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Claudio Monteverdi 1567 - 1643

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Claudio Monteverdi1567 - 1643

Si dolce è’l tormento (libro nono)

Scegli nella coppia di aggettivi quello che ti sembra adatto per descrivere il brano:

STRUMENTALE VOCALE

MONODICO POLIFONICO

LIBERO STROFICO

COMPLESSO SEMPLICE

CHIARO INCOMPRENSIBILE

Testo di Carlo Milanuzzi

Si dolce è 'l tormentoChe in seno mi sta,Ch'io vivo contentoPer cruda beltà.Nel ciel di bellezzaS'accreschi fierezzaEt manchi pietà:Che sempre qual scoglioAll'onda d'orgoglioMia fede sarà.

La speme fallaceRivolgam' il piè.Diletto nè paceNon scendano a me.E l'empia ch'adoroMi nieghi ristoroDi buona mercè:Tra doglia infinita,Tra speme tradita,Vivrà la mia fe'.

Per foco e per gelo

Riposo non ho.

Nel porto del Cielo

Riposo haverò.

Se colpo mortale

Con rigido strale

Il cor m'impiagò,

Cangiando mia sorte

Col dardo di morte

Il cor sanerò.

Se fiamma d'amore

Già mai non sentì

Quel riggido core

Che il cor mi rapì,

Se niega pietate

La cruda beltate

Che l'alma invaghì:

Ben fia che dolente,

Pentita e languente

Sospirimi un dì.

Se niega pietate

La cruda beltate

Che l'alma invaghì:

Ben fia che dolente,

Pentita e languente

Sospirimi un dì...

Zefiro torna e di soavi accenti

• 2 VOCI di tenore con BASSO CONTINUO

• Ritmo danzante

• Prima strofa caratterizzata da un BASSO OSTINATO

• Testo di Ottavio Rinuccini

• In «Scherzi musicali» del 1632

Zefiro torna e di soavi accenti

l’aer fa grato e ‘l piè discioglie a l’onde

e, mormorando tra le verdi fronde,

fa danzar al bel suon su ‘l prato i fiori.

Inghirlandato il crin Fillide e Clori

note temprando lor care e gioconde;

e da monti e da valli ime e profonde

raddoppian l’armonia gli antri canori.

Sorge più vaga in ciel l’aurora, e’l sole

sparge più luci d’or; più puro argento

fregia di Teti il bel ceruleo manto.

Sol io, per selve abbandonate e sole,

l’ardor di due begli occhi e’l mio tormento,

come vuol mia ventura, hor piango hor canto

Cosa rappresentano i colori?

Zefiro torna e di soavi accenti

l’aer fa grato e ‘l piè discioglie a l’onde

e, mormorando tra le verdi fronde,

fa danzar al bel suon su ‘l prato i fiori.

Inghirlandato il crin Fillide e Clori

note temprando lor care e gioconde;

e da monti e da valli ime e profonde

raddoppian l’armonia gli antri canori.

Sorge più vaga in ciel l’aurora, e’l sole

sparge più luci d’or; più puro argento

fregia di Teti il bel ceruleo manto.

Sol io, per selve abbandonate e sole,

l’ardor di due begli occhi e’l mio tormento,

come vuol mia ventura, hor piango hor canto

ROSSO: melismiSOTTOLINEATO: ripetizione delle parole più importantiGIALLO: cambio di dinamicaBLU: cambio di agogica

• DINAMICA: forte e piano

• AGOGICA: durata delle note

Il lamento della ninfa

• Da Ottavo libro: Madrigali guerrieri ed amorosi

• l'annotazione autografa monteverdiana: "va cantato a tempo dell'affetto dell'animo e non a quello della mano" (ovvero non secondo ferree leggi metronomiche, bensì come detta il ritmo psicologico degli affetti espressi dalle parole)

• Fate voi un’analisi musicale!

Non havea Febo ancora

recato al mondo il dí,

ch'una donzella fuora

del proprio albergo uscí.

Sul pallidetto volto

scorgeasi il suo dolor,

spesso gli venia sciolto

un gran sospir dal cor.

Sí calpestando fiori

errava hor qua, hor là,

i suoi perduti amori

cosí piangendo va:

2 PARTE"Amor", dicea, il ciel mirando, il piè fermo, "dove, dov'è la fèch'el traditor giurò?"

Miserella.

"Fa' che ritorni il mio amor com'ei pur fu, o tu m'ancidi, ch'io non mi tormenti più."

Miserella, ah più no, no, tanto gel soffrir non può.

"Non vo' più ch'ei sospiri se non lontan da me, no, no che i martiri più non darammi affè.

Perché di lui mi struggo, tutt'orgoglioso sta, che si, che si se'l fuggo ancor mi pregherà?

Se ciglio ha più sereno colei, che'l mio non è, già non rinchiude in seno, Amor, sí bella fè.

Ne mai sí dolci baci da quella bocca havrai, ne più soavi, ah taci,

taci, che troppo il sai."

3 PARTE

Sí tra sdegnosi pianti

spargea le voci al ciel;

cosí ne' cori amanti

mesce amor fiamma, e gel.

La prima pratica

• Studia a Cremona, sua città natale

• A Mantova dal 1590 al 1592 fu al servizio dei Gonzaga come suonatore di «vivuola» (viola da gamba o da braccio)

• Qui i primi cinque libri di madrigali: ancora musica polifonica destinate a intrattenimento di corte.

La seconda pratica

• Dal 1613 al 1643 maestro di cappella in San Marco a Venezia

• Dal libro sesto del 1614 in poi si dedica all’esplorazione delle risorse offerte dalla monodia e dallo stile recitativo.

• Sfrutta voci solistiche e la compagine sonora strumentale (agli strumenti affida parti autonome)

Dichiaratione

• Allegata alla stampa degli Scherzi musicali del 1607

• Giulio Cesare Monteverdi, il fratello

• La prima pratica, nella quale «l’armonia (la musica) non è comandata ma comandante».

• La seconda pratica è invece quella in cui «per signora dell’armonia pone l’oratione (il testo)», in cui cioè i valori espressivi del testo poetico prevalgono su quelli della musica.

La teoria degli affetti

• Libro ottavo: Madrigali guerrieri et amorosi in genere rappresentativo

• Prefazione del compositore: «tra le principali passioni dell’animo, cioè, Ira, Temperanza e Umiltà o supplicatione.» Questi corrispondono in musica ai generi ‘concitato, molle e temperato’.

• In genere rappresentativo = la rappresentazione vivida degli affetti

• Per esprimere gli affetti iracondi e guerreschi Monteverdi ricorre a una varietà di espedienti stilistici: ripercussione di note o d’accordi, ritmi marziali di fanfara, di tremoli, di pizzicati degli archi.

• Combattimento di Tancredi e Clorinda tratto da Gerusalemme liberata del Tasso

Orfeo

• Libretto di Alessandro Stiggio

• Rappresentato a Mantova nel 1607

• Stesso soggetto di Euridice di Peri e Caccini

• Aura serena del mondo pastorale

• Timbro orchestrale :1° opera in cui si elencano strumenti da utilizzare

• Organico risponde a criteri espressivi: gli strumenti dal timbro grave e scuro (tromboni, cornetti, viole da gamba, organo di legno) per scene infernali e drammatiche. Gli strumenti dal timbro acuto e soffice (violini, viole da braccio, flautini, arpa, clavicembali) per situazioni di serenità pastorale.

I primordi dell’opera

• Il melodramma nasce intorno al 1600 come ricerca di semplicità monodica dell’antichità

• Teorici a favore di semplicità antica: Camerata dei Bardi, Vincenzo Galilei (Dialogo della musica antica et della moderna)

• I primi melodrammi erano privati, rappresentati all’interno delle corti

• Temi: mitologia antica e scene pastorali

• Melodramma non nasce da tragedia greca ma da dramma pastorale

• Nasce il «recitar cantando»: imitazione col canto della parola

• Regola del lieto fine