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Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti Convegno sui rischi lavorativi non normati Le ultime iniziative ECM dell’ANMA Come studiare un ambiente di lavoro e conoscerne i rischi Notiziario ANMA - Rivista trimestrale dell’Associazione-Milano - settembre 2003 - Anno 10, Numero 2/2003 - Spedizione in Abbonamento Postale 70% Filiale di Milano

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Associazione NazionaleM e d i c i d ’ A z i e n d ae C o m p e t e n t i

Convegno sui rischi lavorativi non normati

Le ultime iniziative ECM dell’ANMA

Come studiare un ambiente di lavoro e conoscerne i rischi

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Convegno sui rischi non normatiValutazione del rischio e giudizio di idoneità nei rischi non normati pag. 4

Convegno sui rischi non normatiLavoro non stanziale / Mobile work pag. 8

Convegno sui rischi non normatiValutazione dei rischi non normati e giudizio di idoneità pag. 17

è successo a…Brescia: Cuore e lavoro pag. 22

è successo a…Padova: Diagnosticare in tempi rapidi pag. 23

è successo a…Latina: La prevenzione oncologica può partire anche dall’azienda ed integrarsi con territorio pag. 24

ultime dalla rete pag. 25

esperienze e materiale di lavoroPer “studiare” un ambiente di lavoro e conoscerne i rischi pag. 29

contributiAncora qualche considerazione in tema di mobbing pag. 34

contributiNuovi orientamenti nella gestione del rischio chimico nei luoghi di lavoro alla luce del D. Lgs 25/2002 pag. 36

contributiLa collaborazione tra gli attori aziendali della prevenzione: tuttora più ombre che luci pag. 40

da leggere in poltronaSegno e disegno pag. 44

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NOTIZIARIO A.N.M.A.N° 2/2003

Associazione Nazionale Medicid’Azienda e CompetentiSede e redazione MilanoVia San Maurilio, n° 4

tel. 02/86453978 - fax 02/72002182e-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:Daniele Luè

DIRETTORE:Giuseppe Briatico-Vangosa

Comitato di Redazione:Gino Barral - Danilo Bontadi (coordinatore)Umberto Candura - Piero PatanèQuintino Bardoscia - Azelio De SantaDaniele di TarantoRealizzazione grafica:CUSL Nuova Vita ScrlTipografia:Società Cooperativa Tipografica Scrl - Padova

Presidente: Giuseppe Briatico-VangosaVice Presidente: Tommaso RemondelliSegretario: Guglielmo d’AllioConsiglieri: Roberto Arcaleni, Quintino Bar-doscia, Gino Barral, Danilo Bontadi, GilbertoBoschiroli, Umberto Candura, Armando Fio-rillo, Francesco Gazzerro, Maria Teresa Iaco-vone, Nicolò Iavicoli, Nino Santerni

QUOTA ASSOCIATIVA ANNUALE E 68(DA VERSARE CON C.C.P. N. 11199205)

SEZIONI TERRITORIALI:ABRUZZO: Segr. Rita Vecchiola - Via Matteo daLeonessa, 14 - 67100 L’Aquila tel. 0862 26951CAMPANIA: Segr. Francesco Gazzerro - Via Stazio,13 - 80123 Napoli - tel. 081 7146183 fax 0817142025EMILIA ROMAGNA: Segr. Gabriele Gherardi - ViaG. Dagnini, 28 - Bologna tel. 051 6230896 e-mail:[email protected]: Segr. Salvatore Taliercio - Via Manfredi Azzarita, 184 - Roma tel. 06 33261809 - 0636868910 e-mail: [email protected]: Segr. MArco Saettone - Via A. Aonzo, 11/1- 17100 Savona tel. 019 5224755 - 019 52244090LOMBARDIA: Segr. Daniele Ditaranto c/o sede ViaS. Maurilio, 4 - 20123 Milano tel. 02 86453978 fax02 72002182MARCHE: Segr. Roberto Arcaleni - Piazza GiovanniXXIII° - 60033 Chiaravalle (AN) tel. e fax 071 741837PIEMONTE: Segr. Riccardo Verrua - Via Del Carmine,4/B Casale Monferrato - (AL) tel. 0142 454145PUGLIA e LUCANIA: Segr. Claudio Paci - Via I.Bernini, 19 Bari tel. 080 5043790 fax 0803483779 e-mail: pacicla @tin.itTRENTINO ALTO ADIGE: Segr. Azelio De Santac/o Progetto Salute - Via Milano, 118 Trento tel.0461 912765 e-mail: [email protected]: Segr. Anselmo Farabi - Via dei Cappuci-nelli, 22 - 06100 Perugia tel. e fax 075 43436VENETO: Segr. Piero Patanè - Via Nazareth, 2 - Pa-dova tel. 049 850377 fax 049 850549 e-mail:[email protected]

RAPPRESENTANZE:FROSINONE: Segr. Antonio Palermo - Via G. Mat-teotti, 29 - 03023 Ceccano (FR) tel. 0775 600664fax 0775 621128MASSA CARRARA: Segr. Maurizio Bonci MediciFobbs c/o BIC Via Dorsale, 13 - 54100 Massa tel.0585 791149 fax 0585 7987257REGGIO EMILIA: Segr. Paolo Formentini - Via Ce-cati, 13/G - Reggio Emilia tel. e fax 0522 326285TARANTO: Segr. Massimo Sabatucci - Via C. Battisti,164 - 74100 Taranto tel. 099 4773840PRATO: Dott. Andrea Gennai - Viale Monte Grappa,97 - 50047 Prato (FI) tel. 0574 58082

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In copertina: DOMENICO DIBARTOLO - La costruzione dell’ospedale di Siena (1443)

La vita (del medico competente) è bella!Leggendo le disavventure patite da alcuni nostri Colleghi nel corso di questo lungo e impegnativo 2003, mi è venuto inmente il film di Roberto Benigni “La Vita è Bella”, film che immagino tutti o quasi abbiamo visto apprezzando non solo ledoti di un attore istrionico, ma anche la delicatezza della lezione di vita che ha voluto presentare con la storia raccontata. Ilgioco della vita, un carro armato in premio, ma in effetti molto di più, il sacrificio per la vita. Una storia di guerra, disopraffazione, una finzione scenica che, come tutte le storie raccontate, identifica circostanze, pone il dilemma del benee del male, del sopruso, e ha dentro di sé come sempre una morale che ciascuno può alla fine leggere con i propri occhi. Come dicevo, quest’anno ha visto un certo numero di nostri Colleghi Soci ANMA coinvolti in disavventure di percorso,ma l’ultima in ordine di tempo mi sembra la più originale e la più preoccupante. Fatti e personaggi non sono quindicasuali, come nella fiction, così come ogni riferimento.Nell’appena trascorso mese di ottobre un nostro collega è stato raggiunto da un “verbale di contestazione e diprescrizione in materia di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro” da parte del Servizio Prevenzione e SicurezzaAmbienti Lavoro di una ASL dell’Italia centrale, dove l’UPG assieme al dirigente medico della stessa ASL glicontestavano “la violazione all’articolo 17 c 1 lett. B) del D.Lgs 626/94”, per quanto di seguito poichè:• l’esame spirometrico effettuato in data ../../02 dal Dott. ….. al lavoratore Qui….., nat ….., non è accettabile, in quanto i

dati relativi all’età, alla statura ed al peso, utilizzati per l’effettuazione dell’esame stesso non corrispondono a quelliriportati nella cartella sanitaria e di rischio del predetto lavoratore;

• l’esame spirometrico effettuato in data ../../02 dal Dott. ….. al lavoratore Quo….., nat ….., non è accettabile, in quantol’atto espiratorio forzato evidenziato dal tracciato, non presenta le caratteristiche di omogeneità, continuità e regolarità;

• l’esame spirometrico effettuato in data ../../02 dal Dott. ….. al lavoratore Qua….., nat ….., non è accettabile, in quanto ilpicco espiratorio evidenziato dal tracciato, non è sufficientemente precoce.

Il premio? 1° premio: eliminare la violazione accertata, provvedendo a sottoporre i lavoratori Qui, Quo, Qua ad idoneoesame spirometrico, provvedendo ad inviarne copia al servizio scrivente entro 7 (sette) giorni.; 2° premio: eliminata lacontravvenzione entro i termini e nei modi prescritti il contravventore è ammesso al pagamento, in sede amministrativa,di una somma pari a _ del massimo dell’ammenda stabilita per la contravvenzione commessa. La vita del medicocompetente è bella!Sapete perché la violazione sta nella lettera b) del comma 1 del decreto 626/94, ovvero nell“effettua gli accertamentisanitari di cui all’art. 16”?Semplice, perché la legge e la dottrina affermano che un atto mal eseguito, che sia sanitario o di altra natura, è nullo,non esiste, non è effettuato ed ecco pronta e servita la violazione! Ogni storia contiene una morale. Lascio ad ognuno di voi la conclusione, che personalmente preoccupa non poco. Al dilà delle forzature, degli atteggiamenti discutibili, dell’ostentata accademia, siamo proprio certi della nostra qualità o dellaqualità di coloro da cui contrattiamo servizi? Speriamo che a qualcuno non venga la voglia di raccontare la storia dellaculpa in eligendo o in vigilando! Sabato scorso, il 22/11/03, abbiamo discusso con il Prof. Giuliano Franco di EvidenceBased Medicine per il Medico competente. Un tema importante che riprenderemo nel nostro prossimo CongressoNazionale, a Portofino (GE) dal 27 al 29 maggio dell’anno in arrivo, assieme ad una lettura costruttiva del nostro ruoloall’interno di un percorso di semplificazione che sicuramente ci coinvolgerà e con l’impegno dichiarato di disegnare unautentico percorso di tutela della nostra professione. Una possibilità che l’ANMA offre ai propri Soci per respingere almittente ogni premio. Allora sì che potremo dire: la vita è bella!E con questo augurio raggiungo tutti con i miei più calorosi auguri di Buone Feste e di un 2004 all’insegna di ognisoddisfazione, ma anche con qualche delusione: non ricevere premi.Arrivederci a Portofino, numerosi e motivati a far crescere in qualità la nostra professione, perché il futuro del Medicocompetente e della Medicina del Lavoro sta anche nelle nostre mani.

Il PresidenteGiuseppe Briatico-Vangosa

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quali si ritiene di analizzare, valu-tare e gestire nel tempo le situa-zioni di rischio lavorativo.Va peraltro premesso che il se-guente modello operativo - natoper realtà lavorative di medio-grandi dimensioni, ma adattabilecon qualche alleggerimento nellepiccole e medie aziende - nonvuole evidentemente proporsi peruniformare comportamenti chedevono invece mantenersi flessi-bili ed in grado di rispondere allesingole esigenze lavorative. Essovuole invece porsi come sup-porto di una logica funzionalecomplessiva, che è alla base delmodo di operare del medicocompetente e del Servizio di Pre-venzione in cui egli agisce, evi-denziando in particolare le inter-relazioni con le altre figure azien-dali, i legami procedurali, le re-sponsabilità, i nessi logici ed itempi successivi delle diverseazioni, sempre nel rispetto, manon solo, delle norme di legge.Un orientamento organizzativo,cioè, che può rispondere al me-glio a criteri di ottimizzazione di ri-sorse e di efficacia, secondo unafilosofia propria della qualità deisistemi. Esso peraltro ricalca inmassima parte gli orientamentidelle Associazioni degli IgienistiIndustriali americani (ACGIH,AIIA), recepiti dalle organizzazioninazionali di categoria. (AIDII)Viene attivato in azienda un Comi-tato per la Salute, Sicurezza e Pro-tezione Ambientale (SSPA) com-posto dalla Direzione (come Datoredi lavoro), dal responsabile dell'Uf-ficio del personale, dai responsabilidi Produzione, Manutenzione im-pianti, Ingegneria, dal RSPP, dalMedico Competente e dai RLS.Compiti principali del Comitato èquello di stabilire una politica pre-cisa dell'azienda in tema di salute,sicurezza e protezione ambientale,che abbia quindi un imprimaturdalla Direzione, e come tale vengarecepita da tutti i dipendenti, mache sia anche espressione di un la-voro in team, con ampio coinvolgi-mento e corresponsabilizzazioneRequisiti minimi di tale politica saràevidentemente il puntuale rispettodelle normative vigenti, medianteazioni programmate e con perio-dici report in riunioni almeno seme-strali di verifica. L'obiettivo però èquello di un miglioramento con-tinuo delle condizioni di lavoro,mediante ripetute azioni correttiveed un costante passaggio di infor-mazioni tra i vari ruoli coinvolti.

presenza o meno di precisi riferi-menti normativi. D’altronde sembracondiviso – anche sotto il profilo giu-ridico – che tutto ciò che potrebbecreare danno alla sicurezza ed allasalute di chi lavora debba avere paridignità nell’inserimento nel docu-mento aziendale dei rischi, e quindiper la sua gestione, anche sanitaria. La ratio di una tale scelta non èsolo sotto il profilo del metodo, odel diritto, ma emerge anche dal-l'evidenza epidemiologica di con-dizioni espositive connotate mag-giormente dai rischi ergonomici,psicosociali ed organizzativi - conscarsi riferimenti normativi - piut-tosto che da tradizionali e legife-rati pericoli (v. indagine AgenziaEuropea per la salute e la sicu-rezza, dove il rischio chimico èsegnalato solo nel 14% dei casi.Sul piano del diritto, un atteggia-mento estensivo relativo ad unagestione del rischio residuale, attra-verso anche l'effettuazione di unasorveglianza sanitaria laddove nonespressamente prevista, trova al-cuni presupposti giuridici nella no-stra legislazione.

Senza entrare nel merito delle con-troversie sorte in merito alla loro ef-fettuazione (Sent. Cass. sez. I,17/09/2001), va ricordato che lestesse visite mediche richieste dallavoratore (art. 17, c. 1, lett.i) rap-presentano, non solo per il M.C.,ma per l'intera organizzazione dellasicurezza, un validissimo stru-mento per la "sorveglianza" neltempo delle condizioni di rischioe/o disagio lavorativo, ampliandospesso le misure di tutela proprionelle aree precedentemente non"normate" o codificate dal docu-mento aziendale.Motivazioni concettuali, di diritto e dimetodo organizzativo, orientanoquindi ad un approccio che facciacondividere preventivamente le pro-cedure di valutazione tra le funzioniinteressate : Direzione aziendale,SPP, Medico competente, RLS, lequali condivideranno le successivefasi di gestione dei rischi residuali. Il rischio professionale, cioè, nellesue più disparate tipologie ed en-

tità, viene comunque gestito sindall’inizio con procedure di valuta-zione congiunta tra la figura me-dica e quella tecnica, in merito allepossibili conseguenze che po-trebbe riservare sulla salute dei la-voratori esposti. Il superamento diuna pratica di semplice presun-zione, e lo sviluppo di procedure dicaratterizzazione del rischio in me-rito alla salute, consente di affer-mare quindi che il ruolo del me-dico competente è disancoratodall’obbligo eventuale di effettuarevisite preventive e periodiche, eche la gestione sanitaria del rischioparte dalla sua valutazione, ob-bligo fondamentale che riguardatutti i rischi per la salute e la sicu-rezza (puntualizzazione ripresa dalTitolo VII-bis sugli agenti chimici edalla L.39/2001) e non solo quelliper i quali è necessaria l’effettua-zione di una sorveglianza sanitaria.Le modalità di applicazione di taliprincipi nelle dinamiche delle di-verse realtà lavorative sono evi-dentemente molteplici e sonoaderenti appunto alle diversità diorganizzazione, settore di attività,dimensione, tradizioni e culturadelle singole aziende. Il modelloassociativo dell’ANMA (v. AttiCongr. Ancona 2002) richiede co-munque che siano rispettati al-cuni aspetti fondamentali, quali:• l’inserimento paritetico del M.C.

nella politica e nelle strategieaziendali legate alla sicurezza,

• l’attiva partecipazione del M.C.alla valutazione del rischio, in-teso come processo continuoche segue i mutamenti dell'atti-vità lavorativa,

• la disponibilità di tutte le infor-mazioni necessarie relative alciclo tecnologico ed all'organiz-zazione del lavoro,

• la redazione di un piano di sor-veglianza sanitaria mirato ai ri-schi, che sia inserito nelle mi-sure preventive indicate dalpiano aziendale di sicurezza,

• l’evidenza formale della suapartecipazione ai successiviprocessi di gestione del rischio(sopralluoghi, visite mediche, in-formazione e formazione)

Un modello di organizzazionedelle attività

Per gli aspetti che riguardanol’oggetto del presente contributo,descriviamo brevemente unamodalità di intervento che vuolesoddisfare i requisiti di cui sopra,ed i relativi strumenti formali con i

segue >>

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Valutazione del rischio e giudiziodi idoneità nei rischi non normati:partecipazione del medico competente, procedure e documentazione delle attività

certificazione di conformità se-condo il modello ILO (differente-mente da quanto accade per il si-stema OHSAS 18001), questo ècomunque è ritenuta una futuri-bile guida per una prossima certi-ficazione standard.Il ruolo del medico competente inquesto sistema integrato di interventidiventa fondamentale – e non èscontato dirlo – in quanto coinvoltoin tutte le fasi dell’organizzazionesuddetta ed in particolare, sul pianooperativo, a partire dal processodella valutazione dei rischi aziendali.L'imprescindibile partecipazionedel sanitario al processo di valuta-zione dei rischi peraltro è sancitodalla norma e dall'evidenza scien-tifica che un'azione polidiscipli-nare fornisce già in questa fase.Ci sembra necessario anche inquesta sede ribadire che l'impo-stazione restrittiva prevista dalcomma 6 dell'art. 4 ("nei casi incui sia obbligatoria la sorveglianzasanitaria") del D.Lgs. 242/96 ap-pare tanto più errata sul pianoconcettuale, quanto più osser-viamo - sul piano pratico/applica-tivo - una serie di condizioniespositive tradizionalmente "nor-mate", in cui la sorveglianza sani-taria può non essere necessaria(ad es. rischio chimico irrilevante),ed - al contrario - diverse attivitàlavorative con rischi (organizzativi,ergonomici) da ritenersi "non nor-mati", ma per i quali comunque sicondivide la scelta di eseguireuna sorveglianza sanitaria.D'altra parte accomunano alcuneesperienze legate ad una mag-giore difficoltà (da parte del M.C.)ad esser coinvolto proprio nelleprime fasi di valutazione, quantopiù "distanti" ci troviamo - nel per-corso abituale - dalle fasi finali delcontrollo sanitario della popola-zione, oppure quanto più ci allon-taniamo da una tipologia tradizio-nale di luogo e rapporto di lavoro.A questo punto non sfuggirà chel’approccio pragmatico a cui si fa ri-ferimento non pone differenze disorta tra i rischi presenti negli am-bienti di lavoro, se non per la loro po-tenzialità di danno, e non certo per la

convegno sui rischi non normati

Premessa

Il titolo risponde in modo sinte-tico all'interrogativo rappresen-tato dalla gestione di tutti i rischic.d. non tabellati o normati, sullacui tutela la legge di modificaComunitaria 2001, n. 39/2002, ciobbliga in pari misura rispetto airischi tradizionali.

È la svolta epocale del passaggiodalla presunzione alla valutazioneed inserimento dei rischi - diqualsivoglia origine e natura - neldocumento aziendale, chesembra aver trovato una condivi-sione di pareri sul piano concet-tuale, etico, del diritto, ed anchesul piano pratico/applicativo.

Il documento aziendale fra norme di legge, buona prassi e

procedure interne

Per dare un razionale quanto piùesauriente a tale impostazione,partiamo da lontano, cioè dagliorientamenti operativi per il Me-dico Competente, proposti dal-l’ANMA e che richiamano unaprassi di buona pratica professio-nale, e che sono stati a più ri-prese illustrati nei Congressi Na-zionali dell’Associazione di questiultimi anni.In particolare lo scorso anno si èaccennato ad un modello di inter-vento nelle aziende che vuole ab-bracciare la filosofia degli stan-dard della qualità internazionale(ISO), nell’auspicio che si afferminell’impresa un approccio che: • interpreti al meglio il richiamo

della normativa europea ad unaprevenzione polidisciplinare edal team work nella sicurezza,

• si basi su criteri di efficacia di

intevento, • soddisfi le esigenze di qualità e

di economia di esercizio,• si presti a procedure di certifica-

zione,• vada oltre il semplice rispetto

formale delle norme di legge.

Inoltre tale impostazione si prestamaggiormente alle esigenze diimplementazione del sistemaaziendale della salute e sicurezzacon quelli legati al rispetto am-bientale (EHS), e si pone nellascia tracciata da autorevoli docu-menti che – in mancanza dinorme della famiglia ISO sul temadella Medicina del lavoro – pun-tano comunque nella sostanza aduna gestione collaborativa, razio-nale ed efficace, della salute edella sicurezza nelle imprese (BS8000; OHSAS 18000, UNI-INAIL).Peraltro lo sviluppo di una culturadella buona pratica nella preven-zione prende le mosse da Lineeguida sui sistemi di gestione di si-curezza e salute sul lavoro, pro-mosse già dall’ILO (InternationalLabour Organization, ottobre2001), e che prevedono in praticache si metta in atto un circuito vir-tuoso di 5 settori di attività:1) formulazione di una politica

aziendale di vertice che traccigli obiettivi in tema di preven-zione e salute,

2) creazione di un’organizzazionebasata da una stretta collabo-razione tra le funzioni aziendaliinteressate, ma che individuiprecisamente le singole re-sponsabilità,

3) pianificazione di programmidettagliati di intervento conprecise scadenze,

4) valutazione delle perfomanceattuate mediante indicatoricondivisi (concentrazioni mediedi contaminanti, dati tossicolo-gici, n. infortuni e/o incidenti,prescrizioni Organi di Vigilanza,% di adesione ai programmi disorveglianza, ecc.),

5) individuazioni di azioni correttiveper il perseguimento dell’obiet-tivo del miglioramento continuo.

Pur non essendovi al momentouna effettiva tendenza ad una

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Carta Europea dei diritti fonda-mentali (art. 31), cioè il manteni-mento di "condizioni di lavoro cherispettino la salute, la sicurezza ela dignità del lavoratore".Si ritiene che oggi ci siano quinditutti gli elementi - anche legati aduna consolidata buona praticaprofessionale - affinchè venga ri-condotta al SPP ed al M.C. l'atti-

vità di prevenzione dei c.d. rischinon normati per la formulazionedei relativi giudizi di idoneità, ai finidel raggiungimento di un non reto-rico obiettivo di miglioramentodelle condizioni di lavoro.L'auspicio è quello legato alla cre-scente attenzione rivolta dalleaziende - anche le PMI - ai temidella qualità dei sistemi ed alla im-

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sorveglianza sanitaria, che sonopoi quelli sanciti dall'ILO nel1998, e ripresi dai recenti orien-tamenti SIMLII del 2003.

Conclusioni

Pensiamo sia giusto rivisitare cri-ticamente - ed aggiornare lad-dove necessario - i nostri com-portamenti e le nostre proceduredi valutazione complessiva dei ri-schi lavorativi, in modo anche daaccompagnare le trasformazioniin atto nel mondo del lavoro conprestazioni rese in qualità. In particolare l'espansione deirapporti di lavoro temporanei,part-time, delocalizzati, di colla-borazione continua, l'incidenzasempre maggiore di fattori di ri-schio psicosociale (stress, mob-bing, precarietà) o legati alle di-pendenze (alcool, farmaci,droghe), all'invecchiamento, allaatipicità dei luoghi e degli orari dilavoro, ecc. richiedono nuovemetodologie di intervento - moltopiù legate alle evidenze speri-mentali che alle norme - per giun-gere ad efficaci livelli di tutela.Il modello operativo propostoviene implementato - trovandonel contempo riferimenti costantinella sua conduzione - da unaserie di procedure (scritte e pe-riodicamente aggiornate), chetrattano di argomenti generali disicurezza (formazione, lavori inappalto, emergenze, ecc.), ov-vero possono essere attivate perregolamentare rischi fino ad al-lora non codificati (tutela dei la-voratori atipici: part-time, interi-nali, telelavoratori, mobile wor-kers, lavoro notturno, lavoratricimadri, ecc.).La validità di un'organizzazionesi misura - a nostro avviso - pro-prio rispetto ad una flessibilità diimpiego nelle viarie realtà lavora-tive, che risponda alle attuali esi-genze partecipative senza venirmeno al rispetto nelle norme ba-silari, le quali vengono anzi im-plementate da un approccio va-lutativo più ampio.Riteniamo che la mancanza diuna visione strategica estensivasui temi della salute e sicurezza -che segua quindi esclusivamentei dettami di una norma che perdefinizione non può esseresempre attualizzata - non sia ingrado di supportare, ed a volteanticipare, le spinte al progresso,anche per ricondurlo in quella di-mensione di sostenibilità per legenerazioni future espresse dalla

convegno sui rischi non normati

Il programma annuale viene appro-vato ogni inizio anno, con la previ-sione dei tempi di effettuazione edindicazione dei responsabili incari-cati, e può riguardare ad esempio:• ispezione degli impianti critici

(D.Lgs. 359/99)• sopralluogo semestrale degli

ambienti di lavoro (art. 17,D.Lgs. 626/94)

• I^ riunione del comitato (art.11, D.Lgs. 626/94)

• verifica ed aggiornamento deldocumento di valutazione deirischi (art. 4 e art. 72-quater)

• esercitazione antincendio edevacuazione (D.M. 10/03/98)

• formazione su ergonomia eVDT (art. 56, D.Lgs. 626/94,Linee guida 2/10/2000)

• ecc.Per quel che riguarda le attività divalutazione preliminare del rischio,vengono elaborate schede di Ana-lisi della Salute e Sicurezza del La-voro (ASSL), che rappresentanograficamente le singole fasi delciclo di lavoro, caratterizzate per gliaspetti relativi ai rischi potenziali,alle misure di prevenzione e prote-zione adottate, alle procedureeventuali di sorveglianza sanitaria.La loro peculiarità risiede nel fattoche esse rappresentano l'evi-denza formale di un lavoro svoltoin team fra il SPP, i responsabili diproduzione ovvero di ufficio, il Me-dico Competente, l'apposizionedelle cui firme sancisce l'approva-zione congiunta del loro conte-nuto. Esse si completano con leosservazioni relative alle materieprime utilizzate ed alle modalità dismaltimento dei sottoprodotti, perlo sviluppo di un sistema di ge-stione integrato di salvaguardiadella salute, della sicurezza, e del-l'ambiente.La distribuzione delle schedeASSL e l'illustrazione del loro con-tenuto - ad opera dei preposti aglioperatori interessati - rappresentauna valida procedura di completa-mento della "cascata informativa"da mettere in piedi ai fini della pre-venzione in azienda.

Il ruolo del M.C. sarà ovviamentequello di individuare - sulla basedelle informazioni ricevute, dei datiambientali e dell'osservazione di-retta - le ricadute sulla salute deilavoratori di quelle particolari con-dizioni espositive, indicando l'e-ventuale necessità di una sorve-glianza sanitaria, di un monito-raggio tossicologico, ovvero con-tribuire a stabilire le misure di pro-tezione, di abbattimento alla fonte,di formazione degli addetti, ecc.Di particolare interesse sarà poi ilcontributo del sanitario nella carat-terizzazione del rischio chimico,secondo quanto richiesto dal Ti-tolo VII-bis, in una scala di gravitàche può tracciarsi dal rischio irrile-vante (assimilabile al backgroundnaturale), a quello trascurabile (dacorrelarsi al "moderato" di cui alD.Lgs. 25/02, e che si identificacon condizioni espositive < 1/10del TLV), a quelle lavorazioni conesposizioni corrispondenti al c.d."action level", che richiedono in-terventi urgenti di bonifica. L'assoluta necessità comunque diriportare le scelte del Servizio diPrevenzione alle evidenze scienti-fiche ci è data dall'esempio del ri-schio piombo, i cui livelli di azioneprevisti dalla norma (40 mcg/dL diPbB) sono circa 10 volte superioriai livelli di riferimento della popo-lazione generale.Solo con lo scopo di proporreesempi di modelli operativi, si il-lustrano le proposte con cui ilM.C. può concludere il pro-cesso di valutazione del rischiochimico, sia in una prima ipotesidi prosecuzione della sorve-glianza sanitaria (rischio "mode-rato" comunque da controllarenel tempo), sia in situazioni in cuisi è ritenuto giustificata l'interru-zione del processo (art 72-quater, comma 5, rischio chi-mico "irrilevante" in area uffici). Le modalità applicative del de-creto sulla protezione dagliagenti chimici richiamano an-cora una volta l'attualità degliaspetti controversi di cui oggi sidiscute: i vincoli normativi edetici della sorveglianza sanitariae del giudizio di idoneità nellecondizioni di rischio c.d. "mode-rato", che - in quanto tale - nonsi identifica in condizioni esposi-tive con specifici riferimenti re-lativi ad obblighi di una gestionesanitaria del rischio. Ad ognibuon conto però ricordiamo gliobiettivi e l'interpretazione piùcondivisibile del significato della

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Modulo di adesione abbonamento a “La Medicina del Lavoro” per l’anno 2003/2004

Il sottoscritto in quanto socio ANMA, aderisco all’offerta ANMA di sottoscrivere l’abbonamento a “La Medicina del Lavoro” perl’anno 2002 al costo complessivo di E 57.già abbonato a “La Medicina del Lavoro“ Si � No �Indirizzo al quale desidero ricevere la rivista:

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PROMOZIONE

plementazione dei processi, chepuò dare una spinta decisiva all'a-dozione di modelli operativi dellasicurezza, che su quei principisono orientati, e che rappresen-tano sempre più una leva competi-tiva per il mercato. Una ulteriore at-tenzione si va concentrando sulleproblematiche di tutela e di sicu-rezza attraverso una crescente dif-fusione della certificazione di eticad'impresa (SA 8000), per una mag-giore legittimazione sociale delleaziende.Infine vorremmo accennare altema molto attuale delle possibiliesemplificazioni proposte per gliadempimenti in tema di tutela dellasalute sui luoghi di lavoro: ebbeneci sembra di poter dire di non es-sere contrari in linea di principio adun’eventualità del genere – soprat-tutto laddove possa ridurre le areedi incertezza e/o alcuni vincoli ap-plicativi – a patto che si manten-gano ovviamente gli stessi livelli diattenzione alle tematiche di pre-venzione, e non si risolva il tutto inuna generale depenalizzazionedell’apparato sanzionatorio. Aquesto proposito riteniamo che ilrispetto di un futuribile Testo Unicodovrà rispondere all’esigenza digiungere efficacemente alla mis-sion della nostra professione, po-nendo dei giusti limiti per il rispettodella dignità del singolo, ma elimi-nando anacronistiche differenzesulla gestione dei singoli rischi.

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appunto agli autotrasportatori dicui alla suddetta direttiva2002/15/CE). Sono sancite in parti-colare - oltre alla definizione di lavo-ratore mobile - quella di orario di la-voro (fissato in 40 ore settimanali),di ferie (almeno 4 settimane al-l'anno), la fissazione di un tetto di48 ore settimanali come duratamedia dell'impegno lavorativo cal-colata nel periodo di 4 mesi (esten-sibile a 12 mesi dai CCNL), il ripososettimanale (almeno 24 ore conse-cutive ogni sette giorni), e giorna-liero (11 ore consecutive ogni 24), ilimiti di durata del lavoro notturno.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO

La valutazione del rischio nel la-voro non stanziale deve essere ef-fettuata partendo da un approccioconcettuale di ambiente di lavoroche è diverso rispetto a quello diambiente confinato, qual’è l’am-biente di lavoro tradizionale (fab-brica o ufficio). Nel mobile work siperdono i tradizionali confini traambiente confinato ed ambienteesterno. Ciò comporta in primoluogo la necessità di associare airischi generici legati alla mobilitàed al territorio (traffico, inquina-mento, stress, criminalità), nonchèallo stile di vita (alimentazione,orari, sedentarietà), l'aggravanterappresentata dalla peculiaritàdella mansione stessa, per cui dalpunto di vista medico-legale essisi configurano come rischi gene-rici aggravati. Una maggiore spe-cificità legata all'attività lavorativasi riconosce invece ai possibilidisadattamenti psicosociali (limi-tate relazioni lavorative, scarsosenso di appartenenza all’a-zienda, limitate possibilità di for-mazione/informazione).

Una conseguenza importante di untale approccio riguarda il risvoltopratico che esso può avere sullesuccessive misure di preven-zione, compresa la sorveglianzasanitaria, visto che alcune inter-pretazioni giuridiche ammettono laliceità degli interventi di sorve-glianza sanitaria svolti dal medicocompetente per tutte le situazionidi rischio inserite nel documentoaziendale, siano esse relative a ri-schi espressamente previsti dallenorme penali poste a tutela dellasalute dei lavoratori o meno. Lacollaborazione del medico del la-voro, competente in tale pro-cesso, in forza del comma 6 del-l'art. 4 del D. Lgs. 626/94, trova inquesto un momento particolar-

guarda l'organizzazione e l'orario dilavoro dei lavoratori mobili ivi impe-gnati, potrebbero fungere da riferi-mento, almeno per alcune tipologiedi mobile work; tra queste norme viè il regolamento CEE n. 3820/85sui tempi di guida e di riposo deiconducenti, ripreso dalla Direttiva93/104/CE, modificata dalla Dir.2000/34/CE, e, più recentemente,dalla Direttiva 2002/15/CE pubbli-cata dalla GUCE L 80 del 23.3.02.Punti qualificanti per il personaleviaggiante sono la durata massimadella settimana lavorativa, che nondeve superare le 48 h, ed i riposi in-termedi durante i viaggi, previsti di30 minuti per turni da 6 a 9 h, e dialmeno 45 min. se si superano le 9h . (Allegato 1).Altro aspetto normativo utile daricordare - per quanto non stret-tamente specifico alla tipologia dilavoratore in esame - è quello chetraccia i requisiti di idoneità psi-cofisica ed attitudinale del perso-nale addetto alla guida dei mezzipubblici di trasporto (D.M. n. 88

del febbraio 1999). Purtuttavia -sebbene sia utile riferirsi a criteripiù restrittivi di idoneità per laguida - si ricorda che per il lavora-tore non stanziale che interessa ilpresente documento, i requisiti dilegge richiesti per la guida riman-gono quelli previsti dal Codicedella Strada.Come detto il D.Lgs. 8/04/2003 n.66 ha recepito in Italia le Direttive93/104CE e 2000/34/CE, relative adalcuni aspetti dell'orario di lavoro,ed ha identificato giuridicamente lafigura del "lavoratore mobile" , attri-buendole i requisiti più tradizionalidel personale viaggiante, (art. 1,c.2h), e rimandando alla negozia-zione autonoma delle parti socialiuna disciplina più compiuta dell'in-tera materia.Le principali novità riguardano laequiparazione della disciplina persettore pubblico e privato (con leeccezioni relative al personale viag-giante di mare e di volo, alle ForzeArmate, ai VV.FF., alla ProtezioneCivile, alle strutture giudiziarie, ed

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Lavoro non stanziale /Mobile work

minore il ricorso al lavoro in mobi-lità nel Sud Europa, l’Italia puòvantare un significativo 3% del-l’attuale forza lavoro (circa600.000 unità) che dovrebbe sa-lire ad un 9% del totale (2,1 mi-lioni di lavoratori) nel 2005.

ATTIVITÀ INTERESSATE

Numerose attività lavorative rien-trano nel profilo del lavoro non stan-ziale. Tra queste si riportano le se-guenti, precisando che l'elencocontiene soltanto alcuni esempi:- Attività di assistenza tecnica sul

territorio: riparatori, impiantisti /in-stallatori, montatori, manutentori;tecnici hardware/software, anten-nisti, ascensoristi, letturisti;

- Attività commerciale di ven-dita/promozione/marketing;

- Attività di consulenza; - Attività di sondaggio/ricerche di

mercato/censimenti;- Attività stanziale presso i clienti

(customer locations): installa-zione/gestione di hardware epacchetti applicativi softwarepresso clienti;

- Assistenza sociosanitaria domi-ciliare: infermieri/terapisti/assi-stenti sociali;

- Attività di ispezione/certifica-zione/vigilanza;

- Attività di informazione scientifica; - Attività di autista e di addetto

consegne a domicilio di impreseprivate;

- Attività che richiedono in generetrasferta o pendolarismo.

RIFERIMENTI NORMATIVI

Non risulta che esistano riferi-menti di legge specifici per le ca-tegorie di attività elencate, mentrevi sono sicuramente accordi na-zionali (es. autotrasporto) ed inte-grativi aziendali che di volta involta possono stabilire tutele con-trattuali e/o benefits aziendali, nelrispetto del principio che le figureprofessionali che svolgono tali at-tività affrontano disagi e rischi la-vorativi maggiori.Tuttavia, alcune norme che regola-mentano le attività tradizionali ditrasporto delle merci e dei passeg-geri, soprattutto per quanto ri-

convegno sui rischi non normati

DEFINIZIONI E TIPOLOGIE

Il lavoro non stanziale/mobilework è un tipo di lavoro che ri-chiede una notevole mobilità dellavoratore e viene svolto essen-zialmente a distanza dall’aziendadi dipendenza. Questa tipologiadi lavoro è da sempre presentenel mondo produttivo, in partico-lare nel settore commerciale, manegli ultimi anni ha subito unaampia diffusione nei diversi set-tori produttivi per la notevoleflessibilità che lo caratterizza.Non risulta esistere a tutt’oggi unadefinizione univocamente adot-tata di mobile work, né tantomenoun profilo giuridico che ne delineil’ambito di applicazione e di tuteladei lavoratori che lo svolgono. Leparticolari modalità di svolgi-mento dell'attività lavorativa por-tano a definirlo come un lavorosvolto dal lavoratore non stan-ziale, che presta la sua operaprevalentemente o esclusiva-mente all’esterno dell’aziendadi cui è dipendente, essendoimpegnato presso clienti, forni-tori e/o utenza dell’aziendastessa, in condizioni di mobilitàe flessibilità spinta sul territorio. Il lavoro non stanziale può ancherichiedere l’uso più o meno pro-lungato di apparecchiature infor-matizzate e telematiche realiz-zando il telelavoro mobile, mo-dalità di telelavoro che si vasempre più diffondendo. Rientranella presente trattazione il lavorostanziale prolungato pressoclienti o customer location.Un’altra tipologia di lavoro mobiledi recente sviluppo è rappresen-tata dal lavoro dei pony express. Per quanto riguarda la definizionedi mobile worker la InternationalData Corporation (IDC) consideratale colui che passa almeno il20% delle ore lavorative an-nuali lontano dal proprio luogodi lavoro o da casa.Sono stati esclusi da questo ca-pitolo le tipologie più tradizionalidi lavoro non stanziale già sotto-poste a regolamentazioni norma-tive, contrattuali e di sicurezzaspecifiche, che si riferiscono al

personale viaggiante del tra-sporto pubblico e privato del set-tore stradale, aereo, ferroviario,marittimo e della pesca, la cui le-gislazione preventiva può esseretuttavia di riferimento per le tipo-logie di lavoro "mobile" trattate inquesta linea guida. Similmente non è stato considerato illavoro svolto in cantieri temporanei omobili di cui al D. Lgs. 494/96. Per non ingenerare confusione, co-munque, si ricorda che la tipologiapiù tradizionale di lavoratore mobile- inteso come personale viaggiante- è stata definita dal D.Lgs. 8 aprile2003, n. 66 ("Attuazione delle diret-tive 93/104/CE e 2000/34/CE con-cernenti taluni aspetti dell'organiz-zazione dell'orario di lavoro"), cherecita all'art. 1, comma 2h): "lavoratore mobile": qualsiasi lavo-ratore impiegato quale membro delpersonale viaggiante o di volopresso una impresa che effettuaservizi di trasporto passeggeri omerci su strada, per via aerea o pervia navigabile, o a impianto fissonon ferroviario.

DIFFUSIONE DEL FENOMENO

L’IDC ha stimato che negli StatiUniti i lavoratori non stanziali, se-condo la definizione di mobileworker data in precedenza, au-menteranno dai trentanove milionidel 2000 ai cinquantacinque mi-lioni nel 2004. Una recente ricerca di settore(IDC, 2001) indica in circa 8 mi-lioni di unità il numero di tali lavo-ratori in Europa, con un tasso dicrescita tale da portarli a 20 mi-lioni nell’Europa del 2005, con unpassaggio quindi dall’attuale 5%al 12% della forza lavoro. In parti-colare tale impulso sarà dato so-prattutto dai Paesi del nord Eu-ropa, mentre naturalmente saràda verificare il contributo a tale fe-nomeno che scaturirà dal pros-simo allargamento dell’UnioneEuropea agli altri Paesi previstidagli accordi di Nizza (Nov. 2002)e di Atene (Apr. 2003), con l’in-gresso di altri 10 Paesi membri edi oltre 75 milioni di cittadini.Pur essendo proporzionalmente

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di responsabilità (consulenza, atti-vità commerciali, marketing, pro-ject managers, ecc.);

• dello stress psicofisico che la mo-bilità e la flessibilità spinta pos-sono creare nei lavoratori nonadeguatamente supportati. Tra lecause dello stress ve ne sono diesterne: traffico, inquinamento,orari prolungati, fretta, rumori e vi-brazioni, condizioni atmosferiche,ecc, ed interne: turnazioni, scarserelazioni aziendali, responsabilità,demotivazioni, ecc.

Va ricordato che il lavoratore nonstanziale agisce spesso da solo, innome e per conto della propria orga-nizzazione aziendale, di cui rappre-senta l'immagine e l'efficienza, e chela qualità del proprio operato viene ilpiù delle volte rapidamente fatta og-getto di feedback. Su questa cate-goria inoltre sembra che possano in-cidere maggiormente alcuni fattori ri-conosciuti di stress, quali il divario traresponsabilità e poteri decisionali,l'incertezza nella definizione dei ruoli,il livello di istruzione ricevuto, la man-canza di sostegno e di apprezza-mento (che vale anche per i ruoli divertice), l'incertezza del posto di la-voro (coincidendo spesso il lavorocon mobilità spinta sul territorio concondizioni di precariato).È appena il caso di ricordare chel'attenzione posta alle problema-tiche psicosociali ha comportato ilconsolidarsi ormai di una giurispru-denza significativa, e che il binomiostress-infortunio compare semprepiù spesso nelle casistiche INAIL.Numerosi poi sono gli studi europeiche imputano allo stress costi so-ciali pari a quelli derivanti da altri tra-dizionali fattori di rischio, quali il ru-more ed i cancerogeni. Una recente ricerca CENSIS sullostress da lavoro in Europa individuale figure più colpite nei manager(32%) e professionisti (40%), maanche nei tecnici (35%) ed operatoridi macchinari. Sul piano pratico, si ri-tiene che sia compito del medico dellavoro competente collaborare infase preventiva per eliminare aspettiorganizzativi e logistici che possonorivelarsi critici, nonchè farne oggettodi valutazione epidemiologica che,laddove raggiungano una significati-vità statistica tale da consolidare uneffettivo fattore di rischio, richiederàmisure di miglioramento.

Telelavoro mobile/ homework

Nel telelavoro mobile il lavoratore uti-lizza con assiduità apparecchiaturetipiche di una postazione mobile di

convegno sui rischi non normatimente qualificante; l’attivitàdovrà quindi essere basata sulleevidenze scientifiche e giustifi-cata da concrete e realistiche si-tuazioni relative alla esposizionea rischi residui.

Oltre quanto detto, è opportunoche la valutazione del rischiodebba tener conto:• della prevalenza dell'attività di

guida di autoveicoli, spesso diproprietà aziendale, e a volte per-sonale, che riconosce per defini-zione un rischio aggravato incaso di guida notturna o di turnidi lavoro troppo prolungati. I datiACI – ISTAT delineano annual-mente una situazione sullestrade che è ancora di veraemergenza, nella quale sono increscita sia il numero degli inci-denti (235.142 nel 2001 rispettoai 228.912 del 2000), sia i feriti(334.679 contro 321.603), sia lamortalità (6.682 contro 6.649,contando i decessi ad un mesedall’incidente). Ebbene la fasciaoraria più a rischio è quella tra le17 e le 20, che concentra i feno-meni di pendolarismo, seguita daquella notturna dalle 22 alle 6.Pur rappresentando una condi-zione che aumenta soprattuttol'incidenza degli infortuni, por-tando ad indici di gravità spessoin contrasto con l'apparente "in-nocuità" della mansione (è daconsiderare che il 50% degli in-fortuni mortali annuali in Italia ac-cadono alla guida di autoveicoli),vanno valutati i riflessi che laguida prolungata può creare neltempo sullo stato di salute com-plessiva. La correlazione statisticadell'incidenza degli infortuni sullastrada con il chilometraggio per-corso nell'anno potrebbe consen-tire, di volta in volta , di stabilireuna sorta di limite di tolleranza,oltre il quale può ragionevolmenteaumentare il rischio infortunistico.Con l’aumento dei Km, conside-rando anche i fattori di rischiopersonali e voluttuari dei lavora-tori, aumentano - oltre al rischio diinfortuni/incidenti sul lavoro -anche una serie di effetti sfavore-voli sul benessere complessivo,come riportato negli Atti del 65°Congresso Nazionale SIMLII diGiardini-Naxos del 2002, cui si ri-manda per approfondimenti;

• della permanenza del lavoratorenon stanziale in abitacoli di auto-veicoli per parecchie ore algiorno, con le immaginabili criti-cità di un ambiente confinato e

spesso climatizzato (microclima,pollini, irritanti, fumo passivo neltrasporto collettivo, ecc.);

• della difficoltà pratica dell'effet-tuazione stessa di sopralluoghipreventivi e periodici (art. 17, lett.h), in un ambiente di lavoro chenon ha confini, per cui l'atten-zione va posta soprattutto suimezzi di locomozione scelti omessi a disposizione;

• della possibilità che nelle mansioniaffidate siano comprese movimen-tazioni manuali di carichi;

• dell’idoneità comunque delle po-stazioni, usualmente condivise,messe a disposizione da partedell’azienda per i suoi lavoratorimobili;

• delle abituali condizioni di isola-mento dal restante tessuto azien-dale che tali lavoratori vivono,spesso anche senza colleghi alloro fianco, per cui, oltre agliaspetti psicologici già accennati,emerge il problema più praticodella gestione delle emergenze,sia collettive (inerenti alle struttureo al luogo in cui sul momento sitrovano), sia individuali. In que-st’ultimo caso diventa prioritariala conoscenza di numeri di emer-genza e delle procedure di auto-soccorso, nonchè la disponibilitàdi presìdi idonei; in questo ambitosi può dire che il problema dellasicurezza sociale (security) siidentifica - nel caso del mobileworker - con la sicurezza sul la-voro, e ciò va tenuto presente insede di pianificazione ed organiz-zazione delle attività da parte del-l'azienda, quale soggetto co-munque responsabile;

• dell'età del personale addetto.Nelle aziende a forte vocazione sulterritorio, con attività di coordina-mento stanziali, si assiste abitual-mente ad una sorta di selezionenaturale imposta da fattori anagra-fici, per cui i soggetti con maggioranzianità di servizio limitano pro-gressivamente il loro raggio d'a-zione, mentre i più giovani riman-gono impegnati in attività itineranti.Se ne deduce che l'organizzazioneaziendale prevede già normal-mente un maggior logorìo, ed unmaggior fattore di rischio in alcuniruoli, da riservare a soggetti concondizioni psicofisiche più conser-vate. Ciò è tanto più vero quantopiù l'attività del mobile worker èconnotata da rischi tradizionali (im-piantisti, installatori, ascensoristi,ecc.). In altri casi invece sarà pro-prio la maggiore esperienza a farpreferire il lavoratore per alcuni ruoli

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sferici, stress). In particolare si ri-corda come le vibrazioni e gli scuo-timenti siano già previsti come ri-schio lavorativo alla voce n°48 dellatabella allegata all'art. 33 del DPR303/56, ed oggi un valido riferi-mento per la loro valutazione è datodallo standard ISO 2631-1: 1997,nonché dalle Linee Guida ISPESL,in previsione di una nuova direttivaCE da recepire entro il 2005.In ogni caso, si ritiene che un pro-gramma di sorveglianza sanitariadebba comunque individuare pos-sibili controindicazioni, in sede pre-ventiva e periodica, legate a:

• requisiti psicofisici minimi (in ter-mini di sicurezza), ed in partico-lare di acuità visiva ed uditiva, ne-cessari per la guida degli autovei-coli (art. 119 del Nuovo Codicedella Strada, comma 2 e 2-bis).Non potendo il medico del lavorocompetente incidere, come ènoto, sull'idoneità alla guida, eglipotrebbe comunque implemen-tare i controlli effettuati dagli Entipubblici con lunghi intervalli;

• presenza di franche patologie checompromettono la tolleranza ai fre-quenti spostamenti (disturbi neu-ropsichici in trattamento farmaco-logico, cardiopatie e/o diabete noncontrollati dalle terapie in corso, ar-teriopatie ostruttive, stasi venose digrado medio-severo, anemizza-zione, gravi patologie ormonali,neoplasie, BPCO, spondiloartro-patie in fase avanzata o comunquein fase acuta, storia clinica di gravimanifestazioni allergiche);

• sussistenza di invalidità, minora-zioni e/o gravi mutilazioni, perquanto a volte compatibili con laguida autonoma, che compor-tano evidentemente esigenze disupporto sociale spesso impro-ponibili per certi ruoli;

• etilismo; in forza alla Legge 125del 30/03/2001, che all' art. 15 in-dica nel medico competente unadelle figure che possano provve-dere ai controlli alcolimetrici,anche se non risulta chiaro l'uti-lizzo che si possa fare di una talediagnosi fintanto che non si indi-viduino "le attività lavorative checomportano un elevato rischio diinfortuni sul lavoro ovvero per lasicurezza ", da definire con il De-creto attuativo di cui al comma 1del medesimo articolo. Un ap-profondimento su tale argo-mento è riportato negli Atti del65° Congresso Nazionale SIMLIIdi Giardini-Naxos del 2002, cui sirimanda;

termiche con il corretto uso degliimpianti di climatizzazione;

• opportunità di un uso lecito ecompatibile con l'attenzione ri-chiesta dalla guida del telefonocellulare;

• utilizzo ottimale dei requisiti ergo-nomici dei mezzi aziendali, alloscopo di ottenere la miglior posi-zione possibile di guida: trattasidella possibilità di regolare l'incli-nazione del volante, dello schie-nale e della sporgenza del sup-porto lombare del sedile, per as-sicurare una schiena dritta ed in-teramente appoggiata allo schie-nale, una corretta angolatura a90 °C tra bacino ed arti inferiori,una corretta distanza tra troncoe volante, in grado di mante-nere le braccia dritte, un'oppor-tuna regolazione del poggia-testa per ridurre la tensione deimuscoli del collo;

• ricorso ad opportune pause du-rante la guida. Le posizionianche ergonomicamente piùcorrette vanno alternate adesercizi muscolari di rilassa-mento e decontrazione (stret-ching), se non addirittura a pra-tiche sportive salutari per la re-sistenza ed il tono muscolare(nuoto, corsa, esercizi aerobici),soprattutto di quei muscoli(glutei, muscoli del collo e dellebraccia) che rimangono a lungocontratti nella guida.

• utilizzo corretto, per quanto pos-sibile, dei dispositivi informaticiportatili, in quanto l'esclusionedalla attuale normativa degli uti-lizzatori di VDT portatili non vuolcerto dire per costoro l'assenzadi rischi posturali, visivi e di affati-camento mentale, anzi, a paritàdi esposizione, questi lavoratoripossono essere più suscettibili didisagi, per intuibili ragioni di orga-nizzazione degli spazi; in partico-lare la formazione e l’informa-zione deve indicare norme com-portamentali per l’uso di portatiliin viaggio e in ambienti che impe-discono posture corrette;

• corretta gestione delle emergenze,che comprende una formazioneda "lavoratore incaricato per ilprimo soccorso" (soprattutto nelcaso di attività prevalentementeisolata), la precisa conoscenzadelle risorse territoriali disponibili alriguardo, ed una chiara proceduradi comportamento in caso di infor-tuni o sinistri, oltre ad una dota-zione minima di presìdi di primo in-tervento. Per i lavoratori collocatitemporaneamente presso clienti o

fornitori, è opportuno rendere notoagli interessati gli aspetti organiz-zativi sulle emergenze adottate daicommittenti e/o appaltatori;

• consapevolezza delle proprie po-tenzialità e dei propri limiti psicofi-sici, che dovrebbe in un contestodi educazione sanitaria comples-siva consentire di fornire unamaggiore "autonomia" al lavora-tore non stanziale, impegnato inun attività con scarse opportunitàdi colloquio diretto con il medicodel lavoro competente. In questosenso il riconoscimento dei se-gnali di allarme del nostro orga-nismo, sia sul piano fisico che so-prattutto psichico, possono rap-presentare un ottimo strumentodi "prevenzione a distanza".

SORVEGLIANZA SANITARIAVa premesso, come detto in pre-cedenza, che la sorveglianza sa-nitaria va intesa come gestionesanitaria di un rischio residuo, ed,in tale accezione, si potrannoesemplificativamente distingueredue situazioni:1) il mobile worker svolge unamansione che espone ai rischi tra-dizionali (es. impiantisti, ascenso-risti, videoterminalisti da desktop,e così via): in tal caso il lavoratoreverrà sottoposto ad un protocollodi indagine specifico per tali rischi,non esimendosi però, il medicodel lavoro competente, dall’inda-gare sulla compatibilità psicofisicadel lavoratore con gli aspetti com-plessivi della mansione e quindi dalformulare un giudizio di idoneitàche includa le problematiche le-gate ad una mobilità spinta (situa-zione analoga a quanto praticatonegli anni per il lavoro a turni). Talecondizione non sembra comportiparticolari differenziazioni rispettoai vincoli normativi esistenti;2) il mobile worker non presentaesposizioni a rischi tradizionali perla salute (attività commerciale/ven-dita/marketing o di ispezione/certifi-cazione, con uso esclusivo di VDTportatili, ecc.): la sua "atipicità" èdata appunto dal carattere itine-rante della mansione, per cui il ri-schio per la salute è dato essenzial-mente dall'evento infortunistico le-gato alla guida di automezzi (pe-raltro solitamente grave), a menoche la conduzione prolungata di au-toveicoli o altri particolari fattori nonpossano essere espressamente in-dicati come rischi particolarmenteevidenti e potenzialmente cronicinel documento di valutazioneaziendale (vibrazioni, agenti atmo-

cani fino a 5 volte più intenso dell'in-quinamento esistente nell'industriachimica o meccanica.

FORMAZIONE/INFORMAZIONE

Il D. Lgs. 626/94 assegna un ruoloimportante al coinvolgimento del la-voratore nelle attività di sicurezza eprevenzione attraverso la informa-zione e formazione. Questo aspettoassume rilevanza particolare nelcaso del lavoro non stanziale, ove,come detto in precedenza, non vi èlimite tra ambiente di lavoro internoed esterno e tra rischi professionalie rischi generici.Un primo problema organizzativoche si può porre è rappresentato in-nanzitutto dalla formazione sui rischilavorativi specifici (VDT, movimenta-zione carichi, agenti fisici, chimici ebiologici), che diventa ardua proprioper la delocalizzazione e la fram-mentazione - a volte capillare - dellapopolazione lavorativa sul territorio. Aziende software con lavoratorimobili e customer location hannosperimentato con successo un si-stema di formazione on line contest progressivi di apprendimentoed evidenza formale della parteci-pazione al corso, per le necessarienotifiche di adempimento dell'ob-bligo da fornire eventualmente al-l'Organo di Vigilanza. Altri aspetti meritevoli comunquedi approfondimenti per la sicu-rezza e la salute del mobileworker, sono i seguenti:

• guida sicura ed educazionestradale. Possono essere trattatecon l'ausilio di vademecum conle regole essenziali, fino all'istitu-zione di veri e propri corsi sullasicurezza stradale;

• rischio aggiuntivo rappresentatoda condizioni fisiche predispo-nenti: sedentarietà, sovrappeso,tabagismo, insonnia, ricorso fre-quente a farmaci, oltre alle veree proprie patologie quali dia-bete, cardiopatie, gravi disco-patie e spondiloartrosi, stadiavanzati di patologie vascolarida stasi venosa, BPCO;

• necessità di seguire regole divita salutari per quanto riguardal'alimentazione, il controllo delpeso corporeo e del tono mu-scolare con opportuno eserciziofisico, l'abolizione del fumo e lamoderazione nel consumo dialcol. Astensione dalla guidasotto l'effetto di medicinali critici,consultando sempre il medico incaso di dubbio, controllo dell'e-sposizione a brusche variazioni

lavoro, rappresentate da telefonocellulare, personal computer, fax-modem, che servono per connet-tersi telematicamente. Il lavoratore,in questo caso, può operare in unastanza di albergo, durante uno spo-stamento, può recarsi dai clienti e dalì collegarsi con l’ufficio per inviareordini, aggiornare quotazioni, fare te-leconferenza con esperti e tecnici insede, in presenza di un sistema diregistrazione e trasmissione di im-magini. Le necessità operative deitelelavoratori mobili sono state gra-dualmente riconosciute da aero-porti, linee aeree, catene alberghieree, in alcuni alberghi sono sempre piùdisponibili stanze attrezzate per i“net-lavoratori”, con punti di ac-cesso alla rete internet. Il telelavoromobile può essere svolto anche dacasa (homework) o da centri attrez-zati, e spesso si identifica con un la-voro svolto prevalentemente all'e-stero, le cui implicazioni in materia disicurezza e salute sono trattate neldocumento relativo, a cui si rimanda.I fattori di rischio che occorre pren-dere in considerazione per la valuta-zione del rischio si riferiscono, oltrealla guida di automezzi, all’ambientedi lavoro (illuminazione naturale e ar-tificiale, rumore, spazio), alle appa-recchiature (hardware/software, ac-cessori, telefono cellulare), all’orga-nizzazione del lavoro (isolamento,stress, rapporti con i clienti, ritmi dilavoro). Per un più approfonditoesame di questi fattori di rischio si ri-manda al capitolo sul telelavoro diquesta linea guida e alla linea guidasull’AIDV (Apparecchiature Informa-tizzate Dotate di Videoterminale).

Lavoro stanziale da clienti (customer locations)

Si tratta di lavoratori che operanoper lunghi periodi presso clienti per

montaggio, manutenzioni, supportotecnico, consulenze. Questi lavora-tori devono essere a conoscenza deifattori di rischio presenti nel cicloproduttivo dell’azienda ove operano. Difatti le problematiche in essere sa-ranno quelle di un più tradizionale la-voro stanziale, in ufficio o in ambienteproduttivo (manutentori, installatori),ma con le specificità del lavoro in ap-palto eseguito presso committenti(art. 7, D.Lgs. 626/94). In questi casil'attività di prevenzione parte già al-l'atto della sottoscrizione dei contrattifra le aziende interessate, per quelche concerne le modalità di esecu-zione dei lavori in ordine alla sicu-rezza ed al comfort degli operatori.Aspetti particolari di cui il medico dellavoro competente deve tener contonell’individuazione dei fattori di ri-schio sono riportati nell’Allegato 2.

Pony express

È un’attività presente nelle grandicittà e svolta per lo più da giovani,caratterizzata dall’uso intensivo dimotocicli per il veloce trasporto e laconsegna a domicilio in città dipacchi e merce di qualsiasi tipo. Ilprofilo di rischio legato a questa atti-vità è caratterizzato, oltre che da in-cidenti/infortuni per l’uso del moto-rino, da polveri, fumi, gas ed altri in-quinanti aerei, rumore, vibrazioni,agenti atmosferici, posture incon-grue e movimentazione manuale dicarichi a volte particolarmente in-gombranti, fatica fisica, stress.Problemi più specifici possono ri-guardare in questi lavoratori il si-stema mano-braccio, che subiscecontinuamente uno stress da vibra-zioni originate dal manubrio del mo-toveicolo, nonché l'apparato respi-ratorio per l'esposizione ad inqui-nanti aerodispersi da traffico auto-veicolare, valutato da studi ameri-

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detto – le fasce orarie 17-20 e 22-6),le condizioni atmosferiche, il mante-nimento degli orari di guida entro i li-miti raccomandati, le operazionieventuali di carico e scarico che ac-centuano la stanchezza;

• rendere possibili i necessari sopral-luoghi congiunti sulle postazioni dilavoro dei lavoratori mobili dislocatipresso clienti, fornitori, commit-tenti, ecc., sia per gli aspetti tec-nico-ergonomici, sia per quelli am-bientali, sia anche per la gestionein essere delle emergenze in tali or-ganizzazioni. Quanto detto an-drebbe preventivamente previstoal momento della stipula dei con-tratti commerciali di collabora-zione: un aspetto critico può adesempio emergere quando siapreventivamente stabilito solo lanatura del servizio da fornire manon le modalità, le presenze, gliorari, od ancora il numero dellepersone da dislocare,

• curare gli aspetti legati all'emer-genza con una dotazione minima dipronto soccorso presente in mac-china (pacchetto di medicazione,secondo alcuni estintore), con la co-noscenza nel dettaglio delle risorsepresenti sul territorio, con dispositividi allarme in caso di sinistri che im-pediscano l'uso del cellulare (utiliz-zati da alcune aziende con perso-nale itinerante, isolato in zone peri-feriche), oltre che ovviamente conadeguato addestramento al primointervento;

• impedire che la dislocazione delpersonale ostacoli la periodicità deicontrolli medici, laddove stabiliti, at-traverso la sensibilizzazione del per-sonale interessato e dei preposti;

• ribadire a più riprese un’attività diformazione puntuale sul contributoche lo stile di vita più corretto (ali-mentazione, esercizio fisico, far-maci, alcool, fumo, ecc.) può darealla sicurezza complessiva di un la-voro che implica frequenti sposta-menti sul territorio;

• nelle realtà lavorative che lo consen-tano, istituire una casella di postaelettronica protetta, ad uso esclu-sivo del medico del lavoro compe-tente, allo scopo di "accorciare" ledistanze, segnalare problemi emer-genti, disfunzioni organizzative, equant'altro possa servire a creareun rapido feedback aziendale;

• creare siti aziendali INTERNET oINTRANET sui quali il lavoratoredislocato possa trovare indicazioniutili per il suo lavoro o in alternativaun Help desk (vedi esempio in Alle-gato 3).

In conclusione si vuole affermare

spostamenti più limitati) per iquali si nutrano dubbi sullacompatibilità alla mansione (eti-listi, casi psichiatrici, patologiequiescenti, ecc.): ricorso allastruttura pubblica ai sensi del-l'art. 5 Legge 300/70;

c) mobile worker con unico rischiovalutato rappresentato da unamobilità spinta sul territorio, e daconseguenti esposizioni signifi-cative a fattori di potenzialedanno cronico per la salute (giàcitati), debitamente inseriti neldocumento aziendale, e quindioggetto di sorveglianza sanitariaper la prevenzione di tecnopatie(piuttosto che di infortunio): giu-dizio di idoneità da parte delmedico competente non legatoall'idoneità alla guida (nel dubbioStruttura Pubblica), quanto apossibili effetti di danno cronicoalla salute determinati da inqui-namento, stress termico, ecc.

Non è superfluo ricordare le delicateimplicazioni gestionali insite nel giu-dizio di idoneità alla mansione diquesti lavoratori atipici, la cui speci-fica attività li rende non sempre e fa-cilmente ricollocabili. Un atteggia-mento equilibrato ed attento del me-dico deve comunque tener conto -come detto - del rischio genericoaggravato dato dall'utilizzo spinto dimoto e autoveicoli, che rende ne-cessario un approccio valutativoestensivo. Non si esclude co-munque che tale impostazione -fatta salva l'osservanza delle proce-dure preventive di informazione econdivisione delle attività di sorve-glianza sanitaria - possa comportareun maggior ricorso ad un giudizio disecondo livello, ai sensi dell'art. 17,comma 4 del D.Lgs. 626/94.

MISURE DI PREVENZIONE

In un ambiente di lavoro senzaconfini cambia il modo di pensare

alla sicurezza ed occorre studiareprocedure, specifiche da settorea settore, da tramutarsi in buoneprassi applicative, e renderle for-mali nei documenti aziendali,come misure di miglioramento daaggiornare periodicamente.L’approccio europeo in materia di

sicurezza e salute sul lavoro(http//osha.eu.int.) conferisce –come è noto - priorità alle azioni diabbattimento o attenuazione dei ri-schi all’origine, ed anche in questodelicato settore tale principio vaapplicato a partire dalla fornitura ela manutenzione dei veicoli in usoe sviluppando una politica di pre-venzione che rafforzi quanto vieneattivato a livello collettivo per la si-curezza stradale in genere. Bastipensare che i dati dell’Agenzia Eu-ropea della sicurezza e salute sul la-voro stimano che ogni anno nellaUE muoiono circa 800 autotraspor-tatori, in circostanze tragiche chesconfinano dalle tematiche pur gravidei “semplici” incidenti sul lavoro,poichè fatalmente incidono sulla si-curezza collettiva dei cittadini.I comportamenti preventivi realiz-zabili nelle diverse realtà lavorativein cui si configura un'attività nonstanziale possono essere:• stabilire per iscritto una politica di

sicurezza aziendale dedicata aitemi del lavoro non stanziale, cheoccuperà uno specifico capitolodel documento aziendale di valuta-zione dei rischi, con procedure edistruzioni per gli addetti impegnatinella guida;

• adottare autoveicoli con i requisitigarantiti per una guida sicura e con-fortevole (cinture, airbag, sedili ergo-nomici, e quant'altro), che d'al-tronde sono ormai considerati stan-dard per l'industria automobilistica;

• osservare una scrupolosa manu-tenzione periodica dei mezzi uti-lizzati (opportunamente formaliz-zata), anche se di proprietà deisingoli lavoratori; da ricordare inparticolare l'importanza dellamanutenzione degli impianti diaereazione/condizionamento/climatizzazione nella preven-zione delle manifestazioni aller-giche respiratorie;

• tener conto, nell'organizzazione dellavoro e degli orari e nell'attribuzionedei carichi di lavoro, delle neces-sarie pause di ristoro durante laguida, che consentano peraltro di ri-spettare i limiti di velocità; altri ele-menti da considerare sono gli itine-rari più sicuri da seguire, gli orari dipunta e/ a maggior tasso di incidenti(maggiormente a rischio – come

dell’apparato urogenitale, malattieneurologiche, osteoarticolari o mu-scolari gravi, riconoscimento di in-validità civile/del lavoro, visite me-diche presso Commissioni MedicheLocali per patenti speciali, capacitàvisiva e uditiva, allergie. L'abuso dialcol e l'assunzione di sostanze psi-coattive - pur rappresentando unelemento critico - non possonosempre emergere dalle pur neces-sarie verifiche anamnestiche. La vi-sita medica periodica dovrà esserebiennale e dovrà tenere conto degliaspetti sanitari appena citati.

Giudizio di idoneità

Poiché nei lavoratori mobili il fat-tore di rischio prevalente è la mobi-lità spinta con uso di autoveicoli emotoveicoli, nel formulare un giu-dizio di idoneità rivolto a concomi-tanti rischi normati cui questi sonoesposti, si pone il quesito sullapossibilità di condizionare o menol’idoneità complessiva alla man-sione specifica, qualora sorganodubbi circa l'idoneità e la sicurezzaalla guida o comunque ai frequentispostamenti, e nel contempo nonsi ravvisino ulteriori problemi perquanto riguarda gli altri rischi a cuiil lavoratore non stanziale èesposto. In alcuni casi si potrebbecondividere, con il Servizio di Pre-venzione e Protezione, un rischioeffettivo da spostamento, colle-gato ai fattori già citati (inquina-mento, variazioni termiche, vibra-zioni e scuotimenti, stress), inse-rirlo nel documento di valutazionee, pragmaticamente, concordare epianificare un piano di controlli sa-nitari, con susseguente formula-zione del giudizio di idoneità.

Schematicamente si potrebberoavere tre possibili situazioni:a) mobile worker con esposizione

concomitante a rischi per i qualiè già codificata una sorveglianzasanitaria mirata: idoneità allamansione da parte del medicodel lavoro competente, con par-ticolare riguardo ai possibili ef-fetti sinergici negativi impostidalla mobilità (esempio impian-tisti o fisioterapisti domiciliari cheacuiscono il rischio da movi-mentazione manuale dei carichie posturale proprio per l'usospinto dei mezzi di trasporto) e/oa condizioni cliniche di incompa-tibilità alla guida sicura (epilessianon controllata dai farmaci);

b) mobile worker senza rischi valu-tati (knowledge worker non vi-deoterminalista o personale con

• alcune condizioni incompatibilicon un corretto utilizzo delle cin-ture di sicurezza (obesità, gravi-danza). Si ricorda al riguardo chel'art. 172 del Codice della Strada(comma 3) prevede in effetti l'e-senzione per patologie particolarie per stato di gravidanza, purchèriconosciute dalla competenteAUSL, e con indicazione delladurata di validità. Tali condizioninon consentono di adottare peròla massima sicurezza sul lavoro,in quanto impediscono l'utilizzodi dispositivi assimilabili a DPI.

Sul piano operativo si ritiene che du-rante la sorveglianza sanitaria, oltread eventuali esami mirati a control-lare gli organi e apparati che risen-tono dell’esposizione professionaleai fattori di rischio tradizionali, de-vono essere fatti emergere eventualipatologie o disfunzioni predispo-nenti ad una maggior rischio infortu-nistico o che possano aggravarsi inrapporto alla attività svolta. Pertantosi propone di effettuare:

a. visita medica con particolare at-tenzione per l'apparato cardiova-scolare, osteoarticolare, dige-rente, neurologico e vestibolare;

b. esami ematochimici per il meta-bolismo glicidico e lipidico, fun-zionalità epatica, renale e emo-poietica;

c. ECG;d. Audiometria;e. Visus e senso cromatico.f. Mirato alla gestione di un rischio

da uso intensivo di veicoli - ed alfine di contribuire alla preven-zione del fenomeno crescentedegli infortuni in itinere - si puòraccomandare un esame psi-coattitudinale composto da:

i. test dell'attenzioneii. test della memorizzazioneiii. test dell'abbagliamentoiv. test di coordinazione manualev. tempi di reazione acustici ed ottici

Successivamente vanno ripetuti icontrolli con periodicità triennale,laddove non si individuino rischispecifici aggiuntivi, istituendo unaprecisa e condivisa procedura pereventuali visite a richiesta. Nelcaso in cui il lavoratore non stan-ziale è anche un lavoratore all'e-stero e/o soggetto a turnazioni conturno notturno, si rimanda ai ri-spettivi documenti per orientare almeglio le procedure di sorve-glianza e la formulazione del giu-dizio di idoneità.

Per una prevenzione più ampia, lasoluzione organizzativa preferibile èsempre quella di creare interventi dimedicina preventiva volti al controllodelle condizioni generali di salute deidipendenti interessati, che siano ef-fettuati su base volontaria e co-munque sulla base di accordi azien-dali con le organizzazioni sindacali.D'altra parte i connotati di sempremaggiore "atipicità" che il lavoro staassumendo, mettono a dura provala persistenza della validità concet-tuale (e pratica) di una sorveglianzasanitaria strettamente vincolata allaverifica di potenziali danni cronicialla salute e/o al peggioramento dipatologie già in essere.In altre parole si ritiene che sola-mente un'impostazione globale delbenessere su luoghi di lavorosempre più "atipici" possa svolgereuna funzione di prevenzione più al-largata a "nuovi" rischi e fonti didisagio, potendo mirare, con pro-cedure efficaci e rispettose della di-gnità personale, a migliorare com-plessivamente la qualità del lavoroed a ridurre i costi umani e sociali diuna mancanza di strategia.

I telelavoratori mobili in quantoutilizzatori di attrezzature portatilimunite di videoterminale (note-book, laptop) rimangono al di fuoridella tutela normativa, nonostantesiano caratterizzati da un’attivitàcon alto e prolungato impegno vi-sivo. L’art. 50 del Titolo VI del D.Lgs. 626/94 esclude, infatti, i lavo-ratori addetti ai sistemi denominatiportatili “…ove non siano oggettodi utilizzazione prolungata in unposto di lavoro”. L’esenzione deiportatili dalle aree di tutela norma-tiva non significa che questi nonpossano causare le problematicheconosciute per i PC tradizionali(disturbi muscolo-scheletrici, affati-camento visivo, affaticamentomentale); è possibile, invece, chequesti lavoratori costituiscano ungruppo di maggiore criticità, datoche per essi non si dispone al mo-mento di criteri di buona tecnicacosì consolidati come per i per-sonal computer fissi. Per questi la-voratori occorrerà pertanto svol-gere una sorveglianza sanitaria se-guendo la metodologia riportatanella linea guida sui AIDV.

Per i pony express durante la visitamedica preventiva occorrerà verifi-care in particolare: presenza di pato-logie dell’apparato cardiocircola-torio, diabete, turbe psichiche, epi-lessia, malattie del sangue, malattie

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Valutazione dei rischi nonnormati e giudizio di idoneitàAutomezzi aziendali ed idoneità alla guida

L’art. 3, comma 4 però riconducetutto e tutti ad una più accettabilerealtà quando precisa che tutti i di-pendenti… sono sottoposti ad ac-certamenti… secondo la vigentenormativa, sottointendendo eviden-temente il D. Leg. 626/94 con le suc-cessive modifiche ed integrazioni.

Se queste sono le considerazioni re-lative ai dipendenti di Aziende ditrasporto pubblico, non analoga-mente si può ragionare per i condu-centi di automezzi aziendali non ad-detti al trasporto pubblico.Come per tutte le attività lavorativeprivate o pubbliche, il D. Leg.626/94 prevede, anche per le man-sioni di conducente di automezziaziendali, la valutazione del rischio.

Già questo primo atto comporta nonpoche difficoltà.

A differenza delle attività aziendali conpostazioni di lavoro predeterminate, inambienti stabilmente adibiti a quelle la-vorazioni, con metodiche e tempi pre-definiti, etc., le attività di guida di solitosi svolgono in ambienti spesso diversi,con tempi e metodi non sempre ripeti-bili, etc. e tutto ciò per una serie dicause variabili quali: la sede di lavoro (centro città, periferie, autostrade,etc.),l’impegno (piccoli spostamenti elunghe soste o viceversa), le responsa-bilità (trasporto del Direttore Generaledell’Azienda o dell’Amministratore De-legato o di semplici dipendenti o addi-rittura di materiali), tempi di impegnolavorativo e mancata possibilità, al-meno in alcuni casi, di predeterminaregli orari di lavoro, impegno che puòsforare i tradizionali orari e prolungarsio svolgersi anche in orari notturni e/ofestivi e così via.Ne consegue che non per tutti gliaddetti alla guida di automezziaziendali possono essere riconosci-bili gli stessi rischi: Non sarà per-tanto proponibile un unico proto-collo di Sorveglianza Sanitaria ma lostesso, di volta in volta, dovrà es-sere gestito dal Medico Competentesecondo le attività specifiche deisingoli dipendenti interessati.

Numerosi sono i rischi professionaliai quali, almeno teoricamente, pos-sono essere esposti i conducenti diautomezzi aziendali.Alcuni di questi rischi sono sicura-mente estrinseci alle attività di guida

convegno sui rischi non normati

Volutamente nel titolo si fa riferi-mento agli automezzi aziendali oautoveicoli aziendali, utilizzati per iltrasporto di persone e/o cose azien-dali, per differenziarli con chiarezzadai mezzi di trasporto pubblico de-stinati al trasporto di persone supercorsi comunali, intercomunali,regionali e così via.

Questa distinzione è indi-spensabile perché, pur essendo la-voratori tutti addetti alla guida dimezzi di trasporto, mentre i primi(addetti alla guida di automezziaziendali) svolgono compiti diretta-mente connessi con le attività di ge-stione della struttura aziendale per iltrasporto di dipendenti dell’Azienda(persone) o di materiali necessari al-l’Azienda stessa (cose), i secondi(addetti alla guida di mezzi di tra-sporto pubblico) svolgono un ser-vizio pubblico con trasporto di per-sone.Trattasi di due categorie ben distintedi lavoratori al punto, che gli addettialla guida di mezzi di trasporto pub-blico (conducenti di linea) sonoidentificati in apposite leggi e diconseguenza soggetti a controlli sa-nitari periodici ben protocollati,mentre i conducenti di automezziaziendali non sono, allo stato, iden-tificati come lavoratori esposti a ri-schi professionali.

In effetti i controlli sanitari cui sonosoggetti i conducenti di linea sonofinalizzati prevalentemente alla tu-tela dell’Esercizio (cioè i mezzi ditrasporto) e dell’Utenza (cioè i tra-sportati) piuttosto che alla tuteladella salute del lavoratore però, es-sendo il lavoratore stesso obbligatoad un controllo sanitario periodico,eventuali patologie emergenti nondovrebbero sfuggire a detti controlli,condizionando di conseguenza ilgiudizio di idoneità.

Ben diversa invece è la situazionequando ci si riferisce ai conducentidi automezzi aziendali per i quali gliunici controlli sanitari e gli unici re-quisiti fisici richiesti sono quelli pre-visti dal Codice della Strada, cioèquelli legati alla concessione dellapatente di guida.Trattasi in definitiva, per i condu-centi di linea, di rischi in qualchemodo normati, per i conducenti diautomezzi aziendali, di rischi nonnormati.

È opportuna, a questo punto,qualche precisazione.

I conducenti di linea sono lavoratoriaddetti a “compiti complessi”, a la-vori cioè per i quali è necessario uncostante controllo periodico dellaloro idoneità specifica alla man-sione, controllo che viene praticatodall’Ispettorato delle FF.SS. o da Or-gani del Servizio Sanitario Nazionale(art. 6, commi 1 e 2 del D.M. n° 88del 1999) o, in alcuni casi partico-lari, da strutture sanitarie assimilate.

Per i conducenti di automezziaziendali, che si ritiene non abbianole stesse responsabilità dei condu-centi di linea pur svolgendo a no-stro avviso compiti e mansioni al-trettanto gravosi e di responsabilità,non sono allo stato previsti controllisanitari periodici se non quelli legatial rinnovo della patente di guida.

A conferma di questa distinzione,nel piuttosto recente Decreto Mini-steriale n° 88 del febbraio 1999,ove vengono riportate le “normeconcernenti l’accertamento ed ilcontrollo dell’idoneità fisica epsico-attitudinale del personaleaddetto ai pubblici servizi di tra-sporto”, si precisa che per l’am-missione in servizio di questi lavo-ratori è necessario seguire i criteridell’ammissione e/o della revisione(vedi norme dell’IspettoratoFF.SS.), ed in particolare, per gliAgenti da adibire alla guida di au-tobus di linea, di filobus e di auto-mezzi aziendali diversi dalle auto-vetture, sono richiesti specifici ac-certamenti soprattutto a caricodella colonna vertebrale (art. 2,comma 6).Per il personale addetto alla guidadi autoveicoli i requisiti sono quelliprevisti dal Codice della Strada.L’art. 3, comma 4, ultimo capo-verso, precisa però che “tutti i di-pendenti indistintamente sono sot-toposti ad accertamenti tecnico-sanitari delle loro condizioni ai finidella medicina preventiva se-condo la vigente normativa”.

Ad una prima lettura della normasembrerebbero esclusi dalla sorve-glianza sanitaria solo i conducenti diautovetture e per gli autisti di au-tobus di linea sarebbero previstisolo i controlli della revisione.

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(1 Suppl.): 28-37.4. Messineo A., Persechino B.: Linee guida per la

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che nel mondo del lavoro in con-tinua trasformazione, è impor-tante appoggiare, promuovere, e- quando possibile anticipare - lespinte al progresso, che peraltronon devono superare il proprioobiettivo (ed il proprio limite) : ilmantenimento di "condizioni dilavoro che rispettino la salute, lasicurezza e la dignità del lavora-tore" (art. 31 Carta Europea deidiritti fondamentali). In un mer-cato in cui le parole chiave sonoflessibilità, atipicità dei contratti,diversificazione del lavoro, l'o-biettivo è quello di: "creare unmaggior numero di posti di la-voro di migliore qualità" (Consi-glio Europeo, Lisbona, marzo2000).

Problematiche di sicurezza per gli utilizzatori di aidv portatili

Le raccomandazioni possono es-sere dirette sostanzialmente a:

• utilizzare apparecchiature diclasse adeguata in relazione al-l'impiego, relativamente a con-trasto, potere di risoluzione, velo-cità, ecc.;

• organizzare comunque la posta-zione di lavoro, per quanto tem-poranea, nella maniera più sod-disfacente (superfici a disposi-zione, appoggi, orientamentodello schermo, regolazione del-l'illuminazione, ecc.), ed in parti-colare:

• non posizionare il computer diret-tamente sulle gambe, ma creareeventualmente un appoggio di for-tuna (valigetta, libro, coperta, asciu-gamano, ecc.)

• se il sedile è troppo basso rispettoal piano di lavoro sopraelevarlocon un cuscino o altro

• se necessario creare un poggia-piedi con oggetti di opportunedimensioni

• se lo schienale è scomodo, co-prirlo con una coperta e provve-dere a fornirsi di un appoggiolombare (es. asciugamano arro-tolato)

• analogamente provvedere adadeguati sostegni per gli avam-bracci se si lavora su un divano oun letto

• cambiare spesso posizione fa-cendo frequenti soste

• evitare di piegare la schiena inavanti

• mantenere in asse avambracci,polsi e mani che digitano ocliccano

• in caso di lavoro prolungato for-

nirsi - laddove possibile - di ta-stiera e mouse indipendenti dalportatile

• lavorare solo il tempo neces-sario in condizioni disagiate(viaggio, postazioni di fortuna) econ interruzioni frequenti, ri-mandando tutto ciò che è ri-mandabile a future condizioni dimaggior comfort;

• controllare al meglio la postura,l'altezza e l'orientamento delloschermo;

• operare una accurata manu-tenzione ordinaria dell'appa-recchiatura, più esposta al de-terioramento proprio per lemodalità particolari di utilizzo.

Precauzioni consigliate nella utilizzazione dei telefoni cellulari

- Informazione sui rischi e sulle mi-sure di riduzione dell’esposizione;

- Adozione di telefoni cellulariaziendali con antenne che mini-mizzano l’irraggiamento dellaregione cranica o adozione diplacchette schermanti;

- Sviluppo di telefonia satellitare;- Riduzione della frequenza di utiliz-

zazione e/o dei tempi di conver-sazione;

- Scelta di modelli con antennaestraibile;

- Utilizzo di cavi con connessioneauricolare;

- Stand-by lontano dal corpo; inauto adottare antenna esterna al-l’abitacolo.

Candura Umberto1, Iacovone Terry2,Di Pierri Carmelina3,Lasorsa Giuseppe3,Soleo Leonardo3.1 Servizio Sanitario, Ixfin SpA, 2 Direzione Sanitaria, IBM Italia SpA3 Dipartimento di Medicina Interna e Medi-

cina Pubblica-Sezione di Medicina delLavoro - Università di Bari

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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In alcuni stati membri dell’UnioneEuropea (Belgio, Francia, Germania,Olanda) alcune patologie del ra-chide, specie del tratto lombare, inpresenza di specifici requisiti diesposizione, sono considerate diorigine professionale e come tali su-scettibili di indennizzo.

Altri disturbi riferiti alla esposizione avibrazioni sono :1) quelli cervico-brachiali legati a

diversi fattori ergonomici qualitorsione e rotazione del capo,movimenti ripetitivi del sistemamano-braccio-spalla per azio-nare i comandi del veicolo, etc.;

2) disturbi digestivi per aumentodell’attività gastro intestinale;

3) effetti sull’apparato riproduttivofemminile quali disturbi mestruali,processi infiammatori, etc.;

4) disturbi circolatori quali emorroidie varici venose agli arti inferiori;

5) effetti cocleo-vestibolari con spo-stamento temporaneo della sogliauditiva alle alte frequenze e ipore-flettività vestibolare.

L’interessamento però di tutti questiorgani ed apparati necessita dimaggiore approfondimento trattan-dosi, ad oggi, di evidenze piuttostodeboli nei rapporti con l’esposizionea vibrazioni.

Il microclima qualche volta può rap-presentare ulteriore motivo di dis-agio per i conducenti di automezziaziendali.

Escludendo le autovetture che soli-tamente oggi sono dotate di im-pianto climatizzatore per cui non èdifficile regolare il microclima dellavettura, nei mezzi più grandi e negliautobus (ad esclusione di quelli diultimissima generazione), non esi-stono impianti di condizionamentoe/o climatizzazione per cui gli autistisono indotti a viaggiare con i fine-strini aperti o chiusi, a seconda dellastagione, per tentare, in manieramolto empirica ed approssimativa,di creare una situazione di equilibriotra temperatura, umidità e ventila-zione che contribuisce alla realizza-zione di quella fascia di “benesseretermico” ottimale per una soddisfa-cente situazione lavorativa.

Il lavoro a turno, specie quello sui treturni, innegabilmente rappresentauna situazione di disagio per il lavo-ratore perché altera il nostro “oro-logio” biologico programmato fisio-logicamente a rispettare l’alter-nanza delle attività di veglia-sonno,lavoro-riposo, pasto-digestione, etc.

La cronobiologia, disciplina chestudia i bioritmi, ha dimostrato chia-ramente che il lavoro a turno altera ilnostro ritmo circadiano e di conse-

intese in senso stretto essendo in-fatti legati alla viabilità, al traffico,alle condizioni atmosferiche, agliorari di lavoro, etc. e di conse-guenza non tutti i Datori di Lavoro ri-tengono di doverli e/o di poterli ana-lizzare per inserirli a pieno titolo nelDocumento di Valutazione.Non volendo entrare nel merito delleconsiderazioni che possono indurrea valutare o meno questo o quel ri-schio, ci limiteremo ad indicarli, sof-fermandoci soprattutto su quelli cheriteniamo possano essere obbietti-vamente considerati rischi legati allamansione.

Tra i rischi da prendere in considera-zione i più facilmente presenti sonoil rumore, le vibrazioni, il microclima,il lavoro a turno, la postura coatta,l’affaticamento visivo.Sono da tenere presenti inoltre anchegli aerodispersi, i gas tossici, ed in al-cuni casi le radiazioni non ionizzanti.Un discorso a parte poi merita lostress.

Il rumore vede la sua origine in si-tuazioni intrinseche al mezzo di tra-sporto se si tratta di grossi motorispecie se di vecchia concezione,ma soprattutto in situazioni estrin-seche all’ambiente di lavoro legateprevalentemente a problemi di traf-fico ed ai rumori di fondo dellastrada.Nelle vetture di nuova concezione,anche se di grosse dimensioni e ci-lindrata, le cabine di guida spessosono insonorizzate, almeno parzial-mente, per cui le misurazioni dei li-velli sonori, pur se controllati in si-tuazioni lavorative diverse (in sostacon il motore acceso, su stradaasfaltata, su strada dissestata, inpieno traffico, etc.), non danno disolito valori di Lepd superiori a quelliprevisti dalla norma risultando, dimedia, < a 75 dBA.Le vibrazioni pur se già previstecome rischio lavorativo nel vecchioD.P.R. 303/56 alla voce n° 48 – vi-brazioni e scuotimenti- , sono stateoggetto di un vero e proprio “re-vival” in questi ultimi anni perché laComunità Europea è in procinto diemanare una nuova direttiva in

materia che poi dovrà essere re-cepita dagli stati membri entro il 6luglio 2005.In previsione di ciò l’ISPESL ha pro-posto delle linee guida che poi do-vranno essere adeguate, se neces-sario, alla emananda direttiva europea.

Oggi il punto di riferimento per lamisura delle vibrazioni è lo standardISO 2631-1:1997 che fornisce lineeguida per standardizzare le misurepur sottolineando che non esistonodati sufficienti alla definizione di unarelazione quantitativa tra vibrazioni eeffetti sulla salute.È opportuno ricordare, a puro titoloaccademico, che vibrazioni a bassafrequenza (< 0,5 Hz) sono responsa-bili dei disturbi chinetosici definitinel loro insieme come mal di mareo “mal dei trasporti”.

Il rischio da vibrazioni negli ambientidi lavoro si può estrinsecare o sulsistema mano-braccio o sul corpointero.Le vibrazioni al sistema mano-braccio sono in particolare riferiteall’uso di strumenti vibranti (scal-pelli, martelli, trapani, levigatrici,etc.)e per quanto riguarda i mezzi di tra-sporto solo all’uso di motociclette(vibrazioni del manubrio), per cuiquesto aspetto non rientra in quellooggetto di queste note.Maggiore importanza invece rive-stono le vibrazioni a corpo intero(Whole Body Vibration) perché rite-nute responsabili di danni a caricodel rachide lombo-sacrale e cervi-cale anche se i sintomi muscolo-scheletrici e le lesioni del rachidenegli autisti rappresentano un com-plesso di alterazioni di origine multi-fattoriale nella cui etiopatogenesiintervengono fattori di natura occu-pazionale (vibrazioni, postura assisaprolungata, flessioni e torsioni delrachide,etc.) e fattori di natura ex-traoccupazionale (età, costituzione,indice di massa corporea, pregressitraumatismi della schiena, abitudinivoluttuarie, etc.).Ne risultano difficoltà notevoli nellavalutazione di un eventuale dannoda vibrazioni per distinguerlo da unaggravamento di pregresse turbedel rachide.Studi di biodinamica hanno co-munque evidenziato almeno duemeccanismi per mezzo dei quali le vi-brazioni possono indurre danni all’ap-parato muscolo scheletrico e cioè :a) il sovraccarico meccanico dovuto

a fenomeni di risonanza della co-lonna nella frequenza 3-10 Hzcon danni strutturali a carico deicorpi e dei dischi vertebrali;

b) eccessiva risposta contrattile deimuscoli paravertebrali allo stimolovibratorio con fenomeni di“strain” (tensione) e affaticamentomuscolare.

19segue >>

chiature GSM per comunicazioni esu questa dotazione si è fermatal’attenzione di alcuni Datori di La-voro e di molti ricercatori.

Pur in assenza di una normativa na-zionale specifica di riferimento, ci siè raffrontati con i limiti raccoman-dati dal Consiglio UE per la fre-quenza 0, per le basse frequenze cisi è riferiti al DPCM 24.04.92 chepone come limite quello di 100micro tesla, e per le alte frequenzeal riferimento 6V/m.

Tutte le determinazioni ad oggi effet-tuate nelle cabine di guida dei mezzidi trasporto su gomma, hanno evi-denziato valori di NIR sempre dimolto inferiori (1/10) agli sparuti in-dici di riferimento.Ulteriori indagini in corso su mezzidi trasporto su rotaia ed a trazioneelettrica forse potrebbero eviden-ziare una situazione di rischio di-versa, ma questo non è oggettodella nostra trattazione odierna.

Per definizione lo stress è quellatensione fisica o psichica che haeffetto logorante e rappresenta l’in-sieme dei disturbi metabolici e vi-scerali provocati nell’organismoumano da agenti aggressori vari.Su questi fenomeni è basata lateoria della “Sindrome Generale diAdattamento di Selye” che dimostracome l’azione di stimoli intensi(stress) sugli organismi animali in-duce fenomeni biologici di difesache, almeno nella prima fase, pro-vocherebbero segni di sofferenzagenerale quali iperglicemia-ipogli-cemia, ipocloremia, leucocitosi conlinfopenia e che sarebbero sostenutida una iperattività dell’asse ipofisi –surrene con ipersecrezione di ACTHe di adrenalina per riportare l’orga-nismo in equilibrio:Se questo equilibrio non si dovesseristabilire si avrebbero le così dettemalattie da adattamento o da stress.

Certamente la “tensione fisica o psi-chica con effetto logorante” non èuna conseguenza diretta ed esclu-siva del lavoro dei conducenti di au-tomezzi aziendali, essendo possibilela sua concretizzazione in una serieinfinita di situazioni, lavorative enon, legate ai ritmi piuttosto frene-tici della vita moderna, purtuttaviaun certo riconoscimento di proba-bili situazioni di stress per gli autistiviene anche ipotizzata dalla legisla-zione italiana.

Infatti la L. n° 421 del 23 novembre1992 introduce in Italia il concetto di“attività lavorativa usurante” ed ilsuccessivo D. Leg. 374 dell’11agosto 1993 inserisce il lavoro diconduttore di mezzi rotabili di super-ficie (tra cui gli autisti) tra le attività

guenza il lavoratore avverte questodisagio di adattamento ai nuovi ritmidi vita con manifestazioni quali l’irre-quietezza, la scarsa concentrazione,le cefalee, etc.

Ne consegue che per limitare questidisturbi si consiglia il ricorso a ciclibrevi di rotazione dei turni lavorativi,con riposi compensativi adeguati perconsentire un miglior recupero e limi-tare l’accumulo di fatica. Ciò ancheperché alcuni importanti parametri fi-siologici e bioumorali quali la fre-quenza cardiaca, la pressione arte-riosa, la temperatura corporea, etc. , simantengono inalterati per brevi turna-zioni mentre subiscono significativevariazioni per turnazioni più lunghe.

La postura coatta è pressocchè unasituazione inevitabile per i condu-centi di automezzi aziendali.Studi epidemiologici hanno dimo-strato che i conducenti di auto-mezzi e gli altri operatori che lavo-rano in posizione assisa sono piùsoggetti a sviluppare “mal dischiena”, specie in corrispondenzadel tratto lombo-sacrale della co-lonna, e sciatica prima delle altrecategorie di lavoratori. Questi disturbi risultano diretta-mente proporzionali alla durata edai livelli di esposizione e possono di-ventare ingravescenti se alla po-stura si aggiungono altri fattori di ri-schio per la colonna vertebrale qualiad esempio le vibrazioni.

Altri disturbi a carico di altri organied apparati possono manifestarsi oaggravarsi per posture obbligate.Valgano per tutte, ad esempio, lepatologie vascolari (emorroidi, va-rici) per l’aumento della pressioneintraddominale, con ostacolo del ri-torno venoso al cuore, indotto dallaposizione assisa obbligata in atti-vità di lavoro, ben diversa dalla po-sizione assisa in situazione di relax.

L’affaticamento visivo è un disturbointrinseco alle mansioni di condu-cente di automezzi.L’affaticamento visivo, detto ancheastenopia, è l’incapacità dell’or-gano visivo di applicarsi per lungotempo ad una data visione.In effetti il soggetto inizialmentevede bene ma dopo poco tempo lavista si annebbia e non riesce più adistinguere bene gli oggetti.È un fenomeno che si manifesta so-prattutto negli ipermetropi per lastanchezza provocata dall’accomo-dazione (astenopia di accomoda-zione). Nei miopi si può avere un fe-nomeno di astenia dei muscoli rettiinterni dell’occhio con consecutivaastenopia (astenopia muscolare).Ne consegue che per gli autisti è in-dispensabile un controllo periodicodell’apparato visivo e, se neces-

sario, un adeguato supporto prote-sico da adeguare periodicamentealle mutate condizioni della vista.La stanchezza visiva se non soste-nuta e corretta opportunamente puòcomportare un corteo di sintomiquali fotofobia, lacrimazione, bru-ciori, etc. legati all’organo della vista,nonché cefalea, irritabilità, etc. legatialla tensione emotiva che una insuf-ficiente visione comporta, specie insituazioni che possono diventare adalto rischio infortunistico.

Gli aerodispersi ed i gas tossici nonpossono considerarsi rischi specificidella mansione di autista.Tutti sappiamo quanto influiscasulla diffusione di queste sostanze iltraffico veicolare specie nei grossiagglomerati urbani.Le domeniche a piedi, le targhe al-terne, o altri meccanismi del generehanno tutti la finalità di ridurre la so-spensione nell’aria respirabile di tuttoil particolato prodotto direttamentedai veicoli o sollevato dal suolo dalpassaggio dei veicoli stessi.Una indagine USA degli anni 90(Speciani ed altri) attribuiva valore100 all’inquinamento dell’aria da ae-rodispersi prodotti dai trasporti sustrada nei confronti di un valore 20attribuibile all’industria meccanica echimica, ad un valore 15 attribuibilealle centrali per la produzione dienergia elettrica, ad un valore 5 at-tribuibile al riscaldamento e ad unvalore 2,5 attribuibile alla distru-zione dei rifiuti.

È ben chiaro però che il conducentedi automezzi aziendali è comunquecostretto dalla sua mansione, a svol-gere almeno alcune ore della sua at-tività specifica con esposizione agliinquinanti aerodispersi.

Le NIR (Radiazioni non ionizzanti)sono un rischio professionale chepuò essere presente in numerosiambienti di lavoro per la presenza di“centraline” che sicuramente gene-rano campi elettrici, magnetici oelettromagnetici.In questi ultimi anni inoltre, il pro-blema delle radiazioni non ionizzanti,si è fatto sentire in misura notevoleal punto che in molte circostanze siè estremizzata la pericolosità diquesto rischio per cui anche l’usodei più comuni e banali elettrodome-stici quali l’asciugacapelli, il rasoioelettrico etc., o dei nostri telefoninicellulari, veniva posto sotto osserva-zione quale sorgente di rischio.

Era doveroso pertanto fare la valuta-zione di esposizioni di questa naturaper i lavoratori addetti alla guida diautomezzi.Molte società hanno dotato i propriveicoli di strumentazione GPS di ri-levazione satellitare e di apparec-

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ritorio ai sensi del D.Leg. 626/94 epotrebbe creare danni riflessi all’A-zienda sia per la funzionalità delservizio sia per la collocazione dellavoratore.Bisogna tener ben presente che laspecificità della qualifica professio-nale di questi lavoratori li rende nonfacilmente e non sempre sostituibili,specie in strutture aziendali con unnumero limitato di dipendenti.Ne consegue che in qualche caso ilcompito del Medico Competentepotrebbe diventare estremamentedifficile, combattuto tra problemimorali e sociali di tutela del posto dilavoro del lavoratore interessato eproblemi deontologici che possonoobbligarlo anche a prendere deci-sioni dolorose esprimendo giudizio dinon idoneità specifica alla mansione.

Il rispetto corretto e costante dellenorme, l’approfondimento oculato eperiodico della valutazione dei ri-schi, l’applicazione di un preciso emirato protocollo diagnostico con-sentiranno comunque al MedicoCompetente la migliore serenità digiudizio. �

Dr. Gazzerro F.Consigliere Nazionale e

Segretario Regionale CampanoA.N.M.A.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

- D.M. n° 88 del 22.febbraio 1999 -Norme concernenti l’accertamento edil controllo dell’idoneità fisica e psi-coattitudinale del personale addettoai pubblici servizi di trasporto.

- Candura U. - La Sorveglianza Sanitarianei lavoratori turnisti - WorkshopA.N.M.A. – Salerno 20 maggio 2000

- D.M. n° 19 del 15 gennaio 2001 – Mo-difiche al regolamento del D.P.R. n°11 del luglio 1980 sull’accertamentoed il controllo dell’idoneità fisica epsicoattitudinale del personale ad-detto ai pubblici servizi di trasporto.

- Gazzerro F. – Problematiche di tutelanel personale viaggiante e negli addettialla guida di autoveicoli aziendali –Congresso Nazionale A.N.M.A. – Por-tonovo di Ancona 20-22 giugno 2002.

- Iavicoli N., Goglia G., Palmieri A., Pe-duto M., Romano L., Cuccaro A., Cre-scenzi F. – Giudizio di idoneità per ri-schi non normati : i conducenti di au-tomezzi aziendali – Congresso Nazio-nale A.N.M.A. – Portonovo di Ancona20 – 22 giugno 2002

- ISPESL – Vibrazioni meccaniche neiluoghi di lavoro. La colonna verte-brale in pericolo – Linee guida per lavalutazione del rischio – 2002

- ISPESL – Vibrazioni meccaniche neiluoghi di lavoro. La sindrome da vi-brazioni mano-braccio - Linee guidaper la valutazione del rischio - 2002

usuranti per le quali sono previstiparticolari provvedimenti di pre-venzione, definiti secondo criteri at-tuariali e riferiti all’anticipo dell’etàpensionabile.

*****Come si anticipava all’inizio dellatrattazione non tutti i rischi elen-cati sono sempre presenti pertutte le attività legate alla man-sione di conducente di automezziaziendali e, se presenti, nonsempre sono di pari intensità ogravità e di conseguenza dovràessere cura del Medico Compe-tente selezionare opportunamentele indagini complementari alla vi-sita medica, di regola annuale, cuisottoporre i lavoratori tenendopresenti, oltre i rischi professionalicomuni ai più, anche quelli piùparticolari e di maggiore respon-sabilità.

A titolo di esempio :- trasporto di persone – trasporto di

materiali- lavoro a turni multipli – lavoro a

turno unico- attività esterne all’Azienda – esclu-

siva attività interna all’Azienda

Per consentire però una oculatascelta al Medico Competente eduna personalizzazione dei protocollidiagnostici, proponiamo un proto-collo unico che comprende tutte leindagine previste da cui estrapolarequelle che saranno ritenute le piùadeguate e sufficienti per valutare,caso per caso, l’idoneità specificaalla mansione.

Visita Medica di media annuale• Esami Ematologici:- glicemia- emoglobina glicosilata- colesterolemia- trigliceridemia• Esame Elettrocardiografico - di base e, se necessario, ulteriori

indagini cardiologiche

• Screening Visivoergovision e, se necessario, visitaoculistica con prescrizione di lenticorrettive

• Esame Audiometrico• Controllo posturale• Prove Funzionali Respiratorie• Esame Psicoattitudinale test del-

l’attenzione- test della memorizzazione- test dell’abbagliamento- test di coordinazione manuale- tempi di reazione acustici ed ottici• Visita neuropsichiatrica (eventuale)

Se la maggior parte di queste in-dagini complementari alla VisitaMedica sono facilmente individua-bili come indispensabili per tute-lare la sicurezza del lavoratore equella degli altri utenti della strada,qualche perplessità potrebbero su-scitare le indagini ematologicheche, ripetutamente, abbiamo sot-tolineato come non facenti parte,almeno di routine, fra le indagininecessarie ad esprimere un giu-dizio di idoneità specifica allamansione.

Non può sfuggire però che alcunepatologie, a volte subdole e mi-sconosciute anche allo stesso la-voratore, possono influenzare no-tevolmente i comportamenti delsoggetto portatore di dette pato-logie; basti pensare al diabete oalle dislipidemie che, ognuna perle proprie caratteristiche sintoma-tologiche, può comportareastenia, cefalea, malessere gene-rale, eccitabilità o sonnolenza,crampi muscolari, deficit visivi (re-tinopatie), nevriti sciatiche o ra-diali, a volte addirittura agitazionepsicomotoria, e così via.Ne consegue che si ritiene oppor-tuno, almeno a titolo prudenziale,uno screening ematologico per laidentificazione dei soggetti porta-tori di queste patologie dismeta-boliche, soggetti per i quali poi, senecessario, si potrà disporre unprotocollo diagnostico mirato.

A conclusione è opportuno esplici-tare qualche considerazione sul-l’importanza di un oculato giudiziodi idoneità specifica alla mansione.

La tutela della salute del lavoratoreè un dovere del Datore di Lavoro ecompito proprio del Medico Com-petente.Il Datore di Lavoro deve per altro ga-rantirsi che tutte le attività svolte daipropri dipendenti non creino problemio arrechino danni a terzi, nella fatti-specie siano essi trasportati o non.Un eventuale giudizio di non ido-neità, non sufficientemente appro-fondito e non suffragato da appro-priate indagini sarebbe oggetto diricorso alla ASL competente per ter-

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è successo a…

PadovaDiagnosticare in tempi rapidi

correttamente identificata comediagnostica per immagini, offre,soprattutto a quei medici del la-voro che si trovano ad affron-tare le patologie del polmone edegli arti superiori.I tumori e le malattie polmonarioccupazionali, in primis quelledovute all’amianto per esposi-zione negli anni trascorsi, trovanonella TC (tomografia computeriz-zata) lo strumento più sensibile especifico per la diagnosi; in parti-colare per le patologie dell’inter-stizio (silicosi, asbestosi, antra-cosi) la TC ad alta risoluzione, èla tecnica più adeguata, mentreper le patologie tumorali del pol-mone e della pleura l’esame piùindicato è quello della Tc spirale.Naturalmente la classica Rxgrafiadel polmone rimane spesso ilprimo approccio, ricordandoperò che la normativa vieta diusare questo esame come scree-ning generico.Le patologie occupazionali del-l’arto superiori hanno una altaincidenza, in particolare per ilsegmento mano-braccio e sonocausate dai lavori ripetitivi o datraumi ripetuti. Per la diagnosidi queste patologie sono dis-ponibili diversi tipi di esamicome la radiografia, la TC, laRisonanza Magnetica, l’artroTAC ma soprattutto l’esameecografico che per molte pato-logie rappresenta l’indagine piùindicata sia perché i tessuti in-dagati (tendini, muscoli, lega-menti, cavità articolari…) si pre-stano ad una buona visualizza-zione con questa metodica, siaperché questo tipo di esame èdi tipo non invasivo e quindisenza danni per il paziente. L’u-nico limite dell’ecografia è diessere un esame operatore di-pendente per cui l’avvertenza èquella di rivolgersi a degli spe-cialisti di comprovata espe-rienza nel campo dell’ecografiaa tessuti muscolo-scheletrici. �

P. PataneSezione Veneta

è successo a…

Diagnosticare in tempi rapidi econ metodiche sofisticate lemalattie da lavoro: uno deicompiti del medico compe-tente. Oggi è sicuramente pos-sibile grazie alle tecnologie chela Diagnostica per immagini,ovvero la vecchia e gloriosa Ra-diologia, mette a disposizione.Il Seminario di approfondi-mento su ‘Diagnostica per im-magini in medicina del lavoro’si è svolto a Padova il 24 ot-tobre con la partecipazione di

100 tra medici competenti eradiologi.L’evento accreditato dall’ECMcon 8 punti, è stato organizzatodalla sezione Veneta del-l’ANMA (Associazione Nazio-nale Medici di Azienda e Com-petenti) in collaborazione conlo studio GOMI di Padova.Scopo del seminario era di por-tare ad una approfondita cono-scenza il medico competentecirca le nuove tecniche che ladisciplina radiologica, oggi più

Una presentazione sulla tutelacivile e penale della sicurezzadel lavoro ha concluso la matti-nata (A. Pedula, Cremona).

Dal Simposio sono emersi nu-merosi stimoli per i due spe-cialisti in questione anche nel-l’ambito delle attività scienti-fiche, tematica ben evidenziatadai risultati delle ricerche effet-tuate presso il Centro per loStudio dello Scompenso Car-diaco dell’Università di Bresciadiretto da L. Dei Cas (P. Apo-stoli, A. Corulli, L. Dei Cas, M.Metra; Brescia).

Il Simposio ha segnato la ri-presa della collaborazione fracardiologi e medici del lavoroche, molto viva in passato,negli anni si era affievolita, ve-rosimilmente a causa dei note-voli cambiamenti che i quadriclassici delle cardiopatie occu-pazionali hanno subito e dell’e-mergere di difficili problema-tiche cardiologiche lavoro-cor-relate, quali quelle legate aifattori di rischio organizzativi eallo stress cui in passato nonera stato dato molto spazio inquanto di prevalente impor-tanza erano le patologie cau-sate da egenti di rischio chi-mico e fisico. Ciò porta a con-cludere che si è intrapreso unpercorso che dovrà svilupparsinel tempo con ulteriori inizia-tive volte a sensibilizzaresempre più cardiologi e medicidel lavoro a dialogare di frontea casi concreti di cardiopatici-lavoratori, con scambi di datispesso di grande interesse eparticolarmente utili nello svol-gimento delle rispettive attivitàprofessionali.

Gli atti, di prossima pubblica-zione, compariranno su La Medi-cina del Lavoro. �

G. FarinaSezione Lombarda

BresciaCuore e lavoro

Il 19 e 20 giugno 2003 si èsvolto a Brescia il Convegno “In-sufficienza cardiaca: progressi infisioterapia e trattamento”, ilmattino del 21 giugno è statodedicato ad un Simposio satel-lite dal titolo”Cuore e lavoro”.Promotori di quest’ultimo temasono stati L. Alessio e L. DeiCas, titolari delle Cattedre diMedicina del Lavoro e Cardio-logia della locale Università.

Entrambi hanno affermato chela collaborazione fra cardiologie medici del lavoro è oggi ne-cessaria quando un cardiopa-tico è anche lavoratore: la ge-stione al meglio del suo statodi salute è compito di entrambigli specialisti. Questa neces-sità ha stimolato il Simposio inoggetto che si è sviluppato at-traverso nove relazione, permolte delle quali è stata ri-chiesta una collaborazione fragli esperti delle due specializ-zazioni nella preparazione.

I lavori sono iniziati con una car-rellata storica concernente l’e-voluzione delle cardiopatie edelle condizioni di lavoro verifi-catesi nel secolo scorso (A.Porro, Brescia).

La successiva relazione hamesso a fuoco la tematica cen-trale del Convegno, dimo-strando la necessità di una col-laborazione cardiologo-medicodel lavoro soprattutto in duemomenti: la diagnosi etiologica,quando il medico del lavoropuò segnalare al collega possi-bili fattori causali occupazio-nali, e il giudizio di idoneità allamansione specifica, quando ilcardiologo può fornire dati pre-ziosi sulla capacità lavorativaresidua ed altri elementi colla-terali concernenti il paziente-la-voratore (L. Alessio e L. DeiCas, Brescia).

È seguita una presentazionericca di dati sull’epidemiologiadelle cardiovasculopatie nei

soggetti di età lavorativa ( M.Ferrario, Varese; M. Guazzi, Mi-lano).

Il Tema della possibile etiologiaoccupazionale delle cardiopatieè stato sviluppato in due diverserelazioni, nel corso delle qualisono stati presi in considera-zione fattori chimici e fisici (M.Crippa, L. Balbiani e D. Assa-nelli, Brescia) e fattori stresso-geni (G. Costa e P. Zardini, Ve-rona).

La successiva presentazione haanalizzato un momento impor-tante per il soggetto cardiopa-tico anche in relazione alla qua-lità della vita: il momento del rei-serimento al lavoro ( R. Zanet-tini, Milano: G. Farina, Brescia).

L’apporto del cardiologo conuna precisa diagnosi anato-mico-funzionale, una ragione-vole prognosi, eventuali sug-gerimenti comportamentali puòrisultare prezioso con il collegamedico chiamato a formulareun giudizio di idoneità di cui ilè solo responsabile di fronte allavoratore e al datore di lavoro,con responsabilità anche pe-nali qualora dal suo giudizioderivassero danni ulteriori allasalute del lavoratore già com-promessa dalla cardiopatia.

La successiva relazione ha pas-sato in rassegna diverse tec-niche di valutazione del rap-porto noxae occupazionali-ap-parato cardiovascolare comeorgano bersaglio, applicabilinegli ambienti di lavoro (G.Muzi e G. Ambrosi; Perugia).

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Tittitolo sezione

segue >>

nuovo articolo 8 bis del De-creto Legislativo 19 set-tembre 1994 n. 626, che pre-vede per ogni addetto o re-sponsabile del servizioaziendale di prevenzione eprotezione il posseso diun'attestato di frequenza,“con verifica dell'apprendi-mento”, a “ specifici corsi diformazione adeguati alla na-tura dei rischi presenti sulluogo di lavoro e relativi alleattività lavorative”. SI tratta di una innovazionedi importanza fondamentale,che definisce un quadro dicertezza qualitativa per il da-tore di lavoro, che ora potràe dovrà avvalersi esclusiva-mente di personale specia-lizzato ed idoneamente for-mato.

Tale articolo così dispone: Art. 8-bis (Capacità e requisitiprofessionali degli addetti edei responsabili dei servizi diprevenzione e protezione in-terni o esterni).1. Le capacità ed i requisiti

professionali dei respon-sabili e degli addetti aiservizi di prevenzione eprotezione interni oesterni devono essereadeguati alla natura dei ri-schi presenti sul luogo dilavoro e relativi alle atti-vità lavorative.

2. Per lo svolgimento dellefunzioni da parte dei sog-getti di cui al comma 1, ènecessario essere in pos-sesso di un titolo di studionon inferiore al diploma diistruzione secondaria su-periore ed essere inoltrein possesso di un atte-stato di frequenza, converifica dell'apprendi-mento, a specifici corsi diformazione adeguati allanatura dei rischi presentisul luogo di lavoro e rela-tivi alle attività lavorative.In sede di Conferenza per-

La direttiva fissa valori mas-simali di esposizione e sta-bilisce i valore ai quali i da-tori di lavoro devono adot-tare misure di prevenzione. In base ai risultati della va-lutazione il datore di lavoropuò essere tenuto ad elabo-rare un piano di azione checomporti misure tecniche edorganizzative finalizzate a ri-durre i valori osservati e adaffiggere segnali di avverti-mento nelle zone in cui i va-lori dei campi elettromagne-tici siano troppo elevati. I datori di lavoro dovrannofornire una adeguata infor-mazione e formazione ai la-voratori esposti al rischio. Altre disposizioni riguardanoi luoghi di lavoro esposti alpubblico. La proposta si applica atutti i settori di attività, mariguarda anzitutto i lavora-tori esposti a un rischio ele-vato di irradiazione. Tra questi figurano i lavora-tori delle industrie pesanti,come l’acciaio o il tratta-mento metallurgico. I rischi possono riguardareanche coloro che trascor-rono gran parte delle ore la-vorative in prossimità di in-stallazioni di diffusione radioe TV, d’istallazioni radar e ditelefonia mobile, e anche lecassiere esposte per lunghiperiodi ai dispositivi anti-furto utilizzati nei magazzini.

Il D. Lgs. n. 195 del 23 giugno 2003

L'articolo 2 del D. Lgs. n.195/2003 ha introdotto il

I REQUISITI PROFESSIONALIPER LO SVOLGIMENTO DEI

COMPITO DI RESPONSABILEO ADDETTO DEL SERVIZIO

AZIENDALE DI PREVENZIONEE PROTEZIONE

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Il Consiglio europeo haraggiunto un accordo sulle

misure di protezione.Anche le cassiere tra le

categorie a rischio…

La Commissione europea siè felicitata con il Consiglioeuropeo per l’accordo, rag-giunto nei giorni scorsi,sulla legislazione che miraalla protezione della salutee della sicurezza dei lavora-tori esposti ai campi e alleonde elettromagnetiche. La legislazione impone aidatori di lavoro di valutare irischi per i dipendenti deri-vanti dai campi elettroma-gnetici emessi, peresempio, dalla produzionedi energia, dalle antenneradio e TV, dalle antenne ditelefonia mobile, dalle in-stallazioni radar o dai forniutilizzati nelle industrie me-tallurgiche. La direttiva indica gli aspettiche devono essere conside-rati nella valutazione dei ri-schi, per esempio certi ef-fetti diretti ed indiretti comel’interferenza con pace-maker o la combustione dioggetti infiammabili. “I dati scientifici di cui dis-poniamo - ha affermato ilCommissario europeo AnnaDiamantopoulou – mostranoche una eccessiva esposi-zione a campi elettromagne-tici può avere gravi conse-guenze per la salute dei la-voratori”. La direttiva prevede misuredi protezione che mirano aproteggere la salute dei la-voratori, in particolarecontro le correnti elettricheindotte nel corpo, l’assorbi-mento di energia termicaprodotta dai campi elettro-magnetici.

PIÙ TUTELA PER ILAVORATORI ESPOSTI A

CAMPI ELETTROMAGNETICI

24

e della terapia di alcune patologietumorali, prese come esempio; ot-tenuto tramite lezioni “frontali” se-guite dal lavoro di gruppo compar-tecipato da esperti delle diverse di-scipline che entrano in gioco nellaprevenzione e nella diagnosi pre-coce di questa patologia.Si ritiene infatti che il Medico d’a-zienda e competente non debbafermarsi ai compiti istituzionali chela normativa in tema di tutela dellasalute e della sicurezza dei lavora-tori nei luoghi di lavoro affida aquesta figura professionale, bensi’debba sviluppare un’azione di pre-venzione condivisa e sincrona conle altre qualificate esperienze che sisviluppano nel territorio.Si realizza in tal modo il tessuto con-nettivo della prevenzione delle ma-lattie oncologiche grazie ad un net-work capace di alimentare,tra l’altro,la conoscenza epidemiologica.È stato infine distribuito il test di ap-prendimento per l’ECM ai nume-rosi partecipanti, a cui verrà inviatoa domicilio l’attestato con i relativicrediti formativi attribuiti all’eventodal Ministero della Salute. �

Salvatore TaliercioSezione Lazio

Il 25.10.2003 si è tenuto a Latinapresso il Palazzo della Cultura il “Se-minario di approfondimento sui rap-porti tra il medico d’azienda e compe-tente e le strutture territoriali per la pre-venzione e la cura delle malattie on-cologiche: sviluppo una procedura”.L’incontro è stato organizzato dallaAssociazione Nazionale dei Medicid’Azienda Sezione RegionaleLazio e la Lega Italiana per la Lottacontro i Tumori Sezione di Latina.Hanno partecipato numerosi me-dici d’Azienda e del territorio svi-luppando un programma dei lavori

che, partendo dall’incidenza del ri-schio oncologico occupazionale enon, ha portato alla definizione diuna strategia comune integrata diintervento quale quella già attuatanel territorio di Cisterna di Latina.Relatori: Prof. B. Terracini, Prof. G.Quintarelli, Dr. A. Rossi, Dr. M. Na-tali, Prof. G. Ciaffi, Dr. S. Taliercio,Dr. M. Garufi Bozza, Dr. M. Pasto-relli, Dr. C. Perin, Dr. A. Annetta, Dr.A. Pacchiarotti.In sala hanno partecipato con qualifi-cata esperienza: Dr. A Cunego, Dr. Q.Facchini, Dr. S. Spiridigliozzi, Dr. M.Paolelli, Dr.ssa A. Covatta, Dr.ssa M.Mancini, Dr. R. Tare’, Dr. S. D’Andrea.La predisposizione di una proce-dura di comunicazione tra il Me-dico d’azienda e competente, ilMedico di base, le sezioni territorialidella Lega Italiana per la Lottacontro i Tumori e le strutture sani-tarie del territorio, è stato l’obiettivocardine del seminario.È uno studio pilota che nasce dallacollaborazione tra l’ANMA sezioneLazio e la sezione di Latina dellaLega contro i Tumori che si svi-luppa attraverso l’inquadramento el’aggiornamento su alcuni aspettidella prevenzione, della diagnostica

è successo a…

Latina La prevenzione oncologicapuò partire anche dall’azienda edintegrarsi con il territorio

PROMOZIONE

�Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed ErgonomiaALLA SEGRETERIA DELL’ANMA - 20123 MILANO, VIA S. MAURILIO 4 - FAX 02 72002182

Modulo di adesione abbonamento a “Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia” per l’anno 2003/2004

Il sottoscritto in quanto socio ANMA, aderisco all’offerta di sottoscrivere l’abbonamento biennale al “Giornale Italiano di Madicinadel Lavoro ed Ergonomia” (4 numeri l’anno) per gli anni 2002/2003 al costo complessivo di E 52 (puro rimborso deicosti di stampa e spedizione). Già abbonato al “G Ital Med Lav Erg“ Si � No �Indirizzo al quale desidero ricevere la rivista:

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27segue >>

ultime dalla rete

Il D.Lgs. 235/2003determina i requisiti minimi

di sicurezza e salute perl'uso delle attrezzature dilavoro per l'esecuzione di

lavori temporanei in quota.

Il 7 luglio scorso l’Inail hapresentato il Rapporto An-nuale Inail 2002.Gli infortuni sul lavoro occorsia lavoratori extracomunitarinel 2002 sono stati 76.600,pari al 7,9% del totale nazio-nale (967.785); nello stessoanno si sono verificati 91 casimortali corrispondenti al 6,5%del totale nazionale (1.397). Mettendo in relazione questidati e quelli forniti dall’Osser-vatorio INPS, secondo il qualesono oltre 1.800.000 gli extra-comunitari ufficialmente oc-cupati nel nostro Paese, si ri-leva un indice di incidenza in-fortunistica pari a 41,7 per1000 occupati che è inferioreal valore medio nazionale(45,3). Bisogna considerare,però, che per gli extracomuni-tari è verosimilmente presenteuna minore propensione alladenuncia degli infortuni. Gli infortuni riguardano princi-palmente uomini (85,1%) eclassi di età giovanili (oltre il95% ha meno di 50 anni), e lecomunità più interessate al fe-nomeno infortunistico sonoquella marocchina (22,7% deltotale infortuni), l’albanese(11,7%) e la tunisina(7%). IlMarocco è primo anche nellagraduatoria degli infortuni mor-tali (15 casi) seguito da Ro-mania (14) e Albania (13). È da

LAVORI IN QUOTA PIÙ SICURI

manente per i rapporti tralo Stato, le regioni e leprovince autonome diTrento e di Bolzano sonoindividuati gli indirizzi ed irequisiti minimi dei corsi.

3. I corsi di formazione dicui al comma 2 sono or-ganizzati dalle regioni eprovince autonome, dalleuniversità, dall'ISPESL,dall'INAIL, dall'Istitutoitaliano di medicina so-ciale, dal Dipartimentodei vigil i del fuoco, delsoccorso pubblico edella difesa civile, dal-l'amministrazione dellaDifesa, dalla Scuola su-periore della pubblicaamministrazione, dalleassociazioni sindacali deidatori di lavoro o dei la-voratori o dagli organismiparitetici. Altri soggettiformatori possono essereindividuati in sede diConferenza permanenteper i rapporti tra loStato, le regioni e le pro-vince autonome di Trentoe di Bolzano.

4. Per lo svolgimento dellafunzione di responsabiledel servizio prevenzionee protezione, oltre ai re-quisiti di cui al comma 2,è necessario possedereun attestato di fre-quenza, con verif ica del-l'apprendimento, a spe-cifici corsi di formazionein materia di prevenzionee protezione dei rischi,anche di natura ergono-mica e psico-sociale, diorganizzazione e ge-stione delle attività tec-nico amministrative e ditecniche di comunica-zione in azienda e di re-lazioni sindacali.

5. I responsabil i e gli ad-detti dei servizi di pre-venzione e protezionesono tenuti a frequentarecorsi di aggiornamentosecondo indirizzi definitiin sede di Conferenzapermanente per i rapportitra lo Stato, le regioni ele province autonome di

Trento e di Bolzano, concadenza almeno quin-quennale.

6. Coloro che sono in pos-sesso di laurea triennaledi "Ingegneria della sicu-rezza e protezione" o di"Scienze della sicurezzae protezione" o di "Tec-nico della prevenzionenell'ambiente e neiluoghi di lavoro" sonoesonerati dalla frequenzaai corsi di formazione dicui al comma 2.

7. è fatto salvo l'articolo10.

8. Gli organismi statali diformazione pubblici, pre-visti al comma 3, orga-nizzano i corsi di forma-zione secondo tariffe,determinate sulla basedel costo effettivo delservizio, da stabil ire, conle relative modalità diversamento, con decretodel Ministro competenteper materia, entro trentagiorni dalla data di en-trata in vigore del pre-sente decreto.

9. Le amministrazioni pub-bliche di cui al presentedecreto, organizzano icorsi di formazione nei l i-miti delle risorse finan-ziarie proprie o con lemaggiori entrate deri-vanti dall'espletamentodi dette attività a caricodei partecipanti.

10.La partecipazione delpersonale delle pubblicheamministrazioni ai corsidi formazione di cui alpresente articolo è dis-posta nei l imiti delle ri-sorse destinate dalla le-gislazione vigente allaformazione del personalemedesimo

Il nuovo articolo 8 bis delD. Lgs. n. 626/94 è entratoin vigore i l 13 agosto 2003,perciò al f ine di sanare lenomine di addetti e respon-sabil i del servizio di preven-zione e protezione effet-tuate in passato è stata dis-posta la seguente normatransitoria.

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29segue >>

Per "studiare" un ambiente dilavoro e conoscerne i rischi

La valutazione di rischi lavorativiprevista dalla direttiva quadro eu-ropea 391/89 ( recepita dall'Italiacon il decreto legislativo 626/94) èstata concepita da vari autori comeun processo culturale collettivo al-l’interno dell’azienda, aperto ai con-tributi degli operatori, tecnici e non,interni all’azienda od esterni ad essa(consulenti, esperti delle associa-zioni di categoria, rappresentantisindacali, lavoratori ecc.) [1] [2] [3].Gli ambienti di lavoro possono es-sere molto complessi , per le carat-teristiche dei cicli tecnologici e perla presenza di fattori di rischio diffi-cili da esplorare senza una prepa-razione tecnica specifica; si pensi,come esempi di questo ad alcuniargomenti di prevenzione incendi,alla sicurezza elettrica ecc.In molti casi reali i documenti di valu-tazione dei rischi lavorativi sono statipredisposti da specialisti, consulentiesterni; tuttavia tutti gli operatori"ordinari" della prevenzione neiluoghi del lavoro (medici del lavoro,assistenti sanitari, operatori dei SPP,dirigenti delle associazioni di cate-goria ecc.), compresi gli stessi lavo-ratori e i loro rappresentanti, devonoavere un ruolo attivo a questo pro-posito portando personali contributiall'analisi di rischio. Quella chesegue è la descrizione di un metodosemplice e che non richiede moltotempo (per piccole aziende pre-vede solo alcune ore di impegnocomplessivo) per studiare le attivitàlavorative; si chiama "Analisi delcarico di lavoro e del rischio lavora-tivo"; è stato messo a punto a metàdegli anni 80' da Markuus Mattiladell’Istituto di Sicurezza del lavorodella facoltà di Ingegneria di Tam-pere, Finlandia [4], [5], [6], dove,soprattutto in questo paese, suc-cessivamente è stato estesamenteutilizzato. Il metodo si propone dianalizzare tutte le tipologie di di ri-schio che un ambiente di lavoropuò presentare ( rischi da agentichimici, fisici, biologici, il rischio di

infortuni, l’insorgere di malattie pro-fessionali, la diminuzione del be-nessere mentale ), l'ambiente di la-voro viene nella sua interezza, nonsolo come realtà fisica (i reparti, lemacchine, le sostanze utilizzateecc.), ma anche nella sua realtàumana e storica (le valutazioni ditecnici e Lavoratori, la storia deglieventi "negativi", gli incidenti, lemalattie da lavoro e quella dellerealizzazioni preventive portate atermine). Pertanto punti centrali delmetodo sono: l'osservazione di-retta dei lavoratori nel loro lavoro ebrevi interviste in azienda ,ancheper definire problemi e possibili so-luzioni, come verrà meglio illustratonel seguito. Il metodo si prestaanche ad essere utilizzato congiun-tamente da un gruppo di "analizza-tori" per raggiungere conclusionicomuni, come somma di singoleosservazioni indipendenti [5], [6].Allo schema originale proposto daMattila, abbiamo aggiunto alcuneintegrazioni e modifiche, segnalatenel testo, derivate dalla nostraesperienza d’uso del metodo edalla necessità di adattarlo alnuovo quadro normativo, visto cheesso è stato elaborato e messo apunto prima della promulgazionedella Direttiva quadro. Poiché,dopo la promulgazione del decreto626, ogni azienda ha un suo docu-mento di valutazione dei rischi,ogni diversa analisi rimanda neces-sariamente a questo documentoed al confronto con questo stru-mento guida della prevenzione eprotezione dai rischi per la salute ela sicurezza in azienda.Il metodo include cinque fasisuccessive: 1. raccolta preliminare di dati2 sopralluoghi e ricognizione com-

plessiva dell’ambiente di lavoro,3. identificazione e quantificazione

dei rischi lavorativi4. conclusioni, piano d’azione, in-

terventi proposti5 riverifica periodica ( tab. 1)

Raccolta preliminare di dati

Si tratta di acquisire la “memoriastorica”, degli eventi significativi,delle attività di prevenzione giàsvolte, delle verifiche già effettuate.Si parte dal presupposto che il mi-glior modo per cominciare ad appro-fondire un argomento è cominciare aregistrare quel che già è stato acqui-sito come conoscenza dell’aziendagrazie all’esperienza di precedentiosservatori. Spesso ci sono notizieutili da recuperare negli archivi dell’a-zienda a proposito di rischi lavorativi,infortuni, mancati infortuni, segnala-zioni di lavoratori ecc.; possono ta-lora essere acquisite anche infor-mazioni del settore lavorativo di cuil’azienda è parte (statistiche INAIL;linee guida di enti preposti alla sicu-rezza e salute nel lavoro ecc.). Puntiimportanti: identificazione delle so-stanze chimiche utilizzate, loroquantitativi e relative schede di sicu-rezza, lay-out e ciclo tecnologico,dati statistici ottenuti dal registro in-fortuni e relazioni sui risultati degliaccertamenti sanitari (tab. 2).

Sopralluoghi e ricognizione complessiva dell’ambiente di lavoro

Si potrebbe credere che il sopral-luogo negli ambienti di lavoro costi-tuisca un momento di operatività ri-tuale e per così dire burocratico: ineffetti gli strumenti conoscitivi oggidisponibili anche con lo sviluppodell’informatica potrebbero far pen-sare che si possa arrivare a “buonevalutazioni” anche senza provvederea verifiche dirette in ambiente di la-voro, semplicemente prendendo vi-sione, in modo virtuale e “multime-diale”, di documentazioni già esi-stenti (fotografie, videoregistrazioniecc.) delle condizioni lavorative daanalizzare; Questi supporti docu-mentali possono in effetti costituireun background conoscitivo di tuttorispetto; resta comunque l’utilità diverifiche “sul campo”. In pratica, si

esperienze e materiali di lavoro

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sottolineare come sia meno si-gnificativa la quota di infortunioccorsi a lavoratori filippini ecinesi che pure sono tra le co-munità più numerose in Italia.

I settori di attività dove si veri-fica il maggior numero di infor-tuni sono l’Industria Manifattu-riera (1/3 degli infortuni totali) ele Costruzioni (12,6%).Semprenella Manifatturiera si registra ilpiù alto numero di incidentimortali (25); 17 i morti nelleCostruzioni e 16 nei Trasporti,dati questi che si presentanocoerenti con quelli relativi ai la-voratori italiani.

Passando alla ripartizione ter-ritoriale, si nota che gli infor-tuni si concentrano soprat-tutto in quelle regioni dovepiù forte è la presenza di la-voratori extracomunitari: ilVeneto (22,8%), la Lombardia(22,6%) e l’Emilia Romagna(21,7%). Pressoché analogala situazione per quello cheattiene ai casi mortali, conl’Emilia Romagna che registra22 casi, la Lombardia 21 e ilVeneto 17. Da sole queste tre regioni,quindi, assommano oltre i dueterzi del totale infortuni fattiregistrare dai lavoratori extra-comunitari nell’anno 2002.

Il provvedimento introduce,dopo il titolo VIII del decreto

legislativo n. 626/1994, il “Titolo VIII-bis -PROTEZIONE DA

ATMOSFERE ESPLOSIVE”.

Le misure intendono tutelare lasicurezza e la salute dei lavo-ratori che possono essereesposti al rischio di atmosfereesplosive. Il decreto legislativo si applicaanche nei lavori in sotterraneoove è presente un'area con at-mosfere esplosive, oppure è

MODIFICHE AL D.LGS. 626/94:IL DECRETO LEGISLATIVO

12 GIUGNO 2003, N.233

prevedibile, sulla base di inda-gini geologiche, che tale areasi possa formare nell'am-biente. Il provvedimento non si ap-plica: a) alle aree utilizzate diretta-mente per le cure mediche deipazienti, nel corso di esse; b) all'uso di apparecchi a gasdi cui al DPR 15 novembre1996, n. 661; c) alla produzione, alla mani-polazione, all'uso, allo stoc-caggio ed al trasporto diesplosivi o di sostanze chimi-camente instabili; d) alle industrie estrattive a cuisi applica il D.Lgs. 25 no-vembre 1996, n. 624; e) all'impiego di mezzi di tra-sporto terrestre, marittimo, flu-viale e aereo per i quali si ap-plicano le pertinenti disposi-zioni di accordi internazionali[...], nonché la normativa co-munitaria che incorpora i pre-detti accordi. Il provvedimento si applica in-vece ai veicoli destinati ad es-sere utilizzati in atmosfera po-tenzialmente esplosiva. Ai fini della prevenzione e dellaprotezione contro le esplo-sioni, il datore deve adottare lemisure tecniche e organizza-tive adeguate alla natura del-l'attività; in particolare il da-tore di lavoro deve prevenire laformazione di atmosfereesplosive. Nel caso in cui la natura del-l'attività non consenta di pre-venire la formazione di atmo-sfere esplosive, il datore di la-voro deve: “a) evitare l'accensione di at-mosfere esplosive; b) attenuare gli effetti pregiudi-

zievoli di un'esplosione inmodo da garantire la salute ela sicurezza dei lavoratori.” Il decreto precisa inoltre i cri-teri in base ai quali devono es-sere valutati i rischi di esplo-sione. Il datore di lavoro dovrà inoltreprovvedere a elaborare e a te-nere aggiornato un docu-mento, denominato “docu-mento sulla protezione controle esplosioni”, che sarà parteintegrante del documento divalutazione dei rischi. Al decreto legislativo n.626/1994 sono aggiunti tre al-legati: Allegato XV-bis (Riparti-zione delle aree in cui possonoformarsi atmosfere esplosive),Allegato XV-ter (Prescrizioniminime per il miglioramentodella protezione della sicu-rezza e della salute dei lavora-tori che possono essereesposti al rischio di atmosfereesplosive; Criteri per la sceltadegli apparecchi e dei sistemidi protezione), Allegato XV-quater (Segnale di avverti-mento per indicare le aree incui possono formarsi atmo-sfere esplosive). I luoghi di lavoro che com-prendono aree in cui possonoformarsi atmosfere esplosive,utilizzati per la prima voltadopo il 30 giugno 2003, de-vono soddisfare le prescrizioniminime stabilite dal decreto. Mentre i luoghi di lavoro checomprendono aree in cui pos-sono formarsi atmosfereesplosive già utilizzati primadel 30 giugno 2003 devonosoddisfare le prescrizioni entroil 30 giugno 2006. Il datore di lavoro che pro-cede, dopo il 30 giugno 2003,a modifiche, ampliamenti otrasformazioni dei luoghi di la-voro che comprendono aree incui possono formarsi atmo-sfere esplosive, prende i ne-cessari provvedimenti per as-sicurarsi che tali modifiche,ampliamenti o trasformazionirispondano ai requisiti minimiindicati dal decreto.

Notizie tratte da“Punto Sicuro” e “Sicurweb”

ultime dalla rete

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tratta di verificare attraverso sopral-luoghi le fasi lavorative e le attività ti-piche del ciclo aziendale; sarà im-portante verificare che effettiva-mente siano sottoposte a questa va-lutazione tutte le attività di lavoro,anche quelle svolte saltuariamente eda un numero esiguo di addetti(anche per le attività conferite in ap-palto). Si farà in modo che la verificaprenda in considerazione tutti gliaspetti più rilevanti per la salute ed ilbenessere dei lavoratori. Con l'ispe-zione si valuteranno prioritariamentegli ambienti dove c'è presenza conti-nuativa di lavoratori. Potrà essere ne-cessario verificare anche altre aree dilavoro, come i depositi ed i magaz-zini. Si considereranno particolar-mente le fasi di lavoro in cui siano ri-chiesti interventi diretti degli operatorisugli impianti, es. travasi, rabbocchi,operazioni di pulizia e manutenzione.Si darà una particolare considera-zione ai servizi igienico - assistenziali(spogliatoi, aree di riposo ecc.), chesono un punto importante nella de-terminazione delle condizioni di be-nessere o di disagio. Nel sopralluogosi considererà sia il “contenitore” del-l’attività lavorativa (l’ambiente fisico incui essa si svolge ed i fattori di rischioin esso presenti), che il contenutodell’attività stessa (caratteristiche dellavoro da svolgere, posizioni e carichidi lavoro, ripetitività, monotonia ecc.).Materiali (sostanze chimiche, preparatiausiliari di produzione).In modo particolare si esamineràcome vengono utilizzati le sostanze epreparati pericolosi. Si verificherà l'uti-lizzo di questi materiali per accertarese, per esempio, sono state adottatetecnologie a ciclo chiuso, impianti diaspirazione localizzata, idonee proce-dure di umidificazione delle polveri,processi a freddo per contenere l'e-vaporazione di sostanze volatili, pre-parati pellettizzati (granuli) per conte-nere la dispersione di polveri ecc.Per gli impianti per i quali si richiedeuna verifica specifica della loro effi-cienza (es. impianti di aspirazionelocalizzata) si acquisiranno informa-zioni circa le manutenzioni perio-diche effettivamente svolte e le mo-dalità della loro effettuazione. Attrezzature e macchinari:È necessario identificare ed even-tualmente visualizzare su unamappa dell’ambiente di lavoro laposizione degli impianti, dei mac-

chinari e delle attrezzature e verifi-care sulla base dei manuali e delleschede tecniche il corretto utilizzodegli stessi e che l'adozione delleindicazioni di prevenzione siano re-golarmente rispettate. Impianti di prevenzione tecnica:Si valuterà l’effettivo ricorso alla pre-venzione tecnica per il contenimentodei rischi lavorativi . È buona normadare preminenza alla prevenzionetecnica (sistemi a ciclo chiuso, im-pianti di aspirazione localizzata, ca-bine insonorizzanti, schermi anti-ra-diazioni caloriche, ecc.) piuttostoche ai mezzi di protezione perso-nale; con i sopralluoghi si verificheràquanto in termini di prevenzione tec-nica è stato realizzato. Si farà atten-zione anche al fatto che risultinosoddisfatte o meno le necessità diaddestramento degli addetti agli im-pianti di produzione. Dispositivi di protezione personale: si prenderà nota delle aree di lavorodove è considerata necessaria l'a-dozione di mezzi di protezione per-sonale. Sarà importante accertareanche se ci sono situazioni di im-piego dei DPI non adeguatamente"regolati" da chi ha compiti di su-pervisione (per esempio quando lascelta del tipo di dispositivo dautilizzare viene lasciata al singololavoratore). Anche per questoaspetto si prenderanno in consi-derazione le eventuali necessità diaddestramento degli addetti.Aspetti organizzativi, carichi di lavoro:Con i sopralluoghi si potrà venire aconoscenza dei problemi di ripetiti-vità, monotonia, “povertà mentale di

Tabella 1: analisi delle condizioni di lavoroe dei carichi di lavoro secondo il metodoMattila.

RACCOLTA PRELIMINARE

DI DATI

SOPRALLUOGHI E RICOGNIZIONE COMPLESSIVADELL’ AMBIENTE DI LAVORO

IDENTIFICAZIONE E QUANTIFICAZIONE

DEI RISCHI LAVORATIVI

CONCLUSIONI,PIANO D’AZIONE,

INTERVENTI PROPOSTI

RIVERIFICA PERIODICA, EVENTUALI MODIFICHE

PIANO D'AZIONE

segue >>

Immagine 1: La condivisione dei documenti di sicurezza e la partecipazione di tutte le compo-nenti aziendali (Datore di lavoro, Dirigenti, preposti, responsabili del servizio di prevenzione,Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, lavoratori) all’azione di prevenzione è un aspettofondamentale del metodo.

esperienze e materiali di lavoro

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semplice metodo, è molto più for-mativo che esserne semplicemente"edotti", come recitavano le nostrenorme degli anni '50.

Tabella 2: check list per l’analisi dell’infor-mazione già disponibile

1 Identificazione del luogo di lavoro- Società proprietaria- Stabilimenti del gruppo- Indirizzi degli stabilimenti

2 Descrizione della produzione- Materie prime- Prodotto finito- Tecnologia di produzione- Attuale organizzazione logisticadella produzione- Piani di modifica dell’assetto attuale

3 Personale- Lavoratori e lavoratrici- Supervisori dirigenti- Lavoratori temporanei/in formazione- Ditte in appalto

4 Macchine ed attrezzature- Lista delle macchine presenti nellostabilimento- Tempi di utilizzo delle stesse- Persone esposte

5 Sostanze e prodotti chimici- Sostanze e prodotti pericolosi(schede di sicurezza)- Agenti classificati come cancerogeni- Quantitativi utilizzati- Utilizzatori, persone esposte

6 Attività di salute e sicurezza sul lavoro- Riunioni periodiche di preven-zione- Ispezioni interne per la sicurezza- Rilevazioni di igiene industriale- Relazioni di ispezione di Enti pre-posti alla sicurezza

7 Verifiche nell’ambiente di lavoro, de-scrizioni delle attività svolte/formazione

- Verbali di sopralluogo relativi al-l'ambiente di lavoro- Analisi ergonomiche- Addestramento professionale insalute e sicurezza del lavoro

8 Dati su infortuni e malattie correlateal lavoro

- Tipologie ricorrenti di infortunio- Statistiche infortuni (indice di fre-quenza, indice di gravità)- Malattie professionali denunciate- Malattie professionali riconosciutedall’ente assicuratore

segue >>

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aspetti un orientamento potrà essereottenuto con l'utilizzo di questionarimirati. È soprattutto necessario acqui-sire elementi di valutazione sulla pre-senza nel lavoro da compiere o nellerelazioni interpersonali nel lavoro cisiano situazioni di fatto favorevoli adeterminare stress.Piano d’azioneÈ un aspetto cruciale: il metodo ha finipratici; si tratta di stabilire se le misuredi prevenzione e protezione previstesiano effettivamente adeguate. Si con-sidererà per prima cosa. Quali siano gliinterventi sull’ambiente di lavoro, nellaformazione/informazione degli addettiecc. previsti a seguito della valuta-zione aziendale dei rischi lavorativi. Secon l’indagine eseguita si è giunti allaconclusione che sono necessari ulte-riori interventi, non si esiterà a segna-lare a chi ha titolo le eventuali osserva-zioni e proposte di miglioramento. Èimportante accertare anche qualisiano le priorità d’intervento previstedal piano aziendale e i tempi di attua-zione. Anche a questo proposito se siè giunti alla conclusione che sono ne-cessarie altre priorità, queste verrannodiscusse con chi ha titolo per modifi-care la programmazione.Riverifica periodicaIl procedimento è inteso come dina-mico; alla valutazione iniziale devonoseguirne altre con una periodicità indi-cativamente annuale per stabilire sesia necessario per le mutate condi-zioni dell'ambiente di lavoro o insuffi-cienze nella prima analisi apportarecorrezioni al piano d’azione derivatodalla prima analisi. Considerazioni conclusiveIl metodo qui presentato sistematizzaidee e pratiche consuete in medicinadi lavoro. Dopo la promulgazione delladirettiva quadro le aziende hanno unpiano aziendale della sicurezza, ma ècertamente utile che questo piano siarricchisca costantemente "confron-tato" con nuove verifiche e nuovi con-tributi per definire i miglioramenti pos-sibili ed i rischi non eliminabili chedebbono essere controllati con l'ad-destramento, la protezione collettiva epersonale ed un uso adeguato dellerisorse della sorveglianza sanitaria.Che la consapevolezza dei rischi siadiffusa è del resto un prerequisito es-senziale perché le azioni di preven-zione posano essere efficaci. Cono-scere i rischi con una verifica perso-nale, come possibile con questo

contenuti”, sovraffaticamento fisico,stress, che le attività di lavoro pos-sono presentare, aspetti che po-tranno essere approfonditi con inter-viste ai colleghi di lavoro (cfr. tab. 4).

Identificazione e quantificazionedei rischi lavorativi

Gli elementi di fatto acquisiti con il so-pralluogo/i e saranno confrontati edintegrati con le informazioni e la do-cumentazione acquisita nella fasepreliminare e sarà così possibile met-tere insieme quanto serve per arri-vare ad una valutazione complessiva.A questo punto dell’approfondimentodell’analisi, è necessario riprendere inconsiderazione il piano di sicurezzaaziendale (documento di valutazionedei rischi lavorativi, art. 4 Dlgs.626/94). È importante capire se i ri-schi individuati nell’indagine che si èeffettuata, sono stati riconosciutianche nel piano di sicurezza azien-dale. Un altro aspetto critico da con-siderare è la quantificazione dei rischi:in che modo i rischi esistenti sonostati pesati?, sono state effettuate ri-levazioni ambientali?, si è fatto riferi-mento ad indagini di comparto op-pure la quantificazione è solo… "di-chiarata"?, si è provveduto all'analisidegli infortuni ricorrenti e all'analisi diquelli più gravi? Spesso per stabilire l'effettivo livello dirischio, bisogna ricorrere a rilevazioniambientali o almeno verificare conqueste rilevazioni gli assunti logici che sifanno nei piani di valutazione di rischio.Bisogna cioè andare a misurare diretta-mente nell'ambiente quali sono le con-centrazioni e quindi quali i rischi e leprecauzioni da prendere. In effetti comedicevano gli antichi farmacologi, èsempre la dose che fa il veleno: nulla ètossico o atossico in assoluto*. Quindi,sono state fatte tutte le misurazioni am-bientali necessarie? Ci sono esami divalutazione biologica (sui lavoratori) del-l'esposizione utili per il caso?Abbiamo oggi a disposizione meto-diche ben standardizzate per la mi-surazione delle concentrazioni am-bientali dei principali inquinanti chi-mici in ambiente di lavoro, per il ru-more, per le vibrazioni, per le radia-zioni ionizzanti, per le radiazioni nonionizzanti etc.Complessivamente, sono circa un mi-gliaio le sostanze chimiche, ivi inclusemolte di quelle di comune impiego la-vorativo, per le quali sono ben definite

le metodiche di analisi per le indaginiin ambiente di lavoro; metodologie dianalisi ben collaudate esistono ancheper tutti i comuni agenti fisici, per il ru-more, il microclima, radiofrequenze,laser, campi magnetici, radiazioni ul-traviolette etc. I tecnici dell'ambiente(chimici, fisici, periti industriali) sonocosì in grado di "testare" conveniente-mente la gran parte delle situazioni la-vorative concrete, nelle fabbriche, neilaboratori artigiani e negli uffici. Per lagrande maggioranza di questi agentichimici e fisici sono stati definiti anchedei livelli di accettabilità per l'esposi-zione professionale. I limiti di accetta-bilità più accreditati dal punto di vistatecnico sono quelli definiti e aggiornatiogni anno dall'Associazione degli Igie-nisti Industriali Americani ( ACGIH,American Conference of Govern-mental Industrial Hygienists ), chiamaticomunemente TLV (dall'inglese Thres-hold Limit Values*). Questi limiti, ac-cettati contrattualmente da importantiorganizzazioni sindacali, tra cui la Fe-derazione italiana dei lavoratori chi-mici, per indicazione della stessa As-sociazione che li fissa, non vanno in-tesi come limiti di separazione tra ciòche fa senz'altro male (sopra il TLV) eciò che non può far male (sotto il TLV);hanno piuttosto il valore di linee guidaper giudicare della "salute" di un am-biente di lavoro.Molti ricercatori e molti tecnici sonoconcordi nel ritenere che sia spessonecessario ricorrere comunque adun approccio di tipo cautelativo prov-vedendo a contenere ai livelli piùbassi le esposizioni lavorative. Delresto è questa la filosofia operativache l'esperienza maturata nel corsodegli anni nella pratica della medicinadel lavoro ed anche le indicazionidelle norme più recenti raccoman-dano (cfr art. 6 dela diretiva quadro,art 3 del decreto 626/94). Il livello delleconoscenze scientifiche non con-sente di stabilire infatti con certezzaper numerosi fattori di rischio qualipossano essere i possibili effetti sullasalute; inoltre le risposte biologichedei lavoratori nelle varie condizioni la-vorative possono essere maggioriper determinati soggetti, più sensibili.Un problema particolare é costituitodalla valutazione dei parametri nonquantitativi e in particolare i fattori di ri-schio cosiddetti "psico-sociali", chenon sono suscettibili di una agevolevalutazione quantitativa. Per questi

Da un sito canadese di salute e sicurezza del Lavoro.

Immagine 2: Un altro aspetto fondamentale del metodo è lo studio accurato delle fasi del ciclolavorativo per poter identificare i rischi per la salute e la sicurezza, valutarne la rilevanza e ca-pire le necessità di prevenzione e protezione.

esperienze e materiali di lavoro

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Ancora qualche considerazionein tema di mobbing

con difficoltà a valutarne il peso inrelazione ad altre concause, l’ultimoterzo infine non presenta situazioniriferibili al lavoro.3) L’INAIL ha finora indenizzato unaquindicina di casi in cui è stata do-cumentata un’azione mobbizzantechiaramente finalizzata ad estro-mettere il soggetto dall’ambiente dilavoro (mobbing strategico),mentre non ha finora riconosciuto icasi con effetti “emozionali” delmobbing 4) E’ in significativo aumento il con-tezioso sul tema, con azioni legaliverso chi è ritenuto responsabile delfenomeno.5) Anche alcuni “Principi del Foro”hanno cominciato a patrocinare lecause delle parti lese, segnale in-dubbio che la materia sta assu-mendo un significativo interesseeconomico.

Si può concludere che il mobbing,forse snobbato anche fra gli ad-detti ai lavori quando segnalato al-cuni anni orsono, si sta affer-mando come un fenomeno indub-biamente presente nel mondo dellavoro in grado di interferire pe-santemente con la salute e la qua-lità di vita dei lavoratori colpiti.Pertanto esso deve stimolare l’at-tenzione e l’impegno professionaleanche dei medici competenti chespesso potrebbero svolgere unavalida opera di prevenzione pri-maria e secondaria, purchè pos-siedano una elevata professiona-lità tecnico-scientifica ed una si-gnificativa sensibilità verso i pro-blemi della salute dei lavoratori aloro affidati. �

Gianfranco FarinaSezione Lombardia

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

- A. Pompetti – Quali strategie, quali stru-menti per la prevenzione del mobbing.Notiziario ANMA, 2001, 4, 22- 23

- R. Gilioli ed Al. – un nuovo rischio all’at-tenzione della medicina del lavoro: lemolestie morali (mobbing). Med. lavoro,2001, 92, 61-69.

- Autori vari - Raising awareness ofPsychological Harassement at Work.World Health Organization, 2003

contributi

I lettori del Notiziario hanno potutorecepire una serie di interessanti os-servazioni incentrate sulla preven-zione del fenomeno (1).In particolare l’articolo citato haanalizzato le cause, la normativa e,aspetto significativo per il medicocompetente, le strategie e gli stru-menti di prevenzione applicabili sulcampo. Va anche ricordato che il temamobbing era stato ampiamentetrattato in un Documento di Con-senso elaborato da 15 esponenti didiverse discipline, in cui erano statianalizzati la definizione, i soggetticolpiti, le conseguenze sulla sa-lute, le conseguenze sociali, la dia-gnosi, il ruolo del medico del la-voro, il ruolo dell’organo di vigi-lanza (2).Lo spunto per riprendere il tema conqualche osservazione aggiuntiva èfornito da una recentissima pubbli-cazione sull’aumento della consa-pevolezza in tema di molestie psico-logiche sul lavoro edita dalla WorldHealth Organization, cui hanno col-laborato anche esperti della Clinicadel lavoro di Milano (3).Un primo dato interessante cheemerge dal libretto citato è la preva-lenza del fenomeno accertata con la“Terza indagine Europea sulle con-dizioni del lavoro” svolta nell’anno2000, da cui risulta il poco invidia-bile primato di alcuni paesi del NordEuropa, guidati dalla Finlandia(15%), mentre l’Italia si attesta al4%, di fronte ad una media stimatadel 9% per quanto concerne l’interaEuropa.Un secondo dato si riferisce allaprevalenza accertata nei diversi set-tori lavorativi: sono più colpiti pub-blica amministrazione, scuola, al-berghi, ristoranti, trasporti.Gli effetti sulla salute dipendonodalla intensità e durata degli stimolistressanti nonchè dai tratti dellapersonalità della vittima, che puòreagire con attegiamento difensivo –protettivo o al contrario accentuaregli effetti dello stress.Fra le molte altre considerazioni ori-ginali contenute nella pubblica-zione, sembrano degne di notaquelle sulle possibilità di preven-zione nelle mani dei datori di lavoro(almeno di coloro che sono attenti asalvaguardare il clima sociale, le

motivazioni e i rapporti interperso-nali in azienda). Informare sul mob-bing e le sue conseguenze i dipen-denti a tutti i livelli utilizzando anchelinee guida e policy aziendali, pro-mulgare un codice etico in cui vieneaffermato che non verrà tollerata al-cuna azione molesta o discrimina-toria, definire contrattualmente re-gole sulla materia e sanzioni in casodi rottura di tali regole, sono stru-menti preventivi sicuramente effi-caci. Una significativa azione diconsulenza e supporto in talsenso può esse svolta anche dalmedico competente, purchè siaveramente inserito nell’organizza-zione aziendale.

Altri interessanti dati statistici sulmobbig sono emersi nel corso di unseminario tenuto dal Prof. RenatoGilioli presso la Scuola di Specializ-zazione in Medicina del lavoro del-l’Università di Brescia.1) Al Centro per il disadattamentolavorativo istituito presso la Clinicadel lavoro di Milano si sono presen-tati in cinque anni circa 4.000 lavo-ratori, con una crescita drammaticadi anno in anno.2) Il gruppo di esperti in diverse di-scipline che opera presso il Centro,può giungere alla conclusione chele alterazioni della salute e dellaqualità della vita presentate dalsoggetto esaminato sono compati-bili con una azione molesta e stres-sante svoltasi nell’ambiente di la-voro. Non viene emessa diagnosi dimobbing. Questa conclusione èstata tratta in circa un terzo dei casiesaminati. Un’altro terzo della casi-stica è rappresentato da soggettinei quali il lavoro è probabilmentecausa della patologia accusata ma

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for risk assessment in companies. Int ArchOccup Environ Health 2000 Jan;73(1):47-55

[4] Mattila M K Job load and hazardanalyssi: a method for the analysis ofworkplace conditions for occupationalhealth care British Journal of Industrialmedicine, 1985 42 656-666

[5] ] Mattila M K Improvenment in the Occu-pational health program in a Finnishconstruction company by means ofsystematic workplace investigation andhazard analysis American Journal of In-dustrial medicine 15. 61-72, 1989 �

Roberto MontagnaniSpisal AUSL 12 Veneziana

Danilo BontadiMedico del lavoro ANMA

Paolo BaronciniRls Basell Ferrara

9 Organizzazione della protezione sa-nitaria e personale

- Relazioni sanitarie del medicoaziendale- Tipologia Accertamenti sanitari- Follow up di lavoratori con handicap- Necessità di impiego di mezzi diprotezione individuale

Tabella 3: check list per l’analisi dei possi-bili fattori di rischio

Agenti chimici:presenza di polveri - fumi - vapori-gas - nebbie - aerosol, sostanzechimiche sostanze cancerogenesostanze neurotossiche sostanzeche comportano rischi riproduttivi(fare riferimento ai dati delle schededi sicurezza)

Agenti fisici:rumore - vibrazioni- radiazioni elettro-magnetiche (radiazioni ionizzanti, ul-travioletti, laser, infrarossi, microondee radiofrequenze), alte temperature,basse temperature.

Agenti biologici:- batteri e virus - funghi - parassiti fat-tori biologici non infettivi (enzimi , pro-teine animali ecc.)Posture e movimenti: sollevamentotrasporto di oggetti pesanti- movi-menti ripetitivi, posizioni di lavoro chedeterminano disagio

Fattori psicosociali:alta velocità del lavoro, ritmo di la-voro condizionato da richiesteesterne non preventivabili (clien-tela, utenza, alunni, pazienti),ritmo di lavoro imposto da mac-chine, violenza fisica sul lavoro, in-

timidazioni, imposizioni ingiustifi-cate, lavoro monotono.

* modificata dal testo originario di Mattila, se-condo le linee de "Lo stato della Salute e Sicu-rezza del Lavoro nell'Unione Europea: Manualeper la raccolta dati nei 15 paesi dell'Unione",1998* Agenzia Europea per la Salute e la Sicu-rezza sul Lavoro:

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[1] Vogel L. Prevention at workplace Aninitial review of how the 1989 Commu-nity framework Directive is been imple-mented. Bts.Tutb, 1992

[2] Apostoli P Medico del lavoro e valuta-zione del rischio: tra contenuti tecnici eobblighi normativi. Giorn. Italiano di me-dicina del lavoro 1996, 18,12, 128

[3] Weel AN, Broersen JP, van Dijk FJ .Que-stionnaire surveys on health and workingconditions: development of an instrument

Tabella 4: questionario base per interviste ai colleghi di lavoro** modificata dal testo di M. Mattila [4]

Quali dei seguenti problemi sono presenti nel tuo posto di lavoro e in che misura?Contrassegnare con una crocetta sotto la colonna - rilevante/medio/inesistente.

problemi ricambio d’aria naturale

impianti di climatizzazione non adeguati

microclima ( troppo caldo )

microclima ( troppo freddo )

rumore

impiego incauto di prodotti chimici pericolosi per la salute

presenza polveri e/o odori nei locali di lavoro

nsufficienze igieniche ( insetti etc, accumulo di rifiuti etc)

carichi di lavoro eccessivi

lavoro in solitudine

carico di responsabilità

impegno fisico per movimentazione pesi

insufficiente sicurezza delle macchine:

rischio da elettricità

problemi nella gestione delle emergenze (mancanza di strutture idonee)

insufficiente informazione sui rischi lavorativi

inidoneità spogliatoi, locali di ristoro, servizi igienici

i nsufficienze nella dotazione di mezzi di protezione individuali

Rilevante Medio Inesistente

esperienze e materiali di lavoro

Congresso ANMA 200410 ANNI DI 626. IL PERCORSO DEL MEDICO D’AZIENDA E DEL MEDICO COMPETENTE

27-28-29 MAGGIO 2004 HOTEL PORTOFINO KULM - PORTOFINO VETTA (GE)

GIOVEDÌ 27 MAGGIOI Sessione: ore 15:00 – 18:00IL LAVORO SUL MARE. LA DIFFICILE NAVIGAZIONE DEL MEDICO COMPETENTEReferente scientifico:Dr. Marco Saettone• tel/019 5224755 • e-mail: msaettone@)ferraniait.com

VENERDÌ 28 MAGGIOII Sessione: ore 9:00 – 13:00LA PATOLOGIA ORL DI ORIGINE PROFESSIONALE: OLTRE L’AUDIOMETRIAReferente scientifico:Dr. Daniele Ditaranto• tel/348 2253244 • e-mail: [email protected]

VENERDÌ 28 MAGGIOIII Sessione: ore 14:00 – 17:30IL LAVORO D’UFFICIO: OLTRE L’ASTENOPIAReferente scientifico:Dr. Gino Barral • tel/ 348 3044009 • e-mail: [email protected]. Paolo Santucci • tel/ 333 7145443 • e-mail: [email protected]

SABATO 29 MAGGIOIVSessione: ore 9:00 – 13:0010 ANNI DI 626. IL PERCORSO DEL MEDICO D’AZIENDA E DEL MEDICO COMPETENTEReferente scientifico:Dr. Giuseppe Briatico • tel. 02 86453978 • e-mail: [email protected]. Tommaso Remondelli tel/ 328 4744441 e- [email protected]

Segreteria Organizzativa: ANMA •tel 02 86453978 •fax 0272002182 •e-mail: [email protected] e prenotazione alberghiera: Pluralia 010 5959401

SARÀ RICHIESTO L’ACCREDITAMENTO DELL’EVENTO ALLA COMMISSIONE ECM DEL MINISTERO DELLA SALUTE

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37segue >>

valutando quindi il fenomeno dell’imbrattamento di abiti, utensili e pianidi lavoro, evenienza che, specie inalcune realtà lavorative per l’impor-tanza del fenomeno, dovrebbe es-sere oggetto di uno studio più appro-fondito.

Criteri per la definizione del rischio moderato

Fermo restando quanto previstodall’art. 72-terdecies D.Lgs. 626/94relativo all’emanazione di un De-creto Ministeriale per l’individua-zione del rischio moderato e, nellemore di questo, che la valutazionedel rischio moderato è comunqueeffettuata dal datore di lavoro, siritiene di fornire alcune indicazionirelative all’individuazione della so-glia del rischio moderato secondoi seguenti criteri:

Rischio tossicologico

1) Attraverso l’uso dei valori limiteoccupazionali

In tal senso fa riferimento la normaUNI EN 689 ( Allegato VII sexies Ti-tolo VII bis D.Lgs 626/94) dove al-l’APPENDICE C viene fornita unaprocedura formale per la valutazionedell’esposizione di addetti.

In merito ai valori di esposizione rile-vati si può evitare la misurazione pe-riodica dell’agente ( art. 72-sexiescomma 2 D.Lgs 626/94) e terminareil processo di miglioramento, inquanto ci sono sufficienti garanzieche non sia superato il TLV, quando:

• Su di un turno di lavoro il valore diesposizione risulta inferiore ad1/10 del valore limite;

• Su tre diversi turni il valore di espo-sizione risulta inferiore ad 1/4 delvalore limite.

Pertanto è ragionevole e praticabileindicare che i valori di 1/10 su di unturno e di 1/4 su tre turni fissano lasoglia al di sotto della quale si puòclassificare il rischio moderato perinalazione di un agente chimico.

In alternativa la stessa norma UNIEN 689 offre un approccio di valuta-zione statistica rispetto al valore li-mite (APPENDICE D).

Qui il numero di misurazioni delleesposizioni deve risultare più alto(almeno 6 è il numero minimo ac-cettabile) e sono previste tre zone diriferimento in funzione delle percen-tuali previste di superamento del va-lore limite:

• Situazione rossa con probabilità disuperamento del valore limitemaggiore del 5%;

• Situazione arancio con probabilitàdi superamento del valore limite fralo 0,1 ed il 5%,

lavoratori…”, allora alla luce di taliconsiderazioni sembra logico doverassociare il rischio moderato alla di-zione di rischio irrilevante per la saluteovvero di soglia al di sotto della qualeil rischio per la salute è basso.Occorre altresì mettere in evidenza ladifferenza che esiste nella definizionedi rischio moderato fra la Direttiva CEed il D.Lgs 25/02.

Nella prima il rischio moderato vieneindividuato solo dal parametro quan-tità dell’agente chimico mentre nel re-cepimento italiano i parametri presi inconsiderazione sono:• il tipo di agente chimico,• la quantità,• le modalità e la frequenza dell’e-sposizione.In entrambi i testi i parametri indivi-duati devono coesistere con la con-dizione che le misure di prevenzionee protezione siano sufficienti a ri-durre il rischio.Ma le perplessità non sono soltantorelative alla definizione del rischiomoderato sotto gli aspetti interpre-tativi della Direttiva 98/24/CE, inquanto vi sono difficoltà nella suadefinizione anche di ordine tecnico escientifico In primo luogo richiamiamo l’atten-zione sulla complessità della valuta-zione del rischio chimico, ed in par-ticolare sul fatto che l’esposizioneagli agenti chimici è pressocchèsempre una multiesposizione, siaessa contemporanea che sequen-ziale. Nell’ottica di tale multiesposi-zione è possibile inoltre che si svi-luppino effetti sinergici fra le so-stanze in uso, laddove cioè l’effettotossico ottenuto su un organo ber-saglio risulta maggiore della som-matoria dei singoli effetti delle so-stanze.Da quanto detto emerge che venganovalutati gli effetti complessivi sulla sa-lute di diverse sostanze, alle quali

possono essere o meno stati attribuitivalori limite di esposizione, con ulte-riori difficoltà nel caso, per alcune diesse, di un assorbimento che si rea-lizzi in massima misura attraverso lavia cutanea. La stessa identificazione del rischiomoderato ( almeno per ciò che con-cerne l’aspetto relativo alla sorve-glianza sanitaria) fatto da alcuni coin-cidere con il valore del 50% del TLV,sulla base del dato del piombo, ècertamente un passaggio molto ri-duttivo, perché riferito ad un singolometallo, ampiamente conosciuto estudiato sia sotto il profilo tossicolo-gico, sia sotto quello della tecnologiae quindi dell’esposizione,e quindi inquanto tale non rappresentativo dellacomplessa gamma di sostanze chi-miche pericolose usate in tutti gliambienti di lavoro.In secondo luogo non bisogna di-menticare che i lavoratori possonoavere una diversa suscettibilità aivari tossici per diverse ragioni (so-prattutto di ordine fisio-patologico),motivo stesso per il quale si leggechiaramente nella definizione dei TLV,che tali limiti di soglia indicano le con-centrazioni di sostanze aerodisperseal di sotto delle quali si ritiene chesolo la maggioranza dei lavoratoripossa rimanere esposta ripetuta-mente giorno dopo giorno senzasubire effetti negativi sulla salute.È quindi evidente che questi valorinon possono rappresentare una de-marcazione netta tra una condizionesicura ed una pericolosa in quantonon si pongono l’obiettivo di proteg-gere tutti gli individui; essi devono es-sere considerati come delle “racco-mandazioni” o come “orientamentoper la corretta conduzione degli im-pianti”.Si tenga presente inoltre che nellaproposizione anzidetta si fa esclusivoriferimento per la definizione dei TLValle concentrazioni aerodisperse, non

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Nuovi orientamenti nella gestionedel rischio chimico nei luoghi dilavoro alla luce del D.Lgs. 25/2002

Da un lato si tratta di misure di pre-venzione primaria (la sostituzione del-l’agente pericoloso, la riprogettazionedei processi lavorativi, il migliora-mento della ventilazione, l’adozionedi DPI), dall’altro di quelle di preven-zione secondaria (sorveglianza sani-taria, monitoraggio ambientale e bio-logico, etc.).L’approccio del nuovo decreto è ra-gionevole dal punto di vista metodo-logico poiché si tratta di un processodi intervento basato sul livello di gra-vità; la difficoltà è evidentementequella di attribuire alla definizione dirischio moderato un significato chesia coerente.È chiaro a tutti infatti che la legge, inattesa dell’emanazione del decretoministeriale relativo, attribuisce al da-tore di lavoro l’obbligo di identifica-zione e definizione del rischio.Tale temporanea assenza di una iden-tificazione giuridica del rischio mode-rato, lascia spazio a non poche per-plessità.La maggiore fra queste è senz’altrorappresentata dall’aleatorietà dell’ag-gettivo moderato che può avere di-verse interpretazioni, assumendovarie connotazioni a seconda dell’e-saminatore,sia esso il datore di lavoroal momento della valutazione dei ri-schi, sia esso l’Organo di vigilanza almomento dell’ispezione, con la imba-razzante eventualità, in quest’ultimocaso, di differenti posizioni degli Or-gani di controllo.A tal proposito c’è da fare un’ulterioreprecisazione sul fatto che, dal punto divista semantico, non c’è stato nel no-stro recepimento comunitario una fe-dele traduzione del termine usato perdefinire la soglia espositiva di “non ef-fetto sulla salute”, infatti nelle tradu-zioni della Direttiva 98/24/CE degli altriPaesi dell’UE il termine è stato univo-camente definito come rischio BASSO[leve (SP), slight (GB), faible (F), baixo(P), micro (GR)]o IRRILEVANTE lad-dove invece il nostro recepimentoparla di MODERATO.Inoltre appare inutile sottolineare chele direttive CE recepite nel nostro ordi-namento non possono ridurre i livelli ditutela della salute e sicurezza raggiuntinelle norme nazionali previdenti, e sic-come il DPR 303/56 all’articolo 35,comma 2 prevede l’esonero degli ob-blighi di sorveglianza sanitaria quando“…possa fondamentalmente ritenersiirrilevante il rischio per la salute dei

contributi

PREMESSA

Con l’emanazione del Decreto Legis-lativo n.25 del 2 febbraio 2002,vienerecepita nel nostro ordinamento la Di-rettiva 98/24/CE, tale recepimentostabilisce nel nostro paese i minimi re-quisiti per la protezione dei lavoratoricontro i rischi per la salute e la sicu-rezza derivanti dagli effetti degli agentichimici nei luoghi di lavoro.Il Titolo VII-bis, attraverso il quale ilsuddetto Decreto è stato inserito al-l’interno del D.Lgs. 626/94, stabiliscecon il primo articolo ( 72 bis) il campodi applicazione che risulta allargato ri-spetto a prima, in quanto esteso a so-stanze chimiche (medicinali, cosme-tici, prodotti fitosanitari, prodotti ali-mentari per uso umano, munizioni,esplosivi etc.) precedentementeescluse dai campi applicativi dellanormativa antecedente, pur rien-trando nella classificazione di so-stanze pericolose.Con la definizione di cui al punto 3)viene ulteriormente esteso il campo diapplicazione anche a quegli agentiche, pur non essendo classificabilicome pericolosi in base ai D.Lgs. n.52/97 e n.285/98, possono compor-tare un rischio per la sicurezza e la sa-lute dei lavoratori a causa di loro pro-prietà chimico-fisiche, tossicologiche,o in relazione al modo in cui sono uti-lizzati o presenti sul luogo di lavoro,compresi gli agenti chimici cui è statoassegnato un valore limite di esposi-zione professionale.Rimangono escluse dal campo di ap-plicazione del Decreto le attività checomportano esposizione ad amianto(D.Lgs 277/91), l’esposizione dal puntodi vista radiologico ad agenti chimici (D.Lgs230/95), e le sostanze e prepa-rati pericolosi solo per l’ambiente.Per la prima volta quindi si prendono inconsiderazione anche sostanze/ pre-parati che non sono pericolosi inquanto tali, ma che lo possono diven-tare nel momento in cui subiscono deitrattamenti (es. attività di saldatura, fu-sione o tempra dei metalli, lavorazioni acaldo di materie plastiche, uso di fluidilubrorefrigeranti, attività di combu-stione, processi di polimerizzazione).Per ciò che riguarda le modalità di uti-lizzo ricordiamo il caso di alcuni arti-coli (es. materassini di lana di vetro)per i quali la possibilità di liberare ele-menti pericolosi è legata solo al fattodi “romperne” la compattezza, adesempio attraverso una operazione ditaglio.

Infine ritornando all’ultimo aspettodella definizione, e cioè agli agentichimici cui è stato assegnato un va-lore limite di esposizione professio-nale, bisogna precisare che l’UE haincaricato un comitato scientifico(SCOEL) per l’elaborazione di sogliedi esposizione di non effetto o, ovequesto non sia possibile, di indivi-duare valori di concentrazione tali dacomportare un livello di rischio suffi-cientemente basso (OELs).Tali valori limite costituiranno la basescientifica sulla quale la Commissioneeuropea fisserà valori limite vincolantiper i Paesi dell’Unione al momento delrecepimento a livello nazionale.Purtroppo al momento sono disponi-bili gli OELs di sole 93 sostanze, inogni caso anche se le liste di valori li-mite prodotte dalla UE comprendonoun numero limitato di sostanze o diprocessi, la pratica dell’igiene indu-striale ha da sempre fatto uso delleliste utilizzata da altri paesi, in partico-lare di quella statunitense elaboratadall’ACGH.Ma proviamo a fare una sintesi delleliste disponibili.Noti sono i MAK della Germania, chenel 2002 ha pubblicato una lista di 600sostanze ( escludendo i cancerogeni,mutageni ed i sensibilizzanti).Ricordiamo ancora la Russia che haformulato i TLV di ben 1231 sostanze.Infine a livello statunitense ricordiamole liste dell’ACGH ( adottata da 80paesi, da 36 stati dell’unione etc.), iWEELs proposti dall’AHIA, i NIOSHREL, i PEL OSHA, etc.Quindi, anche se non ufficiali, esi-stono numerose liste alle quali chieffettua la valutazione del rischiopuò attingere.Da questa analisi capiamo facil-mente come attività lavorative che difatto erano sfuggite ad una attentavalutazione ( probabilmente per di-mensione delle aziende stesse e perla precedente non obbligatorietà dieffettuare misure di esposizione)debbano ora rivedere in maniera im-portante il proprio documento di va-lutazione dei rischi.

Il rischio “moderato”

L’elemento di maggiore novità del de-creto è sicuramente l’individuazione diuna soglia di rischio, quella del cosid-detto “rischio moderato”, che con-sente al datore di lavoro di evitareazioni di diversa natura.

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contributizione con il datore di lavoro almomento della valutazione di-venta come mai in precedenzamomento decisivo ed imprescin-dibile nella definizione del ri-schio stesso. �

P. Benevento, G. SciaudoneScuola di Specializzazione

in Medicina del LavoroSeconda Università

degli Studi di Napoli

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

- 1. Iavicoli N.,Gragnaniello V., BeneventoP., Improta A., Esposito G. “Quale sor-veglianza sanitaria in presenza di ri-schio moderato ai sensi del D.Lgs.25/2002. ” Giornate di Corvara, IX Con-gresso Nazionale AIDII, Atti del con-vegno,19-21 Marzo 2003.

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14. Norma UNI-EN 689/1997.

15. Direttiva CE dell’8/06/2000 n.39.

16. Norma UNI-EN 481/1994.

17. Norma UNI-EN 482/1998.

18. D.M. del 10/03/1998.

19. Norma CEI EN 60079-10.

20. Norma CEI 31-35.

21. Norma CEI 64-2.

22. Direttiva CEE del 1989 n.391.

23. Direttiva CE del 16/12/1999 n. 92.

• Situazione verde con probabilità disuperamento del valore limite infe-riore allo 0,5%.

Nel caso di applicazione di questocriterio statistico la soglia del ri-schio moderato è individuabilequando si rientra nella situazioneverde.

2) Senza l’ausilio di valori limite

I modelli o algoritmi per la valuta-zione del rischio permettono, attra-verso un giudizio sintetico finale, diinserire il risultato delle valutazioni inclassi; risulta pertanto indispensa-bile, per l’applicazione di ogni mo-dello, oltre alla conoscenza detta-gliata, riferirsi alla specifica gradua-zione in esso contenuta.

Nel caso delle piccole imprese arti-giane, che si distinguono per un’e-levata variabilità delle mansioni la-vorative degli addetti e dei relativitempi di esposizione nonché dellemodalità d’uso degli agenti chimici,gli algoritmi o modelli possono rap-presentare uno strumento di parti-colare utilità nelle valutazione delrischio.

Risulta comunque consigliabile, neicasi dubbi, confermare il risultato deimodelli con una o alcune misura-zioni dell’esposizione.

3) Esposizione cutanea

Nel campo della valutazione dell’e-sposizione cutanea non sono attual-mente disponibili valori limite diesposizione dermica mentre sonodisponibili metodiche per la misura-zione.

Nel caso di valutazione dell’esposi-zione cutanea per classificare il ri-schio moderato sono disponibili duevie ( di diversa validità):

• Senza misurazioni, attraverso unmodello ( per esempio quello pro-posto in allegato B ) in cui ci si puòclassificare nel rischio moderatoquando la valutazione porta alleclassi “molto basso” e “basso”che devono comunque escludere ilcontatto o lo prevedono solo percasi sporadici o incidentali.

• Con misurazioni,da utilizzare ogniqual volta esistano dubbi sull’e-sposizione cutanea; in questocaso per classificarsi in rischiomoderato un approccio conserva-tivo (tutelante) potrebbe esserequello di determinare quantità, inconcentrazione (mg/ cm2/giorno), al di sotto di 10 volte il li-mite di rilevabilità del metodo (valore di concentrazione trovato <10 L.R.).

Rischio di incendio e/o esplosione

Per la classificazione al di sotto dellasoglia del rischio moderato nel casodella valutazione di incendio si indi-

vidua il D.M. 10/03/1998 “Criteri ge-nerali di sicurezza antincendio e perla gestione dell’ emergenza neiluoghi di lavoro” quale punto di riferi-mento.

Nel D.M. vengono individuate treclassi di rischio di incendio: luoghidi lavoro a rischio di incendio ele-vato, medio e basso e, nell’alle-gato IX, sono individuati, a titoloesemplificativo e non esaustivo,elenchi di attività che rientranonelle attività a rischio di incendiomedio ed elevato.

Per tali attività si ritiene automaticoclassificare il rischio di incendio su-periore al moderato.

Per attività non indicate nell’allegatoIX si deve effettuare la valutazionedel rischio incendio ed è possibileclassificare al di sotto della sogliadel rischio moderato quelle attivitàper cui tali valutazioni hanno por-tato all’identificazione delle se-guenti condizioni ( punto 1.4.4 delD.M. 10/03/1998 rischio di incendiobasso):

• Sostanze a basso tasso di infiam-mabilità.

• Condizioni locali di esercizio conscarsa possibilità di sviluppo diprincipi d’incendio.

• Probabilità di propagazione limi-tata in caso di eventuale incendio.

Inoltre possono essere di ausilionella valutazione di incendio e/oesplosione e nella relativa classifica-zione in rischio moderato:

1) La norma CEI EN 60079-10 ( Clas-sificazione dei luoghi pericolosi);

CEI 31-35 e CEI 31-35/A ( Guide perl’applicazione della norma CEI-EN60079-10)

2) La norma CEI 64-2 ( Prescri-zione specifica per la presenza dipolveri infiammabili e sostanzeesplosive).

3) La direttiva 1999/92/CE del16/12/1999 relativa alle prescri-zioni minime per il miglioramentodella tutela della sicurezza e dellasalute dei lavoratori che possonoessere esposti a rischio di atmo-sfere esplosive ( quindicesima di-rettiva particolare ai sensi del-l’art.16,paragrafo 1, della direttiva89/391/CEE)

Conclusioni

In definitiva dalle diverse consi-derazioni fatte emerge un con-cetto di primaria importanza: lavalutazione del rischio chimicoper la sua particolare comples-sità richiede delle competenzeprofessionali alte che in generefanno parte del bagaglio forma-tivo del solo medico competenteil cui ruolo attivo di collabora-

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deve dare al datore di lavoro eal Servizio di Prevenzione eProtezione per la predisposi-zione delle misure preventive eprotettive,

• alla conoscenza del m.c. attra-verso la s.s. delle condizioni diipersuscettibilità individuali,

• alla responsabilità del m.c. dielaborare un piano sanitarioche deve essere mirato al ri-schio e cioè proporzionato egiustificato dai profili di rischiodelle mansioni emersi dallaVdR, sta diventando semprepiù imprescindibile fin dallesue fasi iniziali.

In seguito al frequente carentecoinvolgimento del m.c. nellaVdR, altrettanto carente risulta,in genere, il contributo del m.c.alla predisposizione delle misurepreventive e protettive.In tale contesto si ritiene ragio-nevole considerare anche le mi-sure da inserire nel piano per ilmiglioramento nel tempo dei li-velli di sicurezza che completa ildocumento di VdR.Poiché questa collaborazionedel m.c., con riferimento all’art.17, comma 1 del D. Lgs. 626/94,è basata sulla sua specifica co-noscenza “dell’organizzazionedell’azienda” e delle “situazionidi rischio”, indipendentementedal fatto che comportino o menol’obbligatorietà della s.s., e datoche sia le misure preventive eprotettive che il piano di miglio-ramento sono parti integranti deldocumento di valutazione dei ri-schi (art. 4, c. 2, b) e c) del D.Lgs. 626/94), risulta ulterior-mente rafforzata la necessità delcoinvolgimento del m.c. allaVdR.Peraltro anche per l’informa-zione e la formazione dei lavora-tori sui rischi specifici ex art. 21del decreto 626, non è semprerichiesto il contributo del m.c..Eppure il m.c. è la figura profes-sionale coinvolta nel SGSL checon maggiore autorevolezza ecredibilità può fornire ai lavora-tori informazioni sui danni per lasalute derivanti dall’esposizioneai rischi professionali.Conseguentemente, anche inbase all’esperienza, il m.c. ri-sulta essere anche la figura piùconvincente nel responsabiliz-zare i lavoratori ad adottare lemisure preventive e protettivepredisposte per evitare talidanni.Naturalmente il successo del

il coinvolgimento del medicocompetente

Dovendo parlare del coinvolgi-mento del m.c. nello sviluppodel SGSL, ho ritenuto opportunosottolineare la tendenza in attoad avvalersi della collaborazionedel m.c. circoscrivendola all’at-tuazione della sorveglianza sani-taria (s.s.) ed a quanto ad essastrettamente connesso comel’informazione dei lavoratori edei RLS (in occasione della ri-unione periodica) sul suo signifi-cato e sui suoi risultati.Ovviamente la sorveglianza sani-taria è l’attività peculiare del m.c.ed è indubbiamente parte inte-grante e fondamentale del SGSLcondizionandone profonda-mente l’efficacia essendo i suoiesiti degli importanti indicatoridella qualità della valutazione deirischi (VdR).Tuttavia, senza nulla togliere al-l’importanza della s.s., dall’e-same del D. Lgs. 626/94 risultache le azioni preventive che do-vrebbero prevedere il coinvolgi-mento del m.c. nel SGSL sono inrealtà anche altre e decisive peril suo successo:

• la collaborazione alla valuta-zione dei rischi

• la collaborazione alla predi-sposizione delle misure pre-ventive e protettive

• la collaborazione all’attivitàdi informazione e formazionedei lavoratori

• la collaborazione alla predi-sposizione del servizio diprimo soccorso.

Spesso il m.c. non viene coin-volto nella VdR o lo è in modomarginale; altre volte lo èquando il processo di valuta-zione è già iniziato o è in fase dicompletamento.Tuttavia è frequente che anchein tali casi venga richiesto alm.c. di sottoscrivere il docu-mento.Il non avvalersi dell’apporto dellacultura medica nella VdR, fasedecisiva per il successo delSGSL, può implicare la perditadella valorizzazione dell’impattosullo stato di salute dei lavoratoridi numerose situazioni di rischionon soggette a stime puntuali, onon pienamente valutabili da chinon ha una specifica sensibilitàbio-medica, con il conseguente

loro misconoscimento o sotto-valutazione.Infatti una esposizione profes-sionale diventa un fattore di ri-schio sanitario se può provocaredei danni alla salute e, se siescludono i rischi per i quali giàla normativa indica delle sogliedi attenzione, questa è una valu-tazione che compete al medico. Peraltro la collaborazione delm.c. alla VdR, sancita dall’art. 4,c. 6 del D. Lgs. 626/94, solo “neicasi in cui sia obbligatoria la sor-veglianza sanitaria”, in rapporto:

• alle modifiche introdotte dallalegge Comunitaria 2001 alcomma 1 dell’art. 4 del 626: il“datore dilavoro…valuta…”tutti” i rischiper la sicurezza e per la salutedei lavoratori…” e quindi nonsolo quelli per i quali è neces-saria la s.s.,

• ai delicati problemi posti dallavalutazione del “rischio mode-rato” prevista dal D. Lgs.25/2002 sulla protezione deilavoratori contro i rischi deri-vanti dall’esposizione agliagenti chimici,

• alle problematiche connesse alcollocamento “mirato” dei dis-abili introdotto dalla legge68/99 (individuazione dellemansioni disponibili per il col-locamento mirato),

• all’attenzione sempre mag-giore anche nella strategia eu-ropea per la salute e sicurezzasul lavoro verso i rischi psico-sociali, lo stress ed i rischi le-gati all’organizzazione del la-voro non soggetti a stime pun-tuali,

• alla sempre maggiore pre-senza nei luoghi di lavoro digruppi di lavoratori consideratipiù “sensibili” dal punto divista della tutela della salute esicurezza: lavoratori “atipici”più esposti al rischio per latemporaneità del rapporto dilavoro specialmente quandoadibiti ad attività che, non pre-viste nell’abituale organicoaziendale, non sono state og-getto di una specifica valuta-zione e, conseguentemente,della predisposizione di ade-guate misure preventive e pro-tettive; lavoratori extracomuni-tari più a rischio per le difficoltàdi comunicazione e, talvolta, di“cultura” nella gestione del ri-schio professionale,

• alla collaborazione che il m.c.

La collaborazione tra gli attoriaziendali della prevenzione:tuttora più ombre che luci

• la pressoché costante assenzadi sistemi di controllo e verifica.

Come prevedibile l’imprenditoreha soprattutto richiamato l’atten-zione sull’importanza del ruolodei lavoratori per quanto ri-guarda il rispetto delle proce-dure operative e l’adozione dellemisure preventive e di quelleprotettive.Naturalmente è tutta la linea ge-rarchica che deve “dare l’e-sempio”.In questo contesto i RLS pos-sono dare un contributo fonda-mentale per rendere i lavoratoripiù consapevoli e responsabili. Entrambi gli RSPP hanno sottoli-neato che specialmente nellepiccole e medie imprese, manon solo, è tuttora spesso diffi-cile fare comprendere alla lineagerarchica quale sia il ruolo delRSPP anche perché è frequentela mancanza di una sua precisacollocazione nell’organigrammaaziendale.In questa situazione il RSPP ri-sulta una figura marginale nelcontesto organizzativo aziendaleche finisce con l’essere costrettoa gestire sia il suo ruolo che leeventuali problematiche basan-dosi fondamentalmente sullarete delle buone relazioni inter-personali costruita nel tempocon il management. In questo contesto diventa natu-ralmente tutto più facile quandolo stesso RSPP fa parte della Di-rezione aziendale in quanto, adesempio, Responsabile dellaQualità.I RLS hanno confermato le diffi-coltà relazionali evidenziate dairisultati del “Monitoraggio 626”.Anche se in genere la relazionecon il RSPP è soddisfacente, aldi fuori della riunione periodicaex art. 11, restano ancora fre-quenti le difficoltà per l’accessoal documento di valutazione deirischi e le carenze nella consul-tazione e nell’informazione. Ancora più critica risulta da talepunto di vista la posizione deiRLS territoriali.

contributi

tolo “Una strategia per la preven-zione nei luoghi di lavoro” con lapresenza di rappresentanti delleparti sociali (M. Perini e M.G. Fa-brizio, rispettivamente Presidentedi Assolombarda e Segretario ge-nerale CISL), del Ministero delWelfare (P. Onelli Direttore Gene-rale della tutela delle condizioni dilavoro) e della Regione Lom-bardia (V. Carreri e M. Buscemi,rispettivamente Dirigente dell’U-nità Organizzativa Prevenzionedell’Assessorato alla Sanità edAssessore Sicurezza, Polizia lo-cale e Protezione civile). In qualità di medico competente(m.c.) e di segretario della Se-zione lombarda dell’ANMA, sonostato invitato a contribuire con lamia testimonianza al workshopsulle relazioni tra gli attori interni,avente l’obiettivo di “verificaremodalità e grado di coinvolgi-mento della linea gerarchica (da-tore di lavoro, dirigenti e preposti)e del m.c. nello sviluppo del si-stema aziendale di gestione dellasalute e della sicurezza (SGSL)”.

Le relazioni con gli attori aziendali interni

Relatori del workshop sono statianche la D.ssa Cantoni, Re-sponsabile dello SPSAL dell’ASLcittà di Milano, un imprenditoredel settore chimico, il RSPP ed ilRLS di una azienda chimico-far-maceutica ed i loro colleghi diuna impresa metalmeccanica.La D.ssa Cantoni ha introdotto iltema del workshop illustrandobrevemente le maggiori criticitàemerse dall’analisi dei risultatidel “Monitoraggio 626”:

• la bassa qualità dei processirelazionali: il RLS si rapportasoltanto con il RSPP; difficoltànelle relazioni tra il SPP e leline aziendali

• lo scarso coinvolgimento deilavoratori anche per la bassaqualità dei processi formativi

• la frequente assenza o carenzadelle procedure e dei pro-grammi degli interventi per ilmiglioramento della sicurezza

Organizzata dal Comitato Parite-tico Provinciale di Milano costi-tuito da Assolombarda e dalleOO.SS., lo scorso 7 luglio si è te-nuta, presso l’auditorium di As-solombarda, la giornata di studiodal titolo: “Una strategia comuneRSPP e RLS per prevenire gli in-fortuni e fare funzionare il sistemadi gestione della sicurezza”.Motivazione della convention è laconstatazione che sebbene nelcorso del 2002 gli infortuni sul la-voro siano diminuiti del 3.6%,l’andamento del fenomeno,specie mortale, resta comunquepreoccupante soprattutto se siconsidera che sono ormai pas-sati ben otto anni dall’entrata invigore del D. Lgs. 626/94.Basata “sul confronto tra RSPP eRLS finalizzato ad individuare learee di miglioramento su cuiconcentrare gli sforzi per pro-muovere una “cultura” della sicu-rezza che pervada l’intera orga-nizzazione aziendale”, la giornatasi è articolata in due sezioni.La prima, dopo l’apertura dei la-vori, ha previsto quattro workshop:

1. Procedura di analisi degli in-fortuni e degli incidenti

2. Il coinvolgimento dei lavora-tori. Quanto vale l’impegno diciascuno?

3. Le relazioni con gli attoriaziendali interni

4. Le relazioni con gli attoriaziendali esterni,

coordinati da docenti di organiz-zazione e di diritto del lavorodelle Università Bocconi (M. Fey,V. Biondi e P. Caiozzo) e Bicocca(F. Bacchini).La seconda sezione si è incen-trata sulla Tavola Rotonda dal ti-

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Segno e disegnoda leggere in poltrona

Tutti i corpi, il firmamento, le stelle, la terra e i suoi regni, non valgono uno spirito per quanto infimo, perché questo conosce tutto ciò, e se stesso; e i corpi nulla.Tutti i corpi insieme e tutti gli spiriti insieme etutte le loro produzioni non valgono il minimo movimento di carità. Questo è di un ordine infinitamente più elevato. Da tutti i corpi insieme non si potrebbe far scaturireun piccolo pensiero; ciò è impossibile e di un altro ordine. Da tutti i corpi e gli spiriti non si potrebbetrarre un moto di vera carità; ciò è impossibile e di un altro ordine, soprannaturale.

(Blase Pascal)

Le stelle formano gli elementi pesanti, dai quali ungiorno scaturì la terra, poi tutto il mondo delle mol-ecole organiche, degli esseri organizzati, dei vegetali,

degli animali, e infine dell’uomo. Tutti gli esseri im-portanti per la nostra vita sono un lontano sotto-prodotto dell’evoluzione stellare. Per chi si fissa uni-camente sul mondo corporeo, tale constatazionepotrebbe condurre a valutare l’uomo come una cosainsignificante rispetto al cosmo stellare.D’altro canto però, proprio in questa insignificanzacorporea si incarna la soggettività dell’uomo, la fa-coltà per cui una simile particella è capace di dire:io vedo, io sento, io respiro, io penso, io sono e iocapisco il quadro di questo cosmo materiale all’ul-timo livello del quale io sono posto. Ci si può tut-tavia ancora chiedere dove stia l’essenziale diquesto cosmo, l’ultima ragione d’essere per la qualeesso è stato concepito e costruito; negli astri im-mensi, in questi trapassi colossali di pura materia ,o in questo ultimo sottoprodotto della loroevoluzione? Non ci può sfiorare l sospetto che unatale immensità di forze cosmiche sia stata messa inmoto per arrivare unicamente a questo infimo sot-toprodotto, e che i giochi cosmici della materia ab-biano avuto come precipua funzione quella di fab-bricare un adeguato sostegno all’ingresso dellasoggettività anche nel mondo dei corpi? Ovvero,che ciò che è più grande nel cosmo sia piccolo neldominio in cui ha prevalenza la soggettività eviceversa? E che, rovesciando il rapporto tra cor-poreo e soggettivo, i primi debbano essere gli ultimie gli ultimi debbano essere i primi? A mio parere l’intero cosmo afferma tale veritàevangelica in modo perentorio.

(Nicolò Dalla Porta)

PROMOZIONE

�Il nuovo medico d’Italia - Informazione medico sanitaria per l’Europa del 2000

Il Giornale

IL NUOVO MEDICO d’ITALIAInformazione medico sanitaria per l’Europa del 2000

è una pubblicazione periodica mensile con Direzione, Redazione e Amministrazione in Via Monte Oliveto, 2 -00141 ROMA.

Il Direttore Responsabile è il Collega Mario Bernardini, Specialista in Medicina del Lavoro, che da circa un lu-stro pubblica articoli ed elaborati di contenuto medico sanitario e scientifico esposti con terminologia divulga-tiva e finalità informativo-formativa.

Il giornale spesso ospita argomenti di Medicina del Lavoro e di problematiche legate alla Tutela della Salutedei Lavoratori.

Il “Nuovo Medico d’Italia” è distribuito mensilmente e GRATUITAMENTE ad un consistente numero di Medicied inviato a indirizzi scelti di volta in volta.

Chi fosse interessato a ricevere gratuitamente il giornale è invitato ad inviare con sollecitudine la propria ade-sione alla Segreteria A. N. M. A. via Fax (02-72002182) o posta elettronica (maurilio@mclink. it) citando “of-ferta omaggio - Il Nuovo Medico d’Italia”. Riceverà il giornale al proprio indirizzo.

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dali”, indica che tra gli addetti ailavori vi è la consapevolezza chese a distanza di otto anni dal-l’entrata in vigore del D. Lgs.626/94 le criticità sono ancoramolte, ciò è anche dovuto alfatto che spesso risulta ancoradifficile realizzare quella che, conla valutazione dei rischi, è l’altraprincipale novità introdotta daldecreto e cioè la promozionedell’integrazione della gestionedella salute e della sicurezza nelsistema di gestione aziendale.Infatti l’inserimento fra gli obiet-tivi gestionali aziendali della sa-lute e della sicurezza ed il loroperseguimento, da un lato pre-suppone il coinvolgimento ditutti i lavoratori, ovviamente condiverse responsabilità a secondadella funzione, e dall’altro com-porta la stretta relazione, equindi collaborazione, tra il da-tore di lavoro e le figure profes-sionali e rappresentative che illegislatore ha previsto a sup-porto del sistema (RSPP, m.c.,RLS) per l’individuazione dellamigliore strategia preventiva.Tuttavia se dopo otto anni dal-l’entrata in vigore del decreto626, gli attori aziendali della pre-venzione spesso devono ancorarivendicare lo svolgimento di unruolo “normato” e, per il suosuccesso, tuttora dipendono so-stanzialmente dalle loro doti re-lazionali, significa che in molteaziende manca chiarezza sulcontesto organizzativo ed ope-rativo in cui questi attori si de-vono muovere.Alla fine dei workshop, in pre-sentazione plenaria a tutti i par-tecipanti alla giornata di studio, ivari coordinatori hanno sintetiz-zato le conclusioni emerse du-rante le discussioni. E’ stato ab-bastanza sconsolante sentire lanostra coordinatrice D.ssaCaiozzo ammettere che ancoraoggi spesso nelle aziende spe-cialmente i processi topici per lacreazione del valore (produ-zione, controllo di gestione ecommerciale) percepiscono leprocedure per la prevenzionecome pratiche puramente buro-cratiche, ed auspicare che la ge-stione della prevenzione diventiun “argomento organizzativo”dell’azienda impostato su unalogica progettuale, programma-toria e di controllo e verifica. �

Daniele DitarantoSegretario Sezione lombarda

SGSL non può prescindereanche da una adeguata gestionedegli interventi per il primo soc-corso.In tale ambito la collaborazionedel m.c. non riguarda soltanto gliaspetti tecnici ed organizzativi,ma spesso anche la formazionedei lavoratori all’attuazione degliinterventi per il primo soccorso.Inoltre il m.c. può fornire un con-tributo fondamentale per la ge-stione delle emergenze in pre-senza di lavoratori disabili.A tale proposito non è possibilenascondere la sorpresa deri-vante dall’esame della recenteproposta di legge di modifica delD. Lgs. 626/94 di Confartigia-nato che motivata dalla neces-sità, anche comprensibile in im-prese come quelle artigianali, disemplificazione degli adempi-menti meramente burocratici, fi-nisce con il proporre l’abroga-zione delle norme (art. 17,comma 1, lettere l) e m)) che ve-dono il coinvolgimento del m.c.nella informazione e formazionedei lavoratori (al di fuori dellestrette competenze mediche) enella predisposizione delle mi-sure per il primo soccorso,perché queste partecipazioninon vengono “ ritenute utili néconnesse”.Pertanto il quadro che emergedal confronto tra il vissuto quoti-diano condiviso da molti m.c. edil ruolo ampio ed articolato deli-neato per questa figura profes-sionale dalla normativa, è, percosì dire, quello di un tuttoramancato pieno “sfruttamento” ditutte le potenzialità di questo at-tore nella pianificazione dellastrategia aziendale per la pre-venzione. Ciò ha sicuramente contribuitoal risultato al di sotto delleaspettative della gestione deldecreto 626 a otto anni dalla suaentrata in vigore.

La discussione

Non mi ha sorpreso che nella dis-cussione che è seguita alle varietestimonianze emergesse nuova-mente l’osservazione sulla scarsa“visibilità” in azienda del m.c..In pratica è stato da più parti sot-tolineato che spesso il m.c. vienepercepito come “esterno” all’orga-nizzazione aziendale imputando ilsuo scarso coinvolgimento nelSGSL al suo atteggiamento pocopartecipativo e propositivo.

Pur ammettendo di non poterescludere che queste critichefossero talvolta fondate, ho tut-tavia chiesto agli interlocutori senon ravvisassero in esse unacerta ipocrisia.Infatti, da un lato, si critica il m.c.per la sua scarsa propensionead interpretare la professionecon un ruolo più “consulen-ziale/manageriale”, accusandolodi avere una scarsa “cultura”d’azienda, ma, dall’altro, l’at-tuale prevalente modello azien-dale di organizzazione sanitariasi fonda su un contratto di con-sulenza libero professionale cheprevede una presenza in aziendadel m.c. scandita dalla periodi-cità delle visite mediche, dallevisite degli ambienti di lavoro edalla partecipazione alla riunioneperiodica di prevenzione e pro-tezione dai rischi. Naturalmente questo modellomal si concilia con la richiesta diuna consulenza più “qualificata”che, infatti, presuppone lo svi-luppo di una conoscenza dell’a-zienda difficile da acquisire conun rapporto occasionale. Alcuni attori, piuttosto che conti-nuare ad accusare il m.c. di nonessere “a bordo”, salvo poi piani-ficare con lui un rapporto profes-sionale che non comprendeneanche l’attuazione di quantoprevisto dalla normativa, sarebbeopportuno cominciassero a direse hanno effettivamente la vo-lontà di avvalersi seriamentedella collaborazione del m.c.nella pianificazione della strategiaaziendale per la prevenzione.Richiamando la descrizione della“missione” del m.c. riportata nelprimo articolo del “Codice dicomportamento” dell’ANMA, hosottolineato che da parte nostrac’è la volontà di svolgere piena-mente il nostro ruolo accettandola sfida culturale, etica e profes-sionale che da esso deriva eproponendolo all’azienda comeruolo funzionale attraverso lacondivisione di una lettera di in-carico che specifica tutta l’ope-ratività dell’attività del m.c. pre-vista dal Capo IV del D. Lgs.626/94.

Considerazioni finali

La ricorrenza nei titoli della gior-nata di studio e dei workshop ditermini come “strategie comuni”,“coinvolgimento dei lavoratori” e“relazioni con gli attori azien-

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