Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo...

24
Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 · CODROIPO (UD) · Euro 1,00 · Copia Gratuita di Peruch Sonia Via Friuli, 1/A - Codroipo (Ud) | Tel. 0432 906873 | Cell. 392 6080439

Transcript of Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo...

Page 1: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 · CODROIPO (UD) · Euro 1,00 · Copia Gratuita

d i P e r u c h S o n i a

Via Friul i , 1/A - Codroipo (Ud) | Tel . 0432 906873 | Cell . 392 6080439

Page 2: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo
Page 3: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

3

14

56

10 1117

18

19Editore: FORTE & CHIARO

Redazione: 33033 CODROIPO (UD)Via G.B. Candotti 75

Direttore Responsabile: Lucien Zinutti

Aut. Tribunale di Udine N° 2/2016del 28/01/2016

Invio articoli: [email protected] ed impaginazione:FORTE & CHIARO pubblicità e immagineStampa: Tipografia Menini9000 Copie

Per la pubblicità telefonare a:FORTE & CHIAROSonia Galeotto 340.5004319Isabella Basso 339.8443812

Pubblicità: [email protected] Copertina: Curve & Dintorni

Patrocinio della Città di Codroipo

ARTICOLI

Ogni mese verranno pubblicati iVostri migliori articoli, corredati da

foto originali senza copyright.Inviare a [email protected]

8

CODROIPO · Via Roma, 134

SERVIZIO A DOMICILIO TUTTI I GIORNIAPERTO TUTTI I GIORNI

11:00/14:30 · 17:30/22:30Chiuso martedì e domenica a pranzo

PIZZA KAMUTPIZZA INTEGRALEGUSTOSE NOVITA'

5 ⁄ ANDARE PER MOSTRE E MERCATI ANTIQUARI

6 ⁄ GLI OROLOGI SOLARI

7 ⁄ RICETTE DEI MIEI RICORDI

8 ⁄ ACETO BALSAMICO TRADIZIONALE DI MODENA D.O.P. L'INIMITABILE "ORO NERO" MODENESE

9 ⁄ "SOPRA LA PANCA CI SONO FIDO E MIAO... SOTTO LA PANCA CI SONO IO"

10 ⁄ FEDERICO SAVONITTO REGISTA DI RACCONTI FATTI DI CINEMA

11 ⁄ UN'OPERA D'ARTE ESPOSTA SOPRA LA PORTA DI LEVANTE DI VILLA MANIN

⁄ IMPRENDITORIALITA' AL FEMMINILE: DONNE CHE CI METTONO L'ANIMA...

12 ⁄ SUDTIROLO, ALCUNE IMPRESSIONI E CURIOSITA' (PARTE SECONDA)

13 ⁄ LA STORIA SI RIPETE

⁄ I BLACK CAB

14 ⁄ CATERINA TOMASULO, IN ARTE CATINE, STAR DELLA COMICITA' FRIULANA

16 ⁄ IL SIGARO CUBANO

17 ⁄ EDY TURCUTTI, L'ARTE DELLA FOTOGRAFIA E DELLA VIDEORIPRESA

18 ⁄ IL CAFFE' FILOSOFICO CODROIPESE GLI ASPETTI SOCIALI E MEDICI DELLA PREVENZIONE

⁄ RITORNA LA FESTA DI PRIMAVERA

19 ⁄ LA PANNOCCHIA: LAVORI ARTISTICI DI GRUPPO

⁄ PASQUA

20 ⁄ REGAI DI PASCHE

21 ⁄ IN FRIULANO: SAN JUSEF ⁄ DI FRUZ ⁄ BARZELLETTE IN FRIULANO

22 ⁄ LA CAVALLERIA NELLA I GUERRA MONDIALE

⁄ L'INSICUREZZA ARROGANTE

23 ⁄ OVERBUGLINE - RUGBY CODROIPO

Tel. 0432.820050 · 345.2281711da Mario e Michela

Saltimbocca

Page 4: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

Marzo 2018

®

dal 15 Marzo 2018solo su appuntamento

VE

ND

ITA

PR

OM

OZ

ION

ALE

®

Tel. 0434.870996S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo solo su appuntamento

SVUOTA DEFINITIVAMENTETUTTO A METÀ PREZZO

ABITI DA SPOSA · BOMBONIERE · OGGETTISTISCA

Page 5: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

5

VERI TESORI

Il collezionismo ha sempre gratificato l'uomo sin dall'antichità. Mentre il denaro è carta che brucia, l’arte é spirito e vita, e so-pravvive nel tempo. Già in epoca romana, dalla Grecia conquistata vennero importate opere d’arte che arricchirono l’allora agre-ste Lazio. Nei trionfi sfilavano i carri con la merce confiscata che poi veniva messa in vendita. Nasceva così il mercato dell’arte, ed è proprio un carico di opere d’arte pro-veniente dalla Grecia quello che affondò in-sieme alla sua nave, per cause ignote, nello stretto di Messina. In quel punto, nel 1972, il sub romano Stefano Mariottini ritrovò in fondo al mare i due guerrieri in bronzo del V secolo A.C., di eccezionale esecuzione, chiamati " i bronzi di Riace".

E mentre nel Medioevo ci s’interessa poco alle antichità, nel periodo del Rinasci-mento esplode il fenomeno del collezioni-smo. Sul finire del Cinquecento il giovane Cardinale Scipione raccoglieva a Villa Bor-ghese dipinti e statue antiche. Fece pure, si dice, rinchiudere un paio di notti in galera il giovane Domenichino, spaventandolo a tal punto da farsi cedere nel 1617 La caccia di Diana, che era stata commissionata dal cardinale Aldobrandini per la sua villa di Frascati.

Così pure Federico III detto il Saggio, ar-roccato nella sua roccaforte di Wartburg, intuiva l’importanza delle arti e chiamava alla sua corte Lucas Cranach e Albrecht Dürer per farsi ritrarre. Altri grandi mecena-ti, le cui collezioni personali costituiscono il nucleo dei nostri odierni musei, furono, ad esempio, Caterina II di Russia (la Grande) e Augusto I (il Forte) di Sassonia. Quest’ul-timo, nel 1697, acquistava da un antiquario francese la notissima Venere dormiente di Tiziano, e di lui, in altri miei articoli, ho già elogiato le gesta da grande mecenate. I no-stri musei sono il risultato del collezionismo delle dinastie regnanti, e le opere raccolte sono sempre strettamente legate alla storia politica. Anche la nuova classe borghese si fa, in tempi più recenti, protagonista del grande collezionismo; basti pensare all’am-burghese Aby Warburg (1866-1929), che ci ha lasciato la più importante biblioteca del vecchio continente, costituita da oltre 300.000 volumi, trasferita poi a Londra a causa delle leggi razziali. Lo stesso vale per la collezione del barone Thyssen-Bornemi-sza e di tanti altri.

Anche in Friuli Venezia Giulia abbiamo avuto i nostri grandi mecenati, e a loro, prima o poi, dovremo pur rendere onore e dimostrare la nostra gratitudine, dedicando una mostra che ne esalti il gusto estetico, la cultura, e le opere più significative donate

alla collettività. Ho già suggerito in merito un progetto che coinvolge sedi diverse, e per la cui realizzazione mi auspico si trovi-no i fondi...

Penso al barone Revoltella e alla famiglia Sartorio, entrambi di Trieste, due grandi mecenati che donarono le loro dimore as-sieme alle loro importanti collezioni. Sarto-rio, in particolare, acquistò da un antiquario oltre 200 bozzetti di Giambattista Tiepolo, che ora sono esposti nell’omonimo museo. Da noi, qui a Udine, non possiamo omet-tere di citare i lasciti dei coniugi Ciceri, di Mauroner, Rendina, e del prof. Gortani a Tolmezzo, che con lungimiranza ed avve-dutezza raccolse una moltitudine di splen-didi manufatti antichi carnici evitandone la dispersione: la sua collezione costituisce il nucleo più importante del Museo carnico delle Arti e Tradizioni popolari di Tolmezzo.

E’ per merito loro che abbiamo ereditato tanta bellezza e molto probabilmente, se non ci fossero stati, nulla di tutto questo sarebbe rimasto! E il pensiero corre natu-ralmente alla nostra comunità di Codroipo, che vergognosamente non conserva alcu-na testimonianza artistica del suo glorioso passato.

Esistono diversi livelli di collezionismo e le scelte dell'amatore riflettono sempre la sua personalità ed esprimono in maniera eloquente il suo gusto estetico e soprat-tutto il suo livello culturale, oltre la grinta, il carattere, la modestia o l’ambizione, da cui il detto: dimmi cosa collezioni e ti dirò chi sei. Per capire meglio questo concetto rileggetevi le mie critiche rivolte alla con-servatrice del museo etnografico di Palazzo Giacomelli a Udine, pubblicate nel numero

Andare per Mostre e Mercati antiquari"dimmi cosa collezioni e ti dirò chi sei"

di FORTE & CHIARO di dicembre 2016.Tutt’ora il collezionismo è molto in voga,

ma se un tempo era prerogativa di pochi eletti, colti e facoltosi che amavano vivere con l’arte e attorniarsi da maestri e persone di cultura, oggigiorno le cose sono molto cambiate. Tanti collezionano un po’ di tutto e di niente, e si guarda più al nome che al significato e alla qualità degli oggetti. Le persone di cultura discendenti della classe nobile sanno bene apprezzare e guarda-re con familiarità le opere d’arte antiche, anche se purtroppo spesso non hanno la disponibilità finanziaria per acquistarle. I nuovi arricchiti, al contrario, molte volte si affacciano a questo mondo non disponen-do di alcuna cultura, e pure con la presun-zione di fare l'affare a tutti i costi. Invece di ascoltare e confrontarsi con colti e compe-tenti informatori d’arte esperti del settore, per avvalersi della loro esperienza ed ac-certarsi della qualità delle opere che ac-quistano, questi aspiranti collezionisti, che avrebbero la disponibilità economica per proteggere e promuovere l’arte, divenen-do i mecenati del nuovo millennio, prefe-riscono frequentare ambienti dove regna-no la mediocrità della cultura e del gusto. Cosicché - credendosi avveduti “cacciato-ri“- la loro cupidigia li porta ad assemblare collezioni di nessun valore o significato; si fanno irretire, attorniandosi di “patacche”, e divenendo così, invece di “cacciatori”, loro stessi delle prede molto appetibili agli oc-chi dei rigattieri che frequentano. Un’altra metafora ci giunge a proposito, per conclu-dere: ognuno ha l’antiquario che si merita!

Lucien Zinutti

907641

Giuseppe Zais XVIII sec. (Forno di Canale, 22 marzo 1709 – Treviso, 29 dicembre 1781)

Page 6: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

6

CULTURAMarzo 2018

Dopo aver preso in esame il sistema di misurazione del tempo introdotto dagli antichi Romani nella nostra regione (vedi l’articolo apparso su FORTE & CHIARO, febbraio 2018), presentiamo ora il tema delle meridiane a Ore Canoniche e a Ore Medievali.

Le Ore Canoniche Agli inizi del Medioevo, San Benedetto

da Norcia (1) compose la Regola con la quale veniva organizzata dettagliatamente la vita monastica, scandendo il tempo delle varie occupazioni quotidiane in cui lavoro e preghiera si alternano nel segno del motto Ora et Labora (prega e lavora). Le meridia-ne a ore Canoniche furono gli strumenti più adatti a indicare in modo semplice gli eventi liturgici della giornata: i tempi della preghiera, degli uffici religiosi e della vita lavorativa.

Come per le meridiane a ore Antiche, anche in quelle a ore Canoniche il sistema di conta delle ore consiste nel suddividere lo spazio temporale tra l’alba e il tramonto in dodici parti, ma solo alcune di queste (2) vengono evidenziate sul quadrante solare:

• il Mattutino, tre ore prima dell’aurora; • le Laudes, all’alba; • la Prima al primo mattino; • la Tertia, fino a metà mattino; • la Sexta o Angelus, fino a mezzogiorno; • la Nona, fino a metà pomeriggio; • la Duodecima, Vespro o Ave Maria, fino

al tramonto; • la Compieta, alla fine del crepuscolo.In entrambi i sistemi le frazioni di tempo

sono più lunghe d’estate e più corte d’in-verno, per questo sono definite ore inegua-li (fig.1).

La collocazione risultava piuttosto facile, in quanto nel Medioevo la maggior parte delle chiese era orientata in corrisponden-za dei punti cardinali, disponendo in que-sto modo di una parete rivolta più o meno precisamente verso Sud. Veniva fissato uno stilo perpendicolare alla parete (solo l’ombra della punta indica l’ora), la cui base era il centro di un semicerchio e il punto di irradiamento di almeno quattro settori principali (3).

Ciascun settore comprendeva in genere tre ore, e indicavano la fine del periodo, contrariamente all’uso odierno. Lo stesso Dante Alighieri, nella Divina Commedia, per definire degli istanti temporali ricorre a delle precisazioni; come questa nel canto dell’Inferno: “Levati su, disse il maestro in piede: la via è lunga e il cammino è mal-

GliOrologi solariIl sistema di misurazione del tempo dall'antichità

fino ai nostri giorni (seconda parte)vagio e già il Sole a mezza terza riede” (4).

Lo scorrere del tempo veniva segnalato attraverso il suono di una campana che permetteva di conoscere l’ora anche fuori dalle mura del convento. A tal proposito negli Statuti di Udine del XIV secolo si tro-va la seguente citazione “... tertium sonum campane de igne...” e all’“... hora vesperti-na” (5).

Le meridiane a ore Canoniche vennero usate per tutto il Medioevo e oltre, ma non furono gli unici sistemi di conta delle ore diffuse sul territorio.

Le Ore MedievaliPer misurare il trascorrere del tempo

questo sistema riprende, come per le ore Canoniche, il metodo di conta a ore Anti-che. Anche in questo caso, difatti, le ore indicate corrispondono alla dodicesima parte dell’arco diurno, con inizio all’alba.

Tra queste 12 ore indicate sul quadran-te alcune sono evidenziate con una lettera dell’alfabeto al posto del numero romano, precisamente quelle che coincidono con le linee orarie Canoniche (fig.2, 3 e 4).

Molto spesso questo tipo di quadranti solari ha piccole dimensioni (circa 40 cm) e veniva realizzato incidendo direttamente gli elementi grafici su una delle pietre già presenti sulla facciata dell’edificio rivolta più a Meridione (6).(1) San Benedetto da Norcia, Abate, patrono

d'Europa. ca. 480 -547. Compose la Regola be-nedettina nel 540 circa.(2) In genere 4, 6 o 8 linee orarie.(3) I quattro settori principali indicavano l’ora

prima, la terza, la nona, la duodecima o vespro.(4) Dante Alighieri (1265-1321) nel XXXIV canto

dell’Inferno versi 94-96.(5) Da A.Pantanali, C.Bressan, L.Comini Meridia-

ne del Friuli Venezia Giulia ed. Forum 1998(6) Mario Arnaldi, Tempus et Regula ed. AM

Arte Ravenna, 2010. Ennia Visentin

Fig. 1. Meridiana a Ore Canoniche. Orientamen-to Sud-Est. Aiello del Friuli (Udine), cortile delle meridiane presso il Museo della Civiltà Conta-dina del Friuli Imperiale. Realizzata da Mario Vallucci (Passons, Ud). Motto “Intium Sapientiae Timor Domini”(il timore di Dio è il timore della sapienza)

Fig. 2 e 3. Maniago (Pordenone).Duomo di San Mauro Martire.Il Duomo fu costruito nel 1488 con architettura in stile tardo-gotica su antica pieve.Meridiana ad Ore Medioevali del XVI sec. recentemente restaurata a cura di Aurelio Pantanali (Aiello del F., Ud).

Fig. 4. Meridiana a Ore Medioevali. Orientamen-to Sud-Est. Aiello del Friuli (Udine), cortile delle meridiane presso il Museo della Civiltà Conta-dina del Friuli Imperiale. Realizzata da Ennia Vi-sentin (Arba, Pn) con la tecnica dell’affresco su marmorino. Motto “La gloria di Colui che tutto move per l’universo penetra e risplende”.

Page 7: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

7

NEL GUSTO

Ricette dei miei R icordiCari lettori,Q u e s t o

mese vi pro-pongo una ricetta che è nata per erro-re. La Signora Ruth Graves W a k e f i e l d

PesceAperitivoAntipasto

Fantasia di marecon piovra e seppiePolentina e schie

PrimoCrespelle con capesante

Risotto alle vongole

CarneAperitivoAntipasto

Polentina morbidacon sopressa e funghi

PrimoLasagnetta di asparagi e ragutino di coniglioTagliatelle ai funghi

SecondoCosticine di agnello

al forno in ratatouille di verdurecon patate al forno

Dolce tiramisù alle fragole

Euro 34,00

SecondoRana pescatrice

con pomodorini, olive taggiaschecon patate al forno

Dolce tiramisù alle fragole

Euro 40,00

Menù diPasqua

gestiva un rifugio. Una sera vole-va fare i biscotti al cioccolato ma era rimasta senza cioccolato per pasticceria. Decise di utilizzare del cioccolato che aveva in dispensa, lo tagliò in pezzetti e lo aggiun-se all’impasto. Dopo la cottura si rese conto che il cioccolato non si era amalgamato ma era rimasto a pezzetti. Cosi nacque il famoso chocolate chip cookie...

Anche se questa rubrica si chia-ma “ricette dei miei ricordi” io non mi ricordo da dove proviene la mia ma, vi posso garantire che i biscotti saranno deliziosi.

Chocolate Chip CookiesIngredienti: 180 gr. di farina • 80 gr.

di zucchero di canna scuro • 90 gr. di burro • 1 uovo • ½ cucchiaino di lievito per dolci • 50 gr. di gocce di cioccolato • 50 gr. di cocco grattugia-to • 50 gr. di noci tritate.

Mettere in una ciotola la farina, il lie-vito, le gocce di cioccolato, il cocco e le noci e mescolare bene.

In un’altra ciotola amalgamare bene lo zucchero con il burro, aggiungere l’uovo e in fine aggiungere l’impasto di farina, il lievito, le gocce di ciocco-lato, il cocco e le noci e amalgamare bene,

Riscaldare il forno a 190°.Su una teglia da forno distribuire

dei cucchiai d’impasto circa 4 cm. uno dall'altro.

Cucinare dai 12 ai 15 minuti. Cinzia Paoluzzi

Page 8: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

Marzo 2018

8

ECCELLENZE

L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena (abtm) è sicuramente uno dei prodotti più antichi e tradi-zionali della gastronomia italiana.La sua nascita è stata probabil-mente del tutto casuale, dovuta alla fermentazione spontanea del mosto d’uva cotto (saba), utilizzato dai romani come dolcificanteGià in antichità in alcuni testi venivano elencate le peculiari proprietà di alcuni aceti agrodolci, è solo però nel periodo in cui la corte estense si trasferisce da Ferrara a Modena (1508) che incominciano a farsi riferimenti precisi ad un aceto det-to “balsamico”. Le caratteristiche produttive e d'invecchiamento sono giunte pressoché inalterate fino ai giorni nostri, raccolte nel disciplinare che regola la produ-zione, anche se ogni produttore mantiene qualche piccolo segreto personale.L’abtm si ottiene dalla fermentazione del mosto prove-niente da viti coltivate nella provin-cia di Modena, preferibilmente da uva bianca Trebbiano, ma anche da uve come Lambrusco. Cotto a fuoco diretto a vaso aperto, il mosto cotto è quindi posto in bot-ti di legno pregiato dove acetifica con complessi processi fermenta-tivi ed ossidativi naturali. Tali botti sono ancora oggi dislocate nei sottotetti ed una loro serie com-pleta comprende, ad esempio, una sequenza di minimo cinque botti con capienza a scalare da 70 a 10 litri: i legni utilizzati per la loro costruzione possono essere

di vario tipo, quali rovere, casta-gno, frassino, gelso e più aroma-tici ciliegio e ginepro. Ogni anno vengono effettuati i rincalzi con il mosto cotto, prelevando il prodot-to maturo dalla botte più piccola e colmandola con il prodotto pre-levato dalla botte precedente fino ad arrivare alla “botte madre”, che è la più grande. Il periodo di invec-chiamento trascorso in tali botti determina la qualità ed il prezzo dell’aceto: si va da un minimo di 12 anni fino a 25 anni ed anche oltre per il prodotto extravecchio. Solo dopo aver superato le anali-si chimico fisiche ed il panel test della Commissione di Esperti De-gustatori, viene imbottigliato nella famosa bottiglietta progettata da Giugiaro da 100 ml. Ogni bottiglia è quindi contrassegnata da un si-gillo di garanzia a serie numerata.

L’abtm ha la caratteristica, grazie ai sui aromi dolci e delicati, di po-ter essere abbinato dall’antipasto alla frutta. Impiegato tradizional-mente per condire la verdura cru-da (insalate, pinzimonio) e cotta, è squisito anche come antipasto su scaglie di Parmigiano Reggia-no o formaggi stagionati. Ottimo sul risotto, si sposa perfettamente con tutte le carni rosse e bianche, frittate e perché non provarlo.. sul frico. Per i palati più raffinati un possibile dessert consiste in fra-gole o gelato al latte al Balsamico Tradizionale.

Il Direttore Dr. Andrea Galeotto

Aceto Balsamico Tradizionale di ModenaD.O.P. L'inimitabile "Oro Nero" modenese

Page 9: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

SOCIALE

9

Anche loro, se potessero esprimersi nel-la nostra lingua, avrebbero delle storie da raccontare. Sarebbe bello, ascoltarli e pro-babilmente ci sarebbe anche molto utile. Quante cose potremmo imparare, quanti aneddoti potremmo conoscere sentendo parlare del loro mondo, il mondo dei nostri “animali” (nella più dolce delle definizioni) domestici. Ecco, allora proviamo a ribalta-re la classica scena ai giardinetti, dove le mamme e i papà umani, seduti sulle panchi-ne, parlano della loro vita, dei loro malesse-ri, delle loro gioie, dei fatti di paese mentre sotto le stesse panchine troviamo accuccia-ti i loro quadrupedi. Magari, in questo mon-do immaginario veniamo a conoscenza di “segreti nascosti” a noi umani che abbiamo la presunzione, molto spesso, di sentirci i protagonisti assoluti delle nostre e delle loro vite. Oggi ascoltiamo Poldo, razza ca-nina meticcia, poco più di 9 kg, bianco con qualche brizzolatura arancione, che raccon-ta la sua brutta disavventura alla sua amica di panchina, Jolie, una terranova brown, 6

anni, rigorosamente single, estremamente elegante, nonostante i suoi 65 Kg. Io sono accucciata sotto la loro panchina, dal lato in cui è seduto Poldo (per ovvi motivi di sicu-rezza) a fianco a me c’è l’amico bipede di Poldo, non ci siamo nemmeno presentati, è carino, ma non me lo filo più di tanto per-ché ha l’aria di essere uno gigolò e mentre mangio il mio gelato, sento che i discorsi si fanno seri:

“Bundì Poldo, cos’hai combinato?? Come sei ridotto? Perché hai il collare?”

“eh, bundì bundì, Jolie, brutta storia, sono quello a cui hanno sparato, ma sono felice di essere qui e poterla raccontare”

“Poldo, avevo sentito di un incidente con dei proiettili, ma il tg regionale non ha divul-gato il nome, mamma mia, sei tu? Ti prego raccontami tutto”

“Un mese fa, portavo a spasso il mio ami-co umano, e non si sa chi, forse qualcuno infastidito dal suo continuare a correre e at-tirare la mia attenzione, fatto sta che... Pam! Un proiettile di carabina mi ha preso in pie-

no. Mi hanno soccorso Toby e Baldo che passavano li”

“mamma mia Poldo, spero tu sia stato colpito solo di striscio”

“Di striscio? Di striscio un paio di zampa-te! Il proiettile mi ha lesionato l’arteria po-plitea, causandomi una grave emorragia... salvato per un ciuffo di peli di coda!”

Jolie, guarda il suo amico con tenerezza, poverino...

“la convalescenza sarà lunga, ma grazie alle cure della dottoressa e della tempesti-vità con la quale sono stato soccorso, sono qui a raccontarla!... ora ti saluto però, devo correre a casa, il mio cucciolo umano ha fame e prima che inizi a fare confusione è meglio che io la porti a rifocillarsi”

Mentre Poldo si allontana con il suo fe-dele al seguito, Jolie rimane su quella pan-china, la vedo triste, probabilmente sta pensando alla storia del suo amico, la lascio tranquilla e anche se sento un leggero lan-guorino, aspetto che sia lei a dirmi quando tornare a casa…

Ciao, mi chiamo Poldo

"Sopra la Panca ci sono Fido e Miao...sotto la panca ci sono io"

Storie vere di cronaca dei nostri amici fedeli...

Page 10: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

Marzo 2018

10

CODROIPO

Da alcuni anni vive a Palermo ma è di Co-droipo. Classe 1981, fin da bambino, Fede-rico ha manifestato interesse per il cinema, facendone poi la professione.

A Codroipo, con mamma Patrizia e papà Mattia, ha trascorso un’infanzia serena, viaggiando molto in camper con loro.

Dopo aver svolto svariate mansioni nel mondo del lavoro, da camionista a com-parsa, facchino e venditore porta a porta, ha usufruito di una borsa di studio Erasmus che gli ha consentito di vivere un anno ad Hannover, dove ha accumulato esperienze molto formative. Si è laureato a Trieste in Scienze della Comunicazione, con una tesi sperimentale dal titolo “Spazio e tempo nel film Il cielo sopra Berlino di Wim Wen-ders”. Durante il periodo in cui ha maturato e concluso la tesi di laurea, Federico si è dedicato allo studio della narratologia, della semiotica applicata al cinema, del linguag-gio audiovisivo e cinematografico, alla mes-sa in pratica e alla condivisione delle co-noscenze acquisite, nell'ambito di Collego - collettivo di giovani videomakers friulani, presentati poi in diverse rassegne in ambito regionale.

Dal 2008 si è trasferito a Palermo, dove ha realizzato il cortometraggio dal titolo “Scusa, stai cercando qualcuno?”, con cui ha voluto mostrare la pluralità di prospetti-ve di vita nel quartiere palermitano dell'Al-bergheria, dove egli ha vissuto lo spaesa-mento del primo giorno in città. La figura surreale di Pietro Giordano, nei panni di se stesso, esemplifica l'incontro con "l'assur-do" da parte di una protagonista giunta in un quartiere con l’obiettivo di svolgere la sua attività di ricerca.

A Palermo, attualmente, è tutor nel Cen-tro Sperimentale di Cinematografia, dove ha la possibilità di esprimere il suo talento e il suo immaginario realizzando cortome-traggi sperimentali con una regia scrupo-losa e attenta a far emergere le storie, i drammi, i chiaroscuri. E’ autore di corto-metraggi, videoclip e molti documentari, alcuni in coregia con Ruben Monterosso. Il cinema di Savonitto è orientato verso gli snodi invisibili del reale, come il rapporto dell’individuo con la città, la trasformazione dell’identità in rapporto con il mito, l’attri-to tra il quotidiano e il sogno, l’incombere della morte.

Il Circolo culturale Lumiére di Codroipo, lo scorso autunno, ha voluto esplorare le sue opere nella prima edizione del Festival “Crossroads” al Teatro Benois, con la pre-senza dello stesso Savonitto. “La mia opera prima è “Collacqua” di 9 minuti, realizzata in Friuli nel 2005. Ci sono molto affeziona-to” ha detto. Nel 2017 ha realizzato “Pel-legrino” della durata di un’ora e racconta di un luogo dove sacro, profano, natura e storia coesistono ed esercitano forti attra-zioni. Il film incrocia percorsi di artisti, no-madi, naturalisti, alchimisti e pellegrini di differenti etnie che trovano sul Monte Pelle-grino una traccia di risposta ai loro perché. Il film è una sinfonia della città di Palermo attraverso il narrare del suo Monte sacro

che domina la costa e nasconde un micro-cosmo di insospettabile armonia. E’ altresì una riflessione sul senso dell’abitare e sul rapporto intimo che si può creare tra le persone e i luoghi.

“La fine che non ho fatto” del 2012, della durata di 66 minuti, è la storia di un uomo, Nino Gennaro, drammaturgo dai molti volti che emerge attraverso l’esplorazione della memoria delle persone che lo hanno co-nosciuto.

Altro cortometraggio presentato a Co-droipo è stato “Paesaggio Pirandelliano” di 7 minuti. Per Pirandello la vita è un magma. Tutto ciò che si cristallizza, comincia a mori-re. La terra dell’anima del poeta è in peren-ne mutamento. Il racconto audiovisivo va alla ricerca degli elementi poetici di Piran-dello e del conflitto tra il continuo muoversi della vita e la fissità immutabile della forma che rimanda poi alle sue parole.

“La città sconosciuta” del 2013, 81 minu-ti, è dedicato alla figura di Giuseppe An-tonio Borgese, tratta dal titolo di una sua novella del 1925. E’ un viaggio sulle tracce dello scrittore-viaggiatore, incrociando gli autori che gli fecero da maestri, compa-gni, discepoli o estimatori. Savonitto ne ha incontrati alcuni, nel suo viaggio da Polizzi Generosa a Chicago, da Fiesole a Berlino. E la storia è quella di un uomo sempre in viaggio, inquieto, appassionato, assetato di conoscenza, perennemente in cerca di un equilibrio interiore e di una direzione salda.

Il cinema e i racconti di Federico Savonit-to sono sì il suo lavoro ma sono anche il co-ronamento del suo immaginario condito di realtà e di storie intense, a volte dramma-tiche, scandite da straordinari chiaroscuri che nel movimento della cinepresa e nella danza delle parole trovano il loro senso e condivisione.

Pierina Gallina

AREA GIOCHI BIMBI in Via Candotti, 103 · Codroipo · Tel. 0432.1572589

AuguraBuona Pasqua

Federico SavonittoRegista di racconti fatti di cinema

Page 11: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

11

CULTURAUn'Opera d'Arte Esposta

sopra la porta di levante di Villa ManinAbbiamo ricevuto una telefonata in reda-zione da parte di un cittadino codroipese - di cui non riportiamo le generalità in quanto preferisce rimanere anonimo - che ci invi-tava a recarci a Villa Manin per prendere atto dell’arbusto cresciuto sotto la scultura della porta di levante a fianco della cap-pella di Sant'Andrea, da poco restaurata. Difatti, ci siamo recati a Passariano e non si trattava di una barzelletta, c'era davvero e ve l'abbiamo fotografato. Cosa possiamo aggiungere? Fa forse parte dell’esposizione “L’occhio irresponsabile”? Ad ogni modo se qualcuno nutriva dubbi sulla miopia cronica, e non solo culturale, degli attuali conservatori, ebbene eccone una prova tangibile. Attendiamo con ansia la bella stagione e magari il momento giu-sto per raccogliere i frutti

Facile, quando sei docente di “Orientamen-to all’impresa”, parlare di crisi, imprenditorialità femminile, investimenti, business plan, ecc ecc; meno facile quando ti trovi in casa chi quei con-cetti li vuole mettere in pratica: mia moglie Elena Mariutti, titolare del bar “Al Girasole” di Codroipo, recentemente rinnovato, alla quale voglio fare al-cune domande, per capire cosa l’ha spinta ad esporsi finanziariamente e a spendersi anche e soprattutto sul piano personale: Elena, raccon-tami intanto com’è che hai scelto questo me-stiere? Nonostante il mio diploma in ragioneria, non ho mai pensato di sedermi dietro ad una scrivania, anche se di proposte ghiotte con sti-pendi adeguati e sicurezza di stabilità, ne avessi ricevute. Io volevo un lavoro che mi permettes-se di avere un contatto diretto informale con la gente, di esprimere il mio carattere allegro, ... e la mia prima esperienza in un bar me lo fece ca-pire: quella sarebbe stata la mia vita!

Ok, ma un conto è lavorare in bar, un con-to è esserne titolare... Già, ma per me, per il mio modo di intendere questo mestiere, non è cambiato molto: anche da dipendente ho sem-pre svolto il mio lavoro con passione, imparando da coloro che ne sapevano più di me e dando il meglio, senza badare a orari.

Perché quindi non rimanere dipendenti? Sti-pendio sicuro, ferie e malattie pagate, 13.ma, 14.ma contro “stipendio” incerto, ferie... ferie?, malattia = lavorare imbottendosi di medicinali e 13.ma e 14.ma retribuite sotto forma di grat-tacapi, incombenze e burocrazia… Al di là del-la grande possibilità che ho avuto ad avere un’at-tività in proprio, il problema principale nell’essere dipendente è che sei…dipendente! Voglio dire che tutto il portato di passione, di competenze e di impegno che c’è in te, non trova spazio se di-pendi da qualcuno, e rimani solamente un uten-sile all’interno del locale adatto per fare e servire da bere, oltre alle pulizie di fine giornata.

Quando hai maturato la decisione? Era da tanti anni che ci pensavo. I miei genitori mi avrebbero aiutata finanziariamente e sono stata anche sul punto di raggiungere l’obiettivo sogna-to, ma poi la cosa non andò a buon fine. Dopo la morte di mio papà, il matrimonio e la nascita di Susanna, la volontà di essere vicina a mia figlia durante i primi anni di vita, hanno fatto passare in secondo piano le mie aspirazioni. Poi una serie di “sfighe lavorative” tra il 2011 e il 2013, mi ha posto davanti a un bivio: o la rassegnazione ad una vita da casalinga, o una scelta né facile né economica sia finanziariamente che personal-

mente. Ho scelto la seconda... ... e di quella scelta ne è figlio il bar Al

Girasole. Raccontami un po’...Era fine 2013, venni a conoscenza di

un bar in vendita a Codroipo. Avviai subi-to i contatti con la titolare e raggiunsi un accordo con l’entusiasmo e la paura di perdere anche quel treno. La situazione, a mente fredda, non era delle migliori: fuori dal “centro” e con un lay-out più da capannone che da bar… Ma ormai avevo deciso, quello sarebbe stato il mio bar e, a maggio del 2014, inaugurai la mia “cre-atura”!

Veniamo quindi al secondo capitolo, recentissimo, di questa storia... Beh, questa è proprio storia…contempora-nea! Sono passati quasi 4 anni da quel 10 maggio, in mezzo momenti esaltanti, qualche frustrazione, tanti errori ma al-trettante soddisfazioni, più personali che econo-miche, però. Ho pensato quindi che la mia vita professionale era di nuovo davanti a un bivio: cedere il locale e riprovare altrove, o profondere nuovamente tempo ed energie (e vabbè, anche tanti soldini…) nel mio piccolo, grande sogno! Cosa ho deciso ormai lo sai, ma non è stata una scelta facile...

... nasce così, diciamo, il bar Al Giraso-le 2.0... ... un sogno nel sogno, la mia visione di quello che per me è IL bar realizzata! Sono stati mesi difficili, scegliere un disegno piuttosto che un altro, i materiali, le finiture, le luci, il pa-vimento, tutto in fretta, tutto concentrato... una maratona! Ma, grazie al “mago del legno” e mio designer personale Antonio Giglio, all’artista Si-mone Fantini che ha curato la parte decorativa e all’impegno di tutta la “squadra” (artigiani, operai, fornitori, ecc) ce l’abbiamo fatta, quasi nei tempi previsti. Come dicevo, è stato un periodo soffer-

ATTIVITA'Imprenditorialità Femminile: donne checi mettono l'anima (tra queste mia moglie...)

to, ma il risultato mi ha ripagato ampiamente: ora nel mio bar, a detta di tutti, “si sta bene”, è un am-biente che “coccola” l’avventore e lo fa sentire a proprio agio, merito anche della mia collabo-ratrice Elvia. E per noi che ci lavoriamo, questa “energia” è linfa vitale.

In conclusione, dammi una ragione per la quale un cliente dovrebbe venire al bar Al Gi-rasole. Semplice, perchè ci sono io! (ride n.d.r.) Più seriamente, ti dico che secondo me ora è accogliente sotto tutti i punti di vista, ed è un bar diverso dal solito… poi, lo sai che ci tengo, qui il SORRISO non manca MAI!!! E il mio caffè??? Super e da molti riconosciuto come vero punto di forza del bar! Poi non voglio spiare troppo…altrimenti rovino la sorpresa a chi non c’è ancora venuto a trovare… (continua a ridere n.d.r.)

Bene, allora brindiamo, o meglio, continu-iamo a brindare “al nuovo bar di Elena” (adesso ridiamo entrambi…n.d.r.)

Via Latisana 10/12CODROIPO

@bilboagirasoleCOLAZIONI

PRANZI VELOCIAPERITIVI

Page 12: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

SECONDA PARTEMarzo 2018

Sudtirolo, alcune Impressioni e curiosità

Via Friuli, 1/A - Codroipo (Ud) | Tel. 0432 906873 | Cell. 392 6080439

d i P e r u c h S o n i a

Presentati con questo coupon per usufruire dello sconto.

Buona Pasqua

Abbiamo visto nella precedente uscita come la città di Bolzano per motivi prevalen-temente politici, sia stata trasformata in gran parte in una città “italiana” con tutti i corollari del caso: urbanistica discutibile, scarsa cura dei bei palazzi barocchi del centro, grande numero di immigrati concentrati attorno al quartiere della stazione ferroviaria. Altre ca-ratteristiche rivelano un’efficienza di fondo della mentalità tedesca: ottima presenza di parcheggi, palazzi moderni dalla struttura asciutta ed elegante e in vetrate scintillanti. Bene o male quindi la “italianizzazione” di Bolzano a 100 anni esatti dalla “conquista” è compiuta anche se ovviamente manca ancora un accento tipico italiano della città di Bolzano, come avviene per Tarvisio. Ma com’è invece la situazione nelle valli? Come detto sono rimasto una decina di giorni nella piccola e poco nota val d’Ega (Eggental) nel borgo di Welchennofen. Già l’entrata nella valle è una sorta di “salto dimensionale” un tunnel lunghissimo ci porta dentro la valle dalla strada statale, dopo l’uscita dall’auto-strada. Un tunnel con una forte salita, che solo da pochi anni ha sostituito la strada an-gusta e pericolosa che ha mantenuto ridotti e difficoltosi i trasporti e anche gli scambi culturali da e per la valle per molti decenni.Questo isolamento naturale ha mantenuto quindi una situazione molto conservativa sia dal punto sociale che architettonico che pa-esaggistico. Questo fenomeno può magari non piacere ai paladini della causa italianisti-ca, eppure la sensazione che si ha sin dalle prime curve in uscita dal tunnel è di incanto: una natura incontaminata e ben conservata fa da cornice ad architetture molto discrete in perfetto stile teutonico che uniti all’acusti-ca ovattata della neve, abbondante in quel periodo, donano un certo relax immediato al visitatore, una sorta di benvenuto implicito che predispone a un certo benessere.

Giungendo al paese di Welschennofen, o Nova Levante come traslitterato dal Tolomei, si ha l’impressione di essere in una piccola frazione isolata nei monti e poco abitata. Scoprendo via via che lo si frequenta invece esso rivela strutture modernissime, impianti sciistici all’avanguardia col bellissimo com-plesso del lago di Carezza e molti hotel tra cui un magnifico resort 5 stelle, tutti ben in-seriti nella natura, a impatto zero e difficili da individuare di primo acchito. Per quanto riguarda la lingua, qua decisamente il te-

desco prevale, al punto che in un bar una anziana signora non ha risposto non solo al mio saluto italiano ma ha fatto anche fatica a comprendere quanto le dicevo col mio te-desco ufficiale, storcendo il naso in quanto non parlavo il dialetto locale. Eppure siamo in Italia fino a prova contraria e quindi non si insegna l’italiano? Certo che si! Ma solo dal periodo delle scuole dell’obbligo, dai 6 anni in su; lo si impara come si impara una lingua straniera, e il livello di acquisizione è quello: un italiano più o meno stentato par-lato con accento fortemente tedesco. Solo alcuni illuminati che hanno lavorato a Bol-zano o in giro per il mondo si distinguono per un loquire italico più fluente e completo nonostante un accento persistente impossi-bile da togliere benché di molto smussato rispetto alla maggioranza degli abitanti. Ma allora, uno si domanda, vorrebbero questi “Italiani di lingua tedesca” tornare alla antica patria austriaca come sarebbe nell’ordine naturale delle cose all’interno dell’Europa futura delle nazioni? Il dibattito era proprio in pieno svolgimento in quei giorni dato che il Giovane Primo ministro austriaco, da poco insediato, aveva offerto il passaporto au-striaco agli abitanti del Sud Tirolo. Parlando del tema con alcuni di loro non ho trovato a sorpresa, nessun entusiasmo a questa pro-posta: la loro condizione di Italiani di lingua tedesca è ormai consolidata e non sentono nessuna attrazione per il ritorno alla antica patria! In definitiva il loro orgoglio di con-servatori delle tradizioni tedesche e della lingua locale non ha un riscontro politico ma si mantiene sul piano culturale e si manife-sta nei soliti campanilismi che si osservano in ogni parte d’Italia: lo stesso rapporto di goliardico campanilismo che c’è tra Udinesi e Triestini, o tra napoletani e salernitani o, senza andare troppo lontani tra chei di Cia-mìn e chei di Codroip! Niente di drammatico e divisivo insomma. Una interessante nota in questo senso viene proprio dalla desinenza “Welsch” del posto dove ero. Essa significa “Celtico” (stessa radice di Gallo, Wales, Val-loni, Valacchi) ed era usata nei tempi antichi per designare gli abitanti delle valli appena a sud di quella in cui mi trovavo, che per-lappunto confina col bellunese. Già dopo l’arrivo dei romani la zona è stata latinizzata e quindi italianizzata ma l’aggettivo “Welsch”, o più precisamente walsch nel dialetto lo-cale, è rimasto a denotare “quelli a sud” (i

terroni in pratica!) e essendo gli italiani su-bentrati ai celti, l’aggettivo è traslato su di noi. Ebbene si noi italiani per gli abitanti del Sudtirolo siamo definiti in modo un po’ canzonatorio “i walschen”. Benché il paese di Welschennofen sia attualmente di cultu-ra e parlata rigorosamente tedesca locale, questa desinenza e la sua posizione geo-grafica a ridosso del bellunese rivelano che un tempo remoto esso era abitato da genti italiane o perlomeno celtiche. La parlata di ogni valle, inoltre, essendo esse tutte più o meno isolate geograficamente, si distin-gue anche di molto dalle parlate delle altre valli certamente nella pronuncia, come ho avuto modo di apprezzare grazie ad alcuni che ho conosciuto li provenienti da fuori val d’Ega. Scoprire questo nomignolo nei nostri confronti mi ha suscitato un certa sorpresa e ripensando al nomignolo che diamo noi italiani ai tedeschi, quel “crucchi” che ancora oggi rispunta puntuale negli scontri calcistici o nei rapporti coi turisti tedeschi in spiaggia, mi ha fatto emergere un certo paradosso: per canzonare i tedeschi gli italiani usano una parola croata (crucchi deriva da “Hruh” che vuol dire pane in croato, era usato dai soldati austroungarici nelle osterie durante l’occupazione) e i tedeschi per dileggiare gli italiani usano un aggettivo celtico: Il grande fascino della permanenza delle lingue nel-la storia! Per finire una piccola chicca: pur mantenendosi goliardicamente distanti da-gli italiani, nelle valli una cosa accomuna gli abitanti a noi del bel paese: nel momento del bisogno, quando stizza e disappunto impongono uno sfogo preciso ed efficace che scacci l’energia negativa accumulata in modo liberatorio, in quei frangenti i lo-cali non si sottraggono dal “tirare” un bel e sacrosanto “porco” in lingua rigorosamen-te italiana, scomodando l’altissimo e tutta la sua corte. Era divertentissimo durante il lavoro in cucina cogliere questi momenti liberatori. In un primo momento pensai di avere capito male, ma poi la cosa si ripete-va di frequente e i miei ospiti me ne diede-ro conferma: “eh si in tedesco non ci sono bestemmie e quindi ci tocca usare quelle italiane che sono più forti ed efficaci”. Bene anche l’italianizzazione delle valli ha preso avvio: anche le bestemmie, a sorpresa pos-sono avere una funzione sociale e culturale: Crucchi e Walschen uniti nella bestemmia!

Ermanno Furlanis

Page 13: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

13

RIFLESSIONI

Il Popolo sovrano finalmente ha votato. Nessuno ha stravinto ed è in grado di

governare senza l’appoggio del PD che ha perso milioni di voti. Ironia della sorte questo partito uscito largamente ridimen-sionato dalle urne potrebbe diventare il fa-moso ago della bilancia nella costruzione di un governo ed ottenere posti e ministeri chiave. Siamo alle solite sceneggiate che personalmente mi provocano l’orticaria. In queste situazioni vengono fuori i peggiori difetti (almeno io così li considero)

dei politici: il trasformismo, l’assenza di dignità e l’attaccamento alla poltrona, e

degli italiani che colpevolmente giusti-ficano i difetti dei politici considerandoli come inevitabili per arrivare ad un gover-no del paese.

A scrutini ancora aperti, appena è stata evidente la disfatta del PD, è cominciata la sassaiola contro Renzi, colpevole di aver portato il partito alla debacle. Il giorno pri-ma tutti renziani, il giorno dopo tutti anti-renziani. Quest’atteggiamento tipico degli italiani non è nuovo e parte da lontano.

Nell’articolo del mese scorso ho citato una frase di Churchill: “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifasci-sti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti...”

Siamo fatti così. Opportunisti e voltagab-bana. L’unica cosa che ci sta veramente a cuore, diciamo la verità, è il nostro in-teresse. Ai nostri politici la poltrona con-quistata.

Vedrete che per giustificare le peggio-ri azioni che faranno, da adesso in poi, ci

tragedia nel PD. Molti di quelli che fino alla settimana scorsa acclamavano Renzi come loro capo indiscusso, si accaniranno contro di lui, e come è tipico degli italiani, non si accontenteranno di tirarlo giù dal piedistallo, ma quando sarà a terra e tra-mortito faranno scempio del suo cadave-re. Cose già viste purtroppo in passato.

Mi piacerebbe che nel mio Paese oltre alla tanto decantata onestà dei 5 stelle contassero altri valori, come il rispetto, la parola data, l’amicizia, la solidarietà (non quella finta buonista, ma quella che si ri-serva ad una persona che ha perso). Mi piacerebbe anche che coloro che non hanno questi valori e lo hanno dimostrato con atti e fatti, venissero messi fuori dal gioco politico e non invece additati come persone da prendere a modello per la loro intelligenza.

Credo moltissimo nella forza dell’esem-pio, soprattutto verso i giovani. Purtroppo quello offerto dalle nostre classi dirigenti è pessimo. Viene sempre premiata la fur-bizia a scapito dell’onestà intellettuale. Un carissimo amico mi diceva “guarda che di figure di merda non è mai morto nessuno”. Evidentemente questo è diventato il primo comandamento di noi italiani e dei nostri rappresentanti.

Il TerronePS: non li ho votati ma mi auguro che il

prossimo governo sia fatto da Di Maio e i 5 stelle. Comunque vadano poi le cose sarei contento. Sarei contento se si dimo-strassero capaci, veramente, di cambiare l’Italia e la classe dirigente. Gli darei anche il mio voto alle prossime elezioni. Se inve-ce facessero disastri e casini, come pur-troppo prevedo, sarei felicissimo di vederli sparire dalla scena alle prossime elezioni.

diranno che è per il bene del paese, che merita di avere un governo per confron-tarsi con l’Europa, che non si può lasciare l’economia in balia degli avvoltoi della fi-nanza, che bisogna proteggere il mercato italiano a rischio etc… E noi ce le berremo tutte, anzi, li imploreremo di fare presto.

La verità è, che l’unico obiettivo che han-no davanti i nostri parlamentari, è quello di mantenere il posto faticosamente conqui-stato, e per raggiungere lo scopo, i nuovi eletti, saranno pronti a fare acrobazie che farebbero impallidire le nostre Frecce Tri-colori.

La storia si ripete sempre. La parabola di Renzi mi riporta alla mente quella di Craxi, anche se tra i due c’è un abisso. Craxi, un vero statista al di là di tutto, è stato, a mio parere, il più grande politico italiano. Renzi non ha avuto il tempo per dimostrare le sue qualità, qualora ne abbia.

Molti di quelli che pendevano dalle labbra di Bettino, cambiarono immedia-tamente casacca quando capirono che il vento stava cambiando. Il più noto fu Giuliano Amato, che come se nulla fosse, fece un governo con coloro che aveva-no contribuito a distruggere la figura del Capo del suo partito. È incredibile che una persona che, sempre secondo me, sareb-be dovuto scomparire dalla scena politica e nazionale, ce lo troviamo a ricoprire pre-stigiosi incarichi alla Corte Costituzionale e abbiamo rischiato di trovarcelo quale presidente della Repubblica, proposto (chissà perché) da Berlusconi che lo pre-feriva a Mattarella.

Sono certo che assisterò alla stessa

La storia si Ripete

Oggi vi parlerò dei black cab, il famoso taxi nero londinese, una delle icone della citta. I black cab sono i taxi ufficiali di Londra: possono essere fermati per strada o si trovano presso gli appositi parcheggi dislocati nei punti più importanti della città come le linee ferroviarie principali e le fermate della metropolitana e degli autobus. È possibile anche prenotarli telefonicamente. Se il segnale giallo luminoso è accesso, significa che il taxi è libero.

Comodi e spaziosi, perché possono ospitare fino a 5 persone, ne sono stati pro-dotti oltre 100 mila dalla fine della guerra mondiale e sono esportati in tutto il mondo (compresi Cina, Giappone, Nigeria e Stati Uniti).

Per diventare un taxista di Londra devi per forza passare il “Knowledge” ossia un test difficilissimo atto ad ottenere la licenza. Non basta una patente e una fedi-na penale pulita, bisogna passare un esame, appunto The Knowledge, che richiede almeno 3 anni di preparazione e studio. I knowledge boys (o piu raramente girls), come vengono chiamati gli aspiranti tassisti, girano per Londra con dei motorini sul cui manubrio fissano una mappa della citta’ in modo da poterne impararne a me-moria tutte le strade. Alla fine della loro preparazione non dovranno solo conoscere ben 25.000 strade centrali e le maggiori rotte periferiche ma anche tutti gli edifici e monumenti della citta’, incluso l’ordine con cui sono distribuiti i teatri su Shaftesbury Avenue, e soprattutto essere in grado di eleborare in pochi secondi il percorso piu’ breve verso la meta, tenendo adeguatamente in conto condizioni metereologiche, eventuali lavori in corso e zone ad alto traffico. Solo i conducenti che passano il test ricevono il badge verde, la licenza di guida per taxi, e sono quindi autorizzati a fare la professione di tassisti. La loro attività è rigorosamente controllata sia per quanto riguarda l'integrità meccanica del veicolo che quella fisica e mentale del conducente.

I tassisti seguono una serie rigida di regolamenti, alcune dei quali potrebbero farci sorridere perchè hanno un’origine molto antica. Facciamo un paio di esempi:

1. una volta era illegale per le persone chiamare un taxi se si soffriva di peste bub-bonica. Questa regola è ancora parzialmente in vigore, poiché la legge sulla salute pubblica (controllo della malattia) del 1984 richiede che una persona che soffre di una malattia importante informi il tassista, che può quindi decidere se trasferire il pas-seggero alla destinazione richiesta. Se lo fa, viene quindi richiesto all’autista di infor-mare le autorità e disinfettare la cabina prima di prendere un'altra persona a bordo;

2. il taxi deve essere abbastanza alto da ospitare comodamente un passeggero con una bombetta (cappello da nobile che ormai non si usa più);

3. se volete fare un giro della città a bordo di questi mezzi però attenzione a non chiamarli urlando! Tecnicamente, gridare “taxi!” quando un taxi nero si avvicina è ille-gale e il taxi non si fermerà per te. Se vuoi fermare un taxi (e assicurarti che ti venga a prendere), stai semplicemente sul marciapiede e alza il braccio.

I Black Cab

Page 14: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

MUSICA EVENTIMarzo 2018

Ho incontrato per una bellissima intervi-sta Caterina Tomasulo, la star della comici-tà friulana.

Ha voluto che ci trovassimo al Bar Mari-nelli di Tarcento perché è il bar dal quale tutto ha avuto inizio. Era il locale che ha gestito dal 2002 al 2015, e lo aveva scelto perché all'esterno c'era una bella terraz-za, molto grande, dove poteva organizza-re delle serate musicali. Aveva allestito un bel palco e inizialmente invitava a suonare band jazz. Col tempo l'invito si è ampliato anche ad altri generi musicali, finchè su quel palco c'è salita lei stessa, interpretan-do i primi monologhi. Molto probabilmente si può dire che in Friuli sia l'unico bar nel quale sono state organizzate delle rappre-sentazioni teatrali. Mi sono fatta raccontare come è iniziato questo proficuo percorso di attrice e altre curiosità.

Martedì e Mercoledì 09:00/12:30 · 14:30/19:00Giovedì 12:00/21:00 · Venerdì 09:00/18:00

Sabato 09:00/17:30 · Chiuso Lunedìsi riceve preferibilmente per appuntamento

Tel. 0432 908913Via C. Battisti 40 - CODROIPO (UD)

Partiamo dall’inizio, dove sei nata?Sono nata in Svizzera da genitori emigran-

ti. Quando avevo solo 6 mesi i miei sono rientrati in patria, in Basilicata, a Sant’Ilario, un piccolissimo borgo contadino in provin-cia di Potenza a 900 mt di altezza, sembra uno di quei paesi carnici, ecco perché mi definisco “une cjarniele dal tac”. Quando si pensa al Sud si immagina di solito un clima caldo...il mio Sud invece è freddo, mi ricor-do delle nevicate strepitose, a volte si ri-maneva isolati per giorni! Sant’Ilario ce l’ho nel cuore, ci ho passato un’infanzia felice , libera nei prati come Heidi.

In che anno sei arrivata in Friuli?Sono arrivata nel settembre del 1994,

ero già grande, avevo 27 anni...Come è iniziata la tua carriera di attri-

ce teatrale comica?

14

Caterina Tomasulo, in arte Catine,Star della comicità friulana

Ho iniziato con la compagnia teatrale “La Gote” di Segnacco, un paese vicino Tar-cento, i cui attori venivano da me a bere il caffè. All’inizio ero titubante, sia perché il lavoro di bar non mi lasciava molto tem-po e sia perché sono timida, ma alla fine sono riusciti a convincermi e mi hanno dato da imparare un monologo che a detta loro sembrava scritto apposta per me. La protagonista era una “vedrane”, la siore Cheche, che raccontava le sue disavven-ture sentimentali. Quella è stata la miccia, da allora non mi sono più fermata. E’ nata la nipote della siore Cheche, Alice, che ha fondato il V.V.F., Veres Vedranes Furlanes insieme alle sue amiche Tunine, Jolande e Madalene, poi sono nati nuovi personaggi come Mariute e Samantha. Così ho inizia-to a organizzare serate teatrali al bar e lì “testavo” i pezzi nuovi. E sempre grazie a queste serate sono nate le collaborazioni con Tiziano Cossettini e Pauli Nauli, della Compagnia di Ragogna, poi con Claudio Moretti, con i ragazzi di Felicimafurlans, e senza dimenticare le origini, ossia la Com-pagnia di Segnacco.

Ci sono vari modi di fare teatro, tu hai scelto quello comico. Come è iniziata la tua passione per la comicità?

In casa mia ci siamo sempre presi in giro...i miei parlavano due dialetti diffe-renti e noi figli ci andavamo a nozze. Per me prendere in giro è come dire “ti voglio bene”. Ovviamente rido prima di tutto di me stessa, questo mi ha aiutata a superare tutti i miei complessi. Ridere di un difetto o di una paura equivale a “stanarlo” e quindi a superarlo. Se non avessi senso dell’umo-rismo mi sarei già come minimo rifatta il naso, che era il mio complesso più gran-de. Per me l’umorismo è sempre stato una valvola di sfogo, la mia arma di difesa, per-ché tendenzialmente mi farei carico di tutti i problemi del mondo, e questo non aiu-terebbe certo a risolverli. Per me è come

?

Da noi solo il meglio per Voi

Page 15: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

15

INTERVISTA CON L'ARTISTAun “digestivo dell’anima”, mi aiuta ad attra-versare i momenti brutti e a superarli. Ad esempio il furto in metropolitana che ho su-bìto poco tempo fa a Milano è già diventato un pezzo di cabaret, l’ho chiamato “Donna disavventura”, parafrasando quella trasmis-sione che si chiama “donna avventura”. Se questo sentimento riesco a trasmetterlo e ad alleggerire la vita delle persone, anche solo per poche ore, questo mi rende felice. Ridere fa bene, la risata è un farmaco senza nessuna controindicazione.

Come vivi questa notorietà?In modo ambivalente...Da una parte non

mi sembra vero...quando mi vedo su tutti i “social”, i miei filmati che girano dappertut-to, io non li guardo neanche... Mi sono stu-fata di vedermi! (ride) dall’altra parte però è stato tutto così naturale che lo vivo in modo normale, come un destino che si compie. Certo che quando sei ferma al semaforo e una ragazza lascia il suo posto di lavoro per portarti un cioccolatino e farsi fare un auto-grafo...per me è commovente.

Quando è iniziato questo “exploit”?Nel settembre del 2015, per l’esattezza il

25. Io non sono tanto “tecnologica”, allora non sapevo “postare”... dicevo “Un giorno qualcuno lo farà per me” e così è stato. Il destino si è servito di Silvia Boscarello, una ragazza di Majano che allora non conosce-vo e con la quale è nato poi un bel rappor-to. Ha filmato tre minuti del mio spettacolo e li ha postati... in pochi giorni quel filmato ha fatto il giro del mondo. E’ successo tutto “a mone vie”, come direbbe un friulano ve-race. E lì ho avuto anche la misura di quanti friulani ci siano in giro per il pianeta!

E’ stato difficile imparare il friulano?In tecnologia e in altre cose sono una

frana, ma la natura mi ha dotata di un orec-chio super bionico in grado di captare an-che il più piccolo suono e la più piccola variazione... Sarei stata un’ottima musicista. Le lingue le imparo facilmente, e mi è stato molto utile lavorare nel bar, a contatto diret-to con la gente . Dopo pochi mesi leggevo gli articoletti di Dario Zampa sul Messagge-ro. Tuttavia non ho potuto evitare di cadere nelle tante trappole linguistiche ìnsite nella Marilenghe. La “tace” non è la tazza, ma il

sposata, che litiga col marito e col naviga-tore; Miranda, sorella gemella di Fedora, avvocato divorzista e wedding planner, che nel pacchetto del matrimonio comprende anche il divorzio; Catine Induvine, l’astro-loga cartomante; Mariute, appassionata di Beautiful; Catìn de Villeneuve, la diva di Villanova delle grotte; Smartina, che odia la tecnologia, la chiama “taconologje”; e poi tante altre...che verrete a vedere a teatro..In più interpreto varie tipologie di “moglie” nei duetti con i miei colleghi...

Come passa il tempo libero Caterina Tomasulo?

Il tempo libero, per uno che gestisce un bar è una specie di miraggio. Ti confesso che quando ho smesso di lavorare al bar e mi sono ritrovata all’improvviso con tut-to quel tempo libero davanti... bè, mi sono trovata spiazzata, non sapevo cosa fare. Poi piano piano mi sono organizzata: dormo di più, vado in palestra con costanza, altri-menti rischio di arrugginire, ho riallacciato i miei rapporti col divano, che condivido con la mia amata gattina...e dedico più tempo ai miei amici e al mio compagno, dato che sono “diversamente vedrana”..

Parliamo un po’ del Friuli, cosa ti pia-ce di questa regione e cosa ti piace dei friulani?

Del Friuli mi piace sicuramente il verde rigoglioso con le montagne alle spalle...un paesaggio che infonde pace. Poi mi piace il fatto che ci sia tutto: mare, fiumi, laghi, colline, montagne... trois, appunto (risata) e tutto raggiungibile in massimo un’ora di macchina. Peccato per il clima...! Quell’odioso umido, il prezzo da pagare per questo verde meraviglioso. Dei friulani mi piace il fatto che sembrano così ermetici all’inizio, così chiusi, e invece hanno un cuore grande e generoso... che ti sorpren-de. E’ gente onesta e pratica, che di fronte a una tragedia inghiotte le lacrime e si dà da fare, ed è sempre pronta ad aiutare gli altri. Non sto facendo la “sviolinata”, hanno anche tanti difetti.... e chi non ne ha? Ma quando vuoi bene veramente a qualcuno vuoi bene anche ai suoi difetti. Io sono sta-ta brava ad integrarmi, ma non avrei potuto se non me ne fosse stata offerta la possibi-lità. Quindi grazie, Friuli. Catine ringrazia e non dimentica.

Moni Zinu

bicchiere... il taccuìn non è un block no-tes ma il portafogl... il balcon” non è il bal-cone ma la finestra... all’inizio non mi rac-capezzavo, facevo tante figuracce. Una delle più divertenti è stata quella dove ho equivocato un signo-re che diceva: “O voi simpri su par là c’al è plen di trois”. Non sa-pevo che “trois” vo-lesse dire “sentieri”...

Chi sono e quanti sono i personaggi che interpreti?

Più di una decina: Alice, fondatrice del V.V.F, Samantha, P.R. del l ’Associaz ione medesima, Fedora,

Page 16: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

MERCATIMarzo 2018

NUOVA GESTIONEFrancesco, Anna, Azzurra e Daniela

Vi aspettano nella Rinnovata Tabaccheria

Washington - a creare la prima grave crisi all’industria tabacchiera cubana e portando al fallimento di numerose imprese, all’emi-grazione di vari imprenditori verso la Flo-rida, per sfuggire ai dazi e all’acquisizione sottocosto di imprese cubane dismesse da parte statunitense.

Questo portò a un fenomeno di concen-trazione delle marche all’interno di alcune società che accadde agli inizi del Novecen-to, fino appunto alla rivoluzione di Fidel Ca-stro ed all’acquisizione, da parte dello stato, delle principali aziende cubane comprese ovviamente quelle produttrici di puros.

Come detto, con l’avvento del regime castrista vennero nazionalizzate le impre-se di tabacco e gli Stati Uniti decretarono l’embargo sui beni prodotti a Cuba. Delle 39 fabbriche di sigari ne sopravvissero as-sai poche e il governo castrista - malgrado l’opposizione di Ernesto Che Guevara - de-cise che a Cuba si dovessero confezionare solo 4 moduli di sigari (chiamati “Siboney“, dal nome di una antica tribù cubana) dall’in-dustria tabacchiera di stato Cubatabacco, a fronte degli oltre 950 di prima della ri-voluzione.

Ma il leader maximo dovette tornare ben presto sui propri passi, convinto anche da “Che” Guevara, perché l’alta qualità che contraddistingueva i sigari cubani era quasi del tutto scomparsa. Così diede vita ad un organismo preposto, la Habanos S.A., con il compito di coordinare le varie manifatture per la produzione annuale dei sigari. Pochi

anni dopo, inoltre, di fronte al deludente risultato economico provocato (l’industria tabacchiera era la seconda fonte di introiti per Cuba, dopo lo zucchero da canna) Fidel affidò al grande esperto ucraino-svizzero Zino Davidoff l’incarico di rivitalizzare un’in-dustria ormai chiaramente allo sbando.

Questi recuperò quindi numerosi marchi storici, assicurandosi che il tabacco e la sua lavorazione riconquistassero quell’inconte-stabile primato qualitativo degli anni prece-denti la rivoluzione di Castro.

Dopo il forzato ritiro di Davidoff, agente unico autorizzato alla vendita ufficiale dei Habanos (totalmente fatti a Cuba, a mano o a macchina) è la società spagnola Habanos cui si riferiscono le varie sedi note come La Casa del Habano, che si occupa della di-stribuzione e vendita, ma è fiorente il mer-cato parallelo semi-clandestino, foraggiato dagli stessi artigiani (torcedores).

In Italia il mercato è cresciuto moltissi-mo da quando è nata Diadema, la società che distribuisce gli avana. Prima infatti era-no commercializzati pochissimi sigari che venivano spesso anche conservati malis-simo. Dall’inizio del millennio Diadema ha ampliato la gamma di sigari sul mercato ad oltre un centinaio, operando una diffusione notevole su tutto il territorio e introducendo l’obbligo per le tabaccherie interessate di mantenere i sigari in humidor appositi.

Francesco di Gregorio

Storia del Sigaro CubanoCuba non è ovviamente l’unico pro-

duttore di sigari nel mondo, anche se ritenuta quasi all’unanimità il produt-tore dei migliori sigari del mondo per qualità. Le prime piantagioni cubane furono organizzate nella regione pres-so la cittadina di Santa Clara, nell’area chiamata Vuelta Arriba e, successiva-mente, in quella presso Pinar del Rio, chiamata Vuelta Abajo. Oggi tutto il tabacco di migliore qualità e diretto alla produzione dei sigari premium, ovverosia realizzati totalmente a mano e con foglie intere, proviene da questa zona. Si tratta di un’area relativamente piccola (di circa 32.000 ettari), situata all’estremo ovest dell’isola (provincia di Pinar del Rio), che, grazie le sue parti-colarità meteorologiche nonché per il suo unico terroir, permette la produzio-ne del miglior tabacco del mondo.

Comunque c’è da rilevare che negli ultimi anni è nettamente cresciuta la concorrenza qualitativa e quantitativa di altre regioni del mondo, in grado di produrre sigari abbastanza apprezzati, meno costosi (salve eccezioni) e di fat-tura anche superiore: prime fra tutte la Repubblica Dominicana e il Nicaragua, ma anche l’Honduras. Un gradino net-tamente sotto l’Ecuador, il Brasile, il Ca-merun, la Repubblica Centrafricana, il Messico, l’Indonesia (Sumatra e Giava), gli Stati Uniti (Florida e Connecticut) e l’Italia col suo sigaro toscano.

Le prime marche produttrici appar-vero a Cuba intorno ai primi decenni del 1800. Il loro successo fu alterno (tanto che a tutt’oggi non tutte le mar-che sono ancora in attività), anche a causa delle diverse sorti del prodotto nel paese che è sempre stato, fino alla rivoluzione cubana e all’embargo, il primo consumatore di avana: gli USA. Fu proprio l’azione statunitense - che si avvaleva dei forti dazi imposti da

Page 17: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

ESPERIENZE E PASSIONI

Edy TurcuttiL'arte della fotografia

e della videoripresa

Edy Turcutti è il video maker e fotografo friulano che ha diretto e realizzato il nuo-vo video della band T-Time con il singolo “She”, brano registrato agli Angel's Wings Recording Studios di Pantianicco Udine. Il video ha riscontrando da subito un note-vole apprezzamento, ad un mese dalla sua pubblicazione ha già superato le 10.000 visualizzazioni.

La canzone parla dell'amore non cor-risposto verso una ragazza, un tema piut-tosto comune, soprattutto fra i giovani, e sempre molto attuale. Ed è proprio da questa seppur negativa esperienza che Diego Muratore, chitarrista del gruppo, scrive questo pezzo. Il brano ha porta-to parecchia fortuna alla band portandoli alla vittoria del concorso musicale Royal Gala Music Festival nel mese di settembre a Pantianicco, il cui premio era proprio la realizzazione di un video clip. Nel video si vede una giovane ragazza che canta sotto la doccia. “L'idea - ha detto Edy, regista e videomaker - è nata dall'orecchiabilità della canzone, un tormentone che facilmente ti ricordi e che canteresti sotto la doccia”. Le scene sono alternate con immagini della band che canta e suona il brano riprese nelle sale degli studi di registrazione.

Edy Turcutti è un professionista dell'im-magine. La passione per la videoripresa e la fotografia nasce 10 anni fa, inizialmente era solo un hobbie, ma col tempo e l'espe-rienza è diventato un vero e proprio lavoro. Ha iniziato frequentando la facoltà di Scien-ze e Tecnologie Multimediali a Pordenone dove ha appreso le tecniche di ripresa e fotografia. Nel frattempo ha approfondito gli studi da autodidatta, leggendo molti li-bri del settore e frequentando molti corsi di fotografia e di post produzione delle im-magini.

Con il tempo e l'esperienza si è creato un suo stile. Oltre a soggetti musicali ama fotografare soprattutto animali, che adora, ed è per questo che molte persone lo ri-chiedono per farsi fotografare assieme ai propri amici pelosi, cani, gatti, cavalli e an-che conigli! Inoltre si dedica alla “food pho-tography”, nella quale valorizza e cerca di far sembrare reale la pietanza fotografata. E poi si diletta in shooting particolari con sensuali modelle, senza cadere mai nella volgarità, e muscolosi modelli sui quali è stato creato un particolare body painting. In futuro Edy ha in progetto anche l'organizza-zione di corsi di fotografia proposti in insoli-te e particolari location friulane. Per vedere le foto di Edy potete visitare la sua pagina facebook: Edy Turcutti Photographer.

Moni Zinu17

Page 18: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

18

SOCIALEMarzo 2018

Anche quest'anno, dopo il successo dell'edizione precedente, ritorna la Fe-sta di Primavera TERRA MANI e TRA-DIZIONE. Domenica 25 marzo il Con-sorzio Ambulanti FVG, organizzatore dell'evento alla sua terza edizione, pro-porrà nel centro cittadino di Codroipo, il Terra Mani Tradizione edizione fiorita di Primavera. Tre parole alle quali dare un significato tangibile a volte risulta diffici-le, ma grazie alla tenacia e alla caparbie-tà di alcune persone possono concretiz-zarsi in emozioni vere.

Terra: espressione dei prodotti che essa ci riserva, legandoci indissolubil-mente a quanto ci circonda ed alle risor-se che ci offre, infatti saranno presenti aziende agricole e vitivinicole locali, che ci delizieranno con i prodotti della terra, i vini, la frutta, i prodotti caseari e non ul-timi gli apicoltori con l'oro delle loro api.

MANI: ospiti d'onore gli artisti, i pit-tori, gli scultori. Le mani intese come opere del proprio ingegno, risultato di un'espressione soggettiva di arte spon-tanea. Le mani in senso figurato: per-sone che tendono una mano alle altre persone, saranno presenti enti Onlus impegnate nella ricerca e sostegno di soggetti colpiti da gravi malattie.

TRADIZIONE: la tradizione della gior-nata di festa, della domenica e della piazza come momento di incontro e di condivisione. A tal proposito presen-zieranno operatori del Consorzio Am-bulanti FVG che con una veste diversa proporranno professionalmente una se-lezione dei prodotti trattati.

Questo miscuglio eterogeneo di sa-pori, emozioni ed esperienze, faranno si che questa sarà una giornata di fe-sta per tutto il territorio. Vi aspettiamo. TERRA MANI TRADIZIONE · FESTA DI PRIMAVERA Codroipo · 25 marzo 2018

Ritorna lafesta di primavera

PrimiSecondiContorni

Pasqua · Specialità Pronte da GustarePrimi

Crespelle con asparagi e speck · Flan alla parmigianaLasagne con carne · Sformato di crepes alle erbe

SecondiCosce di coniglio con carote ed erba cipollina

Capretto al fornoBocconcini di agnello stufato agli aromiVitello arrotolato con asparagi e crudo

Rollè di vitello al naturaleContorni

Involtini di asparagi e pancetta affumicataPatate al forno · Insalata russa · Caponata di primaverainformazioni e prenotazioni: Tel. 0432 906098 - 3382136770

Prenotazioni fino a Martedi' 27 Marzo

nostri interessanti relatori. Mi preme far qui una precisazione, non tragga in inganno il nome di Caffè Filosofico. Com’è tradizione fin dal diciottesimo secolo, periodo in cui è nata l’idea del Caffè Filosofico, la partecipa-zione è aperta a tutti e tutti possono essere relatori. Durante le riunioni non necessaria-mente si disserta di filosofia, anzi, in genere i relatori non sono filosofi ma persone che espongono le proprie esperienze personali dinanzi ai convenuti. Durante i nostri incon-tri è sospeso il giudizio e questo permette di intervenire al termine dell’esposizione con domande e considerazioni personali al solo scopo di arricchire il tema trattato con un altro punto di vista. Ben venga quindi la partecipazione di tutti alle nostre sera-te, più siamo maggiori saranno i contribu-ti. Quest’ultimo incontro, che ha registrato un forte interesse, ha visto come relatore il dottor Gianni Tubaro, conosciuto e stimato medico base che ci ha intrattenuti parlando degli aspetti sanitari e sociali della medicina preventiva. L’intervento si è aperto con alcu-ne domande su argomenti di attualità che avevano lo scopo di preparare l’argomento centrale: qual è l’impatto di una cittadinanza consapevole sullo sviluppo della prevenzio-

ne? La risposta non si è fatta attendere: è anche in capo al singolo la responsabilità di prevenire l’insorgenza di patologie. Tendia-mo infatti a pensare che la malattia riguar-di unicamente il singolo, ma questo non è vero. Che sia o meno contagiosa, la patolo-gia innesca una serie di reazioni sociali ed economiche che impattano su tutti. Ecco che l’importanza di un corretto stile di vita e di un’azione preventiva diventano atto di responsabilità verso tutti e questo ci rende cittadini migliori di una Società sempre più complessa e con equilibri sempre più deli-cati. Se riusciremo a trasformarci in cittadini consapevoli passeremo da una posizione di fruitori di servizi a risorse sociali. La consa-pevolezza, non dimentichiamo, passa dalla corretta informazione e la corretta informa-zione si basa su fonti autorevoli. Ben venga quindi ogni seria campagna di responsa-bilizzazione del singolo nei confronti del-la società. Vi invitiamo a seguire la nostra pagina Facebook “Autentica/Mente - Caffè Filosofico Codroipese” attraverso cui tenia-mo aggiornati i nostri follower in merito agli argomenti e alle date delle serate.

Il Caffè Filosofico CodroipeseGli aspetti sociali e medici della prevenzione

Anche questo 12 marzo, come ogni se-condo lunedì del mese, il Caffè Filosofico Codroipese si è riunito nei locali della pa-sticceria da Pezzè in Piazza Garibaldi a Co-droipo. Cogliamo l’occasione per ringraziare il signor Pezzè che ci ha sempre ospitato nel suo locale permettendoci di ascoltare i

Page 19: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

19

ANIMALI

I ragazzi disabili che frequentano La Pannocchia hanno una certa grazia e abili-tà che permette loro di ottenere piacevoli risultati nei lavori che mettono in cantiere.

Ci sono operatori e volontari, tirocinan-ti o persone in visita che danno supporto agli artisti nell’esecuzione dei loro lavori. I ritocchi o la pittura sono soggetti a mo-difiche e variazioni a seconda dei risultati ottenuti o richiesti.

Se vogliono ottenere da un piano di legno un emisfero con distribuzione di animali, pesci e uccelli terrestri attraverso figure più o meno piccole, si può integra-re l’effetto con il colore che crea masse rispondenti ai continenti ed ai mari. Si tratta di un lavoro molto complesso a cui partecipano i ragazzi solo in parte con la pittura: l’azzurro per mari e oceani, il giallo per i poli ghiacciati, l’arancio e il rosso per le terre emerse più o meno calde. Certa-mente un disco di 50 cm. di diametro è facilmente gradevole, da vedere e realiz-zare. Così ognuno di loro si sentirà “bravo maestro” e penserà di aver lavorato ad un’opera d’arte. L’anno scorso il gruppo storico del legno ha lavorato intensamente per la realizzazione del maxi-presepe che è stato esposto a Villa Manin. Quest’anno si può pensare di implementare i perso-naggi in mostra.

Questo lavoro di gruppo viene distribu-ito tra sette o otto ragazzi, seguiti da un operatore e un paio di volontari.

Altri lavori fatti assieme sono quelli pre-parati da Manuela, tecnica della ceramica, con l’argilla: i ragazzi ritagliano i pezzi di base dalla foglia tirata sottile, vi inserisco-no sopra a ricalco graffiti, incavi, dettagli di animali, nervature di foglie, fiori o disegni e scritte. Dopo essere rimasti ad asciugare per qualche tempo, a seconda delle loro dimensioni, i vari pezzi vengono messi a cuocere nel forno per ceramica, acquista-to allo scopo. Per ora gli oggetti risultanti da questo tipo di attività sono di dimen-

sioni ridotte, utilizzabili per bomboniere o piccoli doni. L’uso di preparare gli oggetti durante l’attività di ceramica, di lasciarli decantare per qualche tempo e passare poi alla loro cottura, ha creato nei ragazzi l’abilità di produrre cose che piacciono e li rendono orgogliosi quando i loro prodotti vengono acquistati.

Per loro è importante ogni riconosci-mento di merito, li rende sicuri di sé e li sprona a continuare con maggior attenzio-ne e risultati.

Un’altra attività fatta in compagnia, ac-cettata e scelta da parecchi di loro, è quel-la di cucina. A tutti piace mangiare e, se il gusto gratifica il palato, meglio. Sotto la su-

Lavori Artistici di gruppo

pervisione dell’educatrice o degli operato-ri, si preparano di preferenza dolci, torte o creme, a meno che non sia il “giorno della stagione” cioè quello in cui si verificano le caratteristiche alimentari della stagione di turno. Ad esempio, il 28 gennaio si è te-nuta la “Festa d’Inverno” con tante arance, polenta di farina gialla e

pesce in umido, verdura al burro, dolce di cioccolata e cartelloni colorati. Il pros-simo pranzo sarà in aprile con tutte le ca-ratteristiche della Primavera. Attraverso il gusto è più facile fissare le variazioni di sa-pore e dei prodotti della natura, anche se adesso nei supermercati si trova sempre un po’ di tutto. Grazie alla globalizzazione.

Lisetta Bertossi

AssociazioneLa

Pannocchia

Ho chiesto a persone di varie età quale fosse, secondo loro, la festa più grande dell’anno e tutti, adulti e bambini, senza esitazione, hanno indicato il Natale.

Paesi e vie pieni di luce, nenie pastorali, cenone nell’intimità della famiglia, regali... ecc. rendono certamente piacevole il Na-tale, ma forse ci fanno dimenticare cosa sia veramente la venuta del Figlio di Dio nel mondo per la salvezza degli uomini.

Gesù è nato a Natale ma è attraverso la Pasqua che avviene la riconciliazione tra Dio e l’umanità attraverso il sacrificio di Cristo.

Ma che significa e che cos’è la Pasqua?Oggi è la festa maggiore degli Israeliti e

dei Cristiani: fu istituita da Mosè per com-

memorare la liberazione di Israele dalla schiavitù egizia.

Per i cristiani è la solennità commemo-rativa della Passione e Resurrezione di Gesù.

Gli ebrei la celebrano come ricordo della notte in cui ritrovarono la libertà e la dignità, nutrendosi

la sera del 14 o 15 del mese di Nisan (terzo mese lunare) delle carni di agnello o capretto bianco senza macchia.

La Pasqua cristiana è la commemora-zione della Resurrezione di Cristo Gesù: è la più antica e solenne festa dei cristiani, principio e centro dell’anno ecclesiastico, che si celebra nella prima domenica dopo il plenilunio dell’equinozio primaverile, cioè non prima del 22 marzo e non più tardi del 25 aprile.

Nella cristianità la Pasqua è sempre

preceduta dalla settimana santa con i riti del Giovedì Santo che ricorda, con l’ultima cena, l’istituzione dell’ Eucarestia; il Vener-dì Santo che ci invita a riflettere sul rac-conto evangelico della passione e morte in croce di Gesù.

Infine la veglia del Sabato Santo, la più ricca di riti e di significati quali: la festa della luce dell’Exultet, meraviglioso per le parole e per la melodia, le letture che ri-cordano l’amore di Dio per le sue creatu-re e la benedizione del fronte battesimale.

Tutte queste celebrazioni precedono la grande giornata della Pasqua che è il “passaggio” dalla schiavitù del peccato, alla libertà dei Figli di Dio.

Inizio di una nuova vita piena di gioia nella consapevolezza che Dio è miseri-cordioso e ama sempre le sue creature.

A. C.

Pasqua

Page 20: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

TRADIZIONIMarzo 2018

20

Regai di Pasche

‘Za fâ ajns une mê amie ch’a ere a stâ dongje di me, mi veve domandât si podevi judale a picjâ i tendons, ju veve lavâs e a erin une vore pesants e bessole no rivave a metju su. Pasche a stave rivant e si cirive di smondeâ dut, cussì une dì i deciderin di scomenzâ la vore di prime matine, in gra-zie a so fì ch’al ere lât a scuele, l’omp al ere davour lâ vie encje lui e nô, no vares-sin vût tramais intôr. Rivade lì, mi dè la clâf

de mi metei a sigâ. - Al è un al è cualchedun taponât davor la puarte - e i scjampaj jù. Rose a sintimi a bosenâ in chê maniere, a scomenzâ a falu encje je e a diseve - Cui esie, cui esie, esie un muart? - Al saltâ four un davoi de madone, par vie che i barcons a erin spalancâs e la trombe da lis scjalis a rimbobave come no sai se.

Si scotrarin dutis dôs te entrade di sot, juste in timp par viodi Bruno l’omp de mê

amie, che si presentave te puarte dal ba-gno dut scaturît cui bregons in picjulon, ju tignive ingrampâs cu lis mans par che no colassin, j erin vignûs i cjavei drez, i voi piri-tâs, la muse zale tanche un limon e di cà e di là dal nâs dôs bielis strizzis verdis.

Tal viodilu ta chel stât dal sigâ j passai al ridi ma mi molarin li sgjambis e i colaj par tiere tant lungje chi eri, intant la Rose in bande di me a sigave - Cjapaimi, mi ven mâl i coli - a si rimpinave mò sul termosifon mò sù pal mûr, a menâ che solfe lì un pâr di voltis, po’ a pensâ ben di colâ par tiere in bande di me. Il so omp nus cjalâ e al disê - Che vuatris dôs no fossis tant a plomp, al è un toc chi lu vevi capît, ma cumò benedetis j seis four dal dut cul gamelot! -

Cuanche i rivarin a ripiasi i spiegarin il par-zè di chiste barefuse, disore al ere di sigûr taponât cualchedun, il frut nol podeve jessi al ere lât a scuele e la Rose lu veve compa-gnât come ogni dì fin sul porton, cussì no si rivave a capì se ch’a stave suzzedint. L’omp al diseve che i erin no dôs four cul cjâf e nol intideve lâ a vjodi disore se al ere qualche-dun mancumâl che al ere rivât a tirasi su i bregons. Il coragjo dut câs a si sâ ch’al è simpri da lis feminis e par chist jo j cjapaj il spazzolon, Rose la scove e i lerin a viodi cui che a podeve jessi imbusât disore. Dopo vê spulzinât ducij i cjantons, i armars four par four senze cjatâ nuje, Rose four a sigâ fuart - Iò cumò i clami i carbineirs e baste, cussì i vedin! - Si tacâ al telefono, ma prime di finî di fâ il numars i sintirin un talpinâ pa lis scjalis. Dut macolât pe strente cjapade si presentâ so fì, chel besteol di frut al veve fat fente di lâ a scuele po al ere tornât indavor e si ere taponat tal sotet de cjase.

Dôs o tre oris dopo, pôc pì pôc mancul l’omp da la mê amie si metè tal jet cun tune bune coliche risultât de pore cjapade. Chist l’è stât il regâl che, chel an al ricevè par Pasche.

Marisa Gregoris

Info 345.6950902Viale Venezia, 22· CODROIPO

par podê vierzi la puarte dal apartament disore de cjase so, stant che, chel al ere vueit a veve pojât lì dut, ma cuan-che j metej la clâf te sieradu-re par vierzi chê no zirave par nuje - Orpo - j pensaj - mi à dade la clâf sbagliade - Cus-sì j tornaj jù di corse a spiegâ la robe - Ma no - mi disè - a è chê juste, prove mo, torne a provâ - e su pa lis scjalis di gnûf a remenâ te sieradure, ma nuje di fâ. - Rose - j sigaj - vutu capile che, chê chi, no è la clâf de puarte! -

- Spiete un moment i ven su jo tu vedarâs mò - mi rispuidè e su pes scjalis pestant cui zo-cui come une danade. Intant i continuavi a provâ e a un siert pont no sai se môt la clâf a scomenzâ a zirâ. Mi someà subit une robe four dal nor-mâl stant che fin ta chel mo-ment no si moveve par nuje, j sburtai un tichinin la puarte, ma sintinle dure, la pocaj cun dute la fuarze chi vevi. No lu vessio mai fat, di davour a vi-gnè four une rugnade che no veve nuje di cristian. Scaturi-

Page 21: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

21

IN FRIULANOSan Jusef

Di FruzErin sporcs ma no bruz,

cuant che erin fruz.

Simpri a saltâpar i fosâi, a cudui e a pescjâ,

lavin cui bussuloze cjapavin ancje croz.

simpri scjapinele, pestavin i sbôrcse ogni tant madracs.

Di plui granduz sin lâz tal fluncui plui vecjus di nun,

pene rivâz ta l’aghe nus an butâz,

cussì vin imparât a nadâ,scugnì se no l’ere mior no lâ.

L’aghe ere glazade, sta in muelti grispâve dute la piel.

Sin cresûz e il flun nu stave strent,alore vie tal Tiliment.

Tancju clas che si zopedavin ogni pâs.

L’aghe ere biele trasparente,come i veris,

e cun chel soreli si vignive subit neris.

Ne dì ca l’ere clârcu la corriere sin lâz al mâr

pene rivâz, imbacuchiz sin restâz,a viodi cussì lontan il finît.

Dopo, cori come jeurs tal savalone rivâ ta l’aghe,

hou! Al faseve cjaldon.

Voi strabuzâz a cjalâ lis fantatisca erin bielis e cuasi crotis,

Li vin cjaladis dai genoi fin su tai voi… dopo ai sbasât i miei.

Ju ai siarâzinvezit dal dut e sin subit scjampâz,

cuant chi vin viudût dos vecjatisca vevin four lis tetis,

Senò a nus tocjave come a chei,satu chei!

Che cumò a clamin “Ghei”.

Giordano Paron di Rivignan

R omeo Patatti

VINARS SANT

avrîl. - Tante rugiade in marzo, tante piogge in aprile.

- Pasche di ulîf si jes fûr dal nît. - Pasqua d’olivo, fuori dal nido.

- Se lè sut Vinars Sant, lè sut dut an. - Se è asciutto Venerdì Santo è asciutto tutto l’anno.

- Se al plûf Vinars Sant, al plûf dut an. - Se piove il Venerdì Santo, pioverà tutto l’anno.

- Dai poleç si uarìs cun le aghe dai ûfs di Pasche. - Dai geloni si guarisce con l’acqua delle uova di Pasqua.

- Març al mene la code tal bearz. - Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrel-lo.

- Nadâl al zoc e Pasche dongje il fûc. Na-dâl in plaçe e Pasche in cjase. Vert di Nadâl, blanc di Pasche; blanc di Nadâl , vert di Pa-sche. - Chi fa il ceppo al sole, fa la Pasqua al fuoco.

[email protected]

Il 19 di març a si fâseve fieste dedicade a San Jusef e al jere ancje dedicade ai pa-ris. Noaltris fruts i preparavin dai lavurus, o fats a scuele o tal asilo e chel ca i plaseve doprâ lis mans ai faseve alc par i lavôrs di campagne, in particolâr i zeis o zeus, ma-nis di sesulis lavorâs cul curtisut. Al bastave dome un prisint che il pari a lu preseave di cour. Tal ort, in che dì, si samenavin lis patatis. In tantis bandis a vignive brusade la vecje, come simbul de fin dal unviêr, e jentrade dal solstizi di vierte.

Tancj proverbis in chest mês, un in parti-colâr chel che la none Bage (Giovane) che diseve: - Pasche basse muart alte - Pasqua bassa morte alta.

- Març sut, avrîl bagnât, mai temperât, beât che cal varâ samenât. - Marzo asciut-to, aprile bagnato, maggio temperato, bea-to quello che avrà seminato.

- Tantis rosadis in març, tantis plois in

Anche questo anno il Gruppo Micologico Codroipese propone alcune serate di divulgazione micologica con relatori esperti che ci aiuteranno a comprendere al meglio il mondo dei funghi, l’habitat e sicurezza nei boschi.

• Giovedi’ 22 Marzo 2018 ore 20.30“BOSCO MARZINIS” relatore: Micologo Maurizio PICCININ.

• Venerdi’ 20 Aprile 2018 ore 20,30“ZECCHE? NO GRAZIE! Come riconoscere le malattie trasmesse dal vettore e

come difendersi” relatore Professor Maurizio RUSCIOAzienda Sanitaria Universitaria di Trieste.

• Giovedi’ 3 Maggio 2018 ore 20.30“ERBE AROMATICHE” relatore: Coco-chef Ennio FURLAN.

• Giovedi’ 10 Maggio 2018 ore 20.30“FUNGHI IN CUCINA” relatore: Micologo Severino MANIAS.

Le conferenze si svolgeranno presso la sede “Club Vecchie Glorie” vicino al Campo Sportivo di Codroipo mentre quella del dott. Maurizio Ruscio, sulle zecche, sarà presentata presso la sala conferenze della banca TER (ingresso P.za Giardini Codroipo). INGRESSO LIBERO

Gruppo Micologico Codroipese

Page 22: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

LaC avalleria nella PrimaGuerra Mondiale (13ª parte)

AssociazioneNazionale Arma di

CavalleriaSezione

“Lancieri di Novara”di Latisana

LANCIERI

22

Marzo 2018

ARMA DI CAVALLERIA: UNO STILE DI VITA.

Oltre 3 secoli di storia, di gloria e di fedeltà ai più alti valori.

Pozzuolo del FriuliA sera il 1° squadrone andò finalmente

a riposarsi a Trivignano fino alle 7 del mat-tino, quando assieme al tenente Lombardi fu mandato in perlustrazione verso il ponte di Viscone, a est, sulla strada per Cormons. Raggiunsero la cittadina alle 11 del 29 otto-bre e furono fortunati perché essa era già occupata dagli austriaci e solo per caso le pattuglie di dragoni furono fatte ritirare da Lombardi verso Pozzuolo con la frase: “Ca-dremo fino all’ultimo se farà bisogno, ma non da fessi”. Sarà colpito a morte il gior-no dopo. Anche il Novara aveva fatto uscire pattuglie esploranti. Prima dell’alba il tenen-te D’Afflitto e i sottotenenti Morosini e Marti-nozzi con gli aspiranti Bonin e Chigi uscirono da Pozzuolo con tre pattuglie composta da 20 lancieri è per verificare le provenienze nemiche dalle parti di Carpeneto, Santa Maria di Sclaunicco e Mortegliano. Almorò Morosini aveva 22 anni, era in forza al IV squadrone di Capasso. Apparteneva a una famiglia veneziana ancora più famosa degli Emo: i morosini di Santa Maria Formosa che avevano dato alla Repubblica ben quattro dogi di cui il più eroico era Francesco, “il Pe-loponnesiaco” , l’indomito difensore di Can-dia che nel 1688 aveva strappato ai turchi il Peloponneso. Ancor prima di lui la fami-glia era famosa per quel “beato” Giovanni a cui nel 978 era stato concesso di uscire dal

convento benedettino e salvare l’estinzione del casato ingravidando la figlia del doge Pietro Orseolo di una decina di figli, per poi ritornare in convento. Almorò, elegantissimo e lustro al limite della leziosità, era porta-stendardo, solo che, giunto a Pozzuolo, per sicurezza lo stendardo era stato mandato da Filippini a Mortegliano e Almorò, orbato dal ruolo, era stato mandato alle 8 del mattino con una decina di lancieri verso Campofor-mido. Nello stesso momento la pattuglia del tenente Ferdinando D’Afflitto sarebbe anda-ta verso Carpeneto. Tra le boschette e i filari, alle 9 riesce ad arrivare silenzioso appena fuori Campoformido; vede che in paese c’è una forza nenica di almeno 2.000 uomini con artiglieria leggera, mentre altra nume-rosa truppa avanza lungo la strada. Manda un lanciere ad avvisare il generale Ravelli, “intanto veniamo attaccati da una pattuglia nemica di ciclisti, ma viene ricambiata la-

sciando 5 o 6 morti. Esaurito il compito del-la pattuglia, al passo presi la via del ritorno. In Carpeneto, ove credevo di trovare l’altra pattuglia, fummo ricevuti da violenta fucile-ria che creò varie perdite. Il mio cavallo fu ferito gravemente al petto mi portò per 100 metri poi morì. Io allora di corsa cercai di raggiungere Pozzuolo e riuscii a sfuggire al nemico entrando a Pozzuolo dopo circa un’ora di zig-zag attraverso la campagna”.

Bilancio della ricognizione: alcuni prigio-nieri, avendo però un lanciere ferito, tre di-spersi, 2 cavalli morti e 4 feriti e la conferma che a nord il nemico era ormai talmente for-te che sarebbe stato difficile farlo sloggiare. Alle 5 e mezza era uscita anche una pat-tuglia di Genova con Bassi e Ivancich che segnalano subito la presenza di nemici con molte mitragliatrici a Terenzano. (Continua nel prossimo numero).

Cav. Francesco Canestrino

Degli incliti inconsapevoli parlo spesso su questo sito, a volte costruttivamente, a volte deliziandomi della pars destruens, perché a volte l’homo demens mi fa au-tenticamente rabbia. Nella mia esperienza, ad esempio, incontro molte figure di “forti apparenti” in azienda e altrove, che in re-altà sono fondamentalmente degli insicuri. Strano no? Oppure non è strano, gentile lettore?

L’arroganza è il modo più brutto e distrut-tivo per nascondere una grande insicurez-za e una falsa convinzione su se stessi, sulla propria personalità e sui propri com-portamenti. E’ una delle tante maschere pirandelliane che uno può indossare per vivere, sopravvivere, simulare, dissimulare, “vendersi” più o meno abilmente, a volte anche ingannando se stesso.Si tratta, però, di una maschera rischiosa, poiché svilup-pa veleni che intossicano la persona che la usa, e questi veleni sono distruttivi, sia per la persona stessa, sia per chi le sta attorno. Prepotenza posturale, collera manifesta, presupponenza espressiva, protervia com-portamentale, superbia spirituale, cioè ca-put vitiorum, come insegnavano gli antichi

filosofi, da Aristotele a Tommaso d’Aquino, che cito sempre, a Kant, più prossimo a noi, ché tutto nasce dalla superbia, sono corollari espressivi, e perfino antropologi-ci, ancor più forse che psicologici, di chi si caratterizza tra gli altri, e prima di tutto con se stesso, con questo tipo di masche-ramento. Norberto Bobbio, non mi ricordo in quale suo scritto abbastanza recente, e lo cercherò, ne ha trattato diffusamente e con arguzia filosofica.

Talora l’arroganza è correlata al ruolo che una persona ha sul lavoro o, in genera-le, nella vita, talaltra di più, come abbiamo già scritto sopra, all’idea che uno si è fatto di sé: fatto sta che un bel problema psico-morale. Se volgiamo la nostra attenzione al profilo psicologico del tema, troviamo un altro aspetto correlato all’arroganza, quasi a essa speculare, o complementare sotto il profilo delle dinamiche interiori. Chi è ar-rogante, di solito è -in fondo- un insicuro, e i miei amici psicologi, che amano più di me le tassonomie, potrebbero classificarlo tra coloro che hanno un’autostima bassa, paradossalmente. Ecco, più uno si carica di importanza, più uno “se la tira”, più uno

L'insicurezza Arroganteti saluta a stento senza girare la testa verso di te (aaah quante volte càpita, e mi chie-do: ma questo/ questa sa che messaggio mi dà, si accorge che è un manifesto di debolezza estrinseca?), e più insicuro è, si potrebbe dire, come se, a livello inconscio, direbbe il gran dottore di Vienna, temes-se l’interlocutore, oppure, direi io, a livello implicito, nascosto, latente, forse anche remoto al pensiero illuminato ed evidente.

Più sopra parlo di “incliti inconsapevoli”, per dire ignoranti-che-ignorano-di-esserlo, perché questi caratteri spesso coincidono con quelli degli arroganti insicuri, per nulla stranamente. Vi è una combinazione, mi pare, tra insicurezza arrogante e ignoranza propriamente detta, poiché la consapevo-lezza e saperi strutturati, acquisti nel tem-po e con fatica, sono il migliore antidoto a quel tipo di viziosità psico-morale. Un lavoro continuo, dunque, vi è da fare, nelle strutture organizzate, nelle comunità di stu-dio e di lavoro, nelle aziende, nelle scuole, nelle facoltà universitarie, nei partiti o nei simulacri di partito che sono rimasti, nelle associazioni delle imprese, nei sindacati, nelle strutture religiose ed ecclesiali, perfi-no nell’esercito, perché l’umano si esplicita sempre allo stesso modo, dai tempi dell’ “Homo Naledenensis” e di “Lucy“, nostra piccola sorellina ancestrale, che Dio la be-nedica. Blog www.renatopilutti.it

Page 23: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo

al boschetto ristogrill

CODROIPO

Con la primavera alle porte l'attività dell'OverBugLine Rugby Codroipo si inten-sifica, sia con le squadre dei normodotati che con le formazioni ed i progetti che ri-guardano gli atleti diversamente abili. Oltre alle canoniche date di campionato per gli Under 14 e dei concentramenti Fir per il minirugby, il club del Medio Friuli sarà pre-sente con quest'ultimo settore (quindi le squadrette Under 6, 8, 10 e 12) ad Aprile al Torneo dell'Orso di Biella ed a maggio allo storico Trofeo “Città di Treviso”. Nel frattempo procede l'opera di proselitismo nelle scuole e la collaborazione con gli Isti-tuti Comprensivi di Codroipo e Sedegliano. “Dobbiamo assolutamente ringraziare i Dirigenti Scolastici per la collaborazione - spiega il presidente Susana Greggio - con i quali abbiamo attivato una promozione per far provare, gratuitamente, il rugby ai ragaz-zi delle scuole presso la nostra struttura”.

Ma la macchina organizzativa dell'Over-BugLine è già al lavoro per la terza edizione del Trofeo “Città di Codroipo” il grande hap-pening di rugby giovanile (Mini ed Under 14), che nel primo week end di giugno vedrà in lizza oltre mille piccoli atleti. Il 2 giugno toccherà agli Under 14 con 8 club iscritti, mentre il giorno dopo sarà la volta del mini-rugby con 16 società provenienti da tutta la Penisola (comprese Marsala, Biella, Amatori

Napoli) e dall'estero Bosnia, Austria, Roma-nia e Croazia. La Coppa degli Under 6 sarà dedicata a Massimo, il bambino dell'Over-BugLine scomparso la scorsa primavera.

“Anche quest'anno - ricorda il direttore tecnico, Riccardo Sironi - la nostra associa-zione parteciperà alle olimpiadi del Soi, che verranno organizzate a Montecatini Terme dal 4 al 10 giugno. La nostra formazione, composta da atleti con e senza disabilità intellettive, effettuerà anche un'esibizione del team durante il nostro torneo del 2 e 3 giugno”. Va ricordato che l'OverBugLine Rugby Special Team è una delle 4 realtà ita-liane, che nel gioco del rugby hanno aderito

allo Special Olimpycs (www.specialolympic-sitalia.org). “Altra importante collaborazione - continua Sironi - si è attivata con Proget-to Autismo FVG di Feletto Umberto. Grazie all'interessamento di Elena Bulfone, abbia-mo attivato dei corsi, presso la loro struttura nella giornata del venerdì, per bambini dai 3 ai 6 con e senza disabilità per favorire l'in-clusione. Nelle prossime settimane partirà un altro progetto per la costituzione di un Team di Special Olimpycs con ragazzi”. Nel frattempo altri 2 “mecenati”, Bluenergy e La Calzeria, hanno sposato la causa sportiva e sociale dell'OverBugLine.

Piergiorgio Grizzo

Con la Primavera alle porte tante novitàper OverBugLine Rugby Codroipo,

sempre più impegnato nello sport e nel sociale

A Pasquetta, se la natura non ci concede la delizia di un assaggio di primavera,

ampi spazi al coperto riscaldati.

Page 24: Mensile del Medio Friuli · Anno III n° 3 · Marzo 2018 ... · Marzo 2018 3 dal 15 Marzo 2018 solo su appuntamento VENDITA PROMOZIONALE 3 S. Giovanni di Casarsa (Pn) dal 15 marzo