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http://www.yoganostress.it SWAMI KRISHNANANDA UN’INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA DELLO YOGA 1

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SWAMIKRISHNANANDA

UNINTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA DELLO YOGA

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PREFAZIONE

La prima volta che ebbi occasione di stare alla presenza di Swami Krishnananda fui subito investito da una serie di domande: Chi sei, da dove vieni, perch sei qui?. Le risposte sembravano ovvie: Mi chiamo Stefano, sono italiano, e sono qui per praticare la meditazione. E perch vuoi meditare?, mi sentii rispondere. Gi, perch volevo meditare? Sapevo di sentire uno stimolo interiore allevoluzione, ma perch la meditazione e a cosa volevo arrivare attraverso di essa? Vediamo, lasciatemi pensare un attimo: Perch voglio arrivare a Dio, mi sembr la risposta che meglio potesse esprimere i miei sentimenti e le mie intenzioni. E perch vuoi arrivare a Dio?, mi chiese Swami Krishnananda, Pensi forse che Dio sia simpatico?. A questo punto mi trovavo perso: mi rendevo conto di avere unidea piuttosto approssimativa non solo delle ragioni che mi conducevano alla ricerca, ma anche della meta che volevo raggiungere attraverso il metodo che avevo scelto.

Io, come forse la maggior parte degli occidentali che affrontano lo Yoga con una preparazione prevalentemente autodidattica, mi affacciavo alla ricerca da quel punto di vista

meccanicistico e determinista in senso scientifico che caratterizza la Weltanschauung

occidentale. Per dirla in parole povere, ero convinto che bastasse conoscere il metodo giusto per dare la scalata al regno dei cieli, mentre in realt stavo confondendo la mappa col territorio. Non mi rendevo ben conto della complessit del problema che volevo affrontare: in fondo stavo tentando di penetrare lessenza stessa di ci che regge i fili delluniverso intero e di me medesimo, e questo richiede ben pi che qualche ora seduto a gambe incrociate e qualche esercizio di concentrazione. Avevo letto gli Yogasutra di Patanjali e credevo che bastasse seguire le indicazioni del grande rishi come se si trattasse di un manuale distruzioni alluso dello spirito, senza preoccuparmi di operare quellinversione di marcia nel modo stesso di pensare che il presupposto indispensabile per poter interiorizzare dei precetti la cui essenza resterebbe, altrimenti, barricata in un ermetismo fuori dalla portata della logica comune.

Yoga, com risaputo, vuol dire unione, e il suo obiettivo finale quello di far emergere il nostro spirito in uno stato di comunione col Tutto. evidente che nessun altro strumento se non la totalit del nostro essere, integrato nelle sue varie componenti e concentrato su questunico obiettivo, potrebbe essere adeguato ad un proposito cos enorme. Ma come integrare tutti i diversi e complessi aspetti che compongono la nostra personalit e dirigerli allunisono verso un obiettivo che in fondo sfugge alla nostra comprensione? Come amare qualcosa che non si comprende? E come comprendere qualcosa che non si riesce ad amare per via di una carenza di insight, di visione interiore? Lo Yoga sostiene la possibilit di realizzare ci che il moderno pensiero filosofico ed epistemologico dellOccidente venuto fin qui negando: la fusione del soggetto con la cosa in s. Lo spirito liberato pu conoscere il noumeno dal suo interno, ma perch ci si renda possibile necessario un impulso proveniente dal pi profondo di unanima incondizionatamente convinta della fattibilit di una simile impresa. chiaro che per giungere ad interiorizzare una visione della realt cos distante sia dalle nostre dottrine che dai resoconti quotidiani della mente e dei sensi, si rende indispensabile una completa riconversione del nostro attuale modo di pensare a partire dal concetto stesso di realt fenomenica.

Una chiara visione filosofica il requisito di base per chiunque tenti di intraprendere un qualsiasi cammino dascesi o, come vuole lo Yoga, si accinga al Sadhana. In mancanza di solide fondamenta razionali edificate con lindispensabile collaborazione dei nostri pi profondi

sentimenti, cosa saremo in grado di rispondere ai nostri desideri quando si ribelleranno alla

nostra volont con tutta la forza delle nostre abitudini? Dove andremo a cercare le nostre certezze quando gli inevitabili ostacoli sul sentiero ci faranno sentire di aver imboccato un vicolo cieco? in momenti come questi che la filosofia oltrepassa la funzione di musa della nostra ragione per trasformarsi in un vero e proprio strumento di battaglia, una delle frecce pi accuminate allarco di Arjuna. Questa breve opera di Swami Krishnananda, nella quale vengono esposti e sintetizzati con semplicit maieutica i punti essenziali del complesso universo speculativo che sta alla radice dellAshtanga Yoga, vuole appunto essere uno strumento nelle mani di coloro che si preparano ad intraprendere il sentiero spirituale e non una semplice dissertazione di carattere teorico. La profonda conoscenza della filosofia occidentale consente inoltre allautore di rendere accessibile al nostro pensiero dei concetti che ci sembrerebbero quantomeno astrusi se non venissero spiegati in termini a noi accettabili, trasformando cos un universo speculativo piuttosto distante dal nostro in uno strumento della nostra evoluzione. Come Swami Krishnananda solito dire, la filosofia simile ad una tigre che ci salta addosso in un sogno: bench sia fatta della stessa sostanza evanescente dei sogni, ha il potere di svegliarci.

I capitoli che costituiscono il corpo di questo volume sono parte di un ciclo di conferenze dato dallautore in occasione del corso inaugurale della Yoga-Vedanta Forest Accademy presso la Divine Life Society, in Muni-Ki-Reti, Rishikesh (India). Gli studenti che partecipavano a questo corso, il primo offerto dallAccademia dopo la sua inaugurazione formale, non avevano molta dimestichezza col retroterra di base della pratica dello Yoga, con i suoi fondamenti filosofici, le sue implicazioni epistemologiche ed i suoi presupposti psicologici. Si rendeva perci necessario presentare un tema cos complesso in una forma abbastanza colloquiale, come lezioni scolastiche piuttosto che conferenze formali, in modo da poterlo adattare alle esigenze di studenti che si stavano appena avvicinando a questo genere di studi. Quel certo tono di informalit e familiarit tra insegnante e alunni permette quindi una lettura pi scorrevole di quel vasto e complesso argomento che la filosofia dello Yoga.

Swami Krishnananda Segretario Generale della Divine Life Society, unorganizzazione presente in diversi Paesi che fu fondata dal suo Maestro, Sri Swami Shivananda, con lo scopo di riscattare lessenza dello spirito religioso e diffonderlo in maniera olistica attraverso libri, conferenze, scuole di Yoga, opere di assistenza ai poveri e agli infermi, e di tutto ci che in grado di innalzare lo spirito delluomo attraverso la propria opera. Universalmente considerato un Brahmanistha, ossia un Maestro che oltre ad aver percorso il sentiero e raggiunto la liberazione anche in grado di trasmettere questa conoscenza tanto attraverso il contatto che attraverso la parola, Swami Krishnananda viene anche stimato come una tra le maggiori autorit viventi in materia di Vedanta. Tra le sue opere si annoverano i commentari alle maggiori Upanishad (Katha, Mandukya, Chhandogya, Brhadaranyaka, ed altre) e a diversi testi classici quali il Panchadasi, la Bhagavad Gita e gli Yogasutra di Patanjali, oltre a molti scritti divulgativi sullo Yoga e il Vedanta in generale. Dellautore sono gi stati pubblicati in italiano i titoli Breve storia del pensiero filosofico e religioso dellIndia (Ed. Mediterranee, Roma) e Lo Yoga della meditazione (Ed. Il Punto dIncontro, Vicenza).

UN DISCORSO PRELIMINARE

Noi tutti siamo qui con un certo proposito. Non detto per che abbiamo tutti unopinione concorde su quale sia questo proposito. Si presume che siate andati a scuola, e che siate passati attraverso vari gradi distruzione. Siete persone colte, magari anche erudite sotto diversi aspetti. Vi siete applicati ai vostri studi, avete vissuto nel mondo, e siete ora giunti in un altro posto per studiare qualcosaltro. Ed quindi probabile che la maggior parte di voi nutra lidea che stiamo per intraprendere un nuovo corso di studi, cos come gi avete studiato qualcosaltro prima. Oggi studio fisica qui, imparer la chimica in qualche altro posto, e per la biologia andr in un terzo: potrebbe essere questa lidea che molti di voi si fanno, e cio che ci troviamo qui per studiare un qualche argomento sul quale fino ad oggi non eravamo ancora ben informati. Potrebbe trattarsi per esempio di Yoga, un termine piuttosto diffuso di questi tempi. Potrebbe trattarsi di Vedanta, oppure di religione, o anche di spiritualit, o potrebbe essere larte di vivere in grazia di Dio, o chiss cosaltro ancora. Ed eccolo trasformato in un ennesimo argomento tra i tanti utili alla gente per un verso o per laltro.

Tanto per cominciare si rende necessario decondizionare le nostre menti prima di poter intraprendere qualcosa di positivo, che valga davvero la pena. Non ci stiamo accingendo allo studio di nessun argomento nel senso comune del termine. Non siamo qui per studiare

filosofia, ch questa pu essere studiata in qualsiasi altro posto, in una scuola superiore o

ununiversit. E non sarebbe difficile, dal momento che non sono certo professori e uomini di scienza che vi mancano. Ma non siamo qui per avere ragguagli su una branca del sapere, se questa la vostra definizione di cultura. Si tratta invece di una cosa completamente diversa, di carattere unico, della quale in passato molte grandi anime, tanto in Oriente come in Occidente, ebbero una visione. Il pi recente esempio di questa categoria, almeno secondo me, fu Swami Shivananda, il fondatore di questa istituzione.

Non si pu certo dire che queste non fossero persone istruite, ma la loro cultura era differente da quella alla quale di solito la gente viene iniziata in qualit di persone erudite, conferenzieri, professori, etc. Dobbiamo riorientare con un certo sforzo il nostro modo di pensare, se vogliamo capire a fondo le intenzioni di questi maestri. E lo sforzo inevitabile, perch siamo nati in un mondo affetto da certi pregiudizi duri a morire. Lo scopo delle sessioni che abbiamo intenzione di tenere in questa sede di scavalcare questi binari preconcetti di pensiero, lo scopo di effettuare uninversione di marcia nellarte stessa di pensare. Potremmo pi propriamente dire che stiamo tentando di apprendere un modo di pensare che si distacca un poco dallottica consueta del mondo. Il modo di pensare normale lo conosciamo bene: io sono un americano, io sono un indiano, io sono un uomo, io sono una donna, io sono un uomo daffari, io sono un insegnante, io sono ricco, io sono povero, io sono felice, io sono infelice, questo buono, quello cattivo sono tutti punti di vista abituali nella vita di chiunque.

Ecco, dunque, latmosfera in cui ci troviamo immersi nel mondo e nella quale lavoriamo sodo ogni giorno, qualunque sia il lavoro che svolgiamo nei vari campi della vita, per adattarci a questa cosa caotica che ci si presenta davanti e che chiamiamo appunto col nome di vita. Tutta la vostra giornata trascorre nel venire a compromessi con le condizioni del mondo. Se fa freddo, vi mettete il cappotto. Se fa caldo, vi togliete la giacca. Se avete fame, vi concedete un pasto. Se siete stanchi, vi sdraiate. Se siete arrabbiati, mostrate i denti. Tante cose diverse generano differenti condizioni nelle nostre menti le cosiddette circostanze psicologiche e si rende perci necessario da parte nostra un adattamento a queste fonti dafflusso delle condizioni ambientali. Lo sforzo tutto qua: adattarci in qualche modo alle condizioni del mondo, che si tratti di circostanze geografiche, politiche, sociali o familiari. E lavoriamo sodo: ognuno di voi lavora sodo. Ma per che cosa? In che direzione? Con che scopo? un particolare impulso proveniente dal nostro interno che ci stimola a lavorare; e se non lo facciamo sentiamo dentro di noi una pulsione subconscia minacciare destinzione la nostra stessa esistenza. Potremmo morire se non lavorassimo: la nostra stessa esistenza potrebbe venir soppressa dalle poderose condizioni della vita l fuori.

I compromessi ai quali si giunge con la vita l fuori variano da persona a persona. Ecco perch ci che io faccio pu non essere ci che voi fate nel corso della vostra giornata, e ci che voi fate pu non essere ci che altri fanno. Il fatto che ciascuno faccia qualcosa non implica necessariamente che tutti facciano la stessa cosa, nello stesso modo, ovunque nel mondo. La necessit di fare qualcosa , ad ogni buon conto, comune a tutti. Ciascuno sente il bisogno di fare: che sia in una fabbrica o una cappella, in un tempio o un negozio, ognuno fa qualcosa. La variet nel fare sorge per via del fatto che esiste variet nelle condizioni psicologiche in cui ci si viene a trovare. Le vostre azioni dipendono dalla vostra struttura mentale, e le varie attivit si trovano quindi strettamente associate alla psicologia. Ciascuno attivo, ma con modalit differenti. La necessit dessere attivo pu essere spiegata solo in termini di un impulso proveniente dalla propria struttura psicologica. Studiando la vostra mente potrete apprendere qualcosa circa il bisogno che sentite di lavorare nel mondo.

Perch dovreste fare un qualche lavoro? Lo sapete benissimo, e ciascuno ha una propria risposta. un mondo di duro lavoro quello che ci sta di fronte, e noi dobbiamo per forza muoverci di pari passo con le sue leggi. Non possiamo considerarlo come uno sconosciuto, un estraneo, come qualcosa che non ci riguarda. Le nostre pene non sono altro altro che i nostri cattivi compromessi col mondo, con la vita, con tutto. Lemendamento di tali inadeguatezze viene tentato attraverso il lavoro, lattivit, liniziativa, il progettare, pianificare, etc. Tutti questi piani e progetti dogni genere rappresentano dei metodi di personale adattamento alle pressioni del mondo circostante. Far qui cenno ad alcuni fattori importanti che devono essere presi in considerazione prima che tentiamo di scoprire cos in fin dei conti che ci si aspetta da noi, che ragione abbiamo desistere, perch respiriamo e mangiamo e tiriamo avanti, in un modo o nellaltro, in questo mondo. Qual lo scopo a monte di tutto ci?

C qualcosa che ci mantiene irrequieti ed ansiosi, qualunque sia lattivit che stiamo svolgendo. Lesercizio delle nostre vocazioni si fonda su una certa psicologia, ed ecco perch c variet nelle circostanze della vita, ecco perch abbiamo di fronte questo pittoresco mondo di colori e suoni e movimenti che evoca differenti tipi di emozioni e di reazioni in ciascuna singola persona. La vita attivit, lavoro. Nel momento stesso in cui pensate al vostro vivere nel mondo, state pensando di fare qualcosa. E questo fare a sua volta, come ho accennato, ha un rapporto vitale con i bisogni della vostra personalit interiore, la mente, se cos la volete chiamare. Cercheremo di concentrare la nostra attenzione su cosa questa mente sia, in maggior dettaglio, un po pi avanti. Per il momento accontentiamoci di definire questa cosa chiamata mente, con la quale abbiamo una certa familiarit, come quella cosa che pone un freno e che d forma alle nostre attivit. Le attivit hanno una psicologia alle loro spalle, ed ogni azione di qualsiasi genere ha una condizione mentale a precederla.

Perch mai, ci si potrebbe chiedere, la mente deve pensare nel modo in cui pensa e condurci in una certa direzione, verso il compimento di un determinato lavoro, impegnarsi in una data attivit? Il come dellattivit della mente chiamato psicologia. Come funziona? Quali sono le varie diramazioni del movimento della psiche? Psicologia lo studio dettagliato delle multiformi trame e attivit della mente. Un soggetto molto vasto, lo studio della mente. A meno che lo conosciate a fondo, non potrete avere piena dimestichezza con le tecniche dellattivit nel mondo, e vi ritrovereste perci a fare delle cose che non sortiscono risultati adeguati. Le attivit risulterebbero in una serie di buchi nellacqua, di imprese inutili, un vagare attraverso vicoli ciechi, senza alcuna idea su ci che il futuro ci tiene in serbo, a meno che vi sia una cognizione corretta del retroterra di tali attivit, ossia della psicologia umana. A meno che voi conosciate la vostra mente, non potrete conoscere la natura delle opere che avete da compiere n il fine verso cui tali opere sono dirette.

Ma perch la mente lavora in questa maniera? Perch io dovrei pensare nel modo in cui proprio adesso sto pensando? Perch voi pensate nel modo in cui pensate? Cos questo demone che opera dentro di noi, separando luno dallaltro e pretendendo che uno debba

pensare in un certo modo e un altro in maniera diversa? Perch mai devessere cos? Perch

tu devi pensare in quel modo ed io in questa maniera? Perch non pensare assieme nello stesso modo? In che consiste limpedimento? Questo perch solleva un problema che va al di l del campo conosciuto come psicologia.

Di solito questo settore conosciuto come filosofia: il perch di una cosa viene studiato in filosofia, il come di una cosa studiato in psicologia, e il cosa leffettiva pratica giornaliera dellattivit. Al prendere in esame qualsiasi cosa, anche il minor dettaglio, anche la pi apparentemente insignificante appendice della nostra vita, dobbiamo mantenere un approccio scientifico. E cosa significa essere scientifici? Prendere la prima cosa per prima e la seconda per seconda, senza mischiarle luna con laltra. Non dovreste cominciare con la seconda mentre la prima rimane ignorata: essere capaci di concepire le serie consecutive di qualsiasi tipo di processo vuol dire essere scientifici.

Ma se vi mostrate incuranti delle serie e mancate un anello nella catena di sviluppo del pensiero e dellattivit, in tal caso non sareste scientifici. Ed praticamente la stessa cosa che

essere logici: essere logici anche essere scientifici, bench vi sia una piccola differenza nel

significato di questi due termini, sulla quale possiamo per il momento sorvolare. Essere sistematici, essere pazienti, essere osservatori, essere disponibili alla rettifica, tendere verso formulazioni sempre pi generalizzate didee, sforzarsi di oltrepassare le limitazioni del corpo, della comunit, dellindividualit, etc.: sono queste alcune caratteristiche di un atteggiamento scientifico, lapproccio logico alle cose. La filosofia lo studio della vita con riferimento alle cause prime, e non soltanto agli immediati antecedenti.

Siamo qui per fare alcune serie considerazioni sui caratteri essenziali di ci che in termini generali possiamo chiamare vita, e che condizionano le molteplicit esteriori con le quali siamo connessi. Le peculiarit esteriori sono espressioni delle essenzialit interiori. Il tipo di alimento che io mangio dipende dal tipo di fame che ho, oltre che dal modo in cui operano gli organi fisiologici, da come funzionano il fegato, il pancreas, gli intestini, etc. Altrettanto succede nel caso di qualsiasi inclinazione interiore di genere mentale o psicologico. Un serio atteggiamento contemplativo devessere rivolto a quei fattori che vanno a costituire la struttura della nostra vita nel suo insieme, nella quale si trovano inclusi vari aspetti come il geografico, lastronomico, il politico, il sociale, il personale, ed altri ancora. Vi renderete conto di essere connessi a diversi fattori anche mentre state qui, seduti al vostro tavolo. Siete seduti qui con un tavolino di fronte, e siete al tempo stesso molte cose in questo esatto momento. Siete un americano, un inglese, un maschio, un professore, un uomo affamato, provate unansia rispetto al vostro futuro, un desiderio di realizzare qualcosa, e molte altre cose analoghe, che voi stessi neppure immaginate, vi stanno condizionando. Questo non significa che voi pensiate costantemente io sono un tedesco, o un indiano, o un americano e cos via; ma lidea in s non stata estirpata dalla mente. Sta l, tra le quinte.

Come potete dimenticare che siete una donna o un uomo o che venite da un certo posto, che siete cittadini del tal Paese? Potreste non star costantemente rimuginando su simili idee, ma si trovano l, al fondo di ogni tipo di pensiero generato dalla vostra mente e di ogni approccio o punto di vista che essa possa concepire riguardo alla vita. Allora, cos che siete veramente venuti a cercare? Non certo lo studio di filosofia, psicologia o scienze economiche inteso nel senso tradizionale del termine. State piuttosto cercando di andare alle pi profonde radici delle varie branche di studio che chiamate scienze economiche o psicologia o filosofia, o sia quel che sia, che sono poi tutte espressioni esteriori di un bisogno interiore.

Tutto il nostro sforzo sembra consistere, dopotutto, nel liberarci dai ceppi che ci incatenano come prigionieri tra le quattro mura. Voi sapete di cosa son fatti questi ceppi. Ciascuno di voi conosce la propria schiavit. Si tratta dun tipo di catena che vi ridona la libert solo a condizione che abbiate sufficiente consapevolezza del modo in cui siete incappati nella vostra prigionia. Voi avete problemi di visto e di passaporto, di condizioni economiche, relazioni familiari e limitazioni corporali: tutte queste sono catene, e non ve ne potete liberare tanto facilmente. Ma cosa ci ha messo in questa situazione di sofferenza e ci mantiene sempre irrequieti ed ignari del futuro? Ci sentiamo tormentati dal passato, inquieti nel presente e ansiosi per il futuro. Risulta allora ovvio che non siamo qui semplicemente come studenti di una qualche branca del sapere che ci consenta di guadagnarci il pane quotidiano. Siamo piuttosto alla ricerca di qualcosa che ci mantenga sobri di mente, che ci dia pace, se cos la volete chiamare, in ogni circostanza. Quello che ci manca non tanto il pane quanto la pace dello spirito.

Questo non vuol dire che una persona che ha da mangiare in abbondanza sia una persona dotata di sobriet o pace dello spirito; n vero che una persona che soffre

fisicamente la fame non possa godere della pace dello spirito. Ci di cui siamo alla ricerca

del tutto diverso da ci che la gente generalmente pensa di cercare nel mondo della quotidianit. Anche noi apparteniamo al mondo del quotidiano, vero. Non stiamo fuori dal mondo: siamo sulla terra, ma stando sulla terra, stando al mondo, siamo seriamente impegnati nella ricerca di qualcosa che non semplicemente pane e un tetto e una confortevole vita sociale e corporale. Questi sono solo accessori di qualcosaltro, di cui in realt siamo alla ricerca. Si presume che non siate nella condizione di chi muore di fame: non siete dei mendicanti. Avrete una soluzione adeguatamente soddisfacente per il vostro pasto quotidiano, un posto decoroso per dormire di notte, e dei vestiti per coprirvi. Suppongo che tali faccende, che sono appunto le realt fisiche della vita, non rappresentino per voi delle serie difficolt. Ma cos che non avete? quello limportante.

C qualcosa dentro di noi che parla col linguaggio dellansia. C qualcosa che non va esattamente come dovrebbe, nonostante abbiate tutto in termini fisici o sociali. Siete persone socialmente rispettabili, avete una situazione finanziaria indipendente: va tutto bene a quanto sembra, ma voi non siete felici, concretamente parlando, per una qualche ragione che non avete ancora trovato il tempo di approfondire.

Siamo cos occupati con lenorme piena delle condizioni atmosferiche l fuori che sembra ci venga impedito persino di trovare il tempo per pensare. E non parliamo poi della capacit stessa di pensare: essere o no capaci di pensare tuttun altro paio di maniche. Ma avete almeno il tempo per pensare? Anche questo manca. Siamo veramente persone molto occupate, ognuno di noi. E sorge quindi il bisogno dimparare anche larte di trovar tempo per pensare nel modo corretto, perch la vostra vita non altro che una vita mentale e se la vita mentale viene ignorata non sar la vostra vita fisica e sociale a rendervi liberi. Sapete bene quanto la vostra mente sia importante: non c quindi bisogno di stare molto a dissertare sulla natura della mente e limportanza del suo funzionamento.

Nonostante tutte le comodit e gli splendori della vita fisica, a che serve tutto lo sfarzo di questa terra se la mente non trova pace? Potreste essere un re o una regina: che bello, una meraviglia. Ma supponiamo che la mente non vi funzioni: che ne direste? Capite bene cosa

questo significhi, e non pu esistere inferno peggiore. Mettiamo invece che la mente sia al

lavoro, ma nella direzione sbagliata: disgraziata condizione anche questa. Ci che cercate , in effetti, qualcosa che si caratterizza come prerequisito ai vostri bisogni fisici e alle vostre relazioni sociali. Oggetto delle nostre sessioni di studio sar dunque una serie di approcci in direzione alle cause di quegli effetti che le nostre vite interiori ed esteriori costituiscono.

La nostra vita, tanto interiore che esteriore, consiste di una sequenza. non una sostanza solida. La nostra esistenza non come dura pietra, immobile ed immutabile. un flusso, una serie di tendenze, movimenti, iniziative, etc. che si biforcano in pratica nelle fasi

interiori ed esteriori. La vita in s non n interiore n esteriore. ovunque. Ma per

comodit la suddividiamo in interiore ed esteriore, cos come diciamo che stiamo dentro quando ci troviamo nella stanza. Questidea del dentro sorge per via dei muri intorno. Se non ci fossero i muri, non diremmo che stiamo dentro: ci considereremmo semplicemente sulla superficie della terra. Ma siccome esiste una consapevolezza dei muri ai quattro lati, c anche la consapevolezza di un dentro e, allinverso, la consapevolezza di un fuori. Non esiste in realt qualcosa come la vita interiore e la vita esteriore, cos come in realt non esiste nessun interno o esterno, a meno che ci sia un muro a separare linterno dallesterno. Ma noi parliamo sempre di una vita interiore e una esteriore come se esistessero realmente. Questa biforcazione, o golfo altrimenti detto, tra la nostra vita interiore e quella esteriore si deve ad un muro che sembra ergersi tra ci che chiamiamo interno e ci che chiamiamo esterno. E anche questo muro devessere preso in considerazione, e visto per quello che .

Abbiamo qui dei muri fatti di mattoni: ma cos questo muro che ci d limpressione di avere una vita interiore come distinta da una esteriore? Tutto devessere messo in chiaro prima che ci accingiamo ad intraprendere una qualsiasi cosa. Si: dobbiamo assicurarci che tuto sia chiaro, e che non ci siano dubbi ed ossessioni nella mente. Ho cominciato col dire che vi dovreste decondizionare ed abbandonare gli abiti mentali preconcetti. Non dite ho gi letto le Upanishad; dimenticate le Upanishad per il momento, dimenticate la Gita, dimenticate la Bibbia, dimenticate la vostra nazionalit, dimenticate dessere qualunque cosa al mondo. Ma ricordatevi che siete spiriti in cerca di soluzioni a certi seri problemi che tormentano le menti di tutti in modo unanime. I problemi di base sono gli stessi dappertutto, per quanto differenti possano essere le loro espressioni esteriori.

Le difficolt quotidiane che affrontiamo nella nostra vita non sono sempre le stesse. Ma si dovr prendere atto che la causa fondamentale che sta alla loro radice in fondo una sola, e sempre la stessa. Noi pensiamo come esseri umani, ed questo in essenza il nostro modo di

pensare. Esteriormente uno pu pensare come un uomo e unaltra come una donna; uno

pensa come un professore, un altro come un contadino tra i campi, e cos via. Queste non sono altro che forme estrinseche di modi di vedere il mondo. Ma esiste invece quello che pu essere definito come il comun denominatore del pensiero normale, che poi il modo di pensare umano. Noi non pensiamo come un cane o un gatto, e non ci muoviamo come un albero verso il sole. Noi non pensiamo come le specie non umane. Noi pensiamo esclusivamente come esseri umani, e non ci dato di pensare in altro modo. E questa di per s una grossa restrizione al nostro pensiero.

Ho prima accennato ad alcune delle limitazioni che ci impediscono il pensiero generalizzato, ma il modo di pensare umano in s stesso una schiavit. Ecco perch vi stato pi volte ribadito che lintelletto una barriera. Dovete aver gi sentito dire che lintelletto un ostacolo ad occupazioni superiori, e questo perch lintelletto una dote dellessere umano. Non presente nel lombrico o nel millepiedi: essi hanno altri istinti a loro propri. E noi abbiamo una struttura peculiare al nostro interno che chiamiamo col nome di intelletto, ragione, etc. Ci stato ripetuto centinaia di volte che questo un ostacolo. Ma perch mai dovrebbe essere unostacolo quando in definitiva lunica facolt che abbiamo? un ostacolo perch presente solo in un essere umano e non pu essere riscontrata altrove. Il modo di pensare, lottica di altre specie sar differente. E al fine di renderci possibile laccesso a una visione della vita dordine pi generale non dovremmo essere troppo attaccati a questa nostra dote chiamata intelletto. Bench ci sia daiuto, non per sufficiente.

Lintelletto s una prerogativa speciale della razza umana, ma le verit della vita non sono unicamente umane. Ci sono tante altre cose al mondo che travalicano i valori umani, e noi non dovremmo soggiacere allidea di essere degli di, signori di questo pianeta. Noi

dimostriamo, a volte, un orgoglio che ci esalta e ci fa sentire come angeli che camminano su

questa terra e abbassano il loro sguardo su delle creature subumane. Sono tutte nullit al nostro confronto, come se non esistessero affatto. Noi siamo i padroni. Il mondo ci appartiene. La Terra propriet dellessere umano. Al provare simili sentimenti diciamo: Questa terra mia!. Ma come fa ad appartenervi? Dio solo lo sa! E nonostante tutto avete la sensazione che sia vostra: luomo che in noi opera in maniera imperiosa. Cos quellumanit in noi, mentre una grande virt per tanti versi, finir collessere un grosso impaccio in ultima analisi. Il nostro carattere umano solo un anello della catena di sviluppo delle varie specie di vita del Creato. Esistono anche facolt pi elevate, superiori alla ragione umana, che appartengono a regni superumani di esistenza.

Sapete che il mondo non fatto di soli esseri umani: ve ne sono altri al di sotto e al di sopra di noi. Noi stiamo a met, sospesi in qualche punto della corda tesa tra la terra e il cielo. Stiamo facendo un lungo viaggio. Non siamo a questo mondo in pianta stabile come possessori permanenti di propriet. Non siamo proprietari di nulla. Siamo in un flusso che si muove, come ho gi detto. Il nostro un perpetuo viaggio in avanti e noi non possiamo, come disse un grande maestro, entrare nella stessa acqua del fiume al momento successivo, perch nel momento successivo entriamo in unacqua diversa dello stesso fiume. Cos pure nellattimo seguente non stiamo vivendo la stessa vita. Ci troviamo ad ogni momento in una nuova vita nella quale incessantemente entriamo, e la cosiddetta continuit della nostra personalit, che ci fa sentire oggi gli stessi di ieri con la speranza che saremo domani esattamente quello che oggi siamo, dovuta ad una limitazione nel modo in cui opera la mente, al ritrovarci vincolati ad un insieme di caratteri peculiari nellambito di questo movimento. Labitudine della mente di guardare attraverso un piccolo foro, una stretta fessura. Lenorme distesa della vita, della quale siamo una minima parte, resta fuori dalla portata della nostra percezione a causa di certi difetti strutturali della mente.

Ecco perch sentiamo di essere la stessa persona ogni giorno, inconsapevoli del fatto che ci andiamo trasformando ad ogni nuovo istante mentre ci dirigiamo verso qualcosa di completamente differente, fino a che non avverr un cambiamento catastrofico nel corso del

quale la mente sapr che un mutamento reale ha avuto luogo. E quella catastrofe chiamata

morte. Noi muoriamo ad ogni istante, ma non ne siamo consapevoli per via della capacit della mente di adattarsi un istante dopo laltro a questo piccolo cambiamento. E forse se la nostra mente fosse in grado di adattarsi anche a quel tale cambiamento chiamato morte, noi non sapremmo di star morendo. Non ci renderemmo neanche conto che qualcosa successo, proprio come non ci rendiamo conto dessere oggi differenti da come eravamo ieri. Ma la mente non fatta cos: talmente condizionata a questo corpo che la scissione da esso le appare come una completa separazione dallesistenza stessa.

C una continuit, che poi la vita, della quale facciamo parte, e noi non siamo semplicemente Tizio, Caio o Sempronio qui seduti: non tutto qua. Se apriamo gli occhi alla verit dei fatti ci accorgeremo con sorpresa daver vissuto fino ad oggi una vita sconsiderata,

ed ormai giunta lora dessere seri con noi stessi. Il tempo a nostra disposizione breve e c cos tanto da imparare, e altrettanto da realizzare. Gli ostacoli sono troppi e non abbiamo tempo per distrarci, dormire o ammazzare il tempo come se avessimo davanti a noi leternit. Non possiamo prendere le cose con leggerezza. La vita preziosa, non possiamo prenderla per scherzo. Ogni attimo di tempo oro, perch ogni istante che passa non altro che una piccola diminuzione di quel lasso di tempo che la nostra vita. Ogni tocco di campana ci ricorda che abbiamo unora in meno. Certo queste non sono cose piacevoli da sentirsi dire: tenace devessere quindi il nostro sforzo per penetrare sempre pi a fondo in ci di cui siamo alla ricerca.

Siate umili. Siate pazienti. Non cercate di farvi grandi, ma fatevi piccoli, fino a diventare quasi una nullit, che meglio per voi che essere una grossa cosa in mezzo al mondo, un centro dattrazione di tutti gli sguardi. Una speranza c, e abbiate quindi sempre

la certezza che otterrete ci di cui avete bisogno. Ricordate sempre tre cose:

1)Siate chiari rispetto a ci che volete;

2)Siate sicuri che ci che volete lotterrete; non siate tittubanti.

Affermate: Si, lotterr certamente, e

3)Date inizio a quello sforzo in questo stesso momento. Non dite domani.

Asserite: Adesso che tutto mi chiaro, mi metter al lavoro.

Se farete in modo di tener sempre presenti queste tre norme a vostra guida, avrete sempre successo, e con qualsiasi cosa.

LINTRICATA SITUAZIONE UMANA

Fate tre colonne: 1, 2, 3. Nella prima scrivete: Cosa voglio?. Nella seconda: Posso ottenerlo?. E nella terza: In che modo ottenerlo?.

Prendete ora la prima proposizione: cosa volete? Di cosa siete alla ricerca? Cos che vorreste conoscere? Vi sempre allincirca la stessa istanza implicita in tutte queste domande, alle quali si cerca di dare una risposta nel sistema di studi comunemente noto come filosofia. Tutto questo entra a far parte della colonna nr. 1, che va sotto la voce filosofia.

Viene poi la seconda colonna: siete in grado di raggiungere la meta alla quale conoscenza, ricerca, aspirazione e questionamento sono diretti? Lanalisi delle vostre particolari capacit nel perseguire ci di cui siete alla ricerca, ci che volete, rientra nellarea di competenza della psicologia. E questo va sotto la colonna nr. 2.

E veniamo infine alla terza sezione: qual il mezzo? Dando per scontato che possediate la capacit, gli strumenti e le doti necessari, che metodo adottare? Questo laspetto pratico della vostra ricerca. Vi sono quindi un aspetto filosofico, un aspetto psicologico e un aspetto pratico da prendere in esame, tanto per suddividere a grandi linee il nostro approccio a tutta la questione della vita nel suo insieme.

Loggetto dellindagine filosofica propriamente detto la natura della Verit, della Realt. del tutto ovvio che non di irrealt, di fantasmi, n di alcunch di transitorio che siamo alla ricerca. di qualcosa di sostanziale, di permanente che abbiamo bisogno. E cosa pu essere? Cosa intendete quando dite che una cosa permanente, che poi lo stesso che dire che reale? Argomento della filosofia appunto la ricerca della Realt.

Passiamo quindi al secondo punto in discussione: la natura individuale, la struttura della nostra personalit, lindole delle nostre doti. Sono le varie branche della psicologia, incluso ci che chiamiamo psicoanalisi, ad effettuare unanalisi complessiva della struttura interna di cui siamo dotati in quanto individui alla ricerca di una qualsiasi cosa. Le sintetizzeremo tutte nella categoria generale che potremmo denominare analisi interna dellindividuo.

Prendiamo adesso il terzo punto nella terza colonna: la via al raggiungimento di questo ideale, la Realt. Il metodo da seguire, la sua applicazione, ci che qui fondamentalmente ci interessa, ed ci a cui di solito ci si riferisce quando si parla di Yoga. Yoga pratica, sebbene preceduta da certi studi e discussioni dordine filosofico e psicologico.

Che cos dunque questa Realt di cui andiamo alla ricerca? Che cosa intendiamo quando parliamo del Reale? Ebbene, se la domanda viene posta in modo generico ad un profano, la risposta sar immediata: Ci che vedo con i miei occhi reale. E cos che vedo con i miei occhi? Il mondo. Ecco la realt. Il mondo in cui viviamo ci che veramente esiste, ossia loggetto che noi consideriamo come reale. un oggetto permanente: Stava l prima che io nascessi, l adesso, e probabilmente sar l anche quando io non ci sar pi. Il mondo la mia realt, e non mi dato dimmaginare unaltra qualsiasi realt.

Per quanto riguarda invece la sezione psicologia, se vi pongo la domanda Chi siete voi?, ne verr fuori una risposta semplice. Io sono Tal dei Tali, Cos e cos, Una

persona, la risposta che di solito sottiene. Se vi viene chiesto Chi siete voi?, gi sapete che tipo di risposta darete, inevitabilmente. Potreste tuttal pi dare per implicito, come sottinteso di fondo alla vostra risposta, il fatto che possediate una mente, un intelletto, una ragione, una capacit di pensiero e questo tutto. Uno non pu andare al di l di queste semplici definizioni di s stesso. E se vi viene chiesto Cos che dovreste fare, qual laspetto pratico della vostra vita?, anche in questo caso la vostra sar una risposta molto semplice, sbrigativa: Dobbiamo lavorare, per il nostro proprio sostentamento, per mantenere le relazioni col mondo, nel contesto della societ umana, e per svariate altre ragioni.

E questo appunto lapproccio banale e ingenuo della persona comune ai problemi della vita, ai suoi doveri e valori; ma tutto ci sfiora la questione solo in superficie, cos come appena una diagnosi inadeguata e antiscientifica pu derivare dal mero osservare il corpo di una persona o dal semplice passarvi sopra la mano, senza andare ad indagare le complicazioni interne che hanno dato origine al disagio della malattia. Noi veniamo stimolati alla ricerca di cose per via dun certo disagio che proviamo nella vita. In caso contrario, nessun impulso alla ricerca sorgerebbe rispetto a nulla.

Si guarda perci allinsoddisfazione come alla madre di tutta la filosofia. La filosofia figlia di un riconoscere le inadeguatezze che la vita reca con s. Ci sono molti tipi dinsoddisfazione. Si potrebbe scrivere un libro intero sul significato dellinsoddisfazione, siccome praticamente tutto ci lascia insoddisfatti. difficile immaginarsi soddisfatti di qualcosa in modo permanente, od anche per un periodo di tempo prolungato. Lestate non ci soddisfer per molto tempo; linverno non ci far a lungo contenti. Nessuna situazione sar in grado di soddisfarci per un tempo durevole, lasciando allora spazio alle nostre interminabili lamentele. Per strano che possa sembrare, c una componente dinsoddisfazione insita nella struttra stessa del nostro modo di stare al mondo. Come mai continuiamo inquieti e bramosi per tutta la durata della nostra vita? Ognuno di voi, solo per qualche istante, contempli mentalmente la propria vita dal momento della nascita, per lo meno da quando riuscite a ricordare. Siete mai stati soddisfatti? Siete sempre andati in cerca di qualcosa e, una volta ottenutola, avete cominciato a desiderarne unaltra. E in caso riusciate ad ottenere questultima, ne vorrete una terza, e cos via.

Insomma, dov che questo carosello andr a parare? Ci sar mai qualcosa in grado di lasciarci soddisfatti? Com che ci troviamo in pugno al demone delleterna ricerca, perennemente a caccia di qualcosa di cui non abbiamo una chiara nozione? Sono innumerevoli le cose alle quali aspiriamo, in una quantit di modi diversi, costantemente, per tutta la vita, dato che non abbiamo ancora chiaro in mente ci che in fin dei conti vogliamo. Stiamo solo sperimentando delle situazioni: Forse questo che voglio, forse quello. Ma quando finalmente ci arriviamo, ci rendiamo conto che non sono quelle le cose che cercavamo di ottenere.

come fare esperimenti con varie medicine, per poi scoprire che nessuna fa al caso della nostra malattia. Abbiamo fatto esperimenti con persone, cose, professioni, e tutte le altre varie sfaccettature dei nostri desideri. Nessuna ci ha soddisfatto. Anche oggigiorno non siamo soddisfatti, n voi, n io, n nessun altro. impossibile immaginare una situazione di completa soddisfazione, nella quale non avremmo nulla da dire, nella quale forse non avremmo neanche nulla da pensare, nella quale tutto sia compiuto per sempre. Lo stato di compimento di tutte le cose , in verit, al di l della nostra stessa capacit immaginativa. Non possiamo neanche immaginare se un tale stato, lavere cio tutto ci di cui abbiamo bisogno, sia mai possibile.

Ci sembra, a volte, che il nostro destino sia di passar a miglior vita sconsolati con tutto. Se potessimo leggere nella storia delle menti umane, sempre ammesso che una storia della psicologia umana come tale possa essere tracciata, dovremmo constatare con sorpresa come sia impossibile individuare anche un solo essere umano che abbia lasciato questo mondo con genuina soddisfazione, a parte quei pochi che sono il sale della terra. C sempre stato un vuoto, un qualcosa dincompiuto che ognuno s dovuto lasciare alle spalle. Ciascuno va via lasciando qualcosa dincompleto, che non sar mai portato a termine. Ecco il lato sgradevole delle cose, laspetto infelice della vita, ritratto apparente di questo mondo che ci sta dipinto innanzi.

Ma esiste in noi anche una certa intima essenza, confortante e appagatoria, che per sfugge costantemente alla nostra presa. C qualcosa dentro di noi, in ognuno di noi, che invariabilmente si sottrae alla nostra osservazione. Non ci riesce di visualizzarlo nonostante tutti i nostri sforzi, eppure persiste in noi quel misterioso e tremendo qualcosa che continua a farci confidare in un modo o nellaltro nella possibilit di un successo finale. Un qualcosa di speciale, che ci fa continuare a sperare positivamente nella praticabilit delle nostre imprese nella vita, fiduciosi in una vittoria ultima ecco il vanto della nostra personalit.

Luomo rimasto nel mondo quello sventurato essere sofferente di sempre, vero; ma anche qualcosa di splendido, un maestoso ed incomprensibile mistero, una combinazione di due contrari, se cos si pu dire, che costituisce appunto il miracolo delluomo. Ogni essere umano in s stesso un miracolo. Non possibile arrivare a conoscersi in modo completo: se ci fosse possibile non staremmo a correre in giro di qua e di l alla ricerca di cose. Esiste un certo sfuggevole impedimento, in ragione del quale ci troviamo ad inseguire le cose e tuttavia incapaci dottenerle: nonostante tutto il nostro darci da fare, sembra che alla fine nulla ce ne venga. Eppure non possiamo esimerci dal cercare, ed questa unaltra peculiarit. Da un certo punto di vista sembra che non otterremo mai nulla, dal momento che nulla abbiamo ottenuto fino adesso, dopo tanti anni di tribolazioni. Se dopo gli ultimi venticinque, trenta o quarantanni di ricerca e di sforzi ci sembra di non essere approdati a nulla, che garanzia abbiamo di giungere a qualcosa di soddisfacente in altri dieci anni? Forse trascorreranno anchessi nello stesso modo, se ne andranno come gli ultimi venticinque o trenta. Impermanente e privo di gioia, in verit, questo mondo (anityam asukham lokam ).1

veramente un quadro molto deprimente quello che ci si presenta. Ma forse questo non tutto, ci dice una voce che viene da dentro: altrimenti non staremmo qui seduti ad ascoltare gente che parla in una lingua stramba, alla ricerca di cose tanto vagheggiate per foreste, colline e valli, in monasteri, templi, biblioteche, e chiss dove altro ancora. C qualcosa dentro di noi che senza dubbio differente da ci che scorgiamo con i nostri occhi. questo il nostro mistero, il nostro splendore, la nostra realt e il nostro conforto. Questo mistero che in noi ci rende in qualche modo felici, a dispetto di tutta linfelicit della vita. Da una parte siamo terribilmente infelici; dallaltra c una tendenza nascosta ad una possibilit di successo e felicit permanenti che ci fa cenno da una remota distanza. Questo scenario intrigante, che poi la forma in cui la vita ci si presenta, materia dosservazione e studio della filosofia. Se largomento fosse semplice come una mela che cade dallalto non ci sarebbe stato bisogno di ricerche, studi ed investigazioni. Si tratta invece di una mescolanza di elementi contrastanti e fattori enigmatici, ed quindi necessaria unintensa preparazione dordine tecnico se vogliamo scandagliare le profondit di questi misteri.

Contemporaneamente ci si presenta un altro dilemma: abbiamo in noi la capacit, siamo dotati degli strumenti necessari ad affrontare queste indagini? O siamo solo degli eccentrici senza speranza impegnati in una ricerca che non ha alcuna possibilit di riuscita? Il problema sembra essere cos imponente, e la nostra individualit cos piccina, da apparirci il pi delle volte come unimpresa disperata.

Ci fu un grande filosofo che elabor un sistema di pensiero innovatore, e che si pose tre domande nelle quali assomm ogni problema della vita:

1)Che cosa ci dato di conoscere? Cosa siamo nella condizione di poter conoscere, nelle circostanze in cui ci troviamo?

2)Nelle circostanze di cui sopra, cosa dovremmo fare?

3)Una volta risposto alle prime due domande, in cosa potremmo sperare alla luce dei fatti? Quale potr essere il nostro fato, il nostro destino, il nostro futuro?

Questi tre quesiti comprendono ogni altro genere di domanda che possa venir formulata. Che cosa siamo in grado di conoscere? Cosa dovremmo fare? In cosa ci dato sperare? Tre grandi volumi furono scritti da quel filosofo in risposta a queste tre domande. Siamo sufficientemente equipaggiati per investigare il problema dellesistenza? E in questo caso, che metodi dovremmo adottare? Questi ultimi andrebbero a costituire laspetto tecnico o anche tecnologico della pratica.

Cos come, prima di dare il via alla costruzione di un grande edificio, un tempio, una cappella o un palazzo, uno ha di fronte a s un determinato progetto da eseguire non si comincia accumulando estemporaneamente del materiale in un posto qualsiasi: prima di tutto si conduce unosservazione e uno studio sulla natura del suolo, del terreno, di che tipo di terra si tratta, qual la sua inclinazione, e cos via; larea che devessere coperta, la profondit a cui bisogna scavare, il materiale necessario, il personale richiesto allo scopo, il tempo che occorrer per terminare il lavoro, etc. allo stesso modo il metodo dellindagine filosofica costituito da svariati argomenti di studio tra loro attinenti. Lintera disciplina implica, al tempo stesso, lo scopo a monte di tutte queste procedure, ovvero la ragione per cui si costruisce ledificio. Ed essa si trova tra le quinte della mente durante lintera esecuzione dellattivit, nel caso specifico la costruzione delledificio. Noi pure abbiamo uno scopo in mente, in quanto turisti che viaggiano da un posto allaltro, o come studenti, o qualunque altra cosa ci consideriamo. Agiamo perch abbiamo uno scopo, un proposito, lo perseguiamo e lavoriamo per la sua realizzazione.

Uno studente occidentale col quale ho avuto occasione di parlare mi diceva che in Occidente non ci si pone mai simili domande. Noi non ci soffermiamo affatto su quale sia il nostro scopo. Tiriamo avanti giorno dopo giorno: abbiamo un trantran quotidiano che ci fa

svolgere di corsa la nostra routine, i nostri doveri, funzioni e vocazioni. Ma qual lo scopo di

tutto ci, alla fine dei conti? Certe domande non ce le poniamo: sono cose che non vengono mai in mente alla gente. Pu darsi che non vengano poste coscientemente, dissi io, ma sono presenti come componenti della radice basilare della vostra personalit. Altrimenti il livello conscio non potrebbe operare in maniera sistematica. Che altro il sistema, la logica, lapproccio scientifico se non la concordanza della nostra attivit conscia con delle pi profonde aspirazioni? Qualora si venisse a determinare unincongruenza tra le nostre attivit conscie e le nostre mete interiori, ci riveleremmo presumibilmente antiscientifici, illogici e antisistematici. Quando esiste unarmonia tra lo scopo e lapproccio effettivo, questo processo va sotto il nome di scienza, logica e sistema.

1 Cfr. Bhagavad Gita - 9 : 33 (N.d.T.)

Dobbiamo anzitutto gettare le fondamenta delle nostre ricerche, ed evitare eccessivi entusiasmi senza che prima vi sia la sicurezza daver dato il passo giusto al momento giusto, in modo ben saldo, con chiarezza e completezza. Come gi si accennato, i nostri studi si andranno gradualmente assottigliando dalla filosofia alla psicologia, e dalla psicologia alla pratica. Non entreremo in dettagli pratici giusto allinizio, cos come non sentra in una casa prima daverla costruita. La dobbiamo prima costruire, dopodich potremo entrarvi e rilassarci nel nostro salotto.

Non si dovrebbe essere troppo impazienti dintraprendere esercizi di respirazione o concentrazione od altro senza aver prima gettato le fondamenta di queste ben note pratiche. Sono cose molto semplici, a patto che la loro essenza venga compresa. Si sente tanto parlare

di respirazione, meditazione, asana, etc., che finiscono col suonare come bizzarrie allorecchio

di una persona comune, e comunque cose di difficile esecuzione; e tutto perch le loro fondamenta non sono state edificate in maniera appropriata. Ci precipitiamo a praticare asana o meditazioni, o allo studio di elevate letture, oppure ci ritiriamo in isolamento, senza esserci preparati in maniera adeguata allo scopo. Se ci veniamo poi a trovare impreparati, torniamo indietro insoddisfatti.

Dobbiamo andarci piano, non c nulla di sbagliato nellandar piano, purch siamo sicuri dessere riusciti a dare per lo meno un passo. Anche se un unico passo che siamo riusciti a muovere in questa vita, non ha importanza, sempre che ci sia stato fatto con efficacia e che non ci vediamo costretti un giorno a ritornare sui nostri passi. Non c senso nel fare un salto in avanti di cento passi per poi avere la disavventura dessere costretti a tornare indietro a causa duna spinta retrograda dovuta al nostro sprovveduto avventurismo. Muoviamoci quindi con calma e prudenza, tenendo bene a mente ogni passo con la fermezza della fiducia in noi stessi.

Abbiamo cominciato col dire che fondamento del pensiero la nitidezza con cui mettiamo a fuoco la natura della realt della quale siamo alla ricerca. Parliamo di realt perch ovvio che non siamo interessati a nulla dirreale; sembra un po un luogo comune, di sin troppo facile comprensione. Ma, nonostante la risposta alla domanda cos ci che chiamiamo Realt? sembri sorgere immediata e semplice, ci renderemo conto che le nostre risposte risultano ingannevoli al momento di andare un po pi a fondo nella natura di ci che vediamo con i nostri occhi.

Ci sono solo due cose che vediamo in questo mondo: il mondo e noi stessi. Non vi nullaltro. Se ci guardiamo attorno scorgiamo il vasto universo dei fenomeni astronomici e delle estensioni geografiche, e noi siamo qui, dei piccoli individui circondati da un mondo imponente. Cosaltro possiamo vedere? Io sono qui e il mondo l. Lindividuo e il mondo sono le realt. Potremmo forse dire, in modo generico, che concepiamo due realt. Se questo il nostro concetto di ci che reale, e non c dubbio che noi siamo alla ricerca di realt, da una simile risposta o definizione ne consegue che siamo in cerca o del mondo, o di noi stessi. Devessere cos per logica deduzione, perch come abbiamo detto esistono solo due cose: ci siamo noi e c il mondo. Se noi esistiamo in quanto realt, o il mondo esiste in quanto realt, noi siamo alla ricerca delluno o dellaltro, oppure dentrambi. Ma poi, in effetti, non siamo riusciti a far nostri n luno n laltro. Per quanto possiamo rincorrerlo, il mondo mai ci apparterr. Noi non siamo padroni del mondo, e questo evidente. Il mondo non ci appartiene. E cos cercando davere il mondo non labbiamo ottenuto; e cercando noi stessi sembra che non siamo riusciti ad ottenere un pieno controllo neanche sulla nostra stessa persona. La morte un esempio palese della nostra incapacit di renderci propriet di noi stessi. Nessuno voterebbe volontariamente il proprio corpo alla distruzione: ci imbattiamo piuttosto in un potere che ci coglie di sorpresa privandoci del nostro stesso corpo, attraverso quel fenomeno chiamato morte. Bench vi siano diverse altre evenienze a conferma della nostra mancanza di dominio su noi stessi, questa la prova decisiva, che sta l con la sua luce abbagliante a dirci che non abbiamo alcun diritto neanche sul nostro stesso corpo. Che dire allora dei diritti sulle altre cose del mondo?

Dunque, nel nostro andare in cerca di questo o quellaltro, esternamente o internamente, non abbiamo ottenuto nulla n il mondo n noi stessi. Ci devessere, evidentemente, un errore intrinseco alla ricerca stessa da noi intrapresa. Se la nostra definizione di realt corretta, e se altrettanto vero che esclusivamente di realt che siamo in cerca, resta inesplicabile il perch dovremmo uscire sconfitti da questa ricerca, che purtroppo quello che invece successo. La conclusione alla quale questanalisi ci porta non pu essere che una: abbiamo imboccato la strada sbagliata. La nostra idea di realt non corretta, ed per questo che la nostra ricerca della cosiddetta realt s andata sviluppando nella direzione sbagliata. Non ci siamo mossi nel modo giusto perch non abbiamo compreso cosa in effetti sia la realt.

Il nostro edificio filosofico va in frantumi, crolla e cade a pezzi nel caso che la nostra ricerca della realt, che indagine filosofica, affondi le sue radici in unidea fondamentalmente sbagliata della realt stessa. Esistono, sulla base del tipo di analisi che abbiamo fin qui condotto, due modi dapproccio alla realt: quello esterno e quello interno, loggettivo e il soggettivo, come vengono chiamati. Lapproccio oggettivo in genere quello della scienza: la fisica, la chimica, la biologia, lastronomia, etc. sono tutti esempi di unindagine esteriore della realt. La ricerca interiore stata fin qui prerogativa degli psicologi, degli psicoanalisti e, infine, dei mistici di tutto il mondo: sono gli scandagliatori dellinteriorit, piuttosto discosti dallinvestigatore esterno del tipo scientifico.

Al punto in cui siamo, cos che abbiamo scoperto con tutte queste analisi esteriori e tutti questi approcci interiori? Cosa ci dice la scienza dopo aver percorso il mondo in lungo e in largo in cerca della realt, e cosa ci dicono gli psicologi? Oggi come oggi ci si presentano di fronte solo questi due canali dindagine. Nellapproccio esterno, che poi quello scientifico, possiamo includere anche gli studi letterari, le scienze politiche, e poi storia, sociologia, estetica, etica, scienze economiche ed altre analoghe discipline. Non che queste siano esterne nel senso in cui lo sono la fisica o la chimica, ma lo sono in quanto studi oggettivi condotti attraverso lesperimento e losservazione. Nel momento in cui impieghiamo la tecnica dellosservazione e dellesperimento, stiamo procedendo col metodo dellapproccio esterno alla realt.

Dobbiamo dunque prendere atto di entrambi gli approcci. E questi si sono rivelati esaudienti, o si sono trovati di fronte un muro oltre il quale non hanno potuto procedere? Tutti questi metodi dapproccio, tanto interiori che esteriori, si sono poi conclusi con una risposta

definitiva a tutte le domande che la vita ci pone? O ci hanno piuttosto portato in un vicolo

cieco, per lasciarci alloscuro dopo averci condotto fino ad un certo punto? Se le cose stanno davvero cos, qualche errore devessere stato commesso anche in questi approcci, esterni o interni che siano. Dobbiamo allora darci il tempo di approfondire almeno per sommi capi lindagine su questi metodi dapproccio alla realt, in modo da poter fare il punto della nostra situazione.

ALLE SOGLIE DELLINDAGINE

Torniamo al punto in cui ceravamo fermati, cio ai metodi che vengono usati per sondare la realt. Esistono per noi a quanto pare solo tre vie, o meglio tre strade maestre, lungo le quali conduciamo le nostre osservazioni, e non ci riesce di pensare ad un quarto metodo. Guardiamo fuori e proviamo a vedere cosa abbiamo intorno; guardiamo dentro e tentiamo di scoprire cosa c al nostro interno; spesso guardiamo anche verso lalto e ci chiediamo cosa c al di sopra di noi. sempre stata questa limpostazione di tutti i ricercatori, nellambito scientifico come in quello filosofico o religioso.

Abbiamo avuto occasione di constatare lesistenza di un certo abituale approccio oggettivo da parte della scienza, le cui attuali conquiste sono senzaltro considerevoli, e che passa pi o meno per vangelo. Vediamo fino a che punto ha dato buoni risultati, prima di prendere in considerazione altri metodi e vie dapproccio. Cosa sta facendo la scienza? Qual il modo di procedere dello specialista nel campo dellosservazione e dellesperimento? Chiunque cerchi di scoprire la verit attraverso losservazione e lesperimento pu essere definito uno scienziato, ed anche quello che noi stessi cerchiamo di fare nel nostro piccolo con latteggiamento che assumiamo verso le cose del mondo. Gettiamo allora uno sguardo sul mondo: cos che vediamo? Le nostre faccende nella vita sono in massima parte oggettive, esteriori, materiali. Vediamo gli oceani, vediamo i venti soffiare ed il sistema stellare, vediamo i cinque elementi Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere. Cosaltro vediamo? Ci fu un tempo in cui i nostri specialisti in materia conclusero che il mondo consiste di cinque elementi, oltre ai quali nullaltro ci dato di vedere. Nuovi progressi, come sappiamo, sono stati compiuti in seguito, e sono andati ad aggiungersi a queste osservazioni di base sui cinque elementi primordiali.

Siamo oggi partecipi dei grandi passi avanti della fisica nellindagare a fondo la struttura della materia, termine che sta oggi a significare per noi linsieme di tutti e cinque gli elementi

Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere. Tutti insieme, essi costituiscono la materia nella sua essenza, e la fisica ne esplora la struttura. Di cos fatta la materia, di cosa si compone?

Inizialmente si pensava che la materia fosse composta dei cinque elementi soltanto, ma

ulteriori esperimenti hanno poi dimostrato che la solida terra, per esempio, in realt porosa, un dato di fatto che ci oggi ben noto. La terra non una massa indivisibile; lacqua porosa, laria porosa, ed anche il fuoco si configura come una sequenza di processi energetici. Nessuno dei quattro elementi visibili in effetti quella cosa dura o indivisibile che appare: sono tutte sostanze composte, e non elementari. Una sostanza elementare indivisibile, un composto divisibile. Gli elementi sono quindi frazionabili, e non sostanze inscindibili: ecco ci che stato in seguito scoperto.

Allora la nostra osservazione iniziale, che esistano cio degli elementi solidi, non era esatta. E se la materia divisibile, in cosa si divide? La si pu scomporre in molecole, che vanno a formare le sostanze chimiche. Queste, a loro volta, comprese quelle che compongono i nostri stessi corpi, sono riducibili a certi elementi chimici. Tutto ci che vediamo sono fasci di molecole chimiche ai quali i nostri corpi, cos come qualsiasi altra cosa sulla faccia della terra, possono essere ridotti. Le molecole posseggono propriet chimiche, e sono anchesse costituite da particelle pi sottili dette atomi, un po pi difficili da penetrare di quanto non lo siano le sostanze chimiche. Scienziati e filosofi hanno dato in passato le pi svariate opinioni circa la natura degli atomi. Cera chi pensava che gli atomi dellelemento Terra fossero differenti da quelli dellelemento Acqua, e gli atomi dellelemento Acqua lo fossero a loro volta da quelli di Fuoco o di Aria. Abbiamo avuto anche in India alcune scuole di pensiero che credevano nella struttura atomica della materia, ed esse ritenevano appunto che gli atomi differissero luno dallaltro, che latomo dellelemento Terra fosse diverso dallatomo dellelemento Acqua, e cos via. La ricerca non si sarebbe per esaurita qui: oggi risaputo che non esiste differenza intrinseca tra un atomo e un altro. Lapparente differenza non va attribuita alla qualit intrinseca dellatomo, ma piuttosto allordinamento dei suoi componenti. Cos la Terra diversa dallAcqua, lAcqua dal Fuoco, e cos via non perch la loro essenza atomica muti, ma perch sono costituzionalmente ordinati in differenti strutture.

Ma tutto questo fa parte della fisica classica, ossia della fisica che ci ha accompagnati fino allepoca di poco posteriore alla cosiddetta era newtoniana, momento in cui la fisica classica raggiunse il proprio apice e fu deciso, una volta per tutte, che la materia era contenuta nello spazio, il quale veniva considerato come ricettacolo del contenuto materiale. La grande scoperta fatta da Newton fu la legge di gravit, la tensione esistente tra segmenti di materia fra loro relazionati a causa della reciproca massa e distanza.

Oggi per, sul finire del ventesimo secolo, veniamo inevitabilmente a confrontarci con scoperte ancor pi rilevanti che ci costringono a formarci un quadro ben strano del mondo della materia, di fronte al quale lo stesso Newton resterebbe sorpreso se si trovasse a vivere ai giorni nostri. Ecco che neppure gli atomi sembrano pi esistere. C solo un flusso continuo di energia che non ci permette demarcazioni nette tra terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Ma non siamo qui per discutere di scienza, ed un accenno a tutto questo stato fatto solo come una specie dintroduzione preliminare alle modalit con le quali la scienza si andata muovendo nella sua ricerca della realt. Il nostro interesse in materia dordine filosofico.

A cosa ci conduce infine tutto ci? A che punto siamo dopo tutte queste scoperte? Siamo pi edotti oggi sulla natura della verit di quanto lo eravamo allepoca in cui ci veniva detto che tutto si compone di soli cinque elementi nella loro forma fondamentale? Stiamo meglio oggi dal punto di vista sociale, filosofico, religioso, etico o spirituale per il semplice fatto di aver scoperto un continuum di energia nelluniverso al posto dei cinque elementi primordiali? Il punto cruciale della questione continua ad eludere la nostra presa. Le nostre ricerche non sono dirette a scoprire ci di cui la materia costituita: non questo che in realt ci interessa. Non ci di nessun aiuto sapere ci che un altro possiede: voi potreste possedere qualsiasi cosa, e a me cosa dovrebbe importare? Perch mai dovrei stare ad indagare sulle vostre propriet, il vostro conto in banca, le vostre relazioni sociali e tutto il resto? Nulla me ne verrebbe, chiunque voi siate, a meno che esista tra queste informazioni e la mia vita un qualche nesso sul quale io stia investigando.

Che vantaggi ricaviamo da queste scoperte? Se il mondo un continuum di energia, a noi cosa ne viene? Stiamo forse meglio? Sappiamo bene che siamo oggi nelle stesse condizioni, per quanto riguarda le nostre vite personali e sociali, le nostre aspirazioni e esigenze, nelle quali si devono essere trovati i nostri antenati secoli addietro. E allora, dov il nocciolo della questione? Ecco un punto che stato per qualche motivo trascurato. questo il difetto di un approccio puramente scientifico di tipo sperimentale, mentre il vantaggio delle scoperte scientifiche consiste invece nel rapido sviluppo tecnologico dellepoca in cui viviamo. Abbiamo aereoplani velocissimi, sofisticati sottomarini e aggeggi dogni sorta: sono tutte scoperte, invenzioni che derivano dalle nozioni oggi acquisite sui componenti della materia. Ma tutto ci, in fin dei conti, non ci dispensa dal vivere in uno stato dinfelicit e di ansia, per via del fatto manifesto che le nostre essenze non trovano connessione con queste scoperte. Esiste, per dirla in maniera pi tecnica, come un abisso epistemologico tra il conoscitore e il conosciuto. Il modello conoscitivo resta lo stesso, oggi come qualche migliaio di anni fa. E qual il modello conoscitivo al quale ci stiamo riferendo? qui che lo studioso deve concentrare la sua attenzione, dato che si tratta di un tema un po insolito e forse di difficile comprensione, ed qui che si trova il nocciolo di tutta la questione.

La nostra vita inseparabile dalla nostra esperienza. Ci che chiamiamo vita non altro che esperienza, ed questo un punto importante da ricordare. E lesperienza, di qualunque natura essa sia, inseparabile dalla consapevolezza di quellesperienza. Non esiste esperienza senza la relativa consapevolezza: siamo consci di andare soggetti ad un processo o di trovarci in uno stato di esperienza. Se la consapevolezza non presente, non possiamo dirci in uno stato qualsiasi desperienza: lassenza di esperienza assenza della consapevolezza di ci che sta accadendo. Ora, essendo la nostra vita equivalente allesperienza conscia, e volendo basare la nostra ricerca della realt sullosservazione e lesperimento alla maniera della scienza, nostro compito scoprire in che modo lo scenario esteriore della Natura, cos come si presenta ai nostri occhi dal punto di vista della ricerca scientifica, connesso alla nostra vita personale.

Il mondo altrettanto ingovernabile oggi di quanto lo era tanti anni fa. Col semplice affermare che esiste nelluniverso un continuum di energia, invece che cinque elementi, non

abbiamo di certo migliorato le cose: significa in fin dei conti la stessa cosa. E perch mai

dovrebbe voler dire la stessa cosa, perch non fa differenza? Perch la nostra incongruenza col mondo rimane oggi la stessa di ieri. Il nostro tormento dovuto al fatto di trovarci defraudati delle cose che definiamo reali o realt. La terra e lacqua, il fuoco e laria non si trovano sotto il nostro controllo; e limmensit dello spazio ci lascia senza fiato.

Allo stesso modo non siamo oggi in grado di controllare gli atomi, gli elettroni, le energie o le forze che dir si voglia, perch ci troviamo al di fuori di essi. La nostra vita, per ricordarlo nuovamente, funzione della coscienza, e nella misura in cui la nostra coscienza non in rapporto con la realt di cui siamo alla ricerca, noi non ci troviamo in possesso di tale realt; e nella misura in cui non ne siamo in possesso, non abbiamo praticamente nulla a che fare con essa. come un tesoro che appartiene a qualcun altro, del quale abbiamo solo informazioni teoriche e col quale non esiste, in pratica, nessuna relazione. La nostra separazione dalla realt e accontentiamoci per il momento della definizione scientifica di realt in quanto oggetti esterni, il mondo che vediamo proporzionale alla nostra debolezza. La nostra forza aumenta collintensificarsi del nostro controllo sulla realt, del nostro possesso della realt.

Quanto pi ci troviamo in possesso della realt, tanto maggiore il potere che siamo in grado di esternare. E cosa sintende per possesso? Possedere un oggetto, possedere qualcosa a tutti gli effetti pratici, significa essere ad esso costantemente collegati, in maniera inseparabile. Vi far un esempio di ci che significa potere, e di ci che non significa. Noi esercitiamo un dominio sugli arti del nostro corpo: io posso sollevare la mia mano a mio piacimento, senza alcuna difficolt. Pur essendo la zampa di un elefante molto pesante, lelefante in grado di sollevare la propria zampa. Lelefante pu issare il proprio corpo intero, nonostante il fatto che un centinaio di persone non bastino a sollevare un elefante. Pu darsi che io non sia capace di sollevare il vostro corpo, ma voi lo potete; e voi potreste non riuscire ad alzare il mio, ma io lo posso. Cos questo mistero? Da dove viene questa forza con la quale io sono in grado di sollevare il mio corpo e farlo camminare? Il motivo risiede nel fatto che la mia consapevolezza tuttuno con la mia realt, che poi questo corpo: non si trova al di fuori. E voi non potete sollevare il mio corpo, n io il vostro, perch la vostra consapevolezza non collegata al mio corpo, n la mia al vostro. Lanalogia chiara e semplice quanto basta.

Tutto si spiega col fatto che il potere equivale allunione della consapevolezza col suo oggetto. Il contenuto della coscienza non dovrebbe trovarsi al di fuori della coscienza stessa, se un dominio effettivo quello che si vuole esercitare. Finch il contenuto resta allesterno, la

coscienza non ne pu assumere il controllo. Non c scienziato, dunque, che possa controllare

luniverso o instaurare con esso una relazione sufficiente o cospicua che sia, poich lo scienziato rimane un burattino in mano a quegli stessi poteri che viene a scoprire, e dei quali si rende oggi conto dessere parte inseparabile. Ma nonostante tutti i suoi possibili difetti, la scienza ci ha risvegliato ad unimportante verit: conoscere il mondo significa conoscere noi stessi. C da restar sorpresi che sia proprio la scienza a metterci di fronte ad una simile realt. Eppure proprio cos: in qualche modo, potremmo dire per caso, andata ad inciampare su questo dato di fatto.

Non ci dato di conoscere luniverso a meno di conoscere noi stessi. Mentre questa una verit, lo anche al tempo stesso il suo contrario: non possiamo veramente conoscere noi stessi a meno che conosciamo luniverso intero. Una cosa equivale allaltra. Ma com che la scienza ci porta ad una simile conclusione? Il segreto sta nella scoperta di un indivisibile continuum in Natura, al di fuori del quale nessun individuo, n cosa alcuna, pu esistere. Il continuum spazio-temporale del cosmo della relativit, di cui gli scienziati oggi parlano, include voi stessi, me stesso, e tutte le cose. Nessuno pu starne al di fuori. Non siamo che un mulinello in questoceano di forza chiamato continuum spazio-temporale : come potremmo conoscerlo se non conoscendo anche noi stessi, dal momento che ne siamo parte integrante? E questo diviene ancor pi evidente se pensiamo al fatto che conoscere significa avere una consapevolezza dellaccadimento; e la consapevolezza un fattore essenziale del nostro essere. Il nostro essere e la nostra consapevolezza dessere sono la stessa cosa, e non due cose distinte.

Nel momento stesso in cui affermiamo desistere, diamo per implicito dessere consapevoli della nostra esistenza. Lesistenza delle cose inseparabile dalla coscienza dellesistenza delle cose. Visto che abbiamo stabilito che lesistenza consiste dun flusso ininterrotto, intimamente inscindibile, senza alcuna soluzione di continuit, conoscere luniverso vorrebbe dire essere consci delluniverso. Ma in che maniera? Non si tratta qui del tipo di consapevolezza del mondo che abbiamo attualmente: lessere consapevoli, ad esempio, dellesistenza di una montagna di fronte a noi. Non questa la consapevolezza alla quale ci stiamo qui riferendo.

Come abbiamo detto, la coscienza non pu essere separata dallesistenza delle cose, e visto che lesistenza delle cose stata definita come equivalente ad un flusso continuo ed onnicomprensivo di processi ed energie, questa rivelazione approda ad una conclusione cos sorprendente da lasciarci sconcertati: ne consegue che la conoscenza di una qualsiasi cosa equivarrebbe allessere cosmicamente consapevoli. Non possiamo conoscere una sola cosa al mondo a meno che la nostra coscienza si risvegli alluniversalit. Non possiamo conoscere noi stessi, n un granello di sabbia sulla riva del fiume, a meno dessere onniscienti. E ci che la religione chiama Dio non nullaltro che questo stato di coscienza, nel quale conoscere uguale ad essere. Non di questo argomento che si occupano la scienza in generale o la fisica in particolare, eppure ci hanno fatto approdare volenti o nolenti a questa conclusione per via duna forza matematica di deduzione logica. Ecco uno dei grandi vantaggi che la scienza ci offre, a fronte di tutti gli orrori che le sue aberrazioni tecnologiche hanno invece generato.

Ma ci che la scienza ci pu suggerire non si esaurisce qui, dato che finora abbiamo parlato solo di fisica, e la fisica non rappresenta certo lintero panorama scientifico. Chi studia scienze sa che c dellaltro: esiste ci che viene chiamato vita. Gli esseri viventi sono diversi dalla materia inanimata. Il mondo della fisica e della chimica diverso da quello della vita e degli esseri viventi. Oltre allastronomia, alla fisica e alla chimica, che si occupano pi che altro di materia inorganica, vi sono le scienze biologiche che studiano gli organismi viventi e cercano di capire cosa sia la vita.

Abbiamo qui una cosa di raro interesse da osservare. Cos la biologia? Cos lo studio della vita, degli esseri viventi, e perch viene definito come scienza? Lo definiamo cos perch siamo soliti identificare la scienza col processo di osservazione ed esperimento. E su cos che

i biologi hanno condotto le loro osservazioni ed esperimenti? Le funzioni della vita: questo il

loro campo di ricerca. La vita in s non pu essere per osservata. Non posso vedere con i miei occhi la vita nelle persone che mi stanno sedute di fronte: posso solo vedere movimenti e sintomi della presenza della vita. E cos anche la biologia, in quanto scienza, stata capace di spingersi solo fino al punto in cui possono essere osservati i sintomi dellesistenza della vita, ma non la vita in s. Non ci dato di vedere la vita con alcun tipo di apparecchio o strumento.

Ma come facciamo a sapere che un corpo vivo differente da uno morto, che un albero diverso da una pietra? Lo sappiamo per via di certi indizi della presenza di vita in ci che

definiamo un corpo vivente, e che non sono presenti in ci che chiamiamo materia inerte. Ci

imbattiamo qui, di nuovo, in un difetto del procedimento scientifico: ci ritroviamo ad aver gi standardizzato i sintomi della vita. Solo nel caso che il tale processo venga osservato, la qualifica di vita viene attribuita. Abbiamo preso per buono questo criterio di valutazione: abbiamo concluso che, per considerare una cosa come vivente, essa deve possedere determinate caratteristiche. Se queste non sono presenti, quella cosa viene da noi considerata

inorganica. Questo per non altro che un preconcetto del metodo scientifico, e ne appunto il difetto.

Perch mai dovremmo standardizzare i sintomi della vita? Questa standardizzazione ci si ripresenta in continuazione, condizionata com da certe definizioni che noi stessi formiamo nella nostra mente. La mera constatazione dellesistenza di determinati movimenti nel mondo della materia non pu venir equiparata alla scoperta del segreto della vita. Prendiamo la questione di come la vita abbia avuto origine, una domanda vecchia quanto il mondo. Geologi e astronomi ci dicono che questa Terra ha avuto origine dal Sole, cosa che viene praticamente accettata come un dato di fatto, e che probabilmente un fatto vero. Cera un tempo in cui la Terra non esisteva. La Terra un frammento della rovente massa del Sole, staccatosi a causa del movimento centrifugo del Sole, come ritengono alcuni, o con la tremenda frizione creatasi nella massa solare per via della prossimit di unaltra stella che passava l vicino, secondo altri; ed cos che si suppone che questo pianeta si sia venuto a formare. Due sono, insomma, le ipotesi che sono state avanzate. Una ritiene che il Sole abbia subto una digressione nel movimento ad una velocit tremenda, durante la quale se n staccato un frammento. La seconda sostiene che una trazione gravitazionale esercitata da unaltra stella che transitava nelle vicinanze del Sole ne abbia fatto staccare una porzione, che s scagliata nello spazio a grande velocit con la sua massa ardente, fuoco nella sua essenza. Il fuoco s poi andato raffreddando in liquido, che gradualmente s solidificato in terra: e la storia tutta qua.

Ma in tutto ci la vita dov? Non scorgiamo esseri viventi nel quadro che ci viene proposto, solo fuoco e acqua e terra inanimata. Ci dicono allora che la vita devessere giunta a noi da qualche altro pianeta. Daccordo, ma sembra tanto la vecchia storia delluovo e la

gallina: quale dei due sar nato prima? E la nostra domanda resta: come ha avuto origine la

vita? Dicendo semplicemente che venuta da un altro pianeta non abbiamo risposto alla domanda, dal momento che ne sorgerebbe subito unaltra: ... e come ha avuto origine la vita l?. Potremmo dire che venuta da un terzo pianeta, e cos via. Nessuno sa come la vita abbia avuto origine: a tuttoggi un mistero.

Come possono degli esseri viventi scaturire dalle masse roventi delle stelle? Si sentono raccontare casi di germi che si autogenerano da acque stagnanti, insetti che sorgono da cumuli di letame, e cose del genere. Com possibile? Si dice che gli scorpioni siano stati generati dal

letame, o almeno questa una teoria. Be, gli scorpioni sono dotati di vita, e il letame no.

Come pu la vita derivare dalla non-vita? E cos la biologia si trova infine davanti uno schermo scuro, e la scoperta della vita finisce in un modo o nellaltro col diventare uninferenza piuttosto che unosservazione.

C gente che pensa che la biologia non sia una scienza esatta, mentre la fisica e la chimica lo sono. La biologia non sarebbe una scienza esatta perch i suoi procedimenti comportano una certa dose di inferenza, dato che gli esperimenti e le osservazioni da soli non sembrano essere sufficienti. Ma di che genere di inferenza si tratta? Ci addentriamo qui nel profondo della biologia. Dobbiamo comunque ricordarci che argomento della nostra discussione lapproccio oggettivo della scienza, per cercare di capire fin dove ci ha condotti e a che punto ci costringe a fermarci, quali sono i suoi eventuali difetti e perch in ultima analisi non pu esserci daiuto.

La fisica, la chimica e lastronomia ci hanno lasciati a met strada, e pare che anche la biologia non possa far altro che lasciarci in sospeso da qualche parte, non essendo in grado di condurci oltre perch la vita imperscrutabile. Noi non sappiamo cosa significhi vita. Quando diciamo io sono vivo, cos che vogliamo dire in realt? Forse vogliamo dire che ci muoviamo. Possiamo dire che un carro di buoi un essere vivente solo perch si muove? Unautomobile forse viva? Col termine vita vogliamo dunque intendere qualcosa di ben diverso dalla semplice locomozione.

assai difficile rispondere alla domanda cos la vita?. Se dico io vivo, io sono vivo, voglio intendere una cosa del tutto diversa dalla semplice locomozione del corpo. Qual allora il punto cruciale nella ricerca biologica? Giungiamo qui ad una svolta del tutto imprevista nel nostro approccio, e ci vediamo costretti ad accettare il fatto che la vita corrisponde ad unintenzionalit nellessere: essere vivi significa essere teleologicamente consapevoli. Noi ci distinguiamo per dei movimenti intenzionali, e non soltanto per dei movimenti meccanici come nel caso di unautomobile o di un carro di buoi, che vanno in qualunque direzione li si mandi e in un modo qualsiasi. I nostri movimenti sono intenzionali, guidati, pregni di uno scopo, ed questo che sintende per movimento teleologico. Ora, che anche questa sia una risposta non del tutto soddisfacente lo si noter nel sottoporre la questione ad ulteriori considerazioni.

Quando dico sono vivo perch ho unesistenza intenzionale, e non solo un moto meccanico, devo spiegare cosa intendo per intenzionalit. interessante notare come entriamo, passo dopo passo, in difficolt di volta in volta maggiori. Che cosa intendiamo per esistenza intenzionale? Starebbe a significare, almeno a grandi linee, la consapevolezza della meta che uno ha di fronte a s. Ed ecco che intravediamo in che direzione ci stiamo, di nuovo, pericolosamente muovendo. Abbiamo cominciato dalla scienza, e a che siamo giunti? Alla conclusione che lessere consci duna meta di fronte a noi significa essere intenzionali. Ecco che la vita risulta, ancora una volta, inseparabile da uno stato di coscienza. E anche la biologia, alla fine dei conti, ci lascia allo stesso punto in cui la fisica ci aveva abbandonati.

Per quanto ci possiamo provare, non riusciamo a sfuggire al postulato secondo cui la nostra esistenza non pu andare disgiunta dal principio fondamentale della coscienza, che ci si ripropone in qualsiasi cosa noi facciamo, in qualunque direzione ci muoviamo. Le scienze di base astronomia, fisica, chimica e biologia hanno dopotutto una cosa da dire in comune. In fin dei conti ci dicono tutte la stessa cosa, e attraverso lenunciazione di una verit che sta al di l della loro giurisdizione esse, in quanto scienze, eccedono i propri limiti. La scienza diventa allora filosofia.

LA RICERCA INTERIORE

il caso di tornare a sottolineare, perch lo si tenga ben presente, che i nostri studi non devono ridursi ad unaccozzaglia di informazioni saccheggiate dai libri. Non siamo collegiali che si comportano da studenti nellaula e da animali fuori: il nostro obiettivo ben altro. Non prendiamo neppure in considerazione leventualit di vivere come animali che si avventano luno contro laltro, dal momento che non facciamo abbastanza neanche vivendo semplicemente da esseri umani. Non c bisogno che vi dica che non dovremmo vivere come animali, ma bene che vi rammenti che vivere da semplici esseri umani non sufficiente.

Facciamo sempre una certa distinzione tra la nostra vita di laboratorio e la nostra vita pubblica: siamo scienziati nei laboratori ma persone comuni nei negozi, nelle stazioni ferroviarie, alle fermate degli autobus. Per conseguenza i nostri studi nelle varie scuole,

universit e istituzioni finiscono col farci sentire stanchi di questo tipo di vita, qualunque sia la

posizione che ci troviamo ad occupare, ed ecco la ragione per cui cerchiamo, quando possibile, di trovare un po di tempo per pensare in maniera differente. Niente di pi facile che studiare. Esistono innumerevoli scuole al mondo, ma sembra poi che il risultato di tanti studi sia il riversarsi di una marea di emozioni e sentimenti nelle menti delle persone, da cui nasce per conseguenza una specie di stato di guerra permanente che minaccia ad ogni momento di deflagrare, tanto che riesce difficile imbattersi in una sola persona che possa dormire sonni tranquilli, libera dallansia. Ce ne siamo gi accorti, lo sappiamo benissimo, eppure continuiamo a vivere immersi in questatmosfera. Ma ne abbiamo fin sopra ai capelli: ci rendiamo conto che c un qualche errore fondamentale alla base del nostro modo di vivere e di pensare, ed esso rende futili tutti i nostri studi, attraverso i quali non siamo purtroppo approdati a nulla.

Per scoprire dove risiede lerrore non alle Upanishad o alla Bibbia che ci dobbiamo rivolgere. Possiamo tornare a leggere le sacre scritture centinaia di volte, ma resteremo sempre le stesse persone, nulla andrebbe a modificare le nostre personalit. Non lo studio in quel senso che stiamo qui considerando. Sappiamo di gente che ha studiato pi che molti di noi, ma sono studi che non hanno sortito alcun effetto desiderabile, tranne quello di sobbarcarci col fardello duna quantit di informazioni, e spesso dun mucchio di spazzatura, che non fanno altro che tenerci in uno stato di pingue egoismo e anima vuota.

Se non siamo capaci di essere seri rispetto a noi stessi, come possiamo esserlo col mondo che ci circonda? Chi mai si butterebbe di propria iniziativa nellabisso dellinferno? Ma proprio quello che potrebbe succederci nel malaugurato caso che il significato reale della vita che conduciamo ci sfugga. Torniamo ad un esempio empirico: cos che vediamo? Vediamo della gente intorno a noi. Vediamo la gente cos come chiunque altro la vede? Anche un maiale vede la gente l fuori, come noi. Ma esiste una differenza tra come il porco vede e come noi vediamo? Se non ci fosse differenza sarebbe ridicolo definirci persone raffinate e colte. Se vero che i nostri occhi sono fatti come quelli di un porco e se nessuna trasformazione di valori ha avuto luogo nel corso dei nostri studi, se ci troviamo a vivere in modo uguale a chiunque altro, allora giunta lora di ripercorrere i nostri passi dal momento dellapproccio ai nostri cosiddetti studi e tracciare una panoramica retrospettiva dei nostri errori. Non dovremmo per metterci in testa che sono i nostri studi ad essere inadeguati, e che per questo che non riusciamo ad essere felici. Pu darsi che siano stati eccellenti, nessuno lo nega, ma in essi evidentemente non cera quel significato, quel proposito, quella sostanza che ci sono indispensabili.

Dopo aver fatto il bagno a un elefante, avremo lo stesso elefante di prima meno la sporcizia che stata lavata via. altrettanto ovvio che il panorama della vita non possa cambiare, e quanto sia difficile che cambi, finch guardiamo con gli occhi di sempre e non con altri. Se ci fosse possibile vedere le cose con occhi completamente diversi da quelli che veniamo usando fin dallinfanzia, allora forse i nostri tentativi potrebbero dare frutti di un qualche valore e significato. Ma se ci ostiniamo a guardare con gli stessi occhi, vedremo ovviamente le stesse cose; se usiamo sempre lo stesso telescopio o microscopio, vedremo sempre le stesse cose. Ma ci poi dato di cambiare questo telescopio o microscopio che sia, e vedere le cose diversamente, come realmente sono, e non nel modo in cui appaiono agli strumenti dei nostri occhi? Dobbiamo essere onesti con noi stessi, ch ingannarsi facile. Pu essere un po pi difficile ingannare gli altri, ma facile che a noi stessi succeda di uscir di carreggiata, dato che la mente ha una propensione naturale a vagheggiare.

I nostri studi, per risultare degni dessere intrapresi, hanno uno scopo ben diverso da quelli ai quali la gente di solito si applica su libri di testo o nelle aule delle tante istituzioni che si dedicano alle varie arti e scienze del mondo. La nostra pu sembrare unaula dal punto di vista strutturale, ma non vuole limitarsi a questo. Si presume che dovremmo alzarci da qui con spirito rinnovato. Ma se lo spirito ne esce uguale a quello che entrato qui unora fa languido, abbattuto e lamentoso, incapace di scorgere attorno a s altro che bruttura, ostilit e tutte le disparit comuni alla percezione umana, la quale contiene in s tendenze sotterranee a valori che sono anche animali allora con noi stessi, e non col mondo, che dovremmo prendercela.

questo un aspetto che abbiamo gi sottolineato in precedenza: dovremmo essere vigili in relazione a noi stessi, e non stare semplicemente attenti a ci che accade nel mondo l fuori. Esiste in noi una certa incapacit di adattamento connessa ad uno sconvolgimento del

senso dei valori, cosa che ci lascia in una posizione non esattamente invidiabile. Siamo alla

ricerca di fatti, di verit, di realt, e non abbiamo trovato nulla di simile. Tutto in movimento, tutto passa, tutto cambia, ed anche le nostre idee rispetto alle cose cambiano. Ma in ultima analisi non abbiamo scoperto nulla al mondo che abbia un effettivo valore o che si possa definire reale.

Abbiamo fatto del nostro meglio per sondare la natura delle cose del mondo l fuori e non abbiamo visto nulla, ci siamo trovati davanti solo muri contro i quali battere la testa. Ci che ci resta di fronte un mondo fatto di pietre e alberi, privo di valori degni di considerazione

che ci facciano del bene nel vero senso della parola.

Come abbiamo avuto modo di notare, lindagine esteriore ci conduce in definitiva ad un insuccesso, per la semplice ragione che le cose che vediamo sono a noi esterne. Una cosa che sia veramente esterna non potr mai venire in contatto con noi, perch labbiamo gi clas