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MEMORIE COLLETTIVE IN CONTESTI DI VIOLENZA Reazioni psicologiche e tentativi di riconciliazione

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MEMORIE COLLETTIVE IN CONTESTI DI

VIOLENZAReazioni psicologiche e tentativi di riconciliazione

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INDICE

INTRODUZIONE ED ELABORAZIONE MARIOGENOCIDIO E EFFETTI PSICOLOGICI DI LUNGO TERMINE

PAOLAI 3 GRUPPI IN UN GENOCIDIO: VITTIME, COMPLICI ED

ARTEFICI FABIANAPRESENTAZIONE DEL CASO POLACCHI/EBREI

(PREGIUDIZI, STEREOTIPI, DIFFICOLTÀ…): URANIAESPERIMENTO SU STUDENTI POLACCHI: FIORENZA"GENOCIDIO" ARMENI: FATTI, PROBLEMATICHE ATTUALI

E RIFIUTO TURCHI MARCOESPERIMENTO SU STUDENTI TURCHI [ARTICOLO

ARMENIA] ANDREA - NICCOLO'

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GENOCIDIO E EFFETTI PSICOLOGICI DI LUNGO TERMINEBy Paola Micolucci

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Cosa s’intende per «genocidio»?

Più di 60 anni fa le Nazioni Unite definirono il genocidio come un crimine con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo in termini di nazione, etnia, razza o religione.

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Influenza del genocidio

L’interesse per ciò che è scaturito dal genocidio, e più in generale dalla violenza di massa promossa nel passato, è cresciuto negli ultimi anni e molti

sono stati gli studi effettuati, riconoscendo l’urgenza sociale di questo tema.

Ciò è stato stimolato dai tentativi di rimediare a ingiustizie storiche e abusi dei diritti umani, ad esempio, attraverso i tribunali per crimini di guerra internazionali o le commissioni per la verità e la riconciliazione (Barkan, 2000).

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La violenza di massa operata nella seconda guerra mondiale ha influenzato non

solo ricerche sul tema dell’obbedienza (Milgram) ma anche su:

Inoltre: si presenta come risultato di processi psicologici di base concernenti stereotipizzazione, pregiudizi, conformità e identità sociali.

Discriminazione intergruppi (Tajfele Turner, 1979)

Condotte aggressive (Zimbardo)

Delegittimazione (Bar-Tal, 1990)

Esclusione morale (Opotow,

1990

Disumanizzazione (Bandura, 1999; Kelman, 1973);

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Genocidio, attualità o passato?

La pratica di genocidio nonostante ci possa apparire così lontana, è stata sfortunatamente riproposta anche in tempi più recenti, come i fatti avvenuti in:

Sia questi ultimi, che i casi di genocidio storico (vd. Olocausto), intaccano profondamente le relazioni intergruppi ed equilibri politici odierni. (vd. Massacro di Katyn- ad oggi, ostacolo insormontabile nelle relazioni tra polacchi e russi.)

La ricerca psicologica sulle conseguenze del genocidio è solitamente organizzata secondo i ruoli sociali degli ex gruppi di: vittima, perpetratore e astante.

È bene sottolineare la fluidità di questi ruoli

Cambogia, anni Settanta;

DarfurBosnia,

anni Novanta

Ruanda, 1994

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Il contributo della psicologia

Costrutti psicologici analizzati alla luce delle conseguenze del genocidio: attribuzione, emozioni intergruppo, categorizzazione sociale, teoria del contatto, teorie di traumi, processi si memoria collettiva.

Il potenziale della psicologia- insieme ad altre discipline quali la storia, scienza politica, sociologia- oltre al contributo per una maggior comprensione di suddetti processi, risiede nel modellamento di interventi e politiche in un contesto post-genocidio.

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Genocidio come tema marginale

Ruolo della psicologia importante nelle pratiche di perdono e senso di colpa derivanti dal genocidio, ma soprattutto nelle pratiche per la riconciliazione e la prevenzione della violenza. La maggior parte delle ricerche esistenti nella psicologia sociale si è concentrata sul trauma e sulle conseguenze distruttive.

Nonostante ciò la ricerca è ancora scarsa. Ciò è dovuto, almeno in parte, alle sfide metodologiche e pratiche nello studio di questo argomento, che non si presta facilmente ad una ricerca sperimentale e che richiede l'integrazione di fonti storiche e di altri materiali e metodi provenienti da altre discipline.

Staub (2013) descrive come la consapevolezza dei precursori culturali e psicologici di genocidio può servire come punto di partenza per la riconciliazione tra i perpetratori, le vittime, e gli astanti del passato.

Necessarie ulteriori ricerche su fenomeni positivi post-genocidio, come l'altruismo ela solidarietà.

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…Verso la riconciliazione

Al fine di realizzare la riconciliazione intergruppi in conflitto

crescente consenso tra gli psicologi sociali e ricercatori di pace nel concentrare

l'attenzione sugli aspetti emotivi del conflitto (Nadler & Shnabel, 2006;. Shnabel et al, 2008; Staub & Pearlman, 2006 ).

In accordo col modello di riconciliazione sui bisogni di base (Shnabel, Nadler, Ullrich, Dovidio, & Carmi, 2009) è ormai ben chiaro che non è sufficiente punire soltanto i responsabili e affrontare esclusivamente i bisogni emotivi delle vittime. Al fine di ripristinare relazioni armoniose tra i discendenti di tutti i gruppi colpiti dal

genocidio devono essere presi in considerazione i bisogni emotivi di tutti.

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Come promuovere la riconciliazione?

Forme politiche di riconciliazione: dichiarazioni ufficiali di colpa o di perdono consegnate dai politici in nome delle loro nazioni (Blatz, Schumann, e Ross, 2009). N.B La riconciliazione non avviene solo a partire dalla firma di un trattato ma con una ricostruzione dal basso delle relazioni; in tal senso Nadler propone due differenti percorsi:

1)Percorso socio-emozionale -> ciclo di scuse&perdono, attribuzione di responsabilità;

2)Percorso strumentale -> Progetti di cooperazione intergruppo;

Conoscenza di storie di vita individuale: discutere tali narrazioni offre un'opportunità unica per la riconciliazione tra i membri dei gruppi. Ciò può ripristinare la minacciata immagine morale di discendenti degli storici perpetratori o astanti, così come per il minacciato senso di controllo tra i discendenti delle vittime.

Bilewicz e Jaworska (2013): narrazioni di ‘’eroici aiutanti’’ sono in grado di ripristinare una morale immagine di sé negli incontri intergruppo. Comunicare la varietà dei comportamenti degli individui assunti nel corso del genocidio => superamento ostacoli posti da narrazioni di genocidio verso attuali relazioni intergruppo.

Affrontare la storia è un passo importante per la riconciliazione (Kelman, 2008), ma esso non richiede la creazione di una storia consensuale-congiunta.

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I 3 GRUPPI IN UN GENOCIDIO:

VITTIME, COMPLICI ED ARTEFICI

By Fabiana Venanzio

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Che ruolo ha la psicologia sociale nella spiegazione delle relazioni inter-gruppi, delle politiche e delle altre questioni sociali modificate dai passati genocidi?

Molti studiosi distinguono 3 ruoli

sociali: artefici, vittime e complici.

La definizione di ciascun ruolo è complessa e la linea che distingue una categoria dall’altra non è così netta come appare nella letteratura.

Inoltre tale categorizzazione non va considerata come una spiegazione del comportamento individuale di coloro i quali ricoprono questi ruoli.

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Ricerca psicologica sul gruppo degli artefici (a posteriori del genocidio)

Sono emersi diversi comportamenti:

Rinvio della responsabilità a cause esterne;

Uso del pregiudizio come via per allontanarsi da ogni responsabilità;

Percezione di lontananza dal genocidio;

Mancato riconoscimento delle atrocità commesse.

I crimini compiuti non vengono, però, sempre scagionati!

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Ricerca psicologica sul gruppo delle vittime (a posteriori del genocidio)

Il gruppo delle vittime comprende sia i sopravvissuti diretti sia i discendenti dei sopravvissuti.

I sopravvissuti diretti sono esaminati in psicologia clinica e la maggior parte delle ricerche è incentrata sulle conseguenze dei traumi. Il tema include anche il trauma transgenerazionale e la questione sulla trasmissione dei sintomi traumatici ai discendenti dei sopravvissuti.

La ricerca psicologica, invece, si concentra sul perdono e sulla riconciliazione.

L’analisi tra i discendenti dei sopravvissuti pone il suo focus sui traumi e sulle conseguenze distruttive.

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Ricerca psicologica sul gruppo dei complici ( a posteriori del genocidio)

Tale ricerca è affrontata in misura minore.

Nel gruppo dei complici sono inclusi sia coloro i quali sono presenti fisicamente durante il genocidio, sia gli individui che non sono intervenuti prontamente al fine di evitare lo svolgersi dei crimini.

In uno dei rari studi incentrato su tale tema è emerso un grande interesse da parte del gruppo dei complici per la storia del genocidio nella proprio città natale.

La riconciliazione tra i discendenti delle vittime e i discendenti dei complici risulta difficile.

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PRESENTAZIONE DEL CASO POLACCHI/EBREI (PREGIUDIZI, STEREOTIPI, DIFFICOLTÀ…)

By Urania Carideo

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Problema della responsabilità morale per le atrocità commesse sul territoriopolacco in seguito all'Olocausto

Influenza sulla riconciliazione post-genocidio

Il genocidio minaccia a livello psicologico i discendenti di tutti i gruppi:artefici e complici sentono il bisogno di ottenere un'immagine morale;le vittime hanno la necessità di acquisire potere e controllo.

Rapporti tra Polacchi ed Ebreiin Polonia dopo la Seconda guerra mondiale

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Bilewicz focalizza l'attenzione sulle emozioni dei discendenti

Gli incontri tra giovani Polacchi ed Ebrei dipendono dal contenuto della

conversazione, in particolar modo se si riferiscono

al passato o al presente.

Le discussioni storiche negli incontri tra Ebrei e Polacchi hanno riguardato

il comportamento dei Polacchi durante l'Olocausto.

incontro efficacesituazione più complicata

paura di essere accusatiper misfatti o presuntimisfatti commessi dailoro antenati:

Per discendenti di Polacchi autopercezione come

vittime del Genocidio fascaturire la necessità di essere accettati durante

gli incontri

Per discendenti di Ebrei

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I gruppi sono di solito percepiti come entità omogenee e distinti a seconda del ruolo

in vittime, complici o artefici.

In realtà i gruppi rispondono a bisogni psicologici diversi:

- artefici hanno paura di essere rifiutati per i comportamenti immorali dei loro

antenati. Ciò crea un crescente bisogno di essere accettati dagli altri e di riguadagnare

un'identità sociale positiva.

- vittime temono di perdere il controllo del loro destino. Da qui il bisogno di una

riconciliazione con gli artefici per acquisire un senso di potere e di controllo.

Obiettivo: conciliazione tra i discendenti di tutti i gruppi

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Questo può essere raggiunto tramite forme politiche di riconciliazione,

come dichiarazioni di colpa o di perdono fatte dai politici

a nome dell'intera Nazione.

Un altro modo per adempiere ai bisogni dei vari gruppi è apprendere

le storie individuali perché porta a una possibilità di riconciliazione unica tra i

membri dei gruppi storicamente in conflitto.

Inoltre i membri dei gruppi devono iniziare a pensare al gruppo

meno come collettività di attori e più come formato

da personalità individuali che agiscono in modo diverso.

Modalità di raggiungimento dell’obiettivo

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ESPERIMENTO SU STUDENTI POLACCHIED EBREI

By Fiorenza Baldari Zambini

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Descrizione dell’esperimento

Il recente studio di Bilewicz e Jaworska (2013) si concentra sul possibile ruolo delle emozioni positive che possono essere associate al ricordo di situazioni storiche drammatiche. E’ una ricerca-azione sul difficile incontro interculturale odierno tra giovani polacchi e giovani ebrei israeliani.

Il programma di intervento utilizza un campione di 259 studenti: 122 studenti ebrei e 137 polacchi. I partecipanti vengono poi casualmente assegnati o al gruppo di controllo, che completa il questionario prima dell’intervento o al gruppo sperimentale, che lo completa dopo l’intervento.

Per esplorare l’ipotesi di un ruolo costruttivo delle emozioni nate dall’incontro reciproco, viene introdotta la figura dei cosiddetti “heroic helpers” polacchi, persone che durante la guerra si sono distinte per la volontà di proteggere la vita di ebrei minacciati da sterminio, a costo di gravi pericoli per sé stessi e per i propri cari.

Gli studenti, divisi in gruppi misti di circa 10 persone, iniziano ad elaborare e discutere riguardo il ruolo e le caratteristiche di questi eroi.

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Tipologie di misurazione

Le misurazioni compiute sono diverse:

La percezione di somiglianza rispetto all’altro gruppo: i partecipanti la indicano secondo una scala a 7 valori (che vanno da “per niente” a “molto”)

I bisogni per la riconciliazione: i partecipanti indicano secondo una scala analoga alla precedente il grado in cui hanno acquisito autorità e accettazione nelle relazioni con i membri dell’altro gruppo

N.B. Rilevanza del modello Nadler e Shnabel

Atteggiamenti all’interno del gruppo: i partecipanti indicano in una scala da 0 a 100

i propri sentimenti riguardo l’altro gruppo.

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Quadro dei risultati

Gli studenti polacchi esprimono una più alta percezione di somiglianzaverso l'altro gruppo rispetto a quella percepita dagli ebrei.

Esprimono inoltre un maggiore atteggiamento positivo nei confronti degli ebrei.

Vi sono inoltre differenze significative riguardo entrambi i "bisogni": i polacchi infatti dichiarano di possedere più controllo e di essere più accettati nelle relazioni con gli ebrei di quanto dichiarano invece gli israeliani.

Risultati relativi al gruppo di controllo (precedenti all'intervento)

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Quadro dei risultati

Entrambi i gruppi dimostrano un miglioramento rispetto al gruppo di controllo soprattutto per quanto riguarda la percezione di somiglianza e l'atteggiamento positivo nei confronti dell'altro gruppo.

I polacchi inoltre aumentano considerevolmente la sensazione di accettazione.

In entrambi i gruppi, invece, non vi sono sostanziali differenze per quanto riguarda l’acquisizione di autorità

Risultati relativi al gruppo sperimentale (successivi all'intervento)

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Conclusioni

Lo scopo di questo studio è quello di dimostrare che l'introduzione della figura degli "heroic helpers" cambia le percezioni e i sentimenti di entrambi i gruppi.

La rappresentazione della storia da un livello collettivo in cui interi gruppi vengono considerati vittime, artefici o complici passa ad un livello individuale, dove ogni singola persona ha la sua storia, con specifici comportamenti, problemi e paure. L'ascolto delle testimonianze di questi "eroi" permette di andare oltre la rappresentazione semplificata del passato e di superare gli stereotipi.

Un limite possibile di questo studio riguarda la durata degli effetti positivi dell'intervento. Sono infatti necessari più studi per capire se questi effetti positivi abbiano vita breve o no.

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"GENOCIDIO" ARMENI: FATTI, PROBLEMATICHE ATTUALI E RIFIUTO TURCHI

By Marco Fulgaro

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PREMESSA:RIFIUTO TURCHIA A DEFINIRE GENOCIDIO I CRIMINI CONTRO GLI ARMENI DURANTE LA PRIMA GUERRA

MONDIALE

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Quadro storico

900 - parte est: impero

russo-parte ovest: impero ottomano (Anatolia orientale)

Problemi: movimenti autonomisti (favoriti da Russia e ostacolati da impero Ottomano)

1896 pogrom ottomano

causa 50.000 morti armeni

Antico regno (il primo regno

cristiano della storia)più volte conquistato da dominazioni straniere e territorio spesso spartito

1914

-1918

crimini di massa contro armeni(militari, operai, civili) con uccisioni, deportazioni e confisca di beni

1950 circa DIASPORA

ARMENA: 1,5 mln

1991 indipendenza

(PRIMA NELL’URSS)in un territorio che corrisponde al 10% dell’ Armenia storica«

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POSIZIONE UFFICIALE TURCHIA

Vittime sono molte meno di quelle che dicono gli armeni (circa 1,5 mln)

Sono vittime della prima guerra mondiale (scontri e cattive condizioni di vita)

Argomento rimane taboopoco spazio nei libri di storia:-armeni descritti come ribelli e nemici dei turchi-armeni hanno compiuto massacri contro i turchi

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Secondo Bandura…

MORAL DISENGAGEMENT:Giustificazione morale degli eventi

Negazione delle responsabilità

Minimizzazione delle conseguenze negative delle violenze

Colpa accaduto alle vittime o alle circostanze

…per mantenere un’identità sociale positiva, a costo di distorcere la realtà…

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Moral disengagement e Nazionalismo

MORAL DISENGAGEMENT agisce A LIVELLO COLLETTIVO(è inserito nella STRUTTURA SOCIALE e accettato come «NORMALITA’» dalle istituzioni della società)

OGNI STORIA NAZIONALE SOTTOLINEA GLI EVENTI POSITIVI E «SILENZIA» QUELLI NEGATIVI (ES: CRIMINI IN ETIOPIA DEGLI ITALIANI)PER PRESERVARE UN’IMMAGINE POSITIVA!

IN-GROUP GLORIFICATIONmito della Turchia moderna e civilizzata che supera la dimensione del « popolo barbarico» ( non può essere accettato un genocidio)

«SINDROME DI SEVRES»Dopo i trattati della I guerra mondiale mentalità che Occidente voglia distruggere Turchia come ha fatto con l’Impero Ottomano

In questo caso:

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RICONCILIAZIONE

RICONOSCIMENTO CONDIVISO DELLE RESPONSABILITA’

AZIONI

RIPARATIVE

VERITA’ STORICA

SUPERAMENTO

PREGIUDIZI TRA

GRUPPI

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ESPERIMENTO SU STUDENTI TURCHI

By Niccolò Pietropaoli e Andrea Corradini

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Descrizione dell’esperimento

Partecipanti 93 studenti turchi (41 uomini, 39 donne, 3 non dichiarati)

Età compresa tra i 22 e i 44

Tipologia domande:

riguardanti il periodo di violenze relative alla storia del proprio gruppo di appartenenza, in particolare tra il 1880 e il 1920.

Tipologia risposte

Domanda a risposta multipla con 3 possibilità di risposta:

1. Gli armeni furono le vittime, i turchi i colpevoli.2. I turchi furono le vittime, gli armeni i colpevoli.3. Entrambi i gruppi causarono gli stessi danni.

N.B. Il termine “genocidio” non è stato utilizzato per non sabotare l’esito del sondaggio.

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Percezione della gravità del danno e Attribuzione di responsabilità

Diverse misure sono state adottate per analizzare la percezione della gravità del danno:

1. Due domande a risposta aperta.

2. Quattro domande a risposta chiusa.

Quesiti utilizzati per fare una stima delle vittime causate dai turchi nei confrontidegli armeni (e viceversa) e degli armeni che nel 1915 sono stati costretti dai turchi adabbandonare i propri villaggi.

Per la votazione è stata utilizzata una scala a sei punti:

1) Meno di 100mila morti2) Da 100mila a 300mila. 3) Da 300mila a 500mila.4) Da 500mila a 700mila. 5) Da 700mila a 900mila. 6) Più di 900mila morti.

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Percezione della gravità del danno e Attribuzione di responsabilità

Domande a risposta chiusa per valutare le interpretazioni dei partecipanti sui

massacri del 1915. Le domande sono state realizzate usando affermazioni

che riflettevano la narrazione ufficiale turca sugli eventi del 1915.

Le affermazioni sono state scelte per variare lungo 3 livelli di attribuzione:

1) Responsabilità ai non appartenenti al gruppo.

2) Responsabilità a fattori esterni.

3) Responsabilità agli appartenenti al gruppo.

Le risposte dei partecipanti vengono date in base ad una scala a 6 punti

(1=molto in disaccordo; 6= molto d’accordo).

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Glorificazione e minacce del gruppo di appartenenza

Roccas et al.(2009):

3 affermazioni per valutare il grado in cui i partecipanti glorificano il loro gruppo di appartenenza.

“La Turchia è la migliore nazione al mondo”;

“Noi siamo una nazione morale”;

“E’ sleale criticare la Turchia da parte degli altri gruppi”.

Minacce del gruppo d’appartenenza

Due affermazioni per valutare le minacce di divisione percepite verso la Turchia.

1) Molti stati hanno cattive intenzioni verso la Turchia.

2) Ci sono molti gruppi, dentro e fuori la Turchia, che ci vogliono disintegrare.

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Atteggiamenti verso la guerra e supporto alla riparazione

Atteggiamento verso la guerra

Per valutare gli atteggiamenti nei confronti della guerra, sono state adottate 3 diverseaffermazioni, come:

a)“La guerra può essere giusta”;

b)“Ogni nazione dovrebbe essere sempre pronta per la guerra”;

c)“La violenza contri i nemici dovrebbe essere parte della difesa di ogni stato”.

Supporto per la riparazione

Due affermazioni per il sostegno in favore ad un risarcimento per le atrocità

del 1915.

“La Turchia dovrebbe risarcire per gli armeni uccisi nel 1915”

“Io credo che dovrei prendere parte agli aiuti per riparare i danni fatti agli armeni”.

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Vittime o Carnefici? conflitto turco-armeno

La discussione si incentra su tre tipi di responsabilità

• Rinnego della responsabilità ( in-group responsibility) 1

• Colpevolizzare le vittime (out-group responsibility) 2

• Fattori esterni ( dare la colpa a terzi stati o alle circostanze come la prima guerra mondiale)

3

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La guerra come elemento culturale

La guerra e la violenza sono viste come uno strumento di risoluzione per un problema nazionale e in questo modo l’aggressione verso i turchi viene giustificata e minimizzata.

Lo stato turco ha pensato bene di usare i testi scolastici per rinnegare qualsiasi responsabilità, evitare i sensi di colpa e diffondere l’immagine di una Turchia perfetta enfatizzando le vittorie e omettendo i crimini commessi

In questo studio la concezione turca è stata assunta come realista

Strumentalizzazione dei testi scolastici

In questo caso:

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Limiti dell’esperimento

Il limite di questa ricerca è costituito dal fatto che il caso di studio è basato su opinioni di persone turche residenti negli Stati Uniti, in quanto la popolazione turca può entrare in contatto con altre interpretazioni che ci sono sul massacro armeno.

Inoltre queste diverse interpretazioni possono costituire una minacciaper questi partecipanti, poiché non godono negli Stati Uniti del supporto della comunità turca.

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Conclusioni

In conclusione possiamo dire che quando si studiano casi di genocidio o atti violenti, bisogna prendere in considerazione non solo gli specifici atti violenti, ma anche l'interpretazione storica che ne è stata data.

Ogni evento storico è visto in ogni nazione secondo l'interpretazione che la propria nazione ha dato di quell'evento, quindi la reazione delle persone ad alcuni eventi storici deve essere compresa prendendo in considerazione il contesto della nazione in cui vive.

Quindi gli psicologi dovrebbero andare oltre le spiegazioni date a livello psicologico interno di una persona, ma devono tener conto anche dell'influenza culturale che essi subiscono.

Page 45: MEMORIE COLLETTIVE IN CONTESTI DI VIOLENZA Genocidio.pdf · Più di 60 anni fa le Nazioni Unite definirono il genocidio come un crimine ... e più in generale dalla violenza di massa

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