MdI 7 2016 Giornale.qxd:ANMIRiv3ï2009 - marinaiditalia.com · Mediterraneo occidentale e...

5
7 Marinai d’Italia Luglio 2016 Paradossalmente, per l’Italia in particola- re, la prima Convenzione navale della Tri- plice Alleanza fu stipulata soltanto nel di- cembre del 1900, ben otto anni dopo la fir- ma del trattato iniziale. La convenzione prevedeva la divisione dei mari secondo “l’interesse preponderante” di ciascuna parte contraente: la Germania avrebbe controllato il Mare del Nord, il Mar Balti- co e gli accessi atlantici del continente europeo, mentre all’Italia era assegnato il Mediterraneo occidentale e all’Austria- Ungheria il Mare Adriatico. Il Mediterra- neo orientale era zona di operazioni co- mune tra l’Austria-Ungheria e l’Italia; l’I- talia otteneva la copertura austriaca delle proprie coste orientali, potendo quindi di- spiegare a ponente la Regia Marina in funzione antifrancese, ma il teatro adriati- co continuava a costituire sempre più mo- tivo di attrito tra l’Italia e l’Impero. In particolare, nel 1908, l’annessione della Bosnia e dell’Erzegovina da parte dell’Au- stria-Ungheria portò a un punto critico le relazioni tra Roma e Vienna, e la guerra italo-turca del 1911, con le conseguenti acquisizioni territoriali italiane in Libia e nell’Egeo, rese sempre più fragili gli equi- libri “adriatici” tra le due potenze. Mentre venivano stipulati i rinnovi (prima quinquennali e poi triennali) della Triplice Alleanza e delle sue convenzioni in cam- po marittimo, gli ambienti navali mondiali stavano vivendo un momento di grande trasformazione dovuto all’avvento della corazzata “monocalibra”. Sino ai primissimi anni del Novecento, l’armamento principale delle corazzate delle varie Marine era composto da arti- glierie di calibri diversi, con una conse- guente riduzione del numero dei pezzi più potenti. Il concetto di “nave da battaglia” - il cui armamento principale avrebbe do- vuto essere composto da sole artiglierie del massimo calibro imbarcabile - traeva 6 Marinai d’Italia Luglio 2016 D opo il conseguimento dell’unità nazionale, i quindici anni succes- sivi alla battaglia di Lissa consen- tirono alla Regia Marina di rinnovare i quadri del naviglio e la sua struttura tec- nico-organizzativa; nel contempo, il Re- gno d’Italia consolidava la sua posizione in ambito internazionale, assumendo una maggior rilevanza politica in Europa e nel Mediterraneo e dando avvio ad una pro- pria politica coloniale. Nel 1881, con l’occupazione francese del- la Tunisia, l’Italia si trovò, per la prima vol- ta, coinvolta in una crisi mediterranea dal marcato carattere navale: le potenzialità di Biserta come base navale erano inoltre accresciute dai forti stanziamenti accor- dati dal bilancio dello Stato francese, a partire dal 1878, alla Marine Nationale. La politica del cancelliere tedesco Bi- smarck, tendente a isolare la Francia in Europa, portò alla costituzione della Tri- plice Alleanza, firmata a Vienna il 20 mag- gio 1882, tra Austria, Germania e Italia. Quest’ultima, a discapito dei sentimenti irredentistici antiaustriaci, con indubbio pragmatismo dava maggior importanza alla contrapposizione nel Mediterraneo con la Francia, visti anche gli aspetti di- fensivi degli accordi tra le tre potenze. Allo stesso tempo, l’Italia cercò di mante- nere buone relazioni con l’Impero britan- nico anche quando l’originario favore di Londra nei confronti della Triplice Allean- za andò via via sfumando, a causa dell’e- spansione coloniale tedesca (avviata at- torno al 1895), trasformandosi infine in aperta ostilità. Proprio il contrasto anglo-tedesco portò all’ “Entente Cordiale” dell’Inghilterra con la Francia (1904) e alla nascita della Triplice Intesa (1907) comprendente an- che la Russia. L’Inghilterra poteva in tal modo controlla- re al tempo stesso la politica franco-rus- sa e contrapporre un formidabile blocco oceanico e continentale alle potenze del- la Triplice Alleanza. Grande Guerra Da Lissa alla vittoria in Adriatico La Regia Marina tra il 1915 e il 1918: uomini mezzi e attività Maurizio Brescia - Segretario Gruppo di Savona A sinistra, un’immagine sicuramente irripetibile ai giorni nostri: il Golfo della Spezia nel 1910, letteralmente “invaso” dalle unità della Squadra Navale: in primo piano cacciatorpediniere e torpediniere e – sullo sfondo – numerose unità maggiori tra cui si distinguono alcuni incrociatori corazzati tipo “Garibaldi” e corazzate appartenenti alle classi “Re Umberto”, “Emanuele Filiberto”, “Regina Margherita” e “Regina Elena” (Foto “Pucci”, La Spezia - coll. M. Brescia) La corazzata Sicilia nel Golfo della Spezia attorno al 1910, in una fotografia dello Studio “Pucci” della Spezia. Le tre unità di questa classe (Re Umberto, Sicilia e Sardegna) entrarono in servizio tra il 1893 e il 1895; ormai obsolete all’inizio della Grande Guerra, furono impiegate in ruoli di seconda linea durante il primo conflitto mondiale e vennero radiate tra il 1919 e il 1920. (Foto Pucci, La Spezia - coll. M. Brescia) L’incrociatore corazzata Carlo Alberto (qui in un’immagine risalente ai primi anni del Novecento) venne trasformato in trasporto truppe nel 1917 e radiato nel 1920 (Coll. G. Parodi)

Transcript of MdI 7 2016 Giornale.qxd:ANMIRiv3ï2009 - marinaiditalia.com · Mediterraneo occidentale e...

7Marinai d’Italia Luglio 2016

Paradossalmente, per l’Italia in particola-re, la prima Convenzione navale della Tri-plice Alleanza fu stipulata soltanto nel di-cembre del 1900, ben otto anni dopo la fir-ma del trattato iniziale. La convenzioneprevedeva la divisione dei mari secondo“l’interesse preponderante” di ciascunaparte contraente: la Germania avrebbecontrollato il Mare del Nord, il Mar Balti-co e gli accessi atlantici del continenteeuropeo, mentre all’Italia era assegnato ilMediterraneo occidentale e all’Austria-Ungheria il Mare Adriatico. Il Mediterra-neo orientale era zona di operazioni co-mune tra l’Austria-Ungheria e l’Italia; l’I-talia otteneva la copertura austriaca delleproprie coste orientali, potendo quindi di-spiegare a ponente la Regia Marina infunzione antifrancese, ma il teatro adriati-co continuava a costituire sempre più mo-tivo di attrito tra l’Italia e l’Impero.

In particolare, nel 1908, l’annessione dellaBosnia e dell’Erzegovina da parte dell’Au-stria-Ungheria portò a un punto critico lerelazioni tra Roma e Vienna, e la guerraitalo-turca del 1911, con le conseguentiacquisizioni territoriali italiane in Libia enell’Egeo, rese sempre più fragili gli equi-libri “adriatici” tra le due potenze.Mentre venivano stipulati i rinnovi (primaquinquennali e poi triennali) della TripliceAlleanza e delle sue convenzioni in cam-po marittimo, gli ambienti navali mondiali

stavano vivendo un momento di grandetrasformazione dovuto all’avvento dellacorazzata “monocalibra”.Sino ai primissimi anni del Novecento,l’armamento principale delle corazzatedelle varie Marine era composto da arti-glierie di calibri diversi, con una conse-guente riduzione del numero dei pezzi piùpotenti. Il concetto di “nave da battaglia”- il cui armamento principale avrebbe do-vuto essere composto da sole artiglieriedel massimo calibro imbarcabile - traeva

6 Marinai d’Italia Luglio 2016

D opo il conseguimento dell’unitànazionale, i quindici anni succes-sivi alla battaglia di Lissa consen-

tirono alla Regia Marina di rinnovare iquadri del naviglio e la sua struttura tec-nico-organizzativa; nel contempo, il Re-gno d’Italia consolidava la sua posizionein ambito internazionale, assumendo unamaggior rilevanza politica in Europa e nelMediterraneo e dando avvio ad una pro-pria politica coloniale.Nel 1881, con l’occupazione francese del-la Tunisia, l’Italia si trovò, per la prima vol-ta, coinvolta in una crisi mediterranea dalmarcato carattere navale: le potenzialitàdi Biserta come base navale erano inoltre

accresciute dai forti stanziamenti accor-dati dal bilancio dello Stato francese, apartire dal 1878, alla Marine Nationale.La politica del cancelliere tedesco Bi-smarck, tendente a isolare la Francia inEuropa, portò alla costituzione della Tri-plice Alleanza, firmata a Vienna il 20 mag-gio 1882, tra Austria, Germania e Italia.Quest’ultima, a discapito dei sentimentiirredentistici antiaustriaci, con indubbiopragmatismo dava maggior importanzaalla contrapposizione nel Mediterraneocon la Francia, visti anche gli aspetti di-fensivi degli accordi tra le tre potenze.Allo stesso tempo, l’Italia cercò di mante-nere buone relazioni con l’Impero britan-

nico anche quando l’originario favore diLondra nei confronti della Triplice Allean-za andò via via sfumando, a causa dell’e-spansione coloniale tedesca (avviata at-torno al 1895), trasformandosi infine inaperta ostilità. Proprio il contrasto anglo-tedesco portòall’ “Entente Cordiale” dell’Inghilterracon la Francia (1904) e alla nascita dellaTriplice Intesa (1907) comprendente an-che la Russia.L’Inghilterra poteva in tal modo controlla-re al tempo stesso la politica franco-rus-sa e contrapporre un formidabile bloccooceanico e continentale alle potenze del-la Triplice Alleanza.

Grande Guerra

Da Lissa alla vittoria in AdriaticoLa Regia Marina tra il 1915 e il 1918: uomini mezzi e attività

Maurizio Brescia - Segretario Gruppo di Savona

A sinistra, un’immagine sicuramenteirripetibile ai giorni nostri:il Golfo della Spezia nel 1910, letteralmente“invaso” dalle unità della Squadra Navale:in primo piano cacciatorpedinieree torpediniere e – sullo sfondo – numeroseunità maggiori tra cui si distinguonoalcuni incrociatori corazzati tipo “Garibaldi”e corazzate appartenenti alle classi“Re Umberto”, “Emanuele Filiberto”,“Regina Margherita” e “Regina Elena”

(Foto “Pucci”, La Spezia - coll. M. Brescia)

La corazzata Sicilia nel Golfo della Spezia attorno al 1910,in una fotografia dello Studio “Pucci” della Spezia.

Le tre unità di questa classe (Re Umberto, Sicilia e Sardegna)entrarono in servizio tra il 1893 e il 1895; ormai obsolete all’inizio

della Grande Guerra, furono impiegate in ruoli di seconda lineadurante il primo conflitto mondiale e vennero radiate tra il 1919 e il 1920.

(Foto Pucci, La Spezia - coll. M. Brescia)

L’incrociatore corazzata Carlo Alberto (qui in un’immagine risalente ai primi anni del Novecento)venne trasformato in trasporto truppe nel 1917 e radiato nel 1920 (Coll. G. Parodi)

8 Marinai d’Italia Luglio 2016

origine da uno studio sviluppato dall’ita-liano Vittorio Emanuele Cuniberti e pub-blicato sulle pagine dell’edizione del1903 del già allora autore vole “Jane’s Fi-ghting Ships”.In un primo tempo, la Regia Marina nondimostrò particolare interesse per la“dreadnought” e le unità che la seguiro-no, e solo nel 1909 impostò la Dante Ali-ghieri, prima corazzata monocalibra ita-liana, che – a differenza delle unità bri-tanniche – presentava innovative solu-zioni in particolare per quanto riguarda-va l’armamento. I dodici cannoni da305/46 dell’armamento principale (realiz-zati nello stabilimento napoletano dellaArmstrong) erano difatti raggruppati inquattro torri trinate disposte sulla mez-zeria, in modo tale da consentire il tiro subersagli posti al traverso con tutti i pezzidell’armamento principale.

Ad essa seguirono, tra il 1910 e il 1916, letre “Cavour” (Conte di Cavour, Giulio Ce-sare e Leonardo da Vinci) e le due “Dui-lio” (Caio Duilio e Andrea Doria) che, adeccezione del Leonardo da Vinci perdutodurante la Grande Guerra, dopo estesi la-vori svolti nel corso degli anni Trenta pre-starono servizio anche durante il conflitto1940-45.L’armamento dei “Cavour” e dei “Duilio”era composto da tredici cannoni da305/46 su tre torri trinate (di cui una cen-trale) e due binate, con queste ultime inposizione sopraelevata. L’armamento se-condario, all’entrata in servizio, compren-deva sedici cannoni da 120/50 sui “Ca-vour” (152/45 sui “Duilio”) e numerosipezzi di calibri inferiori.Nel 1908, anche la Marina austro-ungari-ca avviò la realizzazione di una classe diquattro “dreadnought” armate con dodici

pezzi da 305/45 e dodici da 150/50, cui fu-rono assegnati i nomi di Tegetthoff (unitàcapoclasse), Prinz Eugen, Viribus Unitis eSzent Istvan. Si trattava di unità dalle caratteristichesimili a quelle delle coeve navi da batta-glia italiane, con un apparato motore me-no potente ed una velocità di poco infe-riore, bilanciata peraltro dalla più razio-nale disposizione su quattro torri trinate,due a prora e due a poppa, dell’armamen-to principale.All’appuntamento del 24 maggio 1915 leMarine italiana ed austro-ungarica alli-neavano cinque e tre “dreadnought” ri-spettivamente, in quanto Andrea Doria eSzent Istvan sarebbero entrate in serviziosoltanto nel 1916.

La contrapposizione tra l’Italia e l’Austria-Ungheria nel teatro balcanico e adriaticocontinuava nel frattempo ad assumeresempre maggiore rilevanza, accresciutaquando – una volta scoppiato nell’agosto1914 il conflitto europeo – l’Italia manten-ne, peraltro secondo quanto previsto daltrattato della Triplice Alleanza, uno statodi ferma neutralità.Non è necessario, nell’ambito di questoarticolo, soffermarci sulle modalità del“passaggio” italiano dall’alleanza con laGermania e l’Austria-Ungheria all’accor-do con le potenze dell’Intesa. Basteràevidenziare che il “patto di Londra” del 26aprile 1915 con gli anglo-francesi con-sentiva finalmente al Regno d’Italia di da-re attuazione, nella pratica, a tensioni na-zionaliste, irredentiste e antiaustriacheda tempo fatte proprie dalla grande mag-gioranza della popolazione, a cominciaredalla media borghesia presso la quale gliideali del Risorgimento erano più radicati.Le convenzioni navali del patto, stipulateil 10 maggio 1915, sancivano la preminen-za italiana nel comando delle operazioniin Adriatico, risultato che si affiancava ai

9Marinai d’Italia Luglio 2016

compensi territoriali che sarebbero statigarantiti all’Italia nel caso di vittoria con-tro gli Imperi Centrali.All’inizio delle ostilità, alle cinque coraz-zate monocalibre italiane si affiancavanoaltre otto “pre-dreadnought”, mentre no-ve similari unità facevano parte dellasquadra da battaglia austro-ungarica, in-sieme alle tre “dreadnought” ricordatepiù sopra. Tuttavia, nel teatro adriatico le unità mag-giori non ebbero occasione di operare inun contesto strategico (e soprattutto tat-tico) di ricerca, contrasto e distruzione disimilari navi avversarie; anzi, prima del-l’entrata in guerra dell’Italia, in quel tea-tro la Marina francese aveva subito con-sistenti perdite, con l’affondamento didue unità maggiori e il danneggiamentodi una terza, ad opera di torpediniere esommergibili.In Adriatico - come scriverà il Maffi nel1919 - si combatté spesso una “guerri-glia” navale, costituita da “... un’oscuraserie di aspre fatiche, di sforzi silenziosi,di lunghissime vigilie, di ardui colpi di ma-no (...) inframmezzati da azioni leggenda-rie. Per analogia, il fronte adriatico puòvenire considerato come una “trinceamarittima”, con connotazioni del tuttoanaloghe a quelle delle contemporaneetrincee terrestri presenti su tutti i frontidella guerra.L’operatività della Regia Marina nellaGrande Guerra può venire riassunta neifondamentali compiti che le furono as-segnati:• protezione del fianco destro dell’eser-

cito che si batteva sulla linea dell’Ison-zo (e difesa del fronte a mare dopo Ca-poretto);

• blocco strategico dell’Adriatico con losbarramento fisso e mobile del Canaled’Otranto;

• protezione dei convogli mercantili;• difesa costiera del litorale adriatico

(comprendente batterie fisse, treni ar-mati, sbarramenti minati ecc).

Venne inoltre attuata una doppia strate-gia di vigilanza delle forze navali nemichee di “battaglia in porto” per danneggiarenelle loro basi le unità austriache. Secon-do il classico concetto della “fleet in

being”, il nucleo delle navi da battagliaandava mantenuto sempre pronto adun’eventuale scontro risolutivo, qualorase ne fosse presentata l’occasione. Tanto la Regia Marina quanto la Marinaaustro-ungarica applicarono questi prin-cipi con rigore, se non quasi con rigidez-za, e ciò è dimostrato dal fatto che en-trambi gli schieramenti persero tre coraz-zate ciascuno, ma nessuna venne affon-

data ad opera di similari unità avversarie.Le corazzate italiane Benedetto Brin eLeonardo da Vinci affondarono in porto(la prima a Brindisi il 27 settembre 1915,e la seconda a Taranto il 2 agosto 1916)per esplosioni interne, dovute ad atti disabotaggio; il Regina Margherita andòperduto a Valona l’11 dicembre 1916 perurto contro le mine di uno sbarramentonemico.

L’incrociatore corazzato Varesedella classe “Garibaldi” in allestimentoal Cantiere Orlando di Livorno,il 19 novembre 1899.La Regia Marina immise in serviziodue altre unità della classe(Giuseppe Garibaldi e Francesco Ferruccio)anch’esse ancora in servizio nel 1915,e altre sette furono vendute a paesi esteri:quattro all’Argentina (General Garibaldi,General Belgrano, Pueyrredon e San Martin),due al Giappone (Kasuga e Nisshin)e una alla Spagna (Cristobal Còlon)

(Foto Cantieri Orlando, Livorno - coll. M. Brescia)

Il sommergibile Glauconel 1905

(Coll. M. Brescia)

Il sommergibile Medusa in un bacino dell’Arsenale della Spezia a giugno del 1912(g.c. Associazione Venus - Archivio Fotografico Navale Italiano, La Spezia)

15 ottobre 1911:la nave da battaglia Giulio Cesare scende in mare

dallo scalo di costruzione dei Cantieri Ansaldodi Genova Sestri Ponente

(Coll. M. Brescia)

Grande Guerra

11Marinai d’Italia Luglio 2016

ebbe luogo uno dei pochi scontri navalidel conflitto tra unità maggiori, quando gliesploratori italiani Bixio e Quarto – scor-tati da numerosi cacciatorpediniere – in-gaggiarono un combattimento contro l’e-sploratore Helgoland, a sua volta scorta-to da alcune siluranti.Il 1916 fu un anno in cui gli schieramentinavali contrapposti fecero sempre mag-gior uso di unità leggere e siluranti: per laRegia Marina vanno ricordati il forzamen-to del porto di Durazzo (7 giugno), quellodel Golfo di Parenzo (12 giugno) e quellodel porto di San Giovanni di Medua (16giugno).Il 15 maggio 1917, nel tratto di mare com-preso tra Brindisi e Durazzo, un grupponavale italo-inglese intercettò alcuneunità austro-ungariche dirette ad attac-care lo sbarramento del Canale d’Otran-to; nel corso del combattimento furonodanneggiati gli esploratori Saida e Helgo-land e, da parte alleata, si dovette regi-strare la perdita del cacciatorpediniereitaliano Borea e il danneggiamento del-l’incrociatore britannico HMS Dartmouth.Verso la fine del 1917, successivamenteai fatti di Caporetto (che videro arretrare

il fronte sino al Piave, con Venezia qualeimmediata retrovia), l’attività della Marinaconsistette in un primo tempo nell’appog-gio costiero alle operazioni dell’Esercito,tanto nella laguna veneta quanto alle focidel Piave. L’11 novembre, due MAS (al co-mando del C.F. Costanzo Ciano e del T.V.Berardinelli) attaccarono al largo di Cor-

tellazzo le corazzate austriache Wien eBudapest, facendole desistere dall’azio-ne di bombardamento contro le posizioniitaliane sulla costa.Il successivo 10 dicembre il T.V. Luigi Riz-zo (al comando del Mas 9 ), insieme adun’altra silurante, forzò il porto di Trieste,affondando la corazzata Wien. Fu questa

10 Marinai d’Italia Luglio 2016

Analogamente, due corazzate austro-ungariche furono affondate in porto inseguito ad attacco di MAS (la Wien) e dimezzi d’assalto (la Viribus Unitis), eduna (la Sentz Istvan) fu silurata e affon-data in navigazione, sempre per attaccodi MAS.

Il principale sostenitore della scuola dipensiero che privilegiava l’utilizzo di cac-ciatorpediniere e unità veloci e insidioseera il Capo di Stato Maggiore delle RegiaMarina, ammiraglio Paolo Thaon di Revel,che ebbe particolari possibilità di appli-care nella pratica queste teorie quando,

tra l’ottobre 1915 e il febbraio 1917, fu co-mandante del Dipartimento e della Piaz-za marittima di Venezia.Il 24 maggio 1915 gruppi navali austro-ungarici bombardarono Porto Corsini,Rimini, Senigallia e Ancona; lo stessogiorno andò perduto il cacciatorpedinie-re Turbine, prima unità italiana affondatadurante la guerra. Analoghi bombarda-menti costieri furono svolti da unità ita-liane a Ragusa, Lissa, Lagosta e Monfal-cone tra il 5 e il 9 giugno successivi; tut-tavia l’alto Adriatico si dimostrò un tea-tro d’operazioni molto pericoloso per legrandi unità della Regia Marina, che do-vette lamentare la perdita ravvicinatanel tempo degli incrociatori corazzatiAmalfi e Garibaldi (il 7 e il 18 luglio 1915),entrambi silurati da sommergibili nemici.Il 29 dicembre 1915, nel basso Adriatico,

La darsena interna dell’Arsenaledella Spezia all’inizio del Novecento.

La presenza di una corazzata classe“Regina Elena” in allestimento,

al centro della foto, consente di datarel’immagine al 1906-08, quando era

in corso il completamento delle due unitàdella classe (Regina Elena e Roma)

lì costruite

(Coll. M. Brescia)

Il “pre-dreadnought” Regina Margheritain transito in uscita dal canale navigabilea Taranto, nell’inverno 1912-13

(Coll. M. Brescia)

L’incrociatore corazzato Amalfiin uscita dalla Spezia nel 1914

(Coll. M. Brescia)

La nave da battaglia Dante Alighieri, prima “dreadnought” italiana, negli anni immediatamenteprecedenti lo scoppio della Prima Guerra Mondiale (Coll. M. Brescia)

Grande Guerra

12 Marinai d’Italia Luglio 2016

una delle prime azioni “d’assalto” che,sul finire del conflitto, consentirono di in-fliggere notevoli perdite alla Marina au-stro-ungarica e che possono essere con-siderate tra i più arditi e gloriosi fatti na-vali di tutta la Prima Guerra Mondiale.Lo stesso Rizzo, il 10 giugno 1918, si sa-rebbe reso protagonista al largo dell’isoladi Premuda dell’azione contro un grupponavale austro-ungarico durante la quale,con il Mas 15 e con il Mas 21 (quest’ulti-mo al comando del G.M. Aonzo), silurò eaffondò la corazzata austro-ungaricaSzent Istvan.Notevole fu anche l’apporto dell’Aviazio-ne della Regia Marina alle operazioninavali in Adriatico. Il 24 maggio 1915 imezzi a disposizione erano piuttostoscarsi: due aeronavi e trenta velivoli, dicui alcuni in non buone condizioni di ef-ficienza. Nel corso del tempo venneroposti in servizio centinaia di aeroplaniche – soltanto dal 1° gennaio 1917 al 4novembre 1918 – avrebbero effettuato2.177 missioni di bombardamento, 3.467di ricognizione e scorta, 1.107 di caccia,9.433 di esplorazione e ben 10.385 per ladifesa del traffico.Tra l’ottobre 1915 e il febbraio 1917, l’am-miraglio Thaon di Revel assunse le fun-zioni di Comandante in Capo del Diparti-mento e della Piazza marittima di Venezia.Questo periodo “veneziano” dell’ammira-glio è indicato dai suoi biografi come unodei più proficui della sua carriera: Thaondi Revel fu onnipresente in laguna, ispe-zionando mezzi e fortificazioni, sempre vi-cino al personale ed assicurandosi inogni momento che le disposizioni da luiemanante venissero rispettate ed appli-cate. L’ammiraglio entrò in collaborazio-ne con Gabriele d’Annunzio (ufficiale vo-lontario dell’Esercito, ottenne per suo

tramite l’autorizzazione a compiere mis-sioni anche per conto della R. Marina) e,soprattutto, avviò la realizzazione delleprime serie di MAS, costruiti dallaS.V.A.N. – Società Veneziana AutomobiliNautiche.Il C.V. Costanzo Ciano, all’epoca Ispetto-re dei MAS, dispose inoltre l’innovativarealizzazione in due esemplari della “tor-pedine semovente“ con uno dei quali ilcapitano del Genio Navale Raffaele Ros-setti e il tenente medico Raffaele Paoluc-ci, nella notte sul 1° novembre 1918,affondarono nella rada di Pola la nave dabattaglia austro-ungarica Viribus Unitis

13Marinai d’Italia Luglio 2016

(dal solo punto di vista amministrativo,pochi giorni prima era stata trasferita al-la neo-costituita Marina iugoslava).Questa breve cronistoria delle operazioni“speciali” della Regia Marina non sareb-be completa senza ricordare l’azionedell’11 febbraio 1918 passata alla storiacome “Beffa di Buccari”. I Mas 96 (C.C.Luigi Rizzo, con a bordo Gabriele D’An-nunzio), ‘95 e‘94 lasciarono Venezia sottoforte scorta e rimorchiati ciascuno dauna torpediniera. Raggiunto il Golfo delQuarnaro, nei pressi dell’Isola di Chersoiniziarono la navigazione autonoma e pe-netrarono all’interno del Golfo di Buccari.I fatti sono noti: pur non portando al-l’affondamento delle unità nemiche allafonda, l’azione ebbe enormi valenze pro-pagandistiche, anche in virtù del famosomessaggio vergato da D’Annunzio, lan-ciato nelle acque di Buccari, col quale siirrideva alla “ ... cautissima Flotta Austria-ca occupata a covare senza fine entro iporti sicuri la gloriuzza di Lissa ... ”.

Corazzata Regina Margherita(C.I.C. vice amm. Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi)3ª sq. torp.: Cigno, Calliope, Clio, Cassiopea,Centauro, Canopo

Squadra da battaglia (Taranto)1ª div. n.b.: Dante Alighieri (n.a.), Giulio Cesare,Leonardo da Vinci, espl. Nino Bixio1ª sq. ct.: Animoso, Audace, Ardito, Ardente2ª sq. ct.: Impavido, Intrepido, Indomito,Irrequieto, Impetuoso, Insidioso

2ª div. cr.: Vittorio Emanuele (n.a.),Roma, Napoli, Regina Elena, espl. Quarto5 sq. ct.: Nembo, Borea, Turbine, Espero, Aquilone,Fulmine

3ª div. cr.: Benedetto Brin (n.a.),Ammiraglio di Saint Bon, Emanuele Filiberto,espl. Agordat6 sq. ct.: Euro, Ostro, Strale, Lampo, Dardo

4ª div. incr. cr.: Pisa (n.a.),Amalfi, San Giorgio, San Marco, espl. Marsala3 sq. ct.: Artigliere, Garibaldino, Lanciere,Corazziere, Bersagliere

5ª div. incr.: Vettor Pisani (n.a.),Francesco Ferruccio, Varese, Carlo Alberto, Libia

Torpediniere2ª sq.: Airone, Alcione, Arpia, Ardea,Albatros, Astore5ª sq.: Calipso, Climene, Pegaso, Perseo,Pallade, Procione

Posamineincr.: Liguria, Puglia, Minerva, Partenope

Navi ausiliarieVulcano (n. off.), Bronte (n. cist.),Eridano e Tevere (cist. acqua), Titano (rim. d’alt.),Verbano (n. trasp.)

Forze leggere assegnatea vari Comandi di Dipartimento4 sq. ct. (Venezia): Carabiniere, Pontiere, Zeffiro,Fuciliere, Ascaro, Alpino

1ª sq. torp. (Taranto): Olimpia, Orfeo, Orsa, Orione6ª sq. torp. (Taranto, a Gaeta): 6 tipo “OS”7ª sq. torp. (La Maddalena): 6 tipo “AS”8ª sq. torp. (La Spezia): 5 tipo “PN”9ª sq. torp. (Taranto, a Messina): 6 tipo “OS”10ª sq. torp. (Venezia): 6 tipo “PN”11ª sq. torp. (Taranto, a Venezia): 6 tipo “PN”

Sommergibili(n. appoggio: incr. Lombardia alla Maddalena)1ª sq. (Messina-La Maddalena): Jalea, Salpa,Zoea, Jantina2ª sq. (La Spezia-La Maddalena):Medusa, Velella, Fisalia, Atropo3ª sq. (Brindisi- La Spezia):Nereide, Nautilus, Argo, Pullino, Ferraris4ª sq. (Venezia): Squalo, Otaria, Delfino, Narvalo,Glauco, Foca, Tricheco

Naviglio dislocato oltremareAlbania: cr. Dandolo, ct. Dardo (da 6ª sq.);cann. MisurataRodi: rim. AtlanteTripolitania: ct. Ostro, Lampo (da 6ª sq.);torp. Astore, Albatros (da 2ª sq.);n. cist. acq. PaganoCirenaica: ct. Euro, Strale (da 6ª sq.);n. cist. acq. BrentaMar Rosso: cann. Giuliana, rim. LidoIstanbul (staz.): cann. ArchimedeEstremo Oriente (Staz.): inc. Marco Polo(in sosta con Calabria);cann. Sebastiano Caboto

Naviglio in riserva o ai grandi lavoriLa Spezia: n.b. Conte di Cavour;cr. Sardegna, SiciliaNapoli: incr. Campania, Basilicata (in all.)Brindisi: incr. torp. TripoliTaranto: incr. Bausan, Etruria; espl. CoatitVenezia: incr. cr. Giuseppe Garibaldi;incr. Etna, Piemonte;torp. Gabbiano; pm. Castore;cann. lag. Brondolo, Marghera

* da: E. Bagnasco, A. Rastelli,Navi e marinai italiani nella Grande Guerra,op. cit. in bibliografia

Organizzazione delle Forze Navali italiane ad agosto del 1914 18 agosto 1910:

l’incrociatore corazzato San Marcopoco dopo l’entrata in servizio.

Si notino i quattro fumaioli affiancatie le sovrastrutture poco voluminose;

appena varati, San Giorgio e San Marcoavevano fumaioli più alti,

poi abbassati nel primo ciclo di lavoridi manutenzione cui furono sottoposti

(Coll. M. Brescia)

La corazzata Napolipoco dopo l’entrata in servizio

(Foto Pucci, La Spezia - coll. G. Parodi)

Il cacciatorpediniere Fuciliere, della riuscitaclasse “Soldato” del 1905-10, all’ormeggioin un sorgitore nazionale nei primi mesi di guerra

(Coll. M. Brescia)

Il cacciatorpediniere Espero, appartenentealla classe “Nembo” ed entrato in servizio nel 1905,

in entrata nel Mar Piccolo a Tarantonella primavera del 1915

(Coll. M. Brescia)

Grande Guerra

14 Marinai d’Italia Luglio 2016

La guerra navale terminò, come sul fronteterrestre, il 4 novembre 1918, ma – da unpunto di vista ideale – l’atto finale del con-flitto marittimo in Adriatico ebbe luogo il24 marzo 1919 quando, con equipaggi ita-liani, giunsero nel bacino di San Marco aVenezia numerose unità austro-ungari-che quali preda bellica: un’ottima opera-zione, anche di immagine, condotta dallaRegia Marina per mezzo della quale, tra iltripudio dei veneziani, si ormeggiarono inlaguna le navi da battaglia Tegetthoff e

Erzherzog Franz Ferdinand, l’esploratoreAdmiral Spaun, cacciatorpediniere, tor-pediniere e quattro sommergibili.

Questo articolo trae ispirazione dal saggioLa Regia Marina a maggio del 1915, delmedesimo autore, pubblicato sul fascico-lo di maggio 2015 della “Rivista Marittima”nell’ambito di un numero speciale dedica-to agli aspetti navali dell’entrata in campoitaliana nella Grande Guerra.

BibliografiaE. Bagnasco, A. Rastelli, Navi e marinai italiani nellaGrande Guerra, Parma, Albertelli, 1997

F. Bargoni, Tutte le navi militari d’Italia 1\861-2011,Roma, Uff. Storico della Marina Militare, 2012

R. Bernotti, Il potere marittimo nella grande guerra,Livorno, Giusti, 1920

B. Brin, La nostra Marina Militare, Roma, FratelliRocca, 1881

L. Campo Fregoso, Del primato italiano nel Mediter-raneo, Torino, Loescher, 1872

L. Donolo, Storia della dottrina navale italiana,Roma, Uff. Storico della Marina Militare, 1996

E. Ferrante, Benedetto Brin e la questione marittimaitaliana, 1866-1898, Roma, Rivista Marittima, 1983E. Ferrante, Il grande ammiraglio Paolo Thaon diRevel, Roma, Rivista Marittima, 1989

Id., Il potere marittimo – evoluzione ideologica inItalia 1861-1939, Roma, Rivista Marittima, 1982

Id., La Grande Guerra in Adriatico nel LXX anniver-sario della Vittoria, Roma, Uff. Storico della MarinaMilitare, 1987

A. Fraccaroli, Italian Warships of WW I, Londra, IanAllan, 1967

M. Gabriele, Le convenzioni navali della Triplice,Roma, Uff. Storico della Marina Militare, 1969

Id., Marina e diplomazia a metà Ottocento, Roma,Rivista Marittima, 1996

G. Giorgerini, A. Nani, Almanacco storico delle navimilitari italiane, Roma, Uff. Storico della MarinaMilitare, 1994

M. Maffi, La vittoria sull’Adriatico, Milano, Alfieri eLacroix, 1919

R. Greger, Austro-hungarian Warships of WW I,Londra, Ian Allan, 1976

G. Po, Il grande ammiraglio Thaon di Revel, Torino,Lattes, 1936.

A. Rastelli, Le navi degli sconfitti, in “Storia Milita-re”, aprile 1995, pagg. 13-23

A. Rastelli, A. Massignani (a cura di), La guerranavale 1914-1918, Valdagno, Rossato Editore, 2002

L. Romani, D’Annunzio e il mare, Roma, RivistaMarittima, 1988

S. di Saint Bon, La quistione delle navi, Torino,Loescher, 1891.

E. Sieche, - S.M.S Szent Istvan, Hungaria’s Only andIll-Fated Dreadnought, in “Warship International”n° 2/1991

In due rare immagini a colori dell’epoca, le navi da battaglia Leonardo da Vinci, Giulio Cesare e Cavourin allestimento a Genova nel 1914 (Coll E. Bagnasco)

Navi da battaglia italiane in navigazionenel Mar Ionio nel 1916, durante un’esercitazione.

Da destra a sinistra, un’unità classe “Cavour”,la Dante, un’altra corazzata classe “Cavour”

e uno dei due “Dulio”

(Coll. M. Brescia)

Grande Guerra