Memorie e identità - centroculturalepasolini.it · lezione di Emmanuel Le Roy Ladurie, che ha...

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1 Il futuro ha un cuore antico Memorie e identità a cura di F. Patti - G. Pennica - A. Russello

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Il futuro ha un cuore anticoMemorie e identit

a cura di F. Patti - G. Pennica - A. Russello

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Il nome di Empedocle agrigentino...per oltre duecento anni stato accompagnato da lodi meravigliose degli antichi tra i quali Lucrezio giunse a dire:che credibil non par chegli dumana progenie fosseD. Scin, Sulla vita e filisofia di Empedocle gergentino

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Raccontare chi siamo stati non facile. Altoil rischio di cadere nella retorica autocele-brativa lasciandosi trasportare dai ricordi.Difficile dare voce alle pareti che tratten-gono e custodiscono echi di parole anti-che, frammenti di vita, immagini sfuocatedi un lontano vissuto. Eppure basta il suono lontano di una cam-panella e improvvisamente passato epresente si fondono. Si mette in moto lamacchina delle emozioni, dei ricordi sedi-mentati negli anni, specchio nel qualeognuno di noi scorge traccia della propriastoria. Parole sdrucite, suoni colori atmo-sfere frammenti di vita si rincorrono, si fer-mano su una foto, su un documento, suuna testimonianza. E il volume prende vitacrescendo, giorno dopo giorno, alimentatodallentusiasmo dei ragazzi, dalla passionedi chi quotidianamente vive nella scuola.Il liceo Empedocle diviene laboratorio diricerca, luogo di incontro, di confronto tragenerazioni. Quanti ex alunni, padri ,nonni dei liceali di oggi hanno con gene-rosit contribuito alla ricostruzione di que-sti 150 anni. Anche le istituzioni tutte sisono lasciate contagiare dal desiderio di ri-cordare la prima scuola superiore nata incitt. Grande peso lEmpedocle ha avutonellanimare la vita culturale di Girgenti.Non poche personalit di ieri e di oggi,gente comune, si sono formate allombradel filosofo akragantino. Non si pu allora non affidare alla forzadella parola scritta la storia non soltanto di

una scuola ma della comunit. Questo lo spirito che anima Il futuro ha uncuore antico, articolato in sezioni arricchiteda un apparato iconografico ed armoniz-zate dalle parole di Empedocle. Il filosofoacragantino, nel corso della pubblicazione,racconta di s ed intreccia il suo pensiero,la sua storia con quella di quanti hannofrequentato lEmpedocle. Fa da file rougela memoria, la volont di lasciare ai giovanila consapevolezza della propria identit. Non c pretesa di scientificit, n di esau-stivit in questo libro che, con senso di ri-gore presente nei singoli contributi, ha laforza del mito fondante nell offrire occa-sione di cogliere nel mondo classico la viadel rinnovamento. Queste pagine nonavrebbero visto la luce senza un impegnocorale del Collegio dei docenti, deglialunni, degli ex allievi e della citt tutta,senza la condivisione di scelte editoriali avolte complesse, senza la condivisione diemozioni che appartengono, sicuramente,anche a chi stato muto protagonista diquesto racconto. Un grazie particolare allecolleghe Agata Gueli, Graziella Parello,Sandra Scicolone per il contributo dato allasezione Microstoria. Alla sensibilit di tuttisi fa appello per chiedere venia delle ine-vitabili omissioni: mancano i nomi ma noncerto lumanit di quanti hanno respiratolaria dellEmpedocle.La nostra storia non si conclude con questovolume. A chi verr, affidiamo paginebianchePrima di iniziare...

F. Patti -G.Pennica - A.Russello

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Edifficile scindere le ragioni profondedellanima dal percorso intellettuale intra-preso, per realizzare lidea di scrivere lastoria del Liceo Classico Empedocle diAgrigento, al volgere dei suoi 150 anni.Presentarne gli esiti in modo autentico si-gnifica allora racchiudere, in unultima fa-tica, la sintesi di unesperienza di condivi-sione, che ha affondato le sue radici in unamemoria collettiva ricercata, interrogata emai perduta . riletta allo specchio di que-sto nostro presente inquieto, che ha biso-gno di ridefinire il proprio senso, attra-verso i significati reconditi e profondi dellastoria, che pu diventare riferimento perunidentit forte di fronte alle sfide e alleincertezze del futuro. E il nostro dialogocol tempo, che mentre ci vede impegnatia recuperare dalloblio gli echi di anniormai lontani e i frammenti di quelle esi-stenze che li hanno attraversati, diventafondamento di un inscindibile rapporto trail conoscere e il non dimenticare, cheispira la narrazione come flusso indefinitodella Memoria, che nel suo scorrere con-nota le parole di un intrinseco valore me-tafisico (Formusa).In ragione di ci abbiamo pensato di av-venturarci tra i labirinti del tempo e di var-care la soglia di un tempio di memorie, chesi poneva al nostro sguardo con il fascinoantico delle cose appartenute alla storia,perch rivivessero in una rievocazione ca-pace di riannodare i fili di una comuneidentit, volta a ricercare nel passato le ra-gioni per un futuro migliore.

Ogni uno di noi ha provato cos a scrivere,facendo propria lidea di Borges Il mioracconto sar fedele alla realt, o almenoal mio ricordo personale della realt, che poi la stessa cosa.Consapevoli della responsabilit pedago-gica e culturale, che abbiamo sentito den-tro noi stessi come non disattendibile, vo-lendo comunque essere modelli significa-tivi e coerenti per i giovani, abbiamo coin-volto i nostri alunni in un cammino, che ciha visto vagare tra i luoghi dellanima.La nostra scelta culturale si fatta ancheimpegno psico-sociale e storico, per fissarenella mente e nel cuore il valore della me-moria, ponendo alla riflessione la ricchezzadella simbolizzazione, yunghianamente ra-dicata nell inconscio collettivo di una so-ciet, quella agrigentina e di una delle suepi forti espressioni, quella del Liceo Clas-sico Empedocle, rivisitata anche alla lucedel suo essere stata rappresentazione eparticolare traduzione dello svolgersi delsistema scolastico italiano nei 150 anni diUnit Nazionale.Forse, che il conoscere sia un ricordare eragi noto a tanti, prima di avviare la nostrarecherche, di sensibilit proustiana, ma possibile che il ritrovamento di un tempoperduto abbia fatto comprendere anchelimportanza di una simmetria, per la qualeil ricordare stesso conoscere, consen-tendo cos il realizzarsi delloperazione sot-tesa allintenzionalit progettuale, di ride-finizione della propria identit e di costru-zione di una comune ragione dessere

Il perch di una scelta

Anna Maria Sermenghi

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della scuola, nella scuola.Un viaggio negli anni trascorsi, ricco di sug-gestioni, ha restituito al ricordo volti,per-sone, fatti, eventi e scelte compiute, po-nendo allattenzione di tutti , piccole egrandi testimonianze di unesperienzaumana, che si svolta nel tempo, dove,come dice Paul Ricoeur ci che avviene conoscibile solo in forma di racconto.E puntare alla forma del racconto non ci sembrato certo cosa da poco, nelluniversodi una contemporaneit che ogni giornocontinua a privare i giovani di tante narra-zioni, che potrebbero rendere meno fragilile loro identit.Parole che soccombono alla rapidit di im-magini, che sono solo icone delleffimero,povert categoriali che imbrigliano il volodella mente verso le altezze della rifles-sione concettuale e del pensiero autentico,sono scenari tristemente noti a quanti met-tono in gioco quotidianamente la propriaprofessionalit, interrogandosi nietzschia-namente Sullavvenire delle nostre scuolee adoperandosi spesso, per restituire sensoe significato al futuro dei giovani che, siapure con un linguaggio e un pensiero di-versi dal nostro, insistentemente chiedonoorizzonti e confini, prospettive e limiti, eun rigore logico ed umano, di cui riesconoa cogliere solo la perdita , in quella societche li ha generati.Per le tante motivazioni che hanno ani-mato questo impegno, abbiamo accolto lalezione di Emmanuel Le Roy Ladurie, cheha rivolto la sua attenzione alle microsto-rie, ai piccoli luoghi e ai piccoli fatti, rite-nendo che lindagare su di essi potessecondurci ad unanalisi a pi ampio respiro

sui grandi eventi di cui sono espressione,senza rimanere intrappolati in un intentocelebrativo autoreferenziale. Il metodo se-guito nel progetto complessivo ci ha in-dotto a non perdere di vista la linea di de-marcazione tra un percorso esclusivamentestoriografico e lesigenza emotiva e rappre-sentativa di porre domande alle fonti rin-venute.Contemplando la prima esigenza, loperapropone un passaggio essenziale dalla sto-ria degli eventi a quella delle strutture, cer-cando di far propria la lezione dell Ecledes Annales, al fine di inscrivere il mo-saico delle microstorie nello sfondo inte-gratore del Liceo Classico Empedocle, ri-visto per altro verso nell evoluzione del si-stema scolastico italiano e nel cambia-mento della societ agrigentina, in 150anni di storia.Entrambe le chiavi di lettura hanno signi-ficato una scelta culturale di impianto e dimetodo, tendente ad approfondire linter-pretazione di fatti e di eventi secondo unaduplice prospettiva, sincronica e diacro-nica, funzionale allindividuazione di ra-gioni storiche entro cui contestualizzare laricerca effettuata, al fine di ricollocare itanti ritrovamenti, talvolta piccoli e fram-mentari, entro le grandi ragioni del pas-sato, ponendo allattenzione dei giovani edi questa citt un interrogativo rivolto alpresente e soprattutto al futuro. Per quantidi noi hanno creduto in questa impresa,domandarsi quello che il Liceo ClassicoEmpedocle potr ancora dare a questacitt, si tradotto nel cercare di capirequale possa essere oggi il rapporto scuola-societ. Abbiamo guardato cos ai giovani

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che, consapevoli delle difficolt cui an-dranno incontro quando resteranno soli adaffrontare la vita, spesso non riescono atrovare risposte alle loro domande disenso, per una distanza linguistica e cate-goriale fra generazioni, che la scuola taloranon coglie e per le tante palesi incoerenzedi un mondo adulto, che si sta chiudendosempre pi alla fiducia, sconfitto da unacrisi di valori e di idee, in cui trova legitti-mazione il non mettersi in discussione, che mancata assunzione di responsabilit.In questa prospettiva che si allarga alla citte al nostro tempo, i nostri intenti hannotrovato affinit con la mission del CentroCulturale Pier Paolo Pasolini, per altroimpegnato nella celebrazione dei tren-tanni di attivit, che ha riconosciuto linte-resse delliniziativa in ordine ad una rifles-sione sulla storia della citt di Agrigento,di cui il Liceo Classico Empedocle rap-presenta una delle pagine pi importanti,e lha proposta allattenzione di un pub-blico pi ampio, anche come spunto perun dibattito su temi di sociologia delledu-cazione, secondo uno stile intellettuale chenulla ha concesso in questi anni ad un pro-vincialismo inevitabile nelle periferie dellacultura.Il fine della pubblicazione ha consentito unincontro con il Liceo Classico Empedo-cle, che sta attualmente portando avanticon i propri studenti un lavoro di appro-fondimento sulle radici e sul senso di unmodo di essere e di fare scuola che, risco-prendo un prestigiosa tradizione, consentaunassunzione di consapevolezza su comei grandi valori del mondo classico sianofondamentali nella formazione sia a carat-

tere umanistico che scientifico, nella culturaaperta ai nuovi saperi delle giovani gene-razioni e nella preparazione di una nuovaclasse dirigente, che dovr affrontare lesfide della complessit e della globalizza-zione, nella societ del terzo millennio.Tutto questo, a nostro avviso, non potevanon passare attraverso la lezione della sto-ria, che abbiamo voluto consegnare attra-verso il libro Il futuro ha un cuore anticoche, divenendo occasione pedagogica pre-ziosa, intende comunque lasciare testimo-nianza del passato e lanciare un messaggioal futuro. Certo ci rendiamo perfettamenteconto di come la raccolta delle fonti siastata estremamente parziale, a fronte dellaricchezza di documenti e materiali, cheforse avrebbero meritato ulteriori rivisita-zioni e richiesto uno sviluppo e una pro-secuzione della ricerca.Preme invece qui sottolineare come il no-stro tornare ad un tempo ormai andato siastato quasi come aprire una finestra su unasoffitta polverosa, permettendo che un rag-gio di sole illuminasse con la sua luce pic-cole e grandi cose, che attendevano silen-ziosamente di essere ritrovate.Non un indulgere ad una sensibilit cre-puscolare ma un rivolgersi, alla manieradel Guicciardini, al particulare, comeespressione di una dimensione dellumanoche, se per un verso fa da limite alla co-struzione scientifica, per altro verso creala speranza o lillusione che essa rappre-senti qualche cosa di pi universalmenteumano che non sia lutile o lonore indivi-duale (Valeri).Il nostro particulare ha preso corpo nellanarrazione delle tante storie, che sono ap-

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punto il cuore della memoria, dove quelraggio di sole sulla soffitta la metafora diun raccontare che si apre ma non si con-clude, muovendosi dallesigenza di dareunitariet alle tante voci di unanima cheha voluto ritrovare la sua identit.Questo stato il nostro progetto, doveognuno si impegnato a fare la sua parte,in un gioco di intrecci, che parla il linguag-gio delle suggestioni emotive e della rie-vocazione commossa.Per il resto, potremmo solo aggiungerecome lintenzionalit pedagogica abbia de-ciso limpianto dellopera, cercando di nonperdere larmonia delle singole parti, chein una visione olistica dovevano comun-que contribuire ad un tutto, che fossequalcosa di pi e di diverso da una meragiustapposizione.Ecco perch, quando abbiamo cominciato,un anno fa, a guardarci allo specchio, cisiamo resi conto che lidentit che vi si ri-fletteva diventava unimmagine via viasempre pi nitida, che dava un soggettoalla nostra storia.eppure soltantodopo, alla fine, il passaggio dai molti al-luno ha consentito un divenire altro,ponendo termine ad una ricostruzione sto-rica, che avrebbe potuto e che potr an-cora continuare, ma che per noi ha signi-ficato una bellissima esperienza che, inmodo totalizzante, ci ha avvinto ad impe-gnato, consegnando a quanti vorranno leg-gere in profondit un racconto che, dallerisonanze dellanima, ci ha condotto a ri-salire la china del tempo, trasformandoci.

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Titolo

Maurizio Masone

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Il futuro nei classiciAtti del Convegno - Agrigento 14 Novembre 2011

Essere saggi condizione prima della felicit(Sofocle, Antigone vv. 1347-1348)

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Vi un tempo nelle cose della vita che netrasfigura il senso e i significati, lasciandoscoperto lorizzonte dai riferimenti imme-diati dellessere e dalla scontata concre-tezza dellazione. E il tempo dei ricordi, illuogo della memoria, che racchiude il pas-sato della sintesi del pensiero, quandotutto il resto si dissolve. Tanti episodi ed eventi, piccoli e grandi, sisono susseguiti nello scorrere dei 150 annidi questa nostra grande e amata scuola, ilLiceo Classico Empedocle di Agrigento,ed ora che il divenire li ha evocati, appa-iono innanzi a noi, fissati al filo invisibiledi una dimensione dellesistere che li hatrasformati in simboli, pieni di ricchezza,verit toccate dalla riflessione che succedeal tumulto degli eventi. Guardare a tali simboli diventa il senso pialto della celebrazione odierna, nella con-sapevolezza di dover guardare attraversoessi al passato, per trovare le ragioni di unfuturo migliore, seguendo anche quellideajunghiana che guarda al simbolo comeesperienza. Quando lo incontriamo come un sognoche ci emoziona e, mentre cerchiamo di af-ferrarne il senso, abbiamo limpressioneche quellimmagine abbia cambiato qual-cosa in noi, nella nostra vita, nella nostrastoria. Gli alunni di ieri e di oggi che guardanoagli anni della loro giovinezza trascorsi alLiceo, dicono quale sia stata la loro forma-zione, acquisita tra i banchi della presti-giosa scuola e poi riversata, come bagaglio

culturale insostituibile, nei propri percorsiculturali e professionali. Ripercorrere tuttoquesto non tensione autoreferenziale fi-nalizzata alla autocelebrazione, per tuttinoi diventata una grande occasione invece,per dire a noi stessi, alla nostra citt, al no-stro tempo, quale valore possano avereavuto e avere ancora gli studi classici nellaformazione dei giovani. Le tante domande di un presente chesegna grandi difficolt e non solo econo-miche, ma anche culturali per un grave de-grado dei rapporti sociali si rivolgonospesso a unidea forse un po troppo sem-plificata dellutile o comunque dellutilitdi tali studi. Vorremmo subito dire da cheparte stiamo. La filosofia non serve a nulla, dirai, masappi che proprio perch priva del legamedi servit il sapere pi nobile. Aristo-tele a dirlo. E noi sulle sue parole cer-chiamo gli spunti per un ragionamento ca-pace di segnare la strada verso una pro-spettiva che, guardando in senso ampioallamore verso il sapere, ci faccia anchecomprendere il grande ruolo che la naturaclassica pu ancora giocare in questo mo-mento della nostra storia. Mi piace dirlo con le parole di FrancescoPetrarca, precursore di tanti valori e prin-cipi del nostro Umanesimo, il quale, pro-prio parlando degli studi classici e citandoSeneca, Cicerone, dice: Tralascio gli altri,troppa fatica sarebbe ricordarli uno peruno, loro e le loro sentenze, ed studiodegno di un giovanetto, non di un vecchio

Il futuro nei classici

Anna Maria Sermenghi

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collezionare fioriti esempi letterari. Maquesti esempi e mille simili a questi, spessoda me, spesso con me raccogliesti da que-gli scrittori. Per quel che mi riguarda di quale intensodesiderio di raccoglierli avessi da giovanee per alcuni anni quando non conoscevoancora cos familiarmente un tal genere discrittori, lo attestano i libri di quel tempo,che ancor mi restano, e i segni con i qualidi mio pugno sottolineavo soprattuttoquelle sentenze, dalle quali estraevo e me-ditavo con meditazione pi matura deimiei giovani anni, fin allora il presente e ilfuturo mio stato. Notavo con sicura convinzione non gli or-namenti verbali ma la sostanza, cio le an-gustie di questa misera vita, la sua brevit,velocit, laffrettarsi affannoso, il suo dile-guarsi, la sua corsa, il suo volo, il temporevocabile, il caduco e mutevole fiore dellagiovinezza, la bellezza effimera di un roseovolto, la sfrenata fuga della giovinezza chenon ritorna, linsidia della vecchiezza chetacita e furtiva si insinua e alla fine lerughe, le malattie, la tristezza e il travaglioe la spietatezza e la crudelt dellindoma-bile morte. Questi pensieri sembravanouna sorta di sogni, a me gi allora, chiamoa testimonio Dio che vede ogni cosa, sem-bravano cose vere e quasi presenti. Nonostante lunga, questa citazione l hovoluta proporre perch da una sensibilitinquieta, ricca e tormentata come quella diFrancesco Petrarca, si possa trarre spuntoper un rapporto con la cultura classica, che ricco, intriso di valori che indubbiamenteconcorrono a una formazione che non ri-guarda semplicemente la persona, la vita,

lesistenza, ma anche il modo di guardareil mondo, perch elemento fondamentaledi una formazione che poi diverr retro-terra culturale fondamentale a prescinderedalle scelte professionali.Certo, parliamo di studi classici ampliandoil discorso a una cultura, alla formazione eindubbiamente in questa sede e non soloperch si tratta dei 150 anni, ma ancheperch il dibattito nel mondo della scuolaoggi particolarmente ricco, vivace, maanche pieno di tanti interrogativi a cuispesso non troviamo risposte adeguate,interrogativi che noi sentiamo dentro. Certamente sono questi gli interrogativiche riguardano il mondo della scuola : finoa che punto la cultura classica oggi riescead essere ancora portatrice di valori e aporsi in questo stesso modo in una rela-zione dialettica con la societ odierna taleda rendere la scuola attuale, ancora ingrado di dare risposte funzionali? Comeconciliare la cultura classica con quellascientifica?Il logos, la scienza, il pensiero, la virt de-vono essere congiunti con una visionedellUmanesimo e della scienza stessa ,maanche della tecnologia che possa essere alservizio delluomo. E tutto questo pu garantirlo proprioquella concezione dellhumanitas che iclassici ci hanno consegnato. Uno studioso tedesco ci d una bellissimadefinizione dellhumanitas: un primoaspetto di natura sociale vicino al con-cetto greco di filantropia e si esprime nellamitezza, nella comprensione, nelloperabenefica di assistenza verso tutti i nostri si-mili. Il secondo aspetto di natura culturale

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corrisponde allideale di formazione e dieducazione dello spirito. E su questo voglio proprio soffermarmi, ri-cordando Cicerone che identifica proprioil concetto di humanitas con cultura, inquanto le arti liberali e le discipline scien-tifiche che formano luomo, sono propriedi lui soltanto e lo distinguono dagli altrianimali. Il terzo aspetto quello estetico, per cuihumanitas anche la virt propria del-luomo cortese e raffinato, dotato di buonaeducazione, di elevati sentimenti, capacedi vivere con dignit nella societ degli uo-mini. Noi vorremmo trasmettere una sen-sibilit, vorremmo far crescere la consape-volezza di tutto questo, limportanza dellinguaggio dei classici.La saggezza, lamore verso il sapere, la fi-losofia in rapporto con i classici, indub-biamente affinano la sensibilit, lintelli-genza, il pensiero critico, flessibile, il pen-siero strategico, la capacit di guardare almondo e alle cose.E questa lezione di tolleranza, di aper-tura mentale, questa lezione di una citta-dinanza che pu essere rifondata sugrandi basi culturali.

Cicero al Senato, C. Maccari (particolare)

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Cicero al Senato, C. Maccari

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Nellaffrontare largomento bisognachiedersi quale possa essere il ruolodegli studi classici, oggi, quale linte-resse per il passato, in unepoca in cuiinternet dischiude luniverso contem-poraneo e favorisce contatti immediatitra realt e persone lontanissime, qualesia il senso dello studio di una civiltche si esprime essenzialmente attra-verso i testi nellepoca del dominiodellimmagine.Prima di tentare una qualche risposta aquesto problema vorrei chiarire chequando parliamo di studi classici in-tendiamo sostanzialmente lo studio ri-volto a due grandi civilt del passato,quella latina e quella greca. La prima sisviluppa nel Lazio a partire dallVIII se-colo a.C. e si caratterizza per la crea-zione di una grandiosa entit politicasviluppatasi da un piccolo villaggio,per aver elaborato uno straordinario si-stema giuridico, modello per i secoli fu-turi ancora fino ad oggi, per averespresso poeti come Virgilio, Orazio eCatullo, e scrittori come Cicerone e Ta-cito. Applicare a questa civilt il con-cetto di passato soltanto un erroreprospettico: noi siamo in realt gli eredidiretti dei latini, litaliano che parliamo il latino che si evoluto, il territorioche abitiamo lo stesso abitato da que-sti nostri progenitori: il tutto sottopostoad un millenario processo evolutivofatto di innesti, trasformazioni, apporti,adattamenti, come sempre avviene con

i processi storici che trasformano uo-mini, territori, istituzioni. Perch lideadi razze pure che rifuggono da ognicontatto pensando di mantenere intattala loro purezza una tragica aberra-zione della mente che ha prodotto sol-tanto disastri. E ancora vivo il ricordodegli orrori, dei disumani furori e delleviolenze perpetrate nella ex Jugoslavianel tentativo di districare e separare po-polazioni inestricabilmente legate damille legami.Un discorso pi articolato richiede ladefinizione di civilt greca. Essa si sviluppa nel corso di tre mil-lenni: partendo dalla penisola ellenicasi espande a Oriente e Occidente tra-mite le colonie, domina il Mediterraneoorientale avendo come centro promo-tore Atene, conquista lEgitto e il MedioOriente sotto limpulso di AlessandroMagno, d vita per un millennio al po-tente impero bizantino per poi restrin-gersi, in epoca moderna, alla sola pe-nisola ellenica con le sue 10.000 isole:la Grecia moderna, quella devastataoggi dalla crisi economica e presa dimira dagli speculatori internazionali, lerede di quella antica (sarebbe benenon dimenticarlo), anche qui attraversoprocessi di mutazione e trasforma-zione.I rapporti della Grecia con lItalia, e se-gnatamente con la Sicilia, sono stati in-tensi e prolungati. Cominciano nellVIIIsecolo con la fondazione delle colonie

I classici nella cultura del nostro tempo

Salvatore Nicosia- Ordinario di Lingue e Letteratura Greca

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in Sicilia e in Magna Grecia, e i templidi Agrigento (il pi grande parco ar-cheologico greco del mondo) costitui-scono il segno pi evidente e affasci-nante di questa secolare presenzagreca che non mai cessata del tutto.Perch dal 535 fino alla conquista araba(prima met del IX sec. d.C.) la Sicilia sotto il dominio di Bisanzio, capitaledellimpero bizantino. Ne rimangonotracce evidenti: ad Agrigento c lachiesa di Santa Maria dei Greci, edifi-cata sopra le rovine di un antico tempiogreco, e divenuta, durante la domina-zione bizantina, cattedrale di rito orto-dosso; il santo qui pi venerato, SanCalogero, ha un nome greco che si ri-ferisce alla sua condizione monacale(kalgheros monaco); in molti paesidellagrigentino si venera una MadonnadellItria, che altro non che la ma-donna Odightria (che guida, che in-dica la via), e sono in uso, in questacitt (e altrove in Sicilia), parole dichiara origine greca come agnuni, gra-sta, bmmulu, lemmu, pitirri, taddru,cuddrura (con il cognome Collura), einfinite altre. Se qualcuno non le cono-sce, solo perch siamo in unepoca diimpoverimento linguistico che vedelaffermazione di una koin italiana dipoche parole, litaliano del fare verbotuttofare (fare benzina, mi faccio unpanino, fare bancomat), incapace diricrearsi e di articolare le differenze ele sfumature.Fra Sicilia e Grecia intercorrono, comesi vede, rapporti che sono millenari,profondi e assai documentati. Ma non

questo soltanto il motivo che ci in-duce a sostenere limportanza deglistudi di greco. Pi rilevante ci sembrala constatazione che concetti, attitudini,temi fondamentali della condizioneumana sono stati elaborati, e linguisti-camente definiti, in Grecia, e da qui tra-smessi a tutte le civilt che sono venutedopo.Filosofia, storia, poesia, musica,lirica, teatro, economia, fisica, matema-tica, geometria, biologia, zoologia, dia-lettica, retorica, democrazia, tanto percitarne alcuni, sono termini e concettiche trovano in Grecia la loro prima for-mulazione ed elaborazione e sono oggipatrimonio comune delle pi svariateculture. Se i Greci hanno potuto svilup-pare una tale libert di pensiero e dicreativit linguistica, ci si deve sostan-zialmente a due fattori: lassenza dellibro sacro che avrebbe cristallizzato ilmondo cos comera, e la netta separa-zione tra potere politico e potere reli-gioso.Ce n uno, fra questi termini, che nelmondo giovanile ha subto una note-vole evoluzione del significato: unmito, o mitico, si usa comunementenel senso di cosa straordinaria, ecce-zionale. Il mito in realt una storiatradizionale sacra relativa al mondodegli di e degli eroi, che si trasmettedi padre in figlio (o forse meglio, danonna a nipoti), e che costituisce il sa-pere fondamentale dei Greci. Solo chequeste storie, per quanto possano ap-parire talvolta stravaganti, esprimonospesso, ed esemplificano in forma evi-dente, i temi fondamentali dellesi-

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stenza umana: si pensi a Ulisse, meta-fora delluomo che conosce popoli evive avventure diverse, riuscendo a su-perare, con la sua intelligenza, tutte ledifficolt incontrate sul suo cammino;o a Dedalo e Icaro, che realizzano ilgrande sogno di potersi librare e volarenel cielo come gli uccelli, ma nellostesso tempo sperimentano i limiti dellaloro condizione di esseri terrestri, vit-time della forza di gravit. Proprio perquesta capacit di esprimere nodi esi-stenziali fondamentali il mito pu ripro-porre allinfinito i propri significati: ildrammaturgo tedesco Berthold Brechtambienta lAntigone di Sofocle in un ri-fugio antiaereo a Berlino, durante la se-conda guerra mondiale, e tutta la tramamitica funziona perfettamente attri-buendo a Creonte lidentit di Hitler; emoderne Odissee sono lintermina-bile peregrinazione (dalle otto di mat-tina alle due della notte del 16 giugno1904) dellagente pubblicitario LeopoldBloom per le vie di Dublino nellUlyssesdi J. Joyce, e il ritorno verso casa, dopol8 settembre 1943, del nocchiero sem-plice della fu Regia Marina ItalianaNdrja Cambra in Horcynus Orca, ilgrande romanzo del messinese StefanoDArrigo.Di fronte a questo stato di cose noipossiamo percorrere due vie: a) igno-rare il tutto, e credere che il mondo sianato ieri, e noi pure, figli di Internet:ma si badi bene che la rete linguisticadi Internet non fa che ricorrere alla ter-minologia greca e latina (computer, ar-chiv, alias, file, microsoft, masterizza-

zione, megabyte, microchip, ecc.), e la-tini sono termini oggi usatissimi che civengono per dallinglese, come tutor,mass media, sponsor, governance; b)studiare e approfondire queste culturein quanto parte essenziale della nostraidentit: quale essere umano nonspinge il proprio sguardo al di l delpadre e della madre?C poi il problema linguistico, assai ri-levante in unepoca in cui si registra unpreoccupante impoverimento dellostrumento espressivo fondamentale.Una percentuale consistente delle no-stre parole hanno unorigine greca, oper trafila diretta attraverso il latino (peres. fenomeno < phaenomenum < fai-nmenon che appare, che si manife-sta, paradosso < paradoxum < par-doxon contrario alla comune opi-nione, farmaco < pharmacum < phr-makon), o formate in epoca modernasulla base di radici greche (atmosfera