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    I Manuali del Club Alpino Italiano 14I Manuali del Club Alpino Italiano

    ALPINISM OSU GHIACCIO E M ISTO

    COMMISSIONE NAZIONALE

    SCUOLE DI ALPINISMO E SCI ALPINISMO

    COMMISSIONE NAZIONALE

    SCUOLE DI ALPINISMO E SCI ALPINISMO

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    I Manuali del Club Alpino Italiano

    ALPINISMOSU GHIACCIO

    E MISTO

    14

    Club Alpino Italiano

    Commissione Nazionale Scuo le di Alpinismo e Sci Alpinismo

    Commissione Centrale delle Pubblicazioni

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    Club Alpino ItalianoVia A. Petrella, 19- 20124 M ilano

    Commissione NazionaleScuole di Alpini smo e Sci Alpini smo

    Commissione Centrale delle Pubblicazionidel Club Alpino Italiano

    Collana:I manuali del Club Alpino Italianon14 - edizione: novembre 2005

    Proprietletteraria riservata.Riproduzione vietatasenza lautorizzazione scritta da parte del C.A.I .

    testi , di segni e foto:

    Scuola Centrale di Sci Alpinismo - Scuola Centrale di Alpinismo

    con i l contri buto di alcuni Organi Tecnici Centrali ,

    di vari Enti e la collaborazione di numerosi soci.

    coordinamento tecni co e redazione:

    Maurizio Dalla Libera

    progetto grafico editoriale:

    Gruppo Ixelle - www.ixell e.i t - M estre

    fini to di stampare

    nel mese di novembre presso le Grafiche Chinchio - Sarmeola di Rubano - Padova

    in sovracopertina:

    Gruppo del Monte Bianco - Cresta di Bionnassay

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    Alpinismo su ghiaccio e misto Presentazione delpresidente generale

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    CLUBALPINO ITALIANO

    A dieci anni dalla precedente edizione del Manuale (1995) vede la luce questa nuova versione,

    aggiornata nei contenuti tecnici (informati vi) e culturali (formativi). Lintervallo di tempo tra-

    scorso pu apparire breve se letto con le categorie interpretative tradizionali , ma diventa rilevan-

    te se ci si pone nellottica delle rapidissime trasformazioni che la tecni ca e la tecnologia impongo-

    no alla nostra quotidiani t. Nel rispetto dellimpostazione consolidata e fami liare della manua-

    listica CAI , tanto cara ai nostri Soci, i l presente volume di oltre 600 pagine si colloca nella nuova

    linea edi toriale che tanto successo ha riscosso con il Manuale di Sci Alpini smo e che traduce

    impostazioni grafiche in l inea con le nuove strategie della comunicazione bibliografica, semprepi sensibile allintegrazione fra parola e immagine. Ma, al di ldegli aspetti didascalici e didat-

    tici del Manuale, i l punto di svolta che dovressere sempre pi rimarcato in futuro riguar-

    da lattenzione con cui gli autori hanno guardato ai cambiamenti in atto nei terreni dellalta

    montagna dove lalpini smo su ghiaccio trova la sua naturale espressione. La montagna, pi di

    ogni altro ambiente naturale, un ecosistema fragile ed in continua trasformazione. In un futu-

    ro geologico ipotizzabi le le montagne sono destinate forse a diventare pianure sotto leffetto dei

    processi erosivi e dellimplacabi le legge dellentropia. Probabilmente nasceranno nuove montagne

    con forme e strutture imprevedibi li . Ma, senza dover evocare i tempi geologici e restando concre-

    tamente ancorati con i piedi per terra al presente, al qui ed ora della nostra esperienza vi ssuta

    dell andar-per-monti, non possiamo ignorare ci che sta accadendo da alcuni anni (non diver-

    samente comunque dai tempi passati ) sulle nostre montagne. Cedimenti e crolli di ghiacciai pen-

    sili , sbriciolamento di strutture rocciose (camini , diedri, canaloni, ecc.), assottigliamento del per-

    mafrost morenico, vanno disegnando sempre pi, estate dopo estate, scenari e morfologie irrico-

    noscibi li . Vie di salite classiche vengono cancellate, percorsi escursionistici stori ci devono essere

    modificati. D i fronte a questo stato di cose la conoscenza delle montagne, uni ta alla consapevo-lezza storico-culturale dei mutamenti naturali ed antropici, non pu essere accantonata in una

    dimensione meramente accademica o di astratto riferimento statutario (art. 1), ma deve diven-

    tare patrimonio comune e condiviso di tutti gli alpinisti che desiderano affrontare in sicurezza

    la montagna. Conoscere, quindi, per essere pi sicur i limperativo categori co di un alpini smo

    responsabile e maturo. Per tali fondate motivazioni, i l nuovo manuale merita i dovuti riconosci-

    menti ed un grande successo tra i molti prevedibili frui tori. Esso si muove, infatti , nellott ica di

    non separare tecnica e cultura, secondo lo spirito e la storia associati va del Club Alpino Italiano.

    Annibale Salsa

    Presidente Generale Club Alpino Itali ano

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    Presentazionee ringraziamenti

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    PRESENTAZIONE E RINGRAZIAMENTI DELLA COM-MISSIONE NAZIONALE SCUOLE DI ALPINISMO E SCI

    ALPINISMO - CNSASALa presente edizione del manuale Alpini smo su ghiaccio e misto che le scuole aspettavano con

    impazienza, frutto dell'esperienza delle nostre Scuole Centrali e dello studio della Commissione

    Materiali e Tecniche, ha senza dubbio il pregio d' essere completo, quasi pignolo su tutti gli

    aspetti delle ascensioni d' alta montagna. Attento anche alla realtoggettiva dell' ambiente in

    quota che in questi ultimi anni cambiato non di poco, dove le vie di ghiaccio diventano sem-

    pre di pi vie di misto, questo fatto non secondario ha indotto ad estendere la parte tecnica di

    roccia. Tale scelta fa si che questo manuale di ghiaccio sia veramente il testo comune per le scuo-le di alpinismo e di sci alpini smo.

    La Commissione vuole ringraziare :

    Maurizio Dalla Libera che ha coordinato i l gruppo di lavoro e curato la redazione

    Il gruppo di lavoro formato da Istruttori della Scuola Centrale di Sci Alpini smo e della Scuola

    Centrale di Alpinismo: Franco Brunello, Davide Di Giosaffatte, Edoardo Fioretti , Bruno

    Moretti , Angelo Panza, Giuliano Bressan, Lorenzo Giacomoni , Claudio Melchiorri, Emiliano

    Olivero

    I collaboratori operanti nella CNSASA: Guido Coppadoro per la correzione delle bozze e

    Paolo Veronelli per la segreteria; Massimo Doglioni per la consulenza edi toriale

    Lorganico della Scuola Centrale di Sci Alpini smo per la partecipazione a riunioni e prove tec-

    ni che rese necessarie per la realizzazione del manuale

    La Commissione Centrale Materiali e Tecniche e gli Istruttori Vittorio Bedogni , Giuliano

    Bressan, Claudio Melchiorri e Carlo Zanantoni per la collaborazione e la consulenza

    Le Commissioni Materiali e Tecniche della Lombardia e del Veneto Fri ul i Venezia Giulia peril loro contri buto sui materi ali

    I Tecnici del CNSAS Franco Dobetti, M ichele Barbiero, Lorenzo Giacomoni per il contribu-

    to forni to nella stesura del capitolo Richiesta di soccorso

    La Guida Alpina Paolo Caruso e la casa edi trice Edizioni Medi terranee per la consulenza

    nella stesura del capitolo dedicato alla progressione su ghiaccio

    LIstruttore Matteo Fiori per la consulenza giuridica relati va al capitolo preparazione e con-

    dotta della sali ta

    Jean Paul Zuanon e Giovanni Kappenberger per la sensibili te laiuto manifestati in pioccasioni

    Il Servizio Valanghe del CAI per lapporto forni to in tema di neve, valanghe e autosoccorso

    Il Centre dEtudes de la Neige (CEN) di Mto France per aver autori zzato la pubbl icazio-

    ne di foto sui cristall i di neve

    LAssociazione Interregionale Neve e Valanghe (AINEVA) e in particolare la Direzione della

    Alpinismo su ghiaccio e misto

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    Alpinismo su ghiaccio e misto Presentazionee ringraziamenti

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    rivista Neve e valanghe per averci autorizzato a riprodurre parti di testo ed immagini pre-

    senti nelle loro pubblicazioni relati ve a bollettini nivometeo, neve e valanghe

    Il Centro Valanghe di Arabba e i tecni ci Anselmo Cagnati, M auro Valt, Renato Zasso per la

    consulenza sul le caratteristiche della neve e sulla valutazione della stabili tdel manto nevoso

    Per la realizzazione di numerose immagini che compaiono nel manuale si ringraziano inol-

    tre gli istruttori: Bruno Brunello, Franco Brunello, Davide Di Giosaffatte, Edoardo Fioretti ,

    Ivano Mattuzzi, Bruno Morett i , Angelo Panza, Ettore Taufer, Carlo Zanon, Lorenzo

    Giacomoni, Francesco Cappellari , Emiliano Olivero, Alberto Ongari, Giacomo Cesca, Massimo

    Fiorett i , Davide Rogora, Antonio Carboni , Claudio Smiraglia, Franco Gallo, Maurizio

    Carcereri, Luigi Bernardi , Fabio Zamperetti , Alessandro Bimbatti, Carlo Barbolini , Gian

    Mario Piazza, i partecipanti al corso nazionale per INSA edizioni 2003 e 2005 e la Scuola disci alpinismo di Marostica e Thiene, la Scuola Franco Piovan di Padova, la Scuola Umberto

    Conforto di Vicenza.

    Rolando Canut i

    Presidente della Commi ssione Nazi onale

    Scuole di Alpi ni smo e Sci Alpi ni smo

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    Alpinismo su ghiaccio e misto

    PREFAZIONE

    Il lavoro prodotto con esperienza e passione dagli amici istruttori nella edizione 1995 stato aggiornato e sviluppato: ci siamo occupati non solo della evoluzione delle tecniche di

    arrampicata su ghiaccio e dei materiali, ma si anche considerata la maggiore complessit

    dellattivit alpinistica in alta montagna in seguito ai recenti cambiamenti climatici.

    Diversi itinerari classici come pareti nord e canaloni su neve, che venivano percorsi nella

    stagione estiva da molte cordate, ora si sono progressivamente ridotte o sono purtroppo

    addirittura scomparsi per la mancanza di neve e di ghiaccio.

    Infatti a partire dallinizio degli anni novanta il progressivo riscaldamento dellatmosfera ha

    fatto registrare durante i mesi estivi valori di temperatura molto elevati che hanno accele-rato larretramento dei ghiacciai e innalzato il livello altimetrico del permafrost. Molti sassi,

    massi e blocchi di ghiaccio che prima erano cementati dal ghiaccio, ora, venendo meno

    questo collante, hanno incrementato le frane, le scariche di pietre e di ghiaccio. A causa di

    questo maggiore aumento dellinstabilit, diverse pareti nord, che 10-15 anni fa erano per-

    corse regolarmente nei mesi di luglio e agosto, durante le attuali estati secche e calde risul-

    tano spesso impercorribili per motivi di sicurezza. I frequentatori dellalta montagna si

    stanno adattando al mutamento di scenario e lattivit alpinistica si sta diversificando: c

    chi preferisce salire nel periodo estivo prevalentemente creste di misto, chi, invece, sceglie

    di affrontare certe pareti nord nel periodo primaverile o in autunno dopo le prime nevica-

    te, oppure ci sono gli appassionati del ghiaccio ripido che affrontano couloir e goulotte in

    pieno inverno. Tuttavia se da un lato si cercato di ridurre il rischio di scariche di sassi e di

    ghiaccio, dallaltro queste scelte fanno emergere altri pericoli oggettivi: chi si muove dinver-

    no e in primavera si trova nelle medesime condizioni di uno sci alpinista e quindi alle prese

    con il problema delle valanghe; analogamente colui che privilegia la salita di cresta su misto

    deve comunque fare i conti con lo zero termico e deve applicare sul terreno le tecniche di pro-gressione e le modalit di assicurazione pi adatte per mantenere una marcia spedita.

    Pertanto allalpinista, che affronta lalta montagna, viene richiesto oltre che unadeguata

    preparazione tecnica soprattutto una buona formazione scientifica e culturale; il manuale

    per fornire una appropriata base teorica e sperimentale riporta i pi recenti lavori condot-

    ti dalla CCMT e dalle Scuole Centrali sulla catena di assicurazione, sui vari sistemi di assi-

    curazione e sulle problematiche della neve e delle valanghe.

    La conoscenza approfondita dellambiente e delle tecniche relative al tipo di disciplina il

    modo migliore per prevenire ed evitare gli incidenti: si tratta in primo luogo di una que-stione di cultura. La conoscenza dellambiente permette una sicura frequentazione; solo

    allora si sa come affrontarlo, si applicano le tecniche adeguate, si attivano i mezzi fisici e la

    forza mentale, si sceglie lattrezzatura e labbigliamento.

    Nella secolare convivenza con lambiente naturale da parte di chi vive in montagna e nel

    corso di duecento anni di alpinismo stata elaborata una cultura e sono state messe insie-

    Prefazione

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    Alpinismo su ghiaccio e misto Prefazione

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    me le conoscenze capaci di far fronte alle avversit e di prevenire le situazioni potenzial-

    mente pericolose.

    Gli attuali modelli di comportamento proposti da una certa stampa sensibile solo alla pre-

    stazione spettacolare, oltre a dare informazioni superficiali e distorte, tendono purtroppo a

    banalizzare e a trasformare in fatti ordinari attivit che richiedono invece anni di prepara-

    zione ed esperienza.

    Lesigenza di una pi approfondita formazione culturale non indispensabile solo per

    ridurre i pericoli oggettivi, ma importante perch la sola conoscenza delle tecniche non

    sufficiente per formare un alpinista; necessaria unetica di comportamento che tuteli lam-

    biente naturale e che si ispiri a valori di rispetto e solidariet nei confronti delle persone con

    cui arrampichiamo o veniamo in contatto.In questa nuova prospettiva listruttore o colui che guida il gruppo non esercita solo un

    ruolo di accompagnamento e di riferimento da un punto di vista tecnico ma deve svolgere

    anche unazione culturale ed educativa.

    Nel presente manuale sono sviluppati soprattutto gli aspetti inerenti lattivit alpinistica su

    ghiaccio e misto, mentre le tematiche di carattere culturale e scientifico, come ad esempio

    cultura alpina, storia dellalpinismo e dello sci alpinismo, meteorologia, geomorfologia,

    pericoli della montagna, topografia, flora e fauna, ecologia, fisiologia, primo soccorso,saranno trattate in un manuale appositamente dedicato.

    Fornire conoscenze e tecniche per frequentare la montagna in sicurezza, dapprima in modo

    guidato e successivamente in forma autonoma, da sempre la filosofia che guida il nostro

    operato.

    Alpinismo su ghiaccio e misto rivolto agli allievi che partecipano a corsi di base e avan-

    zati organizzati dalle scuole di alpinismo e di sci alpinismo del Club Alpino Italiano e a tutti

    gli istruttori come riferimento essenziale ai fini delluniformit didattica.

    Il manuale anche rivolto a tutti coloro che, gi svolgendo questa complessa attivit, vogliono

    approfondire la loro preparazione sulle tematiche inerenti le tecniche di progressione, lattrez-

    zatura alpinistica, i sistemi di assicurazione e la preparazione e condotta della salita.

    Nellottica di un utilizzo del manuale in ambito didattico si scelto di modulare le cono-

    scenze con gradualit, in modo da permettere allalpinista principiante una formazione di

    base e a quello pi evoluto un approfondimento.

    compito degli istruttori, sulla base degli obiettivi e dei contenuti stabiliti per ciascuna

    tipologia di corso dalla Commissione Nazionale, scegliere nel manuale gli argomenti piadatti per il livello del corso e svolgerli durante le lezioni teoriche e le uscite pratiche. Va

    ricordato che una scuola buona se gli allievi alla fine di un percorso formativo sono riu-

    sciti ad apprendere alcune conoscenze e abilit di base stabilite dagli obiettivi principali del

    corso; la formazione deve far capire a tutti i partecipanti limportanza di muoversi nellam-

    biente in sicurezza, perch la montagna presenta difficolt e pericoli che spesso i meno

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    esperti sottovalutano.

    Allistruttore si chiede di curare quelle tecniche di insegnamento che consentono di trasfe-

    rire allallievo ci che conosce e sa fare, in modo che, grazie allintervento didattico e ad

    unadeguata esperienza personale, egli possa frequentare in sicurezza lambiente di monta-

    gna in forma sempre pi autonoma.

    Per realizzare unopera che comprenda varie discipline e che risulti sufficientemente

    approfondita ci siamo avvalsi di importanti contributi sia da parte di Commissioni operan-

    ti allinterno del CAI sia di Enti che svolgono attivit di informazione, divulgazione e pre-

    venzione nellambiente montano, nonch della cooperazione di numerosi amici istruttori ed

    esperti praticanti dellattivit alpinistica.Diversamente dal precedente manuale, in questo si fa riferimento non solo al ghiaccio, ma

    anche al misto per le motivazioni precedentemente espresse. Vogliamo ancora una volta

    ricordare che lattivit su ghiaccio e misto una disciplina di notevole complessit, nella

    quale bisogna avvalersi di tecniche e conoscenze provenienti da ambiti specifici relativi alla

    progressione su roccia, neve e ghiaccio; ma forse anche il settore nel quale lalpinista pu

    maggiormente esprimersi nella sua globalit. Per questo il manuale risulta di ragguardevole

    complessit e ci auguriamo di sufficiente completezza.

    Abbiamo riservato ampio spazio alla catena di assicurazione, tematica considerata specificadella progressione su roccia, perch importante far cultura alpinistica e questa passa anche

    attraverso conoscenze pi ampie rispetto a quelle indispensabili per la salita da realizzare. Per

    questo si sono approfondite tematiche relative alle sollecitazioni che subiscono lalpinista,

    lancoraggio di sosta e lultimo rinvio in caso di volo del primo di cordata sia con corda bloc-

    cata che con limpiego di freni, si sono evidenziati dettagli tecnici e norme relativi agli ele-

    menti che fanno parte della catena di assicurazione (corde, cordini, fettucce, moschettoni,

    imbracatura, ecc.). Tale trattazione stata possibile grazie al prezioso contributo della

    CCMT che ha svolto un lungo lavoro sulle nuove metodologie di assicurazione che meglio

    si adattano ai terreni precari. Le tecniche di assicurazione su ghiaccio e su terreno misto da

    applicare in parete e che prevedono una progressione per tiri di corda sono illustrate e messe

    a confronto, facendo particolare riferimento allaffidabilit degli ancoraggi. Infine vengono

    riportati in sintesi i risultati delle prove, con le considerazioni conclusive, condotte dalla

    CCMT coordinata da Giuliano Bressan.

    Abbiamo descritto le tecniche della progressione in conserva cio il movimento contem-poraneo di alpinisti o sci alpinisti che sono legati tra loro in cordata. Nella prima parte si

    riprendono argomenti noti come la descrizione delle caratteristiche principali del ghiacciaio,

    gli accorgimenti da adottare nellattraversamento di zone crepacciate e la progressione su

    ghiacciaio, effettuata sia a piedi che con gli sci. Invece nella seconda parte si affronta una

    tematica relativamente nuova che riguarda la progressione in conserva su pendii e creste per-

    Alpinismo su ghiaccio e misto

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    Alpinismo su ghiaccio e misto Prefazione

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    ch la lunghezza di questi itinerari, la necessit di rimanere esposti a pericoli oggettivi il

    minor tempo possibile, lesigenza di conservare delle buone condizioni di neve impongono

    di dover procedere rapidamente, pur conservando un certo grado di sicurezza. A seconda

    che il movimento avvenga su terreno facile di misto, oppure su cresta rocciosa di misto o

    su parete di neve vengono adottati sistemi diversi di legatura e di progressione.

    Descriviamo in forma aggiornata, adattati in ordine crescente di difficolt, dapprima con

    la sola piccozza e poi con due attrezzi, gli esercizi della progressione base su neve e ghiac-

    cio, che fanno parte del bagaglio di esperienze maturate in ambiente del CAI. Alcuni di

    questi sono stati rivisti adottando una nuova metodologia didattica che si ispira a studi sul

    movimento su ghiaccio sviluppati dalla Guida Alpina Paolo Caruso.

    Abbiamo dedicato uno spazio specifico alla neve, alle valanghe e allautosoccorso.

    Lobiettivo quello di far comprendere le trasformazioni del manto nevoso e le cause prin-

    cipali che sono allorigine del distacco di una valanga, evento purtroppo quasi sempre cau-

    sato dallimperizia degli alpinisti che non rispettano le norme di sicurezza. Crediamo che

    appropriate conoscenze e una adeguata esperienza maturata in montagna ci consentano di

    interpretare correttamente le informazioni contenute nel bollettino nivometeorologico, di

    scegliere una salita con criteri pi oggettivi e di muoversi sul terreno in modo pi consa-pevole e soprattutto pi sicuro. Tante conoscenze ed esperienze maturate in questi anni

    sono frutto anche della collaborazione con esperti che operano presso i Centri Valanghe; in

    modo particolare cogliamo loccasione per citare A. Cagnati, M. Valt e R. Zasso del Centro

    di Arabba e G. Peretti e A. Praolini del Centro di Bormio.

    Infine si curato con particolare attenzione laspetto della prevenzione degli incidenti, sia

    in fase di scelta e preparazione della salita sia durante il comportamento sul terreno.

    Conoscere i pericoli per poter meglio evitarli una regola fondamentale. Vengono consi-

    derati in forma sintetica i pericoli oggettivi dovuti alle condizioni meteorologiche e alla

    situazione della montagna e i pericoli soggettivi legati alla persona, quali incapacit, inade-

    guata forza danimo, mancanza di conoscenze e impreparazione tecnica, stima non corret-

    ta delle difficolt in rapporto alla propria esperienza.

    Lobiettivo quello di adottare tutte le misure precauzionali affinch lattivit alpinistica

    comporti un rischio residuo accettabile; bisogna perci dedicarsi con diligenza e prudenza

    con il duplice obiettivo di prevenire gli incidenti e garantire quelle grandi soddisfazioni che

    la frequentazione della montagna ci pu offrire. La prudenza tuttavia, e qui sta forse il pro-blema maggiore, un margine di sicurezza che dipende dalle capacit e conoscenze dell'in-

    dividuo.

    Per questo bisogna essere coscienti della propria capacit di valutazione e saper assumere un

    atteggiamento critico nei confronti delle propria esperienza. Per conoscere i propri limiti biso-

    gna analizzare e non giustificare i propri errori, fare un bilancio onesto delle forze in gioco e

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    delle difficolt da superare, valutare le critiche e le osservazioni dei compagni di cordata.

    Queste considerazioni non valgono solo per lalpinista esperto, ma devono essere presenta-

    te anche nei corsi in modo che i partecipanti si rendano conto delle loro attitudini e dei

    loro limiti.

    Pertanto la figura del capocomitiva e soprattutto quella dellistruttore assumono una impor-

    tanza particolare in primo luogo per gli obblighi morali nei confronti di chi si affida agli

    accompagnatori, confidando sullesperienza di questi e sullaffidabilit dellorganizzazione e

    considerando anche le responsabilit che vengono attribuite dallordinamento giuridico.

    Il responsabile di un corso o di un gruppo, dotato di adeguata competenza in rapporto altipo di ascensione, oltre a fare le sue scelte ispirandosi alla esperienza e al buon senso, deve

    agire sempre con diligenza e prudenza, perch questo si richiede ad un soggetto che eserci-

    ta una attivit qualificata.

    Il manuale fa largo uso di immagini a colori e riporta a lato del testo alcuni concetti chia-

    ve per facilitare la comprensione di quanto proposto; alle Scuole viene consegnato un DVD

    che raccoglie tutte le foto e le illustrazioni che accompagnano il testo, con lo scopo di for-

    nire un sussidio didattico nella preparazione delle lezioni.

    Ci auguriamo che la pubblicazione, frutto di un lungo lavoro, possa essere di valido aiuto

    per molti, in particolare per istruttori e allievi dei corsi di alpinismo e di sci alpinismo, e

    rivolgiamo un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato con passione e

    tenacia alla sua realizzazione.

    Speriamo di aver dato un piccolo contributo perch chi ama i monti possa ancor pi

    apprezzarne le bellezze incomparabili e vivere le grandi emozioni dellambiente alpino, fre-

    quentando la montagna con spirito di grande rispetto; solo sviluppando la conoscenza

    dellambiente e di noi stessi che potremo lentamente entrare sempre pi in sintonia con la

    roccia, la neve, il vento.

    Mauri zio Dalla Libera

    D i rett ore dell a Scuola Centrale di Sci Alpini smo

    Alpinismo su ghiaccio e misto

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    Alpinismo su ghiaccio e misto Sommario

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    SOMMARIO

    Presentazione del Presidente Generale pag. 3Presentazione e ringraziamenti della Commissione NazionaleScuole di Alpinismo e Sci alpinismo - CNSASA pag. 4Prefazione pag. 6Sommario pag. 11

    Capitolo 1: equipaggiamentoPremessa pag. 18Abbigliamento pag. 21Attrezzatura varia pag. 33Materiale da bivacco pag. 44

    Capitolo 2: attrezzatura alpinisticaPremessa pag. 50

    Corde pag. 51Cordini, fettucce e preparati pag. 53Moschettoni pag. 56Imbracatura pag. 58Casco pag. 60Piccozza e martello-piccozza pag. 62Ramponi pag. 73

    Viti e chiodi da ghiaccio pag. 79Fittoni e corpi morti pag. 81Manutenzione degli attrezzi pag. 83Chiodi da roccia pag. 85Blocchetti da incastro fissi e regolabili pag. 86Piastrine multiuso pag. 87Freni e discensori pag. 91

    clicca sui titoli in rosso per andare al capitolo desiderato

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    Sommario

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    Capitolo 3: Imbracatura e nodi principaliUtilizzo dellimbracatura pag. 94

    Nodi principali pag. 96Collegamento della corda allimbracatura bassa pag. 99Collegamento della corda allimbracatura combinata pag. 101Realizzazione di imbracature di emergenza pag. 102Nodi per assicurazione ed autoassicurazione pag. 103Nodi e sistemi autobloccanti pag. 108Nodi di giunzione pag. 116

    Capitolo 4: Catena di assicurazione e normativePremessa pag. 120Principi della catena di assicurazione pag. 121Materiali e normative pag. 156

    Capitolo 5: Progressione di base su neve e ghiaccioPremessa pag. 202Ricerca dellequilibrio e tipi di movimenti pag. 202La progressione incrociata applicata alla tecnica di base pag. 205Progressione individuale su neve senza ramponicon piccozza oppure con bastoncini da sci pag. 208Tecnica individuale di progressione su ghiaccio

    con piccozza e ramponi pag. 221Gradinamento pag. 243

    Capitolo 6: Progressione con due attrezzi e introduzione alla piolet-tractionPremessa pag. 254Uso generale degli attrezzi pag. 254

    Salita diretta con due attrezzi in appoggio e in appoggio - trazione pag. 254Salita diretta con due attrezzi in trazione pag. 256Utilizzo dei ramponi pag. 259Uscita da un breve tratto ripido pag. 260Progressione su pendio ripido pag. 261

    Alpinismo su ghiaccio e misto

    clicca sui titoli in rosso per andare al capitolo desiderato

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    Alpinismo su ghiaccio e misto Sommario

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    Capitolo 7: Progressione individuale su mistoPremessa pag. 274

    Impiego dei ramponi su terreno misto pag. 274Baricentro e movimento naturale pag. 276La posizione di base pag. 277Il movimento in salita arrampicata diretta pag. 278Il movimento in discesa faccia a valle pag. 280Il movimento in discesa faccia a monte e posizione in spaccata pag. 281Il movimento in traversata pag. 282

    La tecnica di opposizione e di sostituzione pag. 283Progressione in camino pag. 286Progressione in fessura pag. 288Progressione in diedro pag. 289Osservazioni particolari relative alla pratica dello sci alpinismo pag. 290

    Capitolo 8: AncoraggiPremessa pag. 292Ancoraggi su neve e ghiaccio pag. 292Ancoraggi su roccia pag. 301Ancoraggi di sosta pag. 305Collegamento degli ancoraggi di sosta pag. 309Ancoraggi di calata pag. 316Ancoraggi intermedi (o di protezione) pag. 318

    Capitolo 9: Tecniche di assicurazione in paretePremessa pag. 320Ancoraggi di sosta, intermedi e autoassicurazione pag. 321Richiami sullassicurazione dinamica e sui freni pag. 329Tecniche di assicurazione dinamica al primo di cordata pag. 334Tecniche di assicurazione al secondo di cordata pag. 353Assicurazione con metodo tradizionale a spalla pag. 356Progressione della cordata su terreno alpinistico pag. 358

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    Sommario

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    Capitolo 10: Progressione in conserva della cordataPremessa pag. 366

    Progressione in conserva su ghiacciaio pag. 367Progressione in conserva su pendii e creste pag. 392Prospetto di riepilogo pag. 410

    Capitolo 11: Manovre di cordaPremessa pag. 412

    Avvolgimento e trasporto della corda pag. 413La corda doppia pag. 414Risalita della corda con i nodi autobloccanti pag. 432Sistemi di paranchi pag. 433Attrezzatura di passaggi con corda fissa pag. 434Passaggio delle corde in carico dal tuber alla sosta pag. 438

    Capitolo 12: Recuperi da crepaccioPremessa pag. 442Indicazioni sulla quantit di forza da applicare in un recupero pag. 443Messa in sicura della cordata e predisposizionedel sistema iniziale di recupero da crepaccio pag. 447Paranco semplice con rinvio al compagno(compagno in grado di collaborare) pag. 453

    Recupero con azione interna ed esterna(compagno in grado di collaborare) pag. 456Paranco Vanzo (compagno in grado di collaborare) pag. 460Paranco Mezzo Poldo con piastrina pag. 464Paranco Mezzo Poldo con piastrina e spezzone ausiliario pag. 466Paranco Mezzo Poldo con piastrina su terreno misto pag. 469

    Capitolo 13: La neve e le valanghePremessa pag. 474La formazione della neve pag. 474Le superfici del manto nevoso pag. 478Evoluzione del manto nevoso pag. 482

    Alpinismo su ghiaccio e misto

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    Alpinismo su ghiaccio e misto Sommario

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    Trasformazioni della neve al suolo pag. 485Le valanghe pag. 495

    La valanga a debole coesione pag. 497La valanga a lastroni pag. 499La valanga di neve bagnata pag. 503La valanga nubiforme (di neve polverosa) pag. 504Condizioni critiche per il distacco di una valanga a lastroni pag. 505Fattori che determinano il distacco di valanghe pag. 509Incidenti da valanga e autosoccorso pag. 523

    Incidenti da valanga sulle Alpi pag. 524Probabilit di sopravvivenza in valanga pag. 525Autosoccorso e responsabile della ricerca pag. 527Ricerca vista-udito pag. 530Identificazione aree primarie di ricerca pag. 530Richiesta di soccorso organizzato pag. 534

    Capitolo 14: Preparazione e condotta della salitaPremessa pag. 538Pericoli oggettivi pag. 540Pericoli soggettivi pag. 563Preparazione della salita pag. 570La responsabilit dellaccompagnatore pag. 608

    Capitolo 15: Richiesta di soccorsoPremessa pag. 620Numeri di chiamata del soccorso alpino sulle Alpi pag. 620Segnali internazionali di soccorso alpino pag. 621Il soccorso aereo pag. 623Scelta della zona di atterraggio e misure di sicurezza pag. 625Soccorso in crepaccio pag. 631Chiamata di soccorso: scheda sintetica pag. 632

    Bibliografia pag. 633

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    capitolo 1

    Equipaggiamento

    INDICEPremessa

    Abbigliamento Indumenti a contatto con la pelle Pantaloni Copri calzoni Giacca a vento Giacca imbottita Copricapo Guanti Occhiali Crema solare

    Attrezzatura varia Scarponi Ghette Zaino Lampada frontale Thermos e borracce Bastoncini regolabili Telo termico

    Farmacia Relazione salita, cartina, strumentazione Accessori vari A.R.VA. Documenti e tessera del C.A.I.

    Materiale da bivacco Il bivacco imprevisto Il bivacco organizzato

    Fornello Pentole e posate Viveri e bevande Materassini Sacco a pelo e sacco da bivacco Tendina

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    PREMESSA

    Il vestiario ha importanza primaria in alta montagna e in connessione con atti-vi ta spiccato contenuto tecnico come quella alpinistica. importante indos-

    sare vari strati di indumenti sott i li e leggeri .

    Le principali funzioni del vestiario sono:

    - proteggere da condizioni atmosferiche avverse

    - favori re o perlomeno non ostacolare i processi di termoregolazione del corpo

    - proteggere da effetti meccanici dannosi dell'ambiente (quali sfregamento

    contro superfici ruvide, penetrazione di elementi taglienti, ecc.)- garantire comodit, senza ostacolare i movimenti.

    Per quanto riguarda il primo punto va ricordato che il corpo umano termore-

    golato attraverso un complesso sistema fisiologico attorno a una temperatura

    ottimale di 37C; variazioni anche di pochi gradi rispetto a tale valore (febbre,

    ipotermia) comportano forte riduzione della funzionalite in particolare della

    capacitdi produrre lavoro. Gran parte dell'energia prodotta dal corpo umano

    viene utilizzata per produrre calore: in normali condizioni di attivitfisica e dicondizioni ambientali solo circa il 25% dell'energia prodotta viene trasformata

    in lavoro muscolare. Lo scambio di calore con l'esterno, che consente di mante-

    nere costante la temperatura interna, avviene essenzialmente attraverso l'appa-

    rato circolatorio periferico e attraverso l'evaporazione trami te sudorazione.

    Tali processi sono resi critici da condizioni ambientali particolarmente avverse:

    elevate temperature e insolazione, basse temperature, forte vento, pioggia o umi-

    ditelevata. Nel caso di temperature ambientali elevate ed elevata umiditatmosferica, sotto fatica, i l processo di ablazione del calore da parte della circo-

    lazione sanguigna e il processo di sudorazione non devono essere ostacolati dal

    vestiario, pena i l rischio di sovra riscaldamento e infine di colpo di calore. Nel

    caso di temperature basse, soprattutto se in presenza di umidite vento, in

    primo luogo il vestiario che deve assistere i processi fisiologici che combattono

    l'insorgere dell'ipotermia, dell'assideramento e del congelamento locale.

    Un buon capo di vestiario, in dipendenza ovviamente dalla sua funzione spe-cifica, deve essenzialmente essere caratterizzato da un certo grado di isolamento

    termico e da una certa capacitdi traspirazione. La prima proprietdipende

    essenzialmente dallo spessore e dalla struttura dei tessuti, in particolare dalla

    quantitdi aria da essi trattenuta. La seconda propriet, pi difficile da otte-

    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

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    nere in misura soddisfacente, dipende essenzialmente dalla struttura e dalla

    capacitdella fibra tessile di condurre l'umidit; comunque dipendente dalle

    condizioni dell'ambiente in quanto la traspirazione richiede un sufficiente gra-diente termico e di umidited quindi favori ta in ambiente fresco e asciutto.

    Attualmente sono disponibili sul mercato tessuti sia in fibra naturale che in fibra

    sintetica, questi ultimi in misura sempre crescente. D iamo nel seguito solamen-

    te alcune indicazioni essenziali in quanto i materiali disponibili sul mercato,

    soprattutto quelli in fibra sintetica, sono estremamente numerosi e spesso diffe-

    renziati solamente per caratteristiche secondarie o addirittura sostanzialmente

    identici malgrado la diversa denominazione.Le fibre naturali (cotone, lana, seta) sono caratterizzate essenzialmente da:

    - resistenza (allo strappo) buona per il cotone e la seta, cattiva per la lana

    - resistenza all'usura (sfregamento) buona per il cotone, cattiva per la lana e la

    seta

    - elevata capacitdi assorbire umidite quindi vantaggio per la pelle (salvo

    allergie, frequenti nel caso della lana)

    - asciugamento lento, soprattutto nel caso della lana- buon isolamento termico, maggiore nel caso della lana e della seta, minore

    nel caso del cotone

    - deformabilitelevata per la lana e la seta, scarsa per il cotone

    Il cotone ancora usato nell'abbigliamento alpinistico; la lana classica lo sem-

    pre meno mentre per il freddo intenso si sta diffondendo nel mercato la nuova

    lana merino; la seta utilizzata principalmente nella biancheria intima, per

    sottocalze o sottoguanti.Le fibre sintetiche, come gidetto, sono presenti sul mercato in numero elevato

    e con caratteristiche sensibi lmente diverse. La loro scarsa capacitdi assorbire

    umiditle ha rese per lungo tempo poco adatte al contatto con la pelle, ma esi-

    stono oggi numerosi tessuti che, per composizione e struttura, superano sostan-

    zialmente tale problema. In media le caratteristiche principali sono le seguenti:

    - resistenza (allo strappo) migliore di quella delle fibre naturali

    - resistenza all'usura (sfregamento) migliore di quella delle fibre naturali- scarsa o quasi nulla capacitdi assorbire umidit

    - asciugamento rapido

    - isolamento termico in genere di per smodesto, ma buono in combinazione

    con altri materiali e/o in strutture parti colari

    Alpinismo su ghiaccio e misto Equipaggiamento

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    - peso specifico minore di quello delle fibre naturali

    - tendenza ad assumere carica elettrostatica e quindi a sporcarsi rapidamente.

    Un esempio interessante di tessuto in fibra sintetica il Goretex. Si tratta essen-zialmente di un laminato, ciodi un tessuto costitui to da pi strati di cui uno,

    interno, protetto meccanicamente su ambo i lati da strati pi esterni , costitui to

    da una membrana di Teflon i cui pori sono di dimensioni tali da permettere il

    passaggio di acqua sotto forma di vapore, e quindi la traspirazione, ma non i l

    passaggio di gocce d'acqua anche piccolissime, per cui risulta impermeabi le.

    Risolve quindi abbastanza soddisfacentemente il problema di indumenti che

    devono essere impermeabili e contemporaneamente sufficientemente traspiranti,quali giacche a vento, sovrapantaloni , ghette, guanti. Il suo principale difetto

    quello di non possedere di per selevata resistenza meccanica. In combinazione

    con altri materiali peraltro pu essere e viene normalmente utilizzato anche per

    scarpe, zaini , tende.

    Le fibre sintetiche vengono utilizzate anche per produrre il pile, tessuto, simile

    a pelo sintetico, utilizzato per determinati indumenti (giacche, calze, guanti,

    copricapi, ecc.).Tale rivestimento viene ottenuto direttamente dalla struttura portante in fibra

    del tessuto e costituisce con esso quindi corpo unico; ha ottime propriettermi-

    che, ma scarsa impermeabi lital vento e, per poter essere utilizzato con buoni

    risultati anche in tali condizioni , deve essere dotato di un rivestimento interno

    opportuno chiamato windstopper.

    Per quanto riguarda gli indumenti a contatto della pelle (guanti leggeri, passa-

    montagna, slip, sottopantaloni e maglia,...) si segnalano materiali come il poli-propilene, i l fleece, i l capilene.

    Passiamo ora in rapida rassegna il principale equipaggiamento in uso nella pra-

    tica dell'alpinismo su ghiaccio; gli attrezzi tecnici vengono invece descritti nel

    capitolo 2.

    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

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    ABBIGLIAMENTO

    Indumenti a contatto con la pelleGli indumenti a contatto con la pelle devonoessere scelti in funzione dell'ambiente in cui sisvolge l'attivit e delle caratteristiche della stes-sa. Attivit con elevato impegno aerobico (es.lunghe salite in quota) produrranno grossequantit di liquidi che richiedono di essere

    smaltite e quindi necessitano di indumenti chetrasportino allesterno il pi rapidamente possi-bile di strato in strato il sudore.Capi in filato di capilene e di polipropilenesono molto traspiranti, si asciugano rapida-mente e favoriscono lespulsione dei liquidiverso lesterno attenuando la spiacevole sensa-

    zione di bagnato. La biancheria di cotone pos-siede gradevoli propriet a contatto con la pelle,ma si inzuppa piuttosto rapidamente col sudo-re e risulta quindi poco pratica a basse tempe-rature.Oggi, specie in alta montagna o nelle spedizio-ni extraeuropee, vengono normalmente impie-

    gati indumenti in pile o simili, che, avendo unbasso coefficiente di inzuppamento, si asciuga-no molto rapidamente.Si pu ottenere una efficace protezione dalfreddo e dal vento indossando pi capi sovrap-posti che producono la formazione di interca-pedini isolanti fra gli strati. Inoltre, in caso di

    pioggia, avendo pi capi a disposizione, ci sitrova ad avere sempre qualcosa di asciutto daindossare ed possibile dosare meglio la prote-zione termica del corpo.Le calze devono essere robuste e in grado di tra-

    Alpinismo su ghiaccio e misto Equipaggiamento

    Attivit con elevatoimpegno aerobico pro-durranno abbondantiquantit di liquidi dasmaltire; necessitanoquindi indumenti chetrasportino allesterno ilsudore il pi rapidamen-te possibile di strato instrato.

    In alta montagna vengo-

    no normalmente impie-gati indumenti in pile osimili che, avendo unbasso coefficiente diinzuppamento, si asciu-gano molto rapidamente.

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    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

    sportare rapidamente il sudore verso l'esterno.Oggi sono preferiti i tessuti sintetici in quanto

    combinano favorevolmente i pregi di altrimateriali: hanno buone propriet ter-miche, che si mantengono anche allostato bagnato, sono sufficientemen-te robusti e non ostacolano partico-larmente la sudorazione; i calzini sitrovano con spessore fine e spesso in

    polipropilene mentre le calze pesan-ti sono prodotte in pile. Le calze dilana, o pi spesso un misto lana-sin-tetico, sono ancora in uso, ma sonopoco robuste e di calzata in generemeno comoda.

    Per evitare dolorosi sfregamenti sotto

    le calze pesanti di pile o lana, a direttocontatto con la pelle, convenienteindossare calzini sottili di polipropilene oppuredi cotone.Una volta si utilizzava la camicia di lana o dicotone, tipicamente di flanella: tuttavia siinzuppava rapidamente di sudore e quindi,soprattutto in condizioni di basse temperature,l'indumento doveva essere cambiato con unacerta frequenza ad evitare pericolosi raffredda-menti.Anche per questo indumento, tradizionalmen-te legato alle fibre naturali, sono oggi disponi-bili ottime versioni in fibre sintetiche che favo-riscono in particolare la sudorazione e sono dirapido asciugamento.L'abbigliamento in montagna, soprattuttod'inverno, deve rispondere a un duplice requi-sito: protezione dal freddo, che pu essere

    C01-01 Indumenti contatto pelle:maglietta in capilene, calzamaglia,

    slip in capilene, calzini in polipropi lene.

    L'abbigliamento inmontagna, soprattuttod'inverno, deve rispon-dere a un duplice requi-sito: proteggere dal fred-do, che pu essere ancheintenso, e possibilit diregolazione.

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    Alpinismo su ghiaccio e misto Equipaggiamento

    anche molto intenso, e possibilit di regolazio-ne. Riguardo a quest'ultimo punto si tenga pre-

    sente che il caldo eccessivo e sudorazione sonofattori negativi. Entrambi affaticano l'organi-smo e richiedono un'assunzione supplementa-re di liquidi che pu essere difficile reperire.La sudorazione, inoltre, responsabile dellasensazione di freddo improvviso che cogliedurante le soste anche se ci si coperti subito.

    Infatti, per asciugare, il sudore assorbe il caloredi evaporazione dal corpo. Pi che pochi indu-menti molto pesanti, conviene dunque averenumerosi strati pi sottili e leggeri, che da unlato permettono una migliore regolazione edallaltro una maggiore coibentazione, grazie aicuscinetti di aria calda che si formano tra l'uno

    e l'altro (inoltre c' la possibilit di eliminarel'indumento bagnato di sudore senza pregiu-dizio della copertura totale). In genere,quando alla mattina l'organismo fred-do, si parte molto coperti.Bisogna avere l'avvertenza, man manoche l'attivit muscolare produce calo-re in eccesso, di scoprirsi gradualmen-te, evitando di accaldarsi e di sudaretroppo. Durante le soste, venendo a man-care la produzione di calore del movi-mento, indispensabile coprirsi subi-to, soprattutto se si sudati e se c'vento, anche se la fermata breve.

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    C01-02 Indumenti intermedi:maglietta a pelle, una maglia con manichelunghe con collo e un pile in windstopper

    Il sudore per asciugare

    assorbe il calore di eva-porazione dal corpo. Piche pochi indumentipesanti, conviene averenumerosi strati pisottili e leggeri, che per-mettono una miglioreregolazione e una mag-giore coibentazione.

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    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

    PantaloniAttualmente si impiegano pantaloni in fibra ela-

    sticizzata che arrivano fino al piede e si adattanoalla forma della gamba; ci riduce la possibilitche il rampone vada ad impigliarsi nel tessuto.Sono molto valide anche le salopette in elasticiz-zato che presentano il vantaggio di fornire prote-zione alle reni e allo stomaco e di possedere unamaggior dotazione di tasche appropriate. Alcuni

    modelli sono dotati di ghette integrate oppurehanno la possibilit di essere chiusi attorno allaparte bassa della gamba o sullo scarpone.Devono permettere libert di movimenti,non essere irritanti per la pelle, essere moltorobusti, non inzupparsi facilmente, avere

    buone propriet termiche e sufficiente tra-

    spirazione, asciugare rapidamente. Questecaratteristiche si ottengono in media assai megliocon tessuti misti che con sole fibre naturali ed esi-stono oggi numerose soluzioni valide propostedal mercato.

    CopricalzoniDevono essere impermeabili e antivento purconsentendo una certa traspirazione. I sovra-pantaloni in nylon sono impermeabili, ma nontraspiranti. Molto pi efficienti dal punto divista della traspirazione sono quelli in Goretex.Esistono anche sovrapantaloni imbottiti adattialle condizioni di basse temperature e vento.

    Nella maggior parte dei casi per l'impermea-bilit dopo un certo periodo di uso viene pur-troppo a ridursi considerevolmente. impor-tante siano provvisti di cerniere laterali che per-mettano di indossarli anche con gli scarponi e iramponi ai piedi.

    C01-03 Pantaloni e copri calzoni

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    Giacca imbottita costituita di norma da un involucro esterno

    e da un'imbottitura che, in alcuni modelli, estraibile. L'imbottitura interna pu essere inpiumino d'oca o in varie fibre sintetiche. Legiacche con imbottitura in piumino naturalehanno migliori propriet termiche, ma, sebagnate, perdono almeno temporaneamente laloro capacit isolante e l'imbottitura tende a

    distribuirsi in modo non uniforme. Le giacchecon imbottitura sintetica sono meno isolan-ti ma soffrono in misura minore delle

    conseguenze dell'inzuppamento. Sonocomunque capi di vestiario da utilizza-re solamente in alta quota, con condi-

    zioni di temperatura molto bassa o per

    bivacco. In altre condizioni sono vantaggiosa-mente sostituite dalle combinazione di unanormale giacca a vento e di un corpetto imbot-tito, da usare in caso di necessit.

    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

    CopricapoUn buon copricapo deve proteggere adeguata-

    mente dal freddo e dal vento ed essere abba-stanza ampio da poter coprire nuca, fronte eorecchie. Inoltre il berretto potrebbe essereindossato sotto il casco. opportuno portarecon s anche un passamontagna di tipo leggeroin cotone o seta da indossare in combinazionecon un altro copricapo. Il passamontagna un

    ottimo riparo in situazioni meteo severe (ventoforte, basse temperature, tormenta). Pu essereanche in lana o in tessuto misto e anche in pilee deve permettere una certa traspirazione; ver-sioni di pile wind stopper costituiscono una

    C01-05 Giacca imbott i ta

    C01-06 Copricapi: berretto da sole,passamontagna i n capilene, copricapo

    indossabile anche sotto il casco, foulard

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    GuantiFunzioni essenziali dei guanti sono:- protezione dal freddo- protezione dalle abrasioni e urti sul ghiaccio(in particolare nella tecnica piolet traction).Un guanto impermeabile a cinque dita risultapi pratico ed efficace nellimpiego degli attrez-zi e nelluso delle viti da ghiaccio. Le moffole

    (di lana infeltrita e/o con imbottitura in pile)per quel che riguarda la protezione dal freddo,sono senz'altro da preferire ai guanti a cinquedita, infatti, contengono una maggior quantitdi aria, offrendo un isolamento superiore; rac-chiudono inoltre in un unico involucro lequattro dita, che si scaldano a vicenda. In caso

    di freddo intenso, pu essere utile l'uso di unsottoguanto in acrilico o in seta o di unasopramoffola; la sopramoffola in perlon pro-tegge dall'inzuppamento. Anche il Goretexviene utilizzato in combinazione con pile o altritessuti.Molto validi sono guanti in materiale wind

    stopper che proteggono dal vento: va infattiricordato che, ad esempio, le moffole in lana,estremamente calde in assenza di vento, perdo-no con questultimo molta della loro termicital punto da richiedere sopraguanti in nylon o

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    soluzione efficace. Un foulard ripara dal vento,impedisce al sudore di colare sugli occhi, abbi-

    nato al berretto da sole ripara le orecchie. Nelleescursioni estive, un cappellino di tela moltoutile per proteggere il capo dallazione direttadel sole: pu essere dotato di frontino oppuredi tesa larga.

    Alpinismo su ghiaccio e misto Equipaggiamento

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    equivalenti.Per salite su ghiaccio opportuno dotarsi di

    guanti a cinque dita dentro i quali pu essereospitato un sottoguanto in pile ed bene por-tare almeno un paio di moffole di riserva.

    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

    OcchialiIn ambiente nevoso di alta montagna indispen-sabile l'uso di appositi occhiali. I motivi sono bennoti, ma opportuno comunque richiamarli bre-vemente. Dedichiamo poi un certo spazio acaratteristiche e criteri di scelta in quanto l'im-portanza di questo essenziale elemento dell'equi-paggiamento spesso sottovalutata.All'aumentare della quota, l'irradiazione solarecresce progressivamente a causa della riduzionedello spessore atmosferico e quindi della diminu-zione dell'assorbimento. Anche la composizionedello spettro solare cambia sostanzialmente. Lo

    C01-07 Guanti da sinistra a destra dallalto: wind stopper, moffola inlana, a 5 di ta in lana, guanto tecnico in neoprene, sottoguanto in capile-ne, copriguanto in Goretex.

    C01-08 Occhiali

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    impedimento e pericolo oltre che per s stessoanche per i compagni.

    quindi indispensabile ricorrere all'uso diocchiali da sole che devono assolutamente esseredi qualit e adatti all'uso in ambiente di altaquota.Essi devono garantire: efficiente assorbimento della radiazione UV;tale assorbimento deve crescere al decrescere della

    lunghezza d'onda in quanto la radiazione UV tanto pi dannosa quanto questa pi breve.Esistono precise indicazioni mediche al proposi-to: al di sotto di 310 nm l'assorbimento deveessere praticamente totale, non inferiore al 70%al di sotto di 380 nm.

    un ragionevole assorbimento nella regione visi-

    bile dello spettro solare; tale assorbimento vieneottenuto tramite opportuna colorazione dellelenti ed normalmente compreso tra il 50% e l'80%. L'eccessivo assorbimento, cio occhialimolto scuri, sconsigliabile in quanto produceaffaticamento dell'occhio; inoltre la pupilla siadatta alla riduzione del livello di luminosit dila-

    tandosi e una eccessiva dilatazione accresce l'as-sorbimento di radiazione UV. Le colorazioni piopportune sono quelle comprese nella gammagrigioverde - grigio - grigio bruno; altre colora-zioni, soprattutto quelle assai marcate, sono daevitare in quanto alterano eccessivamente lecaratteristiche della percezione (eccessivo o insuf-

    ficiente contrasto, alterazioni eccessive della sen-sibilit cromatica, addirittura disturbi dellavista). Anche colorazioni ad andamento digra-dante dall'alto verso il basso sono da evitare, inquanto affaticano l'occhio in conseguenza del

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    maggior resistenza minor manutenzione

    I pregi principali dello scarpone in cuoio conparti in plastica sono: maggior sensibilit e mobilit consentitaalla caviglia maggiore durata nel tempo (con il passare deltempo la plastica si deteriora) migliore sensibilit nellarrampicata

    La forma maggiorata dello scafo degli scarponiin plastica pu limitare la sensibilit nell'ar-rampicata su roccia e misto, ma il suo impiegoprincipale su neve e su ghiaccio.Alcuni consigli:- non serrare eccessivamente la scarpa per non

    compromettere con il tempo la circolazione,favorendo l'insorgere di eventuali congelamenti- evitare i giri morti dei lacci intorno alle cavi-glie perch tendono quasi sempre ad allentarsie divenire quindi pericolosi- scegliere un tipo di scarpa le cui suole debor-dino il meno possibile dallo scafo e che abbia-no ben marcata la scanalatura anteriore e poste-riore se si prevede lutilizzo di ramponi conattacco rapido- dopo ogni ascensione far asciugare accurata-mente lo scarpone avendo cura di estrarre lascarpetta interna- in caso di bivacco con freddo intenso, evitaredi tenere all'esterno lo scafo o lo scarpone nelcaso sia in cuoio, che con la bassa temperaturatende a indurirsi notevolmente rendendo poidifficile la calzata. In ogni caso tenere la scar-petta interna nel luogo pi caldo possibile.

    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

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    ZainoDeve avere dimensioni contenute ed essere

    privo di tasche laterali e di cinghie inutili chepotrebbero diventare di impaccio durante lasalita. La sorpassata intelaiatura metallica ora sostituita da irrigidimenti incorporati,pi funzionali e leggeri; in molti casi taliirrigidimenti sono flessibili e possono esse-re adattati alla conformazione della schie-

    na. Si trovano sul mercato zaini differen-ziati per taglia e adatti all'uno e all'altrosesso. Sono costruiti oggigiorno quasi

    esclusivamente in nylon; alcuneditte usano anche il cordura,un nylon tessuto con elevate

    caratteristiche di resistenza allu-

    sura; altre ancora il delfion, avente caratteri-stiche simili. Gli spallacci, molto larghi eimbottiti, devono distribuire bene il peso;molto importante la presenza di un cinturo-ne che blocca lo zaino in vita con la funzione discaricare parte del peso sulle anche alleggeren-do cos la pressione sulla colonna vertebrale,

    aspetto non trascurabile quando si debbanoportare carichi importanti. Il cinturone hainoltre la funzione di aumentare la stabilit evi-tando sbilanciamenti. Una piccola cinghia checollega sul petto gli spallacci migliora ulterior-mente la stabilit evitando lo scivolamentodalle spalle.

    In alcuni modelli il dorso termoformato inmodo da creare un appoggio ottimale sullaschiena e una corretta circolazione di aria.Ladattabilit del dorso dello zaino alla schienacostituisce un aspetto che va attentamente pon-

    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

    C01-12 Zaino medio

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    derato. utile che lo zaino sia fornito di dueporta piccozze situati in posizione opportuna e

    cio in modo da consentire un facile inseri-mento ed estrazione della piccozza ancheindossando i guanti, e in modo da tenere la pic-cozza il pi possibile verticale anche con lozaino parzialmente scarico. Inoltre le cinghieesterne sono indispensabili per fissare a V rove-sciata gli eventuali sci.

    Lo zaino deve essere di dimensioni sufficientiper accogliere tutto quanto necessario per lagita in programma; per una escursione che sisvolge in giornata si consiglia uno zaino di 30-35 litri di capacit. Meglio se si pu evitare diappendere allesterno parte dell'equipaggia-mento (tranne piccozza e ramponi): si evita di

    bagnarlo, di perderlo e si diminuisce lo sbi-lanciamento. Anche la leggerezza dellozaino un requisito importante.Esistono modelli per ogni tipo di atti-vit anche con prolunga per aumen-tarne la capienza e anche adattabile asacco da bivacco d'emergenza. Nelcaso di escursioni di pi giorni consigliabile utilizzare uno zainocon capacit di 45-50 litri.Alcuni zaini recano all'interno unpezzo di materiale espanso utilizza-bile come materassino di emergen-za, molto utile per lisolamento dallaneve. Una pattella ampia utile pertenere gli oggetti di pronto utilizzo.

    Alpinismo su ghiaccio e misto Equipaggiamento

    C01-13 Zaino grande

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    le inserire una lampada standard a incande-scenza da 4,5 V (distanza 30 metri con

    autonomia di circa 10 ore) oppure una alo-gena da 4,5 V (distanza 100 metri con auto-nomia di circa 6 ore ). Il vano batterie pualloggiare una pila quadra da 4,5 V oppuretramite adattatore 3 pile alcaline stilo AA da1,5 V (vedi foto C01-15)

    b) modelli compatti e leggeri con portapile

    sulla testa dotati di doppio faro LED/alogeno;con LED si ottiene una distanza fino a 10-15metri ed una autonomia di circa 150 ore,oppure con lampada alogena da 6 V siottiene una distanza di 100 metri eduna autonomia di 4 ore. Il vano batte-rie pu alloggiare 4 pile alcaline stilo

    AA da 1,5V. A seconda dei modellisono disponibili da 3 a 5 livelli di illu-minazione (vedi foto C01-16)

    c) modelli a lunga autonomia anche in condi-zioni di temperature molto basse con portapilestaccato e dotati di doppio faro LED/alogeno;con LED si ottiene una distanza fino a 10-15

    metri ed una autonomia fino a circa 300 ore,oppure con lampada alogena da 6 V si ottieneuna distanza di 100 metri ed una autonomia di9 ore. Poich in caso di freddo intenso la fun-zionalit e durata delle batterie possono risulta-re molto ridotte il portapile, che alloggia 4 bat-terie alcaline R14-C, viene messo sotto gli

    indumenti oppure a tracolla (vedi figura C01-14) onde evitarne l'eccessivo raffreddamento(vedi foto C01-17).I contenitori sono in materiale plastico e nonpi di metallo come un tempo: risultano quin-

    Alpinismo su ghiaccio e misto Equipaggiamento

    C01-17 Frontale con portapile staccato

    C01-16 Frontale doppio faro

    C01-15 Frontale classica

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    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

    di pi leggeri e duraturi. La manutenzione con-siste essenzialmente in una periodica pulizia dei

    contatti e nell'evitare di lasciare le pile nel loroalloggiamento per periodi molto lunghi in casodi inattivit.

    Thermos e borracceThermos: classici in plastica oppure metallicicon smaltatura interna. Capacit: 1 litro o 1/2

    litro. molto importante disporre durante lasalita di bevande calde: soprattutto con il fred-do un buon sorso di the zuccherato forniscenuove energie e a volte aiuta a completare le-scursione.Borraccia in metallo o in plastica: per bevandefredde.

    Telo termicoSi tratta di una protezione d'emergenza estre-mamente leggera e utile in caso di incidenti o

    Bastoncini regolabiliI bastoncini da sci di tipo telescopico a tre ele-menti sono utili in varie circostanze: aiutano a mantenere lequilibrio durante lamarcia soprattutto se si portano zaini pesanti;

    alleggeriscono la sollecitazione sulle ginocchiain fase di discesa; consentono di tenere il busto pi verticalerispetto alluso della piccozza come appoggioverticale.Di contro presentano lo svantaggio del peso edi un certo ingombro quando si pongono sullo

    zaino.

    C01-18 Thermos e borracce

    C01-19 Bastoncini regolabil i

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    A.R.VA.LA.R.VA. un apparecchio elettronico di

    ricerca travolti da valanga. Nellattivit alpini-stica estiva su neve, se lescursione stata pro-gettata correttamente, il pericolo da valanghe scarso e quindi risulta inutile limpiego di taleapparecchio. Diversamente se lattivit si svolgenel periodo invernale o allinizio della primave-ra, nei periodi nei quali la neve recente e non

    si assestata (per recarsi allattacco di vie, salitadi canali, attraversamento di pendii ripidi,...),ai fini della sicurezza diventa utile limpiegodellA.R.VA.; ancora meglio se accompagnatoda una pala da neve.

    Documenti e tessera del C.A.I.Documenti utili: carta di identit, eventualepassaporto, patente per lauto.Si ricordi di portare con s la tessera del C.A.I.quando si pernotta in rifugi del Club AlpinoItaliano o di altri club esteri con trattamento direciprocit. Si tenga presente inoltre che la tes-

    sera del C.A.I. copre fino a un certo massimalele spese di soccorso, in caso di incidente, conuna formula assicurativa.

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    Accessori variOrologio con sveglia, accendino, fiammiferi,

    fischietto, temperino multiuso, materiale foto-grafico, matita e fogli di carta, telefonino connumeri utili per chiamata rifugi e soccorso,articoli per toilette.

    Alpinismo su ghiaccio e misto Equipaggiamento

    C01-22 A.R.VA.

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    C01-24 Fornello e set cucina

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    FornelloA seconda del tipo di impiego e della

    temperatura il mercato offre fornelli agas con ricariche di varie dimensioniadeguate al tempo di utilizzo e fornellia combustibile liquido Bombole a solo gas butano: molto diffuse,pratici ma a bassa temperatura non garantisco-no un buon funzionamento

    Bombole con miscela di gas butano-propano:miglior resa alle basse temperature Fornello a combustibile liquido (benzina,petrolio,..): impiegato in luoghi dove diffi-cile reperire le bombole di gas e richiede unacerta pratica duso.

    Alpinismo su ghiaccio e misto Equipaggiamento

    C01-23 Ricariche di gas

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    Viveri e bevandeSegnaliamo un elenco di viveri da consu-

    mare nel corso della giornata e allasera con lausilio del fornello: barret-te (cioccolato, torrone), merendine,

    bustine di the, bustine di caff, zuc-chero, miele in tubetti piccoli, tubodi latte condensato, mesli, biscottiintegrali, misto di frutta secca, fette

    biscottate, salumi in busta sottovuoto(prosciutto crudo, spek, bresaola), for-maggio grana senza crosta in busta sot-

    tovuoto, liofilizzati a base di carne e ver-dure, oppure risotto, oppure minestronein busta a cui aggiungere acqua calda,

    dadi per brodo, tortellini, buste di arancialiofilizzata, sali e integratori per acqua.

    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

    C01-28 Viveri e bevande

    C01-26 Fornello e set tegami C01-27 Assieme chiuso

    Pentole e posateSi consigliano pentolini in metallo leggero, un set

    di posate e una scodella di plastica oppure unatazza di plastica pieghevole. Nelle tre foto cheseguono viene mostrato un sistema di fornello,dotato di parafiamma, due tegami, bruciatore ebombola, che pu essere appeso e quindi ricom-posto in una unica confezione (C01-27).

    C01-25 Fornello in funzione

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    Alpinismo su ghiaccio e misto Equipaggiamento

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    Sacco a pelo e sacco da bivaccoIn commercio sono reperibili diversi modelli disacchi a pelo, diversificati essenzialmente permateriale di costruzione (piumino, materialesintetico) e temperature minime di utilizzo. Sesi presume di rimanere pi giorni al freddo conun sacco a pelo che rischia di restare bagnato,conviene orientarsi piuttosto che sulla piumasu una imbottitura in materiale sintetico.Sacco da bivacco: un sacco non imbottito incui la persona pu infilarsi completamente.Pesa poco e ha un'ottima efficienza. da pre-

    ferire in Goretex o materiali simili per conser-vare limpermeabilit allacqua, evitare la con-densa interna e consentire la traspirazione.Spesso dovendo trasportare il materiale dabivacco si pu scegliere il sacco da bivacco e il

    Materassinia) Materassino in espanso a cellule chiuse:

    modelli da 1 m oppure lunghi fino ai piedi, diforma a rotolo oppure richiudibili a Z;b) Materassino autogonfiabile con contenitorecilindrico in nylon: modelli da 1 m oppure da1,80 m, di tipo pesante oppure leggero;Dovendo impiegare la tenda per pi giorniconviene utilizzare quello a cellule a contatto

    con il catino e sopra posizionare il tipo gonfiabile.Nel caso di bivacchi a cielo aperto per econo-mizzare il peso conviene utilizzare un espanso acellule chiuse di 1 m e abbinare lo schienaleestraibile dello zaino; nella situazione di bivac-co su parete verticale il materassino pu esseresostituito da una amaca o addirittura da una

    portaledge.

    C01-29 Materassini e sacco

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    Equipaggiamento Alpinismo su ghiaccio e misto

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    TendinaSe la tenda viene collocata nella neve su ghiac-ciaio conviene scegliere un modello quattrostagioni, con falde larghe da distendere sul ter-reno, una buona aerazione, sufficienti tiranti epicchetti a vite lunghi in plastica, il cui peso compreso tra i 2 e i 3 kg.Esistono anche tendine da bivacco senza pale-ria, ancorabili alla parete con chiodi da roccia;altri modelli possono essere utilizzati comemantellina o poncho.

    sacco a pelo (soluzione pesante) oppure il saccoda bivacco e una giacca imbottita detta anche

    duvet (soluzione leggera); sacco da bivacco ezaino dotato di prolunga dentro cui inserire legambe e parte del busto (soluzione molto leg-gera).

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    PREMESSA

    In questo capitolo sono trattati i principali attrezzi utilizzati nella pratica alpini-stica su neve e ghiaccio.

    Per quanto riguarda gli elementi che concorrono alla catena di assicurazione,

    quali corda, cordini , fettucce, imbracatura, moschettoni, viti da ghiaccio e chiodi,

    vengono descritte solo le caratteristiche essenziali suggerendone il modo di uso pi

    corretto e demandando al capitolo 4 (catena di assicurazione e normative) il com-

    pito di approfondire largomento. Questa scelta giustificata dal fatto di offrire al

    lettore una panoramica dellattrezzatura e destinare una sezione apposita per losviluppo della parte pi tecnica e normativa.

    Per attrezzi quali casco, piccozza, ramponi, oltre a illustrarne gli aspetti

    generali si citano anche le caratteristiche costruttive previste dalla normati-

    va internazionale. Si fa presente che le norme U.I .A.A. sono state definite da

    unassociazione a cui aderiscono 65 paesi e sono volontarie nel senso che sta

    al fabbricante decidere se vuole, oppure no, produrre attrezzi che soddisfano

    le norme. La marchiatura U.I .A.A. assicura lalpinista che il prodotto sod-disfa a certi requisiti ed controllato ogni due anni. Buona parte degli

    attrezzi specifici dell'alpini smo soggetta a normativa europea (EN) e per-

    tanto tali prodotti , per essere posti in commercio, devono riportare, oltre ad

    eventuali altre indicazioni :

    - i l marchio EN segui to dal numero della norma: ad esempio EN892

    per le corde.

    - i l marchio CE segui to da un numeroche identi fi ca lEnte che ri lasciai l certi fi cato (a parte discensori, freni , piastrine autobloccanti)

    Per consentire una corretta interpretazione dei carichi di rottura dei mate-

    riali si riportano alcune uni tdi misura:

    kN (ki lo Newton)=100 kg peso daN (deca Newton)=1 kg peso

    importante che lalpinista uti lizzi materi ale certi ficato CE o comunque

    omologato U.I .A.A., sia per propria sicurezza personale sia per non incorre-

    re in contestazioni di negligenza nel caso di incidenti.Per una descrizione dettagliata dellattrezzatura per larrampicata su roccia

    e su ghiaccio si rimanda al capitolo 4 e alla collana dei manuali del C.A.I .

    In ogni caso, per una trattazione pi completa di caratteristiche e materiali ,

    nonchper la relati va normativa, si rimanda alla letteratura specifi ca pro-

    dotta dalla Commissione Centrale Materiali e Tecniche.

    Attrezzaturaalpinistica

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    Le corde in campo alpinistico presentano unalunghezza che varia solitamente da 50 a 70

    metri (le pi comuni sono da 50 o 60 metri) ein commercio i produttori offrono variegamme a seconda delluso: arrampicata sporti-va (leggerezza e manovrabilit), alpinismo clas-sico (resistenza, impermeabilit), alpinismoimpegnativo (robustezza, resistenza). Ciascunagamma offre varie versioni; in particolare la

    serie alpinismo propone un modello che con ilbagnato si inzuppa meno (everdry o superdry).Gli elementi essenziali da controllare sullacorda (oltre al tipo e alla lunghezza) sono ilnumero di cadute (number of falls) e la forza diimpatto o di arresto (impact force). Si tengapresente che il numero di cadute sostenibili

    dalla corda subisce una pesante riduzione inseguito alluso e nel caso in cui sia bagnata (perapprofondimenti vedi capitolo 4).In alpinismo molto diffuso luso di due mezzecorde: si consiglia di utilizzare modelli con ele-vato numero di cadute e bassa forza di impat-to; non conviene scegliere le corde gemellariperch non si pu legare un compagno ad unsolo capo e risultano meno versatili. In genera-le non opportuno scegliere corde (mezze osemplici) di diametro troppo piccolo perch ifreni attuali lavorano peggio e la presa dellemani su corde sottili pi problematica.Per il comportamento delle corde e le relativenorme, vedasi il capitolo 4.

    Attrezzaturaalpinistica

    Alpinismo su ghiaccio e misto

    Gli elementi essenzialida controllare sullacorda (oltre al tipo e allalunghezza) sono ilnumero di cadute (num-ber of falls) e la forza di

    impatto o di arresto(impact force).

    In generale non oppor-tuno scegliere corde(mezze o semplici) didiametro troppo piccolo

    perch i freni attualilavorano peggio e lapresa delle mani sucorde sottili pi pro-blematica.

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    Viene consigliata la chiusura KEYLOCK per-ch viene eliminato qualsiasi dente di chiusurasia sul corpo che sulla leva: in questo modo sievita che la corda si impigli durante linseri-mento e lo sgancio.

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    MOSCHETTONI

    Il moschettone consente l'aggancio della cordaall'ancoraggio e la normativa lo inserisce neidispositivi chiamati connettori. Il moschettone costruito in lega leggera, ha la forma di unanello schiacciato, di forma variabile a secondadellimpiego e su un lato dotato di una levaazionabile manualmente che ritorna in sede per

    effetto di una molla. Nella figura C02-07 sonomostrati cinque tipi di moschettoni moltousati nellalpinismo: un moschettone con leva afilo uno tipo B (base) con leva dritta, un altrodi base con leva curva, un moschettone ovalecon ghiera e un moschettone a base larga tipoH dotato di ghiera per effettuare lassicurazio-

    ne con il freno mezzo barcaiolo.La normativa europea EN12275 per i connet-tori stabilisce 7 tipi diversi di moschettoni(vedi capitolo 4). Sul corpo del moschettonedevono essere riportati in modo indelebile: iltipo di moschettone, i valori delle resistenze (inkN), il nome o marchio del costruttore. Il cari-

    co minimo lungo lasse maggiore a leva chiusa stabilito in almeno 20 kN.

    I moschettoni da rinvio possono essere di variotipo:

    Attrezzaturaalpinistica

    Alpinismo su ghiaccio e misto

    C02-07 Moschettoni principali

    LEVA

    CHIUSURA

    diritta

    keylockDente sul corpoDente sulla leva

    a filocurva

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    IMBRACATURA

    GeneralitLimbracatura indispensabile per ogni alpini-sta. In caso di caduta limbracatura ha il compi-to principale di ripartire la sollecitazione soprat-tutto sul bacino e la parte superiore delle coscee lo strappo deve essere trasmesso al corpo tra-mite un punto di applicazione posto superior-

    mente al suo baricentro; inoltre non deve esserepossibile, in alcun caso, lo sfilamento.

    Scelta e regolazioneIn commercio si trovano tre tipi di imbracatu-ra regolamentati dalla normativa EN(EN12277: bassa (cosciale), alta (pettorale) e

    intera (o completa). Non possibile usare dasola la parte alta ma essa deve essere abbinatacon la parte bassa.In alpinismo va utilizzata limbracaturabassa oppure la combinatacostituita cio daparte bassa pi alta (il pettorale non devenecessariamente essere della stessa marca del-

    limbracatura bassa).Limbracatura intera, da prove eseguite, nonsoddisfa in modo completo ai requisiti richiestiperch il contraccolpo conseguente allarrestopu provocare danni molto seri a livello dellevertebre cervicali.Limpiego dellimbracatura bassa e combinata e

    il collegamento con la corda sono aspetti chevanno curati con attenzione ad evitare, in casodi caduta o di particolari manovre, cattive con-dizioni di sospensione che possono avere con-seguenze assai gravi. Per sviluppare queste si

    Attrezzaturaalpinistica

    Alpinismo su ghiaccio e misto

    C02-12 Imbracatura bassa

    C02-13 Pettorale

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    rimanda al capitolo 3.Poich il mercato offre vari tipi di imbracatura,

    per lalpinismo consigliamo di scegliere unmodello che presenti le seguenti caratteristiche: sia di tipo regolabile in modo da indossarlasenza togliere ramponi o sci; utile anche perinfilarsi copricalzoni disponga di portamateriali funzionali: quellianteriori abbastanza rigidi per avere rinvii a

    portata di mano e quelli posteriori pi morbi-di per evitare punti di appoggio con lo zaino abbia un buon sistema di regolazione deicosciali e dei sistemi di sostegno per evitare chei cosciali scivolino lungo le gambe il pettorale sia regolabile e le bretelle aggiu-stabili in modo da avere circa una spanna sotto

    le ascelle limbracatura deve essere comoda e non deveostacolare la libert di movimento.

    Nel caso di imbracatura nuova, soprattuttose combinata, utile provarla in sospensio-ne prima di servirsene sul terreno. Durantela sospensione il corpo va tenuto completa-mente rilassato (simulazione dello svenimen-to): in tali condizioni la posizione di equilibriodeve essere simile a quella di una persona sedu-ta, con le gambe un poco piegate e non disteseverticalmente verso il basso, senza che si deb-bano lamentare costrizioni eccessive, soprattut-to sotto le ascelle e in corrispondenza dei geni-tali. Particolare importanza assumono la posi-zione del punto di sospensione, che deve tro-varsi tra l'ombelico e il principio dello sterno(n troppo basso, n troppo alto), e il punto diattacco dei cosciali, che deve essere il pi possi-

    Alpinismo su ghiaccio e misto Attrezzaturaalpinistica

    Durante la sospensione

    la posizione di equilibriodeve essere quella di unapersona seduta, con legambe un po piegate,senza che si debbanolamentare costrizionieccessive, soprattuttosotto le ascelle e in corri-spondenza dei genitali.

    Particolare importanzaassume la posizione delpunto di sospensione,che deve trovarsi tral'ombelico e il principiodello sterno

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    scrive le seguenti prove:- caduta verticale di un grave sul centro della

    calotta in grado di generare una energia diimpatto di 100 joule (1N/1m equivalente aquella generata da un sasso di 2 kg che cade daun'altezza di 5 m o di 1 kg che cade da 10 m,ecc.); in queste condizioni il casco deve tra-smettere, alla testa di prova che simula il craniodell'alpinista, una forza massima di 10 kN

    - caduta di un grave sulla parte frontale, sullaparte laterale e sulla parte posteriore della calot-ta in grado di generate una energia di impattodi 25 joule; la forza massima trasmessa nondeve essere superiore a 10 kN- caduta di un grave appuntito di 1,5 kg daun'altezza di 1,5 m; la punta pu penetrare

    nella calotta, ma non deve toccare la sottostan-te testa di prova- controllo delle caratteristiche del sottogola edei suoi attacchi.

    Attrezzaturaalpinistica

    Alpinismo su ghiaccio e misto

    PICCOZZA E MARTELLO-PICCOZZA

    StrutturaLa piccozza lattrezzo fondamentale per laprogressione su neve e su ghiaccio. Nata nelsecolo scorso dalla fusione tra il semplicebastone usato come sostegno e appoggio perlunghe camminate e l'accetta usata per tagliarei gradini nel ghiaccio, ora diventata uno stru-mento tecnologicamente avanzato. costituitada tre parti principali: testa, manico e puntale.La testa costruita in acciaio o, pi raramente,C02-18 Struttura piccozza

    TES TA

    BECCA

    PALETTA

    MANICO

    P UNTALE

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    in titanio. Viene costruita separatamente dalmanico e si pu dividere in due parti aventi

    funzioni e usi diversi: la becca e la paletta(quando quest'ultima sostituita da una massabattente, l'attrezzo prende il nome di martello-piccozza). Pu essere fatta in un unico pezzooppure composta da pi parti intercambiabili.La becca si pu distinguere a seconda dellaforma in:

    becca ricurva classica con curvatura verso ilbasso, adatta per un uso tradizionale e su ascen-sioni di media difficolt, pur avendo gi buonecapacit di ancoraggio anche su ghiaccio abba-stanza ripido; becca ricurva accentuata ancora con curvatu-ra verso il basso, adatta a pendii di ghiaccio

    molto ripidi e che consente un pi efficaceancoraggio; becca a banana con curvatura verso l'alto,adatta per pendii che si avvicinano alla vertica-lit e per cascate di ghiaccio; si estrae pi facil-mente delle altre se opportunamente profilata eaffilata (bisellatura) nella parte superiore.Nella parte inferiore la becca provvista didentatura che si estende tra 1/3 e 2/3 della sualunghezza. Tale dentatura pu essere pi omeno fine, specializzando ulteriormente l'at-trezzo in relazione al tipo di ghiaccio: in gene-rale la dentatura pi fine adatta a ghiaccioduro, mentre quella pi grossolana adatta aghiaccio pi morbido e friabile; spesso, comecompromesso, la dentatura varia dalla puntaverso la base della becca passando da fine a pigrossa. Va fatto osservare che la dentatura,migliorando la tenuta, rende difficoltoso il gra-dinamento. In alcuni casi una dentatura pre-

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    C02-19 Parti intercambiabil i

    C02-20 Forme della becca

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    sente anche superiormente, ma, pur miglioran-do la tenuta, rende sensibilmente pi difficolto-

    sa l'estrazione dell'attrezzo; sono a volte presentianche scanalature laterali, che per non dannovantaggi apprezzabili, ma indeboliscono la beccaaumentandone la probabilit di rottura.Dal punto di vista dellutilizzo tecnico hannoimportanza anche altre caratteristiche: la formadella sezione della becca, l'angolo con cui essa

    termina, l'angolo di apertura del cuneo costi-tuito dalla punta della becca (vedi C02-21). Lasezione (fig. A) pu essere rettangolare (1), a Trovesciata (2), smussata nella parte alta (3),tubolare (4), semitubolare (5); le sezioni ret-tangolari e le loro varianti sono adatte a ghiac-cio consistente (la smussatura, o bisellatura,

    superiore facilita linserimento e lestrazione)mentre le sezioni tubolari o semitubolari sonoadatte a ghiaccio molle e spugnoso. L'angolocon cui termina la becca (fig.B) pu esserepositivo (6), il che garantisce migliore penetra-zione e soprattutto migliore tenuta sotto tra-zione per cui meglio si adatta alla progressionein piolet traction, oppure negativo (7) concaratteristiche opposte e maggiore efficienzanel gradinamento. Langolo di apertura delcuneo frontale (fig. C particolare 8) pu essereslanciata con conseguente buona penetrazione,oppure pi smussata con maggiore effetto di rot-tura del ghiaccio.

    La palettaserve principalmente per tagliare igradini e le piazzuole di sosta nel ghiaccio; esi-stono alcuni tipi di paletta pi inclinati, spessodi conformazione particolare con scanalature ofori che possono servire su terreno impegnativo

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    C02-21 Particolari becca

    1 2 5

    6

    7

    8

    43

    A

    C

    B

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    con neve dura o verglass in condizioni di pre-caria tenuta della becca. Esistono anche palette

    tubolari per lo stesso tipo di impiego.La massa battenteserve per infiggere i chiodida ghiaccio a percussione e chiodi da roccia;per questo specifico uso, opportuno che l'al-pinista impugni l'attrezzo con la mano con cuidi solito usa il martello. La superficie battentenon deve essere troppo piccola (di massima

    non inferiore a 10 cm2

    ) poich in posizioni sco-mode e di equilibrio malsicuro risulta assai dif-ficile linfissione di chiodi.Il manicopermette di impugnare la piccozza esono molto importanti le sue caratteristiche diresistenza meccanica. Le prove imposte dallenorme non possono essere superate da piccoz-

    ze con il manico in legno. Sono ormai univer-salmente adottati manici in leghe di alluminioo pi raramente in materiale sintetico rinforza-to con fibra di vetro. Esistono anche manici inmateriali speciali (carbonio e kevlar) estrema-mente leggeri ma molto costosi e tali da nonmodificare sostanzialmente in meglio le carat-teristiche dell'attrezzo.Generalmente un buon manico rivestito perintero o in parte con materiale gommoso anti-scivolo; tale rivestimento deve raccordarsi conil puntale in maniera tale da non ostacolarel'infissione della piccozza nella neve. Alcunimanici presentano un foro, poco al di sopradella met della lunghezza, che pu servire perl'applicazione del lacciolo. La lunghezza delmanico pu variare dai 45 ai 65 cm, in relazio-ne all'uso specifico dell'attrezzo e alla staturadell'alpinista. Su difficolt pi elevate si usanoattrezzi con manici pi corti.

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    Un buon manico di pic-cozza rivestito per inte-ro o in parte con mate-riale gommoso antisci-volo; tale rivestimentodeve raccordarsi con ilpuntale in maniera taleda non ostacolare l'infis-sione della piccozzanella neve.

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    Il puntale, generalmente di acciaio, serve ainfiggere la piccozza e a usarla in appoggio. Ne

    esistono diverse conformazioni; alcuni tipi dipuntale sono poco adatti per l'uso su neve, per-ch tendono a riempirsi rendendo precaria latenuta in appoggio (ad esempio quello tubola-re della figura C02-21). presente un foro perleventuale applicazione del cordino di collega-mento, oppure per autoassicurazione provviso-

    ria, o per il recupero della piccozza dopo unacorda doppia (vedi capitolo 11).La piccozzadeve essere caratterizzata da unaforza battente adeguata, affinch il suo uso nonrisulti inefficiente o eccessivamente faticoso indeterminate circostanze (ad esempio piolettraction, gradinamento, ecc.). Perch questo

    avvenga il baricentro deve trovarsi nel terzosuperiore dell'attrezzo; il baricentro pu essereindividuato bilanciando la piccozza su un dito.Nelle piccozze molto leggere il baricentro sitrova nel terzo centrale e quindi posseggonoforza battente insufficiente; possono andarebene in quelle escursioni anche di tipo sci alpi-nistico in cui si richiede essenzialmente unappoggio verticale mentre rimane sporadicoluso in trazione.

    Il laccioloIl lacciolo, detto anche dragonne alla francese,pu essere parte integrante dell'attrezzo all'attodell'acquisto o essere applicato successivamen-te dall'utente. Questa seconda soluzione pre-feribile in quanto consente un migliore adatta-mento alle condizioni d'uso e alle preferenzeindividuali.Usualmente la dragonne va collegata al foro

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    C02-22 Puntali

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    della testa oppure al foro presente a met mani-co. Il lacciolo costituito da una fettuccia suf-

    ficientemente larga (25-30 mm) chiusa adanello e dotata di uno scorrevole la cui funzio-ne quella di permettere la regolazione dell'a-sola attorno al polso. Esistono varie versioni didragonne legate alle difficolt della salita e almodo di impiegare gli attrezzi; ad esempio, tra-mite un anello di metallo realizzato sulla testa,

    possibile poter scollegare lattrezzo dallamano, tenendo una parte della dragonne colle-gata al polso.Si fa notare che la piccozza dotata di un laccio-lo preesistente applicato tramite un anellometallico che scorre lungo il manico non attrezzo adatto per affrontare pendii ripidi: il

    sistema va bene su modeste difficolt e soprat-tutto usando lattrezzo come appoggio vertica-le.Per usi tradizionali e su ascensioni di mediasino a medio-alta difficolt il lacciolo serveprincipalmente per evitare di perdere l'attrezzo;viene inserita la mano nel lacciolo e vieneimpugnata la testa dell'attrezzo usandolo inappoggio verticale (camminate su ghiacciaio esu neve, progressione su terreno facile). Su ter-reno pi impegnativo, invece, ha una funzioneimportante per la progressione in quanto con-sente di scaricare parte del peso tramite il ser-raggio del polso (vedi capitolo 6). possibile applicare, tramite foriappositamente predisposti sullatesta o sulla becca, delle masse diequilibratura, cio dei cilindretti dimetallo che hanno lo scopo di aumen-tare l'inerzia della battuta.

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