Modulo 8 - Chemiostratigrafia 2017-18 - Moodle@Units · Gli studi chemiostratigrafici sono stati...
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CHEMIOSTRATIGRAFIA CHEMIOSTRATIGRAFIA
CHEMIOSTRATIGRAFIA CHEMIOSTRATIGRAFIA (STRATIGRAFIA CHIMICA)(STRATIGRAFIA CHIMICA)
Nasce dall’applicazione delle metodologie della geochimica alla stratigrafia.
Si occupa dello studio delle variazioni nel tempo della composizione chimica delle rocce sedimentarie.
Presupposto:
nel corso dei tempi geologici l’acqua, marina o lacustre, ha subito variazioni fisico-chimiche che sono state
registrate dalle rocce sedimentarie sia a livello della loro composizione (elementi minori, elementi maggiori
composti, elementi in tracce), sia nei rapporti isotopici di alcuni dei composti chimici che le costituiscono.
CHEMIOSTRATIGRAFIA CHEMIOSTRATIGRAFIA
Alcuni step importanti:
• Arrehenius (1952): nota apparente sincronismo nelle fluttuazioni della percentuale di CaCO3 in carote prelevate in corrispondenza della dorsale del Pacifico orientale.
• Emiliani (1955): evidenzia la possibilità di distinguere diversi stadi isotopici partendo dalle curve di variazione del δ18O riscontrate nelle carote campionate nell’Atlantico settentrionale e nei Caraibi.
• Deep Sea Drilling Project - DSDP (primi anni ’70): forte impulso della disciplina, può venir applicata a successioni pelagiche continue, caratterizzate da basso effetto diagenetico.
• Rapido progresso della stratigrafia chimica negli anni ’80, come- metodo di correlazione indipendente per calibrare le scale bio- e magnetostratigrafiche, - metodo di datazione relativa.
A partire dagli anni ’80 la chemiostratigrafia esplora inoltre nuovi campi d’indagine (isotopi stabili del C, Sr e S, stratigrafia isotopica; elementi in traccia, anomalie Iridio…).
Gli studi chemiostratigrafici sono stati principalmente rivolti (almeno inizialmente) all’analisi delle
facies pelagiche, in quanto:
• faune con ridotto frazionamento biologico (prevalentemente foraminiferi e nannoplancton)
• mineralogia omogenea (calcite a basso tenore in Mg)
• diagenesi limitata e comunque controllata dalle acque marine.
piuttosto che delle facies di piattaforma, poichè:
• mineralogia molto complessa (calcite, dolomite, aragonite, calcite magnesiaca)
Gli attuali sedimenti di piattaforma sono prevalentemente costituiti da minerali (aragonite, calcite alto
magnesiaca) la cui stabilità è limitata nel tempo e che tendono a raggiungere trasformandosi in altri polimorfi
(quali calcite basso magnesiaca, dolomite).
• faune più diversificate
• diagenesi precoce controllata anche dalle acque meteoriche.
CHEMIOSTRATIGRAFIA CHEMIOSTRATIGRAFIA
STRATIGRAFIA ISOTOPICASTRATIGRAFIA ISOTOPICAstudia le variazioni intervenute nel corso del tempo geologico nel rapporto tra gli isotopi stabili di alcuni elementi
significativi presenti nelle rocce sedimentarie (quali O, C, Sr)
Le misure dei rapporti isotopici vengono effettuate su
- frazione biogenica isolata
- roccia totale
Con particolare riferimento a quest’utlimo caso, l’effetto diagenetico può influenzare sensibilmente la fluttuazione
dei rapporti isotopici e quindi l’andamento della curva isotopica.
Poiché un singolo valore del rapporto isotopico non è univocamente riconoscibile, la stratigrafia isotopica deve essere sempre calibrata mediante uno strumento tempo-diagnostico
(radiometria, biostratigrafia…).
STRATIGRAFIA ISOTOPICASTRATIGRAFIA ISOTOPICA
ElementoElemento Isotopi Isotopi stabilistabili
Abbondanza naturale Abbondanza naturale media (%)media (%)
Standard di riferimento Standard di riferimento internazionaleinternazionale
OssigenoOssigeno16O 17O18O
99,7630,03750,1995
SMOW (Standard Mean Ocean Water)
CarbonioCarbonio12C 13C
98.892 1.108
PDB (Pee Dee Belemnite)V-PDB (Vienna Pee Dee Belemnite)
StronzioStronzio86Sr87Sr
9.86 7.00
MSS (Modern Seawater Strontium)NIST 987
STANDARD DI RIFERIMENTOSTANDARD DI RIFERIMENTOI dati geochimici possono essere espressi rispetto ad uno standard di riferimento. In particolare, le variazioni dei
rapporti isotopici sono espressi in parti per mille e sono rappresentati dal simbolo δ seguito da una formula, che
nel caso degli isotopi dell’ossigeno è:
(18O/16O) campione – (18O/16O) standard
(18O/16O) standardx 1000δ18O =
PDB (rapporto isotopico misurato in un rostro di Belemnitella americana della Peedee Formation del Cretacico – Carolina
meridionale, USA), rispetto al quale vengono espressi i rapporti isotopici dell’ossigeno e del carbonio dei carbonati.
SMOW (Standard Mean Ocean Water), composizione isotopica media delle acque oceaniche attuali, rispetto al quale vengono
espressi i rapporti isotopici dell’ossigeno e del carbonio misurati nelle acque.
MSS rapporto isotopico dello stronzio negli oceani attuali
Emiliani (1955), sulla base degli studi teorici di Urey (1947) evidenza come durante la secrezione del carbonato
di calcio della frazione biogenica (foraminiferi planctonici pleistocenici), si realizzi un frazionamento isotopico tra 18O e 16O (espresso come rapporto 18O/16O overro δ18O) che varia con la temperatura delle acque marine,
secondo l’equazione semplificata:
T°C = 16.9 - 4 (δ - δw) per temperature < 16°C (da Renard et alii, 1997)
δ = deviazione rapporto isotopico ossigeno misurato nel carbonato
δw = deviazione rapporto isotopico ossigeno misurato nella CO2 in equilibrio con le acque marine in cui la secrezione ha avuto luogo
T = temperatura acque marine
Quindi:
• aumento del rapporto isotopico dell’ossigeno in un carbonato = abbassamento della T
• diminuzione del rapporto isotopico dell’ossigeno in un carbonato = aumento della T (riscaldamento)
Il δ18O è quindi uno strumento di misura delle paleotemperature in assoluto
ISOTOPI STABILI DELLISOTOPI STABILI DELL’’OSSIGENO (OSSIGENO (1818O/O/1616O)O)
Contrariamente a quanto inizialmente ritenuto da
Emiliani, le fluttuazioni del rapporto isotopico
dell’ossigeno dipendono principalmente dal
rapporto isotopico delle acque dove la
precipitazione o la secrezione del CaCO3 ha luogo
e solo subordinatamente dalla T alla quale tale
processo avviene (Shackleton, 1967 Shackleton &
Opdyke, 1973).
Il segnale isotopico dipendendo quindi
prevalentemente dalla composizione isotopica
iniziale dell’acqua di mare, dipende anche dalle
variazioni isotopiche causate dalle fluttuazioni del
volume delle calotte glaciali.
La tendenza attuale è quella di considerare δ18O
come un un mezzo per stimare la fluttuazione del
volume dei ghiacci durante i periodi glaciali
Rapporto isotopico dellRapporto isotopico dell’’ossigeno e correlazioniossigeno e correlazioni
Durante i periodi glaciali, le variazioni del rapporto isotopico dell’ossigeno negli oceani sono dovute
principalmente a variazioni nel volume dei ghiacci continentali ed hanno pertanto un significato globale.
Nei periodi non glaciali, cioè caratterizzati dall’assenza o dalla formazione temporanea di calotte glaciali, le
fluttuazioni del rapporto isotopico dell’ossigeno sono legate a variazioni della temperatura, e possono quindi
avere un significato climatico locale. Esse non costituiscono quindi uno strumento di correlazione globale come
durante i periodi glaciali.
Limitazioni del metodo:
• evaporazione e diluizione (ovvero variazioni di salinità) possono produrre un’impronta isotopica locale che si riflette rispettivamente in un arricchimento e impoverimento in 18O in bacini isolati o in aree costiere.
• effetto vitale di alcuni taxa (in particolare nei coralli, alghe calcare, echinodermi): controllo fisiologico nel rapporto isotopico registrato nel guscio. (Le misure vanno fatte sempre sulla medesima specie).
• rapporto isotopico dei gusci riflette la T a cui avviene la maggior parte dell’accrescimento
• alcuni taxa (foraminiferi planctonici) secernono il guscio ad una certa profondità che varia da specie a specie e in funzione dell’età dell’individuo: in tal senso subiscono variazioni batimetriche e quindi di temperatura.
(il metodo non è applicabile con precisione a taxa di cui non si conosce l’habitat, a causa delle variazioni del δ18O con la profondità)
• gran parte del Fanerozoico è caratterizzata da periodi non glaciali.
Stratigrafia isotopica dell’ossigeno basata su foraminiferi bentonici
Zachos et al., 2001
Stratigrafia isotopica dell’ossigeno – Cretaceo (Exmouth Plateau)
after Clarke & Jenkyns, 1999
La composizione isotopica del carbonio registrata
nelle successioni sedimentarie (carbonati marini e
sostanza organica) riflette gli scambi di carbonio, nelle
sue diverse forme, avvenuti tra i diversi serbatoi
(atmosfera, idrosfera, geosfera, biosfera) attraverso i
processi che costituiscono il ciclo del carbonio, di cui
perciò riflette gli equilibri e i disequilibri.
Nel record geologico sono documentate repentine
variazioni ad ampia scala del δ13C (escursioni o
accidenti geochimici) che riflettono altrettanto brusche
perturbazioni del ciclo globale del carbonio,
generalmente associate a sensibili cambiamenti
paleoambientali e paleocenaografici (es. Eventi
Anossici Oceanici). Spesso corrispondono ad
importanti limiti stratigrafici (limite Permiano/Triassico,
limite Triassico-Giurassico)Berner, 1999
Il rapporto degli isotopi stabili del carbonio 13C/12C (δ13C) è uno dei segnali geochimici più affidabili per la
stratigrafia delle successioni pelagiche pre quaternarie.
ISOTOPI STABILI DEL CARBONIO (ISOTOPI STABILI DEL CARBONIO (1313C/C/1212C)C)
Durante i processi fotosintetici i produttori primari utilizzano preferenzialmente l’isotopo leggero 12C, di
conseguenza il sistema oceano-atmosfera si arricchisce relativamente nel più pesante 13C.
Segue normalmente la rapida ossidazione post mortem della materia organica: ciò determina la reintroduzione dell’isotopo leggero nel ciclo del carbonio, garantendo l’equilibrio isotopico del sistema.
Questo equilibrio può venir modificato mediante brusco aumento del tasso di seppellimento della materia organica,
che comporta infatti l’allontanamento dell’isotopo 12C dal ciclo geochimico (relativo arrichimento in 13C)
Ciò si traduce in un’escursione positiva del rapporto isotopico δ13C del sistema.
Inversamente, un considerevole flusso di carbonio isotopicamente leggero 12C nel sistema oceano-
atmosfera determina una relativa negativizzazione del δ13C. Ipotesi maggiormente accreditate che spiegano
l’introduzione di considerevoli quantità di 12C sono:
- emissione di anidride carbonica (12CO2) durante fasi di intensa attività vulcanica su larga scala
- dissociazione consistente dei gas idrati, con conseguente introduzione di metano isotopicamente leggero (12CH4)
- rilascio di metano (termogenico), connesso a metamorfismo di contatto di rocce molto ricche di sostanza organica
ISOTOPI STABILI DEL CARBONIO (ISOTOPI STABILI DEL CARBONIO (1313C/C/1212C)C)
Scolle & Arthur (1980): per primi impiegano la stratigrafia isotopica del C per correlare successioni carbonatiche
pelagiche del Cretacico, riconoscendo in ciascuna di esse le equivalenti escursioni principali del δ13C.
Scholle and Arthur, 1980
Successivamente, questa disciplina continua ad essere applicata alle successioni di mare profondo in quanto si
ritiene, a differenza di quelle di mare basso, che la firma isotopica originale venga maggiormente preservata.
ISOTOPI STABILI DEL CARBONIO (ISOTOPI STABILI DEL CARBONIO (1313C/C/1212C)C)
Solo più tardi vengono riconosciuti sia nelle une che nelle altre successioni tempo equivalenti i medesimi trendgeochimici: il δ13C è quindi applicabile anche alle sequenze di piattaforma carbonatica (Vahrenkamp, 1994; 1996; Jenkyns, 1995)
Stratigrafia isotopica del carbonio e dell’ossigeno nei carbonati shallowing upward del Resolution Guyot, Mid-Pacific Mountains
Jenkyns, 1995
ISOTOPI STABILI DEL CARBONIO (ISOTOPI STABILI DEL CARBONIO (1313C/C/1212C)C)
Correlazione Correlazione chemiostratigraficachemiostratigrafica tra successioni tra successioni giuirassichegiuirassiche di piattaforma e di bacinodi piattaforma e di bacino
(Masetti et al., 2016)
TRIASSICTRIASSIC--JURASSIC BOUNDARYJURASSIC BOUNDARY
Williford et al., 2006
There is a significant long-term negative isotopic trend in the Hettangian interval of the section, which may be due to CAMP volcanism. The positive excursion is attributed to a decline in bio-calcification as well as changes in microbial ecology, both related to the mass extinction at the Triassic–Jurassic boundary (Williford et al., 2006)
Spesso repentine variazioni ad ampia scala del δ13C corrispondono ad importanti limiti stratigrafici
Ocean Drilling Program (ODP): correlazione tra siti del Demerea Rise ‐ Oceano Atlantico Occ. (black shales ‐ OAE2)
Intervallo al limite Cenomanian‐Turonian: correlazioni tra curva Demera Rise ODP con quele di altre località (OAE2)
Gli Eventi Anossici Oceani (Oceanic Anossic Events - AOEs) corrispondono generalmente a escursioni positive del δ13C.
Un AOE è un fenomeno palaeoceanografico di portata globale, caratterizzato dalla deposizione di sedimenti ricchi di sostanza
organica (black shales) approssimativamente coevi, in condizioni di estrema scarsità o assenza di ossigeno.
Erbacher et al., 2005
Erbacher et al., 2005
Luciani et al., 2004
Stratigrafia isotopica del C e OStratigrafia isotopica del C e O
Li et al., 2006
Stratigrafia isotopica del Createco sup. (Tibet)Stratigrafia isotopica del Createco sup. (Tibet)
Woodfine, 2002
Stratigrafia isotopica del C e OStratigrafia isotopica del C e O
Stratigrafia isotopica terziaria del C e OStratigrafia isotopica terziaria del C e O
Zachos et al., 2001
ISOTOPI STABILI DELLO STRONZIO (ISOTOPI STABILI DELLO STRONZIO (87Sr/86Sr)
Ciclo geochimico marino dello 87Sr/86Sr (Elderfield, 1986)
L’evoluzione del rapporto tra gli isotopi stabili dello stronzio 87Sr/86Sr dipende prevalentemente dal decadimento
radioattivo del 87Rb in 87Sr.
Lo Sr è un elemento affine al Ca, al quale è associato in molti minerali marini, quali calcite e aragonite, biogenica e non.
Il rapporto 87Sr/86Sr contenuto in questi minerali riflette la composizione isotopica delle acque marine in equilibrio con essi.
Lo stronzio contenuto negli oceani (e quindi il corrispondente rapporto isotopico 87Sr/86Sr) dipendono dalle variazioni nel
tempo della quantità di stronzio fornito principalmente da 3 sorgenti, ciascuna caratterizzata da un determinato valore del
rapporto isotopico:
• circolazione idrotermale in corrispondenza delle dorsali oceaniche (interazione acqua-roccia di basalti crosta oceanica)
• alterazione, erosione e smantellamento di rocce continentali (componenti geochimici veicolati attraverso acque fluviali)
• ricristallizzazione dei carbonati durante la diagenesi (apporta una modesta quantità di Sr)
Cambiamenti nell’attività delle dorsali e cambiamenti climatici globali influiscono sulle variazioni del flusso di stronzio
Le acque oceaniche sono isotopicamente omogenee rispetto al rapporto 87Sr/86Sr. Il tempo di residenza
dello stronzio nelle acque oceaniche (2-4 Ma) è infatti decisamente superiore al tempo di rimescolamento delle
stesse, relativamente breve (1-2 Ka).
Ne deriva che lo Sr contenuto nei minerali dei sedimenti marini deposti nello stesso momento, ovunque nel
mondo, presenta il medesimo rapporto isotopico 87Sr/86Sr
in questo senso le correlazioni con gli isotopi dello stronzio potrebbero essere considerate cronocorrelazioni
ISOTOPI STABILI DELLO STRONZIO (ISOTOPI STABILI DELLO STRONZIO (87Sr/86Sr)
Evoluzione del rapporto isotopico dello Stronzio
Faure, 1982
A partire dall’Eocene superiore si assiste ad un rapido e
regolare incremento di 87Sr.
In questa epoca, teoricamente, il rapporto isotopico di un solo
campione di calcite di un organismo marino contenente Sr in
tracce dovrebbe permettere di individuare un punto preciso
della curva e permettere quindi una datazione numerica.
Diverse sono tuttavia le fonti di errore: diagenesi,
alterazioni,dolomitizzazione, decadimento in posto del 87Rb…
ISOTOPI STABILI DELLO STRONZIO (ISOTOPI STABILI DELLO STRONZIO (87Sr/86Sr)
Veizer, 1999
Stratigrafia isotopica dello Sr nel Fanerozoico (skeletal calcitStratigrafia isotopica dello Sr nel Fanerozoico (skeletal calcite)e)
Jones and Jenkyns, 2001
Curva dello Sr ed Eventi Anossici OceaniciCurva dello Sr ed Eventi Anossici Oceanici
Jones and Jenkyns, 2001
CAMP Central Atlantic Magmatic Province
FB Flood Basalt
PB Plateau Basalt
Woodfine, 2002
OSCILLAZIONI DEL CONTENUTO CaCOOSCILLAZIONI DEL CONTENUTO CaCO33Metodo di stratigrafia chimica più semplice dal punto di vista analitico; il primo ad esser stato applicato.
Dall’analisi di due carote prelevate in corrispondenza della dorsale del Pacifico orientale, Arrhenius (1952)
descrive l’apparente sincronia delle oscillazioni del contenuto in CaCO3 nei sedimenti oceanici.
Successivamente tali oscillazioni verranno correlate a quelle misurate nei sedimenti campionati nell’Oceano
Indiano. La buona corrispondenza tra le diverse oscillazioni ha permesso la numerazione delle singole oscillazioni
nell’intervallo di tempo Pliocene-Quaternario.
Magnetostratigrafia e chemiostratigrafia basata sulle fluttuazioni del
tenore in CaCO3 di una carota del Pacifico equatoriale (Renard et alii, 1997)
Le fluttuazioni del CaCO3 sono state relazionate a diversi fattori, tra cui:
• variazioni nell’apporto di CaCO3
• oscillazioni della dissoluzione (che aumenta con la profondità) del CaCO3
• variazioni nel sistema oceanico (venti, circolazione, temperature, produttività) causate da cambiamenti climatici
Il metodo rappresenta uno degli strumenti più utili per le correlazioni
stratigrafiche del Quaternario marino, soprattutto all’interno di uno stesso
bacino oceanico. Nei carbonati pelagici più antichi, l’applicazione del metodo
è più problematica a causa degli effetti della compattazione e della diagenesi.
ALTRI METODIALTRI METODI
ELEMENTI IN TRACCIA NEI CARBONATIELEMENTI IN TRACCIA NEI CARBONATI (quali Sr, Mg, Mn)
Con particolare riferimento ai carbonati pelagici che non risentono della contaminazione delle acque meteoriche
durante la diagenesi e sono costituiti prevalentemente da organismi che sintetizzano una sola specie minerale
(calcite), lo studio del tenore degli elementi in traccia permette di ricostruire le variazioni temporali della
composizione chimica delle acque oceaniche e rappresenta perciò uno dei metodi della stratigrafia
chimica.
Lo stronzio è uno degli elementi in traccia più frequentemente utilizzato
(carbonati bacinali ma anche di piattaforma)
essendo Ca affine (raggi ionici simili) viene facilmente incorporato nel CaCO3.
ALTRI METODIALTRI METODI
ANOMALIE DELLANOMALIE DELL’’IRIDIOIRIDIOSebbene le anomalie nella concentrazione di particolari elementi chimici, come l’iridio, siano eventi puntuali,
possono rivestire notevole interesse in quanto caratterizzano punti specifici nella scala stratigrafica.
Iridio, importante marker stratigrafico, poiché la sua concentrazione crostale è molto inferiore rispetto alla sua
abbondanza nel mantello e, soprattutto, nel cosmo.
Alvarez et alii (1980): anomalia nella concentrazione di iridio al limite Cretacico-Paleogene (Gubbio).
Medesima anomalia successivamente segnalata in tutte le successioni pelagiche complete del limite;
ulteriori evidenze ad essa associati (zirconi nicheliferi extraterrestri; evidenze di impatto) origine cosmica
Anomalia di iridio segnalata anche in successioni continentali importanza come strumento di
correlazione tra le successioni marine e continentali.
Altre anomalie: poco sotto il limite Eocene-Oligocene; nel Pleistocene superiore
TENORE DELLE TERRE RARETENORE DELLE TERRE RAREUtilizzo ancora limitato in stratigrafia, tuttavia le terre rare (Lantanio, Cesio, Lutezio, Neodimio, Samario…)
rappresentano dei potenziali marker per le crisi biologiche e gli eventi anossici (Renard et alii, 1997) e per le
correlazioni stratigrafiche.