Mensile Gennaio Confcommercio

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GRATUITO AI SOCI ANNO XV 01 GENNAIO 2012 ANNO XVI Sped. in A.P. -45% - art. 2 comma 20/B - L.662/96 Fil. di PG A.G. - Contiene I.P. LA crIsI mOrdE LE ImprEsE I RISUlTATI dell’ANNUAle RAppORTO CONfCOmmeRCIO cONtrIbutI pEr L’INsErImENtO dI ApprENdIstI le dOmANde pOSSONO eSSeRe pReSeNTATe fINO Al 31 dICembRe 2012 prOvINcIA dI pEruGIA IL dEcrEtO sALvA ItALIA le NOVITà dellA mANOVRA mONTI sEmprE ApErtI A chI GIOvA? lIbeRAlIzzAzIONI: CeRTI I mAGGIORI COSTI, VANTAGGI TUTTI dA dImOSTRARe. SeRVONO pIUTTOSTO pOlITIChe dI SOSTeGNO AI CONSUmI

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Confcommercio Perugia

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GRATUITO AI SOCI ANNO XV 01 GENNAIO 2012 ANNO XVI

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LA crIsI mOrdE LE ImprEsEI RISUlTATI dell’ANNUAle RAppORTO CONfCOmmeRCIO

cONtrIbutI pEr L’INsErImENtO dI ApprENdIstIle dOmANde pOSSONO eSSeRe pReSeNTATe fINO Al 31 dICembRe 2012

p r O v I N c I A d I p E r u G I A

IL dEcrEtO sALvA ItALIAle NOVITà dellA mANOVRA mONTI

sEmprE ApErtIA chI GIOvA?lIbeRAlIzzAzIONI: CeRTI I mAGGIORI COSTI, VANTAGGI TUTTI dA dImOSTRARe. SeRVONO pIUTTOSTO pOlITIChe dI SOSTeGNO AI CONSUmI

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Direttore responsabile Lorella Cucchiaroni

Comitato di redazioneVasco Gargaglia, Lorella Cucchiaroni,Claudia Migliorati

Redazione/AmministrazioneVia Settevalli, 320 - 06129 PerugiaTel. 075.506711 - Fax [email protected]

Hanno collaboratoN. Censi, L. Cucchiaroni, F. Fiorucci, M. Martini, G. Menichini, C. Migliorati, F. Settequattrini.

Concessionaria per la pubblicitàe partner editorialeSifa srlVia Pievaiola, 45 - 06128 PerugiaTel. e Fax 075.5051028

Progetto grafico/editorialeFattoria Creativawww.fattoriacreativa.it

StampaLitograf Todi S.r.l.Zona Industriale Ponte Rio Todi

Tiratura: 7.500 copieFinito di stampare in Dicembre 2011Aut. Trib. PG - R.P. n. 11 del 26/02/1997

GENNAIO 201201ANNO XVI

p r O v I N c I A d I p E r u G I A

La manovra approvata in Par-lamento contiene elementi di forte iniquità rispetto alle

imprese dei servizi, e soprattutto in fatto di liberalizzazioni il settore del-la distribuzione viene fortemente penalizzato dalla totale deregulation sugli orari. Il sistema italiano della distribuzione commerciale, fatto di piccole, medie e grandi imprese che si confrontano in un mercato piena-mente competitivo, assicura oggi ai consumatori livelli di servizio fra i più elevati in Europa: l’orario di apertura giornaliero può coprire fino a 13 ore di servizio continuato, nella fascia com-presa tra le 7 e le 22; le aperture nel-le giornate domenicali e festive sono mediamente 22 all’anno e, in deroga, le aperture sono sempre possibili nei centri storici, nelle località turistiche e nelle città d’arte. Confcommercio-Imprese per l’Italia ha proposto di guardare all’Europa: nessun limite orario giornaliero, sal-vaguardando il principio dell’apertura per deroga nelle giornate domenicali e festive. Come avviene, ad esem-pio, in Francia ed in Germania. Si è scelta, invece, la via della completa deregolamentazione dell’attività an-che nelle giornate domenicali e festi-ve. Non ci stiamo. Perché “il sempre aperti”, ventiquattro ore al giorno e 365 giorni all’anno, è una condizio-ne insostenibile. Insostenibile per le piccole imprese, che saranno strette

nella morsa tra la rinuncia al diritto al riposo e alla vita familiare, da una par-te, e la dolorosa rinuncia all’attività, dall’altra. Con il rischio, in quest’ulti-mo caso, di impoverire la ricchezza del modello italiano di pluralismo di-stributivo. Non ne guadagnerebbe la concorrenza, non ne guadagnerebbe la qualità del servizio. Ma il “sempre aperti” è difficilmen-te sostenibile anche per le grandi imprese: dovranno fronteggiare, per assicurare una simile tipologia di ser-vizio, costi crescenti, a partire dal co-sto del lavoro dipendente. Il tutto in uno scenario di consumi già in una condizione di recessione. E, di certo, i consumi non ripartiranno per la deregolamentazione degli orari dei negozi. Citiamo quanto scriveva, nel 2007, il Professor Monti sull’importanza di “una leadership politica capace di portare a un ‘disarmo bilanciato’ dei privilegi di tutte le corporazioni, non solo di alcune”. Di tutte. Abbiamo let-to il decreto. Abbiamo trovato le nor-me sul commercio. Ma, per il resto, poco o nulla. Presidente Monti, ha cambiato idea? Noi no: liberalizzazio-ni sì, ma per tutti. Concorrenza sì, ma come in Europa.

Giorgio MencaroniPresidente Confcommercio

provincia di Perugia

LIbErALIzzAzIONE sì,mA pEr tuttI

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sEmpLIfIcAzIONE, AvANtI tuttA

Dopo l’approvazione all’unani-mità della legge sulla sem-plificazione della pubblica

amministrazione, la Regione Um-

bria, su iniziativa dell’assessore alla Programmazione economica Gianlu-ca Rossi, procede su questo fronte con l’apertura di “tavoli tematici” - ai

quali parteciperà anche Confcom-mercio - il cui compito sarà quello di verificare i reali bisogni e le aspetta-tive delle imprese.

ASL, Comuni, NOE, NAS, Fo-restale, Provincia, ARPA… Dietro ognuna di queste

sigle ci sono altrettanti enti che effettuano i controlli in materia am-bientale. Il problema, come pur-troppo sanno bene molti imprendi-

tori, è che non sempre le richieste, le osservazioni, i comportamenti di questi soggetti sono coordinati e coerenti tra di loro. Su richiesta di Confcommercio, che sta coin-volgendo su questo progetto an-che altre associazioni di categoria,

l’assessore regionale all’ambiente Silvano Rometti si è impegnato ad istituire un tavolo di coordinamento sui controlli in materia ambientale, che dovrebbe facilitare il dialogo tra controllori e controllati, ma soprat-tutto tra gli stessi controllori.

pIù vIcINO IL cOOrdINAmENtO dEI cONtrOLLIIN mAtErIA AmbIENtALE

Non è sufficiente alzare una saracinesca per diventare imprenditore. Sono tali e

tante le competenze necessarie per gestire una attività commer-ciale o un pubblico esercizio, che non si può prescindere da una seria

preparazione al mondo del lavoro. Con questo obiettivo, Confcom-mercio dell’Umbria ha coinvolto il Provveditorato agli studi di Perugia in un percorso di avvicinamento tra mondo della scuola e del lavoro, che prevede interventi presso le scuole

per informare i maturandi su rischi, opportunità e prospettive offerte da questi settori, ma anche la possibili-tà di ospitare in azienda, con stage mirati, gli studenti degli ultimi anni delle scuole medie superiori che vo-gliono imparare queste attività.

AccOrdO cON IL prOvvEdItOrAtO pEr stAGE IN AzIENdA

Una delegazione dell’Accade-mia degli Studi Economici dell’Università di Buca-

rest (nella foto) è stata ospite del-le agenzie del Polo Formativo della Confcommercio della provincia di Perugia, con lo scopo di intensifi-care i rapporti di collaborazione per la presentazione, in partenariato, di

progetti sul Fondo Sociale Romeno.Le agenzie formative Università dei Sapori e Iter sono già attual-mente impegnate nella gestione di due importanti progetti, rispet-tivamente “Office” e “Silco”, per il trasferimento di buone prassi nei Centri di Formazione e nei Centri per l’Impiego romeni.

NuOvI prOGEttIcON L’uNIvErsItà dI bucArEst

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IL mEGLIO dEL mEsE

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Prosegue l’iter che porterà alla costituzione di un’unica banca dell’Umbria, tramite

il riordino dei sei marchi del Grup-po Intesa San Paolo presenti oggi nella regione. Una operazione inte-ressante, che dovrebbe riportare i

centri decisionali delle banche più vicini al territorio e all’economia reale. Il recente incontro tra Con-fcommercio e il Gruppo Intesa San Paolo, per verificare la possibilità di individuare soluzioni per il credito garantito e convenzionato adatte

alle esigenze delle imprese, non ha portato, però, i risultati che l’orga-nizzazione attendeva.Poiché le proposte della banca si sono rilevate non all’altezza delle attese, non è stato possibile sotto-scrivere una convenzione.

L’Umbria ha scoperto il turismo sociale e ne ha fatto oggetto di due disegni di legge, sui

quali c’è stata recentemente la fase di partecipazione. Ciò che non li ren-de condivisibili, secondo Confcom-

mercio, sono essenzialmente due elementi: il primo è l’eccessivo am-pliamento del concetto di turismo sociale, che era stato comunque regolato e beneficia di agevolazioni specifiche, come fenomeno di nic-

chia, grazie ad una legge regionale del 2006. Il secondo, più grave, è la mancata valorizzazione delle ga-ranzie e della professionalità che, anche in questo ambito, possono esprimere le agenzie di viaggio.

La prima Commissione in Con-siglio regionale ha approvato la proposta di abolizione dei

vitalizi dei consiglieri regionali, ma solo dal 2015. La notizia si com-menta da sé, specie se si mette in relazione ai pesanti “sacrifici” che

la politica chiede oggi, da subito, a imprese e cittadini. Forse vale la pena una annotazione a margi-ne: quando si tratta di difendere ingiustificabili privilegi l’accordo si trova. Così hanno fatto in questo caso Pd e Pdl.

L ’atteso arrivo del sostanzioso gruzzolo costituito dai fondi FAS - si parla di 253 milioni di

euro spendibili subito - ha scatenato appetiti di ogni tipo. Confcommer-cio, che ha aspettato finora pazien-temente, e a bocca asciutta, non è disposta ad accettare che si mettano

a rischio le risorse destinate alle im-prese del commercio e del turismo. E intende invece difendere fino in fondo le richieste già avanzate per la riqualificazione dell’offerta ricettiva, tramite il bando qualità alberghiera, la copertura dei progetti relativi al bando Tac 2 e la definizione di un

nuovo bando per il sostegno delle imprese del commercio che fanno innovazione. Modifiche al Program-ma attuativo regionale, alla cui de-finizione anche l’organizzazione ha contribuito, comporterebbero, oltre tutto, il rischio di provocare uno stop alla misura.

bANcA dELL’umbrIA,sE IL buONGIOrNO sI vEdE dAL mAttINO…

GIù LE mANI dALLE rIsOrsE pEr IL cOmmErcIO E IL turIsmO!

IL turIsmO sOcIALE NON dImENtIchI LE AGENzIE dI vIAGGIO

stOp AI vItALIzI rEGIONALI, mA sOLO dAL 2015

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pEr dIrLA tuttA

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pErché è EssENzIALE IL pIANO dI cOmuNIcAzIONE

prImO pIANOLIbErALIzzAzIONI 10 LA “bAbELE” dI OrArI E ApErturE

Certi i maggiori Costi, vantaggi tutti da dimostrare. servono piuttosto politiChe di sostegno ai Consumi

prImO pIANOcOmmErcIO 13 INNOvAzIONE NON è sOLO tEcNOLOGIA

Buoni risultati del think tank sul CommerCio, ma attenzione alle speCifiCità del settore

prImO pIANOL’INdAGINE 14 IL “mOrsO” dELLA crIsI

il 2011 visto e vissuto dalle imprese, nell’annuale indagine ConfCommerCio

prImO pIANOL’ApprOfONdImENtO 18 cOLLAbOrArE è uN NuOvO mOdO dI cOmpEtErE

i suggerimenti di roBerto ravazzoni per dare futuroalle piCCole imprese CommerCiali

prImO pIANOturIsmO 20 L’umbrIA è A uNA svOLtA

Confronto tra imprenditori e istituzioni al iii forum del turismo

fOcusrEtI d’ImprEsA 23 AGEvOLAzIONI fIscALI pEr LE rEtI d’ImprEsA

sospensione d’imposta per la quota di utili destinati dalle imprese alla realizzazione del programma Comune

ImprEsA E svILuppOmArkEtING

E pubbLIcItà27 pErché è EssENzIALE IL pIANO dI cOmuNIcAzIONE

se tutto è ComuniCazione, tanto vale ComuniCare in modoeffiCaCe Con i nostri Clienti

dAL tErrItOrIO 31 cOmmErcIO E sOmmINIstrAzIONE, cOmE sI cAmbIAserie di inContri sul territorio dediCati alla direttiva servizi

spOLEtO, LE ImprEsE IN “rEtE” pEr EssErEpIù cOmpEtItIvEun suCCesso il progetto finanziato dal Bando res.ta.

dAL tErrItOrIO 33 pEruGIA, vIE IN cErcA dI “AdOzIONE”

mArscIANO, fINANzIAmENtI A fONdO pErdutO pEr LE ImprEsE tErrEmOtAtE

fIErE Ed EvENtI 35 GLI AppuNtAmENtI dI GENNAIO

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ANNO XVIGENNAIO 2012 01

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Sembra quasi impossibile, ma c’è chi sostiene che sia suffi-ciente tenere aperti i negozi

24 ore su 24 per aumentare le ven-dite e far ripartire i consumi, dimen-ticando che se la gente non spende è perché il denaro a disposizione è sempre meno e quello che c’è va sempre di più a coprire le cosiddette spese fisse (v. box pag. 11). Nella vicenda della liberalizzazione degli orari dei negozi ci sono alcuni elementi certi.

Il primo è che i livelli di servizio of-ferti in Italia, in termini di orario e di

giorni di apertura, sono già oggi pa-ragonabili a quelli europei.

Fin dalla riforma Bersani del 1998, i negozi e i supermercati in Italia pos-sono stare aperti per 13 ore nell’ar-co della giornata: la flessibilità degli orari è quindi già sufficiente. Di domenica e nei festivi c’è già un’ampia facoltà di deroga. Il secondo elemento, ben più preoc-cupante per gli imprenditori di que-sto settore, è che se l’aumento dei consumi è tutto da verificare, sono invece facilmente prevedibili i mag-giori costi, sia ordinari che maggio-

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LA “bAbELE”dI OrArI E ApErturECeRTI I mAGGIORI COSTI, VANTAGGI TUTTI dA dImOSTRARe. SeRVONO pIUTTOSTO pOlITIChe dI SOSTeGNO AI CONSUmI

I livelli di servizio offerti in Italia, in termini di orario

e di giorni di apertura, sono già oggi paragonabili

a quelli europei

prImO pIANOLIbErALIzzAzIONI

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del Cermes della Bocconi è arrivato a stimare in ben 11 miliardi di euro l’anno i risparmi dei consumatori - 400 euro a famiglia - per effetto della maggiore concorrenza che si deter-minerebbe. Ai ricercatori del Cermes andrebbe però spiegato che in alcu-ni settori i margini operativi sono già ridotti all’osso, anche grazie alle con-tinue promozioni già in atto, mentre in altri la crisi ha già prodotto effetti così devastanti che non si risolvono semplicemente stando più aperti, ma rafforzando il potere di acquisto delle famiglie.

I dati parlano chiaro. Secondo l’Istat, al netto dell’inflazione, nel secondo trimestre 2011 il potere di acquisto

delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% rispetto al secondo tri-mestre del 2010. “Non siamo pre-giudizialmente contrari alle maggiori aperture”, sostiene Confcommercio, “a patto che queste siano accompa-gnate da politiche adeguate di so-stegno ai consumi (maggiori flussi turistici da un lato, maggior potere d’acquisto dall’altro), altrimenti sta-re aperti più a lungo provoca solo effetti dannosi. La deregulation, inoltre, incide ine-vitabilmente sugli stili di vita, con tutte le conseguenze sociali che ne conseguono. Si dovrebbe aprire, in ogni caso, una riflessione profonda su qualità e consistenza dei servizi che devono supportare i consumi, di cui non c’è traccia.E rivedere, soprattutto, le misure che prevedono ulteriori aumenti dell’Iva, che avrebbero un effetto depressivo sui consumi certo”.

rati, che una apertura prolungata e festiva comporta. Sarebbe infatti semplicistico prende-re il ricavo ottenuto fino ad oggi nei festivi e moltiplicarlo per le più nu-merose aperture ammesse, perché poche domeniche sono appetibili e richiamano l’attenzione dei consu-matori, mentre l’apertura di tutte le domeniche fa diventare la festa un giorno come un altro, anche se ha costi maggiori di gestione. L’Osservatorio sulle liberalizzazioni

LA “bAbELE”dI OrArI E ApErturE

“vOLANO” LE spEsE fIssE. pEr I cONsumI “LIbErI” rEstA sEmprE mENO

Tra il 1970 e il 2010 la quota di consumi assorbita dalle cosid-dette spese obbligate (bollette, affitti, servizi bancari e assicu-rativi, carburanti, eccetera) è quasi raddoppiata, passando dal 23,3% sul totale dei consu-mi a poco meno del 40%. Nel-lo stesso periodo, la quota di consumi “liberi” delle famiglie - quelli cioè per beni e servizi commercializzabili - si è ridotta passando, nel complesso, dal 76,7% al 61,2%, con una forte contrazione per gli alimentari, la cui quota si è più che dimezzata (dal 36,1% del 1970 al 15,1% del 2010). è quanto emerge da un’analisi effettuata dall’Ufficio Studi Confcommercio su come è cambiata negli ultimi quaran-ta anni l’incidenza delle spese obbligate sui consumi e sul po-tere di acquisto delle famiglie.

prImO pIANOLIbErALIzzAzIONI

Occorre rafforzare il poteredi acquisto delle famiglie

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Letteralmente significa “ser-batoio di pensiero”; nei fatti, il Think Tank sul commercio,

organizzato a Foligno dalla Regione dell’Umbria, è stato “una due giorni” di dibattito e riflessione sul futuro del settore, alla quale hanno preso parte anche molti imprenditori.Già applicato al turismo con una analoga esperienza che si è svolta a Todi lo scorso aprile, il metodo del Think Tank è stato giudicato “molto apprezzabile” da Confcommercio.L’organizzazione ha riposto molte at-tese in questo evento, soprattutto in vista della definizione del Testo Uni-

co regionale del commercio e nella prospettiva di poter destinare alle imprese nuove risorse con un bando regionale tutto da definire.

Due sono gli elementi emersi dal dibattito con maggiore evidenza: il ruolo dell’innovazione nel futuro del

commercio, e lo stretto legame di questo settore con il turismo.“A questo proposito, i risultati del Think Tank sono interessanti, ma non vanno assolutizzati”, sostiene Confcommercio. Nel commercio, e più in generale in tutto il settore dei servizi - dove il cliente concorre alla realizzazione del “prodotto”, e dove standard qualitativi e quantitativi hanno molte più variabili - si può fare innovazione senza investire in tec-nologie informatiche. La tecnologia è importante, insomma, ma non è fondamentale. Secondo il Manuale di Oslo, che definisce le metodolo-gie per la rilevazione statistica dei

fenomeni di innovazione tecnologi-ca, infatti, l’innovazione nel business è “implementazione di un prodotto nuovo o sensibilmente migliorato (bene o servizio), o di un processo, un nuovo metodo di marketing o un nuovo metodo organizzativo nelle pratiche commerciali, nelle risorse umane o le relazioni esterne”.Attenzione, quindi, aggiunge Con-fcommercio, ad immaginare i ban-di pubblici, per finanziamenti alle imprese che innovano, mutuando i criteri da quelli utilizzati per il mani-fatturiero. Il commercio ha altre spe-cificità e necessita di una attenzione specifica. Quanto al legame tra com-mercio e turismo, Confcommercio ne è talmente consapevole da aver chiesto, ed ottenuto, che ad uno stesso assessore regionale fossero affidate le due deleghe. Anche qui, però, bisogna fare attenzione: non è solo il commercio che trova benefi-ci da un turismo che traina; anche il turismo trae vantaggio da un com-mercio di qualità. Tra i due settori c’è interdipendenza e non dipendenza dell’uno dall’altro.

INNOvAzIONE NON è sOLO tEcNOLOGIAbUONI RISUlTATI dAl ThINk TANk SUl COmmeRCIO, mA ATTeNzIONe Alle SpeCIfICITà del SeTTORe

I bandi pubblici per finanziare imprese commerciali

che innovano non possono utilizzare gli stessi criteri

del manifatturiero

Non è solo il commercioche trova benefici

dal turismo; ancheil turismo trae vantaggiodal commercio di qualità

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prImO pIANOcOmmErcIO

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Uno sguardo dal “fronte”. Si può definire davvero così la realtà che nel 2011 hanno

vissuto le attività del terziario, “fo-tografata” dall’indagine annuale re-alizzata dall’Ufficio Studi Confcom-mercio. Abbiamo dato la parola alle imprese - 150 quelle che hanno par-tecipato al sondaggio, di cui 80 del settore turismo, protagoniste anche di uno specifico focus sul proprio settore - per capire direttamente da loro come sono andate le cose. E se in generale il quadro è preoccu-pante - e difficilmente poteva esse-re altrimenti - qualche nota positiva non manca. Ad esempio il 33% del campione ha dichiarato di aver fatto comunque investimenti l’anno pas-sato: percentuale piuttosto incorag-giante, considerata l’attuale congiun-tura. Gli investimenti più cospicui sono stati effettuati in attrezzature,

mobili e macchinari (80%), ma un significativo 31% li ha indirizzati ad immobili ed impianti fissi. Seguono quelli in formazione e marketing e in nuove aperture/ampliamenti o nuovi rami di attività (entrambe attestate sul 9%), e gli investimenti informa-tici (7%). La difficoltà del momento emerge più chiaramente quando si parla di fatturato: nel 2011, rispetto all’anno precedente, è diminuito per il 57% del campione; per il 32% è rimasto invariato e per un non tra-scurabile 11% è addirittura aumen-tato. La stragrande maggioranza di questi “fortunati” - l’87% per la precisione - ritiene che la pesante si-tuazione internazionale non abbia in-fluito - ad esempio con la creazione di nicchie di mercato, di economie di scala, etc. - sulle loro performance positive, quindi il merito è tutto del-la propria capacità imprenditoriale.

Discorso rovesciato invece per chi ha registrato performance negati-ve: per l’82% è conseguenza della situazione in atto, mentre il 18% la addebita ad altre cause, legate alla propria situazione specifica. Ma quali sono le maggiori difficol-tà che le imprese hanno incontrato nel proprio mercato di riferimento? In prima posizione assoluta - 79% degli intervistati - c’è la diminuzione, più o meno importante, ma comun-que sensibile, delle vendite e un in-cremento degli insoluti sulle stesse. Abbiamo poi un 22% che lamenta la difficoltà di accesso al credito per il finanziamento della propria impresa ed il 12% che evidenzia gli aumen-ti dei prezzi dei fornitori. L’aumento dei costi di gestione, del lavoro e di quelli del credito sono le voci meno influenti (ciascuna è infatti attestata al 4%) nello spiegare la diminuzione di fatturato.

A fronte della situazione economica e finanziaria del nostro Paese, il son-daggio ha indagato l’atteggiamento nei confronti del nuovo Governo Monti e la fiducia circa la possibili-tà che possa riuscire a risollevare l’Italia. Il campione in questo caso si è diviso: il 46% si dichiara più fidu-cioso di prima, e quindi ha maggiori speranze che il Governo tecnico pos-sa portare l’Italia fuori dall’impasse.

IL “mOrsO” dELLA crIsIIl 2011 VISTO e VISSUTO dAlle ImpReSe, Nell’ANNUAle INdAGINe CONfCOmmeRCIO

Il 33% delle imprese ha fatto investimenti, ma il fatturato è

diminuito per il 57%

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prImO pIANOL’INdAGINE

Page 15: Mensile Gennaio Confcommercio

prImO pIANOL’INdAGINE

Allo Stato si chiede di ridurre i costi della politica

e del lavoro, di semplificare la burocrazia

Ma c’è un 41% che è sfiduciato esattamente come prima, e ritiene che non cambierà nulla.L’1% dichiara di essere addirittura più pessimista di prima. Rilevante anche il numero di intervistati - 11% - che non si è pronunciata. Si tenga conto che questa domanda è stata posta prima che il nuovo esecutivo rendesse nota la manovra, partico-larmente pesante per le imprese del terziario, soprattutto per il previ-

sto aumento dell’Iva e delle aliquote contributive. Un chiarimento impor-tante anche in relazione alla do-manda rivolta alle imprese su cosa sarebbero disposte a fare per risol-levare il Paese da questo momento di estrema difficoltà. La risposta è stata secca e inequivocabile: l’82% ha dichiarato di avere fatto e dato, di continuare a fare e dare, tutto quel-lo che possono, insomma, di fare la loro parte per risolvere la crisi eco-

nomica, e sottolineano - all’opposto - che è tempo che lo Stato faccia qualcosa per loro, al fine di rilancia-re crescita e consumi. Se a questo 82% uniamo anche coloro che han-no risposto di non essere disposti a fare assolutamente niente (7%), ot-teniamo l’89% degli intervistati che ritiene di essere in prima fila nella lotta alla crisi, e che non solo non vede riconosciuti dallo Stato tutti gli sforzi portati avanti ma, al contra-rio, ritiene di essere penalizzata da provvedimenti che deprimono i con-sumi e dalla mancanza di concrete politiche di sviluppo. Scontato sup-porre che questo sentiment sarà an-cora più diffuso e accentuato dopo

l’attuale manovra. Quando abbiamo chiesto cosa ci si aspettava dallo Stato in cambio degli sforzi operati nell’emergenza, è emerso il mal-contento nei confronti degli sprechi della Pubblica Amministrazione, con il 24% che vorrebbe tagliare i costi dello Stato. Ancora più forte è la segnalazione dell’esigenza di ridurre il costo del lavoro (52%), di procedere ad una sostanziale semplificazione della burocrazia che grava sui costi delle attività imprenditoriali (35%). C’è poi un 20% di imprese che chiede aiuto allo Stato in termini di facilitazione nell’accesso al credito e di adegua-mento tempestivo degli studi di set-tore alla differenti situazioni di crisi che si stanno verificando in Italia. Il 4% quelli che non hanno risposto.

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sIcurEzzA, sItuAzIONE stAbILE

Da qualche anno il problema “sicurezza” si è aggiunto ai tanti che le imprese devono

affrontare ogni giorno, specie in al-cune zone della nostra regione. In questo caso ciò che conta non è solo il dato oggettivo sui reati e sul-la diffusione degli eventi di microcri-minalità, ma la percezione che si ha del fenomeno. Ebbene, il 62% del campione ritiene che la situazione negli ultimi 2 anni sia rimasta so-stanzialmente immutata; ma il 21% evidenzia un forte peggioramento, il 14% un peggioramento moderato, e solo il 2% un miglioramento (un altro 1% non si pronuncia). Abbia-

mo poi domandato alle imprese se, nell’ultimo biennio, la loro attività fosse stata oggetto di un qualche evento criminale. Il 72% dichiara di non aver subito alcuna tipologia di crimine; il 24% è stato vittima di furti, l’1% rispettivamente di truffe, rapine, spaccate/danneggiamenti. Quasi azzerato lo spaccio e la pro-stituzione vicino alle attività com-merciali (1%).Questo risultato è però direttamen-te legato al fatto che le imprese si sono attrezzate da diverso tempo contro il potenziale “attacco” della microcriminalità: il 78% del campio-ne ha fatto investimenti in questo

senso da più di due anni. Nel 2010-2011 invece il 17% ha investito in sistemi di allarme, il 5% in vigilanza privata, il 3% in inferriate-cancelli-vetrine corazzate e porte anti-scas-so, il 2% in assicurazioni. L’analisi complessiva del fenomeno è quindi di una sostanziale stabilità legata da un lato alla non recrudescenza di fenomeni particolarmente intensi, e dall’altro alla capacità delle imprese in questi anni di implementare i pro-pri sistemi di sicurezza. Rimangono, nelle confidenze degli intervistati, le maggiori difficoltà di chi vive realtà cittadine più grandi, rispetto a chi vive in piccoli centri.

turIsmO, sErvONO EvENtI E prOmOzIONE INtEGrAtA

L’indagine Confcommercio ha previsto un approfondimento specifico sulle imprese del tu-

rismo, considerata l’importanza stra-tegica di questo settore per l’eco-nomia regionale. Per il 42% degli intervistati il 2011 è stato peggiore del 2010, per il 37% sostanzialmente uguale, mentre il 21% delle strutture intervistate ha avuto performance migliori dell’anno precedente. Dopo l’analisi dell’oggi uno sguardo al futu-ro: il 53% si è dichiarato ottimista. Di questo un 42% lo è moderatamente, mentre un 12% ha visto già segnali di ripresa del settore, nonostante la situazione nazionale. Il 47% paventa però un 2012 peggiore dell’anno ap-pena concluso. Circa gli elementi di attrazione della nostra regione su cui occorre pun-tare ed investire maggiormente, gli operatori indicano prioritariamente

eventi e mostre (67%) e la valorizza-zione di borghi e centri storici (63%). Seguono cultura ed enogastronomia col 28%, la natura e i parchi al 26%, la connotazione religiosa legata ai no-stri territori (16%), mentre un mode-sto 2% punterebbe su musei e zone archeologiche. Infine il parere degli operatori sulle tipologie di interven-ti regionali che dovrebbero essere maggiormente implementate in Um-

bria ai fini turistici: quasi plebiscitaria l’esigenza - rappresentata dall’81% del campione - di potenziare le politi-che di comunicazione e promozione della nostra regione, seguita dalle politiche per mostre ed eventi (37%) e da quelle di contatto con grandi tour operator (28%). Il 7% ritiene che sia necessario anche uno sforzo maggiore nel miglioramento delle in-frastrutture e dei collegamenti.

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prImO pIANOL’INdAGINE

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mensione: minore forza finanziaria, politica del credito restrittiva per le Pmi; scarse economie di approv-vigionamento; discriminazione dei prezzi da parte dei produttori; mino-re attrazione sul mercato del lavoro; problema di successione. A questo poi si aggiunge l’assenza di obietti-vi di sviluppo e/o di adattamento ai mutati scenari di mercato. Queste caratteristiche spiegano una pesan-te criticità delle PIC: l’incapacità di occupare gli spazi di mercato messi a loro disposizione dall’evoluzione dell’ambiente, riconducibile alla ca-renza di imprenditorialità e ad un in-sufficiente livello imprenditoriale”. Come può una piccola impresa commerciale conquistare gli spazi di mercato disponibili, senza ri-nunciare alla propria identità Partiamo da una distinzione: ci sono i beni di consumo cosiddetti proble-matici (ovvero quelli differenziati, caratterizzati da costo elevato, pro-cessi di acquisto lunghi, necessità di supporto informativo, punti vendita specializzati) e i beni di consumo che sono definiti banali, che hanno basso valore unitario, acquisto routinario, punti di vendita despecializzati.“Gli spazi più ‘pregiati’ - dice Ravaz-zoni - che si producono nella zona

dei beni problematici sono partico-larmente adatti alle PIC. Questi spazi infatti si caratterizzano per alti livelli di professionalità/abi-lità artigianali, per una concorrenza di prezzo meno accesa e minore trasparenza, per una domanda più frastagliata, per maggiori elementi di rendita da aggiungere al reddito da lavoro autonomo”. Cosa devono fare allora le PIC? “Raggiungere livelli di professionalità più elevati; aggiunge-re all’abilità artigianale tradizionale una serie di conoscenze e di abilità manageriali; aumentare il livello di imprenditorialità e quindi di propen-sione al rischio”. Quale ruolo e quali prospettive di sviluppo per le piccole imprese commerciali “Modernizzazione commerciale - sottolinea Roberto Ravazzoni - non significa sparizione della piccola im-presa. Anzi, in un commercio evolu-to, si aprono interessanti prospettive di sviluppo per le piccole realtà loca-li, purché sia rapido il passaggio dai piccoli negozi tradizionali (e indipen-denti) ai piccoli negozi ma moderni, cioè specializzati (e associati). La sfida strategica prossima ventura è ESSERE IMPRENDITORI! Questo significa rinnovare e integrare (se

Roberto Ravazzoni è profes-sore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese pres-

so la Facoltà di Scienze della Comu-nicazione e dell’Economia dell’Uni-versità di Modena e Reggio Emilia. E’ stato uno dei relatori al 3° Forum Economia e Società di Confcommer-cio. Con lui affrontiamo alcuni temi fondamentali per le pmi, quali i fat-tori critici di debolezza, l’innovazione commerciale e cosa devono fare le imprese per competere oggi. Gli svantaggi competitivi delle piccole imprese commerciali (PIC)“Molti di questi svantaggi - spiega Ravazzoni - sono connessi alla di-

cOLLAbOrArEè uN NuOvO mOdOdI cOmpEtErEI SUGGeRImeNTI dI RObeRTO RAVAzzONI peR dARe fUTUROAlle pICCOle ImpReSe COmmeRCIAlI

Roberto Ravazzoni

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prImO pIANOL’ApprOfONdImENtO

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possibile!) l’offerta assortimentale per creare nuovi stimoli; aumentare la differenziazione dei propri prodot-ti; migliorare l’identità delle proprie strutture di vendita; fare gruppo per avere massa critica laddove conta. Crescere insieme, collaborare, è un nuovo modo di competere “In uno scenario di mercato sempre più incerto e turbolento bisogna col-laborare, integrarsi e ricercare allean-ze strategiche: rappresentano i nuo-vi modi di competere imposti dalle nuove e più ampie dimensioni della concorrenza commerciale”, suggeri-sce Ravazzoni. “Una organizzazione associativa comporta diversi van-taggi: economie di scala interne ed esterne; ampliamento del livello di servizio; più efficiente gestione degli stock; maggior potere contrattuale nei confronti dell’industria; assicura-zione di uno spazio di mercato non marginale per un canale specializza-to in fase di profonda trasformazio-ne. Consente, insomma, di svolgere le funzioni critiche che richiedono dimensioni minime per essere rea-lizzate con efficacia”.

Tendenze e scenari di mercato“I punti vendita - spiega Ravazzoni - diventano luoghi d’incontro; i punti di transito e di aggregazione diven-tano punti di vendita; la casa diventa luogo di acquisto; i luoghi di acqui-sto assumono un ruolo di intratteni-mento e spettacolo. Il consumatore, sempre più eclettico, mette in con-correnza luoghi, mondi e prodotti di-versi in relazione alle sue specifiche esigenze di servizio, convenienza, risparmio di tempo”. Come sta cambiando il confronto competitivoEcco il quadro: “Si registra una crisi dell’ipermercato di attrazione extra-urbano; una maggior tenuta dei for-mat orientati al servizio rispetto a quelli orientati al prezzo; difficilmen-te nasceranno nuovi format specia-listici; occorre ripensare in chiave moderna la prossimità, ancora più orientata ai prodotti freschi e ai piat-ti pronti; la location si conferma un fattore di rilevanza strategica. Per fronteggiare tutto ciò, i distributori moderni devono cambiare pelle: da meri redistributori (fisici) a veri distri-

butori di Marca-Insegna”.Verso una riscoperta della prossi-mità“Il servizio di prossimità - evidenzia Ravazzoni - diventerà sempre più importante, in considerazione del minor tempo a disposizione per gli acquisti, del calo degli spostamen-ti per acquisti finalizzati alle grandi scorte (le famiglie sono più piccole), della competitività dei quartieri e dei centri storici, sicuramente più dota-ti di ‘personalità’ rispetto alle gran-di superfici, che sono invece molto concentrate sul prezzo”.Cosa devono fare le PIC per com-petere oggi Ecco una serie di suggerimenti con-creti del professor Ravazzoni per determinare il successo delle pic-cole-medie strutture: migliori spazi nel non-food; verificare sistemati-camente il grado di attrattività della propria offerta e della propria loca-tion; rinnovare sistematicamente il proprio assortimento; “animare” il punto vendita e ricercare la diffe-renziazione del prodotto commercia-le; ristrutturare il negozio ogni 8-10 anni, in alcuni casi ripensando anche l’attuale localizzazione; “gestire” in maniera personalizzata e continua il rapporto con il cliente-obiettivo; ri-cercare continuamente l’innovazione di proposta e di “prodotto”; pensare a negozi a tema o iper-specializzati; frequentare mostre, fiere (non solo di settore…). Ma altrettanto impor-tante è accettare le nuove dimen-sioni della concorrenza, ricordando che collaborare è un nuovo modo di competere; associarsi o affiliarsi a qualche organizzazione commercia-le dinamica ed evoluta; insistere sul-la specializzazione nelle sue diverse direzioni e focalizzarsi sul coefficien-te di servizio offerto.

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prImO pIANOL’ApprOfONdImENtO

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L’umbrIA è A uNA svOLtACONfRONTO TRA ImpReNdITORI e ISTITUzIONI Al III fORUm del TURISmO

No deciso e motivato alla tas-sa di soggiorno; la necessità di trasformare l’Umbria da

un luogo di passaggio ad un luogo di soggiorno, aumentando così i bas-sissimi indici di permanenza media, e combattere l’abusivismo in tutte le sue forme. Sono alcuni dei temi affrontati da Vincenzo Bianconi, pre-sidente Federalberghi - Confcom-merco della provincia di Perugia, aprendo il III Forum del Turismo che si svolto a Perugia, sul tema “Re-cessione o rilancio - Le sfide del turismo in Umbria”. L’Umbria del turismo si trova oggi ad un bivio. La sfida del 2012 - secondo Federalberghi - sarà infatti quella di

far imboccare alla regione la strada giusta, superando la contraddizione per cui ad una timida ripresa del set-tore, documentata dalle statistiche positive su arrivi e presenze, si ac-compagna ancora un problema di bassa redditività per le imprese, che devono fare i conti con un indice di occupazione media tra i più bassi in Italia (nel 2010 era al 29,9% per la ricettività alberghiera). “Le imprese devono fare la loro par-te - ha detto Bianconi - cercando di comprendere come cambia il mer-cato turistico, proponendo una offer-ta esperienziale interessante, seg-mentando le proposte turistiche per incontrare sempre di più le esigenze

dei clienti. Il lavoro fatto finora con i Consorzi tematici, costituti sulla base del bando TAC regionale - cinque dei quali sotto la diretta responsabilità di Confcommercio - va appunto in que-sta direzione; documenta l’impegno delle imprese ad attivare investi-menti pure in questo momento di crisi e va certamente sostenuto. Se le imprese sono disponibili a metter-si in gioco, altrettanto però devono fare le istituzioni”.

La tassa di soggiorno“Il nostro No è nettissimo e moti-vato”, ha sottolineato Bianconi. “La tassa renderebbe il territorio umbro meno competitivo sul mercato na-

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prImO pIANOturIsmO

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se troveremo l’accordo, non potre-mo non applicare questa misura per il prossimo biennio, almeno in via sperimentale”.

La promozione integrata“Non ci sarà dispersione di risorse”, ha garantito l’assessore regionale al turismo Fabrizio Bracco, “poiché queste andranno a rafforzare i pro-dotti TAC, alla riqualificazione delle strutture ricettive e alla promozione, che deve essere integrata”. Sarà defi-nito un piano di comunicazione che, secondo Giorgio Mencaroni, presi-dente della Camera di commercio di Perugia che collaborerà alla stesura, dovrà essere pluriennale, con la pre-cisa individuazione di paesi target e azioni mirate.

La riforma dell’APT“Abbiamo bisogno di forte unitarie-tà nella progettazione, con un peso politico molto forte”, ha detto ancora l’assessore Bracco. “L’Umbria deve camminare su due gambe: una è quella dei settori tradizionali, l’altra è costituita dalla filiera che ha il tu-rismo come cornice. Occorre uno strumento operativo, che può esse-re la nuova Sviluppumbria, perché agenzia che si deve preoccupare del-lo sviluppo dell’Umbria, a patto che consideri il turismo come una forza integrante delle propria mission.Sono convinto che l’Umbria ha tante buone qualità; il livello della ricettivi-tà è buono; abbiamo ottimi prodot-ti, una bella immagine: chi conosce l’Umbria l’apprezza. Abbiamo, in-somma, gli ingredienti giusti per cu-cinare un’ottima pietanza”. Al Forum hanno preso parte, tra gli altri, Alessandro Cianella, direttore Federalberghi nazionale, e Giacomo Pini, esperto di marketing turistico.

zionale ed internazionale”. “Il lavoro all’Anci non è concluso”, ha risposto il presidente dell’Associazione dei

Comuni umbri nonché sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, “ma i no-stri bilanci sono sempre più rigidi e,

uN prEmIO AGLI chEf dI dOmANI

Nel corso della serata organizza-ta presso l’Università dei Sapori di Perugia, in occasione del III Fo-rum del Turismo, il presidente di Federalberghi Vincenzo Bianconi ha voluto premiare l’impegno e la professionalità acquisita da tre allievi, che hanno partecipato agli stage in aziende umbre del set-tore alberghiero. I giovani premiati sono: Gioele Trabalza dell’Istituto Alberghiero di Assisi, Luca Nanni dell’Istituto Alberghiero di Città di Castello, Michele Papandrea dell’Istituto Alberghiero di Spoleto.I tre premi consistono in altret-tante borse di studio che consen-tiranno ai giovani aspiranti chef di proseguire il proprio percorso

formativo presso l’Università dei Sapori, scegliendo la propria spe-cializzazione tra le tante proposte dalla struttura.Hanno consegnato i premi Anna Rita Fioroni, presidente dell’Uni-versità dei Sapori di Perugia, Gior-gio Mencaroni, presidente della Camera di commercio di Perugia, Luigi Cremona, giornalista nel settore enogastronomico.Federalberghi ha organizzato anche l’incontro tra gli oltre 100 imprenditori del settore ricettivo presenti alla serata e un selezio-nato gruppo di aziende produttri-ci umbre, con l’obiettivo, condi-viso dall’Università dei Sapori, di promuovere l’Umbria nella sua interezza: offerta turistica e pro-dotti tipici di qualità. Ospiti e ani-matori della serata, dal punto di vista gastronomico, i due chef “stellati” Marco Bistarelli e Ga-etano Trovato.

La premiazione degli aspiranti chef

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prImO pIANO turIsmO

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AGEvOLAzIONI fIscALI pEr LE rEtI d’ImprEsASOSpeNSIONe d’ImpOSTA peR lA qUOTA dI UTIlI deSTINATA dAlle ImpReSe AllA ReAlIzzAzIONe del pROGRAmmA COmUNe

Le reti di impresa costituiscono una forma negoziale di aggre-gazione di imprese, basata

sulla sottoscrizione di un apposito contratto, redatto per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, che contiene il programma comune di rete. Finalità dell’accordo è l’ac-crescimento della capacità innovati-va e della competitività delle impre-se tramite forme di collaborazione, scambio di informazioni e di presta-zioni, esercizio in comune di attività in linea con l’oggetto d’impresa.

L’agevolazione fiscale riconosciuta al contratto di rete consiste nell’esclu-dere dal reddito la quota degli utili di esercizio - vincolata ad apposita riserva - che è destinata, dalle im-prese aderenti alla rete, al fondo pa-

trimoniale comune o al patrimonio destinato all’affare per la realizza-zione, entro l’esercizio successivo, degli investimenti previsti dal pro-gramma comune di rete. Alle reti d’impresa vengono, peral-tro, ricollegate anche altre agevola-zioni amministrative e finanziarie.Il beneficio fiscale, che vale esclu-sivamente ai fini delle imposte sui redditi e non anche dell’Irap, si appli-ca solo per il versamento del saldo delle imposte sui redditi dovute per il periodo di imposta relativo all’eser-

l’adesione al contratto di rete non comporta l’estinzione o la modifica della soggettività tributaria delle imprese che

aderiscono all’accordo

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fOcusrEtI d’ImprEsA

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cizio cui si riferiscono gli utili desti-nati al fondo patrimoniale comune o al patrimonio destinato all’affare, mentre non si estende al versamen-to degli acconti.Destinatarie dell’agevolazione sono le imprese residenti in Italia o le or-ganizzazioni di imprese non residen-ti presenti stabilmente sul territorio nazionale che sottoscrivono un con-tratto di rete, indipendentemente dalla forma giuridica, dalle dimensio-ni aziendali, dalla tipologia di attività svolta o dal settore economico di riferimento. In ogni caso, l’adesione

al contratto di rete non comporta l’estinzione o la modifica della sog-gettività tributaria delle imprese che aderiscono all’accordo, né l’attribu-zione di soggettività tributaria alla rete risultante dal contratto stesso.Quanto agli investimenti agevolati,

rientrano in questa categoria quel-li relativi all’acquisto o all’utilizzo di beni, strumentali e non, e di servi-zi, nonché all’utilizzo del personale. Sono, inoltre, considerati investi-menti agevolati anche quelli derivan-ti dai beni, servizi e personale messi a disposizione dalle imprese aderen-ti al contratto di rete. Il programma comune di rete deve essere validato da organismi che sono espressione delle associazioni d’impresa. Per informazioni, Sportello Reti d’Impresa - Confcommercio, Fabio Settequattrini, tel. 075.506711.

Sono agevolati gli investimenti relativi all’acquisto o all’utilizzo

di beni e servizi, e all’utilizzodel personale

I vANtAGGIdELLA rEtE

INTeRVISTA AD ANToNIo VeNTo, ReSPoNSAbILe SeTToRe FISCALITà D’IMPRe-SA DI CoNFCoMMeRCIo

Quali sono i vantaggi per le im-prese che si aggregano in rete?I vantaggi dell’aggregazione sono molteplici. In concreto, le impre-se in rete possono avvalersi di un centro di acquisto o di reti com-merciali di distribuzione comuni. In questo modo possono usufru-ire di un maggior potere d’acqui-sto e partecipare a commesse in-ternazionali per raggiungere una clientela più ampia. E possono, inoltre, adottare un marchio di-stintivo della rete e specializzarsi singolarmente sui segmenti della filiera rafforzando le proprie com-petenze strategiche.Dal punto di vista fiscale, è previ-sta la sospensione d’imposta del-la quota degli utili dell’esercizio

destinata, fino al periodo d’impo-sta in corso al 31 dicembre 2012, al fondo patrimoniale comune. La quota degli utili deve essere ac-cantonata in una apposita riserva e concorre a formare il reddito, se utilizzata per scopi diversi dalla co-pertura delle perdite di esercizio ovvero se viene meno l’adesione al “contratto di rete”. L’importo, che non concorre alla formazione del reddito d’impresa, non può, comunque, superare il limite di un milione di euro.

Come e quando deve essere ri-chiesta l’agevolazione fiscale?Per ottenere il beneficio fisca-le, nel periodo compreso tra il 2 maggio ed il 23 maggio di ciascun anno, le imprese interessate de-vono presentare una comunica-zione all’Agenzia delle Entrate. La trasmissione deve essere ef-fettuata in via telematica, diretta-mente o tramite un intermediario abilitato, ossia professionisti, as-sociazioni di categoria, Caf.

Antonio Vento

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fOcusrEtI dI ImprEsA

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Non bisogna necessariamen-te avere dimensioni da gran-de azienda per doversi mi-

surare con strumenti che potrebbero intimidire le più piccole. Tutte, ma proprio tutte le imprese devono avere un Piano di comuni-cazione - più o meno complesso e strutturato - per avere una “guida” alla realizzazione di tutte le attività di comunicazioni, dalla più semplice alla più complessa.Alla base di questo ragionamento, ci sono alcune considerazioni da fare, che potrebbero essere valuta-te come addirittura banali, ma che è certamente utile ricordare.

Visto che tutto è comunicazione - anche un cartello “Chiuso per ferie” può comunicare attenzione o meno al cliente, a seconda della cura con cui è stato realizzato e posizionato - e dato che non bisogna mai rinunciare a gestire la comunicazione - perché se non lo facciamo noi, ci sarà qual-cun altro che magari parlerà di noi e potrebbe non fare i nostri interessi - tanto vale cercare di comunicare al meglio con i nostri clienti. Per poterlo fare occorre, appunto, avere almeno in mente un Piano di comunicazione adeguato alle nostre esigenze. Si può costruire il Piano con l’aiuto di una agenzia di comu-

nicazione, ma anche in questo caso è necessario prima di tutto far capire al professionista interpellato “cosa serve” all’impresa per comunicare al meglio. Bisogna allora riflettere, sia che ci si affidi al professionista, sia che si provi a definire da soli il pro-prio Piano di comunicazione, sui sei elementi che lo costituiscono.1 - L’analisi dello scenarioè indispensabile sapere come la no-stra impresa si posiziona sul merca-to, che dunque va indagato per co-noscerne le caratteristiche.Occorre avere le idee chiare anche su quali sono e cosa offrono i nostri competitors, per comprendere me-

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Se TUTTO è COmUNICAzIONe, TANTO VAle COmUNICARe IN mOdO effICACe CON I NOSTRI ClIeNTI

pErché è EssENzIALE IL pIANO dI cOmuNIcAzIONE

ImprEsA E svILuppOmArkEtING E pubbLIcItà

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Page 29: Mensile Gennaio Confcommercio

glio quali sono i nostri punti di forza e di debolezza.2 - La definizione degli obiettivi Non si possono attribuire alla comu-nicazione obiettivi - come quello di “vendere di più” - che non le sono propri. La comunicazione, invece, può avere come obiettivo, ad esem-

pio, quello di far conoscere un nuovo prodotto o di aumentare la notorietà del brand. Sulla base degli obiettivi, vengono scelti i mezzi da utilizzare per raggiungere il cliente. 3 - La definizione del targetBisogna chiarire a questo punto

Sia che ci si affidi ad un professionista sia che si provi

a definirlo da soli, occorre sempre riflettere sui sei

elementi che costituiscono un piano di comunicazione

chi è il nostro interlocutore, a chi ci dobbiamo rivolgere, poiché è il “responsabile” dell’atto di acquisto relativo al prodotto di cui stiamo par-lando. Utilissima una sottolineatura: non dobbiamo mai dimenticare che “noi” non siamo il “nostro target”; di conseguenza, ciò che a noi può piacere non necessariamente “fun-ziona” per conquistare il cliente al quale ci vogliamo riferire. 4 - La scelta dei contenuti e dei linguaggi

Target diversi, ossia segmenti di mercato diversi, “parlano” di cose diverse e lo fanno in modo diverso. Il messaggio va quindi strutturato in modo diverso a seconda del target scelto e trasmesso su mezzi diver-si, che vanno scelti ponendoci do-mande apparentemente semplici: “Dove trovo il mio target? Quali sono gli strumenti più adatti per par-lare con lui”?5 - Il timingè essenziale stabilire un calendario delle attività di comunicazione, spe-cie se sono più strutturate.I messaggi, infatti, si rafforzano a vicenda. Se non si dispone di gran-di budget, meglio concentrarsi su pochi appuntamenti importanti, magari a carattere ciclico. La regola d’oro è chiara: non disperdere, ma concentrare, per ottenere risultati più soddisfacenti. 6 - La definizione del budget Sono due le strade per definire il budget, domandarsi: “Quanto devo investire per raggiungere determi-nati obiettivi”; oppure, con un bud-get dato, chiedersi “Quali obiettivi queste risorse mi consentono di raggiungere?” Se il budget è vera-mente insufficiente, meglio non fare niente! Può capitare che qualche vo-lantino capiti nelle mani giuste, ma non è detto. Oggi che la tecnologia è alla portata di tutti, molti si sentono autorizzati a pensare che questo sia sufficiente per realizzare prodotti di comunicazione che funzionano.Ovviamente, non è così.

Con il contributo di Simone Pastorelli

Vice Presidente Giovani ImprenditoriAgenzia di comunicazione

Fattoria Creativa

Anche un cartello “Chiuso per ferie” può comunicare

attenzione o meno al cliente

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ImprEsA E svILuppOmArkEtING E pubbLIcItà

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dAL tErrItOrIO

L’introduzione della direttiva servizi e il suo recepimento da parte della Regione Umbria ha

introdotto numerose novità anche in tema di programmazione per l’inse-diamento delle attività commerciali e di quelle con somministrazione di alimenti e bevande. Novità che sono state e saranno illustrate agli imprenditori nel corso di una serie di incontri sul territorio promossi dalla Confcommercio Umbria, in collabo-razione con le associazioni territoria-li. Al primo appuntamento - che si è svolto a Foligno (nella foto) - si sono presentati quasi in cento. In quella occasione - a cui è intervenuto anche

Ha centrato l’obiettivo di cre-are aggregazione e innova-zione tra le imprese il pro-

getto che ha avuto come capofila la Confcommercio di Spoleto, attra-verso la sua società di servizi Ges.com, presentato a valere sul bando Res.ta. 2008 (che prevedeva incen-tivi per progetti innovativi presenta-ti da reti di imprese commerciali) e ammesso a finanziamento dalla Re-gione Umbria.Ora che il progetto è giunto a con-

clusione, si può trarre un bilancio sicuramente positivo: 10 le imprese coinvolte nella “rete”, grazie all’azio-ne di “collante” svolta da Con-fcommercio Spoleto, che ha anche garantito il supporto tecnico per la realizzazione del progetto comune che le ha interessate. Oltre ad azioni promozionali e a stra-tegie commerciali comuni, è stato realizzato un portale web, www.pickinginthecity.it, che rappresen-ta una vetrina per tutte le aziende,

con l’esposizione delle occasioni e promozioni, e pubblicizza iniziative, eventi culturali e promozionali orga-nizzati dal circuito. Le imprese aderenti inoltre, per dare maggiore visibilità e beneficio alla rete e al progetto, hanno an-che programmato la distribuzione omaggio ai clienti dei punti vendita della Spoleto card, che consente di beneficiare di sconti su mobilità al-ternativa, trasporti pubblici e alcuni accessi museali.

cOmmErcIO E sOmmINIstrAzIONE, cOmE sI cAmbIA

spOLEtO, LE ImprEsE IN “rEtE” pEr EssErE pIù cOmpEtItIvE

L’ incontro di Fol igno

il presidente regionale e dell’Ascom Aldo Amoni - è stato chiarito il qua-dro normativo di riferimento, con l’illustrazione dei nuovi principi e cri-teri per l’insediamento delle attività commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande. Ma sul tappe-

to anche il tema spinoso delle aper-ture, degli orari, dei saldi. Il secondo incontro si è svolto a Castiglione, ma nel corso del 2012 ce ne saranno a Perugia, Città di Castello (anche per le imprese di Umbertide); a Gubbio, Gualdo Tadino, Assisi/Bastia, Todi.

SeRIe dI INCONTRI SUl TeRRITORIO dedICATI AllA dIReTTIVA SeRVIzI

UN SUCCeSSO Il pROGeTTO fINANzIATO dAl bANdO ReS.TA.

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dALLE cAtEGOrIE

pEruGIA, vIE IN cErcAdI “AdOzIONE”

mArscIANO, fINANzIAmENtI A fONdO pErdutO pEr LE ImprEsE tErrEmOtAtE

Tante attività sfitte e trascura-te, pochi negozi ancora aperti, senso di abbandono, presen-

za di personaggi equivoci. Purtrop-po è questa la realtà di diverse vie del centro storico di Perugia. Per ar-ginare questo degrado la Confcom-

mercio di Perugia ha lanciato l’idea - che sarà gestita dal Consorzio che rappresenta il braccio operativo del-la Consulta costituita dal Confcom-mercio, Confesercenti, Cna e Con-fartigianto di Perugia - di proporre a sponsor di “adottare” una via.

L’obiettivo è di coinvolgere una plu-ralità di soggetti per ridare vivibilità a strade e vicoli, sulla base di una piani-ficazione ad hoc. Così i proprietari di negozi sfitti saranno sollecitati a sta-bilire canoni omogenei e più acces-sibili; come già in via sperimentale è stato fatto per le festività natalizie, si darà spazio ad artisti per “trasfor-mare” i negozi chiusi in luoghi at-traenti e colorati; si progetterà una illuminazione ed una cartellonistica particolare e riconoscibile. E, per fini-re, si coinvolgeranno i bambini delle scuole per cercare da loro spunti e suggerimenti per rendere più bella la città. “Il sogno - dice il presidente di Confcommercio Perugia Sergio Mercuri - è di fare del centro storico una piccola Montmartre”.

Certo, la decisione di stabilire il 31 dicembre scorso come data per la presentazione del-

le domande di contributo è stata a dir poco infelice, ma la sostanza positiva del provvedimento con cui la Regione Umbria ha stanziato 100.000 euro per contributi a fondo perduto a favore delle imprese commerciali del Mar-scianese danneggiate dal terremoto, rimane intatta. Confcommercio ha

avuto nella vicenda un ruolo politico molto importante: grazie al suo inter-vento, infatti, il contributo massimo - che viene calcolato sulla riduzione di fatturato e che quindi va a compensa-re il cosiddetto “danno indiretto” - è stato portato da 5.000 a 10.000 euro. Le risorse provengono dalla dotazione dell’assessorato regionale al commer-cio mentre la cura della istruttoria del-le domande è stata affidata a Gepafin.

GuALdO, pArtONO I cOrsI hAccp

La Confcommercio di Gualdo Tadino sta organizzando un corso base e di aggiornamen-to in materia di Igiene degli alimenti. Informazioni ed iscri-zioni: Confcommercio Gualdo, tel. 075.910129.

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GLI AppuNtAmENtI fIErIstIcI dI EptA cONfcOmmErcIOcALENdArIO 2012

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3 - 11 MARZo eXPo CASA - Arredamento ed edilizia - UMBRIAFIERE BASTIA www.expo-casa.com

7 - 15 APRILeRASSeGNA ANTIQUARIA D’ITALIA - Antiquariato d’alta epoca - TODI www.rasegnaantiquariaditalia.it

27 - 30 SeTTeMbRe I PRIMI D’ITALIA Festival nazionale dei primi piatti FOLIGNOwww.iprimiditalia.it

1 - 9 DICeMbReeXPo ReGALo - Mostra merca-to regali per tutta la famigliaUMBRIAFIERE - BASTIAwww.expo-regalo.com

10 - 13 FebbRAIo 2013eXPo TeCNoCoM Tecnologie, prodotti per pubblici esercizi e laboratori di arte biancaUMBRIAFIERE - BASTIAwww.expo-tecnocom.it

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fIErE Ed EvENtI

GLI AppuNtAmENtIdI GENNAIO

A cura di epta - Fiere ed eventi

Si consiglia di contattare l’organizzatore per conferme di tempi e modalità di svolgimento

delle manifestazioni

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