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I N F O R M A F F I D O L u g l i o 20 1 3 “Mi fido di te, in tutte le lingue del modo”, questo il nome del progetto che il Servizio Affidi pro- vinciale, in collaborazione con diversi enti e associazio- ni del territorio lecchese (1) e grazie al finanziamento di Fondazione Cariplo, Provincia di Lecco e Il Talento cooperativa sociale, ha sviluppato negli ultimi due anni. Un progetto innovativo che ha portato a conoscenza delle comunità e dei gruppi di migranti presenti sul territorio provinciale l’opportunità dell’accoglienza fa- miliare. Oltre mille le persone incontrate nei luoghi e nelle oc- casioni più diverse (es. feste comunitarie, appuntamen- ti di carattere religioso…), trentaquattro le famiglie che hanno partecipato agli incontri formativi “Mondi solidali” proposti dal Servizio Affidi provinciale per ap- profondire gli elementi centrali dell’esperienza di affi- do, quattordici le famiglie ad oggi inserite nella Banca dati delle famiglie affidatarie. Dieci i progetti di affido attivati sia per l’accoglienza di bambini e ragazzi stra- nieri di famiglie in difficoltà da parte di famiglie della medesima area culturale, che per l’affidamento di ra- gazzi (preadolescenti e adolescenti) stranieri presenti sul territorio provinciale senza nessun adulto di riferi- mento (minori stranieri non accompagnati) a famiglie straniere, risorse solidali della nostra provincia. Le famiglie straniere hanno accolto con disponibilità e attenzione il tema dell’affidamento familiare anche a partire dall’esperienza migratoria vissuta, che le rende particolarmente sensibili al percorso che il bambino in affido è chiamato a fare entrando in una famiglia diver- sa da quella in cui è nato e cresciuto, sviluppando man mano fiducia nella bontà di nuove relazioni. Il progetto, nato con l’obiettivo di facilitare il percorso di affidamento di bambini e ragazzi stranieri a famiglie in cui ritrovare elementi culturali omogeni a quelli di appartenenza (es. lingua, abitudini, stili educativi…), ha di fatto contenuto il ricorso all’inserimento in struttu- re comunitarie e ha garantito a questi bambini e ragaz- zi il diritto ad una famiglia. A fronte delle risorse espresse e del potenziale ancora da sviluppare in termini di conoscenza e riconoscimen- to dell’attenzione solidale delle famiglie straniere, il Ser- vizio Affidi provinciale, pur a conclusione del finanzia- mento del progetto (dicembre 2012), mantiene aperta l’attività di informazione e di promozione della cultura dell’accoglienza, a partire dalle differenti appartenenze culturali delle famiglie che abitano il territorio provin- ciale. Il progetto “Mi fido di te, in tutte le lingue del mondo” (2) ha suscitato interesse anche tra gli addetti ai lavori, tanto che gli operatori del Servizio Affidi provinciale, assistente sociale Giovanna Esposito, psicologa Ales- sandra Colombo, educatrice Patrizia Panzeri, hanno presentato (giugno 2013) l’esperienza ad operatori so- ciali del Servizio Affidi di Desio e Monza, che si accingo- no a sviluppare il tema dell’affido omoculturale. Auspicando che la conoscenza e la riflessione sui diver- si significati culturali che caratterizzano l’esperienza di affido dei bambini stranieri possa incrementare il benessere delle relazioni, il Servizio Affidi provinciale proporrà, nel mese di ottobre 2013, momenti di incon- tro in cui famiglie affidatarie italiane e straniere po- tranno confrontare la comune esperienza di apertura solidale ai bisogni di famiglie in difficoltà. Seguirà pie- ghevole informativo della proposta. (1) Prefettura di Lecco, AleG dalla parte dei bambini, A.L.F.A. Asso- ciazione Lecchese Famiglie Affidatarie, Arci Lecco, Associazione La- voratori Senegalesi di Lecco, COE-Centro Orientamento Educativo, Consorzio Consolida, So.Le.Vol-Centro Servizi per il volontariato, Les Cultures, Centro Assalam, Associazione Al Maghribia. (2) “Mi fido di te in tutte le lingue del mondo”. Arricchire il quadro sull’affido familiare e i suoi significati in un’ottica multiculturale. M. Brambilla, C. Marzotto, Animazione Sociale, aprile 2012, anno 42 nr. 262. Gruppo di Parola per i figli naturali di famiglie affidatarie. Dopo la sperimentazione dei Gruppi di Parola rivolti a bambini e ragazzi in affido e il riconoscimento dell’u- tilità di un luogo in cui mettere parola sui sentimenti spesso contrastanti di una vicenda complessa quale è l’affidamento ad un’altra famiglia, il Servizio Affidi pro- pone ai figli naturali delle famiglie affidatarie la parte- cipazione al Gruppo di Parola. I figli naturali sono protagonisti dell’esperienza di acco- glienza promossa dai genitori e ne sono spesso anche sostenitori fattivi. Il Gruppo di Parola: - rappresenta un’occasione di confronto con altri bam- bini che stanno vivendo la medesima esperienza; - può aiutare a trovare modalità buone per vivere al meglio l’incontro e la conoscenza di un bambino che proviene da un’altra famiglia; - può facilitare il riconoscimento dei cambiamenti che

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INFORMAFFIDO Luglio 2013

“Mi fido di te, in tutte le lingue del modo”, questo il nome del progetto che il Servizio Affidi pro-vinciale, in collaborazione con diversi enti e associazio-ni del territorio lecchese (1) e grazie al finanziamento di Fondazione Cariplo, Provincia di Lecco e Il Talento cooperativa sociale, ha sviluppato negli ultimi due anni.Un progetto innovativo che ha portato a conoscenza delle comunità e dei gruppi di migranti presenti sul territorio provinciale l’opportunità dell’accoglienza fa-miliare. Oltre mille le persone incontrate nei luoghi e nelle oc-casioni più diverse (es. feste comunitarie, appuntamen-ti di carattere religioso…), trentaquattro le famiglie che hanno partecipato agli incontri formativi “Mondi solidali” proposti dal Servizio Affidi provinciale per ap-profondire gli elementi centrali dell’esperienza di affi-do, quattordici le famiglie ad oggi inserite nella Banca dati delle famiglie affidatarie. Dieci i progetti di affido attivati sia per l’accoglienza di bambini e ragazzi stra-nieri di famiglie in difficoltà da parte di famiglie della medesima area culturale, che per l’affidamento di ra-gazzi (preadolescenti e adolescenti) stranieri presenti sul territorio provinciale senza nessun adulto di riferi-mento (minori stranieri non accompagnati) a famiglie straniere, risorse solidali della nostra provincia.Le famiglie straniere hanno accolto con disponibilità e attenzione il tema dell’affidamento familiare anche a partire dall’esperienza migratoria vissuta, che le rende particolarmente sensibili al percorso che il bambino in affido è chiamato a fare entrando in una famiglia diver-sa da quella in cui è nato e cresciuto, sviluppando man mano fiducia nella bontà di nuove relazioni.Il progetto, nato con l’obiettivo di facilitare il percorso di affidamento di bambini e ragazzi stranieri a famiglie in cui ritrovare elementi culturali omogeni a quelli di appartenenza (es. lingua, abitudini, stili educativi…), ha di fatto contenuto il ricorso all’inserimento in struttu-re comunitarie e ha garantito a questi bambini e ragaz-zi il diritto ad una famiglia.A fronte delle risorse espresse e del potenziale ancora da sviluppare in termini di conoscenza e riconoscimen-to dell’attenzione solidale delle famiglie straniere, il Ser-vizio Affidi provinciale, pur a conclusione del finanzia-mento del progetto (dicembre 2012), mantiene aperta l’attività di informazione e di promozione della cultura dell’accoglienza, a partire dalle differenti appartenenze culturali delle famiglie che abitano il territorio provin-ciale.

Il progetto “Mi fido di te, in tutte le lingue del mondo” (2) ha suscitato interesse anche tra gli addetti ai lavori, tanto che gli operatori del Servizio Affidi provinciale, assistente sociale Giovanna Esposito, psicologa Ales-sandra Colombo, educatrice Patrizia Panzeri, hanno presentato (giugno 2013) l’esperienza ad operatori so-ciali del Servizio Affidi di Desio e Monza, che si accingo-no a sviluppare il tema dell’affido omoculturale. Auspicando che la conoscenza e la riflessione sui diver-si significati culturali che caratterizzano l’esperienza di affido dei bambini stranieri possa incrementare il benessere delle relazioni, il Servizio Affidi provinciale proporrà, nel mese di ottobre 2013, momenti di incon-tro in cui famiglie affidatarie italiane e straniere po-tranno confrontare la comune esperienza di apertura solidale ai bisogni di famiglie in difficoltà. Seguirà pie-ghevole informativo della proposta.

(1) Prefettura di Lecco, AleG dalla parte dei bambini, A.L.F.A. Asso-

ciazione Lecchese Famiglie Affidatarie, Arci Lecco, Associazione La-

voratori Senegalesi di Lecco, COE-Centro Orientamento Educativo,

Consorzio Consolida, So.Le.Vol-Centro Servizi per il volontariato,

Les Cultures, Centro Assalam, Associazione Al Maghribia.

(2) “Mi fido di te in tutte le lingue del mondo”. Arricchire il quadro

sull’affido familiare e i suoi significati in un’ottica multiculturale. M.

Brambilla, C. Marzotto, Animazione Sociale, aprile 2012, anno 42 nr.

262.

Gruppo di Parola per i figli naturali di famiglie affidatarie.

Dopo la sperimentazione dei Gruppi di Parola rivolti a bambini e ragazzi in affido e il riconoscimento dell’u-tilità di un luogo in cui mettere parola sui sentimenti spesso contrastanti di una vicenda complessa quale è l’affidamento ad un’altra famiglia, il Servizio Affidi pro-pone ai figli naturali delle famiglie affidatarie la parte-cipazione al Gruppo di Parola. I figli naturali sono protagonisti dell’esperienza di acco-glienza promossa dai genitori e ne sono spesso anche sostenitori fattivi. Il Gruppo di Parola:- rappresenta un’occasione di confronto con altri bam-bini che stanno vivendo la medesima esperienza;- può aiutare a trovare modalità buone per vivere al meglio l’incontro e la conoscenza di un bambino che proviene da un’altra famiglia;- può facilitare il riconoscimento dei cambiamenti che

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l’affido attiva nella propria famiglia (genitori, fratelli, nonni…) e la ricerca di nuove strategie per affrontali. Il Gruppo di Parola si articola in quattro incontri di due ore ciascuno, a cadenza settimanale. Il quarto incontro prevede la presenza anche di mamma e papà per uno scambio tra genitori e figli. Il conduttore incontra gli adulti di riferimento in un momento successivo per par-lare dell’esperienza di partecipazione dei figli al Gruppo di Parola.Il Gruppo di Parola rivolto ai figli naturali (tra i sei e i do-dici anni) di famiglie affidatarie si terrà nei mesi di otto-bre e novembre 2013. Seguirà avviso dettagliato relativa-mente a giorni, sede e modalità di iscrizione.Per ogni ulteriore chiarimento è possibile contattare il Servizio Affidi provinciale al n. 340 1722510 o scrivere a [email protected]

Le famiglie raccontano l’esperienza dei gruppi

Il Servizio Affidi provinciale ha proposto durante l’anno alle famiglie affidatarie due moduli di Gruppi di Parola: il primo (ottobre –novembre 2012) rivolto alle famiglie affidatarie con affidi in corso da lungo periodo, il secon-do (aprile-maggio 2013) rivolto a famiglie affidatarie parentali ed eterofamiliari agli “esordi” dell’esperienza.Riportiamo il contributo di una famiglia affidataria che ha partecipato al Gruppo di Parola per condividere le ri-flessioni, le emozioni, gli auspici per il futuro, convinti che il gruppo può diventare un luogo che di arricchimen-to e sostegno reciproco.“Ditelo con un fiore…Ci è stato chiesto di utilizzare l’immagine di un fiore per descrivere la nostra esperienza del Gruppo di Parola. Mi è venuto spontaneo disegnare un papavero, che è un fiore che mi affascina sempre tanto, quando a fine maggio o ai primi di giugno si lascia ammirare ai bordi delle strade e nei prati, e mi trasmette un senso di allegria, di festa. Ho scelto questa immagine perché il rosso del papavero, con il centro fatto di stami neri dice la passione con cui abbiamo raccontato le nostre esperienze di affido, pas-sione nell’accezione dell’interesse, del coinvolgimento positivo che ognuno sperimenta e per cui abbiamo dato la nostra disponibilità, ma anche passione come declina-zione etimologica del “patire”, soffrire con e per questi ragazzi che ci riempiono la vita, che sono il primo e l’ul-timo pensiero della giornata. Questi primi scambi ce li siamo donati con delle attivi-

tà all’apparenza leggere, come ad esempio scegliere la foto che più rappresentava l’affido tra un filare, un cac-tus, un fiore bianco appena accennato, un bonsai o altre immagini portate da noi. Anche i petali del papavero sono leggeri così come è stato leggero sentire il peso, la fatica dei nostri stati d’animo perché si è formato fra noi, grazie al tipo di attività ma anche allo stile di alcuni di noi, un clima di profonda solidarietà. Qunidi abbiamo potuto raccontar-ci anche le conflittualità attraverso la scelta di alcune immagini, che hanno espresso bene e arricchito il senso che ognuno di noi dà a questo termine. E’ risultato an-che un momento di bene perché uno può offrire la sua “merce”, nel senso di esporre ciò che sta maggiormente a cuore a che sta a cuore.Il rosso poi è il colore dell’affetto, dell’amore, che la coppia mette in gioco e riceve, anche grazie all’atten-zione e cura di tutte quelle persone (amici, educatori, associazioni, insegnanti, allenatori, ecc…) che con-corrono alla sostenibilità di questa missione che esige una misura alta di risorse. Ho usato il termine missione perché con il lavoro apprezzatissimo ed accuratamente svolto nel preparare lo stemma familiare con i punti di forza e di debolezza, l’ideale ed il motto della famiglia, ogni nucleo famigliare ha raccontato e si è confrontato esprimendo tutto il carico di positività, di entusiasmo e di futuro che l’affido porta con sé. Ancora, la leggerez-za è quella che abbiamo sperimentato nel sentire che le problematiche sono molto comuni, che esigono tanta fermezza, che nonostante tutta la nostra buona volontà, niente ci può esimere da un apparente insuccesso, ma che niente di ciò che di bene abbiamo costruito andrà perduto. Infine anche le difficoltà con le famiglie di ori-gine, piuttosto che con i servizi sociali, che comunque abbiamo sentito coinvolti e presenti nell’accompagna-mento, si possono comprendere se ci collochiamo nei giusti ruoli. Queste tensioni possono essere rappresen-tate dagli stami neri, da cui si estrae la papaverina che è un sonnifero, perché noi come collocatari dobbiamo ri-conoscere e abbandonarci alla progettualità dei servizi, i quali hanno giuridicamente la denominazione di Ente affidatario. Questi sonni a cui dovremmo abbandonarci sono però talvolta agitati…Un grazie grande a tutti ed un arrivederci, magari non troppo presto, perché ci sono altre proposte interessan-ti, non necessariamente legate all’affido ma lo stesso arricchenti, oltre al fatto che la presenza in casa è altret-tanto necessaria”. Famiglia De Capitani

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Letture per l’estate… alcune proposte

La cicogna bendata, A. Borgini, la Meridiana.La cicogna bendata è la storia di un affido. È un raccon-to autobiografico, perché nasce dall’esperienza vissuta dall’autrice. Vero allora il nome della mamma affidata-ria, diverso il nome del bambino. È il racconto di una storia educativa scritto con ironia, poesia e umanità, ricco di spunti per riflettere sul cammino tormentato dei sentimenti che entrano in gioco in una relazione affidataria.

Una famiglia in più, E. De Rienzo, C. Saccoccio, F. Tonizzo, UTET.Una famiglia in più esamina l’affidamento nei suoi di-versi aspetti sociali, psicologici, giuridici, ma sempre partendo da esperienze concrete, dalle molte storie vissute che qui si incrociano, consentendo di evidenzia-re quelle condizioni e quei comportamenti necessari per aiutare i bambini e le famiglie a trarre beneficio da questa opportunità. L’affidamento, infatti, non riguar-da soltanto il bambino e le sue famiglie: ne sono coin-volti anche magistrati, amministratori e operatori dei servizi sociosanitari, insegnanti, compagni di scuola e loro congiunti.

La grande Jilly Hopkins, K.Paterson, Battello a vaporeDura, spregiudicata, aggressiva, selvaggia, maleducata, forte, coraggiosa: ecco Gilly Hopkins. Perdutamente in-namorata e perennemente alla ricerca della madre che non vede dall’età di tre anni e che l’ha abbandonata nel-le mani dell’assistenza sociale e di una famiglia adot-tiva dopo l’altra. Jilly approda a undici anni nella casa di Trotter, l’ennesima madre adottiva, una donna dai modi semplici. Nella nuova vita l’attende anche un fra-tellino non molto sveglio, un vicino di casa nero e una maestra brillante e dalla forte personalità. La nuova famiglia si guadagna a poco a poco l’affetto della bam-bina terribile, ma ci saranno altre importanti sorprese.

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a vo-lare, L. Sepùlveda, Salani.I gabbiani sorvolano la foce dell’Elba, nel mare del Nord. “Banco di aringhe a sinistra” stride il gabbiano di vedet-ta e Kengah si tuffa. Ma quando riemerge, il mare è una distesa di petrolio. A stento spicca il volo, raggiunge la terra ferma, ma poi stremata precipita su un balcone di Amburgo. C’è un micio nero di nome Zorba su quel balco-ne, un grosso gatto cui la gabbiana morente affida l’uovo che sta per deporre, non prima di aver ottenuto dal gat-to solenni promesse: che lo coverà amorevolmente, che non si mangerà il piccolo e che, soprattutto, gli insegnerà a volare. E se per mantenere le prime due promesse sarà sufficiente l’amore materno di Zorba, per la terza ci vor-rà una grande idea e l’aiuto di tutti...

Ambiti Distrettuali di Bellano, Lecco e Merate Ente Gestore Il talento Cooperativa sociale Onlus Servizio Affidi Provinciale Viale Adamello, 15 angolo Via SoraT 0341780020 - Fax 0341250955 - [email protected]