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I BORBONE E IL SOGNO DI FERDINANDO reggia di caserta-complesso monumentale del belvedere di san leucio

Mini dispensa introduttiva alle uscite didattiche 

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I BORBONE E IL SOGNO DI FERDINANDO Reggia di Caserta, Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio

Ambito didattico: Storia e Storia dell’Arte: dal Settecento all’età moderna.

PERCHÉ VISITARE CASERTA:

Con la Reggia di Caserta, Carlo di Borbone volle oscurare la gloria di Versailles. I più geniali architetti d’Europa costruirono così un palazzo di 1200 stanze e un immenso parco “in salita” costellato di capolavori. La Reggia di Caserta è stata inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco dal 1997 insieme all'Acquedotto Carolino. A San Leucio, nel 1789 re Ferdinando IV creò Ferdinandopoli: una “cittadella della felicità” che un tempo riforniva di tessuti i sovrani borbonici e le famiglie della nobiltà napoletana, sia per gli abiti sia per le tappezzerie. L’antico borgo industriale, con le abitazioni per i lavoratori, è stato oggetto di restauri, le bellezze architettoniche e quelle naturali continuano a emanare le loro suggestioni insieme all'annesso Museo della Seta, dove è possibile visitare i macchinari del Settecento col quale si tesseva la seta diventata famosa in tutto il mondo. E lo spirito del vecchio re continua a vagare per queste strade, dove aveva voluto la rigida divisione del traffico dei pedoni da quello dei veicoli. La Reggia di Caserta. Il 20 gennaio 1752, nel giorno del compleanno del monarca, il re Carlo di Borbone e la regina Maria Amalia di Sassonia danno solennemente inizio ai lavori del nuovo palazzo reale, che dovrà sostituire quello di Portici, recentissimo ma già inadeguato perché troppo vicino al mare e quindi esposto in caso di attacco da parte della flotta francese. La reggia deve celebrare la casata dei Borbone di fronte all’Europa, confrontandosi con l’obbligatorio

modello di Versailles. Per la nuova residenza è stata scelta una località quasi deserta, chiamata “la Torre” per la presenza di un vecchio castello dei principi Acquaviva che viene acquistato da Carlo. Il progetto originale, vistosamente

La meravigliosa Reggia di Caserta con il suo parco 

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ridimensionato, prevedeva una grande cupola centrale, un’enorme statua equestre del re e quattro torri angolari, mai realizzate. La parata internazionale degli architetti è imponente: direttore generale è il napoletano Luigi Vanvitelli affiancato dal casertano Marcello Fonton, cui viene affidata la direzione del cantiere; l’ingegnere idraulico Francesco Collecini è il responsabile delle canalizzazioni e dell’acquedotto; agli scultori Paolo Persico e Pietro Solari spettano le fontane; per il giardino viene convocato il parigino Marcel Biancour; al botanico inglese John Andrew Graefer verrà in seguito affidata la cura del giardino inglese. Come maestranze vengono messi al lavoro i prigionieri sottratti ai remi delle patrie galere; vengono poi organizzate spedizioni navali per rastrellare schiavi musulmani lungo le coste nordafricane: circa 3000 uomini. Tutte le cave di marmi e graniti del regno sono mobilitate, mentre nelle vicinanze vengono installate fornaci per la cottura dei mattoni. Iniziano così i lavori di una delle più splendide e grandi residenze reali dell’Europa settecentesca: 1200 stanze, 34 scale, quasi 2000 finestre. Il formidabile quadrilatero forma un blocco severo e nobilissimo, alto 36 metri, collegato ad un parco di 120 ettari. Va detto però che re Carlo non ne ha potuto godere: l’edificio è ben lontano dalla conclusione quando, nel 1759, gli viene affidato il trono di Spagna. Le traversie del palazzo continuano: nel 1764 le parti già costruite vengono occupate da famiglie di povera gente, rimaste senza casa in seguito a una carestia; nel 1770 Luigi Vanvitelli abbandona il cantiere, lasciando tuttavia al figlio Carlo, subentrato nella direzione, i progetti, i modelli, gli schizzi e i disegni che ancor oggi si possono osservare all’interno della Reggia. La costruzione si conclude nel 1774 e può finalmente ospitare la famiglia di re Ferdinando IV, instancabile organizzatore di feste, battute di caccia nel parco, memorabili “prime” nel teatro di corte.

Il palazzo è un capolavoro: Luigi Vanvitelli ha creato un monumento unico, con uno stile indefinibile in cui si mescolano elementi barocchi e neorinascimentali. L’interno è caratterizzato da un ampio atrio che si apre nello splendido vestibolo ottagonale attorno al quale si aprono quattro cortili. Prodigio di stile e funzionalità è lo spettacolare scalone d’onore, che dà accesso al vestibolo

superiore: dappertutto statue settecentesche si alternano

con sculture antiche, in parte provenienti dagli scavi delle città sepolte dal Vesuvio.

Lo scalone d'onore 

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Dal vestibolo del piano nobile si accede alla cappella palatina, con la tribuna riservata al re, oppure si imbocca l’interminabile sequenza degli appartamenti reali decorati con dipinti, mobili,

arredi e suppellettili del tardo Settecento e del primo Ottocento. Si passa attraverso situazioni diversissime e affascinanti: indimenticabile è il presepe settecentesco con oltre 1200 figurine mentre, all’opposto, una cupa e macabra atmosfera riempie la camera da letto di Ferdinando II, stroncato da un morbo infettivo nel 1859. Tutti i mobili della stanza, per timore del contagio, vennero bruciati, anticipando così di pochi mesi l’arrivo di Garibaldi, che il 20 settembre 1860 consegnava ufficialmente la reggia a Vittorio Emanuele di Savoia. Il parco della reggia è attraversato da un viale

lungo circa 3 chilometri, in leggera salita. Il parterre alle spalle del palazzo rispecchia i canoni del giardino alla francese, con aiuole regolari e viali geometrici. Le sorprese vengono più avanti, quando fra il rumore di acque correnti, fra prati e siepi, fontane, statue e boschetti, si giunge al balzo della cascata, alta 78 metri. Davanti, un grande bacino ospita lo spettacolare, duplice gruppo di statue di Diana, circondata dalle compagne, e di Atteone, trasformato in cervo e sbranato dai suoi stessi cani. Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio. Il re Ferdinando, per allontanarsi dalla vita frenetica della Reggia di Caserta, aveva scelto come luogo di ritiro una collinetta nei dintorni, dalla quale si godeva di una vista stupenda. Lì sorgeva già l’antica chiesetta di San Leucio, vescovo di Brindisi: il nome di San Leucio accompagnerà per sempre il destino del sito… Il sovrano aveva fatto costruire sulla collina un casino di caccia insediandovi alcune famiglie affinché vi provvedessero. Essendo i coloni aumentati di numero e diventati una piccola comunità, Ferdinando si lasciò probabilmente influenzare dalle mode utopistiche dell’epoca e decise di fondare una colonia modello che si autososteneva economicamente grazie alla presenza di una seteria e di una fabbrica di tessuti. La nuova comunità, Ferdinandopoli, era regolata da un codice scritto e pensato dallo stesso sovrano, una sorta di Costituzione all’avanguardia per intenzioni e intuizioni. I pilastri della Costituzione di San Leucio

La fontana di Diana e Atteone 

Il progetto di Ferdinandopoli 

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erano tre: l’educazione era considerata l’origine della pubblica tranquillità; la buona fede era la prima delle virtù sociali; il merito era la sola distinzione tra gli individui. Era vietato il lusso. Gli abitanti dovevano ispirarsi all’assoluta eguaglianza, senza distinzioni di condizioni e di grado e vestirsi tutti allo stesso modo. La scuola era obbligatoria a partire dai sei anni di età: i ragazzi erano poi messi ad apprendere un mestiere secondo le loro attitudini e i loro desideri. Obbligatoria anche la vaccinazione contro il vaiolo. I giovani potevano sposarsi per libera scelta, senza dover chiedere il permesso ai genitori. Le mogli non erano tenute a portare la dote: a tutto provvedeva il re, che s’impegnava a fornire la casa arredata e quello che poteva servire agli sposi. Venivano aboliti i testamenti: i figli ereditavano dai genitori, i genitori dai figli, alle vedove andava l’usufrutto. Se non c’erano eredi andava tutto al Monte degli Orfani. Nella successione, maschi e femmine avevano pari diritti. I funerali si celebravano senza distinzioni di classe e Ferdinando, che era un gran superstizioso, abolì anche il lutto che trovava sinistro: al massimo una fascia nera al braccio. Ogni manifatturiere era tenuto a versare una parte dei guadagni alla Cassa della carità, istituita per gli invalidi, i vecchi e i malati. Dalle norme del codice ci si immagina una metropoli: invece, al momento della promulgazione delle leggi, gli abitanti erano centotrentuno. Tutto ruotava intorno alla fabbrica, una seteria meccanica che sfruttava la materia prima generata dai bachi allevati nelle case del Casertano e oltre. Dai primi filatoi e dai telai fino alla costruzione di una grande filanda.

La città, nel progetto del re, doveva godere di una struttura urbanistica organica e simmetrica: concepita su una pianta

completamente circolare con un sistema stradale a raggiera ed una piazza al centro per farne anche una sede reale. Le abitazioni degli operai furono progettate tenendo presente tutte le regole urbanistiche dell'epoca, per far sì che durassero nel tempo (infatti ancora oggi sono abitate) e fin dall'inizio furono dotate di acqua corrente e servizi igienici. La fabbrica, che s’ingrandì e produsse una gamma ricchissima di tessuti,tra cui damaschi, broccati e jacquard, non riuscì mai a prosperare economicamente. Se non ci fosse stato il re che metteva mano al portafoglio e rinvigoriva le casse, addio. Un ‘industria di Stato, esattamente come ai nostri tempi.

Il complesso del Belvedere di San Leucio 

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APPROFONDIMENTI…:

Luigi Vanvitelli. Fu architetto, ingegnere e pittore napoletano. Il padre, un famoso pittore olandese di vedute, Gaspar van Wittel,lo avviò alla pittura che probabilmente insinuò in lui l’interesse per l’architettura. Luigi studiò approfonditamente Vitruvio e i trattatisti del Cinquecento, diventando uno dei massimi esponenti del gusto classicista nell'architettura del Settecento. Architetto della fabbrica di S. Pietro nel 1726, Vanvitelli lavorò come architetto e ingegnere nelle Marche, ma il maggiore impegno fu speso per Carlo III di Borbone: nel 1752 iniziò la sua opera maggiore, la reggia di Caserta, neoclassica nella purezza dei volumi, e tuttavia memore del fasto scenografico barocco nell'innesto sullo spazio del magnifico parco e negli effetti prospettici degli interni (il celebre scalone d’onore). Si dedicò poi a interventi urbanistici e di restauro a Napoli e a notevoli opere di ingegneria come la sistemazione dell'acquedotto Carolino a Caserta.L’importante ruolo di Vanvitelli nell’architettura settecentesca non fu limitato alle opere realizzate, ma interessò anche l’insegnamento della professione. Presso il suo studio, prima a Roma e poi a Napoli, si formò una schiera di giovani architetti che intrapresero in seguito carriere autonome e prestigiose. La maggior parte di essi fu presente a Caserta, apprendendo direttamente sul cantiere insegnamenti artistici e tecnici.Tra di loro spicca Giuseppe Piermarini, autore del Teatro alla Scala di Milano, che ricevette i primi incarichi milanesi proprio su suggerimento di Vanvitelli. Si ricordano poi Francesco Sabatini, che fu architetto di Carlo III a Madrid, e Antonio Rinaldi, attivo a Pietroburgo alla corte degli zar.

LO SAPEVATE CHE...: (Curiosità sull’itinerario)

‐ Sulla prima pietra della Reggia di Caserta posta in opera una pomposa iscrizione recita: “Resti il palazzo, la soglia e la stirpe dei Borbone finchè questa pietra non voli in cielo per propria forza”.

‐ La realizzazione dell’acquedotto Carolino che alimentava le fontane del Parco della Reggia fu un’opera clamorosa: per portare acqua al parco attraversava cinque montagne, percorreva tre ponti ed era lungo 40 chilometri!

‐ Nel giardino inglese della Reggia sboccerà la prima camelia d’Europa. ‐ Nella seteria di San Leucio si produceva, tra gli altri filati, la Leuceide, un tessuto per

abbigliamento con cui si realizzavano calze, scialli, guanti, berretti, gilets, abiti, tappezzerie e paramenti sacri.

‐ L’opera che conteneva i principi fondanti della nuova comunità di San Leucio era intitolata“Origine della popolazione di S. Leucio e suoi progressi fino al giorno d'oggi colle leggi corrispondenti al buon governo di essa di Ferdinando IV Re delle Sicilie”. Il re ne fece stampare 150 esemplari dalla Stamperia Reale del Regno di Napoli.

‐ Esemplari di seta di San Leucio tutt’oggi arredano la Reggia di Caserta oltre alle stanze del Vaticano, del Quirinale e lo Studio Ovale della Casa Bianca nonché le bandiere, comprese quelle che sventolano a Buckingham Palace.

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MINI GLOSSARIO

Borbone - Insieme agli Asburgo, è stata una delle maggiori famiglie reali europee dal XVI secolo in avanti, dato che suoi esponenti hanno occupato, oltre a quello di Francia anche i troni del Regno di Spagna, di Navarra, del Regno delle Due Sicilie, dei Granducati di Toscana e Parma. Broccato - è un tessuto operato, con complessi disegni colorati ottenuti grazie a trame discontinue, che non attraversano quindi il tessuto in tutta la sua ampiezza. Damasco – Di origine cinese, sebbene il suo nome deriva dalla città di Damasco in Siria che ne fu grande produttrice ed esportatrice nel XII secolo, il damasco è un tipo di tessuto operato con disegni stilizzati o floreali ad effetto lucido-opaco. L’effetto viene creato dal contrasto della lucentezza della parte a raso con l'opacità di quella dove il raso si presenta a rovescio. Ferdinando IV - Figlio della regina Amalia e di Carlo III di Borbone, fu re di Napoli dal 1759 al 1806 nonché re di Sicilia dal 1759 al 1816 con il nome di Ferdinando III di Sicilia.Dopo il 1816, con il Congresso di Vienna e con l'unificazione delle due monarchie nel Regno delle Due Sicilie, fu sovrano di tale regno dal 1816 al 1825 con il nome di Ferdinando I delle Due Sicilie. Jacquard – Tipo di tessuto che deriva il nome dal suo inventore, il francese J.-M. Jacquard (1752-1834).I tessuti jacquard si ottengono intrecciando fili di vario colore su un apposito telaio e con un particolare metodo di tessitura. Seta - Fibra proteica di origine animale con la quale si possono ottenere tessuti pregiati. La seta viene prodotta da alcuni insetti dell'ordine dei lepidotteri oppure dai ragni. Si ottiene dal bozzolo prodotto dai bachi da seta, nella maggior parte appartenenti alla specie Bombyx mori. Unesco - è l’acronimo di Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (in inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), fondata dalle Nazioni Unite il 16 novembre 1945 per incoraggiare la collaborazione tra le nazioni nelle aree dell'istruzione, scienza, cultura e comunicazione.

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