Miriamsecco portfolio 02 2015

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MIRIAM SECCO 2015

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MIRIAM SECCO 2015

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Ho sempre percepito una frattura nel reale, quando due contrasti si scontrano.Agisco cercando di contenerli, cioè di trovare un accordo, un equilibrio.Nella consapevolezza dell’impossibilità di conservare una stabilità permanente, formalizzo la mia ricerca attraverso delle pratiche di esperienza, azioni performative che si immergono in una processualità che non si risolve mai completamente.Il focus di queste azioni è l’esercizio al cambiamento come unica costante possibile.

I have always felt a fracture in reality, when two contrasts collide.I operate trying to contain them, namely to reach an agreement, a balance.Aware of the impossibility of maintaining a permanent stability, I conduct my research throu-gh practices of experience, performing actions that are structured in a process that is never solved completely.The focus of these actions is the exercise to change as the only constant as possible.

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Le Attitudini latenti Latent attitudesPerformance, 2015

Progetto realizzato in collaborazione con Francesco Nordio nell’ambito di Innesti Urbani, rasse-gna di interventi a cura di Caterina Benvegnù, patrocinata dal Comune e l’Università degli Studi di Padova.

Questo progetto si sviluppa in seguito all’analisi della relazione tra la presenza di divieti nello spazio urbano e il comportamento dei cittadini in conseguenza ad essi. Divieti emanati come ordi-nanze comunali, restrizioni manifestate in forma visiva, e vocale, negli spazi pubblici, nei mezzi di trasporto, stazioni ferroviarie, piazze, eccetera.L’azione si struttura come pratica di scardinamento del concetto di divieto che nella sua forma comporta un’intrinseca conseguente passività degli individui. Sottoposti ad una sottile ma costante pressione e nel rischio di sentirsi in difetto, i cittadini riducono drasticamente le ipotesi di esperien-ze percorribili nel contesto pubblico. Perciò l’usuale formula “è vietato” viene sostituita con “non è vietato”. Le azioni che “non è vietato” fare sono quelle raccolte all’interno del gruppo La distrazione del fagiano come esito di un dialogo su questo argomento.Le azioni non vietate che vengono proposte, sono registrate con una voce neutra e impersonale e veicolate attraverso diverse fonti sonore collocate lungo il percorso pedonale che si snoda sotto ai portici di via San Francesco, area solitamente attraversata per il solo passaggio da un punto all’altro della città.

This project is developed following an analysis of the relationship between the presence of prohibi-tions in the urban space and the behavior of citizens in consequence to them. Interdictions that are issued as municipal ordinances, restrictions expressed in visual form, and voice, in public spaces, means of transport, railway stations, squares, and so on.The action is structured as a practice of undermining the concept of prohibition, which results in a general apathy of individuals, or in aggressive attitudes. Subjected to a subtle but constant pres-sure and the risk of being in default, the citizens drastically reduce cases of possible experiences in the public context. Therefore the usual formula “is forbidden” is replaced with “not forbidden”. The actions that it is not forbidden to make, are those collected within the discussion group La Distrazione del Fagiano, as the result of a dialogue on this topic. The actions “not prohibited” that are proposed, are recorded in a neutral voice, impersonal, and then conveyed through different sound sources placed at different points of a pedestrian path. An area chosen because usually crossed just for the transit.

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MetronhomoPerformance, 2015 - ongoing

In questa azione si sperimenta una comunicazione tra due individui attraverso la rilevazione del polso radiale. La frequenza media si misura tra i 65 e gli 85 battiti al minuto ed è sen-sibile ad una serie di variazioni date dall’età, dal sesso, dalla temperatura corporea, dallo sforzo fisico e da molti altri fattori, compresi gli stati emotivi. In essa sono quindi contenute una serie di informazioni, mentre la sua dinamica trasforma l’individuo in uno strumento che misura il proprio tempo e comunica il suo esistere nel presente. Durante l’azione due frequenze entrano in contatto contemporaneamente, delineando una distanza costituita dalla differenza tra le due. Quella distanza è il punto di incontro, dove si stabilisce un equilibrio. L’azione si svolge in una stanza allestita con pannellature insonorizzanti, e ai partecipanti vengono fornite le istruzioni per una corretta ricezione della frequenza del polso.

In this performance it’s possible to make two persons communicate with each other through the mutual detection of the heart rate of the wrist. The average rate is between 65 and 85 beats per minute, but it is sensitive to a number of changes that depends of age, sex, body temperature, by physical effort, and many other factors, including emotional state. This contains a variety of information, while the variables transform the individual into a device that measures its own time and communicates its existence in the present. During the per-formance the frequencies come in contact with each other with between them a distance caused by the differences between the two. After the astonishing access to the other, there is a tendency to the reduction of this range. The influence that the frequencies have to each other reveals a natural predisposition to search for balance. The performance takes place in a soundproof room, where the participants are invited to be instructed in a correct reception of the heartbeat.

Metronhomo documentazione della performance, sala prove CAO/performance documentation, CAO sounproof room, Venezia 2015

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Metronhomo documentazione della performance, sala prove CAO/performance documentation, CAO sounproof room, Venezia 2015

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ErlebnisPerformance, esercizio visivo e voce / Performance, visual exercise and voice 2015 / excerpt: https://vimeo.com/123502317

Per ogni individuo il proprio nome contiene l’esperienza del passato, la percezione del presente e la proiezione di sé nel futuro, e interpreta il carattere transizionale dell’esistenza nel suo definire senza fissare.In questa performance pronuncio ripetutamente il nome della persona che ho di fronte, fino a sottrarne la semantica ed esaltarne il suono. L’ascolto di questo mantra favorisce nel partecipante il passaggio ad uno stato liminale, che consente di rivelare la libertà e l’indeterminatezza sottostante alla cognizione di sé costruita nel tempo. Lo incoraggia a fare espe-rienza di sé con un esercizio che permette un’intuizione diffusa e orizzontale della propria identità. La perdita di senso di una parola che si è abituati a conoscere e codificare dalla nascita provoca un temporaneo spaesamento, nel quale si apre uno spazio per l’inserimento di nuove strutture e interpretazioni.

For everyone their name contains the experience of the past, the perception of the present and the projection of themselves into the future, and plays the transitional character of existence in its defining without fixing.In this performance I repeatedly pronounce the name of the person in front of me, to subtract the semantics and exalt the sound. Listening to this mantra helps participant in the tran-sition to a liminal state, which allows reveal him the freedom and indeterminacy underlying self-cognition built over time. This action encourages him to experience himself with an exercise that allows a diffused and horizontal intuition of his identity.The loss of the sense of a word that is used to know and encode from birth causes a temporary disorientation, which it opens a space for the insertion of new structures and interpre-tations.

campo visivo binoculare/binocular visual field

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Erlebnis, immagine da documentazione video/still from video documentation, 53’12’’, Hotel Universo, Palazzo Michiel, Venezia

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Patois - pas toi Patois - not youInstallazione/Installation 2015

Questo lavoro è stato realizzato durante una residenza con l’Associazione fran-cese Le Fées, nel comune di Valprato Soana (TO), e con la collaborazione del comune di Ronco Canavese (TO).La Valle Soana è una terra di mezzo tra Francia e Italia, nella quale i suoi abitanti sono coesi in un senso di appartenenza arcaico e imprescindibile, vivendo con estrema diffidenza qualunque forma di contaminazione; sono marett (stranieri) persino i nativi delle valli vicine. Il dialetto patois valsoanino è un idioma che si è mantenuto impermeabile a quelli delle valli limitrofe, evidenziando la volontà di mantenersi solidalmente alieni a qualsiasi processo di commistione. Da qui il sen-so del suono: patois (pron. patuà), che in francese è anche pas toi, ovvero: non tu.In poco meno di cent’anni, a causa dello spopolamento delle aree rurali montane la Valle Soana ha subito un esodo crescente; una necessità che si è trasformata in un’attitudine alla fuga. Chi volgeva lo sguardo altrove prima o poi è partito e portan-do in sè un pezzo di valle, con esso la valle poco a poco scompariva. Così i prati e i terrazzamenti coltivati hanno lasciato il posto alle foreste.L’inclinazione alla chiusura dei pochi abitanti rimasti si è esasperata in un para-dosso tra protezione e abbandono, che si manifesta nell’atmosfera crepuscolare di una valle avvolta in un incantesimo di nebbia e alberi. L’installazione nata da questa lettura sul territorio è costituita da alcuni dettagli che insieme esprimono il sentimento di inquietudine della Val Soana.Nel video, gli unici elementi che si muovono nel paesaggio sono la nebbia che lo avvolge e che sembra allontanarlo dal resto del mondo, e il torrente Soana, per-cepibile solo attraverso il rumore del suo passaggio, come un ammonimento del costante pericolo di alluvione. I 55 nullaosta rilasciati dal 1957 al 1966 e fotografati presso gli Archivi del Comune di Ronco Canavese, sono stati stampati su acetato. In questi documenti la parola nullaosta è parzialmente coperta dalle fotografie di riconoscimento, così da essere visibile soltanto il termine “nulla”. Per osservarli è necessario orientarli verso la proiezione della montagna circondata dalla nebbia.Le lose recuperate in un villaggio abbandonato, sono lastre diffuse nelle Alpi per la copertura dei tetti, e ricavate da un tipo di roccia di natura scistosa, ovvero frattu-rabili lungo il piano orizzontale. Questa caratteristica che le rende paricolarmente taglienti, la forma piatta e refrattaria esprimono il temperamento degli abitanti della vallata, che come per queste lastre, estremamente fragili all’urto, anch’essi sono incapaci di sopravvivere all’alterità. Disposte in modo da formare uno scudo verso l’esterno, si appoggiano l’una sull’altra formando un equilibrio assolutamente pre-cario.

This work was realized during a residency with the French Association Le Fées, in Valprato Soana (TO), a village in the Alps between Italy and France. The Soana Valley seems to express in its entirety an obstinate closure from the rest of the world. A territory on the border between Italy and France, where the inhabitants are closed in an archaic and unavoidable sense of belonging, living with extreme distrust any form of contamination. Marett (foreign) is the name even for the nati-ves of the neighboring valleys. The Patois dialect from Soana Valley is a language that has remained impermeable to those of the neighboring valleys, highlighting the desire to remain solidly averse to any process of mingling. Hence the sense of sound: patois (pron. Patuá), which in French is also pas toi, that is: not you. In less than a hundred years the Soana Valley suffered a growing exodus, due to the depopulation of rural mountainous area, it was a necessity that has turned into an attitude to flee. Whenever someone was leaving, carried with him a piece of the valley, so the meadows and cultivated terraces have been replaced by the forests. The 55 clearances issued from 1957 to 1966 and photographed at the Archives of the Municipality of Ronco Canavese, were printed on acetate. In these documents the word “nulla osta” is partially covered by the photographs of recognition, so as to be visible only the word “nulla” (nothing). To view these documents you need to guide them towards the projection of the valley surrounded by fog.The Lose were founded in an abandoned village and they are common stones in the Alps, used for roofing cover and they are taken from a type of rock of schistose nature, which is breakable along the horizontal plane. This feature makes them very sharp, the flat and refractory shape express the temperament of the inhabi-tants of the valley, which as these stones extremely brittle to the impact, they are also unable to survive to otherness. Arranged so as to form a shield to the outside, the stones are supported on one another forming a balance absolutely precarious.

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Patois - pas toi, Dettaglio dell’installazione/ installation detail: Galerie Xavier Jouvin, Grenoble, FR, 2015

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Patois - pas toi, Frammenti di Lose piemontesi/ fragments of stones for roof coverings, from the Alps. dimensioni/dimensions: cm 24 x 17 x 20

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Patois - pas toi, 55 fogli di acetato dei nulla osta rilasciati dal 1957 al 1966, Archivi del Comune di Ronco Canavese, Torino, IT/ 1 of 55 acetates by documents of permission to expatriation, from 1957 to 1966, Archive of the muicipality of Ronco Canavese, Turin, IT

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Patois - pas toi, Dettaglio dell’installazione/ installation detail: Gal-leria San Fedele, Milano 2015

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Patois - pas toi, Video loop / AVI format / color 07’30’’ https://vimeo.com/114700135

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Resist to the dust! (part 1)Serie di 5 fotografie Fine Art c-print/ serie of 5 Fine Art c-print, 2014

Questo lavoro nasce da una riflessione fatta sul territorio del Par-co per l’Arte in Cancelli, un’area rurale montana composta da cin-que piccole frazioni, che si stanno inesorabimente spopolando.In uno di questi borghi ho individuato un nucleo abitativo abban-donato, costituito dall’abitazione e lo studio di una persona de-ceduta da diversi anni. Le fotografie mostrano alcune diapositive raccolte tra polvere e rifiuti, immagini visibili solo grazie alla luce che filtra dalla porta di nuovo aperta.

This work stems from a reflection made on the territory of the Park for the Arts in Cancelli, a rural mountain area consists of five small villages that are being depopulated. In one of these villages I found an abandoned core housing, con-sisting of the house and the studio of a man who died several ye-ars ago. The photographs show some slides collected from dust and waste, images visible only by the light that filters through the door open once again.

Resist to the dust! (part 1), Stampa fine art/ Fine Art c-print. Dimensioni/ dimensions: cm 22 x 26,5. 2014

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Resist to the dust! (part 2)azione in-situ e installazione/ performance site-specific and installation , Parco per l’Arte in Cancelli di Foligno, PG, 2014

In seguito ad alcuni incontri con gli abitanti del Parco per l’Arte in Cancelli, ho registrato il loro ‘stare’ come un atto di resistenza, un ostinato gesto di conservazione. Ho scelto di pulire e riordinare l’abitazione abbandonata di Cascito, cancellando le tracce del tempo e del degrado, e tentando di restituire all’edificio le sue caratteristiche primarie.Pulire di per sé è un gesto effimero, che infatti necessita di essere ripetuto quotidianamente, trasformandosi in uno strumento di resistenza. Riordinare ha implicato una scelta arbitraria su cosa gettare e cosa conservare, stabilendo una nuova storia affettiva tra me e la casa.L’installazione comprende una documentazione video e fotografica dell’azione di pulizia e dei materiali recuperati e riposizionati.

After several meetings with the residents of Park for the arts in Cancelli, I recorded their ‘staying’ as an act of resistance, a stubborn gesture of preservation. During the explo-ration of the abandoned house I found and I chose to clean it and fix it, erasing the traces of time and decay, and attempting to return the building to its primary characteristics. Clean is an ephemeral gesture, that in fact needs to be repeated daily, becoming instruments of resistance. Tidying up has implied an arbitrary choice on what to keep and what to throw, establishing a new affective history between me and the house.The installation includes a video documentation of the cleaning action, collection of photographs documenting the reactivation of the space and the resistance of the recovered material.

Resist to the dust! (part 2), Documentazione dell’intervento/ Performance documentation, 2014

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Resist to the dust! (part 2), dettaglio dell’installazione/ detail of installation, 2014

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Pensiero selvaggio Savage mindDisegni di una bambina di tre anni, aquiloni di seta, ventilatori, dimensioni variabili/ Drawings of a three years old child, silk kites, fan, variable dimensions 2014 Video loop / AVI format / color 06’56’’ 2015

Questo lavoro nasce dall’osservazione di alcuni disegni di una bambina di tre anni, che esprimono tutta la dirompenza di un pensiero allo stato selvaggio, precedente ad un pensare educato o logico-razionale. Per manifestare l’energia e la libertà di quei disegni, ho provato a trasformarli in forme tridimensionali costruendo degli aquiloni di seta, e sollevandoli da terra attraverso l’ausilio di un ventilatore. Il processo di trasformazione dal disegno alla forma, mi ha portata a riflettere sull’analogia tra il concetto di bricoleur e i metodi esecutivi che ho scelto per raggiugere la suggestione avuta inizialmente. Le immagini sul foglio di carta si sono trasformate fino ad assumere una presenza fisica ed esprimersi in una dimensione leggera e volubile. La brezza è un elemento necessario per sollecitare l’esistenza stessa dell’opera, come il pensiero che ha spinto la bambina a disegnare su un foglio bianco. I modelli in seta sono forme che esercito all’ascesa considerando la possibilità seppur utopistica, che possano volare davvero.

This work stems from the observation of the drawings of a three-year-old girl, that fully express the explosion of a thought in its savage stage, preceding a polite and logical-rational way of thinking. To express the energy and freedom of these drawings I tried to transform them in three-dimensional shapes by building silk kite models, and lifting them from the ground through the help of a fan. The transformation process from drawing to shape made me think about the analogy between the bricoleur concept and the executive methods that I chose to express the fascination I initially felt. The images on the paper transformed until they took on a physical presence and expressed a light and changing dimension. The breeze, is an element that is necessary to solicit the work’s own existence, such as the though that brought the child to draw on a white piece of paper. The projects made in silk are maybe impossible kites, utopian shapes that I train to fly through the use of fans.

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Pensiero selvaggio, immagine da video / video still

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Pensiero selvaggioDisegno di una bambina di tre anni / drawing of a three years old child, 2014

Pensiero selvaggio Dettaglio dell’installazione/ detail of installation, 2014

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Pensiero selvaggio, Veduta dell’installazione/ installation view: Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria di P.zza San Marco, Venezia, 2014

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PotlatchPerformance, 20 lettere +2/ Performance, 20 letters +2, 2012-2014

Potlatch è un intervento attraverso il quale ho scelto di sperimentare il model-lo di economia del dono, rinunciando all’autonomia della mia casa nei con-fronti di chiunque desiderasse accedervi con libertà di azione in ogni suo ambito. Questa operazione includeva la possibilità per ogni individuo che vi entrava, di trattenersi per tutto il tempo che avrebbe ritenuto opportuno e di appropriarsi degli oggetti presenti nel mio spazio abitativo e di lavoro, in qua-lunque quantità e senza restrizioni.L’azione si è svolta senza interruzioni per due settimane nell’estate 2012.A distanza di due anni mi sono domandata che cosa fosse rimasto di questa azione nella memoria delle persone che ne hanno preso parte. Sono riuscita a rintracciarne quarantuno e ho chiesto loro di scrivermi una lettera nella qua-le esplicitassero la loro testimonianza del Potlatch . Ho ricevuto venti risposte, di cui quattordici email, due sms, un messaggio via facebook, e tre lettere scritte a mano.Queste lettere si sono rivelate un termometro di molteplici sensibilità nell’ap-proccio al Potlatch e nella sua rielaborazione, e la distanza temporale che separa il mio appello dall’azione avvenuta mi ha permesso di registrare gli elementi che più hanno coinvolto le persone nei loro ricordi evocati.

Potlatch is an intervention through which I chose to experiment the economic model of gifting, giving up the autonomy of my home to whoever wished to enter, allowing freedom of action within all of its environment. This procedu-re included, for anyone that entered, the possibility to stay as long as they wanted and to gain possession of the objects in my living and working spa-ces, in whichever quantity and without any restrictions. The action took place without interruptions during two weeks in the Summer of 2012. Two years later I asked myself what this action might have left in the memory of those people that took part in it. I was able to track down forty-one of these people and asked them to write me a letter in which they explicated their testimony of Potlatch. I received twenty replies in the form of fourteen e-mails, two text messages, one Facebook message and three hand-written letters. These let-ters came out to be a thermometer of multiple sensibilities in the approach to the Potlatch and the processing of it, and the time distance that separates my plea from the action that happened allowed me to record the elements that most involved the people in their recalled memories. Potlatch, lettera di invito/ invitation letter, 2012

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BabauCavi elettrici, juta, cavalletti da carpenteria/ electrical wires, jute, carpentry easelsDimensioni/dimensions: cm 110x150x125. 2013

Babau è un lavoro di indagine sui pregressi negativi nelle relazioni, che dai primi anni di vita si intrecciano a quelle successive, fino a costituire una struttura invali-dante e pesante in ogni contesto che crediamo nuovo, ma nel quale invece tendia-mo a ripetere lo stesso schema.Tale cliché ripetitivo e stratificato giunge al suo apice nella costituzione di un corpo fisico, una superficie fitta tessuta su telaio, che diventa massa. Ogni cavo utilizzato ha singolarmente un peso insignificante, ma l’accumulo ottenuto attraverso l’intrec-cio costituisce un carico insostenibile.I cavi sono costituiti da rame e ricoperti di gomma, sono quindi un materiale che è stato attraversato dall’energia elettrica e che ora è inerte.La massa ottenuta è un feticcio su cui la paura prende forma. La sua disposizione su due strutture di sostegno ne definisce la peculiarità di zavorra.

Babau is a work of investigation of negative elements in relationships that the first years of life are intertwined with the later ones, to create a debilitating and heavy structure in every context that we believe new but where we tend to repeat the same cliches. This repetitive and stratified gesture reaches its peak in the constitution of a physical body, a thick surface woven on a loom, which becomes mass. Each cable used has an insignificant weight singularly, but the stratification obtained through the plot is an unbearable burden. The cables are made of copper and rubber, so this is a material that has been crossed by electricity which is now inert. The mass obtained is a sort of fetish on which the fear takes shape physically.

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Babau, Veduta dell’installazione/ installation view: Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria di P.zza San Marco, Venezia, 2014

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Ottobre OctoberSmartphone, video loop, AVI format, color 04’06’’, no audio, 2013. Dimensioni/dimensions: 160 x 19 cmhttps://vimeo.com/83993664

L’installazione è costituita da tre video, ottenuti da riprese amatoriali sul web, che documentano geometrie di uccelli mi-gratori in volo.Una fascinazione per l’equilibrio formale di forza poetica, al quale ogni singolo individuo partecipa, in coesione con gli altri componenti, in assenza di leader.Il progetto è stato pensato e realizzato in collaborazione con l’artista Fabio Roncato.

The work consists of three videos divided in horizontal format, which describe the geometry of migratory birds while flying, taken from home videos from the web.A fascination for the formal balance of poetic force, in which every individual participates in cohesion with the other and without a leader. The video is shown with a smartphone, because it is the small tool with which people were trying to re-cord a moving object over a large surface. This work is thought and realized in collaboration with the artist Fabio Roncato.

Ottobre, video still, 2013

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Ottobre veduta dell’installazione/ installation view: Fondazione Bevilacqua La Masa, Ateilier S.S. Cosma e Damiano, Venezia, 2014

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Transhumanceazione itinerante, pagina web, gif animate/ itinerant action, web page, animated gif, 2012 - ongoing

extract:http://www.miriamsecco.com/transhumance/transhumance.html

Questo progetto si sviluppa intorno al concetto di movimento inteso come qualcosa di necessario alla vita stessa. Muoversi equivale ad adattarsi e adattarsi significa sopravvivere. Riflettendo sull’ atavico impulso umano al nomadismo, contrapposto al bi-sogno di stanzialità, ho cercato un punto di incontro in questa divisione interiore, percorrendo un viaggio la cui meta era di volta in volta la casa di chi avesse accettato di ospitarmi per qualche giorno, stabilendo così un percorso del tutto casuale. L’alternanza tra spazio intimo e pulsione dina-mica è esplicitata dalle finestre delle abitazioni, che sono l’unico legame costante con il mondo esterno, nonchè la direzione preferita dallo sguardo quando si è assorti.

This project is built around the concept of movement, intended as so-mething necessary to life itself. Moving corresponds to adapting and adap-ting corresponds to surviving. Thinking about the nomadic ancestral human impulse, opposed to the need of belonging to one specific place, I searched for a meeting point among this interior conflict, engaging in a journey in which the destination was, from time to time, the home of whoever accepted to host me for a few days, thus establishing a completely casual itinerary. The alternation between an intimate space and a dynamic impulse is explicitated by the windows of the homes, that are the only constant tie with the external wor-ld, not to mention gaze’s favourite direction when one is absorbed.

Transhumance, Mappa dei percorsi e delle soste da agosto a novembre 2012/routes and stops map from August to November 2012

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Transhumance screen da pagina web/webpage screen 2012

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The Belgian dinnerPerformance, 2008 - 2010

Questo lavoro nasce dalla volontà di destrutturare il gesto dell’alimentazione come rituale quotidiano e comune.Annullando qualunque riferimento cromatico consumo un pasto privo di colori con chi decide di condividere con me questa esperienza. L’obiettivo di questa performance consiste nel generare, sulla base di un processo di sottrazione, un’esperienza sempre nuova, che porta il senso del gusto a esplorare dimensioni impreviste.In assenza di riferimenti estetici i sapori percepiti verranno ogni volta costruiti su cir-costanze inusuali, come l’ambiente circostante o il commensale con cui si condivide il tavolo.Questo lavoro nasce durante un soggiorno di studio in Belgio con l’obiettivo di rielabo-rare le suggestioni che di giorno in giorno mi venivano restituite dalla luce dei territori fiamminghi.Le pietanze sono liberamente ispirate dal ricettario medioevale del biancomangiare.

This work stems from the desire to deconstruct the performative gesture as a daily ritual power and common.Canceling any chromatic reference, I eat with whom decides to share this experience with me a meal devoid of color. The purpose of this performance is to generate, based on a process of subtraction, always a new experience, which lands the sense of taste to explore different dimensions.In the absence of references to the aesthetic, tastes will be constructed time by time on unusual circumstances, such as the environment or the diner you share the table with.This work was created during a period of study in Belgium with the aim of transferring the suggestions that day by day were returned to me by the light of the Flemish terri-tories.The dishes are freely inspired by medieval cookbook blancmange.

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The Belgian dinner Documentazione della performance/performance documentation, Académie Royale Des Beaux Arts, Bruxelles,BG, 2008

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CV

MIRIAM SECCO b. Varese, IT 1981 | l. Venezia IT

EDUCATION

2003 - 2008 - Accademia di Belle Arti di Brera, Milano IT – MA

RESIDENCIES/WORKSHOPS

2015 _Dolomiti Contemporanee - DC Terraformazione 2015 - Villaggio Eni, Borca di Cadore, Bol-zano, IT

2015_Atelier 2015, one year residency – Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, IT

2014_Le Fées | ‘La guérison’, workshop curated by the association le Fées di Grenoble (FR), in Valprato Soana, TO

2014_Manufatto in Situ8, visiting professor Alexader Skidan (Chto Delat), Cancelli di Foligno, Pe-rugia IT

2010_Festival Arte Mas, Casa de la Cultura y Museo Wilfredo Lam, La Habana, Cuba

SOLO SHOW

2011 _11 houses, Artopia gallery, Milano IT

2010_Biodiversità mistiche, Civic Aquarium and Hydrobiological station, Milano IT

GROUP EXHIBITIONS

2015_Premio San Fedele, finalists group exhibition, Centro Culturale e galleria San Fedele, Milano, IT

2015_Innesti Urbani, project in collaboration with GAI progetto giovani e l’Università degli Studi di Padova, civici 43 e 61, via del Santo, Padova, IT

2015_Can you preserve the wind? Galleria Alessio Moitre, Torino, IT

2015_Hotel Universo, Palazzo Michiel, Venezia IT

2015_Guarire, Guérir, Varièr, Galerie Xavier Jouvin, Grenoble, FR

2014_98ma Collettiva giovani artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria di Piazza San Mar-co, Venezia IT.

2014_In Between. Chto Delat? Resistere. Parco per l’Arte in Cancelli, Foligno,IT. Curated by Ema-nuele De Donno.

2014_Premio Mantegna, finalists exhibition, Casa del Mantegna, Mantova, IT.

2012_Perturbaciones. XV Semana de la Cultura Italiana en Cuba. Curated by Italian Factory and Bonelli Arte. With the patronage of Italian Embassy in La Habana and supported by Museo de Bellas Artes, La Habana, C

2012_ XXS, Visconti Fine Art, Gallery Passage, Ljubljana, SLO

2011_Padiglione Italia/Accademie,Tese di San Cristoforo, Venice Biennale, 54 Esposizione Inter-nazionale d’Arte,Venezia, IT

2011_In corpo: dalla performance al video, BT’F gallery, Bologna, IT

2011_ComoContemporaryContest, finalists exhibition, Spazio Natta, Como, IT

2010_The White cellar, Artissima Fair, Ex Fiat Palace, Torino, IT

2010_Italian Factory prize, finalists exhibition, First Gallery, Roma, IT

2010_51° Premio Bice Bugatti - Segantini, Sala Gio.I.A., Milano, IT

2010_Disegnar sui muri: dalla street art alla video wall, La Fabbrica del Vapore, Milano, IT

2010_Festival Arte Mas, Casa de la Cultura y Museo Wilfredo Lam, La Habana, C

FURTHER EXPERIENCES

2015_Forum dell’Arte Contemporanea Italiana / organizing committee: Ilaria Bonacossa, Anna Da-neri, Cesare Pietroiusti, Pierluigi Sacco/ Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci. Prato IT (invited speaker)

2015_Lago Film Fest - 11° Festival Internazionale di Cortometraggi, Documentari e Sceneggiature, Revine Lago, Treviso IT (screening not in competition)

2015_The Sinthome Score, Dora Garcìa. All The World’s Future, 56 Esposizione d’Arte, Biennale 2015. Venezia IT (performer)

2015_ Untitled (2014-2015) by Shilpa Gupta, My East is your West, collateral exhibition the 56th In-ternational Art Exhibition — la Biennale di Venezia presented by The Gujral foundation (performer)

2015_The School of Narrative Dance by Marinella Senatore, Creativetime summit, Venice, IT (per-former)

2014_Piero Manzoni Reenacted, Expo Gate, Milano, IT. Curated by Rosalia Pasqualino di Marineo and Caroline Corbetta, in collaboration with Fondazione Manzoni. (performer)

PRIZES

2015_ Premio San Fedele, Milano, IT (finalist)

2014_98esima Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia IT (award win-ner)

2011_Como Contemporary Contest, Como IT (finalist)

2011_Wannabe prize, Milano IT (special prize)

2010_Italian Factory Prize, Roma IT (second award winner)

BIBLIOGRAPHY

Arte nello spazio pubblico. Ciclo di incontri nella sala napoleonica dell’Accademia di Belle Arti di Brera, introduzione di A.Pelliccia e Carlo Emanuele Bugatti, ed.Frullini, Pistoia, 2013.

Le case dell’arte, Andrea B. Del Guercio, Ancora Editrice, Milano, 2008

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