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MINISTERO DELL'AGRICOLTURA E 'DELLE 'FORESTE Ufficio Centrale di Ecologia Agraria e Difesa delle Piante Coltivate dalle Avversità Meteoriche O'l'Tt\VIO St\BBlet\ COME LA GRANDINE PUO' ESSERE DOMATA Bstratto dalla rivista «Agricoltura» n, 2 - febbraio 1973 edita a cura dell'Istituto di Tecnica e Propaganda Agraria Roma - Via Caio Mario, 27

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MINISTERO DELL'AGRICOLTURA E 'DELLE 'FORESTE

Ufficio Centrale di Ecologia Agraria e Difesa delle Piante Coltivate dalle Avversità Meteoriche

O'l'Tt\VIO St\BBlet\

COME LA GRANDINE PUO' ESSERE DOMATA

Bstratto dalla rivista «Agricoltura» n, 2 - febbraio 1973 edita a cura dell'Istituto di Tecnica e Propaganda Agraria

Roma - Via Caio Mario, 27

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I COME LA GRANDINE

PUO~ ESSERE DOMATA

Protezione e prevenzione contro questo flagello delle colture, sono le due linee secondo le quali si articolano le tecniche indicate dall'Ufficio di ecologia agraria, che segnala inoltre tempestivamente agli agricoltori la situazione temporalesca e la sua evoluzione

OTTAVIO SARRICA vice direttore dell'Ufficio centrale di ecologia agraria e difesa delle piante coltivate dalle avversità meteoriche

I FENOMENI connessi alla formazione, accresci­mento e caduta dei chicchi di grandine sono stati oggetto, specialmente durante l'ultimo

ventennio, dell'interessamento di numerosi ricer­catori.

Le indagini condotte con l'ausilio delle tecniche più aocurate che comprendono l'impiego del radar per le analisi relative alla struttura della nube, la riproduzione artificiale di taluni fenomeni e deli­cate ricerche di laboratorio, hanno permesso la raccolta di I:lna mole imponeNte di notizie che hanno favorito la formulazione di teorie appro­priate ed hanno fornito spiegazioni sempre più valide di quanto avviene in natura. Non è certo possibile trattare per esteso in questa sede i nu­merosi argomenti eppertanto ci limiteremo ad una succinta rassegna dei fatti che più ci interessano e che rappresentano la premessa necessaria all'esa­me dei meccanismi di azione, delle caratteristiche di principio e delle modalità di impiego dei vari metodi di difesa attiva della produzione agraria dalla grandine.

La nube grandinigena

La grandine dannosa si forma nel cumulonem­bo, nube temporalesca a sviluppo verticale, che si

genera sotto determinate condizioni di instabilità atmosferica in seguito a forte convezione di aria calda ed umida che, soggetta a fenomeni termo­dinamici , durante la sua ascesa si espande e si raffredda provocando la condensazione di vapore acqueo che si deposita a ttorno agli esistenti «nu­clei maturali di condensazione» sotto forma di goccioline di acqua (o di cristalli di ghiaccio) che nel loro complesso costi tu iscono appunto la nube. Le condizioni che si vengono a creare, alle quali concorre anche l'esistenza di una particolare di­stribuzione dei venti in quota con velocità oriz­zontali sempre più elevate verso gli s trati superiori della troposfera . determinano una complessa strut­tura dinamica del cumulonembo. Si formano entro esso forti correnti ascendenti e discendenti ed ha luogo un rapido sviluppo verso l'a lto della nube la cui base si mantiene ad un migliaio di metri dal suolo e la cui sommità, per i nostri temporali estivi, può facilmente superare i 12 chilometri di altezza. Durante i processi di condensazione del vapore e di solidificazione dell 'acqua vengono libe­rate ingenti quantità di calore che contribuiscono ad aumentare la velocità di ascesa dell 'aria.

Le correnti possono così raggiungere ed anche superare nei nostri temporali velocità di circa 100 chilometri all'ora. Esse in teressano la parte fron­tale della nube alimentando il temporale con alia

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che penetra dal basso e trasportando verso l'alto le particelle idriche che, attraverso fenomeni di coagulazione e di accrescimento, sono suscettibili di ingrossare fino ad essere in grado di cadere poi al suolo sotto forma di p recipitazione. Le correnti discendenti , che non raggiungono le velocità mas· sime di quelle ascendenti e che interessano durante la fase di sviluppo la parte posteriore della nube, intervengono a completare la struttura dinamica del cumulonembo, struttura che si evolve in ma­niera complessa fino alla fase finale quando, dopo l'attenuazione ed annullamento delle correnti ascen­denti, ci si trova solo in presenza di correnti di­scendenti e la nube è in fase di avanzato esau­rimento.

I fenomeni vengono completati durante le fasi di sviluppo e di maturazione del temporale dalla se­Darazione di cariche elettriche di segno contrario e dal loro trasporto in parti di fferenti della nube, dando luogo a forti campi e lettrostatici che poi determinano attraverso i fulmini intense scariche elettr iche con la produzione dei tuoni.

La preci pitazione spesso arriva al suolo in seno ad una corrente discendente e perciò con velocità di caduta maggiore di quella che essa avrebbe in ar ia tranquilla. Se si pensa che la velocità di caduta in aria tranquilla della grandine avente il diame­tro da 2 a 3 centimetri (il più frequente riscontrato in alta Italia) è stata calcolata in circa 70 chilo­metri all'ora, e facile rendersi conto dell'enorme energia distruttrice che una grandinala della du­rata di pochi minuti è in grado di scaraventare sulle vegetazioni.

Formazione ed accrescimento del chicchi di grandine

L'acqua ha la proprie tà di r imanere al.lo st.at~ liquido (sopraffusa) a temperature mollO ~nfe~lOn a zero gradi centigradi. Nel no tro caso ghiaccIano

Solo in un piccolo volume del cumulonembo (parte tratteggiata), individuabile col radar, si formano i grossi chicchi di grandine

spontaneamente solo le goccioline che vengono a trovarsi a temperature inferiori a --40' C, nella zona più elevata del cumulonembo (ad oltre lO Km di altezza). Nello spessore di nube compreso fra tale livello e quello a temperatura di O' , ghiacceranno a temperature comprese fra O' e --40' C solo poche goccioline e precisamente quelle che collidono con qualche eventuale cristallo di ghiaccio e quelle che contengono particelle, chiamate nuclei di ghiaccia­mento, di sostanze che ne agevolino il passaggio di stato. Raramente le numerosissime goccioline di nube, i cui diametri non superano qualche cente­simo di millimetro, contengono nuclei di ghiac­ciamento, mentre le gocce più grosse (molto meno numerose) i cui diametri possono arrivare fino a 7 mm possono più facilmente contenere un nucleo di ghiacciamento attivo ad una temperatura nega­tiva più prossima allo zero. e pertanto solidificano a livelli più bassi. Queste grosse gocce ghiacciate ed eventuali cristalli o agglomerati di cristalli di ghiaccio costituiscono gli embrioni dei ohicohi di grandine.

Gli embrioni, aventi massa molto maggiore di quella delle goccioline di nube, durante la loro ascesa in una corrente verticale o durante la loro disce a, si muovono con velocità diferente da quella delle goccioline sopraffuse che perciò vengo­no spazzate via dall'embrione al quale si attac­cano solid ificandosi subito al conta tto della super­ficie ghiacciata.

Le particelle di ghiaccio molto piccole, aventi diametri inferiori a 36 micron, ingrossano molto lentamente, quasi esclusivamente per « doifEusione di vapore ». A partire da un diametro di 0,5 mm !'ingrossamento per diffusione diventa trascurabile rispetto all'accrescimento dovuto a cattura di goc­cioline sopraffuse che fa ingrossare rapidamente il chicco fino a che, non potendo essere più soste­nuto dalle correnti ascendenti, cade verso il suolo.

La caduta può avvenire anche al di fuori della

colonna ascendente nella quale il chicco può poi rientrare ad un livello inferiore, essere traspor­tato ancora verso l'alto, continuando a catturare goccioline sopraffuse ed ingrossandosi sempre più.

In condizioni di poco contenuto liquido nella nube e di temperature molto basse le goccioline sopraffuse ghiacciano immediatamente al contatto della superficie del chicco formando uno strato di ghiaccio opaco (accrescimento . in fase asciutta). Se il contenuto liquido nella n ube è invece ele­vato e la temperatura non molto bassa l'accresci­mento del ghiaccio, trasparente, avviene lentamen­te sotto uno strato liquido che avvolge il chicco (accrescimento in fase bagnata).

LA PROTEZIONE DELLE COLTIVAZIONI CON RETI E RAZZI ESPLODENTI

Reti antigrandine di plastica

Reti ali materiale plastico vengono stese al disopra delle piante e danno buoni risultati nel ' ra ttenere la grandine. Dato l'elevato costo di im-

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pianto, che deve essere rinnovato dopo un certo numero di anni, vengono adoperate soltanto a pro­tezione di colture pregiate nei luoghi ove le gran­dinate sono frequenti. Certamente la loro presenza opera una modifica dell'ambiente e perciò torne­rebbe utile la determinazione della conseguente influenza sulle diverse colture.

Difesa operata con mezzi esplodenti

Il sistem a di lotta per mezzo di esplosioni trova il suo inizio fin dalla seconda metà del secolo XVIII. Caduto in disuso esso è stato poi ripreso ad anni di intervallo allorquando, nel tentativo di renderlo idoneo allo scopo, si è avuta la maniera di perfe­zionarlo. A suo sostegno vi sono tanto il ricordo che nei periodi bellici durante l'azione intensa delle artiglierie non grandinava Quanto, ad ogni ripresa del sistema, le speranze e l'entusiasmo degli agri­coltori, come si era verificato all'inizio di questo secolo per i cannoni grandinifughi dello Stieger e come è avvenuto una ventina di anni fa con !'im­piego di razzi, ideati da Ruby, capaci di portare la carica esplodente nell'interno della base delle nubi.

Un caratteristico chicco di grandine (scala in cm)

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L'onda di pressione dovuta alle espio ioni può provocare, secondo quanto determinato in labora­torio, un effetto di « cavitazione» nelle inclus ioni di acqua ancora a llo s tato liquido esistenti nei chicchi d i grandine, per cui questi sono suscettibili di e ere re urati e fondere poi pi LI rap idamente du rante la loro cadu ta nello strato di aria a tem­peratura maggiore di zero prima di raggi ungere il suolo. L'arrivo a terra di chicchi di grandine molle, come peraltro avviene qualche volta in assenza della dife a (sembra per l'azione dei tuoni), e l'im­pressione che alcuni agricol tori hanno di ottenere un beneficio, hanno contribuito a che il sistema ancora oggi non sia stato del tutto abbandonato. Comunque tutti sono d'accordo nell'ammettere che l'impiego dei razzi a testa esplodente è ben lungi dal I-appre entare una soluzione soddisfacente del problema della difesa della produzione.

LA PROTEZIONE DE LLE COLTIVAZIONI CON METODI PREVENTIVI

I metodi preventivi di difesa, basati su princIpI cientifici sostenuti da perfezionate teorie e da

numerose ricerche sperimentali sono diretti a mo­dificare opportunamente le caratteristiche fisiche delle goccioline di nube mediante !'introduzione di sostanze estranee.

Nuclei artificiali di condensazione - L'impiego di nuclei igroscopici (cloruri di sodio, di zinco, ecc. finemente polverizzati) sui quali l'acqua condensa facilmente, potrebbe contribuire ad aumentare il numero di gocce grosse che portate poi verso l'alto sono destinate a ghiacciare e dive n tare chicchi di grandine; ma la impossibilità materiale che il fe­nomeno po sa essere riprodollo nella giusta misura e l'incertezza nelle conseguenze riguardanti la cat­tura delle goccioline di nube e l'auspicata limi ta· zione dell'ingrossamento dei chicchi, hanno fatto cartare l'idea.

Nuclei artificiali di ghiacciamento - L'introdu­zione nella nube di nuclei artificiali di ghiaccia­mento, in quantità sufficiente, determina il ghiac­ciamento delle goccioline di nube con le quali essi collidono, con la formazione di cristalli e agglome­rati di cristalli di ghiaccio (cristalli dendritici) approssimativamente delle stesse dimensioni degli embrioni naturali di grandine dovuti al gh iaccia­m\!nlO delle gocce gro se. Gli embrioni di grandine, cd i chicchi eventualmente già formali all'atto del­l'intervento, ingrosseranno ulteriormente per cat­tura di cristalli dendritici assieme ad eventuali goccioli n\! rimaste ancora liquide. Gli agglomerati di cristalli mollO laschi, di consi tenza nevosa, che nc dt!rivano, fonderanno facilmente durante la caduta negli strati atmosferici a temperatura mag­gior\! di /cro raggiung\!ndo il suolo so Ilo forma di pioggia. nch\! l'eventuale nucleo interno di ghìa<:cin <:on istento.: finirà col fondere completa­mente prima di raggiungerlo il suolo purché al li vello d\!lln /\!ro termico Il: sue dimensioni non sun<.;rino un determinato limite.

E' stato calcolato che affinché nossa ottenersi un deloremento wnsibile degli eventi di forti gran­dina te \! necessario c he la conc\!n t razione d i nuclei di ghiacciamento nella nub\! possa almeno raggiun­Q;\!re il valore di 100 per litro, o~sia lO' nuclei per metro cubo Questo e un valore limite cppertanto

per maggior sicurezza è bene m aggiorarlo fino a 106 o anche 107 nuclei a m3

• L'introduzione di uno scarso quan tita tivo di nuclei di ghiacciamento en tro nubi non des tinate a dare grandine se lasciate in condizioni naturali, avrebbe l'effetto di produrre partice.lle di ghiacciO che verrebbero a t rovarsi, nel­la nube, ancora immerse in un aerosol di goccio­line li quide e quindi nelle condizioni di ]iloter diven tare grossi chicchi di grandine.

I n uclei artificiali di ghiacciamen to oggi più comunemente impiegati sono minutissi mi cristalli di io duro di argento, oppure di ioduro di piombo. Essi vengono ottenuti lasciando sublim are nella atmosfera i vapori prodotti dalla bruciatu ra della sostanza in appositi generatori, oppure in una mi­scela piro tecnica non esplosiva . Per la loro intro­duzione nell'interno delle nubi vengono impiegate differenti tecniche che qui appresso si r iportano.

Qualunque sia il metodo di intervento adottato è molto opportuno l'ausilio di un radar m eteoro­logico di analisi che permetta di seguire con conti­nuità la situazione temporalesca e di effe ttuare il rilevamento di utili parametri relativi a ll e cellule grandinigene.

Metodo dei bruciatori a terra

Sulla zona da proteggere è distribui ta una rete di generatori che bruciano normalmente una solu­zione di ioduro di argento. Un buon generatore può produrre all'incirca 1014 nuclei attivi a lla tempera­tura di - 10' C per ogni grammo di iodu ro di argento.

Nel caso sia prevista l'inseminazione completa dell 'atmosfera sia al disopra della zona p rotetta, sia su una fascia limitrofa, con il man tenimen to della necessaria concentrazione di aerosol, t ante volte anche per parecchie ore, è inevitabile u n eccessivo consumo di reagente anche perché in regime temporalesco è bene interven ire u t utte le nubi indistintamente iniziando ragionevolmente prima che esse raggiungano un certo sv iluppo. In queste condizioni è facile calcolare che il costo com­pleto dell'operazione può non risultare di conve­nienza economica.

Una limitazione dell'intervento solo su deter­minati temporali e solo su una striscia in corri­spondenza all'ipotetico percorso della base delle colonne ascendenti delle cellule tem poralesohe si risolverebbe in una casuale distribuzio ne del rea­gente sia su un'area ancora molto estesa dei bassi strati sia a ll'interno della stessa colonna ascenden te. Vi è inoltre da considerare che tante volte lo sv ilup­po da cumulo congesto a cumulonembo ed il pro­cesso di formazione della grandine sono cosÌ rapidi che in qualche ca o, anche nel giro di un quarto d'ora, può aver luogo !'inizio della grandinata ed il metoclo clei bruciatori a terra può risul tare ciel tu tto intempestivo.

Un altro inconveniente del metodo è che i nuclei di ioduro di argento, una vol ta emessi, po tranno impiegare più di una ven tina di minuti per raggiun­gere il punto della nube che effettiva men te inte­ressa e cii giorno una certa quantità di essi ha il tempo di ven ire disat tivata per azione della luce.

Razzi inseminatori in quota

i tra LLa d i r azzi di concezione americana ( tipo « Hai ldart ») ca paci, nel giro di una quindicina di

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secondi, di p'or tarsi all'altezza di 2.500 metri e far bruciare per un tra t to di traie ttoria fino a 5.000 m di altitudine un cen tinaio di grammi di miscela piro tecnica con una resa di circa 1013 n uclei per gr di ioduro di argento att ivi a -lI ' . Sono molto maneggevoli (peso circa 900 grammi, lunghezza 90 cm, diametro m assimo 3,5 cm) e data la rapidità di ascesa possono essere introdotti anche solo nella zona che interessa della base della nube nel caso l'intervento possa essere comandato da un efficiente .centro radar. Logicamente i lanci vanno continuati .dalle postazioni che si trovano lungo la traiettoria ,di spos tamento del temporale . La predisposizione di una fi tta r ete di postazioni sull'intera area da proteggere è necessaria.

E' da osservare che per i nostri temporali la quota di 5 km, ove la temperatura è solo qualche grado sotto zero, corrisponde all'incirca alla base inferiore della zona di formazione della grandine e che la necessaria di ffusione dei fumi verso l'alto nella zona anz,idetta (fino a circa 9 km di altezza) ove le tempera ture sono più favorevoli alla nuclea­zione, è affida ta a lle corren ti aeree della nube.

Impiego dei mezzi aerei

L'uso degli aeroplani per l' inseminazione è ab­bastanza di ffuso .

In Francia viene impiegato il metodo Delourme che consiste nella dispersione a quota di DOCO supe­riore a quella dello zero termico di una polvere igroscopica a lla quale sono addizionati i nuclei di ghiacciamen to . Un metodo in uso negli Stati Uniti è quello di lasciar cadere dall 'alto, dentro le « torret­te» che si sollevano dai cumulonembi in fase di sviluppo (e che corrispondono alle sommità delle colonne ascenden ti), cartucce che bruciano una mi­scela piro tecn ica con tenente io duro di argento, op­pure di lanciare razzi insemina tori anche con traiet­torie orizzontali volando intorno alla nube, in ma­niera da garantire la saturazione della zona di formazione della grandine. In alcuni esperimenti le cartucce vengono invece liberate a medie e basse quote in prossimità della nube.

L'impiego degli aereì dà affidamento purché ef­fettivam en te si riesca a saturare la porzione di n ube che interessa. L'immissione degli elementi dall'alto è indubb iam ente il metodo che più di ogni altro offra ta le garanzia. E' però necessario adoperare reattori che possano volare al disopra delle n ubi fino ad altezze di una decina di chilometri e b isogna tener conto dell' incidenza del costo; il lancio di razzi in traie ttoria orizzontale a quote inferiori è bene sia pratica to assieme a quello dall'alto. Se si fanno vola re gli aerei all 'in terno della n ube è possi­bile ridurre alquanto la quota di volo, ma l'insemi­nazione verrebbe effe ttuata « alla cieca» in condi­zioni di vi ibilità nulla, non sempre al Dunto giusto, a meno che l'aereo non di ponga di un opportuno radar meteoro logico e di personale slleciali ta par­tico larmen te addestrato; sussis terebbero inoltre i pericoli der iva nti dall 'att raversamen to del tem­porale.

L'inseminazione a medie o basse quote liberando il reagente in prossimità della nube affiderebbe il traspor to di esso alle corren ti di aria che dall 'e ter­no s i pensa possano penetrare all'i n terno della nube. In questo caso i ha, sebbene in mi ura minore che non con i bruciatori a terra, una in troduzione ancora in tempestiva dell 'agente ed una forte di per­s ione di e so al di fuori della nube ; permarrebbe

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cosÌ l'incertezza del raggiungimento della deside­rata concentrazione dei nuclei.

Ai fini della tempestività di impiego dei metodi suaccennati è bene che gli aerei si trovino già in volo allorquando i temporali cominciano ad inte­ressare l'area da proteggere.

Notevoli difficoltà sorgono per l'inseminazione con gli aerei dei temporali notturni.

Il metodo russo

Lo scrivente è stato recentemente invitato in Georgia, URSS, a visitare presso il villaggio di Ruispiri (Telavì), a circa 200 km da Tbilisi, il poligono centrale che comprende il posto coman­do per il controllo delle operazioni di difesa anti­grandine nella vallata dell 'Alazani. Alla riunione hanno anche partecipato il proE. Prodi dell'Istituto di Fisica dell'Atmosfera e vari scienziati e tecnici della Germania occidentale, del1a Iugoslavia e del­l'Ungheria.

I russi hanno cominciato ad occuparsi della grandine nel 1952 ed hanno preso in Darticolare considerazione i mezzi di difesa a partire dal 1956 in seguito ad una visita di studio nei paesi che avevano dato inizio ad esperimenti applicativi. Quell'anno infatti lo scrivente ha potuto incontrare a Verona (assieme al prof. Rosini, dr. Vittori e dr. Romanelli) il prof. Sulakvelidze dell'Università della Georgia ed il dr. Buchnikashvili direttore del­l'Istituto di Geofisica dell' Accademia delle Scienze della Georgia che assieme al dr. Kartsivadze (capo del Servizio Grandine del Ministero dell'Agricol­tura della Georgia) ed altri, ci ha accolto al sud­detto poligono.

In URSS è stato dato corso ad una serie di ricerche teoriche e sperimentali, con la partecipa­zione di specialisti delle varie discipline (meteoro­logi, fisici, chimici, ingegneri, ecc.), rivolte ad una più approfondita conoscenza dei fenomeni. I nume­rosi tentativi, prove e controlli in campo hanno condotto al perfezionamento del metodo attuale di difesa attiva dalla grandine. Esso consiste nella in­troduzione, mediante peciali razzi a lunga traiet­toria, dei nuclei di ghiacciamento esclusivamente nella parte della nube interessata dai processi di formazione della grandine. Si tratta di inseminare un volume compreso fra pochi km3 e qualche de­cina di kmJ (contro le migliaia di kmJ dell'intera nube). Si rendono per questo nesessarie: l'effet­tuazione della previsione di formazione dei tempo­rali grandinigeni, l'individuazione nella nube della porzione sulla quale intervenire e la determinazione della probabilità di formazione in essa di grandine dannosa. Ciò viene fatto, tenendo conto della situa­zione meteorologica, mediante il calcolo dell'ener­gia di instabili tà dell'atmosfera desunta dai radio­sondaggi in quota di temperatura ed umidità (quat­tro volte al giorno), e mediante l'anali i detta­gliata della nube con l'impiego del radar meteo­ro logico.

Vengono deswlti i seguenti nove parametd: altezza massima dell'eco radar, temperatura a tale livello, pessore verticale dell'eco radar della nube, valore della m a sima riflettività radar ri contrato all'interno dell 'eco, altezza del punto di ma ima r iflettività, tempera tura in detto punto, p or vert icale della zona ad alta riflettività cord pon­dente al tratto di olonna a end nle intere ata dalla formazione dei hicchi, temperatura dell'orlo superiore della uddetta zona, rapporto fra lo _ pe -ore erticale di eco radar della part di nub .: n

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temperatu re negat ive e quello della parte con tem­perature positive. In funzione di ta li parametri viene determinato un indice in base al quale è oossibile formulare, senza ambiguità nel 70% dei casi, la previsione della specie delle precipitazioni. Nel tempo di un minuto, o un minuto e mezzo, possono essere conosci ute l'entità del perico lo di grandine e le coordinate della zona da inseminare. Quindi con l'ausilio di tabelle, grafici, regoli, si determinano i dati di tiro che al momento più opportuno vengono comunicati per radio telefono alle singole postazioni di lancio. Queste entreranno tempestivamente in funzione per inseminare in un tempo brevissimo (massimo due o tre minuti) la predetta zona .

Già all'inizio era stata provata l'inseminazione per mezzo dei br uciatori a terra e per m ezzo dei razzi italiani con testata a ll 'ioduro di argento, ma en trambi i mezzi sono stati giudicati insoddisfa­centi: il primo per la grande disper sione e la lenta diffusione dei fumi verso l'alto, ed il secondo per la quota di iniezione troppo bassa (2.000 m). In alcuni casi di esperienze con scarsa insemina­zione era stata ottenuta caduta di grandine da nubi che, se lasciate in condizioni naturali, non ne avrebbero prodotta. E ' sta to qu indi deciso di progettare il metodo più sopra esposto di insemi­nazione pronta e molto efficace.

I primi esperimenti di inseminazione diretta in quota, iniziati nel 1958 su singoli grandi cumuli, sono stati poi condotti sistem aticamente su cumu­lonembi in Georgia e nel Caucaso settentrionale.

In principio sono state orovate granate antiae­ree autodistruggenti (ELBRUS II) ciascuna carica con 100 gr di iodu ro di argento o ioduro di piombo. e razzi « AHR-M » che arrivavano a 4.200 m di al­tezza seminando 200 gr di reagente per una scia lunga 1-2 km. Visti i buoni risultati ottenuti si è passato quindi allo studio dei razzi più perfezio­nati attualmente in uso.

Essi sono:

Razzo « PGI-M» in plastica, che brucia 125 gr di reagente (AgI oppure PbI2) lungo un tratto pre­determinato di traiettoria con la produzione totale di più di lO" nuclei. Ha un raggio di azione di 5 km e puo arrivare a 4,5 km di altezza. La rampa è muni ta di 4 tubi di lancio e la frequenza di tiro ~ di un razzo ogni 5-10 secondi. Si autodistrugge In volo.

Razzo « OBLAKO » (nube); può essere usato per in eminare vari reagenti quali ghiaccio secco, p.olveri o liquidi. E' u ato normalmente per bru­ciare 3.JOO gr di ioduro di piombo lungo un tratto di traiettoria regolabile fra O ed 8 km producendo 3.1016 nuclei attivi a -IO C. Ha una 'gittata di 12 km e raggiunge 8,5 km di altezza. Il calibro è 125 mm, la lunghezza è 172 cm e pesa 33 kg. La rampa orientabile ha 4 tubi dai quali i razzi pos ono es ere lanciati ad intervalli di 5-10 econdi l'uno dall'altro . Alla fine dell'in eminazione discende con paracadute.

Ralli « LAZ I . (nella valle dell' Alazani è Malo organizzato il primo el-vizio di difesa anti­grandine) in carta bachelizzata e pIa tica. Sono i piu moderni , co truiti dal 1970. Hanno calibro di 82,S mm e sono prodotti in due lipi: « ALAZANI I » ad uno tadlO he ha una g;lla ta di 7 km c rag­giunge 4,5 km di altezza, ed « ALAZANI II,, a due stadi, lungo 142 cm e del peso di lO kg, che ha J 2 km di gittata e puo raggiungere 8,7 km di a ltezza.

Hanno comando a tempo regolabile per bruciare dopo 10 a 30 secondi dall 'inizio del lancio 1 kg di reagente (PbI2) con la produzione durante 30-35 secondi di una scia di aerosol, lunga fino a 6 km, nella quale sono di,stribuiti uniformemente 6 X 1015

nuclei attivi a - 10· C. I razzi sono molto sicuri e sono forniti di dispositivo doppio di autodistruzio­ne. La rampa orientabile porta 12 alloggiamenti dai qualti i Fazzi possono essere lanciati anche ad intervalli di 1-2 secondi l'uno dall'altro.

Il reagente comunemente impiegato in URSS è !'io duro di piombo che è meno costoso dell 'ioduro di argento. Il piombo è un inquinante indesidera­bile, perciò sono state condotte indagini sul conte­nuto di piombo nel terreno, nelle piante, nel cibo, nel latte, nell'aria, ecc., ed è stata trovata una concentrazione di gran lunga inferiore alla dose tollerata. Nell'aria della città di Tbilisi , ove non si effettua la difesa ed ove la circolazione degli automezzi è appena superiore a quella di Roma prima della guerra, il contenNto di piombo risulta molto più rilevante di quello dell'atmosfera delle zone difese. E' stato però studiato un nuovo rea­gente, combinazione di sostanze organiche ed inor­ganiche, che ben presto verrà adottato, essendo stato brevettato, già attivo alla temperatura di soli -2"C, non dannoso e più economico.

Organizzazione della difesa - L'unità di difesa è il « distaccamento » che opera su una superfi­cie compresa fra 100.000 e 150.000 ettari, prefe­ribilmente di forma circolare (diametro di una quarantinq di chilom etri) . Non è conveniente asse­gnare ai distaccamenti su perfici al difuori di tali limiti. Territori molto estesi vengono suddivisi in più distaccamen ti dei quali quello centrale (distac­camento principale) ha anche funzione di coordina­mento e di assistenza agli altri distaccamenti. Ogni distaccamento comprende un posto comando, una sezione radar, una sezione comunicazioni , una se­zione logistica e possiede una rete di circa 12 posti di lancio disposti a 6-10 km l'uno dall'altro, l'equi­paggiamento consiste in uno o due radar, circa 14 stazioncine r adio, due o tre au tocarri , e sono uti­lizzati un paio di adatti fabbricati . Il personale è costituito da circa 25 persone fisse (meteorologi, fisici, ingegneri, tecnici, capi t iratori , servizi gene­rali), ed una trentina di persone a servizio stagio­nale (tecnici e t iratori).

Il distaccamento principale ha in più un servi­zio di previsioni ed una più completa sezione di comunicazioni (con telescriventi , apparati di facsi­mile, stazione di radiosondaggi, stazioni radio ad onde corte) serviti da a ltre 8 persone. Esso è diret­tamente collegato all'Ufficio ~eteorologj co Nazio­nale e, per la protezione aerea, all'aeroporto.

Per ogni distaccamento la dotazione stagionale di razzi, che ogni anno varia a seconda dei tempo­rali, si aggira sui 500 pezzi a corta gittata e 1.500 a lunga gittata.

Risultati - I russi considerano la difesa conve­niente quando almeno il 60% dell 'area da difen­dere è coperta dalla vegetazione coltivata e quamdo il costo della difesa è contenu to entro il 10% del valore dei danni provocati in assenza della p1'Ote­zione. Essi hanno calcolato che il cos to comples­sivo della difesa non è superiore ai 6 dollari ad ettaro, compreso l'ammortamento delle attrezza­ture considerato in lO anni.

L'efficacia è stata determinata confrontando con metodi statistici i da ti relativi all 'area difesa con quelli r ilevati in una fascia intorno ad essa e

La complessa struttura cristallina

di un chicco di grandine (sezione)

con quelli di un'area di controllo, non difesa, della stessa estensione, soggetta alle stesse condizioni climatiche ed allo stesso regime temporalesco, avente grandinosità (calcolata per un lungo periodo di anni) eguale, o leggermente inferiore a quella dell'area attualmente difesa. L'esperienza di lO anni ha rivelato nelle zome difese una riduzione media dell 'area danneggiata del 72% ed ove è eventual­mente grandinato una diminuzione dell'intensità del danno (danno percentuale) del 36%. Tali risul­tati sono stati giudicati assolutamente soddisfa­centi tanto oiù che fra 1'80 ed il 90% degli insuc­cessi ' erano da ascrivere ad inconvenienti tecnici o a deficienza organizza ti va ovviabili col migliora­mento dei servizi.

La difesa che all'inizio, nel 1961, interessava solo 50.000 ettari nella valle dell'Alazani, è adesso lar"amente attuata ne! Caucaso Settentrionale, nel Tr:nscaucaso (che comprende la Georgia, l'Arme­nia e l'Azerbagian), in Moldavia, in C~ime<l: e nel Tagikistan, su una super ficie compleSSiva di 4 mi­lioni di ettari.

Il sistema russo di difesa attiva contro la gran­dine è s tato già adottato in Bulgaria ed in Iu­goslavia.

L 'APPLICABILITA' IN ITALIA DEI METODI DI DIFESA ANTIGRANDINE

Già parecchi organi.sml ID I.talia sono orien~ati sull'attuazione della difesa attiva cont~o ~a glan: dine mediante !'introduzione nelle nubi di nuclei artificiali di ghiacciamento, e nell<l: scor.sa es~ate sono già stati effettua ti vari espenmentl p'artIco­larmente nelle provincie di Asti, Mantova e Vicenza.

Sono stati adoperati metodi ~i inseminazione per mezzo di aerei volanti in prossimità del.le n.ubl, per mezzo di bruciatori a terra, e con Impiego misto di aerei e bruciatori a terra. In generale la prima impressione è stata quella del consegUi­mento di risultati incoraggianti, ma le pro.v~ sono servi te soprattutto a far rilevare le necessita ed a mettere in luce i perfezionamenti da apportare.

In linea di massima tutti i sistemi descritti nei paragrafi precedenti sono applic~bili. nel nostro Paese con una determiJla ta liberta di s~elta ch~, oltre ad essere dettata da esigenze teclllche, puo anche dipendere da fattori economici. E' solo es­senziale che le modalità di impiego siano a.datte alle caratleris tiche delle zone da difen~ere (dlIl?-en­sioni e forma della super ficie, orografI~, dìst~lb~t zione delle coltivazioni, ecc.) e che I mezzI ~ intervento siano razionalmente dispost.i ed usati in base alle condizioni generali dei regimi t~mpo: raleschi quali risultano daHa lunga. sen~ di dati rilevati in passato dai Servizi NaZiOnali e ~a lle esperienze pratiche degli specialisti durante. I de­corsi anni. E' opportuno l'us0 ~i. ~adar. <l:dat~1 che~ per assicurare una buona fl eSSib ilI tà di Imple~o . per rendere il necessario dettaglio., siano destma~1 ciascuno a servire un 'area ragionevolmente limi­tata avente estensione media possibilmente non

superiore a quella di una provincia. .. . . E ' inoltre indispensabile un serVIZIO di assI­

stenza per la segnalazione tempestiva della s~tua­zione meteorologica generale e della sua evoluziOn~ con particolare riguardo al re~ime. dei t~mporal~. Tale assistenza particolare agli agncolton che el­fettuano la difesa, come già da anni avviene nel­l'Italia nord-orientale, è compito dell'Ufficio Cen­trale di Ecologia Agraria e Difesa delle Piante dalle Avversità atmosferiche del Ministero dell'Agricol­tura e delle Foreste. Essa è basata sui risultati della esplorazione radar a lungo e .me~io ~aggi~ confrontati con oarticolari elaboraziOlll del dati meteorolo"ici e delle analisi messi a disposizione dal Servizio Meteorolo"ico dell' Aeronautica Militare.

E' anche compito dell'Ufficio di Ecologia Agra· ria di con trollare con uniformità di metodo di rilevamento e co~ l'applicazione di metodi fisic i e statistici razionali l'effetto delle grandinate sulle colture e le modifi~he eventualmente prodotte dai mezzi di difesa alla distribuzione ed all'intensità delle precipitazioni di grandine. L'l!ffjci~ m~tte inoltre a disposizione degli agricolton, e di chiun­que altro sia in teressato al.la difes~ a,:~grandine , la propria competenza tecDlca e sClentJ~J~a. .

Circa la possibilità di attuazione degli Jllterve~t! contro la grandine in Italia , qualche oerples It~ può sorgere nei riguardi dell'interferenza con Il traffico aereo. Però sia nel ca o di intervento con aerei, sia con !'impiego di mezzi b~li tici (non esplosivi) con lancio ordinato tempe tlvan'lente da un comando centralizzato, basta un opportuno 01-legamento diretto con gli organi di contl'<?l~o del traffico aereo per cono cere con caratt~re di Im':le­diatezza !'istante preci o per l'effettuaZIOne dci tn-o su una zona l'i tretta bene individuata.

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Tip. dell'Orso· Roma