ME MMT Toscana: La permanenza dell’Italia nella zona euro

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LA PERMANENZA DELL’ITALIA NELLA ZONA EURO

• IL FISCAL COMPACT

• IL MES (Fondo Salva Stati)

• EUROPACT

• TWO PACT

LE REGOLE DEMOCRATICO? …..stabilite da un processo…..

• GLI ARCHITETTI DELLA MONETA UNICA

• CHI HA SCRITTO DAVVERO I TRATTATI EUROPEI?

• IL MODUS OPERANDI NELLA ZONA EURO

Relatori: Filippo Abbate e Daniele Della Bona

• DECRETO 13 ottobre 1995, n. 561

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EUROPA Unione Europea

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Con il “Fiscal compact” viene introdotta una maggiore disciplina di bilancio, con l’introduzione della “regola d’oro” e sanzioni per quei Paesi che non rispettano i sistemi di riduzione del deficit.

Il Fiscal compact, in sintesi, si compone di due regole che riguardano rispettivamente: • il “pareggio di bilancio”

• l’obiettivo della riduzione del debito pubblico.

IL FISCAL COMPACT

Il trattato

Dal primo gennaio del 2015, entrerà in vigore il nuovo “Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione economica e monetaria”, noto come “Fiscal compact”, firmato il 2 marzo 2012 da tutti gli stati dell’Unione europea ad eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca.

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Regola numero uno: Il pareggio di bilancio

ARTICOLO 3 1. Le parti contraenti applicano le regole enunciate nel presente paragrafo in

aggiunta e fatti salvi i loro obblighi ai sensi del diritto dell'Unione europea:

a) la posizione di bilancio della pubblica amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzo;

b) la regola di cui alla lettera a) si considera rispettata se il saldo strutturale annuo della pubblica amministrazione è pari all'obiettivo di medio termine specifico per il paese, quale definito nel patto di stabilità e crescita rivisto, con il limite inferiore di un disavanzo strutturale dello 0,5% del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato.

2. Le regole enunciate al paragrafo 1 producono effetti nel diritto nazionale delle parti contraenti al più tardi un anno dopo l'entrata in vigore del presente trattato tramite disposizioni vincolanti e di natura permanente – preferibilmente costituzionale – o il cui rispetto fedele è in altro modo rigorosamente garantito lungo tutto il processo nazionale di bilancio.

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IL PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE

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quindi ………….

(traduzione e semplificazione di Paolo Barnard).

- uno Stato che dà ai propri cittadini e alle proprie aziende più denaro di quanto gliene tolga in tasse, cioè che spenda a deficit di bilancio, sarà illegale e anti costituzionale. Dovrà come minimo fare il pareggio di bilancio (cioè darci 100 e toglierci subito dopo 100), ma meglio ancora se farà il surplus di bilancio (ci darà 100 e ci toglierà 120), cioè dovrà impoverirci, matematicamente. Questa regola è stata inserita nella nostra Costituzione. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 3/1 a) - 3/.

- uno Stato che volesse ignorare questa regola verrà messo sotto accusa automaticamente (excessive deficit procedure), e automaticamente dovrà correggersi presentando un piano dettagliato di correzioni, che sono le famigerate austerità che ben conosciamo. Le correzioni saranno dettate dalla Commissione Europea di tecnocrati non eletti. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 3/1 e) - 3/.

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- il potere di denunciare alla Corte Europea di Giustizia uno Stato che si rifiuta di impoverire i propri cittadini e aziende attraverso il pareggio di bilancio o il surplus di bilancio, e quindi di sottoporlo al processo ulteriore della Corte per le punizioni monetarie finali, è riservato anche a un solo singolo Stato della zona Euro, e anche se la Commissione Europea non ha dato alcun parere negativo conto lo Stato sotto accusa. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 8/1 – 8/2.

- se lo Stato sotto accusa non si corregge, la Commissione Europea lo denuncerà agli altri Stati, che lo denunceranno alla Corte Europea di Giustizia, che ha potere di sentenze sovranazionali, cioè vincolanti per tutti gli Stati aderenti. Se questa Corte condannerà lo Stato recalcitrante, e se quest’ultimo comunque si rifiuterà di impoverire i propri cittadini e aziende attraverso il pareggio di bilancio o il surplus di bilancio, la Corte potrà condannare lo Stato disubbidiente a una multa che per l’Italia sarebbe di 2 miliardi di Euro. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 5/1 a) – art. 8/1 – 8/2.

quindi ………….

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Essendo sempre dimostrata la seguente uguaglianza:

Saldo Settore Pubblico + Saldo Settore Privato + Saldo Settore Estero = 0

Se il Settore Pubblico è costretto al pareggio allora è=0, quindi, il Settore Privato (cioè cittadini e imprese) se non vuole distruggere la sua ricchezza è OBBLIGATO a competere con il Settore Estero, ovvero le Esportazioni devono risultare maggiori delle Importazioni.

Ma come possiamo competere con il Settore Estero? In economia esistono solo due leve: 1) Agire sul tasso di cambio della valuta (svalutazione competitiva); 2) Agire sui costi di produzione.

Possiamo noi agire sul tasso di cambio della moneta? NO, non possiamo!

Quindi non ci resta che utilizzare la seconda leva, dobbiamo agire sui costi di produzione, cioè deve essere ridotto il costo del LAVORO (salari e stipendi) che è uno dei costi di produzione.

x ……………conseguenze ?

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Il pareggio di bilancio è una follia, parola di premi Nobel

KENNETH ARROW, premio Nobel per l’economia 1972 PETER DIAMOND, premio Nobel per l’economia 2010 WILLIAM SHARPE, premio Nobel per l’economia 1990 CHARLES SCHULTZE, consigliere economico di J.F. Kennedy e Lindon Johnson, animatore della Great Society Agenda ALAN BLINDER, direttore del Centro per le ricerche economiche della Princeton University ERIC MASKIN, premio Nobel per l’economia 2007 ROBERT SOLOW, premio Nobel per l’economia 1087 LAURA TYSON, ex direttrice del Natonal Economic Council

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Regola numero due: Il percorso di riduzione del debito pubblico

L’art. 4 introduce la seconda regola che va ad integrare il patto di bilancio, gli art. 5 e 6 ne stabiliscono le regole.

In sintesi gli Stati il cui debito pubblico non è inferiore al 60% sul PIL dovranno attuare un programma (che comprenda una descrizione dettagliata delle riforme previste) di riduzione del debito che dovrà scendere ogni anno di almeno 1/20 della distanza tra il valore effettivo e la soglia del 60%. L’approvazione di tali programmi spettano al Consiglio e alla Commissione che dovranno essere anche informati preventivamente di tutte le spese a deficit previste dai piani annuali.

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Il governo italiano, avendo ratificato il fiscal compact dovrà nei prossimi 20 anni, portare il debito pubblico al 60% del PIL mediante una maxi manovra finanziaria all'anno. Stando ai numeri attuali che vedono il debito pubblico superare i 2075 miliardi di euro, con un rapporto tra debito pubblico e PIL del 133%, i governi che si susseguiranno per rientrare nei parametri richiesti dovranno impegnarsi a recuperare oltre 1000 miliardi di euro, che dilazionati nei 20 anni fa oltre 50 miliardi all'anno: praticamente per un ventennio gli italiani dovranno sostenere tutti gli anni una stangata come l'ultima montiana manovra.

quindi ………….

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In tale scenario economico, lo Stato ha poche strade per cancellare molto debito in breve tempo (oltre 50 miliardi di euro all’anno, per 20 anni), come imposto dal Fiscal Compact. Le strategie possibili sono:

1. aumentare le tasse 2. vendere il patrimonio pubblico (privatizzare) 3. ridurre la spesa pubblica (ottimizzare la spesa e privatizzare i servizi)

La prima soluzione può essere efficace nel tempo, ma ha un grave effetto collaterale: deprime l’economia. Aumentare le tasse equivale a ridurre la ricchezza di famiglie e aziende. Ciò automaticamente fa calare i consumi, la produzione e dunque l’offerta di lavoro, generando disoccupazione, diminuzione del PIL e, in ultimo, anche una riduzione del gettito fiscale (redditi più bassi e consumi minori danno luogo a meno tasse), dando vita a un circolo vizioso che genera una forte depressione dell’economia, fino ad arrivare al collasso del sistema, con le gravi conseguenze sociali che ciò comporterebbe.

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Vendere il patrimonio pubblico (fatto di proprietà immobiliari ma anche di siti archeologici, beni naturali, aziende a partecipazione pubblica, ecc.) può produrre effetti temporanei sulle casse dello Stato, ma il risultato complessivo sarebbe modesto (rispetto all’entità del debito) e col tempo gli effetti della vendita finirebbero per annullarsi e lo Stato si troverebbe privo di risorse potenzialmente fruttuose.

Ridurre la spesa pubblica è un’operazione più complessa. È bene distinguere due casi: la spesa “utile”, che serve a finanziare i servizi sociali, le pensioni, l’istruzione, le infrastrutture, la cultura, la tutela del patrimonio ambientale e storico, ecc.; quella “superflua”, o “cattiva”, che non si traduce in un aumento di benessere o ricchezza per i cittadini, ma alimenta sprechi, corruttele, inefficienze, ecc.

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in conclusione ………….

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infine ………….

il Fiscal Compact impone il rispetto a tutti gli Stati firmatari

dell'Europact.

Adottato dai capi di governo dell’Eurozona il 24 marzo 2011, stabilisce che: • la competitività sia giudicata in termini di riduzione dei salari pubblici e privati, e contemporaneo aumento della produttività del lavoro; • che la sostenibilità della politica fiscale sia giudicata in base alla spesa per previdenza, sanità, servizi pubblici e ammortizzatori sociali: se un Paese spende troppo per questi capitoli, è pesantemente sanzionato.

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IL M.E.S.

Il meccanismo europeo di stabilità è lo strumento scelto dalla politica di Bruxelles per fornire assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà, sulla base, si badi bene, del rispetto da parte dello Stato (potenziale) debitore di determinate condizioni di politica economica negoziate con il MES attraverso l'intervento mediato delle istituzioni europee.

Il trattato

Il trattato non è semplicemente un insieme di regole finalizzate ad ottenere la stabilità finanziaria della zona euro ma, si presti molta attenzione a questo passaggio, si tratta di un documento che disciplina l'istituzione di un organismo finanziario internazionale dove i 17 paesi aderenti, compresa l'Italia, dovranno negoziare, non in qualità di stati sovrani ma di soci e di debitori, scelte di politica economica, monetaria e fiscale al fine di ottenere la liquidità necessaria per evitare il default.

“Il fondo salva – stati”

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Il MES non è un “meccanismo” ma l'atto istitutivo di un'organizzazione intergovernativa, ossia un'entità giuridica distinta dai soggetti istituzionali democraticamente e costituzionalmente legittimati ad incidere sulle tematiche in questione.

Il trattato istitutivo del MES prevede che il capitale del fondo sia pari a 700 miliardi di euro di cui 125 miliardi a carico dell'Italia, e dispone che, in un primo momento, gli stati finanziatori (ovvero i 17 aderenti alla moneta unica), dovranno versare solamente la quota di 80 miliardi di euro, somma sufficiente a conferirgli lo status di Istituzione Internazionale della UE. Nel caso dell'Italia, questa quota è stabilita in euro in circa 14 miliardi di euro, da versare in cinque tranche fino al 2014. Siccome, come noto, l'Italia non dispone di questi 14 miliardi di euro da versare entro i termini stabiliti e men che meno delle restanti risorse (111 miliardi) che, eventualmente, potrebbe essere chiamata a versare in caso di necessità, è evidente che debba ricorrere al mercato, indebitandosi.

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ARTICOLO 4 Struttura e regole di voto

1. Il MES è dotato di un consiglio dei governatori e di un consiglio di amministrazione, nonché di un direttore generale e dell'altro personale ritenuto necessario.

7. Il numero dei diritti di voto di ciascun membro del MES, esercitati dalla persona da esso designata o dal rappresentante di quest'ultimo in seno al consiglio dei governatori o al consiglio di amministrazione, è pari al numero di quote assegnate a tale membro a valere sul totale di capitale versato del MES conformemente all’allegato II.

2. __________________________________________________________ 3 __________________________________________________________ 4 _________________________________________________________ 5 __________________________________________________________ 6 __________________________________________________________

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ARTICOLO 6 Consiglio di amministrazione

1. Ogni governatore nomina un amministratore e un amministratore supplente tra persone dotate di elevata competenza in campo economico e finanziario.

ARTICOLO 7 Direttore generale

1. Il direttore generale è nominato dal consiglio dei governatori fra i candidati aventi la nazionalità di un membro del MES, dotati di esperienza internazionale pertinente e di elevato livello di competenza in campo economico e finanziario.

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ARTICOLO 9 Richiesta di capitale

1. Il consiglio dei governatori può richiedere il versamento in qualsiasi momento del capitale autorizzato non versato e fissare un congruo termine per il relativo pagamento da parte dei membri del MES. 2. Il consiglio di amministrazione può richiedere il versamento del capitale autorizzato non versato mediante una decisione adottata a maggioranza semplice….. 3. Il direttore generale richiede in tempo utile il capitale autorizzato non versato se questo è necessario ad evitare che il MES risulti inadempiente rispetto ai previsti obblighi di pagamento, o di altro tipo, nei confronti dei propri creditori.

ARTICOLO 10 Adeguamenti del capitale autorizzato

1. Il consiglio dei governatori riesamina periodicamente e, almeno ogni cinque anni, la capacità massima erogabile e l’adeguatezza del capitale autorizzato del MES.

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ARTICOLO 21 Operazioni di assunzione di prestiti

1. Nella realizzazione del suo obiettivo il MES è autorizzato ad

indebitarsi sui mercati dei capitali con banche, istituzioni finanziarie o altri soggetti o istituzioni.

2. Le modalità delle operazioni di indebitamento sono definite dal direttore generale sulla base delle direttive particolareggiate adottate dal consiglio di amministrazione.

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ARTICOLO 32 Status giuridico, privilegi e immunità

1. Al fine di consentire al MES di realizzare il suo obiettivo, allo stesso sono

conferiti nel territorio di ogni suo membro lo status giuridico ed i privilegi e le immunità definiti nel presente articolo. Il MES si adopera per ottenere il riconoscimento del proprio status giuridico e dei propri privilegi e delle proprie immunità negli altri territori in cui opera o detiene attività.

2. Il MES è dotato di piena personalità giuridica e ha piena capacità

giuridica per:

a) acquisire e alienare beni mobili e immobili;

b) stipulare contratti;

c) convenire in giudizio; e

d) concludere un accordo e/o i protocolli eventualmente necessari per garantire

che il suo status giuridico e i suoi privilegi e le sue immunità siano riconosciuti

e che siano efficaci.

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3. I beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione, salvo qualora il MES rinunci espressamente alla propria immunità in pendenza di determinati procedimenti o in forza dei termini contrattuali, compresa la documentazione inerente gli strumenti di debito. 4. I beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative.

5. Gli archivi del MES e tutti i documenti appartenenti al MES o da esso detenuti sono inviolabili.

6. I locali del MES sono inviolabili.

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ARTICOLO 35 Immunità delle persone

1. Nell'interesse del MES, il presidente del consiglio dei governatori, i

governatori e i governatori supplenti, gli amministratori, gli amministratori supplenti, nonché il direttore generale e gli altri membri del personale godono dell’immunità di giurisdizione per gli atti da loro compiuti nell'esercizio ufficiale delle loro funzioni e godono dell’inviolabilità per tutti gli atti scritti e documenti ufficiali redatti.

ARTICOLO 36 Esenzione fiscale

1. Nell’ambito delle sue attività istituzionali, il MES, i suoi attivi, le sue

entrate, i suoi beni nonché le operazioni e transazioni autorizzate dal presente trattato sono esenti da qualsiasi imposta diretta.

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Il M.E.S. in sintesi………..:

1) La nuova Autorità a cui gli Stati dell’area Euro dovranno trasferire risorse illimitate (si parte con 700 miliardi di euro) è una “S.P.A.”;

2) Una S.P.A. in cui chi conferisce più capitale comanda;

3) Una S.P.A. che potrà dominare gli Stati dell’area euro, di cui avrà il controllo della politica economica nazionale;

4) Una S.P.A. con una delega in bianco per gestire le ricchezze di un Paese;

5) Una S.P.A. che ha il potere di incriminare e che non potrà essere incriminata;

6) Una S.P.A. su cui nessuna legge esistente avrà effetto;

7) Una S.P.A. verso cui nessun Governo attuale e futuro potrà agire;

8) Una S.P.A. i cui organi, funzionari, dipendenti, beni, disponibilità e proprietà godono della totale immunità ed inviolabilità da ogni forma di giurisdizione;

9) Una S.P.A. i cui affari godono della totale esenzione da qualsiasi imposizione fiscale;

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IL TWO PACT

Il Two Pact è un pacchetto normativo composto da due regolamenti volti a rafforzare il coordinamento delle politiche fiscali dei paesi dell’Eurozona: • il primo recepisce misure speciali per il monitoraggio e la valutazione delle politiche economiche degli Stati alle prese con deficit eccessivi;

• il secondo tende a fissare i criteri d’intervento verso quegli Stati in difficoltà finanziaria.

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In particolare, queste nuove misure, obbligheranno i singoli governi nazionali a presentare alla Commissione Europea, entro il 15 ottobre di ciascun anno e prima dell’approvazione da parte dei singoli parlamenti nazionali, le rispettive manovre di finanza pubblica al fine di consentire di verificare il rispetto degli impegni presi con le autorità europee nei primi sei mesi dell’anno (il così detto semestre europeo). In caso di mancato o carente rispetto degli accordi sottoscritti, la Commissione Europea potrà chiederne la modifica.

Nel caso in cui il paese dovesse disattendere le raccomandazioni, oltre a subire azioni legali, potrà incorrere in procedure per deficit eccessivo e nel caso anche in sanzioni economiche.

Inoltre, sempre la Commissione Europea (organo autoreferenziale privo di qualsiasi investitura democratica) potrà mettere sotto stretta sorveglianza i Paesi “minacciati da difficoltà finanziarie”, obbligando governi a colmare e redimere le cause strutturali, sottoponendo il proprio operato a controlli trimestrali stringenti da parte di una taskforce dedicata.

Riassumendo, potremmo agevolmente affermare che il Two Pack costituisce un'ulteriore cessione di pezzi di sovranità nazionale verso strutture non elette ed autoreferenziali, in assenza di qualsiasi criterio solidaristico, di mutualità e senza alcuna contropartita.

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Il FISCAL COMPACT, insieme al MES , al TWO PACK e al Trattato di Lisbona, costituiscono (al momento) i principali strumenti di compressione della sovranità dei singoli stati, in nome della realizzazione di procedure di convergenze di politiche fiscali ed economiche dei paesi dell’Eurozona, secondo gli eurocrati, propedeutiche a colmare le divergenze strutturali delle varie economie europee.

Queste per ora sono le regole da rispettare se l’Italia resta

nella zona euro!

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Queste regole sono il risultato di un percorso

…….democratico?

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DECRETO 13 ottobre 1995, n. 561

“Regolamento recante norme per la disciplina di categorie di documenti formati o comunque rientranti nell'ambito delle attribuzioni del Ministero del tesoro e degli organi periferici in qualsiasi forma da questi dipendenti sottratti al diritto di accesso.”

Il Ministro: LAMBERTO DINI

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Art. 2. Categorie di documenti attinenti alla sicurezza, alla difesa nazionale e alle

relazioni internazionali

c) atti, studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la posizione italiana nell'ambito di accordi internazionali sulla politica monetaria e sulla politica creditizia e finanziaria;

(……..)

d) atti preparatori del Consiglio della Comunita' europea;

e) atti preparatori dei negoziati della Comunita' europea, nonche' degli accordi multilaterali di ristrutturazione del debito estero;

f) documenti, studi, proposte, relazioni, indagini e atti relativi alla partecipazione italiana alle istituzioni creditizie internazionali;

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Art. 3. Categorie di documenti attinenti alla determinazione ed attuazione della

politica monetaria valutaria

a) atti relativi a studi, indagini, analisi, relazioni, proposte, programmi, elaborazioni e comunicazioni sui flussi finanziari di entrata e di spesa, sulle previsioni del fabbisogno dello Stato, sulla evoluzione, la consistenza, la gestione, il risanamento del debito pubblico e provvedimenti per il contenimento ed il risanamento della spesa e del deficit pubblico, sulla struttura e sull'andamento dei mercati finanziari e valutari nonche' sulla politica fiscale e di spesa pubblica;

b) elaborazioni, simulazioni e previsioni concernenti misure di contenimento della spesa per interessi e, in generale, del fabbisogno del settore statale e di quello pubblico allargato;

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c) atti, anche preparatori, relativi alla emissione o ad altre determinazioni in materia di titoli di Stato e di autorizzazione all'emissione di prestiti in eurolire;

(……..)

d) atti relativi agli interventi dell'Amministrazione in campo monetario e valutario, se connessi ai procedimenti di cui alla successiva lettera e);

e) atti di programmazione e di iniziativa dell'attivita' di vigilanza e di ispezione, nonche' verbali, atti e relazioni dei servizi ispettivi ed atti sanzionatori, quando possa derivarne pregiudizio ai processi di formazione, di determinazione e di attuazione della politica monetaria e valutaria.

Insomma, quanto il Governo sta facendo per realizzare il progetto europeo non si deve sapere,

men che meno in ambito di politica monetaria.

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TESTIMONIANZE DIRETTE

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L’architettura alla base ai Trattati

Europei

di Daniele Della Bona

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Di cosa parleremo:

• Gli architetti della moneta unica

• Chi ha scritto davvero i Trattati Europei?

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Ci avevano detto che con l’Euro saremmo stati meglio, ma non solo

Federico Rampini: «Perché la Commissione europea ha accettato di diventare il capro espiatorio su cui scaricare l’impopolarità dei sacrifici?».

Risposta di Monti: «Perché, tutto sommato, alle istituzioni europee interessava che i Paesi facessero politiche di risanamento. E hanno accettato l’onere dell’impopolarità ESSENDO PIU’ LONTANE, PIU’ AL RIPARO, DAL PROCESSO ELETTORALE. Solo che questo un po’ per volta ha reso grigia e poi nera l’immagine dell’Europa presso i cittadini».

Intervista sull’Italia in Europa, 1998.

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Federico Rampini: «Con uno sguardo storico all’integrazione dal 1957 in poi, si è spesso sostenuto che la Comunità europea ha fatto progressi prodigiosi perché era cementata dalla paura di un aggressore esterno, cioè l’impero sovietico. Si può andare avanti verso l’Europa unita […] senza una minaccia esterna?».

Risposta di Monti: «Ma secondo me il peso delle minacce esterne è ancora uno dei motori dell’integrazione europea. Anche se la minaccia cambia natura: la minaccia esterna di oggi si chiama concorrenza. Questo è un fattore potente di spinta per l’integrazione, anche se l’Europa reagisce troppo lentamente a questa minaccia. […] Un altro fenomeno che viene percepito come minaccia esterna, e che sta spingendo l’Europa verso una maggiore integrazione, è la “minaccia immigrazione”. […] QUINDI LE PAURE SONO STATE ALL’ORIGINE DELL’INTEGRAZIONE, LE PAURE HANNO CAMBIATO NATURA, PERÒ RIMANGONO TRA I MOTORI DELL’INTEGRAZIONE».

Intervista sull’Italia in Europa, 1998

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Jean Claude Juncker (ex presidente dell’Eurogruppo) sul modus operandi della Commissione Europea:

«Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché LA MAGGIOR PARTE DELLA GENTE NON CAPISCE NIENTE DI COSA E’ STATO DECISO, andiamo avanti passo dopo passo fino al PUNTO DI NON RITORNO».

Der Spiegel, 21 dicembre 1999

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• Tommaso Padoa Schioppa sulla nascita dell’Unione Europea:

«La costruzione europea è una rivoluzione, anche se i rivoluzionari non sono dei cospiratori pallidi e magri, ma degli impiegati, dei funzionari, dei banchieri e dei professori. […] L’EUROPA NON NASCE DA UN MOVIMENTO DEMOCRATICO. […] Tra il polo del consenso popolare e quello della leadership di alcuni governanti, l’Europa è nata seguendo un metodo che potremmo definire con il termine di DISPOTISMO ILLUMINATO».

Commentaire n. 27, 1999

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Romano Prodi, sui futuri problemi che l’Euro avrebbe causato:

«Sono sicuro che l’Euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile. MA UN BEL GIORNO CI SARÀ UNA CRISI e si creeranno i nuovi strumenti».

Financial Times, 2001

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Tommaso Padoa Schioppa e i diritti della persona:

«Nell’Europa continentale, un programma

completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’essere guidato da un unico principio: ATTENUARE QUEL DIAFRAMMA DI PROTEZIONI CHE NEL CORSO DEL VENTESIMO SECOLO HANNO PROGRESSIVAMENTE ALLONTANATO L’INDIVIDUO DAL CONTATTO DIRETTO CON LA DUREZZA DEL VIVERE, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità».

Corriere della sera, 26 agosto 2003

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Giuliano Amato sulle modalità con cui fu scritto il Trattato Lisbona:

«Essi [i leader Europei] hanno deciso che il

documento avrebbe dovuto essere illeggibile. Essendo illeggibile allora non sarebbe stato costituzionale […] Se fosse stato comprensibile, ci sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo [il riferimento qui è alla Costituzione Europea bocciata nel 2005, nda]. I primi ministri non produrranno niente direttamente perché si sentono più al sicuro con la cosa illeggibile. Essi possono presentarla meglio, in modo da EVITARE PERICOLOSI REFERENDUM».

EuObserver, 12 luglio 2007

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Jacques Attali (uno dei padri fondatori

dell’Unione europea e dei Trattati europei): «Abbiamo minuziosamente “dimenticato” di

includere l’articolo per uscire da Maastricht.. In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del Trattato di Maastricht, hanno…o meglio ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne … sia impossibile. Abbiamo attentamente “dimenticato” di scrivere l’articolo che permetta di uscirne. NON È STATO MOLTO DEMOCRATICO, naturalmente, ma è stata un’ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti».

Conferenza all’Università Partecipativa, 24

gennaio 2011

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Mario Monti sul bisogno crisi come strumento di governo:

«Non dobbiamo sorprenderci che L’EUROPA ABBIA BISOGNO DI CRISI E DI GRAVI CRISI PER FARE PASSI AVANTI. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto visibile, conclamata».

Convegno Finanza: comportamenti, regole

istituzioni, Università Liuss Guido Carli, 22 febbraio 2011

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Enrico Letta e la crisi:

«Le leadership politiche dei singoli Paesi

europei non hanno la forza di portare definitivamente la questione al tavolo delle decisioni SENZA LO STRESS E L’IMPULSO CHE SOLTANTO LE CRISI RIESCONO A DARE. L’EUROPA E’ NATA PER VIA DELLA GUERRA, SENZA LA GUERRA PROBABILMENTE NON CI SAREBBE STATA L’EUROPA. E CON LA CRISI E’ ARRIVATA UNA SORTA DI GUERRA.[…] Se non approfittiamo della crisi perdiamo una grande opportunità. Ce lo dicono le terribili immagini della Grecia, le difficoltà dei singoli Paesi membri, e soprattutto il fatto che tutti i leader politici europei CHIEDONO OGGI UN VINCOLO ESTERNO PER IMPORRE A ELETTORATI, CORPORAZIONI E CORPI INTERMEDI RILUTTANTI, SCELTE NECESSARIE CHE NESSUNO HA LA FORZA DI IMPORRE AUTONOMAMENTE».

L’Europa è finita, 2010

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L’Unione Europea e il ruolo delle lobbies

• A Bruxelles ci sono circa 5000 mila lobbies e oltre 15000 lobbisti che quotidianamente lavorano per indirizzare e influenzare il ruolo delle istituzioni europee.

• Alcuni esempi: due delle più potenti e ben finanziate lobbies sono l’EUROPEAN ROUND TABLE OF INDUSTRIALIST e BUSINESS EUROPE.

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Chi ha scritto (davvero) i Trattati Europei?

• European semester, Europact, Fiscal Compact, Macroeconomic Procedure Imbalances sono stati scritti dalle istituzioni e dai tecnocrati europei sotto dettatura di queste lobbies e poi imposti agli Stati nazionali.

• Non ci credete? Allora leggete…..

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Da chi sono finanziate queste lobbies?

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E cosa fanno a Bruxelles?

«Da una parte stiamo riducendo il potere dello Stato e del settore pubblico con le privatizzazioni e la deregolamentazione (…) Dall’altra stiamo trasferendo molti dei poteri nazionali dagli Stati a una struttura più moderna a livello europeo, che aiuta i business internazionali come il nostro».

Daniel Janssen, Ex presidente ERT nel 2000.

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• Nel 2002 l’European Roundtable of Industrialists chiedeva che le «implicazioni dei bilanci nazionali delle politiche di spesa allo stadio della prima ideazione siano controllati al livello della UE».

• L’European Semester è entrato in vigore nel 2011 e stabilisce che i governi degli Stati nazionali dovranno sottoporre i bilanci nazionali alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo nell’aprile di ogni anno per essere esaminati ed eventualmente modificati.

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• Nel 2010 Business Europe chiedeva «un meccanismo forte di costrizione che assicuri obbedienza» da parte degli Stati e «un sistema di penalità graduali e di multe in caso di ripetuta indisciplina» nei bilanci nazionali.

• Nel 2011 il Preventing Macroeconomic Imbalances delinea le sanzioni a cui gli Stati “disobbedienti” vanno incontro in caso di mancata applicazione delle correzioni indicate dalla Commissione Europea.

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• Nel 2010 Business Europe chiedeva «una maggiore flessibilità nelle strutture di contrattazione dei salari» oltre a «un legame più stretto tra l’età pensionabile e l’aspettativa di vita» (in soldoni: aumentare l’età pensionabile). Nel marzo 2011 B.E. sottolineava «il bisogno di dare un ruolo di primo piano alla Commissione, e di limitare il potere degli Stati membri».

• Nel marzo 2011 l’Europact stabilisce la necessità di «riesaminare gli accordi salariali e laddove necessario, il grado di accentramento del processo negoziale»; oltre a imporre ai governi di «allineare l’età pensionabile con l’aspettativa di vita» (nota: hanno usato anche le stesse parole). Inoltre, la sostenibilità delle finanze pubbliche deve essere valutata in base a «regimi pensionistici, assistenza sanitaria e previdenza sociale» (non, per esempio, a spese militari).

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• Nel giugno 2010 e nel marzo 2011 Business Europe suggeriva «la trasposizione di regole sul deficit (pubblico) e sul debito (pubblico) in leggi nazionali» e «barriere al debito pubblico introdotte nelle leggi nazionali».

• Nel marzo 2012 il cosiddetto Fiscal Compact sancisce «l’obbligo di trasporre la regola del pareggio [di bilancio] nel sistema giuridico nazionale a livello costituzionale o equivalente» (nuovo articolo 81 della Costituzione Italiana entrato in vigore il 17 aprile 2012). Inoltre gli Stati «devono fare rapporto ex-ante (prima, nda) alla Commissione e al Consiglio Europeo sui loro piani di emissione di debito».

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Da giovedì 24 ottobre, il Codice Penale della Grecia ha inserito l’articolo 458 a, ossia il provvedimento relativo alle “Violazioni alla normativa UE”, con il quale si prevede la reclusione fino a due anni per chi agisce contro le strutture europee, protestando o manifestando dissenso o contrarietà verso le sanzioni, i governi, i rappresentanti dell’UE.

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/20/spagna-ddl-contro-gli-indignados-le-proteste-benvenuti-nella-dittatura/784605/

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Direttiva Ministeriale in merito alla

politica militare per l'anno 2013

Elemento irrinunciabile della politica nazionale è anche il pieno rispetto degli impegni assunti in sede europea, impegni finalizzati a garantire la stabilità di lungo periodo della moneta comune e, con essa, dell’intero sistema economico comunitario. Tale stabilità deve essere considerata come essenziale per il perseguimento del fine ultimo costituito dalla sicurezza del sistema internazionale e delle relazioni politiche ed economiche che in questo si sviluppano.

L’Italia, pertanto, deve operare con determinazione per azzerare il deficit di bilancio e ricondurre nei tempi previsti il debito pubblico entro i limiti stabiliti a livello europeo. Il mantenimento di una consapevole disciplina di bilancio lungo un arco di tempo pluriennale rappresenterà, quindi, un vincolo ineludibile nella definizione delle scelte in materia di difesa che, negli anni, saranno adottate.

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Video nella presentazione

http://www.youtube.com/watch?v=Ix3IytbEge8

Bersani e il pareggio di bilancio

Fassina svalutazione salari

http://www.youtube.com/watch?v=lVroCmRQmxg

https://www.youtube.com/watch?v=IJXIvF_-q_0

Fassina fiscal compact

http://www.youtube.com/watch?v=uLH0-PweTro

M.E.S.

http://www.youtube.com/watch?v=sobi5c7Tkv0&feature=youtu.be

Monti

MODUS OPERANDI

https://docs.google.com/file/d/0B6325uaRFWWbWF96aTU3QXNhNms/edit

Promo The Brussels business

http://www.youtube.com/watch?v=fxvPgRS9d9k