MemOria - Maggio 2013

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ANNO VIII numero 5 Maggio 2013 distribuzione gratuita PROSPETTIVE Missionari in una nuova agorà VOCE DEL VESCOVO Fidati! MEMORIA DIOCESANA Secoli di storia e una robusta costituzione mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria FESTA REGIONALE ACR SPECIALE

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MemOria - Mensile di informazione della Diocesi di Oria - Maggio 2013

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ANNO VIII numero 5 Maggio 2013 distribuzione gratuita

PROSPETTIVEMissionari in una nuova agorà

VOCE DEL VESCOVO Fidati!

MEMORIA DIOCESANASecoli di storia e unarobusta costituzione

mensile di informazione della Diocesi di Oria

MemOria

FESTA REGIONALE ACRSPECIALE

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anno VIII n. 5 Maggio 2013MemOria

Sommario

MemOria

MemoriaMensile di informazione della Diocesi di Oria - Periodico di informazione ReligiosaDirettore editoriale:✠ Vincenzo PisanelloDirettore Responsabile:Franco Dinoi

Redazione:Gianni CaliandroFranco CanditaAlessandro MayerFrancesco SternativoPierdamiano Mazza

Progetto graficoimpaginazione: ProgettipercomunicareEDIZIONI E COMUNICAZIONE

www.progettipercomunicare.it

In copertina:I Santi Medici (1613) - Santuario di San Cosimo alla Macchia in Oria.

Stampa:ITALGRAFICA Edizioni s.r.l.Oria (Br)

Curia Diocesana: Piazza Cattedrale, 9 - 72024 OriaTel 0831.845093www.diocesidioria.it e-mail: [email protected] al Tribunale di Brindisi n° 16 del 7.12.2006

ANNO VIII numero 5 Maggio 2013

mensile di informazione della Diocesi di Oria

3VOCE del VESCOVOFidati!

30MEMORIA IN... VERSI... con Anna Elisa De Gregorio

PROSPETTIVE DI MEMORIA4Gregari: “vil razza dannata!”8Missionari in una nuova agorà

MemOria

MEMORIA SPECIALE16Festa regionale ACR

MEMORIA DIOCESANA

26Secoli di storia e una robusta costituzione28La gioia di una Chiesa giovane!

20Vangelo secondo Famiglia

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MEMORIA CULTURALEUn fratello torna a casaLa chiesa del Crocifi sso in Latiano

14La chiesa dell’Immacolata in Latiano23The Sun “Spiriti del Sole”

Agenda pastorale del Vescovo, maggio 2013PRO-MEMORIA

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anno VIII n. 5 Maggio 2013MemOria

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✠ Vincenzo Pisanello

Fidati!

Caro Amico Pellegrino, con gioia ti accolgo nel Santuario di San Cosimo alla Macchia in Oria per farti dono di questa parola di Gesù: “La tua fede ti ha salvato!” (Lc 7, 48-50; 8, 47-48; 17, 17-19; 18, 41b-42).È una parola estremamente incoraggiante perché ci parla di salvezza, perché dà ai passi che ci hanno con-dotto in questo luogo sacro l’opportunità di trovare ciò che spesso, anche inconsapevolmente, desideria-mo e cerchiamo: la vittoria sulla paura! Quella paura che ci attanaglia e che soff oca quell’anelito di bene che ci permette di avere un’esistenza beata.E Gesù ci dice che per ottenere la salvezza, che tanto desideriamo, dobbiamo avere fede, credere, fi darci e affi darci.Chissà quante volte la paura ha fatto tremare la tua fede; chissà quante volte ti sei sentito come perso, senza sicurezza, senza punti di appoggio, senza rife-rimenti sicuri. Chissà quante volte hai sperimentato la solitudine in una situazione di soff erenza fi sica, forse anche grave, di abbandono da parte di chi po-teva starti più vicino. Quando viviamo un’emergen-za esistenziale, vorremmo comprensione, vicinanza, aff etto, tenerezza. E se tendiamo la mano a chi ci sta attorno e troviamo rifi uto, la nostra fi ducia si affi evo-lisce, quasi svanisce. La peccatrice del Vangelo (Lc 7,

48-50), l’emorroissa (Lc 8, 47-48), il lebbroso (Lc 17, 17-19) e il cieco (Lc 18, 41b-42) ci invitano, ancora una volta, ad affi dare la nostra vita a Gesù, a fi darci di quel lampo di luce: “La tua fede ti ha salvato!”.Ecco, mio caro Amico Pellegrino, sei qui per esse-re salvato e il Signore vuole off rirti la salvezza, per questo ti dice: “Fidati”. Metti la tua vita nelle mani di Dio, quelle stesse mani che hanno creato l’universo, e in esso l’uomo perché, custodendolo, ne goda. Non cercare altri salvatori, perché uno solo è il Salvatore dell’uomo: Cristo Gesù!Accostati al sacramento della Riconciliazione, nutriti con l’Eucarestia e con il pane della Parola, condividi ciò che hai con chi è più bisognoso: sono questi i se-gni e gli strumenti attraverso cui la tua fede cresce e, con essa, la tua salvezza.I SS. Medici, che sei venuto ad onorare, ti proteggano e sostengano la tua fede che cerca la salvezza. Ti chiedo di riservare uno spazio della tua preghie-ra per coloro che, per motivi di salute, non possono venire in questo Santuario e per coloro che non sen-tono il bisogno di salvezza! La misericordia di Dio tocchi anche il loro cuore.Ti conforti la mia preghiera per te e la benedizione del Signore che volentieri invoco su te e i tuoi cari.

VOCE del VESCOVO

Messaggio ai Pellegrini

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L’era de “Il Gattopardo” non è fi nita, né quella de “I masnadieri”. L’Italia, da febbraio a fi ne aprile, ha vissuto il punto più basso della

politica di questi ultimi 20-30 anni, (al peggio non c’è limite). Dalle elezioni è venuto fuori il terzo polo, il M5S, quasi equiparato in voti al PDL e al PD, che ha frantumato il bipolarismo ed ha inceppato una scel-ta intelligente del capo dello Stato. Scandalosa è stata la richiesta a G. Napolitano di farsi rieleggere, dopo il suo ripetuto rifi uto per l’età, e ancor più perché una politica che non riesce a trovare in milioni d’elettori l’inquilino al Quirinale vuol dire che è paralizzata, in coma. Un Cincinnato 88enne, richiamato come salva-tore della patria, porta più a pensare che l’Italia brucia, che a gioire; e ci ricorda che è “beata la nazione che non ha bisogno di eroi” (B. Brecht); sperando che non s’avverino i versi «Quando tutti gli errori sono esauriti

/l’ultimo compagno che ci sta di fronte /è il Nulla» o la follia di chi spara a due carabinieri!Dante esecrava (e noi con lui oggi) «Ahi serva Italia, di dolore ostello/ nave senza nocchiero in gran tempesta/ non donna di province, ma bordello!» (VI, Purg.).

Alcuni partiti, negli anni ’90, furono spazzati via dal pool Mani pulite per la corruzione; quelli attuali - oltre che per gli scandali della cattiva gestione dei fondi ai partiti - lo saranno anche per l’incoerenza e le guer-re fratricide interne ai partiti, per il veto incrociato a personalità competenti ma stimate ostili, estranee alla politica del palazzo, bollate come “giustizialisti”. I nomi bruciati, le minoranze irrigidite, le vendette private, i confl itti generazionali, il “venir meno al metodo della condivisione”, le sfrenate ambizioni portano a diffi dare della politica dopo il dramma Shakespeariano di 101

Gregari: “vil razza dannata!”

Franco Candita

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pugnalatori di Prodi riparati dietro il voto segreto pri-ma indicato all’unanimità. Anziché di pane (=politica) e fi ducia, tanti politici vivono di tattica da guastatori. La reprimenda di G. Napolitano ai partiti nel discorso a camere riunite diffi cilmente indurrà a colmare l’abis-sale diff erenza dei programmi, della visione e funzione della politica dei due maggiori partiti (PD e PDL). Il 24 aprile Napolitano ha dato l’incarico all’on. E. Letta (PD) a formare il governo, il cui percorso sarà pieno di trappole, e i pozzi avvelenati. Oggi (28 aprile) si pre-senta alla Camera per la fi ducia. Quale matrimonio al governo sta nascendo tra chi fi no a ieri gridava “Mai con i komunisti” e “Mai con Berlusconi”? Un matri-monio a termine; una forzata convivenza tra forze op-poste: una che rivaluta il fascismo, l’altra antifascista. Già si parla di Vietnam se l’incaricato non darà garan-zie su ministeri e programmi PDL. “È una prospettiva senza alternativa” (Napolitano); “il rischio è che tutto fi nisca nel pubblico ludibrio” (E. Letta). Se l’alternati-va è annacquare i provvedimenti legislativi (come nel governo Monti), è indecente per il PD e per l’Italia, né basterà aver inserito il ministro di colore e la Bonino. Non credo ad una democrazia internettizzata, ma da questo a restare estranei alle voci del popolo e con scarsissimo aggancio al sentire della società ne cor-re. Gli attuali partiti sono fi gli del secolo scorso. I 60 giorni trascorsi senza aver dato un governo al popolo italiano sono giorni del giudizio non di Dio, ma del popolo disorientato per colpa di partiti ingessati. I re-golamenti parlamentari, la legge elettorale “porcata”, l’asimmetria e il sovrapporsi al sistema bipolare o bi-partitico del maggioritario, daranno luogo a risultati indigesti, a barbare collusioni (“inciucio”). E la chia-mano – impudenti - terza Repubblica! Frattanto un milione di famiglie è senza reddito, la disoccupazione

cresce a dismisura, i consumi alimentari diminuiti del 4%. La mancata fusione in organismo vitale delle “di-verse anime” (cattolica, liberale, socialista), delle sensi-bilità diverse sul welfare, sul mondo del lavoro e quello fi nanziario, della produzione e dell’imprenditorialità hanno generato guasti irreparabili in tutti i partiti, che non hanno più alibi e rischiano il suicidio.Queste premesse sull’attualità ci off rono lo spunto per sviluppare una rifl essione non sul piano politico, etico o sociale, ma sulla “caratterizzazione” degli operatori istituzionali in politica, e più in generale nella società, parlo dei “gregari”.

Chi è un gregario? “gregario” e “gregge” sono termini apparentati. Secondo un’immagine evangelica, i cri-stiani sono il gregge di Cristo, buono/bel pastore. Pur-troppo, la metafora è fi nita per diventare, nella prati-ca, sinonimo di mancanza d’iniziativa, sottomissione, non aver voce in capitolo né ruolo riconosciuto, in una parola “insignifi canza”, e ha inquinato la parola “obbe-dienza” pervertendola in “sudditanza”. Nella vita civile il termine “gregge” ha l’equivalente in “sudditi” oppo-sto a cittadini. Pecore e sudditi diventano Gregari (“vil razza dannata” direbbe Dante). Opposto a “gregario” non è “capo” (ci sono tanti “ca-pi-gregari”), ma “compartecipe”, “corresponsabile”, “collaboratore”, “consigliere” che richiamano i relativi ambiti di: partecipazione, responsabilità, laboriosità, consiglio.

Gregari ce ne sono a iosa, tra gli intellettuali, tra i cre-denti e i non credenti, tra il clero e i laici, ma soprat-tutto tra i politici (se ne contano 500 mila in prima fascia e 1,5 mln in seconda fascia). A dire il vero, il loro numero è incontenibile: negli Enti, nelle Istitu-zioni (ecclesiastiche e profane), associazioni, gruppi e

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Movimenti vari. Gregari non si nasce; certamente si diventa in funzione dell’utilità personale.

Un vero capo (o leader) si distingue da un capo-grega-rio, questi si circonda di gregari, il primo ama attrarre i cointeressati al bene comune. Il gregario ama il popu-lismo e abbraccia in pieno quello dei capi carismatici. Sono anni che è stato pubblicato il libro “La Casta”, ep-pure tutti i partiti hanno traccheggiato, hanno diluito le riforme; con una mano le hanno approvate e con l’al-tra le hanno aggirate, complici i gregari. Costoro sono felici o infelici a seconda che il capo è felice o infelice; ma quando l’invidia li tormenta, diventano infelici per la felicità del capo e sono felici dell’infelicità generale (“mal comune mezzo gaudio”).Il gregario ama ciò che ama il capo, beve ciò che beve il capo, festeggia come festeggia il capo. Se partecipa ad una cena, sicuramente non c’è nulla di sconveniente, perché è la cena del capo; se non partecipa, giura che non c’è niente di disdicevole: glielo ha detto il capo! Il gregario mangia gianduiotti o baci Perugina e sa of-frirne della ditta “Giuda Iscariot”. Gongola perché ha saputo “farsi” da sé; è un vero selfman. Ama la natura, il sole; l’alba gli ricorda il regno – d’antenne, di media, di ville - del capo su cui non tramonta mai il sole. Ama l’albero e l’erba, ma si sente più simile all’erba perché

ama off rirsi al calpestìo del capo. Ama vivere all’om-bra del capo; si sente al sicuro. L’ombra è “necessaria” quanto la luce. Il gregario vendica le off ese fatte al capo, “perché, anche nel loro piccolo, le formiche (-gregarie) s’incazzano”.Il gregario vive con devozione religiosa verso il capo; poiché il capo è religioso, fi losofo, giurista perciò è in-nocente o almeno merita, in ogni caso, il salvacondot-to, il condono e l’immunità. Chi ne dice male è irre-ligioso, non fi losofo, o giudice “giustizialista”, nazista, fascista (e anche comunista!).

Nei lobi del cervello sono allocate specifi che funzioni (la parola, la memoria). In assenza di patologie, fun-zionano bene mediante l’interazione delle parti; il gre-gario ragiona con quella parte del corpo molto più in giù del cervello.I capi-leader sono statisti, perché s’interessano al bene dell’Italia, “i capi che guardano al bene del partito sono politicanti”. I capi si trasformano in capi-gregari quando giocano a fare la guerra. Ci spieghiamo con una notizia: “T. Blair, leader della sinistra europea, ha consentito al leader della destra americana la guerra immediata in Iraq (una guerra di totale distruzione e di danni umani e materiali mai veramente calcolati), sulla base di prove false, degne di un regime dispotico dove si gioca con le informazioni inventate, che do-vrebbero essere estranee a un governo democratico e occidentale” (F. Colombo).

Un leader piange quando sa che nel proprio partito ci sono corrotti; un capo-gregario piange quando ce ne sono pochi, perché non si danno da fare fi no in fon-do per gli interessi del partito (e della propria tasca). Un capo-gregario “ama i partiti leaderistici” con tanto di nome proprio sulla lista; è come il cacciatore: usa il fi schietto-richiamo per i tordi. Il capo gregario ha bi-

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sogno dello psicanalista per i grandi (e sgraziati) sogni d’onnivora potenza; il gregario, invece, del neurologo, timoroso che il capo covi sogni Erodiani nei suoi con-fronti.I capi vantano il loro “parlar chiaro” e amano che “i panni sporchi si lavino in famiglia”; purtroppo, la lava-trice è guasta o lava i panni sporchi appena una volta l’anno (se pure!), mentre manca il detersivo e lo sbian-cante. Fanno il labbro leporino alla richiesta di indire delle assemblee dove discutere e decidere! I loro gre-gari diffi cilmente sono consiglieri bravi, specialmente quando sperimentano che il capo (forse) ode i consigli, spesso fi nge di accoglierli perché ama sbagliare da sé.I capi-gregari e i loro galoppini se fossero un condi-mento sarebbero una maionese, se fossero un parassi-ta sarebbero un fungo (velenoso) in un piatto di riso, se fossero un animale sarebbero uno scorpione che ha “in cauda venenum” (il veleno nella coda) del discorso o dell’opera, se fossero un fi lm sarebbero “Assalto alla

diligenza”, se fossero un’autobiografi a sarebbero “Le mie prigioni” (per yacht e feste), se fossero un fi ore sarebbero un crisantemo.

Papa Francesco si è dimostrato fi nora un vero capo; egli invita: «Quando ci sono diffi coltà, bisogna guardarle bene e prenderle e parlarne. Mai nasconder-le». Costituisce un gruppo con otto cardinali, segretario M. Semeraro, per dargli consigli nel governo della Chie-sa. Da capo saggio, favorisce uno dei sette doni dello Spirito santo: il Consi-glio; eleva il suddetto gruppo a ruolo di Consiglieri, non di gregari! Ai preti Papa Francesco ha ammonito, per non essere gregari: «Siate pastori non funzionari. Mediatori e non inter-mediari»; ai laici: «andate nelle peri-

ferie delle città e dell’umanità: i poveri rappresentano quella soglia che ci separa e ci immette nel mistero; gli esclusi, gli ultimi, i soff erenti sono il volto e il nome di quel Dio che l’uomo moderno non riesce più a vedere e a pronunciare». Nella cronaca del 25 aprile si legge che papa France-sco, approfi ttando della presenza nella Cappella di un gruppo di dipendenti dello IOR, abbia detto: «scusate-mi eh, tutto è necessario, gli uffi ci sono necessari, ma sono necessari fi no ad un certo punto! La Chiesa non è un’ONG, è una storia d’amore, e dunque lo IOR, come altri organismi vaticani, sono necessari come aiuto a questa storia d’amore”. Il Signore liberi la sua Chiesa dai gregari, insieme con la fame, la guerra e la peste; e che non soccomba alla tentazione del “gregarismo”.

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Lo scorso 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales, Benedetto XVI ci ha consegnato il mes-saggio per la XLVII Giornata Mondiale delle

Comunicazioni Sociali. Il tema proposto apre scena-ri insospettati e suggestivi perché, a dire di Benedetto XVI, lo sviluppo delle reti sociali digitali sta contri-buendo a fare emergere una nuova «agorà»,vale a dire, una sorta di piazza sempre abitata, una piazza pubblica e democratica in cui è possibile condividere idee, in-formazioni, opinioni. Inoltre in tale piazza è possibile, in ogni momento allacciare nuove relazioni e forme diff erenti di comunità.Risalta l’idea che, quando questi spazi (le reti sociali) sono valorizzati bene e con equilibrio, contribuiscono a favorire forme di dialogo e di dibattito che, se realiz-zate con rispetto, responsabilità e dedizione alla veri-tà, possono raff orzare i legami di unità tra le persone e promuovere effi cacemente l’armonia della famiglia umana. Ma non sempre questo avviene. Capita, infatti, che lo scambio di informazioni non diventi vera co-municazione, i collegamenti non maturano in amicizia e le connessioni non agevolano la comunione.Quanto le nostre comunità siano disponibili a entrare nelle reti sociali, a varcare quella fatidica porta, rimane un problema aperto. I nativi digitali non hanno diffi -coltà a sviluppare con impegno e responsabilità le reti sociali. E non di rado capita che coloro che sono arroc-cati su un preteso possesso della verità, guardino con

aria di suffi cienza, dall’alto in basso, quanti sono coin-volti nei social network. A costoro, credo faccia bene ricordare con Benedetto XVI che «i network diventano così, sempre di più, parte del tessuto stesso della socie-tà in quanto uniscono le persone sulla base di questi bisogni fondamentali. Le reti sociali sono dunque ali-mentate da aspirazioni radicate nel cuore dell’uomo». Per questo comprendiamo come i network sociali de-vono essere davvero inclusivi: è una sfi da importante per i credenti che desiderano partecipare alla condivi-sione Messaggio di Gesù e dei valori della dignità uma-na, che il suo insegnamento promuove. È bella la defi nizione data dal Pontefi ce emerito ri-guardo i social network come «spazio esistenziale im-portante» perché ciò che viene messo in gioco sono i bisogni fondamentali dell’uomo e il desiderio che abita il cuore di ogni uomo. La provocazione che ci viene lanciata consiste nel superare la visione delle reti socia-li come «un mondo parallelo o puramente virtuale, ma parte della realtà quotidiana di molte persone, special-mente dei più giovani. I network sociali sono il frutto dell’interazione umana, ma essi, a loro volta, danno forme nuove alle dinamiche della comunicazione che crea rapporti: una comprensione attenta di questo am-biente è dunque il prerequisito per una signifi cativa presenza all’interno di esso».La capacità di utilizzare i nuovi linguaggi della comu-nicazione sociale richiede di abbandonare il riferimen-

Missionari in una nuova agorà

Domenico Panna*

PROSPETTIVE DI

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12 maggio, XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

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to nostalgico della modalità comunicativa che viaggia-va in compartimenti stagni: il documento scritto, piut-tosto che il brano musicale o una immagine, si trovano mirabilmente unifi cate e danno vita a una comunica-zione effi cace. Del resto, non è forse vero che la tradi-zione cristiana è da sempre ricca di segni e simboli? O pensiamo che nella contemporaneità gli uomini non possano avere bisogno di tradurre esprimere le verità della fede? Superiamo la tentazione di ridurre tutto alla razionalità e riscopriamo le vie dei sensi come luoghi preferenziali dove avviene la conoscenza di base, den-sa di signifi cati reconditi che ci portiamo dentro dalla nostra comparsa sulla terra.Questa nostalgia autentica che è tipica dei credenti che sono chiamati ad animare gli spazi sociali riempiendoli del Messaggio di Gesù, donando «se stessi agli altri at-traverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel

cammino di ricerca della verità e del senso dell’esisten-za umana. L’emergere nelle reti sociali del dialogo circa la fede e il credere conferma l’importanza e la rilevanza della religione nel dibattito pubblico e sociale».Non si rifl etterà mai abbastanza sulle opportunità dei social media e rifuggire dall’utilizzo di tali strumenti, oggi, vuol dire chiudersi in quell’intimismo religioso che può dare vita a un pericoloso ritorno ad un isola-mento culturale e intellettuale che non è più tollera-bile. Tale atteggiamento negativo potrebbe essere con-fi gurato come un peccato di omissione nell’annuncio del Vangelo. Oggi più che mai non possiamo essere missionari al di fuori di questa nuova «agorà».

*Direttore dell’Uffi cio per le ComunicazioniSociali della Diocesi di Oria

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Il 19 aprile la città di Oria ha accolto le spoglie mortali di padre Pantaleone Palma, traslate dal Cimitero Ve-rano di Roma per essere in seguito tumulate nel san-

tuario di Sant’Antonio dei Rogazionisti. È tornato a “San Pasquale”, l’Istituto che diresse quasi ininterrottamente dal 1909 al 1932, il primo e principale collaboratore di Sant’Annibale M. Di Francia, nell’amministrazione delle Congregazioni delle Figlie del Divino Zelo e dei Rogazio-nisti e nell’impianto delle Segreterie antoniane. L’avvenimento, permesso dal vescovo mons. Vincenzo Pisanello, è il traguardo del cammino di tanti anni da parte della Congregazione dei Rogazionisti e segna il compimento di un ardente e comune desiderio di con-fratelli e consorelle.Padre Pantaleone Palma, nacque a Ceglie Messapica il 15 aprile 1875 da Lorenzo e Maria Crocifi ssa Sa lonna. Due giorni dopo fu battezzato nella Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta. All’età di 18 anni entrò nel seminario di Oria ove si distinse per la serietà, la bontà d’animo e la pietà, l’osservanza della disciplina, la disponibilità ai lavo-ri manuali, la versatilità d’ingegno, specie nelle materie letterarie. Il 9 marzo 1896 il vescovo, mons. Tommaso Montefusco gli conferì la Tonsu ra e gli Ordini Minori. Contemporaneamente, a luglio, aff rontò gli esami di sta-to della maturi tà classica, dopo “sessanta giorni e sessan-ta notti” di prepa razione. Quegli esami furono un colpo fatale per la sua salute: gli causarono un esaurimento ed una nevrastenia, che tra alti e bassi non lo abbandonò per tutta la sua vita e fu causa di affl izioni ed umiliazioni. Si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofi a nella Regia Università di Napoli nell’anno 1896-97, continuando an-che il corso di Teologia iniziato ad Oria, ma interrotto a causa delle precarie condizioni di salute. Proseguì gli studi di Teologia nella casa paterna e si pre parò al sacer-

dozio. A Napoli riprese il corso universitario nell’anno 1898-99. Il terzo anno accademico il 1901-1902, lo fre-quentò a Roma. Mons. Teodoro Maria Gargiulo lo ordinò sacerdote il 30 luglio 1899, nominandolo insegnante di Lettere Classiche ai seminaristi. Il 1902 per concludere gli studi universitari si recò a Mes-sina dove insegnava fi losofi a del diritto don Vincenzo Lilla originario di Francavilla Fontana. Costui lo indiriz-zò al Quartiere Avignone, dove Sant’Annibale Maria Di Francia aveva avviato le Congregazioni delle Figlie del Divino Zelo e dei Rogazionisti e dove ricevé una acco-glienza fraterna. Rimasto impressionato dalla povertà del luogo e dalla santità del canonico messinese, P. Pantale-one mise da parte i suoi studi e si dedicò completamen-te alla cooperazione col Di Francia, divenendo il 1904, religioso rogazionista e braccio destro del Fondatore nell’organizzazione delle Case e dell’economia. In que-sto servizio coinvolse anche la sua famiglia: una sorella, Teresa, divenne suora Figlia del Divino Zelo; un fratello, Pietro, calzolaio, fu un collaboratore fedele nell’Opera ro-gazionista. Sviluppò un lavoro impressionante di intenso apostolato carismatico con contatti istituzionali con tanti vescovi e sacerdoti, amministratori della cosa pubblica, maestranze diverse, nell’intero Meridione d’Italia e, so-prattutto nelle Puglie, avendo come base operativa la Casa di Oria, aperta a seguito del terremoto di Messina del 28 dicembre 1908. P. Palma, infatti, col dislocamen-to degli orfani in Puglia, fu l’artefi ce nella collaborazione dello sviluppo delle opere rogazioniste maschili e fem-minili: fondazione di istituti (Altamura, Roma, Corato, Trani, Montepulciano), rapporti con autorità, lungimi-ranza straordinaria, singolare competenza tecnica. A lui si deve l’impianto delle Segreterie antoniane, propagando la devozione a Sant’Antonio di Padova, curando la sua or-

CULTURALE

Un fratello torna a casa

Angelo Sardone RCJ*

Padre Pantaleone Palma nel santuario di Sant’Antoniodei Rogazionisti ad Oria

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ganizzazione e diff usione, oltre che la formazione dei Re-ligiosi, la costituzione della Banda antoniana e l’interesse per la buona riuscita degli orfani. Per il XXV di sacerdozio, il 30 luglio 1924, Sant’Anniba-le a sua insaputa preparò una grande festa, presie dendo la Santa Messa giubilare, dato che padre Palma, presente alla cerimonia, non era in grado di farlo a causa della sua infermità. La grande stima che il santo Fondatore nutriva per padre Palma si basava sulle sue virtù, in particolare l’umiltà, la semplicità. Padre Annibale riteneva infatti la sua venuta a Messina e nella Opera rogazionista un vero dono di Dio di singolare importanza, soprattutto per la devozione del Pane di Sant’Antonio di Padova per la qua-le ebbe tanto ingegno da impian tare Segreterie Antoniane in tutti gli Orfanotrofi , per attivare le corrispondenze e le spedizioni del periodico Dio e il Pros simo in tutta Italia e anche in diverse parti del mondo. Le segreterie diven-nero uffi cii così bene organizzati da non essere da meno dei migliori uffi ci pubblici. Inoltre ebbe ingegno inventivo per im pianto d’industrie, come il calzaturifi cio a macchina dell’Istituto Maschile di Oria, le sette tipografi e delle case maschili e femminili. Attraverso lui furono aumentate le fabbriche pel ricovero di orfani. Aveva ingegno architetto-nico da emulare gl’ingegneri1.Alla morte del Di Francia (1° giugno 1927) padre Palma risultò designato dallo stesso fondatore erede universale. Per problematiche derivanti da invidie e gelosie, que-stioni amministrative e relazionali all’interno delle due Congregazioni, divenne bersaglio di accuse da parte di confratelli e consorelle, fi no al deferimento al Sant’Uffi -zio e, il 1932, la segregazione a Roma alla Scala Santa, dove morì improvvisamente il 2 settembre 1935 a due

anni di distanza dalla condanna da parte del Sant’Uffi zio. Fu sepolto al Cimitero Verano di Roma, in una tomba privata della famiglia Rossi. I memoriali, scritti durante il periodo romano, sollecitati vivamente dal suo confes-sore, il servo di Dio padre Ignazio Beschin ofm, allora Rettore magnifi co dell’Antonianum, sono una fotografi a eloquente della sua virtù e della maturità spirituale alla quale era giunto non ancora sessantenne. Lo stesso San Luigi Orione che lo conobbe personalmente e molti ve-scovi soprattutto del sud Italia, tra cui mons. Antonio Di Tommaso, che lo avevano conosciuto e che non erano stati aff atto consultati in merito, si adoperarono presso la S. Sede per far riconoscere la sua innocenza. Lo stesso due suoi compaesani il canonico Francesco Chirico pe-nitenziere della cattedrale di Oria e don Giuseppe Car-lucci, arciprete di Ceglie Messapica. Il tempo ha portato a chiarimenti, verifi che, ritrattazioni delle accuse e ad uno studio critico della situazione. Molteplici dichiarazioni fanno rilevare la qualità della sua vita spirituale e delle sue virtù sacerdotali e religiose, davvero singolari. Il suo ritorno nella città e diocesi di Oria, avviene nell’An-no della Fede, e segna contestualmente un traguardo ma anche l’inizio di un nuovo cammino storico che non solo lo riabilita nella coscienza delle due Congregazioni di Sant’Annibale, ma lo propone storicamente e spiritual-mente come un autentico testimone di fede e di carità. Padre Palma ha dedicato la sua vita all’Opera del Rogate con passione, intelligenza, capacità ingegnose ed amo-re sviscerato, passando attraverso la grande tribolazio-ne che, nel corso degli ultimi tre anni della sua vita si è espressa nella solitudine, nell’emarginazione, nel duro isolamento alla Scala Santa, avendo per compagna la sola fede e la speranza nella vera giustizia. Egli non tralasciò mai di essere Rogazionista nel cuore, fi glio sempre devo-to del canonico Di Francia. La sua memoria rimane impressa indelebilmente nella storia ed è affi data al giudizio misericordioso di Dio.

*Superiore Rogazionista Provincia Italia Centro-Sud

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CULTURALE

1 Cfr. Una dichiarazione del Can. Annibale Maria Di Francia. Per la verità. Dio e il prossimo, 7 luglio 1926.

Sant’Annibale e padre Palma.

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La leggenda narra che nel luogo dove ora sorge in Latiano la chiesa del SS. Crocifi sso, nel XVI vi era una taverna, presso cui si fermarono

degli zingari. Quando decisero di andar via dal pae-

se, però, non riuscirono a sollevare una delle casse di mercanzie che portavano con loro; decisero perciò di svuotarla. Ne estrassero fuori un Crocifi sso in legno di noce dipinto dello stesso secolo e tutti i presenti si in-

ginocchiarono in segno di riverenza; venne chiamato il parroco e la statua fu portata in processione per il paese. Gli zingari, allora, decisero di donare alla cittadinanza la statua, ma come ricordo di quanto era accaduto stac-carono un dito dalla mano destra. Originariamente la chiesetta era in-titolata a S. Sebastiano, per via della presenza dell’arciconfraternita di S. Sebastiano, alla quale apparteneva la statua; l’arciconfraternita si disciolse dopo il 1603 e la chiesa tenne il nome di SS. Crocifi sso. Della preesistente chiesa di S. Sebastiano si conserva lo stemma di Carlo V re di Napoli.La facciata è monofastigiata a capan-na; sul timpano terminale è posta la croce acroteria; si tratta di una chie-setta con pianta longitudinale ad aula. All’interno del timpano si trovano i simboli del martirio di Gesù.La macchina d’altare, in legno inta-gliato in stile barocco e rivestita di gesso, venne costruita nel 1697 e si presenta con quattro colonne tortili

CULTURALE

La chiesa del Crocifisso in Latiano

Federica Gatti

anno VIII n. 5 Maggio 2013

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terminanti con capitelli corinzi. I dipinti che vi si tro-vano sembrano quasi essere un’unica rappresentazio-ne; ai lati della croce vi sono ubicati i dipinti raffi gu-ranti S. Giovanni Apostolo e la Maddalena (olio su tela, secolo XVII, di autore ignoto). Entrambi i personaggi appaiono con il viso che trasmette un’espressione di contemplazione. Al centro della macchina d’altare vi è il dipinto raffi gurante la Madonna dei sette dolori (Olio su tela, secolo XVII, di autore ignoto). La Madonna è raffi gurata con le braccia allargate e lo sguardo rivolto verso il cielo; nel suo petto sono infi lati sette stili che rappresentano i sette dolori. Anche i panneggi e gli angeli oranti ai suoi piedi trasmettono il dramma del dolore. Sulla cimasa della macchina d’altare vi è il di-pinto che raffi gura l’ Eterno Padre (Olio su tela, Seco-lo XVII, autore ignoto); con la mano destra benedice, mentre con la sinistra sorregge il globo terrestre, dal quale spunta una croce che simboleggia la fede cattoli-ca che domina il mondo. Sulla sinistra della macchina d’altare vi è un dipinto ovale raffi gurante la Gloria del Sacro Cuore (olio su tela, secolo XVII, di autore ignoto). Al centro dell’ovale è raffi gurato il Cristo con il gesto tipico dell’iconogra-fi a del S. Cuore; mentre intorno una schiera di angeli

porta in gloria l’effi ge del cuore di Gesù. Sulla destra della macchina d’altare vi è un dipinto ova-le raffi gurante la Madonna del Buon Consiglio ( olio su tela, secolo XVII, di autore ignoto); il dipinto raffi gura la Madonna del Buon Consiglio scoperta da un ten-daggio da quattro angeli che la mostrano al popolo. In Sagrestia vi sono dei dipinti raffi guranti la Madon-na del Rosario (olio su tela, secolo XIX, autore ignoto), una Madonna con bambino e cesto di frutta (olio su tela, secolo XIX, autore ignoto) e San Giovanni Battista (olio su tela, secolo XVIII, autore ignoto).

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MemOria

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Notizie storicheEsisteva in Latiano, in via Santa Margherita, sin dal XVI secolo, una cappella di diritto di patronato dei feudata-ri del luogo dedicata a San Nicola, Vescovo di Mira. Nel 1740 circa, in quella cappella fu istituita la Confraterni-ta dell’Addolorata, che dopo pochi anni si disciolse. Nel 1749, deceduto il Marchese di Latiano, Gianluca Impe-riali, lasciò per disposizione testamentaria che si amplias-se la suddetta Cappella di San Nicola e si costruisse un locale adatto per i Confratelli. Domenico Imperiali Ju-nior, terzo Marchese di Latiano, poiché nel frattempo si era disciolta la Confraternita dell’Addolorata, per adem-piere alla volontà del padre, decise di costruire ex novo un’altra cappella attigua al palazzo marchesale nella quale traslò nel 1763 l’antica icona di San Nicola e  l’intitolò alla Beata Maria Vergine dei Sette Dolori. Questa cappella fu completata nel 1765 e si celebravano quotidianamente al-

cune SS. Messe per i defunti della famiglia Imperiali. Nel 1840 le Autorità religiose di Latiano con i fedeli chiesero al Marchese, che si trovava in Napoli, la concessione en-fi teutica della Chiesa per poter installare una nuova Con-fraternita,  sotto il titolo dell’Immacolata, poiché nella Chiesa Cattolica si attendeva la defi nizione dogmatica dell’Immacolata Concezione di Maria  (questo dogma fu promulgato da Papa Pio IX nel 1854). La Confraternita iniziò a svolgere la sua attività dal 1° gennaio 1840, dopo aver ottenuto l’autorizzazione ecclesiastica dal Vescovo Diocesano e quella civile dal Re Ferdinando II. Una pa-rola a parte ed un ricordo si deve alla famiglia Imperiali che concedette questa Chiesa in enfi teusi ed in particolar modo al Marchese Luigi Imperiali ed al fi glio Francesco, uomini profondamente religiosi e specialmente France-sco che aiutò molto il Beato Bartolo Longo nel suo apo-stolato a Napoli facendogli conoscere Padre Ludovico da Casoria. Di lui il Beato tesse le lodi nella storia del San-tuario di Pompei.

Struttura e interno della ChiesaLa struttura della Chiesa è di stile barocco con i suoi al-tari marmorei, di fattura napoletana, che furono consa-crati nel 1785 da Mons. Alessandro Maria Kalefati che in quell’occasione lodò non solo la bella struttura della chiesa, ma anche le vesti sacerdotali assai nobili, di cui un esempio coevo all’apertura della Chiesa sono le sto-le in cannellato di seta broccato argento che ancora oggi si indossano. La Confraternita e i suoi amministratori sono ancora impegnati nel completare il restauro e nel-la valorizzazione dei beni culturali della chiesa.  Sin dal 1980 sono sati realizzati importanti lavori quali vetrate istoriate – 1983 – restauro pittura chiesa e decorazioni, restauro facciata, ricostruzione del tetto con manto di tegole e campanile, elettrifi cazione campane, restauro organo a canne, restauro delle tele presenti nella chiesa.

CULTURALE

La chiesa dell’Immacolata in Latiano

Giuseppe Argese

anno VIII n. 5 Maggio 2013

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Le tele della Chiesa furono realizzate dal pittore Diego Bianchi da Manduria nell’ultima fase della sua attività. La tela raffi gurante l’Addolorata Maria, collocata sull’altare maggiore,  è stata recentemente restaurata a cura della Confraternita. Sono state restaurate anche la tela raffi gu-rante il transito di S. Giuseppe, mentre la tela di S. Ni-cola è stata restaurata negli anni ’80. Per interessamento della confraternita furono realizzate tutte le statue della Chiesa fra cui quelle a soggetto Mariano quali la statua della Vergine Immacolata e quella dell’Addolorata, in so-stituzione dell’antica statua fatta realizzare dal Marchese Imperiali. Queste statue, ricoperte di vestiti serici, furo-no intagliate in legno dallo scultore Greco di Ostuni, nel 1850, ed i relativi abiti fi nemente ricamati in oro, furono realizzati dalla ditta Flora di Francavilla. Nel dicembre 1851 sempre a cura dello stesso scultore e con le stesse caratteristiche, fu realizzata la statua della morte della Madonna(dormitio Mariae). A completamento dell’ar-redo della Chiesa, nell’anno 1865 fu fatto ricamare dalla ditta Flora di Francavilla, il parato usato nelle solennità mariane, decorato a motivi fl oreali in oro, con al centro lo stemma dell’Immacolata contornato dalle dodici stelle.

Celebrazioni e DevozioniLa chiesa è aperta al culto e ogni domenica viene cele-brata la S.Messa. In essa si svolgono particolari celebra-zioni legate alla devozione all’Immacolata, che esce ogni due anni e viene portata in processione dopo una novena di preparazione, alla Madonna di Lourdes, il giorno 11 febbraio con novena di preparazione sin dai primi tem-pi in cui fu riconosciuta da parte della Chiesa la sua ve-ridicità delle apparizioni. Inoltre il Venerdì di Passione

festeggia la Madonna Addolorata, titolare della Chiesa, con settenario in preparazione della festa ed esposizione del Santissimo, il giorno della festa stessa. La processio-ne dell’Addolorata durante la Settimana Santa, si svolge ogni anno, a turno, curata da una diff erente confraternita ed ha luogo il Sabato Santo alle prime ore della giorna-ta con l’intervento delle quattro confraternite cittadine. Si ricordano, inoltre nella Confraternita, con particola-re devozione, anche le feste dei SS. Medici, che vengo-no portati in processione ogni due anni, e la devozione a Santa Lucia.

Bibliografi aBeni Culturali di Latiano III * -Le chiese e il Patrimonio Sacro– Biblioteca Comunale Latiano 1993- Confrater-nita dell’Addolorata Azione Cattolica Italiana – La via di Maria – Fede-Ar-te-Storia-Percosi Mariani nella Diocesi di Oria – a cura di Anna Maria Los Reyes – Confraternita dell’Addolo-rata – a cura di Salvatore Settembrini

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MemOria

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L’Azione Cattolica dei Ragazzi della Puglia si dà appuntamento Domenica 26 maggio presso l’Are-na della Vittoria di Bari. Un grande incontro-festa, come non accadeva dal 1999, che coinvolgerà circa 10.000 partecipanti provenienti dalle 19 diocesi pu-gliesi. Un evento che gode del patrocinio della Re-gione Puglia e del Comune di Bari.

L’iniziativa parte da un input dal centro nazionale

dell’Ac, che nei mesi scorsi ha invitato le delegazioni di ogni Regione ad organizzare incontri-festa per ra-gazzi con l’obiettivo di celebrare la bellezza del sen-tirsi Chiesa, alla luce del Concilio Vaticano II.

Lo slogan del meeting pugliese è “Ragazzi, tutti in scena”. L’evento sarà il centro del percorso triennale che sta coinvolgendo gli acierrini dai 6 ai 14 anni nel sentirsi “Protagonisti della Chiesa”, seguendo le indicazioni della CEI che in questo decennio si è data il compito di cercare risposte all’emergenza educativa. Un cammino, quello dell’Acr, fi nalizzato a riconoscere l’autenticità dei più piccoli, valorizzan-done l’originale presenza nelle realtà parrocchiali e diocesane.

Una giornata di festa vissuta tra giochi, incontri, di-vertimento e testimonianze di scelte belle e signifi ca-tive di vita e di fede. Durante la mattinata, i bambini e i ragazzi saranno protagonisti di quattro percorsi che riprendono i contenuti delle quattro costituzioni conciliari. Il cuore della manifestazione sarà ovvia-mente la grande celebrazione eucaristica. Al pome-riggio, invece, spazio allo spettacolo con la rappre-sentazione di “Ragazzi, tutti in scena”: cinque ambiti di vita dei ragazzi andranno in scena insieme a tanti amici dell’associazione.

Diversi i testimonial che parteciperanno a questa giornata perché il nostro desiderio non era quello di realizzare solo un evento, ma di arricchire il cam-mino di fede dei ragazzi e coinvolgere tutti i gruppi di Ac della Puglia, proprio perché fosse occasione di condivisione e corresponsabilità.

MemOria anno VIII n. 5 Maggio 2013

SPECIALE FESTA REGIONALE ACR

I ragazzi dell’ACR “tutti in scena”I ragazzi dell’ACR “tutti in scena”Domenica 26 maggio a Bari il grande incontro-festa regionale

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Carissimi ragazzi ed educa-tori dell’Acr di Oria, è dav-vero una grande gioia per me scrivervi per invitarvi insieme alle vostre famiglie a vivere con tutti gli acier-rini di Puglia l’incontro regiornale del prossimo 26 maggio a Bari.

Questo importante e imperdibile appuntamento si colloca in un cammino più grande che, in questo anno associativo, avete vissuto insieme nelle vostre comunità parrocchiali. Avete, infatti, imparato a sentirvi protagonisti della Chiesa, popolo di Dio e a cercare Colui che è l’Autore della vostra vita, della vostra pace, della vostra gioia. Il Signore è infatti il vostro amico più grande che giorno dopo giorno vi iimpegnate a cono-scere e ad amare sempre più.

Vogliamo allora vivere questo mo-mento unico della nostra esperien-za associativa come un’occasione preziosa per confermare la nostra fede, per dire che è bello essere ami-ci di Gesù e stare insieme a lui.

Quest’incontro rappresenta, inoltre, una tappa che vi condurrà il prossi-

mo 6/7 settembre a Roma con tutti i bambini i ra-gazzi delle diocesi d’Italia per raccontare la bellezza di credere nel Signore Gesù.

Andiamo allora tutti in scena e diciamo a Dio Padre, creatore del cielo e della terra: Ti credo...Tutto parla di te! del tuo amore, della tua fedeltà, del tuo soffi o d’amore...Vi aspetto tutti, nessuno può mancare!

* Responsabile nazionaledell’Azione Cattolica dei Ragazzi

anno VIII n. 5 Maggio 2013MemOria

SPECIALE FESTA REGIONALE ACR

Nessuno può mancare!Nessuno può mancare!

Teresa Borrelli*

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Nell’anno della fede, un’occasione unica e spe-ciale anche per i bambini e i ragazzi di Azione Cattolica:“RAGAZZI, TUTTI IN SCENA!”.

I bambini e i ragazzi sono i veri protagonisti dell’in-contro regionale che si celebrerà il 26 maggio 2013 a Bari presso lo Stadio della Vittoria, accompagnati dalle famiglie, dagli educatori e con l’aiuto dei gio-vani e adulti dell’Azione cattolica delle 19 diocesi di Puglia.

L’incontro s’inserisce all’interno del cammino che i gruppi stanno vivendo in questo anno associativo che ha come scopo quello di riconoscere l’origina-le presenza dei ragazzi nella vita delle nostre real-tà parrocchiali e li vuole aiutare a comprendere e valorizzare la chiamata di ciascuno a sentirsi parte del Popolo di Dio e a prendersi cura, insieme, della Chiesa.

Questo incontro ha in sé molteplici aspetti belli e si-gnifi cativi, prima di tutto sarà un’occasione per spe-rimentare “in grande” l’incontro con gli altri e con Gesù, vera meta del percorso di crescita dell’Ac, ma anche quella di vivere una dimensione più ampia, bella e ricca della Chiesa, una dimensione che supe-ra i confi ni della propria parrocchia e delle proprie città; infi ne, riteniamo che questo appuntamento sia importante non solo come Ac e come Chiesa, perché “tenere insieme” tante persone di età diversa, in cui i più grandi si prendono cura dei più piccoli, sono at-tenti alle esigenze dei più piccoli, è segno di testimo-nianza viva di gioia e speranza anche per la società, quindi ricchezza per tutti!

Il nostro desiderio è, inoltre, che l’incontro possa es-sere occasione per rifl ettere in modo bello e gioioso su come essere protagonisti del proprio tempo, fare più bella la Chiesa e le comunità parrocchiali, dare il proprio contributo per rendere più abitabile la pro-pria città, vivere il tempo libero in modo costruttivo e positivo per se stessi e per gli altri e così anche il mondo della scuola e, infi ne, recuperare i valori belli e importanti della famiglia, sentirsi famiglia cristia-na che mette Gesù al centro della propria vita.

Noi ci auguriamo che, in questo anno speciale, che mette al centro la “riscoperta “ della fede, la missione per una “nuova evangelizzazione “ e in cui la Chie-sa celebra il 50° anniversario del Concilio Vaticano II, questo incontro diventi il segno e l’immagine più bella della Chiesa del Concilio!

*Incaricate regionali dell’Acr

MemOria anno VIII n. 5 Maggio 2013

SPECIALE FESTA REGIONALE ACR

Essere protagonisti del proprio tempoEssere protagonisti del proprio tempo

Mary Castellana, Eleonora Terragno*

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Dicono che nessun incontro è casuale, che è tutto già segnato, voluto… Incontrare è conoscere e imparare a conoscere se stessi e gli altri, ascoltare nuove storie, aprirsi ad altre idee, fare nuove amicizie.

Il 26 maggio sarà una giornata particolare, perché con le altre diocesi ci incontreremo a Bari per una Festa degli Incontri regionale. Sarà una giorna-ta movimentata da divertimento e tante emozioni. Dopo essere partiti ciascuno dalla propria chiesa e aver percorso strade diverse, incontrarsi in un punto comune è proprio come l’esperienza di fede di ognu-no: raggiungere un unico obiettivo, cioè incontrare Gesù.

In questo anno della fede sarà bello ritrovarsi con altri bambini di ACR che credono e non hanno pau-ra di dirlo agli altri e di farlo vedere con la loro vita.

Sarà un’esperienza che ci aiuterà a crescere nel con-fronto con gli altri, nella gioia e nel divertimento, nel vivere esperienze insieme, nello scambio reciproco di quello che siamo…. ragazzi in cammino alla ri-cerca dell’Autore della nostra storia, ragazzi che il 26 maggio saranno… TUTTI IN SCENA!

*Equipe dei ragazzi ACR Diocesi di Oria

anno VIII n. 5 Maggio 2013MemOria

SPECIALE FESTA REGIONALE ACR

Nessun incontro è casualeNessun incontro è casuale

Adriana, Eleonora e Francesco*

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Anche quest’anno la Pastora-le Familiare Diocesana con il suo Direttore Don Lorenzo e tutta la Commissione ha or-ganizzato il 7 aprile 2013 “la festa diocesana della famiglia”. Si è tenuta presso il Santua-rio “Santa Maria di Cotrino” a Latiano grazie alla disponibi-lità e all’accoglienza dei padri Cistercensi.Abbiamo dato un tema a que-sta giornata: “Il Vangelo se-condo famiglia”, perché è la famiglia la prima evangelizza-

trice nei confronti dei propri fi gli, ma anche della comu-nità in cui vive.Ci hanno aiutato in questo le relazioni di Don Franco Lanzolla, Direttore dell’Uffi cio Regionale per la Pasto-rale Familiare e i coniugi Lucia Miglionico e Giuseppe Petracca Ciaravella, referenti dell’Uffi cio Regionale per la Pastorale Familiare.La giornata è iniziata con le lodi che sono state cantate al Signore ed è proseguita con le due relazioni.Mons. Lanzolla ci ha parlato di “Aquila e Priscilla: un Vangelo a misura di famiglia” facendoci gustare come la coppia Aquila e Priscilla sia stata fondamentale compa-gna di S. Paolo nell’evangelizzazione delle Chiese d’O-riente e come agissero da autentici collaboratori che compiono un’opera affi data loro da Dio stesso. “Ma chi è Apollo, chi è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede, ciascuno secondo che il Signore gli ha dato. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere! ….Siamo infatti collaboratori di Dio e voi siete il campo di Dio, l’ edifi cio di Dio. (1Cor 3,5-7) Il primo atto del loro conoscersi è stato quello di ospitare S. Paolo nella propria casa ricevendone in cambio lavoro. Ed è proprio in casa che avveniva la condivisione evangelizzante con la altre persone e famiglie.

I coniugi Lucia e Giuseppe lavorano presso “Casa Sol-lievo della Soff erenza” a S. Giovanni Rotondo, entrambi medici dei reparti di oncologia pediatrica e medicina nu-cleare ci hanno parlato “Sulle orme di Aquila e Priscilla, una signifi cativa corresponsabilità missionaria”.Lucia e Giuseppe prendendo come esempio la vita di Aquila e Priscilla, ci hanno raccontato come la loro vita di tutti i giorni sia missione di evangelizzazione con sem-plici atti di accoglienza, ascolto, apertura. Le nozze in Cristo ci impegnano a: tendere alla santità, vivendo “il Bell’amore” e la comunione personale testimoniare che è bello e realizzante essere sposi, annunciare e testimonia-re il vangelo dell’amore, del matrimonio, della famiglia e della vita. Infatti «La famiglia cristiana è chiamata a pren-dere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa in modo proprio e originale, ponendo cioè al servizio della Chiesa e della società se stessa nel suo essere e nel suo agi-re, in quanto intima comunità di vita e di amore» (FC 50).A queste relazioni sono seguite testi-monianze di coppie della nostra Diocesi che hanno racconta-to la loro esperienza familiare evangeliz-zatrice nella coppia stessa e nella comu-nità.Dopo aver condivi-so comunitariamen-te il pranzo, i nostri fi glioletti, nel po-meriggio, ci hanno mostrato i lavori che parallelamente a noi avevano fatto nella mattinata con i ra-

Francesca e Gaetano Mascolo

Vangelo secondo Famiglia

DIOCESANA

MemOria anno VIII n. 5 Maggio 2013

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gazzi dell’ACR della Parrocchia “Maria SS. del Carmine” di Francavilla mentre le coppie hanno espresso, tramite post-it, i loro desideri, i loro bisogni e sono stati donati al Signore durante l’off ertorio della celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Vincenzo Pisanello che ha cordialmente salutato tutte le famiglie partecipanti.Di seguito si riporta uno stralcio della Sua omelia, un vero augurio sgorgato dal Suo cuore di padre affi nché gli sposi cristiani possano vivere da testimoni, per poi dive-nire evangelizzatori ed incarnare il Vangelo a misura di famiglia sull’esempio di Aquila e Priscilla (At 18, 26)“Qual è la condizione fondamentale perché un discepolo diventi un evangelizzatore? Perché una famiglia inizia l’opera di evangelizzazione? Qual è l’elemento determinante?

Crediamo in Gesù Risorto, il nucleo centrale della no-stra fede, ma non è l’elemento determinante per divenire evangelizzatori.Determinante è l’incontro con Gesù Risorto, nessuno può evangelizzare se non lo ha incontrato personalmen-te, la conoscenza è importante ma non è determinante; ne diviene esempio l’incontro dell’apostolo Tommaso, che se non l’ha incontrato personalmente, non crede! Avuto l’incontro col Risorto, Tommaso diviene evange-lizzatore (Gv 20,24-29).Oggi dove incontriamo Cristo? Non è suffi ciente l’incontro intimistico, questo riman-da all’incontro nella comunità ecclesiale come anche in quella familiare. Ogni volta che la famiglia è riunita, lì

c’è Gesù, ogni membro diviene per gli altri “segno della presenza di Cristo Risorto”. Gesù Risorto si fa incontrare, anche, nel perdono ricevu-to e off erto, dando così l’opportunità di vivere “l’esperien-za dello Spirito” che consente di perdonare e di amare oltre la soff erenza. Le famiglie, dunque, sono invitate a toccare le ferite di Cristo, perché in quelle ferite si tocca e si incontra Cristo Risorto.Quali sono le ferite di Cristo, oggi?Sono le ferite dell’umanità: persone che soff rono, persone anziane ed abbandonate, famiglie che non si comprendo-no più, sono i poveri … È in queste ferite che alle famiglie è dato d’ incontrare Gesù che dice: “Sono qui per te, sono con te, soff ro con te per dare senso alla tua soff erenza”.

Il coro “Beato Francesco da Durazzo“ della parrocchia “San Francesco d’Assisi“ in Oria - foto a cura di Mimino Matarrelli.

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La via dell’immigrazio-ne diviene la via della diff usione del Vangelo, Aquila e Priscilla, tes-sitori di tende, arrivati dalla Turchia attraverso canali commerciali, te-stimoniano come al di là dell’etnia sia prioritario cercare Cristo e diveni-re suoi testimoni e poi evangelizzatori.Aquila e Priscilla si sen-

tono chiamati a “stare con Lui”, per poi essere man-dati nella comunione alla Comunità. Così come Gesù chiamò i dodici Apostoli perché stessero con Lui e li mandò in tutto il mondo. “Stare con Lui e andare insieme” è il fondamento della missione. Aquila e Priscilla divengono così la “dimora della Pa-rola” mentre accolgono Paolo che è la “bocca della Pa-rola”, insieme hanno costruito la Chiesa di Corinto con la trama, quel fi lo d’oro che è la testimonianza dell’ac-coglienza e della condivisione.Non si può tessere la tenda solo con la trama, in que-sto caso il mistero nuziale vissuto nel quotidiano e incarnato dalla vita degli sposi; ci vuole anche l’ordito rappresentato dall’ordine presbiterale, insieme posti al servizio del Sacro.La famiglia che ha accolto Cristo si mette in movimen-to, inizia un cammino, condivide l’ansia missionaria di Paolo e si sposta con lui al seguito del Vangelo.

“Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere! …. Siamo infatti collaboratori di Dio e voi siete il campo di Dio, l’ edifi cio di Dio.” (1Cor 3,5-7)Aquila e Priscilla sono autentici collaboratori, compiono un’opera affi data loro da Dio stesso, incarnando una corresponsabilità nel portare avanti un’opera

comune.Questa coppia ci deve essere particolarmente cara soprattutto per chi si adopera per la pastorale familiare: dobbiamo sentirli come se fossero nostri “progenitori” nella fede come collaboratori particolari, stretti all’Apostolo nelle sue fatiche nell’evangelizzazione.Ci insegnano come gli sposi hanno, in forza della grazia del sacramento del matrimonio, un loro posto nella Chiesa: “essi non sono soltanto l´oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa, ma ne sono anche il soggetto attivo e responsabile in una missione di salvezza che si compie con la loro parola, la loro azione e la loro vita”. (CEI, Evangelizzazione e sacramento del matrimonio n. 59)Sulle orme di Aquila e Priscilla noi dobbiamo prima di tutto domandarci: conosciamo veramente che cosa siamo come coppia e come famiglia nel pensiero di Dio?

• Famiglia diventa ciò che sei: prova a trovare dentro di te ciò che è stato pensato per te!

• Famiglia credi in ciò che sei: hai ricevuto una missione, annunciare il Vangelo della Famiglia.Se non lo fai tu non lo fa nessuno.

Dalla relazione di Don Franco Lanzolla

Dalla relazione di Lucia e Giuseppe Petracca Ciavarella

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Don Franco Lanzolla Coniugi Petracca - Ciaravella

DIOCESANA

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The Sun “Spiriti del Sole”

Giuseppe Perrucci

Irrompono ancora una volta nel panorama della mu-sica giovanile i Th e Sun, band musicale italiana con il loro album “Spiriti del sole”. Propongono una musica fresca, giovane, ricca di for-me e suoni coinvolgenti, veicolo di un preciso mes-saggio che parla di vita, di quotidianità, di un’umanità vera che non fa sconti ed è capace di amare, di soff ri-re, di porsi davanti a scelte e decisioni che cambiano l’esistenza. I loro testi attingono direttamente ai loro vissuti, così intrisi di fede, tali da meravigliare chi li ascolta per la forte presenza di un Dio che spesso non viene nominato, ma del quale si riconosce inconfondi-bilmente la traccia.I Th e Sun propongono tematiche molto intime, che ri-chiedono una certa dose di sensibilità, le quali sono magistralmente unite a quei toni punk/rock che carat-

terizzano la band. Musica e testi sono abilmente utiliz-zati da questi quattro giovani vicentini per condividere qualcosa che va al di là del semplice credo religioso: la propria esperienza di Dio e il proprio cammino che li porta ad annunciare senza vergogna la loro fede. Veicolano un messaggio dichiaratamente ed espressa-mente cristiano, dotato di una sua personalità e non una anonima rifl essione sulla felicità, sulle diffi coltà della vita, sulle problematiche giovanile. Essi si raccon-tano ed interpretano con l’unica chiave di lettura che è il Vangelo. Il giovane gruppo musicale ha ben com-preso la sua vocazione alla luce della propria missio-ne: diff ondere la buona novità/novella di Gesù Cristo attraverso un linguaggio privilegiato, pane quotidiano per tutti i giovani e non solo, quale la musica. Ed è proprio in una delle loro canzoni presente nell’al-bum, “Betlemme”, che i Th e Sun svelano la loro più in-tima natura, si lasciano scoprire e comprendere. Il loro cammino di fede, diventa un viaggio, fatto di tappe, di soste e fermate in cui la terra sotto i piedi alle volte si bagna di quelle lacrime che nascono dal dolore. Que-sto viaggio però non è un errare impreciso, ma è un vivo e chiaro sogno, consapevoli che a guidarli è Dio il quale conosce la strada migliore da far percorrere. È un viaggio nel mondo in cui l’umanità sbaglia, ma sa accogliere.“Spiriti del sole” è un album che, in questo anno della fede, può aiutarci ad avere testimoni credibili, giovani e gioiosi, di chi ha fatto esperienza di Dio e non può fare a meno di annunciarlo.

CULTURALE

anno VIII n. 5 Maggio 2013MemOria

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PRO

mercoledì 1 maggio 2013

Santa Maria di Costantinopoli, ManduriaPerdonanzeore 10:30Parrocchia S. Giuseppe Lavoratore, LatianoFesta di S. Giuseppe Lav.ore 18:30

giovedì 9 maggio 2013

Francavilla FontanaVisita del Vescovo alla comunità religiosa delle Suore Figlie delle SS. Stimmate ore 16:00Parrocchia dell’ Immacolata, Francavilla F.Cresimeore 18:30

venerdì 10 maggio 2013

Santuario Madonna di Pasano, SavaRitiro del Cleroore 9:30Chiesa San Vincenzo de Paoli, Villa CastelliCresimeore 18:00

giovedì 16 maggio 2013

Basilica Madonna del Rosario, Francavilla F.Cresimeore 18:30

venerdì 17 maggio 2013

ManduriaVisita del Vescovo alla comunità religiosa delle Suore Discepole del Buon Pastore,via G. L. Marugi.ore 16:00ManduriaVisita del Vescovo alla comunità religiosa delle Suore Discepole del Buon Pastore,via per Maruggio.ore 18:00

giovedì 2 maggio 2013

Santuario S. Cosimo alla MacchiaS. Messaore 9:00Cattedrale, OriaFesta dei Santissimi Medici S. Messa a seguire processioneore 18:30

sabato 4 maggio 2013

Chiesa S. Vincenzo de Paoli, Villa CastelliCresimeore 18:00

domenica 5 maggio 2013

Santuario San Cosimo alla MacchiaSanta Messaore 9:00Uggiano MontefuscoCresimeore 11:00San Michele Arcangelo, ManduraCresimeore 18:00

lunedì 6 maggio 2013

Chiesa Madre, LatianoSanta Messa festa Madonna di Cotrinoore 17:00

sabato 18 maggio 2013

Santuario S. Cosimo alla MacchiaVeglia di Pentecosteore 20:00

mercoledì 8 maggio 2013

Santuario San Cosimo alla MacchiaSanta Messa. Arrivo reliquie.ore 16:00

Agenda pastorale del Vescovo, maggio 2013

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PRO

domenica 19 maggio 2013

presso Santuario Cotrino, LatianoCresime della Parrocchia San Giuseppe ore 10:30San Michele Arcangelo, ManduriaCresimeore 18:00

domenica 26 maggio 2013

Santuario San Cosimo alla MacchiaSanta Messaore 9:00Sette Dolori, Francavilla FontanaCresimeore 17:00

lunedì 27 maggio 2013

Francavilla Fontana Visita del Vescovo alla comunità delle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuoreore 16:00Spirito Santo, Francavilla FontanaCresimeore 18:00

mercoledì 29 maggio 2013

ManduriaVisita del Vescovo alla comunità religiosadelle Suore Compassioniste Serve di Maria ore 18:00

giovedì 30 maggio 2013

AvetranaVisita del Vescovo alla comunità religiosa delle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuoreore 16:30

venerdì 31 maggio 2013

OriaVisita del Vescovo alla comunità religiosadelle Suore Figlie del Divino Zeloore 16:30

venerdì 31 maggio 2013

OriaVisita del Vescovo alla comunità religiosadelle Suore Serve dei Poveri.ore 18:30

COMPLEANNI

3 maggio✠ Mons. Vincenzo Pisanello

4 maggioSac. Franco Candita

6 maggioMons. Franco Dinoi

12 maggioSac. Tommaso Prisciano

14 maggioSac. Franco Ferretti

16 maggioSac. Domenico Carenza

20 maggioSac. Francesco Sternativo

23 maggioMons. Giuseppe DesantisMons. Antonio De StradisSac. Umberto Pezzarossa

27 maggioSac. Dario De Stefano

ANNIVERSARI di ORDINAZIONE

2 maggioDon Paolo Manna – XXVI

13 maggioDon Tommaso Pezzarossa – XXIX

22 maggioDon Alessandro Mayer – XIV

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A partire da questo numero MemOria proporrà la cono-scenza delle confraternite diocesane, realtà laicali “pro-prietarie” di un notevole patrimonio storico e di fede. Questo spazio, che coinvolgerà nei prossimi numeri quante più confraternite sarà possibile, è curata in colla-borazione con la Consulta diocesana per le Confraterni-te. L’avvio di questa rubrica in questo numero di maggio non è casuale: infatti il prossimo 6 giugno si aprirà a Oria il 1° Cammino diocesano delle Confraternite con il con-vegno sul tema “La fede nelle Confraternite tra passato e futuro”, esperienza che si concluderà ad agosto con la solennità diocesana di San Barsanofi o.

1° Cammino diocesano delle Confraternite

Daniele Conte

Tra le tante attività dei sodalizi confraternali di tipo cul-tuale-liturgico ma anche sociale e culturale, si è diff usa in questi ultimi tempo quella dei cosiddetti raduni o Cam-mini.A livello internazionale si verifi cano in occasioni partico-lari della vita della Chiesa mentre a livello nazionale (in

Quattrocento anni di storia e non sentirli. Così è per la Confraternita del Rosario di Oria, residente presso la chiesa parrocchiale di San Domenico e guidata dal gio-vanissimo priore Massimo Carone, che ha ricevuto da poche settimane il suo secondo mandato priorale.La realtà di questa confraternita – una fra le quattro tut-tora esistenti nel capoluogo diocesano – è esemplare per le analoghe compagini laicali; è infatti corrente da alcuni anni una decisa e interessante operazione di riattualizza-zione delle fi nalità confraternali, ridottesi nel corso dei decenni (come putroppo è accaduto in molte altre istitu-zioni simili) al mantenimento di poche, raff erme attività devozionali.Capacità particolare di questa confraternita è stata quella di creare nel corso dell’ultimo quindicennio un graduale ma effi cace “passaggio del testimone” dalle generazioni più adulte di confratelli e consorelle verso le generazioni più giovani, amalgamando positivamente e omogenea-mente le varie fasce d’età e di interesse.Inoltre, come riferisce il priore Carone, fondamentale è l’interazione quotidiana con la realtà parrocchiale presso

cui si è inseriti nonchè con la realtà diocesana. Non un’i-dea lanciata per caso ma una linea operativa già concreta: Carone infatti è membro della Consulta diocesana per le confraternite e delegato nella Consulta delle aggregazioni laicali. Un’esperienza di fede che gode del confronto con persone altrettanto impegnate, resa possibile nei cammi-ni non solo diocesani ma anche regionali e nazionali, in cui la confraternita oritana – come riferisce Massimo Ca-rone – è costantemente presente.La Confraternita del Rosario di Oria custodisce anzitut-to il culto in onore della Vergine sotto l’omonimo titolo impostogli dal lettore domenicano Reginal-do da Martina, curan-done i festeggiamenti nelle tradizionali date di maggio e ottobre. A questo si affi ancano le antiche pratiche cari-tatevoli che stando a quanto raccontano le

Il priore Massimo Carone

DIOCESANA

Secoli di storia e una robusta costituzionePierdamiano Mazza

Conosciamo la Confraternita del Rosario di Oria

Confraternite

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carte del notevole archivio storico (ora soggetto ad uno studio di ricerca scientifi ca di prossima pubblicazione) hanno sempre connotato la vita confraternale.Sono oltre 70 gli iscritti che indossano il tradizionale camice bianco sovrastato dalla mozzetta nera che copre le spalle; fra questi 30 sono donne e circa 15 hanno età inferiore ai 35 anni. Una realtà dunque provvista di un cospicuo lato femminile e giovanile, sfatando l’immagine consolidata che negli ultimi tempi ritrae tali aggregazioni come riservate a fedeli ormai avanti con gli anni. La vita della Confraternita del Rosario di Oria è tra l’altro caratterizzata da un’intensa attività culturale che si è con-cretizzata nel corso degli anni in convegni e incontri sulla storia della confraternita stessa, spaziando inoltre su più ampi aspetti della realtà confraternale nazionale, cul-minando in un convegno dedicato al Beato Piergiorgio Frassati. Tale operatività sarà profusa anche in occasione del prossimo 1° Cammino diocesano delle Confraternite, nella cui organizzazione la Confraternita del Rosario di Oria riveste un ruolo fondamentale.“Sono diverse le confraternite che in diocesi lavorano con impegno come la nostra – aff erma il priore Massimo Ca-rone – e i risultati si vedono, soprattutto nella direzione di una rivalutazione del nostro ruolo nella Chiesa anzi-tutto e nella società civile poi”. Tesori di fede, storia e società: queste poche parole rias-

sumono bene l’odierna essenza di queste aggregazioni laicali che, come ad esempio la Confraternita del Rosario di Oria, continuano ad essere una oggettiva testimonian-za di vita cristiana.Info: [email protected]

Italia) e regionale (in Puglia) si celebrano annualmente.Da quest’anno si è ritenuto celebrarlo anche in forma diocesana nei due momenti tradizionali: formativo-cul-turale e cultuale-processionale.Il primo momento è di rifl essione, partendo delle realtà passate (radici) e presente per rilanciarsi verso il futuro; il secondo è di manifestazione e testimonianza in un cam-mino che è simbolo della vita umana ed ecclesiale.I due momenti non sono necessariamente consquenziali temporalmente e localmente ma si richiamo logicamen-te: infatti il primo momento si può svolgere a turno nei vari comuni della Diocesi, in modo che la realtà confra-

ternale si palesi anche come vivacità della vita dela Chie-sa presente nelle comunità cittadine; non si dimentichi che in abbinamento si celebra anche, nel periodo quare-simale, la Via Crucis diocesana in cui, avvicendandosi in ordine alfabetico, le comunità locali accolgono la realtà più grande e completa, anche per la presenza del Vesco-vo, che è la diocesi.L’altro momento, più squisitamente di valenza diocesana è il Cammino, cioè la partecipazione, con il Vescovo, il clero e i rappresentanti della comunità civile, attorno al Santo Patrono della Diocesi, San Barsanofi o, culminante nella processione del 30 agosto.

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DIOCESANA

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DIOCESANA

La gioia di una Chiesa giovane!

Quest’anno abbiamo voluto vivere la GMG Diocesana in concomitanza con la Giornata di Preghiera per le vocazioni e in collaborazione con il Centro Diocesano Vocazioni: è stato un incontro di fede e di festa! Il nostro grazie va a tutti coloro che ci hanno aiutato a prepararla, a chi l’ha condivisa con noi, alla comunità di Villa Castelli, in particolare agli ammalati che ci hanno accolto. E grazie a te, Signore Gesù, perché ci rendi sale che porta sapore!

Abbiamo chiesto a Luigi di raccontarci come ha vissuto il pomeriggio a Villa Castelli:20 aprile 2013, Villa Castelli, Ragazzi, Incontro con Gesù. Sono queste le parole principali per descrivere

la Giornata Mondiale della Gioventù vissuta a livello diocesano, precisamente nella piccola città di Villa Castelli. La giornata era iniziata pesantemente, dopo due ore di compito in classe e altre due ore di lunghissima spiegazione, la GMG che mi attendeva nel pomeriggio era sicuramente l’ultimo dei miei pensieri. E si può dire che sono partito da Manduria con questo umore, un po’ stanco, abbattuto; eppure quando sono arrivato a Villa Castelli e ho percorso la strada che mi avrebbe portato in piazza, qualcosa in me si è mosso, come se si fosse risvegliato qualcosa. La piazza era brulicante di gente: maschi, femmine, giovani, giovanissimi, ragazzi, ma non solo! C’erano anche anziani che accompagnavano i nipotini o genitori che accompagnavano i fi gli, o semplice gente incuriosita dalla folla di ragazzi che ballava in mezzo a quella piazza a ritmo di una musica che mi trasmetteva gioia e una strana sensazione di piacere. La giornata sembrava quasi stesse cambiando volto. Poi ha iniziato a parlare il Vescovo Vincenzo, che ha commentato un bellissimo passo di Giovanni e ci ha augurato di trascorrere con gioia la nostra GMG. Sfogliando il libricino mi sono reso conto che avremmo girato per le case degli infermi per dare la Comunione e, poiché sentivo un vociare dietro di me, mi sono girato e ho visto una lunghissima fi la di gente che si apprestava ad avvicinarsi al Vescovo per ricevere da lui il Corpo di Cristo da portare agli ammalati: erano 75 ministri straordinari! Un’esperienza che avevo vissuto esattamente una

anno VIII n. 5 Maggio 2013MemOria

Luigi Massari

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settimana prima a livello parrocchiale insieme al mio gruppo giovanissimi e che senz’altro mi aveva colpito e aveva quasi stravolto quella giornata. Così la consapevolezza che avrei potuto riviverla insieme ad altri ragazzi come me che non conoscevo ha stravolto totalmente la mia giornata iniziata male. Ci siamo divisi secondo i numeri scritti sul nostro pass e io mi sono diretto verso il 63, aspettando che i miei compagni di giornata, insieme al ministro straordinario mi raggiungessero. Arrivati tutti ci siamo diretti verso la casa, dove ci attendeva il nostro amico infermo. Nella strada abbiamo iniziato a parlare, a conoscerci e a raccontarci le nostre esperienze parrocchiali. Forse uno dei momenti che mi ha colpito di più è stato proprio questo: una chiacchierata con questi ragazzi, che più o meno avevano la mia età, e che mi raccontavano le loro esperienze come se fossimo amici di vecchia data. Siamo dunque arrivati nella casa dove ci ha accolti una signora anziana che è rimasta sorpresa di vedere così tanti ragazzi nella sua piccola e modesta casa. Poi è avvenuto ciò che per un cristiano deve essere un pilastro: l’Ostia, Corpo di Cristo, donata anche a chi non può riceverla per svariati problemi. Un

momento unico, dove non solo ho potuto ammirare la bellezza del Corpo di Cristo, ma ho anche potuto guardare il volto sorridente di un’anziana, felice di avere dei ragazzi a farle compagnia. Tornati in piazza abbiamo visitato gli stand preparati e abbiamo ascoltato l’importante e bella testimonianza di Simona Massari che ci ha raccontato la sua esperienza in Congo. La giornata si è conclusa così, tra balli, canti e risate. Si può dire che non potevo chiedere di meglio per raddrizzare una giornata iniziata storta: nuovi amici, il sorriso di una anziana signora felice di vedere casa sua riempita di ragazzi, ma soprattutto il miracolo della Comunione.

MemOria

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a cura di Francesco Sternativo

IN...VERSI

... Anna Elisa De Gregorio

Nessuno ha occhi (**)per tutti i Petru BirlandeanuRestituiti gli spiccioli al mondorestituita fi sarmonica e custodia,restituito il respiro di una vitamai dichiarata al marciapiedelurido della metropolitana.Sul pavimento si scrive il colorerosso dell’ultimo pensiero.In meticolosa indiff erenzaun ragazzo ucciso per casoesce dalla vita senza un amen.Umanissima e unica telecameraci lascia sfocato un cuoredi memoria, circuito chiusosul coro che si benda gli occhi,su due braccia disperate di moglie.(**) Si fa riferimento a un fatto di cronaca del 2009. Nella me-

tropolitana di Napoli un ragazzo rumeno, musicista ambu-lante, è stato ucciso da un proiettile vagante fra l’indiff erenza di tutti.

La vita delle pietreFiori stretti ai rami, insetti violalucidi di pioggia, alberi di Giuda:ci accompagnano in fi la sui viottoli,intorno a loro aureole di nebbia.Va ciascuno di noi pellegrinoverso viaggi archiviati, rimozioni,resta assorto nella sua primavera,nella sua giacca, riparo da poco.Davanti al Cimitero degli Ebrei,scivolano in parte nel mare, adessoci sorprende il desiderio di entrarecarbonari insieme, come una volta:seduti su lapidi superstiti

MemOria anno VIII n. 5 Maggio 2013

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alla ricerca di padri e risposte,in quel luogo di sconosciute mortiraccoglievamo idee come fi ori.Dall’alto una città purifi cataall’apparenza, isole di ginestra,le violacciocche spuntate dai murilungo strade falsamente pulite. Poesia nata ad Ancona nel Parco dedicato oggi al poeta Franco Scataglini, all’interno del quale è conservato il vecchio cimitero ebraico.

Da “Dopo tanto esilio”«La polvere di cui sono fatta viene dai quattro angoli della terra, solo il luogo che ho scelto per nascere è il centro del cuore di mia madre».

Variazioni sul tema Come certe foglie appena nateprima d’essere verdisono macchie leggere di terratrattengono il ricordo del tronco ricercano a fi ne estate lo stessocolore materno appena più opacoper cadere abbandonato corponel mondo reti di altrove.

L e stanze dei ventagli Sassi in maresi allargano ventagliancora e ancora

Tempero il lapisventaglietti di legnodentro il cestino

Arriva Batmanun ventaglio nel cieloè l’aquilone

Grande la mano che apre l’arcobalenoventaglio a strisce

Scuri ventaglile campane in preghierasopra il tramonto

Muove la fi ammein perenne daccapoventagli su ventagli

Preziosa notteun ventaglio di giadala mezza luna

Segna il pendoloi suoi svelti ventaglisuono del tempo

Tondo ventagliopiano piano si chiudela luna in quarti

Esposizionedavanti alla Pietà Rondanini Si arriva laggiù nel fondo,stanza dopo stanza,esposti a infi nite distrazioni,e mai abbastanza lo sguardoè preparato a quell’ultima Pietà.Un uomo fa cose più belle di Dio. Espone la propria vecchiaia,martella conosciute soff erenze,rughe di scaduta resistenza.I volti nel marmo, specchi del suo,imperfetti, come già sepolti,sono pietà per ogni altra morte. Delta d’acqua la mano della madreche sostiene senza forza il Cristo,dall’incompiutezza nasce la pietà:una donna espone il fi glio morto.obbligata a off rirlo al mondoper incerta promessa dei riscatto

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IN...VERSI

anno VIII n. 5 Maggio 2013MemOria

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Diocesi di OriaDiocesi di Oria

Veglia di PentecosteSantuario di San Cosimo alla Macchia, Oria

sabato 18 maggio 2013 - ore 20.00

1° Cammino diocesano delle Confraterniteconvegno sul tema: “La fede nelle Confraternite tra passato“La fede nelle Confraternite tra passato e futuro” e futuro”

Auditorium del Seminario Vescovile “San Carlo Borromeo”piazza San Giustino de Jacobis - Oria

giovedì 6 giugno 2013 - ore 19.00