MC-digest n. 1

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Settembre/Ottobre 1995

Transcript of MC-digest n. 1

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Allacciatele cinture •••

Benvenuti a bordo! MCmicrocomputer ha il piacere di presentare a tutti isuoi lettori una nuova pubblicazione bimestrale denominata MC - digest.In edicola ogni due mesi, con almeno un centinaio di pagine dedicate avari argomenti: articoli accuratamente selezionati dall'intera «storia)) di

MCmicrocomputer proposti sotto forma di raccolte monotematiche o a più ampioraggio, in tutti i casi integrati da un «valore aggiunto}}. Un CD-ROM (come nel ca-so del primo numero sotto i vostri occhi in questo momento), una videocassetta,uno o più f10ppy disk o chissà quant'altro potremo porporvi in futuro.

Da sempre MCmicrocomputer è stata una rivista ad ampio spettro che ha dedi-cato e continuerà ancora a dedicare il suo spazio praticamente alla totalità degli ar-gomenti «disponibili)) nel mondo dell'informatica personale e aziendale nelle varie«ere}}, spaziando dal mondo dei videogames agli articoli tecnici relativi all'hardwa-re e al software, senza tralasciare nè le architetture ancora in fase di ricerca e spe-rimentazione nè alcune rubriche di informatica teorica che con i nostri occhi (e nesiamo di certo lusingati) abbiamo visto circolare anche in ambiente universitario.

Un patrimonio che non può e non deve essere disperso in mezzo a decine dimigliaia di pagine che, in quanto stampate, sono sempre meno facilmente - perusare un termine certamente noto agli utenti di computer - «indirizzabili)}.

La ricetta, tutto sommato, è piuttosto semplice: MC - digest proporrà svariateraccolte di articoli, selezionando naturalmente solo quelli ancora d'attualità o co-munque di pregiato valore storico/culturale, riproponendoli secondo vari schemipreprogrammati o ancora da inventare. In quest'ottica, come sempre, sarannoben accetti anche i vostri preziosi consigli: nonostante MC - digest utilizzi per lopiù materiale già pubblicato su MCmicrocomputer, è comunque una rivista nuovache ha bisogno del necessario periodo di rodaggio per sintonizzarsi perfettamentesulle frequenze preferite da suoi lettori. È un 'impegnativa scommessa che contia-mo di «vincere}} utilizzando, come sempre, tutte le nostre forze.

AdP

PS: MC - digest numero 1 è interamente dedicata all'argomento che, da due otre anni a questa parte, mi sta maggiormente a cuore: la fotografia digitale e, inmodo particolare, l'elaborazione digitale delle immagini tramite personal computer.

Il «valore aggiunto}} è un CD-ROM contenente in formato digitale, oltre ai testie al materiale fotografico presente sulla rivista, le immagini ad alta risoluzione uti-lizzate nelle rubriche tecniche e una versione dimostrativa (<<tryout))) di AdobePhotoshop MacintoshNVindows per sperimentare di persona le tecniche descrit-te, elaborando e modificando le stesse immagini utilizzate negli articoli. Buonalettura ... integrata!

MC-digest n. 1 settembre/ottobre 1995 Il

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estISTRUZIONI PERL'USO

Come ufilizzare al meglio MC-digest e il CD-ROM allegato7

Digitalizzare negativi e diapositive con un apparecchio poco costoso

MICROTEK SCANMAKER 35T

12 PHOTOKINA '94Dalla fiera di Colonia le più importanti novità dal mondo digitale

20 TUTIIASMAU!!!Le più belle immagini dei lettori da noi elaborate allo scarso SMAU

52

Anno XV - numero 1settembre/ottobre 1995

L. 25.000Direttore Responsabile:

Marco MarinacciCoordinamento:Andrea de Prisco

Grafica e impaginazione:Adriano Saltarelli

Grafica copertina:Diana Santosuosso

Fotografia:Dario Tassa

MC-digest è una pubblicazioneTechnimedia

Via Carlo Perrier. 900157 Roma

Tel. 06/418921 (ric. automatlcalFAX 06/41732169

MC0100 su MC-linkInternet: [email protected]

MC-digestRegistrazione del Tnbunale di Roma

n. 440/95 del 23/08/95(c) Technimedla s.r.l.Tutti i diritti riservati

Manoscritti e foto originali,anche se non pubblicati,non $1 restituiscono ed è

vietata la riproduzione, seppureparziale, di testi e fotografie.

Technlmedla s.r.l.Via Carlo Perrier, 9 - 00157 Roma.

Composizione e Fotolito:Velox s.r.l.

Via Tiburtina, 196 - 00185 RomaStampa:

Grafica CDP s.r.l.Via di Portonaccio, 23B - 00159 Roma

AllestimentoLatergrafica, Via Einstein, 5 8/1 O

Monterotondo Scalo (RM)Distribuzione

per l'Italia:S.ODI.P. "Angelo Patuzzi" spa

Via Bettola, 18 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)Telefono 02/660301 - Telefax 02/66030320

1995 - Anno Isettembre/ottobre n.1 bimestrale

Istruzioni per l'uso 7 TekTronix Phaser 440 64 Epson GT-9000 70

Il

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100 I FILTRIDIGITALIGrazie a questi strumenti è possibile modificare digitalmente le nostre immogini

SETTEMBRE OTTOBRE 195

124 COLORE ... STUPORE!Resta di stucco: è un Photoshop .. trucco!

N,1

La magia di Adobe Photoshop si manifesta con lulte le sue potenzialità

Nel primo articolo di Digitallmaging vengono affrontati alcuni aspetti fondamentali

EPSON GT-9000

L'importante è "scontornare", facilmente e al meglio (seconda parte)

ANCORA SELEZIONI

POTENZA DIGITALE

L'importante è "scontornare", facilmente e al meglio (prima parte)

UFFICIO TIMBRI

MAGICHE SELEZIONI

Uno scanner piano di ottima qualità per opachi e trasparenti

88

7670

82

94

116 P... COME PIXELColori, risoluzione, pixel e antialiasing: facciamo un po' d'ordine!

108 ANCORA FILTRIUn'ampia descrizione e sperimentazione dei filtri KPT

Nikon Coolscan 46 Microtek Scanmaker 35T 52 Polaroid Sprintscan 58

Il

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IL LUOGO, LADATA, IL NUMEROPROGRESSIVOAUTOMATICOI DATI TECNICIIt TESTO

It VOSTRO NOMEINDIRIZZO. NUMEROTEtEFONICO E FAXSIMBOLO DELCOPYRIGHT

..,

Q7~" programma più venduto al mondo per etichettare le diapositive!

Ideale per fotografi,agenzie, medici,Università, enti,conferenze, archivi,gallerie, musei,industria. Negli UsaCaption Writer è usatoanche da: EastmanKodak, IBM, USAToday,McCannErikson,3M ,.ICompany, Boeing Aircraft, \ ~The Image Bank, •Pentagono, USArmye USNavy.

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QUANDO LE VOSTRE DIAPOSITIVE SONO IMPORTANTIIn pochi minuti. con il vostro PC e la "ostra stampante potrete realizzare le didascalie dellevostre diapositive su speciali etichette autoadesive arplicabili a tlIl1i i tipi di telaino. Graziea CaptionWriter, le vostre diapositive saranno al sicuro: redanori o giurie di concorsi non leconfonderanno con quelle di altri fotografì, mentre il testo o le note tecniche (fìno a l'IOcaratteri') elimineranno ogni duhbio d'inter-pretazione. Il simbolo del copyright © accan-to al "ostro nome ed indirizzo protegger,ì ivostri diritti d'autore anche a distanza ditempo. La data. o frasi ricorrenti. potrannoessere stampati con i tasti funzione program-nubili. Per questo CaptionWriter è il pro-gramma specifìco più \'enduto al mondo.

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Istruzioni per l'usoCome usare al meglio MC-digest e il CD-ROM allegato

di Andrea de Prisco

Il fatto stesso che state leggendoquest'articolo è, in un certo senso, unariprova del fatto che siete interessatiall'argomento oigital Imaging. AI con-tempo - proseguendo con le banalità -sarete anche a conoscenza del fattoche al primo numero della nuova pub-blicazione <<figlia»di MCmicrocomputerè allegato un CD-ROM per Macintosh eWindows contenente i testi e il mate-riale fotografico degli articoli inseriti inquesto numero.

Naturalmente non manca un apposi-to «navigatore software» realizzato ap-positamente per sfogliare digitalmentetutti i testi inseriti, ma troviamo ancheuna raccolta di cento immagini ad altarisoluzione (beh, diciamo pure modera-tamente alta ... ) tratte dagli articoli tec-nici.

oulcis in fundo, sempre nel CO-ROM allegato, troverete anche una ver-sione dimostrativa, «tryout» com'è piùcorretto dire, di Adobe Photoshop perentrambe le piattaforme, e di Adobe 11-lus tra tor per il solo mondo Mac.

Utenti Windows non vi arrabbiate'non è colpa nostra se l'Adobe non rila-scia più versioni tryout di IIlustrator perla vostra macchina, ma state pur certi

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che vi rifarete abbondantemente in fu-turo con le prossime uscite di MC - di-gesto

Il «pacchetto» casi preparato ha unasua ben precisa ragion d'essere. Dopoavervi narrato per oltre un anno sullepagine di MC di fotografia digitale e del-le tecniche di base dell'elaborazione di-gitale delle immagini è arrivato il mo-mento di farvi sperimentare con ... mou-se tutti i procedimenti descritti fornen-davi anche le immagini utilizzate primae dopo la cura.

Non sarà facilissimo ma certamentemolto divertente. Potrete in questomodo sia provare a ripercorrere le stra-de proposte per ottenere il risultato fi-nale, sia provare differenti procedimen-ti per ottenere effetti analoghi o com-pletamente diversi secondo la vostrafantasia e creatività

Ovviamente le versioni tryout diPhotoshop e IIlustrator, in quanto di-mostrative, non hanno la possibilità nèdi salvare nè di stampare le immaginivisualizzate o modificate (altrimentil'Adobe non avrebbe fatto un buon af-fare con questa operazione ... ) ma perquanto riguarda tutte le altre funzionic'è da star tranquilli: sono tutte imple-

mentate e perfettamente funzionantiproprio come le troveremmo nella ver-sione commerciale dei due pacchetti.Sempre in merito alle versioni tryoutdei due programmi c'è da fare una se-conda, dolorosa, precisazione. Non esi-stono versioni dimostrative localizzatedei programmi Adobe e quindi dovrete,in un certo senso, accontentarvi dellasola versione inglese.

Ovviamente i pacchetti in venditasono in Italiano, sia per quel che riguar-da il software che per i manuali cheper l'assistenza tecnica (non previstaper le versioni tryout).

Fatte le precisazioni d'obbligo, pos-siamo incominciare. Il programma di na-vigazione inserito nel CD-ROM è statoscritto dalla Informedia utilizzando il tooldi sviluppo oirector 4.0 nelle due ver-sioni per Macintosh e per Windows. Ilnavigatore è esattamente lo stesso perentrambe le piattaforme e quindi istru-zioni e considerazioni al riguardo sonocomuni.

Non dobbiamo far altro che inserire ildischetto argentato nel nostro lettore edare il via all'esecuzione. Puntate, mira-te, fuoco' Naturalmente con un sempli-ce colpo di mouse ..

Il

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ISTRUZIONI PER L'USO

FIL TRI DIGITALI

T esto e fotoelaborazloni di .Andrea de Prisco

Per chi si occupa dìtotografla, quella tradiZionale, la parola«nltrO» ha un ben preciso slgnlflcato: I tmri sono quegli stn..rnentlottici da avvitare davanti atrobiettivo della macchina fotograficagrazie ai quali possiamo modificare o correggere In fase diripresa la nostra i"mìaglne. Sia che fotografiate a colori, che inbianco e nero, per ogni situazione fotografica esiste ameno unfiltro da utiliZzare per modificare J come sempre grazieall'lnsoStltuibile contributo della vostra creatività (e non certo permerito del solo foglietto di istruzioni allegato allo stn..mento), 11risultato finale. Tanto per fare un esempio, state effettuandoalcune riprese al tramonto, ma non siete Interessati alla tipica _._,co\ol'az\Qoo l'"ossastra at.\1,a\lJce amb\6I\te: lì\ente pau\ò., COlì Ulì .~.apposito fìnro azzurro potete alZare Il sole sopra di voi,rispedendolo Indietro di alcune ore (crornatlcamente parlando!).Ana.logamente possiamo aggiungere atte nostre rnna.glnl,sempre afmoment"o oelra n·presa, afcunl«erteft"l" SpeCI3Ii'». cemela morbidezza di un effetto flou, o enratizzare i ril'lesslll.l'nlnoslcon un flltro cross-screen che produce lt.rninescenze a forma distella.Certo, controllando attra'Verso il mirino della nostra macchina.fotografIca possiamo verificare che ferretto filìale sia proprioquello desiderato, ma nessun ripensamento sarà arNl'lisslbUe

Quattro scherma te tratte dal CD-ROM di MC-digest A sinistra l'elenco degliarticoli (pagina 1); in alto la pagina 2, dopo una ricerca sulla parola ((Photo-shop". In basso un articolo e alcune immagini dello stesso.

Start!

Lanciato il programma di navigazio-ne, la prima cosa che vedremo compari-re sarà un semplice saluto da partedell'applicazione con la testata di MC -digest (in dissolvenza puntiforme), ilmarchio Technimedia (la casa editriceanche di MCmicrocomputer) e una ani-mazione del logo Informedia (la societàche ha realizzato il programma) con tan-to di CD-ROM rimbalzante. Manca solouna musichetta di sottofondo, pazienza!

Segue la schermata centrale del pro-gramma, mostrata come foto d'apertu-ra di questo breve articolo Sul lato sini-stro troviamo tre pulsanti animati: bastaposizionarsi sopra con il mouse (senzacliccare) per vederli all'opera. Il primorappresenta la rivista MC - digest e ser-ve per accedere agli articoli; il secondosi utilizza per l'installazione dei tryoutdei programmi Adobe Photoshop eAdobe lilustrator (quest'ultimo, lo ripe-

Il

tiamo, per il solo Mac); il terzo, rappre-sentante una porta, si utilizza per usciredall' applicazione.

Il lato destro della schermata inizialenon nasconde alcuna funzione attivabilema fa parte della sola coreografia. Rap-presenta un'ipotetica pittrice che con lasua tavolozza digitale elabora l'immagi-ne di fondo del malcapitato puma. Perla sua realizzazione si è fatto largo usodi filtri digitali, compreso per le ombresui caratteri sospesi nel vuoto e per lastessa figura disegnata completamentea mano. Naturalmente anche per crearequesta schermata si è utilizzato Photo-shop nella sua più recente versione 3.0(la stessa del tryout allegato) facendolargo uso delle sue potenzialità multi-layer che consentono di lavorare sepa-rata mente su diversi piani - e quindi suoggetti separati - dell'immagine da trat-tare.

C1iccando sul primo bottone in alto asinistra accediamo all'elenco degli arti-

coli e alle altre funzioni di consultazioneofferte. Anche in questa seconda scher-mata troviamo sulla sinistra ulteriori bot-toni animati mentre la parte destra nonè semplicemente coreografica ma è uti-lizzata per selezionare gli articoli o pereffettuare semplici ricerche sulle parolein essi contenute. L'elenco è separato(per motivi di spazio) su due fogli deltaccuino e per sfogliarlo è sufficientecliccare sull'icona a forma di freccia pre-sente in basso a destra.

I pulsanti presenti a sinistra si utiliz-zano rispettivamente per tornare allaschermata iniziale (Menu) o per stampa-re quanto visualizzato a destra. Nel casoiniziale viene stampato l'elenco degli ar-ticoli, se abbiamo selezionato uno diquesti la stampa riguarderà il suo testo.

Nell'elenco sono mostrati i titoli di tut-ti gli articoli e, con un carattere più picco-lo, i riquadri eventualmente presentiall'interno di essi. Ad esempio, nell'arti-colo «L'elaborazione digitale delle imma-

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ISTRUZIONI PER L'USO

Sia Photoshop che Illustrator (quest'ultimo solo per Mac) sono proposti in versione tryout senza possibilità di salvare e stampare le immagini.

gini» (situato, oltre che sul CD-ROM, apagina 36 di questo numero di MC - di-gest ed è tratto dal n. 143 di MCmicro-computer) troviamo ben quattro riquadriintitolati rispettivamente «La catena e glianelli», «Scanner o lettore di CD-ROM?», «Il Colore», «La compressionedelle immagini: lascio o dimezzo?» Peraccedere direttamente ad un articolo oad un riquadro è sufficiente puntare conil mouse il titolo (ricordatevi che l'elencoè situato su due fogli del taccuino visua-lizzato) e dare un c1ick col mouse.

Appare una terza schermata conte-nente ancora una coppia di pulsanti a si-nistra e una finestra a destra con il te-sto dell'articolo selezionato. Se contie-ne anche delle immagini fotografiche(questo succede per la totalità degli arti-coli e per la maggioranza dei riquadri)all'interno della finestra compaiono unaserie di bottoni numerati che richiama-no la loro visualizzazione. Per tutte leimmagini non troppo autoesplicative(che non sono certo la maggioranza) èstata inserita anche una didascalia trat-ta, come sempre, dall'articolo. Per tor-nare alla schermata precedente è suffi-ciente cliccare sul bottone CHIUDI

Per scorrere il testo verso l'alto overso il basso è sufficiente agiresulle due frecce presenti alla de-stra della finestra o spostare ma-nualmente il piccolo «ascensore»rappresentato graficamente daun semplice quadratino che simuove tra queste.

Se vogliamo tornare all'elencodegli articoli è sufficiente c1iccaresull'icona a forma di taccuino pre-sente in alto a sinistra mentre perstampare il testo dell'articolo odel riquadro attivo in quel mo-mento è sufficiente, come detto,cliccare sull'icona a forma distampante.

La ricerca sulle parole avvienein maniera molto semplice. Dalla

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schermata contenente l'elenco degli ar-ticoli è sufficiente scrivere nel box pre-sente in basso la parola da ricercare ecliccare sul bottone CERCA. Tutti gli ar-ticoli che contengono almeno un'occor-renza di quella parola saranno evidenzia-ti con un box rosso ma nulla vieta, dopouna ricerca, di accedere anche agli altri.

Installazione dei tryoutSe, come ci auguriamo, dopo aver

dato uno sguardo ad MC - digest e avergiocherellato un po' anche con il naviga-tore software alla ricerca di determinateoccorrenze di termini vi vien voglia disperimentare personalmente alcunetecniche descritte negli articoli, non do-vete far altro che installare sul vostrohard disk le versioni tryout dei program-mi presenti sul CD-ROM.

L'installazione avviene cliccando sulbottone Adobe presente nella scherma-ta principale del navigatore software.Nel caso della piattaforma Macintoshpotremo installare ·sia Photoshop che 11-lustrator, per le macchine Windows so-lo il primo. Ci compare, all'uopo, unaschermata contenente una o due confe-zioni dei pacchetti con altrettanti bottoni

Una pubblicazione

tcchnimcdia

per procedere all'installazione. Prima didare il via all'operazione il sistema ci ri-corda (non è una questione di pignole-ria: sono veri e propri obblighi contrat-tuali nei confronti di Adobe che ci hafornito le versioni dimostrative dei pro-grammi) che si tratta di ((versioni tryoutdei prodotti contenenti funzioni limitaterispetto al pacchetto in vendita)). Prose-guendo nell'installazione è sufficienteseguire le poche istruzioni eventual-mente mostrate a video per poter, subi-to dopo, lanciare l'applicazione.

Esplorate Photoshop (ed Iliustratorper gli utenti Mac) quanto vi pare, manon dimenticate che la versione da voiutilizzata non può né stampare né salva-re i vostri lavori. Per la serie «qui lo dicoe qui lo nego», chi si accontenta della((più che insufficiente)) risoluzione videopotrà al massimo attrezzarsi di utilityper la stampa e/o il salvataggio delloschermo per mantenere al massimo unlabile ricordo delle varie esperienze.

Le immagini digitaliCome anticipato, all'interno del CD-

ROM una buona parte dello spazio di-sponibile è occupato da cento immagini

digitali salvate in formato ((Targa»(TGA per gli utenti Windows) Ilformato utilizzato è stato sceltoper semplificare al massimo la vi-ta agli utenti di entrambi i sistemi,al riparo da qualsiasi problema dicompatibilità non solo al livello difile (questo problema è ormai su-perato da anni) ma anche riguar-do la corrispondenza cromaticatra i due mondi

Le cento immagini scelte sonotratte dagli articoli tecnici di MC-digest e sono proposte ai nostrilettori in formato digitale proprioper consentire loro di effettuarele elaborazioni dettagliata mentedescritte nella rubrica. Come già

Il

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ISTRUZIONI PER L'USO

xO xl x2 x3 x4 xS x6 x7 x8 x9

Ox

lx

2x

3x

4x

Sx

6x

7x

8x

9x

«confessato» in apertura, le immagininon sono ad altissima risoluzione es-sendo esattamente quelle utilizzate perla stampa tipografica. Di questo aspettone abbiamo già parlato nell'articolo tec-nico di Digital lmaging pubblicato sulnumero di ottobre di MCmicrocompu-ter: è assolutamente inutile lavorarecon risoluzioni elevatissime quandol'utilizzo delle immagini prevede unasuccessiva campionatura ad una defini-zione più bassa. È proprio come dire: «è

la

inutile sparare le mosche col cannone».Tra le immagini scelte per la raccolta

troviamo fotografie originali scattate dalsottoscritto (tutte marchiate a fuoco collogotipo «AdP»j, immagini tratte da CD-ROM dimostrativi Kodak e Corel, imma-gini inviate dai lettori che hanno accolto ilnostro invito a collaborare - in tal senso -con la redazione di MCmicrocomputer.

Non mancano, infine, le immagini deilettori che sono interventi all'edizione1994 dello SMAU, più alcune fotografie

di test proposte in alcune provehardware di scanner per diapositive.Tranne per quest'ultime (non facentiparte della rubrica tecnica Digital lma-ging) è proposta sia l'immagine origina-le che la versione elaborata. L'indicedelle immagini è pubblicato in questapagina, i file hanno come nome unacoppia di cifre le cui coordinate sono fa-cilmente individuabili utilizzando la stes-sa tabella.

A tutti, buon divertimento I

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Page 11: MC-digest n. 1

I

••

SI STAMPA

risI

TECHNOLOGY FOR LIFE

Mitsubishi Electric e ICI Imagedata

presentano un sistema digitale destinato a rivoltdonare

il mondo della stampa istantanea per fototessera.

Una comune telecamera ed un TV color collegati alla

videostampante CP-15 Mitsubishi permettono al vostro

cliente di scegliere la posa che preferisce per la sua

fototessera direttamente sullo schenno TV. Così evitate

qualsiasi contestazione e stampate una sola volta senza

sprechi. La tecnologia di stampa a sublimazione e la carta

ICI4 Panel, unitamente ad un processo di fissaggio

esclusivo, consentono di avere un'immagine di alta

qualità ed eccezionalmente stabile.

Il sistema DPS (Digital Photo System) presenta altri

grandi vantaggi:

- un investimento limitato: la videostampante lavora

collegata ad una nonnale telecamera e ad un comune

TV color;

'- il recupero dell'investimento è rapidissimo grazie

all'assenza di scarti e al costo concorrenziale

della carta ICI4 Panel;

- il sistema è sicuro e affidabile, di semplice

utilizzo e non produce alcun rifiuto chimico.

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carla ICI 4 Panel: un vero motivo per sorridere!

) ..•.MITSUBISHI ELECTRIC

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Per ulteriori informazioni telefonare al numero 039/60531.

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Pholokina '94Esplode lo fotografia digitale!

testi e foto di Andrea de Prisco

WElTMESSE BILD . TON· PROFESSIONAL MEDIA

Spedire AOP, il sottoscritto, allaPhotokina (la più importante fiera mon-diale di fotografia che si tiene ogni dueanni in Germania, in quel di Colonia) ècome regalare a Lucignolo un bigliettoomaggio per il Paese dei Balocchi AIritorno dal massacrante tour de forcenei ciclopici padiglioni della Kòln Mes-se, non so perché, ma le mie orecchiesi erano allungate di una buona ventinadi centimetri. C'è mancato poco chenon mi spuntasse anche la coda ...

La verità è che coltivo lapassione per la fotografia daquando ero bambino e anco-ra ricordo con commozionela mia prima macchina foto-grafica ricevuta in regalo inetà scolare/elementare. Ilcaso ha voluto che, diventa-to adulto (è inutile usare iltermine «diventato grande»dal momento che il mio ton-nellaggio non mi ha mai per-messo di esprimermi confrasi del tipo «quando eropiccolo» o «.. da piccolo»,ecc.) mi occupassi di infor-matica.

Devo confessarlo, il Com-modore 64 che una decinad'anni fa violentavo conti-nuamente con le mie elucu-brazioni in linguaggio mac-china (AOPbasic, EXMA, Ga-lileo/J ecc. ecc.) fu acquista-to dal sottoscritto cedendoad un negozio di Pisa (dovestudiavo informatica) la miaattrezzatura fotografica Con-tax/Zeiss. Che dolore!

Tornando alla Photokina,MCmicrocomputer non si èmai occupata di questa fieradal momento che, fino a pochi anni fa,ben poco collegamento esisteva tra ilmondo fotografico e quello dell'infor-matica (personale e non). Ma quest'an-no alla Photokina si respirava un 'aria di-versa. Macchine fotografiche, obiettivi,cavalletti, proiettori, accessori foto, co-me in ogni edizione a più non posso,ma quasi in ogni angolo della mostra sisentiva profumo di bit.

Per essere un po' brutale (in realtà lacosa mi riesce sempre molto facilmen-

lEI

te), l'impressione che ho avuto al rien-tro da Colonia è che una parte dei co-struttori foto-cine si sia rimbecillita (ostia rimbecillendo) con la fotografia di-gitale. Un rimbecillimento, però, percerti versi assolutamente normale, co-me potrebbe essere quello di un neopadre, sonaglino in mano, davanti almalcapitato pargolo appena nato dallosguardo certamente più lucido e intelli-gente del primo.

In questa Photokina, digitalmente

parlando, si è visto di tutto. Dai mega-plotter a colori formato parete (aveteletto proprio bene/) fino alle macchi-nette per fototessera immediata, quel-le presenti in strada per intenderci, ba-sate su una telecamera, un digitalizza-tore ed una stampante a sublimazione,con la possibilità di scegliere lo scattomeglio riuscito prima di impostare lastampa. Ouasi tutti gli espositori «tec-nologicamente avanzati» offrivanoqualcosa anche nel campo digitale, al-

cuni impiegando tecnologie realmenteinnovative, altri, purtroppo, riciclandotecniche non eccessivamente moder-ne.

Partendo, ad esempio, dalla ripresa,sono esplorate praticamente tutte lesoluzioni possibili ed immaginabili Esi-stono dorsi digitali da applicare a foto-camere convenzionali, ma anche appa-recchi completamente digitali alcuniderivati da macchine fotografiche stan-dard altre create ex novo. Ma passare

direttamente da un 'immagi-ne reale al formato digitale(senza passare dalla pellico-la, prima sviluppata e poiscannerizzata) non vuoi direche i vari dorsi o apparecchiabbiano un funzionamentosimile.

Partendo dall'alto trovia-mo i sensori CCO da milionie milioni di pixel iquali, postisul piano focale (al postodella pellicola), congelano inun istante l'immagine ripre-sa per poi trasferirla sul-l'hard disk integrato (oltre-ché rimovibile) o su una me-no capiente scheda di me-moria. Ouesti apparecchipermettono praticamentequalsiasi tipO di foto, dalla ri-presa in studio di oggetti fer-mi al fotogiornalismo d'as-salto nelle più disperate con-dizioni di lavoro.

Chi non disponeva dellatecnologia «superficieCCO», utilizzando un «CCOlineare» ricorreva al mic(Q-scanner piano, posto sem-pre in sostituzione della pel-licola, rinunciando sia al foto-

giornalismo d'assalto che alla ripresa,in studio, di oggetti o soggetti in movi-mento. In pratica con questo sistemascattando una foto si fa partire il micro-scanner piano che in alcuni secondispazzola l'immagine riprodotta dal-l'obiettivo per fornire in uscita il file di-gitale corrispondente. Gli scanner diprima generazione, solo monocromati-ci, consentono la ripresa a colori effet-tuando i consueti tre passaggi attraver-so l'utilizzo di un filtro rosso, un filtro

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verde e un filtro blu Ma c'è anche chivuoi tagliare la testa al toro e per le ri-prese in studio consiglia di buttare tut-ta l'attrezzatura tradizionale per installa-re al suo posto una vera e propria tele-camera ad alta (altissima?) definizionesapientemente collegata ad un digita-lizzatore e all'immancabile computer.

In mezzo a tante soluzioni altamenteprofessionali (a giudicare dai prezzi iltarget è sicuramente quello) spiccavaanche qualche costruttore assoluta-mente consumer che proponeva mac-chinette fotografiche digitali, automati-che e col flash incorporato, da collega-re al televisore o al computer per rive-dere o elaborare le immagini riprese. In

questo caso anche la risoluzione offer-ta è di tipo "consumer» visto che diffi-cilmente si va oltre i quattro-cinque-centomila pixel offerti da CCO di utiliz-zo prevalentemente videoamatoriale.

Saltando a piè pari la miriade di solu-zioni software per il trattamento e l'ela-borazione delle immagini digitali, mipiacerebbe atterrare direttamente nelsettore della stampa. Qui i bit eranomolti di più, facevano molta più scena,ma è necessario valutare con molta at-tenzione la bontà dell'offerta.

La periferica di stampa più inflazio-nata di questa Photokina è stata senzadubbio il plotter a getto d'inchiostro, ingrado di stampare a colori su fogliocontinuo largo un metro e lungo ... tuttoil rotolo. Macchine di questo tipo, of-ferte da molti marchi, stampavano in

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continuazione (e anche piuttosto velo-cemente) vere e proprie gigantografiesotto gli occhi increduli (nonché entu-siasti) del pubblico visitante. Ho sentitopiù di una persona osannare questemacchine come prodigiose apparec-chiature in grado di restituire qualità fo-tografica anche se per esprimere giudi-zi simili bisogna proprio essere miopi.Anzi, presbiti o ipermetropi, dal mo-mento che il presunto fotorealismo èottenuto solo grazie al fatto che gigan-tografie simili sono generalmente os-servate da almeno mezzo metro o unmetro di distanza da dove la retinaturadella stampa a getto d'inchiostro (gra-zie anche all'algoritmo di dithering piut-tosto evoluto) svanisce nel nulla dellanostra illusione ottica Un bel colpo,non c'è che dire. visto che è molto dif-ficile rendere la stampa a colori a gettod'inchiostro realmente ad alta definizio-

Koln 199422. - 27. Sept.

ne (attualmente, che ci risulti, la più ac-curata da questo punto di vista rimanela Epson Stylus Color, 1.190000+IVA,che con i suoi incredibili 720 dpi na-sconde il suo dithering già osservandole stampe da una distanza di venti cen-timetri) i costruttori hanno pensato dicapovolgere il problema offrendo solu-zioni di "stampa a metro»

A questo punto, però, vorrei saperese è giusto pagare svariate decine dimilioni una "stampante» a getto di in-chiostro (scusate, ma del plotter hannow~~fu~a~~~ffi0~eo~euMrisoluzione non superiore a quella dellamia stampantina a colori che ho sullascrivania, ma che vanta su un prolunga-mento del carrello porta testina (proba-bilmente rinforzato, ma sempre pilota-

to da un motore passo passo), serbatoidi inchiostro più capienti per non rima-nere a secco a metà lenzuolo e su unrotolone di carta speciale del quale nonoso chiedere il prezzo al metro quadro.

La stampa digitale fotorealistica siottiene, oggi, con la tecnologia a subli-mazione di Kodak, Tektronics, Mitsubi-shi o con la tecnologia a sviluppo ter-mico della Fuji. Sarebbe stato bello ve-dere stampanti di questo tipo nei for-mati superiori ai vari A4-A3, vero edunico limite attuale della tecnologia di-gitale.

In ogni caso, la visita alla Photokinaè stata un 'ottima occasione per capiremeglio questo futuro, toccando conmano tecnologie che solo due o tre an-ni fa appartenevano al capitolo fanta-scienza. Sono sicuro che nella prossi-ma edizione della Photokina il digitaleoccuperà un posto meno spettacolarema più concreto e culturalmente matu-ro, come certamente merita di essereconsiderato.

Buona lettura I

EI

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Nikon E2di Andrea de Prisco..............................

La Nikon E2 si impugna e si utilizza come una normale fotocamera reflex.Sul lato superiore, oltre ai comandi principali, troviamo anche un piccolo di-splav LeO per il controllo delle funzioni.

Nikon, da sempreprotagonista nel mon-do della fotografia pro-fessionale e amatoria-le e Fuji, rivale giappo-nese del colosso ame-ricano Kodak, hannounito le forze per darealla luce una fotoca-mera refi ex completa-mente digitale distampo professionale,adatta principalmenteal fotogiornalismo.

Diversamentedall'apparecchio Ko-dak, l'apparecchioNikon non utilizza uncorpo macchina tradi-zionale, ma è statarealizzata ex novo: ditradizionale utilizza so-Ia gli obiettivi Nikoncon i quali mette a fuoco automatica-mente il soggetto inquadrato. Il sen-sore CCD utilizzato, di produzioneFuji, offre una risoluzione di1280x1000 pixel su una diagonale da2/3 di pollice e fornisce immagini a24 bit/pixel.

Dal momento che il CCD ha unasuperficie assai più piccola della co-pertura standard delle ottiche Nikonper il 35mm, all'interno dell'apparec-

chio (e sfruttando la profondità dellostesso) è stato inserito un condensa-tore ottico che riduce l'angolo di co-pertura alle dimensioni del CCD utiliz-zato. Grazie a questo artificio, si hacorrispondenza tra la focale utilizzatae l'angolo di campo effettivamente ri-preso, nonostante le dimensioni infe-riori del sensore.

Come memoria di massa utilizzauna scheda RAM da 15 megabyte in

r

standard PCMCIA ty-pe I, in grado di imma-gazzinare fino a 43 im-magini in modalitànormale.

Dato che il metododi compressione è ditipo JPEG, a secondadel livello di compres-sione/qualità adopera-to, potremo memoriz-zare su una singolascheda più o menoimmagini, da un mini-mo di 5 ad un massi-mo di 84

Nello stesso allog-giamento è possibileinserire anche schedePCMCIA di tipo Il, manon di tipo III dunquenon è previsto, almenoper il momento, l'utiliz-

zo di un hard disk rimovibile per imma-gazzinare le foto via via scattate.

Per il trasferimento delle immaginiè possibile utilizzare la porta RS-422incorporata nella fotocamera o utiliz-zare un lettore per schede PCMCIAcollegato al computer.

Naturalmente è anche possibile vi-sionare rapidamente le immagini me-morizzate collegando la fotocameraad un monitor PAL o NTSC.

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Una fotocamera Has-selblad corredata didorso digitale.

Già da alcuni anni Nikon, leader in-contrastato nel settore professionaledelle fotocamere 35mm, offre alcuniscanner per la fotografia digitale. Il pri-mo, LS-3510AF, è uno scanner per pel-

Ricco e movimentato (con tanto di ballerine e dan-zatorl) lo stand Agfa in Germania fa gli onori di ca-sa. In questa foto gli scanner piani

gitale Hasselblad non intende rimaneredietro e propone diverse soluzioni basa-te sulle sue mitiche fotocamere in abbi-namento con i dorsi digitali messi apunto da altri costruttori come Kodak,Leaf e PhaseOne Da parte sua Hassel-blad ha messo a punto uno specialecorpo denominato FlexBody che per-mette basculaggio e decentramentoobiettivo-piano foca le grazie al fatto cheil sensore CCD attualmente utilizzato hadimensioni di gran lunga inferiori al for-mato originale 6x6 mentre la coperturadegli obiettivi Zeiss è ovviamente suffi-ciente al formato originario.

Nikon

ne del processo) e successivamentesviluppata e trasferita termica mentesulla carta di stampa vera e propria. Lavelocità è piuttosto elevata: la prima co-pia esce dopo due minuti, ogni copiasuccessiva della stessa immagine im-piega 70 secondi. Tutto il processo av-viene in un'unica passata, escludendoqualsiasi tipo di «fuori registro» possibi-le, sebbene molto improbabile, con lestampanti a sublimazione.

Presso lo stand FUji era esposta an-che la workstation Crossfield MidiMamba, basata su un sistema multipro-cessor, hard disk e unità backup da 2 gi-gabyte, memoria centrale da 100 me-gabyte, tavoletta grafica formato A3, al-la quale era collegato lo scanner perpellicole Celsis 360 in grado di accoglie-re fino a 30 negativi o diapositive perautomatizzare il processo di scanneriz-zazione in serie. Oltre a salvare le im-magini nei formati standard più diffusipuò utilizzare anche i formati « nativi» diPhotoshop 2.0 e 2.5

Il marchio Hasselblad non dovrebberisultare nuovo nemmeno ai meno inte-ressati di fotografia Gli apparecchi Has-selblad, senza tema di smentita, sono ilriferimento assoluto nel campo della fo-tografia in formato 6x6 grazie ancheall'utilizzo dei mitici obiettivi Cari Zeissutilizzati. È Hasselblad, tanto per citarequalcosa, la macchina fotografica utiliz-zata dalla Nasa durante le missioniApollo. Gli apparecchi che ci hanno re-stituito le più famose immagini del no-stro satellite stanno ancora lì, sulla Lu-na, lasciati dagli astronauti insieme atanta altra attrezzatura scientifica perminimizzare il carico durante il rientroverso la terra Se volete un'Hasselbladgratis accomodatevi pure: correte sullaLuna e scegliete liberamente il modelloche più fa per voi ..

Anche nel campo della fotografia di-

Hasselblad

Praktika esponeva uno scanner In grado di «ripren-dere" anche oggetti 3D.

Fuji Photo FilmPresso il gigantesco stand della FUJi

un'intera sezione era dedicata alla foto-grafia digitale e venivano coperti prati-camente tutti gli aspetti della materialnnanzitutto faceva bella mostra di sé lafotocamera digitale realizzata in collabo-razione con la Nikon di cui vi riferiamoin un apposito riquadro al centro dell'ar-ticolo

La HC-1000 è, invece, una telecame-ra ad alta definizione funzionante contre CCD (uno per colore primario) in gra-do di fornire immagini digitali in formato1280x960 a 24 bit Dotata di interfacciaSCSI nasce per essere utilizzata con isistemi Macintosh sui quali trasferisceun'immagine completa in circa otto se-condi.

Altra regina dello stand FUJi era lastampante Pictography 3000 che, purcon le sembianze di una banale fotoco-piatrice, offre una qualità di stampa ad-dirittura superiore a quella a sublimazio-ne. La risoluzione è di ben 400 punti perpollice, stampa i consueti 167 milioni dicolori, ma ciò che la differenzia dallestampanti a sublimazione è la tecnolo-gia utilizzata assolutamente diversa.Non troviamo più una testina di stampatermica ed un nastro contenente i coloriprimari da trasferire sulla carta, ma l'uti-lizzo di due supporti complementari e diun sistema di esposizione a diodi laserL'immagine viene generata su un primosupporto (che viene eliminato al termi-

MCmicrocomputer n. 145 - novembre 1994 11I

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licole utilizzabile fino al formato 40x40mm con una risoluzione massima di5000x5000 pixel Accetta sia diapositi-ve intelaiate che fotogrammi in strisciatramite un apposito adattatore.

Più interessante, e dal costo più con-tenuto, il Nikon Coolscan è uno scannerper pellicola di dimensioni tanto ridotteda poter essere inserito all'interno di uncomputer in una qualsiasi predisposizio-ne per drive da 5.25". Con la sua risolu-zione massima di 2700 dpi riesce ascannerizzare il formato 35m m in ben2593x3888 pixel, sempre a 24 bit ovve-ro in 16.7 milioni di colori. Il suo nome,Coolscan, deriva dall'utilizzo di un i1lumi-natore a luce fredda utilizzato per il pro-cesso di scannerizzazione. Nella versio-ne per Macintosh è fornito di serie delplug-in per Photoshop, mentre nellaversione PC/AT troviamo le utilitysoftware per Microsoft Windows.

La novità relativa a questa edizionedella Photokina, oltre alla fotocamera di-gitale E-2 realizzata in collaborazione conla Fuji di cui vi riferiamo separatamente,è lo scanner piano denominato Scantou-ch. Accreditato di una risoluzione di ben1200 punti per pollice, utilizza per la digi-talizzazione un metodo a tre passate da10 bit per colore primario. Ottima la velo-cità di scannerizzazione: un'intera paginaformato A4, a 300 dpi, full col or, vieneletta in appena 30 secondi (modo veloce,senza compensazione dell'esposizione).Infine, l'interfacciamento con il computerè assicurato da una SCSI-Il e può essereutilizzato sia con i Macintosh che con i si-stemi Windows.

Kontron EleclronikKontron Electronik esponeva il suo si-

stema di ripresa digitale da studio basa-to su una telecamera ad altissima risolu-zione in grado di restituire immagini a 36bit con risoluzione di 3000x2300 pixel.

La velocità di digitalizzazione varia da1 secondo per le immagini a bassa riso-luzione di 500x380 pixel fino ad un mas-simo di 16 secondi per la risoluzionemaggiore.

Utilizza un CCD da 2/3 di pollice e tra-sferisce le immagini alla velocità di 20megabyte/secondo. Può essere collega-to ad un Macintosh tramite una schedaNuBus, ad un PC con una scheda AT-Bus e via SCSI ad una workstation. Dalpunto di vista software può utilizzare unplug-in per Photoshop o un programmastand alone. Per il suo funzionamentosono necessari da 32 a 48 megabyte diRAM, 50 megabyte di spazio sull'harddisk, e una scheda grafica a 24 bit.

lEI

Il sistema Kontron basato su telecamera ad alta de-finizione.

DicomedNota nel campo della fotografia digi-

tale per i suoi dorsi, Dicomed esponevaalla Photokina tutti i suoi sistemi com-prese le workstation, gli scanner e i filmrecorder.

Il dorso digitale Dicomed si utilizzacon le diffuse (in ambiente professiona-le) macchine fotografiche a banco otticoe si inserisce al posto del magazzino por-tapellicola dopo aver effettuato comesempre inquadratura, messa a fuoco,correzione prospettica attraverso il vetrosmerigliato posteriore. Dato che la digita-lizzazione può durare da alcuni secondiad alcuni minuti è necessario che l'og-getto ripreso sia assolutamente immobi-le e che sia presente un'illuminazionecontinua della scena La risoluzione of-

Il dorso digitale Dicomed per apparecchi a bancoottico.

ferta è di 83 punti per millimetro, pari a2116 punti per pollice. Considerato chel'area di ripresa è di 72x90 millimetri, larisoluzione effettiva è di 6000x7250pixel Per l'utilizzo fuori studio, funzionaanche a batterie ricaricabili e può contaresu un hard disk interno per la memoriz-zazione delle immagini.

Il DeskTop Scanner, come recita ilsuo nome, è uno scanner da tavolo. Èadatto alla digitalizzazione di pellicole ne-gative o diapositive fino al formato 4x5pollici. La risoluzione massima è di6000x8000 pixel e fornisce immagini acolori a 24 bit o monocromatiche a 4096livelli. Per la digitalizzazione utilizza unCCD lineare (trilinea) da 6000 pixel mos-so, come sempre, da un motore passo-passo Dotato di interfaccia SCSI, puòessere controllato sia da un Macintoshche da un sistema Windows.

lmaginator Pentia Pro2 è una worksta-tion grafica professionale basata su due(diconsi duel) Pentium a 90 MHz, 96megabyte di RAM, 2 gigabyte formattatidi hard disk, un monitor a 21 pollici,un'unità tape da 10 gigabyte, un lettoredi CD-ROM e un'interfaccia SCSI-3

MicrotekTre prodotti per tre differenti esigen-

ze. L'offerta Microtek si articola princi-palmente su tre scanner: uno scannerpiano, lo ScanMaker 111,e due scannerper pellicola, 35t e 451, rispettivamenteper il formato 35m m e multiformato fi-

Lo ScanMaker 111formato A4 e il modello 35t perpellicole negative o diapositive.

no al 4x5 pollici. Del modello 35t, perfare un'anticipazione, ne riparleremo alpiù presto sulle pagine di MCmicrocom-puter con una prova dettagliata del pro-dotto che ha dalla sua un prezzo di ven-dita piuttosto contenuto, di poco supe-riore a quello di uno scanner piano dibuona qualità. Lo scanner 45t permettedi digitalizzare fino alla risoluzione otticadi 5000x5000 pixel che diventano

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1OOOOxl 0000 attraverso l'algoritmo diinterpolazione. Per ogni colore primariovengono trattati 4096 livelli, per un tota-le di oltre 68 miliardi di colori, catturaticon un passaggio unico tramite un CCOlineare trilinea e un'illuminazione fluore-scente tarata a luce naturale.

ScanMaker III è il nuovo scanner pia-no di Microtek con risoluzione otticadi 600dpi x1200dpi che diventano1200x2400 con l'interpolazione softwa-re. Nel funzionamento monocromaticolo ScanMaker III assicura 256 o 4096 li-velli di grigio, a colori offre 24 o 36 bit diprofondità. Anche in questo caso la digi-talizzazione avviene in un unico passag-gio, utilizzando un CCO lineare trilinea.L'interfacciamento avviene attraversoporta SCSI e può essere utilizzato siacon sistemi Macintosh che con sistemiWindows.

L'oggetto, pur non avendo alcun riferi-mento diretto al mondo dell'informatica,non può non essere « raccontato» in questepagine. Si chiama Spaceshot, e sul suo de-pliant fa bella mostra lo slogan «The onlymedium for spaces».

Cerchiamo di capire di che diavoleria sitratta.

Avete mai sentito parlare delle fotografiestereoscopiche? Sono sicuro di sì: sonoquelle immagini riprese con una coppia difotocamere (o un adattatore installatosull'obiettivo di una fotocamera singola) eosservate attraverso un apposito visore cheinvia l'immagine sinistra all'occhio sinistro el'immagine destra all'occhio destro. Il risul-tato è una visione tridimensionale dell'im-magine dovuta proprio al fatto che al nostrocervello arrivano in pratica le due stesse im-magini che un ipotetico osservatore reale

KodakPiù che di stand Kodak bisognerebbe

parlare di Universo Kodak. E una buonaparte di questo Universo era dedicato almondo della fotografia digitale. Accantoal PhotoCO e alle relative stazioni grafi-che per la digitalizzazione delle immagi-ni, la masterizzazione e la registrazione

Realtà Virtuale Otticaavrebbe percepito dal medesimo punto diosservazione.

Avete mai sentito parlare delle fotografiepanoramiche 7 Forse no, ma il concetto èancora più semplice. Basta una speciale fo-tocamera ruotante che, mentre effettua laripresa, gira su sé stessa (facendo avanzarein perfetto sincronismo la pellicola) per co-gliere tutto quello che si trova intorno all'ap-parecchio. Il risultato è una fotografia che ri-produce l'intero panorama a 360 gradi.

Provate a combinare le due tecnologiedotando di un doppio obiettivo la fotocame-ra rotante ed effettuando una doppia ripre-sa, prima con l'obiettivo destro e poi conl'obiettivo sinistro Otteniamo, conseguen-temente, due panoramiche: resta un pro-blema, come facciamo a dirottare la primasull'occhio destro e la seconda sull'occhiosinistro? La risposta è Spaceshot: con que-

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L'apparecchio Deltis,completamente digita-le, è dedicato al merca-to consumer. È dotato-to di mirino elettronicoa colori, memorizza leImmagini su schedaPCMCIA e utilizza bat-terie ricaricabili da VI-deocamera.

dei dischetti dorati contenenti cento epiù immagini, abbiamo potuto ammirarela nuova fotocamera digitale OCS 460che incorpora al suo interno un CCO daben 6 milioni di pixel (2036x3060), lastampante XLS 8600 PS, il dorso dataper le fotocamere medio formato e ilfilm recorder LTV 101 OVL.

La fotocamera digitale OCS 460 deri-

sto diabolico apparato, a funzionamento gi-roscopico, le due pellicole scorreranno da-vanti ai nostri occhi a seconda di comemuoviamo l'apparecchio. Il risultato è entu-siasmante: si impugna come un binocolo egirando verso sinistra ci mostrerà la visionetridimensionale della parte sinistra dell'im-magine, invertendo il nostro movimento lapellicola scorrerà nel senso opposto con-sentendoci la visione, sempre tridimensio-nale, della parte destra della scena ripresa.Il tutto con un realismo da far paura, vistoche la qualità è assolutamente fotografica eche nulla ha da spartire nemmeno col piùsofisticato dispositivo di realtà virtuale ... tra-dizionale.

Uno degli esempi mostrati riguardavauna ripresa effettuata in un giardino. Sem-brava proprio di stare lì. Mancava solo ilprofumo dei fiorii

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Anche per la Leaf, azienda del grup-po Scitex, la Photokina ha rappresenta-to una base di lancio per il suo nuovoprodotto, il dorso digitale CatchLight.Degno successore del precedente mo-

Il nuovo Polaroid Palette da 5000 linee.

zione cromatica di 12 bit per colore (36bit/pixel). Il secondo dorso, denominatoChipPack, si basa su un sensore mono-cromatico da 2.048x2.048 pixel davantial quale scorrono i tre filtri cromaticirosso, verde e blu per riprese a colori a24 bit/pixel. Fotocamera più dorso, uti-lizzato in abbinamento ad uno specialeproiettore per diapositive 6x6, consentela digitalizzazione automatica di un inte-ro caricatore di diapositive: dalla fotoca-mera al film scanner in pochi secondi.

dello monocromatico DCB (Digital Ca-mera Back) il nuovo CatchLight consen-te riprese a colori a scatto singolo gra-zie all'utilizzo di uno speciale filtro multi-colorato utilizzato sulla superficie delCCD da quattro milioni di pixel. La tra-sformazione in immagine RGB avvieneall'interno del computer (un Power Ma-cintosh 8100) che interpola opportuna-mente i dati ricevuti dal dorso attraver-so uno speciale algoritmo messo a pun-to dalla Leaf. La risoluzione cromaticaarriva a ben 14 bit per colore pari a 42bit/pixel. La minima quantità di RAM ri-chiesta per il Power Macintosh utilizza-to è di almeno 72 megabyte e l'interfac-ciamento avviene attraverso una sche-da NuBus da installare all'interno delcomputer. lArS

CatchLight è il nuovo dorso digitale della Leaf

Leaf

Rollei

Regina della «Photokina Digitale)), la Kodak OCS460 utilizza un CCO a colori da sei milioni di pixel.In secondo piano il sottoscritto, ormai in estasi go-dereccia ...

Il dorso Rollei ChipPack utilizza tre passaggi per n-prendere immagini a colori.

Anche la Rollei, veterana nel mondodella fotografia tradizionale, non ha tra-lasciato il settore della fotografia elet-tronica offrendo due diversi dorsi digitaliper le sue fotocamere medio formato. Ilprimo, denominato ScanPack, si basasu un microscanner piano posizionatosul piano della pellicola e offre una riso-luzione di 5.800x5.000 pixel su una su-perficie di 41 .2x35 millimetri, con risolu-

compatibilità PostScript level 2 (stampaovviamente anche le immagini raster) eil nuovo formato del supporto che con-sente la stampa in formato A4 pieno.Anche il tempo di stampa è stato note-volmente ridotto: la XLS 8600 stampauna pagina in appena 75 secondi. Ri-guardo l'interfacciamento con il compu-ter, la stampante è dotata di interfacciaSCSI, parallela e LocalTalk. Tramite unascheda di rete opzionale è possibile ag-giungere il supporto per EtherTalk, No-veli NetWare e i protocolli TCP/IP. Tuttele porte sono indipendenti e multisensi-bili, consentendo alla stampante di rice-vere diversi tipi di input senza cambiarele connessioni.

va dalla preesistente DCS 420 ed utilizzacome corpo macchina una Nikon F90 el'intero parco ottiche Nikon. AI posto deltradizionale pressa-pellicole è installato ildorso Kodak (contenente il CCD), che siestende sotto al fondo della macchina(come un grosso motore di avanzamen-to) per far posto all'elettronica di gestio-ne e alla sede per l'hard disk rimovibilein standard PCMCIA tipo 111. L'alimenta-zione della fotocamera è assicurata dabatterie ricaricabili che assicurano un'au-tonomia di almeno 300 immagini con untempo di ricarica di appena un'ora.Nell'apparecchio è inoltre integrato unmicrofono che consente la registrazione

Questo gigantesco plotter a parete, oltre a realizza-re vere e proprie gigantografie, permette la stampasia su tessuti che su tappeti.

audio di un'annotazione vocale (in prati-ca una didascalia sonora) in modo daidentificare agevolmente ogni immagi-ne. Può essere collegata ad un monitorvideo per visionare velocemente le im-magini memorizzate e collegata ad uncomputer attraverso la porta SCSI inte-grata. Naturalmente è possibile estrarrel'hard disk dalla fotocamera ed inserirloin un apposito lettore per computer escaricare ancora più velocemente e fa-cilmente le immagini memorizzate. Datal'enorme quantità di dati da salvare perogni scatto (un'immagine da 6 milioni dipixel in 16.7 milioni di colori occupa ben18 megabyte in formato non compres-so) è possibile effettuare una ripresa,istantanea, ogni 12 secondi. Lo stessoCCD presente nella DCS 460 è disponi-bile nel dorso denominato DCS 465adatto alle fotocamere medio formato.

La stampante a sublimazione KodakXLS 8600 PS è l'evoluzione dell'ecce-zionale XLS 8300 già presente sul mer-cato da qualche tempo. Caratteristicarrincipale della nuova stampante è la

Koln 199422. - 27. Sept.

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Le nuove fotocamere reflex digitali sono state sviluppate congiuntamentedalla Nikon Co. e dalla Fuji Photo Film Co.Le Nikon E2 e E2S sono in grado di realizzare splendide immagini con colori pieni ed altarisoluzione, sfruttando appieno il CCO Fuji da 1,3 milioni di pixel e la tecnologia di elabo-razione digitale delle immagini. Inoltre possono essere impiegate in abbinamento alle piùimportanti ottiche Nikkor con attacco Nikon, mantenendo inalterato l'angolo di campo pre-visto per il 35mm., grazie alla completa compatibilità delle caratteristiche. Le immaginivengono memorizzate sotto forma di immagini compresse su PC Card e possono quindiessere disponibili per molteplici applicazioni, compresa l'elaborazione a computer.

FOTOCAMERE REFLEX DIGITALI NIKON E2-E2S

NIKON LS-IOOO SUPER COOLSCAN

Il nuovo Nikon SUPER COOLSCAN LS-IOOO è lo scanner per film 35mmche batte tutti i record di velocità: meno di 40 secondi per la scansione a

colori di immagini ad alta risoluzione (2592 x 3888 pixel, a 2700 dpi), e di dimen-ioni: è il più piccolo scanner per film 35mm. attualmente disponibile sul mercato. È dotato

del dispositivo Nikon di illuminazione LED a luce fredda e del sistema per riproduzionecolore RGB. Conversione NO a 12 bit, autofocus ed il supporto opzionale per il caricamentodi 50 diapositive completano le caratteristiche di questo strumento eccezionale che combinal'alta qualità Nikon con la massima velocità ottenibile da uno scanner di questa categoria.

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NIKON LS-4500AF

Il nuovo scanner Nikon multiformato, dal 35mm al 4x5", ad alta risolu-zione, che offre maggior flessibilità ed aumenta la produttività.Equipaggiato con testa di scansione a doppio sistema ottico e, capace di 36 bit per colore(RGB), l'LS-4500AF offre una risoluzione di 3000 dpi (punti/pollice) con le diapositive35mm, e di 2000 dpi con il formato 4x5". La conversione A/D a 12 bit riproduce lagamma dinamica in tutta la sua estensione mentre l'autofocus assicura scansioni costan-temente nitide .L' LS-4500AF è inoltre equipaggiato con portafilm con rotazione a 3600 e maschere per iformati più diffusi.

NIKON SCANTOUCH AX-1200

Lo scanner piano Nikon ad alta risoluzione: 1200 dpi; versatile: ben tre modalità di scan-ione; rapido: previsualizzazione superveloce dei colori. Elaborazione interna a IO bit,mpia area di lettura e compatibilità SCSI-Il completano le caratteristiche principali di que-to scanner ideale per i lavori di lay-out e redazione che utilizzino sia testi che immagini.

È disponibile il modulo di trasparenza accessorio per scanning di lucidi, di diapositive enegativi.

ono inoltre disponibili sia la versione Apple Macintosh che la versione IBM compatibile

Richiedi informazioni e materiale illustrativo a:

so'oco~Nital~"en;nteso

r--------------------------------------------------ìNital S.p.A. - Via Tabacchi 33 - IO132 Torino

• Nikon E2 • Supercoolscan • LS-4500AF Scantouch

NOME .

COGNOM E .

IN DIRIZZO .

CAP..................... CITI À .

NikonEl.ECf'RONle lMAGING

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~ I ~ I ì A l I M A ~ I ~ ~•..........................................................................................................•ATTUALITÀ

Tuili a SMAU•••di Andrea de Prisco

Mentre scrivo queste righe è appenail4 luglio, praticamente (per voi che leg-gete) «due mesi fa». Settembre, intesocome numero di MC e non come«semplice» mese dell'anno, lo preparia-mo con almeno sessanta giorni d'antici-po rispetto all'uscita in edicola per viadell'incombente periodo estivo che fer-ma un po' tutto in tutt'Italia per almenotre o quattro settimane.

Proprio ieri ho telefonica-mente risentito, con piacere,alcuni lettori di MCmicrocom-puter che l'anno scorso sonovenuti a farei visita presso ilnostro stand allo SMAU conalcune fotografie da elaboraredigitalmente. L'invito fu dame rivolto, sempre tramite lepagine di MC, anche percapire se esisteva daparte dei nostri lettori uninteresse per quest'argo-mento. 1/ risultato otte-nuto, a dir poco entusia-smante, ci ha spinto nonsolo ad inaugurare, da lìa pochi mesi, una nuovarubrica dedicata alla foto-grafia digitale, a ripetere(ovviamente) l'esperienza dicontatto col pubblico al pros-simo SMAU (tra meno di tresettimane, sempre per voiche leggete), ma anche a pro-porre uno «speciale digitalimaging» che andrà presto inedicola. Sarà accompagnatoda un CD-ROM contenentesia gli articoli, sia le immaginielaborate e da elaborare, siaun demo di Photoshop 3. O per Macinto-sh e per Windows col quale «verificare»le esperienze narrate negli articoli di MCpubblicati nell'ultimo anno.

Tornando allo SMAU '94, come dice-vo è stato un vero e proprio «successo-ne». A parte le svariate decine di elabo-razioni effettuate presso il nostro stand(considerate che per ognuna di essepassava anche più di un'ora ... e in totalele ore di esposizione non erano certotantissime!), molti lettori hanno dovutorinunciare per mancanza di tempo (limi-tandosi ad una breve chiacchierata col

sottoscritto), altri ancora pur non avendoportato con loro immagini da elaboraresi trattenevano presso la nostra posta-zione attratti dalla magia di Photoshopche, specialmente per inon addetti, sul-le immagini fotografiche riesce a farecose apparentemente incredibili.

AI nostro stand sono venuti lettori, misi conceda l'espressione scherzosamen-

te poco rispettosa, «di tutti i tipi». Lamaggior parte di loro erano appassiona-t/~come il sottoscritto, di fotografia. Pas-sione che, tempo permettendo, porta atrascorrere a volte anche intere ore allaricerca di immagini da trasferire su pelli-cola, con un dito sul pulsante di scatto ealtre due sapientemente incrociate spe-rando che sia andato o che vada tuttobene (laboratorio compreso!). Dalla cor-retta esposizione (gli esposimetri internialle macchine, per quanto evoluti, fannoquel che possono), alla precisa messa afuoco, dall'inquadratura particolarmente

curata alla ricerca del punto di ripresamigliore non sempre - de facto - rag-giungibile. Ouando ero ragazzo e iniziavoa coltivare seriamente la passione foto-grafica con la prima Contax (dopo il con-sueto apprendistato con la ufotocamerapaterna»), un mio amico napoletano miraccontò di un famosissimo fotografo (dicui non ricordo il nome) che reputava

giustamente la corretta inqua-dratura come l'elemento piùimportante per la buona riu-scita di una fotografia. Il ragio-namento più o meno era que-sto: se vogliamo una bella im-magine di un paesaggio equesto è deturpato da un an-tiestetico traliccio abbiamodue sole possibilità: o chiedia-

mo all'azienda elettrica dispostarlo o rinunciamo al-lo scatto fotografico. Nel-la sua esasperata esage-razione, il discorso nonfaceva una grinza: questadivenne anche la mia per-sonale convinzione al ri-guardo, una quindicina dianni or sono. Oggi, il no-stro caro «famosissimo

fotografo», rischierebbe unasonora pernacchia: la foto, sevoglio, la scatto lo stesso; iltraliccio, lo faccio sparire viacomputer'

E così gli appassionati difotografia giunti al nostrostand tiravano fuori dai lorozainetti immagini molto belle,affette da qualche piccoloproblema di inquadratura,

chiedendomi di porre rimedio (spessoerano proprio queste le parole usate)«con ipotenti mezzi digitali messi oggia disposizione».

Non sono mancati, tra gli intervenuti,anche alcuni professionisti interessatiall'elaborazione digitale delle immaginisotto altri punti di vista. Dall'aggiunta diun ricercato «effetto speciale», al/acompensazione dell'esposizione solosulle alte o basse luci (parti illuminate oin ombra, vero tallone d'Achille della fo-tografia tradizionale) o la correzione del-le linee cadenti per ridare stabilità ad

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L'immagine vittima del/'errore di paraI/asse scattata dal lettore Pierantonio Breda.

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immagini {(prospetticamente fuggenti»senza ricorrere in fase di ripresa al de-centramento ottico presente solo sugliapparecchi fotografici di grande formatoo su alcuni obiettivi per il piccolo forma-to dedicati specificamente alla fotogra-fia architettonica.

Poi c'erano i {(creativi». Lettori giàmolto in gamba dal punto di vista dellamateria fotografica, affascinati dal nuovocorso digitale, e desiderosi di mettere inpratica veri e propri progetti compositivi,da lungo ideati, ma finora irrealizzati permancanza degli indispensabili mezzi tec-nici. Portavano tutti gli elementi neces-sari (varie fotografie da cui {(pescare»questo o quel particolare) ma soprattut-to con le idee molto chiare a riguardo.Qualcuno è riuscito, in verità, anche amettermi in crisi: fatica tanta, soddisfa-zione, alla fine, molta di più.

La cosa che mi ha stupito di più è sta-ta la presenza di alcuni lettori completa-mente a digiuno di fotografia, con imma-gini scattate con {(macchinette tuttofa-re» ultraeconomiche dalla qualità piutto-sto discutibile, ma con idee ben chiareriguardo l'elaborazione digitale richiesta.Addirittura qualcuno ha tirato fuori la pa-tente richiedendomi di basare l'elabora-zione sulla loro immagine formato tes-sera. Accontentati anche questi!

{(Mitico», per finire, è stato il lettoreLuigi Setti della provincia di Mantova (èl'unico che cito in questa introduzione)che ha chiesto e ottenuto di inserire isuoi lineamenti al posto di quelli di Ar-nold Schwarzenegger nella famosa im-magine di Terminator 2, volto mezzouomo e mezzo robot. Questa ed unaselezione delle altre immagini elaborateallo SMAU dello scorso anno sarannol'argomento dell'articolo di Oigital 1ma-ging Attualità di questo mese.

Naturalmente vi aspetto tutti tra po-chi giorni (dal 21 settembre prossimo)all'edizione 95 dello SMAU, al padiglio-

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ne 17, stand 026. Intervenite numerosI;con molte immagini (quest'anno {(si ac-cettano» anche originali su pellicola ne-gativa o diapositiva, ma continuano adandare bene anche le fotografie tradi-zionali o i file grafici in formato stan-dard), e con le idee chiare o da chiarire.Il servizio, oltreché completo, è assolu-tamente gratuito. A presto!

Una doverosa premessaLe immagini che pubblichiamo in

queste pagine sono proprio quelle digi-talizzate allo SMAU. Non siamo in pos-sesso degli originali (naturalmente veni-vano sempre restituiti ai legittimi pro-prietari) e quindi ci dovremo acconten-tare di una risoluzione delle stesse nontroppo elevata. Allo SMAU, infatti, peraccelerare i tempi sia dello scanner chedella successiva elaborazione utilizzava-mo file di ridotte dimensioni (100 o 200punti per pollice) dal momento che ilnostro scopo era solo quello di mostra-re questa emergente tecnologia e nondi effettuare lavori di alta precisione. Inquest'ultimo caso, infatti, i tempi si sa-rebbero allungati ulteriormente accon-tentando un numero inferiore di lettori.Né del resto, ero certo a quei tempi diriutilizzare le stesse immagini per unsuccessivo articolo su Me. Morale dellafavola, le immagini che vedete pubblica-te in queste pagine non sono molto de-finite e alcune elaborazioni avrebbero ri-chiesto maggiore cura per un risultatoancora migliore. Chiedo scusa ai lettorie ... possiamo partire!

Foto in vacanzaTra tutte le fotografie portate al no-

stro stand non potevano mancare leclassiche immagini scattate in vacanza odurante allegre scampagnate con amicie parenti. Si tratta, generalmente, di im-

magini «prese al volo» nella speranza dicogliere l'attimo da ricordare con mag-gior piacere. Quindi anche foto mosse osfocate (su queste, come già detto mol-te altre volte, non c'è proprio nulla da fa-re), ma soprattutto immagini da curaredal punto di vista dell'inquadratura e/odello sfondo dietro ai soggetti.

Una delle prime fotografie elaborate,se non ricordo male, riguarda la «man-cata presa» della statua presente da-vanti alla basilica di S. Paolo fuori le Mu-ra in Roma. Si tratta della classica im-magine «turistica» (quando stavo a Pisaall'università ho visto migliaia di giappo-nesi sorreggere, da una trentina di me-tri di distanza, la Torre Pendente) chesfrutta la bidimensionalità delle fotogra-fie per prendere o toccare particolaripresenti sullo sfondo delle nostre im-magini. L'unica accortezza è quella di«centrare» i due bersagli e l'unico mo-do per non avere brutte sorprese è uti-lizzare un apparecchio reflex che vi sua-lizza nel mirino esattamente quanto in-quadrato dall'obiettivo. Le fotocamere atelemetro, invece, sono affette dal co-siddetto errore di parallasse che consi-ste in una differenza di inquadratura (lie-ve ma pur sempre presente, special-mente alle brevi distanze) tra l'immagi-ne osservata nel mirino galileiano equanto effettivamente ripreso dal-l'obiettivo. È un problema, essenzial-mente, di natura prospettica. Nella fotodel lettore Pierantonio Breda (dalla pro-vincia di Treviso), nonostante attraversoil mirino la mano fosse stata posta cor-rettamente sotto la statua, l'obiettivo(spostato alcuni centimetri più a destra)ha ripreso, ovviamente, dal suo punto divista: il risultato, visibile nella prima fo-to, parla da sé. Niente paura, pochi colpidi Photoshop e il problema è bello e ri-solto. La prima cosa da compiere è, co-me al solito, la «selezione» dell'oggettoda spostare. Con il mouse e un po' di

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pazienza, scontorniamo il braccio utiliz-zando lo strumento Lazo. Terminataquesta prima, semplice, operazione,possiamo spostarlo per allinearlo corret-tamente sotto la statua. Il secondo«step}) è mostrato nell'immagine inter-media. Come era da attendersi, sotto albraccio testè spostato non troviamo ipezzi mancati ma il vuoto assoluto (zonebianche) da mascherare successivamen-te. Quest'ultima operazione si compieattraverso lo strumento timbro (ampia-mente descritto, se non ricordo male,nel secondo articolo di Digital Imagingdel gennaio scorso) che clona zone diimmagine da un punto ad un altro. Nonsussistono grossi problemi, potendosfruttare le ampie zone di prato e di om-bra presenti sulla fotografia originale.Per finire si sfumano leggermente i con-torni del braccio per rendere il tutto, perquanto possibile, maggiormente reale.

La seconda elabora-zione ci è stata propostadal lettore Calogero Rifi-ci di Livorno e riguardaun'immagine colta al vo-lo in Garfagnana dellamoglie e della figlia checorrono lungo una stra-da in discesa. L'attimo,senza dubbio, è quellogiusto, ma lo sfondo la-scia un po' a desiderare.Macchine parcheggiate,cassonetto dell'immon-dizia, palo della luce:quanta roba I Facciamoun po' di ordine allespalle dei soggetti. Inquesto caso si è operatodi solo timbro, clonandoil fogliame degli alberiper coprire il cassonettoe parte della vicina auto-

Una gita in Garfagnana. L'autore della foto è il lettore Calogero Rifici di Livorno.

vettura, l'asfalto strada-le per rimuovere altridue autoveicoli e i mat-toni del muretto a sini-stra e della casa sullosfondo per completare iltutto. Anche la secondasaracinesca alle spalledella donna è assoluta-mente «inventata}) par-tendo in pratica da quelsolo angolo visibile pro-prio sopra la testa dellastessa. Il risultato finalenon è proprio bellissi-mo, ma visto il pocotempo avuto a disposi-zione e, soprattutto, ipochi particolari effetti-vamente riutilizzabilinon ci possiamo certo

Atene, il Partenone e l'autoscatto simulato nell'immagine di Kilzie Khaled di Rovigo (vedi testo)

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Un bel sornso «affetto» da qua/che dente in meno. Niente paura, con Photoshop ci diamo anche alla chirurgia estetica (foto di Massimi/limo E/eota di Genova).

lamentare. Almeno sperol La terza im-magine «da vacanza» ci è stata propo-sta dal lettore Kilzie Khaled di Rovigo,visivamente soddisfatto del suo recenteviaggio in Grecia. Con il medesimosfondo del Parte none di Atene duescatti: prima lui, poi lei E una bella fotoricordo di entrambi? Non due ma trepossibilità: treppiedi più autoscatto(troppo complicato!), coinvolgi mento diterzo turista in veste di fotografo volan-te (ah, le lingue I), Photoshop I Natural-mente applichiamo la terza scelta e fon-diamo insieme i due soggetti nell'imma-gine finale mostrata sopra le due single.

Per la realizzazione di questa sempli-ce fusione partiamo dall'immagine delnostro lettore e scontorniamo abbon-dantemente (poi vi spiego perché) lasua sagoma. Sovrapposta questa all'im-magine della fidanzata, il lettore mi hafatto notare che non avrebbe voluto(giustamente) rivolgerle le spalle masemmai lo sguardo. Naturalmente pos-siamo, in un attimo, ruota re specular-mente lungo l'asse verticale il suo mez-zobusto, senza però sottovalutare chein questo modo falsiamo l'illuminazionesu di lui non più dall'alto a destra ma co-sì facendo dall'alto a sinistra. Riguardoquest'ultimo aspetto, come per i «mos-si» e le «sfocature», c'è ben poco da fa-re: meglio accontentarci, visto che ladifferenza di illuminazione, in fin deiconti, non è eccessiva. Diverso sarebbestato il caso di una foto scattata al tra-monto, con un'illuminazione fortementeproveniente da sinistra o da destra.

Posizionato il nostro lettore nel puntodesiderato, sfoderiamo lo strumentotimbro di Photoshop utilizzando comesorgente non un altro punto della foto-

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grafia ma il file dell'immagine della solaragazza presente sull'hard disk. Conuna sagoma pennello piuttosto piccolae sfumata, ricostruiamo i pezzi alle spal-le del nostro lettore brutalmente calpe-stati dallo scontornamento grossolanoprecedentemente effettuato. In questamodalità lo strumento timbro non fa al-tro che ricopiare, nel punto dove lo uti-lizziamo, l'immagil}e originale preceden-temente salvata. E così possibile rimet-tere al loro posto tutti i particolari delPartenone visibili attorno al soggettoaggiunto e, allo stesso tempo, fondereinsieme la linea di separazione grazie al-la sfumatura e alle piccole dimensionidel pennello utilizzato. Non male I

Questioni di lookOgni tanto mi diverto a modificare il

trucco dei primi piani femminili, arric-chendolo quando è un po' scarso (natu-ralmente per i miei gusti) o «tamponan-dolo» quando è troppo vistoso. Ma nonmi era mai capitato di «installare» undenti no mancante dal sorriso di unbambino o abbronzare artificialmenteun braccio. Sia la prima che la secondaopportunità l'ho avuta, ancora una volta,allo SMAU dello scorso anno.

Nella fotografia del bambino mostra-·ta qui in alto (scattata dal lettore Massi-miliano Eleota di Genova) è fin troppoevidente la mancanza di un incisivo su-periore e di due incisivi inferiori che di-sturbano, se vogliamo, il bellissimoquanto spontaneo sorriso del piccolo ri-preso. Anche in questo caso nientepaura: con Photoshop è possibile di tut-to ... di più. Del resto l'intervento non ènemmeno tanto complicato, visto che

si tratta, in pratica, di riprodurre i dentinimancanti utilizzando come sorgentequelli presenti: abbiamo, infatti, a nostradisposizione (foto di sinistra) sia un inci-sivo superiore che un incisivo inferioreperfettamente intatto che utilizzeremoper riprodurre quelli mancanti. Ancorauna volta si utilizza lo strumento timbro,avendo come unica accortezza il perfet-to allineamento (punto sorgente, puntodestinazione) con il taglio del sorriso perfare in modo che il risultato finale sia ilpiù «esteticamente perfetto» possibile.Bel guaio sarebbe, in caso contrario, ot-tenere come risultato denti storti o nonperfettamente allineati con gli altri. Nonvogliamo mica far portare al bambinopure l'apparecchio dentale?

Per allinearci perfettamente sarà suf-ficiente (come abbiamo già visto alcunimesi fa nell'articolo dedicato allo stru-mento timbro) individuare due opportu-ni punti di origine e destinazione. Nelcaso nostro si può prendere come origi-ne l'angolo inferiore sinistro dell'incisivosuperiore e come destinazione il mede-simo angolo dell'incisivo da «creare».Muovendo verso l'alto, a questo punto,il timbro, costruiremo l'intero dente,completo anche dell'attaccatura gengi-vale, del tutto identica a quella già esi-stente.

Per gli incisivi inferiori, visto che l'uni-co dentino disponibile è in posizione se-micentrale, dovremo applicare la clona-zione prima in un verso (ad esempio dasinistra a destra) e poi nel verso oppo-sto (ripetendo l'operazione, in questocaso, due volte). Naturalmente ogni vol-ta che ricreiamo un incisivo è necessa-rio ripetere l'allineamento origine-desti-nazione effettuando l'operazione nella

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In alto una foto (di Daniele La Maestra di La Spezia) relativa ad una festa con "troppi" amicl~ qui in basso /'immagine abbronzata del lettore Adriano Vendittis.

maniera più precisa possibile. E passia-mo all'abbronzatura artificiale. L'imma-gine originale ci è stata fornita dal letto-re Adriano Vendittis di Como e ritrae ungruppo di famiglia intorno a un tavolo.La signora in primo piano, come messoin evidenza dal lettore, ha un'antiesteti-ca abbronzatura parziale delle bracciadovuta, presumibilmente, all'utilizzoestivo di camicie a mezze maniche.

Per ridare il giusto colore al braccio,per prima cosa è stata selezionata laparte non abbronzata con il consuetostrumento Lazo. La selezione è statapoi modificata con la funzione sfumatu-ra che ne «addolcisce» i contorni equindi l'effetto delle operazioni lungo ilperimetro della parte selezionata. Aquesto punto, dal menu Immagini, sot-tomenu Modifica si richiama la funzione«Variazioni» che mostra un «navigatorecromatico» col quale ricercare la giustatonalità. Per ogni passo abbiamo seipossibilità relative ai colori primari (blu,rosso, verde e loro complementari gial-lo, ciano e magenta) e due scelte relati-ve al livello di luminosità. Il procedimen-to «Variazioni» è, per chi ne vuole sape-re di più al riguardo, ampiamente de-scritto nell'articolo di Digital Imaging«Teorie & Tecniche» pubblicato in que-sto stesso numero di MC nelle pagineseguenti.

Tornando al braccio poco abbronzato,utilizzando tale funzione dovremo cerca-re la sequenza di passi che ci porta adun marroncino quanto più simile possi-bile a quello dell'avambraccio. Si proce-de per tentativi, confrontando di volta involta l'immagine fino a quel momentomodificata e le rimanenti otto possibilitàdi navigazione. Basta non essere dalto-nici e, tutto sommato, il procedimentorisulta essere piuttosto semplice. Ov-viamente non si arriva solo con questo

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Le bella immagine proposta dal lettore Giuseppe Nocera della provincia di Lecce e l'elaborazione spaziale proposta dallo stesso autore.

mezzo al risultato finale,in quanto un ulteriore"tOCCO» dovremo darlocon l'aerografo di Photo-shop, dopo aver prele-vato un po' di coloredall'avambraccio. Impo-steremo una pressionemolto leggera, in mododa non sovrapporrecompletamente il coloreal braccio sottostante.Per finire, sulla zona diseparazione tra abbron-zatura reale e abbronza-tura simulata, andremoad intervenire con lostrumento "Sfumino»cercando di ammorbidi-re il più possibile la lineadi demarcazione. Sem-plice, no?

Belle, bellissime!Due fotografie, in particolare, non

esito a reputare belle, bellissime. La pri-ma è opera del lettore Giuseppe Noceradella provincia di Lecce, la seconda diMarco Silvestri di Roma. Entrambe leimmagini erano originariamente in bian-co e nero e si tratta di due eccezionaliprimi piani, il primo realizzato in luceambiente, il secondo, presumibilmente,in studio.

Sulla prima immagine sono stati ef-fettuati, su indicazione dello stesso au-tore, diverse elaborazioni consecutivealla ricerca di un risultato molto partico-lare. Per prima cosa è stato effettuatoun viraggio color seppia, utilizzando co-me per l'elaborazione precedente lostrumento "Variazioni» offerto da Pho-toshop. L'immagine, dopo questo pri-mo passaggio (non mostrato per motivi

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di spazio) ha assunto un aspetto ancorapiù interessante. Considerata poi unaleggera sfocatura, non voluta, dell'im-magine di partenza, utilizzando il filtro"maschera di contrasto» abbiamo cer-cato di aumentare il microcontrasto nel-la zona degli occhi, forzando (in realtàcon un risultato non troppo soddisfa-cente ... ma io lo dico sempre che sulleimmagini sfocate non c'è nulla da fare')un aumento di definizione apparente.

Non contento del risultato, l'autore -a sorpresa - ha aperto una rivista con-tente una pubblicità che utilizzava comesfondo una galassia, proponendomi disovrapporre a questa l'immagine dellaragazza. La galassia, come facilmenteimmaginabile, non era "pulita» ma asua volta parzialmente coperta dal mes-saggio pubblicitario in questione. Quindila prima operazione è stata quella di ri-portare allo stato originario la galassia,testè digitalizzata con lo scanner piano.

Giù di timbro, come alsolito, e, tenendo sem-pre presente che ... lestelle sono tante, milionidi milioni, la nostra co-stellazione pian pianinoha ripreso la sua formad'origine.

Per sovrapporre ledue immagini (l'annoscorso allo SMAU nonera ancora disponibile laversione 3.0 di Photo-shop che mette a dispo-sizione la tecnica multi-layer) si procede nel se-guente modo. Innanzi-tutto è necessario ripor-tare alle stesse dimen-sioni e alla stessa risolu-zione entrambe le im-magini. Visto che il sog-

getto principale è la ragazza, convienelasciare intatta questa e modificare sololo sfondo. Le due immagini sono conte-nute, ovviamente, in due finestre diffe-renti. Dalla finestra del soggetto princi-pale selezioniamo col Lazo la ragazza erichiamiamo la funzione di "Copia». Cispostiamo sulla finestra della galassia eeffettuiamo un "Incolla». A questo pun-to l'immagine della ragazza, "selezionefluttuante» sull'immagine di fondo, co-pre completamente la galassia alle suespalle impedendone la visione. Prima di"deselezionare» il soggetto (effettuan-do di fatto il vero e proprio trasferimen-to) Photoshop ci mette a disposizioneun cursore per modificare il livello di tra-sparenza/opacità tra sfondo e selezionefluttuante. Visto che la galassia è moltochiara al centro, ci siamo dovuti mante-nere su un livello di trasparenza piutto-sto basso. Per "staccare» ulteriormenteil soggetto dal cielo stellato, è stata an-

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Con un po' di fantasia è facile arricchire ulteriormente anche un'immagine già particolarmente riuscita (foto di Marco Silvestri di Roma).

che effettuata un'ulteriore colorazioneblu di quest'ultimo, con il solito "naviga-tore cromatico» di Photoshop.

Anche nella seconda immagine dellaserie "belle, bellissime» (opera del let-tore Marco Silvestrì) sono stati effettua-ti due interventi combinati. Il primo ri-guardava il colore degli occhi e dellelabbra, il secondo l'applicazione di uneffetto delicato "flou». Il tutto partendoda una fotografia in bianco e nero nellaquale è notoriamente ben difficile trova-re particolari "a colori».

Sia per gli occhi che per le labbra (na-turalmente le due "colorazioni» non so-no avvenute simultaneamente vista laloro diversità) il procedimento utilizzatosi basa, ancora una volta, sulla selezio-ne dei particolari con lo strumento Lazoe sulla funzione "Variazioni» utilizzataprecedentemente. Sulla selezione, co-me è opportuno fare in questi casi, èstata impostata una sfumatura pari adun paio di pixel in modo da ammorbidirela linea di separazione tra punti modifi-

la

cati e punti originali. Per gli occhi si è"navigato» verso il blu e verso il ciano,per le labbra verso il rosso e il magenta.Il tutto tenendo sempre sotto controllosia la luminosità che la saturazione cro-matica dei particolari trattati. Il risultatofinale è una foto di particolare effetto,ancora in bianco e nero nel suo aspettogenerale, con i due particolari "impor-tanti» trattati digitalmente per ottenereuna colorazione realistica. Un bell'effet-to, non c'è che dire.

Per aggiungere la morbidezza «flou»si procede nel seguente modo. Per pri-ma cosa selezioniamo l'intera immagineed effettuiamo, come abbiamo fattoprecedentemente, la funzione di "CO-pia» (poi capirete perché) Sull'immagi-ne originale, con il filtro digitale "Con-trollo Sfocatura», impostiamo un valoredi 1O pixel per sfocare totalmente e vi-stosamente i lineamenti della modella.A questo punto, sempre dal medesimomenu richiamiamo la funzione" Incolla»che sovrappone l'immagine preceden-

temente copiata (prima della sfocatura)all'immagine abbondantemente fuorifuoco. Come nel caso precedente dellaragazza sulla galassia, a questo puntol'immagine aggiunta copre al 100%l'immagine di fondo non consentendo-ne la visione in trasparenza. Agendo sulcontrollo dell'opacità della selezione,impostiamo un valore intorno al 50%per avere, in pratica, un'immagine per-fettamente a fuoco parzialmente so-vrapposta ad un'immagine sfocata Il ri-sultato, in definitiva, è un effetto flouottenuto digitalmente dopo la ripresa eassolutamente controllabile sia variandola sfocatura dell'immagine di fondo siala trasparenza dell'immagine, nitida,parzialmente sovrapposta.

Con Photoshop 3.0 conviene lavoraresu due livelli differenti, in modo da po-ter trattare separatamente le due com-ponenti, anche per quel che riguarda laluminosità e il contrasto. Provate a faretutto questo con i metodi di fotografiatradizionale e poi ne riparliamo.

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Terminator 10 (e lode!)

L'elaborazione digitale più interes-sante tra tutte quelle eseguite allo scor-so SMAU presso il nostro stand è sen-za dubbio quella proposta dal lettoreLuigi Setti dalla provincia di Mantova emostrata in questa pagina. In alto pote-te ammirare l'immagine fotografica delnostro simpaticissimo lettore. Non sitratta di una ,doto segnaletica» ma po-co ci manca. Poco più in basso è mo-strato il volto mezzo uomo, mezzo ro-bot di Arnold Schwarzenegger digitaliz-

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Termmator 3 sarà Interpretato dal lettore LUIgi Settidalla provincia di MantovaLa metamorfosI e perfettamente nusclta

zato da una cartolina reclamizzante ilben noto film" Terminator 2 - il giornodel giudizio» Come potete vedere nellafoto più grande, il nostro lettore ha volu-to che inserissi i suoi lineamenti all'in-terno dell'immagine di Terminator.

I problemi da risolvere, come viesporrò ora brevemente, erano tantissi-mi: il primo, ovviamente, era rappresen-tato dal fatto che Setti e Schwarzeneg-ger non hanno praticamente nulla in co-mune (senza offesa per nessuno). Laforma del volto è diversa, ma sono diffe-renti anche le distanze tra occhio e na-so, tra naso e bocca e tra bocca e men-to. Anche le orecchie non scherzano,come forma e posizione. Naturalmentetali differenze esistono tra ogni coppia diesseri umani, eccezion fatta per i soligemelli omozigoti e i cosiddetti sosia.Diciamolo francamente, Schwarzeneg-ger non è il sosia del nostro lettore, e laprossima volta che lo incontro (Schwar-zenegger) glielo devo proprio dire: cercadi avere una faccia dalle dimensioni edalle proporzioni più umane.

Il primo problema per il fotomontag-gio riguardava, come sempre, l'illumina-zione dei due soggetti. Schwarzenegger

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è illuminato da sinistra, ilnostro lettore da destra.Dovendo innestare solomezzo volto, è stata utiliz-zata la parte destra (meglioilluminata), previa riflessio-ne lungo l'asse verticale,per ottenere un mezzo vol-to correttamente illuminatoda sinistra e non da destra.Sovrapposta l'immaginedel lettore a quella diSchwarzenegger sono co-minciati i dolori. Se prende-vo come riferimento il nasonon s'allineava la bocca,per non parlare del mento,dell'occhio e dell'orecchio.La fronte, come vi lascioimmaginare, arrivava a co-prire si e no la metà dello. .spazIo necessario.

Così proprio non anda-va! Meglio procedere in al-tro modo. Per la fronte,l'unica soluzione consiste-va nel lasciare quella diSchwarzenegger, lo stes-so dicasi per il mento o,più in generale, per la pos-sente mascella dell'attore.Rimaneva da "piazzare» laparte di volto compresa tra

le labbra e le sopracciglia. Prendendocome riferimento il naso, la bocca delnostro lettore non collimava con lametà "robotica» della stessa porzionedi immagine. Allineando questa si disal-lineavano sia il naso che gli occhi. L'uni-ca soluzione possibile (visto che nonera il caso di fare carte false spostandoun po' più in basso la bocca del nostrolettore) era quella di utilizzare come rife-rimento la posizione del naso spostan-do leggermente in alto la bocca dellaparte robot fino ad allinearla con quelladel soggetto umano. Se confrontatecon molta attenzione la parte sinteticadell'immagine originale di Schwarze-negger con quella finale (mostrata in al-to) noterete proprio che la bocca del ro-bot è leggermente spostata in alto.

Ma i guai non finiscono assolutamen-te qui: dobbiamo ancora combatterecon il colore della pelle. Schwarzeneg-ger ha un colorito piuttosto bronzeo, ecome se ciò non bastasse l'illuminazio-ne utilizzata è tutt'altro che neutra o na-turale. Sempre con Photoshop, agendonello stesso modo dell'abbronzatura pri-ma descritta, utilizziamo il comando"Variazioni» sulle sole parti aggiunte, ri-finendo poi il tutto con una" spruzzati-na» di aerografo sulle zone di separazio-ne. Cheve ne pare? WS

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eD-ROM

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Per l'acquisto cumulativo delle Raccolte su eD-ROM dal N° 131 al N° 142 (settembre 1993-luglio/agosto 1994) e dalN° 143 al N° 153 (settembre 1994-luglio/agosto 1995) sarà praticata una vantaggiosa offerta speciale:

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~ I b I I A l I M A b I ~ b•........................................... , ..............................................................•ATTUALITÀ

Ciribiri·bit..• Kodak!di Andrea de Prisco

Da oltre un secolo Kodak è, se vo-gliamo, sinonimo di fotografia Il suofondatore, George Eastman, già nel7888 coniò uno slogan tuttora incredibil-mente attuale: « Voi premete il bottone,noi facciamo il resto)). Non possiamonon riconoscere chequesta visione, di ol-tre un secolo fa, nonfu particolarmente«azzeccata)).

Non è escluso,però, che presto Ko-dak possa diventareanche sinonimo di fo-tografia digitale. Lacosiddetta «CasaGialla)), infatti, è atti-vamente impegnatain questo settore damoltissimo tempo edi frutti dei suoi vastis-simi investimenti so-no ormai più che ma-turi ed ampiamentefruibili. Lo sanno be-ne gli esperti del set-tore, un po' meno gliappassionati di foto-grafia «tradizionale))che guardano forsecon un occhio ancoratroppo critico questoaffascinante mondo.l! fatto stesso che la Kodak si sia butta-ta a capofitto nel campo della fotografiadigitale la dice lunga sulla strettissimaconnessione esistente tra il mondo at-tuale e quanto vedremo in futuro. Se dauna parte la vecchia e cara pellicola nonha alcuna intenzione (a buona ragione)di gettare la spugna in favore delle mo-derne tecnologie digitali dirette, vuoiper l'alto costo degli apparecchi di que-sto tipO, vuoi per la semplicità d'uso si-curamente più evidente nella prima(grazie anche al fatto che la maggiorparte del lavoro è normalmente svoltodai fotolaboratori) è anche vero che èproprio Kodak, sempre lei, a studiare eprodurre sensori CCO di altissima defi-

Il

nizione, pari se non superiore a quelladei comuni materiali fotosensibili di na-tura chimica.

Dunque la «Casa Gialla)), oggi comeoggi, ha proprio una fisionomia double-face, testimoniata da una parte dalla

sua incontrastata leadership nel campodella produzione (e vendita!) di materia-le fotosensibile tradizionale, dall'altra ri-guardo gli studi e gli investimenti checompie nel mondo della fotografia digi-tale con una serie completa e ben arti-colata di prodotti per tutte le esigenze.E, come se tutto questo non bastasse,circa tre anni fa ha voluto colmare an-che il vuoto esistente tra i due mondicon quel «trait d'union)) rappresentatodall'ormai noto PhotoCo, «pensato))per un utilizzo prevalentemente consu-mer, ma maggiormente apprezzato edutilizzato in quello professionale, a tutti ilivelli.

Si è conclusa da pochi giorni una sor-

ta di «tournée)) in tutt'Italia denominata«Kodak 2000)), proposta ed organizzataprinCipalmente per due motivi. In primoluogo, ovviamente, far conoscere tutti iprodotti digitali agli operatori del settore«tradizionale)), ma anche per fare il pun-

to della situazione inun momento (accadesempre quando siprospettano all'oriz-zonte grandi rivolu-zioni tecnologiche)caratterizzato se vo-gliamo da una granconfusione di fondo.Si sa, quando ci sonotroppi galli a cantarenon si fa mai giorno.se ogni gallo, oltre alsuo più che legittimo«chicchirichì)) fa an-che il verso di altrianimali c'è proprio ilrischio dì non capireipiù nulla.

Posso confermar-lo. Pochi giorni fa miè capitato di seguirenella stessa giornatadue distinte confe-renze stampa incen-trate sul tema dellafotografia digitale. Laprima era organizzata

da una grossa casa di apparecchi foto-grafici, la seconda da un altrettanto im-portante produttore di computer: nonfaccio i nomi per non fare ... antipubbli-cità. Molto interessanti entrambe, pec-cato che nella prima (rivolta essenzial-mente ai fotografi) si sono sentite unaserie interminabile di «cappellate infor-matiche», mentre nella seconda (dedica-ta ai giornalisti del settore informatico)analoghe «cappellate)) erano pronuncia-te in tema di messa a fuoco, inquadratu-ra, esposizione, ecc. ecc. Nei due incon-tri forse ero l'unico sufficientemente«dentro)) ad entrambi i setton~ e ho cosìpotuto bonariamente ridere sotto i baffisia dall'una che dall'altra parte.

MCmicrocomputer n. 153 - luglio/agosto 1995

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La OC 40 è la poma fotocamera digitale "pomr-and-shor" prodorra da Kodak.

DIGITAL IMAGING

ATTUALITÀ

La OCS 420 è una forocamera profeSSionale basarasu corpo NJkon.

La nuova strategia di Kodak

Tutto inizia a San Francisco (Califor-nia) lo scorso 28 marzo, durante il «Pic-turing the Digital Age», con l'annunciodato via satellite in tutto il mondo daparte di George M.C. Fisher, Presidentee Chief Executive Officer della EastmanKodak Company. Il nuovo «focus» Ko-dak è un creativo intreccio tra tradizionee innovazione, consentendo a ciascunodi lavorare con l'immagine digitale inmodo semplice e a basso costo. Anchel'introduzione di un nuovo marchio, «Ko-dak Digital Science», testimonia l'inten-zione di estendere e qualificare la pre-senza della «Casa Gialla» nel campo deiprodotti e dei servizi digitali ed è statorealizzato per differenziare l'aziendaamericana dagli altri attori presenti sulmercato dell'immagine digitale. Il suoimpiego consentirà di mostrare e farpercepire la forza di Kodak sul terrenodella scienza e della tecnologia, così co-me la sua capacità di sviluppare prodottiaccessibili e di facile impiego per un va-sto pubblico. Il nuovo marchio, nelle in-tenzioni dell'azienda, invia un segnaleforte al mercato: Kodak è impegnatanell'immagine digitale e intende assu-mere un ruolo di leadership in questosettore, permettendo ai suoi clienti dimigliorare, modificare, utilizzare e fruireal massimo delle proprie immagini.

MCmicrocomputer n. 153 - luglio/agosto 1995

Kodak si posiziona in maniera unicasul mercato della fotografia digitale permantenere questa promessa, avendosvolto un ruolo pionieristico nel trasferi-re la conoscenza tecnologica della foto-grafia convenzionale nelle soluzionidell'imaging digitale per la clientela pro-fessionale Consolidatasi su questo ter-

/I dorso digitale per il medio formaro.

reno tecnologica mente avanzato per untarget «alto», Kodak si prefigge ora diestendere la medesima tecnologia adun pubblico più ampio, raggiungendonuovi utenti.

La strategia delineata da Fisher haportato alla definizione di quattro «prin-cipi operativi» necessari alla sua imple-mentazione:- Alleanze con industrie leader (comevedremo più dettagliata mente in segui-to) per offrire ad ogni segmento di mer-cato la soluzione tecnologicamente ap-propriata. Con Adobe System per l'im-magine professionale, con IBM e Sprintper l'utilizzo di immagini in campo busi-ness, con Hewlett Packard per il merca-to SOHO (Small Office & Home Office),con Microsoft e Sega per il mercatoconsumer.- Sviluppo di standard nell'imaging digi-tale con altre industrie leader. Kodakcombinerà gli elementi chiave del for-mato Photo CD con la tecnologia FITSlicenziata da Live Picture con l'obiettivodi determinare un nuovo standard multi-piattaforma per la distribuzione elettro-nica delle immagini che Kodak renderàdisponibile a tutti gli utenti

- Maggiore accessibilità alla nuovatecnologia, confermata dal lancio di unafotocamera digitale offerta ad un costoinferiore ai 1000 dollari (Kodak DC 40)e dal rilascio della versione Macintosh e

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DIGITAL IMAGING. . . . . . . . . . . . . . . ...

ATTUALITÀ

Le stampanti a sublimazione Kodak offrono risultati di stampa a dir poco eccellenti.

Windows NT di un software applicativoper la scrittura dei Photo eD Portfolio Il(Kodak Build-It)

- Sviluppo di soluzioni integrate perl'imaging digitale. Un esempio è datodai terminali IBM per i punti vendita cheverranno modificati per utilizzare i van-taggi offerti dalla tecnologia Kodak di«ipercompressione» che consente diimmagazzinare il ritratto di una personanella banda magnetica di una carta dicredito (o addirittura su un cartaceo co-dice a barre, visto che sono sufficientiappena 50 byte per un'immagine). Unaltro esempio è dato dalla famiglia di

prodotti Photo Impression che consen-tirà al consumatore di ottenere, graziealla tecnologia digitale, copie da fotogra-fie, ingrandimenti e modifiche alle loroimmagini in modo rapido e convenientepresso i negozi fotografici.

Kodak, naturalmente, non si fermaqui e delinea anche le future direzioni:abbattimento dei costi delle attrezzatu-re e sviluppo di soluzioni innovative nelcampo dei media al fine di offrire propo-ste mirate per ciascun tipo di mercato.

Nella stessa conferenza stampa,George Fisher ha sottolineato con enfa-si che la strategia presentata è solo il

punto di partenza di una visione a lungotermine da parte di Kodak: «Cinque annifa, pochi avrebbero pronosticato che iltelefono cellulare si sarebbe diffuso nelmodo che oggi possiamo riscontrare.Nei prossimi cinque anni, la strategiache abbiamo presentato farà dell'usodella fotografia digitale un qualcosa diaddirittura banale».

Alleanze tra gigantiL'obiettivo di rendere conveniente-

mente economico e accessibile a tuttil'uso di immagini di alta qualità in qual-siasi contesto, costituisce la base perstringere una serie di alleanze con le piùimportanti società impegnate nell'i ma-ging digitale.

George Fisher, sempre nel corso del-la conferenza di San Francisco, ha di-chiarato:

IINoi siamo compiaciuti del fatto cheprestigiose industrie dell'informatica siahardware che software, come pure so-cietà leader nel settore delle telecomu-nicazioni e dell'elettronica di consumosi siano unite a noi nel tracciare modi diimpiego da parte loro della tecnologiaKodak. Queste alleanze dimostrano lavitalità della nostra strategia nel portarel'impiego dell'immagine digitale oltre ilterreno professionale, verso gli operato-ri economici in generale, le attività dipiccole dimensioni e l'home office. Es-se sottolineano la posizione unica di Ko-dak come leader mondiale nell'imaging,sia fotografico che digitale, indipenden-temente dai sistemi e dalle applicazioniusate dai computer».

Due pacchetti per la realizzazione dei Photo eD Portfolio. Build-It è ora disponibile anche per Power Macintosh e per Windows NT.

MCmicrocomputer n. 153 - luglio/agosto 1995

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DIGITAL IMAGING

ATTUALITÀ

I due scanner 3570 e 2035 (vedi testo!. La "parentela" tra i due apparecchi è fin troppo evidente.

Vediamo ora maggiormente in detta-glio la posizione dei vari alleati di Kodak.

Adobe. La società californiana ha an-nunciato che la futura versione di Page-Maker permetterà un'applicazione di va-sta portata del Photo CD, implementan-do internamente il sistema di gestionedel colore Kodak Precision. Inoltre laprossima versione di Photoshop per-metterà di salvare immagini in formatoPhoto CD lmage Pac.

Hewlett Packard. Il leader mondialedelle stampanti lavorerà con Kodak persviluppare soluzioni ad ampio raggio peril mercato dell'immagine digitale. Kodakproporrà stampanti a getto di inchiostroHP nell'approntamento di soluzioni rela-tive all'imaging; a sua volta HP collabo-rerà con la «Casa Gialla» su una varietàdi iniziative per la stampa a colori a get-to di inchiostro.

18M. «Big Blue» si unirà a Kodak inuna serie di accordi ad ampio spettro.L'alleanza prevede la distribuzione e lavendita di immagini e documenti (te-sto/immagine) su Internet e IBM GlobalNetwork; la già citata tecnologia di«ipercompressione» delle immagini; unaccordo a varie sfaccettature riguardan-te i sistemi di archiviazione ottica; lacommercializzazione da parte di IBMdei sistemi Kodak per la digitalizzazionedi documenti; la possibilità di collabora-re nel campo dell'immagine radiologicaconiugando due leadership, quella IBMnell'integrazione di sistemi e quella Ko-dak nella gestione dell'immagine dia-gnostica

Live Picture. È stato siglato un accor-

MCmicrocomputer n. 153 - luglio/agosto 1995

do sull'utilizzo di applicazioni e lo svilup-po di alcuni prodotti. All'interno di que-st'accordo Kodak ha ottenuto la licenzadi utilizzare la tecnologia sviluppata daLive Picture nell'editing e nell'utilizzodelle immagini. Tale tecnologia indicauna nuova strada nella manipolazione eacquisizione dei milioni di pixel che defi-niscono un'immagine digitale con risul-tati di grande qualità. Il sistema prevedeche ogni immagine sia suddivisa in seg-menti sui quali è possibile intervenire invario modo prima che venga usato perricostruire l'insieme dell'immagine.

Microsoft. Il leader mondiale delsoftware per personal computer lavo-

rerà con la «Casa Gialla» per offrire alpubblico soluzioni tali da mettere a pie-no profitto la tecnologia Kodak dell'im-magine digitale e le applicazioni di qua-lità create da Microsoft

Sega. Saturn, la nuova generazionedi console della società leader nel setto-re entertainment, sarà compatibile con idischi Photo CD. La nuova tecnologiapermetterà al sistema Sega Saturn dioffrire nuove, emozionanti applicazioniPhoto CD (dissolvenze, mirror ed altro).

Sprint. La società di telecomunicazio-ni utilizzerà la tecnologia Kodak percreare archivi centralizzati di immagini, il

Questo "juke-box" per-mette l'inserimento el'estrazione automaticadei Photo eD nel ma-sterizzatore. Può im-magazzinare e gestirefino a 100 eD.

EI

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DIGITAL IMAGING

ATTUALITÀ

/I masterizzatore PCO Writer 225, in alto, e i materiali di consumo per le stam-panti a sublimazione Kodak.

Kodak, la cultura e la fotografiaQuanta importanza abbia per Kodak la

cultura dell'immagine, intesa come espres-sione universale di un linguaggio capace dicogliere con immediatezza i grandi temi so-ciali, lo dimostra, da sempre, il grande im-pegno della "casa gialla» nel sostenere, intutto il mondo, grandi e piccoli eventi di fo-tografia.

L'intento di Kodak è quello di promuove-re con continuità la fotografia intesa comefenomeno culturale ad un pubblico semprepiù vasto che sappia leggere nelle immagi-ni quei messaggi che sono poi stimoli adarricchire la fantasia e la ragione.

E se, come sottolinea George Fisher,President e CEO Kodak, "metà delle per-sone al mondo non ha ancora scattato lasua prima fotografia», il perseguire questoobiettivo assume un valore educativo uni-versale, per rendere sempre più chiaro,comprensibile, intercomunicativo maespressivo anche dei disagi e delle realtàsociali, il linguaggio dell'immagine fotogra-fica. Coerente con quanto espresso KodakItalia ha reso possibili nel 1995 due grandieventi culturali itineranti che si inaugure-ranno il prossimo Giugno a Milano e a Ro-ma.

«Fotografia della libertà e delle ditta-ture» è il titolo della mostra curata da Giu-liana Scimé che si inaugura il 16 giugno aMilano alla Fondazione Antonio Mazzotta,dove sarà fino al 17 settembre per trasfe-rirsi, dal 16 novembre al 18 febbraio 1996,all'Accademia Ligustica di Belle Arti di Ge-nova. Si tratta di un contributo che il mon-do della fotografia dà al grande tema dellalibertà nel Cinquantenario della Liberazionecon una carrellata di grandi autori che, nel-l'arco temporale compreso fra il 1922 e il1946, hanno affrontato aspetti diversi dellarealtà. Fra le oltre 500 opere esposte si po-tranno vedere immagini di autori significati-vi fra cui si possono ricordare i famosi ri-tratti dell'epoca di Weimar di Sander e i fo-

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tomontaggi antinazisti di Heartfield, i repor-tage di Bob Capa sulla guerra civile spa-gnola del '36, le immagini ufficiali dei regi-mi di Ghitta Carell e Leni Riefensthal, e lavita nelle grandi città ripresa da Doisneau, icampi di sterminio ripresi dalla Bourke-White, i giorni della liberazione visti da Car-tier-Bresson e Carrese e la ricostruzionedocumentata da Petrelli, Haas, Bishof.

«Magnum e il cinema» il secondoevento è una mostra collettiva: raccoglieinfatti più di 200 immagini per la maggiorparte in bianconero ma anche a colori rea-lizzate dai fotografi dell'agenzia franceseMagnum per il centenario della nascita delcinema.

La mostra si inaugura contemporanea-mente il 21 giugno in due sedi - il Palazzodelle Esposizioni a Roma e il Palazzo dellaRagione a Milano - dove resterà fino al set-tembre prossimo prima di toccare altre dueimportanti tappe a Catania in ottobre e aNapoli in dicembre per proseguire nel 1996in un lungo itinerario italiano.

Curata per l'itinerario italiano dall'Agen-zia Contrasto, «Magnum e il cinema» rac-coglie immagini scattate dai nomi più notidella fotografia che si sono misurati fin daitardi anni Ouaranta, quando la Magnum ènata, con il mondo del cinema Se nonmancano le riprese sui set e nei momentiche precedono il "ciak», molte sono le fo-tografie "private» come quelle che Stockscattò a James Dean nel suo paese nataleo Eve Arnold a Marylin Monroe. I 53 autoriconsiderati (uno solo è italiano, FerdinandoScianna) propongono personaggi noti ma-gari ripresi in momenti insoliti (John Hou-ston che gioca a carte, Roberto Rossellinie Ingrid Bergman con i figli) ma ancheaspetti poco visti come le foto di scena di"Riso amaro». Fra i fotografi più noti Car-tier-Bresson e Seymour, Webb e Riboud,Burri e List, Le Querrec e Koudelka, Erwitte Mc Cullin.

cui accesso sarà consentito agli utentidotati di computer e modem su normalilinee telefoniche. Sprint offrirà moltepli-ci tipi di servizi di distribuzione di imma-gini per un utilizzo da parte di singoli in-dividui, di operatori economici e di im-prese.

Gli annunciI nuovi prodotti Kodak sono frutto di

programmi di ricerca avanzati sul terre-no dell'immagine digitale ed espressio-ne sia di un processo autonomo di ricer-ca, progettazione e realizzazione, sia de-gli accordi e collaborazioni con presti-giose industrie leader nel settore infor-matico. Secondo quanto dichiaratodall'azienda, «ciascuno di questi nuoviprodotti contribuisce al raggiungimentodell'obiettivo di rendere il più ampiopossibile l'accesso alla tecnologia del-l'immagine digitale».

La Digital Camera 40 è la prima foto-camera digitale Kodak appartenente allacategoria delle cosiddette" point-and-shot» (inquadra e scatta). Sarà messa invendita ad un prezzo inferiore ai 1 .000dollari ed è dotata di un sensore svilup-pato originariamente per gli apparecchiprofessionali.

Tra le sue caratteristiche principalisono da segnalare la risoluzione di756x504 pixel, l'autonomia delle pile allitio in grado di assicurare il funziona-mento dell'apparecchio per circa 800scatti, l'esposizione automatica e lapossibilità di utilizzare aggiuntivi otticiper trasformare l'obiettivo «normale» ingrandangolo, in tele, o per effettuare ri-prese macro. La messa a fuoco è assi-curata tra un metro e mezzo e infinito eal momento dello scatto la fotocamerasceglie automaticamente tempo diesposizione e diaframma (il primo tra1/30 e 1/175, il secondo tra f/28 e f/16)

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DIGITAL IMAGING

ATTUALITÀ

Una stazione di lavoro per la realizzazione di Photo eD basata su piattaforma Sun Microsystems.

valutando l'opportunità di attivare o me-no anche il flash integrato. Le immaginicosì catturate possono essere trasferitesu computer Macintosh o Windows uti-lizzando una porta standard RS-232CConsiderata la risoluzione non eccessi-va (poco maggiore di quella VGA), la Ko-dak DC 40 rappresenta una valida alter-nativa all'utilizzo di apparecchiature fo-tografiche tradizionali per la produzionedi immagini da inserire in report, in do-cumenti, in relazioni, o per la stampa ti-pografica di fotografie di dimensionimedio-piccole.

Build-It Photo eD Portfolio /I è la nuo-va versione del software in grado diprodurre Photo CD Portfolio su sistemiMacintosh e Windows NT. Ha le stessefunzioni offerte dalla precedente relea-se, disponibile solo per le workstationSUN.

Grazie a Build-It Photo CD Portfolio Ilè possibile realizzare programmi multi-mediali comprendenti immagini, testi,suoni ed estensioni interattive. Oltre aquesto è possibile utilizzare il medesi-mo pacchetto per immagazzinare e di-stribuire immagini in formato Photo CDPortfolio Il, che comprende le cinque ri-soluzioni classiche del formato PhotoCD standard.

Per l'utilizzo di Build-It Photo CDPortfolio Il in ambiente Apple è neces-sario un Power Macintosh con System7.1 (o successivo), 64 megabyte diRAM e almeno 2 gigabyte di hard disk,oltre, naturalmente, al masterizzatoreKodak PCD Writer 225 In ambiente PC,oltre al masterizzatore, alle medesimequantità di RAM e di spazio su hard di-sk, è necessario utilizzare Windows NT.

La XLS 8400 PS è una stampante asublimazione in grado di produrre in soli75 secondi stampe a colori su carta osu pellicola trasparente fino al formatomassimo 20x30 cm

Nella sua sigla, il suffisso PS mettein luce le sue caratteristiche PostScriptLevel Il e può funzionare con i più diffu-si programmi di presentazione e di edi-toria (è riservata al solo mercato ameri-cano) È stato annunciato anche un «InkJet Media» comprendente due tipi dicarta (entrambe simili a quelle usate perla stampa tipografica) con una particola-re protezione che garantisce brillantezzadei colori e il rapido essiccamentodell'inchiostro di stampa. La carta di pe-so medio è consigliata per newsletter,presentazioni e documenti, quella di pe-so maggiore per produrre documentipiù importanti che richiedano un'archi-viazione di qualità. Il supporto traspa-rente garantisce sempre un risultato digrande effetto, assicura durata e brillan-tezza dei colori ed è realizzato utilizzan-do il 35% di materiale riciclato.

MCmicrocomputer n. 153 - luglio/agosto 1995

Il Kodak Professional RFS 3570 è unnuovo scanner multiformato in grado diacquisire pellicole negative o diapositi-ve, fino al formato 70mm, in meno didue minuti mantenendo qualità dell'im-magine e brillantezza dei colori. La riso-luzione può variare da 800 a 2.000 puntiper pollice è fornito di dispositivo di au-tofocus, bilanciamento del colore e dimodalità «bianco/nero». La digitalizza-zione avviene a ben 12 bit per coloreprimario (4096 livelli per componentecromatica) che assicurano un eccellenterange dinamico con un altrettanto ele-vato rapporto segnale/rumore per digi-talizzazioni di altissima qualità. Il suoprezzo di vendita è di poco superiore aquello del modello 2035 adatto al soloformato 135 poco più di sedici milionicontro i quasi quattordici dello scannerminore.

La linea Photo Impression compren-de le stazioni Copyprint, Digital Enhan-cement 100 e Creation; consentono direalizzare ristampe, ingrandimenti, mi-glioramenti e/o correzioni delle fotogra-fie con rapidità e convenienza grazie allatecnologia digitale.

La più semplice, Copyprint, permet-te di realizzare stampe da originali didimensioni diverse, senza disporre delnegativo, con molteplici possibilità diingrandimento o di ristampe multiplein formati differenti contemporanea-mente.

La Digital Enhancement Station 100offre in più la possibilità di ritoccare emigliorare le immagini prima della stam-

pa, con la possibilità di aggiungere testio elementi grafici di personalizzazione.Infine, la stazione Kodak Creation Sy-stem offre le medesime funzionalità delsistema appena descritto, offerte ad unlivello tale di semplicità e facilità di im-piego da poter essere utilizzata anchedagli stessi clienti.

Photo eD ((libero"!!!Dopo il grande successo del Photo

CD, che in soli tre anni è entrato a pie-no titolo a far parte di decine di pro-grammi e sistemi operativi, viene pro-posta oggi una nuova strategia incentra-ta sulla possibilità di accedere alle im-magini del Photo CD lmage Pac in ma-niera più semplice. Grazie ad una nuovapolitica di Open Licensing sarà permes-so ad ogni sviluppatore hardware/soft-ware di ottenere, senza pagamento diroyalty, l'autorizzazione ad abilitare ipropri applicativi alla lettura e alla scrit-tura di file in formato Photo CD ImagePac In questo modo gli utenti potrannoleggere e scrivere immagini in formatoPhoto CD con la stessa facilità con cuiutilizzano altri formati standard. D'ora inavanti esisteranno due distinte catego-rie di Photo CD: i «master disc» PhotoCD e Pro Photo CD (quest'ultimo in gra-do di contenere digitalizzazioni anche dioriginali di grande formato) e i Photo CDPortfolio Il che contiene immagini digi-tali nel formato Image Pac, ma anchetesti e colonne sonore.

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I t ~ ~ I A & I t ~ ~ I ~ A•..........................................................................................................•

L'elaborazione digitale delle immaginidi Andrea de Prisco

Prendete una macchinetta fotografi-ca, un rullino, una bella giornata di sole eapprofittatene per farvi una divertentissi-ma gita con gli amici o un 'appassionantepasseggiata con la vostra dolce metà.Che siate interessati anche al mondodei computer è evidente, altrimenti nonstareste a leggere queste righe. Se sie-te appassionati anche di fotografia pro-babilmente la «macchinetta fotografica))è una buona reflex con qualche obiettivodi varie focali, di rullino ne consumeretepiù d'uno, soffermandovi maggiormentesulla ripresa delle vostre immagini, piut-tosto che compiere l'operazione terribil-mente di corsa. Fine della gita.

All'indomani portate a sviluppare levostre pellicole e vi gustate i risultati.Magari maledicendo quell'orribile tralic-cio che offende la vostra immagine, op-pure stupendovi (capita spessissimo .. .)per non aver visto quell'antiestetico par-ticolare sullo sfondo, alle spalle del sog-getto, che ha rovinato (se non addiritturaridicolizzato] la vostra ripresa. Che palle!

Questo, per quel che riguarda la com-posizione di un 'immagine. Ma i proble-

mi, a meno di non essere dei fotografibravissimi, da concorso fotografico edanche più, non sono certo circoscritti alsolo aspetto compositivo. Si va dalla do-minante cromatica indesiderata (fotogra-fia scattata al tramonto, in cui il soggettonon è... il tramonto], alla errata esposi-Zione (anche gli apparecchi fotograficipiù evoluti non sono infallibili], o ad unatecnica di ripresa adoperata non del tut-to efficace per il risultato voluto.

Alcuni laboratori fotografici tradiziona-li, per la verità, offrono anche la possibi-lità di intervenire sull'immagine per cer-care di correggere alcuni errori, ma aparte l'alto costo di tali operazioni, i risul-tati ottenuti non sempre sono soddisfa-centi.

Ma avete mai pensato che, con uncomputer, tutto questo (e molto di più,per la verità] diventa di una facilità incre-dibile? Certo, non si tratta di una novità;ma fino a pochi anni fa per effettuarel'elaborazione digitale di un 'immagineera indispensabile possedere una po-tente workstation grafica, mentre oggi,grazie anche alla disponibilità perfino

shareware di alcuni programmi, tutto di-venta alla portata del normalissimoutente di personal computer.

In questo articolo, dopo una brevissi-ma introduzione all'argomento dal pun-to di vista tecnico, vi mostreremo alcuniesempi di elaborazione, effettuati par-tendo da immagini assolutamente tradi-zionali, stampate su carta e digitalizzatetramite scanner.

È stata un'esperienza divertentissimaper tutti noi in redazione, al punto che(in quattro e quattr'otto, siamo al 20 lu-glio] abbiamo deciso di portare una sta-zione di elaborazione digitale delle im-magini (basata su Power Macintosh]all'interno del nostro stand al prossimoSMAU (dal 73 al 78 ottobre prossimo]per farvi toccare con mano questo nuo-vo mondo. Se avete qualche fotografiada elaborare o da correggere, portatelapure: vi restituiremo una stampa a get-to d'inchiostro dell'immagine modificatae, volendo, anche il file se siete interes-sati a rivolgervi ad un laboratorio per lafotorestituzione su pellicola. Non man-cate!

MCmicrocomputer n. 143 - settembre 1994

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TEORIA & TECNICA

L'immagine digitale

Oggi, all'interno di un computer, co-me noto, bit e byte non rappresentanosoltanto numeri, lettere, istruzioni dimacchina, ma anche (soprattutto?) im-maginI.

Esiste, se vogliamo, un diretto paral-lelismo tra le comuni immagini fotogra-fiche (stampate su carta o ancora supellicola negativa o diapositiva che sia)e le immagini digitali bitmap. Sia le pri-

me che le seconde sono caratterizzatedal fatto di essere composte da migliaia(o sarebbe meglio dire milioni) di minu-scoli elementi colorati: si parla di granaper le pellicole (o le stampe) fotografi-che e di pixel (picture element) per leimmagini digitali.

L'unica differenza «visiva» (sempre-ché utilizziamo un microscopio o co-munque una potente lente d'ingrandi-mento) riguarda il fatto che la grana èqualcosa di irregolare (in ogni immagi-

ne tradizionale i granuli hanno forma edimensione variabile) mentre i pixel diun'immagine digitale hanno tutti la me-desima dimensione (l'unica cosa chepuò variare è il colore) e sono dispostiregolarmente, come tanti microscopicimattoncini.

Bisogna poi tener presente cheun'immagine fotografica tradizionalepuò stare su una diapositiva, su unapellicola negativa, può essere stampa-ta su carta, o uscire direttamente

Lacatena e gli anellidi Andrea de Prisco

Ripresa

Composizione

che ben difficilmente (a meno di non con-cordare grossi volumi) acquisterà appostaper noi l'hardware necessario per leggere inostri file.

Elaborazione

Digitalizzazione~Cl:o:>.."s>-i:o:>oN(5z:>rm

Sviluppo

da immagine tradizionale a digitale. Effet-tuata sull'immagine digitale ogni elaborazio-ne o modifica necessaria, l'immagine puòfinalmente essere trasferita su carta attra-verso un procedimento complementare allascannerizzazione: il segnale numerico vienericonvertito in immagine stampando ognipixel del colore codificato dal numero che lorappresenta.

Nell'ipotesi, assai probabile, di non di-sporre di una propria stampante a sublima-zio ne termica, l'unica soluzione al proble-ma è data dalla possibilità di rivolgerci adun fotolaboratorio «digital ready» al qualeportare le nostre immagini elaborate sottoforma di file, per la stampa diretta o per ot-tenere un nuovo negativo o una nuova dia-positiva (da trattare successivamente conmetodi tradizionali) Visto che le immaginidigitali, specialmente se ad alta definizio-ne, occupano sempre alcuni megabyte an-che in formato compresso (a meno di nonricorrere ad algoritmi a perdita d'informa-zione di alta compressione e bassa qualità)sarà molto difficile utilizzare i comuni di-schetti per computer da 1.4 megabyte.

In attesa di una prossima standardizza-zione di un formato di memoria di massarimovibile ad alta capacità e a basso costo(attualmente i più diffusi sono i magnetoottici da 128 megabyte e i rimovibili Sy-Quest da 44/88 megabyte) è necessariomettersi d'accordo con il fotolaboratorioper utilizzare un supporto di memorizzazio-ne comune. Inutile dire che dovremo noiadattarci alle esigenze del fotolaboratorio,

Fotografia tradizionale ed elettronica percorrono,per un buon tratto, lo stesso binario. Partendo dalsoggetto effettuiamo la composizione, la ripresa elo sviluppo del negativo.A questo punto le strade si dividono: con la foto-grafia tradizionale si passa alla stampa dei negati-vi, con la fotografia elettronica possiamo effettua-re un'elaborazione dell'immagine dopo averla tra-sferita in un computer.

Con le tecniche tradizionali, per ottenereuna fotografia occorre di solito effettuare al-meno i seguenti passaggi: comporre l'im-magine, effettuare la ripresa, sviluppare lapellicola, eseguire la stampa su carta. L'ela-borazione digitale di un'immagine è, al gior-no d'oggi, una quinta fase che va ad inserir-si esclusivamente dopo lo sviluppo dellapellicola e prima della successiva stampasu carta. Per essere più precisi, la stampadi una fotografia digitale ha poco a che ve-dere con la stampa di una fotografia tradi-zionale in quanto non avviene più per proie-zione dell'originale su carta fotosensibile esuccessivo trattamento chimico, ma diretta-mente utilizzando una stampante a colori (dielevata qualità) collegata al computer.

Dal lato opposto, i tentativi finora effet-tuati per ottenere immagini digitali diretta-mente da apparecchi elettronici (utilizzandoun sensore CCD tipo quello presente nellevideocamere ma con una risoluzione supe-riore) hanno dato risultati poco interessantiper qualità, o a prezzi ancora proibitivi a cau-sa dell'alto costo di tali fotocamere.

Oggigiorno la fotografia elettronica è an-cora qualcosa fortemente legato a quellatradizionale, per il fatto che le fasi iniziali,dalla composizione fino allo sviluppo negati-vo (o positivo) compreso, restano assoluta-mente invariate. Una volta sviluppati i nega-tivi, per effettuare l'elaborazione digitale, ènecessario trasferire su un computer l'im-magine da trattare. Esistono vari procedi-menti per effettuare questo passaggio, di-versi tra loro, ma tutti accomunati dal fattodi effettuare una digitalizzazione dell'imma-gine. Partendo dalla pellicola (o da unastampa iniziale) l'immagine viene scandita econvertita in un segnale numerico utilizzabi-le dal computer. In pratica avviene una sud-divisione dell'immagine in alcuni milioni dipiccoli elementi, i pixel, per ognuno dei qua-li è generato un numero che ne rappresentail colore.

Se, come è opportuno che sia, la dimen-sione dei pixel è inferiore a quella della gra-na, non si ha di fatto alcuna perdita di detta-glio nella trasformazione a mezzo scanner

MCmicrocomputer n. 143 - settembre 1994 ElI

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TEORIA & TECNICA

In questa foto di mia figlia Silvia, ho eliminato sial'albero di grosse dimensioni alla sua sinistra sia ilpiccolo alberello presente sullo sfondo che sembraspuntare dalla sua testa. Ho poi provveduto ad eli-minare o, quantomeno, a ridurre la dominante ver-de presente sul suo viso (agendo solo su quella zo-na dell'immagine), dovuta al prato verde circostan-te.

dall'apparecchio se è di tipo Polaroid.L'immagine digitale, invece, non è

altro che un grosso insieme di numerinella memoria di un computer, su undischetto magnetico, su un nastro, èvisualizzabile sul monitor in qualsiasimomento, e può facilmente essere tra-smessa via cavo ad un altro computero alla stampante per disporre di una suarappresentazione su carta.

Scanner o leHore di eD-ROM?(Ma che razza di domanda è?)

di Andrea de Prisco

considerato che la qualità di una digitalizza-zione PhotoCD (sei milioni di punti in sedicimilioni di colori) può essere ottenuta, in alter-nativa, solo acquistando un film scanner dasvariati milioni (uno dei più economici è l'otti-mo Coolscan della instancabile Nikon).

Il « passaggio» per il PhotoCD Kodak è si-curamente il sistema più economico per ot-

Per convertire un'immagine tradizionalein immagine digitale si utilizza uno scanner.A seconda della qualità fornita dall'apparec-chio (numero di pixel e numero di colori)può costare dalle poche centinaia di mi-gliaia di lire per gli apparecchi amatoriali ditipo manuale ad alcune decine di milioniper quelli professionali, fino alle centinaia epiù per i modelli industriali.

Per l'utente amatorialmente interessatoall'elaborazione digitale delle immagini nonè strettamente necessario disporre di unoscanner per trasferire le immagini tradizio-nali su computer in quanto la soluzione piùeconomica (ma non per questo di scarsaqualità) è quella di far effettuare la digitaliz-zazione ad un laboratorio fotografico. Co-me? Semplice: chiedendo di trasferire lenostre immagini su PhotoCD Kodak. Que-st'ultimo non è altro che un supporto di co-sto contenuto per immagini digitali.

È sufficiente che il nostro computer ab-bia un economico (poche centinaia di mi-gliaia di lire) lettore di CD-ROM per evitaredi acquistare uno scanner.

Il vantaggio non è da poco, soprattutto

Il

Con questo apparecchio Kodak vengono incisi i PhotoCO dai laboratori opportunamente attrezzati.

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Vi presento Alice, la mia dispettosissima mie/a. Nel-la foto originale manca la punta dell'orecchio sini-stro. Grazie a Photoshop e ai potentissimi strumen-ti messi a disposizione da questo è stato facile cor-reggere nel modo qui mostrato l'Immagine. Cerca-te, se volete, le altre differenze (la soluzione all'in-terno dell'articolai).

Rappresentazione digitaledi un'immagine

Nel rappresentare digitalmenteun'immagine fotografica, oltre alle suedimensioni e alla sua risoluzione (nume-ro di pixel per pollice), è necessario sta-bilire quanti colori vogliamo o possiamoutilizzare. Rispetto alle immagini foto-grafiche tradizionali, troviamo qui una

tenere delle digitalizzazioni di qualità ele-vatissima ad un costo pressoché irrisorio(circa mille lire ad immagine) con l'unicohandicap dovuto ai tempi di attesa dipen-denti principalmente dal fotolaboratorio,variabili dalla mezza giornata alla settima-na e più se nella nostra città non ci sonolaboratori Kodak PhotoCD.

Se il nostro computer non dispone diun lettore di CD-ROM e siamo interessatiall'acquisto di un dispositivo di questo ti-po, l'unica cosa da verificare riguarda lapossibilità di utilizzare i dischi multisessio-ne, quali sono, per l'appunto, i PhotoCD.Questi ultimi, infatti, sono strutturati di-versamente rispetto ai CD-ROM tradizio-nali, proprio per poter dare all'utente lapossibilità di far registrare in tempi suc-cessivi dal proprio laboratorio le immaginisul disco. Ogni volta che si consegna il di-sco al laboratorio per aggiungere ulterioriimmagini, la T.O.c. (Table of Content, la li-sta del contenuto del disco, nella fattispe-cie le immagini già inserite) viene annulla-ta completamente e, in un punto diversodel PhotoCD, ne viene creata una ex novocon le indicazioni delle nuove e delle vec-chie immagini. I lettori di CD-ROM dell'ul-tima generazione, i multi sessione, sono ingrado di individuare l'ultima T.O.C. incisaper poter accedere a tutte le immaginicontenute nel PhotoCD. Utilizzando unCD-ROM di generazione precedente, riu-sciremmo a leggere solo le immagini me-morizzate la prima volta, ma non le suc-cessive.

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prima fondamentale differenza: di unapellicola fotografica possiamo misurarela sensibilità, la fedeltà cromatica, la lati-tudine di posa (la tolleranza rispetto adeventuali errori di esposizione), volendola dimensione della grana (anche se quic'è di mezzo il trattamento chimico suc-cessivo ad opera del fotolaboratorio),ma non è assolutamente possibile sta-bilire su una pellicola fotografica quanticolori riusciamo a «catturare». Ce la po-tremmo cavare tout court affermandocandidamente che sono infiniti, così co-me sono infiniti i colori in natura.

In un'immagine elettronica ad ognipixel è associato un certo numero di bit.Più bit dedichiamo ad ogni pixel più co-lori riusciamo a visualizzare. Se la nostraimmagine è composta da soli bianchi eneri (come un'immagine ad altissimocontrasto, lith per chi se ne intende) èsufficiente un bit per ogni pixel adesempio un bit a O per ogni pixel biancoe un bit ad 1 per ogni pixel nero. Se ad

TEORIA & TECNICA

ogni pixel associamo più bit, possiamocreare la nostra immagine digitale utiliz-zando sfumature di grigio o colori Adesempio associando due bit per ognipixel avremo la possibilità di codificare(e quindi utilizzare) quattro colori o livellidi grigio. Più bit associamo ad ognipixel, più colori potremo codificare equindi trattare digitalmente, memorizza-re, visualizzare. Ovviamente un maggiornumero di bit comporta sia una maggio-re occupazione in memoria dell'immagi-ne digitale, sia una gestione più pesan-te e laboriosa quando bisogna in qual-che modo eseguire un trattamento digi-tale (effetti post-ripresa, tipo cameraoscura, correzioni cromatiche, elabora-zioni digitali varie, eccecc) Se con ap-pena 256 colori (8 bit per pixel) riuscia-mo ad avere una prima idea delle carat-teristiche cromatiche della nostra im-magine, per non scendere assoluta-mente a compromessi, dovremo utiliz-zare almeno 24 bit per pixel che ci per-

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TEORIA & TECNICA

mettono di utilizzare oltre 16 milioni dicolori. Grazie al fatto che l'occhio uma-no difficilmente riesce a notare diffe-renze tra un'immagine a 16 milioni dicolori e un'immagine reale a infiniti co-lori, tale tecnica è detta «true color»(colore reale).

Naturalmente ogni possibile.soluzio-

ne intermedia può essere considerata,compresa la possibilità di utilizzare solo16 bit per pixel (pari a 32.768 possibilicolori) con i quali si riesce ad ottenereuna rappresentazione molto fedele,spesso poco distinguibile (anche percolpa dei monitor a colori per nulla per-fetti) da quella canonica a 24 bit

La camera ((chiara"

Visto che per trattare le nostre imma-gini non abbiamo più bisogno di bacinel-le, pinzette, soluzioni chimiche, ingran-ditore e ... buio assoluto, potremmo indi-care con camera chiara il moderno labo-ratorio di chi si occupa di elaborazione

di Andrea de Prisco

Per i lavori meno impegnativi vengono utilizzati due Macintosh Le 475, uno collegato ad una stampante acolon~ l'altro al Film Recorder.

Questo apparecchio sofisticatissimo è il Film Re-corder. Permette di ottenere un 'immagine fotogra-fica su pellicola da tln'immagine digitale.

cione. «Ma cose da pazzi!!! Vi occupate dielaborazione digitale delle immagini e nondite nulla!!».

Senza nemmeno dar tempo al titolare,Tommaso Mariani, di rispondere al mio at-tacco, corsi in redazione (sai che fatica, èpure discesa ... ) e nel giro di pochi minutitornai all'attacco con aria ancor più minac-ciosa accompagnata da una cartuccia Sy-Ouest da 88 megabyte contenente tutte leimmagini da stampare. Rapida chiacchieratae poi la sentenza: «Fotografiamo su pellico-na negativa e poi stampiamo degli ottimitrenta per quaranta su carta lucida».

Per la cronaca, «fotografare su pellicola»,nel gergo tecnico dei fotolaboratori «digital

Come molti di voi sapranno, la sededella Technimedia, casa editrice di variepubblicazioni tecniche tra cui MCmicro-computer, si trova in Via Carlo Perrier, 9.Dieci numeri civici più avanti, esattamen-te al numero 19 è situato un importantelaboratorio fotografico professionale, nona caso denominato «Il Colore». Vistal'estrema vicinanza con le nostre redazio-ni, constatato che il livello qualitativo of-ferto è molto elevato, i tempi di consegnapiù che ragionevoli (un paio d'ore per svi-luppare le diapositive, un giorno per lo svi-luppo e la stampa da negativo), la cortesia

. e la disponibilità degli addetti più cheesemplare, è stato piuttosto spontaneodiventare loro clienti fissi, quasi per ognitipo di lavorazione fotografica.

Un bel giorno, pochi mesi fa, tra un rul-lino e l'altro consegnato o ritirato, ho vistospuntare dietro ad una vetrata del labora-torio, ben visibile dal banco clienti, tuttauna serie di oggetti a me molto familiari.Non si trattava della solita stampatrice au-tomatica o di una sviluppatrice per film epellicole piane, ma un signor sistema dielaborazione digitale delle immagini basa-to su un Macintosh Ouadra 800, un moni-tor Apple 16", uno scanner A3 dell'Agfa,uno scanner per film, una stampante a co-lori e un film recorder (apparecchio in gra-do di trasferire su pellicola tradizionaleun'immagine digitale anche ad altissimarisoluzione). Hard disk esterni e rimovibilia più non posso, e anche una coppia diMacintosh LC 475 per i lavori minori.

Photoshop, di contro, la faceva da pa-drone dal punto di vista software, ben af-fiancato da altri applicativi di elaborazionedigitale varia. Tombola I

Tutto questo succedeva a marzo diquest'anno, proprio nel periodo in cui sta-vo diventando matto per ottenere dellestampe di altissima qualità a partire dai fi-le arrivati in redazione per la partecipazio-ne ad ArtGallery, da esporre come previ-sto all'imminentissimo Bit.Movie di Ric-

(quello professionale •.. )

Il Colore

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TEORIA & TECNICA

digitale delle immagini. Elemento princi-pe della nostra camera chiara è certa-mente il computer.

Questo sarà dotato di un monitor acolori di buona qualità (volendo anchedi dimensioni «normali») una discretaquantità di memoria RAM ed un altret-tanto ampio (fatte le debite proporzio-

ni) spazio disponibile sull'hard disk. Leimmagini digitali, infatti, occupano mol-to spazio: si parla sempre dell'ordinedei megabyte (a volte anche decine edecine)

Del resto il calcolo dello spazio occu-pato è assai semplice: si moltiplica l'al-tezza in pixel per la larghezza in pixel

per il numero di byte occupati da ognu-no di questi.

Un'immagine a 24 bit/pixel (3byte/pixel) da 2000x3000 pixel occupa,una volta caricata in memoria, ben 18megabyte, molto meno sull'hard diskgrazie ai vari algoritmi di compressione(deterministici e non, vedi riquadro) di-

Tutto il resto è effettuato con un Quadra 800, al quale è collegato anche lo scanner A3 per opachi e traspa-renti.

ready», vuoi dire riprodurre su pellicola,utilizzando il già citato Film Recorder,un'immagine generata (o comunque pro-veniente) da computer. Di li a poche ore inegativi erano già bell'e pronti e nel girodi un paio di giorni avevamo anche i trentaper quaranta per l'incorniciatura a giorno ela spedizione a Riccione.

Tommaso Mariani crede molto in que-sta nuova specializzazione dei fotolabora-tori, al punto che non ha esitato ad inve-stire centinaia di milioni in attrezzature perl'elaborazione digitale delle immagini. Iservizi offerti in questo settore da «Il Co-lore» vanno dalla semplice digitalizzazionedi immagini in qualsiasi formato (dal24x36 fino all'A3, opachi o trasparenti chesiano) alla fotorestituzione (il procedimen-to complementare) senza trascurare qual-siasi tipo di elaborazione digitale, dallacorrezione, alle modifiche, al restauro ve-ro e proprio. Mi ha fatto vedere, tanto perfare un esempio, una vecchia pellicola pia-na 4"x5" completamente rovinata da unacattiva, anzi pessima, conservazione. Pa-reva fosse stata prima accartocciata, poiabbondantemente pestata a suon di tac-chi, ed infine conservata in questo statoper molto tempo, Nei punti di «accartoc-ciamento» l'emulsione era completamen-te saltata e qualsiasi utilizzo tradizionaledella lastra avrebbe dato risultati assoluta-mente inutilizzabili, Ma col digitale, si sa,è possibile fare cose dell'altro mondo,compreso far risuscitare a nuova vita unapellicola piana ormai defunta da tempo.

Dapprima un'ottima digitalizzazione conlo scanner per pellicole, poi un'intensasessione di cure estetiche a base di Ado-be Photoshop (con i potenti strumentimessi a disposizione da questo, diventaquasi un gioco da ragazzi ... ). ed infine lafotorestituzione, sempre su pellicola pianada 4"x5", A confrontare le due pellicolec'era quasi da non crederci: la nuova ave-va esattamente lo stesso bilanciamentocromatico della vecchia, senza nessunatraccia del passato burrascoso di quest'ul-tima. Uno dei motivi per cui il sistema de,di Colore» è ben visibile a chi entra nel la-boratorio è proprio per diffondere quantopiù possibile la tecnologia digitale, special-mente tra i professionisti, forse ancor og-gi un po' troppo restii all'adozione di nuo-ve tecniche.

Ma sono sufficienti pochi minuti di con-versazione con Tommaso Mariani, perrendersi conto che tutto questo non è piùfantascienza, e chi vuoi rimanere indietroprima o poi dovrà affrettare i suoi passi,Bravo Tommaso!

ll

Posso offrirvi un caffè? Scherzo, non si tratta di una macchinetta di questo tipo, ma di un ottimo scannerprofessionale per pellicole, dal formato 35mm fino al 4 "x5" delle macchine a banco ottico.

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TEORIA & TECNICA

di Andrea de Prisco

La compressione JPEG può offrire risultati ottimi o pessimi a seconda del livello di compressione r~chiesto. A sinistra alta compressione, a destra alta qualità.

La compressione delle immagini:

Lascio, o dimezzo? sponibili all'interno dei programmi dielaborazione.

Se ci appoggiamo ad un fotolaborato-rio per la digitalizzazione e la stampa, lanostra camera chiara, dal punto di vistahardware, è già più che sufficiente Peressere un po' più autonomi, è consiglia-bile disporre anche di uno scanner a co-lori (ne esistono di vari tipi e per tutte letasche) e di una stampantina a coloriper avere un preview su carta del risul-tato. Le stampanti a colori di livello foto-grafico naturalmente esistono (sono lestampanti a sublimazione termica), mahanno il piccolo difetto di costare benoltre i dieci milioni, sebbene assicurinorisultati mozzafiato. In ogni caso, anchesotto la soglia dei due milioni, è possibi-le trovare prodotti di stampa di qualitàpiù che sufficiente per un utilizzo preva-lentemente amatoriale, lasciando al fo-tolaboratorio «digitalmente attrezzato»l'onere di restituirci una stampa di qua-lità a sublimazione o, meglio, la già cita-ta fotorestituzione su pellicola negativao diapositiva.

Dal punto di vista software, è conve-niente disporre di alcune utility di con-versione che ci permetteranno di legge-re o salvare le nostre immagini in variformati, consentendo conseguente-mente la trasformazione da un formatoall'altro. Anche nei confronti del fotola-boratorio che accetterà i nostri file saràovviamente necessario «comunicare»nel giusto formato, pena l'impossibilitàda parte nostra e/o da parte loro di uti-lizzare le immagini digitali scannerizzateo elaborate.

Ma l'elemento più importante di unacamera chiara è senza dubbio il pro-gramma di elaborazione digitale delleimmagini. E questo lo strumento vero eproprio che ci permetterà di interveniresull'immagine originaria per effettuarecorrezioni, modifiche, elaborazioni etant'altro.

Lanciato il programma, la prima ope-razione da compiere sarà l'acquisizione(o il caricamento) dell'immagine da trat-tare. Acquisizione, nel caso di utilizzo diuno scanner, caricamento se disponia-mo della nostra immagine già in forma-to digitale.

Generalmente sono tre le possibiliazioni che possiamo compiere sulla no-stra fotografia. Semplici correzioni cro-matiche o di contrasto/luminosità, ela-borazioni digitali utilizzando i filtri previ-sti dal programma, vere e proprie mo-difiche all'immagine che possono com-prendere perfino il mascheramento diparticolari indesiderati, la correzione ol'accentuazione della deformazioneprospettica o addirittura pseudo-varia-zioni di inquadratura: possiamo, adesempio, spostare un elemento com-

informazione, ma è più conveniente indica-re l'informazione una sola volta e il numerodi ripetizioni della stessa.

Analogamente, quando il computer leg-ge dall'hard disk l'immagine compressa, ef-fettua il ragionamento (se così si può chia-mare) opposto per riottenere l'immagineoriginaria.

Riguardo sempre le immagini digitali (al-goritmi dello stesso tipo, anche se diversi,sono adoperati per la compressione musi-cale o dei filmati video) è da segnalare l'esi-stenza di procedimenti di compressione aperdita di informazione, come l'ormai diffu-sissimo JPEG. Sfruttando in questo casosimilitudini tra porzioni diverse dell'immagi-ne si riesce a comprimere maggiormentel'immagine (rispetto ad un procedimentotradizionale) accettando una spesso imper-cettibile, seppur presente, perdita di detta-glio. Se analizziamo ben ingrandita l'imma-gine prima e dopo una compressione diquesto tipo (a perdita di informazione) no-teremo una più o meno evidente perdita didefinizione, ma giudicando l'immagine adocchio nudo, a grandezzanaturale, non no-tiamo alcun decadimento del risultato visi-vo. Gli algoritmi di questo tipo hanno di so-lito l'intervento variabile: da alta compres-sione-bassa qualità alla bassa compressio-ne con qualità elevatissima. A noi la sceltae, conseguentemente, il posiziona mentodel relativo cursore.

Semplificando al massimo, la compres-sione digitale consente di risparmiare spa-zio sull'hard disk utilizzando per le immagi-ni un numero inferiore di byte di quanti lestesse immagini ne occupino nella memo-ria del computer durante l'elaborazione (ola semplice visualizzazione) Questo è ef-fettivamente un aspetto che può indurrepericolosi sospetti: se un'immagine, per fa-re un esempio, quando è visualizzata sulloschermo occupa centomila byte e memo-rizzata sull'hard disk ne occupa la metà oun quarto, è per caso il computer a «buttarvia» parte dell'immagine per risparmiarespazio? O provoca una perdita di risoluzio-ne, di nitidezza,di dettaglioì

Niente paura: per quanto possa sembra-re strano la maggior parte (e sottolineo lamaggior parte) dei metodi di compressionenon provocano alcuna perdita di informazio-ne. Comprimendo e decomprimendoun'immagine si torna esattamente al puntodi partenza, senza perdere nemmeno unbit. La compressione, in pratica, è simile aquella per gli eseguibili (tipo i vari «zippato-ri», per intenderci) se un programma, unavolta decompresso, non fosse identicoall'originale, ben difficilmente potrebbe fun-zionare nuovamente.

Di metodi di compressione/decompres-sione dei file ne sono stati sviluppati tantis-simi, e quasi tutti si basano sul fatto che èinutile memorizzare molte volte la stessa

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L'immagine della Marini (l'autore della fotografiaorigmale è il bravissimo Mimmo Cattarinich) è statapresa da una copertina dell'Espresso. Successiva-mente ho cambiato il fondo, tolto qualche neo, rav-vivato il rossetto ... ma lei continua a guardarmi ca-SI/

positivo da un punto ad un altrodell'immagine, ricostruendo facilmentela porzione di sfondo mancante, dopolo spostamento.

Tre esempi tipiciUn primo esempio di mascheramen-

to elemento/ricostruzione dello sfondoè dato dall'immagine di mia figlia Silviamostrata a pagina 174. Sebbene l'albe-ro presente in quell'immagine sulla de-stra non sia un elemento di eccessivodisturbo, proviamo ugualmente ad eli-minarlo. Il programma utilizzato è il «mi-tico» Photoshop della Adobe, il compu-ter è un Macintosh Quadra 610, l'imma-gine originaria è stata acquisita a 300dpi con lo scanner Microtek ScanMakerIisp. Per eseguire queste operazioni,Photoshop mette a disposizione lo stru-mento «Timbro»: puntando col mouseuna zona da clonare, possiamo riprodur-la in un altro punto «coprendo» in que-sto modo la parte da mascherare. Datoche lo sfondo è piuttosto sfuocato (co-me è giusto che sia nei ritratti fotografi-ci) la clonazione dello sfondo a sinistrasull'albero a destra si effettua piuttostoagevolmente. Il trucco è, comunque,quello di variare spesso il punto di origi-ne della clonazione, in modo da non«fotocopiare» banalmente l'intero sfon-do a sinistra sul lato destro. I più attentiavranno anche notato che ho fatto spa-

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rire dalla testa di Silvia l'antiestetico al-berello visibile in lontananza, ricostruen-do con un analogo procedimento la zo-na interessata. Già che c'ero, sempregrazie a Photoshop, ho eliminato la do-minante verde visibile sul viso di mia fi-glia (ma solo sul viso), dovuta alla pre-senza del prato che riflette luce di que-sto colore. Giuro, in ogni caso, di nonaver abbattuto l'albero in questione.

Ancor più divertente è stato l'inter-vento effettuato sulla fotografia di Alice(la mia gattina siamese) mostrata, primae dopo la cura, a pagina 175. Come no-to, fotografare un gatto (discorso deltutto analogo per i bambini molto picco-li) è una delle cose più difficili da effet-tuare. Grazie al fatto che la mia reflexdispone di un sistema autofocus dalfunzionamento ineccepibile, ho avutoun problema in meno (ma non è affattol'unico) per effettuare la ripresa. Nellafoto originaria, l'orecchio sinistro (de-stro per chi guarda) della micia è sfuggi-

TEORIA & TECNICA

to all'inquadratura: mi sarei dovuto al-lontanare di qualche centimetro primadi scattare, perdendo però in questomodo quasi sicuramente l'espressionetanto simpatica durata non più di un at-timo. Per ricostruire l'orecchio mancan-te, ho selezionato, duplicato, riflesso eruotato l'orecchio destro interamentedisponibile nella fotografia. Con un po'di pazienza ho effettuato l'innesto (robada chirurgo esteticol) modellando ma-nualmente le linee di giuntura per ren-dere il tutto naturale. Ho eliminato, inol-tre, il braccio che visibile a sinistra emodificato, sempre con lo strumento«Timbro», lo sfondo dietro alla testa perrenderlo più intonato ai colori del gatto.Non ancora soddisfatto del risultato, hoselezionato con lo strumento «Lazo» gliocchi azzurri di Alice e, regolandone latonalità cromatica, li ho resi di un coloreblu più profondo. Agendo sul medesi-mo cursore della tonalità era financhepossibile trasformarli in verde intenso o

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TEORIA & TECNICA

L'effetto rigorosamente digitale di quest'immagineè ottenuto tramite il filtro Estrusione di Photoshop,utilizzato nel metodo a cubi, con altezza casuale efacce frontali uniformi. Provate ad immaginare unmetodo non digitale per ottenere lo stesso risulta-to.

rosso vivo: vi risparmio i risultati per ri-spetto di Alice.

Terzo esempio, Valeria Marini (ebbe-ne sì, lo confesso, non so che darei ...).L'immagine di partenza, purtroppo, nonè mia, ma è stata prelevata scanneriz-zando la copertina dell'Espresso del18/02/94 sulla quale la Marini ... facevabella mostra di sé.

Utilizzando una risoluzione piuttostoalta (600 punti per pollice) e, successi-vamente, riducendo la stessa tramitePhotoshop la retinatura della stampa ti-pografica di partenza è svanita nel nulla,per far posto ad una tonalità più o menocontinua ... della pelle della Marini. Co-me sfondo è stato utilizzato il file Bluespresente, come demo, sui dischi dellostesso Photoshop. Per scontornare ilsoggetto è stato utilizzato lo strumento,non ridete!, «Bacchetta Magica» (pec-cato non abbia funzionato nel modo cheavrei desiderato .. ) con il quale è statoeliminato lo sfondo originario e il restodella copertina.

La Marini così selezionata è stata in-serita sul nuovo sfondo, non prima diaver effettuato sulla stessa alcune cor-rezioni cromati che per migliorarne (perquanto possibile) l'aspetto. Visto chec'ero ho eliminato alcuni antiestetici nei(a quei livelli, si fa per dire) visibili sullafoto originale e ho rafforzato il rossettoaumentando le componenti magenta erosso solo in quella zona.

Infine, per rendere l'immagine me-glio innestata sullo sfondo, con lo stru-mento «Sfumino» (graficamente rap-presentato da un dito, non immaginatel'emozione nel toccare la Marini via ..software) ho impastato leggermente icontorni, utilizzando una maschera co-struita selezionando un bordo di pochipixel a partire dalla selezione iniziale. Ilrisultato finale, assieme alla copertinadell'Espresso, è visibile a pagina 179:complimenti a Mimmo Cattarinich (au-

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tore della fotografia originaria), a Photo-shop e ... a Madre Natura.

I filtri digitaliBasta mettere solo un attimo il naso

nel capitolo <diltri digitali» per rendersiconto di persona delle enormi potenzia-lità della fotografia elettronica. Per tuttele elaborazioni mostrate in quest'artico-lo è stato utilizzato, come detto, AdobePhotoshop nella sua penultima versione25.1 (è da poco disponibile la 3.0, spe-riamo di poterla utilizzare presso la no-stra postazione allo SMAU). Oltre aglistrumenti di foto ritocco, Photoshopmette a disposizione alcune decine difiltri digitali per elaborare, secondo infi-nite possibilità, le nostre immagini foto-grafiche. Ulteriori filtri aggiuntivi, graziealla stessa modularità del programma,sono acquistabili successivamente perespandere ulteriormente le già tantoampie possibilità di Photoshop. Interecollezioni di filtri, come gli ottimi KPT o ifiltri GE, sono realizzate anche da pro-duttori indipendenti.

Detto in parole molto semplici, un fil-tro digitale è una funzione del program-ma di elaborazione che permette di ef-fettuare una ben precisa trasformazionedell'immagine di partenza. È un algorit-mo matematico che si applica all'imma-gine originale per ottenere una nuovaimmagine modificata. Per essere piùprecisi, i filtri possono anche essere ap-plicati ad una sola porzione dell'immagi-ne (da delimitare via mouse), così comeabbiamo visto per le correzioni cromati-che degli occhi di Alice o delle labbra

della Marini. L'infinità di effetti ottenibiliè dovuta al fatto che molti filtri digitalihanno l'incidenza regolabile e sono traloro combinabili sequenzialmente(applicato un filtro possiamo applicarneun altro e poi un altro ancora, così comescambiare l'ordine di applicazione deglistessi). Oltre ai ricchi manuali a corredodi Photoshop, esistono già molti libri«esterni» su questo programma, neiquali vengono svelati moltissimi trucchiper ottenere effetti particolari utilizzandouna combinazione dei filtri disponibili.

Con il filtro «Mosso», ad esempio,possiamo imprimere un effetto di movi-mento allo sfondo (lasciando, se lo desi-deriamo, inalterato il soggetto) in mododa ottenere come risultato un'immagi-ne più dinamica.

Allo stesso modo possiamo control-lare la sfocatura del soggetto in primopiano o, meglio, dello sfondo alle suespalle (ottenendo un risultato del tuttosimile all'utilizzo di un diaframma piùaperto in fase di ripresa).

Veri e propri effetti speciali digitali(ben difficilmente riproducibili con i me-todi tradizionali) sono ottenibili col filtro«Estrusione» che trasforma l'immaginedi partenza in un insieme di cubi o pira-midi protratti verso l'esterno con un ef-fetto altamente tridimensionale. Unesempio di applicazione di tale filtro èmostrato in questa pagina: l'immaginedi partenza è del sottoscritto, l'estrusio-ne utilizzata è quella «a cubi», con altez-za casuale e facce frontali uniformi. Miè piaciuta molto, come sempre spero inuna resa tipografica ottimale (chi vive disperanza, muore disperato!). r;:;rs

MCmicrocomputer n. 143 - settembre 1994

Page 45: MC-digest n. 1

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Page 46: MC-digest n. 1

~ I ~ I I A l I M A ~ I N ~•..........................................................................................................•PROVE & PRODOTTI

Nikon CoolSeandi Andrea de Prisco

[Ilikon, che bella parola! Se nonsiete appassionati, almeno quan-to il sottoscritto, del «Principe del

Sorriso», al secolo Totò ancor più cheAntonio oe Curtis, difficilmente riuscire-ste a collegare questa mia affermazionecon una sbellicante battuta del più gran-de comico di tutti i tempi. Il film in que-stione è «Miseria e Nobiltà)) trattodall'omonima commedia teatrale diEduardo Scarpetta. In quella sede Feli-ce Sciocciammocca, interpretato daTotò, è nel senso letterale del termineun «morto di fame» (da cui la Miseria)al quale viene proposto di sostituirsicon tutta la sua famiglia a quella delPrincipe di Casador (la Nobiltà) per si-mulare un fidanzamento ufficiale tra ilmarchesino Eugenio Fave tti, nipote delPrincipe, e la bellissima Gemma (nelfilm interpretata da Sofia Loren), balleri-

na e figlia nientepopodimeno ched'un .. cuoco. Ed è proprio Totò, affa-mato come mai, a commentare ad altavoce, quasi sillabando: «Cu-o-co .. chebella parola!». Come se non bastasse,consiglia subito dopo allo stesso mar-chesino di sposarsi il cuoco invece dellaballerina, concludendo con un laconico,quanto divertente, commento: «lo, ilcuoco, me lo sposerei! Un cuoco in fa-miglia fa sempre comodo!».

Che brutta la fameTorniamo a noi· Nikon, che bella paro-

la! Che io sia appassionato di fotografiacredo che ormai lo sappiano tutti i lettoridi MC Che io vada spesso in giro conuna felpa e un orologio Nikon (entrambiacquistati per corrispondenza) non lo saquasi nessuno. Vi lascio immaginare lamia reazione quando mi è stato propo-sto dalla Nital (acronimo, se vogliamo, di

Nikon Italia) di provare un loro prodottodedicato alla fotografia digitale.

L'apparecchio in questione si chiamaCoolScan ed è uno scanner per pellicoleformato 35mm (ovviamente negative ediapositive) basato su una fonte di illu-minazione a luce fredda (da cui Cool) aLEO, brevettata dalla stessa Nikon. Ècaratterizzato da dimensioni esterne tal-mente ridotte da poter essere incorpo-rato all'interno di un computer, comefosse una qualsiasi meccanica da5.25 N. L'esemplare in nostro possessoè la versione stand-alone, ma in entram-bi i casi il collegamento all'unità centra-le avviene tramite una porta SCSI ed èpossibile l'utilizzo sia con un Macintosh(con l'accluso plug-in di Photoshop) siacon un PC oOS/Windows che vedel'apparecchio come una perifericaTWAIN.

MCmicrocomputer n. 152 - giugno 1995

Page 47: MC-digest n. 1

Nikon CoolScan

Produttore:Nikon CorporationElectronic Image Engineering DivisionFuji Bldg., 2-3, Marunouchi 3-chomeChwoda-ku - Tokvo, 100, JapanDistributori:Nital SpAVia Tabacchi, 33 - 10132 TorinoTel 011/3102151

Delta SrlVia Brodolinl~ 30 - 21046 Malnate (VA)Tel 0332/803111Prezzo orientativo (IVA esclusa):Nikon CoolScan Lit.3950000

Le caratteristiche tecniche sono ditutto rilievo: la risoluzione massima arri-va a 2700 punti per pollice e la digitaliz-zazione avviene in un'unica passata con76.7 milioni di colori riconosciuti (256 li-velli per ogni colore primario!.

Vi anticipo subito che il Nikon Cool-Scan non è una «scheggia» in termini divelocità (alcuni minuti per ogni digitaliz-zazione), ma offre una qualità immaginedavvero eccezionale, degna degli appa-recchi di fascia ben più elevata.

Da un prodotto Nikon, scusate se èpoco, non potevamo certo aspettarcimeno.

datate (e magari abbondantemente«cotte» a seguito di infinite proiezioni).

Sul lato frontale dell'apparecchio (cheè poi l'unico disponibile per il modello«a incasso») troviamo per finire un LEDverde che segnala lo stato di accensio-ne, la fase di digitalizzazione (Iampeggìolento) o un errore hardware del sistema(lampeggìo veloce) Il sistema si autoca-libra all'accensione, trenta secondi du-rante i quali il medesimo LED lampeg-gia per indicare lo stato busy dell'appa-recchio.

Sul retro, l'impressione di avere ache fare con un'unità di memorizzazionepiù che con uno scanner sembra averemaggiore conferma Troviamo infatti idue connettori SCSI per il collegamentoin catena, il selettore dell'indirizzo di pe-riferica, l'interruttore di accensione, ilconnettore a vaschetta per l'alimenta-zione, e un inconsueto interruttore aON/OFF da lasciare sulla prima posizio-ne quando lo scanner è l'ultimo della ca-tena (e necessita quindi del terminatore)sulla seconda quando è «seguito» da al-tre periferiche di questo tipo

DIGITAL IMAGING

NIKON COOLSCAN

Lo sguardo del fotografo deve essere pronto, acu-to, profondo. Questa volta la citazione riguarda ilfilm ((I due carabinieru> (con Verdone, Montesano,Boldi) e il riferimento è proprio agli agenti della Be-nemerita ... Volevo solo dirvi che l'apparecchio foto-grafico è una stupenda Nikon F4 e, ovviamente,non fa parte del kit!

Descrizione esternaSe per gli altri scanner per pellicola fi-

nora provati sulle pagine di MCmicro-computer ho avuto qualche problemaper definirne la forma (sono arrivato ad-dirittura a paragonarli ad un tostapane)per il Nikon CoolScan non avrò certoproblemi di questo tipo. Forma e di-mensione, come detto, sono quelle diuna meccanica da 5.25" alta 2". Quindisia che abbiamo a che fare con la ver-sione esterna sia con quella interna lasomiglianza con un drive è assoluta-mente inevitabile La fessura anteriore,nella quale inseriamo la diapositiva o ilnegativo, confonde un po' le idee fin-tantoché non è chiara la natura dell'og-getto. La domanda potrebbe nascerespontanea: che razza di microfloppy siinseriranno mai qui dentro?

Accanto alla fessura troviamo una ro-tella zigrinata per effettuare la messa afuoco manuale dell'originale. L'opera-zione, non sempre necessaria, è indi-spensabile solo quando digitalizziamoad altissima risoluzione per avere defini-zione massima, o in quei casi in cui nonsia garantita la corretta planeità del film,ad esempio per colpa di un telaietto dibassa qualità o con pellicole piuttosto

MCmicrocomputer n. 152 - giugno 1995

NikonIIICOOI.SC:l'Inlll

-Sul lato frontale troviamo un led verde, " regolatore della messa a fuoco e la fessura per gli onginali

/

ON OFF

~, • ·t",TERM. PWR.

•SCSI IO

Sul retro, interruttore, alimentazione, porte e indirizzamento SCSI

al

Page 48: MC-digest n. 1

DIGITAL IMAGING

NIKON COOLSCAN

A sinistra il CoolScan appena aperto (si noti la somiglianza con una comuneunità 5.25 "I. Oui sopra l'interno dello scanner vero e proprio.

Uno sguardo all'interno

Per accedere all'interno del NikonCoolScan è sufficiente svitare cinquesole viti. E per la terza volta (comincioad essere monotono) l'impressione,una volta smontato il cabinet, rimane lastessa. Sembra proprio una meccanicada 5.25" inserita in un tipico chassis dahard disk esterno. In fondo troviamo lasezione alimentazione che fornisce leclassiche tensioni + 12, +5 e -5 volt.Anche i connettori interni utilizzati sonoi soliti, sia per quel che riguarda l'ali-mentazione che per il collegamento SC-SI. Da ciò si evince che un'eventuale in-stallazione all'interno di un computer è

comunque roba da pochi minuti, ovvia-mente a condizione di avere a disposi-zione una predisposizione di questo for-mato.

Ovviamente non mi accontento diguardare la meccanica dall'esterno econtinuo la mia passeggiata nei mean-dri del CoolScan. Svitando due sole vititogliamo il coperchio superiore delloscanner vero e proprio. Come era da at-tendersi (a questo punto la sua natura«scannereccia» diventa più evidente)troviamo un mix di elettronica, meccani-ca e ottica. La prima è distribuita su uncircuito stampato di ridotte dimensioni(credo proprio che da questo punto divista, l'alto grado di integrazione, la

Nikon non abbia bisogno di lezioni danessuno) dove troviamo chip custom,una EPROM contenente il firmware, unpo' di memoria e alcuni componenti di-screti delegati al pilotaggio del motorepasso passo. Quest'ultimo, assieme al-la sorgente luminosa «fredda», all'obiet-tivo e al sensore lineare CCD, fanno ca-po ad un unico blocco metallico nerodall'aspetto molto robusto. Anche daquesto punto di vista, Nikon la sa lungacon la sua esperienza ultratrentennaledi macchine fotografiche professionali(F, F2, F3, F4) indicate anche per il foto-reportage d'assalto, così come per leimprese più tecnologica mente avanza-te, come le fotografie scattate in orbita

A sinistra, il gruppo di lettura ha dimensioni veramente ridotte. Accanto è mo-strato il sensore lineare CCO (Charge Coupled Oevicel

MCmicrocomputer n. 152 - giugno 1995

Page 49: MC-digest n. 1

Le diapositive si inseriscono direttamente. per i negativi si utilizza l'appositoadattatore.

DIGITAL IMAGING

NIKON COOLSCAN

dagli astronauti all'esterno dello Shuttle(sulla luna, il merito fu tutto Hassel-blad).

La stragrande maggioranza dei com-ponenti elettronici è montata in tecnolo-gia SMD (Surface Mounted Device), edoccupa un solo lato della scheda. Que-sto vuoi dire semplicemente che, volen-do, la Nikon avrebbe potuto ingegneriz-zare diversamente l'elettronica occu-pando all'incirca metà spazio e realizza-re un dispositivo ancora più piccolo.Magari in grado di occupare una predi-sposizione da 3.5". Vabbeh, non esage-riamo.

InstallazioneCon il Nikon CoolScan giunto in reda-

zione abbiamo ricevuto il software digestione sia Macintosh che Windows.Le nostre prove sono state effettuatecon il primo, ma ovviamente i risultatiottenibili e le modalità operative essen-ziali sono identiche per entrambe lepiattaforme. Le differenze riguardanoprincipalmente il fatto che da Macinto-sh il CoolScan si pilota esclusivamentetramite un plug-in di Photoshop, mentreper la versione Windows viene installa-to anche un programma autonomo chepilota il dispositivo e salva il file fruttodella digitalizzazione.

Da Macintosh, in definitiva, non do-vremo far altro che trascinare il plug-innella cartella Moduli Aggiuntivi del no-stro Photoshop, per le macchine Win-dows sarà sufficiente digitare «A:SE-TUP» e rispondere ad alcune domandefacili-facili (nome della directory creata,applicazioni di foto ritocco eventualmen-te possedute, ecc.).

Dal punto di vista hardware non do-vremo far altro che collegare tramite ilcavo fornito a corredo l'apparecchio alcomputer (via porta SCSI) e scegliereun indirizzo di periferica diverso da quel-lo di altri dispositivi SCSI eventualmen-te posseduti (hard disk e lettori di CD-ROM compresi l). Gli utenti Macintoshpotranno collegare direttamente ilNikon CoolScan alla porta già presente

MCmicrocomputer n. 152 - giugno 1995

sulla loro macchina, gli utenti Windowsdovranno installare, nel caso in cui nonne dispongano già una, anche una sche-da SCSI.

Come già detto precedentemente,se il dispositivo è l'ultimo (o l'unico) diuna catena SCSI dovremo installare an-che il terminatore, in caso contrario po-tremo collegarlo in qualsiasi punto dellacatena, tra altri due dispositivi dellostesso tipo.

Per il montaggio come unità interna,pur non sussistendo particolari proble-mi, dipende anche dal tipo di computerospitante e dalla sua disponibilità più omeno accentuata ad accogliere disposi-tivi interni aggiuntivi. In ogni caso sitratta al massimo di svitare qualche viteper raggiungere il cestello portadrive alquale ancoreremo il CoolScan utilizzan-do i fori filettati già presenti sul disposi-tivo. Dal punto di vista elettrico (fermarestando la necessità di disporre di uncontroller SCSI, integrato nella macchi-na, come nel caso dei Mac, o aggiuntonelle macchine Windows) non dovremofar altro che collegare l'unità alla portaSCSI interna tramite un flat cable e col-legare l'alimentazione elettrica utilizzan-do una predisposizione o «agganciando-ci» all'energia di un altro dispositivo tra-mite un apposito raccordo a Y. Ancheper l'unità interna dovremo selezionareun indirizzo SCSI non utilizzato da altridispositivi, utilizzando un'apposita ternadi dip-switch e le loro otto possibilicombinazioni: da O a 7.

UtilizzoDetto questo, da Macintosh, carichia-

mo il nostro amato Photoshop e lancia-mo il plug-in Nikon CoolScan dal sotto-menu Importa del menu Archivio. Dopopochissimi secondi, appare il pannellodi contr9110 dello scanner. In alto possia-mo intanto verificare se il dispositivo èstato individuato correttamente dal si-stema. Se tutto è a posto dovremmoleggere l'indirizzo SCSI e la versione delfirmware installato. All'estremità supe-riore destra, un rassicurante bottone

contrassegnato da un punto interrogati-vo indica che il software di gestione èopportunamente dotato di un esaurien-te help in linea. Cliccando sul punto in-terrogativo e spostando il mouse suqualsiasi altra zona del pannello di co-mando leggeremo una breve spiega,zio-ne riguardante l'oggetto puntato. E ininglese, ma è sempre meglio di niente.

La parte sinistra del pannello di co-mando contiene l'area di previewdell'immagine da digitalizzare. AI primoavvio, ovviamente, è completamentenera e per ottenere l'anteprima, dopoaver inserito un originale nello scanner,è sufficiente premere il bottone VIEW.Gli originali possono essere diapositivemontate su telaietto o spezzoni nonmontati di lunghezza massima pari a seifotogrammi (per utilizzare quest'ultimi èfornito a corredo un apposito adattato-re). Se si tratta di una diapositiva su te-laietto è importante inserire l'originale«per lungo» dal momento che la digita-lizzazione avviene in quella direzione.Non è strettamente necessario tenerconto anche del corretto orientamentoSu-Giù né del verso (emulsione in alto oin basso) dal momento che in ogni casoanche dopo il preview possiamo ruota reo riflettere l'immagine a nostro piaci-mento utilizzando i cinque bottoni pre-senti in basso.

Con il mouse possiamo a questopunto tracciare l'area da digitalizzareche, come al solito, può anche esseresolo un particolare dell'intero fotogram-ma. Apposite «maniglie» permettonoinoltre di modificare le dimensionidell'area selezionata, con possibilità di«agganciare» sia i quattro lati che iquattro angoli, sia di spostare l'interaarea già tracciata.

Accanto alla zona di preview sonopresenti cinque cursori per le correzionimanuali. Prima della scannerizzazione dipreview il sistema effettua un ulteriorerapido passaggio per valutare l'intensitàdell'originale e calcolare una correttaesposizione. Questa autoregolazionefunziona in maniera ineccepibile, ma gliincontentabili (come il sottoscritto) tro-

Page 50: MC-digest n. 1

DIGITAL IMAGING NIKON COOLSCAN

A differenza di altri scanner la qualità ottenibile con il Nikon CoolScan è assolutamente "fotografica)),

MCmicrocomputer n, 152 - giugno 1995

Page 51: MC-digest n. 1

DIGITAL IMAGING NIKON COOLSCAN

AI SCSI 10#5~ N'leun COOLSCRN Uer.1.09

film Type: I Colar Posltiue "'1D [Wldlh: 145.72 II cm .•. l

locle Height: 130.48 1-----OutputAes: ~I dpl .•. 1

$canPltch: ~

file SllO: 3.2MB---OIsk Speee: 23.6MB

EJeet ID Auto EJeet

r.~l n:>l~ D RE Lock l.:.J

I Settlngs: Se.e l loed l Resetl

N/Iton COOlSCRN Control Uer. "2E

film Type: ",Colar Positiue

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AI SCSI 10#5YI Nlkon COOlSCAN Uer.I.09

EJeet ID Auto [Jeet

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NIItDn COOlSCAN Control Uer. 1.2E

l SCSI 10#5NlIIon COOlSCAN Control Uer. 1.2E ........J Nlkon COOLSCAN Uer.I.09

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l, RdJust the "Focus Olel" to the 1.1• meH'mum tantrest postUon. ~

Contrast:Peele holder.

I Settlngs: -.J -.J -.J

N1IcDn COOLSCRN Control Uer. "2[l SCSI 10#5

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r;::::::;-) ~ I Color PoslUue ·1~~ .145.72 I-I -e-m--"'-I

Helght: 130.48 1

Output Res: ~I dpl

scenPttch:~file SllO: 3.2MB

Olsk Speee: 24.8MB

I Settlngs: -.J -.J -.J/I pannello di controllo delle regolazioni cromatiche di base (in alto). Per la messa a fuoco fine si può procedere in due modi (in basso).

veranno sfogo nelle due regolazioni diluminosità e contrasto disponibili in bas-so. Gli altri tre cursori servono per mo-dificare l'equilibrio cromatico agendosui colori primari della sintesi additiva(rosso, verde, blu). Rieffettuando a que-sto punto il preview dell'immagine po-tremo vedere l'anteprima con le nostreregolazioni aggiunte.

Volendo è possibile bloccare l'esposi-zione automatica su una determinatalettura, in modo da accelerare la digita-lizzazione di più originali di pari densità.Il controllo si chiama AE Lock e per atti-vario è sufficiente c1iccare nell'appositacasellina accanto alla scritta. Nello stes-so riquadro troviamo anche il comandoper l'espulsione dell'originale (è possibi-le impostare l'autoespulsione a digitaliz-zazione terminata), il bottone per farpartire lo scanner e quello relativo alcontrollo della messa a fuoco. Quest'ul-tima può avvenire in due diversi modi:attraverso una sorta di «Vu-meter» chemisura il microcontrasto (come notoun'immagine perfettamente a fuoco ècaratterizzata da microcontrasto massi-mo) oppure visionando un particolaremolto ingrandito e regolando, sempremanualmente, il comando di messa afuoco su cinque posizioni diverse.

Poco più in basso troviamo un altroriquadro relativo al tipo di originale utiliz-zato (negativo, positivo, B/N o colore) ealle dimensioni e alla risoluzione del filedi output. Nella casella Scan Pitch è

possibile indicare un divisore (intero oaccompagnato da decimali) della risolu-zione massima, che regola in pratica ladimensioni finale del file immagine Uti-lizzando divisori non interi il sistema ef-fettua un'interpolazione con conse-guente perdita di nitidezza (successiva-mente recuperabile, ad esempio, con ilfiltro Maschera di Contrasto di Photo-shop). È un sistema piuttosto contortoper impostare la risoluzione di digitaliz-zazione, con il quale è facile perdere ilcontrollo della situazione finché non si èacquisita la dovuta dimestichezza La di-mensione dell'immagine può essereespressa in pixel, pollici, centimetri, mil-limetri, punti Pica e punti tipografici; larisoluzione in pixel per pollice, pixel percentimetro, pixel per millimetro.

Tutti i parametri impostati possonoessere salvati sotto forma di file e suc-cessivamente richiamati per ulteriori uti-lizzi. Infine, il bottone RESET, riportatutti i parametri ai valori standard, manon riguarda il reset hardware del di-spositivo effettuabile solo attraversol'interruttore di alimentazione.

Un commento ai risultatiNon ci sono parole. Il Nikon Cool-

Scan offre risultati talmente entusia-smanti (non c'è altro modo di definirli)che si lascia addirittura perdonare, sen-za troppi sforzi, l'eccessiva lentezza deldispositivo di lettura. Per una digitalizza-

zione alla massima risoluzione possonopassare anche una buona decina di mi-nuti, ma vi assicuro che ne vale propriola pena. Grazie alla possibilità di regola-re finemente la messa a fuoco, caratte-ristica non presente negli altri prodottifinora recensiti, ogni minimo dettagliodel nostro originale (compresa la stessagrana fotografica) verrà catturato e resocon una fedeltà ed un equilibrio croma-tico impressionante.

Si tratta, in altre parole, di un oggettoin grado di fornire risultati eccellenti,non risultati rapidi. La qualità offerta vaben oltre le applicazioni DTP (utilizzo ti-pografico delle immagini) e per la primavolta possiamo parlare di livello fotogra-fico ad un prezzo di vendita per nullaesorbita nte.

Il Nikon CoolScan è infatti venduto a3.950000 lire (+IVA) ed ha quindi uncosto ben inferiore a quello di altri pro-dotti di pari qualità ma orientati all'utiliz-zo esclusivamente professionale. Ilprezzo del CoolScan è allineato conquello di altri scanner «personali» carat-terizzati da maggiore velocità operativama in grado di offrire una pari qualità didigitalizzazione.

Se non soffrite di fretta cronica, e co-munque non avete la necessità di digi-talizzare grosse quantità di negativi odiapositive, il Nikon CoolScan è senzadubbio un apparecchio da tenere ingrande considerazione nella scelta delmodello più indicato. Credetemi! lA!?,

MCmicrocomputer n. 152 - giugno 1995

Page 52: MC-digest n. 1

MicrolekScanMaker 351

di Andrea de Prisco

I]ino ad un paio di anni fa, dispor-re di uno scanner per pellicolecollegato al proprio personal

computer rappresentava, nei fatti, ofantascienza o una vera e propria follia.Il prezzo minimo di un oggetto di que-sto tipo difficilmente era inferiore aduna quindicina di milioni (e se andiamoindietro ancora di qualche anno,avremmo dovuto moltiplicare tale prez-zo per svariate unità) e riservato, dun-que, alle sole applicazioni professionalidi ampio giro d'affari. Gli scanner perpellicola li trovavamo solo presso i ser-vice di fotocomposizione che effettua-vano (ed effettuano) l'impaginazione ela selezione colore per produrre le pel-licole per la stampa in quadricromia diriviste, dépliant, libri, manifesti, ecce-tera eccetera.

Ma l'avvento della fotografia digitale

(intesa ancor oggi, come più volte dpe-tuta su queste pagine, quale naturaleestensione tecnologica della fotografiatradizionale) non poteva non portarequesto genere di apparecchi anche al li-vello dell'informatica personale, così co-me è successo e sta succedendo per lestampanti a colori. Volgendo lo sguardoal futuro, sono pronto a scommettereche tra non molto arriveranno nel mer-cato consumer anche i film recorder,apparecchi in grado di trasferire su pelli-cola fotografica un 'immagine digitale (ilcontrario di uno scanner) ancor oggi di-sponibili solo per il mercato professio-nale a prezzi tuttora assolutamente proi-bitivi.

Tornando al presente, in prova que-sto mese (è il primo, ma non sarà certa-mente l'ultimo) lo ScanMaker 35t dellaMicrotek. Alcuni mesi fa abbiamo pro-

vato un altro scanner della stessa mar-ca, lo ScanMaker Il, ma si trattava alloradi un ottimo scanner piano in formatoA4 «abbondante» da 1200 punti perpollice a 24 bit/pixel. Ora è la volta diuno scanner per pellicola in formato 35mm (come recita il suo nome) accredi-tato di caratteristiche davvero interes-santi.

Innanzitutto digitalizza diapositivemontate su telaietto 5x5, ma anchespezzoni di pellicola (negativa o diaposi-tiva) da sei fotogrammi utilizzando uncomodo accessorio fornito a corredocon l'apparecchio. Utilizza, per la digita-lizzazione, una sorgente luminosa fluo-rescente a luce bianca (daylightJ e unsensore CCO lineare monocromaticoche, tramite filtri colorati e tre successi-vi passaggi; permette la digitalizzazionea colori completamente automatica Di

MCmicrocomputer n. 147 - gennaio 1995

Page 53: MC-digest n. 1

PROVA

SCANMAKER 351

La lampada fluorescente a luce bianca utilizzata per illummare l'onginale.

tutto rispetto anche la risoluzione mas-sima, pari a 1828 punti per pollice chediventano il doppio grazie all'interpola-zione software. Un fotogramma digita-lizzato con lo ScanMaker 35t alla massi-ma risoluzione (3656 dpi) supera abbon-dantemente i cinquanta megabyte e of-fre una risoluzione che maggiore dellagrana fotografica di una comune pellico-la di media sensibilità. Ma anche utiliz-zato a risoluzione più basse, dell'ordinedi un migliaio di punti per pollice, per-mette di raggiungere comunque risulta-ti interessanti, risparmiando molto tem-po durante la digitalizzazione, ma so-prattutto contenendo la dimensionedell'immagine a tutto vantaggio del suc-cessivo trattamento o trasferimento.

Descrizione esternaPiù che uno scanner, sembra proprio

un tostapane. A cominciare dalle di-mensioni, per finire alla fessura superio-re di inserimento della diapositiva, amo' di fetta di pan carré. E come senon bastasse, a scannerizzazione termi-nata, la diapositiva si riaffaccia all'ester-no pronta per essere estratta, propriocome una bella fetta appena tostata(pronta da smarmellazzarel). A parte glischerzi, lo ScanMaker 35t, tutto sembrameno che uno scanner. Il fatto è che discanner per diapositive 35 mm se nesono visti finora ben pochi e l'occhionon si è ancora abituato ad una forma,per così dire, tipica. Qualcuno in reda-zione l'ha scambiato per un gigantescohard disk esterno, qualcun altro per una

ScanMaker 35t

Produttore:Microtek Internatlonal, Inc.No.6, Industry East Road 3Science·based Industry ParkHsinchu, Taiwan 30077 R.O.C.Distributori:Hi-Tech SrlVia IO Strada, 97 - Zona Industriale35129 Padova - Tel. 049/8070287

Modo SrlVia MasacclO, Il42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/512828Prezzi (IVA esclusa):ScanMaker 35t - versione MacmtoshSoftware Adobe Photoshop LE Lit. 2.739.000ScanMaker 35t - versione WindowsSoftware Microtek Photostar Lit. 2.739.000

stampante di etichette di vario formatoo per una prodigiosa appendice multi-mediale, di quelle tanto di moda ai gior-ni nostri. Sapete che vi dico? Lo Scan-

Maker 35t ha la forma di uno scannerper diapositive. Punto e basta.

Come già detto, sul lato superioretroviamo la fessura per inserire la dia in-telaiata da scannerizzare. Accanto aquesta, due spie segnalano lo stato dialimentazione e quello di "pronto».All'accensione parte automaticamente ilPOST (Power On Self Test) che verifical'assenza di eventuali malfunzionamen-ti. Se tutto è a posto, in pochi secondila spia verde di ready si accende e sia-mo pronti per utilizzare l'apparecchio.Nulla di nulla sul frontale, se non il lagoMicrotek e il nome dello scanner. Sulretro l'interruttore, il connettore a va-schetta per il cavo d'alimentazione, l'al-loggiamento per il fusibile, la porta SCSIe relativo rimando per il resto della cate-na, il deviatore rotante per selezionarel'indirizzo SCSI utilizzato. Non manca,ahinoi, una rumorosa ventola di raffred-damento che come sempre ha l'ingratocompito di mantenere la temperaturadel pupo entro limiti accettabili. Per fini-

I,.•• rt.•...:.tulll.,

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Lateralmente è presente una larga fessura per in-serire la cornice per spezzoni di pellicola.

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Sul retro le porte SCSI, l'interruttore e il connettore per il cavo d'alimentazione.

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MCmicrocomputer n. 147 - gennaio 1995 11I

Page 54: MC-digest n. 1

PROVA

SCANMAKER 35T

re, lateralmente troviamo le due fessu-re per introdurre la cornice che consen-te la scannerizzazione di fotogrammi, suspezzoni da sei, di pellicole negative opositive. Per quanto riguarda le prime, ilsoftware di gestione effettua automati-camente la riconversione in modo daottenere come risultato della digitalizza-zione sempre immagini in positivo, qua-lunque sia il tipo di sorgente utilizzata.

Uno sguardo all'internoPer smontare lo ScanMaker 35t è

sufficiente togliere quattro viti dal fondoe sollevare manualmente il coperchiosuperiore del cabinet interamente inplastica (fa eccezione solo il pannelloposteriore realizzato in metallo). Unavolta scoperto l'interno, possiamo am-mirare un delizioso mix di elettronica,meccanica e ottica, dall'aspetto estre-mamente robusto. La prima è situata sudue piani: quello inferiore riguarda l'ali-mentazione, quello superiore l'elettroni-ca digitale.

Anteriormente è presente il tubofluorescente a luce bianca, quasi intera-mente rivestito di una pellicola adesivanera, ad eccezione di una sola fessuraanteriore rivolta verso la diapositiva o lapellicola da scannerizzare. La partemeccanica riguarda il movimento verti-cale dell'originale durante la digitalizza-zione (lampada e CCO restano fermi alloro posto) e la selezione dei filtri colo-rati (rosso, verde, blu più un filtro neu-tro per la scannerizzazione a livelli di gri-gio) montati su un supporto circolare emessi in movimento da un secondo

motore passo passo. Ovviamente, tra ilCCO e soggetto troviamo un obiettivo,posizionato proprio a ridosso del gruppofiltri rotante.

Per le scannerizzazioni a colori l'origi-nale viene esplorato per tre volte con-secutive anteponendo i tre filtri relativiai colori primari. Le varie componentianalogiche, digitali, meccaniche sonotra loro collegate da numerosi fili o flatcable sparsi (mica tanto, visto l'ordineche regna anche da questo punto di vi-sta) all'interno del cabinet. Tutti i colle-gamenti fanno comunque capo ad al-trettanti connettori in modo da semplifi-care al massimo eventuali interventi dimanutenzione riservati, ovviamente, so-lo ai centri di assistenza autorizzati.

Installazione ed uso

Dal punto di vista hardware, l'instal-lazione del Microtek ScanMaker 35t èpressoché immediata. È sufficiente col-legare il cavo di alimentazione, sceglie-re un indirizzo SCSI non utilizzato e col-legare la porta SCSI dello scanner aquella del computer Se utilizziamo unMacintosh tale porta è già disponibile,se siamo utenti Windows dovremo in-stallare anche la scheda SCSI disponibi-le a parte. Avendo ricevuto la versionedel software di gestione per Macinto-sh, utilizzeremo questa macchina per lerelative prove, ma le stesse operazionisono possibili anche in ambiente Win-dows.

/I gruppo di lettura è formato da un CCO, un obiettivo e i filtri colorati montati su un supporto circolare. /I filtro neutro SI usa per le d'g,talizzaz,om In bianco e nero.

MCmicrocomputer n, 147 - gennaio 1995

Page 55: MC-digest n. 1

PROVA

SCANMAKER 35T

----~~~- Microtek Sconner Settin s

Disploy Motching System

OK

Cancel Io Negatiue Film

Scan Material

~ @Slide

24.32 ~34.1451270 ICO

SconMoker 35t, SCSI 5

Color

Prescon I Scon

Reset Concei I OK

Height:UJidth:Size:

Model:

Scon Mode: IResolution: IScollng:

Enhoncemenls: J?J Ed! ~

La finestra di comando che compare da Photoshop. L'originale può essere negativo o positivo.

Mode!: I SClJnMaker 35', SCSI 5Sco n Mode: I Col or I !!lResol"lion:I~1 1'1 lo$l~ dpiScnllng: I~I rn 191 100 ~

'"Model: I ScnnMnter 151, SCSI 5

Scan Mode: I Color I !!!IResol"lion: 14'1 I J 1i51~ dpi

Scaling: I~I Iml I~I 100 "

~~~ Prestan Hlstogramt8I frame Hrea Only

@MastBr

ORedo Gr-een

OOI"e

" controllo di luminOSità e contrasto per i tre colon. " controllo dei livellii può essere fatto tramite istogramml.

@Motter

~ 7 @Muter

~ORed ORedOfireen Cantel I o Green Canc81 I081ue ---.J o', OBlue ---.J

~ ~.il

ScenMoter :55t, SCSI 5

Color

,p

Modificando la curva di gamma possiamo Intervenire sia SUI livelli generali che riguardo le singole componenti cromatiche.

Per pilotare lo ScanMaker 35t daMacintosh si utilizza un plug-in di Pho-toshop (quest'ultimo fornito in bundlecon lo scanner) che dovremo semplice-mente copiare dal dischetto fornito acorredo nella cartella moduli aggiuntividel programma della Adobe. Trascine-remo, inoltre, nella cartella di Photo-

shop anche l'utility Microtek Calibrator(che utilizza il sistema Microtek OCR)per l'ottimizzazione del rendimento cro-matico dello scanner utilizzando comecampione una diapositiva di test, forni-ta a corredo, di produzione Kodak. Co-me terza ed ultima operazione, trasci-neremo la cartella Microtek Preferen-

ces nel folder Preferences della Cartel-la Sistema. Come vedete, anche dalpunto di vista software sono sufficientipochi attimi, anche se sarebbe statocomunque meglio fornire un installerche provvedesse automaticamente aposizionare i vari elementi nella giustaPOSIzione.

MCmicrocomputer n. 147 - gennaio 1995

Page 56: MC-digest n. 1

PROVA

SCANMAKER 35T

A questo punto, siamo pronti perpartire: basta lanciare Photoshop e, daquesto, richiamare il plug-in ScanMakerdisponibile nel sottomenu Importa delmenu Archivio. Ehi, un momento I Ab-biamo dimenticato di effettuare la cali-brazione del sistema tramite la diaposi-tiva di riferimento e l'utility MicrotekCalibrator. Niente paura: inseriamo ladiapositiva nell'apposito alloggiamentodello scanner e lanciamo il Calibrator.Anche in questo caso, tutta l'operazio-ne non dura che un paio di minuti: il si-stema fa tutto da solo, automaticamen-te, e genera il file di calibrazione chesalverà come sempre nel folder Prefe-rences della Cartella Sistema. Ora sia-mo pronti ... a tutto.

Torniamo in Photoshop e richiamia-mo il plug-in ScanMaker dal menu im-porta. Appare una finestra denominataMicrotek Scanner Setting Se tutto è aposto (lo ScanMaker è acceso, corret-tamente collegato e con un identifica-tore SCSI valido), in alto a destra inun'apposita finestrella comparirà il suonome. La stessa finestrella è in realtàun pop-up menu che ci consentirà, nelcaso in cui disponessimo di più scan-ner Microtek (anche di tipo e di forma-to diverso) di scegliere il modello dautilizzare di volta in volta.

Segue la modalità di scanning, inbianco nero, a livelli di grigio, a colori.In quest'ultimo caso possiamo decide-re se effettuare il prescan in modalitàmonocromatica o a colori. Nel primocaso avremo un vantaggio in termini ditempo, nel secondo potremo utilizzareil preview delle funzioni di correzionepreviste dal software di gestione delloscanner. Nella parte sinistra della fine-stra appare l'area di digitalizzazione.Dopo aver effettuato il prescan, inquell'area appare l'anteprima dell'im-magine e possiamo impostare, viamouse, la porzione da scannerizzare.Per il formato pieno 24x36 orizzontalee verticale possiamo agire direttamen-te su due bottoni presenti nella finestradi controllo, dove troviamo anche unostrumento «lente» che ci permette divedere un po' più grande una porzionepiù piccola dell'immagine di anteprima.

Tornando al lato destro della finestradi controllo, troviamo due cursori che cipermettono di impostare la risoluzione(da 182 a 3656 dpi) e l'ingrandi-mento/riduzione dell'immagine digitaliz-zata. Poco sotto, tre bottoni richiamanoaltrettante funzioni di correzione: perogni colore primario (rosso, verde, blu)possiamo modificare la luminosità, ilcontrasto, la curva gamma, agire sui li-velli controllando gli istogrammi. Se,come detto, abbiamo effettuato il pre-scan a colori, in ogni finestra di regola-

Due digitalizzazioni effettuate con lo ScanMaker 35t.

Q-60E3KODAKEKTACHROMEProfessional Film

rra.711-19931994:03

La diapositiva di test fornita a corredo permette lataratura secondo il sistema OCR messo a puntodalla stessa Microtek.

zione si attiva il bottone Preview chemostra, nella finestra di anteprima, l'ef-fetto della correzione sulla successivadigitalizzazione.

È una fase un po' macchinosetta(occorre procedere per tentativi fino aquando non otteniamo sull'anteprima ilrisultato voluto), ma permette di otte-nere digitalizzazioni di qualità elevatissi-ma. Generalmente la correzione è ne-cessaria solo per gli originali più difficili(presenza di forti dominanti o livelli diluminosità estremamente elevati o ri-dotti) mentre per diapositive, per cosìdire, «normali» non sussistono partico-lari problemi.

Terminati i vari settaggi, voluti o ne-cessari a seconda del caso, possiamofinalmente premere il bottone «Scan»per lanciare la digitalizzazione vera epropria A seconda della risoluzione im-

MCmicrocomputer n. 147 - gennaio 1995

Page 57: MC-digest n. 1

PROVA

SCANMAKER 35T

Tre digitalizzazioni a tre diverse risoluzioni Come sorgente è stata utilizzata la diapositiva Leitz mostrata in alto a destra.

postata, dura da un paio di minuti scar-si ad oltre sei minuti e mezzo per le im-magini alla massima risoluzione. In par-ticolar modo i tempi si allungano note-volmente non appena superiamo la bar-riera della risoluzione ottica di 1828 dpiper «sconfinare» nell'interpolazionesoftware dei punti mancanti.

La velocità dello scanner può esseremodificata dall'utente a scapito o a van-taggio della qualità finale. Sul manualeè comunque consigliato di impostare lavelocità su «Auto» in modo da ottenerei migliori risultati nel minor tempo pos-sibile.

Considerazioni finaliQui comincia il bello. Dal momento

che lo ScanMaker 35t è il primo scan-ner per pellicole provato su MCmicro-

MCmicrocomputer n. 147 - gennaio 1995

computer non abbiamo termini di para-gone per effettuare qualsiasi tipo diconfronto. Possiamo basarci, per le no-stre considerazioni finali, solo sui risul-tati ottenuti che potete vedere in que-ste pagine (resa tipografica permetten-do)

Digitalizzare un'immagine al meglioè, come potrete verificare non appenametterete le mani su uno scanner,tutt'altro che facile. Indipendentemen-te dalla macchina utilizzata si ottengo-no piuttosto facilmente risultati accet-tabili, ma per la perfezione assoluta ènecessario lavorare accuratamente sul-le varie regolazioni prima di digitalizzare.. .ogni Immagine.

Questo discorso, valido per ogni tipodi scanner, compreso gli scanner piani,sembra essere ancora più importanteper la digitalizzazione di singoli foto-

grammi dove la risoluzione espressa inpunti per pollice è ben più elevata.

Lo ScanMaker 35t si comporta, tuttosommato, in maniera soddisfacente,soprattutto considerato il prezzo di ven-dita ben inferiore ai tre milioni che lorende attualmente il prodotto più eco-nomico della sua categoria Considera-to che nel prezzo è compreso Photo-shop per la versione Macintosh e Pho-tostar per quella Windows c'è davveroda leccarsi i baffi.

Ha, concludendo, due soli difetti (laventola un po' rumorosa e, a volte, unalentezza disarmante) e una serie benpiù numerosa di pregi tra cui la facilitàd'uso, l'ottima risoluzione, la fedeltàcromatica, la robustezza e (Iast but notleast...) il prezzo di vendita molto inte-ressante.

Complimenti, Microtekl ~

liI

Page 58: MC-digest n. 1

Polaroid SprinlScan 35di Andrea de Prisco

r:Ie Polaroid è stata (e continua ad1::::...1 essere) sinonimo di fotografia im-

mediata, presto potrà diventaresinonimo di fotografia digitale ... altret-tanto immediata. Lo scanner per pelli-cole che ci accingiamo a provare questomese, prodotto per l'appunto dalla Pola-roid, si chiama SprintScan 35, dichiaran-do a chiare lettere che si tratta di un og-getto particolarmente veloce, da((Sprint». Gli scanner per pellicole, nor-malmente, soffrono tutti, chi più, chimeno, di una lentezza che non esitiamoa definire esasperante: svariati minuti (avolte anche più di dieci) per digitalizza-re, con la massima cura, un fotogram-ma formato francobollo. Tutto questo adispetto delle poche decine di secondinecessarie agli scanner piani per pro-durre file ugualmente da svariati me-gabyte, partendo da originali di più gros-se dimensioni.Lo scanner per pellicole, si sa, è un og-getto più preciso e (se vogliamo) più

Il

delicato di uno scanner piano e viste lerisoluzioni in gioco (alcune migliaia dipunti per pollice) deve necessariamen-te compiere tutte le operazioni con ladovuta calma e ragionevolezza per noncompromettere il risultato finale. Maattendere il risultato di una digitalizza-zione per otto, dieci o anche sedici mi-nuti può essere snervante: questo piùo meno è quanto hanno pensato in Po-laroid.

Dall'alto (o dal basso) delle sue po-che decine di secondi necessarie a digi-talizzare un fotogramma in formato35mm (24x36, naturalmente negativo opositivo) lo SprintScan 35 può prendersiil lusso di sbeffeggiare marchi anchepiù noti nel campo della fotografia digi-tale, offrendo comunque risultati moltointeressanti. Già da alcuni mesi, nellarubrica a cura del sottoscritto dedicataalla fotografia digitale (Oigital Imaging)le diapositive utilizzate per i vari esempidi fotoelaborazione sono state digitaliz-

zate con uno SprintScan Polaroid: perapplicazioni, come nel nostro caso, tipo-grafiche (comprendenti, però, anche ildesk top publishing) l'apparecchio utiliz-zato fornisce risultati del tutto indistin-guibili da quelli ottenibili con scannerprofessionali del costo di svariate deci-ne o addirittura centinaia di milioni. Maanche ragionando in termini di applica-zioni fotografiche digitali non destinateal successivo ((massacro tipografico»(basta pensare alla limitata risoluzionein termini di linee per pollice anche delpiù sofisticato procedimento di stampain quadricromia attraverso retini), adesempio per la stampa digitale a subli-mazione, lo SprintScan 35 ha tutte lecarte in regola per essere il dispositivodi input fotografico di base di una, tuttosommato, economica stazione di fotoe-laborazione digitale delle immagini

La ((camera chiara» per tutti? Nonmanca ancora molto: sono disposto ascommetterci ...

MCmicrocomputer n. 150 - aprile 1995

Page 59: MC-digest n. 1

PROVA

POLAROID SPRINTSCAN 35

Polaroid SprintScan 35

Produttore e distributore:Polaroid Italia SpA - Via Piave, 11Arcisate (VA) - Tel. 0332/470031Prezzi al pubblico (/VA esclusa):SprintScan 35 - VersioneMacintosh - Photoshop 2.5 LE Lit 4600000SprintScan 35 - VersioneWindows - Scheda SCSI per PC Lit 3950.000

Aprendo il coperchio anteriore troviamo una lampa-da di riserva.

Estetica e caratteristiche

Inutile nasconderlo: lo SprintScan 35assomiglia fin troppo allo ScanMaker35t provato in queste pagine un paio dimesi or sono Quindi, tanto per comin-ciare, anche quest'apparecchio, più cheuno scanner, sembra proprio un tosta-pane. A cominciare dalle dimensioni,per finire alla fessura superiore di inseri-mento della diapositiva, a mo' di fetta dipan carré. E come se non bastasse, ascannerizzazione terminata, la diapositi-va si riaffaccia all'esterno pronta per es-sere estratta, proprio come una bellafetta appena tostata (pronta da smar-mellazzare I)

Mi si perdoni l'autocitazione testèsottratta al precedente articolo ma, sisa, la legge (.. quale leggel) è ugualeper tutti par condicio, olè!

Questo, però, non vuoi dire né che loSprintScan 35 sia uno ScanMaker rimar-chiato (il suo funzionamento è talmentetanto diverso che si tratta senza ombradi dubbio di due apparecchi completa-

mente diversi), né che la Polaroid abbianecessariamente incaricato la Microtekdi costruire lo SprintScan su sue preci-se specifiche (comunque, non ci sareb-be nulla di male') Il motivo principaleper cui l'apparecchio Polaroid riesce adessere tanto veloce è che, a differenzadei modelli più lenti, per la digitalizzazio-ne viene effettuata un'unica passata inluogo delle tre distinte passate, una perogni colore primario (rosso, verde, blu).La diapositiva (o la striscia di film utiliz-zando l'apposito adattatore-cornice for-nito a corredo) scende una sola voltaall'interno dell'apparecchio per la letturae al suo riemergere la digitalizzazione ègià pronta e trasferita al nostro compu-ter. Il tutto, come più volte ripetuto, inpoche decine di secondi, diciamo da unminimo di 20 ad un massimo di sessan-ta, a seconda della risoluzione utilizzata:da un minimo di 127 ad un massimo di2700 punti per pollice. La digitalizzazio-ne avviene a 10 bit per colore (1024 li-velli) mentre l'output verso il computernon va oltre i canonici 24 bit/pixel (167

Sul retro porta SCSI, ventola e presa alimentazione.

milioni di colori, 256 livelli per colore pri-mario).

Sul lato superiore dello SprintScantroviamo la fessura per inserire la diapo-sitiva da scannerizzare già montata sutelaietto. Accanto a questa due spie se-gnalano lo stato di alimentazione e quel-lo di «pronto».

Sul frontale, oltre al logo Polaroid e alnome dell'apparecchio, troviamo un co-mando di sblocco che permette di acce-dere al vano lampada (fluorescente a«luce bianca» di fabbricazione Philips)per un'eventuale sostituzione: all'inter-no del coperchio (della serie le buonesorprese non mancano mal In un pro-dotto, cosiddetto, di «marca») troviamoaddirittura una lampada di ricambio del-lo stesso tipo per non correre il rischiodi rimanere a metà lavoro nel caso incui quella utilizzata smettesse di funzio-nare

Lateralmente troviamo due fessureper introdurre la cornice che consentela scannerizzazione di fotogrammi, suspezzoni da sei, di pellicole negative o

<<

Polarold SprintScan35

]

Lo SpnntScan 35 visto di lato e frontalmente. Si noti (foto a sinistra) la fessura per l'insenmento della cornice porta negativI.

MCmicrocomputer n. 150 - aprile 1995

Page 60: MC-digest n. 1

PROVA

POLAROID SPRINTSCAN 35

Due particolari interni: la fessura (sotto alla diapositiva) per la taratura dell'illuminazione e, a destra, il motore passo-passo per il movimento meccanico.

Lo SprintScan 35 appena aperto. Un prestigioso insieme di meccanica, elettronica ed ottica.

positive. Per quanto riguarda le prime, ilsoftware di gestione effettua automati-camente la riconversione in modo daottenere come risultato della digitalizza-zione sempre immagini in positivo, qua-lunque sia il tipo di pellicola utilizzata.Non solo, nel caso dello SprintScan, ilpotentissimo software di gestione forni-to a corredo permette di indicare lamarca e il tipo di pellicola negativa o po-sitiva al fine di effettuare le opportunecorrezioni per ottenere sempre immagi-ni prive di dominanti dovute al tipo disupporto utilizzato. Questo specialmen-te per le pellicole negative che utilizza-

no ognuna una taratura e una filtraturadifferente e per le quali in fase di stam-pa i laboratori fotografici ef' _•• __.ìO lecorrispondenti correzioni per averestampe cromaticamente equilibrate. Piùcamera chiara di così..

Per finire, sul retro dell'apparecchio,troviamo come prevedibile l'interruttoredi alimentazione, il connettore a va-schetta per il cavo elettrico, l'alloggia-mento per il fusibile, la porta SCSI «pas-sante» (con relativo rimando per il colle-gamento di altri apparecchi di pari inter-faccia!. il deviatore rotante per selezio-nare l'indirizzo SCSI utilizzato e la solita,

indispensabile, ventola di aerazione inrealtà un po' troppo rumorosa.

All'internoGli scanner di qualità, e più in partico-

lare quelli per pellicola, hanno general-mente un costo superiore a quello di al-tre periferiche per computer per il fattodi essere apparecchiature non solo sofi-sticate dal punto di vista elettronico maanche o soprattutto dal punto di vistameccanico ed ottico. Lo SprintScan nonfa naturalmente eccezione e ce ne pos-siamo rendere facilmente conto effet-tuando una rapida visitina all'interno.L'elettronica è disposta su due schede,la prima analogica per l'alimentazione ditutte le componenti è situata sul fondodell'apparecchio, la seconda 'digitale' èposizionata a «mezz'aria». Su questa ivari componenti sono tutti saldati in tec-nologia SMD (montaggio superficiale) eoccupano entrambi i lati della scheda.«Beccato» un ripensa mento dell'ul-tim'ora, rappresentato da un microsco-pico diodo a cavallo tra un integrato eun transistor: niente paura, succede an-che nelle migliori famiglie ...

A guardar meglio, ci si accorgedell'esistenza di un'ulteriore piccolascheda analogica, che si occupa dell'ali-mentazione e dell'innesco della lampa-da fluorescente a luce bianca utilizzataper illuminare per trasparenza l'originaledurante la scannerizzazione.

Tutte le schede sono poi collegate dacavi elettrici, tutti terminati da appositiconnettori al fine di semplificare le ope-razioni di smontaggio in caso di neces-sità.

Naturalmente l'accesso all'internodello SprintScan, sebbene facilitatodall' estrazione di quattro sole viti, è ri-servato esclusivamente ai centri di assi-stenza Polaroid, pena la decadenza im-

MCmicrocomputer n. 150 - aprile 1995

Page 61: MC-digest n. 1

mediata della garanzia. Da non dimenti-carel

Nello spazio tra le due schede mag-giori, benché ancorata a quella superio-re digitale, troviamo il gruppo di letturabasato su un CCD lineare a colori. L'ap-parente disco portafiltri colorati visibileall'interno, in realtà dispone solo di unfiltro grigio utilizzato per abbassare leg-germente la luminosità della sorgenteluminosa. Molto probabilmente, vistoche lo scanner ogni volta che viene uti-lizzato effettua l'autotaratura dell'illumi-nazione calibrando sia il punto di biancoche il punto di nero, lo stesso filtro po-trebbe essere autoescluso dalla logicainterna nel caso in cui la lampada utiliz-zata non avesse più la luminosità origi-naria.

Anteriormente troviamo la meccani-ca di lettura. Differentemente dallamaggior parte degli scanner piani, negliscanner per pellicola non è il gruppo dilettura a spostarsi durante la digitalizza-zione ma è l'originale da scannerizzare a«scomodarsi». Il movimento verticaledella parte meccanica è assicurato daun motore passo passo situato tra ilgruppo di lettura e la meccanica stessa.

Per concludere questa nostra breveintrusione all'interno dello SprintScan,non possiamo che esprimere un giudi-zio estremamente positivo sull'ingegne-rizzazione interna, sulla robustezzadell'insieme e sul livello qualitativo ge-nerale a conferma del fatto che i pro-dotti cosiddetti «di marca», come que-sto, difficilmente nascondono bruttesorprese per l'utilizzatore.

Installazione ed usoL'immediatezza del Polaroid Sprint-

Scan non si manifesta solo nell'uso, maappare ben chiaro sin dal primo mo-mento. Per il collegamento al compu-ter, trattandosi di una periferica dotatadi porta SCSI, è necessario utilizzareun'interfaccia di questo tipo. Se si trattadi un Macintosh, nessun problema vistoche tali macchine hanno la porta SCSIgià di serie, se utilizziamo una macchinaWindows dovremo prima installare lascheda SCSI (acclusa alla macchina) epoi effettuare i vari collegamenti Altret-tanto ovviamente (lo aggiungiamo per imeno esperti) nel caso in cui la nostramacchina Windows sia già collegata aduna catena SCSI (ad esempio un harddisk esterno e/o un lettore di CD-ROMentrambi utilizzati con tale interfaccia)non dovremo installare la scheda fornitaa corredo ma potremo collegarci «in ca-scata» agli altri dispositivi avendo comeunica accortezza quella di scegliere peril nostro SprintScan un indirizzo SCSI di-verso da quelli già utilizzati.

MCmicrocomputer n. 150 - aprile 1995

•Ouella che potete am-mirare qUi In alto e unadura prova per unoscanner per diapositi-ve. Nonostante l'ongl-naie molto scuro e lepoche sfumature pre-senti Il risultato ottenu-to e eccellente. Comeal solito spenamo chela resa tipografica nonmassacri il tutto.

Oui il caso e opposto:molti colori, molte sfu-mature, molti dettagli.Il Polaroid SprintScan35 e In grado di forniresempre risultati eccel-lenti.

Per le nostre prove abbiamo, giusta-mente, preferito la versione Macintosh,ma le funzioni svolte nei due «mondi»sono ovviamente le stesse. C'è da ag-giungere solo un ultimo particolare: laversione Macintosh viene venduta soloin «bundle», in accoppiamento, conPhotoshop LE (edizione semplificata) adun prezzo leggermente superiore aquello della versione Windows. Questoda un lato penalizza gli utenti Macintoshgià in possesso di una versione comple-ta di Photoshop e dall'altro penalizza gliutenti Windows che non dispongonoancora di Photoshop escludendoli, percosì dire, dall'affare. Insomma, gli unicifortunati saranno gli utenti Macintosh

PROVA

POLAROID SPRINTSCAN 35

che non hanno già acquistato Photo-shop e che se lo ritroveranno in «bund-le» con lo SprintScan ad un sovrapprez-zo contenuto.

Il motivo di questa apparentementemacchinosa strategia di vendita utilizza-ta da Polaroid è da ricercare nel fattoche lo SprintScan versione Mac può es-sere pilotato solo tramite un appositoplug-in di Photoshop (per questo motivoè fornito a corredo), mentre la versioneWindows, oltre a poter essere utilizzatada qualsiasi programma di trattamentoimmagini in grado di pilotare perifericheTWAIN (quindi anche da Photoshop)può essere utilizzato da un'applicazioneseparata denominata SprintScan e ri-

Page 62: MC-digest n. 1

PROVA

POLAROID SPRINTSCAN 35Color SiidI'RgfllchromeRgfllcolorColor Neg - NormlllColor Neg - OuerColor Neg - UnderColor->Mono Neg

Fuji Super GFujichromeFujichrome ProFujicolorFujicolor HGIIford BWKodllchromeKodllk EktllpressKodllk EktllrKodllk GoldKodllk Gold plusKodllk ROYlllGoldKodllk UPSPolllPlInPolllroid HO3Polllroid One FilmRlIw DlItll NeglltiueRlIw DlItll Positiue

OutpuResol

SCll

Type:

, SprintSclIn 35

Kodllchrome

Color

OutputResolution: I 2700 dpi .•. 1

SCllie To: 1100.00 I%

Width: ~ piKels

Helght: §:=J piKelsImllge Size: 14135 KB

D F'Kl'd SIZI'

Film:Type:

Dal pannello di comando possiamo settare vari parametri tra cui risoluzione,dimensione e rapporto di riduzione o ingrandimento. A destra le varie taratureper differenti tipi di pellicole.

Le finestre di regolazione o correzione cromatica. La curva rappresenta la look·up table corrispondente alleregolaziof1l effettuate (vedi testo).

chiamabile direttamente da Windows.In tutti i casi, accedendo al pannello

di comando dello SprintScan 35 ci ve-dremo apparire come di consueto unafinestra per metà occupata dall'area dipreview dell'immagine da digitalizzare eper l'altra metà da alcuni controlli es-senziali. Per le regolazioni «avanzate»possiamo richiamare ulteriori finestre dicontrollo per regolare ad esempio lumi-nosità, contrasto e curva di gamma, ef-fettuare la correzione colore, controllan-do il risultato ottenibile sempre nella fi-nestra di preview. La finestra «Tonesca-le» non consente di modificare la curvarappresentante la look-up table, ma solodi controllare graficamente l'effetto del-le altre regolazioni. Per fare un esem-pio, con le regolazioni tutte in posizionedi default la curva rappresentata saràuna retta esattamente a 45 gradi. Au-mentando la luminosità la retta si spo-

u Color Correction

Red • ~IQ~I ~19~'.DGreen _IQ_I 1_91 D

Blue .1~Q~I ~19~1• D( Reset) I8llink Colors

huni=~=;;;;:---;C:::o::n7.tr=lI:::st;:/;;;B=ri:::;::!Ilht;:n::e:::ss::-:;;;===~

Chllnne!: RGB .•. 1Brightness IQ' ! I§I ~

Contrest IQI I I§I0Gemme "'IQ""'_:J-'- ---LE?"-", I0.64 I

sta verso l'alto (e viceversa), aumentan-do il contrasto aumenterà l'inclinazione(e viceversa). Infine, diminuendo il valo-re di gamma, la curva assumerà unaforma concava, aumentandolo diven-terà convessa. E un buon esercizio gra-fico-visivo (tenendo sottocchio anchel'immagine nella finestra di preview) permeglio comprendere l'effetto delle va-rie regolazioni.

Ulteriori regolazioni possono essereeseguite direttamente dal pannello dicomando, come l'esposizione automati-ca (lo scanner analizza l'immagine e"tenta» un riequilibrio dei livelli), oppurela scelta del punto di bianco e del puntodi nero per forzare il range dei livelli cat-turati dallo scanner.

Terminate tutte le (eventuali) regola-zioni, lo SprintScan è pronto per la digi-talizzazione (i vari parametri possonoanche essere salvati per successivi uti-

Tonescllie

Chllnnel: RGB

lizzi), fornendo il risultato digitale in po-che decine di secondi. Un vero record I

ConcludendoDire che lo SprintScan 35 ci abbia a

dir poco entusiasmati è ovvio. I risultatiottenibili, come avrete modo di ammira-re in queste pagine, sono di qualità ec-cellente.

La risoluzione massima raggiungibile,2700 punti per pollice, permette di otte-nere file da oltre 28 megabyte da unaminuscola diapositiva 24x36, utilizzabilinon solo per applicazioni tipograficheanche di livello elevato (selezione estampa di grosse dimensioni), ma an-che per procedimenti di fotografia digi-tale vera e propria. Questo significa riu-scire a mantenere la cosiddetta "qualitàfotografica» al termine delle varie elabo-razioni effettuate sull'immagine, poten-do contare su una digitalizzazione dipartenza "subgranica» in cui ogni pixelha dimensioni inferiori a quelle dellagrana fotografica. Come dire: nessunaperdita di dettaglio. Per fare un raffron-to, il formato massimo ottenibile trami-te PhotoCD Kodak amatoriale permettedi ottenere file da 18 megabyte, ben piùche sufficienti anche per stampa foto-realistica a sublimazione in formatoA4/A3 o per la successiva fotorestitu-zione su pellicola negativa o positiva an-che di formato superiore.

Anche il prezzo, tutto sommato, cisembra ben allineato alle prestazioni of-ferte, visto che ad un prezzo inferioretroviamo solo apparecchi ben più lentidello SprintScan, mentre al di sopra tro-viamo solo macchine per utilizzo assolu-tamente professionale e dal costo digran lunga superiore e certamente nonadatti per applicazioni personali.

MCmicrocomputer n. 150 - aprile 1995

Page 63: MC-digest n. 1

~-------------------.J DeSidero rrcevere magglon mformazloni .J DeSidero ncevere la V/Sila di un vostro Incancato

Nome e Cognome Dl1Ia

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Cilla

MODO s.r.l.Una Società del Gruppo IRETVia Masaccio 11 - 42100 (RE) Te10522/512828 Fax. 0522/516822

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Page 64: MC-digest n. 1

~ I ~ I I A l I M A ~ I ~ ~•..........................................................................................................•PROVE & PRODOTTI

Teklronix Phaser 440di Andrea de Prisco............................

Dorpresa' A partire da questo nu-mero, Digitallmaging si «allarga"dedicando parte del suo spazio

alle prove dei prodotti hardware esoftware dedicati o, comunque, partico-larmente indicati per la fotografia digita-le. Ne avevamo già parlato, se non ri-cordo male, sul primo «numero" di Di-gitallmaging (MC n. 146), prometten-dovi oltre all'elaborazione digitale vera epropria (la cosiddetta «camera chiara,,),discussioni riguardanti l'hardware ilsoftware, gli accessori, le periferiche.

Non posso promettere che questoavverrà su tutti i numeri, ma visto l'an-damento del mercato «digital", e so-prattutto i continui annunci in questosettore, c'è il rischio (si fa per dire) nonsolo di provare tutti i mesi un prodotto,ma addirittura di essere invogliati ad au-mentare ulteriormente le pagine pubbli-cate relative a questo argomento. Resta

comunque valido il mio invito rivolto atutti i lettori (nonché ai vari distributori)che vorranno segnalarmi prodottihardware e software in sintonia conquesto spazio della rivista.

Un po' più in là potremo espandereulteriormente l'argomento trattando te-mi più generali, con brevi articoli dedica-ti al mondo della fotografia digitale sen-za però un diretto riferimento ad un par-ticolare prodotto o procedimento. Ve-dremo. Intanto fatemi sapere cosa nepensate ..

Dovendo inaugurare nel migliore deimodi la sezione prove di Digital Ima-ging, non potevamo non partire allagrande con un prodotto, ve lo anticiposubito, di taglio eccezionale. Si trattadella Tektronix Phaser 440, una stam-pante a sublimazione (dotata anche dicapacità PostScript, s'intende!) in gradodi produrre stampe a colori di Qualità

Fotografica. Ho utilizzato le maiuscoleper sottolineare il fatto che davanti aduna stampante a sublimazione Tektro-nix c'è davvero da togliersi il cappello.Colori brillanti, fedel,; intensi, ben equili-brati, risoluzione da «botto" e velocitàdi stampa impressionante sono solo al-cune delle caratteristiche più interes-santi della Phaser 440. C'è da chiedersi,a questo punto, se in tal caso la «subli-mazione" (il passaggio diretto dallo sta-to solido allo stato gassoso) sia ancoraun fenomeno fisico sfruttato per lastampa a colori di qualità o piuttostouna deformazione lessicale riferita ai ri-sultati ottenibili, assolutamente «subli-mi". Diamo, per conferma, uno sguardoal famosissimo dizionario «Esso" (iocerco di fare la persona seria, ma non ciriesco: il riferimento, in realtà, riguarda ildizionario De Agostini, preso con la rac-colta punti della nota casa petrolifera).

MCmicrocomputer n. 151 - maggio 1995

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DIGITAL IMAGING

TEKTRONIX PHASER 440

Tektronix Phaser 440

Produttore:Tektronfx Italia SpA - Via Lampedusa, 1320141 Milano. Tel.02/8444212Prezzo (Iva esclusa):Tektronix Phaser 440 L. 15.950.000

/I cassetto di alimentazione della carta. Dal lato superiore si accede alla sede del nastro.

Sette spie luminose segnalano alcuni stati di funzionamento della macchina.

Carte e nastriIl cassetto per la carta, multiformato,

è alloggiato in basso Possiamo utilizza-re tre tipi di carta: A4, Letter e LetterExtra. Quest'ultimo offre una superficieutile di stampa di ben 237x323 mm, su-

più completa serie di interfacce mai vi-sta su una macchina di questo tipo. Ol-tre alle porte LocalTalk e EtherTalk per ilcollegamento a reti di Macintosh (ovvia-mente la porta EtherTalk può essereutilizzata anche da reti Ethernet generi-che), troviamo una porta parallela e unaporta seriale per il collegamento direttoad un PC e un connettore SCSI per in-stallare un hard disk esterno per l'im-magazzinamento di font PostScript distampa. Accanto alle porte di l/O trovia-mo una serie di dip-switch da utilizzare(eventualmente) all'installazione dellastampante. Riguardano, ad esempio, lamodalità della porta seria le, la correzio-ne di colore di default, la procedura direset della stampante, la stampa dellapagina di configurazione ed altro.

Sempre sul retro troviamo un pulsan-tino per effettuare una stampa di test euna presa DB9 per il collegamento elet-trico del cassetto supplementare.

ben sette spie luminose e un ulteriorecoperchio estraibile da aprire solo nelcaso in cui si manifesti l'inceppa mentodi un foglio di carta all'interno. Le spieluminose hanno tutte un significatochiaro. Partendo da destra troviamo l'in-dicatore di power on e quello di ready.All'accensione la stampante effettua unself test verificando che sia tutto a po-sto sia dal punto di vista elettrico/mec-canico che per quel che riguarda i mate-riali di consumo (carta e nastro). Le suc-cessive cinque spie segnalano altrettan-ti malfunzionamenti: coperchio aperto onon perfettamente chiuso, mancanza oesaurimento del nastro colorato, man-canza della carta, inceppamento di unfoglio all'interno e, facciamo gli scongiu-ri, errore non rimediabile dall'utente (ilche equivale a dire che si è verificato unvero e proprio guasto). In quest'ultimocaso è necessario rivolgersi alla Tektro-nix, attraverso il numero verde del ser-vizio clienti. Alcune combinazioni dellesuddette spie segnalano altri problemi,come un formato errato di carta o tipodi supporto utilizzato (la Phaser 440 puòstampare sia su carta bianca specialeche su pellicola trasparente, altrettantospeciale).

Sul retro della stampante troviamo la

o 0READY POWER

D cm \JMEDIA RIBBON COVERJAMERROR

Sublime. (agg.) eccelso, che supera dimolto i valori normali in campo spiritua-le, morale, estetico. Come se non ba-stasse, una nota finale aggiunge: Subli-me non può avere il superlativo poichéil significato dell'aggettivo contiene diper sé l'idea del massimo grado.

Più chiaro di così.Ah, dimenticavo un particolare. La

Tektronix Phaser 440 costa una quindi-cina di milioni. Preferisco anticiparvi an-che questo: li vale tuttl~ dal primo all'ul-timo. E non cercate assurdi paragonicon prodotti di «dichiarata» identica tec-nologia, ma dal prezzo cinque o sei vol-te inferiore. Sarebbe come paragonareun'utilitaria ultra spartana ad una berlinadi lusso, non tanto nel caotico trafficocittadino (sebbene anche in quello ci sa-rebbe da riflettere), ma nei viaggi auto-stradali più lungh/~ al gelo d'inverno e alcaldo torrido d'estate. Provate a stam-pare un file da trenta mega su entram-be, e poi ne riparliamol

Descrizione esternaLe dimensioni sono generose, dicia-

mo paragonabili a quelle di una laser inbianco e nero di vecchia generazione.La sua «carrozzeria», però, non è nuo-va: lo stesso cabinet era utilizzato dalleprecedenti Phaser 200i e 220i (entram-be provate dal buon Truscelli nel '93 enel '94) utilizzanti la tecnologia a trasfe-rimento termico tradizionale (non a su-blimazione) con la quale le tinte inter-medie erano ottenute solo dietro retina-tura, ora non più necessaria (vedi riqua-dro a pago 279)

L'estetica è comunque molto pulita.La stampa esce sul lato superiore, dovetroviamo anche il comando di sbloccoper accedere al vano portanastro. Ante-riormente troviamo un pannellino con

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DIGITAL IMAGING

TEKTRONIX PHASER 440

teniamo un aumento di prestazioni intermini di velocità di stampa, special-mente per le immagini più grosse.

Il materiale di consumo è, ahinoi,piuttosto costoso (il discorso vale ancheper le stampanti a sublimazione ultrae-conomiche prima citate). Tra nastro ecarta, ogni stampa ha un costo appros-simativo di sei-settemila lire: simile aquello della stampa fotografica tradizio-nale. Il paragone, comunque, regge po-co, dal momento che con la tecnologiadigitale otteniamo una stampa in unpaio di minuti direttamente da file digi-tale.

MCmicrocomputer n. 151 - maggio 1995

Sul retro connessioni per ogni eSigenza.

PHASER 440 MOOEL.t685

Colore stuporeTutto ciò premesso, colleghiamo al

computer la stampante ed effettuiamol'installazione software. Con la macchi-na sono forniti ben otto dischetti, quat-tro relativi ai Macintosh, tre per Win-dows e uno per le Workstation Unix(per l'utilizzo su reti TCP/IP) Riguardoqueste, oltre ad AppleTalk per i Macin-tosh, sono fornite le utility per l'utilizzosotto PC attraverso reti NetWare. In-somma, in qualsiasi maniera ci colle-ghiamo fisicamente con la stampante,riusciremo a stampare. Inutile aggiun-gere che tutte le prove da me effettua-te per la stesura di quest'articolo sonopassate attraverso la nostra rete Macin-tosh, ma naturalmente considerazioni erisultati ottenibili sono indipendenti dallapiattaforma utilizzata.

Installato il primo nastro e un po' dicarta, per ottenere risultati il più fedelipossibile sotto il profilo cromatico, è ne-cessario procedere alla taratura dellastampante. Dal dischetto «Utilities»estraiamo (è proprio il caso di dirlo, vi-sto la necessaria compressione dei fileutilizzata) l'applicazione «Phaser 440Calibrator» e lanciamola. Comparirà unafinestra con tre bottoni ed altrettantibrevi spiegazioni Con il primo, «GrayBalance», possiamo stampare una pri-ma pagina di test nella quale vengonovisualizzati sei livelli di grigio campione(dal 5 al 90 per cento) tutti circondati anido d'ape da ben sessanta variazioni

Thldronix/

[ Stale to fU

Prinler. Phaser 440 ·1 None

.•.l U1uld BlueMedia: RuloSelecl Simulo te Dlsplo!.!

Media Slze: l .4 ""I [uroscale Press ,Orlentatlon: I Portnlt "'1 Commerciai Press

SNAP Prest""Use Prlnter 5ettlnQ

y 2.2

cOPles:~ SUle: ~'1.

A\ Image does noi fIt page andill wlll be clipped when prlnted.

Phaser ™ Print

- l-~~enter images

_ID (noble irnoge reptlcationi Imaga wporItUl>n:~rnrll

Ilrnage slze: 262.0mm H 269.8mm

I Nurnber o, Images: l

i Irnoge layout: l " 1

A sinistra è visibile il rullo sul quale viene trattenutoil foglio durante la stampa. Qui in alto è visibile uno"scorcio" dell'elettronica.

Il nastro colorato installato nel portarulli.

nero. Sempre di qualità fotografica.All'interno della stampante è possibi-

le (per certi versi doveroso) installaremoduli SIMM di espansione della me-mOria.

La macchina nasce con 16 megabytedi RAM con i quali riusciamo a stampa-re solo in formato A4 con il nastro a trecolori (o col nastro tutto nero). Già consoli 16 megabyte in più (totale 32) pos-siamo sia utilizzare la carta dì formatomaggiore, Letter Extra, sia il nastro aquattro colori. Aumentando ancora lamemoria, fino a 64 megabyte totali, ot-

periore dunque all'A4 standard(210x297 mm). Per la cronaca, utilizzan-do quest'ultimo formato, la superficieutile sarà di 204x283 mm.

La stampante è fornita con un unicocassetto, ma è possibile aggiungerneun secondo sul fondo e selezionare viasoftware quello da utilizzare. Col cas-setto standard, per passare da un for-mato all'altro è necessario innanzituttotogliere tutti i fogli, spostare un margineanteriore e un margine laterale per le di-verse dimensioni e, come se non ba-stasse, spostare una tacca presente suuno dei lati. Se pensate di cambiarespesso formato della carta, vi consigliocaldamente di acquistare anche il se-condo cassetto. Per fortuna il nastro èlo stesso per tutte le grandezze (ciò si-gnifica semplicemente che è dimensio-nato per il formato massimo). altrimentiavremmo dovuto procedere anche allasostituzione di questo. Per chi non losapesse, le stampanti termiche (,<lisce»e «gasate», tradizionali e a sublimazio-ne) utilizzano un nastro multicoloratoformato da un susseguirsi di tanti spez-zoni di dimensioni almeno pari al fogliodi stampa. Srotolando un nastro di que-sto tipo, troveremmo un rettangolo gial-lo, un rettangolo ciano, uno magenta,poi di nuovo giallo, ciano, magenta e co-sì via. Per i nastri a quattro colori (vedisempre riquadro a pagina 279) c'è an-che un rettangolo nero ogni tre rettan-goli colorati per la stampa in quadricro-mia. Naturalmente questo significa che,qualsiasi cosa stampiamo, consumiamouna serie completa di settori nastro (treo quattro colori a seconda del materialedi consumo utilizzato). anche nel caso li-mite in cui l'immagine non contenga af-fatto una determinata componente cro-matica. Oltre ai rotoloni a tre e a quattrocolori per la stampa cromatica, esisteanche il rotolone composto dal solo ne-ro che permette la stampa in bianco e

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DIGITAL IMAGING

TEKTRONIX PHASER 440

Sublime sublimazione!Ciò che differenzia la stampa a colori a

sublimazione da qualsiasi altra rappresenta-zione visiva della realtà (sia essa un'immagi-ne su schermo video anche ad altissima ri-soluzione, la stampa tipografica, a getto diinchiostro o di cera, a trasferimento termico"tradizionale», in tecnologia laser o in quel-lo che vi pare) riguarda il fatto che le sfuma-ture di colore non sono ottenute attraversouna "retinatura» di colori primari, siano essidi sintesi additiva (rosso, verde, blu) o sot-trattiva (ciano, magenta, giallo). Per la sinte-si sottrattiva, per ragioni più tecnologicheche teoriche, si utilizza anche un quarto co-lore, il nero, che ha il compito di rafforzarele tonalità cromatiche e, ovviamente, di ren-dere il «nero)) realmente «nero» (e nonmarroncino scurissimo come accadrebbealtrimenti).

Il meccanismo della retinatura, inventatooriginariamente per la stampa monocroma-tica (come già detto non riguarda la stampaa sublimazione), permette la simulazionedelle tonalità intermedie (le cosiddette mez-zetinte) semplicemente accostando una se-rie più o meno fitta di puntini. Più i puntinisono fitti, più il risultato si avvicina al nero(o al colore generico "pieno»). più sono radipiù la tonalità è chiara e tende al bianco. Ac-costando tra loro retini diversamente ango-lati e relativi a colori primari differenti, conla stampa tradizionale si ottengono tutte (oquasi) le sfumature esistenti.

Dov'è la fregatura del retino? Semplice:la sua implementazione causa una necessa-ria perdita di risoluzione Se una stampante,ad esempio, riesce a raggiungere i trecentopunti per pollice quando stampa il "neropieno», se deve utilizzare la stessa risolu-zione anche per disegnare un reti no più o

meno fitto ed ottenere i livelli intermedi, ladefinizione dell'immagine stampata dimi-nuirà con l'aumentare del numero di tinteintermedie simulate. Più livelli decidiamo di"retinare» più la risoluzione della nostrastampante sarà bassa. Macchine in grado distampare a seicento punti per pollice in tin-ta piena, difficilmente supereranno le 70-100 linee per pollice con una cinquantina dilivelli intermedi rappresentabili. Passando alcolore, quando c'è di mezzo la retinatura, ildiscorso non cambia affatto, anzi diventapiù critico.

La stampa a sublimazione, come antici-pato, salta a piè pari l'ostacolo offrendo untipo di tecnologia che non necessita dellaretinatura per le tinte intermedie. Ogni pixeldi un'immagine stampata a sublimazionenon è l'accostamento di più puntini di diver-so colore (primario) e di diversa dimensio-ne, ma in un certo senso ne è la sovrappo-sizione.

La stampa avviene per sintesi sottrattivain tricromia o quadricromia, sovrapponendostrati di colore prelevati da un apposito na-stro colorato e impressi a caldo sulla cartaspeciale. Si inizia generalmente dal gialloper poi passare al ciano e al magenta (edeventualmente al nero). La carta passa tre oquattro volte sotto la testina di stampa eogni pixel riceve la quantità di ogni coloreprimario necessaria a formare la tinta desi-derata. Ogni volta che un colore si sovrap-pone ad un altro, la testina li fonde insiemeper generare la nuova tonalità. Grazie a que-sto geniale procedimento, la risoluzione ini-ziale rimane tale sia che stampiamo coloripieni sia che stampiamo qualsiasi tinta in-termedia generata dalla sovrapposizione dipiù colori primari. Già con trecento punti per

pollice (che in assoluto possono non sem-brare moltissimi) grazie alla totale assenzadel reti no, su una superficie formato A4possiamo già cominciare a parlare di qualitàfotografica. La carta utilizzata, nonché il tipodi pigmento cromatico per la generazione dicolori brillanti, fa sì che il risultato finale siaeccezionalmente realistico, degno di esserecomparato con la migliore stampa fotografi-ca tradizionale

Le tre immagini inserite in questo riqua-dro sono tre digitalizzazioni ad altissima ri-soluzione di un particolare piccolissimo del-la copertina di MCmicrocomputer. Nel pri-mo caso l'originale utilizzato è una coperti-na vera e propria stampata in tipografia, nelsecondo caso è una prova effettuata conuna delle prime stampanti a getto di cera (ilretino è ben più evidente), nel terzo caso sitratta di una stampa a sublimazione effet-tuata con la Tektronix Phaser 440. Il retinonon c'è più: sublime I

adp

PS: Per la serie: "Anche i gatti vanno inloop (quando si rincorrono la coda)>>,non di-menticate che la copia di MC che avete sot-to gli occhi in questo momento è, a sua vol-ta, stampata tipograficamente. Se prendeteuna lente d'ingrandimento vedrete il retinodella stampa tipografica anche sull'immagi-ne relativa alla Tektronix (così come per glialtri esempi pubblicati in queste pagine).Osservate tutte le immagini ad occhio nudo(o al massimo attraverso i vostri usuali oc-chiali da vista), dalla stessa distanza dallaquale leggete il testo. Solo così potrete va-lutare, oggettivamente, le differenze.

Purtroppo, MC non è stampato a subli-mazione.

Tre digitalizzazioni ad altissima risoluzione di un particolare della copertina di Me (indovinato quale 1). A sinistra l'onf}inale tipografico, al centro una stampa agetto di cera, a destra la stampa a sublimazione.

MCmicrocomputer n. 151 - maggio 1995 11I

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DIGITAL IMAGING

TEKTRONIX PHASER 440

nelle sei direzioni dei colori primari disintesi additiva e sottrattiva. Per ogni li-vello dobbiamo valutare ad occhio (at-tenzione, è importantissimo effettuarel'operazione nelle giuste condizioni di il-luminazione ambientale: meglio sareb-be confrontare il parere di più personein ambienti diversi) il grigio più puro e,raccolti i sei valori corrispondenti, indi-carli nell'apposita finestra del «Calibra-tor». Già con questo procedimento è fa-cile individuare le eventuali correzioninecessarie, ma per una calibrazione«assoluta» sarebbe consigliabile utiliz-zare un «densitometro», che misura og-gettivamente densità e bilancia mentocromatico di un particolare o di un'inte-ra immagine (in questo caso il valore èmedio).

Dopo questo primo passo, si richia-ma la finestra «Gray Linearity» con laquale dobbiamo valutare iinearità dei li-velli di grigio, sempre utilizzando unapagina di test all'uopo stampata. Si trat-ta di individuare la corrispondenza tra di-versi grigi «retinati» ed altrettanti livelligrigi «non retinati» (vedi riquadro a pagi-na 279). Come abbiamo già fatto prima,i valori prescelti si inseriscono nell'ap-posita finestra del «Calibrator». Lastampante, a questo punto, è tarata epossiamo verificare per ogni colore pri-mario i valori di calibrazione (eventual-mente modificandoli a mano, ma que-sta è un' operazione delicatissima!) ge-nerati automaticamente in seguito allenostre scelte.

La tecnologia TekColor (messa apunto dalla Tektronix) offre anche alcu-ne tarature preinstallate relative ai piùdiffusi standard tipografici (SWOP, Eu-roscale, SNAP, Commerciai Press), allavisualizzazione su schermo video (Simu-late Display), o indicate per la realizza-zione di trasparenze e/o presentazionigrafiche in cui è necessario ottenere co-lori brillanti indipendentemente dalla vi-sualizzazione sullo schermo del compu-ter (Vivid Blue)

In tutti i casi, quantunque la stam-pante sia tarata alla perfezione, per quelche riguarda l'elaborazione digitale delleimmagini fotografiche non si possonofare i conti senza l'oste. Nel caso speci-fico l'oste è il nostro monitor, che ne-cessita di analoga taratura per non otte-nere risultati stampati completamentediversi da quelli visualizzati, Ne riparle-remo in una sede più opportuna.

MCmicrocomputer n, 151 - maggio 1995

Un commento ai risultatiIn queste pagine trovate solo un paio

di esempi, quelli che di solito pubbli-chiamo nelle prove delle stampanti acolori, riguardanti un'immagine bitmap(da poco ribattezzata «Fruits of the te-

Simulate Display SWOP PressViyid B1ue~one

TekColor Corrections

In alto una prova di stampa da file Post5cript effettuata utilizzando Adobe Illustrator, in basso un 'imma-gine fotografica stampata con Adobe Photoshop.

Alcune tarature colore messe a disposizione dalla tecnologia TekColor.

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DIGITAL IMAGING

TEKTRONIX PHASER 440

Gray BalancePrint Gray Balanee test print n Print DFrom the Gray Balanee test prlnt, seleet thebest neutral gray within eaeh honeyeomb.The number inside the hexagon you seleetedshould be entered in the eorresponding fieldbelow.

[ Set Gray Balllnce )

[ Cllncel )

Best 5'7. Gray

Best 10'7. Gray

Best 25'7. Gray

Best 50% Gray

Best 75% Gray

Best 90% Gray

Modlfy the Gray Balanee values

+C

+8

+G

Best 5'7. Gray

Best 10'7. Gray

Best 25% Gray

Best 50% Gray

Best 75% Gray

Best 90% GrllY

Per tarare la stampante è necessario analizzare alcune mappe cromatiche pervalutare i grigi più "puri" In alto il bilanciamento, in basso la linearità. Gray Linearity

Print Gray Lineartty test print n Print DFrom eaeh row of the Gray Lineartty testprint, seleet the box where both parts ofthe square have similar lIghtness. Enter thenumber from the box you selected into thecorresponding fleld below.

CMY Black

~~~~~~~~~~~~

Modify the Gray Lineartty values [set Gray linellrity]

[ Cllncel )

Volendo è possibile variare manualmente la calibra-zione della stampante, inserendo nuovi valori inquesta finestra.

st») proveniente da un PhotoCD dimo-strativo Corel e un complesso file Post-Script da un demo di Adobe Illustrator

Nomlnol:

Cyon:

Magenta:

Yellow:

Bleu:

CalibrationEnter the cellbration velues In the fields below.Clfck "Set Cellbr/lltion" lo sen12the cellbrellonveluei to the current1y selected prlnter,

The tnittel velues on the sereen ere thosecurrently storMin the pnnter

Return to nomlnel defOl.llt vo!Ilues I Defeult l15 30 60 120 195 225

~~[!O@D~§O~ EJ§:::J0 §:]§:]~~[!O@D§=:J§:]@::J§::JEJEJ~0

( cent'el ] ISe. C.Ubretion I

(l'Honda NSX incredibilmente realistica).Ma il giudizio, estremamente positivo,sulle qualità della Tektronix Phaser 440è espresso in seguito alla realizzazionedi almeno un centinaio di prove, su filedi vario tipo, dimensione e formato, pro-vando varie tarature ed entrambi i tipi dinastro (a tre o a quattro colori) raggiun-gendo performance che definire entu-siasmanti appare addirittura riduttivo.Già con immagini di cinque o sei me-gabyte si raggiungono risultati, in termi-ni di definizione dell'immagine, più chesoddisfacenti Con risoluzioni superiorisi eguaglia, senza mezzi termini, la qua-lità fotografica, sempre con una brillan-tezza e saturazione dei colori del tuttoparagonabile a quella delle migliori cartee del miglior trattamento chimico possi-bile.

La stampa fotografica diretta da filedigitale è, ormai da tempo, una realtàconsolidata. C'è solo da augurarsi chepresto sia offerta a prezzi più accessibi-li, soprattutto per quel che riguarda imateriali di consumo (il costo dell'appa-recchio, se vogliamo, può essere facil-mente ammortizzato in molti anni di uti-lizzo).

A maggior ragione se, come il sotto-scritto, non vi accontentate di risultati«banalmente ottimi», ma cercate sem-pre e solo quelli eccezionali. È facile, inquest'ottica, stampare un file anchedue o tre volte, effettuando leggerissi-me modifiche all'immagine tra un'uscitae l'altra alla ricerca della perfezione «no-limits».

Proprio come la Tektronix Phaser440' r::@

MCmicrocomputer n. 151 - maggio 1995

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EpsonGI-9000di Andrea de Prisco................................

I]pson, importante produttoregiapponese di stampanti adaghi, laser e a getto d'inchiostro

(alcune in grado di superare abbondan-temente i cinquecento caratteri al se-condo), è nota nel campo dell'informa-tica personale anche per i suoi robustied affidabili computer da tavolo, per isuoi splendidi notebook (poco diffusi inItalia, in verità), ma anche per gli scan-ner piani offerti in una completa gam-ma di apparecchi con molti accessoriper potenziare al massimo le fun7iona-lità svolte.

Come per i personal computer e perle periferiche «normali)), anche il con-cetto di scanner, negli ultimi anni, è an-dato modificandosi. Se fino a qualchetempo fa, diciamo tre o quattro anni orsono, si trattava prevalentemente dimacchine in grado di digitalizzare solo inbianco e nero, spesso, senza nemmenoriconoscere i livelli di grigio (utilizzabiligiusto per la digitalizzazione di docu-

menti rigorosamente monocromatici),oggi dire scanner equivale a parlare discanner a colori, quest'ultimi visti certa-mente come caratteristica principaledell'apparato e non certo come «marciain più)) da utilizzare di tanto in tanto.

Lo scanner, al giorno d'oggi, è senzadubbio la periferica principe della foto-grafia digitale, intesa come naturaleestensione tecnologica della fotografiatradizionale, grazie al quale è possibilela digitalizzazione delle immagini per ilsuccessivo trattamento su computer.Ancor più della risoluzione, ciò che con-ta maggiormente in uno scanner a colo-ri è certamente la fedeltà cromatica e,relativamente a quest'aspetto, la possi-bilità di effettuare le necessarie taratureper ottenere i migliori risultati. Taraturache, sia ben chiaro, non può riguardaresoltanto lo scanner (se c'è una cosacerta è che nella pratica non esistonocolori «assoluti))), ma l'intera catena diriproduzione, visualizzazione/trattamen-

to e stampa. Non è un caso, infattl~ chela taratura di uno scanner coinvolga an-che le altre periferiche utilizzate e chesostituendo una di queste (continuandoad utilizzare il medesimo scanner) sianecessario provvedere nuovamente acalibrare l'intero sistema. Solo proce-dendo in questo modo è possibile rag-giungere risultati soddisfacenti mante-nendosi al riparo da brutte sorprese.

L'apparecchio che ci accingiamo aprovare questo mese, il GT-9000, è ilmodello di punta del catalogo Epson eoffre, come prevedibile, caratteristichedavvero interessanti. Naturalmente sitratta di uno scanner a colori, sedici mi-lioni di colori, formato A4, con risoluzio-ne ottica di 600 punti per pollice, chepossono diventare 2.400 grazie all'algo-ritmo di interpolazione utilizzato dalfirmware. L'esemplare giunto in reda-zione per la prova era dotato anchedell'apposito kit per trasparenti, ottimoper digitalizzare le diapositive fino al for-

MCmicrocomputer n. 148 - febbraio 1995

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PROVA

EPSON GT-9000

Lit. 900.000

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l l l

7

Indirizzo SCSI e terminatore interno.

tro di un PC: oltre alla porta parallela ealle due porte SCSI (una per il compu-ter e una per il collegamento in cascatadi altri dispositivi SCSI) troviamo il de-viatore per indicare l'indirizzo della peri-ferica e un interruttore per attivare o di-sattivare il terminatore interno. Colle-gando lo scanner al computer comeunico dispositivo SCSI (o come ultimodispositivo della catena), attiveremo ilterminatore; se, di contro, lo scanner èinserito all'interno di una preesistentecatena posizioneremo il relativo coman-do su OFF.

Sempre posteriormente troviamo, ol-tre alla presa per l'alimentazione, unconnettore per il collegamento di acces-sori (come il kit per trasparenti o l'ali-mentatore automatico di fogli singoli) euna vite in plastica che consente il bloc-co del carrello di lettura durante il tra-sporto dell'apparecchio.

Per finire, sul lato inferiore, un picco-lo coperchietto metallico con fermo avite nasconde il firmware di sistemasotto forma di EPROM. Forse a tale ac-cesso super semplificato corrispondeun prossimo upgrade del software digestione? Chi lo sa ...

Lit. 2.300.000Lit. 2.400.000Lit 2.300.000Lit 1.100.000

Produttore e distributore:Epson Italia Sp.A. - Via F.lli Casiraghi, 427-20099 Sesto S. Giovanni (MI) Tel.. 02/262331Prezzi (lVA esclusa):Scanner GT 9000versione PCversione PC/SCSIversione MacintoshTrasparency UnitAlimentatore documentiautomatico

Scanner GT-9000

generose dimensioni, lo scanner EpsonGT-9000 offre un supporto laterale, an-ch'esso incernierato, che aumenta lasuperficie d'appoggio (ovviamente nonquella di lettura) di alcuni decimetriquadrati. Sul lato frontale è presentel'interruttore di alimentazione e tre spiea LED: accensione, stato di ready ederrore. Potendo collegare simultanea-mente due computer, dato che solouno per volta può effettivamente utiliz-zare lo scanner, la spia di ready rappre-senta in pratica l'autorizzazione (il se-maforo verde) per l'utilizzo dell'appa-recchio.

La spia di error, insieme a quella diready, segnala il tipo di inconvenienteriscontrato tra quattro possibilità: erroredi comando, errore di interfaccia, errorefatale, ed errore di opzione. In ogni ca-so, per ripristinare il corretto funziona-mento (nota bene: durante le nostreprove non si è mai verificato alcun in-conveniente) è sufficiente premere iltasto di rese!, presente sempre sulfrontale, sul lato opposto a quellodell'interruttore di accensione.

Il lato posteriore, come sempre, èquello più interessante. In questo scan-ner troviamo un pannello ricco di con-nettori e di comandi, quasi fosse il re-

mato massimo di 12,5x12,5 cm. Sem-pre per lo stesso scanner è disponibileun alimentatore automatico di fogli sin-goli, da utilizzare per la digitalizzazioneautomatica di documenti multipagina.Tra le caratteristiche più interessanti ditale prodotto, c'è senza dubbio la possi-bilità di collegamento simultaneo a duecomputer, sfruttando sia la porta SCSIche la porta parallela presenti sul retro(quest'ultima, ad esempio, con un note-book). Una comodità, tutto sommato,da non sottovalutare ..

Descrizione esternaSe lo ScanMaker 35t, provato lo

scorso mese, sembrava un tostapane,l'Epson GT-9000 ha tutte le sembianzedi una ... portaerei. Scherzi a parte, legenerose dimensioni esterne sono sicu-ramente la caratteristica estetica piùevidente, a testimonianza di una costru-zione solida ed affidabile dove la qualitànon si misura solo con i risultati otteni-bili ma anche con la robustezza di tuttol'insieme.

Come in ogni scanner piano, la partesuperiore è occupata dalla superficie dilettura, protetta da un coperchio incer-nierato posteriormente a mo' di fotoco-piatrice. Sollevando lo stesso possiamovedere il piano di vetro formato A4 sulquale appoggiare l'originale da digitaliz-zare, circondato dai riferimenti metriciper il corretto posizionamento. Per ospi-tare originali più spessi (ad esempio perdigitalizzare la pagina di un libro), la cer-niera del coperchio offre un ulterioregrado di libertà «traslazionale» grazie alquale l'operazione risulta semplificata.Se nemmeno lo spessore aggiuntivo èsufficiente, possiamo rimuovere com-pletamente il coperchio ed utilizzare ilpiano di lettura nudo e crudo.

Sempre in relazione agli originali di

Per gli originali ingombranti si può estrarre un apposito supporto. Visto da dietro sembra quasi un computer.

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PROVA

EPSON GT·9000

Utilizzo

Sia che utilizziate sistemi Macintosh,sia che utilizziate sistemi Windows, l'in-stallazione hardware e software è quan-to mai semplificata (specialmente nelprimo caso, tiè!). Lo scanner Epson èvenduto in tre versioni: Macintosh, Win-dows SCSI e Windows. Ovviamentel'apparecchio è lo stesso, quel che cam-bia è il software di gestione e la presen-za o meno di una scheda SCSI da inseri-re nelle macchina Windows. Per utiliz-zare la porta parallela dello scanner èovviamente necessario che il vostrocomputer sia dotato di un'interfacciaparallela bidirezionale e non di una sem-plice porta stampante «vecchia manie-ra». L'installazione hardware non richie-de che pochi minuti, tendenti a zero nelcaso in cui utilizziamo un Macintosh (incui la porta SCSI è disponibile di serie) ouna macchina Windows e il collega-mento tramite porta parallela. Anche dalpunto di vista software l'installazione ri-sulta super semplificata grazie all'utiliz-zo di un apposito programma installer.Lo scanner è conforme alle specificheTWAIN ed è quindi «pilotabile» ancheattraverso le applicazioni che supporta-no tale protocollo. Photoshop, tanto pernon fare nomi ... , può tranquillamenteacquisire le immagini dallo scannerEpson senza la necessità di richiamaredall'esterno il relativo programma di ge-stione. In tutti i casi, sia che utilizziamol'acquisizione TWAIN sia che lanciamol'applicazione «EPSON SCANI Il>>appa-rirà la medesima finestra di controlloche ci permette di comandare l'appa-

recchio. Se abbiamo installato anchel'alimentatore di fogli singoli o il kit pertrasparenti e vogliamo utilizzare una diqueste due espansioni dovremo sele-zionare tale scelta nel menu pop up pre-sente in alto a sinistra. Analogamenteindicheremo il tipo di originale utilizzato(foto a colori, foto in bianco e nero, di-segno «al tratto», ecc. ecc.) e la «desti-nazione» della digitalizzazione. In praticail sistema vuole sapere cosa intendiamofare con l'immagine digitalizzata persuggerirci una risoluzione di scanneriz-zazione appropriata. Pur non essendoun meccanismo indispensabile (in findei conti ... saranno fatti nostri, no?) puòsemplificare la vita a chi mastica pocodi pixel e di risoluzioni potendo presele-zionare un certo numero di regolazioniriguardanti le digitalizzazioni. Fortunata-

La EPROM contenente il firmware.

..•.La mappa di calibrazione.

~ Digitalizzazione da stampa fotografica 10x15 cm.

mente ogni destinazione può essere re-golata a piaci mento, senza limiti impostidal programma. Lo scanner, infatti, nonobietta né se la nostra stampante laserha una risoluzione di 50 punti per polli-ce, né se la stampante ad impatto (adaghi) arriva a quota 2400. Allo stessomodo possiamo aggiungere nuove de-stinazioni predefinite come «Risultato dialta qualità» e via dicendo lasciandol'operatore (o noi stessi) al di fuori dadettagli troppo tecnici. Lasciando daparte il C.IAN. (Centro Internazionaledi Assistenza Negati), ritorniamo seri eandiamo avanti.

Sempre dalla finestra di controllopossiamo decidere a priori le dimensio-ni dell'immagine da digitalizzare e va-riarne a piacimento il rapporto di riduzio-ne/ingrandimento, dal 50% fino al200% Variando tale rapporto, cambieràconseguentemente anche l'occupazio-ne in memoria dell'immagine digitalizza-ta: se un'immagine a 300 punti per pol-lice, liscia, occupa 10 mega, ne occu-perà 40 aumentando del 200% l'ingran-dimento o 25 riducendo al 50%.

Saltando a piè pari i sei bottoni relati-vi agli strumenti (di cui parleremo piùavanti), il pulsante «Configurazione»permette di selezionare il tipo di calibra-zione dello schermo e di impostare al-cuni valori riguardanti le regolazioni ef-fettuabili prima della digitalizzazione. Lacalibrazione può essere relativa al siste-ma ColorSync di Apple o effettuata tra-mite lo stesso programma di gestionedello scanner che utilizza come campio-ne una stampa di riferimento eseguitacol proprio programma d'elaborazione

MCmicrocomputer n. 148 - febbraio 1995

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PROVA

7

8 colori "'1Modo e (Sfum.to) • lrl(>s,>u(\,:, .•• )

BozZi! ..•. 1

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Doc. Ori4jin.lo: Piono

Tipo lmmagiM Foto a colori

Quattro scherma te tratte dal programma EPSON SCANI Il. Si notino i controlliimmagine e la funzione di regolazione colore.

:0- EPSONGT-9000

digitale e con la propria stampante a co-lori.

Il bottone «Auto Scan» esegue auto-maticamente il prescan dell'immagine,ne individua le dimensioni ed effettua ladigitalizzazione nelle modalità e alla riso-luzione precedentemente indicate. Vo-lendo effettuare manualmente il pre-scan possiamo agire sull'apposito bot-tone e, successivamente, individuatatramite mouse una porzione dell'imma-gine, possiamo richiedere la visualizza-zione della sola area selezionata (pul-sante a forma di lente d'ingrandimento).Ad attenderei, in ogni caso, ci sarà ilgrosso bottone «Scansione» che effet-tuerà la digitalizzazione dell'intera im-magine dell'area precedentemente se-lezionata. Se stavamo utilizzando l'ac-quisizione TWAIN all'interno di un altroprogramma, l'immagine digitalizzataverrà proposta all'interno di una finestradi quest'ultimo; se stavamo adoperan-do il programma di gestione «EPSON

Scan! Il>>possiamo esportare l'immagi-ne salvandola in uno dei seguenti for-mati: PICT, TIFF, JPEG, EPS.

Detto questo, facciamo qualche pas-so indietro e torniamo agli «strumenti»precedentemente abbandonati. Il proce-dimento di digitalizzazione fin qui de-scritto permette di ottenere risultati ec-cellenti a condizione di partire da origi-nali ben equilibrati (né troppo chiari, nétroppo scuri) non affetti da dominanticromatiche. Per gli originali, per così di-re, «difficili», ci vengono in aiuto glistrumenti di correzione prima citati. Unaprima operazione che possiamo com-piere, dopo aver effettuato il prescan everificato a video il risultato ottenibilesenza alcun intervento, è il riequilibriodei livelli impostando una sorta di«esposizione automatica». Le immaginitroppo chiare o troppo scure verrannocorrette in modo da risultare più equili-brate.

Se il risultato non è ancora accettabi-

le, possiamo richiamare la finestra«Controlli Immagine» per regolare ma-nualmente luminosità, contrasto, le alteluci, le ombre e, come se non bastasse,il microcontrasto (la nitidezza apparen-te). L'intervento può essere effettuatospostando l'apposito cursore o «navi-gando» tra le varie possibilità offerteper ogni regolazione. Ad esempio perregolare la luminosità il sistema ci pro-pone l'immagine allo stato attuale, unaproposta più scura e una proposta piùchiara. Se vogliamo scurire basterà dic-care l'immagine scura che verrà sposta-ta al centro e nuovamente proposte al-tre due (o quattro) alternative. Discorsoanalogo per le altre variabili relative aquesto strumento, ma anche per le cor-rezioni cromatiche (finestra «Regolaz.io-ne Colore») con le quali possiamo inter-venire sia sulla saturazione che sul bi-lancia mento. È così possibile sia au-mentare o diminuire il colore (propriocome faremmo su un televisore) sia

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PROVA

EPSON GT-9000

Il coperchio per i trasparenti, la cornice di centraggio e il tappetino per gli opachi (vedi testo).

L'Epson GT-9000 visto di profilo col kit per trasparenti installato.

Tappetino e cornice trovano posto nel coperchio.

correggere eventuali dominanti presentinell'originale.

Kit per trasparentiL'Epson GT-9000 è fornito di serie

con un coperchio tradizionale ed è quin-di adatto, così com'è, alla digitalizzazio-ne dei soli documenti «opachi»: foto-grafie, stampe, disegni, eccetera. Per lascannerizzazione di originali trasparenti,diapositive, è disponibile un appositocoperchio retroilluminato da installare alposto di quello standard. Non si tratta,però di una semplice, ancorché «stati-ca», fonte di illuminazione aggiuntiva,ma di un vero e proprio dispositivo di il-luminazione mobile che si muove in sin-cronia con il sensore CCD presente al di

là del piano di lettura. Per questo moti-vo sul retro dello scanner è presente unconnettore al quale collegare il kit pertrasparenti.

Dal punto di vista operativo, una vol-ta installato il nuovo coperchio, digitaliz-zare una diapositiva è in pratica la stes-sa cosa che digitalizzare una stampa.L'unica accortezza riguarda il posiziona-mento dell'originale in un'area ben pre-cisa del piano di lettura, corrispondentealla zona retroilluminata, delimitabile daun'apposita maschera fornita a corredoe riponibile all'interno del medesimo co-perchio quando non è utilizzata. All'in-terno dello stesso nascondiglio trovia-mo anche un tappetino morbido da in-stallare all'interno del coperchio quandodigitalizziamo per riflessione, al fine difar aderire maggiormente l'originale alpiano di lettura.

Se intendiamo digitalizzare diapositi-ve è comunque da tener presente che600 punti per pollice, misurati in un'areadi ridotte dimensioni, non forniscono fi-le di grosse dimensioni (come avvieneper le stampe generalmente più grandi)e quindi non è possibile ottenere imma-gini ad altissima risoluzione, cosa cheaccade con gli scanner specifici perquesto tipo di supporto. Ciò vale soprat-tutto per le slide 35mm, ma già con lediapositive 6x6 la qualità torna ad esse-re più che accettabile, diciamo ancheottima, per raggiungere risultati a dir po-co sorprendenti per gli originali di for-mato ancora maggiore, come le lastre10x12. ~

11I MCmicrocomputer n. 148 - febbraio 1995

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Che differenza c'ètra uno scanner?

Nessuna, purché sia sempre unoscanner Epson.Perché uno scanner Epson tipermette di acquisire una quantitàincredibile di dati semplicementescegliendo, attraverso il driverTWAIN o grazie al comodoprogramma Epson Scan! indotazione, i parametri più adatti alrisultato che vuoi ottenere.Tutto grazie alle tecnologie cherendono l'uso degli scanner Epsonsicuro, preciso e soprattuttosemplice anche se i risultati sonosempre al massimo delle possibilitàattuali.E ricorda: con Epson GT-8500(l'ideale per l'ufficio) e GT-9000 (ilmodello professionale) puoi averecon poche lire in più la versioneLight di Micrografx PicturePublisher, un potente programmadi fotoritocco e disegno, oppureOmniPage Direct, uno dei

programmi di OCR(Optical Character ~.Recognition) più

l-attuali e precisi, ed è ..• ....• possibile acquistare ...

L~ in opzione anche il lettoreper diapositive e per trasparenti

GT-8500PC: fino al formato M, o l'alimentatore GT·9000PC:400 dpi in, 1600 dpi out, h 600 dpi in, 2400 dpi outautomatico c e può inserire

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~ I b I I A l I M A b I N b........................................ '" .....................................................•

Potenza digitaleTesti e foto di Andrea de Prisco......................................................

A giudicare dal numero di persone in-tervenute presso il nostro stand alloSMAU per effettuare un 'elaborazionedigitale su una loro fotografia (come in-vitati dal sottoscritto sul numero di set-tembre di MC) l'argomento ufotografiaelettronica & Co.» interessa molto ainostri lettori. A parte un paio di ({solitifurbi» che hanno preso la palla al balzoper cercare di avere un puro e sempliceingrandimento dalla loro fotografia (di-mostrando di non essere assolutamen-te a conoscenza del motivo per cui ave-vamo attrezzato una postazione di que-sto tipo presso lo stand di MC alloSMAU) ciò che ci ha colpito maggior-mente è stato il livello di interesse degliintervenuti che seguivano attentamenteil processo elaborativo, chiedendo con-tinuamente ragguagli, proponendo alter-native sempre valide, sgranando spes-so gli occhi davanti alle potenzialità ({im-

mediate» offerte dai sistemi di elabora-zione elettronica. È molto facile, infatti,rimanere letteralmente abbagliati daquesto affascinante mondo: può succe-dere anche a chi si ritiene già sufficien-temente esperto della materia informa-tica (personale e non) e ancor di piùquando si è, o si è stati, anche ({prati-canti» del mondo della fotografia tradi-zionale. Questo ci ha spinto (o quanto-meno invogliato) ad inaugurare su MC-microcomputer una nuova, speriamo in-teressante, rubrica dedicata al OeskTop Imaging, nella quale discutere più omeno approfonditamente di elaborazio-ne digitale, di {{camera chiara», dihardware, software, periferiche e ac-cessori, procedimenti, metodi, trucchi equant'altro voi stessi lettori vorrete gen-tilmente segnalarci.

Ma non finisce qui..All'interno di ogni articolo, infatti,

pubblicheremo un'elaborazione di unavostra foto che, sin da questo momen-to, vi invitiamo ad inviare presso la no-stra redazione e più in particolare a que-sta rubrica. Ogni mese la fotografia piùinteressante (sotto il profilo ({elaborati-VOlI) verrà modificata e/o corretta se-condo le vostre stesse indicazionJ~ cheaccluderete all'immagine, e pubblicatain queste pagine prima e dopo la curanon senza ad una dettagliata spiegazio-ne del procedimento utilizzato.

Allo stesso tempo invitiamo anche ilettori ({digitalmente attrezzati» in que-sto campo ad inviare immagine origina-le e successiva elaborazione (anche a ri-soluzione medio/bassa, purché sianochiari e visibili a video gli interventi ef-fettuati) sotto forma di file su dischetto:anche in questo caso le immagini più in-teressanti saranno pubblicate all'internodella rubrica.

MCmicrocomputer n. 146 - dicembre 1994

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La paura del digitale

Negli ultimi mesi ho avuto a che fare,per svariati motivi, con alcuni professio-nisti dell'immagine «tradizionale» (be-ninteso, io mi considero un fotoamato-r~ ...) coi quali, utilizzando artifici semprepiù perfidi, riuscivo prima o poi ad intrat-tenere più d'una chiacchierata sul mon-do della fotografia digitale o elettronica,col preciso scopo di comprendere la lo-ro posizione a riguardo. Nella stragran-de maggioranza dei casi, dalle conver-sazioni emergeva una specie di «pauradell'ignoto» nei confronti di questa nuo-va tecnologia, purtroppo non sufficien-temente conosciuta per quello che at-tualmente è: una naturale continuazionedella fotografia tradizionale. Molti pro-fessionisti sono convinti che la tecnolo-gia digitale serva solo per ottenere risul-tati peggiori, men che accettabili, intempi ristretti: nulla di più. Le cose for-tunatamente non stanno realmente cosìin quanto si può considerare la fotogra-fia digitale come un sottoprocesso deltutto indipendente e facoltativo del pro-cesso fotografico tradizionale, grazie alquale è possibile effettuare modifiche ocorrezioni all'immagine iniziale moltodifficili o assolutamente irrealizzabili coni metodi manuali.

Posto, infatti, che la fot'ografia tradi-zionale è un processo, complesso osemplice quanto vogliamo, che ci con-sente di passare da un soggetto reale(oggetto della ripresa) ad una sua rap-presentazione su carta o su pellicola,con un computer piuttosto potente edun evoluto programma di foto ritocco,una volta acquisita l'immagine ad una ri-soluzione sufficientemente alta (vedidopo) abbiamo la possibilità di in-tervenire all'interno del proces-so stesso. Punto iniziale epunto d'arrivo non cambia-no: dal soggetto alla suarappresentazione comeda più di un secolo emezzo a questa parte;ciò che cambia riguardal'aggiunta di alcuni pas-saggi intermedi.

Ci sono ovviamenteanche sistemi comple-tamente digitali, dovescompare la ripresa tra-mite fotocamere tradizio-nali e pellicole fotografiche,ma si tratta ancora di stru-menti in fase di evoluzione peri quali una razione di diffidenza ètuttora assolutamente legittima. Unfotografo professionista, da sempreabituato ad utilizzare una macchina abanco ottico per riprendere su pellicola

MCmicrocomputer n. 146 - dicembre 1994

di grande formato, ben difficilmente (aragion veduta) potrebbe trovarsi a suoagio nello scegliere la migliore inquadra-tura e/o la messa a fuoco attraverso unmonitor a colori anche di elevata risolu-zione o fedeltà cromatica. È un proble-ma di sensazioni, di feeling, che fannoparte esse stesse del complesso pro-cesso di ripresa. Date ad un fotorepor-ter la macchina fotografica di un suocollega e non riuscirà a dare il meglio disé: è un problema da non sottovaluta-re ... mi è stato riferito.

Non sfugge a quest'analisi il proble-ma della stampa digitale. Ho sottopostoalcune stampe a sublimazione (realizza-

Una vecchia foto ridot-ta male da restaurare?Nessun problema in-tervenendo digitalmen-te sull'immagine. Nonsolo possiamo rico-struire i pezzi rovinatI,ma con un po' dI pa-zienza possiamo addi-rittura allargare l'inqua-dratura per dare un ta-glio ovale. Che ci cre-diate o meno, tuttoquello che non si vedenella fotografia qui a Ia-to è stato "inventato»riciclando altri pezzidell'immagine origina-le.

DIGITAL IMAGING

te con quel gioiello tecnologico di nomeXLS 8600 e cognome Kodak, scusatese è poco!) agli stessi professionisti diprima per scoprire altre reazioni: l'incre-dulità è stato il motivo dominante. Perfortuna che sul retro della carta Kodakdelle sue stampanti a sublimazione èchiaramente indicato «Electronic Ima-ging Paper», altrimenti correvo il rischiodi passare perfino per bugiardo.

Timori, inoltre, anche per l'aspettoconservativo delle immagini digitali. Perquanto tempo un'immagine stampatacon la tecnica della sublimazione termi-ca dura nel tempo? Certo, nessuno puòdire cosa rimane di una stampa di que-

11I

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DIGITAL IMAGING

Se in fase di ripresa non si sta molto attenti è facile inclinare erroneamente la macchina fotografica ottenendo come risultato l'orizzonte non perfettamente orizzon-tale (foto a sinistra). Guardate con attenzione la fotografia a destra: l'orizzonte è perfettamente raddrizzato, nonostante la modella sia rimasta al suo posto. Magia?

sto tipo tra venti o trent'anni, dal mo-mento che la tecnologia è troppo giova-ne per verificarne la durata, ma troppospesso si dimentica che una digitalizza-zione, prendendo gli opportuni (e banali)provvedimenti, può essere considerataeterna. Questa caratteristica certamen-te non può essere riferita ad una pelli-cola a colori negativa o diapositiva chesia. Ciò che sfugge maggiormenteall'utente fotografico tradizionale è cheuna copia digitale ... non è una copia mauna vera e propria clonazione di un ori-ginale che produce un altro originale.Quindi, anche ammettendo che un Pho-toCD, o qualsiasi altro supporto infor-matico, dopo cinquant'anni si disintegra(timore del tutto infondato di chi amadiffidare della fotografia digitale), prima

che ciò avvenga possiamo trasferire leimmagini su un nuovo supporto senzala minima perdita di qualità che inveceotterremmo rifotografando gli originalisu pellicola. Sembrano dettagli da poco,ma non sono affatto da sottovalutare.

Qualità totaleCome definizione va piuttosto di mo-

da, non c'è dubbio. Quello che invecevorrei cercare di spiegare, possibilmen-te nel modo più semplice possibile, ri-guarda la tanto temuta perdita di qualitànel passaggio da pellicola convenziona-le a formato digitale. Come noto l'ope-razione si effettua tramite uno scannerche può accettare originali stampati sucarta o direttamente eseguire la scan-

nerizzazione partendo dalla pellicola ori-ginale, negativa o diapositiva,' in qualsia-si formato.

La digitalizzazione avviene suddivi-dendo l'immagine in tante minuscoleporzioncine (pixel) per ognuna dellequali è determinato un ben preciso co-lore a scelta tra tutti quelli che il siste-ma mette a disposizione. Dato che an-che l'originale da digitalizzare (la pellico-la o la stampa fotografica) è a sua voltacomposto da tanti piccoli elementi (gra-nuli) ognuno di un ben preciso colore,per non avere perdita di dettaglio nellatrasposizione in digitale è sufficienteche i pixel di scansione siano più piccolidella grana fotografica Riguardo il latocromatico, se il sistema mette a dispo-sizione un numero molto elevato di co-

MCmicrocomputer n. 146 - dicembre 1994

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DIGITAL IMAGING

Silvia non voleva nascere. E per tirarla fuori è stato necessario applicare la ventosa e tirare. Col risultato di provocarle un vistoso e antiestetico ematoma sulla te-stolina. Come sarebbe stata mia figlia dopo un parto meno traumatico? A destra un'ipotesi piuttosto credibile.

lori (normalmente quasi 17 milioni di tin-te diverse ma si arriva anche a valoriben più elevati, finanche dell'ordine del-le migliaia di miliardi) non è in praticapossibile per l'occhio umano riconosce-re un limite in questa quantizzazione.Riassumendo, se lo scanner ha una ri-soluzione maggiore della grana fotogra-fica e riconosce un numero di coloridell'ordine dei milioni di tonalità diverse,possiamo star certi che passando daimmagine tradizionale a immagine digi-tale non si ha alcun deterioramento né

in termini di definizione, né in termini diresa cromatica. Ecco perché conservarele immagini in formato digitale assicurauna durata praticamente infinita dellestesse (a meno di non distruggere isupporti, ma questo è un altro proble-ma comunque esistente anche con lepellicole), senza per questo andare in-contro ad un decadimento qualitativoper nulla piacevole.

Dal punto di vista tecnico, già allostato attuale, non esistono limitazioni dinatura qualitativa nell'impiego di imma-

gini digitali a condizione, non ci stanche-remo mai di ripeterlo, di utilizzare una ri-soluzione molto alta. Il problema riguar-da esclusivamente il computer utilizzatoper l'elaborazione digitale che dovrà es-sere di adeguata potenza per non rima-nere inchiodato svariati minuti per effet-tuare operazioni molto semplici (qualepotrebbe essere l'eliminazione di unaporzione dell'immagine) o addiritturaore per quelle più complesse (applica-zione di un filtro digitale algoritmica-mente impegnativo). Alla luce di queste

Dal demodel PhotoCD

Le immagini qui a lato nonsono certo del sottoscritto, masono tratte da un dischetto di-mostrativo del PhotoCD Kodak.0, meglio, non sono mie le im-magini originali. La prima elabo-razione (i due pappagalli) è mo-strata prima e dopo la cura:qual è la fotografia originale equella elaborata? A destra dueesempi di applicazione di filtridigitali In alto con l'effetto cri-stallizzazione si ottiene un risul-tato simile alla visione attraver-so un vetro ondulato. Utilizzan-do lo strumento gomma, è sta-to possibile «consumare» artifi-cialmente l'immagine per dargliun tocco di poesia. In basso adestra, grazie all'effetto zoom èstato possibile simulare una zu-mata effettuata in fase di ripre-sa. L'immagine originale (nonmostrata per ragioni di spazio)è un normalissimo panorama diun paesaggio tropicale. Tutto ilresto è fantasia I

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DIGITAL IMAGING

Operazione tmtoria. Se fosse casi semplice anche nella realtà cambiare" colo-re degli mdumenti le degli occhiali da sole) molti negozianti chiuderebbero bot-tega. In compenso, pero, si risparmierebbero un mucchio di soldi ...

considerazioni, non bisogna nemmenosottovalutare la quantità di memoria di-sponibile, sia a livello di RAM (non me-no di 16 megabyte, meglio il doppiol)che riguardo l'hard disk. La maggior par-te dei programmi di elaborazione digita-le, durante l'utilizzo, mantengono le im-magini trattate sul disco rigido per non

impegnare troppa memoria centrale.

La fotografia digitaleCiò che differenzia maggiormente il

mondo della fotografia elettronica daquella tradizionale non è certo il fattoche nella prima le immagini sono insie-

I service d'Italia

mi di pixel e nella seconda insiemi digranuli. Il vero e proprio universo digita-le si apre subito dopo la digitalizzazione,ovvero nel momento stesso in cui pos-siamo intervenire elettronicamentesull'immagine acquisita. Come più volteripetuto, con un computer e un adegua-to programma di foto ritocco possiamo

Sono riuscito a fare lo stesso errore da me terribilmente odiato.Spesso mi capita di leggere indirizzi mancanti della città di apparte-nenza solo perché ... è ovviamente scontata. Sarà scontata, ma ame dà fastidio. Capita a volte anche negli inviti che riceviamo gior-nalmente per le conferenze stampa, tutte rigorosamente a Milanodato che è lì che si trovano la maggior parte dei distributori hardwa-re/software. Ogni tanto scappa l'invito, ricevuto magari via fax, contutte le informazioni necessarie a raggiungere il posto, ma dandoper scontato che la città sia Milano. Va bene.

Manco a farlo a posta, nell'articolo di settembre relativo all'elabo-razione digitale delle immagini, ho citato un importante fotolabora-torio a due passi dalla Technimedia (editrice di MCmicrocomputer),indicando via e numero civico ma tralasciando il «particolare» che lacittà fosse Roma. Me l'ha fatto notare più di un lettore (forse un po'sbadato) che aveva sempre dato per scontato che MCmicrocompu-ter avesse la sua redazione a Milano. No, MC sta a Roma (e da lìnon si sposta), ma questo non era un motivo sufficiente per darloper scontato. Chiedo venia.

Ben più grave, però, è aver comunque tralasciato di indicare altrifotolaboratori digitalmente attrezzati, in grado cioè di effettuare digi-talizzazioni o stampe da file digitali. Anche questo è emerso dall'in-contro con i lettori all'ultimo SMAU, qualcuno particolarmente di-sperato per non essere ancora riuscito a trovarne uno. Qui a fiancotroverete alcuni indirizzi (comprensivi dell'indicazione della città diappartenenza). Non si tratta ovviamente di un elenco completo, einvitiamo chiunque abbia informazioni a riguardo a contattarci qui inredazione, telefonicamente o (meglio) a mezzo lettera o fax, per ag-giornare la lista. Un grazie anticipato!.

Arscolor - Via Bonomi, 16 - MilanoAudio Visual Computers - Via Maniago, 9 - MilanoAutenticolor - Via San Silverio, 19 - RomaCDG & Photography - Via S. Marco, 2 - VeronaCenter Chrome - Via Giacomini, 9 - FirenzeCentro Foto Colore - Via Barozzi, 3/L - BolognaColor Service - Via Verdi, 5- Gorle (Bergamo)Colorzenith - Via Desenzano, 2 - MilanoCompugraph - Via Ricciardelli, 47 - CasertaCopy Set - Via Lamarmora, 238 - BresciaExtracolor - Via Aldovrandi, 7 - ForlìFL T - Via Canturina, 4 - Senna Comasco (Como)Foto-Grafia - Strada Scudetto S. Giuseppe - TrevisoFotocine Meridionale - Via Amendola, 124/A - BariFotoservice - Via M. Colonna, 58 - RomaGraphic Delta - Via Marecchiese, 273 - Rimini1/ Colore - Via C. Perrier, 19 - RomaImagic - Via AlamannJ~ 16/4 - MilanoLabocolor - Loc. Prelli - S. Stefano Magra (La Spezia)Lampocolor - Via Epomeo, 20 - NapoliNU Image - Via della Ginevra, 7/12 - PesaroPhoto Byte - Via L. Rizzo, 83 - PerugiaPrima - Via Parma, 29bis - TorinoSave As ... - Via G. Rasori, 9 - MilanoSky Photographic - Via San Niccolò, 49-50/R - FirenzeStudio 64 - Via Sturla, 86/R - GenovaStudio Effe Uno - Via Friuli, 75 - S. Vendemiano (Treviso)Video Design - Via L. Da Vinci - Cabiate (Como)

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DIGITAL IMAGING

effettuare piuttosto velocemente opera-zioni che con i sistemi tradizionali impe-gnerebbero l'operatore per un periododi gran lunga superiore, ma anche effet-tuare interventi prima assolutamenteimpensabili.

Pensate, ad esempio, alla possibilitàdi intervenire cromaticamente solo suuna porzione dell'immagine, non solocorreggendo o aggiungendo particolaridominanti, ma addirittura sostituendo icolori alla ricerca di un determinato ef-fetto Prendete un'immagine di un pae-saggio e provate ad immaginare il cielodi un colore viola intenso o verde sme-raldo (ma anche giallo oro, rosso pom-peiano, ruggine, indaco). lasciando intat-ta la tonalità delle nuvole e del restodella fotografia. Oppure provate a sosti-tuire il colore di un indumento indossa-to dal soggetto della fotografia, alla ri-cerca del miglior accoppiamento con ilfondo e il resto dell'inquadratura. Pernon parlare della possibilità (già mostra-ta nell'articolo di settembre) di masche-rare particolari indesiderati o di aggiun-gerne altri non disponibili al momentodella ripresa. Aumentare o diminuire lasaturazione cromatica di una o più por-zioni di immagine è un gioco semplicis-simo che si effettua in pochi attimi con-trollando a video, costantemente, il ri-sultato ottenuto.

Anche i fotomontaggi, con l'ausilio diun computer e di un programma di foto-ritocco, diventano semplici da eseguiree riescono praticamente alla perfezione,grazie anche alla possibilità di creare ar-tificialmente anche le ombre mancanti,allineare cromaticamente i pezzi monta-ti (rendere ad esempio una foto esegui-ta in studio simile ad una ripresa inesterni o viceversa) e fondere armoni-camente le varie componenti fino alraggiungimento del risultato voluto

E il caso (facevo questa considerazio-

MCmicrocomputer n. 146 - dicembre 1994

Quando si opera incampo digitale, possia-mo realizzare interventiche con metodi tradi-zionali avrebbero ri-chiesto molte ore di la-voro, con risultati spes-so non troppo soddi-sfacenti. In alto a sini-stra la foto originale, inalto a destra grazie aPhotoshop è stato mo-dificato il taglio degliocchi, a destra il colo-re. Già che c'eravamo,è stato ravvivato ancheil rossetto.

ne poco tempo fa con Marco Marinacci)di rispolverare un vecchio motto parti-colarmente «inflazionato» all'iniziodell'informatica personale, quando par-lavamo dei primi computer programma-bili e dell'allora praticamente inesisten-te software preconfezionato. Si diceva,molto spesso, che la potenzialità di que-sto o quel sistema era limitata solo dallafantasia dell'utente che lo doveva pro-grammare per utilizzarlo. Riguardo la fo-tografia digitale e gli attuali computer esoftware in grado di intervenire sulleimmagini possiamo dire la stessa cosa:non basta leggere o imparare a memo-ria il manuale di istruzioni per raggiun-gere la piena padronanza del mezzo, masolo la nostra fantasia potrà guidarcinell'esplorare questo o quel particolareprocedimento. Un computer, infatti,non può (e non deve) sostituirsi alla no-stra creatività, ma solo rappresentareun potente strumento per applicarla almeglio.

Ogni volta che accendo il mio Macin-tosh e lancio Adobe Photoshop, pur co-

noscendo ormai abbastanza bene te va-rie funzioni svolte dal programma, conqualsiasi immagine mi metto a giocare(è proprio uno spasso ... ) prima o poiscopro qualcosa di nuovo assolutamen-te non documentato che mi permette diraggiungere quel risultato fino a pochiminuti prima ritenuto «impossibile». Sesiete anche solo minimamente interes-sati alla fotografia (tradizionale) e, comecredo, disponete di un computer suffi-cientemente potente (diciamo almenoun 486 o una macchina basata su un68040), non occorrono grossi investi-menti per esplorare questo campo. Co-me già anticipato nell'articolo di settem-bre (ma avremo modo di tornare piùdettagliata mente sull'argomento) pote-te anche fare a meno dello scanner edella stampante a colori se disponete diun lettore di CD-ROM per leggere iPhotoCD e potete contare su un servi-ce per la stampa da file digitale. Per tut-to il resto, nessuna preoccupazione: se-guiteci, ne vedremo delle belle I

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~ I b I I A l I M A b I ~ b....................................................................................................•

Ufficio TimbriTesto e fotoelaborazioni di Andrea de Prisco....................................................

Voglio confessarvi una cosa. L'ufficiotimbri (che dà il nome a questa puntatadi Digital Imaging, poi capirete perché)non so proprio cosa sia. Non so, in pra-tica, se si tratti di un 'istituzione reale,ingranaggio della perversa macchina bu-rocratica italiana, o di una divertente in-venzione cinematografica (tanto per farridere) dato che mi è capitato di veder-ne uno in un film di Totò e un altro in unfilm di Fantozzi. In entrambi i casi sitrattava di una stanzetta di modeste di-mensioni nella quale alcuni impiegatipassavano il tempo ad imprimere centi-naia di timbrate al minuto, ad un ritmoda martelletti di macchina da scrivere inmano ad una svelta dattilografa anniSessanta, sulle montagne di autorizza-zioni, licenze, dichiarazioni, certificazionied affini che giungevano a carriolatenell'apposito ufficio di competenza. Sindal corridoio si poteva avvertire il terribi-le martellio continuo, cosa che permise

a Fantozzi di far credere al Direttore delPersonale, grazie ad un nastro registra-to, che anche in quell'ufficio si lavoravasodo (mentre erano tutti assenti a pren-dere il sole in terrazza). In ((Totò cercacasa», invece, ci va per le piste un ono-revole anziano e in abito bianco: Totòpreso da un raptus timbrifico, oltrechécontento per aver trovato casa e lavoro(ignorando ancora che si tratta di un po-sto di guardiano in un cimitero), aggre-disce a timbrate il malcapitato senatoreche finisce a terra in preda al malore.

Tranquilli, tutto quello che avete lettofino a questo momento non c'entra as-solutamente nulla con il tema di questapuntata di Digital Imaging. Sarà un arti-colo interamente dedicato ad uno stru-mento fondamentale dei programmi dielaborazione digitale delle immagini, de-nominato ((Timbro» o ((Clonatore». È lostrumento generalmente utilizzato permascherare porzioni indesiderate di im-

magini, ma anche realizzare effetti parti-colari sfruttando in vario modo gli ele-menti compositivi dell'immagine di par-tenza fino al raggiungimento del risulta-to cercato. Come un vero e proprio tim-bro permette di riprodurre in una zonadella nostra immagine di partenza unaporzione di un'altra immagine o un'altrazona della stessa. Ma, a differenza deitimbri reali, non ha un funzionamentostatico bensì dinamico. Come avremomodo di vedere più avanti in quest'arti-colo, non si comporta come un sempli-ce pennello dal momento che il suo ef-fetto varia man mano che spostiamo ilmouse sulla scrivania. È in pratica un((Copia & Incolla» continuo che, utilizza-to nel modo giusto, può sorprenderenoi stessi per la sua velocità ed imme-diatezza.

A questo punto molti di voi si starannogià chiedendo come mai è stato deciso didedicare un intero articolo di sei pagine

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DIGITAL IMAGING

Lo strumento timbro può essere utilizzato anche per ipattem.

ad un solo strumento di elaborazione. Ilproblema è proprio all'opposto: il timbroè uno strumento, per quanto semplice,talmente potente che ben difficilmentesarà possibile mostrare per intero ed inmaniera esaustiva tutte le sue peculiarità.Il nostro scopo è, come sempre, non tan-to quello di fornirvi un dettagliato corso a

puntate di elaborazione digitale delle im-magini (Iungi da noi una simile banalità ...),ma di stuzzicare la vostra creatività mo-strandovi solo alcuni esempi significativiscelti tra le infine possibilità della materia.Come già anticipatovi lo scorso mese, re-stiamo in attesa di ogni vostro contributoalla nuova rubrica, sotto forma di consigli,

idee, proposte, ma anche riguardo even-tuali elaborazioni da voi effettuate o davoi richieste, mandando in redazione ilmateriale da pubblicare e/o elaborare (ve-di riquadro a pagina 283). Ogni mese sce-glieremo i lavori o le elaborazioni più inte-ressanti pubblicando, prima e dopo «lacura», le immagini che vorrete inviarci.

L'effetto f10u di quest'immagine è sintetizzato digitalmente (vedi testo).

MCmicrocomputer n. 147 - gennaio 1995 11I

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DIGITAL IMAGING

Una doverosa premessa

Gli esempi mostrati in questo articoloe, presumibilmente, anche quelli chemostreremo in futuro, sono effettuatiutilizzando come programma di elabora-zione digitale delle immagini il «mitico»Photoshop della Adobe. Disponibile nel-la versione 3.0 sia in versione Macinto-sh che Windows (nonché per altre piat-taforme), Photoshop rappresenta percerti versi il riferimento assoluto deiprogrammi di questo tipo. Naturalmen-te esistono in commercio anche moltialtri prodotti di pari capacità, per i qualile funzioni descritte si comportano inmaniera analoga e possono cambiaresolo i nomi di alcuni strumenti o alcunecaratteristiche secondarie. Visto chequesti articoli sono rivolti soprattutto achi non è ancora utilizzatore di tali siste-mi, la scelta di Photoshop ci sembrasenza dubbio la più opportuna, vista so-prattutto la larga diffusione di questoprogramma e la disponibilità molto am-pia riguardo le piattaforme supportate.

Uno strumento, più funzioniCome anticipato nell'introduzione, il

timbro di Photoshop può essere utilizza-to in diversi modi a seconda dell'imma-gine di origine utilizzata per ritoccarel'immagine di destinazione. Come lostrumento «Pennello», anche il timbropuò essere più o meno grande, può es-sere più o meno sfumato, può operarecon una pressione maggiore o minore.Posto che l'immagine destinazione sial'immagine che stiamo ritoccando, a se-conda dell'immagine di origine utilizzataotterremo una diversa funzione per ilnostro timbro. Ad esempio l'immaginedi origine può essere una piccola porzio-ne di un'altra immagine utilizzata comepattern ciclico bidimensionale per colo-rare manualmente aree, comenell'esempio mostrato in figura 1 e 2.

Una seconda funzione è data dallapossibilità di attingere, come immaginedi origine, all'immagine precedente-mente salvata su file o eseguire al voloun'istantanea (in pratica una «foto dellafoto») da utilizzare, sempre, come areadi partenza. In entrambi i casi il procedi-mento si utilizza per ripristinare zone diimmagine ad uno stato precedente. Adesempio possiamo applicare un filtro di-gitale o effettuare delle modifiche sututta l'area e poi, con il timbro regolatoper utilizzare l'immagine precedente-mente salvata o fotografata, ripristinarealcuni particolari. Ovviamente punto diorigine e punto di destinazione hannoesattamente le medesime coordinate etale modalità può essere utilizzata solose non abbiamo effettuato ridimensio-

11I

Quel pomello è antiestetico, meglio toglierlo.

namenti dell'immagine destinazione do-po l'ultimo salvataggio o dopo averscattato l'istantanea.

La terza ed ultima funzione dellostrumento timbro riguarda la possibilitàdi ricopiare zone generiche della stessaimmagine o di un'altra immagine suquella di destinazione. Grazie a questafunzionalità del timbro potremo, conuna certa facilità, eliminare particolari in-desiderati dell'immagine o addirittura ri-costruire porzioni mancanti dell'immagi-ne iniziale. Più avanti in quest'articolo,vedremo due esempi interessanti.

P come PatternPer costruire l'immagine di figura 2 a

partire dalla fotografia della bella mode 1-

la di figura 1, è stata dapprima selezio-nata la zona rettangolare intorno allelabbra, poi l'occhio, l'orecchino e infineil dito indice della mano destra. Dopoogni selezione si richiama da menu lavoce «Definisci pattern» e dopo aversettato il timbro in modalità pattern,muovendo il cursore sull'immagine didestinazione (figura 2) otteniamo comerisultato il traccia mento del pattern se-lezionato. Photoshop offre due possibi-lità: pattern continuo e pattern non con-tinuo. Nel primo caso il pattern è logica-mente agganciato ad un'ipotetica grigliadi tracciamento e anche rilasciando ilmouse e continuando in un altro puntodell'immagine il punto d'origine di ognitassello verrà tracciato sempre a coordi-nate multiple del tracciamento iniziale

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r j.----t,----h

Le fasi di smontaggio pomello e restauro portone (vedi testo).

(in modo da evitare il disallineamentodei tasselli riavvicinandosi con cursoreal punto di partenza) Nel secondo casonon vi è alcun collegamento tra traccia-menti successivi e si ha una maggiorelibertà nel decidere, di volta in volta, ilpunto di origine.

Voglia di flouUn secondo esempio è mostrato nel-

le figure 3 e 4 e riguarda l'applicazionedi un effetto flou opportunamente cali-brato sulle varie parti del soggetto.

La prima operazione da compiere ècreare un'istantanea dell'immagine origi-nale. Il sistema in pratica crea una copiadell'immagine, immodificabile, dalla qua-le potremo attingere tramite lo strumen-to timbro, opportunamente regolato sutale modalità di funzionamento. Per"scattare}) l'istantanea non dobbiamofar altro che richiamare la corrisponden-te voce dal menu "Composizione}) diPhotoshop.

A questo punto dobbiamo sfocarel'immagine di partenza e per farlo utiliz-ziamo un filtro digitale denominato Con-trollo Sfocatura. Si tratta di un filtro il cui

intervento è regola bile e si indica inpixel. Nel nostro caso abbiamo applicatouna sfocatura pari a 4 pixel. Ora inizia ilbello: prendiamo lo strumento timbro e,impostata un'opacità del 50% e una di-mensione di traccia mento piuttosto am-pia, iniziamo ad accarezzare (dolcemen-te) il volto e il corpo della modella. Inpratica, dove passiamo il nostro timbro,sovrapponiamo l'immagine originaria,precedentemente scattata come istan-tanea, all'immagine sfocata. Grazieall'opacità del timbro regolata al cin-quanta per cento, la sovrapposizionenon sarà completa ma avverrà per tra-sparenza: l'immagine nitida originaria el'immagine sfocata saranno visibili con-temporaneamente, creando un bellissi-mo effetto flou. Passando più volte sullestesse porzioni di immagine, l'effetto dinitidezza aumenterà in conseguenza. Gliocchi e la bocca, ad esempio, hanno su-bito un trattamento doppio proprio perevidenziare l'espressione particolarmen-te intensa della modella, troppo addolci-ta dall'effetto flou generale Il risultato,mostrato in figura 4, parla da sé. Speria-mo, come sempre, che la resa tipografi-ca non massacri il tutto.

Via quel pomello

Date uno sguardo all'immagine di fi-gura 5. Cos'è quell'antiestetica palla po-sizionata tra l'attacco del lucchetto e il(presumibile) buco della serratura? Po-trebbe essere un pomello, proviamo afarlo sparire (Bidibibodibibù) Il risultatofinale è mostrato in figura 6, del pomel-lo non c'è più traccia e il vecchio porto-ne riacquista il suo originario splendore(si fa per dire)

È lo spunto per introdurre l'utilizzopiù spettacolare dello strumento tim-bro: l'eliminazione di particolari indesi-derati. In modalità "Clone}), il timbronon fa altro che trasferire la porzioned'immagine definita col il punto d'origi-ne nel punto in cui muoviamo il mousesuccessivamente. Destinazione e origi-ne sono tra loro rigidamente legate espostando tramite mouse la prima, spo-steremo anche la seconda. Questo cipermette di riprodurre in un punto qual-siasi una superficie già esistente inun'altra zona, con evidenti vantaggi ri-guardo il risultato finale. Se, per elimina-re il pomello, si fosse preso semplice-mente un colore rosso e con un norma-

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DIGITAL IMAGING

le pennello avessimo tentato la cancel-lazione il risultato sarebbe stato fintroppo deludente. Avremmo sì ma-scherato il pomello, ma con un discuti-bile ed irreale cerchio rosso, che ancheun ultrapresbite avrebbe notato. Nelnostro caso il pomello viene copertoutilizzando, clonando, altre porzioni del-la stessa immagine. Del resto abbiamoa disposizione tutto il legno di cui ab-biamo bisogno, basta solo scegliere ipezzi giusti. In figura 7 sono mostrate ipunti iniziali di origine e destinazione.Tenendo premuto il tasto Alt, l'iconadel timbro mostra un triangoli no bian-co: posizioniamoci sul punto indicato infigura e diamo il primo click. Il posizio-namento proprio a ridosso dell'ombradel supporto del chiavistello non è ca-suale e ci serve come riferimento perdefinire il punto di destinazione. Cispostiamo col mouse alcuni centimetripiù a destra e diamo un secondo colpodi mouse dopo aver rilasciato il tastoAlt. È importante che anche il punto didestinazione sia preso lungo l'ombradel supporto del chiavistello in mododa ricostruire anche quella man manoche facciamo sparire il pomello. Siamopronti per partire, in figura 8 è mostra-to il primo «attacco» alla palla. Il curso-re si sdoppia: la croce indica l'origine, iltimbro la destinazione. Spostando ilmouse muoveremo entrambi i cursorie tutto quello che si trova sotto la cro-ce verrà trasferito sotto il timbro. Daciò si evince perché sia così importan-te allinearsi perfettamente lungo unpreciso riferimento al momento di defi-nire origine e destinazione. Come èpossibile notare in figura 8, la palla stascomparendo lasciando al suo posto lacontinuazione del supporto del chiavi-stello compresa la sua ombra e la su-perficie irregolare del legno e del me-tallo verniciato. Continuando a spinger-ci verso destra (si tenga sempre sot-tocchio la figura 8) elimineremo l'altropomello fino a quando non avremo ri-costruito tutto il supporto del chiavi-stello e la sua ombra. Dato che croce etimbro si spostano insieme, è semprenecessario tenere sotto controllo tutt'edue i cursori per essere sempre certidi ottenere l'effetto desiderato e nonquello contrario. Se, ad esempio, cispostiamo erroneamente con la crocesulla palla, il timbro traccerà un nuovopomello sulla nostra porta.

Se vi è chiaro il procedimento, com-prenderete anche che con la prima de-finizione di origine e destinazione nonriusciamo a far scomparire completa-mente il pomello. È necessario posizio-narci su un altro punto e ripetere la de-finizione (sempre con il tasto Alt). In fi-gura 9, abbiamo selezionato come

Oddio, David Copperfield è passato di qui!

punto di origine la superficie legnosa inbasso e come destinazione il bordo in-feriore della palla. In pochi attimi quasitutto il pomello scompare, sostituitoda altre porzioni di immagine originaria.Rimane solo la ricostruzione dell'attac-co del lucchetto, per il quale manca unintero angolo e la vite nascosta dal po-mello. Niente paura: per l'angolo è suf-ficiente riprodurre i bordi mancanti conil solito trucchetto di sorgente e desti-nazione ben allineati (prima in verticalee poi in orizzontale) presi lungo il bordodell'attacco del lucchetto; per la vite,possiamo rubarci quella in basso a sini-stra, come mostrato in figura 10. ConPhotoshop a volte mi sento un falegna-me, a volte un chirurgo plastico, a vol-te un abile illusionista ...

Effetto Copperfield

Per l'appunto. L'esempio che tratte-remo ora riguarda la sparizione di un fa-ro dal bel paesaggio marino di figura 11.Il risultato, visibile in figura 12, anchedal punto di vista estetico non è male.Nella realizzazione di questa fotoelabo-razione il difficile, come vedremo, non èstato il mascheramento del faro (se miavete seguito nell'esempio precedentesareste in grado di farlo anche voi in po-chi attimi), ma la ricostruzione della ca-sa appoggiata a quest'ultimo. Osserva-te attentamente la figura 12 ed in parti-colare la casetta al centro ricostruita ar-tificialmente. Più in particolare date unosguardo alle finestre e controllate anchela figura 11. Noterete che la casa «in-

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~i(:)rM~----Svelato il trucco, non era Copperfield, ma il mitico Photoshop di Adobe (vedi testo).

A luHi i leHoriSe siete interessati all'argomento «Digital Imaging» potete contribuire alla nostra ru-

brica inviando in redazione alcune fotografie scattate da voi stessi, delle quali vorrestemodificare o correggere alcune componenti, al fine di migliorare il risultato finale. Noninviate, però, foto sfuocate o mosse perché, ve lo anticipo subito, nulla è possibile farea riguardo se non riscattare la fotografia con più attenzione la prossima volta. Fate rife-rimento, se volete un'idea circa la fattibilità, alle immagini che mensilmente pubblichia-mo in queste pagine. È importante, in ogni caso, inviare sempre una stampa su carta(anche di formato piccolo, diciamo 1Ox15 cm) delle vostre immagini e mai (MAli) gli ori-ginali su pellicola negativa o diapositiva. Per i soliti problemi organizzativi, il materialeinviato non verrà restituito.

Ogni mese, l'elaborazione proposta più interessante verrà gratuitamente eseguita pres-so la nostra redazione e il risultato pubblicato in queste pagine. Per questo motivo è ne-cessario allegare alle fotografie una dichiarazione liberatoria, firmata dall'autore delle foto-grafie, in cui si dichiari la paternità delle stesse e se ne autorizza la pubblicazione sulle pa-gine di MCmicrocomputer.

Chi, invece, fosse già attrezzato per effettuare elaborazioni di immagini, può inviare ipropri lavori più interessanti, allegando sempre l'immagine originaria, l'immagine elabora-ta e la dichiarazione liberatoria di cui sopra. Ogni mese il lavoro più interessante verràpubblicato su MCmicrocomputer e, in quest'ultimo caso, l'autore ricompensato con ungettone di 100.000 lire. Fatevi avanti!

ventata», procedendo da sinistra versodestra, è formata dalla casa iniziale, se-guita dalla casetta a sinistra alla quale èstata aggiunta la finestra piccola prele-vata dalla casa di partenza. Come sem-pre è stato utilizzato lo strumento tim-

bro (figura 13) avendo l'accortezza didefinire punto di origine e punto desti-nazione in maniera ben allineata. Di-scorso analogo per il tetto che è statoricostruito clonando quello originarioDopo una prima ricostruzione approssi-

mativa della casetta, si procede con lademolizione del faro, mostrata in figura14. Si prendono alcune porzioni di cielocome punto di origine e si cancella defi-nitivamente l'esistenza di quella costru-zione grazie anche alla presenza dellenuvole, si riesce nell'impresa in manieraabbastanza semplice ed immediata.L'importante è cambiare spesso puntodi origine, in modo da rendere l'effettofinale il più realistico possibile, tenendoconto anche della tonalità variabile dellezone da clonare (figure 14 e 15) Il pas-saggio finale prevede la ricostruzionedel panorama marino che si intravedetra la casa ricostruita e la casa marrone,proprio nel punto coperto dal faro ab-battuto. Nulla di più facile (beh, nonesageriamo): basta attingere alla zonadestra dell'immagine originale (figura16) e il gioco è fatto Per finire una ritoc-catina al tetto della «casa inventata»(utilizzando il cielo per coprire i pezzi daeliminare) e, visto che mi trovavo conmattoni e cemento a portata mano, hoinnalzato un piccolo muretto di cinta (trale due casette) onde evitare che qualcu-no potesse cadere di sotto e farsi male,tanto male. ~

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~ I b I I A l I M A b I N b•..........................................................................................................•

Magiche selezioniTesto e foto elaborazioni di Andrea de Prisco.....................................................................................

Bene, sono proprio contento. Nel mo-mento in cui scrivo quest'articolo, terzodella rubrica oigital Imaging, sono pas-sati al più una quindicina di giorni dall'u-scita in edicola della prima «puntata»,mentre è in lavorazione avanzata la se-conda, che uscirà tra qualche giorno an-cora. I tempi tecnici dovuti alla lavora-zione ci costringono, in pratica, a conse-gnare gli articoli all'inizio del mese pre-cedente a quello dell'uscita in edicola.

Questo, ovviamente, non è certo ilmotivo della mia contentezza, anzi' /Imotivo è un altro e si riferisce al fattoche già pochi giorni dopo l'uscita in edi-cola di MC di dicembre sono stato lette-ralmente subissato di telefonate, lette-re, fax in cui moltissimi «affezionati let-tori» (quasi tutte le lettere che giungo-no in redazione iniziano con un 'afferma-zione del genere, cosa che naturalmen-te ci rende sempre felici) manifestava-no il loro interesse per la nuova rubrica,-••

dandoci in questo modo conferma chel'investimento sta già portando i suoifrutti principali. la soddisfazione dei let-tori.

Ci hanno scritto o telefonato in molti:da chi era completamente a digiuno del-la materia e fino ad allora si era occupa-to di fotografia solo in maniera tradizio-nale, fino ai grandi service di fotoelabo-razione e/o di stampa digitale su pellico-la, specialmente quelli che per nostradisattenzione (chiedo venia) non risulta-vano nell'elenco provvisorio pubblicatoin quell'articolo. Come ho detto a chi miinterpellava sull'argomento, l'elenco «ri-veduto e corretto» non sarà pubblicatotutti i mesi, ma ogni tre o quattro nume-ri. Rinnovo, comunque, il mio invito aiservice dimenticati a segnalare in reda-zione nome, indirizzo e attività svolta(nell'ambito dell'imaging digitale) e nellostesso tempo chiedo ai lettori di esserela tori del messaggio presso service di

loro conoscenza affinché siano essistessi a farsi vivi a mezzo fax.

Cominciano, inoltre, ad arrivare i pri-mi contributi alla rubrica, sotto forma diimmagini digitali prima e dopo l'elabora-zione. Stiamo raccogliendo e sceglien-do il materiale arrivato e presto, moltopresto, pubblicheremo i lavori più inte-ressanti. Per i dettagli «tecnici» (e lega-li ... ) fate riferimento a quanto inseritonel riquadro nella pagina a fronte.

Ciò premesso, entriamo nel meritodell'argomento di questo mese. Ci oc-cuperemo di «selezioni», parola che nelgergo dell'editing elettronico ha due si-gnificati ben distinti. Il primo, che nontratteremo in quanto non credo ci ri-guardi almeno per il momento, si riferi-sce alla scomposizione cromatica diun 'immagine a colori nelle quattro com-ponenti utilizzate per la stampa su car-ta: ciano, magenta, giallo e nero. «Fareuna selezione», in tal senso, significa

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ottenere da un 'unica immagine a coloriquattro immagini monocromatiche cor-rispondenti alla quantità di ciano, ma-genta, giallo e nero che, nuovamentesovrapposte, forniscono l'immagine dipartenza. Ma, lo ripeto, non è questal'accezione che ci interessa in questasede.

Ci occuperemo degli strumenti di se-lezione che permettono di selezionare(chiedo scusa per la ripetizione) una par-ticolare porzione dell'immagine di par-tenza al fine di modificarla senza pro-durre effetti sulla parte rimanente (nonselezionata). Con molta probabilità nonriusciremo ad effettuare una trattazionecompleta sull'argomento nel corso diquest'articolo anche perché le immaginid'esempio occupano parecchio spaziosulla rivista e non è certo possibile par-lare di fotoelaborazione senza mostrarecontinuamente non solo immagine ini-ziale e risultato finale, ma anche tutti ipassaggi intermedi. Come esempioquesto mese utilizzeremo la famosa im-magine dei due pappagalli, tratta dal de-mo del PhotoCo Kodak (di cui vi ho mo-strato l'intervento sul primo numero dioigital Imaging) e un 'immagine scattatadal sottoscritto col solito orizzonte stor-to. Sarà il caso che acquisti una macchi-na fotografica con livella a bolla ..

PappagiroI due pappagalli, in definitiva, si guar-

dano l'un l'altro o guardano nella stessadirezione? Era questa la domanda chelasciavo in sospeso nell'articolo di di-cembre. Chi ha già visto il disco di de-mo del PhotoCD Kodak non avrà fatica-to a riconoscere che l'immagine origina-ria è quella in cui entrambi i volatili rivol-gono le loro attenzioni a sinistra, ma chili vedeva lì per la prima volta ha avutoben pochi indizi per risolvere il piccoloenigma.

Il procedimento per passare dall'im-magine originaria a quella modificata èquanto mai semplice: prendiamo il pap-pagallo di sinistra, gli diciamo di girarsiverso destra e abbiamo finito ..

Se fosse così semplice non starem-mo nemmeno a parlarne. In realtà è ne-cessario compiere un paio di operazionipiuttosto delicate, ma non per questoeccessivamente difficoltose, per porre

MCmicrocomputer n. 148 - febbraio 1995

DIGITAL IMAGING

L'immagine definitadopo il aribaltamentoll.

La selezione rettango-lare non può essereutilizzata in questo ca-so.

A tutti i lettoriSe siete interessati all'argomento «Digital Imagingll potete contribuire alla nostra rubri-

ca inviando in redazione alcune fotografie scattate da voi stessi, delle quali vorreste modi-ficare o correggere alcune componenti, al fine di migliorare il risultato finale. Non inviate,però, foto sfuocate o mosse perché, ve lo anticipo subito, nulla è possibile fare a riguardose non riscattare la fotografia con più attenzione la prossima volta. Fate riferimento, se vo-lete ,un'idea circa la fattibilità, alle immagini che mensilmente pubblichiamo in queste pagi-ne. E importante, in ogni caso, inviare sempre una stampa su carta (anche di formato pic-colo) delle vostre immagini e mai (MAI!) gli originali su pellicola negativa o diapositiva. Peri soliti problemi organizzativi, il materiale inviato non verrà restituito.

Ogni mese, l'elaborazione proposta più interessante verrà gratuitamente eseguita pres-so la nostra redazione e il risultato pubblicato in queste pagine. Per questo motivo è ne-cessario allegare alle fotografie una dichiarazione liberatoria, firmata dall'autQre delle foto-grafie, in cui si dichiari la paternità delle stesse e se ne autorizzi la pubblicazione sulle pa-gine di MCmicrocomputer.

Chi, invece, fosse già attrezzato per effettuare elaborazioni di immagini, può inviare ipropri lavori più interessanti, allegando sempre l'immagine originaria, l'immagine elaboratae la dichiarazione liberatoria di cui sopra. Ogni mese il lavoro più interessante verrà pubbli-cato su MCmicrocomputer e, in questo caso, l'autore ricompensato con un gettone di100.000 lire. Fatevi avanti I

Il

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Con 24 si rimane all'interno (vedi testo). Utilizzando la tolleranza 32 c'è il rischio di debordare.

Apparentemente la selezione è OK ... Ma ingrandendo si nota l'approssimatezza.

a termine il ribaltamento del pennuto. Ilprimo problema riguarda, per l'appunto,la selezione del pappagallo. Dobbiamofar sì che la rotazione riguardi solo que-sto e non l'intera immagine (in tal casoentrambi i pappagalli guarderebberoverso destra e staremo "da capo a do-dici" ...). Photoshop, così come qualsiasialtro programma di elaborazione digitaledelle immagini, mette a disposizionepiù d'uno strumento specifico per effet-tuare le selezioni. Il più semplice (l'ef-fetto è mostrato in figura 2) è la selezio-ne rettangolare che permette di delimi-tare una zona di tale forma. Non è lostrumento che fa al caso nostro dal mo-mento che dobbiamo riuscire a scontor-nare solo il pappagallo, lasciando losfondo al suo posto. La selezione ret-tangolare può essere utilizzata per por-zioni di immagine di questa forma: adesempio per selezionare una finestra,una cornice, un cartello .. ma non un

pappagallo. Un'altra possibilità, offertadai programmi di foto ritocco, è la sele-zione circolare che normalmente per-mette anche selezioni di forma ellittica(il cerchio, si sa, è un caso particolare diellisse così come il quadrato è un casoparticolare di rettangolo ... a sua voltacaso particolare del parallelogramma ...caso particolare del poligono a quattrolati ...). La selezione circolare può essereutile per scontornare il sole in un tra-monto, il quadrante rotondo di un orolo-gio, una forma di Parmigiano ... ma nonun pappagallo, nemmeno se troppo paf-futo.

Qui ci vorrebbe proprio la bacchettamagica: non è una battuta, in quanto lostrumento in grado di «indovinare» l'a-rea da selezionare si chiama proprio co-sì. Naturalmente di magico ha ben po-co, e basa la sua «intelligenza» sulle dif-ferenze di luminosità. Toccando con lostrumento bacchetta magica un punto

qualsiasi dell'immagine selezioneremotutti i punti che rientrano entro una de-terminata tolleranza cromatica e cheformano un'unica area contenente ilpunto di partenza. È più facile da capireche da spiegare, e per questo vi invito adare uno sguardo alle figure 3 e 4. Latolleranza di selezione è, ovviamente,regolabile e varia, nel caso di Photo-shop tra O e 255. Gli estremi di tale in-tervallo sono naturalmente più teoriciche pratici dal momento che nel primocaso selezioniamo solo i punti esatta-mente della stessa intensità dell'origine(questo, a pensarci meglio, può ancheessere utile) mentre indicando 255 se-lezioniamo in pratica tutti i possibili livel-li di luminosità e, quindi, l'intera imma-gine. Comunque, anche con la bacchet-ta magica, la selezione del pappagallo ri-sulta essere piuttosto difficoltosa a cau-sa dello sfondo troppo simile al sogget-to da scontornare. Utilizzando la tolle-

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Lavorando con l'immagine ingrandita è più facile. Una volta selezionato il pappagallo è in grado di volare ...

ranza di default pari a 32 (figura 3), toc-cando la parte inferiore del becco la se-lezione deborda sul grigio presente sul-lo sfondo. Diminuendo la tolleranza (adesempio a 24, come mostrato in figura4) rimaniamo all'interno dell'animale maè necessario ripetere il procedimentopiù volte (tenendo premuto il tasto shiftper sommare selezioni successive o iltasto «mela» per sottrarle) provando emodificando spesso le tolleranze da uti-lizzare. Un bel lavoro, non c'è che dire.La bacchetta magica, in altre parole,funziona piuttosto bene quando c'è unnetto distacco cromatico tra l'oggettoda selezionare e lo sfondo visibile intor-no ad esso. In tutti gli altri casi, compre-so il nostro, conviene utilizzare lo stru-mento «Lazo» con il quale tracciamo di-rettamente tramite mouse la porzionedi immagine da selezionare. In questocaso il problema è dato solo dalla nostraabilità nel riuscire a scontornare ma-nualmente, tramite mouse, la sezione siimmagine che ci interessa. A meno dinon essere particolarmente portati perquesto tipo di manipolazioni (come av-viene per il buon Truscelli, domatore ditopi!), scoprirete che anche in questocaso occorre faticare un po' per ottene-re risultati soddisfacenti. Nell'esempiodi figura 5 è mostrato un primo approc-cio, piuttosto deludente al problema. In-grandendo successivamente la zona delbecco, figura 6, ci si può rendere facil-mente conto che la selezione effettuatalascia parecchio a desiderare. Meglio in-grandire l'immagine prima, lavorando ilpennuto a piccole zone per volta. In fi-gura 7 è mostrato lo stesso becco,scontornato a dimensioni più ragionevo-li. Quando abbiamo finito di girare intor-no al pappagallo, nel senso che con ilnostro mouse siamo ritornati al punto dipartenza, la selezione è completa e pos-

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...0 di rivolgersi al compagno per un salutino.

siamo procedere con la seconda fasedella fotoelaborazione. La prima, bana-le, sorpresa è data (vedi figura 8) dal fat-to che dietro al pappagallo scontornato,una volta spostato in un altro punto,non troviamo lo stesso sfondo ma ... ilvuoto assoluto!

In altre parole, se spostiamo o modi-fichiamo geometricamente l'oggettoselezionato tanto da scoprire una partemancante di sfondo, dovremo ricostrui-re quest'ultimo ricopiando particolaridalle zone esistenti. Di questo argo-mento ne abbiamo già parlato lo scorsomese, nell'articolo dedicato allo stru-mento «timbro» ed utilizzeremo la tec-nica lì esposta per sistemare l'immagi-ne dei due pappagalli.

Detto questo, dal menu «Immagine»scegliamo l'opzione «Rifletti Orizzonta-le» e posizioniamo l'uccello come mo-strato in figura 9. Come vedete si tratta,a questo punto, di ricostruire le due zo-

ne bianche rimaste scoperte davanti alpetto e dietro la nuca del malcapitatopennuto. Visto che, selezionando unelemento, qualsiasi modifica all'immagi-ne ha effetto solo per quest'ultimo pos-siamo proteggere dalle nostre «timbra-te» il pappagallo ricorrendo ad un picco-lo trucco. Dal menu Selezione sceglia-mo «Inversa» ottenendo come risultatonon più la selezione del pappagallo, madi tutta l'immagine meno ... il pappagal-lo. In pratica tutto quello che è selezio-nato si deseleziona e viceversa. In que-sto modo il timbro non avrà effetto sul-le sfortunate penne del volatile e potre-mo procedere con una certa sollecitudi-ne nella ricostruzione dello sfondo. Conil timbro, come abbiamo fatto lo scorsomese, sceglieremo via via punti di origi-ne da clonare al fine di riempire, un po'per volta, tutte le zone mancanti. Comesempre è consigliabile cambiare spessoorigine e destinazione per rendere la

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c1onazione il più naturale possibile. Nelnostro caso siamo molto aiutati dal fat-to che lo sfondo, come si addice adun'immagine in cui si voglia mettere inrisalto i soggetti in primo piano, è parti-colarmente sfocato. Grazie a questo laricostruzione sarà praticamente perfettain quanto ben difficilmente sarà possibi-le individuare, nella sfocatura generale, isegni della ricostruzione. Il risultato fina-le, visibile in figura 1, è stato portato atermine in pochi minuti: ovviamente la-vorando con maggior impegno lo sfon-do poteva venire ancora meglio.

Maledetto orizzonteUna volta acquisita la tecnica fotogra-

fica di base (tempi, diaframmi, esposi-zione, messa a fuoco, ecc.ecc.) è gene-ralmente necessario un lungo periodo diapprendistato per riuscire ad ottenerefotografie valide sia sotto il profilo tecni-co che dal punto di vista estetico. Il miri-no della macchina fotografica, si sa, ètraditore mentre la stampa su carta, o ladiapositiva proiettata, ha il potere dispiattellarti in faccia, senza tanti compli-menti, quegli errori di ripresa che ti fan-no sentire tanto negato. Sfogo a parte,in figura 10 potete ammirare uno deimiei errori. L'orizzonte alle spalle delsoggetto è storto, pende verso sinistra.Ciò significa che nel momento in cuiscattavo la foto, la macchina fotograficaera leggermente inclinata verso destra,forse ad inseguire la naturale angolazio-ne della ragazza che si appoggiava colgomito sinistro al muretto retrostante(non visibile nella fotografia). Forse acce-cato dalla luminosità dei capelli biondi(che spesso manda in tilt l'esposimetrodella fotocamera). sicuramente attento aricercare un'espressione «decente», hotralasciato di controllare l'allineamentodell'orizzonte al momento dello scatto.E pensare che utilizzo un vetro di messaa fuoco con riferimenti quadrettati pro-prio per evitare errori di questo tipo!

La foto così ottenuta, tutto somma-to, è piuttosto accettabile, ma quell'oriz-zonte storto non riesco a digerirlo trop-po facilmente. Sarebbe proprio il casodi dire: «Niente paura, con i potentimezzi della tecnica risolviamo questoed altro I». E se volessi fare il furbo, po-trei ruotare di pochi gradi l'intera imma-gine, il che equivarrebbe a prendere unaffilato taglierino per aggredire con talearnese una stampa tradizionale su car-ta. No, non va bene. Cerchiamo di capi-re se possiamo raddrizzare l'orizzontesenza scomodare il soggetto.

Dopo aver creato un'istantanea del-l'immagine di partenza (poi capirete per-ché). la prima operazione da compieresarà la selezione del soggetto, mostrata

L'immagine in alto è quella originaria.

in figura 12. Come vedete è stata trac-ciata con il mouse una linea piuttostoapprossimativa, volutamente passantetra i capelli dove è più facile nasconderela successiva ricucitura. Noi, però, nondobbiamo ruotare il soggetto, ma losfondo. Questo, per definizione, è nelcaso reale tutto quello che si trova die-tro al soggetto, se ci riferiamo alla no-stra fotografia è tutto quello che lo cir-conda. Dal momento che con la primafase abbiamo selezionato il soggetto,per avere una selezione dello sfondo apartire dal primo sarà sufficiente invoca-

re nuovamente la funzione Selezione In-versa, come abbiamo già fatto per ilpappagallo. A questo punto dobbiamodire al computer di ruotare di alcuni gra-di la selezione attiva (nel nostro caso losfondo). Per farlo si utilizza un'altra fun-zione messa a disposizione dai pro-grammi di fotoritocco che permette diruotare l'intera immagine o una parte diessa precedentemente selezionata. Diquanto ruota re l'immagine è, in pratica,l'unico dato che non conosciamo. Sipuò procedere per tentativi, possibil-mente non per aggiustamenti successi-

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Le quattro fasi necessarie al riallineamento dell'orizzonte (vedi testo).

vi, finché non si ottiene il valore cerca-to. Mi spiego meglio: nel nostro caso(figura 13) è sufficiente una rotazione insenso orario di tre gradi. AI mio primotentativo avevo impostato un grado emezzo ritenendo, ad occhio, una tale ro-tazione sufficiente. L'orizzonte, perquanto ruotato, era ancora storto. Aquesto punto era possibile ruotare ulte-riormente di un altro grado e mezzol'immagine selezionata, ma è stato piùopportuno annullare la rotazione prece-dente per impostarne una nuova di an-golo maggiore. Questo per sottoporre idati digitali ad un numero inferiore dipassaggi al fine, come sempre, di man-tenere il livello qualitativo il più alto pos-sibile. Mi rendo conto che questo di-scorso è un po' complicato, ma non èdifficile da accettare se facciamo un pa-ragone con la fotografia tradizionale. Sedi una foto desideriamo fare un ingran-dimento, non portiamo al laboratorio laprima per riprodurla ed ingrandirla mautilizziamo il negativo (a condizione diaverlo conservato). Anche in digitale,

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ogni volta che effettuiamo un'operazio-ne che coinvolge piccole rotazioni, ridu-zioni o ingrandimenti che coinvolgono lagenerazione di nuovi punti, induciamouna (seppur impercettibile) perdita diqualità dovuta al fatto che i pixel dellanuova immagine sono calcolati utilizzan-do quelli dell'immagine di partenza epesanti algoritmi matematici che hannoproprio il compito di limitare al minimo idanni. In altre parole dopo una trasfor-mazione di questo tipo, l'immagine ot-tenuta non è identica a quella di parten-za ma le assomiglia moltissimo. Lascia-mo da parte questo discorso, almenoper il momento, e torniamo alla fotoela-borazione di cui sopra.

In figura 14 è mostrato lo sfondo do-po la rotazione di 3 gradi. Come potetevedere il risultato è del tutto simile aquello che avremmo ottenuto ritaglian-do lo sfondo con un paio di forbici. Lezone bianche, come prevedibile, sonodovute al fatto che il computer non è ingrado, da solo, di ricostruire i pezzimancanti ma può darci un forte aiuto.

Con lo strumento timbro (figura 15) uti-lizzato in modalità «Da Istantanea» cipermette di ricostruire i pezzi mancanti.L'istantanea, come spiegato lo scorsomese, è in pratica una <doto della foto»che Photoshop mette da parte pereventuali, successive, ripristini dell'im-magine. Utilizzando lo strumento timbroin tale modalità l'origine è l'immagine difigura 10 e possiamo quindi «rubare» aquella le zone di mare, di cielo e dimontagne, che mancano all'appello. An-che in mezzo ai capelli non abbiamogrossi problemi, grazie proprio all'irrego-larità degli stessi. Per alcune zone piùcritiche (ad esempio l'orizzonte man-cante a sinistra) non è possibile usarel'immagine di partenza (più bassa) ed èstato necessario utilizzare il timbro inmodalità «clone» (fate sempre riferi-mento, se necessario, all'articolo delmese scorso) per prolungare lo sfondomancante. Fatto!

Il risultato finale, mostrato in figura11, come sempre lo lascio giudicare avoi. Alla prossima.. t:JS

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Ancora selezioniTesto e foto elaborazioni di Andrea de Prisco....................................................

Come anticipato lo scorso mese, tor-niamo a parlare di selezioni illustrandoviulteriori tecniche e mostrandovi alcuniesempi di utilizzo di questo straordina-rio strumento. Per chi si fosse ... colle-gato in questo momento, ricordiamoche per «selezione», in questa sede,non indichiamo la scomposizione diun'immagine a colori nelle sue compo-nenti cromatiche primarie (rosso, blu,verde nel caso della sintesi additiva ociano, magenta e giallo per quella sot-trattiva) ma ci riferiamo alla possibilità di«selezionare», nel senso letterale deltermine, una porzione di immagine pereffettuare su quella i nostri interventisenza produrre effetti sulle parti rima-nenti (non selezionate). La selezione piùsemplice, e per questo forse la menoutile, è quella rettangolare o circolareche si ottiene banalmente tracciandocol mouse la forma prescelta sull'imma-gine originaria. Più interessante, comeabbiamo visto lo scorso mese, è la pos-

sibilità di selezionare porzioni di immagi-ne di forma arbitraria, utile ad esempioper «scontornare» un particolare daspostare, modificare o addirittura elimi-nare completamente. Molto utile, inquesto genere di applicazione, lo stru-mento «bacchetta magica» che permet-te di selezionare un 'unica area caratte-rizzata da pixel, entro un intervallo di tol-leranza settabile dall'utente, simili alpixel toccato dallo strumento e che rap-presenta per questo l'origine della sele-zione stessa. Sempre nel medesimo ar-ticolo (al quale vi rimando per ogni chia-rimento a riguardo) abbiamo mostrato lapossibilità di passare da una selezionealla sua «inversa» (tutti i pixel non sele-zionati diventano selezionati e vicever-sa) per operare ad esempio su unosfondo preservando integralmente ilsoggetto principale.

Questo mese vedremo altre tecnichedi selezione, mostrandovi alcune opera-zioni effettuabili sulle selezioni stesse,

ad esempio per creare ombre artificialiagli oggetti o per inserire all'interno diuna selezione un oggetto provenienteda un'altra immagine o da una porzionediversa dell'immagine originaria.

Prima di entrare nel merito dell'argo-mento, vorrei utilizzare ancora qualcheriga per ringraziare tutti i lettori per l'in-teresse rivolto a questa nuova rubrica difotografia digitale, anticipando che apartire dal prossimo numero (promes-sol) pubblicheremo le elaborazioni piùinteressanti giunte in redazione, e ag-giorneremo l'elenco dei service fotodi-gitali già pubblicato sul numero di di-cembre. Rinnovo ancora una volta il mioinvito a collaborare alla rubrica DigitalImaging, inviando in redazione le vostrefotografie da elaborare o le vostre fo-toelaborazioni (vedi riquadro a pago277), e continuando a segnalarci i labo-ratori fotografici attrezzati digitalmente.Chissà che un giorno non faremo uno«speciale» dedicato proprio a questi ..

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Copia e (più o meno) incolla

Una delle caratteristiche che ha resofamoso il Macintosh per la sua facilitàd'uso, è stata la nota possibilità di «ta-glia e incolla» o, come dicono gli ame-ricani, «cut & paste». Per copiare, adesempio una porzione di un testo in unaltro documento, è sufficiente accede-re al primo, evidenziare tramite mousela porzione interessata, utilizzare lafunzione «copia», posizionarsi sul se-condo documento nel punto desidera-

to e richiamare «incolla» per completa-re il trasferimento. Già questa caratte-ristica, utilizzata tra comuni documentitestuali, è di una comodità ed di un'uti-lità unica, ma ancor più interessante èstata la possibilità di applicare il «copiae incolla» anche tra documenti di tipodiverso, lasciando al sistema operativodel Mac tutti i particolari tecnici cherendono possibile il miracolo. Così untesto poteva contenere facilmente undisegno, un grafico o addirittura unaporzione di foglio elettronico, testè co-

piata dal corrispondente applicativo.Le operazioni di «copia e incolla», co-

me avrete capito, riguardano anche leimmagini o parti di esse. Dopo aver se-lezionato una porzione qualsiasi daun'immagine di partenza (utilizzandouno dei tanti metodi messi a disposizio-ne dai programmi di foto ritocco) possia-mo copiare questa su un'immagine didestinazione o su un altro punto dellastessa immagine. Ma, come mostratoin figura l, non solo possiamo sovrap-porre brutalmente l'immagine originaria

Anteprima selezione: I Nessuno .1

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@ Selezione O Immagine

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all'immagine destinataria, ma possiamoindicare un livello di trasparenza. In altreparole, in che percentuale dovrà esserevisibile l'immagine incollata rispetto allosfondo. Nei tre esempi di figura 1, èmostrata una trasparenza del 40%, unadel 70% e una del 100%. Ovviamente100% significa sovrapposizione com-pleta (o trasparenza nulla, se preferite),di contro, diminuendo tale valore (finoall'altro caso limite dello 0%) l'immagi-ne sovrapposta tende a sparire per ren-dere sempre più visibile lo sfondo sot-tostante.

La sovrapposizione di un'immaginenon può avvenire solo per trasparenzapiù o meno evidente, ma possiamo ad-dirittura indicare una modalità differentedi «incollaggio». In figura 2 sono mo-strati tre esempi, utilizzando lo stessosfondo e la stessa porzione di immagi-ne precedentemente copiata. Nel primocaso, con la funzione «Dissolvi», l'im-magine sovrapposta viene frammentatain piccoli granuli (di dimensione variabileanche questi). Con la seconda, «Scolo-ra», l'effetto è di lasciar trasparire le zo-ne chiare dell'immagine sottostante percoprire quasi completamente quelle piùscure. Nel terzo ed ultimo esempio (esi-stono ulteriori possibilità che non tratte-remo in questa sede) l'effetto, denomi-nato «Luce Intensa», assomiglia ad unasovrapposizione luminosa simile all'ipo-tetica proiezione della selezione su unoschermo rappresentato dall'immaginesottostante.

Per ogni possibile tecnica di sovrap-posizione esistono, naturalmente, im-magini che meglio si prestano a deter-minate operazioni ed immagini per lequali diventano più interessanti altrepossibilità. Come sempre (e non cistancheremo mai di ripeterlo) né questiarticoli, né il computer, né qualsiasi pro-gramma di fotoelaborazione super sofi-sticato, può sostituirsi alla vostra fanta-sia e creatività, unica artefice di ogni fo-toelaborazione. La testa, come sempre,va usata ...

Selezioni basate sul coloreUn'interessante possibilità offerta da

Photoshop 3 è data dalla selezione ba-sata sul colore. Prendiamo ad esempiol'immagine di figura 3, un albero moltoramificato su uno sfondo azzurro cielo.Se volessimo scontornare manualmen-te l'albero dallo sfondo ci impiegherem-mo come minimo un paio di settimanecon al termine un assai probabile rico-vero presso una casa di cura opportuna-mente attrezzata per i casi schizofrenici.Fortunatamente i mezzi tecnici esistonoed è sufficiente utilizzarli, come sem-

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La foglia d'argento e la sua ombra.

pre, nel migliore dei modi. La funzionesi chiama «Intervallo colori» e permettedi definire un colore di base ed una tol-leranza entro la quale il programma de-ve considerare selezionati i punti che virientrano. Con lo strumento conta goccevisualizzato nella finestra di «Intervallocolori» preleviamo una «goccia» del co-lore prescelto e agendo sul controllo ditolleranza possiamo verificare il livello diintervento.

Nell'immagine ridotta che appareall'interno della finestra (figura 4) vienevisualizzata la selezione mostrando inbianco i punti interessati. Con i due con-tagocce contrassegnati dai segni «+» e«-» possiamo aggiungere o togliere co-

lori coinvolti nella selezione.Tramite la stessa finestra di dialogo

possiamo anche impostare la selezionedi tutti i punti che contengono un deter-minato colore primario, delle sole zonedi luce o di ombra o addirittura selezio-nare tutti i punti di un'immagine in for-mato RGB (sintesi additiva) che nonpossono essere convertiti senza modifi-ca nei corrispondenti colori CMYK (sin-tesi sottrattiva).

Tornando all'esempio precedente, infigura 4 è stata prelevata una «goccia dicielo» (si noti il piccolo conta gocce in al-to a sinistra) e impostata una tolleranzapari a 100. In figura 5 è mostrata la se-lezione vera e propria sull'immagine ed

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Le fasi necessarie per creare artificialmente l'ombra (vedi testo).

in figura 6, semplicemente battendo sultasto BackSpace otteniamo il completoisolamento dell'albero e dei suoi infiniti(si fa per dire) rami. Il tutto in una man-ciata di secondi. Altro che settimane.Altro che case di cura.

Luci ed ombreSe già fino a questo punto comincia-

te a rendervi conto dell' enorme poten-zialità degli strumenti di selezione mes-si a disposizione dai programmi di foto-ritocco, sappiate che il bello deve anco-ra arrivare. Come primo esempio di ap-plicazione reale di più tecniche tra lorocombinate, prendiamo l'immagine di fi-gura 7, rappresentante un posacenerein argento a forma di foglia, ed eliminia-mo completamente il fondo scuro so-stituendo a questo un colore neutro,sintetizzando per la foglia una nuovaombra (figura 8)

Il problema, come sempre, è la sele-zione della foglia che, per l'occasione,ha deciso di fare i capricci rifiutandosi

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di farsi selezionare con la bacchettamagica (cfr. articolo del mese scorso).Nonostante il fondo omogeneo, nellazona sinistra la foglia è piuttosto scurae offre il suo fianco ad eventuali inva-sioni di selezione. Nessuna paura, ba-sta un po' di pazienza e utilizzando lostrumento Lazo si riesce ugualmente ascontornare tutto l'oggetto, come mo-strato in figura 9.

A questo punto è necessario utilizza-re alcuni trucchetti. Per prima cosa ri-chiamiamo dal menu Composizione lafunzione "Copia» per conservare inmemoria l'immagine della foglia sele-zionata. E fin qui nulla di nuovo. Subitodopo, dobbiamo salvare la traccia di se-lezione utilizzando la corrispondentefunzione di registrazione. Salvando unaselezione avremo la possibilità di richia-marla in qualsiasi momento, anche do-po averne effettuate altre (senza proce-dere alla registrazione, ogni volta cheeffettuiamo una nuova selezione per-diamo quella precedente). Fatto questocancelliamo l'intera immagine, ad

esempio selezionandola tutta e poi az-zerandola oppure riempiendo l'interaarea col colore di fondo (bianco, nel ca-so nostro) e richiamiamo la selezioneprecedentemente registrata (figura 10).Il risultato fin qui ottenuto è la selezio-ne della zona precedentemente occu-pata dalla foglia, nonostante l'immagi-ne allo stato attuale altro non sia cheun rettangolo bianco di dimensioni parialla fotografia di partenza.

A questo punto, richiamiamo la fun-zione "Sfumatura» e impostiamo il va-lore 20 (figura 11). Grazie alla funzionesfumatura, sulla selezione in quel mo-mento attiva vengono sfumati i bordi,proprio nel senso letterale del termine.In altre parole, i pixel vicini al bordo del-la selezione sono solo parzialmente se-lezionati: una selezione parziale di pixelprovoca un altrettanto parziale interven-to sugli stessi, qualsiasi funzione vengarichiamata. Ad esempio, in figura 12 èmostrato l'effetto di un riempimentoeseguito su una selezione sfumata(pixel di contorno parzialmente selezio-

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nati). Manco a farlo apposta quella èproprio l'ombra della foglia, che possia-mo magicamente far ricomparire con lafunzione «Incolla», sempre del menuComposizione. Naturalmente la fogliacompare esattamente sopra la sua om-bra e per rendere più reale l'effettosarà sufficiente spostarla di alcuni milli-metri verso sinistra e verso l'alto te-nendo conto della direzione di illumina-zione originaria. Il risultato finale, om-bra compresa, è mostrato come dettoin figura 8.

Genti! farfallettaNell'ultimo esempio di questo mese,

con la scusa di colorare digitalmente leali ad una malcapitata farfalla (figure 13e 14), mostreremo un'ulteriore serie diprocedimenti per ottenere il risultatocercato, compresa una leggerissima an-ticipazione riguardante uno dei prossimitemi di Digital lmaging i filtri digitali.

Come sempre la prima operazione dacompiere sarà quella di scontornare ilsoggetto da modificare, nel nostro casole ali della farfalla. Visto il netto distaccocon lo sfondo retrostante questa voltapotremo utilizzare agevolmente la bac-chetta magica, avendo però l'accortezzadi «de-selezionare» la testa della farfallae il corpo sottostante (che si intravedenella parte inferiore dell'ala). Con Photo-shop per de-selezionare una porzione diun'immagine selezionata si preme il ta-sto «Mela» mentre con il mouse si trac-cia la zona da escludere (ad esempiocon lo strumento lazo o con la selezionerettangolare o ellittica): l'operazione in-versa, sommare tra loro più selezioni, sieffettua tenendo premuto lo shift. AItermine dell'operazione l'ala visibile del-la nostra farfalla è completamente sele-zionata, come mostrato in figura 15.

L'immagine utilizzata per la colorazio-ne, mostrata in figura 16, è tratta da al-cuni file dimostrativi del pacchetto KPTBryce (recensito alcuni numeri fa suMCmicrocomputer) che consente lacreazione di paesaggi artificiali.

A questo punto, lasciamo momenta-neamente da parte la farfalla (con la se-lezione attiva) e apriamo il file dell'imma-gine da inserire. Quest'ultima selezionia-mola interamente ed effettuiamo l'ope-razione di «Copia» dal solito menu Com-posizione. Tornando al file originario noneffettueremo un semplice «incolla» (cheprovocherebbe la brutale sovrapposizio-ne dell'immagine sorgente sull'immagi-ne destinazione) ma utilizzeremo la fun-zione «Incolla dentro» che inseriscel'immagine sorgente all'interno della se-lezione presente nell'immagine destina-zione, come visibile in figura 17.

La farfalla prima e dopo il resty/ing.

Il box tratteggiato indica l'immagineincollata che, come si vede, è di dimen-sioni maggiori rispetto all'ala della farfal-la. Finché tale immagine rimarrà sele-zionata (box tratteggiato visibile) potre-mo intervenire sulla stessa per spostar-la in un altro punto o per cambiarne ledimensioni. A noi interessa eliminare lazona nera dell'immagine d'origine, capi-tata nella parte bassa dell'ala, e per farquesto possiamo modificarne le dimen-sioni e/o le proporzioni fino a quandonon escludiamo completamente l'areanera indesiderata. Dal menu Immaginerichiamiamo la funzione «Ridimensio-na» e tramite mouse trasciniamo il boxtratteggiato fino a far scomparire l'area

nera, come mostrato in figura 18. Inpratica abbiamo allungato in senso oriz-zontale l'immagine sottostante, lascian-do completamente intatto il restodell'immagine di partenza. Una voltascelto il giusto grado di allungamento,non ci resta che dare un click sull'alaper eseguire la trasformazione. Abbia-mo quasi finito: come tocco finale dia-mo un'ulteriore frullata alla colorazioneapplicando a questa un filtro digitale. Ifiltri digitali, matematicamente parlan-do, non sono altro che funzioni che tra-sformano matrici di pixel grazie all'appli-cazione di opportuni algoritmi. Un filtrodigitale può essere utilizzato per sfoca-re un'immagine ma anche per aumenta-

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DIGITAL IMAGING

Per colorare /a farfalla è stata utilizzata una schermata demo tratta da KPT-Bryce.

A tutti i lettoriSe siete interessati all'argomento «Digital lmaging» potete anche voi contribuire alla no-

stra rubrica inviando in redazione alcune fotografie scattate da voi stessi, delle quali vorre-ste modificare o correggere alcune componenti, al fine di migliorare il risultato finale Noninviate, però, foto sfocate o mosse perché, ve lo anticipo subito, nulla è possibile fare a ri-guardo se non riscattare la fotografia con più attenzione la prossima volta. Fate riferimen-to, se volete un'idea circa la fattibilità, alle immagini che mensilmente pubblichiamo inqueste pagine. È importante, in ogni caso, inviare sempre una stampa su carta (anche diformato piccolo) delle vostre immagini e mai (MAI! I gli originali su pellicola negativa o dia-positiva. Per i soliti problemi organizzativi, il materiale inviato non verrà restituito.

Ogni mese, l'elaborazione proposta più interessante verrà gratuitamente eseguita pres-so la nostra redazione e il risultato pubblicato in queste pagine. Per questo motivo è ne-cessario allegare alle fotografie una dichiarazione liberatoria, firmata dall'autore delle foto-grafie, in cui si dichiari la paternità delle stesse e se ne autorizza la pubblicazione sulle pa-gine di MCmicrocomputer. Chi, invece, fosse già attrezzato per effettuare elaborazioni diimmagini, può inviare i propri lavori più interessanti, allegando sempre l'immagine origina-ria, l'immagine elaborata e la dichiarazione liberatoria di cui sopra. Ogni mese il lavoro piùinteressante verrà pubblicato su MCmicrocomputer e l'autore ricompensato con un getto-ne di 100.000 lire. Fatevi avanti I

re la definizione apparente agendo sulmicrocontrasto. Analogamente possia-mo elaborare veri e propri «effetti spe-ciali», tipo il bassorilievo, la cristallizza-

zione, l'effetto vento, ecc.ecc., sempregrazie ad algoritmi matematici imple-mentati da tali filtri Naturalmentel'utente di un programma di fotoelabo-

razione non ha visione dell'algoritmoma, in pratica, del solo effetto di ognisingolo filtro, ma sarebbe interessanteriuscire a mettere il naso anche in que-sto campo per scoprire in realtà qualioperazioni vengono compiute per tra-sformare digitalmente un'immagine.

Tornando alla nostra farfalla, il filtroutilizzato per «scuotere» i colori delle alisi chiama « Effetto Onda». Come avre-mo modo di approfondire maggiormen-te nei prossimi mesi, i filtri generalmen-te hanno un effetto variabile modifican-do alcuni parametri di controllo. Per il fil-tro «Effetto Onda» possiamo indicare ilnumero di generatori, lunghezza, am-piezza e forma dell'onda (sinusoidale,triangolare o quadrata) o se siamo inde-cisi possiamo generare casualmente iparametri scegliendo l'effetto finale at-traverso una finestra di preview. È il ca-so dei colori della farfalla, le cui ondesono state generate con parametri ca-suali. Un po' di casualità in questo mon-do sempre più digitale certamente nonguasta. Credetemi ...

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~ I b I I A l I M A b I ~ b•..........................................................................................................•

Filtri DigitaliTesto e fotoelaborazioni di Andrea de Prisco...................................................................

Per chi si occupa di fotografia, quellatradizionale, la parola <diltro» ha un benpreciso significato: i filtri sono queglistrumenti ottici da avvitare davantiall'obiettivo della macchina fotograficagrazie ai quali possiamo modificare ocorreggere in fase di ripresa la nostraimmagine. Sia che fotografiate a colori,che in bianco e nero, per ogni situazio-ne fotografica esiste almeno un filtro dautilizzare per modificare, come sempregrazie all'insostituibile contributo dellavostra creatività (e non certo per meritodel solo foglietto di istruzioni allegato al-lo strumento), il risultato finale. Tantoper fare un esempio, state effettuandoalcune riprese al tramonto, ma non sie-te interessati alla tipica colorazione ros-sastra della luce ambiente: niente pau-ra, con un apposito filtro azzurro potetealzare il sole sopra di voi, rispedendoloindietro di alcune ore (cromaticamenteparlando!). Analogamente possiamo ag-giungere alle nostre immagini, sempre

al momento della ripresa, alcuni «effettispeciali», come la morbidezza di un ef-fetto flou, o enfatizzare i riflessi lumino-si con un filtro cross-screen che produ-ce luminescenze a forma di stella.

Certo, controllando attraverso il miri-no della nostra macchina fotograficapossiamo verificare che l'effetto finalesia proprio quello desiderato, ma nes-sun ripensamento sarà ammissibile unavolta concesso il fatidico c/ick.

Grazie alla fotografia digitale, intesaoggi come naturale continuazione diquella tradizionale, potremo dimenticareuna volta per tutte i filtri ottici per effet-tuare sulle nostre immagini, dopo la ri-presa, tutte le correzioni e le elaborazio-ni che vogliamo. Il vantaggio è eviden-te: a parte le maggiori possibilità offer-te, come vedremo, dai sistemi digitali,ciò che differenzia maggiormente la fil-tratura ottica in fase di ripresa dalla fil-tratura digitale di «post produzione» èche possiamo mettere e togliere i vari

effetti tutte le volte che vogliamo, lavo-rando sull'immagine di partenza e verifi-cando sul video i risultati via via raggiun-ti. Non solo, possiamo addirittura appli-care un determinato filtro non all'interaimmagine ma solo ad una parte di essa,definendo il livello di intervento, per en-fatizzare una particolare zona o per met-tere maggiormente in risalto il soggettoprincipale.

I filtri digitali, messi a disposizionedai programmi di elaborazione fotografi-ca, possono, se vogliamo, essere divisiin due categorie: le implementazioni di-gitali di filtri o procedimenti già apparte-nenti alla fotografia tradizionale (comela correzione cromatica, il controllo dellasfocatura, la solarizzazione, l'effettobassorilievo, la separazione tonale etanti altri ancora) e i filtri digitali propridella moderna tecnologia, che permet-tono di realizzare in pochi istanti «effettispeciali» irrealizzabili con i metodi tradi-zionali, o talmente tanto complessi da

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rendere l'impiego praticamente impos-sibile.

Nel corso di questo primo articolo suifiltri digitali (ne seguiranno altri, vista lavastità dell'argomento) mostreremo al-cuni esempi di elaborazione digitale, an-dando a pescare sia nella prima che nel-la seconda categoria prima evidenziata.Non sarà, come al solito, una trattazio-ne esaustiva dell'argomento, avendocome unico scopo quello di stimolare lavostra creatività, suggerendovi di prova-re a realizzare elaborazioni di questo ti-po sulle vostre immagini. E non trala-sciate, come sempre, di inviarci i risulta-ti (o le immagini da elaborare): da que-sto mese, come vedrete più avantinell'articolo, pubblichiamo anche i vostricontributi. Contenti?

DIGITAL IMAGING

Ci hanno scriHo•••Nel primo articolo della rubrica Digital Imaging (dicembre '94) abbiamo pubblicato una

breve lista di aziende che effettuano lavorazioni nel campo della fotografia digitale come lastampa a sublimazione da file, la fotoelaborazione o la scannerizzazionedelle immagini. Sitrattava, come ben specificato in quell'articolo, di una lista provvisoria che avremmo benvolentieri aggiornato in seguito alle segnalazioni dei nostri lettori o delle stesse aziende in-teressate. Nel rinnovare l'invito a tutti i laboratori «digitalmente attrezzati» operanti nel no-stro territorio nazionale a ,darsi vivi» a mezzo fax, riportiamo qui di seguito un primo ag-giornamento relativo alle segnalazioni finora ricevute.

Fotoidea - V.le Michelangelo 10/12 - Colleferro (RM) - Tel. 06/973356Eido Lab Snc - Via Dalmazia, 30 - Bari - Tel. 080/5589010FuocoFisso Snc - Via Andorno, 22 - Torino - Tel. 011/835257Photo Movie Snc - Via Gramsci, 33/C - Jesi (AN) - Tel. 0731/57367Stefano Mariani - Via Ampere, 112 - Milano - Tel. 02/26827923StudioBlu Srl - Str Pro Modugno-Palese Km l -Modugno (BA) - Tel. 080/5314140

A tuHi i leHoriSe siete interessati all'argomento «Digitallmaging» potete anche voi contribuire alla no-

stra rubrica inviando in redazione alcune fotografie scattate da voi stessi, delle quali vorre-ste modificare o correggere alcune componenti, al fine di migliorare il risultato finale. Noninviate, però, foto sfocate o mosse in quanto nulla è possibile fare a riguardo se non ri-scattare la fotografia con più attenzione la prossima volta. Fate riferimento, se voleteun'idea circa la fattibilità, alle immagini che mensilmente pubblichiamo in queste pagine. Èimportante, in ogni caso, inviare sempre una stampa su carta (anche di formato piccolo)delle vostre immagini e mai (MAI!) gli originali su pellicola negativa o diapositiva. Per i soli-ti problemi organizzativi, il materiale inviato non verrà restituito.

Ogni mese, la proposta più interessante verrà gratuitamente elaborata presso la nostraredazione e il risultato pubblicato in queste pagine. Per questo motivo è necessario allega-re alle fotografie una dichiarazione liberatoria, firmata dall'autore delle fotografie, in cui sidichiari la paternità delle stesse e se ne autorizza la pubblicazione sulle pagine di MCmi-crocomputer. Chi, invece, fosse già attrezzato per effettuare elaborazionidi immagini, puòinviare su disco Mac o MS-DOS i propri lavori più interessanti, inserendo sempre (va beneun qualsiasi formato diffuso: PICT,TGA, JPG, TIFF, GIF, PCX, ecc.ecc.) l'immagine origi-naria, l'immagine elaborata, una breve descrizione dei procedimenti utilizzati e, stampatasu carta e sottoscritta, la dichiarazione liberatoria di cui sopra. Ogni mese il lavoro più inte-ressante verrà pubblicato su MCmicrocomputer e l'autore ricompensato con un gettonedi 100.000 lire. Fatevi avanti!

Entrando nel meritoUn filtro digitale, per quanto possa

sembrare strano, altro non è che unprocedimento matematico (un algorit-mo, una funzione) che trasforma un in-sieme di numeri in un altro insieme,sempre di numeri. L'insieme da cui par-tiamo è l'immagine prima dell'applica-zione del filtro, quello d'arrivo è l'imma-gine dopo la trasformazione. Non biso-gna dimenticare, infatti, che una foto-grafia digitale è un'immensa sequenzadi numeri che rappresentano i milioni dipixel di cui, si spera, l'immagine è for-mata. Per le immagini digitali a 16,7 mi-lioni di colori, come noto, sono neces-sari ventiquattro bit (tre byte) per ognipixel: da ciò è facile calcolare che perrappresentare un'immagine formata daun milione di punti sono necessari tremilioni byte. In generale, un filtro digita-le non esegue la sua trasformazionetrattando singolarmente un pixel pervolta (questo succede solo per le appli-cazioni più semplici, come una modificacromatica o di luminosità/contrasto) mautilizzando piccole porzioni di immaginedi partenza per generare ogni singolopixel dell'immagine di destinazione. Adesempio, per sfocare un'immagine,ogni pixel dell'immagine finale sarà fun-zione non del solo pixel corrispondentenell'immagine iniziale ma di un piccoloinsieme di punti adiacenti al pixel tratta-to.

Più il filtro è matematicamente com-plesso (riguardo sia il tipo che la quan-tità di operazioni necessarie per la suaesecuzione) più tempo sarà necessarioper la sua applicazione. Il tutto, natural-mente, linearmente dipendente anchedalla quantità di byte trattati, ovvero dal-le dimensioni dell'immagine da elabora-re (o della porzione selezionata interes-sata alla trasformazione). Per immaginidi dimensioni ancora umane, dell'ordine

di pochi milioni di pixel, l'applicazione diun filtro digitale può durare da alcuni se-condi ad alcuni minuti. Ovviamente taletempo dipende anche dalla velocità delcomputer e, badate bene, anche dallaquantità di memoria RAM disponibileper l'applicazione. Molti programmi dielaborazione digitale delle immagini,proprio in virtù del fatto che le stesseoccupano generalmente svariati me-gabyte, nel caso assai probabile che laRAM non sia sufficiente utilizzano l'harddisk come memoria virtuale (spesso inmaniera indipendente dai settaggi di si-stema) effettuando continui scambiRAM-disco fino al completa mentodell'operazione. Se l'operazione è piut-tosto complessa, è consigliabile andarea prendersi un buon caffè nel bar dall'al-tro lato della città! L'unica consolazione(qui i romani penseranno, giustamente,

al tipico «aglietto riconsolatore») se vo-gliamo è data dalla considerazione cheper quanto lento e ingolfato sia il nostrocomputer, per quanto tempo questoimpieghi per portare a termine una qual-siasi trasformazione digitale, questosarà comunque una frazione del temponecessario (sempreché possibile) pereffettuare la stessa operazione con imetodi tradizionali in camera oscura.Come volevasi dimostrare ...

New York, New YorkCome primo esempio di trattamento

digitale corrispondente ad un procedi-mento noto anche nella fotografia tradi-zionale, abbiamo preso l'immagine di fi-gura 1 per ottenere l'effetto bassorilie-vo mostrato in figura 2. L'immagine,per la cronaca, mostra una delle viste di

MCmicrocomputer n. 150 - aprile 1995 Il

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DIGITAL IMAGING

1

L'effetto "Bassorilievo" dall'alto dell'Empire State Building di New York.

New York dalla cima dell'Empire StateBuilding, sicuramente il grattacielo piùfamoso della «Grande Mela» (calma,qui la Apple non c'entra niente!).

L'effetto bassorilievo elimina ogniinformazione relativa al colore e tracciaun contorno nero o un contorno bianco(a seconda della direzione di un'ipoteti-ca illuminazione) lungo tutte le zone diseparazio(1e cromatica dell'immagineoriginale. E possibile, naturalmente, in-dicare lo «spessore» del rilievo e, comedetto, la direzione. Per direzioni com-prese tra O e 180 gradi l'immagine sem-bra «uscire in fuori», per valori compre-si tra 180 e 360 gradi apparirà comescolpita all'interno. Questo filtro digitaleè anche uno dei più semplici (algoritmi-camente parlando) e l'esecuzione in ge-nere non dura che pochi secondi, ancheper immagini di dimensioni medio-gran-di.

In figura 3 è mostrato un altro simbo-lo di New York, la statua dorata delRockfeller Center. Una prima elabora-zione di questa immagine è mostrata infigura 5 e riguarda il filtro «Cristallizza»,che ha come effetto il raggruppamentodei pixel in una forma poligonale di colo-re uniforme e dimensione variabile. Visi-vamente parlando, l'effetto di cristalliz-zazione (come suggerisce anche il suonome) potrebbe essere simulato so-vrapponendo alla nostra immagine unalastra di vetro dalle superfici irregolari,come quelle installate (tanto per capirci)in alcune porte o pareti a vetro.

Leggermente più complesso del pre-cedente filtro «Rilievo», il filtro «Cristal-lizza» impegnerà maggiormente il no-stro computer: si tratta, in ogni caso, diun effetto digitale che non può essereutilizzato con qualsiasi tipo di immagine,ma soprattutto per quelle ricche di con-trasti cromatici.

In figura 5 è mostrato il risultato diuna serie combinata di tecniche checomprendono sia l'applicazione di un fil-tro digitale, sia alcune manovre corretti-ve (nel momento in cui scrivo, è una pa-rola che va molto di moda) per migliora-re l'aspetto finale.

La prima operazione da compieresarà quella di selezionare la statua conuno dei procedimenti illustrati nellescorse puntate. Visto il sufficiente con-trasto cromatico soggetto-sfondo si puòutilizzare la famosa «bacchetta magi-ca», ma anche procedendo manual-mente con lo strumento lazo (visto chenon è richiesta la precisione assolutanello scontorno) si ottiene analogamen-te il risultato desiderato. Terminata que-sta prima, fondamentale, fase, dovremoinvertire la selezione per selezionare ilsolo sfondo sul quale applicare il filtro.L'effetto si chiama «spirale» ed è, per

certi versi, parente stretto del filtro «on-da» utilizzato lo scorso mese per «frul-lare» i colori della farfalla mostrata inquell'articolo. Possiamo definire l'ango-lo di rotazione della nostra spirale (fino a999 gradi!) e naturalmente anche il ver-so. Maggiore è l'angolo, minore risul-terà la leggibilità dell'immagine dopo latrasformazione (qui il paragone con ilfrullatore regge ancor di più ...). Avendoescluso dalla selezione la statua dorata,otterremo come risultato la trasforma-zione solo della porzione di immagineattorno al soggetto. Per rendere l'effet-to ancora più sofisticato e per megliofondere la statua, immobile, con il restodell'immagine in pieno turbinio, con lostrumento «Sfumino» (graficamenterappresentato da un dito indice puntatoverso l'immagine) siamo andati ad im-

pastare delicatamente il suo perimetro,come mostrato in figura 5. Tocco finale,l'aggiunta di una stella luminosa centra-ta sulla mano della statua, realizzata tra-mite un ulteriore filtro digitale, non a ca-so denominato «Star». Inutile dirlo, diogni luminescenza sintetizzata possia-mo indicare il tipo, il numero e la lun-ghezza dei raggi, il diametro dell'aloneluminoso e quello della sorgente di illu-minazione centrale (ovvero della sua in-tensità) Ma non basta, possiamo ancheindicare il colore, l'intensità dei raggi el'eventuale semitrasparenza. Altro chefiltro cross-screen della fotografia tradi-zionale ...

In figura 6, per concludere la nostragita a New York, è mostrata l'applicazio-ne di un altro filtro digitale denominato«Individua Profilo» Con tale filtro ven-

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Il Rockfeller Center (in alto a sinistra) e tre interpretazioni assolutamente digitali (vedi testo)

gono individuate le aree dell'immaginecaratterizzate da transazioni significativedi colore per evidenziarne i contorni.Molto interessante (per ragioni di spazionon riusciamo ad inserire l'esempio) è

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la possibilità di invertire l'immagine do-po la trasformazione per avere similitracce colorate su sfondo nero inveceche bianco (su, con un po' di fantasianon è difficile immaginare il risultato!)

Seminfermità mentale

Una volta mi è capitato di vedere unvero e proprio imbecille, maledettamen-te fortunato possessore di una Ferrari

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DIGITAL IMAGING

Il contributo dei lettoriCome anticipatovi nell'introduzione

dell'articolo, da questo mese iniziamoa pubblicare le immagini giunte in re-dazione dai lettori che hanno rispostoall'invito presente ogni mese in questarubrica.

La prima richiesta riguarda il restau-ro di una foto da ... portafoglio (come ladefinisce lo stesso autore). Come po-tete notare si tratta di un'immaginemolto deteriorata, sporca e, credo, af-fetta perfino da distacco di emulsionecromatica.

L'intervento eseguito, tutto somma-to, non è certo dei più difficili e l'interaoperazione è stata portata a termine inpochi minuti utilizzando, come avretegià capito, lo strumento «Timbro» dicui abbiamo parlato, se non ho perso ilconto, sul numero di gennaio di MCmi-crocomputer. Dopo un primo maquilla-ge, sono stati riequilibrati manualmen-te i livelli dell'immagine e modificate lecomponenti cromatiche per togliereuna leggera dominante rossa che af-fliggeva"l'originale. Speriamo, comesempre, che la resa tipografica nonmassacri il tutto.

Il secondo contributo riguardaun' elaborazione proposta dal Sig. LuigiSperoni di Olgiate Olona in provincia diVarese. Si tratta, come avrete già nota-to, di una fusione «artistica» di due im-magini, il volto di una donna fotografa-

to dall'autore e un disegno (a carbonci-no?) tratto dal CD-ROM «Great 20thArtists» pubblicato da Opera Multime-dia. Per scontornare il volto del sogget-to, trasformarlo in toni di grigio, modifi-care il contrasto e unire le due immagi-ni è stato utilizzato il programma Pho-toStyler. Successivamente è stata trat-tata con Photoshop per applicare il fil-tro «Sfaccetta» ed ottenere il risultato

finale visibile in questo riquadro. Il la-voro di Luigi Speroni è stato sceltoproprio perché si distacca molto dagliinterventi classici di fotoelaborazionedigitale (non vi dico quanti banali <doto-montaggi cut & paste» sono giunti inredazione ... ) ottenendo un risultatoben più vicino all'arte pittorica che aquella fotografica. Complimenti all'au-tore.

OmeffaL Sptnlrrì '94

Questa fotoelaborazione di Luigi Speroni è stata scelta per il suo effetto pittorico.

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F40 (diconsi «quaranta»: un giocattolinodal valore stimato prossimo al miliardodi lire) che con assoluta indifferenza èsceso dal suo bolide per allontanarsisvariate decine di metri, lasciando labelva non solo in seconda fila e comple-tamente aperta, ma addirittura col mo-tore acceso tanto per farsi riconoscereanche dagli eventuali non vedenti capi-tati lì per caso o accorsi a godersi il bel-lissimo rombo. Federico Rocchi, colla-boratore Technimedia per le testate dialta fedeltà, commentò il mio raccontodicendo che non avrebbe esitato amontare su quella Ferrari per fare alme-no un giro della piazza, sostenendo altermine la sua assoluta innocenza vistoche in una macchina di quel tipo si puòperdere completamente coscienza, oquantomeno la facoltà di intendere e divolere se non addirittura raggiungere laseminfermità mentale. Non posso dar-gli torto, e a lui dedico la prossima fo-toelaborazione «da sogno».

La fotografia originale è mostrata infigura 7: è una «misera» Ferrari da po-che centinaia di milioni ripresa durantel'ultimo MotorShow di Bologna. Lostand Ferrari al MotorShow è natural-mente meta di tutti i visitatori, gli stessitenuti piuttosto alla larga dalle prezioseautovetture da vere e proprie transen-ne, come visibile (stampa tipograficapermettendo) anche nell'immagine dicui sopra. È chiaro che chiunque si avvi-cini allo stand Ferrari, se non è per pre-notare una «Rossa di Maranello» èquantomeno per sognare di possederneuna, magari immaginando di prendereuna di quelle esposte e scappare via arazzo (in stato confusionale).

Come avrete già spiato in figura 8,abbiamo rubato la Ferrari schizzando viadallo stand a velocità ... digitale. Anzi,«multidigitale» dal momento che sonostate applicate più tecniche per ottene-re il risultato cercato: un effetto «pan-ning». Con tale termine si individuanoquelle fotografie di oggetti in rapido mo-vimento effettuate utilizzando un tempodi esposizione piuttosto lento (diciamoun quindicesimo di secondo) ma se-guendo con l'apparecchio fotografico ilmovimento del soggetto. Come risulta-to otteniamo un soggetto più o menofermo su uno sfondo piuttosto mosso,proprio ad evidenziare il movimento e lavelocità dello stesso.

Per eseguire la trasformazione, la pri-ma operazione da compiere sarà (comesempre) la selezione della sola Ferrari,effettuata tramite lo strumento lazo. An-che in questo caso non occorre una pre-cisione assoluta, considerato anche il fat-to che l'immagine finale perderà neces-sariamente dettaglio per mostrare l'ef-fetto movimento. Una volta selezionata

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La Ferrar; prima e dopo la fuga ...

l'autovettura, invertiamo la selezione perelaborare lo sfondo e il pavimento dellostando Applicheremo su questo l'effetto«mosso» indicando un numero di pixelpiuttosto elevato, diciamo quindici, e unaangolazione di movimento uguale all'ipo-tetica direzione (di fuga) della macchina.Il secondo passo riguarda la rotazionedelle ruote, effettuata con l'utilizzo del fil-tro «Sfocatura Radiale». Le ruote vannotrattate una per volta, selezionandole co-me sempre con il lazo, circuendo non so-lo il bellissimo cerchione ma anche ilpneumatico (sarò ignorante, ma mi rifiu-to di scrivere ,do pneumatico») compren-sivo di battistrada.

Visto però che in una fotografia inperfetto stile «panning» ben difficilmen-

DIGITAL IMAGING

te riusciamo ad ottenere il soggettoprincipale completamente immobile sul-lo sfondo mosso, dal momento cheavevamo già scontornato l'autovettura,diamo anche a questa una frullatina dimosso, impostando un livello di inter-vento appena percettibile.

Per finire, visto che nella foto origina-le è ben visibile l'abitacolo vuoto, perevitare il panico di un pilota fantasmaabbiamo mascherato il parabrezza conl'aggiunta di ulteriori riflessi dovuti all'il-luminazione circostante. Il risultato, co-me sempre, giudicatelo voi.

1/frul/atore programmabilePiu volte, nelle pagine di Digital Ima-

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DIGITAL IMAGING

L'immagine utilizzata per il filtro "Muovi". Effetto "Venature ".

Effetto "Striature"

ging, è stato scherzosamente utilizzatoil verbo frullare ogni volta che abbiamodato un rimescola mento digitale alle no-stre immagini o a parte di esse. Moltifiltri, infatti, non fanno altro che sposta-re pixel da un punto ad un altro, secon-do un criterio ben preciso del quale pos-siamo al più variare alcuni parametri.Photoshop, che vede e provvede, met-te a disposizione uno strumento poten-tissimo, la «mappa di spostamento»grazie al quale possiamo creare noistessi una regola per ottenere un deter-minato «frullaggio». La mappa di spo-stamento è in pratica un'immagine se-condaria che determina la distorsionedell'immagine principale. Photoshoplegge un valore dalla mappa di sposta-mento e lo utilizza per spostare un pixel

Effetto "Grinze ".

nell'immagine da trattare. Poi passa alpixel successivo, che sarà spostato leg-gendo un secondo valore e così via pertutta l'immagine utilizzando ciclicamen-te, a mo' di pattern, la mappa di sposta-mento.

Un valore pari a O comporta il massi-mo spostamento negativo, 255 corri-sponde ad uno spostamento positivomassimo mentre con 128 non si haspostamento alcuno. Se la mappa èmonocromatica (utilizza un solo canale,un solo byte per pixel) la direzione dispostamento è definita dalla diagonaledella mappa stessa, se comprende al-meno due canali il primo riguarderà glispostamenti orizzontali, il secondo quel-li verticali.

Nelle figure 10, 11 e 12 sono mostra-

ti tre esempi di utilizzo di mappe di spo-stamento sull'immagine originale mo-strata in figura 9. Su ogni immagine èstata sovrapposta anche la mappa utiliz-zata, scelta tra quelle già disponibiliall'interno di Photoshop. Visto che l'ar-gomento è piuttosto complesso e nonpuò essere esaurito in poche righe,considerate quest'ultimo paragrafodell'articolo come una rapida anticipa-zione di questa tecnica che tratteremopiù approfonditamente in seguito. Perora vi do appuntamento al prossimomese, dove parleremo ancora dei filtridigitali, mostrandovi come sempre di-versi esempi di utilizzo. Più si scava inquesto argomento, più si scopre un uni-verso dalle dimensioni spaventosamen-te illimitate. lì'JS

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Simile all'originale non è mai sufficiente!

CHE COSA SIGNIFICASIMILE ALL'ORIGINALE?C'è un modo per quantificare il gradodi precisione nella riproduzione deicolori? La risposta c'è e si chiamaOCRI*.

*Display Colour Rendering Index

IL MONITOR REFERENCECALIBRATOR'":LA PROVA COLORE ELETIRONICA!Con un Delta-E di 3 o inferiore (il piùbasso valore mai riscontrato per unmonitor) il BARCO REFERENCECALIBRATOR'"è in grado di visualizzarei colori con un grado di precisionecosì elevato da poter essereutilizzato come prova colorevirtuale!**

Errori cromatici inf.. E* (Indice OCRI)lO --.------...,

IO

Monitor con INACCETTABilE

IO sensore di calibrazione

INSUFFICIENTE

BUONO

OnlMOHlAPERCEIIONE

* Il Delta-E (ÒE) è un valore calcolatoutilizzando la metodologia DCRI (DisplayColour Rendering Index). Viene considerato lostandard industriale per la valutazione dellaprecisione di riproduzione dei colori.L'intervallo dei valori possibile è compreso tra1 e 30. Bassi valori indicano un'alta precisionedi riproduzione, mentre valori inferiori ad 1non sono percepibile dall'occhio umano.

**1 costruttori di materiale fotosensibiliaccettano variazione comprese tra 2 - S òEnella latitudine di posa dei film. Il REFERENCECALIBRATORecon un òE inferiore a 3 rispondequindi pienamente agli standard richiesti dalmercato fotografico.

BARCO s.r.lVia Monferrato, 7

20094 Corsico (Milano)Tel: 39 2/48 60 27 86 Fax: 39 2/48 60 27 90 BRRe-@-

e+JC<liu

Iinviatemi il;;r~pett~l~strativo-;e;~- - -come ottenere accurati coloriutilizzando il BARCO REFERENCECALIBRATOR'".

Nome

Ditta

Qualifica

Indirizzo

Città

Stato

Te e ono

Fax

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~ I ~ I I A l I M A b I ~ b•.................................................................................. '" " ......•

Kai's Power Tools

I filtri KPTTesto e fotoe/aborazioni di Andrea de Prisco............................................................

Architettura aperta, in informatica, èse vogliamo sinonimo di espandibi/ità.Oggi tutti i computer, chi più chi meno,utilizzano un 'architettura aperta grazie al-la quale produttori cosiddetti «terze par-ti» possono proporre accessori e scheded'espansione di ogni tipo. Uno dei primipersonal computer basato su un 'architet-tura di questo tipo fu senza dubbio l'Ap-pie Il, che con isuoi slot d'espansione in-terni ispirò addirittura la stessa IBM colsuo Personal Computer (iniziali in maiu-scolo!), nel lontano 1981. Anche il Ma-cintosh, col passare degli anni divenne«aperto», offrendo un bus d'espansionepiuttosto evoluto, in grado di ospitarequalsiasi tipo di scheda, capace financhedi prendere l'intero controllo del sistema.

Vi racconto queste note, non tantoper ripercorrere ulteriormente la storiainformatica di quest'ultimi anni (trattatalo scorso mese, MC n. 150] ma per col-legarmi ad una caratterisrica di alcuniprogrammi software di recente realizza-zione che implementano anch'essi ilconcetto di espandibilità. Così comecon un computer nudo e crudo abbiamoun'unità base già perfettamente funzio-

nante al 100% delle sue capacità inizia-li, anche i programmi espandibili nonsono da meno. Se nel computer possia-mo installare una scheda per ottenereuna funzione in più, non prevista dall'ar-chitettura base, anche per questo tipodi programmi possiamo aggiungere mo-duli per aumentarne la potenza.

Photoshop, tanto per non fare nomi,implementa il meccanismo dei plug-in(o «moduli aggiuntivi» che dir si voglia]:veri e propri sottoprogrammi in grado disvolgere le funzioni più disparate, effet-tuando le elaborazioni sull'immaginetrattata e modificandola senza neces-sità di trasferirla manualmente dall'unoall'altro ambiente. Un plug-in può ancheessere, ad esempio, un modulo per im-portare o esportare immagini (da unoscanner o verso una stampante intelli-gente] ma l'applicazione più tipica deiplug-in è senza dubbio l'esecuzione diparticolari filtri digitali non compresi traquelli forniti a corredo.

Questo mese parleremo della più fa-mosa collezione di filtri digitali « terzeparti» denominati KPT (Kai's PowerTools] nella sua più recente versione

2. 1. Si tratta di filtri molto potenti; pen-sati per sprigionare al massimo la crea-tività, grazie ai quali è possibile «rigira-re» le nostre immagini al punto da ren-derle quasi irriconoscibili. Se questo siaun pregio o un difetto non dipende nédal sottoscritto, né dai filtri, ma come alsolito dalla vostra bravura.

I filtri KPT non funzionano solo conPhotoshop, ma possono essere utilizza-ti con tutte le applicazioni in grado di ri-chiamare questo tipo di moduli aggiunti-vi: Fractal Design Painter, Pixel PaintPro 3, Colorlt! (del quale troviamo unaversione demo inclusa nel pacchettoKPT), Canvas, Adobe Premiere, Strada3D, Avid Videoshop, JAG Il e... chi piùne ha più ne installi.

Noi, come sempre, in questa sedetratteremo maggiormente l'aspetto re-lativo alla fotoelaborazione digitale, manon lasceremo da parte le potenzialitàdi «texture» di KPT con le quali è possi-bile creare infiniti fondi colorati, navi-gando in un mondo multicromatico conun apposito «Explorer» fatto appostaper avere, sempre, l'imbarazzo dellascelta. Seguitemi.

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DIGITAL IMAGING

Applicazione del filtro KPT Pixelbreeze. L'effetto, come visibile, è molto gradevole.

Installazione

Come consueto, essendo presenteall'interno del primo dei due dischettiun programma «Installer», per effet-tuare l'installazione sarà sufficienteclickare due volte sulla sua icona. Sesul nostro computer è presente unaprotezione antivirus è necessario disa-bilitarla prima di procedere con le ope-raZionI.

L'unica domanda alla quale dovremorispondere riguarda la posizione dellacartella (o della directory) «Moduli Ag-giuntivi» ((Plug-In») in cui effettuarel'installazione. Se utilizziamo Photo-shop 3.0, indicheremo all'installer nonla cartella «Moduli Aggiuntivi» ma lasua sottocartella «Filtri».

Tutti i filtri e le utility sono in forma-to compresso: una volta espansi occu-pano poco meno di quattro megabytedi spazio sul nostro hard disk. Esistonotre possibilità: installazione completa,installazione dei soli moduli aggiuntivio installazione della sola cartella «KPTExtras» contenente alcune immaginidemo e un comodo programmino di vi-sualizzazione per immagini e filmatiQuickTime.

L'installer riconosce automatica-mente il tipo di processore (PowerPC,680xO con o senza coprocessore ma-tematico) ed installa la corretta versio-ne per il nostro sistema. Tutti i moduli,con la sola eccezione di Fractal Explo-rer (come dice il suo nome si tratta diun programma per disegnare frattali)non richiedono il coprocessore mate-matico. Tuttavia, cinque filtri (GlassLens Normal, Bright, Soft, Sharpen In-tensity and Page Curi), pur funzionan-do in tutti i casi viaggiano ben più velo-cemente sulle macchine dotate di taleunità (ricordo che PowerPC ha un po-tentissimo coprocessore matematicointegrato). Se sul nostro Power Macin-tosh avevamo installato un emulatoreFPU (utile per i programm~ 680xO chelo richiedono) è necessario disabilitarloprima dell'installazione al limite elimi-nandolo momentaneamente dalla Car-tella Sistema.

La casa raccomanda, infine, di disin-stallare un'eventuale precedente ver-sione dei filtri KPT al solo fine di «evi-

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tare confusione»: allo stesso mododobbiamo eliminare la cartella «KPT2.0 Support Files» relativa alla prece-dente versione di KPT.

Ciò premesso, entriamo nel meritodei filtri KPT descrivendovi brevemen-te uno per uno tutti i nuovi sottomenudisponibili, soffermandoci maggior-mente sui filtri più interessanti. Nelle il-lustrazioni che accompagnano questotesto, troviamo alcune applicazioni«semplici» dei filtri KPT. Come già det-to nell'introduzione, ancora una volta illimite degli strumenti di questo tipo èdato solo dalla creatività e dalla fanta-sia di chi li utilizza.

Blur

Il primo menu, in ordine alfabetico, èBlur. Tradotto letteralmente sta per im-brattatura, sbavatura o anche offusca-mento.

AI suo interno troviamo sette filtri ri-spettivamente denominati «GaussianElectrify», «Gaussian Glow», «GaussianWeave», «Smudge DarkE)n Left»,«Smudge Darken Right», «Smudge Li-ghten Left», «Smudge Lighten Right».Come vedete tutti i nomi sono in ingle-se, così come i menu, i comandi, le op-zioni. Purtroppo non esiste, almeno at-tualmente, una versione italiana dei fil.tri

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KPT: chissà se un giorno non piovessedal cielo anche la localizzazione di que-sto interessantissimo pacchetto.

«Gaussian Electrify» e «GaussianGlow» sono in realtà due filtri che im-plementano procedimenti comunquepossibili attraverso una serie di passag-gi effettuati con Photoshop «liscio». So-no comunque molto comodi da utilizza-re proprio per la loro immediatezza. Co-me tutti i filtri, hanno il livello di inter-vento variabile attraverso l'uso del ta-stierino numerico. Basta tenere premu-to, proprio mentre si richiama il filtro, untasto compreso tra 1 e .. O (inteso co-me 10) per ottenere un minore o unmaggiore intervento. «Gaussian Elec-trify» equivale in pratica all'utilizzo di unfiltro flou posto davanti all'obiettivo.Agisce, sfuocandole, solo sulle zonechiare (luminose) dell'immagine. «Gaus-sian Glow» fornisce l'effetto opposto,agendo solo sulle parti scure. Può esse-re utilizzato per dare un tocco «sinteti-co» alle nostre immagini.

Con «Gaussian Weave» possiamoesplorare un mondo fantastico fatto diriflessi orizzontali e verticali, come mo-strato nell'esempio qui a lato, elabora-zione della «barcaccia» di Piazza di Spa-gna a Roma (mostrata in alto). Un po'come un filtro ottico cross-screen, l'ef-fetto «stella» è applicato solo alle partiluminose dell'immagine, ma non soltan-to alle sorgenti.

Gli ultimi quattro filtri presenti nelsottomenu Blur, impastano l'immaginetrascinando rispettivamente verso sini-stra (Ieft) o verso destra (right) i pixelpiù chiari (Iighten) o i pixel più scuri(darken). L'imbarazzo della scelta, natu-ralmente, non manca.

DistortNel sottomenu Distort troviamo cin-

que filtri: «Glass Lens Bright», «GlassLens Normal», «Glass Lens Soft», «Pa-ge Curi» e «Vortex Tiling».

I primi tre realizzano un effetto sferatridimensionale illuminata rispettiva-mente da una luce intensa, una lucenormale e una luce «soft». Il tastierinonumerico serve per variare la direzionedi illuminazione secondo otto direzionilaterali più l'illuminazione frontale e po-steriore. In combinazione con gli stru-menti di texture, possiamo realizzarevere e proprie «palle» colorate, simili aquelle visibili sulla scatola del pacchettomostrato nella foto d'apertura di que-st'articolo.

«Page Curi» arrotola un angolo del-l'immagine (come mostrato nell'esem-

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La "barcaccia" è la fontana di PÙ3zzadi Spagna a Roma, proprio davanti alla scalinata di Trinità dei Monti. Lafoto originale (mostrata in alto), è facile ammetterlo, non dice granché. Anche a causa delle difficilissimecondizioni di illuminazione, dall'ombra pesta dello sfondo ai riflessi solari nell'acqua, con un range di VL (va-lori luce) troppo elevato. AI centro è mostrata la stessa immagine dopo il trattamento con il filtro "GaussianWeave". Non ancora contento del risultato, ho operato di filtro "Find Edges 50ft" per ottenere l'Immagined'effetto mostrata in basso. Miracoli della fotografia digitale!

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Sandro è un mio «temibile» amico, cono-sciuto quasi quindici anni fa in quel di Pisanell'aula S1 dell'Università. «Temibile •• perla sua imprevedibilità (a volte, questa è unaconfessione, mi lascia senza parole) ma an-che per il fatto che, proprio in virtù della no-stra ultraconsolidata amicizia, non amiamotrattenere peli sulla lingua bastonandoci avicenda di santa ragione ... quando abbiamoragione.

Se fossi un tifoso del «Cusenza •• (la miacittà natale: a proposito, passata bene la Pa-squa 7) dovrei odiarlo essendo il medesimodi Catanzaro e tra le due città (come avvie-ne sempre tra confinanti) ci si odia. Per for-tuna entrambi non soffriamo di questo tipodi idiosincrasie demenziali e tiriamo avanticosì.

L'ultima volta che è «sceso" a Roma (oralavora, così dice, a Bologna) mi ha presoper «i fondelli •• per una buona mezza gior-nata sulla storia degli orizzonti storti da meradd rizzati.

Secondo lui ogni volta che apriva un nu-mero di MC trovava un'immagine di questotipo e ... non ne poteva più. Bugiardo: è suc-cesso solo due volte, a dicembre e a feb-braio, se non ricordo male.

Tanto per sottolineare o confermare lamia innata dispettosità, non c'è due senzatre e l'immagine scelta questo mese traquelle pervenute dai lettori per l'interventodi correzione e/o elaborazione riguarda pro-prio un problema di questo tipo. Sentiamocosa dice l'autore della foto:

Il difetto risulta chiaramente evidente. La

s.o.s. Digital Imaging

grande attenzione posta nel cogliere il mo-mento migliore per lo scatto, mi ha fattocommettere uno dei più banali errori: hoscattato con la macchina inclinata, a causadella scomodità della mia posizione. Conl'orizzonte inclinato trovo l'immagine insop-portabile.

Ma quale scomodità! Il motivo è ben di-verso: una così bella ragazza fa proprio gira-re la testa. E se la testa è del fotografo c'èil rischio di scattare fotografie storte. Tuttoqui.

A parte gli scherzi, visto che anche la ra-gazza si trova, conseguentemente, in una

DIGITAL IMAGING

posizione troppo inclinata in avanti, non rad-drizzeremo solo lo sfondo ma l'intera imma-gine. Diverso è il caso in cui l'orizzonte ri-sulta inclinato a causa del fatto che si è pre-ferito tener conto dell'inclinazione del sog-getto rispetto all'inquadratura: in questo ca-so (come abbiamo fatto precedentemente)l'intervento va effettuato solo sullo sfondo.

Misurata l'inclinazione (Photoshop ci aiu-ta anche in questo) raddrizziamo l'intera im-magine utilizzando l'apposito comando«Ruota •• dal menu «Immagine». Nel nostrocaso l'angolo da impostare è pari a 7.2 gra-di, ovviamente la rotazione è in senso ora-riO.

Fatto questo (bastano pochi secondi) de-finiamo il nuovo taglio dell'immagine, adesempio quello da me proposto nell'imma-gine piccola.

Scartato tutto quello che si trova al difuori della linea tratteggiata rimane il proble-ma di riempire i quattro angoli rimasti bian-chi.

Nessun problema, usa lo strumento Tim-bro e ... ti passa la paura. Beh, diciamo«quasi».

Mentre non c'è stato nessun problemané per gli angoli inferiori, né per l'angolo su-periore destro, un po' più difficoltosa è sta-ta la ricostruzione dell'angolo superiore sini-stro in quanto era necessario ricostruire lasfumatura del tramonto.

L'effetto finale è visibile in questo stessoriquadro: se avessi potuto dedicare all'ope-razione più tempo poteva anche venire me-glio. Per questa volta accontentatevi ..

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DIGITAL IMAGING

A partire dalla foto in alto a sinistra è stato dapprima selezionato il cielo, in quell'area applicato il filtro ((5pecial Blue Noise)) lin alto a destra), poi il filtro ((5pecialRed Noise)) alla sola ombra del colonnato (in basso a sinistra) e infine il filtro ((Diffusion More)) sull'intera immagine.

pio a pagina 289) anche questo con uneffetto particolarmente tridimensiona-le. Per non arrotolare un bordo intero, èsufficiente applicare il filtro solo ad unaporzione dell'immagine preventivamen-te selezionata. In questo caso il tastieri-no numerico serve per indicare l'angoloda arrotolare e il verso desiderato.

«Vortex Tiling» può essere pericolo-so. Implementa un effetto altamentecaleidoscopico (che razza di termini chesono capace di inventare!) frullandol'immagine di partenza senza ritegno al-cuno. Applicato all'immagine di un vol-to, può generare una collezione com-pleta di caricature più o meno mostruo-se, tutte intrecciate tra loro. Non so semi spiego.

KPT2.1Il terzo sottomenu, per motivi in

realtà a me ignoti, si chiama come l'in-tero pacchetto: KPT 2.1.

Le prime quattro voci, più che se m-

lEI

P••• come PolaroidLe immagini di quest'articolo (escluse

quelle dei lettori) sono state digitalizzatecon il Polaroid SprintScan 35, provato sulnumero 150 di MCmicrocomputer. Sitratta, come abbiamo avuto modo di veri-ficare durante i nostri testi, di un appa-recchio di ottima qualità, in grado di digi-talizzare in pochi secondi sia negativi chediapositive 35mm.

plici filtri richiamano veri e propri pro-grammi: «Fractal Explorer», «GradientDesigner», «Gradient on Paths», «Tex-ture Explorer». Il primo serve per «gio-care» con i frattali, il secondo per crea-re sfumature da applicare a selezioni, ilterzo applica le sfumature ai bordi diuna selezione, il quarto permette dicreare fondi colorati. In tutti i casi le im-magini frattali, i fondi o le sfumaturepossono essere sovrapposti all'immagi-ne originale o miscelati in vario modo,attraverso tecniche differenti che nontratteremo in questa sede per ragioni dispazio (come al solitol).

«3D Stereo Noise» permette di rea-lizzare immagini SIRDS (Single ImageRandom Dots Stereogram) apparente-mente composte da puntini buttati lì al-la rinfusa e invece magicamente tridi-mensionali una volta osservate nel mo-do giusto. È più difficile da spiegareche da comprendere, ma sicuramentevi sarà capitato di vedere in giro posterdi questo tipo, spesso in vendita perfi-

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Untitled

"Texture Exploren> permette di costruire fondi colorati in infiniti modi diversi. Grazie al meccanismo di navi-gazione, possiamo generare via via fondi sempre diversi semplicemente utilizzando il mouse per muovereinelle dodici direzioni mostrate.

DIGITAL IMAGING

no in strada dagli extracomunitari di co-lore, tra montagne di calzini e l'imman-cabile distesa di orologi simil-Rolex.

«Fade Contrast», come indica il suonome, permette di diminuire il contra-sto di un'immagine o di una parte di es-sa. Anche in questo caso mi sfugge lasua effettiva utilità, visto che Photo-shop effettua la medesima operazionecon un apposito cursore (mostrando,tra l'altro, continuamente l'anteprima).

«Pixel Storm», «Pixel Breeze» e«Pixel Wind» effettuano una vera epropria esplosione di pixel rimescolan-do l'immagine secondo vari livelli di in-tervento.

Il primo, il più aggressivo, frulla ipunti con una «lama» larga duecentopixel, il secondo, moderato, si limita adottanta, il terzo, più delicato, colpiscenel raggio di trenta. In tutt'e tre i casi,sempre da tastierino numerico, possia-mo impostare il livello di intervento. Unvero robot da cucina ...

CompleH 6radlentsShudders

Untltled

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"Gradient Des/gnerl1 consente la creazione di sfumature cromatiche da appli-care, eventualmente, ad un'immagine già esistente. In questi due esempi ap-plichiamo le sfumature all'immagine del colonnato di San Pietro in Roma, mo-strato nella pagina a fianco.

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DIGITAL IMAGING

Il contributo dei leHoriL'elaborazione dei lettori scelta questo mese è opera di un architetto di Milano, Stefano

Mariani, che propone una ricostruzione prospettica fotografica relativa ad un progetto disoprelevazione di una villa.

L'elaborazione, come ci indica lo stesso autore, è stata realizzataattenendosi scrupolo-samente alle specifiche e ai disegni tecnici forniti in forma non digitale dal proprietario delfabbricato. Rimossi gli elementi di disturbo come i cartelli stradali e il palo della linea te-lefonica (non senza aver data anche una ravvivata all'immagine di partenza di scarsa qua-lità e affetta da vistose dominanti cromatichel. è stato aggiunto il secondo piano comeprevisto dal progetto di ristrutturazione.

Molta cura è stata posta nel rispettare le geometrie e le proporzioni desunte dai disegnidi piante e alzati, le fughe prospettiche della foto di partenza e la caduta delle ombre. Infi-ne è stato riportato a nuovo l'intonaco e sono stati aggiunti elementi floreali.

L'elaborazione di Stefano Mariani non può che essere giudicata ottima sotto tutti i puntidi vista. Il risultato finale è spaventosamente realistico: è un vero peccato che tra il dire eil fare c'è di mezzo il mare. Magari bastasse solo Photoshop per eseguire «veri» lavori diristrutturazione.

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«Seamless Welder», tradotto lette-ralmente, sta per «saldatore senzagiunture». Attraverso questo filtro pos-siamo realizzare pattern di riempimentoin cui il motivo definito si ripete ciclica-mente senza mostrare linee di separa-zione.

Infine, «Selection Info» non è un fil-tro digitale nell'accezione classica deltermine, ma una finestra Info che rivelaalcune caratteristiche della selezioneattiva in quel momento: dimensione inpixel (larghezza, altezza, numero totale)e percentuale rispetto all'immagine in-tera. Utile.

NoiseNel sottomenu «Noise» troviamo

sette filtri fatti a posta per disturbarel'immagine (noise, per l'appunto, vuoidire disturbo). «Grime Layer» sovrap-pone all'immagine uno strato (più omeno spesso) di fuliggine: può essereutilizzato per risaltare maggiormente ilsoggetto principale trattando con talefiltro solo il resto dell' immagine.

Seguono tre filtri: «H-P Noise Maxi-mum», «H-P Noise Medium», «H-PNoise Minimum». «H-P» sta per HueProtected e indica che l'applicazione diquesti filtri disturbatori non causa varia-zioni di tonalità dell'immagine. In tutt'etre i casi (quello che varia è solo il livel-lo di intervento) l'effetto è molto bello,simile alla naturale sgranatura fotografi-ca. Ottimo per «risollevare» artistica-mente immagini digitali a bassa risolu-zione. Meglio la grana che i pixelloniquadrati!

Gli ultimi tre filtri disturbatori, «Spe-cial Blue Noise», «Special Green Noi-se», «Special Red Noise», intervengo-no sull'immagine con un effetto croma-tico rispettivamente blu, verde o rosso.Un esempio di tale applicazione è mo-strato a pagina 286.

SharpenIl filtro «Sharpen lntensity», unica

voce del sottomenu «Sharpen» può inmolti casi correggere automaticamenteil contrasto e la brillantezza dei coloridelle immagini «mosce».

Applicando più volte tale filtro si haun effetto «posterizzazione» (altissimocontrasto cromatico) di particolare ef-fetto grafico. Facile ed immediato, puòquantomeno essere richiamato al voloper quelle situazioni più critiche dove èpiù difficile prendere una decisione ini-ziale. Tanto, se non siamo soddisfatti,possiamo sempre invocare l'annulla-mento dell'ultima operazione svolta(Undo)

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A tutti i lettoriSe siete interessati all'argomento «Digital Imaging» potete anche voi contribuire alla

nostra rubrica inviando in redazione alcune fotografie scattate da voi stessi, delle qualivorreste modificare o correggere alcune componenti, al fine di migliorare il risultato fina-le. Non inviate, però, foto sfocate o mosse in quanto nulla è possibile fare a riguardo senon riscattare la fotografia con più attenzione la prossima volta. Fate riferimento, se vole-te un'idea circa la fattibilità, alle immagini che mensilmente pubblichiamo in queste pagi-ne. È importante, in ogni caso, inviare sempre una stampa su carta (anche di formato pic-colo) delle vostre immagini e mai (MAI!) gli originali su pellicola negativa o diapositiva. Peri soliti problemi organizzativi, il materiale inviato non verrà restituito.

Ogni mese, la proposta più interessante verrà gratuitamente elaborata presso la nostraredazione e il risultato pubblicato in queste pagine. Per questo motivo è necessario alle-gare alle fotografie una dichiarazione liberatoria, firmata dall'autore delle fotografie, in cuisi dichiari la paternità delle stesse e se ne autorizza la pubblicazione sulle pagine di MC-microcomputer.

Chi, invece, fosse già attrezzato per effettuare elaborazioni di immagini, può inviare sudisco Mac o MS-DOS i propri lavori più interessanti, inserendo sempre (va bene un qual-siasi formato diffuso: PICT, TGA, JPG, TIFF, GIF, PCX ecc.ecc) l'immagine originaria,l'immagine elaborata, una breve descrizione dei procedimenti utilizzati e, stampata su car-ta e sottoscritta, la dichiarazione liberatoria di cui sopra. Ogni mese il lavoro più interes-sante verrà pubblicato su MCmicrocomputer e l'autore (se non si tratta di un professioni-sta nel campo dell'imaging digitale) ricompensato con un gettone di 100.000 lire. Fateviavanti I

Come per la maggior parte dei filtri, illivello di intervento si regola attraversoil tastierino numerico: prima di «lasciarperdere» è comunque il caso di provarelivelli differenti controllando a video il ri-sultato raggiunto. Funziona I

5ty/izeNel sottomenu «Stylize», ultimo della

serie, troviamo cinque filtri di «stilizza-zione». Il primo «Diffuse More», appli-cato all'immagine finale di pagina 286, èin pratica un'estensione di un analogofiltro già presente in Photoshop deno-minato, per l'appunto, «Diffondi». Laversione originale utilizza per l'interven-to un'area di soli 25 pixel, la versioneKPT pesca all'interno di un'area quattrovolte più grande. Inoltre, con il livello diintervento variabile tramite tastierinonumerico, abbiamo la possibilità di uti-lizzare in pratica dieci effetti differenti.

«Find Edges & Invert» ha un effettosimile a quello offerto dal filtro origina-le di Photoshop «Individua Profilo» dicui abbiamo parlato lo scorso mese (ri-cordate l'immagine finale del Rockfel-ler Center?). Anche in questo caso,grazie all'intervento variabile, abbiamomolte possibilità di scelta.

Il terzo filtro, «Find Edges Soft», adifferenza del precedente (e del suc-cessivo, come vedremo) non effettual'inversione dell'immagine e il risultatoottenuto è su sfondo scuro invece chechiaro. Un esempio dell'applicazione diquesto filtro è mostrato nella terza im-magine di pagina 284.

«Find Edges Charcoal» assomiglia

La gita a Roma è conclusa, si volta pagina ...

anch'esso al filtro «Individua Profilo»,ma utilizza una tecnica di tracciamentodifferente, simile a quella ottenibile conun carboncino grigio. Anche per questofiltro l'immagine è invertita e il risultatofinale è su fondo chiaro.

L'ultimo filtro «Scatter Horizontal»,come recita il suo nome, applica il suoeffetto di diffusione solo lungo l'asseorizzontale. Ovviamente per eseguiretale filtro «in verticale» sarà sufficienteruota re di 90 gradi l'immagine primadell'applicazione per riportarla alla suainiziale posizione subito dopo. Oppure

DIGITAL IMAGING

possiamo applicare il filtro prima in unverso e poi nell'altro, all'intera immagi-ne o a parti di essa (ad esempio in oriz-zontale il soggetto e in verticale losfondo). L'imbarazzo della scelta nonmanca!

ConcludendoGli esempi mostrati in queste pagine

rappresentano sì e no la milionesimaparte delle possibilità offerte dai filtriKPT. Detto in altre parole, per esplorarenel dettaglio il mondo KPT non baste-rebbero alcune decine di numeri di MC-microcomputer pieni zeppi di esempi e,soprattutto, esperienze. Questo discor-so vale, naturalmente, per tutti i filtri di-gitali (non solo per i KPT): l'unico modoper rendersi conto delle infinite poten-zialità offerte è provare e riprovare allaricerca del risultato voluto ... ma anchedel risultato assolutamente inaspettato.Questo è il bello! Applicando sequenzedi filtri otteniamo risultati via via diversie, ovviamente, cambiando l'ordine diapplicazione l'immagine finale risulteràdifferente.

Se a questo aggiungiamo che ognifiltro (come più volte ripetuto, forse fi-no alla nausea, all'interno dell'articolo)ha il livello di intervento variabile, ci do-vremmo rendere facilmente conto delleeffettive infinite possibilità, tutte dascoprire personalmente. Uno o più arti-coli, in questo caso, possono solo dareuna lievissima idea: la realtà della foto-grafia digitale, una volta acquisiti glistrumenti giusti, è ben diversa. Provareper credere. t::fS

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~ I ~ I I A l I M A ~ I ~ ~•..........................................................................................................•TEORIE & TECNICHE

P... come PixelTesto e fotoelaborazioni di Andrea de Prisco............................................

Come certamente già sapete, per fe-steggiare i primi 750 numeri della no-stra amata rivista (il «complinumero» èstato lo scorso mese di Aprile), abbia-mo deciso di realizzare un CD-ROMcontenente una raccolta selezionata deimigliori articoli pubblicati da MC in que-sti 74 anni di informatica personale.

Andando, dunque, a rimettere il nasonegli articoli che scrivevo una decina dianni fa, mi sono accorto come a queitempi fosse dominante nei miei «pezzi»più il lato didattico-teorico che quellopratico-esecutivo. Devo, tra l'altro, buo-na parte della mia «evoluzione giornali-stica» proprio ad una frase di MarcoMarinacci rivoltami agli inizi degli anniOttanta. Suonava più o meno così:«L'importante è farsi capire dai lettori.Nei passaggi più difficili è meglio spie-gare le cose due volte di seguito, in duemodi anche solo leggermente diversi, inmodo da esser sempre piuttosto certidi non divulgare fischi per fiaschi».

In quei tempi, e avendo fatto tesorodelle raccomandazioni del capo, riuscivoa portare sulle pagine di MC temi asso-lutamente impensabili per una rivistamensile di informatica, come la teoriadella computabilità logica, la struttura

dei sistemi di calcolo (dal livello micro-codice dei processori fino allo sviluppodi un protocollo di rete fault tolerant de-nominato ADPnetwork in onore dellamia ... infinita modestia) o alcune esten-sioni dei linguaggi di programmazionedisponibili negli «home computer»dell'epoca.

In questa serie di articoli dedicatiall'imaging digitale, di teoria effettiva-mente ne abbiamo fatta ben poca. L'ap-proccio, per quanto possibile, è semprestato quello del «problema-risoluzione» esiamo andati avanti in questo modo ma-strandovi continuamente esempi pratici.

Mi è così venuta voglia, questo me-se, di tirare (momentaneamente) il fre-no a mano, per tuffarci brevemente ne-gli aspetti di base della grafica, per es-sere certi - questa è la mia speranza -che chi mi segue in questo divertenteviaggio abbia ben chiari alcuni concettifondamentali. I prossimi articoli, infatti,non potranno più prescindere da questenozioni di base, visto che toccheremovia via temi più avanzati (dalla correzio-ne cromatica alla corretta stampa a co-lori, solo per anticiparvi qualcosa). Mirendo conto, infatti, che sin dall'inizioho dato molte cose per scontate, con

buona pace per chi segue MC (o il mon-do dell'informatica) ormai da molti anni,ma comunicando «male» con chi ècompletamente a digiuno di aspetti tec-nici o che si è avvicinato solo da poco aquesto entusiasmante mondo.

Quindici o venti anni fa, far funziona-re un computer era sinonimo di «pro-grammare», da ormai una decina d'annila stragrande maggioranza degli utentisono veri e propri «utenti» e non neces-sariamente «tecnici». Oggi un hard di-sk, tanto per fare un esempio, è solo unposto dove registriamo le nostre cose(poco più di una videocassetta ...), aven-do quasi del tutto dimenticato che sitratta di una struttura complessa sia dalpunto di vista fisico che logico basatasu svariate testine, tracce, settori e(SOPRATTUTTO!) un file-svstem

Questo mese parleremo principal-mente di pixel (acronimo di Picture Ele-ment, ma questo credo che sia del tut-to inutile ribadirlo), di risoluzione graficae risoluzione cromatica. Non vedremoelaborazioni digitali vere e proprie (adeccezione della sezione dedicata ai let-tori) ma sarà comunque una lettura inte-ressante.

o, almeno, spero!

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Binari digitali

Secondo alcuni tra i più fantasiositeorici (perché dar loro torto 7) sembre-rebbe che noi «umani» utilizziamo per inostri calcoli le cifre decimali (da O a 9)per il semplice fatto che abbiamo diecidita. Probabilmente se ne avessimoavute otto, i nostri numeri sarebberostati formati dalle sole cifre da O a 7.Tutto questo senza minimamente intac-care la nostra naturale evoluzione, vistoche anche otto sole cifre sono comun-que sufficienti per rappresentare qual-siasi entità numerica e fare con questeogni possibile operazione. Molto proba-bilmente sarebbe stato più contento Pi-tagora, con la sua tavola di sole 64 ca-selle in luogo di 100, e naturalmente gliscola retti costretti ad imparare a memo-ria solo otto tabelline (per di più di soleotto righe!) invece di dieci. Certo, console otto dita dovrebbe essere più diffi-cile suonare gli strumenti musicali, manon per questo Bach e Chopin ci avreb-bero lasciato a bocca asciutta.

Anche con sole otto cifre, infatti, uti-lizzando i medesimi meccanismi dellacomune aritmetica decimale (che inquesto caso prende il nome di «ottale»o «base 8»), avremmo potuto ugual-mente rappresentare tutti i numeri na-turali, i numeri reali, i frazionari e cosìvia. AI posto di unità, decine, centinaiae migliaia, avremmo unità, «ottine»,«sessantaquattrine», «cinquecentododi-cine» ... ma il succo non cambia.

A questo punto, la domanda nascespontanea: con sole otto cifre, comepossiamo scrivere le quantità superioria 7? Semplice la risposta: allo stessomodo in cui nell'aritmetica in base 10(decimale) riusciamo a scrivere quantitàsuperiori a 9: utilizziamo più cifre!

Ad esempio, la quantità decimale 14(pari a una decina e quattro unità) in ba-se 8 viene rappresentata da una «otti-na» e sei unità (si scrive 16, ma valesempre quattordici!) Cambiano i termi-ni della scomposizione, ma non il proce-dimento. E questo vale per qualsiasi nu-mero, quanto grande vogliamo, utiliz-zando sempre e soltanto le cifre da O a7. Naturalmente esiste anche un proce-dimento per passare da ottale a deci-male ed è facile dimostrare che tale tra-sformazione è sempre possibile perqualsiasi entità numerica.

Discorso analogo per le operazioniaritmetiche: la somma, la sottrazione, lamoltiplicazione e la divisione restano talie quali, ricordando di utilizzare semprele giuste tabelline per non diventarescemi.

Tutto questo vale per qualsiasi «ba-se», anche maggiore di 10 (come l'arit-metica esadecimale in base 16) o la mi-nima possibile che si chiama «binaria»(base 2).

Quest'ultima, per motivi strettamen-te legati alla semplificazione elettronica,è quella utilizzata dai computer o, più ingenerale, da tutti i dispositivi digitali.Ragionare in base 2 vuoi dire utilizzare

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due sole cifre, O e 1, due sole tabellinecortissime (urrah I) e una tavola pitagori-ca a dir poco comica: 4 caselle!

Anche in base due è in ogni casopossibile rappresentare qualsiasi nume-ro: certo, utilizzeremo numeri lunghissi-mi anche per quantità numeriche tuttosommato modeste, ma come abbiamogià detto nulla cambia dal punto di vistadella calcolabilità di un'aritmetica diquesto tipo.

Una cifra binaria, O o 1, è notoria-mente un bit (contrazione di binary di-git) e generalmente otto bit formano unbyte. Tutte le possibili combinazioni di Oe di 1 che possono stare in un byte so-no 256 (non è una quantità «a caso», èpari a 2, la base, elevato ad 8, il numerodi cifre in questione), quindi con un solobyte (di otto bit) è possibile rappresen-tare i primi 256 numeri naturali (da O a255).

Ciò premesso, lasciamo da parte by-te e «sessantaquattrine» e concentria-mo la nostra attenzione sull'immaginedigitale.

Picture elementPremesso che un'immagine digitale

è formata da una quantità più o menogrande di pixel (maggiore è il loro nu-mero più l'immagine digitale è ricca diinformazione e quindi di dettagli), la pri-ma considerazione da fare riguarda ilfatto che se le dimensioni di questi ele-menti sono più piccole della naturale

000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000010000000000000000000000000000000000000000000101000000000000000000000000000000000000000001000100000000000000000000000000000000000000010000010000000000000000000000000000000000000100000001000000000000000000000000000000000001111000111100000000000000000000000000000000000010000010000000000000000000000000000000000000100000001000000000000000000000000000000000001000000000100000000000000000000000000000000010000000000010000000000000000000000000000000111100000001111000000000000000000000000000000001000000000100000000000000000000000000000000010000000000010000000000000000000000000000000100000000000001000000000000000000000000000001000000000000000100000000000000000000000000011110000000000011110000000000000000000000000000100000000000001000000000000000000000000000001000000000000000100000000000000000000000000010000000000000000010000000000000000000000000100000000000000000001000000000000000000000001111111111000111111111100000000000000000000000000000001000100000000000000000000000000000000000000001111100000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000

Figura la: Un'immagine digitale a bassissima risoluzione in bianco e nero rap-presentante un alberello di Natale.

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Figura l b . Lo stesso alberello di figura l a sostituendo ad ogni O un trattino ead ogni l un asterisco.

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ciente un bit per ogni pixel. Se, sempread esempio, decidiamo di associare ilvalore O ad ogni pixel bianco ed il valore1 ad ogni pixel nero, abbiamo già effet-tuato la nostra prima, semplice, codifi-ca In figura 1a è rappresentata (mi rac-comando non ridete!) la codifica diun'immagine digitale strettamente bian-co/nero di un albero di Natale. Dato chei colori sono solo due (bianco e nero) èsufficiente, come detto, un bit per ognipixel. In figura 1b, per maggiore chiarez-za è mostrata la stessa immagine sosti-tuendo un trattino ad ogni O e un asteri-sco ad ogni 1.

Un'immagine di questo tipo, come èfacile verificare, è formata da 1125 pixel(25x45) e dato che ogni pixel è codifica-to con un solo bit, lo spazio necessarioper la sua rappresentazione in memoriaè pari a 1125 bit.

Associando un numero maggiore dibit ad ogni pixel, possiamo digitalizzaredella nostra immagine anche le sfuma-ture di grigio o un pari numero di colori.Proseguendo nel nostro esempio, seavessimo associato due bit per ognipixel avremo avuto come conseguenzala possibilità di codificare (e quindi utiliz-zare) quattro colori o livelli di grigio. Duebit, infatti, permettono di ottenere quat-tro distinte combinazioni di O e di 1, chepossiamo associare ai seguenti colori:

grana fotografica, nessuna perdita didefinizione è imputabile al passaggio daimmagine tradizionale alla sua rappre-sentazione digitale all'interno di uncomputer. Dato che un'immagine digi-tale è formata da bit (e quindi da byte)più saranno i pixel di cui è formata mag-giore spazio occuperà in memoria.

Un fotogramma in formato 35mm(24x36) è formato da svariati milioni diminuscoli granuli, per una sua codificasenza perdita di dettaglio alcuna sononecessari molti megabyte. Ciò dipende,oltre che dal numero di pixel utilizzati (diquest'aspetto parleremo alla fine), an-che dal numero di colori codificabili: inpratica ogni singolo pixel in quanti coloridiversi può essere rappresentato.

Rimanendo in termini generali, adogni pixel di un'immagine digitale è as-sociato un certo numero di bit. Più bitsono associati ad ogni pixel più coloririusciamo a rappresentare. Se la nostraimmagine digitale è composta da solipixel bianchi e neri (come in una stam-pa tipografica ad un solo colore) è suffi-

L'immagine di partenzaa 16.7 milioni di colori.Qui a lato è mostratasolo una piccola frazio-ne dell'enorme tavoloz-za dei colori effettiva-mente disponibili. Èimpossibile, infatti, vi-sualizzare quasi dicias-sette milioni di pixelcontemporaneamenteper mostrare tutti i co-lori disponibili

Secondo caso: /'imma-gine è stata portata asoli 256 colori, utiliz-zando la "palette" disistema: 256 colori fis-si e immodificabili dautilizzare per le nostreimmagini (mostrati quia lato). La qualità fina-le, come è visibile, èpiuttosto bassa: i colorisono pochi e mal utiliz-zati.

••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• •• •••••••••••••••••••••••••• ••••••••••••••••••••••••• ••• •••••••••••••••••••••••••••••••••• •••••••••••••••••• •••••••00 -> Bianco01 -> Grigio chiaro10 -> Grigio scuro11 -> Nero

Naturalmente possiamo utilizzare lestesse combinazioni per ottenere altricolori, secondo le nostre necessità. Adesempio:

00 -> Bianco01 -> Verde10 -> Rosso11-> Blu

Dovrebbe esser chiaro a questo pun-to che più bit associamo ad ogni pixel,più colori possiamo codificare e quinditrattare, memorizzare e visualizzare. Co-me rovescio della medaglia, è altrettan-to vero che un maggior numero di coloriimplica sia una maggiore occupazionein memoria dell'immagine digitale siauna gestione più pesante e laboriosaquando è necessario eseguire un tratta-mento digitale sulla nostra immagine.

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cettive Infatti, per qua nto possa nosembrare tanti 16.7 milioni di colori,non sono «in pratica» tantissimi unavolta constatat'o che sono la combina-zione di 256 livelli di ogni colore prima-rio. È il numero 256 che, in alcuni casi,è spaventosamente piccolo quando cer-chiamo di correggere o modificare unaben precisa componente cromatica diun'immagine Ma di quest'aspetto, loprometto, parleremo in uno dei prossi-mi articoli di Digital Imaging.

Colori e PaletteFacciamo un passo indietro e, la-

sciando momentaneamente da parte lacodifica «true color», diamo un rapidosguardo ad alcune tecniche particolaricon le quali è possibile ottenere, a pa-rità di spazio occupato in memoria, ri-sultati visivamente più accettabili sottoil profilo cromatico.

La prima e più diffusa tecnica consi-ste nell'utilizzo di una «palette» chepermette di ottimizzare l'uso dei coloridisponibili il cui numero, come detto, di-pende esclusivamente dal numero di bitassociati ad ogni pixel. Se il nostro si-stema digitale lavora ad esempio consoli 256 colori e questi sono stabiliti inmaniera fissa e immodificabile dal co-strutto re una volta per tutte, potremmo

••••••••B.••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• •• •••••• • •••• •••••• • ••••• •••••• ••• ••••• ••••• •••••••••• • • •••••••••• ••••• •• •••••• •••••••••••••••• ••••• ••••••••••••••••••••••••••••• ••••••••••• •Con 256 colori (8 bit per pixel) il risulta-to «comincia» ad essere gradevole,specialmente se associamo a questi ilmeccanismo della «palette». Per nonscendere a compromessi cromatici, uti-lizzando una codifica RGB (basata suitre colori primari della sintesi additiva),è necessario utilizzare almeno 24 bit(tre byte) per pixel, con i quali possiamorappresentare più di 16.7 milioni di colo-ri per la precisione, 256 livelli di rosso,256 livelli di verde, 256 livelli di blu perogni punto. Se prendete una calcolatri-ce e moltiplicate 256x256x256 ottenetecome risultato 16.777.216 che è il nu-mero totale di combinazioni possibilicon una codifica di questo tipo.

Grazie al fatto che l'occhio umanodifficilmente riesce a notare differenzetra un'immagine a 16.7 milioni di colorie un'immagine reale (notoriamentecomposta da infiniti colori), tale codificaè soprannomi nata «true color». Ovvia-mente si tratta di vero e proprio «falsotecnologico» che sfrutta le nostre limi-tate (per modo di dire ... ) capacità per-

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Terzo caso: i colori so-no sempre 256 ma la((palette l! è stata co-struita appositamentedal sistema per ((azzec-carel! un numero piùampio possibile di colo-ri originali. Il risultato èpiuttosto gradevole,pur essendo comun-que distante anni luceda quello originano. Alato la ((palette l! otti-mizzata.

Con soli 16 colori, purottimizzando la palette,il nsultato ottenuto èproprio inaccettabile.Per tentare di ovviareal problema con soli 16colori si può ricorrere almeccanismo del dithe-ring (vedi testo) ma inquesto caso, pur gua-dagnando qualcosa intermini cromatici ci ((ri-mettiamol! in definizio-ne.

111111111111111111 Il11111111avere un po' di problemi per tutte quel-le immagini in cui i colori non corrispon-dono «più di tanto» ai 256 prefissatiVedremo le nostre immagini, special-mente se ricche di sfumature, con i co-lori falsati per il fatto che il sistema hadovuto utilizzare solo quelli disponibili o,molto spesso, solo un ristretto sottoin-sieme di questi. Si può rimediare par-zialmente a questo problema attraversoil cosiddetto «dithering» che permette,accostando punti di colore diverso, diottenere nuove tinte non compresenell'elenco originario Ma in questo ca-so abbiamo una perdita di risoluzione epur guadagnandoci dal punto di vistacromatico ci rimettiamo in definizione.

Tornando, quindi, al caso dei 256 co-lori «fissi e immodificabili», in praticavuoi dire che disporremo di una decinadi grigi, una decina di blu, una decina dirossi, una decina di verdi, una decina digialli, una decina di marroni e così via(fino a 256 colori totali) Se nella nostraimmagine digitale sono presenti solosfumature di blu e sfumature di verde

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In un'immagine ad alta risoluzione la sinistra), come è ovvio, ci sono molti più dertagli che in una a bassa nsoluzlone la destra). Nelle due immagini è stato eVlden-ziato, per comodità, un particolare: la differenza, comunque, si vede anche ad occhio nudo.

(ad esempio la foto di un praTO con unbel cielo sullo sfondo impreziosito daqualche nuvola) sebbene il sistemametta a disposizione 256 colori noi riu-sciremo ad utilizzarne soltanto una ven-tina, i dieci verdi e i dieci blu.

Per ovviare a questo inconveniente,è sufficiente utilizzare, in luogo dei 256colori «fissi e immodificabili», un elencodi colori ridefinibili dall'utente: una pa-lette. In questo modo i 256 colori, di-sponibili non sono fissati dal costrutto-re, ma possono essere impostatidall'utente (o automaticamente dal si-stema). Ferma restando quindi l'occu-pazione di memoria per quel che riguar-da l'immagine (8 bit per pixel), ognunadelle possibili 256 combinazioni non

corrisponde più ad un colore preimpo-stato, ma ad una determinata caselladella «Palette»: se ogni casella di que-st'ultima è formata da 24 bit, avremo sì256 colori, ma a scelta tra gli oltre 16.7milioni codificabili con una tale quantitàdi informazione. Ritornando all'esempiodi prima, possiamo definire oltre uncentinaio di sfumature diverse di verdeed altrettante sfumature diverse di ros-so (oltre ad una cinquantina di bianchi,grigi e grigetti per le nuvole) per ottene-re un'immagine ben più realistica.

Un secondo sistema per diminuirel'occupazione di memoria è denominatoHAM (hold and modify) ed è molto uti-lizzato in ambiente Amiga. Il modoHAM più recente (il nome esatto è

HAM8) utilizza come nel caso prece-dente 8 bit per ogni pixel, ma vengonointerpretati nel seguente modo: se i pri-mi due bit sono posti a DO, i rimanentisei indicano uno dei sessantaquattrocolori definiti in un'apposita palette ditale dimensione. Questi sessantaquat-tro colori (due elevato a sei equivale perl'appunto a tale quantità) rappresentanoi colori di base e sono anch'essi libera-mente definibili dall'utente. Viceversa,se i primi due bit sono posti a 01, i rima-nenti sei bit indicano la quantità di blumentre le componenti rosso e verde re-stano invariate rispetto al pixel prece-dente. Se i primi due bit sono posti a10, è il rosso a giocare la sua carta (i ri-manenti sei bit indicano il valore per

A tutti i lettoriSe siete interessati all'argomento «Digital Imaging» potete anche voi contribuire alla

nostra rubrica inviando in redazione alcune fotografie scattate da voi stessi, delle qualivorreste modificare o correggere alcune componenti, al fine di migliorare il risultato fina-le. Non inviate, però, foto sfocate o mosse in quanto nulla è possibile fare a riguardo senon riscattare la fotografia con più attenzione la prossima volta. Fate riferimento, se vole-te un'idea circa la fattibilità, alle immagini che mensilmente pubblichiamo In queste pagi-ne. È importante, in ogni caso, inviare sempre una stampa su carta (anche di formato pic-colo) delle vostre immagini e mai (MAI!) gli originali su pellicola negativa o diapositiva.Per i soliti problemi organlzzativi, il materiale inviato non verrà restituito

Ogni mese, la proposta più interessante verrà gratuitamente elaborata presso la nostraredazione e il risultato pubblicato in queste pagine. Per questo motivo è necessario alle-gare alle fotografie una dichiarazione liberatoria, firmata dall'autore delle fotografie, in cuisi dichiari la paternità delle stesse e se ne autorizza la pubblicazione sulle pagine di MC-microcomputer.

Chi, invece, fosse già attrezzato per effettuare elaboraZioni di immagini, può inviare sudisco Mac o MS-DOS i propri lavori più interessanti, inserendo sempre (va bene un qual-siasi formato diffuso: PICT, TGA, JPG, TIFF, GIF, PCX, ecc.ecc.) l'immagine originaria,l'immagine elaborata, una breve descrizione dei procedimenti utilizzati e, stampata sucarta e sottoscritta, la dichiarazione liberatoria di cui sopra. Ogni mese il lavoro più inte-ressante verrà pubblicato su MCmicrocomputer e l'autore (se non si tratta di un profes-sionista nel campo dell'imaging digitale) ricompensato con un gettone di 100.000 lire. Fa-tevi avanti!

Il

P••. come PolaroidLe immagini di quest'articolo (escluse

quelle dei lettori) sono state digitalizzatecon il Polaroid SprintScan 35, provato sulnumero 150 di MCmicrocomputer. Sitratta, come abbiamo avuto modo di veri-ficare durante i nostri testi, di un appa-recchio di ottima qualità, in grado di digi-talizzare in pochi secondi sia negativi chediapositive 35mm.

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s.o.s. Digilal ImagingL'immagine scelta questo mese per il fo-

toritocco digitale ci è stata inviata dal lettoreLillo Mancuso di Torino. Si tratta di unoscorcio interno del Palazzo Ducale di Vene-zia, grandioso edificio civile della Serenissi-ma, tra i più ammirati e celebri palazzi delmondo per la concezione architettonica e itesori d'arte in esso racchiusi, nonché pre-stigiosa sede del Doge e delle più alte ma-gistrature della Repubblica veneta.

"Ammirato quanto deturpato», come af-ferma lo stesso autore, "da quelle orribilitransenne, che oltre ad impedirne l'accessoai piani superiori (l'immagine risale a setteanni fa), non ne consentivano nemmenouna dignitosa nrJresa fotografica».

Eliminare particolari indesiderati, comepiù volte abbiamo avuto modo di mostrarein queste pagine, non è certo un problema,specialmente quando è possibile attingeread altre porzioni dell'immagine per ricostrui-re i dettagli mancanti. Agendo per via digita-le, con il consueto strumento "Timbro», letransenne sono scomparse facilmente e inpochi minuti.

L'immagine originale (qualità della stam-pa ricevuta a parte: mi chiedo perché certilaboratori continuano ad esistere ... ) è co-munque piuttosto bella. Peccato che un ul-teriore elemento di disturbo (non segnalatodall'autore) sia rappresentato dalle linee ca-denti, dovute alla ripresa dal basso versol'alto. Nella fotografia tradizionale, per cor-reggere questo tipo di inconveniente, è ne-cessario disporre di una macchina fotografi-ca a banco ottico o, quanto meno, di unobiettivo decentrabile montato su un appa-recchio reflex. Inutile aggiungere che èstrettamente necessario un robusto trep-piedi, un po' di pazienza (non sono certo fo-to da gita scolastica) e, naturalmente, unoschermo di messa a fuoco quadrettato, fat-to apposta per la fotografia architettonica.

A noi, ovviamente, non ce ne frega nien-te né del basculaggio né del treppiedi (aldiavolo pure il fotolaboratorio da strapazzo I)e raddrizziamo digitalmente le linee cadentinon senza un preventivo riequilibrio dei li-velli ed una sistematina alla curva di gamma(in pratica gli ho fatto il tagliando dei120.000 chilometri).

Per annullare la distorsione prospettica èstato utilizzato come sempre Photoshop(Sua Eccellenza!) e in particolare la funzione"Distorsione» presente nel sottomenu Ef-fetti del menu Immagine. La prima opera-zione da compiere sarà quella di valutare il

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livello di intervento relativo alla correzione.Per fare questo si tracciano (al limite sullafotografia cartacea, io ho utilizzato sull'im-magine digitale un livello aggiuntivo gentil-mente offerto da Photoshop 3.0) da ognunodegli angoli inferiori due linee nella direzio-ne del punto di fuga della nostra prospettivada correggere, misurando a che distanzadai rimanenti due angoli intersecano il bor-do superiore dell'immagine. A questo puntosi seleziona l'intera immagine e, dopo averrichiamato la funzione "Distorsione», si tra-scinano uno alla volta gli angoli inferiori peruna distanza pari a quella misurata prece-dentemente sul bordo superiore. Effettuato

il posiziona mento dei due angoli, possiamodare l'OK (semplicemente cliccando all'in-terno dell'area) e in pochi secondi ottenia-mo la trasformazione voluta. L'immagineappena distorta (nel nostro caso corretta) èmostrata nella fotografia piccola: le lineeverticali ora sono tutte parallele, il punto difuga è stato rispedito a distanza infinita, ebasterebbe selezionare una porzione rettan-golare interna al trapezio per ottenere ilnuovo taglio. Sempre per la serie" Non mibasta mai» (cfr MC 151 pago 196) ho prefe-rito selezionare una porzione più ampia, ri-costruendo, ovvero inventando, i pezzimancanti. Che ve ne pare?

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Volare, oh I oh! Elaborare oh! oh! oh! oh I

L'immagine scelta questo mese tra tuttequelle giunte in redazione (una vera e pro-pria montagna, complimenti I) ci arriva dallettore Giancarlo Bresciani di Ferrara, pilotadi volo a vela con già dl,Jemila ore di volosulle spalle. Unendo la passione per talesport a quella per i computer, ha creatol'immagine finale (mostrata in basso a de-stra) partendo da due fotografie dell'auto-re, successivamente trasferite su PhotoCDKodak per una sana «fruizione digitale» del-le stesse. Lasciamo la parola al nostro sti-mato lettore: ((... ho trasformato l'aliantedella prima foto in una specie di uccellopreistorico. In primo piano, invece, si pale-sa aggressivo un altro aliante, ricavato dal-la seconda foto. Ho inteso, in questo mo-do, lanciare due messaggi: nel primo sivuoi far credere che nell'archeopteryx fos-se già nascosto un aliante, nel secondo viè il passaggio dall'essere più antico in gra-

Il contributo dei lettorido di volare al più moderno, sin te rizzandometaforicamente tutta la sroria del volo ... )).

L'immagine è stata scelta per tutta unaserie di motivi. Innanzitutto quello esteti-co: si tratta di un giudizio certamente sog-gettivo, ma proprio da questo punto di vi-sta mi è piaciuta moltissimo. In secondoluogo è il frutto combinato di diverse tecni-che, tutte sapientemente sfruttate. Rap-presenta, infatti, una chiara dimostrazionedel fatto che pur partendo da fotografiespesso poco significative è possibile co-struire immagini molto valide, utilizzando ilcomputer solo come mezzo espressivodella propria fantasia e creatività.Quest'aspetto non va mai dimenticato ilcomputer non crea, esegue. Sarebbe co-me pensare ad un pennello in grado di di-segnare da solo o ad una macchina perscrivere capace di comporre autonoma-mente temi e poesie.

Dal punto di vista tecnico MC può inse-gnare tante cose: la creatività, di contro, èun dono innato. Bravo Giancarlo!

questa quantità cromatica) mentre blu everde sono gli stessi, come prima, delpixel adiacente. Infine se troviamo 11 irimanenti sei pixel specificano il verde ecome al solito le rimanenti quantità cro-matiche sono quelle del pixel preceden-te. Grazie a questa tecnica HAM8 èpossibile codificare oltre 256.000 coloricon soli 8 bit/pixel nonostante il fatto

che con il metodo tradizionale neavremmo dovuti utilizzare ben diciotto(più del doppio).

Il rovescio della medaglia (nulla èconcesso gratuitamente!) sta nel fattoche per passare da un qualsiasi coloread un altro, sempre tra gli oltre 256.000possibili, è facile «sprecare» fino a duepixel di colore intermedio (per questo

motivo è necessario calcolare nel mi-gliore dei modi i 64 colori di base). Senella nostra immagine ci sono bruschicambiamenti di colore, e non è più pos-sibile «pescare» nella palette, tali cam-biamenti saranno visualizzati solo comeuna (spesso antiestetica) transizionecromatica tra le due tinte larga al mas-simo due pixel. Quando invece si tratta

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di mostrare immagini per loro naturamolto sfumate, tipo incarnati, megliose primi piani, l'effetto è molto attraen-te sino al punto di non notare alcunchédi strano nell'immagine che stiamoguardando.

Risoluzioni e AntialiasingSe da una parte abbiamo appena visto

che più colori utilizziamo più spazio occu-perà la nostra immagine in memoria, nondobbiamo dimenticare che il dato princi-pale riguardo la dimensione finale dipen-de dal numero totale di pixel utilizzati. Ba-nalmente, come abbiamo già detto, più lanostra immagine sarà ricca di dettagli, piùspazio occuperà in memoria.

Anche nel campo della risoluzione esi-ste un trucchetto per risparmiare spazio.E non mi sto riferendo all'eventuale com-pressione di un'immagine una volta sal-vata (come avviene ad esempio, con mo-dalità ed effetti ben diversi, con i filePICT, GIF, JPEG, ecc.) ma all'occupazio-ne reale dell'immagine una volta caricata

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In queste quattro im-magini è ((svelato" ilmeccanismo dell'antia-liasmg: la risoluzione èla stessa ma la qualitàapparente differiscemolto.

in memoria.Tale tecnica è detta «antialia-sing» e permette di avere una maggiorerisoluzione apparente. Si basa sull'utilizzodi sfumature intermedie per simularedettagli inesistenti. Se è vero che un'im-magine vale più di mille parole, date unosguardo ai due cerchi mostrati in questapagina. Il secondo sembra tracciato utiliz-zando una risoluzione maggiore: il cerchioè più tondo, tant'è che si vede molto me-no la scalettatura dovuta ai pixel. In realtà

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P .. COME PIXEL

la risoluzione utilizzata è la stessa per en-trambe le immagini ed è pure piuttostobassa. Il secondo cerchio è tracciato uti-lizzando il meccanismo dell'antialiasing:nei due particolari ingranditi possiamoben notare la differenza. Alcuni punti ditonalità intermedia sono posizionati inmodo tale da ammorbidire gli scalini deipixel. L'effetto finale, pura illusione ottica,parla da sé: sim ... sala...biml=

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~ I ~ I I A l I M A ~ I ~ ~•..........................................................................................................•TEORIE & TECNICHE

Colore ••• stupore!di Andrea de Prisco

Dopo la pausa del mese scorso, nellaquale ci siamo occupati del mondo digi-tale di Kodak e della recensione di unastampante a sublimazione dal costocontenuto (la Fargo Primera Pro), daquesto numero rljJrendiamo a parlare diteorie e tecniche del trattamento digita-le delle immagini. L'argomento di que-sto mese, come ((strilla)) il titolo dell'ar-ticolo, riguarda l'aspetto cromatico. Nontanto dal punto di vista implementativo(di pixel, palette, numero di colori, bit-piane & Co. neabbiamo già par-lato in preceden-za) ma dal puntodi vista del/' ela-borazione digitalevera e propna.Come interveni-re, in altre parole,sulle nostre im-magini per cor-reggere o modifi-care il colore allaricerca del risulta-to voluto. Chepotrà essere una((semplice)) elimi-nazione di unadominan te cro-matica, ma ancheun vero e proPriOintervento seletti-va sui colori perridare vita ad im-magini ((fiacche))o per modificare o scambiare, tuttosommato con facilità, i colori di cui èformata la nostra foto.

Naturalmente anche in questo casosarà necessaria una breve introduzionetecnica per essere certi che i procedi-menti illustrati in seguito siano chiarinon solo per l'effetto visivo che produ-cono ma anche in relazione agli effettidigitali sulla nostra immagine. Il colore,infatti, è uno degli argomenti più impor-tanti della fotografia digitale e gli inter-venti relativi a quest'aspetto non sonocerto dei più facili.

Problemi di sintesiLa sigla RGB, probabilmente sarà

nota a molti dei nostri lettori. Sono le

iniziali di Red, Green e Blue (rosso,verde, blu), i tre colori primari utilizzati,ad esempio, dai monitor e dai televiso-ri a colori.

Per quanto possa apparentementesembrare strano con questi tre soli co-lori «primari» è, almeno teoricamente,possibile creare qualsiasi altro colore,dal fucsia al giallo, dal viola al marronee, addirittura, dal bianco al nero. Tutti,proprio tutti, i colori esistenti in naturapossono essere codificati (sintetizzati)

attraverso una determinata terna diquantità di colore primario. Ad esem-pio con un blu al 60% e un verde al40% otteniamo un tenue azzurrino, sea questo aggiungiamo un 80% di rossotrasformiamo la nostra tinta in unosplendido «rosa big-bubble». Il biancoè rappresentato, banalmente, dal100% di rosso, il 100% di verde e il100% di blu mentre per il nero gli stes-si valori sono posti a zero. Impostandoper i tre livelli valori intermedi ugualitra loro otteniamo le varie sfumature digrigio. Sempre ad esempio, con 50%di rosso, 50% di verde e 50% di blu ot-teniamo un grigio 50% o, se preferite,grigio medio né troppo chiaro né trop-po scuro.

Questa tecnica di codifica dei colori

si chiama sintesi additiva perché partedal nero e aggiunge colori primari perottenere le varie sfumature cromatichefino ad arrivare al bianco ... che più bian-co non si può.

Nel «pallogramma» della sintesi addi-tiva mostrato nella pagina a lato possia-mo vedere come si combinano tra loro itre colori primari per ottenere le tintecomposte. Nello schema sono utilizzatele percentuali massime per ottenere co-munque colori al 100%. Rosso più blu

fa magenta, ros-so più verde fagiallo, verde piùblu fa ciano. Infi-ne rosso più ver-de più blu fabianco (mostratoal centro).

Esiste un'altracodifica cromati-ca denominatasintesi sottrattivala cui sigla èCMY. In questocaso le iniziali ri-guardano i colori,poco prima citati,ciano, magenta egiallo (yellow pergli anglosassoni).La sintesi sottrat-tiva, rispetto allatecnica prece-dentemente mo-strata, funziona

esattamente al contrario. Invece di par-tire dal nero aggiungendo colori prima-ri, si parte dal bianco (che come abbia-mo visto è la somma di rosso, verde eblu nelle loro massime percentuali) sot-traendo a questo i colori primari com-plementari (detti anche secondari) cia-no, magenta e giallo.

La sintesi sottrattiva è quella utilizza-ta per la stampa a colori (a getto di in-chiostro, a sublimazione, laser a colori,ma anche per quella tipografica) dove,notoriamente, si parte dal bianco, il co-lore della carta, aggiungendo a questapigmenti colorati traslucidi in grado diassorbire parte dello spettro cromatico.Anche in questo caso si ottengono tut-te (o quasi ... ) le sfumature cromatichecombinando tra loro percentuali diverse

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Uariazionl

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(neglstra )

DIGITAL IMAGING

TEORIE & TECNICHE

La "ruota del colore" mostra i colori primari e se-condari e la loro saturazione. Avendo ben chiara ta-le rappresentazione. è facile utilizzare la finestra"Variazioni" per correggere cromaticamente le no-stre immagini.

I "pallogrammi" rappresentativi della sinteSI additiva la sinistra) e della sintesi sortrartiva la destra).

dei colori secondari. Per il nero, conti-nuando a ragionare in maniera opposta,è sufficiente utilizzare il 100% di giallo,il 100% di magenta e il 100% di ciano.In realtà, per ragioni più di caratteretecnologico che teorico, ai tre colori se-condari ne viene aggiunto un quarto, ilnero, per rafforzare le tinte intermediee per evitare che il «nero pieno» sia inrealtà un marroncino scurissimo otte-nuto per sottrazioni cromatiche nonproprio perfette (la perfezione, comenoto, non appartiene certo al mondo ti-pografico!) .

Esistono altri sistemi di codifica cro-matica, come il metodo L*a*b e il me-todo HSB che si basano sulla cosiddet-ta «ruota dei colori» (mostrata in alto adestra in questa pagina) che raccoglie inpratica tutti i colori primari e secondari eil loro livello di saturazione. AI centrodella ruota c'è il bianco, sul perimetroesterno equidistanti tra loro i tre coloriprimari e in mezzo a questi i colori se-condari ottenuti per somma dei coloriprimari adiacenti. In mezzo vi sono tutte

le possibili combinazioni di colori primarie secondari. Il metodo L*a*b codifica icolori indicando il livello di luminosità«L» e due componenti cromatiche «a»e «b» che indicano rispettivamente lavariazione da verde a rosso e da blu agiallo.

La codifica HSB (la sigla sta per Hue,Saturation, Brightness, tinta, saturazio-ne, luminosità) si basa sull'indicazione,per ogni colore rappresentato, della suatinta (angolo sul perimetro della ruotadel colore), sulla sua saturazione (di-stanza dal centro della ruota) e sulla sualuminosità.

Comunque rappresentiamo le varietinte, la nostra immagine a colori rima-ne ... la nostra immagine a colori e, pro-blemi tecnologici a parte (che però nonpossiamo sottovalutare!), possiamo in-tervenire su questa in vari modi per cor-reggerla o modificarla. Vedremo ora al-cuni metodi messi a disposizione daPhotoshop 3.0 per il trattamento croma-tico delle nostre immagini, partendo dalpiù spettacolare: la funzione ...

Giallo

Bianco

Variazioni

Se a questo punto vi è chiaro il mec-canismo delle sintesi additiva e sottrat-tiva (riassunte, se vogliamo, nella già ci-tata «ruota del colore») dovrebbe esse-re altrettanto immediato l'utilizzo dellafinestra «Variazioni» messa a disposi-zione da Photoshop. All'interno di que-sta, in alto a sinistra, sono mostratel'immagine di partenza e l'immaginemodificata. Ovviamente all'inizio sonouguali non avendo ancora effettuato al-cuna modifica. Alla loro destra troviamoselettore a pulsanti e un cursore. I pul-santi selezionano il tipo di interventosulle alte luci, sui mezzitoni, sulle om-bre o sulla saturazione cromatica. Il cur-so re sottostante regola il livello di inter-vento.

Nella parte inferiore della finestratroviamo un vero e proprio «navigatorecromatico» rappresentato da sette mi-niature. Quella al centro riproduce l'im-magine man mano modificata, mentrele sei intorno rappresentano una rosa dialtrettante possibilità di variazione rela-tive ai tre colori primari e ai tre colorisecondari. Ogni volta che clicchiamo suuna di queste immagini periferiche, lanostra scelta verrà posizionata al centroe proposta una nuova rosa di possibi-lità.

Se ad esempio la nostra foto è affet-ta da una dominante blu dovremo cer-care il giusto equilibrio cromatico nelladirezione opposta a quella del blu, ovve-ro verso il giallo. Se cliccando una primavolta su questo colore non otteniamol'effetto desiderato possiamo continua-re a muoverei in quella direzione, torna-re indietro o prendere eventualmenteun'altra strada. La nostra immagine, adesempio potrebbe essere affetta dauna forte dominante blu e una meno

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La finestra ((Livelli" ci permette di controllare e/o modificare l'equilibrio croma-tico delle nostre immagini Agendo sui cursori tnangolari, possiamo variare i li·velli in ingresso e in uscita.

DIGITAL IMAGING

TEORIE & TECNICHE

lIu.lllln output: D~

OK

Annulla

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[R.gl.tr •... )

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C.n.i.: I .0 .•.1lIu.lllln Input: I:!IJ ~ 1230 I

_i!lI!l'~''!I"W'''""",llIu.lli In output: D 1255 I

OK

Annulla

[ C.rlc •...

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~1il'1/1/11181 Rnt.prlme

OK

Annulla

181 Rnteprlm.

[ C.rlc •...

[R.gl.tr •... )

~11/1/1/11

evidente dominante rossa. Magari que-st'ultima si manifesta solo dopo averaggiunto tutto il giallo necessario: solo aquesto punto ci muoveremo verso ilciano (complementare del rosso) conti-nuando a cercare in questa direzionel'equilibrio ottimale. Con analogo mec-canismo possiamo modificare la lumi-nosità generale agendo sulle due minia-ture «più chiaro» e «più scuro» mostra-te a destra. Solo quando diamo l'OK lemodifiche apportate sulle miniature ver-ranno eseguite sull'immagine reale, ilcui tempo di esecuzione (da qualche se-condo ad alcune decine di secondi) va-ria in proporzione alle dimensioni diquest'ultima.

Possiamo anche salvare il percorsoeffettuato per applicarlo successiva-mente anche ad altre immagini: tale au-tomatizzazione della procedura è moltocomoda quando dobbiamo correggereuna serie di immagini tutte affette daimedesimi problemi cromatici (ad esem-pio se sono state tutte digitalizzate conuno scanner non tarato).

Istogrammi e livelli

Prima di agire cromaticamente suun'immagine digitale è opportuno dareuna controllatina all'equilibrio tonale del-la stessa. Questo può essere fatto vi-sualizzando l'istogramma della distribu-zione della luminosità dei pixel di cui ècomposta la nostra immagine. A colpod'occhio possiamo, in questo modo, ca-pire subito se la nostra immagine ha unadistribuzione tonale equilibrata o è con-traddistinta da una maggiore presenza dipixel di alto o di basso livello di lumino-sità. Naturalmente un'immagine può es-sere di per sé piuttosto chiara o piutto-sto scura, ma utilizzando la funzione «Li-velli» possiamo intervenire sulla stessaper aumentare o diminuire il contrasto,la luminosità o, più in generale, «rimap-pare» i livelli luminosi disponibili sull'in-tero arco dei 256 valori possibili.

In un'immagine poco contrastata, adesempio quella di figura 5, è possibilenotare come siano presenti pixel solo inun intervallo centrale dell'intera gamma

disponibile (occhio all'istogramma e allalunghezza dell'asse sul quale è poggia-to). Manca una zona iniziale (dal triango-lino nero all'inizio dell'istogramma) euna zona finale (dalla fine dell'istogram-ma al triangolino bianco). Tale asse rap-presenta i livelli in input ovvero la nostraimmagine prima della trasformazione.Poco sotto a questo è presente unabarra graduata dal nero al bianco cherappresenta i livelli in output. Muoven-do i cursori (i triangolini) sulle due barrepossiamo «mappare» differentemente ilivelli della nostra immagine e quindimodificare l'equilibrio tonale. Spostandoad esempio il triangolino nero superioreall'inizio dell'istogramma e quello bian-co alla fine (come mostrato in figura 6)ridistribuiamo sull'intero intervallo la lu-minosità dei pixel aumentando, di fatto,il contrasto dell'immagine. Oltre ad in-tervenire sulle ombre (estremità sinistradell'istogramma) e sulle luci (estremitàdestra) è possibile modificare anche itoni medi, tramite il triangolino centralegrigio. Spostandolo verso sinistra (figura

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~

11/1/11'11I8lRnteprlmo

AI pari della funzione "Livellill, la finestra "Curvell permette di modificare l'equi-librio tonale delle immagini. In questo caso l'intervento può essere più dettaglia-to, modificando non solo luci e ombre ma qualsiasi punto dell'intervallo tonale.

H OK )

[ Rnnull. )

[ C.ric.... I[Registr •... )

[ Rrrotond. )

[ () Ruto l

11/1/11'11l8l Rnteprim.

DIGITAL IMAGING

TEORIE & TECNICHE

l8l Rnteprlm.

OK

Annulla

( C.rlc •...

( Reglstr •... )

IRrrotond. )

[ () Ruto )

11/1/11'11

7) l'immagine apparirà più chiara, spo-standolo verso destra (figura 8) appariràpiù scura.

L'operazione di «rimappatura» dei li-velli può, analogamente, avvenire anchenel verso opposto, provocando una di-minuzione del contrasto. Sarà sufficien-te, in questo caso, agire sui livelli di out-put utilizzando un intervallo più piccolo,spostando il triangolino nero e il triango-lino bianco lungo la barra inferiore. Puòessere utile, ad esempio, per evitare diutilizzare il «bianco pieno» corrispon-dente alla totale assenza di inchiostro distampa in alcuni punti della nostra im-magine: i risultati migliori si ottengono(seppur con una minima perdita di con-trasto) abbassando di qualche punto il li-vello di uscita massimo, portandolo adesempio da 255 a 250, evitando in que-sto modo di lasciare zone di carta com-pletamente vergini. Meglio un «biancomeno bianco» che un bianco percettibil-mente diverso, non solo nel senso cro-matico del termine, dalle altre zone co-lorate della nostra immagine stampata.

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Curve

Per modificare in maniera più detta-gliata i livelli di ingresso e di uscita dellanostra immagine è possibile utilizzare lafunzione «Curve» che mostra grafica-mente una look-up table (per gli amiciLUT) completamente definibile dall'u-tente. A differenza del metodo prece-dente, col quale possiamo soltanto agi-re sulle luci, sulle ombre e sui mezzito-ni, richiamando la finestra «Curve» pos-siamo agire su qualsiasi punto dell'inter-vallo tonale, impostando a nostro piaci-mento una qualsiasi «rimappatura» diquest'ultimo. In figura 9 è mostrato ilgrafico di una LUT «identità» che noneffettua alcuna trasformazione: è la«curva» che compare all'inizio non ap-pena richiamiamo la funzione. Possia-mo a questo punto «agganciare» uno opiù punti di questa (come mostrato in fi-gura 1O) per modificarne la forma otracciarne una ex-novo (figura 11) con lostrumento matita presente nella mede-sima finestra. Il significato della curva è

piuttosto semplice. L'asse X rappresen-ta i livelli di input, l'asse Y i livelli in out-put: la curva (modificata o tracciata ex-novo) rappresenta la funzione di trasfor-mazione che «mappa» i livelli in ingres-so in quelli in uscita. Una retta a 45 gra-di (figura 9) non effettua alcuna trasfor-mazione in quanto «mappa» ogni possi-bile valore in ingresso nel medesimovalore in uscita. Una retta con angola-zione maggiore provoca un aumento dicontrasto, con angolazione minore unadiminuzione. La stessa retta traslataverso l'alto schiarisce l'immagine, tra-slata verso il basso la scurisce. Utiliz-zando una curva generica (come quelledelle figg. 10, 11, 12) è possibile agirediversamente riguardo la diminuzione ol'aumento di luminosità e contrasto inogni punto dell'intervallo tonale.

La figura 12, infine, mostra un inter-vento effettuato non su tutti i colori marelativo alla sola componente rossa. Ab-bassando in quel modo la curva corri-spondente a questo colore, l'immagineassume una forte dominante ciano.

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DIGITAL IMAGING

Campione

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181 Rnleprlm.

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(Regi.lr •... )

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l' Sostituisci colore

Sostituisci colore

o Selezione @ I mmegine

SelezioneTolleranze: EJ

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Selezione

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_T_on_._til_Ìl_: 1-_9o_1S.lur.~ione: ~ Il-----~""----~ __ _*_-~10=1

presa in una serie di fotografie: messaa punto la trasformazione sulla prima,possiamo riapplicarla immediatamenteanche alle altre.

Nel tempo di un click. Provare percredere!

l OK J( Rnnull. )

( C.ric.... )

(Regi.tr •... )

11!! Rnleprim.

Per intervenirecromaticamente nonsull'intera immagine,

ma solo su determinaticolon~ Photoshop

mette a disposizioneuno strumento moltopotente denominato«Sostituisci colorell.Con questa funzione

possiamo modificare anostro piacere icoloridell'immagine. come

mostrato negli esempiqui a lato.

Per non avere brutte sorprese la cosa più importante è, senza dubbio, la calibrazionedel sistema scanner, computer, monitor, stampante. Ovviamente il primo e l'ultimo ele-mento della catena digitale possono anche differire da quelli indicati: un'immagine da trat-tare digitalmente, infatti, non sempre viene acquisita tramite scanner, ma può ad esempioessere letta già in formato numerico da un supporto magnetico o ottico (ad esempio ilPhoto CD della Kodak). Analogamente la stampante non è detto che sia la nostra periferi-ca a colori collegata al computer ma può essere qualsiasi altro apparato che accetta in in-gresso file in formato digitale per produrre «uscite» di vario tipo. Comprese, ad esempio,le Lynotronic atte a produrre selezioni in quadricromia su pellicola (per la successiva stam-pa tipografica) o un film recorder che restituisce su pellicola fotografica tradizionale la no-stra immagine digitale elaborata e corretta.

A tutto questo va comunque aggiunto che la «assoluta» corrispondenza cromatica traquanto visualizzato su monitor e quel che effettivamente vedremo al termine della catenadigitale rimane, a mio avviso, un sogno irrealizzabile. Non foss'altro perché un monitor ècomunque un oggetto che emette ,duce propria» mentre una stampa su carta mostra lasua immagine per riflessione. Quindi, se da una parte è necessario calibrare il proprio si-stema comunque nel migliore dei modi, è altrettanto vero che per raggiungere risultatitecnicamente perfetti l'occhio e la nostra esperienza non possono certo essere messi daparte.

Calibrare, calibrare, calibrare!

esempi precedenti e in quelli che se-guono, è possibile salvare la trasforma-zione operata per applicarla automatica-mente ad immagini successive.

Ad esempio potremmo voler cam-biare colore d'abito ad una persona ri-

Sostituisci colore

o Selezione @ Imm.gine

Ton.litÌl: IOk IlSaturazione: IOlso

IO Campione

TEORIE & TECNICHE

Cambiare colore

Tutto ciò premesso, corretta croma-ticamente e dal punto di vista tonale lanostra immagine, proviamo ora a gioca-re un po' coi colori per vedere cosa sipuò effettivamente fare.

Photoshop 3, nella sua infinita bontà,mette a disposizione alcuni strumentimolto potenti per intervenire cromati-camente non sull'intera immagine maselettivamente, se lo desideriamo, solosu alcune tinte.

La prima funzione che mostreremo(ahimè, brevemente) si chiama «Sosti-tuisci colore» e mette ben in evidenzale sue intenzioni e potenzialità. Una vol-ta richiamata la finestra di controllo(mostrata in figura 13, in alto a sinistra)ci viene proposta una miniatura dellanostra immagine.

Con lo strumento contagocce pos-siamo prelevare una qualsiasi «goccia»di colore dall'immagine originale cheverrà mostrata nel quadrati no «Campio-ne». Gli altri due contagocce contrasse-gnati da un segno «+» e un segno «-»servono per aggiungere o togliere tinteda trattare.

A questo punto possiamo regolare latonalità, la saturazione e la luminositàdi tutti i punti della nostra immagineche, cromaticamente parlando, rientra-no nella tolleranza indicata nella partealta della finestra.

In figura 14 abbiamo modificato inverde l'azzurro selezionato (si notino idiversi colori dei palloni) con una tolle-ranza di intervento piuttosto ampia (ilvalore impostato in alto è a quota160)

In figura 15, prelevando una gocciadi rosso dalla tuta del pupazzo in alto asinistra e impostando una tolleranzainferiore (in questo caso il valore è66), lo abbiamo «vestito» in azzurro.

Anche in questo caso, come negli

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TEORIE & TECNICHE

OCompo.ilo Tonalità: @D, OK@R M

""Y

OyD Satuntzione: @D, Annulla

06 "" ( C.rle •...

OC.luminosità: EEJ. [Regl.tr •... )

""OB.OM

Correzione selettiva del colore

Per i «perfezionisti incontentabili»(come il sottoscritto) Photoshop mettea disposizione anche uno strumentomolto potente che permette di agire se-lettivamente sui colori primari, ma an-che sui «neri» sui «bianchi» e sui «neu-tri» per effettuare correzioni molto mira-te. Per ognuno di essi possiamo cam-biare completamente le carte in tavola,indicando le variazioni di ciano, magen-ta, giallo e nero senza che queste inte-ressino le altre tinte presenti nella no-stra immagine.

Ad esempio per rendere più azzurri gliocchi di una bella ragazza possiamo au-mentare le componenti ciano e magentadei blu, ma allo stesso modo, per tra-sformare gli occhi azzurri in occhi verdi,sarà sufficiente togliere completamenteil magenta e aumentare il ciano e il gial-lo, sempre e solo dalle tinte blu.

Più interessante appare la possibilitàdi «ripulire» i soli bianchi e/o i soli nerieventualmente caratterizzati da impuritàcromatiche quali possono essere le leg-gere dominanti. Utilizzando la correzio-ne selettiva del colore, se ad esempiole parti bianche sono affette da un colo-

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Se siamo interessati adagire sull'interaimmagine o comunquesu una parteselezionata dellastessa, è possibilerichiamare la funzione« Tonalità/Saturazione".Attraverso questostrumento possiamointervenire sui colorigià esistenti o colorare«manualmente" lanostra immagine,come mostratonell'esempio qui alato.

rito lievemente rossastro possiamo to-gliere tale dominante solo dai bianchisenza diminuire la quantità di rosso nel-le altre parti colorate della nostra imma-gine.

La potenza non è acqua ..

Parola di Nikon!L'immagine utilizzata in quest'articolo

è stata digitalizzata con il Nikon Cool-Scan, provato sul numero 152 di MCmi-crocomputer. È uno scanner molto com-patto per pellicole negative o diapositiveformato 135 in grado di fornire risultati,come si usa dire in questi casi, di qualità"fotografica». Da un apparecchio costrui-to dalla Nikon, non potevamo certoaspettarci menol

Altri interventi

Le regolazioni di tonalità, saturazionee luminosità possono essere applicateanche all'intera immagine (o ad unaspecifica selezione), come mostratonelle figure 16, 17 e 18 presenti in que-sta pagina. Con la funzione «Tonali-tà/Saturazione» possiamo agire sull'in-tero spettro cromatico o solo sulle com-ponenti primarie e secondarie. Nel pri-mo caso selezioneremo il pulsante ac-canto alla scritta «Composito», altri-menti possiamo scegliere il colore damodificare indicato e visualizzato sottoa questo. Cliccando su un punto qual-siasi della nostra immagine, trasferire-mo una «goccia» di colore nella casella«Campione» per verificare l'effetto del-la trasformazione su quella tinta (anchese le modifiche riguardano comunquetutta l'immagine o la sola parte even-tualmente selezionata).

Grazie alla possibilità di attivare l'ante-prima si può costantemente controllarea video l'effetto fino a quel momentoraggiunto Come per le altre regolazionimostrate precedentemente, la trasfor-mazione sull'immagine reale avviene do-po l'OK, per un tempo variabile in fun-zione delle dimensioni di quest'ultima

Cliccando, infine, sul bottone «Colo-ra» (come mostrato in figura 18) possia-mo effettuare una sorta di viraggio cro-matico, nel nostro caso verde, ma pos-sibile per tutte le tinte. La tonalità èsempre espressa in gradi angolari (da-180 a + 180) e. per non perdere labussola è sempre conveniente teneresottocchio, o quanto meno a mente, laruota dei colori mostrata a pagina 285.Solo così potremo verificare che dopo ilgiallo c'è il verde, seguito dal ciano, dalblu, dal magenta e dal rosso ... a sua vol-ta seguito dal giallo, dal verde, dal cia-no ... (se no, che ruota è7).

Buon divertimento! ~

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