Molto Lavoro Per Nulla - Documentazione Propedeutica

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Cos'è una “documentazione propedeutica”?

Un barcamp è una rete di non conferenze in cui nessuno sta a guardare e tutti possono salire in

cattedra; non c'è un oratore principale e i partecipanti non sono pubblico passivo. Ha regole moltoprecise, per esempio ogni intervento non può durare più di tre minuti e, cosa più importate, deveessere pertinente al tema in discussione.

Proprio perché la parola è data a tutti, si parte dal presupposto che tutti si preparino un minimosull'argomento trattato. È diritto di ognuno esprimere la propria opinione; è dovere di tutti preparasiprima di parlare. Per questo esiste la “documentazione propedeutica”. Si tratta di poche righe scarneed essenziali che suggeriscono suggestioni e forniscono dati al barcamper. Sono, in un certo senso,

l'anteprima del lavoro che svolgeremo insieme.

Se hai domande, sentiti libero di scrivere [email protected] segui il link alla paginafacebook dell'evento.

Ti aspettiamo giovedì 15 marzo alle ore 21:00 in via Matteo Pescatore 7, Torino.

Buona lettura!

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Negli ultimi anni si è fatta strada nella nostra società una nuova categoriaprofessionale: i lavoratori della conoscenza, o knowledge workers,professionisti in grado di mettere il proprio capitale intellettuale al servizio dello sviluppo di unacomunità o di un'azienda. Non si tratta solo di lavoratori in possesso di un determinato bagaglioculturale. Stiamo parlando di individui in grado di immaginare e progettare scenari futuri, che sioccupano di sviluppare nuove idee in grado di apportare crescita e benessere. In poche parole: sono

coloro che “producono conoscenza per mezzo di conoscenza”, quella ricchezza difficile daquantificare, ma che rappresenta l'indice di lungimiranza e coraggio di una società.Quella dei knowledge workers è dunque una categoria trasversale che comprende lavoratori disettori in apparenza lontanissimi, accomunati però dal ruolo che ricopre la “conoscenza” nel lorooperare quotidiano.

Possiamo tranquillamente affermare che i lavoratori della conoscenza sonosempre esistiti e da sempre ricoprono un ruolo centrale nella società per lacrescita e lo sviluppo del Paese.Sono stati sempre "lavoratori privilegiati": riconosciuti,valorizzati, retribuiti e compensati adeguatamente, perché facenti parte di ordini professionali,

"corporazioni", "lobby" che hanno garantito loro rappresentanza politica, sindacale e la tutela e larivendicazione di diritti. Potremmo definire questi lavoratori "KW di serie A", i quali hanno potutoscegliere tra un lavoro da dipendente o svolgere la libera professione, diventando dei veriimprenditori di se stessi, intraprendendo un vera carriera professionale.

Di contro, negli ultimi anni è sono cresciuti in maniera esponenziale i"KW di serie B"che si trovano ad affrontare un mercato del lavoro nel quale si sentono spessosoli e operano in molti casi in condizioni svantaggiate, se non direttamente di sfruttamento. Unquadro complesso peggiorato da una politica contrattuale che in gran parte dei casi non assicura latutela di diritti fondamentali e dalla scarsa o nulla rappresentanza sindacale e politica.

Forse anche per tali ragioni questi lavoratori della conoscenza si ritrovano spesso a percepire lapropria condizione come singoli in lotta per la sopravvivenza, di frequente in concorrenza con altriKW di serie B. E forse è qui che vanno ricercate le ragioni di questa mancanza di forza sociale ecoscienza collettiva.

Ecco allora alcune domande fondamentali.

-Perché non c’è coscienza di classe?Di certo, in questo, giocano un ruolo le vecchiecategorie, le stesse con le quali continuano a relazionarsi i partiti e i sindacati. Categorie con identitàe storia consolidate che delineano una prospettiva difficile da superare e che spinge verso una forteparcellizzazione.Ma questo non è certo l’unico fattore che condiziona l’attuale assenza di autoconsapevolezza deiKW. Vi è una difficoltà, per i singoli KW, nel modificare la propria prospettiva, superando - loro perprimi - i limiti generati dal ragionare solo in base al proprio settore di appartenenza.

- I nuovi KW sono il nuovo "proletariato", ma non se ne rendono conto o non vogliono rendersene

conto,perché significherebbe ammettere magari il fallimento diinvestimenti di studio, tempo e denaro?

-Le posizioni dominanti dei KW di serie A impediscono ai nuovilavoratori della conoscenza di essere valorizzati, riconosciuti erappresentati? 

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È forse giunto il momento di andare oltre, di creare una coscienzacollettiva trasversale, di riconoscersi e riconoscerci come nuovilavoratori della conoscenza.

Tra gli altri motivi che impediscono maggiormente il nascere di una coscienza di classe fraLavoratori della Conoscenza l'esistenza ben radicata nel nostro Paese di un forte Welfare familiare,croce e delizia delle nuove generazioni. Se, infatti, la solida presenza economica dei genitori allespalle evita ai giovani lavoratori, alle prese con lavori discontinui e malretribuiti, di sprofondare inuno status di indigenza (permettendo loro di investire anche somme extra rispetto alle proprierisorse, da destinarsi alla formazione), dall'altra parte questo riuscire comunque sempre a"galleggiare" fa sì che essi non sviluppino, di fatto, una presa di coscienza della propria condizionelavorativa all'insegna della precarietà e della svalutazione professionale. La condizione lavorativa èvissuta a livello privato, come "tragedia individuale" e gli stessi indicatori economici, che dovrebberodescrivere la presenza di situazioni di questo tipo sollevando il problema, sono in realtà regolati dalreddito familiare, e falsificano la percezione di questa classe di lavoratori da parte della società e diloro stessi.

Come si abolisce il Welfare familiare?1. Sarebbe il caso di superare gli indicatori legati al reddito familiare, permettendo ai giovanidi raggiungere quanto prima una propria indipendenza economica, aiutati dallo Stato che nericonosce la singola finte di reddito?

2. L'introduzione del reddito di cittadinanza, una somma mensile modesta che spetta allavoratore in quanto cittadino, e che lo mette al riparo dai periodi di disoccupazionepermettendogli di investire nella propria formazione, sarebbe uno strumento adatto?3. All'interno di questa discussione, come si pone il problema del pensare un altro modello di

sviluppo? La società ha bisogno della conoscenza? E' vero che in Italia ci sono "troppilaureati" o è vero, piuttosto che c'è poca offerta di lavoro della conoscenza, per mancanza diinnovazione e di ricerca? Se vi fosse più offerta di lavoro nel campo della conoscenza, laflessibilità sarebbe soltanto un male?