Metropoli carovaniera · 2017-01-25 · introduttivo di Paul Veyne, la monografia – un unicum nel...

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Approfondimenti Monografie di archeologia Palmira Metropoli carovaniera A metà strada tra la costa del Mediterraneo e il fiume Eufrate, ai margini dell’Impero Romano e nel cuore di un’area in cui i terreni fertili trapassavano nella steppa e la steppa nel deserto ,sorgeva la città di Palmira, metropoli carovaniera giunta al culmine del suo splendore nel III secolo d.C. e quindi repentinamente decaduta. Il viaggiatore che aveva avuto l’ardire di spingersi fin lì notava subito le sue peculiarità: le lingue parlate, anzitutto, con prevalenza dello sconosciuto armeno e del greco al posto del latino; le vesti, non drappeggiate ma cucite e molto più simili a quelle dei Persiani che alle toghe romane; i grandiosi monumenti, i templi funerari e i santuari di divinità straniere e misteriose… I Palmireni non erano barbari e risentivano invece, particolarmente sotto il profilo urbanistico e architettonico, dell’influenza del mondo greco. Tuttavia non bisogna pensare che fossero tutti concentrati nell’agglomerato urbano. Anzi, molto più numerosi dei cittadini erano i Palmireni che vivevano sparsi nel vasto territorio rurale circostante la città verso cui confluivano merci di ogni genere, compresi schiavi, cortigiane, unguenti e profumi, derrate alimentari come grano, vino e olio, tutte tassate se importate “dall’esterno delle sue frontiere” ma necessarie in quanto la città non era autosufficiente per i generi di prima necessità. Palmira estraeva ed esportava ingenti quantità di sale dalle lagune che solcavano il deserto ed era benedetta da una piovosità tale da consentirle di praticare l’agricoltura e l’allevamento, anche se per irrigare si usavano le sorgenti delle oasi limitrofe, la cui acqua era duramente tassata. Questa spettacolare città, la cui fondazione risale a circa quattromila anni fa, è nota soprattutto per la sua annessione all’Impero Romano, per il suo apogeo culturale, per il repentino crollo della sua regina Zenobia, piegata da Aureliano nel 272, il quale saccheggiò – ma non distrusse – la città, che continuò a sopravvivere stancamente nei secoli. Crocevia di culture ed etnie, Palmira continuò nei secoli ad esercitare il proprio fascino fino a diventare una delle principali mete del turismo archeologico della seconda metà del XX secolo. I recenti tragici eventi che hanno portato alla distruzione di alcune delle sue più significative testimonianze ad opera dell’ISIS vengono momentaneamente cancellati scorrendo le immagini dello splendido volume di Gérard Degeorge Palmira, frutto della collaborazione tra l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e l’Imprimerie Nationale francese. Corredata di un corpus iconografico eccezionale per qualità e valore storico e ulteriormente arricchito da un bel saggio introduttivo di Paul Veyne, la monografia – un unicum nel panorama editoriale italiano – è prenotabile sul sito www.ipzs.it.

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PalmiraMetropolicarovaniera

Ametàstradatra lacostadelMediterraneoe il fiumeEufrate,aimarginidell’ImperoRomanoenel cuore di un’area in cui i terreni fertili trapassavano nella steppa e la steppa nel deserto,sorgevalacittàdiPalmira,metropolicarovanieragiuntaalculminedelsuosplendorenelIIIsecolod.C.equindirepentinamentedecaduta.

Ilviaggiatorecheavevaavuto l’ardiredispingersi fin lìnotavasubito lesuepeculiarità: le lingueparlate,anzitutto,conprevalenzadellosconosciutoarmenoedelgrecoalpostodellatino;levesti,non drappeggiate ma cucite e molto più simili a quelle dei Persiani che alle toghe romane; igrandiosimonumenti,itemplifunerarieisantuarididivinitàstraniereemisteriose…

IPalmireninoneranobarbarie risentivano invece,particolarmentesotto ilprofilourbanisticoearchitettonico, dell’influenza del mondo greco. Tuttavia non bisogna pensare che fossero tutticoncentratinell’agglomeratourbano.Anzi,moltopiùnumerosideicittadinieranoiPalmirenichevivevanosparsi nelvastoterritorioruralecircostantelacittàversocuiconfluivanomercidiognigenere, compresi schiavi, cortigiane,unguenti eprofumi,derratealimentari comegrano, vinoeolio,tuttetassateseimportate“dall’esternodellesuefrontiere”manecessarieinquantolacittànoneraautosufficienteperigeneridiprimanecessità.

Palmiraestraevaedesportavaingentiquantitàdisaledallelagunechesolcavanoildesertoederabenedettadaunapiovositàtaledaconsentirledipraticarel’agricolturael’allevamento,ancheseperirrigaresiusavanolesorgentidelleoasilimitrofe,lacuiacquaeraduramentetassata.

Questaspettacolarecittà, lacui fondazionerisaleacircaquattromilaanni fa,ènotasoprattuttoperlasuaannessioneall’ImperoRomano,perilsuoapogeoculturale,perilrepentinocrollodellasuareginaZenobia,piegatadaAurelianonel272,ilqualesaccheggiò–manondistrusse–lacittà,checontinuòasopravviverestancamenteneisecoli.

Crocevia di culture ed etnie, Palmira continuò nei secoli ad esercitare il proprio fascino fino adiventareunadelleprincipalimetedelturismoarcheologicodellasecondametàdelXXsecolo. Irecenti tragici eventi che hanno portato alla distruzione di alcune delle sue più significativetestimonianze ad opera dell’ISIS vengono momentaneamente cancellati scorrendo le immaginidello splendido volume di Gérard Degeorge Palmira, frutto della collaborazione tra l’IstitutoPoligrafico e Zecca dello Stato e l’Imprimerie Nationale francese. Corredata di un corpusiconograficoeccezionaleperqualitàe valore storicoeulteriormentearricchitodaunbel saggiointroduttivo di Paul Veyne, la monografia – un unicum nel panorama editoriale italiano – èprenotabilesulsitowww.ipzs.it.