Modena "CittàAperta"

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Periodico culturale locale-globale TENDENZE DAL MONDO Locale/globale: notizie, persone, invenzioni, società ANTROPOLOGIA La vera origine di Babbo Natale C ittà A perta Mensile culturale a diffusione gratuita 25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013 - Anno I n. 9 Modena Cliccate “mi piace” sulla nostra pagina AGENDA MODENESE Cultura e divertimento, la lente sulla città VIAGGIO NELLA CIVILTÀ CONTADINA La vita delle famiglie contadine nella prima metà del‘900: lavoro, usi, abitudini e società… Approfondimenti

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Numero 25 dicembre 212 - 20 gennaio 2013

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Periodico culturale locale-globale

TENDENZE DAL MONDOLocale/globale: notizie,

persone, invenzioni, società

ANTROPOLOGIALa vera origine di Babbo Natale

CittàApertaMensile culturale a diffusione gratuita

25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013 - Anno I n. 9

Modena

Cliccate “mi piace” sulla nostra pagina

AGENDA MODENEsECultura e divertimento,

la lente sulla città

VIAGGIO NELLACIVILTà

CONTADINALa vita delle famiglie contadine

nella prima metà del‘900: lavoro, usi, abitudini e società…

Approfondimenti

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Sommario

Dicembre 2012-gennaio 2013Editoriale

05

BaccanaliDiscorsi ebbri d’arte, letteratura, filosofia di Davide Donadio

30

Agenda Modena/Altrove08/10Associazioni Corsi Eventi Attività

Viaggio nella civiltà contadinaStoria e tradizioni

12

La vera storia di Babbo Natale18Storia e tradizioni

Scritture27

Tutti al cinema!22Prossime uscite in sala

Consigli per il Capodanno24

Attualità ed eventi

Siete un’associazione e volete promuovere le vostre attività e i vostri eventi? Contattateci! Tel. 0522 210183

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Potete trovare «CittàAperta» nei luoghi di incontro (bar, locali, attività commerciali, associazioni...) dei seguenti paesi: Bastiglia, Bomporto,

Casinalbo, Castelfranco Emilia, Formigine, Maranello, Modena, Montale Rangone, Nonantola, Soliera.

Ci trovate anche su

25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013 - Anno I n. 9

Pagine di letteratura, critica e recensioni “Schegge di memoria” di Gian Carlo Barbieri“Richiesta di assunzione” di Marco Panini

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Cercate «CittàAperta»

Tendenze e curiosità dal mondo06Globale/Locale

C'era una volta l'amoreLa spiaggia senza mare

26

Pagina di libri

25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013 ♦ 03

Modena città europea dello sport 2013Torna alla luce il mosaico di Savignano

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nel cassetto? ♦ Stampa a prezzi concorrenziali ed elaborazione grafica del vostro

materiale pubblicitario e della vostra documentazione aziendale (brochure,

volantini, biglietti da visita, ecc.)

♦ Progetti editorialiRiviste e periodici

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Chiedici un preventivo, possiamo occuparci noi:

■ della cura editoriale, con la correzione critica del testoe l’impaginazione

■ della stampa e del progetto grafico, ovvero l’elaborazione della copertina e del formato adatto

■ della promozione: pubblicità su varie testate locali e presentazioni dei vostri libri

■ Distribuzione nelle principali edicole della «Bassa» reggiana, modenese e mantovana

Per info: redazione La Clessidra Editrice tel 0522 210183via XXV aprile, 33 42046 - Reggiolo (RE)

DIVERSE OPZIONI. Puoi scegliere diversi pacchetti, dalla sola stampa, alla sola

distribuzione o alla sola cura editoriale.

La cosiddetta editoria a pagamento è vista talvolta con sospetto. Ma noi siamo diversi! I costi vivi dell’opera li sostiene l’autore, ma a differenza di altre proposte che incontrate sul mercato con noi siete

sicuri di una cura editoriale, grafica e di stampa accurata, fatta con passione. Non vi promettiamo il successo, ma ci occuperemo con amore delle vostre fatiche.

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25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013 ♦ 05

La società italiana è transitata piutto-sto velocemente da un'economia e uno stile di vita rurale e agricolo, alla

modernità. Ne avevamo già parlato nel numero di luglio e agosto di «CittàAper-ta», narrando dello stupore che colse la generazione della "dolce vita" nel vedere come il mondo cambiasse tanto veloce-mente.L'Emilia ha subito una più tardiva indu-strializzazione, visto lo spiccato carattere agricolo della sua economia. Ciò non le ha impedito, però, di divenire oggi una delle regioni più vivaci d'Italia e una delle aree più ricche d'Europa, insieme a Lom-bardia, Veneto, Piemonte.

Questo successo industriale ed economi-co sta subendo battute d'arresto su scala nazionale, e forse ci costringe a riguar-darci alle spalle, al nostro passato, per comprendere come i cicli economici e i mutamenti sociali, che da dentro non per-cepiamo, ci suggeriscono come il mondo sia in perenne mutamento.

L'Emilia, dunque, e il suo retroterra agri-colo. A questo dedichiamo il numero di questo mese, con un interessante viaggio nella cultura contadina, nello specifico dell'area padana, prima dell'avvento dell'industrializzazione.

Fuori dalla città e dai paesi quel mondo ha lasciato le sue tracce: "Ancora oggi in campagna è possibile vedere le corti, le tipiche case dei contadini della Bassa padana, caratterizzate dalla loro forma tipica: una grossa casa padronale con davanti l’aia quadrangolare. Era all'interno della corte, ma soprattutto dei campi e della stalla vicina che si svolgeva la vita del contadino, con dei ritmi molto diversi da quelli che conosciamo oggi".Il duro lavoro, la perseveranza dei conta-dini, la percezione di una simbiosi con la natura che oggi abbiamo dimenticato non saranno inutili ammonimenti per la nostra disincantata vita qualche volta un po' trop-po "artificiale".

Editoriale

«CittàAperta»

EditoriEditrice La Clessidra / E.Lui Editore

Sede redazione: via XXV aprile 33,

42046 Reggiolo (RE) Tel. 0522 210183

[email protected]

Direttore responsabile: Davide Donadio

Grafica: Paola TorelliStampa: Tipografia E. Lui Reggiolo (RE)

Pubblicità: BMG Immagine, commerciale

Sig. Marco Barbieri tel. 328 0050604

[email protected] Morselli

tel 335 391555(per dettagli zone aree

di riferimento riquadro a pag. 3)

Registrazione 795/2012 rg v.g. n. 5/2012 del 2 maggio 2012

Redazione: Adriano Amati, Marco Barbieri,

Emanuela Bussolotti, Davide Donadio, Enrico Lui, Tommy

Manfredini, Paola Torelli

In questo numero hanno collaborato o dato la loro disponibilità:

Associazioni/Enti: Associazione L'Incontro, Salotto Magico, Il Fiori-no Edizioni, Circolo degli Artisti di

Modena.

Persone: Gian Carlo Barbieri, Marco Panini.

Dicembre '12 gennaio '13

AVVISO IMPORTANTE! Avvisiamo i nostri gentili clienti e i nostri lettori che la persona conosciuta con il nome di Garuti Giorgio è diffidato dall'agire a nome della BMG Imma-gine, una delle concessionarie pubblicitarie di questa testata. La persona, che falsamente si presenta come collaboratore della BMG, è già stata segnalata alle autorità per falsa dichia-razione e truffa nei confronti dell'agenzia. Se venite contattati da un nostro agente, prima di qualsiasi pagamento/anticipo, vi preghiamo di assicurarvi che sia effettivamente un nostro collaboratore, chiamandoci al n. 328 0050604.

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06 ♦ 25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013 CittàAperta

dal mondoTendenze

L'AUTOBUs sPIONEIntercettazioni delle conversazioni

sugli autobus in Usa per questioni di sicurezza?

A darne notizie è il “Daily”, poi rilanciata dal sito Wired.it. Alcune città americane hanno cominciato a installare sui mezzi del trasporto pubblico un sistema di sorveglianza che comprende microfoni, possibilmente collegati con i

sistemi video già largamente utilizzati.Così sarebbe possibile per le autorità ascoltare e regi-

strare conversazioni private dei passeggeri. Queste regi-strazioni potranno essere richieste e usate in qualunque momento da altri enti pubblici, anche con il parere con-trario dei cittadini. Il sistema, inoltre, sarà collegato alla rete Gsm che permetterà di conoscere gli spostamenti.

Tra le città che hanno già installato sistemi di questo tipo ci sono San Francisco in California, Eugene in Oregon, Traverse City in Michigan, Columbus in Ohio, Baltimora

in Maryland, Hartford in Connecticut e Athens in Georgia.

UsA

AsIA

E CURIOsITà2030: L'AsIA DOMINERà IL

L MONDO?L'Asia più potente dell'Eu-ropa, guerre per acqua e

cibo: queste le previsioni del National Intelligence Council

americano

Il National Intelligence Council è un organo di intelligence americano che si occupa di strategie a media e lunga

percorrenza. Nel report (Glo-bal Trends 2030: Alternative

Worlds, consultabile anche in rete) di recente pubblicazione

si ipotizza lo scenario mondiale per l'anno 2030.

In passato questo tipo di pre-visioni hanno commesso errori piuttosto rilevanti, ma vista la

situazione attuale qualche pre-visione potrebbe avverarsi.Il report prevede che in ven-ti anni l'Asia supererà, per

potenza economica e militare, l'Occidente, e che gli Stati Uniti

verranno considerati grande potenza ma al pari di alcuni

paesi asiatici. I cosiddetti paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), ovvero le massime eco-nomie emergenti, non saranno uniti da nessun genere di ideo-logia, ma si concentreranno sul proprio potere locale. Previsio-ne auspicabile: la povertà sarà ridotta e nascerà una middle-

class globale, il potere sarà dif-fuso, non ci sarà un'egemonia,

ma un mondo multipolare.

I PIù CERCATI sU GOOGLE NEL 2012Il terremoto e Lucio Dalla

Pare che sia un sentimento nega-tivo come la "paura" a dominare

le ricerche degli italiani nel 2012. Ai primi due posti nella classifica dei termini più cercati, spiccano

"Terremoto" e "INGV", segni dram-matici dei forti terremoti in Emilia

e nel Pollino. Ma non mancano le ricerche che hanno per oggetto "Costa Concordia" (al quinto

posto), altra sciagura che ha avuto grande risonanza mediatica. E poi ancora la parola "imu".

La persona più ricercata è stata Lucio Dalla (anche al terzo po-sto nella classifica delle ricerche), e - purtroppo - il gossip ha un

posto rilevante: domina Sara Tommasi, al secondo posto della classifica (e al settimo di quella delle ricerche), seguita dalla

solita Belén Rodriguez, poi Mario Balotelli (al settimo) e Raffael-la Fico (all’ottavo).

Le classifiche. Ricerche: Terremoto, INGV, Lucio Dalla, Zalan-do, Costa Concordia, Calcolo Imu, Sara Tommasi, Akinator,

Pulcino Pio, Italo. Persone: Lucio Dalla, Sara Tommasi, Whit-ney Houston, Piermario Morosini, Felix Baumgartner, Belén

Rodriguez e Stefano De Martino, Mario Balotelli, Raffaella Fico, Germano Mosconi, Francesco Schettino.

INTERNET

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L'AMMIRAGLIO NELsONsOFFRIVA

DI MAL DI MARELo svela una lettera presentata al

Maritime Museum

Uno dei più celebri ammiragli della storia, il vincitore di celebri bat-

taglie, piaga anche per il grande Napoleone, soffriva il mal di mare!

A svelarci questo segreto è pro-prio l'ammiraglio, di suo pugno,

attraverso una lettera presentata al National Maritime Museum di Greenwich a Londra e in mostra al Museo di Tunbridge Wells. La

lettera è datata ottobre del 1804 ed è stata trovata casualmente negli

archivi della famiglia Camden. Nel-la lettera Nelson spiegava al Conte

di Camden che anche lui soffriva abitualmente lo stesso problema: «Io sto male ogni volta che il ven-to soffia forte e continuo - spiega

l'ammiraglio - Solo il mio amore per questa professione mi tiene legato

ancora al mare».

ITALIA

CittàAperta globale/locale: notizie, persone, invenzioni, società

sNOWBOARD sPEZZATO IN DUE

La libertà di sciare o cavalca-re lo snowboard

Chi pratica snowboard conosce perfettamente la fatica di cari-

carsi la tavola in spalla e salire. Da oggi basta "segare in due" la tavola e farla diventare un paio di sci. Si tratta del "splitboarding", idea promossa da Xavier de Le Rue, campione e tre volte vinci-

tore del Freeride World Tour. Esistono in commercio tavole già divise, ma il campione consiglia di iniziare tagliandosi da soli una

vecchia tavola!

sTORIA

sPORT

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Eventi/Attività

CittàAperta

Proseguono nei mesi di gen-naio e marzo le iniziative de “I Mercoledì dell'Incon-tro” promosse dall'Associa-zione L'Incontro.

Primo appuntamento dell'anno nuovo il 16 gennaio con “La Cattedrale, la Torre civica, Piazza grande - Beni dell’umanità” a cura della Dott.ssa Francesca Piccinini. I tre incontri suc-cessivi dal tema “La libertà e la colpa” saranno, invece, riflessioni filosofiche e si svolgeranno il 23-30 gennaio e il 6 febbraio con l'intervento della Prof.ssa Lilliana Mejorin Contaldi.Il 13 febbraio si parlerà dei giornali di fabbrica con “Il lingotto e le pub-blicazioni di fabbrica a Modena negli anni ‘50” a cura della Dott.ssa Ivana Taverni. Il 20 febbraio “Cosmesi: bel-lezza o salute e bellezza” con la Prof.ssa Valentina Iannuccelli, mentre la settimana successiva, il 27 febbraio si parlerà de “La Sezione aurea” con la Prof.ssa Franca Cattelani.L'incontro del 6 marzo sarà, invece, improntato alla celebrazione del-la festa della donna con le “Figure femminili nell’opera lirica - Carmen, Desdemona, Tosca” a cura del Prof.

Claudio Rastelli.Gli ultimi appuntamenti saranno in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Modena e Reggio Emilia: il 13 Marzo “Il Pascoli che non si legge a scuola” a cura del Prof. Duccio Tongiorgi e il 20 Marzo “Storia della laicità” con il Prof. Alfonso Botti.Oltre alle iniziative del mercoledì pomeriggio, proseguono gli appunta-menti con “A proposito di libri”, gli appuntamenti in biblioteca con Fabiano Massimi per conoscere, leggere e confrontarsi. Gli incontri si svolgono i venerdì 25 gennaio, 22 febbraio e 22 marzo alle ore 15,30 presso la Biblioteca Crocetta (Via Canaletto 106, Modena). Ingresso libero.Per maggiori informazio-ni: Associazione L'Incon-tro, via Canaletto 100, Modena - tel. 059 315694 - e-mail: [email protected] - incontromo.altervista.org.

Associazione L'IncontroProssimi appuntamenti da gennaio a marzo

Il progetto intitolato “Il Cerchio della Vita: molte voci, una canzone”, giunto alla sua terza edizione, si

svolgerà nel 2013 a Modena, presso il Forum Guido Monzani (Via Aristotele 33), dal 22 al 24 marzo. Il “Cerchio della Vita” ha uno scopo preciso: mettere in connessione tra loro rappresentanti di antiche tradizioni e filosofie con relatori di fama mondiale che abbiano in comune l'intento di indagare ciò che ci unisce come umanità. Saranno presenti Lynne McTaggart, Howard Martin e Roger Nelson, responsabili dei tre progetti più importanti al mondo sullo studio dell'intenzione di massa e sull'effetto di quest'ultima sull'ambiente. Inoltre, ci saranno Ervin Laszlo, candidato due volte al Premio Nobel per la Pace, Masaru Emoto, scienziato famoso per il suo lavoro sulla memoria dell'acqua, Bob Randall, custode riconosciuto della tradizione aborigena, Maka'ala Yates, uno dei massimi esponenti della cultura hawaiana, Sobonfu Somè, una delle voci più importanti della spiritualità africana e Angaangaq, sciamano e uomo di medicina. Per iscrizioni e informazioni: www:circle-of-life.org - cell. 333 7240918 (Rudy) - 349 3604929 (Francesca)

Il Cerchio della VitaAppuntamento nel 2013 a Modena con il progetto che indaga il concetto di “umanità”

Prosegue con l'anno nuovo l'attività dell’Università per gli adulti “Salot-to magico: arte, scienza e fantasia”.

A gennaio si svolgeranno gli incontri gra-tuiti riguardanti i personaggi e i patrioti modenesi dell’800 a cura del Prof. Gian-carlo Montanari. Mercoledì 9 gennaio si parlerà del primo terzo del secolo XIX e dei personaggi modenesi notevoli (Ciro Menotti, Vincenzo Borelli, Enrico Misley). Il 16 gennaio si affronterà il periodo dopo la congiura estense fino al 1848: uomini (e donne, finalmente) per un’ idea di Italia (Nicola Fabrizi, Cavedoni Bartolomeo, Eleonora Reggianini, Teresa Bernardi Cas-siani). Ultimo incontro il 23 gennaio con Modena dal 1849 all’Unità di Italia e ultimi quarant’anni del secolo XIX (Valentina Tenca, Enrico Stufler e altri…). Gli incontri avranno inizio alle ore 17,00 presso la sala di via Oristano 64 a Modena. La partecipa-zione è gratuita.Inizia, invece, lunedì 7 gennaio alle ore

15,30 il corso di cucito (bimestrale) con Valentina Mazzamurro (sala di via Ori-stano 64, Modena). Il corso, aperto a tutti, affronta la cuciture a mano, l'introduzione alla modellistica e il come fare una gonna, un corpetto e un abito. Ripartono, inoltre, gli atelier di lettere miniate (bimestrale) il lunedì alle ore 17,00 presso la sala comunale di via del Car-mine n.15 a Modena; di restauro ligneo e ceramico (trimestrale) presso il laboratorio della Prof.ssa E. Gnoli in via Prampolini a Modena; di xilografia (trimestrale) a cura del Prof. G. Pisco dalle ore 16,00 alle 18,00 presso la sala comunale di via del Carmine n.15 a Modena.Per atelier e laboratori è richiesto un con-tributo spese e assicurazione.Per iscrizioni e informazioni: cell. 331 9069870 (dal lunedì al venerdì) - e-mail: [email protected] - www.salottoma-gico.net

Salotto magico: arte, scienza e fantasia

Iniziative di gennaio

08 ♦ 25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013

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CittàAperta

Agenda Modena/Altrove

Ha riscos-

so grande successo il progetto “Fratture. Storie dal sisma”, presentato a dicem-bre nell’ambito della rassegna di editoria modenese “Libria-modena”. L’iniziativa a scopo benefico intende mantenere viva l’attenzione su quanto accaduto in Emilia, anche a mesi di distanza dalle pri-me scosse di terremoto. Il progetto, ideato e realizzato dalle redazioni di Il Rasoio, Mumble: e FuoriTv, com-prende la realizzazione di un documentario, di una mostra fotografica e la pubblicazione di un volume di testimonian-ze dirette di chi ha vissuto il sisma edito da Elis Colom-bini. Il ricavato dell’acquisto del volume e delle fotografie sarà devoluto al Comune di Camposanto per la ricostru-zione delle scuole gravemen-te danneggiate dal sisma.Il grande interesse mostrato finora dai visitatori ha indot-to gli organizzatori a prolun-gare l’apertura della mostra, presso la Sala dell'Oratorio del Palazzo dei Musei, fino a metà gennaio. La mostra raccoglie gli scatti di cinque giovani fotografi del territo-rio modenese: Mirco Bianchi-ni, Sandra Calzolari, Davide Mantovani, Carlo Maria Morsiani e Claudio Santi.

25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013 ♦ 09

Un ricchissimo archivio formato da quasi 400 tra buste, cartelle e tubi portadisegni, donato dalla famiglia alla Biblioteca Poletti, documenta l'opera

dell'architetto Franca Stagi, scomparsa nel dicembre 2008. A quattro anni dalla morte, la biblioteca rende visibile al pubblico una prima selezione del materiale, che sarà esposto fino al 30 marzo con il titolo “Il progetto continuo: i restauri di Franca Stagi per Modena” nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 14,30 alle 19,00 e dal mar-tedì al sabato dalle 8,30 alle 13,00.L'esposizione, che si avvale del patroci-nio dell'Ordine degli architetti di Bologna, presenta otto progetti di restauro: il Colle-gio San Carlo, il Foro Boario, il Palazzo dei Musei, il Teatro Comunale, la Sinagoga, il comparto San Paolo, il comparto Sant'Eu-femia e l'Ospedale Sant’Agostino. “La vita professionale di Franca Stagi è profondamente connessa con la storia recente della nostra città, alla quale Stagi ha dato un contributo eccezionale, sia progettando il restauro di edifici storici, sia partecipando al dibattito culturale, con

posizioni anche estreme, ma sempre con passione e assoluta correttezza”, ha com-mentato Gabriele Giacobazzi, Assessore alla Programmazione, gestione del territo-rio e infrastrutture del Comune di Modena, durante l'inaugurazione della mostra. Il materiale disponibile nell'archivio di Fran-ca Stagi, donato dalla famiglia alla Bibliote-ca Poletti nel 2009, è composto complessi-vamente da 296 buste, 7 cartelle e 88 tubi portadisegni. La mostra è una selezione di disegni preparatori, elaborati tecnici di cantiere, modelli in legno e fotografie che testimoniano il percorso dell'architetto, un progetto continuo per il centro storico. L’obiettivo della rassegna è di chiarire come sia possibile agire sul patrimonio tu-telato, seguendo un metodo coerente di in-tervento. L'auspicio, che non vuole esaurire la conoscenza dell’opera architettonica di Franca Stagi, è di porsi come un'anteprima sull'archivio, per avviare lo studio di una figura significativa nell'ambito dell'architet-tura e della cultura modenese.

I progetti di Franca Stagi

in mostraIn mostra una selezione dei progetti dall'archivio

donato alla Biblioteca Poletti

Fratture. Storie dal

sismaProsegue fino

a metà gennaio l'iniziativa a

scopo benefico

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CittàAperta

Eventi/Attività

Il Teatro Comunale Luciano Pa-varotti ha messo in vendita per il periodo delle feste due pacchetti

di spettacoli ad un prezzo speciale. Il pacchetto comprende il musical “Grease” (a scelta tra martedì 22 o mercoledì 23 gennaio alle ore 20,00) e l'opera “Otello” (a scelta tra martedì 12 marzo alle ore 20,00 o venerdì 15 marzo alle ore 19,00). Il primo pac-chetto comprende per entrambi gli spettacoli un posto di platea e palco centrale di I e II fila posti davanti al costo di: dai 28 ai 64 anni, 88€

(anziché 110€) - oltre i 65 anni, 55€ (anziché 77€) - dai 19 ai 27 anni, 33€ (anziché 55€).Il secondo pacchetto, invece, com-prende per “Grease” un posto di pla-tea e palco centrale di I e II fila posti davanti e per “Otello” palco centrale di III e IV fila davanti e palchi laterali di I e II fila davanti, al prezzo di: dai 28 ai 64 anni, 79,50€ (anziché 99,50) - oltre i 65 anni, 50€ (anziché 69,50€) - dai 19 ai 27, 30€ (anziché 50€).Inoltre, è possibile regalare l'adesione alla Fondazione Teatro Comunale di

Modena con un contributo a partire da 150€ annuali, che dà diritto alla visibi-lità su tutti i materiali editi dal Teatro, all'invito alla serata di presentazione della prossima stagione, alla priorità sull'acquisto di alcuni spettacoli della prossima stagione e alla visita guidata per scoprire il teatro dietro le quinte.Per maggiori informazioni: Bigliet-teria del Teatro Comunale Luciano Pavarotti, corso Canalgrande 85, tel. 059 2033010 - [email protected] - www.teatrocomu-nalemodena.it

Per le feste regala il teatroUn pacchetto di spettacoli

del Teatro Comunale Luciano Pavarotti in vendita a un prezzo speciale

Concerto per un nuovo annoIl 6 gennaio concerto del Coro Polifonico “La Corbella”

Nelle terre di buio e di luceMostra delle opere di Gino Covili dedicate

al romanzo “Zebio Còtal” di Guido Cavani

Il Circolo degli Artisti, l’Accademia “Lo Scolten-na” e CoviliArte, presentano la mostra “Nelle

terre di buio e di luce” che espone le 32 opere che Gino Covili ha dedicato nel 1973 al romanzo “Zebio Còtal” di Guido Cavani: una testimonianza della vivacità di un territorio, volta a sottolineare le caratteristiche distintive e le sensibilità culturali dell’Appennino modenese.La mostra delle opere di Covili e la rievocazione del percorso letterario di Cavani vogliono rende-re omaggio a due voci importanti che, con il loro linguaggio, hanno saputo immaginare in modo originale la vita di una gente e di un territorio.L'esposizione sarà inaugurata il 12 gennaio alle ore 17,30 con l'introduzione di Fabio Marri. Du-rante il periodo della mostra sono previsti incontri, dibattiti e laboratori tematici. Per il calendario com-pleto degli eventi si rimanda al sito www.circolode-gliartistimodena.it.La mostra, che si svolge presso il Centro Studi L.A. Muratori (via Castel Maraldo 19c, Modena) è aperta nei seguenti orari: dal mercoledì alla domenica 16,30-19,30 e nei giorni di mercoledì e venerdì anche 9,00-12,30.Per informazioni: Circolo degli Artisti, tel. 059.214161 - 335.5337176, www.circolodegliar-tistimodena.it - Accademia “Lo Scoltenna”, tel. 340.7108269, www.scoltenna.org - Open CoviliAr-te: tel. 338.9250232 - www.coviliarte.com - www.ginocovili.com

Il Circolo degli Artisti di Modena presenta domenica 6 gennaio alle ore 15,00 presso

la Chiesa di Sant'Agnese in Piaz-zale Riccò a Modena il “Concer-to per un nuovo anno” del Coro Polifonico “La Corbella”. Il Coro Polifonico “La Corbel-la” di Campagnola Emilia (RE) nasce nel 1995 fondato e diretto dal maestro Paola Tognetti che lo ha portato ben presto al debutto, forte di un repertorio che spazia dal Cinquecento ai giorni nostri, dalla musica profana a quella sacra. Il Coro ha avuto modo di esibirsi in numerose occasioni, uscendo spesso dai suoi confini comunali, giungendo fino ad

esibirsi in Germania in occasione di scambi culturali ed ottenendo clamorosi successi. Dall’anno 2000 è stato chiamato a far parte del Coro Jubileum diretto dal maestro Stefano Giaroli.Il concerto vedrà l'esecuzione di brani di J. S. Bach, J. Arcadel, A. Vivaldi, L. Vierne, G. F. Haendel, W. A. Mozart, C. A. Franck, E. Gigout, G. Verdi e M. Frisina. Direttore il maestro Paola To-gnetti, all'organo il maestro Ste-fano Pellini e all'arpa il maestro Davide Burani. Il concerto è organizzato a soste-gno della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori).

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Note. Si tratta di una bella copia di una pala del pittore seicentesco Guercino.

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Certificato di autenticità

Daniele Manfredini

NewCity ArtGallery è un progetto, un “metodo” per mettere in contatto appassionati d’arte, una galleria virtuale (senza luogo, ovvero in molti luoghi) fatta di artisti che vogliono proporre sul mercato le proprie opere e amanti dell’arte che vogliono conoscere autori emergenti. Il progetto, promosso da La Clessidra Editrice, si realizza attraverso la pubblicazione delle opere sulle testate dell’editore - che fa anche da mediatore per la vendita delle stesse e la divulgazione attraverso gli eventi culturali e le mostre promosse. Per info contattare la redazione 0522 210183

Giusi Vella

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10 ♦ 25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013

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Madonna con bambino, San Brunone e Santi in estasiCollezione privata (venduto)Olio su tavola130 x 95Prezzo1800,00 €

Note. Si tratta di una bella copia di una pala del pittore seicentesco Guercino.

Ritratto di TolstojCollezione privata Olio su tela50 x 60Prezzo700,00 €

Note. Copia ben riuscita di un famoso ritratto di Tolstoj, di Nikolai Ge:Tolstoj al suo banco.Attualmente il dipinto è privo di cornice.

Grandfather’s song Collezione privata

Fotografia/Arte digitale90 x 60

Anno2009

Prezzo690,00 €

Note. Supporto in cornice pregiata in legno più vetro.

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12 ♦ 25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013 CittàAperta►

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CittàAperta

Storia e tradizioni

La vita delle famiglie contadine nella prima

metà del‘900: lavoro, usi, abitudini e società…

VIAGGIO NELLA CIVILTà

CONTADINA

Vita nei campi. Ancora oggi in campagna è possibile vedere le corti, le tipiche case dei contadini della Bassa padana, caratterizzate dalla loro forma

tipica: una grossa casa padronale con davanti l’aia quadrangolare. Era all'inter-no della corte, ma soprattutto dei campi e della stalla vicina che si svolgeva la vita del contadino, con dei ritmi molto diversi da quelli che conosciamo oggi. Basta pensare che era già verso le cin-que della mattina che la casa iniziava ad animarsi, quando il contadino si svegliava per compiere le prime incombenze della giornata. È all’alba che si alza il protagoni-sta di quello che sembra essere ormai un mondo lontano, una realtà che rimanda a un mondo che non tutti oggi ricordano o conoscono: quello dei contadini. Non dei contadini per così dire moderni, degli ul-timi anni, che per fortuna possono contare sulla tecnologia per rendere meno fatico-so il loro lavoro, ma quello dei contadini da inizio Novecento fino agli anni ‘50. Di quella che si potrebbe definire civiltà contadina e che a volte, soprattutto nella mente dei più giovani, sembra essere una realtà lontana lontana, conosciuta solo attraverso i ricordi dei nonni. Ricordare come si viveva una volta, come si lavorava, le problematiche della gestione della casa e le usanze non è solo un modo per fare un tuffo nel passato, è anche un modo per conoscere meglio una terra, come la nostra Pianura Padana, che su questo tipo di vita e di civiltà ha costruito la propria storia e

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CittàAperta

le proprie radici.

Una mattina tipo. La giornata del contadino iniziava all’alba, senza di-stinzioni di stagioni o di giorni festivi. La prima incombenza era recarsi nella stalla, dove lo aspettavano le mucche da mungere. Ma non sempre il risve-glio era piacevole. D’inverno, infatti, la camera da letto era invasa dal freddo, visto che mancava il riscalda-mento. A volte era perfino visibile sui muri la brina proveniente dall’ester-no. Anche il bagno non era come lo conosciamo oggi. Per lavarsi la faccia, in camera era presente un catino con-tenente l’acqua, ormai fredda, presa la sera prima appositamente per questo scopo. Il gabinetto vero e proprio era all’esterno della casa, in caso di biso-gno durante la notte si usava il vaso da notte da svuotare poi nel gabinetto esterno la mattina seguente. Il bagno, invece, lo si faceva in un mastello nel-la stalla: sicuramente non c'era molta privacy, ma era uno dei luoghi più caldi della casa. Al mattino prima di colazione e al pomeriggio prima di cena, il contadi-no era impegnato in stalla e a dare da mangiare ai maiali e agli animali da cortile, come le galline, i polli, i tac-chini e il fedele cane da guardia. La stalla di un podere di medie dimen-sioni (dai dieci ai diciassette ettari) ospitava circa venti mucche da latte, più alcuni vitelli e tori per la riprodu-zione. Nel periodo di maggiore pro-duzione (aprile - agosto) si otteneva-no tra i sette e gli otto litri di latte per ogni mungitura. Ogni mucca veniva munta per una decina di minuti e l’in-tera operazione durava circa due ore e mezza. Inoltre, il lavoro nella stalla non consisteva solo nella mungitura delle mucche, ma anche nel rigoverno

e nella pulizia della stalla stessa. Dopo la mungitura, il latte veniva portato al caseificio più vicino. Per prima cosa i bidoni venivano pesati, dopodiché il latte veniva deposita-to per qualche ora nelle vasche di raccolta e, infine, versato nella calda-ie per la lavorazione. Ritornato dal caseificio, verso le 8, per il contadino era il momento della colazione, che doveva essere abbastanza nutriente da mettergli di affrontare il lavoro in campagna fino all’ora di pranzo. La colazione tipica era una scodella di caffelatte con il pane del giorno prima accompagnata qualche volta dalla polenta o da qualche fetta di salame casalingo.

Il lavoro in base alle stagioni. Il lavoro in campagna era strettamente legato al variare delle stagioni: ogni mese c’era un’attività diversa da fare. Le attività più impegnative erano la semina primaverile, la mietitura e la trebbiatura estive, la vendemmia e l’aratura autunnale. A gennaio e feb-braio era il momento di fare l’erba nei campi di frumento. A marzo, giugno e luglio si dava l’acqua alla vite per proteggerla dalle malattie. Giugno e luglio erano anche dedicati alla mietitura e alla trebbiatura del grano. Settembre era, invece, il mese in cui il contadino poteva finalmente allentare il lavoro e riposarsi un po’. La ven-demmia, infatti, iniziava ad ottobre, più tardi rispetto ad oggi. La si poteva considerare l’ultima fatica dell'anno, sia perché era l’ultima grande attività agricola prima dell'inizio dell'anno nuovi, sia perché le attività necessa-rie al suo buon svolgimento erano iniziate molto tempo prima: in pri-mavera, quando si erano innalzati i tralci della vite, per agganciarli ai fili

di ferro stesi lungo tutto il vitigno e quando alle foglie e ai tralci era stato dato il verderame, la mistura liquida verdognola, che doveva impedire il formarsi di malattie della pianta. A novembre e dicembre rimaneva poco da fare nei campi, allora il contadino si dedicava ad altre attività come rifi-lare e pareggiare le carreggiate delle stradine che portavano verso casa.

Pomeriggio e sera. A pranzo solita-mente si mangiava la pasta, rigorosa-mente fatta in casa, dal momento che quasi tutti i giorni le massaie faceva-

Ricordare come si viveva una volta, come si lavorava, le problematiche della gestione della casa e le usanze non è solo un modo per fare un tuffo nel passato, è anche un modo per conoscere meglio una terra, come la nostra Pianura Padana, che su questo tipo di vita e di civiltà ha costruito la propria storia e le proprie radici.

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CittàAperta

no la sfoglia. A volte si mangiavano i quadrettini in brodo, altre i maltaglia-ti. Cappelletti e tortelli erano, invece, un lusso concesso solo la domenica o per le feste. Era proprio in cucina che si svolgevano le principali attività del-la famiglia contadina. I pochi rifiuti e scarti di cibo che uscivano venivano portati agli animali del pollaio (galli-ne, tacchini, oche…) o destinati ai ma-iali dopo averli mischiati con acqua e mangime. Oltre ad essere l’ambiente di ritrovo per i pasti della giornata, la cucina era anche la sede delle riunioni dei membri più autorevoli della fami-glia. In cucina si restava anche la sera dopo cena in inverno, visto che era la stanza più calda della casa grazie sia al caldo che rimaneva dopo la cottura dei cibi sia alla presenza della stufa a legno e del camino.Il pomeriggio lo si passava di nuovo in campagna, ma si veniva a casa prima di sera per andare a mungere le mucche e per portare nuovamente il latte al caseificio. La cena solitamen-te era a base di baccalà fritto, polenta, frittelle fritte e patate. Si andava a letto non troppo tardi, verso le 23, stanchi per la giornata trascorsa a lavorare. A volte gli uomini dopo cena andavano al bar ad incontrare gli amici o a giocare a carte, mentre le donne trascorrevano la serata a casa impegnate in faccende dome-stiche. D’inverno, invece di uscire al freddo, si preferiva trascorrere le serate al caldo nella stalla. Dopo cena ciascuno, portandosi dietro la propria sedia, si recava nella stalla, una metà

della quale restava illuminata dalla luce fioca delle lanterne accese per l’occasione, mentre l’altra metà resta-va nell’oscurità. In queste riunioni, alla presenza di familiari e amici, si discuteva di tutto, si raccontavano le fiabe ai bambini e ci si intratteneva con storielle divertenti. A volte nella penombra, accanto alle ragazze, si sedevano i fidanzati ufficiali che po-tevano così trascorrere qualche ora di intimità insieme.

I braccianti. Difficilmente la fami-glia contadina possedeva la terra che lavorava. Una figura diversa da quella del contadino era quella del bracciante agricolo. I braccianti erano dei collaboratori che venivano ingaggiati solamente nei momenti di bisogno, cioè per quelle lavorazioni stagionali che richiedevano un mag-gior numero di lavoratori solo per un breve periodo di tempo. La figura del bracciante ha avuto un ruolo molto importante non solo in quanto aiutante della famiglia contadina, ma anche in quanto al centro di una serie di lotte e di rivendicazioni, che hanno influenzato la scena politico e sociale di quegli anni. Chi erano i braccianti? Con il termine bracciante si intende una categoria di lavoratori dipendenti che può essere divisa in due gruppi a seconda della loro collocazione geografica: in operai agricoli, presenti nel nord padano, e in contadini senza terra, caratteristici del Mezzogiorno. I braccianti padani potevano essere a

loro volta divisi in due categorie: i fis-si (o obbligati) appartenenti alla gran-de azienda capitalistica della pianura lombarda, e gli avventizi, gravitanti nelle aree della bonifica dell’Emilia centrorientale e della bassa veneta, ol-tre che nelle propaggini delle risaie di Novara, Vercelli e dell’Oltrepò pave-se. Gli avventizi sono stati i braccianti tipici, caratterizzati da impiego precario, saltuario nel tempo, dallo

Il ruolo della donna nella famiglia

contadina

Un ruolo particolare all’interno della famiglia contadina era

riservato alle donne. La donna era essenzialmente considerata in rela-zione al suo rapporto con l’uomo di casa: di volta in volta poteva esse-re figlia, sorella, fidanzata, moglie, madre, vedova, nonna… La moglie del capofamiglia era, tuttavia, la vera padrona della casa e dalla cucina dirigeva tutte le operazioni necessarie al buon andamento della famiglia. I suoi orari erano fissi come quelli del marito: sveglia al mattino alle 5 per preparare il mangime per i vitellini, preparare la colazione e vestire i figli da man-dare a scuola. Prima di accompa-gnare il marito in campagna, aveva anche le incombenze di pulire la cucina e riordinare le camere da letto. Un’altra occupazione che competeva alla massaia era quella del bucato settimanale. Dentro a un grosso pentolone pieno d’acqua e posto sopra un fuoco, veniva immersa, avvolta dentro un telo, la biancheria. Quando l’acqua bolliva si gettava la cenere, che fungeva da detersivo. Successivamente si strofinava energicamente la bian-cheria con una spazzola di setole dure, la si strizzava e, infine, la si sbatteva su un asse per ripulirla ulteriormente dallo sporco. I vestiti scuri, invece, si lavavano nell’ac-qua che era rimasta dal lavaggio della biancheria.

Storia e tradizioni

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CittàAperta

Non erano molte le entrate su cui la famiglia contadi-na poteva fare affidamen-

to per il proprio sostentamento. Il latte, insieme all’uva raccolta durante la vendemmia, rappre-sentavano le maggiori entrate del magro bilancio della famiglia contadina. Con i soldi ricavati dalla vendita del latte la famiglia poteva definire le spese per l’an-no a venire. Si poteva decidere di mettere i soldi da parte o di spenderne una parte per esigen-ze inderogabili. Di solito le spese maggiori derivavano dalla neces-

sità di incrementare il patrimonio della stalla con l’acquisto di nuo-vi bovini e del fieno necessario per la loro alimentazione. Inoltre, era sempre necessario soppe-sare anche le spese necessarie al fabbisogno della famiglia, come comprare i vestiti per i bambini, mettere da parte la dote per le figlie o comprare nuova biancheria per la casa. Le altre entrate derivavano dalla vendita del grano, delle barbabietole e dei bovini ceduti. Senza contare che difficilmente la terra che i contadini lavoravano era di loro

proprietà. I contratti più diffusi erano la mezzadria e l’affitto. Nel primo caso metà delle entrate, ma anche delle spese per il man-tenimento della terra toccavano al padrone. Nel secondo il con-tadino pagava un affitto, un tanto alla biolca (circa 3.000 m2, ma l’unità di misura varia a secon-da delle province dell’area della pianura padana) al proprietario, ma poi tutte le entrate e le uscite erano a carico del contadino.

Economia domestica

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CittàAperta

spostamento da un’azienda all’altra e da una retribuzio-ne fissata a tempo oppure a

cottimo.

I braccianti nella scena politico-sociale. Con il passare del tempo e vista anche la precarietà del loro lavoro, i braccianti iniziarono a intraprendere una serie di lotte allo scopo di rivendicare i loro diritti. La loro strategia si andò a delineare nel novembre del 1901 con la fon-dazione della Federterra (Federa-zione nazionale dei lavoratori della terra) ad opera dei delegati delle le-ghe contadine di prevalenza pada-na. Vi parteciparono sia le leghe so-cialiste che le fratellanze coloniche repubblicane, i cui dirigenti però si ritirarono, allorché la maggioranza approvò un emendamento che pro-clamava come finalità ultima della Federazione “la collettivizzazione della terra come uno dei principali mezzi di produzione”. L’attribuire un orientamento eco-nomico socialista a un’organiz-zazione sindacale fu definito già allora come un grave errore anche da Filippo Turati, uno dei fondatori del PSI, principale esponente della corrente riformista. Inoltre, questa “collettivizzazione della terra”, che corrispondeva alla mentalità radi-cale e classista della componente maggioritaria della Federazione, cioè dei braccianti, non poteva non allarmare i ceti intermedi rurali, mezzadri, affittuari e piccoli pro-prietari aspiranti alla piena pro-prietà.

Rivendicazioni. Le rivendicazioni dei braccianti si scontrarono con gli agrari, di cui si mettevano in di-scussione le prerogative imprendi-toriali. Gli scontri si svolsero quasi sempre in ambito locale, senza il coordinamento di un partito centra-

le. Si puntava a un obiettivo, vale a dire al radicamento dei braccianti (circa un milione nella Valle padana del primo Novecento) alla terra, assolutamente irrealistico, ma decli-nato come un mito di mobilitazione politica di massa.Inoltre, l’organizzazione braccian-tile si proponeva di arrivare a un controllo politico del mercato del lavoro attraverso due fasi. La prima tramite il monopolio unilaterale del collocamento del lavoro gestito dagli uffici della Federterra, che avrebbe assegnato i lavoratori alle aziende con un sistema di turni rigorosi ed egualitari, per cercare di distribuire a tutti i braccianti di-soccupati della zona il poco lavoro disponibile. La seconda, invece, attraverso il potere di definire uni-lateralmente il fabbisogno di lavoro delle imprese con l’assegnazione d’autorità del carico di lavoro. Que-sti punti programmatici chiave co-stituivano la base di un’alternativa politico-sindacale all’emigrazione, che era, invece, negli stessi anni il meccanismo di sfogo dell’ecceden-za demografica del Mezzogiorno d’Italia.Negli anni del fascismo si assistette, invece, alla cosiddetta politica della sbracciantizzazione, in particolare per opera della bonifica integrale (fine anni '20 - anni '30), che cercò di accompagnare un processo di massa di acquisto della terra da parte dei contadini. Tuttavia, tale politica non poteva risolvere un problema così grave come quello rappresentato dalla presenza di centinaia di migliaia di braccianti disoccupati nel territorio padano, come non poterono risolverlo i pri-mi tentativi di riforma agraria intra-presi nel secondo dopoguerra. Fu l’industrializzazione degli anni ’50 e ’60 a trovare la soluzione all’im-mane questione bracciantile. ■

Storia e tradizioni

Un momento di festa

Vero evento di festa nella vita della famiglia contadina era il momento dell’uccisione

del maiale. Quasi tutte le famiglie ne allevavano almeno uno, de-dicandogli molta cura sia nell'ali-mentazione che nell'accudirlo. E prima delle feste natalizie si proce-deva alla sua uccisione. Anche se può sembrare una pratica barbara, bisogna pensare che il maiale, in

un periodo di povertà e miseria, permetteva al contadino e alla sua famiglia di avere da mangiare per un anno. Il capofamiglia, perciò, iniziava dalla metà di novembre a scrutare quasi giornalmente il maiale per capire quand'era pronto. E, quando secondo lui, era il momento giusto si metteva d’accordo con i norcini. In genere i norcini lavoravano in un gruppo composto da due adulti e da un ragazzo di 10 - 15 anni, che aveva così modo di imparare il mestiere.

L’uccisione del maiale rappresen-tava un giorno di festa per due motivi. Il primo è perché arrivava-no i vicini di casa, essendo ormai il lavoro dei campi terminato, e ci si poteva distrarre raccontandosi le novità del paese o parlando di affari. Il secondo è che la famiglia contadina sapeva così che per un altro anno avrebbe avuto di sicuro qualcosa da mangiare: la minestra di lardo tutti i giorni, qualche fetta di salame, di coppa o di prosciutto per cena e lo strutto per friggere.

D’inverno, invece di uscire al freddo, si preferiva trascorrere le serate al caldo nella stalla. Dopo cena ciascuno, portandosi dietro la propria sedia, si recava nella stalla, una metà della quale restava illuminata dalla luce fioca delle lanterne accese per l’occasione, mentre l’altra metà restava nell’oscurità. In queste riunioni, alla presenza di familiari e amici, si discuteva di tutto, si raccontavano le fiabe ai bambini e ci si intratteneva con storielle divertenti.

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Storia e tradizioni

Anche se il numero di «CittàAperta» coprirà il periodo a cavallo tra dicembre e gennaio, non sarà meno interessante

scoprire la vera storia di questo bonario personaggio. Storia di un mito da San Nicola a Babbo Natale

San Nicola. Come molti sanno, il personaggio di Babbo Natale deriva da una figura storica: San Nicola di Mira, un vescovo

cristiano del IV secolo. Dopo aver perso prematuramente i genitori, San Nicola diventò erede del ricco patrimonio di famiglia e usò questi soldi per aiutare i bisognosi, come racconta la sua leggenda più famo-

sa: quella delle tre fanciul-le. L’episodio rac-

conta come San Nicola abbia

fornito alle tre figlie

di un uomo pove-ro, ma

molto devoto, la

dote ne-cessaria per

sposarsi, così da evitare che

fossero costrette alla prostituzione

per fronteggiare le difficoltà eco-

nomiche della famiglia. Ni-

cola, venuto a cono-

scenza della

si-

tuazione delle tre sorelle, decise di intervenire: si recò di notte a casa dell’uomo e vi gettò dalla fine-stra un sacchetto pieno di monete d’oro. Il mattino seguente l'uomo, felice per questa inaspettata sor-presa, diede le monete alla figlia maggiore così che questa potesse sposarsi. Qualche tempo dopo a Nicola giunse la notizia che l’uomo era sul punto di fare prostituire la seconda figlia. Così sempre nasco-sto dal buio della notte, decise di fargli dono di un altro sacchetto di monete. Questa volta, per paura che l’uomo potesse attenderlo davanti alla finestra, Nicola lanciò le mo-nete dall’imboccatura del camino. Tuttavia, quando la stessa cosa si ripeté per la terza figlia, il padre, colmo di gioia, passò molte notti di veglia e riuscì finalmente a vedere in faccia il suo benefattore che stava per depositargli un altro sacchetto di monete: vistosi scoperto Nicola gli fece promettere che non avrebbe mai raccontato a nessuno quello che era successo.

Babbo Natale moderno. Nonostante le molte similitudini la forma attuale della figura di Babbo Natale è una creazione moderna. Ancora più moderna è la creden-za che Babbo Natale viva in Gro-enlandia e che si muova usando una slitta trainata da renne. Molto probabilmente questa credenza si è

sviluppata durante la Secon-

da Guerra Mondiale, a causa della permanenza delle truppe americane in Islanda e Groenlandia. Anche il riferimento alle renne non è casua-le: documenti inglesi del Rinasci-mento parlano di trofei di renne esibiti durante le danze natalizie e, quindi, prima ancora della nascita del personaggio di Babbo Natale.Estromesso insieme ad altri santi dal calendario liturgico ai tempi della Riforma, San Nicola venne esportato in America nel corso delle ondate migratorie a partire dal secolo XVII e lì americanizzato, dando vita all'alter ego di Santa Claus. Il passato di Babbo Natale è tuttora misterioso e furono in molti nel corso degli anni a contribui-re alla creazione della sua figura attuale. L'iconografia odierna di Babbo Natale si deve all'illustratore statunitense Thomas Nast che, per la prima volta, nel 1863 lo disegnò come un uomo anziano, paffuto e con la barba. L'immagine creata da Nast non fu casuale. Basti pensare a come l'immagine del vecchio si ricolleghi all'iconografia classica del vescovo Nicola, arricchendola, tut-tavia, con l'aggiunta di attributi che ne esaltano le qualità rassicuranti, come la figura paffuta che simbo-licamente testimonia anche l'ab-bondanza e il benessere: l'attributo ideale di chi dispensa doni. Studiata è anche la scelta del vestito rosso, simbolo di vita, ma anche colore ideale per valorizzare il potenziale teatrale della comunicazione.

LA VERA STORIADI BABBO

NATALE

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CittàAperta

Feste pagane. Secondo alcuni stu-diosi è, invece, possibile ricondurre in parte la figura di Babbo Natale ai Saturnali, la festa pagana romana dedicata a Saturno. Durante l’in-verno gli antichi, spaventati dalla morte della vegetazione, cercavano di ingraziarsi quelle divinità che credevano avere potere sul mondo agricolo, così che in primavera la natura potesse rinascere rigogliosa. Particolare importanza aveva il culto del sole, le cui celebrazioni si con-centravano proprio in quei periodi dell’anno in cui era più evidente la variazione della durata della luce del giorno. Questi fenomeni colpiva-no molto la fantasia popolare degli antichi, che vedevano rappresentati nei solstizi la metafora della vita e il mito dell’eterno ritorno. Fenomeni come il solstizio d’inverno (21 dicem-bre) colpivano in modo particolare la fantasia degli antichi. Dal momento che nelle regioni mediterranee un au-mento apprezzabile della durata del-la luce diurna poteva essere notato solo qualche giorno dopo il solstizio reale, i romani collocarono il solstizio d’inverno il 25 dicembre. In questo giorno nel 274 d.C. Aureliano istituì

I Saturnali erano un’antica fe-stività della religione romana in onore del dio Saturno, di-

vinità della semina. Si celebravano ogni anno: in origine per un solo giorno poi, in età imperiale per vo-lere di Domiziano, la durata della festa fu aumentata coprendo così l’arco di tempo dal 17 al 24 dicem-bre. Si festeggiavano durante il periodo di riposo dai lavori agricoli e rappresentavano una tempora-nea liberazione dalle fatiche del lavoro, dalle costrizioni sociali e dalle convenzioni morali. Caratteri-stica principale di questi festeggia-

menti era il sovvertimento dell'or-dine sociale: gli schiavi potevano considerarsi temporaneamente degli uomini liberi e comportarsi come tali. Non solo, si eleggeva, tramite un’estrazione a sorte, un princeps (una specie di caricatura della classe nobile) a cui veni-va assegnato ogni potere e che rappresentava Saturno o Plutone, divinità preposte alla custodia delle anime dei defunti, ma anche alla protezione delle campagne e

dei raccolti. Tramite queste feste si cercava, infatti, di ingraziarsi le forze ultraterrene attraverso l’offerta di doni così da favorire il buon esito dei raccolti e con esso la sopravvivenza dell’intera comu-nità. Tra gli aspetti maggiormente significativi dei Saturnali: la libertà concessa agli schiavi di trattare i loro padroni da pari, la presenza di grandi banchetti a cui tutti poteva-no partecipare, le danze, le feste, gli spettacoli, il gioco d’azzardo, una minore morigeratezza dei costumi e lo scambio di doni.

I sATURNALI

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CittàAperta

Storia e tradizioni

la ricorrenza del Dies Naturalis Solis Invicti. Il 25 dicembre divenne, quin-di, il giorno in cui si celebrava con feste e riti religiosi la nascita del sole. Qualche giorno dopo avevano inizio, invece, le feste in onore di Giano e della dea Strenia, durante le quali si sviluppò la consuetudine di scam-biarsi dei regali, chiamati strenae, in onore della Dea. Questa tradizione si fissò così tanto presso i Latini che è arrivata fino a noi, visto che ancora oggi chiamiamo strenne i regali che vengono scambiati a Natale. La diffu-sione del Cristianesimo non ha can-cellato queste usanze, seppure appar-tenenti al mondo pagano. Piuttosto ne ha trasformato il significato e tutte le consuetudini legate a queste feste furono adattate alle nuove concezioni religiose. Fu così che il 25 dicembre si trasformò da giorno natale del sole a giorno natale di Gesù, il nuovo sole della nuova era.

E oggi? Oggi Babbo Natale è pre-sente e conosciuto in quasi tutte le nazioni, seppur con diverse varian-ti create in modo da rispondere ai bisogni contestuali della popolazione

di riferimento. Ad ognuna di esse, tuttavia, soggiacciono le stesse valen-ze globali di Babbo Natale. Ed è forse proprio per questo che nonostante la critiche mosse spesso da ambienti religiosi per il carattere “commercia-le”, improntato al consumismo, la sua figura può essere considerata presso-chè immortale.L’amplificazione attuale del rito della distribuzione di doni e, dunque, del suo aspetto materialistico ha finito col relegare in ombra le sue radici cri-stiane e religiose. Babbo Natale non è che l’alter ego del Vescovo Nicola e ancora in molti paesi dell’Europa settentrionale, anche nell’iconogra-fia, è evidente questa discendenza. Un filo di continuità che attraversa i diversi popoli e che non sembra de-stinato dissolversi e che anzi, in tempi

di interconnessioni planetarie, lascia immaginare piuttosto che una dismis-sione del culto di San Nicola/Babbo Natale una sua possibile ulteriore diffusione. ■ (p.t.)

Consigli di letturaD’Apremont Arnaud, La vera storia di Babbo Natale, Edizioni L’Età dell’Acquario, 2005Lagioia Nicola, Babbo Natale: dove si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immagi-nario, Fazi Editore, 2005Lévi-Strauss Claude, Babbo Natale giustiziato, Sellerio, 1995Sacchettoni Carlo, La storia di Babbo Natale, Edizioni Mediterranee, 1996Tiberini Elvira Stefania, Treat or trick? San Nicola, Santa Claus, Halloween, CISU, 2008

Ancora più moderna è la credenza che

Babbo Natale viva in Groenlandia e che si

muova usando una slitta trainata da renne.

Molto probabilmente questa credenza si è

sviluppata durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa

della permanenza delle truppe americane in

Islanda e Groenlandia.

A fianco un dipinto raffigurante S. Nicola, precursore di Babbo Natale

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Page 22: Modena "CittàAperta"

CittàAperta

Virgil Oldman (il premio Oscar Geoffrey Rush) è un genio ec-

centrico, esperto d'arte, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo. La sua vita scorre al riparo dai sentimenti, fin quando una donna misteriosa (Sylvia Hoeks) lo invita nella sua villa per effettuare una valutazio-ne. Sarà l'inizio di un rapporto che sconvolgerà per sempre la sua vita.

Il nuovo film di Giuseppe Tornatore - girato tra Trieste, Vienna, Bolzano, Parma, Praga, Roma e Milano - ha un cast di stelle, tra cui Donald Suther-land, nei panni del migliore amico di Virgil, e Jim Sturgess, che interpreta un giovane abilissimo nel riparare oggetti e congegni antichi.

Tutti al cinema!Film meno "estetici" è più impegnati nel periodo

che segue le festività natalizie. Dalla fantascienza, alla rievocazione storica.

I più attesi

Il film racconta una storia in cui le azioni e le conseguenze delle nostre vite hanno

impatto le une sulle altre attraverso pas-sato, presente e futuro, come se una sola anima trasformasse un assassino in un salvatore e un unico atto di gentilezza si espandesse attraverso i secoli per ispirare una rivoluzione.

Quello che so sull'amoreCommedia, DrammaticoIn uscita 10/01/2013 Regia di Gabriele Muccino. Con Gerard Butler, Jessica Biel, Uma Thurman, Ca-therine Zeta-Jones, Dennis Quaid, Sean O'Bryan, Ritchie Montgomery, Nicky Buggs, James Tupper, Judy Greer

Un ex calciatore scozzese, che ha giocato in grandi

squadre europee, ha avuto successo, fama, denaro, don-ne, ma la sua carriera è stata breve ed è finito in una mo-desta squadra della provincia americana. Poi ha sprecato la sua vita, ha divorziato dalla moglie, ha lasciato il figlio e per cercare di recuperarlo ritorna nella cittadina.

►►►

La migliore offertaDrammaticoIn uscita 01/01/2013 Regia di Giuseppe Tornatore. Con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Donald Su-therland, Sylvia Hoeks, Philip Jackson, Dermot Crowley, Liya Kebede

CLOUD ATLAs

Drammatico, Fantascienza, MysteryIn uscita 10/01/2013Regia di Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski. Con

Tom Hanks, Hugo Weaving, Ben Whi-shaw, Halle Berry, Jim Sturgess, Susan Sa-randon, Hugh Grant, Jim Broadbent, Kei-th David, James D'Arcy, Zhu Zhu, Götz Otto, Xun Zhou, Doona Bae, Alistair Petrie

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CittàAperta

Cinema - In sala

Il film drammatico analizza gli ultimi tumultuosi mesi in carica del sedice-

simo presidente degli Stati Uniti. In una nazione divisa dalla guerra e spazzata dai venti del cambiamento, Lincoln osserva una linea di condotta che mira a porre fine alla guerra, unire il paese e

abolire la schiavitù. Avendo il coraggio morale ed essendo fieramente determina-to ad avere successo, le scelte che compi-rà in questo momento critico cambieran-no il destino delle generazioni future.

Freddie Quell è un soldato uscito dalla Seconda Guerra

Mondiale con il siste-ma nervoso a pezzi. A poco servono le cure che l'esercito gli offre, se non a rendere esplicita un'os-sessione per il sesso. A

ciò si aggiunge un forte interesse per l'alcol che si tradu-ce in misture che lui stesso si prepara e che offre agli altri con esiti non sempre positivi. Finché un giorno, in modo del tutto casuale, Freddie incontra Lancaster Dodd. Costui ha inventato un metodo di introspezione che sperimenta sul disturbato marine, il quale sembra trarne giovamento. Da quel momento ha inizio un sodalizio che li vedrà percorrere insieme un lungo tratto di strada. Anche se il viaggio finirà con l'offrire loro esiti assoluta-mente diversi. Il film che è stato forse il più atteso alla 69^ Mostra Inter-nazionale del Cinema di Venezia si rivela perfettamente in linea con l'autorialità di un regista che ha sempre cercato di scrutare il lato oscuro della psiche e dei com-portamenti umani senza alcuna intenzione di scandaliz-zare ma con il desiderio di fare molto di più: cercare cioè di comprenderne le ragioni. Potremmo dire che queste si traducono nel suo cinema con un solo termine: solitudi-ne. Soli, profondamente soli, erano i protagonisti di Ma-gnolia nel loro tentativo di sfuggire alle piaghe che spesso si erano inferti da soli. Solo era Il petroliere, bruciato dalle

fiamme dei pozzi in cui scorre l'oro nero delle coscienze asservite al Dio Denaro. Soli sono Freddie e Lancaster. Il primo alla ricerca di donne di sabbia che plachino la sua sete sessuale ma anche inconsciamente desideroso di incanalare la propria violenza in forme socialmente accettabili. Il secondo, dotato di un potere di fascinazione su uomini e donne bisognosi di "credere" a vite passate e pronti ad immergersi in dinamiche ipnotiche che li facciano sfuggire a un presente difficile da controllare. Il tutto, da una parte e dall'altra, in un dominio in cui la razionalità non può infiltrarsi; pena il crollo del castello di illusioni. L'ispirazione a Hubbard, il fondatore di Dianetics, è espli-cita ed innegabile ma Paul Thomas Anderson è abilissi-mo, ancora una volta, nello spiazzare lo spettatore. Chi si aspettava un pamphlet cinematografico sulla capacità di irretire e depredare economicamente gli adepti alla setta, non lasciando loro quasi nessuno spiraglio di fuga, si trova di fronte a tutt'altro. Freddie e Lancaster sono due uomini (perfetta la scelta di Phoenix e Hoffman) che si confrontano mettendo in gioco tutti i loro comportamen-ti devianti. La differenza tra di loro sta nel modo in cui riescono a gestirli. Alla fine del film si ripensa allo spazio angusto in cui i due si erano incontrati la prima volta, mettendolo a confronto con quello in cui finiscono con il ritrovarsi, uniti e al contempo divisi più che mai, e ci si accorge che in quelle due location si sintetizza il senso di un'opera che sa andare oltre la contingenza della setta miliardaria. L'ultima inquadratura poi riapre il film e chiude l'analisi di una psiche.

Finali inattesi►►►

Grandi personaggiLINCOLNBiografico, Drammatico, StoricoIn uscita il 24/01/2013 Regia di Steven Spielberg.Con Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Tommy Lee Jones, Joseph Gordon-Levitt, James Spader, Jackie Earle Haley, Dane DeHaan, Jared Harris

The masterDrammaticoIn uscita 03/01/2013 Regia di Paul Thomas Anderson. Con Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern, Rami Malek, Jesse Plemons, W. Earl Brown, Kevin O'Connor, Lena Endre, Ambyr Childers

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CittàApertaCittàAperta

Capodanno al Teatro storchiIn scena lo spettacolo “Oblivion show 2.0: il sussidiario”

Capodanno con gli Oblivion al Teatro Storchi di Modena. L'appuntamento è per il 30 dicembre alle ore 15,30, il 31 dicembre e il 1 gennaio alle ore 21,00 con “Oblivion

show 2.0: il sussidiario”, lo spettacolo di Davide Calabrese e Lo-renzo Scuda, regia di Gioele Dix.Tornano a Modena gli Oblivion, i cinque artisti, cantanti e attori, cabarettisti e comici, protagonisti del recente teatro di rivista e musical, molto apprezzati dal pubblico di internet.Per informazioni: Emilia Romagna Teatro Fondazione, bigliette-ria, tel. 059 2136021, [email protected], www.emiliaromagnateatro.com.

Roy Paci & Aretuska per il Capodanno in Piazza GrandeRitorna il concerto degli auguri del 31 dicembre. Oltre al musici-sta siciliano saranno presenti band delle zone terremotate

Saranno Roy Paci e gli Aretuska ad augurare “Toda joia, Toda beleza” ai modenesi per il 2013. Il musicista sici-liano con i suoi compagni di band sarà il protagonista di

“Baci e abbracci a mezzanotte” in piazza Grande, il concerto gratuito del 31 dicembre organizzato dal Comune. Prima di loro saliranno sul palco musicisti e band giovanili locali, diver-se delle quali provenienti dalla Bassa colpita dal terremoto, come segno di ospitalità e solidarietà verso la rinascita e la voglia di ripartire di chi vive in quelle zone. Il concerto comin-cia alle 22.30 e, dopo il conto alla rovescia e i tradizionali au-guri del sindaco Giorgio Pighi ai modenesi, riprende con i ritmi divertenti e trascinanti di Roy Paci & co, autentici “specialisti” del coinvolgimento delle piazze attraverso la musica.“Fino alla fine del mondo”, l’ultimo singolo di Roy Paci e Are-tuska è uscito nel giugno di quest’anno, con la partecipazione del rapper Clementino. Il brano voleva rappresentare un conto alla rovescia fino al 21 dicembre, la data che secondo la profe-zia dei Maya segnerebbe la fine del mondo, ma è ovviamente stato un modo ironico di esorcizzare la cupa previsione durante l’ultimo tour.Roy Paci & Aretuska sono: Roy Paci (leader, voce, tromba); Moreno (MC vocals); Giorgio Giovannini (trombone); Massimo Marcer (tromba); Gaetano Santoro (sax); Jah Sazzah (batteria); Manu Pagliara (chitarra); Mike Minerva (basso); Antonio Amabi-le (piano & keyboards).

Paolo Bisi (tennis tavolo), Ceci-lia Camellini (nuoto), Andrea Lucchetta (pallavolo), Riccardo

Nardini (calcio), Silvia Stopazzini (volteggio equestre) e Davide Uccel-lari (triathlon) sono i sei testimonial, uno in più rispetto al previsto grazie ad un pari merito, che saranno l’im-magine di Modena Città Europea dello Sport 2013. A novembre si è conclu-so il sondaggio per la selezione del “Testimonial Team”, squadra formata dai campioni sportivi modenesi più votati che nel corso del prossimo anno saranno presenti, a rotazione, a tutte le manifestazioni sportive cittadine per

promuovere lo sport, la città e gli stili di vita sani. Sono state 2.491 le persone che hanno espresso una o più preferenze per il proprio sportivo del cuore. Il sistema di votazione telematico, infatti, preve-deva la possibilità di assegnare fino a tre preferenze e di aggiungere, even-tualmente, un proprio favorito oltre ai nomi proposti dall’amministrazione comunale. Tra gli sportivi più votati e non inclusi nella rosa iniziale dei can-didati vanno citati Sergio Campana, campione di automobilismo, e Monica Borelli, campionessa di hand bike.

CONSIGLI PER IL CAPODANNO Modena Città Europea dello Sport nel 2013Scelti i sei testimonial della città

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Era stato scoperto per la prima volta nel 1897 da Arsenio Crespella-ni, lungo l'antica via Claudia nei pressi di

Savignano sul Panaro. È tornato alla luce oltre un secolo dopo, tra il 2010 e il 2011, durante la realizza-zione di una rotatoria. Il grande mosaico proveniente da una villa di epoca tardoromana, originariamente di 7 per 4,50 metri, è decorato con elementi stilizzati alternati al nodo di Salomone, con

un tondo centrale incorniciato da una corona di lauro, tecnica che testimonia la ricchezza del commit-tente. Resterà visibile al Lapidario Romano dei Musei civici, al piano terra di Palazzo dei Musei (Largo Porta Sant'Agostino, 337) fino al 12 maggio, all’interno di una mostra curata dal Museo civico archeologi-co etnologico in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni arche-ologici dell'Emilia Romagna e la Provincia di Modena. Al momento della prima scoperta, a

fine Ottocento, l'elegante pavimen-tazione venne lasciata sul posto e coperta di terra. Come unica te-stimonianza rimase un acquerello dipinto da Giuseppe Graziosi che ne metteva in evidenza la raffinata fattura. Alla sua scoperta è dedicato anche il calendario 2013 realizzato dal Museo. L'ingresso all'esposi-zione è sempre gratuito negli orari di apertura del Lapidario: da lunedì a venerdì dalle 8 alle 19, sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.

Torna alla luce il mosaico di SavignanoIl prezioso ritrovamento, ora restaurato, è esposto

al Lapidario Romano fino a maggio

ARCHEOLOGIA

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CittàAperta

Un libro di Sara Prati e Giorgio RinaldiCDL edizioni

C'ERA uNA VOLTA

L'AMORE

Da ormai trent'anni Sara Prati e Giorgio Rinaldi si interessano di folclore. Con questa pub-

blicazione hanno voluto indagare un ulteriore ed importante aspetto della cultura contadina, quello che è anche il principale motore della vita: l’amo-re. Amore inteso in tutti i suoi aspetti: passione, affetto, abnegazione, inte-resse, insomma il sentimento che per tutta la vita ci accompagna e ci sprona a vivere. Nel libro si parla, dunque, del rappor-to uomo-donna durante l'arco della vita nella cultura contadina. Il tutto in

un suggestivo susseguirsi di usanze, riti, superstizioni e tradizioni relative all’incontro, al fidanzamento, al matri-monio, alla nascita dei figli ecc., con le ricette dei dolci tradizionali, realizzate in queste occasioni, raccolte durante anni di ricerche da Sara Prati. Con l’aiuto di testimonianze, carat-terizzanti lo stile dei due autori che hanno già dato alle stampe più di ven-ti libri, si rivivono le atmosfere di un mondo perduto: la magia dell’amo-re che si rinnova di generazione in generazione, la famiglia di una volta, l’infanzia, la ricerca dell’anima gemel-la, i balli, l’incontro e il fidanzamento, il matrimonio, la nascita dei figli, poi la terza età e, infine, il concludersi del viaggio, con la descrizione dei frutti che ci dona ogni stagione della vita. Il volume è arricchito da foto d’epoca e da illustrazioni in bianco e nero di Giorgio Rinaldi. Sara Prati e Giorgio Rinaldi. Da sempre si occupano di storia, folk-lore e tradizioni locali dell’Emilia Romagna, con particolare riguardo alle province di Modena, Bologna e Reggio Emilia, divulgando i loro studi con pubblicazioni e conferenze pres-so enti culturali, circoli e scuole. Sara Prati si interessa anche di letteratura e di cucina regionale, di cui possiede una ricchissima collezione di ricette, raccolte nel corso di un’intera vita. Giorgio Rinaldi da oltre quarant’anni

si dedica alla pittura e in particolare all’acquerello, in cui utilizza anche il vino, rigorosamente Lambrusco. Dal 2006 pubblicano un mensile on-line, visibile al sito www.folclore-contadino.it sulla cultura contadina, per diffonderla soprattutto fra i più giovani, maggiori fruitori di internet. Da alcuni anni collaborano, come esperti di dialetto e folclore, con la fortunata trasmissione televisiva di TRC-TeleModena “Mo pensa te”, condotta da Andrea Barbi. Di recen-te sono stati invitati come esperti di folclore locale anche in altre emittenti televisive come Telesanterno, Antenna 1 e nella trasmissione nazionale di La 7 “Ti ci porto io” con lo chef Gianfran-co Vissani.

il sito. Come raccontano i due au-tori, il sito www.folclorecontadino.it è stato creato

par dēr dagl’infurmaziòun ed cô la véta ed tant tèimp fà, la cusèina di nòster nōn, i pruvêrbi e i détt d’alôra, parchè a srévv bèin che tôtt chi quê ’d-na vôlta i-n gnésen brisa scurdē e, sovratôtt, par fēri kgnóser ai żôven d’incô.Piò ed vînt an fà i tachénn a pasiunères a sti argumèint e a gójern i arcôrd dai vec d’alôra, parchè i-n

Scritture

Pagine di letteratura, critica, recensioni

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La spiaggia senza maredi Ludovico Del Vecchio, Damster, 2011

Anno 2013. L’Italia è sconvolta dagli attentati, i profughi conti-nuano a giungere a ondate dal

Nord Africa.Ruggero Bigiarelli, ex veterinario ed ora scrittore di successo, ha deciso di lasciare Modena e da alcuni anni vive su un’isola del Mediterraneo, pensando così di aver risolto con una semplice fuga tutti i suoi problemi e di essersi lasciato alle spalle una vita qualunque. Ma la vita vera bussa ancora una volta alla sua porta, prima con l’ap-prodo sulla sua “isola perfetta” di un piccolo profugo e poi di un numeroso gruppo di clandestini che andranno a sconvolgere ogni abitudine e ogni certezza.

Una galleria di personaggi assoluta-mente imperfetti nella loro umanità, segreti da svelare, relazioni compli-cate, storie di gente in fuga tra l'isola, Roma, Pitigliano e Ponza, un amore per il mare e la natura che si respira ad ogni pagina: sono queste le caratte-ristiche del romanzo di Ludovico Del Vecchio.Dopo la pubblicazione de “Un padro-ne ben educato”, un libretto divul-gativo per proprietari di cani e gatti, Del Vecchio ha, quindi, deciso di dare alle stampe il suo primo romanzo, “La spiaggia senza mare”: il capitolo finale di una trilogia ancora da pub-blicare, dove i primi due episodi sono costituiti da gialli “modenesi”.La scelta di cominciare dal gran finale

della trilo-gia è dovuta proprio alla sua ambien-tazione in un futuro molto pros-simo, dove i temi trattati (la penisola sconvolta dagli attentati, metafora dell'Italia in crisi di questi tempi, l'isola vista come luogo ideale che tale poi non si rivela) rendono il libro di assoluta attualità.

Ludovico Del Vecchio, medico veteri-nario per piccoli animali, vive e lavora a Modena presso la Casa di Cura San Geminiano.

Libr

i

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*Gian carlo Barbieri, nasce a Modena nel 1960, diplomato, felicemente convivente ed in attesa della nascita di un bambino, che si chiamerà Guido. Dopo varie esperienze lavorative attualmente lavora in una ditta che si occupa di meccanica. Ha da sempre nutrito interesse per le scienze naturali, collezionando minerali e fossili, iniziando a frequentare circoli naturalistici. Altra passione è quella per la pittura, che l'ha visto impegnato in diverse mostre sia a Modena che in altre città, attività che gli ha regalato anche alcuni premi in vari concorsi a cui ha partecipato. L’interesse per la scrittura nasce circa quindici anni orsono, con la pubblicazione su una rivista di cultura underground di un paio di racconti brevi, cui fa seguito la pubblicazione di tre opere su una nota testata veronese dedicata agli autori esordienti. Al momento è impegnato nella stesura di un romanzo breve e di alcuni racconti destinati ad una prima raccolta.

Schegge di memoriadi Gian Carlo Barbieri*

Ricordo ancora quella mattina di quaranta anni fa, quan-do timido bambino ero stato

accompagnato all’aerautodromo di Modena. Mio padre aveva, e ha tuttora, la passione per l’aeromodelli-smo, ed era solito prendermi con sé, forse nella speranza di trasmettermi un po’ del suo entusiasmo aviatorio, peraltro senza grossi risultati. Gli aerei dell’Aero Club decollavano e atterravano, alcuni aeromodellisti avevano già lanciato i loro modelli, ma in quella tiepida mattina di primavera il mio interesse era tutto per un altro avvenimento. All’epoca (1967) non si disputavano più i Gran Premi al suo interno, ma l’anello esterno asfaltato dell’autodromo consentiva ancora ad un’auto da corsa di compiere giri di prova. La pista di volo lo attraversava diagonalmente, ma il tracciato era an-cora intatto, con le sue caratteristiche curve ed il lungo rettilineo. Era ormai tarda mattinata, quando dall’ingresso di Viale Autodromo entrò un goffo camion verniciato color rosso vinac-

cia, con una scritta sui lati del cassone in grado di far battere forte più di un cuore: Ferrari. Non era cosa rara assistere ad un simile evento, poiché ancora la pista di Fiorano non era in funzione, e ricordo di avere visto anche automobili della De Tomaso e di altre prestigiose marche compiere giri su quell’anello. Il camion si fermò davanti ai box, che venivano utilizzati anche dagli aeromodellisti, e consi-stevano in semplici tettoie di cemento sorrette da colonnette dello stesso materiale, delimitati da un muretto alto circa un metro.Per mezzo di due rampe alcuni mecca-nici scaricarono dal camion una mac-china rossa, talmente bella da togliere il respiro. Era bassa, con delle gomme larghissime dalle scritte bianche, ed i suoi piccoli sportelli si aprivano verso l’esterno in alto. In breve tutti i mec-canici erano indaffarati intorno alla bellissima auto, cui era stato sgancia-to il cofano posteriore, mentre uno batteva con un martello di piombo sui gallettoni delle ruote, per assicurarsi

CittàAperta

andésen briśa pêrs; difàti sôl a kgnóser la véta, al savêr, al tradiziòun di noster nōn (chi i-èin pò al nòstri radîś) a-s pôl spieghēr di mōd ed dîr, dágli usànzi e dál mentalitē dál dè d’incô. Dal rèst, sôl a kgnóser bèin d’in-dú a gnám a psám imparēr la strēda da fēr in dal mjôr di mōd.Col pasēr dal tèimp un grupatt d’apasiunē, dú a gh-è ànch di żôven, i han tachē a dēr ’na man ai dû profesôr. In cál giurnēl chè, insám a soquànt artícol ed cô al tradiziòun, al rizēti e al dialátt, a-gh mitám ànch di diségn ed Giorgio Rinaldi e dla curispundèinza ed tôtt qui chi vôlen descárer con nuèter.

per offrire informazioni sulla vita di tanto tempo fa, sulla cucina dei nostri nonni, i pro-verbi e i detti di allora, poiché sarebbe bene che tutte quelle conoscenze di un tempo non venissero dimenticate e, so-prattutto, per farle conoscere ai giovani d’oggi.Più di venti anni fa, comincia-rono ad appassionarsi a questi argomenti e a raccoglierne i ricordi dagli anziani di allora, perché non andassero perduti; infatti soltanto dalla conoscen-za della vita, della cultura e delle tradizioni dei nostri ante-nati (che sono poi le nostre ra-dici) è possibile spiegare modi di dire, usanze e mentalità del giorno d’oggi. Del resto solo conoscendo bene da dove proveniamo, possiamo cono-scere la strada da percorrere e compiere questo cammino nel migliore dei modi.Col tempo un piccolo gruppo di appassionati, fra cui anche dei giovani, si sono uniti ai due fondatori, collaborando alle loro iniziative e ricerche. Que-sto mensile, oltre ad articoli sul folclore, le ricette e il dia-letto presenta illustrazioni del prof. Giorgio Rinaldi e viene arricchito dalla corrispondenza di tutti coloro che ci inviano informazioni e scambiano con noi notizie e conoscenze.

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CittàAperta

Scritture

Pagine di letteratura, critica, recensioni

Richiesta di assunzionedi Marco Panini*

Vorrei chiederle una cosa, signore!"Il mendicante, seduto per terra di fianco all’entrata del Duomo come

un mucchio di stracci, sollevò la faccia ispida e pallida e lo sbirciò da dietro grandi occhiali neri."In quest’ultima settimana, - continuò l’uomo distinto che, dopo aver fatto cadere alcune monete nel bussolotto delle elemosine, si era trattenuto davanti a lui - è almeno la ventesima volta che le faccio l'elemosina e lei, mi pare, la gradisce, ma... come mai non sente il bisogno di chiedermi perché lo faccia?"L'uomo biascicò qualcosa e sputò dalla bocca sdentata una scintilla di catarro, che andò a sfrigolare dentro una latta arrugginita, dove agonizzavano alcune braci fra la cenere."Bel colpo, abbiamo un nuovo Guglielmo Tell! - esclamò l’uomo ridendo - Non sa lei quanti bacilli ha fatto arrosto lì den-tro.""Che vuoi?", mormorò torvo il mucchio di stracci, guardando basso davanti a sé."Che tu mi spieghi perché non ti frega niente che ti faccia l'elemosina più volte al giorno da una settimana. - ripeté l’uomo, passando a un pronome più confiden-ziale - Ogni mattina vengo apposta dalla Crocetta, che non è mica dietro l'angolo, sai? E per vedere la tua faccia scarruffata, fra auto e bus mi ci vuole più di un’ora,

perché mi fanno mettere l’auto al Foro Boario, che neppure questo è dietro l’an-golo! Non sono amico del sindaco, io, da poter venire fin qui in auto."Il mendicante sibilò minaccioso: "Se hai qualcosa da dirmi, sbrigati e poi togliti dai coglioni!" "Perché tanta fretta? Hai paura di per-dere i clienti come le puttane?" l’altro non rispose, pronto a scattare come una molla."Ma proprio non ti frega niente sapere perché..." ricominciò l’uomo."No, non me ne frega un cazzo! - ringhiò il mendicante agitandosi all’improvvi-so - E se non vieni più, mi fai anche un piacere, capito?" L’uomo testardo obiettò: "Se vengo tutte le mattine, un motivo lo devo avere, altri-menti non verrei, non credi?""Se non te ne vai, chiamo i vigili!" gridò l’uomo spazientito alzandosi in piedi."E cosa gli diresti, che ti faccio l'elemosi-na? È un reato forse? Pensi che mi metta-no in galera per questo?""Oggi me l'hai già fatta, adesso vattene!" "Senti! - disse l’uomo indietreggiando prudenzialmente di qualche passo - Per dirtela in due parole, ho bisogno di un la-voro! Sì ecco, mettiamola così: ho bisogno di un lavoro e tu potresti...""Ma sei scemo?" esclamò il mendicante. Cavò fulmineo da sotto un mucchio di

stracci un bastone e menò un fendente che mancò l’uomo di un pelo. "Oh, oh, buono per Dio! Ma cos’hai capi-to? - esclamò questo sconcertato balzan-do indietro - Lasciami finire, e poggia quell’arnese, che potrei lisciarti la gobba per benino, sai?"Un vigile, attirato dalle grida, giunse di corsa gridando: "Ehi voi, fermi, fermi!” e frapponendosi ordinò al mendicante: “Lei metta giù subito il bastone!” "Signora guardia - disse il mendicante un po’ intimorito e poggiando a terra il bastone -, questo stronzo mi sta importu-nando.""Non è vero signor vigile! - esclamò l’uo-mo - Stavo solo facendogli una proposta seria e senza secondi fini. È da un mese - esagerò - che gli faccio l'elemosina tutti i giorni...”“Se è per questo, è solo una settimana - replicò il mendicante - e comunque mi stai rompendo l’anima lo stesso!” il vigile guardò l’uomo perplesso. "Lei vorrebbe proporre qualcosa a questo

che fossero stretti, gesto che peraltro io non riuscivo a comprendere causa la mia giovane età. Trascorsi alcuni minuti, col grande cofano ancora alzato, un meccanico si chinò all’inter-no dell’angusto abitacolo senza en-trarvi, e si udì il caratteristico rumore del pignone ingranare sul volano del motore. Quello che seguì mi emoziona tuttora: preceduto da quattro fiammate agli scarichi, l’urlo rabbioso e lacerante del dodici cilindri di Maranello squarciò l’aria tersa del mattino, ed io istintiva-mente feci alcuni passi indietro, quasi spaventato. Un paio di minuti dopo il pilota s’infilò nell’auto, che con stridio di gomme si allontanò in un attimo, mentre si poteva sentire la musica del motore che saliva di giri, e le precise cambiate. Il rettilineo stava dalla parte opposta, ma ancora si udiva il rombo

potente e melodioso, poi la secca sca-lata per affrontare le curve, e di nuovo il ruggito a pochi metri da noi, con la macchina che sfrecciava davanti ai box ad una velocità altissima. Dopo alcuni giri, durante i quali io non la perdevo mai d’occhio, la mac-china si fermò per alcune regolazioni, senza che il propulsore fosse spento, mentre dall’abitacolo il pilota a gesti mimava le condizioni di guida ed urlava alcune parole ai meccanici. Il motore, anche al minimo dei giri, tra-smetteva un suono possente, e ad ogni pressione dell’acceleratore sentivo i miei vestiti vibrarmi addosso; l’auto ripartì per compiere altri giri, lascian-dosi dietro un odore inconfondibile di benzina e ferodo. I cronometristi ad ogni passaggio si scambiavano cenni compiaciuti, segno che la macchina filava a dovere, poi al

segnale di uno dei meccanici il pilota rientrò alla tornata seguente, mante-nendo alti i giri del motore con ripetuti colpi sull’acceleratore, finché dopo il gesto convenzionale di aprire le brac-cia, compiuto da uno degli assistenti, l’auto fu spenta, con un ultimo possen-te ruggito.Quando sono diventato più grande, e d’automobili da corsa ho iniziato a leggere ed interessarmi tanto, ho po-tuto appurare che quella mattina vidi nientemeno che una Ferrari 330 P4, ricordo del quale vado particolarmen-te orgoglioso.Credo di poter dire che la mia pas-sione per le macchine ed i motori sia nata proprio qual giorno, e se chiudo gli occhi e sto in silenzio mi sembra di sentire ancora il rombo di quel motore riempire l’aria.

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poveretto?" gli chiese incredulo."Poveretto? Mica tanto, agente! Resti qui una mezzoretta a contare quanti euro gli cadono in quel bussolotto! Questo pove-retto alla fine del mese, si prende almeno il doppio di noi, e senza fare niente!” esclamò l’uomo."Non hai il diritto di prendermi in giro, stronzo!" gridò il mendicante e di nuovo brandì il bastone. Il vigile lo bloccò pron-tamente.“Poggi immediatamente quest’arnese, o la porto in caserma!” Il mendicante lasciò cadere il bastone. "E lei si tolga di torno immediatamente. - ordinò all’uomo - Altrimenti ci porto lei!""Mi scusi agente. - soggiunse l’uomo con dolcezza - Mi lasci concludere la mia proposta e vedrà che al nostro poveretto non risulterà affatto sgradita." Il vigile lo guardò indeciso, al che l’uomo si rivolse al mendicante."Sentimi bene! Vengo a chiederti aiuto perché sono disperato. Come voi sapre-

te... - si ri-volse anche al vigile - questa no-stra società opulenta ed edonistica, ti impone di toglierti ogni voglia e di esaudi-re ogni tuo desiderio. Per questo ti crea bisogni fittizi e ti spinge ad acquistare sempre più cose e

sempre più inutili, promettendoti attra-verso di esse una felicità che non arriva mai. In sua vece trovi l’angoscia di una avidità senza senso. Per telefonare alla moglie non ci vuole un telefonino inter-planetario, né per spostarsi in auto un mostro tecnologico che potrebbe viaggia-re anche su Marte. Per vedere la marea di pubblicità che ci perseguita giorno e notte, basterebbe un vecchio televisore in bianco e nero. E così via per ogni genere di cose che t’impongono di acquistare. È paradossale ma tanto più hai, tanto più vuoi, perché tutto quello che hai è subito vecchio, superato dell’ultimo modello, questi sfornati a ritmi vertiginosi e di cui hai bisogno come il drogato della sua droga. Ed è una tortura senza fine, che fi-nirà solo con la morte. Ora, questo invece voi non lo saprete di certo, sono andato in pensione e..." "Ma cosa m’importa di come la società ti sfrutta strizzandoti come un limone e che sei andato in pensione?" saltò su il

mendicante spazientito, subito seguito dal vigile: "Già, appunto, cosa c’entrano queste cose col fatto che lei sta importu-nando questo poveretto?""Lasciatemi finire, vi prego! Ora, dicevo, che sono in pensione e non debbo più la-vorare, questi comportamenti assurdi, di cui purtroppo ero schiavo anche prima, si sono esasperati e passo le mie giornate ad acquistare, acquistare, acquistare ogni cosa che mi capiti di vedere esposta o di cui legga la pubblicità da qualche parte. Sono in preda ad una costante frene-sia, che non mi da tregua né giorno né notte. Continuamente mi chiedo se il mio telefonino è l‘ultimo modello, se la mia auto ha i nuovi cerchi in lega, se il mio televisore è sufficientemente definito, se il mio portatile ha abbastanza memoria, se i miei vestiti sono all’ultima moda, eccetera, eccetera. In preda a una specie di fame insaziabile, compro tutto quello che vedo e mai mi sento soddisfatto. Nel frattempo accumulo cose che neppure uso, perché subito di ognuna vado alla ricerca dell’ultimo modello o della ver-sione aggiornata. La mia casa è piena di telefonini, computer portatili, televisori, elettrodomestici, che ormai neppure tolgo dall’imballaggio. E cambio l’auto di con-tinuo! È una vita assurda la mia, assurda ed esasperante, che non sopporto più!”"Ma sentilo questo stronzo! - saltò su il mendicante di nuovo infuriato - Io che vivo sotto un ponte e spesso non ho di che sfamarmi, debbo ascoltare uno che butta la roba dalla finestra! E la gente che mi vede qui con lei, signora guardia, chissà cosa va a pensare! Nessuno mi farà più l’elemosina, accidenti a lui! La prego per Dio, - disse rivolto al vigile - lo faccia sfollare o lasci che ci pensi io, che non ci metterei un attimo!" "Calmo, stia calmo! - lo zittì il vigile - Sen-tiamo cos’ha da proporle quest’uomo.”“Il mio piano è questo: - riprese l’uomo incoraggiato dalla curiosità del vigile - vorrei mettermi in società con questo poveretto. Vestirmi come lui e chiedere l’elemosina al suo posto o insieme a lui. Io potrei mendicare il mattino e lui il pomeriggio, o viceversa, per me non ci sarebbero problemi, tanto non ho più niente da fare. Oppure potremmo farlo insieme, in due posti diversi, o la sera, nelle ricorrenze importanti, come San Ge-miniano, Sant’Antonio, Natale, Pasqua, eccetera. Naturalmente tutto il ricavato sarebbe suo, a me basterebbe solo lavora-re per lui e sentirmi utile nel rendergli la vita migliore.” Si rivolse direttamente al mendicante: “Ti farei da garzone, per così dire, e tu saresti il mio datore di lavoro, che mi fisserebbe i turni, controllerebbe le mie entrate... Cosa ne dici?”“Che sei tutto scemo!” sbottò il mendi-cante.

“Ma lei cosa ci guadagnerebbe, scusi?” gli chiese il vigile sconcertato.“Sono sicuro che cambiando vita in que-sto modo, finirebbe la mia fame rognosa di cose, cose, sempre più cose, da com-prare, consumare, accumulare, per tro-vare un piacere che, sono convinto, non sia da nessuna parte, se cercato in questo modo. E finalmente ritroverei la pace, e qualcuno forse arriverebbe a ringraziar-mi. Non mi sentirei più un inutile cretino e non sbatterei più via tutta la pensione in questo modo. E poi - continuò rivolto al mendicante - sarei disposto a lasciarti la metà di quello che ora spendo per tutte le cianfrusaglie che compro! E a firmare un regolare contratto di assunzione, con tanto di carta bollata... Cosa ne dici?” Il vigile lo guardò ancora perplesso, il mendicante a quel punto impensierito.“Ti prego buon uomo - implorò allora Giovanni inginocchiandosi davanti al mendicante con le lacrime agli occhi - prendimi con te, toglimi da questa vita insulsa di insaziabile consumatore di cose inutili.”

*marco panini, medico pediatra, fa parte da sem-pre dell’Associa-zione di Scrittori Modenesi “I Semi Neri” e ne è l’at-tuale Presidente. Scrive soprattutto

narrativa e ha ottenuto riconoscimenti al Premio Letterario “Città di Cagliari” della rivista letteraria «Terza Pagina» del 1981, al Premio Letterario Nazio-nale di Roseto degli Abruzzi del 1994, alla Rassegna di Scrittori Modenesi della casa editrice di Modena “Il Fio-rino” nel 2002 e nel 2006, al Premio Internazionale di Narrativa “Il Prione” di La Spezia nel 2001. Partecipa alle iniziative artistiche organizzate dall’Associazione Culturale Artegenti di Modena e ha pubblicato nei volumi: “Spazi d’Autore”, “Inattesi Spazi di Vi-sta” e “Vite di Quartiere”. Pubblica nel-le collane “Concepts” e “Double Face” della Casa Editrice Arpanet di Milano e ha partecipato come autore alle antologie “Solitudine Giapponese”, “Emilia, La Via Maestra” e “Presenze di Spirito” de “I Semi Neri”. Alcuni suoi racconti sono pubblicati sul web in “Stanza 251, Area di Scrittura”.

l’associazione culturale “i Semi neri”

è nata nel 2004 con lo scopo di promuovere la cultura dello

scrivere, attraverso pubblicazioni ed eventi multidisciplinari, con par-ticolare riguardo alla produzione letteraria dei propri soci (attual-

mente diciotto) in ogni sua forma. Per informazioni: www.semineri.it

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La scure riduzionistica delle neuroscien-ze si è cinicamente abbattuta anche su uno degli ambiti più complessi del

comportamento umano: le emozioni. Varie teorie tentano ormai da decenni di ricondurre l'origine e l'espressione del dato emotivo a quello neuronale; ad oggi, tuttavia, l'unico risultato più o meno certo pare essere proprio l'esistenza di specializzazioni neurali dedicate all'emotività. Tra le diverse teorizzazioni che si possono velocemente ricordare, vi è la teoria del feedback di James-Lange, secondo la quale l'emozione è una sorta di retroazione in cui l'esperienza emozionale deriva da variazioni corporee che interagiscono con il cervello1. A confutazione di questa visione, si contrap-pone la teoria di Cannon-Bard, secondo la quale le risposte del sistema nervoso auto-nomo sarebbero troppo indifferenziate per produrre la varietà di stati emotivi che carat-terizzano l'uomo e il feedback neuroormonale è oggettivamente troppo "lento" per spiegare l'emergere immediato delle emozioni. Can-non e Bard sostengono che lo stimolo emo-tigeno venga inviato contemporaneamente alla neocorteccia e all'ipotalamo (quest'ultimo responsabile della risposta corporea). Ha goduto di particolare fortuna la cosiddetta teoria del sistema limbico, elaborata negli anni '40-'70 del Novecento da Paul MacLean: in essa si indica il sistema limbico, la parte evolutivamente più antica del cervello, come ponte tra regioni cerebrali che controllano l'ambiente interno (viscerali) ed esterno (sensoriali). Sarebbe questa la zona chiave per capire l'insorgere e la causa delle emozioni. Oggi gli studi sono progrediti ulteriormente e in laboratorio, con opportune elettro-stimo-lazioni, è persino possibile suscitare reazioni di rabbia o di tristezza in un individuo. Insomma, non ci sono più dubbi sul fatto che l'aspetto emotivo del nostro vivere sia parte del più generale funzionamento biologico del nostro organismo. Certo non sarà questo un motivo per astener-si dal poetare e dal mettere in versi, musica, pittura la rappresentazione metaforicamente dissimulata del nostro complesso mondo interiore. Anzi, chi non ci dice che la piena razionalizzazione nella comprensione delle emozioni non sia un valente ausilio della sublimazione poetica? L'origine dell'idealizzazione di emozioni e sentimenti si perde nella notte dei tempi, ma arriva ad alcuni culmini che possono essere sommariamente accennati: la lirica intimi-sta greca, innanzitutto, e la poesia elegiaca romana (Tibullo, Properzio), passando per la sublimazione dell'amor cortese nei secoli

"dell'età di mezzo", fino alla defini-tiva sistematizzazione di un canone poetico-sentimentale con Petrarca nel XIV secolo. Trascorre qualche secolo ancora, la civiltà occidentale s'innamora di se stessa e della propria raffinatezza espressiva, e asseconda lo svilup-po di un'arte e di una letteratura sempre più eleganti e manierate, un percorso che porta all'ampollosità barocca (marinisti) poi messa lenta-mente in crisi dal secolo dei Lumi. Come perseverare nel racconto di passioni, di dolci amori e dame angelicate quando il clima comincia a farsi troppo razionalistico e riduzionistico ante litteram? È quello che avrebbero potuto pensare gli esponenti del petrarchismo arca-dico tra Seicento e Settecento, allorquando crearono liriche d'amore idealizzate quanto i modelli precedenti, ma di esse tanto più mi-surate e posate in una purezza ormai ammic-cante alla visione illuminista. Ci si conceda qualche digressione di storia letteraria. L'accademia dell'Arcadia nacque nel 1690 a Roma per opera di un nutrito gruppo di poeti italiani. Obiettivo del consorzio poetico era quello di far rivivere un linguaggio lirico semplice, classicista, dissimulato nel gioco mitico-didascalico, oltre a quello di un recu-pero dei valori di bellezza e leggiadria tipici di un certo petrarchismo cinquecentesco. Gli arcadi, e l'arte in genere, possono sugge-rici questo: certo, la neurobiologia delle emo-zioni è ormai chiara su un piano generale; tuttavia giocare con le emozioni e sublimare i sentimenti rimane un gioco individuale e so-ciale talmente piacevole, che nulla ci vieta di goderne, pur sapendo che in qualche modo ci inganniamo. Per questo gli arcadi (che non avevano letto testi di neuroscienza, è bene ammetterlo) portano alle estreme conseguen-ze ludiche il gioco amoroso e la rappresenta-zione sentimentale. Giambatista Felice Zappi (1667-1719), poeta di Imola che fu tra i fondatori dell'Arcadia, costituisce in un certo senso il rappresen-tante di "una scrittura sospesa tra minuetto e melodramma"2. Lo Zappi riproponeva negli stilizzati costumi pastorali arcadici la leziosaggine e l'eleganza così in voga nel suo tempo. Ecco come ritrae, in una vera scenetta da miniatura, il gioco d'amore e di sogno:

Sognai sul far dell'alba, e mi parea ch'io fossi trasformato in cagnoletto, sognai che al collo un vago laccio avea, e una striscia di neve in mezzo al petto.

Era in un praticello, ove sedeaClori di ninfe in un bel coro eletto: io d'ella, ella di me predeam diletto; dicea: corri Lesbino: ed io correa.

Seguia: dove lasciasti, ove sen gìo Tirsi mio, Tirsi mio, che fa, che fai? Io già latrando, e volea dir: son io.

M'accolse in grembo: in due piedi m'alzai: inchinò il suo bel labbro al labbro mio, quando volea baciarmi io mi svegliai 3

L'autore è in sogno trasformato in "cagno-letto" (Lesbino), in un quadretto tipicamente arcadico, tra ninfe e praticelli, dove gli attori si muovono in uno sfondo atemporale ma che si caratterizza con nomi d'ascendenza antica (Clori e Tirsi). Siamo ben lontani dall'esasperazione delle passioni che poi si verificherà nel Romanti-cismo. La poesia arcadica irreggimenta le pas-sioni in gioco e ne gode compiaciuta, trasfe-rendo la narrazione in palpitazioni d'amore idealizzate e assolute, ma quasi sempre leggere e misurate. Sul piano evolutivo questo gioco elegante e astratto non sembra avere un suo valore peculiare, se non quello d'ingentilire la nostra ferinità congenita e rafforzare quel tratto comportamentale di specie sociale che tanto ci ha giovato nella nostra storia naturale.

Note1 Le teorie sono brevemente esposte in "Una descrizione generale delle emozioni", in Neuroscienze cognitive di D. Purves et al, Bologna 2009, pp. 402 e ss.2 Lucio Felici, "La poesia del Settecento", in Storia generale della letteratura italiana. Vol. VII, a cura di N. Borsellino e W. Pedullà, Milano 1999, pp. 116-248.3 ibid. p. 136 e ss.

Petrarchismo arcadico e neurobiologia delle emozioni

Baccanali - discorsi ebbri d'arte, letteratura, filosofia di Davide Donadio

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