le prove su strada dell' si protraggono sino al giugno del 1936, ma, contrariamente a quella che è una sua abitudine, Vincenzo Lancia non vi partecipa mai in prima persona. Finalmente, all'inizio dell'estate del '36, esattamente il 26 giugno, dovendo effettuare un viaggio a Bologna, compie la sua prima esperienza con un prototipo Aprilia: lasciata la guida al fido Gismondi, Vincenzo gli siede accanto e se ne rimane silenzioso, salvo per osservare che la velocità della vettura (superiore ai 130 chilometri all'ora) gli pare eccessiva. Al ritorno però, Vincenzo non resiste alla tentazione e, approfittando di una sosta a Voghera, si fa cedere il volante, guidando veloce sino a Torino. In vista della città, finalmente, si lascia andare con una breve frase che però sintetizza appieno il suo stato d'animo "che macchina magnifica!".

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Dove. ARRIVA LA FELICITA’E’ la felicità del consumo: due vetrine, ispirate a quelle della celebre catena di Grandi Magazzini “La Rinascente”, ripropongono gli oggetti che negli

anni del “boom economico” (1958-1963) diventano finalmente alla portata di molti se non di tutti. Arrivano i primi elettrodomestici, come le lavatrici e i frigoriferi, si diffonde la televisione, la pubblicità diventa parte integrante delle nostre giornate, spopola la polaroid…stiamo diventando

moderni.Che cosa: La Jaguar Tipo E, presentata al Salone di Ginevra nel 1961 sia in versione coupé sia in versione aperta, fu per la Casa britannica un

successo mondiale. Montava sospensioni posteriori indipendenti, sterzo a cremagliera e freni a disco.Questa filante e veloce granturismo che doveva sostituire la gloriosa XK, fu equipaggiata fino al 1971 con un 6 cilindri inizialmente di 3.8 litri e quindi

portato a 4.2 litri di cilindrata. Complessivamente, dal 1961 al 1975, furono costruite 72.520 Jaguar E.

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In ambito fumettistico, la è la vettura personale di Diabolik ed Eva Kant. Inizialmente, negli anni sessanta, la casa britannica diffidò gli autori dal nominare la marca dell'auto in quanto temeva una pubblicità negativa. In seguito la stessa Jaguar chiese ad Astorina di inserire delle immagini tratte dal fumetto nel libro che celebrava i cinquant'anni del modello. Nel film ispirato al fumetto Diabolik guida la sua Jaguar E-Type nera, mentre Eva usa una sua E-Type personale bianca. La macchina compare in uno spot pubblicitario in cui Eva Kant compie un furto e scappa con una Fiat Punto mentre Diabolik sta cambiando una ruota della Jaguar.

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PRIMO PIANOl’automobile e l’uomo

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Dove: AUTORINO Torino città dell’auto: una frase fatta che per molti significa soltanto che a Torino è nata la Fiat, ma che in realtà adombra una situazione ben più complessa e variegata: oltre 70 le aziende automobilistiche nate a Torino nel Novecento, oltre 80 i carrozzieri, e a

tutt’oggi Torino è sede di poli di eccellenza nel campo della progettazione e del design. Una carta topografica impressa sul pavimento permette di ricostruire questo straordinario ruolo di “capitale” dell’auto.

Cosa: La Fiat Nuova 500 nacque a Torino, nello stabilimento di Mirafiori, nel luglio 1957. La sua non fu un’uscita felice: il lancio rischiò addirittura di essere un fallimento. Doveva essere l’utilitaria per eccellenza, l’automobile capace di conquistare chi fino a quel momento

aveva usato soltanto la bicicletta: il suo compito era quello di soppiantare la Topolino del 1936 e di porsi al primo gradino di una gamma di vetture che vedeva al secondo posto la Fiat 600, lanciata due anni prima, nel 1955.

Fu invece accolta dal pubblico piuttosto tiepidamente, forse a causa di un prezzo elevato, poco diverso da quello della 600. Quest’ultimo errore fu corretto subito, e il prezzo fu ribassato per rendere il prodotto davvero appetibile (£ 465.000) già in occasione del Salone di Torino dello stesso anno. La Nuova 500 diede un impulso straordinario alla nostra motorizzazione. Fu costruita per oltre venti anni in tre milioni e

mezzo di esemplari e quando uscì di produzione in Italia circolavano dieci milioni di vetture.

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Il modello di Fiat 500 rossa qui esposto era di proprietà del Presidente della Repubblica

Sandro Pertini il quale, non avendo la patente di guida, veniva portato in macchina dall’amata

moglie Carla Voltolina.

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Dove: FORMULA. La velocità è uno dei grandi miti contemporanei, ed è un sollievo osservarne la consacrazione dopo le restrizioni e i vincoli della precedente sezione. In una sorta di cavalcata onirica ed entusiasmante, tutte le auto da corsa della collezione, di tutte le epoche, si

ritrovano qui a correre insieme verso il traguardo, sotto gli occhi del visitatore. Dall’altra parte della pista, i box dove ci si può mescolare a piloti e meccanici.

Che cosa: Il regolamento del Trofeo Cinquecento è stato appositamente studiato per dare la possibilità di fare esperienza in campo sportivo a tutti i piloti titolari di licenze internazionali di conduttore e concorrente.

Come già per il Trofeo A112 Abarth, non è necessario un preparatore ufficiale: per l’allestimento sportivo basta acquistare l’apposito kit di trasformazione preparato dall’ Abarth. Per i partecipanti sono previste forti agevolazioni sull’acquisto della vettura e del kit di trasformazione sportivo. Condizioni del genere permettono di ridurre drasticamente i costi di partecipazione, sempre più alti, di allargare la base degli iscritti

e promuovere una selezione più ampia. Nato nel 1993 e corso anche nella stagione 1994, questo trofeo monomarca ha riscosso grande interesse anche in altri cinque paesi europei (Francia, Germania, Spagna, Olanda, Austria) dove corrono i rispettivi trofei nazionali in vista di

un confronto internazionale finale.

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Dove: FORMULA. La velocità è uno dei grandi miti contemporanei, ed è un sollievo osservarne la consacrazione dopo le restrizioni e i vincolidella precedente sezione. In una sorta di cavalcata onirica ed entusiasmante, tutte le auto da corsa della collezione, di tutte le epoche, si

ritrovano qui a correre insieme verso il traguardo, sotto gli occhi del visitatore. Dall’altra parte della pista, i box dove ci si può mescolare a piloti e meccanici.

Che cosa: l’ITC – International Touring Car Championship – un “mondiale” per vetture derivate dalla grande serie, ha visto nella stagione 1996 combattere Opel, Mercedes ed Alfa Romeo a sempre più alti livelli tecnologici e di competitività. Il titolo è sfuggito all’Alfa per soli 9 punti,

dopo un testa a testa con Opel che si è concluso soltanto all’ultima gara.Da Hockenheim a Suzuka, tredici appuntamenti di due gare ciascuno sui circuiti di tutto il mondo; Alessandro Nannini, il pilota di punta della

squadra italiana, è salito sul podio al gradino più alto per sette volte, in assoluto il pilota che ha vinto di più.

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Dove: DESIGN La parola design, termine inglese, significa “disegno industriale”, “progetto”, ed indica quell’attività progettuale che non è solo la definizione delle caratteristiche esteriori di un oggetto ma sviluppa tutte quelle relazioni funzionali, strutturali ed estetiche che identificano

un prodotto di tipo industriale. Davanti a noi alcuni straordinari esempi della scuola italiana di carrozzieri e designers rimasta praticamente ineguagliata a livello mondiale, capace di adattare la propria creatività e progettualità alle esigenze della grande industria.

Che cosa: Una vettura convenzionale ma solida e stimata. Una carrozzeria Giacomo Rosso & Co. Inconsueta e barocca, caratterizzata dall’inconfondibile tromba a forma di serpente. Nel 1934 viene ceduta dall’ Ingegner Grand’Ufficiale Edoardo Baravalle «colla condizione che la medesima venga a fare parte delle automobili che si esporranno nell’erigendo Museo delle Antichità Automobilistiche, facendo rilevare la

donazione».

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, fondatore di questo Museo, fu un bravissimo pubblicitario e disegnatore tecnico dell’Itala. Per la casa automobilistica assunse, dal 1916 al 1930, l'incarico di direttore dell'"Ufficio Stampa e Pubblicità". Il Centro di Documentazione del Mauto conserva tutti i suoi disegni (tecnici e pubblicitari).