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Come si diventa anziania Palermo

Condizione anziana, rappresentazionie nuovi bisogni

a cura diSalvatore Costantino, Claudio Cappotto

e Cirus Rinaldi

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La presente pubblicazioneè stata realizzata con il contributodella Compagnia AssicuratriceUNIPOL S.p.a.

© Ediesse, 2008Casa editrice Ediesse s.r.l.Via dei Frentani 4/A - 00185 Roma06/44870283-325 Fax 06/44870335http:// [email protected]

Progetto grafico: Antonella LupiIn copertina:

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Prefazionedi Salvatore Costantino 9

1. Gli anziani e l’emergenza «normalizzata»a partire da Palermodi Claudio Cappotto, Salvatore Costantino,Cirus Rinaldi 25

2. Il contesto urbano palermitano: dimensionie dinamiche della popolazione anzianadi Cirus Rinaldi 45

2.1. Gli anziani e i nuclei familiari 59

3. Una «realtà in costruzione». La storia naturaledella ricerca: il contatto con la popolazioneanziana palermitanadi Claudio Cappotto 71

3.1. Premessa 713.2. Dinamiche e interazioni all’interno delle leghe:

gli operatori SPI come mediatori nell’accesso ai quartieri 723.3. Osservazioni e caratteristiche psico-sociali del gruppo

di soggetti anziani coinvolti 75

4. Il disegno della ricercadi Cirus Rinaldi 79

4.1. Il «campione» 89

Indice

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5. «Come si diventa vecchi»: autopercezionee rappresentazione dell’invecchiamentoa Palermodi Cirus Rinaldi 99

5.1. Gli anziani 995.2. Le anziane 113

6. «Essere anziani»: la percezione dell’isolamentoe l’emarginazione sociale a Palermodi Claudio Cappotto 123

6.1. Anziani 1236.2. Le anziane 129

7. Salute, benessere ed empowerment individualedi Claudio Cappotto 137

8. I rapporti intrafamiliari: care e relazioni parentalidi Claudio Cappotto 157

9. Paura del crimine, vittimizzazione e percezionedel rischiodi Cirus Rinaldi 163

10. Condizione di emergenza o ricercadi un’anzianità normale?di Claudio Cappotto e Cirus Rinaldi 175

Bibliografia 197

Appendice 203

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Come si diventa anziani a Palermo

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Quella presentata nelle pagine che seguono è una ricerca qualitativasulla condizione degli anziani a Palermo, con finalità essenzialmen-te esplorative. Come dire che siamo solo all’inizio. Di fronte allagravità della condizione anziana a Palermo, alla mancanza di ricer-che approfondite, abbiamo voluto, coinvolti dalla grande sensibilitàdi Nino Reale, segretario regionale dello SPI CGIL e dai rappresen-tanti di alcune organizzazioni territoriali, cominciare a confrontarcicon una realtà estremamente difficile come quella della condizioneanziana a Palermo. Si tratta di una realtà differenziata, non omoge-nea, persino interessante in positivo in alcuni suoi stili di vita osser-vati, che sembrano ribaltare certi stereotipi negativi e certi pregiu-dizi antropologici sui siciliani.

Ma, fatto il doveroso omaggio alla capacità di «arrangiarsi» (coping)di molti anziani senza cadere nel piagnisteo, nel vittimismo; apprez-zato il sostegno del sindacato che ancora riesce, per quanto può, amantenere un rapporto importante con i mondi vitali degli anziani,con la loro vita quotidiana, bisogna altrettanto doverosamente parla-re, parafrasando il titolo di un importante libro di Norbert Elias,dell’estrema solitudine che caratterizza la vita degli anziani a Palermo.

Sul piano nazionale è rimasto del tutto inattuato il Progettoobiettivo anziani (POA) elaborato nel 1999 che proponeva una sortadi carta dei principi basilari per la tutela dell’anziano articolata inben 9 altisonanti punti che vale la pena di ricordare a «futura me-moria», direbbe Leonardo Sciascia:

1. la partecipazione degli anziani alla vita sociale;2. l’equità di accesso ai servizi;

Prefazionedi Salvatore Costantino

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3. l’appropriatezza e la flessibilità della rete dei servizi sociosanitari;4. la promozione di stili di vita positivi;5. la prevenzione delle principali patologie;6. il sostegno per convivere con la cronicità;7. la promozione dell’integrazione tra servizi sanitari e sociali;8. la promozione della ricerca sull’invecchiamento e sulle malattie

croniche invalidanti;9. la formazione mirata alla multidisciplinarità, alla qualità delle

prestazioni e alla umanizzazione dei servizi.

Con la crescita della speranza media di vita (77 anni per gli uomini,83 per le donne), con l’accelerazione del processo di «abbattimentodelle barriere di mortalità» (Micheli, 2007, p. 409; Jacobzone et al.,1999), nuovi e inediti problemi si pongono nei processi di invec-chiamento a cominciare da quelli che riguardano il «sedimentarsi diuna consistente sacca di non autosufficienti di elevata e grave disa-bilità» (Micheli, 2007, p. 410). Questi processi si manifestano inmodo diverso nell’ambiente socio-culturale in cui l’individuo è cre-sciuto ed invecchiato e non possono essere affrontati con politichedi corto respiro e con interventi parcellizzati. Il progressivo incre-mento delle persone anziane e vecchie, in prevalenza donne, che vi-vono sole e in stato di vedovanza, la loro diffusione sul territoriocon livelli fortemente differenziati (centri storici e quartieri periferi-ci delle medie e grandi città, quartieri ad alto tasso di mafiosità neiquali gli anziani vivono, spesso, una condizione di più forte emargi-nazione e violenza) e le loro condizioni di vita pongono problemipolitici ed organizzativi assai complessi ed articolati, per affrontare iquali è necessario disporre di adeguati strumenti di pianificazione edi intervento. Nelle zone demograficamente depresse, e in partico-lare nell’area metropolitana palermitana, il processo rapido di in-vecchiamento si accompagna anche ad una scarsità di risorse umaneed anche infrastrutturali che raggiunge a Palermo picchi intollera-bili. In questi casi sorgono problemi molto gravi e di non facile so-luzione, che riguardano la gestione del territorio e l’allocazione dirisorse, di strutture e di servizi socio-sanitari. Ciò rinvia dunque apolitiche integrate nel territorio per lo sviluppo socio-culturale e disostegno ai mondi vitali fondamentali dai quali devono partire gliinterventi: famiglia, istruzione, società, cultura, circuiti comunicati-vi, reti fiduciarie. In questo senso vanno, dunque, ridefinite le pre-

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stazioni economiche di welfare che devono andare oltre la logica re-distributiva «verso un ridisegno delle coordinate spazio-temporalidel vivere nelle città» (Micheli, 2007, ibidem)1.

E non è valso ad attenuare in modo significativo – se non sullacarta – l’emarginazione degli anziani il piano nazionale degli inter-venti e servizi sociali del 2001/2003 che individuava nella famiglia lasfera fondamentale per lo sviluppo e la cura della persona anzianaprivilegiando il supporto finanziario ai nuclei familiari di sostegno.Né ha sortito miglioramenti rilevanti nella condizione degli anzianila legge n. 10 del 21 luglio 2003 della Regione siciliana che all’art.10 ha introdotto il buono socio-sanitario per l’assistenza e la curadegli anziani con più di 69 anni non autosufficienti o per personecon gravi disabilità consentendo alle famiglie di curarsi dei parentiche necessitano di assistenza senza ricorrere al ricovero ospedaliero.

Per molti versi essere anziani appare ancora una disgrazia, comesosteneva Simone de Beauvoir, una disgrazia che si approfondiscecon lo svilupparsi di una ideologia «banalmente giovanilistica», diuna cultura «estetizzante e narcisistica», impregnata «di lifting, fitnesse rimozione» come afferma Manlio Sgalambro (Sgalambro, 1999).La vecchiaia, afferma ancora Sgalambro, è aborrita dalla civiltà oc-cidentale e dalla moda imperante del «giovani a tutti i costi», reiettaperché temuta, mentre essa è in verità come l’unica età nella quale«abbandonato il ciclo lavorativo, riproduttivo e sociale, si vive vera-mente la vita» (Sgalambro, 1999).

Vivere veramente la vita significa cercare di sfuggire ad ogni co-strizione, rendersi disponibile ad una ricerca autentica, al possibile.Come scrive Elémire Zolla:

Uscire dallo spazio che su di noi hanno incurvato secoli e secoli è l’attopiù bello che si possa compiere. Quasi nemmeno ci rendiamo conto dellenostre tacite obbedienze e automatiche sottomissioni, ma ce le possonoscoprire, dandoci un orrore salutare, i momenti di spassionata osserva-

1 «Le politiche delle città, le politiche dei tempi della vita quotidiana, le politichedell’ambiente saranno costrette ad assumersi responsabilità dirette di progettazione.Senza che ciò implichi un declino di responsabilità delle politiche di assistenza diret-ta: l’assoluta predominanza delle prestazioni monetarie rispetto ai servizi alla persona(Gori, 2006) dovrà smettere di costituire un tratto di fondo del modello italiano diwelfare, e sarà necessario avviare uno sforzo (titanico?) di riprogettazione di un siste-ma – a domicilio e residenziale – di long term care oggi ‘senz’anima’ (Trabucchi, 2006)»(Micheli, 2007, p. 435).

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zione, quando scatta il dono di chiaroveggenza e libertà e per l’istante siè padroni, il destino sta svelato allo sguardo. Per mantenersi in questostato occorre non avere interessi da difendere, bisogni da soddisfare; siraccolgono i dati; si dispongono nell’ordine opportuno e, al di là dei re-cinti dove si sta rinchiusi, si spalanca l’immensa distesa del possibile(Zolla, 1992, p. 15).

Potrebbero vivere dunque un’esistenza per molti versi più autentical’anziano e il vecchio. E percependo più vicina la morte, non solopotrebbero vivere più autenticamente ma anche più intensamente.Come sostiene, in un testo poco conosciuto, Zigmunt Bauman, ciò liavvicina di più a Dio e li spinge ancora ad avere fiducia, a costruirela vita, ad essere ancora per la vita:

La sventura della mortalità rende gli umani simili a Dio. È perché sap-piamo di dover morire che ci affanniamo tanto a costruire la vita. È per-ché siamo consapevoli della mortalità che conserviamo il passato ecreiamo il futuro. Abbiamo avuto la mortalità senza chiederla, ma l’im-mortalità è qualcosa che dobbiamo costruirci da soli. L’immortalità non èsolo la mera assenza della morte; è una sfida e una negazione dellamorte. È ‘significativa’ solo perché esiste la morte, quella implacabilerealtà che deve essere sfidata. Non ci sarebbe immortalità senza mortali-tà. Senza mortalità, non ci sarebbe storia né cultura – non ci sarebbeumanità (Bauman, 1995, pp. 14-15).

Ne La solitudine del morente scritto nel 1982 (Elias, trad. it. 2005) a qua-si novant’anni, Elias ci offre una riflessione profonda sulla necessità difornire ai vecchi e ai morenti un sostegno reale, un aiuto autentico. Lasocietà contemporanea, secondo il sociologo tedesco, mette in praticauna sistematica azione di rimozione della morte. Elias Canetti soste-neva che nessuno più degli esseri umani è capace di tentare di «schi-vare» la morte. Allo stesso modo la società contemporanea «schiva» lavecchiaia (Canetti, trad. it. 1981). La stessa operazione di «aggiramen-to» e di rimozione viene operata nei confronti della vecchiaia. Schiva-re la morte e la vecchiaia, si può dire ancora con Canetti, significaschivare il concreto significato della vita come «uno dei fenomeni tra ipiù inquietanti della storia dello spirito umano» (Canetti, trad. it.1981), significa schivare le ragioni stesse della vita2.

2 «La morte è la prima e più antica realtà, anzi saremmo tentati di dire: è l’unicarealtà. E di una mostruosa vecchiezza e nuova ogni momento. Ha un grado di durezza

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Forse mai come ai nostri giorni si vive la condizione anziana e simuore, sempre più spesso, in totale solitudine3.

La morte come la vecchiaia viene sempre più affidata ai tecnici eagli specialisti. Allo stesso modo si cerca di «sbarazzarsi» degli anziani.L’impietosa routine degli ospedali costituisce ormai il solo rito di ac-compagnamento per colui che muore. Senza alcun intento apologeti-co del passato, Elias ci ricorda che in epoche antecedenti alla nostra simoriva in casa, circondati da familiari e conoscenti. I discorsi dellagente comune trattavano serenamente l’argomento della morte. Allostesso modo i vecchi vivevano in famiglia, nel loro ambiente.

Oggi si muore per lo più isolati, in asettiche stanze di terapia in-tensiva, dove i professionisti della salute cercano di correggere leanomalie dei singoli organi e di prolungare la vita oltre il lecito,ignorando tuttavia quasi sempre il benessere complessivo della per-sona assistita e le sue esigenze più profonde. Nelle società avanzate,sia pure quando si è protetti dalle istituzioni del welfare state e ane-stetizzati dai progressi della scienza medica, si continua ad invec-chiare e morire soli. L’allontanamento del morente e la rimozionedell’idea stessa della morte nel mondo contemporaneo sono visti daElias come espressione di un più vasto processo di controllo delleemozioni e dell’affettività che caratterizza la nostra epoca.

Negli ultimi giorni di vita il malato frequentemente si chiude insé, isolandosi nel silenzio. La «solitudine del morente» non è soltan-to psicologica ma anche relazionale, in quanto esiste la rimozione

dieci ed è tagliente come un diamante. Ha la massima freddezza che esiste nel cosmo,duecentosettantatrè gradi sotto zero... Fintanto che esiste la morte, tutto ciò che viendetto è detto contro di lei. Fintanto che esiste la morte, ogni luce è un fuoco fatuopoiché porta ad essa. Fintanto che esiste la morte, il bello non è bello, il buono non èbuono». Le religioni, tutte le religioni che hanno tentano di venirne a capo sono falli-te, e la tremenda, ma non assoluta consapevolezza che dopo la morte non esiste nulla,«ha conferito alla vita una nuova disperata sacralità». Elias Canetti, La coscienza delleparole, cit., p. 21.

3 «Ciò che angoscia il soggetto, molto più che la morte imminente, è innanzitut-to la sua non-realtà, la sua non-esistenza. Sarebbe il male minore la morte se si po-tesse essere certi d’aver almeno vissuto: ora è proprio di questa vita, per quanto peri-tura possa essere, di cui viene a dubitare il soggetto nello sdoppiamento della perso-nalità. Nella coppia malefica che unisce l’io ad un altro da sé fantomatico, il realenon è dalla parte dell’io, ma dalla parte del fantasma: non è l’altro che mi sdoppia,sono io che sono il doppio dell’altro» (Rosset, cit. in Davico Bonino, 2004, pp. XII-XIII).

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dalla vita sociale e l’imbarazzo di fronte ai morenti. L’isolamento ècomunque una modalità relazionale nella quale il malato comunicaanche la rabbia per una condizione psicofisica di sofferenza e per ildistacco dal proprio mondo.

Come fare ricerca in una realtà così difficile e complessa? Da cheparte aggredire la condizione degli anziani a Palermo?

Ci siamo accorti, per cominciare, che dovevamo sfatare tanti luo-ghi comuni, tanti pregiudizi e stereotipi negativi.

Si è posta poi la questione della rilevazione dei dati. Quando sia-mo riusciti ad ottenerli, non ci hanno aiutato molto. I dati forniti da-gli enti locali non danno informazioni rilevanti. Rendono, spesso lacondizione anziana irriconoscibile. Nessuna analisi approfondita,nessun progetto realistico. Le poche cifre di cui si può disporre, do-po estenuanti anticamere e rinvii, sono inutilizzabili per capire la si-tuazione degli anni più recenti. Spingono anche il più volenteroso etenace ricercatore a desistere. Il più delle volte vengono fornite in-formazioni farraginose, parziali, parcellizzate. Sistematico è poi ilrinvio ad improbabili analisi e programma e «tesoretti statistici» sem-pre promessi come in corso di elaborazione, e mai materializzatisi.

Abbiamo cercato quindi gli anziani là dove si trovano, dove vivo-no, dove soffrono, dove pensano e raccontano la loro condizione,nei luoghi in cui cercano di svagarsi, di stare con gli altri, di orga-nizzarsi nel e con il sindacato.

Il primo obiettivo è stato quello di connetterci con quella dimen-sione cruciale della società palermitana, spesso trascurata e ignora-ta, in cui gli anziani e i vecchi vivono la loro vita quotidiana comespazio in cui essi danno un senso alla loro vita, cercano di comuni-care, di entrare in contatto con gli altri, di amare, di essere amati, disentirsi utili. Non sorprenda se parleremo di amore e di mondi vi-tali. Cominciamo a morire quando non ci sentiamo più amati,quando non ci sono più le condizioni per amare.

Ci sono alcune belle pagine dei Manoscritti economico-filosofici del1844 in cui Karl Marx parla degli esseri umani come enti naturali incontrapposizione al medium denaro che appartiene alla categoria difunzioni sociali reificate, che con la sua funzione di scambio tra-sforma, cristallizza l’interazione diretta tra individui in una forma-zione a sé stante (Moscovici, trad. it. 1991).

L’uomo è per Marx un ente che in quanto avverte il suo patire èanche un uomo appassionato:

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L’uomo in quanto è un ente oggettivo è dunque un ente patiens, e poichéè un ente che avverte il suo patire esso è un ente appassionato. La passioneè la sostanziale forza umana tendente con energia al suo oggetto.Ma l’uomo non è soltanto ente naturale umano: cioè ente che esiste a sestesso, perciò ente generico, e come tale deve attuarsi e confermarsi tantonel suo essere che nel suo sapere. Dunque, né gli oggetti umani sono glioggetti naturali quali si presentano immediatamente, né la sensibilitàumana, quale è immediatamente ed è oggettivamente, è umana sensibilità,umana oggettività. Né la natura obiettiva, né la natura subiettiva, è im-mediatamente presente come adeguata all’ente umano. E come tutto ciòch’è naturale deve nascere, così anche l’uomo ha il suo atto di nascita, lastoria, ch’è tuttavia da lui consaputa, e però, in quanto atto di nascita concoscienza, è atto di nascita che supera se stesso. La storia è la vera storianaturale dell’uomo (Marx, trad. it. 1969, p. 255).

Il denaro, poiché possiede la proprietà di comprar tutto, dal momen-to che possiede la proprietà di appropriarsi tutti gli oggetti, diventacosì l’oggetto in senso stretto:

l’universalità della sua proprietà è l’onnipotenza del suo essere; esso valequindi come ente onnipotente… Il denaro è il lenone fra la vita e il mezzodi vita dell’uomo. Ma ciò che mi media la mia vita mi media anche l’esi-stenza degli altri uomini (Marx, trad. it. 1969, p. 252).

Il denaro come medium e strumento di potere trasforma profonda-mente i legami sociali e i processi stessi di rappresentazione provo-cando «il generale pervertimento delle individualità»:

Come tale forza sconvolgente esso appare contro l’individuo e contro i le-gami sociali ecc., che affermano di essere delle entità per sé. Tramuta lafedeltà in infedeltà, l’amore in odio, l’odio in amore, la virtù in vizio, loschiavo in padrone, il padrone in schiavo, l’idiozia in intelligenza, l’in-telligenza in idiozia.Poiché il denaro, in quanto concetto esistente e attuale del valore, con-fonde e scambia tutte le cose, esso è così la generale confusione e inversionedi ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione ditutte le qualità naturali e umane (Marx, trad. it. 1969, p. 255).

La critica giovanile marxiana del denaro si conclude con un branomolto bello, e decisamente moderno, in cui invita a tornare a consi-derare l’uomo nella sua umanità:

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Ma se supponi l’uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come rap-porto umano, tu puoi scambiare amore solo contro amore, fiducia solocontro fiducia, etcetera. Se vuoi godere dell’arte, devi essere un uomocolto in fatto di arte; se vuoi esercitare influenza sugli altri uomini, deviessere un uomo attivo realmente stimolante e trascinare altri uomini.Ogni tuo rapporto con gli uomini – e con la natura – dev’essere un’e-spressione determinata, corrispondente all’oggetto da te voluto, della tuareale vita individuale. Quando tu ami senza provocare amore, cioè quandoil tuo amore come amore non produce amore reciproco, e attraverso latua manifestazione di vita, di uomo che ama, non fai di te stesso un uomoamato, il tuo amore è impotente, è una sventura (Marx, trad. it. 1969, p.255).

Il ruolo centrale e decisivo dell’amore nella comprensione dellapersona è confermato da biologi del livello di Maturana e Varela.L’amore o l’accettazione dell’altro nella convivenza è il fondamentobiologico del fenomeno sociale; senza amore, senza accettazionedell’altro non c’è il fenomeno sociale, la socializzazione, e senza so-cializzazione non c’è umanità (Maturana, Varela, 1992). Quandoveniamo a contatto con il mondo attraverso il linguaggio, ogni azio-ne umana ha carattere etico in quanto accettazione del processobiologico che genera l’altro. Per questo il ragionamento di Matura-na e Varela non vuole essere una predica sull’amore, ma piuttostol’individuazione del fondamento biologico dell’etica:

Ogni atto umano si realizza nel linguaggio. Ogni atto, nel linguaggio ciporta a contatto del mondo che creiamo con gli altri nell’atto della con-vivenza che dà origine all’essere umano; per questo ogni atto umano hasenso etico. Questo legame fra gli esseri umani è in ultima analisi il fon-damento di ogni etica come riflessione sulla legittimità della presenzadell’altro (Maturana, Varela, 1992, p. 204).

Il discorso sulla centralità dell’amore, nella comprensione e nellapredisposizione di appropriati interventi di sostegno delle personeanziane e vecchie, riguarda anche il ruolo importante di una vitaemotiva. Come osserva il neuroscienziato Damasio:

Se le emozioni sociali e i sentimenti corrispondenti non vengono ade-guatamente dispiegati, e se il legame fra situazioni sociali da una parte, egioia e dolore dall’altra, si rompe, l’individuo si trova nell’impossibilità diclassificare nella propria memoria autobiografica l’esperienza degli

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eventi servendosi di quel marchio affettivo che servirebbe ad attribuirle lasua qualità ‘buona’ o ‘cattiva’. Questo precluderebbe di accedere a qual-siasi livello successivo nella costruzione dei concetti di bene e di male, ein particolare impedirebbe la costruzione, culturale e ragionata, di checosa debba essere considerato buono o cattivo, in relazione al bene e almale che ne deriva (Damasio, trad. it. 2003, p. 193).

Come si diceva prima abbiamo orientato la ricerca sui mondi vitalidegli anziani.

Indagare sui mondi vitali significa cercare di approfondire l’ana-lisi dei processi reali che contraddistinguono alcune micro comunitàdi anziani a Palermo, cercare di gettare qualche luce cioè su quegliambiti di vita condivisi intersoggettivamente e comunicanti tra lorofacendo riferimento ad uno sfondo comune di consenso che richie-de una prassi basata sull’agire comunicativo.

Questi ambiti di vita si riferiscono ai processi di riproduzione cultu-rale, dell’integrazione sociale della socializzazione e ai componenti struttu-rali del mondo vitale: cultura, società, persona. Questo spostamento difocus sui mondi vitali sembra, per molti versi, concordare con la scel-ta di Goldthorpe quando si propone di spiegare i macro fenomeni at-traverso l’analisi empirica dei micro processi «generativi» che possono«portare alla luce configurazioni inedite e non intuitive dei fenomenisociali, all’insegna della massima «nuovi strumenti di osservazioneproducono nuova conoscenza» (Goldthorpe, 2006, p. 57).

Ciò vale soprattutto anche al fine di dare nuovo impulso alla ricer-ca sociologica in particolare nell’analisi delle politiche pubbliche inquanto si vengono a costituire «ottimi ambienti per il controllo empiri-co delle teorie. In particolare per dare una risposta in termini inter-disciplinari ai problemi che riguardano la migliore conoscenza delfenomeno mafioso come organizzazione complessa, e alle questionirelative al miglioramento dell’efficacia delle politiche di contrasto.

Questi mondi vitali sono sottoposti a processi di sradicamento (aseguito di errati progetti per la città sul piano urbanistico, per l’or-ganizzazione dei tempi della vita quotidiana, per la formazione4,

4 Come il processo familiare di socializzazione – scrive Habermas – così anche il pro-cesso pedagogico di insegnamento è in un certo modo precedente alle norme giuridiche.Questi processi di formazione familiari e scolastici che si svolgono attraverso l’agire coo-municativo devono poter funzionare indipendentemente da regolazioni giuridiche. Setuttavia la struttura della giuridificazione esige controlli amministrativi e giudiziari, che

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per la cultura, per l’ambiente, per lo sviluppo, ecc.) e di colonizza-zione5 (con l’imposizione di una socializzazione normativa esterna alterritorio senza tenere conto dei processi di ibridazione socio-culturali operati dal sistema mafioso e senza la progettazione e l’im-plementazione multidimensionale di politiche integrate nel territo-rio; con la predominanza delle prestazioni monetarie rispetto aiservizi alla persona ecc.).

Più concretamente Habermas introduce il concetto di quotidianitàdel mondo vitale come quella sfera in cui «gli agenti comunicativi lo-calizzano e datano se stessi e le proprie espressioni in spazi sociali ein tempi storici» (Habermas, trad. it. 1986, II, pp. 727-728). Nellospazio della prassi comunicativa quotidiana le persone non si incon-trano reciprocamente solo come partecipanti, «esse offrono altresìesposizioni narrative di avvenimenti che succedono nel contesto delloro mondo vitale» (Habermas, trad. it. 1986, II, p. 728).

La prassi narrativa […] svolge altresì una funzione per la comprensionedelle persone che devono oggettivare la propria appartenenza al mondo

non soltanto completano mediante istituzioni giuridiche i nessi socialmente integrati, ma liadattano al medium diritto, si verificano disturbi di funzionamento» (ivi, p. 1041). Haber-mas individua alcuni di questi disturbi che gettano luce sugli aspetti negativi della giuri-dificazione evidenziati nel dibattito giuridico e nella sociologia del diritto, nella burocra-tizzazione e nel controllo giudiziario della scuola e nella forma della creazione di nuovedipendenze per quanto riguarda la famiglia dove addirittura «per potersi costituire comepersona, il singolo componente della famiglia si vede costretto a ricorrere alla collabora-zione dello Stato» (Habermas, trad. it. 1986, II, p. 1041).

5 «La tesi della colonizzazione interna – scrive Habermas – afferma che i sottosi-stemi economia e Stato diventano sempre più complessi in seguito alla crescita capi-talistica e penetrano sempre più profondamente nella riproduzione simbolica delmondo vitale. Questa tesi può essere verificata sul piano della sociologia del dirittoovunque le riserve tradizionalistiche della modernizzazione capitalistica sono statecompletamente esaurite e ambiti centrali della riproduzione culturale, dell’integra-zione sociale e della socializzazione sono stati trascinati palesemente nel risucchiodella dinamica della crescita economica e quindi della giuridificazione. Ciò non valesoltanto per tematiche quali la tutela ambientale, la sicurezza delle centrali atomiche,ecc. che sono state drammatizzate con successo nella sfera pubblica. La tendenza allagiuridificazione di sfere del mondo vitale regolate in modo informale si afferma su unvasto fronte, quanto più tempo libero, cultura, ricreazione, turismo sono investiti inmodo riconoscibile dalle leggi dell’economia mercantile e dalle definizioni del con-sumo massificato; quanto più le strutture della famiglia borghese si adattano in modoevidente ad imperativi del sistema occupazionale; quanto più la scuola assume inmodo tangibile la funzione di ripartire chances professionali e chances di vita ecc.»(Habermas, trad. it. 1986, II, pp. 1038-1039).

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vitale di cui fanno parte nel loro ruolo attuale di partecipanti alla comu-nicazione. Esse possono infatti formare un’identità personale soltanto sericonoscono che la sequenza delle proprie azioni costituisce una biografiadescrivibile in modo narrativo, e possono formare un’identità socialesoltanto se riconoscono di mantenere, attraverso la partecipazione alleinterazioni, la propria appartenenza a gruppi sociali e di essere qui coin-volti nella storia di collettivi descrivibile in modo narrativo (Habermas,1997, p. 728).

La narrazione, dunque, facilita l’accesso alle forme di vita culturalicondivise, ai contesti normativi, alle tradizioni ecc., insomma a queimondi della vita che sono, secondo Habermas, «permeabili l’unonei confronti dell’altro» e che si «compenetrano e si collegano comein una rete».

Daniel Bertaux introduce il concetto di «mondo sociale» (Ber-taux, trad. it. 2003) che si sviluppa anche attraverso attività non re-munerate come quelle culturali, sportive, associative ecc. All’internodel «macrocosmo» che costituisce la società globale, secondo Ber-taux, i «mondi sociali» costituiscono dei «mesocosmi» ciascuno deiquali è composto da diversi «microcosmi»:

L’ipotesi centrale della prospettiva etnometodologica è che le logiche chereggono l’insieme di un mondo sociale o mesocosmo siano ugualmenteall’opera in ciascuno dei microcosmi che lo compongono: osservandonein profondità uno solo, o meglio alcuni – e riuscendo ad identificarne lelogiche d’azione, i meccanismi sociali, i processi di riproduzione e di tra-sformazione – si possono cogliere almeno alcune delle logiche sociali delmesocosmo del quale fanno parte (Bertaux, trad. it. 2003, p. 37).

In questo quadro, come opportunamente scrive Rita Bichi, la

produzione discorsiva del soggetto acquisisce infatti forma narrativaquando non si riduce alla descrizione diacronica di avvenimenti nonmessi in relazione bensì quando mette in campo altre forme di discorso:descrizione, spiegazione, valutazione che, senza essere forme narrativefanno parte della narrazione e contribuiscono a costruirne significati (Bi-chi, 2003).

Da questo punto di vista il dato qualitativo fornisce non solo ele-menti per la comprensione delle risorse ambientali e i reticoli so-ciali e culturali, ma, contestualizzando nel territorio la condizione

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anziana, fornisce anche spunti per politiche multidimensionali co-progettate e integrate nel territorio che, in quanto tali, possano es-sere capaci di produrre effettivo cambiamento e sviluppo. Si trattaproprio di quello che è sempre mancato nella realtà palermitana esiciliana e nelle politiche di sviluppo, sempre emergenziali, cliente-lari, assistenziali.

La dimensione narrativa è strettamente collegata ad una dimen-sione fondamentale, cruciale in cui si colloca la condizione anzianache è quella rappresentata dalla vita quotidiana come spazio nelquale viene definito il senso del loro agire come risorsa morale emateriale:

Questa attenzione alla vita quotidiana sposta il fuoco verso la particola-rità dei dettagli e l’unicità degli eventi che difficilmente si prestano ad es-sere rilevati, contenuti e organizzati dentro modelli di analisi unicamentequantitativi. Nella vita quotidiana gli individui costruiscono attivamenteil senso della propria azione, che non è più soltanto assegnato alle strut-ture sociali e sottoposto ai vincoli rigidi dell’ordine costituito. Il senso èsempre più prodotto attraverso relazioni e questa dimensione costruttivae relazionale accresce nell’azione la componente di ricerca di significato.Ciò sposta l’attenzione verso le dimensioni culturali dell’azione umana eaccentua l’interesse e l’importanza della ricerca di tipo qualitativo (Meluc-ci, 1998, pp. 18-19).

Nella dimensione culturale sono incorporate interpretazioni, un in-sieme di significati che intervengono in un contesto di idee e di isti-tuzioni, che «trasformano accadimenti casuali in eventi, e che sug-geriscono atteggiamenti e azioni» (Griswold, 1997, p. 159).

Gli individui sono creatori di significato oltre che attori razionali,usano simboli oltre ad essere inseriti in gruppi, ceti, classi, sononarratori oltre ad essere elementi di fenomeni demografici (Gris-wold, 1997, p. 7).

I processi relativi alla costruzione di senso plasmano la loro azio-ne razionale allo stesso modo in cui la loro collocazione di classemodella i loro racconti. Struttura sociale e cultura si influenzano re-ciprocamente (Griswold, 1997, ibid.).

Come ha fatto notare J.A. Barnes, che ha introdotto il concetto dinetwork sociale per descrivere le relazioni personali di amicizia, pa-rentela e vicinato tra i pescatori e i contadini di Bremnes (Barnes,1954, 1969a, 1972), il network designa le relazioni informali che non

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possono essere considerate come interne ai concetti strutturali diappartenenza territoriale e industriale. Nella comunità di Bremnes,analizzata da Barnes, le unità territoriali vengono definite e ridefini-te non come mere espressioni geografiche, ma come intelaiatura deirapporti di classe, come fattore di identità comunitaria, di stabilità econsenso politico. Le reti personali sono da considerare «l’elementovitale che definisce e ridefinisce la dimensione territoriale e indu-striale e offre la trama dell’azione politica» (Piselli, 1995, p. XXXIII).

Comprensione non significa semplicemente dire o udire qualcosadi ragionevole, ma accesso e condivisione, da parte di entrambi iprotagonisti dell’interazione comunicativa, di qualcosa di ragione-vole. Rapporto di reciproca comprensione non significa in alcunmodo che ci si debba trovare sempre d’accordo. Il nesso di ascolto ecomprensione comporta semmai, per Gadamer, «il libero accessoalla dimensione dell’altro».

A conclusioni molto simili arriva Jürgen Habermas conversandocon Danilo Dolci, le cui analisi sono fondamentalmente basate sullanarrazione:

La struttura della nostra personalità, del nostro io, si può evolvere solonell’insieme dell’agire comunicativo. Il nostro io interiore più profondo è ilprodotto di strutture comunicative. Il nostro io si mantiene e sviluppa attra-verso il riconoscimento: si mantiene e sviluppa se la rete del riconosci-mento è sana. L’io, se tentiamo un’immagine, è come un nodo in una retedi comunicazioni interpersonali: il nodo può esistere solo se esiste la rete.Anch’io penso che la persona si può mantenere e sviluppare solo se cisono le condizioni del comunicare, solo se queste condizioni non dege-nerano. Siamo noi stessi nella misura in cui siamo gli altri (Dolci, 1993,p. 145).

La concezione della comunicazione come conversazione avvicina laricerca ad ambiti pragmatici, concreti e quotidiani e valorizza la fi-gura di colui che ascolta, figura spesso trascurata se non addiritturaignorata. Nella comunicazione conversazionale ascoltante e parlantenon ricoprono un ruolo rigido, ma si alternano, non recepiscono mes-saggi, quanto piuttosto li concepiscono, cioè li capiscono-insieme. Il di-scorso implica una sistematica opera di interpretazione, di interazio-ne, di collaborazione, di produzione di significato.

Da questo punto di vista David Deutsch afferma che «conoscere»significa «capire» (Deutsch, 1997, p. 3).

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Alcune analisi quantitative hanno consentito un accesso ad al-cuni dei mutamenti strutturali della popolazione, individuandoanche caratteristiche strutturali utili per la definizione di interven-ti e politiche (per esempio la struttura familiare, ecc.), ma non so-no in alcun modo sufficienti per cercare di capire i contesti e imondi vitali nei quali si sviluppa la vita quotidiana degli anziani aPalermo. Per questo si è fatta un’altra scelta, che abbiamo cercatodi illustrare in questa sede, diretta ad approfondire le implicazio-ni sociali che, a partire dalla biografia dei soggetti coinvolti, de-terminano le stesse trasformazioni strutturali della condizione an-ziana a Palermo.

Da questo punto di vista nelle pagine che seguono sarà possibileindividuare un aspetto di fondo: assistiamo all’aumento esponen-ziale di una nuova fascia di popolazione con domande e bisognispecifici sistematicamente trascurati o ignorati dagli enti e dalle isti-tuzioni pubbliche, nella migliore delle ipotesi, sostituiti o attutiticon un sovraccarico del ruolo svolto dalle famiglie e dalle reti pa-rentali di appartenenza.

Ciò significa, per molti versi, che non esistono progetti e politi-che integrate e multilaterali per gli anziani e le famiglie a Palermo,e che non c’è soprattutto una strategia credibile per lo sviluppo.

Avevo finito di revisionare questo report quando ho appreso dallastampa ancora una brutta notizia sulla condizione degli anziani aPalermo. Benché con la forte impennata delle tasse il Comune diPalermo abbia accumulato nel bilancio 2007 oltre 110 milioni di eu-ro in più di entrate tributarie rispetto al 2005, negli ultimi annil’amministrazione comunale ha operato tagli sulle risorse per il so-ciale riducendole nel 2007 a 71 milioni di euro rispetto agli 85 mi-lioni del 2005. Altri tagli (dieci milioni di euro) sono stati apportatialla spesa per la pubblica istruzione. Ciò significa che i disabili han-no visto lievitare notevolmente la compartecipazione alla spesa perl’assistenza, che il buono scuola sembra svanire e che 250 anzianihanno perso il diritto all’assistenza.

Ma le cifre della mala assistenza non si fermano qui. Mentre ipalermitani hanno pagato nel 2007 il 42% di tasse in più con il rad-doppio della TARSU e l’aumento del 158% dell’addizionale IRPEF,le cooperative che si occupano di 200 minori rischiano la chiusurain quanto non vengono pagate da due anni a fronte di crediti per26 milioni di euro. A ciò si deve aggiungere ancora lo stop alla pro-

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gettazione scolastica «per mancanza di fondi» – con buona pacedell’analisi del bullismo, della violenza, della legalità ecc. –, l’inevi-tabile crisi delle due case rifugio per le donne vittime di violenza,rimaste senza finanziamenti, e il venir meno dell’assegno agli 800orfani di padre lavoratore.

Ma le vittime principali dei tagli selvaggi alla spesa sociale sonogli anziani, 450 dei quali fino al 2006 usufruivano dell’assistenzadomiciliare attraverso le cooperative per 36 ore mensili. Adesso glianziani hanno un’assistenza più che dimezzata. Soltanto duecentoricevono assistenza per 20 ore al mese.

E le chiamano «politiche sociali».

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In Europa, e in Italia in particolare, vi è una forte tendenza all’in-vecchiamento della popolazione (ISTAT, 1997; AA.VV., 2005). Lanostra nazione sembra, invero, raggiungere il primato del paese piùvecchio del mondo, con una percentuale pari al 20% di ultrasessan-tacinquenni, numero che si stima possa raggiungere il 25% neiprossimi 15 anni (Maggi et al., 2005, p. 27).

Il processo di invecchiamento evidenzia quanto la transizionedemografica sia connessa ad un’ampia riduzione del tasso di fecon-dità e ad un abbassamento del livello di mortalità. Guardando nellospecifico alla realtà italiana appare significativo che secondo datiISTAT, 21 famiglie su 100, tra il 1999 e il 2000 sono state intera-mente costituite da anziani di 65 anni (e più) e che quasi i due terzidi tutte le famiglie italiane comprendono al proprio interno almenouna persona anziana (ISTAT, 2005).

Tuttavia il fenomeno riveste dinamiche globali che non solo inve-stono, sconvolgendolo, l’assetto demografico delle popolazioni, mane ridisegnano l’economia, i rapporti di lavoro e l’occupazione, lerelazioni intergenerazionali, la dimensione delle politiche pubbli-che, ma anche i significati socio-culturali.

È ricorrente ritrovare la polarizzazione giovane-anziano, rispetti-vamente se pensiamo all’immaturità per l’assunzione consapevoledei ruoli sociali e per la perdita e l’obsolescenza del proprio ruolo:le categorie di giovane ed anziano, in quanto scansioni d’età, sonoda considerarsi «segnale sociale» (Saraceno, 1986, p. 7), principioorganizzativo della società, soggetto ad usi sociali così come prodot-to storicizzato, culturale, di una compagine sociale.

L’essere giovane, così come l’essere anziano, sono concetti defini-

1. Gli anziani e l’emergenza

«normalizzata» a partire da Palermodi Claudio Cappotto, Salvatore Costantino,

Cirus Rinaldi

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ti socialmente e culturalmente: ciò significa che esistono processi so-cio-culturali che assegnano status e ruoli specifici, esperienze, e diconseguenza anche percorsi di esclusione e marginalità. L’essereanziano presuppone una fuoriuscita dal ruolo, l’inadeguatezza adespletare funzioni per occupare uno status e svolgere un ruolo.

L’emergere dell’attenzione verso l’anzianità è dovuta, come ab-biamo sottolineato, al drastico calo demografico e alle necessariepolitiche pubbliche ed assistenziali, ed inoltre possiamo aggiungereche la maggiore visibilità sociale del fenomeno è anche dovuta allasua crescente problematicità sociale.

Non sembra un caso, così come commenta Saraceno (ibid., p. 8),che la problematicità sociale si sia attestata su due fasce sociali, igiovani e gli anziani1.

Ciò significa che le due categorie sono il prodotto di costruzionisociali: la stessa costruzione dell’anzianità come problematica, e noncome risorsa, può essere interpretata come un’incapacità delle isti-tuzioni a rispondere a domande sociali inedite.

Considerando che compito delle scienze sociali, e della sociologiain particolare, è proprio studiare ed analizzare le modalità attraver-so le quali un fenomeno si riproduce, come le modalità che portanoa considerare «vecchio» l’anziano per demistificare le costruzioniculturali non possiamo che distinguere tra età cronologica e biologi-ca, in particolare riflettendo sul fatto che il concetto sociologico dietà si riferisce ad una serie complessa di caratteristiche che, tra le al-tre, implicano l’acquisizione di determinate abilità, così come uncerta rappresentazione sociale, differenziazioni di ruolo, percezionisociali, costruzioni di emozioni e, persino, trasmissione di ricordi ememoria.

Ciò significa che esistono riti di passaggio specifici nelle diverseetà (trovare lavoro, sposarsi, fare figli, ecc.), norme sociali per acce-dere alle diverse fasce di età, norme giuridiche che regolano l’età(pensione, età pensionabile, invalidità, ecc.). L’età come costrutto

1 «Il loro apparire segnala trasformazioni, sia a livello demografico che socio-culturale, che impongono riflessioni non solo sugli atteggiamenti e ‘culture’ di questigruppi di età […], ma anche sui cambiamenti nei corsi di vita individuali, sulle loroscansioni e transizioni, che l’emergere di tali esperienze di età comporta. Lungi dal-l’essere visti come un fenomeno semplice, semi-naturale, l’età e il processo di invec-chiamento appaiono sempre più un elemento della stessa complessità sociale, ed an-che un indicatore del mutamento sociale» (Saraceno, ibid., p. 8).

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sociale, e socialmente regolato, prefigura, anche a livello cognitivo,diverse «ricompense e punizioni»; i diversi tempi sociali (formazio-ne, lavoro, famiglia) plasmano le biografie attraverso regole formalio semplicemente perché si costruiscono aspettative, perché si rispet-tano norme informali che tuttavia rappresentano le giuste sequenzetemporali (al fine di evitare sanzioni sociali).

La dimensione dell’età e dell’anzianità, in particolare, posta intali termini, si connota come tema interdisciplinare che, nella trat-tazione qui intrapresa, non può non dipendere da profondi processidi mutamento e sviluppo che svelano l’età come costrutto relazio-nale sin dalle sue definizioni.

Avvicinandoci ad un’analisi delle transizioni biografiche e dellamemoria individuale e sociale di tali transizioni, analizzare l’anzia-nità ci porta ad individuare i «modi di adattamento» ad eventi spe-cifici, a nuove condizioni che, in un certo qual modo, possano far e-videnziare un processo di costruzione del corso della vita (Elder,1984, p. 35).

È tuttavia plausibile che i calendari di corso di vita siano molte-plici: allora il punto focale è domandarsi come e quali problemivengano introdotti a partire, aspetto che più da vicino ci interessa,dall’intercettazione dell’età da parte degli interventi di natura pub-blica.

Allora è possibile ipotizzare che le politiche sociali possano inter-venire non solo rappresentando una certa immagine di anziano, mapersino ristrutturandone il corso di vita (il che è plausibile se pen-siamo ad eventi quali il pensionamento obbligatorio; il diritto d’ac-cesso ai servizi socio-sanitari gratuiti o semi-gratuiti, ecc.).

Comprendiamo quanto il settore delle politiche sociali, e in parti-colare tutto il sottosettore dei servizi di welfare, soprattutto in rife-rimento ad un target specifico quale quello degli anziani, sia forte-mente connesso a quella ampia gamma di prestazioni dirette a favo-rire l’inclusione dei beneficiari nei diritti sociali di cittadinanza, di-ritti che implicano una qualche relazione con la sicurezza e il benes-sere dell’individuo.

I processi di invecchiamento interagiscono e coinvolgono la granparte degli elementi costitutivi di una popolazione e sono dunqueda intendersi come fenomeni complessi e dinamici: la riduzione deitassi di mortalità comporta una maggiore longevità degli individui epertanto un numero via via maggiore di anziani nelle famiglie, nelle

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popolazioni e nelle sottopopolazioni (in particolare il settore di po-polazione in età lavorativa, la forza lavoro nonché quello compostoda donne in età fertile); a queste dinamiche sono da aggiungersi al-tresì le nascite sempre più ridotte con conseguenze sulla composi-zione delle giovani generazioni, ma anche sul peso assai più cospi-cuo degli anziani sulla popolazione complessiva. Possiamo dunquerintracciare relazioni assai complesse non solo tra mondi vitali deisoggetti e dimensione istituzionale (politiche pubbliche ed interven-ti), ma anche ai livelli micro- e macro-sociali con ricadute sensibilisulla cultura, i sistemi di valore, la società nel suo complesso, la di-mensione etica (si pensi al concetto di equità e giustizia intergene-razionale; v. Donati, 2003), psicologica ed economica (Golini, 2005,p. 13).

Alla luce delle recenti riforme nel campo delle politiche socialiche nel nostro paese promuovono approcci innovativi sui metodidella loro progettazione ed implementazione, occorre diffondere laconsapevolezza della complessità di queste politiche sia sul versantedei contenuti che su quello dei processi di costruzione.

Come previsto dalla legge 328/2000, centrale in questo senso è lalogica del «piano». Agire in un’ottica di piano significa privilegiarela trasversalità e promuovere connessioni fra ambiti e settori di in-tervento tradizionalmente separati; significa assumere una visionestrategica nella progettazione degli interventi, promovendo la co-struzione di obiettivi complessivi condivisi che diano senso e dire-zione alle singole azioni settoriali, in cui l’interazione fra i differentiinterventi produca un effetto moltiplicatore in termini di esiti e ri-sultati.

Sviluppare una visione strategica nella progettazione degli inter-venti socio-assistenziali per un intero territorio o per specifici targetdi popolazione, come nel nostro caso per gli anziani, significa con-siderare la politica sociale come una «prassi riflessiva» che pone conforza la questione dei processi e delle dinamiche di apprendimentonel farsi delle politiche.

Questo deve riguardare la definizione di caratteristiche e rischi le-gati al disagio e all’esclusione sociale; la declinazione operativa del-l’integrazione tra le politiche (assistenza, educazione, formazione,sanità, ecc.); la gestione quotidiana della relazione tra operatori e bi-sogni, nonché tra operatori e destinatari; la riflessione interna ad é-quipe di operatori mirata alla valutazione e all’auto-osservazione; la

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collaborazione inter-organizzativa ed inter-istituzionale così frequen-te nei percorsi di costruzione partecipata delle politiche sociali.

In altri termini, ciò che rende plausibile la progettazione strategi-ca e partecipata di interventi sociali mirati ad uno specifico target dipopolazione, attraverso percorsi che stimolino la riflessione e l’ap-prendimento, è l’idea di sviluppare una «comunità di pratica».

Nell’ultimo decennio di dibattito sul concetto di comunità di pra-tica vi è stata un’evoluzione nei significati ad esso attribuiti: dall’ideadi un tessuto di relazioni abbastanza circoscritte ad un singolo ambi-to organizzativo si è passati a quella di una rete che si situa frequen-temente a livello inter-organizzativo. In termini generali, la «comu-nità di pratica» designa aggregazioni informali (cioè non formal-mente riconosciute e delimitate) basate sulla condivisione di alcunemodalità di azione e di interpretazione della realtà, rinviabili alleinterazioni quotidiane tra soggetti agenti all’interno di singoligruppi e organizzazioni, oppure entro contesti più ampi di tipo in-ter-organizzativo ed anche inter-istituzionale; si possono così indivi-duare più comunità di pratica in una stessa organizzazione, cosìcome comunità di pratica che attraverso, ad esempio, l’attività pro-fessionale, abbracciano realtà organizzative diverse.

Nel nostro caso possiamo guardare alla nozione di «comunità dipratica», come unità di analisi che accoglie e specifica una prospet-tiva di tipo socio-culturale, concetto che sembra dunque prestarsicon efficacia all’osservazione delle dinamiche secondo le quali siproducono e si declinano le versioni locali del welfare. Spesso al-l’interno del processo di policy making, ma anche nelle progettualitàe negli interventi, politici ed operatori sociali si sono rivelati sogget-ti incapaci di «leggere» e «ascoltare» il territorio, progettare ed or-ganizzare lo sviluppo associativo, orientare allo sviluppo e al cam-biamento, promuovere e tessere reti tra singoli e tra associazioni edistituzioni. Queste disattenzioni si sono trasformate in carenza di re-sponsività (responsiveness) sia da parte delle politiche che, inevita-bilmente, da parte delle diverse progettualità.

Sappiamo, invece, quanto sia necessario più che mai il livello re-sponsivo anche nelle formulazioni delle politiche sociali, quanto sianecessario essere capaci di attivare un’intensa disponibilità all’altro,che è disponibilità cognitiva ed emotiva.

Secondo questa prospettiva, anche la vita privata e le più banaliazioni quotidiane hanno valenza e valori politici; porre all’atten-

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zione dell’agenda politica il privato significa svelarne le relazionidi potere esistenti: qui risiede la domanda di inclusione popolareall’interno del dibattito pubblico e politico, inclusione a cui è lega-to concettualmente il riconoscimento dei distinti punti di vista degliattori.

Riconoscimento significa innanzitutto attribuire particolare valo-re alle differenze sociali, alle esperienze e alle identità. Piuttosto cheprodurre un sistema comune di significati, il discorso politico ha ilcompito necessario di comprendere la realtà e l’esperienza delledifferenze dell’alterità, abbattendo, in primo luogo cognitivamente,il pregiudizio del dato per scontato. Ciò significa che quante più di-verse sono le identità che partecipano al discorso pubblico, più va-sto diventa il range di opzioni e di implicazioni che possono essereimmaginate.

Il richiamo ai criteri di universalità e l’enfasi al consenso in realtànon sarebbero altro che norme fortemente dipendenti dalle culturein cui sono prodotte, espressioni di forme di potere che invece divalorizzare la differenza mirano a calpestarne la valenza.

L’attenzione nei confronti della differenza si esprime anche at-traverso il particolare risalto dato ai mondi vitali dei soggetti, alleconoscenze incarnate dei cittadini ordinari, attraverso la legittima-zione delle narrazioni quali forme appropriate del discorso politico,si promuovono l’empatia e la possibilità di comprendere esperienzee vissuti a livello fisico, emotivo, peculiari alle soggettività.

Particolare attenzione deve essere prestata pertanto al modo in cuile persone definiscono ed esprimono i propri bisogni: il grave pro-blema della disaffezione nei confronti del welfare state è proprio daindividuare nello scostamento di quest’ultimo dai problemi e dalledomande sociali alimentati nella vita quotidiana.

Infatti «le categorizzazioni su cui si fondano le moderne politichesociali svolgono una funzione di sterilizzazione delle differenze e diomologazione dei bisogni, assicurandone la gestione nello stessomomento in cui si approssima l’uguaglianza dei diritti minimi attra-verso una loro rappresentazione standardizzata» (Fazzi, 2003).

Un rispetto delle differenze implica pertanto un cambio di rotta euna svolta linguistica e comunicativa delle politiche sociali che de-vono mirare a valorizzare le esperienze e le dimensioni della vitaquotidiana, rispondendo ai bisogni così come sono concretamentevissuti, «[…] al di là di ogni oggettivazione delle conoscenze e di

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ogni rappresentazione predefinita di cosa sia il bisogno e di qualisiano le aspettative ed i progetti di vita individuali» (Fazzi, ibid.).

Ci ritroviamo in un contesto sociale ed economico nel quale lepolitiche sociali, in particolare, stanno subendo profonde modifica-zioni in merito alla loro costruzione, progettazione ed implementa-zione. Siamo ad una svolta decisiva: agire secondo un piano, cosìcome vorrebbe la 328/2000, significa privilegiare una logica relazio-nale, integrare settori tradizionalmente separati, potenziare la co-municazione, stimolare la partecipazione in vista della massimizza-zione dei risultati. Però è opportuno osservare che alla base di que-sto agire non si situa acriticamente la razionalità strumentale e cal-colistica (infatti è chiaro che le politiche sociali non sono soltanto unprodotto di scelte razionali), ma assume piena legittimità la dimen-sione legata alle relazioni sociali, alle interazioni comunicative (Faz-zi, 2003; Costantino, 2004).

Non è un caso che attraverso concetti quali «responsabilità argo-mentativa» si incominci a prendere sul serio il processo partecipati-vo, lavorare alla piena esplicitazione dei punti di vista e delle pro-prie posizioni, realizzando, a dirla con Habermas, concrete prospet-tive di formazione razionale dell’opinione e della volontà collettiva.Ora più che mai è necessario promuovere la cittadinanza e la parte-cipazione attive anche di quella fascia della popolazione, gli anziani,sovente trascurata, annichilita o semplicemente dimenticata dagliinterventi correnti.

Bisogna partire proprio dal favorire nella popolazione anzianaaffermazioni argomentate relative ai bisogni, permettendo loro didisporre di quadri informativi e conoscitivi all’interno dei qualicollocare i propri interventi, le proprie richieste e le proprie propo-ste secondo processi di empowerment deliberativo che servano, tral’altro, a rafforzare e ravvivare la democrazia.

Il problema è proprio quello di renderli partecipi in quanto atto-ri, stakeholders, ad un processo collettivo di decisione articolato se-condo modalità argomentative. In questo modo si ribaltano le mo-dalità partecipative nelle quali si mantiene una netta distinzione trale istituzioni che propongono e i cittadini che sono ascoltati: nellecosiddette arene deliberative, invece, il compito di decidere è affidatoall’interazione, paritaria e organizzata, fra tutti i soggetti coinvolti,siano essi cittadini comuni, organizzazioni o poteri pubblici.

Al fine di favorire processi di avvicinamento e di affezione al wel-

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fare appare necessario re-interpretare il modo attraverso il quale lepersone definiscono ed esprimono i propri bisogni, favorendo e la-sciando emergere anche domande e bisogni sociali inediti.

L’obiettivizzazione dei bisogni nelle politiche sociali, come ab-biamo prima sostenuto, ha finito per sovrapporre categorie astrat-te ai mondi vitali, facendo scambiare le prime con la realtà dei se-condi.

La crisi del welfare e l’inadeguatezza degli interventi di politicasociale emergono con forza quando le categorizzazioni, alle quali siinformano sia gli interventi che l’individuazione di diritti e i sistemidi cittadinanza, non rispondono ai mutati scenari e alle metamorfo-si dei mondi vitali delle persone a partire dalle loro interazioni edalle necessità espresse nella dimensione della vita quotidiana.

Le riflessioni si rivolgono pertanto a due momenti della costru-zione ed elaborazione delle policies: la prima è relativa al recuperonella sfera di attenzione delle politiche sociali dei problemi della vi-ta quotidiana; la seconda, in stretta relazione con la prima, è ine-rente al riconoscimento delle nuove istanze, e pone in evidenzaconcretamente la componente riflessiva delle politiche sociali.

Relativamente al primo dei due temi indicati, interpellare diret-tamente il soggetto implica un importante processo di riconosci-mento. Già dare spazio all’esperienza del soggetto e alla narrazione,secondo un approccio genuinamente qualitativo, predispone allareintegrazione dell’attore sociale nella trama relazionale sociale ecollettiva (caring), secondo una precisa considerazione della suacorporeità, della sua esperienza vissuta e delle relazioni comunicati-ve che trasformano chi narra, nel suo autorappresentarsi attraversoil racconto di storie di vita, e dalla quale è trasformato chi ascolta, inun processo di circolarità riflessiva, di rispecchiamento delle identi-tà e costruzione reciproca di senso, di riconoscimento ed autorico-noscimento, che conferiscono spessore etico anche all’attività stessadi raccolta delle interviste.

L’incontro affettivo ed emotivo del ricercatore con l’altro, sebbe-ne si possa comunque paventare il rischio di violenza simbolica(Bourdieu, trad. it. 20062), ci porta a domandarci come le identitàsiano vissute, sentite e messe in atto e quali siano le modalità attra-verso le quali ogni soggetto costruisce la propria storia mediante lamemoria, le modalità attraverso le quali ci posizioniamo all’internodi storie più vaste, più pubbliche, comuni.

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Questo accorgimento metodologico permette già di riconsiderarel’anzianità nella sua dimensione complessa, esaltando i diversi modidi essere anziano, nonché le diverse esperienze di anzianità che isoggetti esperiscono: scopriamo un mondo fatto di sfumature, dimolteplici intersezioni ed appartenenze che sicuramente sfatano lostereotipo sociale dell’anziano al quale è riconosciuto il ruolo di nonavere ruoli. In tal senso, proprio la ricerca sociale deve orientarsiverso la destrutturazione di tali stereotipi, e nella sua dimensione diintervento deve potere essere applicata alle azioni del soggetto maorientata anche a partire dalle azioni di costui e dal significato cheesse acquistano (Paillé, trad. it. 1999).

Appare utile considerare il concetto di malattia così come lo con-cepisce Honneth nella sua dimensione sociale di misconoscimento,di allentamento del soggetto dalle relazioni sociali, secondo Hon-neth «[…] alla prevenzione delle malattie corrisponderebbe la ga-ranzia sociale di rapporti di riconoscimento che consentono ai sog-getti la protezione più completa dalla sofferenza del misconosci-mento» (Honneth, ibidem, p. 163).

Ciò potrebbe avvenire attraverso una lettura ed un’interpreta-zione dei segni della malattia, leggi emarginazione sociale, che va-lorizzino le dimensioni interpretative, affettive ed empatiche deisoggetti, sviluppando forme dialogico-narrative inedite nelle qualisono gli stessi attori ad alimentare tale processo maieutico-discorsivo(Leonzi, 1999, p. 54).

Il riconoscimento tenderebbe in primo luogo alla ricostruzionedelle trame narrative e alla sottrazione degli anziani da orizzonti e ca-tegorie disincarnati, asettici e mistificatori, e (re)inserendo questi incontesti significativi di cooperazione e di co-implicazione narrativa.

Le scelte metodologiche pongono l’accento sull’empatia, la com-prensione, la possibilità di avere spazi di espressione, il prendersicura, «prendersi cura senza avere una meta di cambiamento preco-stituita, prendersi cura per il solo fatto che l’altro è persona, è citta-dino soggetto di diritto e dovere come me e in quanto tale deve es-sere posto in grado di ‘essere’, indipendentemente dai comporta-menti che mette in atto» (Merlo, 1996, p. 503).

Ciò ci porta a riflettere non solo rispetto al problema dell’incor-porazione dell’alterità, ma anche della promozione di politiche diriconoscimento delle istanze di cui sono portatrici le diversità nellaloro immediata concretezza e nella contestualità del loro esistere.

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Porsi criticamente tali riflessioni ci invita a prendere atto dellanecessaria condivisione di responsabilità, del moltiplicarsi di nuovedomande sociali e di nuovi attori, del bisogno di formulazioni poli-tiche che tengano conto di queste forti tensioni, iniziando dalla ba-nale constatazione che la società è ormai differenziata fin troppoper poter essere considerata secondo una prospettiva unitaria, cen-tralizzata. La complessità, la dinamica e la diversità delle societàmoderne richiedono nuove forme di governance differenti, dinami-che e complesse (Kooinan, 2002, p. 81).

Bisogna pertanto mutare anche le forme e gli obiettivi della soli-darietà civile nel riconoscimento dell’altro, in primo luogo orien-tandola non alla compensazione bensì all’empowerment dei cittadini,proponendo programmi che assicurino e migliorino la qualità dellaloro partecipazione: «La solidarietà, quindi, non consiste in un uni-cum, ma si configura in modi diversi conformemente alle sfere del-l’agire, ai punti di riferimento morali, ai criteri di qualità e ai mediadi scambio. Ogni forma proposta però deve, per farsi valere, supe-rare il test dell’empowerment, deve dimostrare di servire a rafforzarela partecipazione dei singoli, deve provare come e in che misurapuò incoraggiarli e come apre nuovi campi all’apprendimento so-ciale che si collegano alle risorse, alle disposizioni e alle forme giàesistenti in una comunità data» (Messner, 2000, p. 148).

Il richiamo ai criteri di universalità e l’enfasi sul consenso in real-tà non sarebbero altro che norme fortemente dipendenti dalle cul-ture in cui sono prodotte, espressioni di forme di potere che invecedi valorizzare la differenza mirano a calpestarne il valore intrinseco(Young, 1996; Gould, 1996).

Decidere di spostare il focus sulle esigenze concrete degli anzianisignifica analizzare in profondità l’ageing agency, prediligendo lenarrazioni in grado di esemplificare la capacità di plasmare la pro-pria biografia pur se in ambienti vincolanti.

Date le contingenze strutturali, appare utile scoprire quali moda-lità i soggetti anziani utilizzino per fronteggiare le situazioni di crisi,quali risorse usino in un ambiente in cambiamento perché sono glianziani medesimi a cambiare. Concentrarsi sulle capacità di copingdegli anziani significa, in primo luogo, tenere in considerazione che«Il grado in cui una transizione comporta perdita di controllo di-pende dalle risorse o grado di preparazione che gli individui porta-no alla nuova situazione» (Saraceno, op. cit., p. 24).

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Ecco che un’analisi qualitativa può contribuire a ricostruire lemappe cognitive che l’anziano usa, o si prefigura, nell’elaborazionedell’adattamento nei confronti di nuove situazioni, delle forme or-ganizzative che predispongono piani per le azioni successive.

Il limite principale è che abbiamo costruito, e la letteratura scien-tifica ha anche le sue colpe, degli anziani passivi: con ciò non soste-niamo che non esistano situazioni di marginalità e difficoltà contin-genti, tutt’altro.

Vogliamo tuttavia indicare l’anziano come risorsa, persino comefonte di capitale sociale, a partire dalla possibilità che esistano elabo-razione di strategie di reazione all’«etichettamento» tanto da poteripotizzare l’adozione di programmi (anche al di là delle risorse isti-tuzionali in termini di servizi) utilizzabili dagli anziani in diverse si-tuazioni e contesti.

Riteniamo pertanto che sia plausibile immaginare un attore so-ciale anziano impegnato in un processo di costruzioni successivedi frammenti identitari, con esiti più o meno riusciti, ma tuttaviadefinibili attraverso il concetto di «carriera» di cui si costituisce labiografia individuale piuttosto che ipostatizzati in fasi di vita spe-cifiche.

Ciò che viene sovente trascurato, ma che viene immediatamenteagli occhi in una città come Palermo, è che l’anziano assume unruolo di primaria importanza nel supporto materiale, strumentalenei confronti dei propri figli (e della famiglia di questi ultimi).

L’anziano diventa risorsa materiale soprattutto nei contesti ad altotasso di disoccupazione e precarietà lavorativa, contribuendo allaforte dipendenza di una generazione dall’altra e sostituendo ai le-gami intra-generazionali forme di trasferimenti e di dipendenza in-ter-generazionale.

Ciò può significare non solo sviluppare nuove forme di fronteg-giamento ma anche invecchiare in maniera nuova, con più stenti diprima.

Ciò fa pensare che l’idea di una società multigenerazionale pongain essere relazioni tra soggetti di diverse coorti d’età non soltantoperché investiti da legami e relazioni, ma anche perché forzati dastati di necessità diffusi: spesso le formule di incontro, di coopera-zione e compresenza tra generazioni non poggiano su una revisioneconsapevole dei rapporti intergenerazionali ma piuttosto su unacondizione di fatto. Gli anziani si ritrovano tuttavia ad essere oltre

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che risorsa di cura per la propria famiglia, anche ammortizzatorisociali e socio-relazionali.

Tuttavia questa compresenza forzata pone in essere delle trasforma-zioni, emerse nella ricerca, fra generazioni e generi, nuove forme diconvivenza ed inedite soluzioni relazionali (l’allungamento della vitaporta a nuove configurazioni familiari): in passato un neonato diffi-cilmente conosceva i suoi quattro nonni, oggi la nascita di un nipotecoinvolge almeno due bisnonni.

Non è raro pertanto, anche all’interno delle famiglie italiane, chesi vedano coesistere più generazioni che, avendo visto ridurre dra-sticamente il numero di figli, vedono moltiplicarsi le relazioni «ver-ticali», ovvero quelle tra una generazione e l’altra, mentre relativa-mente alla generazione dei figli scarseggiano le relazioni «orizzon-tali», quelle fra fratelli e quelle fra cugini.

Bisogna inoltre fare riferimento alle nuove forme di relazionalitàemergente, alla ristrutturazione del legame della coppia anziana(soprattutto in seguito all’uscita dei figli dal nucleo familiare, alpensionamento, a fronte della malattia o della morte di uno dei co-niugi) e di divisioni dei compiti all’interno delle famiglie (il ruolodelle donne anziane, per esempio).

All’interno di tali trasformazioni assumono particolare interesseil problema della cura dei membri familiari, che si trovano incondizione di dipendenza, e il ruolo della famiglia in qualità diproduttrice di servizi (Da Roit e Sabatinelli, 2005). La dimensionedel problema intercetta non soltanto la creatività delle famiglie maanche le politiche dei servizi, e pertanto pone temi assai proble-matici.

Sappiamo infatti quanto il tema dell’analisi dei servizi e delle po-litiche di cura per gli anziani, proprio a causa dell’interdipendenzacon gli ambiti istituzionali, richieda particolare attenzione per il la-voro informale: è tuttavia necessario ricordare che sia le responsa-bilità familiari attese socialmente che le obbligazioni legali varianoin dipendenza di contesti istituzionali e legali, tradizioni culturali edi welfare state (Naldini, 2006, p. 110).

Sembra essere finalità comune in gran parte dei paesi occidentalioptare per soluzioni non più istituzionalizzanti (case di cura, ospe-dali, ecc.) assai onerose, ma anche per politiche rivolte a manteneregli anziani (anche se disabili) nel proprio ambiente familiare, po-tenziando ciò che viene comunemente definito community care.

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In tal caso si delineano processi di empowerment dei soggetti an-ziani anche grazie ad opzioni deistituzionalizzanti che oltre a re-sponsabilizzare la rete informale coinvolgono altri attori non istitu-zionalizzati come famiglia, vicinato e volontariato.

Alla luce delle precedenti riflessioni generali, c’è da chiedersiperché a Palermo, a partire da una rapida lettura del piano di zona,i servizi a bassa soglia (ossia quelli assai più economici in termini dispesa pubblica e orientati a potenziare le reti e relazioni in cui l’an-ziano è inserito nel suo mondo vitale), orientati alla deistituzionalizza-zione e alle reti informali non vengano adeguatamente valorizzati,contro tutta una serie di servizi ad opera di cooperative che si costi-tuiscono all’uopo, le quali sovente non rispondono a ben chiare esi-genze e bisogni territoriali. Non possiamo non interrogarci sullepossibilità mancate e quelle dissimulate relative all’integrazione so-cio-sanitaria, sulla scorta delle indicazioni della legge 328/2000: finoa che punto è possibile individuare processi di integrazione socio-sanitaria per esempio tra ospedali e AUSL? Perché mai tra gli ospe-dali – che vedono le proprie corsie pullulare di pazienti anziani – e iservizi territoriali, residenziali e domiciliari, sembrano esitare a ma-nifestarsi i processi di integrazione? Quali falle esplicita la mancatacooperazione tra la dimensione pubblica e l’aziendalizzazione in sa-nità? Si tratta semplicemente, ma assai verosimilmente, di una seriedi deficienze strutturali ed economiche, o forse bisognerebbe pre-stare la propria attenzione anche all’assenza di una cultura dell’in-tegrazione a partire dai vertici istituzionali?

Non possiamo che considerare di fatto che la cura formale deglianziani e, dunque, le rappresentazioni dell’anziano rispecchiate ininterventi e servizi farebbero presupporre una mancata progettuali-tà e progettazione negli interventi medesimi.

Gli interventi domiciliari e i ricoveri residenziali, a rigor di logi-ca, dovrebbero costituirsi tra loro in un rapporto a bilancia: la cre-scita dei primi dovrebbe coincidere con il contenimento o la dimi-nuzione dei secondi.

In alcuni paesi come Danimarca e Inghilterra si assiste alla com-plementarità dei due servizi a fronte di un’offerta di pacchetti talida rendere meno traumatico il passaggio da un servizio a un altro,da poter offrire continuità (servizi di riabilitazione, servizi di respite,ecc.), ed insieme da alleviare i familiari dal carico assistenziale an-che se per periodi brevi.

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Non appare un paradosso che il numero di ore di cura informalein Italia è uno tra i più elevati all’interno dei paesi europei: ciò di-pende in primo luogo dal modello di solidarietà intergenerazionalein uso, ma anche dal modello di divisione tra responsabilità e obbli-gazioni pubbliche e private.

Dove le obbligazioni familiari relativamente al mantenimento eall’assistenza del genitore anziano sono avvertire come cogenti, nonsolo in termini culturali, ma anche perché codificate (come qui nelSud dell’Europa), lì sono più scarsi i sistemi di cura formale per glianziani.

La questione diventa assai più complessa se ci chiediamo perchémai in una città del Sud europeo, come Palermo, con le caratteristi-che che prima indicavamo, traendole dalla tipologia di welfare medi-terraneo, le azioni e gli interventi per favorire la permanenza indomicilio o quegli interventi volti a realizzare la coabitazione tragenerazioni diverse (universitari che ricevono ospitalità dagli anzia-ni in cambio di assistenza), ed ancora il buon vicinato o l’affido dianziani, gli interventi integrativi e di supporto siano poco diffusi afavore di ADI e SAD.

È possibile ipotizzare che i rapporti di buon vicinato, per esem-pio, siano meno «remunerativi» per un sistema di subappalto di ser-vizi ed interventi che vede proliferare cooperative e associazioni delprivato sociale sorte ad hoc, a ciclo breve, mirato ad attingere finan-ziamenti: l’ipotesi dovrebbe essere corroborata dal monitoraggiodegli interventi posti in essere dal privato sociale, e da uno studiomirato a comprendere le dinamiche e i processi che influenzano ilciclo di vita di tali realtà.

Ma questo obiettivo va al di là delle intenzioni che presiedono lostudio che viene introdotto, resta tuttavia l’interrogativo – emersoanche alla luce dei nostri risultati – che ci porta ad evidenziarequanto le politiche sociali palermitane siano orientate non al biso-gno della persona quanto piuttosto a dare senso all’emergenza cheincombe sul bisogno: non potremmo spiegarci infatti perché a dif-ferenza di altri interventi (di natura economica o quando sono im-plicate istituzioni come il tribunale dei minori per esempio) il servi-zio sociale cittadino e la sua organizzazione siano assorbiti in ma-niera assai contenuta dai bisogni della popolazione anziana.

È ovvio che non ci si riferisce alla prestazione dell’ascolto, mapiuttosto ad una dimensione responsiva, ed entrambe sono da con-

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siderarsi secondo una prospettiva istituzionale: per intendersi, vi èla possibilità di valutare l’accesso al servizio se esiste una domandaformalizzata, e questo primo livello sembra essere garantito, ma ècosa ben diversa prendere in carica domanda sociale e soggetto.

Una esemplificazione? L’anziano fa domanda per la casa di ripo-so, viene accettato e «dimenticato» lì: in sintesi non esiste un proces-so responsivo, né strumenti che garantiscano, al di là della doman-da formalizzata, di prendere in carico l’anziano, seguendolo nel«suo» percorso, offrendo servizi ed interventi personalizzati.

Simili fragilità si sommano a caratteristiche strutturali che rendo-no ancora più fragile il profilo istituzionale e la capacità di interven-to e programmazione pubblica della città di Palermo, infatti alla suacrescita quantitativa, al suo ruolo istituzionale di primo piano, noncorrispondono la robustezza dell’apparato economico e la distribu-zione dei principali servizi. Nei dati relativi ai principali indicatorieconomici (ISTAT, 2002; SVIMEZ, 2003), Palermo figura agli ultimiposti relativamente a popolazione attiva, sviluppo economico, di-stribuzione del reddito, consistenza dei settori più moderni dell’eco-nomia (informatica, telematica, comunicazione, credito, trasporti,assicurazioni, servizi alle imprese) all’interno dell’apparato produt-tivo.

A distanza di tanti anni, appare ancora preoccupante la preva-lenza del pubblico impiego, del commercio a dettaglio, delle profes-sioni, dei servizi alle famiglie tra la popolazione occupata. Il tasso didisoccupazione superiore alla media nazionale si ripercuote sullapopolazione giovanile, che ultimamente sembra avere ripreso la viadell’emigrazione (SVIMEZ, 2003).

La città al momento sembra priva di una progettualità in gradodi ribaltare le condizioni attuali di degrado sociale ed economico,aggravate dalla chiusura di operatori industriali e commerciali chesembravano fino a pochi anni prima destinati a godere di una posi-zione consolidata all’interno della città. Palermo sembra destinata,per il futuro immediato, a rimanere confinata al ruolo di «città spu-gna» emerso in una ricerca sociologica di alcuni anni addietro (Cri-santino, 1990).

Le carenze economiche si riflettono sulla qualità della vita. Quar-tieri sorti nel passato recente in funzione della valorizzazione inten-siva della rendita fondiaria (Chubb, 1982), costruiti in assenza dicriteri basilari di pianificazione urbanistica, si sono trasformati in ul-

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tima analisi in quartieri dormitorio, privi di punti di aggregazione(cinema, centri sociali, biblioteche, teatri, parchi, impianti sportivi)e dei servizi primari (uffici pubblici, ambulatori, scuole, centri peranziani).

Lo scollamento del tessuto sociale, la precarietà della qualitàdella vita, l’insufficienza dei servizi necessari riguardano anche lapopolazione anziana. Nel suo ruolo di capoluogo regionale, Paler-mo rispecchia le contraddizioni principali di tutta la Sicilia, col pre-valere di un equilibrio tra modernità e arretratezza (Citarrella,2001), che non si decide a risolversi a vantaggio dello sviluppo edella crescita degli indicatori relativi alla qualità della vita. Disoccu-pazione, illegalità, preminenza della criminalità organizzata sfocia-no in un dissesto sociale che ultimamente ha comportato la ripresadell’emigrazione su larga scala (ISTAT, 2004).

In particolare, sono gli individui appartenenti alle fasce di età inprocinto di entrare nel mercato del lavoro e in possesso di qualifi-che professionali medio-alte ad intraprendere la scelta di abbando-nare la città originaria di residenza. Questi squilibri si ripercuotonoanche sulla popolazione anziana, nella misura in cui smembrano lemaglie della rete assistenziale fondata sulla famiglia tradizionalmen-te adottate in Sicilia.

In secondo luogo, all’interno di un tessuto sociale scompattatodalla disgregazione sociale, minato dalla precarietà economica, pe-nalizzato dall’assenza di politiche pubbliche articolate ed efficaci, sisviluppano e proliferano le pratiche del malaffare e del clientelismo(Vullo, 2001).

La sanità, settore tradizionalmente preposto alla gestione di no-tevoli risorse, nonché basato sulla soddisfazione di un bisogno pri-mario come quello della salute, rappresenta uno dei principali ba-cini per l’attecchimento e la riproduzione delle pratiche clientelari.Somme ingenti erogate per provvedere all’implementazione di unservizio pubblico, si trasformano in occasione di crescita di consor-terie di potere fondate sul soddisfacimento di interessi privati, a tut-to discapito delle fasce deboli della popolazione, in particolare deglianziani. La legge 328/2000, che innova gli interventi del settorepubblico del sociale, in Sicilia deve scontrarsi con le carenze sopraelencate relative alla qualità della vita, alla debolezza del capitalesociale, all’assenza di un’etica pubblica, che ne pregiudicano seria-mente la portata innovativa.

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Ritornando alla popolazione anziana, sulla base delle precedentiriflessioni di ordine teorico e su dati estrapolati da varie fonti (SPI-CGIL, 2004; LegaCoop, 2003), allo stato attuale relativamente aiservizi destinati alla popolazione anziana residente nel principaledistretto socio-sanitario (cioè quello numero 42, che comprende lamaggior parte dei comuni dell’area metropolitana con le isole diLampedusa e Linosa) possono essere ascritte le seguenti criticità: a) lecase di riposo assorbono il 45% delle risorse finanziarie destinatealle politiche sanitarie. I servizi forniti agli anziani sono per tale ra-gione insufficienti; b) il privato sociale viene scarsamente coinvolto,sia come numero di iniziative intraprese, sia dal punto di vista dellaquantità di personale impiegato e della continuità del servizio ero-gato.

L’unico privato sociale coinvolto è appunto quello delle case diriposo. Di conseguenza manca una concreta articolazione dei serviziassistenziali, ricreativi, integrativi del reddito, di agevolazione altrasporto (che al momento appare solamente abbozzata) e lo stessopuò dirsi relativamente alle politiche di agevolazione relative al re-perimento ed al mantenimento dell’alloggio, che dai documenti ac-quisiti risultano del tutto assenti. Inoltre, manca un’oculata distribu-zione sul territorio delle strutture assistenziali e ricreative, come icentri diurni, che a Palermo sembrano essere solo due e denotanoinsufficienza di personale, di locali, di pubblicizzazione.

L’ipotesi centrale è che le criticità siano determinate non soltantodall’assenza di una politica organica tra enti locali, associazionismo,privato sociale, ma dal fatto che manca una programmazione, limi-tando gli interventi pubblici sugli anziani alla mera amministrazio-ne dell’esistente e alla gestione dell’emergenza piuttosto che dellapresa in carico e della prevenzione del rischio; dal fatto che le risor-se a disposizione del DSS 42 sono insufficienti; dalla mancanza diuna mappatura organica dei bisogni della popolazione anziana;dalla mancanza di una distribuzione equilibrata delle risorse; daun’assenza totale di strategie comunicative che siano in grado di av-vicinare, anche minimamente, gli anziani ai servizi territoriali e sti-molare così l’intrapresa di politiche pubbliche più incisive.

Alcune conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: gli anziani si ri-volgono a servizi privati (case di riposo), o domiciliari (badantato,soprattutto rivolgendosi a badanti straniere e in nero), e continuanoa gravare, per intero o parzialmente, sui nuclei familiari originari,

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rappresentando così un costo aggiuntivo e perpetrando la loro con-dizione di marginalità anche in seguito alla carenza di strutture ag-gregative e ricreative a loro disposizione.

La ricerca di natura interdisciplinare ed esplorativa, coordinata dachi scrive e commissionata dallo SPI-CGIL, si è prefissata di com-prendere i contesti socio-culturali e le esperienze dei soggetti anzia-ni nella città di Palermo, prediligendo l’analisi in profondità di unnumero di soggetti che fossero rappresentativi in termini tipologici.

Essa si è voluta concentrare sull’analisi in profondità del sostegnosociale ricevuto, dell’adeguatezza percepita del sostegno attraversogli accounts degli anziani palermitani, al fine di individuare i princi-pali indicatori di benessere individuale e self-efficacy, tenendo contoanche dei processi di adattamento e delle strategie di coping chequesti soggetti utilizzano per far fronte all’insorgere di incertezza,insicurezza e situazioni stressanti.

L’équipe di ricerca ha optato per una metodologia qualitativa, fa-vorita tra l’altro dall’uso del software per l’analisi testuale Atlas.ti,che favorisse l’emersione di dimensioni e temi utili sia per l’opera-tore sociale sia per il politico, al fine di pianificare interventi relativiai fenomeni di esclusione sociale, contribuendo a definire ed im-plementare strategie di empowerment nei confronti della perdita delsenso di appartenenza alla comunità da parte dei soggetti anziani.

È opportuno sottolineare che la strategia di empowerment dei sog-getti anziani dovrà contenere benefiche ricadute non solo su questiultimi, né solo sulle strutture sociali, ma sull’interazione tra i diversilivelli: individui-gruppi-sistemi-reti di sistemi, al fine che le «narra-zioni» di svariati soggetti si includano e acquistino significato vicen-devolmente. Incidendo altresì sulle strutture sociali, economiche eculturali.

I risultati sembrano delineare, così come verrà discusso nelle con-clusioni, strategie di intervento da utilizzarsi sia in direzione stru-mentale (conoscenza relativamente alle risorse utilizzabili e alla dif-ficoltà di reperimento della popolazione target delle dimensioniesplorative del fenomeno), che relazionale e contestuale (implemen-tazione delle politiche sociali e delle strategie di integrazione).

Ciò che appare rilevante è che la sensibilità «relazionale» nellaraccolta e nell’analisi del dato ci ha portato a riflettere sia sul versan-te delle risorse soggettive che su quello delle risorse ambientali, otte-

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nendo dati per valutare i fattori ambientali e soprattutto i reticoli so-ciali e culturali nelle prospettive di attivazione di cambiamento.

Guardando alla condizione degli anziani nella città di Palermo,essa sembra riflettere una tendenza italiana a progettare la dimen-sione assistenziale soltanto nella temperie dell’emergenza, finendoper trascurare non soltanto la dimensione progettuale, con le suecomponenti operative, organizzative, di personale, ma anche l’inter-vento proiettato verso la prevenzione.

In questo ultimo caso la progettazione di una logica preventivacoinciderebbe anche con una precisa volontà di assunzione di re-sponsabilità politiche, aspetto questo assente anche nella declina-zione delle politiche e degli interventi a livello locale. Ecco che ap-pare assai decisivo il contributo delle realtà che lavorano sul campoe l’interconnessione con la rete territoriale: la visione sensibile edempatica delle prime si potrebbe unire alla professionalità della se-conda anche in vista della progettazione di reti alternative: questapossibilità potrebbe individuare nelle assistenti familiari e nelle ba-danti straniere, per esempio, non soltanto un’alternativa all’istitu-zionalizzazione (ultima ratio da considerare solo nei casi più gravi)ma anche una forma di integrazione culturale e sociale, parte diservizi di «respite» care da incentivare per evitare l’abbandono, anchetemporaneo, da parte della famiglia.

Abbiamo più volte sottolineato, sulla base dei dati raccolti, quantoquella di anziano sia una categoria molteplice e racchiuda più diffe-renziazione che omogeneità; guardare alla differenza è in primoluogo un esercizio civile, ma anche lo strumento ideale per indivi-duare all’interno della vecchiaia intesa come allarme o minaccia,anche le potenziali risorse. Come sostenuto da altri infatti, correg-gere le disuguaglianze dovute all’invecchiamento è un processocomplesso in cui dovrebbero convergere politiche pubbliche e partisociali, entrambe tese a definire una visione strategica e sistemicache non soltanto intenda sanare le fratture generazionali, ma cheguardi all’invecchiamento come a un processo di sviluppo e di ap-prendimento lungo l’arco della vita (Gelardi, 2006).

I dati e i risultati esplorativi contenuti nel presente volume vo-gliono problematizzare la condizione anziana a partire dal contestourbano palermitano, prospettando una riflessione che coniughi bi-sogni, sfide e politiche.

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Al 1° gennaio 2005 in Italia la percentuale di individui con 65 annie oltre ha raggiunto la significativa cifra del 19,5% (nel 1995 si atte-stava sul valore del 16,5%), mentre quella di individui minorenni èscesa al 17,1% (18,4% nel 1995). Secondo le più recenti proiezioni,le conseguenze del processo d’invecchiamento per l’Italia sono taliche entro il 2050 la percentuale di individui con 65 anni e più po-trebbe crescere fino al 34% e, parallelamente, quella dei minori ri-dursi ulteriormente al 15,4%.

Dal punto di vista strutturale la popolazione siciliana, al 1° gen-naio 2004, ha fatto registrare un indice di vecchiaia2 pari al 104,8%con valori quasi ovunque superiori al 100% ad eccezione delle pro-vince di Caltanissetta, Catania e Palermo. Continua quindi, su tuttoil territorio regionale, il processo di invecchiamento che ha caratte-rizzato la struttura della popolazione nel corso degli ultimi anni.

Anche in Sicilia si rilevano gli effetti del processo di trasforma-zione delle strutture familiari, noto da decenni in Italia. Nel perio-

1 L’autore desidera ringraziare Maria Antonella Polese per ogni sollecitazione ge-nerosamente offerta; Giovanni Conigliaro per la collaborazione al reperimento deidati statistici e Vincenzo Siragusa per la loro elaborazione grafica. Si ringrazia altresìAnna Casisa per la lettura attenta e le indicazioni puntuali.

2 L’indice di vecchiaia definisce il rapporto percentuale tra la popolazione di 65anni e oltre e la popolazione di età compresa tra 0 e 14 anni. Un altro indicatore so-ciale che merita attenzione soprattutto facendo riferimento all’offerta di servizi assi-stenziali e previdenziali è la speranza di vita. Si pensi all’eccezionale mortalità nel2003, quando le difficili condizioni climatiche, caratterizzate da un inverno rigido eda una successiva estate torrida, causarono un eccesso di mortalità, soprattutto tra glianziani, rivelandone la fragilità.

2.Il contesto urbano palermitano: dimensioni

e dinamiche della popolazione anzianadi Cirus Rinaldi1

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do 2002-2003, circa un quinto delle famiglie siciliane è composto dapersone sole (22%, contro il 25,3% dell’Italia) ed è del 9,7% del to-tale delle famiglie la quota di quelle con più di 5 figli mentre è paria 2,8 il numero medio di componenti familiari. Gli stessi dati riferitial territorio nazionale fanno registrare, rispettivamente, valori parial 6,8% per le famiglie con più di 5 figli e a 2,6 per il numero mediodi componenti familiari. Le coppie con figli rappresentano la tipo-logia prevalente di nucleo familiare sul territorio regionale (65,2%),così come del resto si osserva sull’intero territorio nazionale e nel-l’Italia meridionale (rispettivamente 58,9% e 65,6%). I nuclei mo-nogenitore rappresentano l’11,2% del complesso dei nuclei familiarie sono prevalentemente composti da donne (87,7%) (Annuario sta-tistiche regionali Regione Sicilia, 2005).

Circoscrivendo le nostre osservazioni al contesto palermitano, idati relativi alle caratteristiche della popolazione, aggiornati al 31dicembre 2003, registrano che la popolazione anziana è formata da109.496 unità, per la maggior parte donne.

Il numero maggiore di anziani rientra nella fascia di età dai 65 ai69 anni (29%), mentre il 26,7% è composto da soggetti tra i 70 e i74 anni; il 21% è composto da soggetti tra i 75 e i 79 anni, mentregli ultraottantenni si attestano al 23% circa.

Appare necessario riflettere che tra gli anziani che vivono soli, il19% circa sono uomini mentre il 62% sono donne: se poi conside-riamo che tra gli anziani soli il 49,2% è rappresentato da coloro iquali rientrano nella fascia di età che va dai 75 ai 79 anni, mentre il69,2% è composto dagli ultraottantenni3, la situazione diventa piùallarmante. O almeno degna di attenzione (Assessorato alle AttivitàSociali, 2004).

Elaborando i dati aggiornati al dicembre 2005 (Comune di Pa-lermo, Ufficio statistica, 2006), possiamo indicare le seguenti carat-teristiche inerenti alla popolazione urbana, ed anziana in particola-re. All’interno della popolazione anziana complessiva, compren-dendo la fascia 60-80+, si nota come il 58,4% della popolazione siacomposto da anziane, mentre il 41,6% da anziani.

Una minoranza assai esigua della popolazione anziana, lo 0,5%per la precisione, è composto da stranieri: non è stato possibile, at-

3 Di quest’ultima classe di età 2.814 uomini e 15.078 donne vivono soli.

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traverso i dati socio-anagrafici analizzati, individuare la composizio-ne di questo gruppo minoritario, distinguendolo per genere o perprovenienza geografica.

Tab. 2.1. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per genere

Frequenza Percentuale

Uomini 62.320 41,6

Donne 87.576 58,4

Totale 149.896 100,0

Tab. 2.2. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per nazionalità

Frequenza Percentuale

Italiano 149.115 99,5

Straniero 781 0,5

Totale 149.896 100,0

Osserviamo altresì che la fascia di età più rappresentata è quella checopre l’intervallo 66-75 anni corrispondente al 40,2% della popola-zione anziana complessiva, a seguire – in termini di rappresentativi-tà – la fascia 60-65 anni relativa al 28,5%, quella 76-85 ammontanteal 24,8% ed infine i soggetti con più di 85 anni pari al 6,4% dellapopolazione anziana.

Tab. 2.3. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per fascia di età

Frequenza Percentuale

60 - 65 anni 42.734 28,5

66 - 75 anni 60.315 40,2

76 - 85 anni 37.236 24,8

Oltre gli 85 anni 9.611 6,4

Totale 149.896 100,0

Relativamente alla dimensione e alle dinamiche della popolazioneanziana, appare importante ricordare che relativamente alla suddi-visione amministrativa della città dopo che si è ripartito nel 1889 ilterritorio comunale in 17 sezioni e definiti 21 quartieri nel 1961,nel 1976 vennero individuate all’interno della città 55 Unità di Pri-

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mo Livello (UPL) e 25 Unità di Secondo Livello, o Quartieri, nel-l’ottica di decentramento amministrativo. Grazie alla tabella 2.4,elaborata dal dott. Marco Picone (geografo, Facoltà di Architettura,Università degli studi di Palermo), è possibile tenere conto delleprincipali suddivisioni ed apporzionamenti amministrativi presentinella città di Palermo.

La figura 2.1 rappresenta invece la dimensione spaziale delle cir-coscrizioni in cui è suddivisa la città.

Fig. 2.1. Le otto circoscrizioni di Palermo

Fonte: http://www.comune.palermo.it/Circoscrizioni/index.htm.

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Appare significativo infatti guardare alla distribuzione specificadella popolazione anziana nelle tre principali fasce individuate(65-69; 70-74; 75+) per circoscrizione. Sulla base dei dati fornitidall’Ufficio statistica del Comune di Palermo aggiornati al 31 di-cembre 2006, osserviamo che il 17,5% della popolazione residenteè compresa fra 0 e 14 anni: la circoscrizione con percentuale piùelevata di residenti ricadenti in questa fascia di età è la II (20%; lealtre circoscrizioni con percentuale superiore alla media cittadinasono la VII con valore pari al 19,6%), la I con il 19,0%, la III con il18,3% e la IV con il 17,8%), mentre quella con la percentuale piùbassa è l’VIII (14,8%; altre circoscrizioni con valore inferiore allamedia cittadina sono la VI con un valore pari al 15,9% e la V conil 17,4%).

La popolazione di età pari o superiore ai 65 anni in città è pari al14,7%: la circoscrizione che presenta maggiore incidenza di popola-zione anziana è l’VIII, con il 19,9%, mentre quella con la minore in-cidenza di anziani è la VII, con l’11,3%: superiore alla media citta-dina anche la V e la VI Circoscrizione con valori pari rispettivamen-te al 15,1% e al 14,9%.

Ricordiamo che l’indice di vecchiaia, pari al rapporto fra la po-polazione di 65 anni e più e la popolazione di età compresa fra 0 e14 anni, che indica quanti anziani vi sono ogni 100 bambini e ra-gazzi, nella città di Palermo corrisponde all’84,1%: solo l’VIII circo-scrizione presenta l’indice superiore al 100% (134,2%; il che signifi-ca che ogni cento residenti di età compresa fra 0 e 14 anni, ve nesono 134 che hanno 65 o più anni).

Le altre circoscrizioni con valore superiore alla media cittadinasono la VI (93,7%) e la V (87,1%), mentre in tutte le altre circoscri-zioni il valore è inferiore (nella II è pari al 57,4%; nella VII è pari al57,6%; nella III corrisponde al 73,0%; nella IV al 76,2% ed infinenella I è pari al 76,8%).

Comparando le circoscrizioni per composizione della popolazio-ne anziana, notiamo che la più alta incidenza di residenti compresitra i 65 e i 69 anni si riscontrano nella VII circoscrizione (34%) men-tre la minore incidenza viene registrata nella I e nell’VIII (26%);l’incidenza maggiore di residenti compresi tra i 70 e i 74 anni si re-gistra nella II circoscrizione mentre l’VIII presenta il 24%; la mag-giore incidenza di residenti dai 75 anni in avanti si riscontra nellaVII circoscrizione con valore pari al 50% e nella I con il valore di

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49%, minore incidenza nella VII (39%). La figura 2.2 permette unconfronto più immediato.

Tab. 2.5. Popolazione anziana residente nelle 8 Circoscrizioni del Comunedi Palermo al 31 dicembre 2006

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V 29 27 44 19.180 123.994 15,5

VI 32 27 41 13.020 79.018 16,5

VII 34 27 39 9.613 79.933 12,0

VIII 26 24 50 25.531 128.852 19,8

n.d. 31 23 46 255 2.224 11,5

Città 31.989 28.109 47.784 107.882 709.567 15,2

Nostra elaborazione su dati Comune di Palermo, Ufficio statistica, aggiornati al 31 di-cembre 2006

Interessante altresì osservare (tab. 2.6) che l’incidenza maggioreper quartiere di residenti tra i 65 e i 69 anni di età si ritrova aCruillas - San Giovanni Apostolo (ex CEP) e a Pallavicino (35%),l’incidenza minore nel quartiere Libertà (23%); per quanto ri-guarda invece la fascia di età 70-74, l’incidenza maggiore si regi-stra nel quartiere Tommaso Natale (41%), quella minore nel quar-tiere Libertà (22%); l’incidenza maggiore di coloro che rientranonell’ultima fascia, che comprende pertanto anche i «grandi anzia-ni», si registra nei quartieri Libertà (55%) e Politeama (51%),l’incidenza minore nei quartieri Tommaso Natale (25%) e Partan-na Mondello (25%).

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3528

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3126

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0947

.670

107.

768

709.

567

15,2

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Osserviamo, relativamente all’incrocio tra fascia di età e genere,che tipicamente le donne vivono più a lungo degli uomini, trend chesi evince più direttamente dalla correlazione positiva tra età e sesso:da alcune analisi statistiche effettuate, infatti, al crescere dell’etàdiminuiscono gli uomini ed aumentano le donne.

Relativamente ad ogni fascia di età considerata, le donne ripor-tano la frequenza maggiore: infatti all’interno della fascia di età 60-65 anni mentre gli uomini rappresentano il 47%, le donne consisto-no nel 53%; nella fascia di età successiva, quella relativa all’inter-vallo 66-75 anni, il 57% circa è composto da donne, mentre il 42%circa da uomini; nelle ultime fasce di età il divario è maggiore: nellafascia di età 76-85 anni, gli uomini arrivano appena al 36% circa,mentre le donne rappresentano il 63% circa; nell’ultima fascia cheintercetta gli over 85, si attesta la longevità delle donne (solitamenteassociata ad un cattivo, se non pessimo, stato di salute: caratteristicache non possiamo verificare attraverso i dati in nostro possesso, mariferendoci alla letteratura sul tema; v. Golini, 2005), le donne rap-presentano il 71% mentre gli uomini si attestano al 28% circa.

Fig. 2.3. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per fascia di età egenere

47,0%53,0%

42,8%

57,2%

36,8%

63,2%

28,2%

71,8%

0,0%

10,0%

20,0%

30,0%

40,0%

50,0%

60,0%

70,0%

80,0%

60-65 anni 66-75 anni 76-85 anni oltre gli 85 anni

uomini donne

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56

Tab. 2.7. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per fascia di età egenere

SessoEtà

Uomini DonneTotale

v.a. 20.079 22.655 42.73460 - 65 anni

% 32,2% 25,9% 28,5%

v.a. 25.835 34.480 60.31566 - 75 anni

% 41,5% 39,4% 40,2%

v.a. 13.693 23.543 37.23676 - 85 anni

% 22,0% 26,9% 24,8%

v.a. 2.713 6.898 9.611oltre gli 85 anni

% 4,4% 7,9% 6,4%

v.a. 62.320 87.576 149.896Totale

% 100,0% 100,0% 100,0%

Appare significativa altresì la distribuzione generale della popola-zione anziana per status civile: registriamo che il 61,4% degli anzia-ni palermitani è coniugato, mentre un numero ragguardevole,41.443 persone, pari al 28% circa della popolazione complessiva, haperso il/la proprio/a compagno/a e si trova in stato di vedovanza; il9,4% vive da single, si tratta di 14.033 unità, mentre appena l’1,6%dei nostri anziani è divorziato.

Tab. 2.8. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per stato civile

Frequenza Percentuale

Nubile/celibe 14.033 9,4

Coniugato/a 91.969 61,4

Vedovo/a 41.443 27,6

Divorziato/a 2.451 1,6

Totale 149.896 100,0

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Fig. 2.4. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per stato civile

Appare significativo l’andamento dello stato civile, in cui si nota so-prattutto che lo stato di vedovanza incide maggiormente con l’au-mentare dell’età, così come lo stato di celibe/nubile (sebbene il piccomaggiore lo si registri nella fascia 66-75 anni): ciò significa che i no-stri anziani palermitani rischiano, via via che invecchiano, di trovar-si sempre più soli. E in misura assai rilevante questi sono compostida donne; il dato risulta leggibile in maniera più chiara se si consi-derano le tabelle successive.

Tab. 2.9. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per stato civile edetà

EtàStato civile 60 - 65

anni66 - 75

anni76 - 85

annioltre gli85 anni

Totale

v.a. 3.720 5.334 3.743 1.236 14.033Nubile/celibe

% 8,7% 8,8% 10,1% 12,9% 9,4%v.a. 33.370 40.156 16.400 2.043 91.969

Coniugato/a% 78,1% 66,6% 44,0% 21,3% 61,4%v.a. 4.668 13.838 16.677 6.260 41.443

Vedovo/a% 10,9% 22,9% 44,8% 65,1% 27,6%v.a. 976 987 416 72 2.451

Divorziato/a% 2,3% 1,6% 1,1% 0,7% 1,6%v.a. 42.734 60.315 37.236 9.611 149.896% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%Totale% del totale 28,5% 40,2% 24,8% 6,4% 100,0%

9,4%

61,4%

27,2%

1,6%

0,0%

20,0%

40,0%

60,0%

80,0%

nubile/celibe coniugato/a vedovo/a divorziato/a

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Fig. 2.5. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per stato civile edetà

Guardando invece alla distribuzione per stato civile e genere notia-mo come la maggior parte degli uomini, il 56,7%, sia coniugata, eche, sempre all’interno del gruppo maschile, il 24,20% sia rappre-sentato dai celibi, il 14,5% dai vedovi e il 30,40% dai divorziati.

La condizione femminile sembra caratterizzata da una maggioresolitudine: infatti se il 43% circa è coniugato, il 76% circa vive danubile, l’85% circa da vedova e il 70% circa è divorziato.

Guardando nello specifico la distribuzione per stato civile e pergenere si registra come i coniugati rappresentino 61,4% della po-polazione anziana totale; tra questi gli uomini coniugati assommanoall’83,7%, mentre le donne si attestano sul 45,5%: ciò significa chegli uomini permangono in vita di coppia circa il doppio delle don-ne, e queste ultime sembrano destinate alla solitudine.

Il dato diventa più allarmante se si considera che le nubili corri-spondono al 12,2% contro il 5,4% composto da celibi, e che le vedo-ve compongono il 40,4% con una differenza di circa 30 punti per-centuali rispetto ai vedovi (9,7%).

0,0%

20,0%

40,0%

60,0%

80,0%

100,0%

nubile/celibe 26,5% 38,0% 26,7% 8,8%

coniugato/a 26,3% 43,7% 17,8% 2,2%

vedovo/a 11,3% 33,4% 40,2% 15,1%

divorziato/a 39,8% 40,3% 17,0% 2,9%

60-65 anni 66-75 anni 76-85 anni oltre gli 85 anni

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Tab. 2.10. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per stato civile egenere

SessoStato civile

Uomini DonneTotale

v.a. 3.391 10.642 14.033Nubile/celibe

% 5,4% 12,2% 9,4%v.a. 52.159 39.810 91.969

Coniugato/a% 83,7% 45,5% 61,4%v.a. 6.025 35.418 41.443

Vedovo/a% 9,7% 40,4% 27,6%v.a. 745 1.706 2.451

Divorziato/a% 1,2% 1,9% 1,6%v.a. 62.320 87.576 149.896% 100,0% 100,0% 100,0%Totale% del totale 41,6% 58,4% 100,0%

2.1. Gli anziani e i nuclei familiari

La popolazione residente a Palermo è distribuita in 260.940 fami-glie, all’interno di questi nuclei ben il 25,4% è costituito da un solocomponente. Le percentuali di famiglie con più di un componentepresentano scarti assai modesti e nello specifico 22,6%, 20,3% e21,6%, mentre nuclei pari al 10,1% sono costituiti da famiglie conun numero di componenti superiore a quattro. Muta la composizio-ne delle famiglie per circoscrizione così come la loro distribuzione:mentre il minore numero di famiglie è concentrato nella I circoscri-zione (4,6%), il più alto si riscontra nell’VIII (20,4%): all’internodelle medesime circoscrizioni è prevalente il modello familiarecomposto da un solo componente.

Guardando in maniera specifica alle diverse circoscrizioni, sullabase di dati aggiornati al 31 dicembre 2005, al fine di rendere piùcompleta la nostra lettura, possiamo affermare che la I circoscrizio-ne (Tribunali - Castellammare - Palazzo Reale - Monte di Pietà) pre-senta l’incidenza percentuale delle famiglie sul totale cittadino piùesigua (4,6%): al suo interno sono assai predominanti le famigliemonocomponente (48,2%), ed è conseguentemente modesto, se nonmarginale, il numero di famiglie numerose (una lieve differenza nelquartiere Palazzo Reale/Monte di Pietà, in cui prevalgono le diversetipologie familiari (in particolare le famiglie con quattro componen-ti e oltre).

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All’interno della II circoscrizione (Oreto - Oreto-stazione (parte) -Brancaccio - Ciaculli - Settecannoli) l’incidenza percentuale dellefamiglie sul totale cittadino è pari al 9,5%, le famiglie residenti ri-sultano 24.823: una concentrazione assai marcata si registra nelquartiere Settecannoli (69,7%). Si rileva altresì presenza di prototipifamiliari numerosi per dimensione.

La III (Oreto - Stazione (parte) - Villagrazia-Falsomiele) circoscri-zione presenta un tasso di incidenza sul numero totale di famigliepari al 10,9%: all’interno di questa circoscrizione predominano lefamiglie formate da quattro componenti, altra caratteristica risiedenella concentrazione di famiglie con uno o due componenti pressoil quartiere Oreto, mentre le famiglie più numerose risiedono nelquartiere Villagrazia-Falsomiele.

Nella IV circoscrizione (Cuba - Calatafimi - Montegrappa - S. Ro-salia - Altarello - Mezzomonreale-Villatasca - Boccadifalco) risiedo-no 39.175 nuclei familiari, il tasso di incidenza sul numero totale difamiglie è pari al 15,2%: al suo interno si registrano tipologie fami-liari la cui composizione appare bilanciata (famiglie composte daquattro componenti, famiglie costituite da quattro componenti, pre-sumibilmente coppie senza figli o famiglie monogenitoriali e uni-personali, ecc.); evidente il divario con le famiglie numerose (quat-tro o più componenti) che raggiungono un’incidenza pari al 10,7%.

La V circoscrizione (Borgo Nuovo - Uditore - Passo di Rigano -Noce - Zisa) è quella più ricca di nuclei familiari (incidenza pari al17,2%): maggiormente concentrati nel quartiere Zisa e assai ridottinel quartiere Borgo Nuovo. Caratteristica peculiare l’incidenza difamiglie di un solo componente (23,9%).

Nella VI (Cruillas - S. Giovanni Apostolo - Resuttana - San Lo-renzo) circoscrizione risiedono 28.913 nuclei familiari, pari al-l’11,1% del totale delle famiglie: le tipologie familiari con quattro opiù figli incidono in misura contenuta (8,3%), mentre prevale ilmodello composto da due componenti (24,6%), presumibilmentecomposto da coppia genitoriale o da genitore e figlio.

La VII circoscrizione (Arenella - Vergine Maria - Pallavicino -Tommaso Natale - Partanna Mondello) presenta un’incidenza parial 10,6%: essa si caratterizza come la porzione urbana più povera difamiglie residenti, in particolar modo il quartiere Pallavicino si di-stingue per alta percentuale di nuclei residenti mentre Arenella -Vergine Maria risulta scarsamente abitato da famiglie residenti.

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L’VIII circoscrizione (Politeama - Libertà - Montepellegrino -Malaspina - Palagonia) registra il più alto numero di nuclei familiari(53.195), con l’incidenza pari al 20,4% rispetto al totale cittadino.Appare interessante notare come le configurazioni familiari contri-buiscano a leggere il declino demografico della presente circoscri-zione visto che si tratta per la maggior parte di famiglie di dimen-sioni assai limitate. Tre famiglie su 10 sono di tipo unipersonale: ciòè interpretato attraverso i dati che confermano la presenza di po-polazione anziana sola e di una prevalenza di single con evidenti ef-fetti su nuzialità e natalità.

Considerare nella tabella seguente le famiglie unipersonali oquelle a due componenti ossia le famiglie di anziani, negli altri casisembra rilevante si tratta infatti del 20% circa di famiglie con alme-no un figlio a carico.

Tab. 2.11. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per numero com-ponenti nucleo familiare

Frequenza Percentuale

1 componente 36.197 24,1

2 componenti 60.241 40,2

3 componenti 29.390 19,6

4 componenti 13.593 9,1

5 componenti 5.386 3,6

6 componenti 2.155 1,4

7 componenti 790 0,5

8 componenti 288 0,2

9 componenti 115 0,1

10 componenti 114 0,1

Oltre 10 componenti 1.502 1,0

Totale validi 149.771 99,9

Mancanti 125 0,1

Totale 149.896 100,0

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Fig. 2.6. Numero di componenti per nucleo familiare %

Registriamo che le famiglie monocomponente o composte da duepersone (in questo caso presumibilmente dai due coniugi o da ungenitore e un figlio) vedono rispettivamente nel primo caso una net-ta maggioranza di donne anziane, il 32,9% (con circa 20 punti per-centuali di differenza con gli uomini anziani che si attestanoall’11,9%) e nel secondo caso uno scarto di circa 7 punti percentualia favore degli uomini anziani.

I dati confermano che le donne anziane vivono più sole, mentregli uomini anziani generalmente possono contare su altri membri:la correlazione si ripete se guardiamo anche ai nuclei familiari contre e quattro componenti.

Le donne anziane che vivono in nuclei familiari composti da tremembri sono appena il 16,2% mentre gli uomini superano questodato di 8 punti percentuali (24,4%); le donne anziane che vivono innuclei familiari di quattro membri sono il 6,7% mentre la percen-tuale di uomini anziani è pari quasi al doppio.

24,2%

40,2%

19,6%

9,1%

3,6%1,4% 0,5% 0,2% 0,1% 0,1% 1,0%

0,0%

10,0%

20,0%

30,0%

40,0%

50,0%

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 oltre10

componenti

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Tab. 2.12. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per nucleo fami-liare e genere

SessoNumero dicomponenti delnucleo familiare Uomini Donne

Totale

v.a. 7.435 28.762 36.1971

% 11,9% 32,9% 24,2%

v.a. 27.432 32.809 60.2412

% 44,0% 37,5% 40,2%

v.a. 15.198 14.192 29.3903

% 24,4% 16,2% 19,6%

v.a. 7.703 5.890 13.5934

% 12,4% 6,7% 9,1%

v.a. 2.555 2.831 5.3865

% 4,1% 3,2% 3,6%

v.a. 1.023 1.132 2.1556

% 1,6% 1,3% 1,4%

v.a. 372 418 7907

% 0,6% 0,5% 0,5%

v.a. 126 162 2888

% 0,2% 0,2% 0,2%

v.a. 55 60 1159

% 0,1% 0,1% 0,1%

v.a. 48 66 11410

% 0,1% 0,1% 0,1%

v.a. 352 1.150 1.502oltre 10

% 0,6% 1,3% 1,0%

v.a. 62.299 87.472 149.771% 100,0% 100,0% 100,0%Totale% del totale 41,6% 58,4% 100,0%

Se guardiamo invece alla relazione tra il numero di componentidel nucleo familiare e le classi di età, notiamo come i nuclei fami-liari monocomponente siano composti per il 36% circa da soggettitra i 76 e gli 85 anni, mentre per il 50% da persone con più di 85anni: in tal caso la solitudine è femminile, come abbiamo osservatoprima, e colpisce soggetti che immaginiamo già fragili per motivianagrafici.

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Già nel caso dei nuclei familiari composti da due membri notia-mo come la situazione muti: vediamo infatti maggiormente rappre-sentata la classe d’età 65-75 anni (45,2%), e a seguire la classe 76-85anni (41,4%), quella 60-65 anni (34,9%) ed infine la classe degli ul-traottantenni (28,4%).

Nel caso delle restanti tipologie a diverso numero di componentile classi di età si distribuiscono omogeneamente ad eccezione diqualche punto percentuale a favore delle prime due classi di età:appare interessante notare come nel caso di nuclei composti da ol-tre dieci componenti la classe di età degli ultraottantenni sia rap-presentata dal 3,8% (con due-tre punti percentuali di scarto rispet-tivamente dalle altre classi di età).

Tab. 2.13. Popolazione anziana a Palermo: distribuzione per nucleo fami-liare ed età

Numero di com-ponenti del nu-cleo familiare

60 - 65anni

66 - 75anni

76 - 85anni

Oltre gli85 anni

Totale

v.a. 5.560 12.541 13.355 4.741 36.1971% 13,0% 20,8% 35,9% 49,6% 24,2%v.a. 14.889 27.251 15.384 2.717 60.2412% 34,9% 45,2% 41,4% 28,4% 40,2%v.a. 11.848 12.144 4.515 883 29.3903% 27,7% 20,1% 12,1% 9,2% 19,6%v.a. 6.875 4.680 1.648 390 13.5934% 16,1% 7,8% 4,4% 4,1% 9,1%v.a. 2.218 1.874 1.020 274 5.3865% 5,2% 3,1% 2,7% 2,9% 3,6%v.a. 738 848 451 118 2.1556% 1,7% 1,4% 1,2% 1,2% 1,4%v.a. 246 341 173 30 7907% 0,6% 0,6% 0,5% 0,3% 0,5%v.a. 93 112 62 21 2888% 0,2% 0,2% 0,2% 0,2% 0,2%v.a. 45 37 26 7 1159% 0,1% 0,1% 0,1% 0,1% 0,1%v.a. 30 34 37 13 11410% 0,1% 0,1% 0,1% 0,1% 0,1%v.a. 177 434 530 361 1.502oltre 10% 0,4% 0,7% 1,4% 3,8% 1,0%v.a. 42.719 60.296 37.201 9.555 149.771% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%Totale% deltotale

28,5% 40,3% 24,8% 6,4% 100,0%

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65

Tab. 2.14. Circoscrizione di residenza

Frequenza Percentuale

Non definita 221 0,0

I circoscrizione 4.683 3,1

II circoscrizione 13.568 9,1

III circoscrizione 15.965 10,7

IV circoscrizione 22.794 15,2

V circoscrizione 26.417 17,6

VI circoscrizione 18.282 12,2

VII circoscrizione 13.934 9,3

VIII circoscrizione 34.032 22,7

Totale 149.896 100,0

Fig. 2.7. Popolazione divisa per circoscrizione

3,1%

9,1%10,7%

15,2%17,6%

12,2%9,3%

22,7%

0,0%

5,0%

10,0%

15,0%

20,0%

25,0%

I II III IV V VI VII VIII

cicroscrizione

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66

Tab. 2.15. Popolazione per circoscrizione e sesso

SessoCircoscrizionedi residenza

Uomini DonneTotale

valori assoluti 101 120 221Non definita

% per circoscrizione 45,7% 54,3% 100,0%

valori assoluti 1.911 2.772 4.683

valori attesi 1.947,0 2.736,0 4.683,0

% per circoscrizione 40,8% 59,2% 100,0%

% per sesso 3,1% 3,2% 3,1%

I

% del totale 1,3% 1,8% 3,1%

valori assoluti 5.919 7.649 13.568

valori attesi 5.641,0 7.927,0 13.568,0

% per circoscrizione 43,6% 56,4% 100,0%

% per sesso 9,5% 8,7% 9,1%

II

% del totale 3,9% 5,1% 9,1%

Valori assoluti 6.759 9.206 15.965

Valori attesi 6.637,5 9.327,5 15.965,0

% per circoscrizione 42,3% 57,7% 100,0%

% per sesso 10,8% 10,5% 10,7%

III

% del totale 4,5% 6,1% 10,7%

Valori assoluti 9.644 13.150 22.794

Valori attesi 9.476,7 13.317,3 22.794,0

% per circoscrizione 42,3% 57,7% 100,0%

% per sesso 15,5% 15,0% 15,2%

IV

% del totale 6,4% 8,8% 15,2%

valori assoluti 10.767 15.650 26.417

valori attesi 10.983,0 15.434,0 26.417,0

% per circoscrizione 40,8% 59,2% 100,0%

% per sesso 17,3% 17,9% 17,6%

V

% del totale 7,2% 10,4% 17,6%

valori assoluti 7.818 10.464 18.282

valori attesi 7.600,8 10.681,2 18.282,0

% per circoscrizione 42,8% 57,2% 100,0%

% per sesso 12,5% 11,9% 12,2%

VI

% del totale 5,2% 7,0% 12,2%

(segue)

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67

Tab. 2.15. (segue)

SessoCircoscrizionedi residenza

Uomini DonneTotale

valori assoluti 6.202 7.732 13.934

valori attesi 5.793,1 8.140,9 13.934,0

% per circoscrizione 44,5% 55,5% 100,0%

% per sesso 10,0% 8,8% 9,3%

VII

% del totale 4,1% 5,2% 9,3%

valori assoluti 13.199 20.833 34.032

valori attesi 14.149,0 19.883,0 34.032,0

% per circoscrizione 38,8% 61,2% 100,0%

% per sesso 21,2% 23,8% 22,7%

VIII

% del totale 8,8% 13,9% 22,7%

valori assoluti 62.320 87.576 14.9896

valori attesi 62.320,0 87.576,0 149.896,0

% per circoscrizione 41,6% 58,4% 100,0%

% per sesso 100,0% 100,0% 100,0%

Totale

% del totale 41,6% 58,4% 100,0%

I censimenti e le analisi quantitative, se sono in grado di rendereconto dei mutamenti strutturali della popolazione, individuandoanche caratteristiche utili per la definizione di interventi e politiche(per esempio la struttura familiare, ecc.), non rispondono al tipo diimplicazioni sociali che, a partire dalla biografia dei soggetti coin-volti, quelle stesse trasformazioni strutturali determinano.

Allora, sarebbe più verosimile ammettere che assistiamo all’au-mento esponenziale di una nuova fascia di popolazione con do-mande e bisogni specifici non espressamente considerati dagli enti edalle istituzioni pubbliche, spesso sostituiti, nella migliore delle ipo-tesi, dal ruolo svolto dalle famiglie e dalle reti parentali di apparte-nenza.

Una riflessione critica di fondo coinciderebbe con la consapevo-lezza che bisogna abbandonare l’illusione, assai semplicistica, di tro-varsi di fronte a una condizione anziana omogenea a fronte dellaquale si possono individuare interventi standard e preordinati.

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Tab

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3.1. Premessa*

La fase attuativa della ricerca ha permesso di osservare, interagireed entrare in relazione con un sistema complesso che spesso si al-lontanava da quell’idea, talune volte stereotipata, della lega SPI vi-sta unicamente come sportello sindacale per anziani.

Ogni lega è, infatti, una storia, un transculturale comunitario,un’interazione complessa di narrazioni di diversi attori, un microsi-stema che al suo interno ha codici e regole condivise, un nucleo so-ciale che solo ad un osservatore esterno attento mostra la sua realenatura. Sicuramente, in questa sede, è possibile rintracciare delle li-nee comuni che attraversano tutte le leghe, soffermandoci in parti-colar modo sui riscontri impliciti, sui «non detti» di queste organiz-zazioni, utilizzando quindi una comprensione dal basso, che partedai vissuti della gente e finisce con le richieste territoriali, una sortadi macro analisi della domanda che tiene conto di tante variabili:emotive, affettive, transpersonali, cognitive, comportamentali, maanche spaziali e temporali.

La presente osservazione parte da una logica di partecipazione: ilsistema esplorato, nell’estraneità del ruolo del ricercatore e del suocompito, ha accolto, ad un certo punto, la figura del ricercatore co-me un nucleo di quella rete di relazioni, poiché anch’egli, con unamodalità trasversale ma non ambigua, è entrato a far parte dei loroscript comportamentali, ha condiviso i loro codici simbolici di scam-bio e comunicazione, cercando in ogni caso di colludere il meno

* Di Claudio Cappotto e Cirus Rinaldi.

3.Una «realtà in costruzione». La storia naturale

della ricerca: il contatto con la popolazioneanziana palermitanadi Claudio Cappotto

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possibile avendo sempre in mente la finalità ultima del suo agire: lacomprensione di ciò che è «altro da me».

Quanto sopra detto s’innesta in una prospettiva complessa e mul-tifattoriale, non sempre condivisibile da una visione meramente de-scrittiva: i fenomeni sociali vanno compresi secondo una prospettivadi complessità, intersistemica, più di concause multilivello che dicausalità lineari, dove lo scienziato sociale diventa anch’egli una re-lazione, e da osservatore diventa parte dell’osservazione e della re-lazione stessa: l’osservatore che si osserva; dove l’attore sociale, l’orga-nismo umano, giovane o anziano, è meglio compreso se rappresen-tato come un sistema facente parte di sistemi più ampi, come la fa-miglia d’origine, la comunità d’appartenenza, lo stato socio-econo-mico, le reti sociali entro cui si muove, la professione, il contestoculturale, i sistemi del corpo, ecc.

3.2. Dinamiche e interazioni all’interno delle leghe: gli operatori SPIcome mediatori nell’accesso ai quartieri

Come primo livello di comprensione, si cercherà di descrivere l’ele-mento basale di questa piramide sociale chiamata lega: gli operatoridel sindacato. Questi ultimi escono, infatti, da ogni logica puramen-te lavorativa-produttiva, ma possono essere compresi solo attraversoil valore, la fiducia, l’investimento affettivo che ricade nella relazio-ne con i loro iscritti.

Ogni operatore con il quale si è interagito ha una storia nel terri-torio della lega in cui presta servizio, un vissuto talmente radicatoda essere spesso egli stesso un punto di riferimento nodale per gliabitanti del quartiere, ma talune volte viene anche investito di ruoliche fortemente si distanziano dalla funzione meramente sindacale;molti di loro sono nati nel quartiere in cui prestano il loro lavoro;hanno in esso reti formali e informali di sostegno dense e ramifica-te; rappresentano il territorio e concertano con le Istituzioni per leistanze che partono da esso; sono riconosciuti come «leader» e colo-ro che hanno forti capacità di comunicazione e di risoluzione deiproblemi; rappresentano un «ponte» tra il quartiere e la città.

I capilega incontrati, all’interno della struttura, occupavano solouna «esigua» parte del tempo a loro disposizione alle questioni pret-tamente sindacali, fiscali e pensionistiche: le leghe, infatti, sono di-

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ventate nel tempo strutture sociali multidimensionali che assolvonoruoli e funzioni che sopperiscono le deficienze socio-assistenziali delterritorio.

Se si dovessero tracciare, anche solo parzialmente, le tipologie diservizi informalmente espressi da queste poliedriche strutture, ladescrizione dovrebbe partire dai servizi puramente socio-sanitari,passare per quelli di orientamento e counseling per finire poi conquelli con una chiara matrice psicologica.

I capi lega sono dei veri e propri consulenti, attuano, infatti, ini-zialmente un’analisi della domanda, cercano di comprendere qual èla vera natura della richiesta dei loro utenti; attraverso poi una verae propria metodologia di problem solving attivano tutta una serie dirisorse presenti nella comunità (empowerment sociale) ma anche nellostesso individuo (empowerment individuale) per cercare di risolvere onel peggiore dei casi attenuare e smorzare la crisis del soggetto: essidiventano promotori di cambiamento.

Queste figure carismatiche possiedono tra l’altro un importantestrumento che raramente un operatore sociale ha a disposizione fa-cilmente: conoscono, se non addirittura condividono, le reti dei loroutenti; il sostegno sociale, reale o percepito che sia, parte dall’inter-no e tiene conto della natura socio-antropologica dell’assistito.

Ciò può comportare in ogni caso delle variabili intervenienti nonpreviste, o non viste: la collusione operatore-assistito, l’invischiamentodelle relazioni e degli spazi di vita dei soggetti interagenti, la nondifferenziazione tra spazio privato e dimensione lavorativa, l’inonda-zione emotiva dell’operatore che rende inefficace l’intervento.

In riferimento alle risorse del territorio, le leghe agiscono spessoin contesti deprivati da un punto di vista socio-culturale, dove lamarginalità sociale e la precarietà lavorativa s’innestano con le di-namiche della criminalità organizzata, dove il clientelismo diventacondicio e non evenienza, dove le politiche pubbliche e la fiduciadella comunità in esse hanno fallito facendo posto alla sicurezza ealla fiducia che offrono le organizzazioni mafiose.

Paradossalmente però le leghe, in questi contesti, diventano deglispazi neutri, delle aree protette in cui gli anziani possono usufruiredi modalità di comprensione altre, legittimare istanze sociali indivi-duali o comuni.

L’appartenenza degli anziani a questi territori, spesso generazio-nale, se da una parte è risorsa, è possibilità di viversi una sicurezza

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apparente dentro le mura, è reciprocità nel momento del bisogno, di-venta soffocante nel momento in cui non si percorrono le medesimestrade condivise, si trasforma in controllo sociale e mancanza di li-bertà individuale, diventa rete che implode, vittima delle sue stessemaglie.

I quartieri approcciati sono città dentro le città, realtà dentro larealtà, identità individuali racchiuse da condivisioni, codici interpre-tativi comuni conosciuti solo dagli attori che li utilizzano, spazi dovegli anziani e la gente comune si riconoscono e desiderano essere ri-conosciuti.

Ma quali sono i percorsi che hanno fatto sì che uno sportello sin-dacale territoriale diventasse catalizzatore di cambiamento, puntonevralgico di interazione sociale dentro un determinato quartiere,finestra dalla quale osservare evoluzioni ed involuzioni sociali?

Sicuramente un asse di comprensione è quello dei vissuti dei sin-goli capilega, che grazie ai loro percorsi sindacali passano da unostatus di cittadino che vive in pieno il proprio contesto di apparte-nenza ad uno in cui diventano agentes di partecipazione, nella misu-ra in cui trasformano le loro conoscenze pregresse in azioni proso-ciali; partendo dai vincoli della comunità, sviluppano e promuovonoin quest’ultima le possibilità.

Un altro tassello importante di comprensione è dato dalle rap-presentazioni sociali e dalle idee comuni prevalenti, presenti nellemicrocomunità, delle azioni sindacali nel corso degli anni: quellasfiducia nelle istituzioni che spesso colma la tutela mafiosa, viene,ad essere compensata da valenze, riscontri e conquiste che solo ilsindacato è riuscito ad ottenere e a rendere visibile.

Spesso gli anziani contattati, pur avendo remore e diniego neiconfronti degli organi che rappresentavano lo Stato, riuscivano adaccettare una via istituzionale poiché mediata e proposta da personeche gravitavano nel sindacato. Il sindacato, o meglio ancora le per-sone che hanno fatto delle battaglie sindacali, hanno nel tempopermesso alla gente comune di credere che la legalità o il senso ci-vico non rappresentano astrazioni utopiche, ma possono rappresen-tare una via possibile, delle linee di senso che possono essere per-corse per migliorare la qualità della propria vita.

La possibilità di vedere questi sindacalisti premurosi, realmenteattenti alle esigenze dei loro iscritti, interessati non solo alla salutedegli anziani ma soprattutto al loro benessere, allacciandosi quindi

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non tanto a delle variabili prettamente legate ad un modello bio-medico di salute, o a quella dei servizi di tutela di questa, ma cer-cando anche di sfiorare la loro soggettività, la loro identità, la com-plessa interazione mente-corpo, mi ha permesso di capire la veranatura di queste relazioni: la matrice relazionale è emotiva, di accu-dimento e contenimento.

Nell’incontro ci sono due soggettività che entrano in contatto,una vicinanza spaziale che si trasforma nel tempo in premura affet-tiva e accompagnamento, non mettendo mai in discussione la digni-tà dell’altro nel momento in cui quest’ultimo non sempre ha glielementi per riconoscersela.

In certi momenti, nelle modalità relazionali presenti tra i capile-ga ed i loro assistiti riuscivo a intravedere la diade madre-bambino,le cure materne nei confronti del proprio figlio indispensabili allasopravvivenza di questo, la comprensione di un essere che nella suafragilità ripone la fiducia nell’altro; l’empatia dell’operatore diventaall’uopo il terreno su cui poggia la costruzione di un legame che hale sue radici nella passione d’animo e nell’accettazione incondizio-nata dell’altro.

3.3. Osservazioni e caratteristiche psico-sociali del gruppo di soggettianziani coinvolti

Riuscire a tracciare delle linee esplicative e di comprensione delgruppo di anziani intervistati è un’impresa ardua e complessa; ogniinterazione, ogni processo comunicativo e di scambio attuato conogni singolo anziano, diviene una singola galassia, una dimensionecomprensibile solo in quello spazio e in quel tempo e solo dagli at-tori che vivono questi processi.

Sicuramente però, nonostante l’unicità delle singole interviste, sicercherà di tracciare una trama che le possa accomunare.

Durante la fase di contatto, ci si è spesso ritrovati nella situazionedi essere percepiti, se non addirittura reattivamente visti, come unaminaccia, come usurpatori della loro intimità, violentatori delle lorofragilità esistenziali personali o familiari.

Molte delle interviste sono state condotte nei locali delle sedi SPIproprio per questo motivo; poche volte l’anziano ci ha accolti in ca-sa propria, e quando si è trovato a farlo, la diffidenza era tale che

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essa, in qualche modo, entrava prepotentemente nelle risposte degliintervistati.

In qualche occasione però, la fame di relazione, la necessità dinarrarsi e di essere ascoltato hanno fatto sì che essi potessero tocca-re trasparentemente ogni aspetto della loro vita senza che questo lidenudasse emotivamente; in questi casi oltre ad accettarmi nellamia differenza, scoprivano parti del loro sé che, in altre occasioni,erano state negate o non del tutto comprese.

Non pochi sono stati gli anziani che hanno avuto premure e ac-cortezze che, in qualche caso, prefiguravano una solitudine interioreed emotiva, talune volte troppo intensa anche per l’interlocutore.

Il loro senso di solitudine era intriso di rammarico e disillusione,probabilmente indirizzato verso una famiglia d’appartenenza chenel tempo aveva scelto l’individualismo e la chiusura come unicheforme di tutela delle proprie scelte di vita; raramente però, nell’ar-co di tempo in cui sono state effettuate le interviste, gli intervistatihanno dipinto chiaramente la mancanza di un figlio nei loro con-fronti o la disapprovazione di questi comportamenti.

Quando questo è accaduto, la risonanza emotiva è stata talmenteforte che il passaggio successivo era quello di un chiara negazione diciò che avevano provato e sentito.

Alcune abitazioni erano particolarmente fatiscenti, precarie nellecondizioni igieniche e di vivibilità; il legame alla struttura era peròparticolarmente forte, poiché spesso era stata la casa in cui essi stes-si erano cresciuti e dove le figure affettive di riferimento avevanoacquistato valore e senso.

Lo spazio privato quindi veniva ad essere una continuazione dellaloro identità, un contenitore dei loro vissuti più intimi e personali,icastico della loro personalità e delle dinamiche familiari più preco-ci; l’allontanamento da esso diventa la fine ineluttabile, una man-canza di parti di sé, la fine e l’interruzione del loro spazio di vita.

Gli anziani intervistati invece presso le leghe, pur manifestandospesso sospetto e remore, hanno avuto atteggiamenti e reazioni allapresenza dei ricercatori molto diversi.

Nell’uno o nell’altro caso, un ruolo pregnante e fondamentale èstato svolto dai capilega, i quali mediavano un rapporto che nonc’era, garantivano sulla persona del ricercatore, negoziavano la suapresenza gradualmente e la investivano di fiducia. Il ricercatore eraaccolto nella relazione nella misura in cui loro accoglievano una re-

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lazione pregressa, quella tra gli anziani e gli operatori delle sediSPI, densa di significati spesso per me impenetrabili.

La diffidenza altre volte era invece più che altro semplicementedovuta alla loro condizione di anziani, di soggetti socialmente debolie depotenziati; impotenza appresa che può portarli ad essere vittimadi raggiri se non addirittura di aggressioni fisiche. Fuori e dentro lemura domestiche.

In realtà, le esplorazioni hanno avuto anche la fortuna di caderein contesti in cui gli anziani si dichiaravano soddisfatti della loro vi-ta in misura simile, o persino superiore, alle persone in buona salu-te, con una percezione di autoefficacia prevalente, un senso di fidu-cia nelle proprie capacità, un protagonismo interno positivo, unsenso di sé (sense of self) che promuove il coinvolgimento sociale atti-vo, un vero e proprio empowerment individuale visto come orienta-mento positivo alla valutazione e all’uso delle proprie risorse e diquelle altrui.

Queste situazioni di invecchiamento attivo, invecchiamento senzaproblemi (successful aging), devono però essere analizzate anche at-traverso i fattori psicologici di matrice sociocognitiva che comples-sificano ed evidenziano potenziali zone d’ombra di ciò che è statoappena descritto: i giudizi di soddisfazione dei propri bisogni dellepersone anziane e no, possono essere non corrispondenti al vero acausa dell’abilità della mente umana a distorcere la percezione dellarealtà esterna e interna, in modo che sia congruente alle proprieaspettative.

Dalle narrazioni, gli scambi relazionali ed emotivi, che hannoavuto luogo con il gruppo d’anziani, si intuisce che la loro autostima,ovvero la considerazione che un individuo ha di se stesso e di cuiquindi l’autovalutazione è la base, è in qualche misura derivante dalcontrollo sugli eventi tramite la partecipazione e l’impegno nellapropria famiglia d’origine, nei gruppi di riferimento e nella comu-nità territoriale d’appartenenza, la possibilità quindi di partecipareattivamente all’azione e alla gestione del loro spazio di vita. Reatti-vamente, invece, il loro adattamento ai contesti di vita viene ad es-sere insufficiente quando si rendono conto di non poter padroneg-giare gli avvenimenti più importanti e centrali per la loro esistenza,valutandoli quindi come non controllabili; una condizione di man-canza di controllo sulla propria esistenza, di percezione di mancan-za di potere (powerlessness), derivante da diverse dimensioni sogget-

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tive e oggettive che interagiscono tra loro: l’insicurezza economica, ilmancato accesso alle informazioni, la deprivazione culturale, l’ine-sperienza nell’usare le proprie capacità per mobilitare le proprie ri-sorse verso la soluzione dei problemi, la deficienza nella memoria abreve termine e in generale la degenerazione di alcune funzioni co-gnitive, il non coinvolgimento nella dimensione politica di alcuniaspetti della vita, l’incapacità di utilizzare efficaci capacità di fron-teggiamento in situazione stressanti; o, aspetto più ricorrente nelgruppo di donne anziane intervistate, la presenza di domande so-ciali e di bisogni che rimangono inespressi.

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La presente ricerca, di tipo esplorativo, intende indagare e proble-matizzare l’autopercezione dell’anzianità come condizione nella cit-tà di Palermo. Il metodo di campionamento utilizzato è di tipo teo-rico o «a scelta ragionata», la cui rappresentatività non è di tipo sta-tistico ma tipologico.

Lavori di tipo quantitativo e statistico sull’anzianità sono all’or-dine del giorno ma sono sempre più rari i lavori qualitativi che sipropongano di «comprendere» i fenomeni. Il Forum degli Assesso-rati alle Politiche Sociali ha realizzato, sotto la direzione scientificadi C. Bruni, una ricerca sulle problematiche degli anziani e dei gio-vani genitori nella città di Palermo, svolgendo un’indagine su uncampione di 508 anziani residenti nel comune di Palermo e finaliz-zandola all’individuazione dei bisogni dei soggetti soprattutto inrelazione ai servizi presenti nel territorio: spesso però considerarele richieste esplicite dei soggetti pone la difficoltà di individuare ibisogni inespressi più facilmente comprensibili attraverso strumentimeno standardizzati e in profondità.

Seguendo le indicazioni di Boudon, la sociologia contribuisce sì amigliorare la conoscenza della società ma non si dovrebbe limitareesclusivamente a descriverla, ad avere funzione di pura informazio-ne, non si dovrebbe accontentare di raccogliere dati ma piuttostodovrebbe contribuire ad «afferrare fenomeni» (Boudon, trad. it.1996, p. 18), non dovrebbe offrire solo informazioni sulle societàma permetterci di comprenderle.

Si è scelto di individuare, anche attraverso l’ausilio delle sedi SPI,soggetti specifici, casi estremi, e con caratteristiche specifiche chepresentassero caratteri strutturali (status economico), condizioni di

4. Il disegno della ricercadi Cirus Rinaldi

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salute (case di cura, ospizi, inabili, malattie croniche, ecc.), strutturefamiliari (senza figli, con figli a carico, vedovi e vedove), vita relazio-nale, in un certo qual modo assai lontani da quella che appare esse-re, anche istituzionalmente, la rappresentazione dell’anziano tipo.

Abbiamo scelto di includere pertanto soggetti, distribuiti per ge-nere, con figli o famiglia a carico, senza figli o parenti prossimi (alfine di comprendere le difficoltà di chi non può contare sulla reteinformale parentale); in stato di vedovanza; senza famiglia perchésingle, separato o divorziato; con invalidità o malattia; abbiamo ten-tato altresì di includere gli anziani immigrati, homeless e GLBT, lecategorie invisibili e impreviste. Una scelta di questo tipo permettedi analizzare direttamente il vissuto, la costruzione del bisogno daparte dell’anziano, le richieste concrete (e sofferte).

È tuttavia una scelta che preclude altri risultati (quelli propri diun lavoro prettamente quantitativo e quindi estensivo), ma che offredimensioni inedite, emergenti dai vissuti degli attori medesimi, cheabbiamo voluto rendere rappresentativi per tipologia di individuocoinvolto (v. infra).

La socializzazione e l’avvicinamento al tema dell’anzianità sonoavvenuti gradualmente anche grazie al ricorso ad una serie di focusgroup (n. 3) condotti con rappresentati sindacali, istituzionali, socio-sanitari e del Terzo settore che, se da un lato hanno fornito rappre-sentazioni delle loro immagini relative all’anziano tipo, dall’altrohanno anche permesso di costruire uno strumento «partecipato» diraccolta delle informazioni (griglia intervista).

FOCUS GROUP EFFETTUATI

– Focus group I: svolto presso sede provinciale SPI (via Roma), in data28 novembre 2005. Partecipanti: rappresentanti leghe SPI (12).

– Focus group II: svolto presso la sede provinciale SPI (via Roma), indata 4 aprile 2006. Partecipanti: rappresentanti leghe I circoscr.; se-greteria regionale SPI; consigliere circoscrizionale; presidente re-gionale FIMMG (Federazione Italiana Medici Medicina Generale);Terzo settore (tot. part. 8).

– Focus group III: VIII Circoscr., svolto presso la sede di via Montalto,in data 19 aprile 2006. Partecipanti: segretario generale SPI; capole-ga; presidente circoscrizione; dirigente amministrativo circoscr.;Terzo settore; rappresentante FIMMG (tot. part. 7).

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Il numero dei partecipanti è variato dalle 7 alle 12 unità1: l’interadiscussione è stata sviluppata entro le due ore. Attraverso i focusgroup2 si è tenuto conto delle «espressioni verbali della gente chesono i mezzi attraverso i quali le rappresentazioni acquisiscono si-gnificato, struttura ed immagine» (Sotirakopoulou e Blackwell,1992, p. 35).

Nella conduzione dei FG si è pensato di fare emergere non solo ilpunto di vista di chi è testimone privilegiato relativamente alla con-dizione degli anziani a Palermo, ma anche le interazioni tra i diversipartecipanti, momento essenziale per la comprensione e l’emersio-ne di rappresentazioni3, anche se conflittuali.

Nei FG si è utilizzata una griglia di intervista aperta, dimensiona-ta rispetto a quattro fasi: una prima fase di warm-up della discussio-ne e dell’interazione (che ha garantito che ciascuno dei partecipantisi esprimesse motivando la propria posizione sul tema assai gene-rale «La condizione degli anziani a Palermo»); a questa prima fase èseguito lo storming ovvero la rottura dell’equilibrio iniziale con l’e-spressione delle posizioni specifiche; l’emergere di regole di conver-sazione (norming); la definizione dei ruoli (performing).

Attraverso la tecnica del FG è stato possibile assistere ad una con-versazione e ad una discussione, che chiarivano posizioni ed esplici-tavano opinioni divergenti e/o comuni; nonché assistere agli aggiu-stamenti delle percezioni e delle rappresentazioni di entrambi igruppi attraverso il confronto e la condivisione4.

1 Nella letteratura scientifica il numero consigliato varia dai 6 ai 12 partecipanti.2 I focus group, inoltre, rappresentano «uno strumento utile per ‘raccogliere’

l’eredità del progetto lewiniano: coniugare ricerca e trasformazione sociale, ottenereil punto di vista dei soggetti in una situazione socialmente rilevante con l’intento dipianificare progetti di miglioramento della qualità della vita o di promuoverne la par-tecipazione sociale» (Pietrantoni, Albanesi e Villano, 2002, p. 86).

3 In tal caso il focus group infatti può porsi come obiettivo non solo di indagare lerappresentazioni che i partecipanti al gruppo hanno di una specifica situazione ma dicrearne nuove condivise, attivando il cambiamento, la discussione argomentativa.

4 La Corrao ricorda che «si ha necessità di studiare e capire problemi sociali complessi:talvolta le persone non riescono ad esprimere ciò che sentono e provano, le motiva-zioni che li spingono ad agire in un modo piuttosto che in un altro […]. Però, senten-do parlare altre persone, e attraverso il confronto e il contrasto con loro, queste moti-vazioni possono diventare più chiare ed essere espresse con minori difficoltà» (Cor-rao, 2000, pp. 93-94).

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Il FG pertanto si presenta non solo come una tecnica di raccoltadelle informazioni, dei punti di vista, delle rappresentazioni edelle interazioni che le determinano (il cosa, il come e il perché),ma anche come strumento per intervenire su un dato contesto so-ciale.

L’analisi del materiale raccolto si è concentrata sui concetti chiaveemersi nelle trascrizioni: è opportuno sottolineare che non si è pra-ticato un approccio di content analysis tradizionale, bensì una formadi codifica emergente che non utilizza griglie di codifica predispostea priori quanto piuttosto il riferimento continuo al testo d’origine(Gray e Densten, 1998).

Parole e temi chiave derivati da un’analisi di tipo interpretativoin base agli obiettivi della ricerca: del resto obiettivo principale nonè generalizzare, bensì comprendere e descrivere in maniera parti-colareggiata un fenomeno (Corrao, 2000, p. 92). I dati emersi per-tanto non hanno quale obiettivo principale la generalizzazione, nésono indicate relazioni fra variabili strutturali (sesso, età, ceto so-ciale…) dei partecipanti e opinioni espresse.

Si è focalizzata l’attenzione sui temi emergenti utili alla costru-zione, come precedentemente accennato, della griglia di intervista;pur tuttavia i focus group si sono rivelati lo strumento migliore per larilevazione di dati interattivi, che hanno introdotto anche il ricer-catore profondamente allo studio del fenomeno, anche attraversol’esplicitazione di un «linguaggio condiviso» rispetto al tema trattato(ciò che è dato per scontato e ciò per cui gli altri partecipanti chie-dono chiarimenti); le rappresentazioni, le credenze rispetto al topicd’analisi (ciò che è condiviso, dato per scontato, ciò che viene messoin discussione); gli argomenti che i partecipanti oppongono quandoi loro punti di vista sono messi in discussione; le fonti di informa-zione sulle quali i partecipanti basano le loro giustificazioni rispettoai loro punti di vista, alle loro esperienze e le modalità attraversocui gli altri vi reagiscono; gli argomenti, le fonti e i tipi di informa-zione che stimolano il cambiamento di opinioni o la reinterpreta-zione delle esperienze, ed infine gli aspetti non verbali della comu-nicazione, quali il tono della voce, il linguaggio corporeo, il gradodi coinvolgimento emotivo cui sono sottoposti i partecipanti quandointeragiscono.

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GRIGLIA DELL’INTERVISTA IN PROFONDITÀ

•Autopercezione della condizione anziana - Transizione all’età anzianaQuando ha capito di essere diventato anziano? Ha mai pensato di esserevecchio?

•Dimensione familiareMi parla della sua famiglia? La relazione con i figli, i nipoti, ecc.; la retedi solidarietà familiare, il caregiving.

•Rapporti intergenerazionaliQuali sono i suoi rapporti con i giovani? Trascorre molto tempo con isuoi nipoti? Discriminazione per età - ageism.

•Reti di supporto e sostegno sociale (percepito)Su chi può contare quando è in difficoltà? Rapporti di buon vicinato, ecc.Rapporti intra-generazionali - Peer to peer.

•Rapporti con gli altri anzianiCosa fate insieme? Cosa fanno gli anziani nel quartiere?

• Isolamento ed emarginazione socialeReti sociali - Frequenta ed incontra familiari ed amici? (Domande sup-portive: Come sono i suoi rapporti con il vicinato? Frequenta centri diaggregazione?).

• Sicurezza, paura del crimine e vittimizzazioneQuali sono i maggiori problemi di sicurezza per un anziano? (Domandesupportive: Quali potrebbero essere le soluzioni per una maggiore sicu-rezza? Pensa che il suo quartiere sia sicuro? L’hanno mai aggredita?)

• SaluteRelazioni con i servizi socio-sanitari (Domande supportive: Come si ètrovato? A chi si rivolge quando ha problemi di salute? Cosa andrebbemigliorato?).

•Percezione della qualità della vita - Politiche sociali, serviziMancanza di informazioni relative a risorse disponibili.(Domande supportive: usufruisce di sussidi integrativi, assistenza domici-liare, agevolazione nei servizi pubblici, badante, ecc.)

•Empowerment individualePercezione del futuro e progettualità.

•Area tempo liberoCome trascorre il tempo libero? (Domande supportive: Dove? Con chi?Frequenta spazi di aggregazione?).

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Lo strumento di rilevazione (la griglia di intervista) non è stato«disegnato» rigidamente, si sono predisposti piuttosto gli items sen-sibili (v. riquadro precedente) attorno ai quali è ruotata la condu-zione dell’intervista. Sottolineare questo punto è assai significativo:infatti il ricercatore non si è servito di uno strumento rigido, codifi-cato a priori, quanto piuttosto di uno strumento debolmente strut-turato che ha permesso di fornire alla conduzione una cornice sen-sibile che insieme allo stimolo e all’emersione dei temi potesseorientarsi anche ad un loro contenimento, considerate le caratteri-stiche del target.

A ciascun anziano, raggiunto attraverso il contatto con lo SPI, èstata assicurata la partecipazione alla ricerca in forma anonima. Essihanno accettato di partecipare volentieri, mostrando non soltantointeresse per gli obiettivi della ricerca, ma apertura al confronto e aldialogo con i ricercatori, condividendo aspetti assai personali dellaloro vita, specialmente la dimensione emotiva legata alla loro con-dizione di salute, ai loro ricordi, alla condivisione di affanni e distenti. Le interviste sono state condotte, previo appuntamento telefo-nico e/o contatto dei capi lega SPI, nelle diverse sedi SPI5 del territoriourbano palermitano, così come riportato nello schema precedente.

Ogni intervista esordiva con la descrizione della ricerca e la pre-sentazione del ricercatore per instaurare un clima di fiducia conl’anziano, fornendo altresì tutte le informazioni relative alla tuteladella privacy e all’uso etico delle informazioni raccolte nonché dellaloro analisi scientifica.

Ogni intervista veniva trascritta immediatamente e trasferita informato digitale per favorirne l’analisi attraverso software Atlas.ti5.0: nella fase di raccolta delle interviste, si sono raccolte informa-zioni e note empatiche relativamente alla relazione instaurata du-rante la conduzione dell’intervista, e venivano inoltre annotate brevidescrizioni della dimensione psico-sociale dell’intervistato6.

Particolare attenzione è stata rivolta altresì ad un’osservazione esensibilità etnografiche dei diversi quartieri e sedi SPI, sulla base

5 Ad eccezione di quei casi in cui l’anziano era impossibilitato per motivi di salute efisici a recarsi presso la sede SPI: in tutti questi casi l’intervista è stata condotta pressol’abitazione dell’anziano, previo contatto telefonico.

6 Di queste dimensioni viene fornita una breve descrizione nel paragrafo 1.3,supra.

controlla

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delle quali è stata stilata una storia naturale della ricerca, utile a de-mistificare l’osservazione del ricercatore quale momento oggettivo.

L’intervistatore ha effettuato le prime interviste con un obiettivoesplorativo di messa a punto dei protocolli, dei metodi di trascrizio-ne veloce, della conduzione complessiva del colloquio anche rispet-to alle tecniche di rilancio, di riformulazione delle domande e diprobing (Zammuner, 1996; Montesperelli, 1998).

La durata media delle interviste è stata di 1 ora e 15 minuti circa.Le interviste in profondità ci hanno permesso di fornire ampio spa-zio all’espressione dell’intervistato, di attribuire significati soggetti-vamente e interattivamente co-costruiti nella situazione dell’inter-vista medesima7.

L’intervista in profondità, rientrante all’interno delle interviste ditipo qualitativo, ci ha permesso di superare molte delle resistenzedegli intervistati, guidandoci alla conoscenza dei progetti di senso,delle rappresentazioni e delle opinioni individuali, delle categoriz-zazioni e del divenire processuale dei fenomeni studiati, consenten-doci di ridurre l’opacizzazione dovuta alla standardizzazione (Bichi,2002, p. 10).

La metodologia utilizzata per portare a compimento il lavoro èprincipalmente la Grounded Theory8. La scelta di questa metodologiaè motivata dal fatto che il fenomeno oggetto di studio è un «proces-so» che scaturisce da una serie di atti interattivi fra gli attori chiavedel sistema.

La dimensione processuale non potrebbe essere compresa attra-verso il linguaggio delle variabili e della statistica, perché la varia-bile statistica con i suoi caratteri di neutralità ed oggettività non co-stituisce la base per un discorso metodologico complesso.

7 L’accezione di «relazione interattiva» è presente anche in alcune definizioni delconcetto di «narrazione»: essa «è una transazione sociale. Ciò che si scambia è unastoria: la stessa narrazione assume la forma che assume proprio perché c’è una storiache transita. La narrazione è dunque la pratica sociale in cui due o più persone met-tono in comune una storia» (Jedlowski, 2000, p. 66).

8 La formulazione della Grounded Theory è avvenuta nel 1967 in seguito a riflessionie dibattiti sui metodi di analisi qualitativa in sociologia realizzati da B. Glaser e A.Strauss. Questi ricercatori hanno proposto nuove strategie e procedure per la ricercafinalizzate alla scoperta, e quindi alla formulazione, di nuove teorie empiricamentefondate. Approccio metodologico fondato sul dato emerso dalla ricerca; cfr. Glaser eStrauss (1967).

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Il suo obiettivo principale non è però costituito dalla semplicedescrizione del fenomeno studiato, bensì dalla formulazione di pro-posizioni teoriche ad un livello di sempre maggiore astrazione (Stra-ti, 1997).

Il processo di disvelamento di conoscenze nuove relative ai fe-nomeni è molto complesso e può essere realizzato solo con l’im-mersione dello studioso nel contesto in esame: egli non deve esseredistaccato, ma coinvolto nelle interrelazioni che gli attori socialipongono in essere; deve mettere in atto un’analisi approfondita, uncontinuo tentativo di comprensione del contesto con termini vicini aquelli delle persone che vivono ed operano in tale contesto.

Queste operazioni non sono semplici da realizzare, ma sono indi-spensabili perché per comprendere l’agire e le interazioni in uncontesto sociale determinato occorre cogliere sia la motivazionepersonale del soggetto che ne è autore, sia l’orientamento datogli inbase all’atteggiamento delle altre persone9.

La teoria si costruisce dunque per via induttiva, sulla base qualita-tiva dei dati e delle informazioni che emergono nel corso della ri-cerca empirica.

L’analisi induttiva si è avvalsa della procedura di codifica per ca-tegorie e sottocategorie che ha permesso l’individuazione di parti-colari proprietà e specifiche dimensioni. Attraverso la procedura dicodifica sono stati formulati due tipi di categorie:

• categorie costruite dall’osservatore sulla base della letteraturascientifica e specialistica, e che tendono a costituire delle spiega-zioni, interpretazioni, concettualizzazioni e non mere descrizioni;

• categorie derivate dal linguaggio specifico scaturite dall’interazio-ne dei partecipanti al focus group, che costituiscono «etichette inuso» di accadimenti, processi e azioni che sono poi stati spiegati.

I dati così ottenuti non vengono però registrati dal ricercatore me-diante una descrizione: vengono trasformati in concetti che li rias-sumono sinteticamente, «concettualizzare e non descrivere, indicaree non riassumere, etichettare i processi caratteristici delle interazio-ni in corso, di cogliere e utilizzare le etichette in uso impiegate dai

9 L’agire è sociale proprio quando è riferito all’atteggiamento di altri individui: sivedano James (1890) e Mead (1934).

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soggetti di quelle interazioni» (Strati, 1997, p. 154)10. I concetti rile-vati vengono codificati in categorie e sottocategorie che vengono co-struite, definite e denominate dal ricercatore stesso.

Queste però rimangono provvisorie per tutta la ricerca in modotale da poter realizzare modifiche, sostituzioni, comparazioni, ac-corpamenti, nuove denominazioni e cancellazioni nel caso in cui sirivelassero come procedure essenziali all’acquisizione di nuovi datio alla loro codifica. Individuare una nuova categoria comporta inol-tre ripetuti processi di codifica e comparazione11.

Le osservazioni, le giustificazioni e le riflessioni vanno annotateperché permettono di ricostruire i ragionamenti utilizzati e dunqueconsentono di scrivere la teoria costruita12.

Le varie categorie create vengono integrate fra di loro in osser-vanza delle loro proprietà quando sono capaci di produrre un’unicanuova categoria: la categoria centrale dell’indagine in corso13. Quelleinvece che ora si rivelano inutili vengono cancellate.

È la fase il cui il ricercatore riflette sul materiale prodotto e inda-ga ulteriormente sulle uniformità sottostanti alle varie categorie pergiungere alla formulazione di una teoria che si basa su di un nume-ro ristretto di categorie di livello superiore rispetto alle precedenti.L’ultima fase consiste nella stesura definitiva della teoria.

Ricapitolando, inizialmente i dati rilevanti vengono scomposti eframmentati, e su questi frammenti vengono apposte delle etichettecostituite dai concetti (open coding). In seguito i concetti vengonoraggruppati in modo da formare delle categorie, ovvero concetti piùastratti e di ordine superiore (codifica assiale / axial coding). Infine lecategorie vengono fra loro integrate. I dati che prima sono statiframmentati vengono ora ricomposti in forma nuova (codifica selet-tiva / selective coding).

10 Si tratta della fase della codifica aperta o open coding: fase in cui «i dati qualitativivengono frammentati, esaminati, confrontati, concettualizzati e raggruppati in cate-gorie» (Strati, op. cit. p. 154).

11 Questa fase è indicata come codifica assiale o axial coding: «costituita da un in-sieme di procedure secondo le quali i dati qualitativi vengono ricomposti, assemblatie integrati fra di loro sulla base delle connessioni fra le categorie» (Strati, ibid. p. 154).

12 Oggi il trattamento dei dati e la costruzione delle categorie sono facilitati dal-l’impiego di software, v. infra.

13 Fase della codifica selettiva o selective coding, fase in cui «si decide attorno a qualefenomeno o evento allo studio tutte le altre categorie vadano integrate» (Strati, ibid.,p. 157).

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Gli approcci metodologici di questo tipo permettono al ricercato-re di sviluppare ipotesi per studi successivi attraverso una compren-sione contestuale del gruppo studiato ed inoltre presentano il carat-tere della flessibilità e la possibilità di testare persino le teorie (Gla-ser e Strauss, 1967; Strauss e Corbin, 1990). La loro utilità si rivelaparticolarmente nel caso di studi esplorativi e nella valutazione diproblemi ed eventuali interventi nella dimensione personale-sog-gettiva e oggettiva e sociale.

L’elaborazione dei dati è stata effettuata attraverso l’ausilio delsoftware per l’analisi testuale Atlas.ti versione 5.0 (Scolari-Sage). Ilprogramma è stato creato esplicitamente per consentire un’analisiispirata alle indicazioni della Grounded Theory (Muhr, 1997).

Esso principalmente supporta le attività di archiviazione, orga-nizzazione, recupero di grande mole di dati in formato testo nonchéfornisce operazioni più sofisticate di classificazione/categorizzazio-ne, etichettamento e codifica dei vari frammenti di testo. Il softwareoffre inoltre applicazioni più complesse per l’analisi computer assi-stita dei dati testuali.

Esso ci permette in primo luogo di considerare sei diversi livellidi analisi all’interno di una cosiddetta Unità Ermeneutica (HU)(Muhr, 1997, pp. 8-9): i documenti primari (primary documents), itesti sui quali è stata effettuata l’analisi (nel nostro caso si trattadelle trascrizioni delle 96 interviste in profondità); le citazioni(quotations), frammenti e porzioni di testo considerate come parti-colarmente rappresentative dal ricercatore; i codici (codes), la cuifunzione è quella di «etichettare» ed inventariare, concettualiz-zandole, le posizioni dei partecipanti e le interazioni all’internodel gruppo; le annotazioni (memos) emerse durante l’analisi, noteprese sul campo; le famiglie (families): raggruppano ad un livellodi astrazione superiore citazioni, codici ed annotazioni; le reti se-mantiche (networks): permettono di creare diagrammi concettualie di rendere graficamente i legami tra quotations, codes, memos e fa-milies. Altra funzione di Atlas.ti si esplica sul piano della presenta-zione dei risultati: esso infatti permette di valutare i «pesi» ovverole frequenze dei codici emersi (con la possibilità di associare aicodici i frammenti di testo che li rappresentano) e di ricorrere areti semantiche.

In quest’ultimo caso, l’applicazione permette di rappresentaregraficamente i temi emersi durante il FG, con la possibilità di colle-

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garli tra loro attraverso relazioni logiche (di implicazione; di asso-ciazione; di appartenenza; di causa; di contraddizione; ecc. relazioniqueste che non escludono di definirne delle nuove, non previste dalsoftware).

La rete semantica permette altresì di rendere immediatamenteleggibili i risultati del FG nonché di fornirne un senso complessivo.Concludendo, i principi su cui si fonda l’impianto dell’applicazionepossono essere riassunti sotto l’etichetta VISE (Muhr, 1997, pp. 2-3), acronimo che sta per Visualization, Integration, Serendipity e Ex-ploration. Visualizzazione (Visualization): è possibile visualizzare leproprietà e le relazioni complesse tra gli oggetti che si accumulanodurante il processo di stimolazione del significato e la struttura deidati analizzati; Integrazione (Integration): non si perde la visione diinsieme mentre si lavora sui dettagli; l’unità ermeneutica è il «con-tenitore» che integra tutti gli altri elementi della ricerca; Serendipi-ty: indicando con questo termine lo scoprire qualcosa senza averlacercata ovvero sviluppare e favorire un approccio intuitivo ai dati;Esplorazione (Exploration): l’applicazione permette inoltre di con-siderare un approccio orientato alla scoperta e all’esplorazione deidati.

I principali apporti forniti dall’analisi computer assistita dei datitestuali, dati testuali di tipo processuale, sono pertanto: a) le poten-zialità descrittivo-esplorative; b) l’ispezionabilità della base dei dati;c) la possibilità di esplicitare le procedure e il loro controllo e d) lepossibilità di integrazione effettiva dei dati testuali con variabili ca-tegoriali associate ai testi o alle interazione dei produttori dei testi(cfr. Della Ratta-Rinaldi, 2000, p. 102).

4.1. Il «campione»

Abbiamo selezionato, è quanto sia stato possibile, gli anziani intervi-stati in base a ciò che è definito in letteratura campionamento ascelta ragionata (theoretical sampling), categoria compresa all’internodei campionamenti non probabilistici.

Le strategie di campionamento non probabilistico utilizzate nellaricerca qualitativa sono svariate, esse sono tuttavia caratterizzatedalla scelta non di molte unità quanto piuttosto dai casi tipici al finedi pervenire ad una rappresentatività cosiddetta tipologica; si tratta

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pertanto di campioni costruiti rispetto ad uno scopo (purposive sam-pling) e guidati dalla teoria (Miles e Huberman, 1994).

La scelta del theoretical sampling risente della logica «ragionata»della ricerca qualitativa piuttosto che statistica: si è interessati per-tanto a selezionare il campione in base alla rilevanza della domandadi ricerca, alla posizione teorica e alla spiegazione che si intendesviluppare, nonché con le finalità della ricerca medesima (Corbetta,1999, p. 349). La scelta del tipo di campionamento è orientata allageneralizzabilità dei casi relativamente ad asserti teorici piuttostoche a popolazioni od universi: il campione a scelta ragionata com-prende caratteristiche che coadiuvano il ricercatore a controllare esviluppare la propria teoria.

Esso pertanto è stato caratterizzato da: a) scelta dei casi in rela-zione alla teoria; b) scelta dei casi devianti (considerando pertantoanche i casi contrari alle definizioni fornite dalla teoria con cui si la-vora); c) la modifica dell’ampiezza del campione nel corso della ri-cerca (Silverman, trad. it. 2002, pp. 159-169).

Siamo riusciti a raggiungere 96 anziani: il gruppo appare omo-geneo per distribuzione di genere, le donne (n. 49) raggiungono il51% e gli uomini (n. 47) sono rappresentati al 49% (v. tab. 4.1).

Tab. 4.1. Distribuzione degli anziani per genere

Frequenza Percentuale

Uomini 47 49,0

Donne 49 51,0

Totale 96 100,0

Abbiamo considerato quattro fasce di età (v. tab. 4.2): la più rappre-sentata è quella dei soggetti tra i 66 e i 75 anni che raggiungono il47% degli intervistati, seguono coloro i quali rientrano all’internodell’intervallo 60-65 anni che si attestano sul 32% circa, la fascia dietà 76-85 anni che raggiunge quasi il 18% e gli over 85 che rappre-sentano appena il 3%. Anche la distribuzione per genere e fascia dietà appare omogenea (v. tab. 4.3).

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Tab. 4.2. Campione distinto per fascia di età

Frequenza Percentuale

60-65 anni 31 32,3

66-75 anni 45 46,9

76-85 anni 17 17,7

Oltre 85 anni 3 3,1

Totale 96 100,0

Tab. 4.3. Campione distinto per genere e fascia di età

Età Sesso Totale

Uomini Donne

60-65 anni 15 16 31

66-75 anni 20 25 45

76-85 anni 10 7 17

Oltre 85 anni 2 1 3

Totale 47 49 96

Il campione è composto per il 67% circa da soggetti coniugati, men-tre per il 27% circa da soggetti in stato di vedovanza e per il 6% cir-ca da celibi/nubili (tab. 4.4). È interessante notare, così come ripor-tato in tab. 4.5, che le donne sono maggiormente distribuite nellafascia relativa allo stato di vedovanza e di nubilato, con implicazioniche discuteremo in sede di analisi dei dati.

Tab. 4.4. Stato civile degli anziani intervistati

Frequenza Percentuale

Nubile/Celibe 6 6,3

Coniugato/a 64 66,7

Vedovo/a 26 27,1

Totale 96 100,0

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Tab. 4.5. Frequenza degli intervistati distinta per genere e stato civile

SessoStato civile

Uomini DonneTotale

Nubile/Celibe 1 5 6

Coniugato/a 38 26 64

Vedovo/a 8 18 26

Totale 47 49 96

Tab. 4.6. Frequenza degli intervistati distinta per età e stato civile

Età

Stato civile60-65 anni 66-75 anni 76-85 anni

Oltre85 anni

Totale

Nubile/Celibe 2 2 2 0 6

Coniugato/a 25 33 3 3 64

Vedovo/a 4 10 12 0 26

Totale 31 45 17 3 96

All’interno del nostro campione (v. tab. 4.7), soltanto il 2% circa de-gli intervistati non ha figli. La maggioranza ha figli non a carico (il54% circa), mentre il 37% circa ha almeno un figlio a carico ed il 6%circa si ritrova con un disabile (fisico o psichico).

Come riportato in tab. 4.8, abbiamo avuto la possibilità di inter-cettare un numero cospicuo di donne coinvolte in attività di caregi-ving nei confronti di figli disabili (e no).

Tab. 4.7. Presenza di figli tra gli anziani intervistati

Frequenza Percentuale

Figli a carico 36 37,5

Figli non a carico 52 54,2

Figli disabili 6 6,3

Senza figli 2 2,1

Totale 96 100,0

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Tab. 4.8 Presenza di figli tra gli anziani intervistati, per genere

Sesso

Uomini DonneTotale

Figli a carico 22 14 36

Figli non a carico 23 29 52

Figli disabili 1 5 6

Senza figli 1 1 2

Totale 47 49 96

Dei soggetti intervistati il 77% possiede una casa di proprietà, men-tre il 21% circa vive in casa in affitto (tab. 4.9): notiamo in tab. 4.10che la maggioranza degli intervistati che vive in casa in affitto ècomposta da donne.

Vivere in casa di proprietà indica stabilità economica e benesseredell’anziano: anche in questo caso il nostro campione è compostoda un gruppo che possiamo definire privilegiato; resta da valutarela questione relativa alle condizioni abitative e alle dotazioni struttu-rali, la quantità di spazio a propria disposizione, la presenza diascensori, acqua calda, presenza di barriere architettoniche, il ri-scaldamento nei mesi freddi invernali.

Tab. 4.9. Situazione alloggiativa degli anziani intervistati

Situazione alloggiativa Frequenza Percentuale

Casa di proprietà 74 77,1

Casa in affitto 20 20,8

Totale validi 94 97,9

Mancanti 2 2,1

Totale 96 100,0

Tab. 4.10. Situazione alloggiativa degli anziani intervistati, per genere

SessoSituazione alloggiativa

Uomini DonneTotale

Casa di proprietà 41 33 74

Casa in affitto 5 15 20

Totale 46 48 94

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La quasi totalità (97,9%) degli intervistati riceve una pensione. Èopportuno sottolineare che la grande maggioranza delle donne in-tervistate è casalinga e pertanto percepisce la pensione sociale.

Tab. 4.11. Situazione previdenziale degli anziani intervistati, per genereSesso

Uomini DonneTotale

Pensionato 47 47 94

In attesa di pensionamento 0 2 2

Totale 47 49 96

Gli intervistati rappresentano omogeneamente, in termini di resi-denza, il territorio urbano palermitano: dalla tab. 4.12 notiamo co-me siano rappresentate equamente le otto circoscrizioni, con unvantaggio della Quarta circ. (Cuba - S. Rosalia - Altarello - Mezzo-monreale - Boccadifalco) (in cui risiede il 17,7% degli intervistati) ea seguire della Quinta circ. (Borgo Nuovo - Uditore - Passo di Riga-no - Noce - Zisa) (dove invece risiede il 16,7% degli anziani intervi-stati).

Tab. 4.12. Circoscrizione di residenza degli anziani intervistati

Frequenza Percentuale

Prima circoscrizione 9 9,4

Seconda circoscrizione 11 11,5

Terza circoscrizione 10 10,4

Quarta circoscrizione 17 17,7

Quinta circoscrizione 16 16,7

Sesta circoscrizione 10 10,4

Settima circoscrizione 11 11,5

Ottava circoscrizione 12 12,5

Totale 96 100,0

Nella tab. 4.13 è possibile considerare gli intervistati distinti per ge-nere e circoscrizione di residenza.

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Tab. 4.13. Circoscrizione di residenza degli anziani intervistati, per genere

SessoCircoscrizione di residenza

Uomini DonneTotale

Prima circoscrizione 3 6 9

Seconda circoscrizione 4 7 11

Terza circoscrizione 6 4 10

Quarta circoscrizione 12 5 17

Quinta circoscrizione 7 9 16

Sesta circoscrizione 4 6 10

Settima circoscrizione 7 4 11

Ottava circoscrizione 4 8 12

Totale 47 49 96

FASI DELLA RICERCA

1. Costituzione del gruppo di coordinamento e del sistema di governan-ce del progetto;

2. progettazione delle fasi di attività e mappatura degli stakeholders;3. presentazione e sensibilizzazione degli stakeholders;4. focus group tematici con gli stakeholders individuati (n. 3);5. interviste a testimoni privilegiati;6. analisi focus group (interviste a testimoni privilegiati) e rappresenta-

zione dei temi e delle dimensioni principali emersi;7. elaborazione focus group, elaborazione dei temi principali emersi, co-

struzione items interviste in profondità anziani;8. definizione del profilo qualitativo degli intervistati e definizione del

campione;9. campionamento qualitativo degli intervistati;10. contatto e sensibilizzazione del target;11. conduzione delle interviste in profondità (n. 96);12. analisi testuale delle interviste: individuazione di temi chiave ed

emergenti attraverso Atlas.ti; confronto con membri dell’équipe di ri-cerca;

13. interviste in profondità con testimoni privilegiati (Comune; Terzosettore; Sanità, ecc.);

14. discussione dei risultati con l’équipe di lavoro, la committenza; valu-tazione della spendibilità della ricerca.

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ANALISI DEI DATI

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5.1. Gli anziani

D: C’è un momento in cui si è detto sono anziano?R: Le faccio un esempio, sono andato a prendere il pane e mihanno chiesto quale pane dovevo prendere e io gli ho rispo-sto che la proprietaria lo sa già, io prendo il pane dei ‘vic-chiareddi’, il pane morbido.

D: C’è un momento in cui si è detto sono anziano?D: Come no, ne ho passate nella mia vita! Lo penso benissimoche sono anziano, lo penso quando vedo che ho la diabete ol’ho pensato quando mi hanno sbagliato a fare la punturalombare e sono rimasto paralizzato.

La nostra età e i ruoli che mutano influenzano la nostra percezionedella realtà, delle sue norme e delle aspettative sociali. L’età è undato visibile certamente, ma anche paradossalmente invisibile nellamisura in cui è un dato scontato, è un fatto «naturale» nella vita diogni giorno.

L’età non può essere pertanto studiata come variabile indipen-dente, ma piuttosto come costrutto che viene trasformato attraversole pratiche sociali e le interazioni sociali, ed è pertanto legata aduna cultura e ad un tempo storico ben precisi.

Esistono pertanto delle declinazioni contestuali dell’età e dell’in-vecchiamento pari al numero delle appartenenze e delle rappresen-tazioni che un soggetto può fornire della sua condizione e/o dellapercezione della condizione degli altri.

5.«Come si diventa vecchi»: autopercezionee rappresentazione dell’invecchiamento

a Palermodi Cirus Rinaldi

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Guardando la realtà sotto questa prospettiva, attraverso il lin-guaggio anche gli attori e non solo gli scienziati sociali sono in gra-do di «concettualizzare» le proprie vite e di costruire delle «teorie» apartire dalla propria vita, o meglio dalla riflessione sulla percezionedel proprio vissuto.

Le interviste raccolte testimoniano proprio attraverso l’uso di unpreciso repertorio interpretativo (Wetherell e Potter, 1992, p. 90)una serie di descrizioni, concetti e figure spesso assemblate attornoa metafore o immagini, che possono essere considerate risorse nonsolo per fornire dei giudizi e delle valutazioni, ma anche per co-struire una certa correlazione tra gli eventi e le azioni particolari dacompiere (o già intraprese).

La vecchiaia consiste inevitabilmente in processi di deteriora-mento fisico e psichico; malattia e fragilità sono viste come conse-guenze dell’invecchiamento che portano senza alcuno scampo allecaratteristiche «ultime» della vecchiaia. In tal modo la vecchiaiaviene costruita come inevitabile declino che «giustifica» l’inabilitàdell’attore nel portare a termine alcune aspettative sociali; di con-tro è possibile individuare un repertorio «alternativo» in cui vienefornita una rappresentazione della vecchiaia come più «positiva»:gli anziani si definiscono come indipendenti, emancipati e, in «vir-tù» della loro età, hanno diritto di pensare a se stessi e di rifiutarele aspettative sociali che attribuirebbero loro un «ruolo senzaruolo».

All’interno della family «Autopercezione della condizione anziana- invecchiamento» sono stati raccolti i codici che concettualmentesono riferibili ai processi di invecchiamento e all’ageing agency cosìcome percepiti nelle diverse ricostruzioni biografiche. Distinguia-mo, oltre che per comodità espositiva anche perché è la dimensionesu cui focalizzeremo d’ora in poi la nostra attenzione per ogni fami-ly1, la variabile di genere. Notiamo attraverso la lettura della riqua-dro seguente che riporta la lista dei codici della family «Autoperce-zione della condizione anziana - invecchiamento» relativa al gruppo

1 Al fine di rendere leggibile ogni output di dati preferiamo allegare in appendicele elaborazioni del software (Lista dei codici; quotations e codici; le tabelle Codes-Primarydocuments, ecc.) selezionando ed evidenziando le tabelle più esplicite nonché quelleutili nell’elaborazione delle nostre riflessioni.

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di anziani, distinti per il loro «peso»2 all’interno della famiglia me-desima, come uno dei principali processi che rendono gli anzianiconsapevoli del loro status sia rappresentato dall’autopercezionedell’invecchiamento in quanto degenerazione fisica, difficoltà diportare a compimento le normali routine quotidiane.

Code Family: Autopercezione della condizione anziana - invecchiamentoGruppo anziani

HU: ANZIANI

Codici: (14)Quotations: (70)

Autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica (17)Isolamento (10)Malattia inabilità fisica (7)Autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva (7)Sfiducia (6)Estate (5)Autonegazione - giustificazionismo figli (4)Autopercezione invecchiamento come transizione dal lavoro al pensio-namento (3)Solitudine (3)Desiderio di relazione (2)Mancanza di sostegno (2)Incapacità di esprimere un desiderio individuale (2)Pensionamento come rivitalizzazione dei rapporti (1)Autopercezione invecchiamento: istituzioni (1)

2 È opportuno esplicitare che la frequenza qui indicata è più da considerarsi comecodice così come radicato (grounded) nel testo, cioè come concettualmente ricorrenteall’interno del testo.

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Fig.

5.1

. Ind

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Il processo di invecchiamento, la sua percezione in termini didifficoltà ed inabilità fisica, si esplicita come accennavamo soprattut-to nel compimento delle attività routinarie, compromettendone losvolgimento, modificando le abitudini dei soggetti, limitandone lepossibilità di azione e di piena padronanza delle proprie azioni.

D: C’è un momento della sua vita in cui si è detto «sto diventando anziano»?R: No… detto a voce no, però io me ne accorgo… perché prima salivo le scaleed ero tranquillo, fino a oggi salivo una scala a terzo piano a piedi e mi sonofermato due volte. […] …la vecchiaia va arrivando… Io facevo fino al sesto pia-no senza fermarmi. Ora al terzo piano mi fermo due volte, già si vede che c’èqualcosa… che comincia a appesantire, giusto?P24: M30.txt - 24:10 (184:188) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]

D: Preferisce camminare a piedi o prendere la macchina?R: No, a me piace camminare a piedi però mi stanco… l’altro giorno dovevoandare al municipio per fare un documento per […] la residenza e volevano latessera e io l’avevo in macchina, ci rissi ma io venivu a piedi, insomma sonodovuto tornare di nuovo, […] mezz’ora di permesso, mezz’ora non di più, hodetto no […] ho preso la macchina e ci sono tornato con la macchina. Sonostanco, mi deve credere… non è perché io… mi piacerebbe camminare a pie-di… però sono stanco, non ce la faccio.P24: M30.txt - 24:1 (72:78) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]

D: C’è un momento in cui si è detto sono anziano?R: Una volta, qualche volta mi prende la depressione. Sento di essere anzia-no quando non posso arrivare a fare certe cose.P 9: M17.txt - 9:9 [CLA: c’è un momento in cui si…] (75:77) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]

D: Ma c’è stato un momento in cui si è sentito o l’hanno fatta sentire vecchio?R: Sì certo. Quando vado a mare e il mio fisico cede. Una volta facevo giraretutti quando passavo, ora si girano «pi non taliare».P11: M19.txt - 11:10 [D: Ma c’è stato un momento in…] (52:54) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica/dimensioneemotiva]

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In quest’ultimo frammento appare più diretta la relazione traperformance della propria maschilità, legata in questo caso all’esibi-zione della propria dimensione corporea, e la dimensione dellospazio pubblico che, se in un determinato periodo della vita del-l’intervistato, valorizzava il suo corpo giovane, adesso ne discriminale limitazioni ponendo il corpo vecchio al di sotto della desiderabili-tà sociale e, pertanto, della possibilità della sua comparsa all’internodella scena pubblica.

Una simile limitazione che, dalle interviste, mette in discussionein primo luogo la capacità attiva dei soggetti, porta anche i mede-simi riconsiderare la propria dimensione relazionale, diminuendo(o eliminando nei casi estremi) la frequenza dei contatti con la retedei pari.

Cerco di non pensare al fatto di stare invecchiando… lei è così giovane, io in-vece ho la testa giovane, ma il mio corpo dimostra l’età che ha. Ieri ad esem-pio abbiamo fatto una passeggiata con gli amici e non riuscivo a sostenere illoro passo.P11: M19.txt - 11:2 (3:5) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]

Nel caso specifico degli uomini notiamo come la degenerazionefisica e la percezione del proprio stato di invecchiamento si leghinoanche ad un mutato rapporto con la dimensione attiva e la presenzanello spazio pubblico, non è un caso infatti, a nostro avviso, che ladegenerazione fisica nell’uomo anziano porti ad un ritiro progressi-vo nello spazio e nella dimensione privati: il codice che per radica-mento nella family segue quello relativo alla degenerazione fisica èproprio quello di isolamento.

Abbiamo usato questo codice per esprimere non soltanto una di-mensione di marginalità dovuta a impedimenti concreti, causati daproblemi fisici, ad inabilità fisica sopravvenuta o a stati cronici, maanche alla dimensione relazionale.

L’isolamento si fa più acuto non soltanto se ci riferiamo a caratte-ristiche spaziali, urbane ed architettoniche; a risorse relazionali, maanche a periodi specifici (come l’estate, momento critico non soltan-to per la carenza di personale – istituzionale e volontario – in servizispecifici, ma anche come stagione più critica per gli anziani cosid-detti fragili): ciò che appare preponderante è che gli anziani si au-

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topercepiscono come manchevoli di potenzialità, di strumenti perpoter vivere relazionalmente.

All’interno del gruppo degli uomini, notiamo come la dimensio-ne lavorativa fornisse una motivazione ai contatti sociali, mentre ilpensionamento, per esempio, porta il soggetto a dovere riconfigu-rare in termini cognitivi ed emotivi il proprio ruolo: in quest’ultimocaso gran parte degli intervistati lamenta di non avere un ruolo «ri-conosciuto», di non provvedere a determinare una «utilità» oggetti-va, mostrando processi di ritiro, di chiusura. Il momento di distaccodal lavoro appare per tutti estremamente traumatico probabilmenteperché necessita di una ridefinizione dell’autopercezione di sé piut-tosto difficile da mettere in atto.

Ciò può essere interpretato come difficoltà ad assumere un ruoloche socialmente è definito come «passivo», e che non dispone diffu-samente di modelli, se non dei codici riferibili alla parte conclusivadell’esistenza di un essere umano.

A livello psicologico il fatto di ritenersi in pensione… cioè parcheggiato rispet-to ad un esito futuro. Necessario e definito per tutti… quando ne abbiamo co-scienza e quando non ne abbiamo coscienza… dico parcheggiato in attesadi… dal punto di vista psicologico.P20: M27.txt - 20:3 [A livello psicologico il fatto…] (79:81) (Super)Codes: [Autopercezione invecchiamento come transizione dal lavoro al pen-sionamento]

D: Ha sentito molto il distacco dal lavoro?R: Sì, ho avuto tre anni di depressione quando sono andato in ufficio […].P26: M5.txt - 26:12 [CLA: ha sentito molto il dist…] (75:77) (Super)Codes: [Autopercezione invecchiamento come transizione dal lavoro al pen-sionamento]

D: I primi mesi di pensionamento sono stati brutti, ma cosa faceva?R: Non vedevo l’ora che facesse notte e poi che facesse giorno. In parte lasento quella sensazione anche ora.P26: M5.txt - 26:13 [CLA: i primi mesi di pensiona…] (84:86) (Super)Codes: [Autopercezione invecchiamento come transizione dal lavoro al pen-sionamento]

Il pensionamento, soprattutto nel caso di soggetto di classe me-dia e di livello culturale medio, rappresenta anche un momento di

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rivitalizzazione dei rapporti di coppia e un approfondimento delladimensione introspettiva, nonché la sperimentazione di nuove for-me di tempo libero:

R: Certo stiamo di più assieme e non c’è scontro visto che stiamo di più as-sieme.D: Mi sta dicendo che il pensionamento può giovare alla coppia?D: Sì, può giovare di più, si può vivere meglio, ci si accorge più dell’altro. Og-gi ci dedichiamo di più al rapporto tra di noi.P18: M25.txt - 18:16 [Certo stiamo di più assieme e…] (103:107) (Super)Codes: [pensionamento come rivitalizzazione dei rapporti]

Questi frammenti di testi ci portano a riflettere criticamente sullarappresentazione pubblica del pensionamento, diffusamente basatasu immagini di passività, isolamento e precarietà psico-fisica a causadelle alterazioni dello stato fisico e di salute.

Simili rappresentazioni, nel senso comune ma anche nei discorsiscientifici, hanno finito col dotarsi di carattere di prescrittività, raf-forzando lo stereotipo negativo e passivo della vecchiaia, costruendoculturalmente l’anziano come debole, dipendente, passivo.

Sosteniamo pertanto la necessità di guardare non alla vecchiaia,ma piuttosto, alle vecchiaie, a tutti i modi di diventare anziano o an-ziana, ai diversi modi di essere anziano o anziana, non trascurandoche la fragilità e la dipendenza siano caratteristiche dell’età anziana,ma interrogandosi, altresì, sui processi strutturali, politici ed eco-nomici ed infine culturali che portano alcuni anziani ad essere di-pendenti più di altri, analizzando criticamente quelle condizioni, dinatura multidimensionale, che producono la marginalità ed accele-rano la vecchiaia, la fuoriuscita dal ruolo attivo, contribuendo taloraad accelerare il progressivo deterioramento dello stato di salute.

Probabilmente per le donne è più facile rifugiarsi nella dimen-sione familiare all’interno della quale continuano sempre ad avereun ruolo e una funzione molto forti (sebbene stereotipizzanti comeavremo modo di osservare): a qualsiasi età, sia che abbiano lavoratoin casa che fuori, si richiede loro di avere delle funzioni, tuttaviasempre subordinate alle necessità familiari.

Gli uomini in casa, nella dimensione tutta privata, sembrano rive-stire un ruolo secondario, quantomeno dal punto di vista operativo:chi ha lavorato, tra l’altro, si trova in qualche modo costretto a svol-

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gere mansioni nuove e percepite come meno importanti di quellesvolte in passato all’interno dello spazio pubblico, il che alimentafrustrazioni legate alla difficoltà di percepirsi in questo nuovo ruolo,tutto femminile, considerato come secondario e subalterno (lavororemunerato/spazio pubblico/relazioni sociali - pensione/ spazio do-mestico/rifiuto relazioni sociali).

È tuttavia necessario individuare anche forme di coping relativa-mente alla nuova condizione (accudimento della moglie malata e/oinabile, svolgimento di piccoli lavori in casa, la spesa, pagare lebollette, prendere le medicine, ecc.) che sviluppano esiti inediti diprocessi di costruzione di contro-stereotipi di genere.

D: Mi parla di una sua giornata tipica?R: Scendo, faccio la spesa e sto mezza giornata fuori. L’altra mezza giornatasto dentro e basta, non faccio più niente. In casa ci sono delle volte in cuimetto la pentola e faccio il mangiare, poi, devo lavare i piatti perché mia mo-glie è sofferente di artrosi e non può camminare più. In più sempre mia mo-glie ha avuto un infarto e non si può più operare, lei ha 88 anni.P 1: M1.txt - 1:1 [mi parla di una sua giornata t…] (3:7) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]

Passo la giornata in casa annaffiando quel poco di fiori che ho e cercando diaiutare mia moglie a casa.P17: M24.txt - 17:1 [passo la giornata in casa anna…] (4:5) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]

R: Io uso il mio tempo libero per aiutare in casa, poi mi occupo delle normalifaccende domestiche e casalinghe.P18: M25.txt - 18:1 [ROB: io uso il mio tempo liber…] (5:6) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]

R: La mattina faccio il commesso viaggiatore per mia moglie che è malata, hail femore rotto, ha «la diabete», ce l’ho anche io.P29: M8.txt - 29:1 [la mattina faccio il commesso…] (5:6) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]

Quindi il presupposto di base sembra essere una visione dellavecchiaia associata all’inutilità, alla malattia, contro una giovinezzadi attività (i figli non vengono chiamati perché lavorano) e salute. In

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quest’ottica l’incapacità di esprimere un desiderio che riguardi lapropria persona contribuisce ad allontanare la percezione di sédalla dimensione della vecchiaia, ribadendo uno stato di autosuffi-cienza e non di bisogno.

È possibile altresì che il soggetto sia restio ad identificarsi nellacategoria degli anziani e ne prenda invece le distanze, individuandouno stile di vita che in qualche modo cerchi di disconfermare le eti-chette sociali solitamente attribuite all’essere anziano: questo pro-cesso potremmo interpretarlo tra l’azione di «diniego» e la «ricercadi attivismo»; se da un lato, come avremo modo di approfondire piùavanti, processi tali possono determinare forme di attivismo ed es-sere considerati indicatore di processi di empowerment individuale, altempo stesso rivelano la tensione dei soggetti anziani, soprattuttodegli uomini, a «negoziare» costantemente la propria identità, lapropria legittimità ad esistere in un contesto sociale che li etichettanegativamente.

Anche perché qui la logica di questi anziani è che non si sentono anziani. Ioad esempio ho 62 anni ma non mi sento anziano, scalerei le montagne.P18: M25.txt - 18:12 [anche perché qui la logica di…] (77:78) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]

Sono sincero, a me piace stare con la gente giovane, mi piace anche stare inmezzo ai giovani perché fa sentire meno l’anzianità io sono ancora troppovalido perché io facevo un lavoro in cui controllavo i lavori o partivo e andavoin Kenia, negli Emirati Arabi o in Etiopia e mi viene dura non farlo più.P 7: M15.txt - 7:4 [Sono sincero, a me piace stare…] (44:45) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]

Non è un caso che spesso i nostri intervistati vivano con difficoltàl’ipotesi di dover mutare le proprie abitudini di vita, soprattutto inconseguenza del pensionamento o dei primi acciacchi, o di esserecoinvolti in attività «per anziani».

R.: Certo manca di lavorare perché uno quando si sente un poco male…quando io lavorava… niente… io travagghiava com’è gghiè (lavoravo comecapita), nei fabbricati anche all’aperto… mai un raffreddore, mai niente.P21: M28.txt - 21:5 [G: Certo manca di lavorare per…] (79:81) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]

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Ciò non può essere interpretato che come una reazione dei sog-getti nei confronti delle etichette sociali attribuite al ruolo dell’an-ziano nelle società contemporanee: il diniego e l’attivismo racconta-to, l’uso di repertori che in qualche modo contribuiscano a fornireuna rappresentazione attiva sono utilizzati dall’anziano contempo-raneamente per fornire all’interlocutore immagini positive, riabili-tanti e perché lo stesso anziano «ricucia» simbolicamente le frattureidentitarie derivate dall’allentamento delle trame sociali.

Notiamo di conseguenza che alcuni soggetti, e ciò come vedre-mo è più diffuso tra le donne anziane, non siano in grado diesprimere un desiderio che riguardi se stessi perché significhereb-be «ammettere» un bisogno, esprimere «pubblicamente» uno statodi necessità.

Questo comportamento si può associare alla frequente giustifi-cazione verso i figli che, in quanto «lontani» o «perché già pieni dipreoccupazioni», non si occupano di loro e al tentativo, compati-bilmente con le proprie possibilità, di apparire autosufficienti, di«disturbare» il meno possibile: chiedere aiuto è un gesto dettatodalla debolezza, una debolezza che però non è vissuta serenamen-te come un momento naturale della vita, ma come qualcosa chepotrebbe essere evitato. Fintantoché è possibile sarebbe meglioevitare di mostrarsi vulnerabili agli occhi del mondo e cercare ditenere i figli lontani dal peso e dalle brutture della malattia edella vecchiaia.

Accade diffusamente all’interno del gruppo oggetto del nostrostudio che coloro i quali hanno figli siano portati sovente a metterein atto processi di giustificazionismo e strategie di negazione dellapropria sofferenza (fisica ed emotiva) relativamente al (mancato)supporto dei figli (o dei parenti prossimi).

I soggetti (in maniera specifica le coppie senza figli), soprattuttoquelli che a causa di malattia e/o inabilità di uno dei due coniugisono costretti a ristrutturare il proprio legame e l’assetto della vitadi coppia (suscettibile di mutamenti non solo derivanti dalla malat-tia, ma anche dall’uscita dei figli o dal pensionamento) vivono incondizioni di ansia maggiore derivanti dalla concentrazione delleresponsabilità e della presa in carico del coniuge malato su uno deidue, dal maggior grado di dipendenza del coniuge dovuto non soloalla propria malattia e/o inabilità e pertanto di un elevato grado divulnerabilità per entrambi all’interno della coppia.

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Io non volevo essere anziano, così potevo assistere mia moglie meglio, ma ho92 anni.P 1: M1.txt - 1:6 [io non volevo essere anziano…] (119:119) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]

R: (Piange). La malattia è brutta. Il Signore mi deve aiutare me e mia moglie.Se io muoio mia moglie non ha nessuno.P11: M19.txt - 11:12 [Sig: (Piange). La malattia è b…] (73:74) (Super)Codes: [mancanza di sostegno]

La perdita di fiducia nelle proprie capacità e la paura di non es-sere più in grado di «proteggere» se stessi, e probabilmente, anche ipropri cari dai pericoli derivanti dal mondo esterno, pone gli inter-vistati (nella loro percezione) in una posizione di marginalità.

L’autopercezione del proprio invecchiamento all’interno delgruppo preso in considerazione sembra essere influenzata oltre chedall’isolamento e dalla solitudine, anche dalla percezione dell’insi-curezza: questa è aggravata dalle condizioni ambientali, dalla pre-senza di barriere architettoniche per chi è limitato nella locomozio-ne, dai disservizi e l’incuria provati da vandalismi e inciviltà; ciò èpiù evidente se ci riferiamo a contesti e quartieri specifici.

Le faccio un esempio. La spazzatura la dovremmo mettere solo in orari benprecisi. Ma quando mai! C’è sempre il cafone di turno che la butta a tutte leore. Ho fatto la segnalazione ai vigili urbani senza risultato. La gente è inci-vile. Il mio portiere sgrida sempre i picciotti che posteggiano di fronte l’en-trata, la signora del primo piano, che ha la figlia con la sedia a rotelle — mi-schina! — non può passare. Ma le pare giusto?P11: M19.txt - 11:7 [Le faccio un esempio. La spazz…] (37:41) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]

R: Boccadifalco è abbandonato, mancano troppe cose. La «munnizza» ètroppa. I vigili non fanno niente.P12: M2.txt - 12:2 [ALE: Boccadifalco è abbandonat…] (53:54) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]

All’insicurezza è sovente associato il senso di sfiducia che fa appa-rire gli anziani vulnerabili quanto altri gruppi sociali (donne e bam-bini per esempio).

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Ciò è particolarmente più avvertito in particolari condizioni,quali l’estate per esempio, periodo in cui la città svuotandosi ampli-fica la percezione di isolamento e di rischio.

Lei ha visto in estate soprattutto che squillano gli allarmi in tutti gli apparta-menti della città, lei ha visto qualcuno che chiama e dice guardi che lì c’èquest’allarme che squilla? Che suona... no. Io una cosa che ho visto fare cheso fare è di andare giù a staccare la luce perché finisca dopo due ore che sen-to suonare l’allarme che non mi fa dormire la notte...la sicurezza è in un con-dominio una famiglia accanto all’altra... e invece non c’è questo.P20: M27.txt - 20:10 [lei ha visto in estate sopratt.] (230:234) (Super)Codes:[estate] [paura - rischio di vittimizzazione]

Reazioni omogenee all’interno del gruppo, con una qualche varia-zione tuttavia all’interno del gruppo delle donne anziane, portano acondizioni di sfiducia generalizzata nell’anziano che talora rendonoassai difficoltoso non soltanto il contatto del target (anziano), ponen-do il focus sulle forme di animazione intra-generazionale, ma cheimplicano riflessioni necessarie per le diverse ipotesi di interventorelativamente a soluzioni contestuali di reti di controllo informale(v. paragrafo su isolamento ed emarginazione sociale, infra).

Il network semantico indica chiaramente che il processo di auto-percezione dell’invecchiamento per i soggetti di sesso maschile hacome elementi basali di significazione principalmente elementi ri-conducibili oltre che alla frammentazione dell’auto e dell’etero-riconoscimento del proprio ruolo sociale e di genere (dimensionecorporea, degenerazione fisica, risorsa economica intrafamiliare,passività sociale fragilità/debolezza, negazione del processo di in-vecchiamento) e all’indispensabile ridefinizione di esso nella nuo-va identità anziana, anche a dimensioni prettamente relazionali eattinenti all’incapacità di disporre di risorse emotive e strumentaliper fronteggiare le difficoltà del nuovo spazio di vita (riconsidera-zione delle proprie reti formali ed informali, isolamento spazialee di relazione, mutuo aiuto nella coppia, incapacità di esprimere ipropri bisogni e/o difficoltà nel definirli, solitudine psicologicaecc.).

L’anziano in questo caso inizia a percepirsi come tale quando ivincoli, reali o percepiti, diventano definizione e cornice della pro-pria identità.

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5.2. Le anziane

La sera sto sempre sola.P7: F15.txt - 7:2 [la sera sto sempre sola.] (37:37) (Super)Codes: [solitudine]

Poi la domenica non le dico, magari i giorni feriali una esce,compra qualche cosa… ma la domenica è una tristezza, ionon vorrei che venisse mai la domenica. Che la domenica èuna cosa proprio triste.P7: F15.txt - 7:12 [Poi la domenica non le dico, m…](101:103) (Super)Codes: [solitudine]

Io mi piacerebbe fare più che altro la mia cosa… di stare incompagnia. Almeno di passare mezza giornata… non dicotutta, ma mezza giornata a dialogare come sto facendo conlei… con le persone della mia età… perché certo unaragazzina non è che si può mettere cu mmia. Con le personeanziane, parlare dei problemi, piccole, varie, varie cose.P7: F15.txt - 7:14 [io mi piacerebbe fare più che…](144:147) (Super)Codes: [solitudine]

Sono sola, non si creda!P11: F5.txt - 11:5 [sono sola, non si creda.] (47:47) (Super)Codes: [solitudine]

Code Family: Autopercezione della condizione anziana - invecchiamentoGruppo anziane

HU: ANZIANECodes: (15)Quotations: (94)

Solitudine (18)Lavoro di care (16)Ruolo di genere (14)

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«Ognuno a casa sua» (13)Incapacità di esprimere un desiderio individuale (11)Autonegazione — giustificazionismo (5)Autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva (5)Radicamento al luogo (5)Immaginare il futuro (3)Mancanza di sostegno (3)Autopercezione invecchiamento: dimensione istituzionale (1)Autopercezione vecchiaia: decadimento fisico (1)Controstereotipi di genere (1)Essere confortati dalla religione (1)Raccontarsi come cura (1)

Possiamo notare attraverso un veloce confronto tra i «pesi» deicodici all’interno della family «Autopercezione della condizioneanziana - invecchiamento», distinguendo tra donne e uomini, chese gli anziani percepiscono il proprio processo di invecchiamentocome derivante da una graduale degenerazione fisica, dalla com-parsa di malattie e di progressiva inabilità, ed insieme dalla lorosottrazione (leggi anche esclusione) dalla sfera pubblica dell’at-tivismo e della capacità di proteggere i propri cari, gli affetti e leproprie cose, le anziane invece filtrano la percezione del proprioinvecchiamento attraverso la dimensione emotiva e la perditagraduale del ruolo.

Mentre gli uomini anziani sono consci del fatto che il loro invec-chiamento è direttamente proporzionale alla ritirata dallo spaziopubblico (il lavoro, gli amici, ecc.), nelle donne anziane si acuisceuna condizione di subordinazione e di marginalità: al fatto che sonodonne si uniscono la longevità e la condizione di «vecchie» che lecristallizza intorno al ruolo che è stato cucito loro addosso all’in-terno dello spazio privato.

Le donne in qualche modo perdono, soprattutto conseguente-mente alla perdita del coniuge (caso assai frequente all’interno dellenostre analisi socio-anagrafiche dei primi capitoli), la possibilità (semai l’hanno avuta) di confrontarsi con la dimensione pubblica: intal senso, il coniuge o i figli diventano l’unica interfaccia con la di-

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mensione pubblica, sopravvenute malattie o inabilità per questo eusciti dalla famiglia questi altri, per le donne anziane, tranne alcuneeccezioni, la propria esistenza si svolge all’interno delle mura dome-stiche, con tutto ciò che questo comporta, per esempio dal lato dellaprogettazione e dell’implementazione di servizi ed interventi, intermini di raggiungimento del target.

Nei frammenti di testo che seguono queste relazioni appaionoparticolarmente significative: ci si soffermi soprattutto ad analizzarecome la dimensione maschile, coincidente con la presenza nellospazio pubblico, sia ciò che dà senso al femminile, l’elemento di so-cialità venuto meno il quale per le donne viene a mancare l’inter-faccia (maschile) culturale che le rapporti al sociale nonché la pro-pria legittimazione ad un ruolo pubblico e sociale.

di più è la solitudine… Di sera… è brutta la solitudine… di giorno magariviene me figghia… ma magari arrivato a sera… è brutta a solitudine perciòvolevo diciamo qualcuna… o passare il tempo e magari… per svagarsi… mala sera…P5: F13.txt - 5:5 [di più è la solitudine… Di se…] (123:125) (Super)Codes: [solitudine]

Stiamo sempre dentro, ci siamo abituati, mio marito non esce soprattutto ininverno perché non può prendere flussi d’aria per via della pleurite. D’estateun poco usciamo ad es. andiamo in villeggiatura. I momenti di sconforto e ditristezza ci sono perché quando uno è solo pensa a tante cose e vengono inmente tutto quello che hai passato nella tua vita, ti senti abbandonata, ti vie-ne la tristezza.P4: F12.txt - 4:12 [Stiamo sempre dentro, ci siamo…] (108:112) (Super)Codes: [solitudine]

D: Quindi sempre qua, quartiere noce… si muove mai da casa? Va a fare unapasseggiata, la spesa…R: No no, nun pò essere cchiù… (no, no, non può più andare avanti così) co-me si fa? Prima niscieva cu i me figgi i me sorelle (Prima uscivo con i miei figlie le mie sorelle), purtava a macchina (guidavo la macchina) quando lavora-vo… si faceva qualche scampagnata, ora niente, non si può andare da nessu-na parte.P6: F14.txt - 6:2 [quindi sempre qua, quartiere n…] (27:30) (Super)Codes: [solitudine]

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D: Si muove mai fuori da questo territorio? Non so va al centro…R: No… e come ci debbo andare? A piedi?D: Non ci va mai al centro… al Massimo, al Politeama, da quelle parti…R: No no a che non vedo il Massimo per lo meno 20 anni. Perché morto miomarito… non ho più la comodità di muovermi… c’era lui, la macchina… Orauna volta che lui non c’è più… che devo fare?P 7: F15.txt - 7:7 [si muove mai fuori da questo t…] (57:62) (Super)Codes: [solitudine]

Poi la cosa triste fu quando è morto mio marito, la cosa più triste… che sonorimasta da sola…Ci avia un figlio che era scapolo però sa… un maschio non è che… esce, si riti-ra… però per lo meno la sera ero in compagnia. Veniva e ero in compagnia.Ora invece… questo stesso non c’è più.P7: F15.txt - 7:19 [Poi la cosa triste fu quando è…] (190:192) (Super)Codes: [solitudine]

Quando muore il marito è finita la casa.P13: F7.txt - 13:10 [Quando muore il marito è finit…] (63:63) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

Mio marito non c’è più e la vita non è più quella che faccio ora, prima avevopiù vita sociale.P13: F7.txt - 13:13 [mio marito non c’è più e la vi…] (83:84) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

Notiamo pertanto come il ruolo di genere e le aspettative legatealla dimensione femminile giochino un ruolo di primaria importanzaall’interno del processo di percezione dell’invecchiamento e quantoquesti nodi concettuali siano mutuamente inclusivi ed interconnessi.

Ora una volta che lui non c’è più… che devo fare?P7: F15.txt - 7:10 [Ora una volta che lui non c’è…] (61:62) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

Possiamo indurre quindi che le principali rappresentazioni dellavecchiaia nelle ricomposizioni biografiche che ci sono state offertedalle donne anziane dipendano dal loro ruolo svolto all’interno delproprio nucleo sia in termini inter-generazionali che intra-genera-

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zionali: in primo luogo bisogna focalizzare l’attenzione sul «lavorodi cura» che le donne anziane sembrano fornire maggiormente (aigenitori, sposi e prole) e averne allo stesso tempo più bisogno, acausa della vita più lunga, dello stato di vedovanza e di maggioreindigenza economica (basti confrontare i dati socio-anagrafici).

Prima ancora di sviluppare le riflessioni intorno alle strutture ealla modalità di relazioni inter-generazionali e intra-generazionali,pare necessario soffermarsi sulla rappresentazione che le donne an-ziane offrono del proprio ruolo. Rispetto a questo possiamo ritrova-re delle posizioni comuni all’interno del campione composto dadonne delle diverse circoscrizioni e quartieri.

All’interno della nostra analisi, ed in particolare tenendo contodella family autopercezione dell’invecchiamento, notiamo come glialtri codici «radicati», in maniera rappresentativa, nella trama te-stuale della family siano rappresentati da «lavoro di care» (16) e«ruolo di genere» (14).

Abbiamo associato il lavoro e la funzione di caregivers ad espres-sione diretta del ruolo di genere femminile, individuando che all’in-terno delle differenze di genere si costituiscono una serie di aspetta-tive non solo da parte della famiglia nei confronti della donna, maanche delle forme di «auto-legittimazione» da parte delle donnemedesime, che faticano a «pensarsi» diversamente.

Attraverso il codice «Incapacità di esprimere un desiderio indivi-duale» (11) abbiamo infatti voluto indicare le difficoltà che le donneintervistate hanno manifestato relativamente alla possibilità di pen-sarsi individualmente, di desiderare indipendentemente dai lorocongiunti, di pensare al futuro sganciando la dimensione cognitivadall’appartenenza familiare: le nostre anziane provano difficoltà a«pensarsi» persino se devono esprimere un desiderio, una percezio-ne futura, si sacrificano anche a livello immaginativo per la «fami-glia», l’appartenenza, la rete che, se virtuosamente può anche cura-re, può al tempo stesso essere causa di «malattia», semplicementeperché non ha fatto emergere le anziane come «individui».

R: Il mio futuro? Io vorrei il futuro dei miei figli, avere per loro un posto conuno stipendio fisso e di vedere questo mio figlio più felice e non sbattersi latesta.P9: F3.txt - 9:8 [il mio futuro? Io vorrei il fu…] (84:85) (Super)Codes: [immaginare il futuro]

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R: Vorrei un aiuto per mio fratello e mia cognata, per mia sorella, per aiutareil prossimoP2: F10.txt - 2:10 [se le dicessi sono un mago e p…] (120:121) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

G: …Questo è più brutto di tutti… io ai guai miei non ci penso. Questa è la miavita…P6: F14.txt - 6:8 [G: …questo è più brutto di tut…] (179:179) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

Io vorrei il futuro dei miei figli,P9: F3.txt - 9:10 [Io vorrei il futuro dei miei f…] (84:84) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

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6.1. Anziani

D: Si trova bene in questa zona?R: Mi trovo bene, anche perché non conosco nessuno… (ride)

P24: M30.txt - 24:2 [I: si trova bene in questa zon…] (90:92)(Super)Codes: [isolamento]

Code Family: Isolamento ed emarginazione sociale

HU: ANZIANI

Codes (21)Quotation(s): 100

Isolamento (10)Ognuno a casa sua (10)Vivere lo spazio pubblico (8)Malattia inabilità fisica (7)Autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva (7)Differenze socioeconomiche (7)

6.«Essere anziani»: la percezione dell’isolamento

e l’emarginazione sociale a Palermodi Claudio Cappotto

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Sfiducia (6)Aggregazione (5)Mi accontento di quello che ho (5)Relazioni di vicinato/quartiere (5)Autonegazione - giustificazionismo figli (4)Periferie come luoghi svantaggiati (4)Inciviltà (4)Autopercezione invecchiamento come transizione dal lavoro al pensiona-mento (3)La città come lontana (3)Solitudine (3)Auto-aiuto (2)Desiderio di relazione (2)Incapacità di esprimere un desiderio individuale (2)Mancanza di sostegno (2)Paese vs città (1)

All’interno della family «Isolamento ed emarginazione sociale» ab-biamo inserito quei codici che rinviano non solo alla percezione in-dividuale della marginalità ma anche ad impedimenti, vincoli e li-miti concreti ed oggettivi delle risorse relazionali (mancanza di ri-sorse ovvero inabilità fisica).

La percezione individuale di una condizione marginale ed isola-ta, che possiamo definire solitudine, nasce dalla mancanza di rap-porti interpersonali significativi o dallo scarto tra le relazioni che glianziani desidererebbero avere e quelle che effettivamente hanno,insoddisfacenti non solo dal lato della loro natura, per la loro fre-quenza, il loro numero, ma anche per l’incapacità che gli stessi sog-getti esprimono a stabilire e mantenere rapporti significativi con lafamiglia, i pari, il vicinato.

Le relazioni sono ridimensionate anche sulla scorta della nuovavita da pensionato, che produce, come abbiamo avuto modo di no-tare precedentemente, riconfigurazioni cognitive ed emotive legateal nuovo ruolo.

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Fig.

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Se a questa condizione, già specifica, si aggiungono ristruttura-zioni della vita di coppia dovute, per esempio, all’inabilità o ma-lattia del coniuge, l’anziano riduce drasticamente le abitudini re-lazionali pregresse (del periodo lavorativo), nonché le relazionitra i pari.

D: Ha notato la differenza nella sua vita tra quando lavorava e quando è an-dato in pensione?R: Tutto è diverso. Io non è che sento mancanza del lavoro, sto in casa e badoa mia moglie, per me è normale. Tutta la vita l’ho passata in mare e non è cheho grandi amicizie, persone ne conosco ma ci posso parlare per due o tre mi-nuti e questo è tutto.P6: M14.txt - 6:3 [CLA: ha notato la differenza n…] (24:27) (Super)Codes: [isolamento]

D: Ha idea di cosa facciano gli anziani qui?R: Questo non lo so. C’è un circolo e forse vanno lì per svagarsi e giocare acarte, ma io non mi preoccupo di queste cose. Io non ho amici, glielo hodetto.P6: M14.txt - 6:7 [CLA: ha idea di cosa facciano…] (104:106) (Super)Codes: [isolamento]

Uno dei principali effetti dovuti alla riduzione di relazioni consoggetti significativi, in primo luogo i figli, è la maturazione di undiffuso senso di sfiducia e di insicurezza che, come discuteremo abreve, è riflesso anche nel rapporto con lo spazio urbano, il vicinatoe con la vita del quartiere.

Tale percezione di insicurezza è maggiormente sviluppata tragli anziani single, tra i vedovi e tra quanti non hanno scambi intra-e intergenerazionali significativi (ci si riferisce pertanto non soloai figli e ai pari ma anche alla famiglia di origine, e dunque a fra-telli e sorelle).

R: Io non frequento nessuno. […]. campagna. Oggi la vita è diventata moltodelicata, bisogna stare attenti a chi si rivolge la mano con il saluto.P17: M24.txt - 17:8 [CLA: cosa fanno gli anziani a…] (37:41) (Super)Codes: [isolamento]

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D: Lei quindi sta da solo a casa.R: Sì solo.D: Durante le giornate vede qualcuno?R: No… io ha stato sempre che… mi guardo da pigliare amicizia, mi guardosempre….P21: M28.txt - 21:3 [I: Lei quindi sta da solo a ca…] (39:42) (Super)Codes: [isolamento]

D: Se si trova a parlare con qualcuno, durante la giornata, la settimana, disolito con chi lo fa?R: Ma con qualche d’uno, amici… ma la maggior parte io non mi piglio… sonoun tipo…D: Preferisce non parlare con le persone.R: Sì.P21: M28.txt - 21:6 [se si trova a parlare con qual…] (95:99) (Super)Codes: [isolamento]

Altri vanno nei circoli ma io non li conosco perché non li frequento i circoli. Alcentro che c’è in alto ci sono andato due o tre volte ma non mi trovo, sonoisolato per carattere, la compagnia mi piace ma fino a quando lo dico io.P28: M7.txt - 28:11 [Altri vanno nei circoli ma io…] (105:107) (Super)Codes: [isolamento]

R: …Se ci incontriamo… non sono amante di amicizie, non ne ho amici nem-meno… io amici non ne ho.P24: M30.txt - 24:4 [S: …se ci incontriamo… non so…] (106:107) (Super)Codes: [isolamento]

D: Ora quando le capita di andare al centro?R: Se devo fare una visita, vado alla USL, il resto passo la vita qua, faccio lo«scimunito qua», sono come in esilio.P27: M6.txt - 27:4 [CLA: ora quando le capita di a…] (31:33) (Super)Codes: [isolamento]

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Fig.

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6.2. Le anziane

Restiamo nelle nostre caseP4: F12.txt - 4:8 [Restiamo nelle nostre case] (90:91) (Super)Codes: [solitudine]

Code Family: Isolamento ed emarginazione sociale

HU: ANZIANE

Codes (12)Quotation(s): 70

Solitudine (18)Ruolo di genere (14)«Ognuno a casa sua» (13)Incapacità di esprimere un desiderio individuale (11)Autonegazione - giustificazionismo figli (5)Mancanza di sostegno (3)La città come lontana (2)Turismo urbano in bus (2)Controstereotipi di genere (1)Essere confortati dalla religione (1)Estate (1)Raggiungere gli anziani (1)

Nel caso delle donne anziane notiamo come la mancanza di rela-zioni sociali significative, lo scarto tra quanto si desidera e ciò di cuirealmente si dispone, si associno profondamente al ruolo di generefemminile e, in particolare, all’attività di care che ci si aspetta ledonne debbano fornire.

Le limitazioni spaziali, architettoniche, i vincoli legati alla pienafruizione dei servizi, così come le capacità di proiezione in attivitàfuture, il senso di sicurezza sono ridimensionate intorno alle aspet-tative sociali del ruolo di caregivers.

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Se l’anziano, come abbiamo osservato, soprattutto nel passaggioal nuovo ruolo di pensionato, è costretto a riconfigurazioni cogniti-ve ed emotive legate al nuovo ruolo ascritto, nel caso delle donneanziane, ci ritroviamo nell’incapacità espressa dagli stessi soggetti apensarsi indipendentemente dal ruolo e dalle aspettative sociali le-gate al ruolo di caregiver.

Ciò implica, in primo luogo, l’aggravamento di una condizioneche, fragile già dalla partenza, non può che presentare scenari incui le donne anziane soccombono, anche per alcune caratteristichestrutturali diffuse all’interno della popolazione anziana femminile.Secondo dati del WHO (2002), in tutte le società le donne vivonopiù a lungo degli uomini, e nell’anzianità avanzata, la ratio don-na/uomo è di 2:1.

Sebbene, con l’eccezione della mortalità infantile, osserviamo unvantaggio generale delle donne nella probabilità di vita, le donnehanno proporzionalmente una probabilità più bassa di vivere senzaalcuna disabilità rispetto a quanto accade agli uomini intorno ai 65anni di età.

Ciò significa che le donne vivono un numero maggiore di annicon gravi limitazioni delle proprie funzioni a causa di una o piùmalattie croniche rispetto agli uomini della stessa età (WHO, 1995).

Le relazioni individuate tra i principali codici della famiglia«Isolamento ed emarginazione sociale» assumono particolare signi-ficatività, anche da un punto squisitamente grafico, se ci soffermia-mo sui legami che tra essi abbiamo instaurato.

Osserviamo coma la percezione della mancanza di relazioni si-gnificative sia associabile non soltanto alla mancanza oggettiva dicontatti frequenti con familiari, ma anche come sia filtrata dallaspecifica dimensione di genere e dalle forme di marginalità auto-legittimate che attribuiscono al gruppo delle donne anziane parti-colare vulnerabilità.

Le donne intervistate sono propense ad esprimere i propri disagirelazionali e sociali amplificandoli per mezzo della percezione indi-viduale di un disagio psico-fisico, essendo quest’ultimo la modalitàcomunicativa, il «codice» attraverso cui esprimere più agilmente undisagio assai diffuso, stratificato nella realtà sociale.

Lamentano particolarmente le condizioni di solitudine, versanodi fatto in condizioni di salute peggiori rispetto alla coorte maschile,come ci confermano le principali indagini demografiche, ma si osti-

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Fig.

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nano a considerarsi e, aspetto più allarmante, ad essere percepitecome autonome perché forse sono «abituate» a convivere con il di-sagio.

Abbiamo individuato questo processo codificandolo con «Incapa-cità di esprimere un desiderio individuale», volendo indicare nonsoltanto l’incapacità di pensarsi indipendentemente dal ruolo edalle aspettative familiari (e sociali), ma anche la difficoltà di auto-nomia e l’incapacità di individuazione delle donne anziane, feno-meno che noi ascriviamo alla vulnerabilità fisica, relazionale, socialeed infine economica1 che le caratterizza.

L’interesse e il riconoscimento della propria condizione sonodiffusamente ridimensionati a causa della preoccupazione, assaigiustificabile invero, modellata sul ruolo di caregiver strutturale pe-renne per il futuro dei propri congiunti, le loro necessità materialied emotive, sacrificando di fatto le proprie aspettative per le aspet-tative che vengono loro richieste.

Vorrei un aiuto per mio fratello e mia cognata, per mia sorella, per aiutare ilprossimoP2: F10.txt - 2:10 [se le dicessi…] (120:121) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

Io vorrei il futuro dei miei figli,P9: F3.txt - 9:10 [Io vorrei il futuro…] (84:84) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

Sistemare i miei figli, di avere un lavoro per loro.P13: F7.txt - 13:14 [sistemare i miei figli…] (119:119) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

1 Le donne sono le principali fruitrici di pensioni sociali e di pensioni mediamentepiù modeste rispetto a quelle degli uomini o perché godono di pensioni di reversibili-tà, o di pensioni previdenziali derivate da storie lavorative e contributive più corte econ salari di riferimento più bassi. Si consideri la seguente quotation: «io no da che so-no sposata non ho mai lavorato perché da che mi sono sposata subito ho avuto bam-bini, ho avuto 4 figli da allevarli… lavoravo quando ero diciamo ragazza, prima di fi-danzarmi… lavoravo, poi me ne sono andata in pensione, perché sono andata in pen-sione giovanissima… che ho avuto un problema alla gamba» P7: F15.txt - 7:17 [io noda che sono sposata non…] (176:179) (Super) Codes: [lavoro di care].

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Il mio futuro? Io vorrei il futuro dei miei figli, avere per loro un posto conuno stipendio fisso e di vedere questo mio figlio più felice e non sbattersila testa.P9: F3.txt - 9:8 [il mio futuro? Io vorrei il fu…] (84:85) (Super)Codes: [immaginare il futuro]

Ciò porta a sottovalutare la condizione delle donne anziane che,rispetto agli uomini, si ritrovano a ricevere meno aiuti dalla retefamiliare e parentale, vivono a lungo e più malate, e se single o ve-dove vengono percepite più autosufficienti e indipendenti degliuomini, e dunque meno legittimate a chiedere aiuto.

Dunque sovente le donne anziane vivono una condizione di ac-cettazione disincantata, che fa presagire una difficoltà legata al-l’espressione di bisogni sociali e relazionali profondi: la difficoltà,per il ricercatore così come per l’operatore socio-sanitario e il poli-tico, si sostanzia nei limiti relativi alla comprensione e all’accessoalla conoscenza dei codici culturali e ad alcune delle chiavi inter-pretative necessarie per decodificare bisogni e domande di ricono-scimento.

Le donne anziane hanno attribuito scarsa importanza ad alcuneistanze, ciò si deve forse ad una visione subordinata del proprioruolo che porta a ritenere alcuni aspetti distanti dalla vita quotidia-na, o ancor di più dall’orizzonte dei propri desideri, della propriarealizzazione personale.

Si tratterebbe allora di individuare bisogni inespressi che condifficoltà, guardando al nostro target, riescono a concretizzarsi indomanda sociale esplicita.

Le domande rivolte a considerare le rappresentazioni che ledonne hanno del proprio futuro e della propria realizzazione per-sonale sono condizionate pesantemente dal ruolo di genere.

Ora una volta che lui non c’è più… che devo fare?P7: F15.txt - 7:10 [Ora una volta che lui non c’è…] (61:62) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

Quando muore il marito è finita la casa. Ai nipoti e ai figli voglio molto benema di fronte a mio marito mi manca tutto il bello della casa.P13: F7.txt - 13:10 [Quando muore il marito è finit…] (63:63) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

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Mio marito non c’è più e la vita non è più quella che faccio ora, prima avevopiù vita sociale.P13: F7.txt - 13:13 [mio marito non c’è più e la vi…] (83:84) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

G: …Questo è più brutto di tutti… io ai guai miei non ci penso. Questa è la miavita…P6: F14.txt - 6:8 [G: …questo è più brutto di tut…] (179:179) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]

Se ciò può essere anche inteso come possibilità di empowerment,soprattutto nel caso di quelle donne che si sono allontanate dairuoli di genere e da alcune aspettative sociali, utilizzando anchecontro-stereotipi di genere, e mantenendo attive alcune capacità,nella maggior parte dei casi una condizione simile, dovuta a costru-zione culturale e le derivanti vulnerabilità provocano, nelle donneanziane medesime, difficoltà a percepire i propri bisogni.

D: Ed ora signora lei pensa di avere, in quanto donna, qualche difficoltà in piùrispetto ad un suo coetaneo maschio?R: No, nessuna difficoltà, io mi difendo da sola.D: Che differenza c’è tra un suo coetaneo maschio che abita da queste parti elei?R: Io sono per conto mio e gli altri per i fatti loro e a me non mi interessa.Siamo distinti e separati. Bisogna anche vedere che tipo di coetaneo è.D: Cosa nota che fanno le persone della sua età maschi che stanno da soli?R: C’è quello che si abbatte, sono uomini, gli uomini sono uomini e non mi in-teressa. Non so che dirle, penso che la donna sia più libera.D: Cosa pensa che un uomo possa avere in meno secondo lei?R: La donna sta in casa e passa la giornata, cuce e fa tante cose ma l’uomo nonso cosa fa da solo, forse si abbatte se non ha qualcuno vicino. La donna inveceno, è sempre donna, l’uomo è sempre più abbandonato. Io la penso così.P12: F6.txt - 12:4 [CLA: ed ora signora lei pensa…] (83:95) (Super)Codes: [ruolo di genere]

Appare particolarmente intenso il rapporto che, nel caso delledonne anziane, si instaura tra isolamento, solitudine e ruolo di ge-nere inteso, e autorappresentato, come segregazione spaziale, con-finamento nello spazio della vita familiare, dello spazio privato.

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Ci sto perché ci sono nata, ma se potevo stare fuori ci sarei stata molto volen-tieri. Ci sto e ci campo.P9: F3.txt - 9:2 [ci sto perché ci sono nata ma…] (19:20) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale] [solitudine]

Sì, per passare ci vado in piazza, ma non mi siedo mai, non è cosa da donna eneanche nel bar anche se oggi ci vanno pure le ragazzine. Ora è cambiato tut-to rispetto ad una volta. Io non sono capace ad entrare in un bar.P11: F5.txt - 11:8 [si, per passare ma non mi sied…] (90:93) (Super)Codes: [ruolo di genere]

D: Gli anziani in questo quartiere cosa fanno?R: Se ne vanno in piazza, ma solo i maschi le donne no. Ci vorrebbe un bel lo-cale dove gli anziani possano passare le ore del pomeriggio.D: Le donne dove vanno?R: Le donne stanno alle loro case.D: Allora lei com’è che conosce le altre signore?R: Perché abitiamo vicino.P13: F7.txt - 13:11 [CLA: gli anziani in questo qua…] (73:79) (Super)

D: Si muove mai fuori da questo territorio? Non so va al centro…R: No… e come ci debbo andare? A piedi?D: Non ci va mai al centro… al Massimo, al Politeama, da quelle parti?R: No, no a che non vedo il Massimo per lo meno 20 anni. Perché morto miomarito… non ho più la comodità di muovermi… C’era lui, la macchina… Orauna volta che lui non c’è più… che devo fare?P7: F15.txt - 7:7 [si muove mai fuori da questo t…] (57:62) (Super)Codes: [solitudine]

Agli esiti delle forme di confinamento di genere è attribuibile l’am-plificazione della percezione dell’insicurezza e del rischio che sfocianon soltanto in sfiducia diffusa, ma anche in indifferenza e distacco,fattori che minano alla base i legami esistenti, e la creazione stessadi nuove relazioni (ci soffermeremo diffusamente sulle relazioni ap-pena indicate quando ci occuperemo della family «Sicurezza»).

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137

All’interno della code family «Salute» abbiamo voluto non soltanto in-serire gli indicatori relativi ad una definizione «oggettiva» del con-cetto di salute e di malattia ma anche individuare le possibili rela-zioni tra i diversi indicatori all’interno di un più vasto concetto dibenessere (WHO, 1995).

All’interno della rassegna letteraria scientifica più recente parti-colare attenzione è stata assegnata al concetto di qualità della vita,divenuto leit motiv e parametro nella pratica socio-sanitaria.

Pare necessario sottolineare che i concetti di salute, benessere equalità della vita sono stati analizzati nel presente lavoro secondo ilparadigma bio-psico-sociale: siamo pertanto consapevoli che le analisie gli interventi non possano mai essere disgiunti dal sociale, e pertan-to dall’ambiente e dalle relazioni, anche quando si trattasse di avere ache fare con dimensioni psico-fisiche dell’invecchiamento.

Ciò, in primo luogo, comporta che all’insegna di un approccio si-stemico-relazionale, l’operatore socio-sanitario, come avremo modo dimostrare, non potrà esimersi dal considerare l’intero «sistema», po-nendo attenzione di volta in volta ai diversi livelli, promovendo costan-temente l’integrazione della dimensione fisica, psicologica e sociale.

Questa prospettiva è particolarmente utile soprattutto quando si haa che fare con gli anziani, perché – come è stato più volte sostenutoprecedentemente – non trascura il punto di vista dei soggetti, esaltan-do al contrario l’importanza della percezione non solo del proprio vis-suto di malattia, ma della qualità dei servizi e degli interventi attivati.

Salute e malattia non diventano dati facilmente «oggettivati» quantopiuttosto l’esito di percezioni, rappresentazioni ed interventi all’in-crocio tra dati fisici, psichici e le relazioni intrattenute con l’ambiente.

L’immagine stessa del «paziente» assume un ruolo attivo, scardi-

7.Salute, benessere ed empowerment individuale

di Claudio Cappotto

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nando le presunzioni dei modelli funzionalisti che attribuiscono allafigura del medico ruolo di legittimazione della disfunzione (Par-sons, trad. it. ???): la malattia diventa evento quotidiano che acqui-sta significato attraverso le biografie e le identità dei soggetti, cosìcome interconnesse con le relazioni ambientali.

Il soggetto diventa risorsa attiva in grado di creare condizioni diequilibrio e lo stato di malattia è interpretabile come crisi che aprepotenzialmente al cambiamento, svelando una densa trama di si-gnificati e dinamiche relazionali: ciò che preme segnalare è che at-traverso questa prospettica teorica è possibile evidenziare e conside-rare le diverse valutazioni soggettive, tra anziani e anziane, relati-vamente alle proprie condizioni di salute quali indicatori di esigen-ze differenti, così come la percezione di un disagio psicofisico puòinterpretarsi come manifestazione di disagi relazionali o sociali, oancora come la vulnerabilità economica di gruppi specifici si tradu-ca in una diversa valutazione delle proprie condizioni di salute o dirapporto con il proprio corpo.

Secondo queste premesse, il discorso della salute e sulla salutedegli anziani e delle anziane non può essere disgiunto da un piùpreciso ragionamento sull’empowerment individuale e dall’analisi dellerelazioni inter-generazionali.

Code Family: Salute

HU: ANZIANI

Codes (11)Quotation(s): 76

Attivismo (27)Lavoro di care (18)Autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica (17)Isolamento (10)Suggerimenti di intervento (10)Autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva (7)Malattia inabilità fisica (7)Auto-aiuto (2)Raccontarsi come cura (1)

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Si è visto, negli anziani, come la percezione del proprio processodi invecchiamento, se associato soprattutto con inabilità fisica emalattia, si colleghi a forme di ripiegamento nella sfera privata,contro la più usuale presenza nello spazio pubblico. Una delle pos-sibili forme di coping utilizzate dagli anziani è il riferirsi ad attività,impegni, hobby che li portino a «utilizzare» il maggior tempo chehanno a loro disposizione, a «consumarlo».

Abbiamo codificato le porzioni di testo relative a questo camposemantico con il codice «Attivismo», inserito all’interno della family«Salute»: dunque anziché identificare e ripercorrere le narrazionirelative alle storie di malattia, già peraltro indicate e differenziateper genere nel paragrafo relativo alla percezione dell’invec-chiamento, osserviamo le relazioni significative tra i codici chepossono portarci a comprendere le percezioni soggettive relati-vamente all’«essere in salute» o al contrario al «perdere la salute»,individuando – e ciò per fini che saranno più chiari all’operatoresocio-sanitario ma anche al politico che pianifica interventi – levalutazioni soggettive che preludono a precisi assetti relazionali esociali.

Non sfugge infatti, anche per mezzo di una rapida lettura dei co-dici all’interno della family e del loro «peso», come la percezione de-gli anziani del proprio stato di salute sia profondamente collegata alloro ruolo sociale e alla ricerca di forme di attivismo sociale qualereazione al ripiegamento (forzato) nella sfera privata.

Via via che procede la nostra analisi concettuale mediante le retisemantiche attraverso i differenti indicatori, notiamo come le rela-zioni tra questi ultimi divengano più fitte, ma esprimano fortementenello stesso tempo le relazioni con le varie dimensioni.

Prestiamo attenzione alla figura seguente, che indica i principalinetwork semantici a partire dal codice «attivismo»: una rappresenta-zione grafica centrata semplicemente «sul» suddetto codice non ciavrebbe permesso di leggere le varie interconnessioni, esplicitategraficamente dai vari legami.

Abbiamo pertanto preferito rappresentare il percorso concettualeseguito a partire «dal» codice «attivismo» sino a rintracciare le rela-zioni con la dimensione della salute, dei suoi rapporti con la sferadell’empowerment e, più in generale, con la dimensione relazionale (epubblica).

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Fig.

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Fig.

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Code Family: Salute

HU: ANZIANE

Codes (13)Quotation(s): 86

Solitudine (18)Lavoro di care (16)Ruolo di genere (14)Incapacità di esprimere un desiderio individuale (11)Suggerimenti di intervento (9)Autonegazione - giustificazionismo figli (5)Autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva (5)Mancanza di sostegno (3)Immaginare il futuro (3)Assistenza familiare (2)Raccontarsi come cura (1)Autopercezione vecchiaia decadimento fisico (1)Estate (1)

Nel caso delle donne anziane possiamo affermare che la dimensio-ne di cura del corpo, di costruzione biografica dei percorsi di benes-sere e malattia siano interpretati attraverso valutazioni soggettiveche si discostano dai vissuti «maschili».

In maniera più specifica possiamo notare come la malattia o l’ina-bilità vengano affrontate in prima persona dall’anziana, non soloperché si può trattare – nella diversità dei casi – di malattie che col-piscono specificamente le donne, ma perché il disagio fisico siesprime sotto forma di disagio relazionale e sociale, nel senso che ledonne – a differenza degli uomini – continuano a percepirsi comeautonome o a essere considerate tali.

Possiamo spiegare tale processo come adattamento delle donne(anziane) al ruolo, o più precisamente alle aspettative di ruolo di unsoggetto che fornisce care a lungo termine (e che non ne riceve corri-spettivo in cambio): da un punto prettamente socio-relazionale, talicaratteristiche si condensano nei rapporti semantici tra i codici «Soli-

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tudine», «lavoro di care», «ruolo di genere», «incapacità di esprimereun desiderio individuale» e «autonegazione - giustificazionismo figli».

Vivere la malattia, il disagio fisico come sintomo di disagio sociale,significa per le donne rifugiarsi nella sfera privata, rivestendo subordi-natamente le pressioni legate al loro ruolo di long term caregiver ad usodel coniuge, dei figli (specie se conviventi), della prole (dei figli sposa-ti), o dei genitori (caso che sembrerebbe più ricorrente di quanto sipensi, non appare raro che più generazioni arrivino a convivere).

Io cummattu cu i me figghi ca su malati… io che sugnu malata aiu a cummat-tere pure cu iddi.P6: F14.txt - 6:1 [io cummattu cu i me figgi che…] (12:12) (Super)Codes: [lavoro di care]

Io no da che sono sposata non ho mai lavorato perché da che mi sono sposa-ta subito ho avuto bambini, ho avuto 4 figli da allevarli… lavoravo quando erodiciamo ragazza, prima di fidanzarmi… lavoravo, poi me ne sono andata inpensione, perché sono andata in pensione giovanissima… che ho avuto unproblema alla gamba.P7: F15.txt - 7:17 [io no da che sono sposata non…] (176:179) (Super)Codes: [lavoro di care]

Quando c’era mio marito che era ammalato facevo la vita di stare mesi e mesibuttata all’ospedale e ora faccio la stessa vita ma solo che al posto di miomarito c’è mia mamma.P10: F4.txt - 10:2 [Quando c’era mio marito che er…] (8:10) (Super)Codes: [lavoro di care]

Se gli uomini soffrono dell’isolamento relativo alla loro fuoriusci-ta dalla dimensione pubblica dell’attivismo, le donne anziane conti-nuano a rifugiarsi nella solitudine forzata della sfera privata, rispet-tando le differenze del ruolo di genere, esprimendo il proprio disa-gio attraverso l’unico codice a loro disposizione: quello della spari-zione, del sacrificio, dell’abnegazione, dell’incapacità di «pensarsi»indipendentemente dal proprio ruolo o, seguendo il codice utilizza-to ampiamente, «di esprimere un desiderio individuale».

Il sacrificio per il «ruolo» e l’ampia potenzialità di risorsa, di capi-tale sociale di cura, attivabile nei casi emergenza e di crisi, che ledonne rivestono, anche a costo del proprio equilibrio psico-fisico eche non ricevono parimenti è rappresentato, per esempio, dal fram-

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mento seguente, relativo al profilo di donna anziana che accudisceil marito in ospedale, degente di lungo corso:

Per lavarmi dovevo tenere una sedia con il piede e contemporaneamente midovevo lavare. Facevo questa vita perché a mio marito non lo lasciavo. Dor-mivo sulla sedia sdraia e quando sono tornata a casa non riuscivo più a dor-mire nel letto.P10: F4.txt - 10:3 [Per lavarmi dovevo tenere una…] (15:17) (Super)Codes: [lavoro di care]

A questo aspetto, la percezione del disagio fisico come espressionedi un più generale disagio socio-relazionale, bisogna aggiungere al-tresì la mancanza di sostegno sociale e l’assenza di una rete sociale.

Sia che ci si voglia riferire alla varietà di risorse alle quali si puòattingere tramite e grazie ai rapporti, per esempio, di vicinato o chesi vogliano intendere i legami che i soggetti presentano senza unesplicito riferimento alla loro natura di sostegno.

Su nessuno, non posso contare su nessuno perché i miei figli se la passanopeggio di meP4: F12.txt - 4:3 [su nessuno, non posso contare…] (32:32) (Super)Codes: [mancanza di sostegno]

Non posso contare su nessuno, io e mio marito siamo soli. Ognuno pensa per sé.P4: F12.txt - 4:4 [non posso contare su nessuno,…] (35:35) (Super)Codes: [mancanza di sostegno]

Nel caso di espressione della richiesta di sostegno, appare signifi-cativo che si presenti una certa forma di specializzazione di generenel lavoro di cura che vede, per esempio, le figlie o le nuore, le figu-re femminili e quasi mai quelle maschili, come principali caregivers:

D: Quando non sta bene chi chiama?R: Chiamo l’ospedale.D: I suoi figli non li chiama?R: I miei figli sono maschi e la femmina ha i suoi problemi e non li chiamo senon sono proprio costretta. I maschi lavorano e non possono venire.P9: F3.txt - 9:3 [quando non sta bene chi chiama…] (36:40) (Super)Codes: [ruolo di genere]

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146

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148

Sviluppando le nostre osservazioni, possiamo notare come il rap-porto soggettivo con la salute e il benessere risenta in larga misura,e la letteratura scientifica lo confermerebbe, del grado di empower-ment individuale dei soggetti, ossia come capacità e processo di ac-quisizione del potere (Rappaport, 1981) di controllare attivamentela propria vita, di emanciparsi – specie nel caso delle fasce più po-vere, svantaggiate ed emarginate – da condizioni caratterizzate dauna quasi totale assenza di opportunità (Amerio, 2000).

Notiamo innanzitutto che questa «liberazione» di potenzialità(Swift e Lewin, 1987), deve essere sì conquistata dal singolo, ma tut-tavia favorita da condizioni e relazioni.

Code Family: Empowerment individuale

HU: ANZIANE

Codes: 8Quotation(s): 56

Paura - rischio di vittimizzazione (16)Lavoro di care (16)Ruolo di genere (14)Relazioni di vicinato/quartiere (4)Immaginare il futuro (3)Assistenza familiare (2)Controstereotipi di genere (1)Essere confortati dalla religione (1)

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Fig.

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All’interno delle reti emerse tra i codici della family «Empowermentindividuale» dei due gruppi possiamo osservare delle relazioni assaiinteressanti che continuano a provare la rilevanza della dimensionedi genere nella lettura e nell’analisi dei processi di invecchiamento.

Il ruolo di genere sembrerebbe infatti intralciare i processi di em-powerment individuale soprattutto nel gruppo delle donne, dovepossiamo riscontrare anche una presenza, in realtà assai preponde-rante lungo tutta la nostra riflessione, della disponibilità anche intarda età all’offerta del lavoro di care (e delle aspettative socio-cultu-rali ad esso associate), ed anche, altra dimensione che contraddice iprocessi di empowerment, quella del rischio di vittimizzazione e diconseguente vulnerabilità.

È il caso del ripiegamento nella sfera privata del ruolo di genere,momento in cui le relazioni di vicinato e tutte le attività espressivepiù che quelle strumentali possono essere forme di sviluppo di po-tenzialità nelle donne anziane.

Abbiamo riscontrato infatti che nella prossimità spaziale, neirapporti di vicinato avvengono scambi di aiuti, materiali e no, sia incondizioni di routine che in condizioni di crisi e di emergenza, pas-sando dalle semplici interazioni alle visite informali, ai piccoli pre-stiti, alle richieste di aiuto, a prestare soccorso, a controllare il quar-tiere.

La dimensione del vicinato può dunque essere scomposta e letta,attraverso il nostro lavoro di analisi sugli anziani, secondo una di-mensione cognitiva, per la quale all’interno del proprio quartiere enelle interazioni del vicinato si sviluppano mappe cognitive, rappre-sentazioni spaziali per il cui tramite si organizzano le esperienze, leconoscenze della stessa zona, investendo simbolicamente gli spaziattraverso la personalizzazione dei luoghi, con finalità precipua-mente comunicative.

A questa dimensione cognitiva si associa, pertanto, una compo-nente più prettamente affettiva supportata dallo scambio di aiutoreciproco, dall’attaccamento. In termini di supporto, alla luce dellanostra analisi, possiamo ipotizzare che le relazioni di vicinato con-servino quella che viene definita una potenzialità latente di attiva-zione in caso di emergenze e di situazioni critiche di bisogno.

La letteratura sulle reti sociali e le relazioni di vicinato sostieneche donne e anziani di basso reddito, a livello di scolarità inferiore eresidenti più a lungo in un dato quartiere, sono coloro che utilizza-

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no le forme di relazione di vicinato più abbondantemente (Mutti,1992; Prezza e Santinello, 2002).

Riteniamo, corroborando le acquisizioni della letteratura speciali-stica, che nel caso delle donne si possa sostenere l’esistenza di «tra-smissione intergenerazionale» di modelli di vicinato e chi presentauna rete di vicinato estesa e rapporti positivi percepisce il quartierecome più sicuro.

Il bisogno di affiliazione, più spiccato dunque nelle donne, puòessere interpretato attraverso le maggiori responsabilità delle donnenei confronti della casa e della famiglia come fattori che potrebberoportare loro stesse ad un legame più stretto con i vicini per potersiscambiare reciprocamente sostegno, per relazioni di prossimità in-formate all’espressività e al confinamento di genere. Si consideri laseguente porzione di intervista.

D: Gli anziani in questo quartiere cosa fanno?R: Se ne vanno in piazza, ma solo i maschi le donne no. Ci vorrebbe un bel lo-cale dove gli anziani possano passare le ore del pomeriggio.D: Le donne dove vanno?R: Le donne stanno alle loro case.D: Allora lei com’è che conosce le altre signore?R: Perché abitiamo vicino.P13: F7.txt - 13:11 [CLA: gli anziani in questo qua…] (73:79) (Super)Codes: [ruolo di genere]

Tuttavia permangono sfiducia generalizzata, e indisponibilità adesplicitare il proprio stato di bisogno, come espressamente dichiara-to da una delle intervistate:

Io non parlo con le persone estranee e neanche faccio capire alle personecome me la passo, anzi, essendo che prima me la passavo discretamente,quando avevo il supermercato, io nella scala non lo faccio capire se la seramangio pane e insalata o mangio aragosta. Anche se sto morendo di famenon lo faccio capire, dico che va tutto a posto. Non faccio capire come stannorealmente le cose, perché mi hanno conosciuto in un modo e ora fare capireche ho bisogno non è cosa mia.P 4: F12.txt - 4:7 [io non parlo con le persone es…] (82:86) (Super)Codes: [mancanza di sostegno]

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Nel caso degli uomini, possiamo notare invece come l’attivismoda ruolo sociale possa avere sia esiti positivi che negativi per i pro-cessi di empowerment individuale.

Nel primo caso osserviamo che gli anziani «abituati» ad una vitapubblica, non soccombono rispetto alle rappresentazioni pubblichee culturali dell’anziano cercando di disconfermarne (forse in primis ase stessi1) le limitazioni: questo è il caso, tra i possibili incontrati, delcoinvolgimento nelle forme di aggregazione e di associazionismo ditipo religioso.

La religiosità e le forme di aggregazione religiosa rivestono unparticolare momento di empowerment per i soggetti, uomini e donne:abbiamo tuttavia notato una particolare propensione per gli uominianziani, più di quanto ci aspettassimo, rispetto alla frequenza e allapartecipazione ad associazioni religiose, dato che interpretiamocome effetto del ridimensionamento nella sfera privata, all’internodella quale l’espressività per i maschi si può manifestare più facil-mente attraverso l’espressione della fede.

La religione diventa fonte di strategie di coping, supporto socialenei momenti di crisi; la maggior parte dei nostri anziani è stataeducata in contesti cattolici.

Gran parte di questi, orgogliosa della propria educazione cattoli-ca, «non è mai sola», «prega e va in chiesa quando può», «dedica ilproprio dolore e la propria sofferenza a Dio».

Al di là della discussione sulla fede in sé, crediamo che il coinvol-gimento in attività relazionali, a partire dalla professione di unaqualunque fede, e la vita in parrocchia assumono grande importan-za per l’anziano. Si considerino la spiritualità (religiosa o secolare) ela sua componente comunitaria come strumento per ottenere pro-cessi di invecchiamento attivo, non trascurando la spiritualità inquanto condizione di benessere individuale.

Gli adulti che invecchiano attivamente godono di uno stato rela-tivamente stabile di benessere sebbene si trovino ad affrontare pri-ma o poi l’irreversibile declino fisico.

1 L’anzianità per me non esiste, se c’è è dentro e non fuori. Anche nei momentinegativi non ho mai pensato di essere anziano. P2: M10.txt - 2:9 [L’anzianità per menon esiste…] (96:97) (Super) Codes: [attivismo]. P19; D: C’è un momento in cui si èdetto sono anziano ? R: No, mai. Mi sento giovane. M26.txt - 19:6 [CLA: C’è un mo-mento in cui si…] (51:52) (Super) Codes: [empowerment].

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Appare tuttavia necessario sottolineare che, anche nella nostraanalisi, si sono presentate condizioni diverse per uomini e donne:per gli uomini significa vita comunitaria, per le donne meno rap-porti con la dimensione pubblica, ripiegamento nel privato, sebbe-ne positivamente.

La spiritualità può fornire all’anziano risorse per ottimizzare ilprocesso di cambiamento e per trovare strategie per «accettare»l’irreversibilità del declino fisico e le sue conseguenze.

Ho 92 anni. Posso vivere un altro anno o due. Sono devoto a san Giuseppe ea casa ho un quadro con la sacra famiglia. Ultimamente sono andato allachiesa di san Giuseppe e ho acceso sei ceri e ringraziando mangio seduto, equesta è la vita mia.P1: M1.txt - 1:7 [ho 92 anni. Posso vivere un al…] (136:138) (Super)Codes: [essere confortati dalla religione]

Poi sono un cattolico credente e frequento due chiese.D: Frequenta due parrocchie?R: Sì, sono un credente felice e contento.D: In queste parrocchie ci sono dei gruppi per anziani?R: Sì, ci sono spesso delle messe per la guarigione degli anziani malati.P17: M24.txt - 17:2 [Poi sono un cattolico credente…] (5:9) (Super)Codes: [essere confortati dalla religione]

Gli anziani, e soprattutto i grandi anziani, sono stati cresciuti se-condo valori sui quali la religione (cattolica) ha avuto un grandeimpatto, influenzando la vita di ciascuno.

Ricerche recenti hanno provato associazioni positive tra religiosi-tà, spiritualità, benessere e indicatori di salute fisica e mentale: certonon possiamo spingerci sino a individuare i meccanismi attraverso iquali la fede religiosa e la spiritualità (religiosa o secolare) possanoavere effetti sulla salute e le strategie di coping in condizioni a ri-schio di marginalità, ma resta tuttavia un importante tema da ap-profondire in ricerche future.

Nel nostro gruppo soprattutto i soggetti con malattie acute ocroniche fanno riferimento alla religione e alla spiritualità, riceven-do in cambio visioni del mondo in cui la loro sofferenza ha un si-gnificato e uno «scopo», fornendo forme di controllo indiretto sullediverse circostanze.

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La qualità della vita e il benessere dell’anziano possono beneficia-re del supporto che gli anziani ricevono dalla spiritualità, secolare oreligiosa. L’attivismo sindacale e civile, per esempio, contribuisce alpari della spiritualità religiosa a forme di empowerment individuale edi piena esplicazione delle proprie potenzialità.

Per l’ultimo referendum ad es. sia io e mia moglie abbiamo fatto una batta-glia per far capire alla gente del quartiere che è tutta berlusconiana chequello che loro capivano non era corretto, che poteva esserci un’altra verità.Noi abbiamo cercato di adattarci senza però ostilità, con il dialogo, con dellediscussioni.P2: M10.txt - 2:5 [Per l’ultimo referendum ad es…] (59:62) (Super)Codes: [attivismo politico]

Svolgo le mansioni di segretario, mi occupo del tesseramento, di preparare imanifesti delle iniziative, come ad es. gite. Faccio anche parte di un gruppofolcloristico e facciamo prove.P4: M12.txt - 4:1 [svolgo le mansioni di segretar…] (7:10) (Super)Codes: [attivismo politico]

Abbiamo tuttavia individuato delle differenze significative nelleattività di coping messe in atto da quei soggetti appartenenti allaclasse media, i quali a parità dei propri coetanei delle classi piùsvantaggiate, sono dotati di mezzi culturali e materiali atti a pro-muovere forme di invecchiamento attivo già a partire dai modi diimpiego del tempo libero e del pensionamento come momento dirivitalizzazione dei rapporti interfamiliari.

La mia giornata più che tipica è variabile perché ho l’hobby della fotografia,che è quello principale da sempre, poi ho l’hobby della lettura, leggo di tutto,poi sto sempre in movimento sia di inverno che d’estate. Mi piace anche lamusica, mi interesso anche di ciò che è tecnologico e da qualche tempo inqua ho comprato un computer nuovo con nuovi software legati soprattuttoalla fotografia. Le mie giornate sono differenziate a seconda di ciò che faccio,la mattina per es. mi alzo e mi dedico alla fotografia per tutta la giornata. So-no associato ad una grossa associazione che è la UIF (unione italiana fotoa-matori) e sono sempre in contatto e ci riuniamo per vedere quali sono le no-stre reciproche opere fotografiche e andiamo anche in giro per la Sicilia per lemanifestazioni, facciamo anche dei servizi fotografici nei paesi, nei posti do-

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ve c’è da vedere non solo il paese o la manifestazione ma anche l’aspetto cul-turale. Sono delle gite fotografiche come spunto ma è anche un divertimentoa 270 gradi. Dopo queste gite ci riuniamo nuovamente per vedere il materialee contattiamo i sindaci con le associazioni per fare delle mostre o delle pub-blicazioni molto belle. Quello della fotografia occupa il 60% della mia giornata.P2: M10.txt - 2:1 [la mia giornata più che tipica…] (4:16) (Super)Codes: [attivismo]

La mia vita è cambiata nel senso che ho più tempo per implementare ciò cheprima non potevo fare per mancanza di tempo. Oggi ho potuto dedicarmi conpiù tempo alle mie attività, non ne mollo nessuna.P2: M10.txt - 2:8 [La mia vita è cambiata nel sen…] (90:92) (Super)Codes: [attivismo]

cerco di non perdere il mio tempo, sbrigo faccende, aiuto in casa, navigo ognitanto su internet ecc.P11: M19.txt - 11:1 [cerco di non perdere il mio te…] (2:3) (Super)Codes: [attivismo]

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Anche all’interno del gruppo studiato abbiamo osservato come ledonne rivestano, negli ambiti lavorativi domestici non retribuiti, unaltissimo ruolo in termini di cura (del partner, dei figli disabili, deinipoti, ecc.), ma anche diverse funzioni, dal fungere da ammortizza-tore sociale a figura di socializzazione.

Le donne sopravvivono agli uomini: ciò è quanto emerge daglistudi demografici nazionali ed internazionali e anche nell’area ur-bana palermitana questi dati sembrerebbero confermati. Ma la di-mensione di longevità che implicazioni economiche, culturali e so-ciali comporta?

In primo luogo le donne dipendono maggiormente dai beneficistatali, a causa delle loro condizioni svantaggiate, ed hanno bisognodi maggiore assistenza dal momento che presentano maggiori pro-blemi di salute e pertanto, rispetto agli uomini, utilizzano di più iservizi socio-sanitari, rendendosi dipendenti dai sistemi sanitaripubblici.

I sistemi di «Long Term Care» (d’ora in poi LTC) apparirebberostrumenti utili per questo settore di popolazione, ma non esistonoprogrammi di LTC (se non in Germania e Scozia; v. Naldini, 2006):i LTC sono il «tipo» di cura che le donne anziane sembrano forniremaggiormente (ai genitori, agli sposi, alla propria prole e ai nipoti)e averne più bisogno a causa della vita più lunga, dello stato di ve-dovanza e di maggiore indigenza economica.

La globalizzazione economica ha marginalizzato sempre di piùgruppi di individui semplicemente riducendo la spesa pubblica intermini di servizi sociali: di fatto assistiamo a processi di disgiungi-mento delle riforme economiche dalla politica sociale, ed anche

8.I rapporti intrafamiliari: care e relazioni parentali

di Claudio Cappotto

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questo processo sembra possedere una dimensione di genere nellamisura in cui le donne anziane sono le più colpite.

Dato che donne sono impegnate nel corso della loro vita in granparte del mondo ad avere cura dei propri figli ed anche, come si di-ceva prima, sono impegnate in attività di cura a lungo temine senzaalcuna remunerazione, a costi altissimi in termini finanziari, psico-logici e fisici, i processi di privatizzazione sembrano voler mettere arepentaglio la vita delle donne con over work non pagato durantel’intero corso di vita, e con conseguenze aggravio dal punto di vistadel benessere fisico ed economico.

Le donne sono occupate nel corso della propria vita a fungere dacarers nei confronti di giovani e vecchi; è necessario, come afferma-no Knijn e Kremer (1997), incorporare la care nella definizionedella cittadinanza, affinché il prendersi cura e ricevere cura faccianoparte di un approccio più inclusivo alla cittadinanza.

Non possiamo ipostatizzare un’immagine di anziani quale grup-po omogeneo, all’interno esistono differenze di genere, di classe, ditipo etnico ecc.

Il problema è che tuttavia, a livello di politica sociale locale, noncrediamo, sulla base dell’analisi dei principali interventi, che sia sta-to attribuito valore adeguato alla dimensione di genere, guardandosia alle specificità della vecchiaia femminile che della vecchiaia ma-schile, che svela pur sempre le proprie fragilità specifiche (Davidsonet al., 2003; Thompson, 1994).

Il gap in anni è di circa 6,4: le donne vivono 6,4 anni in più degliuomini (74,6 vs 81,0 secondo dati UN) (2002). Lo studio avverteche, sebbene la popolazione femminile sia aumentata ed abbia spe-ranze di vita maggiori rispetto alla popolazione maschile, si assistead una contrazione nell’anzianità della femminilizzazione nellacomposizione demografica più che in passato, con implicazioni perlo status maritale e per le condizioni di vita più generali.

Guardiamo, per esempio, alle trasformazioni dello stato civile ein particolare allo stato di vedovanza, che si instaura con la perditadel partner, principale fonte di compagnia e supporto, specialmen-te per gli uomini, che spesso hanno nella propria moglie la princi-pale confidente (Davidson, 1999).

Gli uomini sposati sovente si ritrovano una compagna che li sup-porta nei servizi domestici e per la propria cura personale, anchenel caso in cui dovessero incorrere in disabilità fisiche, il contrario

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non avviene per le donne. In campioni rappresentativi di ricerchesul tema della vedovanza, le donne con più di 65 anni sono per cir-ca la metà vedove, e arrivano ai quattro quinti quando raggiungonolo status di grandi anziane (+85).

Anche il trattamento pensionistico risente di ineguaglianze digenere: negli anni ’90 le pensioni delle donne anziane rappresen-tano in proporzione rispetto a quelle degli uomini anziani il 66%in Italia, il 56% in Francia e il 42% in Germania (Walker, Maltby,1997).

L’invecchiamento della popolazione, ed il convincimento che minialla base la sostenibilità degli schemi pensionistici dello Stato pay-as-you-go rispetto alle forme privatistiche, è stato usato in diverse nazioniper ridurre la generosità delle pensioni statali ed aumentare il ruolo diquelle private, soprattutto gli schemi di contribuzione individuale.

Queste riforme, la privatizzazione delle pensioni, hanno effettidiversi a seconda che si considerino uomini o donne, riflettendo glisvantaggi delle donne nel mercato del lavoro, pur con la consape-volezza che gli effetti sono mediati dalla classe sociale, dai ruoli pa-rentali e dalla storia della partnership.

Le donne anziane hanno migliori relazioni sociali con reti diamicizia e membri della famiglia, potremmo definirle «Kin Kee-pers» (Finch, Mason, 1993); alcuni lavori più recenti sostengonoche le vedove godano un nuovo senso di autonomia, condizionenon riscontrabile nei vedovi (Davidson, 2001). Lo stesso vale perle nubili.

D: Ed ora signora lei pensa di avere, in quanto donna, qualche difficoltà in piùrispetto ad un suo coetaneo maschio?R: No, nessuna difficoltà, io mi difendo da sola.D: Che differenza c’è tra un suo coetaneo maschio che abita da queste parti e lei?R: Io sono per conto mio e gli altri per i fatti loro e a me non mi interessa.Siamo distinti e separati. Bisogna anche vedere che tipo di coetaneo è. C’èquello che si abbatte, sono uomini, gli uomini sono uomini e non mi interes-sa. Non so che dirle, penso che la donna sia più libera. La donna sta in casa epassa la giornata, cuce e fa tante cose ma l’uomo non so cosa fa da solo, for-se si abbatte se non ha qualcuno vicino. La donna invece no, è sempre don-na, l’uomo è sempre più abbandonato. Io la penso così.P12: F6.txt - 12:4 [CLA: ed ora signora lei pensa…] (83:95) (Super)Codes: [ruolo di genere]

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È pur vero che la morte del coniuge può causare anche una per-dita di contatti con la dimensione pubblica, ciò è da addurre tutta-via a precisi ruoli di genere che influenzano la sfera pubblica delcomportamento di alcune donne.

Quando muore il marito è finita la casa, soprattutto quando uno rispetta ilmarito e la famiglia. Ai nipoti e ai figli voglio molto bene ma di fronte a miomarito mi manca tutto il bello della casa.P13: F7.txt - 13:9 [Quando muore il marito è finit…] (63:65) (Super)Codes: [ruolo di genere]

È pur vero tuttavia che anche all’interno del «campione» analizza-to, le persone anziane che vivono sole riportano meno la solitudinerispetto a quelle che hanno più contatto con amici e famiglia, ciòsembra essere corroborato anche da ricerche su campioni oltre chetipologicamente rappresentativi anche statisticamente rappresenta-tivi (De Jong Gierveld, 2003).

Gli uomini anziani sposati rimangono la fascia con più vantaggisia in termini economici (possesso di pensione) che in termini di cu-ra e contatto sociale.

Osserviamo dunque come la famiglia così come il lavoro retribui-to, nelle loro rappresentazioni legate alle differenze di genere, ven-gano particolarmente evidenziati in quei casi in cui uomini e donnesono potenzialmente disponibili nell’aiutare i genitori1.

In questi casi le sorelle2 subiranno pressioni a fornire lavoro dicura ai genitori, mentre i fratelli a fornire supporto di tipo «ma-schile» (mantenere la casa, amministrarla dal punto di vista finan-ziario…).

Alcuni studi hanno mostrato quanto il genere influenzi le rela-zioni anche all’interno della famiglia (Connidis, 2001): le figlie soli-tamente saranno caregivers, forniranno aiuto in prima persona, met-tendo a rischio anche la propria carriera lavorativa; i fratelli esple-teranno lavoro di cura solo in mancanza di sorelle, in presenza di

1 Anche all’interno del nostro campione gli anziani vengono riconosciuti con ruolie risorse specifiche all’interno delle reti familiari: non si trascuri l’eventualità dell’of-ferta di stabilità considerevole e supporto emotivo e pratico per figli e nipoti in casodi divorzio o di famiglie neo-costituite.

2 In generale le donne nubili, vedove e senza figli sono coinvolte regolarmentenelle relazioni di cura dei propri parenti, le sorelle più dei fratelli.

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queste diventeranno l’interfaccia tra dimensione pubblica e lavorodi cura occupandosi di ogni aspetto definito tradizionalmente comemaschile (trasporti, riparazioni, ecc.).

L’analisi ha altresì permesso di verificare quanto l’allungamentodella vita abbia significato anche possibilità di maggiori contatti in-tergenerazionali (e dunque di relativi conflitti). Appare di particola-re rilevanza notare come la prossimità diventi fattore importantenella cura dei nipoti: le nonne e i nonni «sono lì», diventano «guar-diani», e più precisamente negoziatori tra i membri della famiglia.

Gli anziani diventano risorse preziose per la «costruzione» socialedella storia delle famiglie e quale fonte di legittimazione storicadella propria famiglia, nonché quali attori principali, testimonidelle trasformazioni dei valori, della ricostruzione storica degli usi edei costumi: l’anziano che racconta una storia diventa risorsa dimemoria collettiva:

ai miei nipoti ci piacciono pure perché io ad esempio… ci racconto cose, an-che cose antiche, cose che io ho passato, la guerra, che l’ho vissuto… e certevolte quelli mi fanno «nonna mi sembra di stare in un film»… perché io ci rac-conto le cose di quando c’era la guerra, quando c’erano i bombardamenti,quando c’era il pane tesserato, quando… ci racconto tutte queste cose, ènormale, e loro mi ascoltano. Perché ci piace a sentirle. È come quando vediun film diciamo…P7: F15.txt - 7:15 (153:157) (Super)Codes: [risorse la memoria]

Sì, qui prima mezzi non ce n’erano, c’era una carrozzina patronale, se si do-vevano fare compere a Palermo c’era un signore che con la carrozzina porta-va la gente in città per fare la spesa.P12: F6.txt - 12:7 (143:144) (Super)Codes: [risorse la memoria]

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Questi due passi qui li faccio ma sto molto attentoP14: M21.txt - 14:15

Molti hanno però paura di uscire.P15: M22.txt - 15:4

Allora la sicurezza non è il poliziotto che cammina, non è lesbarre che ci mettiamo in casa […] cioè un termine che nonriesco a definire io sicurezzaP20: M27.txt - 20:9

Possiamo affermare che la paura del crimine e la percezione di ri-schio ed insicurezza legate alla preoccupazione per la delinquenza,per esempio, siano da comprendere confrontando le condizioni divita degli anziani, il loro ambiente sociale e le loro relazioni.

Ciò perché proprio gli anziani (insieme con le donne) presentanoil tasso più basso di vittimizzazione e, sebbene siano più frequente-mente vittime di reati contro la proprietà (borseggio, furto in ap-partamento, ecc.), assai di rado diventano vittime di reati violenticontro la persona.

Si tratta di un target sociale che presenta un’amplificata percezio-ne del rischio e dell’insicurezza: è opportuno però aggiungere che,sebbene i tassi di vittimizzazione siano bassi e così l’esposizione alrischio, la dimensione della vulnerabilità intesa come «capacità didifendersi e di sopportare le conseguenze che derivano dalla vitti-mizzazione» (Bandini et al., 2003, p. 570) è assai più profondamen-te avvertita anche tra i nostri intervistati.

Nello specifico gli uomini sembrerebbero risentirne meno, ciòperché tendono ad essere reattivi, almeno cognitivamente, allo ste-reotipo dell’anziano (maschio) inerme, poi concretamente le capaci-tà di coping sembrano essere assai scarse.

9.Paura del crimine, vittimizzazione

e percezione del rischiodi Cirus Rinaldi

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La paura del crimine può essere infatti intesa come una forma di«vittimizzazione indiretta» (Conklin, 1971) perché ha ripercussionisu chi, pur non essendo stato vittima di alcun reato, teme di diven-tarlo.

Ciò provoca la creazione di paure concrete evocate nella vita quo-tidiana degli anziani, determinando risposte fisiche ed emotive an-che se si tratta di paure personali «potenziali».

Ora c’ho le persiane che sono… mi stanno cadendo a terra… e ce lo dico… Ma[…] stai tranquilla. Perché la sera lo sa come una dorme? Con l’anima sospe-sa… perché ci sono queste persiane che… un minimo rumore… perché mi fan-no rumore…P7: F15.txt - 7:5 [Ora c’ho le persiane che sono…] (48:52) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

Possiamo allora affermare, anche sulla base del materiale empiri-co raccolto, che sicurezza sociale, controllo informale, ambiente so-ciale, qualità della vita e rapporti tra cittadini ed istituzioni sonoelementi che influiscono sulla percezione del rischio e l’amplifi-cazione della paura nei target fragili quali gli anziani.

La paura del crimine in aree urbane specifiche può essere inter-pretata attraverso la percezione che gli anziani hanno del degradoche si manifesta attraverso forme di disordine o di «inciviltà», sia chesi tratti di manifestazioni fisiche del disordine e dell’inciviltà qualil’incuria dell’arredo urbano, i parchi e il verde dismesso, le case ab-bandonate, la sporcizia e le immondizie abbandonate, o sociali qualiil vandalismo dei giovani, l’alcolismo, la prostituzione o la droga: ciòperché l’inciviltà causa paura perché oltre ad essere segnale di disin-teresse generale, «riflette l’incapacità degli organi di controllo ad af-frontare certi problemi sociali» (Bandini, XXXX, p. 454).

Questa è una contrada abbandonata. Ci sono anche tanti vandalismi, si figuriche c’erano dei sedili in ferro e legname nella piazza, a poco a poco li hannosegati e buttati via. Ora li hanno messi in marmo ma li hanno rotti lo stesso.Come ultimi li hanno messi tutti in ferro e non li hanno toccati. Hanno segatoanche una palma. Siamo abbandonati da tutti, il comitato di quartiere non faniente, non risolve niente. Le strade sono sporche ma nessuno fa niente.P14: M21.txt - 14:3 [Questa è una contrada abbandon…] (22:27) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

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credo di sì, anche se a me tranne il portafogli non è successo niente. In fattodi sicurezza non è che c’è una zona più sicura, se c’è è perché c’è qualcosa digrosso in più, qualche mafioso. La sicurezza a Palermo dove è? Se io mi rivol-go ad un vigile lui mi risponde che si deve guardare le spalle. Non usano lagiustizia per fare giustizia vera, la usano a modo loro. Ad es. qui c’è un mar-ciapiede che è stato occupato da un fruttivendolo e i vigili non dicono nienteperché è un mafioso ma i marciapiedi non sono per i pedoni? Invece li usano inegozi. La legge non viene né applicata e né osservata. Io a Palermo non homai notato una cosa veramente seria, piantano gli alberi ma non li scopanomai, nei mercatini non si può camminare, c’è indisciplina e basta, continua etutti fanno quello che vogliono. I vigili ci sono ma non fanno niente, li paganoe basta.15: M22.txt - 15:6 [credo di sì, anche se a me tra…] (49:57) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

Il più alto grado di vulnerabilità porta non solo ad incapacità didifendersi ma anche di sopportare conseguenze fisiche ed economi-che, di ristabilirsi dopo un’esperienza di vittimizzazione, contri-buendo a stati emotivi, senso di sfiducia, insicurezza, ansietà, aliena-zione e insoddisfazione.

D: Le capita mai di andare al centro?R: Domani devo andarci per fare una visita in via Roma.D: L’autobus non lo prende?R: No, ho paura di cadere per qualche spinta e poi mio figlio non vorrebbe,non vorrebbe neanche che andassi a fare la spesa.P8: F2.txt - 8:4 [le capita mai di andare al cen…] (85:89) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

L’anziano dovrebbe ridurre pertanto ancora di più la sua esposi-zione alla delinquenza, evitando zone e luoghi pubblici reputati pe-ricolosi; limitare i contatti umani, le attività sociali, alimentandouno stato di sfiducia generalizzata, diventando prigionieri dellapropria casa.

io posso dirle quello che fanno nella scala ed è quello che faccio io. Restiamonelle nostre case, nel pomeriggio in giro non vedo nessuno. La notte proprionessuno perché si spaventano. Di aprire non apro a nessuno per le cose chefanno vedere a striscia la notizia. Non faccio entrare nessuno, neanche quelli

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del gas, io mi «scanto». Non mi posso fare fregare come tanti fessi. Non apropiù a nessuno. Vengono quelli del telefono e mi dicono che se cambio ri-sparmio ma io non apro. Io non faccio tante telefonate ma sono tutte speseperché non faccio più di 5 euro, i telefonini non convengono, il telefono fissoè sempre a portata di casa e se ti senti male puoi chiamare i 118.P4: F12.txt - 4:9 [io posso dirle quello che fann…] (90:96) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

Verifichiamo pertanto come gli anziani posseggano caratteristichespecifiche, ascritte e no, che li rendono soggetti a processi di vitti-mizzazione e forme di autovittimizzazione dovute alla solitudine el’autoisolamento per una serie di cause individuabili nella perditadelle funzioni di un corpo non più giovane, quanto la perdita del la-voro (e del ruolo sociale ad esso assegnato), dell’emancipazione deifigli, del gruppo dei pari che viene a mancare così come i coniugi.

Vittime invisibili, all’interno della categoria, sono le donne anzia-ne, specie quelle in stato di vedovanza, le quali sono più esposte allasolitudine, e la cui fonte di reddito è costituita dalla pensione di re-versibità e/o dalla pensione sociale che producono limitate possibili-tà economiche di sussistenza.

È poi da notare come l’aumento di vedovi/e e la tipologia familia-re unipersonale inaspriscano la condizione di solitudine. Suicidi len-ti e graduali noti come «erosione suicidaria» rientrano a stento nellestatistiche ufficiali e sono causa di sottostima del fenomeno del sui-cidio in età senile: spesso più diffuso tra gli uomini, gruppo nelquale il venir meno di un ruolo sociale e professionale si unisce al-l’incapacità di gestire la propria vita.

In termini psicosociali i soggetti sembrano sviluppare sì nuoviadattamenti (a differenza delle donne) ma vediamo aumentare ilsenso di inadeguatezza e disistima.

La dimensione emotiva ed affettiva colpisce tutti anziani ed an-ziane: i primi non sono più considerati capaci di incarnare le aspet-tative della maschilità attiva e nervosa, le seconde non portano piùsu di sé i segni della fecondità e pertanto hanno adempiuto i compi-ti che il ruolo sociale ha prescritto loro in quanto principalmente«femmine».

Il grado di vulnerabilità dell’anziano (pericolo nelle zone pubbli-che, sia «reale» che «percepito»; i rischi legati ai borseggi in prossi-mità del periodo di riscossione delle pensioni o nelle vicinanze degli

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uffici postali; il pericolo di cadere e farsi male; l’incuria degli spaziurbani e le limitazioni di movimento) e la possibilità che questi di-venti vittima di abusi da parte della famiglia che gli nega ed omettedunque cure ed assistenza (neglect) o i casi in cui è lo stesso anzianoche si lascia morire o cerca di non essere un peso per la propria fa-miglia di origine, ed ancora si pensi anche a tutti quei casi di abusoin ambiente istituzionale (le case di cura fra tutti), si associano adun’altra dimensione evidenziata nelle nostre interviste, quella legataagli abusi nella quotidianità della vita degli anziani.

In primo luogo i tentativi di truffa:

Al mercato cercano di approfittare degli anziani, le bilance sono truccate, tiprendono in giro tutti i giorni, alcuni non mettono neanche i prezzi. Nei paesii vigili fanno rispettare i prezzi a Palermo no.P15: M22.txt - 15:7 [Al mercato cercano di approfit…] (60:62) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

D: L’attesa ad uno sportello è una difficoltà per lei?R: Certe volte sì, alla posta o in banca. Bisognerebbe che questa gente anzia-na venga accompagnata da qualcuno per evitare gli scippi, parlano sempredei poliziotti di quartiere ma dove sono? Solo in via Maqueda o in via Rugge-ro Settimo. La gente fa quello che vuole e non c’è educazione verso la genteanziana. In giro ne vedo tante, persone maleducate, persone che voglionorubare ai «vecchiareddi» al mercato togliendo 100 grammi. C’è poco da fare.P25: M4.txt - 25:7 [CLA: l’attesa ad uno sportello…] (104:109) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

Da non trascurarsi inoltre alcuni momenti particolarmente per-cepiti «a rischio» da parte degli anziani, come la riscossione dellapensione o il portare con sé delle somme di denaro; sono proprioquesti avvenimenti che portano a sviluppare nell’anziano strategiedi fronteggiamento e riduzione del rischio, come si evince dal se-guente frammento:

D: Ha qualche timore quando va a prendere la pensione?R: Sì, qualche timore c’è sempre.D: C’è qualche strategia che usa?R: No, nessuna. La banca dove vado io ha il metronotte davanti e in qualchemodo mi sento protetto, ma se vogliono fregare lo possono fare benissimo

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seguendomi così come hanno fatto con qualcuno, hanno simulato un tampo-namento. Questo è successo ad un mio amico, dopo il tamponamento dueragazzi lo hanno aggredito e gli hanno preso i soldi. Io per evitare questo cer-co di non prendere la pensione in un’unica soluzione così se mi fregano ioperdo poco. Se mi dovessero fregare tutto io non saprei come fare perché èl’unica risorsa della famiglia.P4: M12.txt - 4:6 [CLA: ha qualche timore quando…] (45:53) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

Assai lamentata la questione relativa all’abitazione dell’anziano,sovente in affitto, che il padrone di casa incurante non si interessadi bonificare né di apportarvi migliorie: la questione dunque noninteressa semplicemente la dimensione architettonica e la vivibilitàdi un arredo urbano anche a dimensione anziana, quanto piuttostodi quegli spazi proibitivi per un anziano debole economicamente:

sì, qui ci abito da un anno e mezzo ma la padrona non mi vuole fare ancora ilcontratto e mi ha fatto perdere i soldi della casa, se lei continua a non far-melo vado dalla finanza e la denuncio. Non è spionaggio ma me lo deve fareo i soldi me li dà lei.P3: F11.txt - 3:4 [si, ci abito da un anno e mezz…] (42:44) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

Viene pertanto evidenziato un aspetto assai rilevante, da verifica-re in seguito1, relativo alla situazione dell’offerta abitativa ed allog-giativa per gli anziani sempre più irrigidita sulla dimensione dellaproprietà, sempre più di arduo accesso e, pertanto, causa di soffe-renza e malessere per una vasta categoria di soggetti che non godo-no di requisiti di stabilità (lavorativa, economica, familiare, localiz-zativa, di salute).

Non emerge semplicemente il problema relativo alle limitazioniche investono la popolazione anziana in termini di mobilità, di spa-zio urbano che ne agevoli l’esistenza, quanto piuttosto di un conte-sto generale riconducibile generalmente all’aspetto «abitativo» chene riduce drasticamente la qualità della vita.

Si pensi ai casi di quotidiano disagio abitativo determinato dallapresenza di barriere domestiche o condominiali che penalizzano la

1 Anche attraverso analisi e ricerche specifiche.

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Fig. 9.3. Network «Sicurezza» nel gruppo composto da anziane

contradicts

is associated with

is cause of

CF:Sicurezza

radicamento al luogo~

autopercezione vecchiaia decadimentofisico

solitudine~

ruolo di genere~

paura - rischio di vittimizzazione

Fig. 9.4. Network «Paura - rischio di vittimizzazione» nel gruppo compostoda anziane

contradicts

is associated with

is cause of

contradicts

solitudine~

ruolo di genere~

F:Empowerment individuale_1

paura - rischio di vittimizzazione

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mobilità dei soggetti in condizione di senilità avanzata, di invaliditào di malattia permanenti.

Una dimensione da non trascurare in ricerche successive è pro-prio quella delle condizioni abitative, non soltanto verificandone lecondizioni strutturali (in molti casi non adeguate ai bisogni deglianziani, si considerino le case senza ascensore, gli immobili fatiscen-ti, le case isolate), ma valutando altresì gli abusi del libero mercato(oltre che dei proprietari) che riduce, quasi al limite di annullarle, lesituazioni di affitto protette dai rincari.

Appare interessante evidenziare altresì come la dimensione per-cettiva di insicurezza assuma una dimensione di genere particolar-mente visibile nel gruppo di anziane, gruppo nel quale alla paura eal rischio (oggettivo o soggettivo) di vittimizzazione sono da asso-ciarsi l’isolamento (dimensione oggettiva) e la solitudine (dimensio-ne soggettiva):

R: I vicini? Sì, li conosco però vede la situazione è questa che io abito in un(cortile) sola, non è che c’è abitazioni sopra, sotto, niente.D: Cioè la sua casa è sua.R: Sì è singola, non vedo a nuddu (nessuno)… perciò io m’avissi a sentiri male(se dovessi sentirmi male) di notte non posso chiamare a un vicino, una cosa,niente… devo fare solo il numero di telefono dei mi figgi (figli).P7: F15.txt - 7:8 [i vicini si li conosco però ve…] (76:80) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione] [solitudine]

Il tema della violenza su donne (anziane e no) e minori, nonchéquello del maltrattamento in famiglia è sempre stato sottostimato esottorappresentato nella sfera politica, dai mass media, nella ricerca enell’opinione pubblica.

Il motivo non è esclusivamente da attribuirsi alla reticenza daparte delle vittime a denunciare (elemento peraltro assai presente),quanto piuttosto è da interpretare con la concezione della violenzasulle donne che tende ad essere una violenza legittimata, accettata,corrispondente ai contesti di relazione di genere «normali» (Terra-gni, 1999, p. 187).

Infatti per questi tipi di violenza e di reati, i rischi maggiori divittimizzazione si riscontrano all’interno di luoghi, ambienti e rela-zioni sicuri quali la casa, il lavoro, il vicinato, le relazioni familiari.

La violenza alle donne si può concettualizzare come violenza di

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genere e più precisamente come «violenza che trova un rispecchia-mento nel modo in cui, storicamente e culturalmente, si sono con-notate le relazioni tra uomini e donne» (Terragni, ibid., pp. 188-189). A sostegno di quanto detto, possiamo associare a forme diviolenza particolare esperienze e percezioni del rischio.

Alcuni studi si sono concentrati proprio sulla percezione di insi-curezza delle donne: spesso le donne sono vittime designate cultu-ralmente. Un nostro intervistato esprime chiaramente la costruzio-ne della donna anziana come «bersaglio» culturale, svelando altresì irapporti di potere sottesi ai ruoli di genere:

R: No, mia moglie, prima la facevo io. Mia moglie sa dove deve risparmiare. Iole vado dietro perché magari ho paura di un borseggio, perché non c’è con-trollo della polizia in borghese.P7: M15.txt - 7:8 [GIU: no, mia moglie, prima la…] (74:75) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

Perché, si chiede la Creazzo (1999, p. 229) i giovani uomini che,dal punto di vista statistico, rappresentano i soggetti più aggreditirisultano più sicuri? Non sarebbe possibile prestare attenzione a tut-ti i pericoli, saremmo sempre in guardia, attendendo l’indicibileoppure assolutamente adusi a qualunque accadimento. Invece, piùverosimilmente, la nostra attenzione è attirata e percepisce alcunipericoli a differenza di altri: questo perché la percezione del rischioè «culturalmente standardizzata» (Douglas, 1991, pp. 82 e 158) cosìcome l’individuazione di vittime potenziali e concrete.

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I vecchi sono degli esseri umani? A giudicare dal modo concui sono trattati nella nostra società, è lecito dubitarne. Perquesta società, essi non hanno le stesse esigenze e gli stessi di-ritti degli altri membri della collettività: a loro si rifiuta ancheil minimo necessario. Per tranquillizzare la coscienza dellacollettività, gli ideologi hanno forgiato miti, del resto con-traddittori, che incitano l’adulto a vedere nell’anziano non unsuo simile, ma un ‘altro’: il saggio venerabile che dominadall’alto il mondo terrestre, o il vecchio folle stravagante evanesio. Che lo si ponga al di sopra o al di sotto della nostraspecie, resterà in ogni caso un esiliato. Ma piuttosto di travi-sare la realtà, si preferisce ignorarla radicalmente: la vec-chiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito. Èproprio questo il motivo che mi ha indotto a scrivere questepagine. Ho voluto descrivere la condizione di questi paria e illoro modo di vivere, ho voluto fare ascoltare la loro voce: sa-remo costretti a riconoscere che si tratta di una voce umana.Si comprenderà allora che la sorte infelice loro riservata de-nuncia il fallimento dell’intero nostro sistema sociale: è im-possibile conciliarla con la morale umanista professata dalleclassi egemoni... Ecco perché bisogna rompere una congiuradel silenzio. Chiedo ai lettori di aiutarmi in questa battaglia.(Simone de Beauvoir, La terza età)

mai come oggi gli uomini sono morti così silenziosamente eigienicamente e mai sono stati così soli(Elias, trad. it. 103)

La condizione degli anziani, anche e soprattutto nella città di Pa-lermo, sembra riflettere una tendenza italiana a progettare la di-mensione assistenziale soltanto nella temperie dell’emergenza, cosìfacendo si trascura non soltanto la dimensione progettuale, con le

10.Condizione di emergenza

o ricerca di un’anzianità normale?di Claudio Cappotto e Cirus Rinaldi

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sue componenti operative, organizzative, di personale, ma anchel’intervento proiettato verso la prevenzione.

In quest’ultimo caso la progettazione di una logica preventivacoinciderebbe anche con una precisa volontà di assunzione di re-sponsabilità politiche, aspetto assente anche nella declinazione dellepolitiche e degli interventi a livello locale.

Ecco che appare assai decisivo il contributo delle realtà che lavo-rano sul campo e l’interconnessione con la rete territoriale: la visio-ne sensibile ed empatica delle prime si potrebbe unire alla profes-sionalità della seconda anche in vista della progettazione di reti al-ternative: questa possibilità potrebbe individuare nelle assistentifamiliari e nelle badanti straniere non soltanto un’alternativa all’isti-tuzionalizzazione (ultima ratio da considerare solo nei casi più gravi,ma anche una forma di integrazione culturale e sociale, parte diservizi di respite care da incentivare per evitare l’abbandono anchetemporaneo da parte della famiglia.

Abbiamo più volte sottolineato, sulla base dei dati raccolti, quantoquella di anziano sia una categoria molteplice e racchiuda più diffe-renziazione che omogeneità; guardare alla differenza è in primoluogo un esercizio civile, ma anche lo strumento ideale per indivi-duare all’interno della vecchiaia, intesa come allarme o minaccia,anche le potenziali risorse.

Le più recenti trasformazioni demografiche spingono politici e ricer-catori a ripensare profondamente le modalità di coinvolgimento edi partecipazione degli anziani nella società, interrogandosi sui loropossibili ruoli, sul loro impegno attivo nella cura della propria per-sona così come nel coinvolgimento nelle attività sociali, su ciò chesinteticamente viene definito in letteratura socio-psicologica successfulaging, intendendo con la definizione le dimensioni di vita attiva, so-ciale, le possibilità di coinvolgimento nonché quelle fisiche e cogni-tive.

Un primo tema di discussione è rappresentato dall’insieme dellerelazioni in cui gli anziani sono considerati come risorsa, come nodi im-portanti della rete di supporto: l’allungamento della vita e il relativomiglioramento delle condizioni di salute contribuiscono a mantene-re uno stile di vita partecipativo in diverse sfere della vita quotidia-na. Ciò è persino evidente nei casi in cui il carico assistenziale tendea concentrarsi e a gravare su individui già anziani, per esempio, ilcui lavoro di cura è indirizzato a grandi vecchi (un genitore) o nel

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caso in cui avvenga scambio reciproco tra categorie old-old (coniugiper esempio).

I risultati di molti studi, cui perveniamo anche noi con la presen-te ricerca, evidenziano quanto gli anziani in Italia, specie nel Sud,continuino a svolgere ruolo di ammortizzatore socio-economico e dunquedi sostegno per i propri figli: nel caso delle donne anziane, smessoil sostegno per soggetti della generazione precedente (genitori o al-tri parenti), si offre ai propri figli, ai propri coniugi.

Le forme di sostegno possono essere varie, dal supporto materialeed economico (si vive nella stessa casa genitoriale che diventa anchemultigenerazionale; si consideri altresì il caso dei figli coniugati edisoccupati), alle relazioni di cura dei bambini del loro gruppo pa-rentale, per periodi più o meno lunghi, alle altre forme di solidarie-tà (lo svolgimento di commissioni per vicini malati o invalidi, l’of-ferta di compagnia, l’aiuto nelle faccende domestiche, ecc.).

Tuttavia bisogna ricordare che il lavoro di care è offerto asimme-tricamente in termini di relazioni di genere: se gli uomini svolgonoattività di collaborazione che li lega alla sfera pubblica (prendere elasciare bambini all’asilo, pagare le bollette, acquistare farmaci,ecc.), le donne anziane «limitano» la propria cura ad attività «tradi-zionali», svolte prevalentemente nella dimensione privata dell’ambi-to domestico.

Tutti questi elementi ci portano a riflettere sui principi di conte-nimento economico che caratterizzano la storia attuale del welfarestate e che ricollocano la famiglia quale principale carer, in tal sensodiventa necessario valorizzare le risorse della comunità a favoredelle famiglie con anziani a carico e di converso favorire la relazionedelle famiglie nei confronti di anziani che vivono (e vogliono stare)soli (community-based care).

L’invecchiamento della popolazione pone dimensioni problema-tiche anche per l’offerta sanitaria: infatti se è vero che la vita si è al-lungata e che, generalmente, lo stato di salute degli individui è mi-gliorato, pare importante domandarsi – alla luce del rapporto traprocesso di invecchiamento e transizione sanitaria – quanto l’au-mento della speranza di vita possa ricondursi ad una condizione divita attiva, autosufficiente (Barbagli et al., 2002, p. 79).

All’interno della condizione di salute, un posto di particolare rilie-vo, a cui è stata prestata attenzione all’interno del processo di ricer-ca, è la dimensione soggettiva del proprio stato di salute. Il soggetto

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diventa risorsa attiva in grado di creare condizioni di equilibrio e lostato di malattia è interpretabile come crisi che apre potenzialmenteal cambiamento, svelando una densa trama di significati e dinami-che relazionali: ciò che preme segnalare è che attraverso questaprospettica teorica è possibile evidenziare e considerare le diversevalutazioni soggettive, tra anziani e anziane, relativamente alle pro-prie condizioni di salute quali indicatori di esigenze differenti, cosìcome la percezione di un disagio psicofisico può interpretarsi comemanifestazione di disagi relazionali o sociali, o ancora come la vul-nerabilità economica di gruppi specifici si traduce in una diversavalutazione delle proprie condizioni di salute o di rapporto con ilproprio corpo.

Secondo queste premesse, il discorso della salute e sulla salutedegli anziani e delle anziane non può essere disgiunto da un piùpreciso ragionamento sull’empowerment individuale e dall’analisi dellerelazioni intergenerazionali. Come abbiamo sottolineato, se gli uo-mini soffrono dell’isolamento relativo alla loro fuoriuscita dalla di-mensione pubblica dell’attivismo, le donne anziane continuano arifugiarsi nella solitudine forzata della sfera privata, rispettando ledifferenze del ruolo di genere, esprimendo il proprio disagio attra-verso l’unico codice a loro disposizione: quello della sparizione, delsacrificio, dell’abnegazione, dell’incapacità di «pensarsi» indipen-dentemente dal proprio ruolo o, seguendo il codice, utilizzato am-piamente, «di esprimere un desiderio individuale».

Ciò ha delle ripercussioni anche sul rapporto tra speranza di vita esperanza di vita attiva.

In tal senso i fattori relazionali possono divenire una chiave di let-tura assai interessante per studiare gli effetti di morbilità e mortalitànelle donne che vivono sole o con scarse relazioni sociali. In relazio-ne al rapporto con la salute, abbiamo notato come più che l’invec-chiamento in sé, siano la sua percezione soggettiva, fortemente con-dizionata dalla dimensione socio-relazionale, e le peggiori condizionidi salute che compromettono la vita quotidiana degli anziani.

La perdita dell’autonomia, la presenza di disabilità o di malattiecroniche, se associate alla dimensione relazionale, svelerebbero, conle opportune modalità di raccolta delle informazioni, quanto la soli-tudine dell’anziano si riveli piuttosto come isolamento dal supportoaltrui o, al contrario, come condizione di dipendenza gravante sullereti di parentela.

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Proprio la dimensione di genere, il genere medesimo, diventa prin-cipio cruciale nelle relazioni economiche e nella distribuzione dellerelazioni di potere all’interno delle relazioni sociali soprattutto in rife-rimento alla struttura familiare, al mercato, alla distribuzione delle ri-sorse tra uomini e donne anziane nel corso di vita, ma anche relati-vamente all’esperienza medesima della vecchiaia e dell’invecchiare.

A partire dalle riflessioni sul gruppo delle anziane, abbiamo nota-to che le esperienze di queste ultime sono costruite socialmente eculturalmente; con ciò si intende affermare che la divisione del po-tere e del lavoro, le proscrizioni normative ed anche le strutture isti-tuzionali sono profondamente informate alla divisione di genere,maschile e femminile.

Ciò significa che le esperienze vissute dai soggetti sono condizio-nate strutturalmente in relazione al proprio genere di appartenen-za: le donne anziane, nello specifico, raramente, se non in terminiillusori, pongono in essere delle «scelte» o «preferenze» (in terminieconomici), ma piuttosto delle scelte obbligate determinate dalleforze costrittive dei «regimi di genere» (gender regimes) (Connell,1987) radicati e inscritti nello Stato, nel mercato e nella famiglia.

Un terzo elemento da considerare è che gli svantaggi (economici,sociali e culturali) per le donne vengono accumulati durante il corsodi vita, aggravandosi con l’avanzare dell’età. Secondo dati del WHO(2002), in tutte le società le donne vivono più a lungo degli uomini,e nell’anzianità avanzata la ratio donna/uomo è di 2:1. sebbene, conl’eccezione della mortalità infantile, osserviamo un vantaggio gene-rale delle donne nella probabilità di vita, le donne hanno propor-zionalmente una probabilità più bassa di vivere senza alcuna disabi-lità rispetto a quanto accade agli uomini intorno ai 65 anni di età.

Ciò significa che le donne vivono un numero maggiore di annicon limitazioni gravi delle proprie funzioni a causa di una o piùmalattie croniche rispetto agli uomini della stessa età.

Il problema relativo all’accesso e alla qualità del coinvolgimento delledonne nel mercato del lavoro, già individuato dalla Pateman (1983)che descrive il welfare state patriarcale (the patriarchal welfare state),consiste principalmente nella diffusione, sia nello spazio privato chein quello pubblico, di strutture patriarcali di vita ed espressione fa-miliare nelle quali alle donne viene lasciato ciò che non è considera-to di profitto in termini economici e di mercato: servizi e lavorodomestico non retribuito.

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La stessa riflessione che viene specificata per le donne anzianepuò essere estesa all’universo anziano nella sua generalità come pro-dotto culturale di rimozione e di abiezione: con la prima accezione ci vo-gliamo riferire alla rimozione sociale e culturale dell’esperienza del-l’invecchiare e della vecchiaia nelle società industriali che da proces-so pubblico (si invecchiava pubblicamente mantenendo un ruolo)viene confinato e isolato dal resto della società, mentre attraverso iprocessi di abiezione (Kristeva, trad. it. 2006) le società creano unastratificazione dei corpi, attraverso la quale alcuni corpi divengonopiù desiderabili di altri.

Questi processi insieme hanno portato alla creazione di una cate-goria residuale dell’età anziana alla quale associare facilmente il credoproduttivistico e i ruoli occupazionali di una società in cui i processieconomici, ed il lavoro in particolare, non solo rappresentavano lafase centrale del ciclo di vita degli individui ma anche lo scopo de-terminante.

Abbiamo notato come le traiettorie biografiche ed esistenziali va-dano via via autonomizzandosi dalle relazioni con i tempi ed ilmondo istituzionale, non più garante di una netta definizione dellediverse fasi di transizione della vita degli individui (Facchini, Ram-pazi, 2006).

All’immagine del pensionato senza occupazione, lavoro o respon-sabilità, si associa il soggetto che è costretto a lavorare in nero o siimpegna in piccole attività di economia informale (quasi-illegale oillecita) pur di arrotondare la pensione (lavoro part-time, si dicevaprima del supporto ai figli, piccole attività domestiche, disbrigo dipratiche, piccole produzioni destinate all’autoconsumo): anche sto-ricamente non saremmo pronti a ritenere cogente l’equazione pen-sionato uguale inabile (soprattutto pensando ai prepensionamentidegli anni ’70 o alle baby pensioni nel settore pubblico).

Ancor meno se pensiamo al ruolo svolto dagli anziani genitoripensionati nei confronti dei figli (in cerca di inserimento lavorativoe no) in termini materiali, simbolici e relazionali che li allontanadallo stereotipo dell’anziano come attore «passivo», e persino dalpeso politico acquisito dagli anziani, dai pensionati iscritti ai sinda-cati che superano gli «attivi».

Rimangono insufficientemente analizzate, sebbene individuate,dimensioni che potrebbero essere adeguatamente analizzate in ricer-che future e riconosciute in interventi di policy specifici.

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In primo luogo e sulla base dei nostri dati, sembra assai necessa-rio riporre attenzione dunque, anche e soprattutto da parte dei ser-vizi, non sulla vecchiaia in sé ma piuttosto sull’invecchiamentoprendendo in considerazione il processo e non lo stigma dell’età.

Questa esigenza diventa più cogente quando riflettiamo sullemodalità attraverso le quali le politiche sociali, direttamente e indi-rettamente, influenzano i processi di invecchiamento: esse infatti ri-escono a contribuire ad una certa rappresentazione del fenomeno,determinando conseguenze materiali, inducendo ad avvertire comecogenti alcune azioni piuttosto che altre.

Per i responsabili dei servizi o per gli operatori socio-sanitari ciòsignifica che a secondo dei contenuti e delle disposizioni delle poli-tiche certe attività possono essere intraprese mentre altre sono vie-tate: basti pensare al settore pubblico, alle risorse materiali rese di-sponibili per perseguire determinate attività o, più generalmente,alla dimensione della visibilità dei problemi, del loro riconoscimen-to e pertanto dell’attenzione che si riserva loro.

In tal senso e in termini assai generali, le politiche sono anche lostrumento che legittima certe rappresentazioni, rendendole pubbli-che ed accettabili.

E proprio all’interno della sfera della desiderabilità in relazionealla vecchiaia non possiamo non avvertire l’esigenza di una presa incarico dei temi e dei problemi etici derivanti dalla decisione di cura,dall’eutanasia e dalle malattie terminali, temi sui quali sembra asse-starsi gran parte della discussione (assai necessaria) sulla relazionetra salute e long term care.

Una sfida assai importante per le politiche deriva altresì danuovi target e nuove domande sociali: in primo luogo, non si trascuriil ruolo che la dimensione etnica e le differenze culturali gioche-ranno nell’esperienza di invecchiamento dei soggetti nonché nel-l’offerta dei servizi socio-sanitari e delle politiche pubbliche in ge-nerale. Il numero sempre crescente di immigrati e i gruppi diRom anch’essi invecchiano: e i segmenti biografici, in questi casi,si intrecciano con la specificità culturale e la necessaria presa incarico.

All’interno della popolazione anziana si trovano anche gli anzianiGLBT (gay, lesbiche, bisessuali e transgender): l’intersezione tra età,corso di vita ed orientamento sessuale è assai rara nelle ricerche psi-co-sociali, la gerontologia ha sovente ignorato questa fetta di popo-

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lazione, già penalizzata dal più generale eterosessismo e dalla «ge-rontofobia» che, in ambienti gay assume punte estreme1.

In tal caso le politiche pubbliche si troveranno il carico di «rico-noscere» una doppia alterità, quella della vecchiaia e delle sue pos-sibili declinazioni. Bisognerà tuttavia intendere la tensione del rico-noscimento non come progetto kantiano di «riconoscimento appro-priato alla persona in quanto tale […], ossia a prescindere e indi-pendentemente da ciò che la persona fa o esprime» (Sparti, 2003, p.180), quanto piuttosto come pratica del riconoscimento, consape-volezza di essere coinvolti in un processo in cui sono trasmesse ri-sorse simboliche e materiali per la formazione di un’identità.

È solo attraverso un riconoscimento di tipo estimativo – l’acknow-ledgement o considerazione sociale – che mostriamo il nostro grado di«responsività» (responsiveness), «[…] il nostro impegno a riprodurrequegli stati di riconoscimento espressivo ed intercorporeo che assi-curano il nostro valore di persone fra persone, appunto la nostradignità umana» (Sparti, ibid., p. 151). Il riconoscimento sociale, apartire dalle politiche pubbliche, diventa pertanto strumento dellaconservazione: «[…], il riconoscimento promuove la conservazionedi sé: sono riconosciuto anzitutto come degno d’essere conservato[…]» (Sparti, ibid., p. 157).

Non è un caso che il riconoscimento negato dia luogo alla disap-partenenza, che nei vissuti biografici degli anziani è rapportata soven-te alla sofferenza: «[…] le diverse forme di misconoscimento assu-mono per l’integrità psichica dell’uomo lo stesso ruolo negativo svol-

1 Bellezza e giovinezza sfiorite rendono i gay e le lesbiche anziane soggetti invisibiliall’interno di una categoria sociale, quella degli anziani, di per sé ignorata. Si tratta diuna fascia di popolazione che ha vissuto il pregiudizio e la liberalizzazione dei costu-mi, assai interessante perché offre un esempio di strategie di fronteggiamento (diostilità da più parti) e di modelli di creazione di reti e comunità in grado di superarele difficoltà legate al riconoscimento sociale e alle barriere legali. Hanno infatti creatolegami familiari sulla base delle reti di amicizie quando le stesse famiglie di origine liaveva respinti. Attraverso i dati, assai limitati invero, in nostro possesso, sebbene og-gigiorno i temi legati al riconoscimento siano dibattuti pubblicamente, tuttavia la soli-tudine degli anziani GLBT è drammatica e sebbene essi siano in grado di creare net-work di supporto più forti, una volta rigettati dalla famiglia di origine, rispetto algruppo dei pari eterosessuali (Kimmell, 1992), molti hanno interiorizzato stereotipinegativi e continuano a vivere di nascosto con la paura di essere scoperti. O rivelatala, propria identità, hanno allentato le relazioni con le famiglie di origine, o quellecon figli avuti da precedenti matrimoni.

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to dalle malattie organiche nel contesto della riproduzione del cor-po; l’esperienza della degradazione e della mortificazione sociale met-te a rischio l’identità degli esseri umani allo stesso modo in cui le ma-lattie minacciano la loro vita fisica» (Honneth, trad. it. 2002, p. 162).

Il riconoscimento si configurerebbe pertanto come dispositivo direintegrazione del soggetto nella trama relazionale sociale e collet-tiva (caring), secondo una precisa considerazione della sua corporei-tà e della sua esperienza vissuta (Merleau-Ponty, 1965), «[…] allaprevenzione delle malattie corrisponderebbe la garanzia sociale dirapporti di riconoscimento che consentono ai soggetti la protezionepiù completa dalla sofferenza del misconoscimento» (Honneth, ibi-dem, p. 163).

Ciò potrebbe avvenire attraverso una lettura e un’interpretazio-ne dei segni della «malattia» che valorizzino le dimensioni interpre-tative, affettive ed empatiche dei soggetti, sviluppando forme dialo-gico-narrative inedite nelle quali sono gli stessi attori ad alimentaretale processo maieutico-discorsivo (Leonzi, 1999, p. 54).

Porsi criticamente tali riflessioni ci invita a prendere atto dellanecessaria condivisione di responsabilità, del moltiplicarsi di nuovedomande sociale e di nuovi attori, del bisogno di formulazioni poli-tiche che tengano conto di queste forti tensioni, iniziando dalla ba-nale constatazione che la società è divenuta differenziata fin troppoper poter essere considerata secondo una prospettiva unitaria, cen-tralizzata. La complessità, la dinamica e la diversità delle societàmoderne richiedono nuove forme di governance differenti, dinami-che e complesse (Kooinan, 2002, p. 81).

Nodo focale di questi discorsi è tuttavia il problema dell’identità,esso nasce come problema nel senso che l’uomo ha bisogno di riflet-terci nel momento in cui ormai è entrata in crisi.

Per lo Stato moderno fondamentale è la decostruzione dell’iden-tità personale, lo sradicamento culturale di ognuno per la ricostru-zione di un’identità sociale. Quindi la ricerca dell’identità nascecome un problema ed ancora nella società postmoderna essa è unproblema sebbene diverso da quello sopra descritto. Oggi esso èl’esatto contrario di un tempo, la ricerca consiste nell’evitare in tuttii modi la fissazione, la stabilità, la solidità. Un’identità stabile può es-sere solo controproducente in una società in continuo mutamentoin cui è opportuno saper indossare di volta in volta abiti diversiadeguati alle sempre diverse situazioni.

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Un altro importante elemento di differenza tra i due modelli disocietà evidenzia quali siano gli organi a cui spetta il compito di co-struzione dell’identità.

Nel primo caso esso spetta sicuramente e solamente allo Stato,che lo esercita attraverso le istituzioni; nel nostro caso esso appar-tiene ad ogni singolo individuo e forse per questo il problema si faancora più pesante, e si pone come limite alla crescita di una societàserena e non dell’incertezza2.

In condizioni di cambiamento radicale e di modernizzazione ac-celerata della società muta il compito dell’integrazione sociale chedovrà garantire «il controllo affettivo individuale da un lato, e ilmantenimento e la ricostruzione del nesso sociale dall’altro» (Mess-ner, 2000, p. 164): il passaggio dalla società industriale alla societàdel rischio, secondo Messner, è proprio caratterizzato dal fatto che la«minaccia all’identità costituisce il fulcro» (Beck, 1986).

Bisogna pertanto mutare anche le forme e gli obiettivi della soli-darietà civile nel riconoscimento dell’alterità dell’altro, in primo luo-go orientandola non alla compensazione bensì all’empowerment deicittadini, proponendo programmi che assicurino e migliorino laqualità della loro partecipazione.

«La solidarietà, quindi, non consiste in un unicum, ma si configu-ra in modi diversi conformemente alle sfere dell’agire, ai punti diriferimento morali, ai criteri di qualità e ai media di scambio. Ogniforma proposta però deve, per farsi valere, superare il test dell’em-powerment, deve dimostrare di servire a rafforzare la partecipazionedei singoli, deve provare come e in che misura può incoraggiarli ecome apre nuovi campi all’apprendimento sociale che si colleganoalle risorse, alle disposizioni e alle forme già esistenti in una comu-nità data» (Messner, ibid., p. 148).

Nei confronti dei temi relativi all’empowerment delle categorie mar-ginalizzate le proposte più innovative, ancora poco dibattute nelleuniversità italiane, provengono dai gruppi di studiose che, muo-vendo da premesse femministe ed utilizzando una prospettiva d’a-nalisi costruttivista, sviluppano le proprie teorie in direzione del ri-conoscimento delle istanze e dei punti di vista di cui sono portatricile minoranze (Fraser, 1995; Benhabib, 1992; Young, 1990, 1996) al-l’interno della sfera pubblica.

2 Per una trattazione si rinvia a Giddens, 1991.

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Anche la vita private e le più banali azioni quotidiane hanno va-lenza e valori politici; nei discorsi dei costruttivisti porre all’atten-zione dell’agenda politica il privato significa svelarne le relazioni dipotere esistenti: al centro della tradizione costruttivista risiede ladomanda di inclusione popolare all’interno del dibattito pubblico epolitico, inclusione a cui è legato concettualmente il riconoscimentodei distinti punti di vista degli attori.

Riconoscimento significa innanzitutto attribuire particolare valo-re alle differenze sociali, alle esperienze e alle identità.

Piuttosto che produrre un sistema comune di significati, il discor-so politico ha il compito necessario di comprendere la realtà el’esperienza delle differenze dell’alterità, abbattendo, in primo luo-go cognitivamente, il pregiudizio del dato per scontato.

Secondo Zali Gurevich (1988) il vero riconoscimento presuppor-rebbe un processo di decentramento (de-centering), di estraniazione:«un riconoscimento non solo del fatto che io sia il centro, nel sensoche l’altro è diverso da me, ma anche che lui è il centro, rendendome l’altro differente. Cosi attraverso il rendere estraneo e l’esperirel’alterità, le due parti del dialogo possono essere realizzate» (Gure-vich, 1988, p. 1189).

Ciò significa che quanto più diverse sono le identità che parteci-pano al discorso pubblico, tanto più vasto diventa il range di opzionie di implicazioni che possono essere immaginate.

Il richiamo ai criteri di universalità e l’enfasi sul consenso in real-tà non sarebbero altro che norme fortemente dipendenti dalle cul-ture in cui sono prodotte, espressioni di forme di potere che invecedi valorizzare la differenza mirano a calpestarne la valenza (Young,1996; Gould, 1996).

L’attenzione nei confronti della differenza si esprime anche attra-verso il particolare risalto dato ai mondi vitali dei soggetti, alle cono-scenze incarnate dei cittadini ordinari; attraverso la legittimazionedelle narrazioni (narrative) quali forme appropriate del discorso poli-tico, si promuovono l’empatia e la possibilità di comprendere espe-rienze e vissuti a livello fisico, emotivo, peculiari alle soggettività.

La riflessione è da indirizzare pertanto al modo in cui le personedefiniscono ed esprimono i propri bisogni: il grave problema delladisaffezione nei confronti del welfare state è proprio da individuarenello scostamento di quest’ultimo dai problemi e dalle domande so-ciali alimentati nella vita quotidiana.

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Infatti «le categorizzazioni su cui si fondano le moderne politi-che sociali svolgono una funzione di sterilizzazione delle differenzee di omologazione dei bisogni, assicurandone la gestione nellostesso momento in cui si approssima l’uguaglianza dei diritti mi-nimi attraverso una loro rappresentazione standardizzata» (Fazzi,2003, p. 19).

Il rispetto delle differenze implica pertanto un cambio di rotta euna svolta linguistica e comunicativa delle politiche sociali che de-vono mirare a valorizzare le esperienze e le dimensioni della vitaquotidiana, rispondendo ai bisogni così come sono concretamentevissuti, «[…] al di là di ogni oggettivazione delle conoscenze e diogni rappresentazione predefinita di cosa sia il bisogno e di qualisiano le aspettative ed i progetti di vita individuali» (Fazzi, ibidem; v.Young, trad. it. 1996, p. 38 ss.3).

Nel riconoscimento delle varie diversità incorporate, il ricercato-re sociale non dovrà mai perdere di vista l’espressività, il desiderio,l’affettività, la sessualità e la dimensione corporea, contestualizzan-do il proprio intervento ed analizzando nel fenomeno le componen-ti particolari piuttosto che presupporre generalizzazioni.

Gli elementi centrali della riflessione all’interno dei processi dipolicy non possono non ruotare intorno all’importanza del «prestareascolto a un’invocazione», sottolineando il carattere necessariamen-te responsivo (responsive) delle politiche sociali, e del riconoscere laspecificità dell’appello.

«Il tentativo, proprio della nostra tradizione, di trascendere que-sta finitezza nell’aspirazione ad una teoria universale non producealtro che costrutti finiti, i quali eludono il carattere della contingen-za di solito riproponendo il dato sotto le spoglie del necessario»(Young, ibid., p. 7-8).

L’ideale universalistico di cittadino ha di fatto determinato l’esclu-sione dalla cittadinanza di tutti quei soggetti i cui bisogni esisten-ziali, espressivi ed affettivi mal si coniugavano con il carattere diastrattezza e di universalità sostenuti dallo Stato.

Uno dei principali interrogativi di natura etica ci porta a doverriflettere sul fatto che molti soggetti non autosufficienti come gli an-ziani, per la loro specifica condizione, sono sottoposti alle scelte tal-volta arbitrarie ed imposte di coloro i quali, fornendo un servizio

3 Nelle citazioni si tiene conto dell’edizione italiana.

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sociale, impongono pratiche alle quali il soggetto non può sottrarsi:la preoccupazione principale è riuscire a comprendere, anche intermini analitici, quanto nel momento stesso in cui vengono soddi-sfatti quei bisogni, essi vengono creati.

Il momento della «dipendenza» forse è un rischio assai grave intermini di sospensione dei diritti fondamentali, da quelli alla sceltapersonale a quelli della vita privata.

Ma come coniugare esigenza di qualità dei servizi di cura a lungotermine, rispetto dei diritti e rinascimento dei bisogni? Quali man-chevolezze negli strumenti di policy, quali stereotipi? E funzionali aquale logica di intervento e programmazione?

Le politiche pubbliche e quelle sociali nello specifico hanno de-terminato rappresentazioni della condizione anziana alternative econflittuali: l’idea stessa di un’età anziana come fatto estremo inevi-tabile determina la spiegazione attraverso la quale si giustifica la di-pendenza da altri e perché si arriva a definire il diritto sociale ad es-sere malati o fragili.

Tuttavia da parte del soggetto anziano l’accettazione di questiprivilegi sociali implica rischi quali l’essere categorizzato come di-pendente, helpless, in perdita di autorità, definito esclusivamente at-traverso la caratteristica principale dell’inabilità fisica.

Da parte dei soggetti si sviluppano, e i nostri dati lo confermano,strategie atte a superare la rappresentazione negativa della vec-chiaia (fare lavori domestici e fare la spesa, ecc.): queste azioni nonpossono che essere analizzate come forma di reazione alla limita-zione e segregazione nello spazio «privato» che rende invisibili ledomande e le necessità dell’anziano, forme di resistenza nei con-fronti di un controllo spaziale che si rivela gerontofobo e privo diservizi, che non offre se non processi di «pensionamento esistenzia-le» (Spedicato Iengo, 2003, p. 144).

Le metafore dello spazio e della rappresentazione offrono la pos-sibilità di analizzare quanto le politiche possano irrigidire «regimidiscorsivi», individuare «spazi» e normalizzare l’inquietante ricercadi uno spazio per gli anziani.

L’uso di strumenti di ricerca responsivi, in grado cioè, nel momen-to stesso in cui sono utilizzati per raccogliere informazioni, di «rico-noscere» i soggetti, ci ha permesso di registrare quanto il quartieresia da considerarsi come spazio vitale in cui possono essere valoriz-zati la qualità della vita, la vecchiaia attiva, la vita comunitaria, i bi-

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sogni di integrazione e di appartenenza che in qualche modo ri-sparmiano all’anziano l’emergenza di doversi adeguare ad un nuovoambiente.

Nel caso in cui le persone che necessitano di aiuto nelle attività dibase di mobilità e di cura (muoversi, mangiare, lavarsi, vestirsi, la-vori in casa, ecc.) dovessero essere supportate nelle proprie case (ospostati in posti specifici): in che modo potrebbero migliorarsi il mixdi servizi e le politiche per permettere al sempre più vasto numerodi anziani di stare nelle proprie case?

Iniziando dal concetto di qualità della vita bisogna avvertire chequesto trova la sua prima trattazione in ambito economico, discipli-na che si concentra sugli standard di vita «misurati» rispetto all’ac-cesso al reddito e ai beni materiali.

Il nostro lavoro è ben lontano da un approccio economico, infattiil concetto di qualità della vita in ambito prettamente sociologico siriferisce a tutta una serie di indicatori sociali come la salute, l’edu-cazione, l’integrazione sociale e le reti di supporto.

Abbiamo prescelto tuttavia un approccio e una visione diretta delrapporto tra qualità della vita e processi di invecchiamento guar-dando direttamente all’esperienza personale della vita e alla perce-zione soggettiva del benessere degli intervistati, prediligendo unaprospettiva che valorizzasse un approccio dal basso verso l’alto, sot-tolineando cosa fosse importante per le persone (intervistate).

È chiaro che le condizioni «oggettive» non possono essere slegatedalle percezioni dei soggetti e che lo stesso benessere è fortementeinfluenzato dalle condizioni di vita: infatti le condizioni di vita og-gettive hanno un impatto sul benessere individuale per mezzo dellemodalità attraverso le quali i soggetti percepiscono e valutano que-ste situazioni. I nostri anziani hanno considerato il loro benesseresoggettivo all’interno del contesto di opportunità e vincoli rappre-sentati dalle risorse individuali e sociali a loro disposizione.

Per operazionalizzare il concetto di benessere soggettivo abbiamotenuto conto sia della dimensione emotiva (aspetti positivi e negati-vi) che di quella cognitiva (valutazioni razionali su quanto si è soddi-sfatti della vita nella sua interezza o rispetto ad alcuni aspetti qualila famiglia, il reddito, il lavoro, se stessi, ecc.)4.

4 Zapf (1984, p. 377) illustra alcune relazioni tra differenti livelli di benessere inte-so in termini oggettivi e soggettivi ed arriva a definire una tipologia di posizioni di

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La soddisfazione si basa su valutazioni dell’attuale rispetto allecondizioni attese: ogni deviazione dalle aspettative è causa di depri-vazione relativa che mina alla base il benessere dell’individuo.

Il gap tra aspirazioni e conquiste spiega le esperienze soggettive,non il livello di vita in sé; se le persone anziane sono più insoddi-sfatte di quanto dovrebbero essere ciò è spiegato dalle loro basseaspettative: strategie di coping accomodanti di adattamento in rispo-sta ad ambienti che non sono affatto responsivi.

Per le persone anziane la vita è stata meglio di quanto potesseroaspettarsi, per i giovani peggiore rispetto di quanto sperassero.

Però i genitori pensano ai propri figli, non pensano a loro stessi:per loro è andata meglio, ma per i figli ancora è tutto nero, e quin-di? In termini di percezione del benessere è come se ci fosse unatara generazionale? In tal caso gli anziani non vedono continuità nelloro ciclo di vita, non c’è un investimento nella loro persona: auto-giustificazionismo e speranze per i figli svolgono una funzione acerniera.

Le misure soggettive per costruire politiche sociali, se sono neces-sarie per comprendere la percezione individuale della portata dellapolicy, possono tuttavia presentare dei rischi quando soprattutto al-cune categorie si aspettano di più, mentre altre non hanno alcunaaspirazione (i ricchi e i poveri, i giovani e gli anziani, ecc.).

Guardando alla dimensione strutturale, le politiche dovrebberoispirarsi alla distribuzione concreta di risorse ed opportunità: so-stiene Sen che le risorse interne ed esterne sono necessarie per ilbenessere, ossia il potere, l’autonomia di raggiungere obiettivi che sireputano utili (Sen, 1993).

I rischi sociali non colpiscono tutti i soggetti allo stesso modo, essinon sono equidistribuiti: i sistemi di welfare sono stati disegnati pro-

benessere: 1) se le condizioni sono oggettivamente buone e apprezzabili anche sog-gettivamente possiamo riferirci al «benessere»; 2) se entrambe le dimensioni sono ne-gative, siamo in presenza di «deprivazione»; 3) se vi è insoddisfazione verso condizio-ni di vita buone avremo casi di «dissonanza»; 4) se vi è soddisfazione in condizioni divita povere avremo «adattamento». Quest’ultimo caso è il più ricorrente tra i nostri in-tervistati: mantenere una percezione alta nella propria vecchiaia nonostante la perdi-ta e l’indisponibilità di risorse (salute, condizioni sociali ed economiche) viene inter-pretata come evidenza di resilience e capacità adattiva tra gli anziani: strategie permantenere autostima quando l’autostima è fortemente minacciata da condizioni indi-viduali ed esterne.

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prio per fronteggiare questi rischi, per equidistribuire il «carico» sututta la popolazione o almeno su quella che lo potesse sostenere.

Il modello di welfare corrisponde tuttavia ad un modello di copingesso stesso, modello corrispondente ad una configurazione di rischiben precisa, essa stessa storicizzata. Non pare più possibile eluderela necessità (e l’emergenza) di nuovi modelli di gestione dei rischiper un insieme assai più ampio di soggetti (Ferrera, 2004).

Il focus sulla popolazione anziana rende cogente come a maggiorisperanze di vita corrispondano necessariamente crescenti bisogniassistenziali, ponendo espressamente il problema del rapporto tragli anziani bisognosi di assistenza e la popolazione occupata e con-tribuente.

All’interno di tali relazioni sembra necessario rivalutare il ruolodella presenza pubblica per fronteggiare e limitare le disuguaglian-ze: bisogna dunque evitare che il welfare ricorra ampiamente al set-tore privato, come avverte Barbieri, anche se «privato sociale», per-ché un welfare tale «può produrre un effetto di selezione avversa,per cui i casi cronici, gravi o comunque non economicamente con-venienti, verrebbero lasciati al welfare pubblico5, con tutte le conse-guenze del caso» (Barbieri, 2005, p. 175).

Tornando a fare uso di «immaginazione sociologica», valutandole alternative di welfare possibili, la loro capacità di attenuare i rischisociali, la loro capacità di essere responsivi nei confronti delle bio-grafie dei soggetti, non si può pensare, come da alcuni viene soste-nuto, di supportare il familismo italiano come equivalente funzionaledell’esistenza di un’assistenza sociale pubblica, senza porsi critica-mente il ruolo della famiglia, delle iniquità di genere e di classe.

Sebbene siano parziali e con finalità precipuamente esplorative, idati raccolti offrono spunti di riflessione per ulteriori ricerche cheintendano analizzare le dimensioni emerse su popolazioni più am-pie di quella raggiunta in questa sede.

La ricerca del resto si prefigge di comprendere i contesti socio-culturali e le esperienze dei soggetti anziani, ed è per tale ragioneche ha prediletto un’analisi in profondità di un numero limitato disoggetti che fossero rappresentativi in termini tipologici.

Più specificamente, allora, la ricerca si è proposta di esplorare inprofondità, più che il sostegno sociale ricevuto, l’adeguatezza per-

5 Condizione che pare occorrere sovente all’interno del nostro territorio.

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cepita del sostegno e gli accounts degli anziani palermitani, al fine diindividuare i principali indicatori di benessere individuale e self-efficacy, tenendo conto anche dei processi di adattamento e dellestrategie di coping che questi soggetti utilizzano per far fronte all’in-sorgere di situazioni stressanti.

La dimensione della causalità è stata sottorappresentata a favoredell’interpretazione perché seguendo le indicazioni del metodonarrativo di Bruner «nemmeno le più convincenti spiegazioni cau-sali della condizione umana possono avere un senso plausibile senon vengono interpretate alla luce del mondo simbolico che costi-tuisce la cultura umana» (Bruner, 2000, p. 131).

Lavorare su un campione ridotto (ma tuttavia tipologicamenterappresentativo)6, privilegiando l’approccio qualitativo, ha permessodi approfondire le esperienze riconnettendole e ricostruendo i con-testi e reinserendole nel più ampio tessuto di esperienze quotidiane.

La particolare attenzione dedicata all’approccio narrativo è dovu-ta alla necessità, avvertita in sede di disegno della ricerca, di darespazio alla ricomposizione del sentimento di identità, sia a livelloindividuale che collettivo.

La possibilità di utilizzare degli strumenti narrativi è funzionalealla necessità di considerare in maniera ermeneutica i vissuti indivi-duali al fine tutto «terapeutico» di «raccontare la propria storia»esprimendo lo sradicamento e acquisendo consapevolezza nell’af-frontare il cambiamento e la domanda di servizi. Per gli anziani in-tervistati, il «raccontarsi» ha avuto la funzione «curativa» dello sco-prirsi soggetti di diritti e rappresentanti di una comunità.

«La prassi narrativa […] svolge altresì una funzione per la com-prensione delle persone che devono oggettivare la propria apparte-nenza al mondo vitale di cui fanno parte nel loro ruolo attuale dipartecipanti alla comunicazione. Esse possono infatti formare un’i-dentità personale soltanto se riconoscono che la sequenza delleproprie azioni costituisce una biografia descrivibile in modo narrati-vo, e possono formare un’identità sociale soltanto se riconoscono dimantenere, attraverso la partecipazione alle interazioni, la propriaappartenenza a gruppi sociali e di essere qui coinvolti nella storia dicollettivi descrivibile in modo narrativo» (Habermas, trad. it. 1986,p. 728).

6 Si rinvia al capitolo metodologico. ????????

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Per i ricercatori si è trattato di accedere alla conoscenza dei codiciculturali e ad alcune delle chiavi interpretative necessarie per deco-dificare bisogni e domande di riconoscimento: sovente si è trattatodi scoprire bisogni inespressi che con difficoltà si riesce a concretiz-zare in domanda sociale. Concentrarsi su questi risultati significaaccentuare l’importanza e la necessità di esplorare in profondità edi individuare gli indicatori di empowerment individuale e socio-co-munitario relativi alla partecipazione e all’impegno degli anziani,individuando pertanto anche gli indicatori di empowerment socio-po-litico utili ad emanciparsi da una condizione caratterizzata da limi-tate opportunità. Le carenze istituzionali e le ripercussioni sulle retisi traducono nell’immediata quotidianità degli anziani nell’impos-sibilità di esprimere, affermare e far valere bisogni e diritti su unpiano di parità e di interscambio.

I risultati dell’indagine mirano a promuovere interventi relativi aifenomeni di esclusione sociale e di learned helplessness, contribuendo adefinire ed implementare strategie di empowerment nei confrontidella perdita del senso di appartenenza alla comunità. È opportunosottolineare che le strategie di empowerment dei soggetti anziani do-vranno contenere benefiche ricadute non solo su questi ultimi, nésolo sulle strutture sociali, ma sull’interazione tra i diversi livelli: indi-vidui-gruppi-sistemi-reti di sistemi, al fine che le «narrazioni» di sva-riati soggetti si includano e acquistino significato vicendevolmente.

L’indagine pertanto potrà essere utilizzata per creare strategie diintervento che rispondano ad alcune esigenze principali: la primadi tipo strumentale (conoscenza relativamente alle risorse utilizza-bili e alla difficoltà di reperimento della popolazione target delledimensioni esplorative del fenomeno), la seconda di tipo relazionalee contestuale (implementazione delle politiche sociali e delle strate-gie di integrazione).

I risultati della ricerca saranno utilizzati per l’implementazionedegli interventi e per la definizione di politiche sociali che conside-reranno sia il versante delle risorse oggettive che quello delle risorseambientali: ottenendo dati per valutare i fattori ambientali e soprat-tutto i reticoli sociali e culturali nelle prospettive di attivazione dicambiamento.

Crediamo tuttavia necessario indicare alcuni temi e dimensioniche, a partire dalle dimensioni emerse nella nostra ricerca, necessi-tano di particolare attenzione in approfondimenti e ricerche future.

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Appare necessario approfondire l’analisi dei vissuti biografici de-gli anziani a partire dal loro coinvolgimento biografico nella storiadella famiglia, in quanto assolve alle principali funzioni di long-termcare e in termini di carico generazionale. Un’analisi siffatta dei per-corsi di sostegno e supporto familiare non può non considerare gliimportanti indicatori di resilienza, di capacità che la famiglia per-tanto, in quanto rete informale, mette in campo facendo fronte asvariati compiti e sfide. È conseguente un’attenzione da riservare alsupporto da fornire alla famiglia in termini di respite di care, di sol-lievo, intervenendo sui problemi assai reali e diffusi del pericolo diburn out del care giver, pericolo che potrebbe concretizzarsi renden-do la rete informale inefficace o persino espulsiva. Quali sostegnipromuovere per consentire alle famiglie la funzione di care giver?Non si può pensare tuttavia che la semplice presenza di figli all’in-terno di un nucleo familiare, nonostante che gran parte delle ricer-che lo confermino, possa costituire l’unico fattore di protezione dalrischio di vivere soli. Bisogna pensare anche alla qualità di questorapporto. Spesso le famiglie tendono a mantenere il più a lungopossibile gli anziani nel loro nucleo: pensiamo perciò che gran par-te di queste forme riorganizzate dipendano e siano dettate anchedalla mancanza di risorse e supporti strutturali ed economici.

Anche sulla base dei nostri dati, e sul confronto dei dati naziona-li, è verosimile che coloro che diventeranno vecchi fra venti anniavranno una rete familiare impoverita (Bramanti, 2004). Ciò ponel’emergenza di forme di solidarietà non soltanto indirizzate alla fa-miglia ma anche alla dimensione socio-comunitaria, focalizzando gliinterventi sulla famiglia inserita nella comunità locale sulla quale fa-re agire sinergicamente le strategie di governance sociale tra diffe-renti reti associative.

Una tale sensibilità di progettazione di servizi, cosiddetta «com-munity oriented» (Bramanti, 2006), intenderebbe promuovere inter-venti che per modalità di programmazione e realizzazione offranosostegno all’anziano attraverso il coinvolgimento delle risorse co-munitarie della cura.

Ciò favorirebbe, considerando l’importanza che i nostri intervi-stati ripongono nelle reti informali, la valorizzazione delle reti spon-tanee di vicinato (sia che si tratti di potenziare forme di affido diur-no presso il contesto abitativo dello stesso anziano, sia che si tratti dilavoro di cura informale svolto dalle reti di vicinato; predisponendo

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il rimborso spese al volontario vicino, la copertura assicurativa perresponsabilità civile e maggiorazioni richieste a seconda dell’impe-gno e della gravità dei casi).

Si tratterebbe tuttavia di immaginare delle istanze di formalizza-zione che tuttavia non irrigidiscano le relazioni (si pensi al progettoSolidarietà di vicinato, del Comune di Torino).

Appare opportuno che la rete di sostegno risponda flessibilmentealle esigenze dell’anziano e della sua rete informale, e che sianopresenti interventi a sostegno dei carers informali (parenti, amici evicini di casa) o di attivazione di altri tipi di reti in grado di integra-re o sostituire le reti mancanti.

Una sorta di «domiciliarità leggera», intendendo con l’espressio-ne «tutti quegli interventi che coinvolgono direttamente la comunitàlocale, i cittadini che vivono in quel quartiere, in quella via, in quelpalazzo, per costruire una rete di protezione sociale al fine di pre-venire e contrastare forme d’invecchiamento precoce o più degrada-to, che potrebbero essere favorite da un maggior isolamento e dauna mancanza di relazioni significative» (Bramanti, 2006, p. 178).Anche i centri diurni possono diventare strumento e risorsa dell’em-powerment socio-comunitario se si aprissero alle famiglie, ai volonta-ri, ad altri comparti della Pubblica Amministrazione, a tutta la citta-dinanza.

Il tema della contestualità dell’attività di care non può non consi-derare la dimensione abitativa della popolazione anziana: diventaallora imprescindibile il riferimento a studi e analisi di housing so-ciale, in grado di fornire indicazioni relativamente alle migliori mo-dalità abitative per anziani che non tengano conto solo delle miglio-ri e più adatte tipologie architettoniche, ma anche delle caratteristi-che medico-assistenziali ed organizzative che devono essere presentinella progettazione di abitazioni per anziani.

Su quest’ultimo aspetto, l’assistenza medico-sanitaria, anche sullabase dei bisogni espressi dai nostri intervistati, deve potersi basaresull’integrazione e la complementarità tra tipi di cura formali edinformali, promuovendo il coinvolgimento attivo di tutti i soggettidella comunità per assicurare una miglior qualità della vita.

Proprio in questa ottica, le figure socio-sanitarie, l’infermiere dicomunità tra queste, potrebbero svolgere funzioni di attivazionedelle risorse informali della comunità (vicini di casa, gruppi di vo-lontariato…), favorendo e rafforzando i legami solidaristici e pro-

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muovendo un cambiamento culturale ed organizzativo, diventandonodi della rete (prendere in carico i bisogni di salute, garantire lacontinuità delle cure nei diversi passaggi di setting assistenziale).

Una configurazione tale non può che rispondere alle esigenze diun welfare plurale, pluralistico, dove diversi soggetti, quelli dotati diresponsabilità istituzionali (enti locali, Pubblica Amministrazione,ecc.) e quelli appartenenti alla società civile (famiglie, associazioni,comunità, ecc.), possano sinergicamente rispondere.

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HU: ANZIANI

File: [C:\Documents and Settings\Proprietario\Desktop\RICERCA\ANZIA-NI\FOCUS GROUP\CAP...\ANZIANI.hpr5]Edited by: SuperDate/Time: 14/01/07 20.57.05--------------------Codes-quotations listCode-Filter: All

Code: «ognuno a casa sua» {10-5}~

P1: M1.txt - 1:3 [CLA: nel suo quartiere non c’è…] (23:24) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]CLA: nel suo quartiere non c’è nessuno?ANG: no. Ci salutiamo ma confidenza a nessuno.

P3: M11.txt - 3:7 [sì, ma con la maggior parte e…] (85:86) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]sì, ma con la maggior parte e solo buongiorno e buonasera e ognuno nella sua casa,non è più come prima, non c’è amicizia tranne con chi lavoravamo insieme.

P7: M15.txt - 7:2 [GIU: le dico la verità, non ho…] (29:30) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]GIU: le dico la verità, non ho amici. Ci sono quelli che abitano dove abito io ma sem-pre buongiorno e buonasera.

Appendice

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P8: M16.txt - 8:2 [CLA: lei nel quartiere come si…] (44:45) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]CLA: lei nel quartiere come si trova?GIUS: ci rispettiamo tutti ma «buongiorno, buonasera e ognunu n’te so casi».

P13: M20.txt - 13:3 [PAO: beh, non tanto, conosco p…] (17:18) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]PAO: beh, non tanto, conosco poche persone. Non sono il tipo che va tirando fuori,solo buongiorno e buonasera

P14: M21.txt - 14:9 [ognuno ha casa sua] (57:57) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]ognuno a casa sua

P21: M28.txt - 21:4 [E nel vicinato ha amici, perso…] (50:52) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]E nel vicinato ha amici, persone che frequenta?G: No io sono sempre… nemico in avvicinamento, specialmente in questo rione…buon giorno e buona sera e basta.

P24: M30.txt - 24:3 [I: non conosce il vicinato? S:…] (92:93) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]I: non conosce il vicinato?S: sì… buongiorno e buonasera…

P25: M4.txt - 25:4 [CLA: gli amici ci sono? ANT: q…] (58:60) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]CLA: gli amici ci sono?ANT: qualcuno c’è, ma non è che si può scendere in profondo con gli amici, bisognaessere misurati nel confidare qualcosa di proprio, bisogna sapersi rispettare e que-sto è tutto.

P29: M8.txt - 29:4 [MIC: in casa mia, voglio stare…] (28:32) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]MIC: in casa mia, voglio stare tranquillo, «buongiorno, buonasera e ognuno n’te soparti». Non esiste che io vado dai vicini e loro da me perché ci sono persone che nonsono degne di essere a contatto con un’altra famiglia. Io sto per i fatti miei e buon-giorno, buona sera e ognuno per i fatti suoi. Io sono all’antica, oggi giorno uno nondeve fidarsi di nessuno, perché «ta liscianu e poi ti chiantanu i chiova n’te spaddi».Non c’è più la sincerità di una volta.

Code: aggregazione {5-4}

P2: M10.txt - 2:7 [no, non c’è un centro per anzi…] (84:86) (Super)

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Codes: [aggregazione]no, non c’è un centro per anziani, il punto di incontro è di solito la parrocchia, questoè un fatto positivo perché la parrocchia funziona bene. Io la frequento perché vado amessa e magari faccio anche delle foto ma non so cosa succede all’interno della par-rocchia

P3: M11.txt - 3:2 [il punto di riferimento è la c…] (20:21) (Super)Codes: [aggregazione]il punto di riferimento è la chiesa di san Basilio ma qualcuno viene pure qui a quelladi sant’Oliva.

P13: M20.txt - 13:7 [PAO: posso dirle ad es. che Al…] (57:58) (Super)Codes: [aggregazione]PAO: posso dirle ad es. che Altofonte è un paese che ha una piazza e quando ci vadovedo che molti anziani si riuniscono lì o al centro.

P24: M30.txt - 24:5 [I: la chiesa a piazza noce? S:…] (119:121) (Super)Codes: [aggregazione]I: la chiesa a piazza noce?S: sì ho visto… forse hanno una stanzetta… vedo molte persone… forse giocano an-che a carte… si passano il tempo.

P26: M5.txt - 26:17 [ANT: no, io faccio parte di un…] (120:121) (Super)Codes: [aggregazione]ANT: no, io faccio parte di un gruppo di qualche 25 che andiamo a fare giri ed io sonoquello più anziano. Sono attorniato da bella gente.

Code: attivismo {27-11}~

P2: M10.txt - 2:1 [la mia giornata più che tipica…] (4:16) (Super)Codes: [attivismo]la mia giornata più che tipica è variabile perché ho l’hobby della fotografia, che èquello principale da sempre, poi ho l’hobby della lettura, leggo di tutto, poi sto sem-pre in movimento sia di inverno che d’estate. Mi piace anche la musica, mi interessoanche di ciò che è tecnologico e da qualche tempo in qua ho comprato un computernuovo con nuovi software legati soprattutto alla fotografia. Le mie giornate sonodifferenziate a seconda di ciò che faccio, la mattina per es. mi alzo e mi dedico allafotografia per tutta la giornata. Sono associato ad una grossa associazione che è laUIF (unione italiana fotoamatori) e sono sempre in contatto e ci riuniamo per vederequali sono le nostre reciproche opere fotografiche e andiamo anche in giro per la Si-cilia per le manifestazioni, facciamo anche dei servizi fotografici nei paesi, nei postidove c’è da vedere non solo il paese o la manifestazione ma anche l’aspetto cultura-le. Sono delle gite fotografiche come spunto ma è anche un divertimento a 270 gradi.

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Dopo queste gite ci riuniamo nuovamente per vedere il materiale e contattiamo i sin-daci con le associazioni per fare delle mostre o delle pubblicazioni molto belle.Quello della fotografia occupa il 60% della mia giornata.

P2: M10.txt - 2:8 [La mia vita è cambiata nel sen…] (90:92) (Super)Codes: [attivismo]Memos: [ME - 17/10/06 [2]]La mia vita è cambiata nel senso che ho più tempo per implementare ciò che primanon potevo fare per mancanza di tempo. Oggi ho potuto dedicarmi con più tempoalle mie attività, non ne mollo nessuna.

P2: M10.txt - 2:9 [L’anzianità per me non esiste,…] (96:97) (Super)Codes: [attivismo]L’anzianità per me non esiste, se c’è è dentro e non fuori. Anche nei momenti negati-vi non ho mai pensato di essere anziano.

P3: M11.txt - 3:1 [la mattina mi alzo e vedo se c…] (5:7) (Super)Codes: [attivismo]la mattina mi alzo e vedo se c’è qualcosa da comprare, poi vado al supermercato ovado dal dottore. Dopo mi ritiro, compro il giornale. Questa è la mia giornata. Quan-do scendo se incontro un mio collega mi intrattengo un poco a parlare.

P5: M13.txt - 5:5 [CLA: quale è la differenza più…] (59:60) (Super)Codes: [attivismo]CLA: quale è la differenza più forte che sente tra prima e dopo la pensione?GAS: sento di più il pomeriggio perché la mattina sempre uno ha qualcosa da fare.

P5: M13.txt - 5:7 [CLA: lei mi dice che si muove…] (69:71) (Super)Codes: [attivismo] [vivere lo spazio pubblico]CLA: lei mi dice che si muove da queste zone, va anche verso il centro?GAS: sì, in via Cavour c’è la banca dove prendo lo stipendio. Mi muovo con la bici masempre la mattina perché c’è sempre da fare qualcosa.

P7: M15.txt - 7:10 [Io non posso fare sempre la st…] (85:87) (Super)Codes: [attivismo]Io non posso fare sempre la stessa cosa, sarà perché fisicamente sto bene o perchéero abituato ad un altro stile di vita, ad un altro modo di vivere, mi darebbe fastidio.

P7: M15.txt - 7:14 [stare in mezzo ai giovani perc…] (45:45) (Super)Codes: [attivismo]stare in mezzo ai giovani perché fa sentire meno l’anzianità

P9: M17.txt - 9:1 [CLA: mi dice una sua giornata…] (4:5) (Super)Codes: [attivismo]

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CLA: mi dice una sua giornata tipica?GIU: io lavoro a casa mia perché c’è sempre da fare.

P10: M18.txt - 10:6 [CLA: la campagna è per lei il…] (108:109) (Super)Codes: [attivismo]CLA: la campagna è per lei il suo svago?GIAC: sì, anche se è lavoro. Non sto con le mani in mano.

P11: M19.txt - 11:1 [cerco di non perdere il mio te…] (2:3) (Super)Codes: [attivismo]cerco di non perdere il mio tempo, sbrigo faccende, aiuto in casa, navigo ogni tantosu internet ecc.

P11: M19.txt - 11:9 [facciamo la pizza, cose, diver…] (48:48) (Super)Codes: [attivismo]facciamo la pizza, cose, divertimento. Io sono uno che fermo non sa stare. Mi piace ilmare

P13: M20.txt - 13:1 [Mi alzo la mattina e mi giro p…] (5:7) (Super)Codes: [attivismo]Mi alzo la mattina e mi giro per casa facendo qualcosa, faccio la spesa e poi mi ritiroper mangiare. Il pomeriggio mi riposo e poi cerco di fare quello che capita in giardinoe mi passo il tempo.

P14: M21.txt - 14:1 [io vado in piazza, mi compro u…] (4:4) (Super)Codes: [attivismo]io vado in piazza, mi compro un po’ di pane, sto un po’ in compagnia di pensionati

P16: M23.txt - 16:1 [più o meno so fare tutto e qui…] (5:9) (Super)Codes: [attivismo]più o meno so fare tutto e quindi sono il fare tutto della mia razza. Quando hotempo libero mi vengo a sedere qua con i miei compagni e parliamo del più e delmeno. A mezzogiorno me ne vado a casa, mi faccio il pisolino e poi riscendo qua.Alle sette torno a casa, mi metto il pigiama e non esco più. Faccio la vita da pen-sionato.

P16: M23.txt - 16:14 [Ma a me il lavoro non manca, n…] (75:76) (Super)Codes: [attivismo]Ma a me il lavoro non manca, neanche oggi, tutta la razza mia viene da me. Io hosempre lavorato.

P16: M23.txt - 16:15 [CLA: le manca qualcosa di quel…] (77:78) (Super)Codes: [attivismo]

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CLA: le manca qualcosa di quel lavoro?PIE: no, io mi sono fatto il tavolo da lavoro nel garage e questo è il mio passatempo.

P18: M25.txt - 18:2 [Come hobby ho la lettura. Il p…] (7:8) (Super)Codes: [attivismo]Come hobby ho la lettura. Il problema è che ho molto tempo occupato per sbrigarepratiche amministrative.

P20: M27.txt - 20:1 [I: signor Crollo descrive una…] (3:4) (Super)Codes: [attivismo]I: signor Crollo descrive una sua giornata tipica?C: no non esiste nel senso che ho diverse serie di urgenze. E a secondo delle urgenzeopero.

P21: M28.txt - 21:1 [G: Ma, camino… mancu minz’ura,…] (7:7) (Super)Codes: [attivismo]G: Ma, camino… mancu minz’ura, un’ura, e mi ritiro perché stare sempre dentro… nonsi può stare.

P25: M4.txt - 25:1 [ANT: di buon mattino vado a fa…] (23:25) (Super)Codes: [attivismo]ANT: di buon mattino vado a fare la spesa, poi mi ritiro a casa e il pomeriggio mi de-dico agli hobby. Faccio qualche carretto siciliano, qualche barca, angoliere antichetutte lavorate, cose di traforo.

P25: M4.txt - 25:2 [Ora faccio la carta pesta e fa…] (50:51) (Super)Codes: [attivismo]Ora faccio la carta pesta e faccio delle cose, il tempo deve passare perché altrimentifinisce la vita.

P26: M5.txt - 26:10 [CLA: in estate andate a Carini…] (68:71) (Super)Codes: [attivismo]CLA: in estate andate a Carini come mi diceva ma ci va per il piacere di avere questoorto, di coltivare?ANT: sì, ho la casetta e 500 metri di terreno dove pianto cose che ho imparato afare.

P27: M6.txt - 27:7 [CLA: lei cosa vede fare agli a…] (75:78) (Super)Codes: [attivismo]CLA: lei cosa vede fare agli anziani qui?BEN: quello che faccio io fanno glia altri. Andiamo a destra e a sinistra senza saperecosa fare, non c’è niente da fare. Qui c’è solo questo circolo ma non è gestito da nes-suno, né dal comune e né dal sindacato che però ci dà il locale. Lo abbiamo gestitosempre noi. Ci siamo autofinanziati.

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P28: M7.txt - 28:1 [CLA: mi racconta una sua giorn…] (3:4) (Super)Codes: [attivismo]CLA: mi racconta una sua giornata tipica?BER: faccio un po’ le cose per casa e poi esco, cammino per essere in movimento.

P30: M9.txt - 30:1 [si, tranne la domenica che vad…] (8:10) (Super)Codes: [attivismo]sì, tranne la domenica che vado in campagna o a mare a Balestrate dove ho un pezzodi terreno e coltivo zucchine genovesi, melanzane. La domenica li vado ad abbevera-re e mi porto ciò che è maturo. In questo modo mangio cose genuine.

P30: M9.txt - 30:2 [scendo qua, mi metto a giocare…] (5:6) (Super)Codes: [attivismo]scendo qua, mi metto a giocare a carte, parliamo di pallone, di politica, di sindacatoe il pomeriggio è lo stesso.

Code: attivismo politico {2-3}~

P2: M10.txt - 2:5 [Per l’ultimo referendum ad es…] (59:62) (Super)Codes: [attivismo politico]Per l’ultimo referendum ad es. sia io e mia moglie abbiamo fatto una battaglia per farcapire alla gente del quartiere che è tutta berlusconiana che quello che loro capivanonon era corretto, che poteva esserci un’altra verità. Noi abbiamo cercato di adattarcisenza però ostilità, con il dialogo, con delle discussioni.

P4: M12.txt - 4:1 [svolgo le mansioni di segretar…] (7:10) (Super)Codes: [attivismo politico]svolgo le mansioni di segretario, mi occupo del tesseramento, di preparare i manife-sti delle iniziative, come ad es. gite. Faccio anche parte di un gruppo folcloristico efacciamo prove. Cerco di impegnare la giornata e poi c’è anche la nipotina, alla qualedobbiamo badare perché mia figlia lavora. Così si svolge la mia giornata, trannequalche volta che nel periodo estivo si va a mare.

Code: auto-aiuto {2-6}

P26: M5.txt - 26:1 [Vengo qui per aiutare gli anzi…] (7:8) (Super)Codes: [auto-aiuto]Vengo qui per aiutare gli anziani. Sono un tuttofare e lo faccio per volontariato.

P26: M5.txt - 26:15 [ANT: sì, sta dicendo una cosa…] (100:101) (Super)Codes: [auto-aiuto]ANT: sì, sta dicendo una cosa giusta. Qualcuno io me lo porto anche in campagna egli do pure i pomodori, lui mi aiuta.

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Code: autonegazione - giustificazionismo figli {4-5}~

P6: M14.txt - 6:2 [CLA: la fa da queste parti la…] (12:14) (Super)Codes: [autonegazione - giustificazionismo figli]CLA: la fa da queste parti la spesa?GIO: sì, perché non mi posso allontanare troppo perché mia moglie sta male. I mieifigli lavorano tutti e non è che possono venire sempre.

P7: M15.txt - 7:5 [CLA: a chi si rivolge quando s…] (61:63) (Super)Codes: [autonegazione - giustificazionismo figli]CLA: a chi si rivolge quando si sente male?GIU: me ne vado al pronto soccorso. C’è quando chiamo i miei figli ma cerco di nondisturbarli perché lavorano.

P9: M17.txt - 9:8 [LA: quando ha avuto delle diff…] (57:60) (Super)Codes: [autonegazione - giustificazionismo figli]LA: quando ha avuto delle difficoltà chi si è trovato accanto?GIU: o ci vado da solo al pronto soccorso o chiamo i miei figli. Di solito però ci vado solo.CLA: come mai?GIU: perché non voglio impegnare i miei figli, lavorano tutti.

P14: M21.txt - 14:8 [Ognuno di noi ha una sua casa…] (43:45) (Super)Codes: [autonegazione - giustificazionismo figli]Ognuno di noi ha una sua casa e come noi non li disturbiamo, loro non disturbanonoi. In casa siamo io e mia moglie che è pure pensionata e non ci disturba nessuno.

Code: Autopercezione invecchiamento come transizione dal lavoro al pensiona-mento {3-5}

P20: M27.txt - 20:3 [A livello psicologico il fatto…] (79:81) (Super)Codes: [Autopercezione invecchiamento come transizione dal lavoro al pensiona-mento]A livello psicologico il fatto di ritenersi in pensione… cioè parcheggiato rispetto ad unesito futuro. Necessario e definito per tutti… quando ne abbiamo coscienza e quandonon ne abbiamo coscienza… dico parcheggiato in attesa di… dal punto di vista psi-cologico.

P26: M5.txt - 26:12 [CLA : ha sentito molto il dist…] (75:77) (Super)Codes: [Autopercezione invecchiamento come transizione dal lavoro al pensiona-mento]CLA: ha sentito molto il distacco dal lavoro?ANT: sì, ho avuto tre anni di depressione quando sono andato in ufficio ho sbagliato.Poi sono andato via.

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P26: M5.txt - 26:13 [CLA: i primi mesi di pensiona…] (84:86) (Super)Codes: [Autopercezione invecchiamento come transizione dal lavoro al pensiona-mento]CLA: i primi mesi di pensionamento sono stati brutti, ma cosa faceva ?ANT: non vedevo l’ora che facesse notte e poi che facesse giorno. In parte la sentoquella sensazione anche ora.

Code: autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica {17-6}

P1: M1.txt - 1:6 [io non volevo essere anziano,…] (119:119) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]io non volevo essere anziano, così potevo assistere mia moglie meglio ma ho 92anni.

P4: M12.txt - 4:8 [CLA: amplio la domanda, c’è in…] (74:75) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]CLA: amplio la domanda, c’è invece qualcuno che la fa sentire anziano?GAE: capita qualcuno che mi dice che ho i capelli bianchi.

P5: M13.txt - 5:11 [LA: c’è un momento in cui si è…] (104:106) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]LA: c’è un momento in cui si è detto sono diventato anziano?GAS: ma io veramente non mi sento anziano anche se sono sofferente «da diabete,da pressione, da artrosi chi l’haiu n’ta cervicali e o pedi».

P9: M17.txt - 9:9 [CLA: c’è un momento in cui si…] (75:77) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]CLA: c’è un momento in cui si è detto sono anziano?GIU: una volta, qualche volta mi prende la depressione. Sento di essere anzianoquando non posso arrivare a fare certe cose.

P10: M18.txt - 10:10 [GIAC: non è che l’essere anzia…] (144:146) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]GIAC: non è che l’essere anziani arriva in una volta, in un giorno. A 50 anni succedeche uno ha bisogno degli occhiali per leggere, a 60 un’altra cosa e via di seguito. Lavecchiaia viene a poco a poco.

P11: M19.txt - 11:2 [Cerco di non pensare al fatto…] (3:5) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]Cerco di non pensare al fatto di stare invecchiando… lei è così giovane, io invece hola testa giovane ma il mio corpo dimostra l’età che ha. Ieri ad esempio abbiamo fattouna passeggiata con gli amici e non riuscivo a sostenere il loro passo.

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P16: M23.txt - 16:13 [c’è un momento in cui nella su…] (69:72) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]c’è un momento in cui nella sua vita si è detto sono diventato anziano?PIE: me lo sono detto quando mi dimentico gli occhiali. Alla gioventù non ci pensoproprio, non ho avuto mai una febbre fino ad oggi ma domani non lo so. Quando di-mentico gli occhiali divento un pazzo.

P18: M25.txt - 18:12 [anche perché qui la logica di…] (77:78) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]anche perché qui la logica di questi anziani è che non si sentono anziani. Io ad es. ho62 anni ma non mi sento anziano, scalerei le montagne.

P21: M28.txt - 21:5 [G: Certo manca di lavorare per…] (79:81) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]G: Certo manca di lavorare perché uno quando si sente un poco male… quando io la-vorava… niente… io travagghiava com’è gghiè, nei fabbricati anche all’aperto… maiun raffreddore, mai niente.

P22: M29.txt - 22:3 [I: C’è un momento nella sua vi…] (35:37) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]I: C’è un momento nella sua vita in cui si è detto, o non si è detto «sto diventandoanziano» o «sono diventato anziano»?G: (ride) Si ci pensa… quando uno sta male si ci pensa…

P23: M3.txt - 23:4 [CLA : c’è un momento in cui si…] (34:37) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]CLA: c’è un momento in cui si è detto sono anziano?ANT: le faccio un esempio, sono andato a prendere il pane e mi hanno chiesto qualepane dovevo prendere e io gli ho risposto che la proprietaria lo sa già, io prendo ilpane dei «vicchiareddi», il pane morbido.

P24: M30.txt - 24:1 [I: Preferisce camminare a pied…] (72:78) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]I: Preferisce camminare a piedi o prendere la macchina?S: no a me piace camminare a piedi però mi stanco… l’altro giorno dovevo andare almunicipio per fare un documento per […] la residenza e volevano la tessera e iol’avevo in macchina, ci rissi ma io venivu a piedi, insomma sono dovuto tornare dinuovo, […] mezz’ora di permesso, mezz’ora non di più, ho detto no […] ho preso lamacchina e ci sono tornato con la macchina. Sono stanco, mi deve credere… non èperché io… mi piacerebbe camminare a piedi… però sono stanco, non ce la faccio.

P24: M30.txt - 24:10 [I: certo… c’è un momento della…] (184:188) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]I: certo… c’è un momento della sua vita in cui si è detto «sto diventando anziano»?

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S: no… detto a voce no, però io me ne accorgo… perché prima salivo le scale ed erotranquillo, fino a oggi salivo una scala a terzo piano a piedi e mi sono fermato duevolte. […] … la vecchiaia va arrivando… Io facevo fino al sesto piano senza fermarmi.Ora al terzo piano mi fermo due volte, già si vede che c’è qualcosa… che comincia aappesantire, giusto?

P26: M5.txt - 26:2 [ANT: prima andavo a Castellana…] (18:19) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]ANT: prima andavo a Castellana ma ora non è che non me la sento ma ci sono galleriee prendo le strade nazionali.

P27: M6.txt - 27:9 [CLA: c’è un momento in cui si…] (82:84) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]CLA: c’è un momento in cui si è detto sono diventato anziano?BEN: lo penso sempre, rimpiango la salute e l’abilità che avevo e mi viene una rasse-gnazione.Purtroppo che faccio? Mi sparo o mi ammazzo? È così.

P29: M8.txt - 29:7 [CLA: c’è un momento in cui si…] (70:73) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]CLA: c’è un momento in cui si è detto sono anziano?MIC: come no, ne ho passate nella mia vita. Lo penso benissimo che sono anziano, lopenso quando vedo che ho la diabete o l’ho pensato quando mi hanno sbagliato a fa-re la puntura lombare e sono rimasto paralizzato.

P30: M9.txt - 30:7 [CLA: c’è un momento in cui si…] (88:90) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: degenerazione fisica]CLA: c’è un momento in cui si è detto sono diventato anziano?DIE: oltre alle malattie me ne accorgo quando faccio cento metri e mi dico che non hopiù trent’anni.Sento la stanchezza e mi dico che sono anziano.

Code: autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva {7-8}~

P5: M13.txt - 5:6 [CLA: mi diceva che la differen…] (63:65) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]CLA: mi diceva che la differenza che nota è soprattutto il pomeriggio, perché?GAS: perché non c’è un posto, un centro sociale per gli anziani, come ci sono in tuttigli altri quartieri.

P7: M15.txt - 7:4 [Sono sincero, a me piace stare…] (44:45) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]Sono sincero, a me piace stare con la gente giovane ma mi piace anche stare in mez-zo ai giovani perché fa sentire meno l’anzianità.

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P11: M19.txt - 11:7 [Le faccio un esempio. La spazz…] (37:41) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]Le faccio un esempio. La spazzatura la dovremmo mettere solo in orari ben precisi.Ma quando mai! C’è sempre il cafone di turno che la butta a tutte le ore. Ho fatto lasegnalazione ai vigili urbani senza risultato. La gente è incivile. Il mio portiere sgridasempre i picciotti che posteggiano di fronte l’entrata, la signora del primo piano, cheha la figlia con la sedia a rotelle — mischina! — non può passare. Ma le pare giusto?

P11: M19.txt - 11:10 [Cla: Ma c’è stato un momento in…] (52:54) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]Cla: Ma c’è stato un momento in cui si è sentito o l’hanno fatta sentire vecchio?Sig: Sì certo. Quando vado a mare e il mio fisico cede. Una volta facevo girare tuttiquando passavo, ora si girano «pi non taliare».

P12: M2.txt - 12:2 [ALE: Boccadifalco è abbandonat…] (53:54) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]ALE: Boccadifalco è abbandonato, mancano troppe cose. La «munnizza» è troppa. Ivigili non fanno niente.

P13: M20.txt - 13:5 [CLA: c’è un momento in cui si…] (45:47) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]CLA: c’è un momento in cui si è sentito anziano?PAO: no, anche se per ora mi sento abbattuto per quello che mi succede, comincio adavere dei pensieri che prima non avevo.

P28: M7.txt - 28:7 [BER: si, un po’ di Palermo la c…] (75:76) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]BER: sì, un po’ di Palermo la conosco. Come città non è male, la cosa che mi dispiaceper questa città è che è sporca, sembra un immondezzaio.

Code: autopercezione invecchiamento: istituzioni {1-4}

P4: M12.txt - 4:7 [CLA: da quando è passato in pe…] (64:66) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: istituzioni]CLA: da quando è passato in pensione è cambiato qualcosa?GAE: sì, i primi periodi sono stati traumatici, io poi son dovuto andare in pensioneper forza in base ad una legge della regione. Avevo solo 54 anni.

Code: controstereotipi di genere {7-1}

P1: M1.txt - 1:1 [mi parla di una sua giornata t…] (3:7) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]

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mi parla di una sua giornata tipica?ANG: scendo, faccio la spesa e sto mezza giornata fuori. L’altra mezza giornata stodentro e basta, non faccio più niente. In casa ci sono delle volte in cui metto la pen-tola e faccio il mangiare, poi, devo lavare i piatti perché mia moglie è sofferente di ar-trosi e non può camminare più. In più sempre mia moglie ha avuto un infarto e non sipuò più operare, lei ha 88 anni.

P10: M18.txt - 10:8 [CLA: e le donne di Geraci? GIA…] (129:131) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]CLA: e le donne di Geraci?GIAC: sono molto emancipate. Frequentano circoli, escono. A Geraci c’è una emanci-pazione che a Palermo non c’è.

P15: M22.txt - 15:2 [Siccome è invalida non mi poss…] (11:12) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]Siccome è invalida non mi posso assentare troppo da casa. Io faccio la spesa, pago lebollette.

P17: M24.txt - 17:1 [passo la giornata in casa anna…] (4:5) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]passo la giornata in casa annaffiando quel poco di fiori che ho e cercando di aiutaremia moglie a casa.

P18: M25.txt - 18:1 [ROB: io uso il mio tempo liber…] (5:6) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]ROB: io uso il mio tempo libero per aiutare in casa, poi mi occupo delle normali fac-cende domestiche e casalinghe

P28: M7.txt - 28:14 [Sono più attaccato alla casa] (108:108) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]Sono più attaccato alla casa

P29: M8.txt - 29:1 [la mattina faccio il commesso…] (5:6) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]la mattina faccio il commesso viaggiatore per mia moglie che è malata, ha il femorerotto, ha «la diabete», ce l’ho anche io.

Code: convivenza intergenerazionale {3-0}

P18: M25.txt - 18:8 [Poi ho una nonna di 86 anni ch…] (56:57) (Super)Codes: [convivenza intergenerazionale]Poi ho una nonna di 86 anni che vive con noi in casa, mia madre che però è una pen-sionata sociale.

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P30: M9.txt - 30:3 [Quando io ho avuto necessità i…] (17:23) (Super)Codes: [convivenza intergenerazionale]Quando io ho avuto necessità i miei figli vengono subito, me li ritrovo, così come seloro hanno una difficoltà vengono subito. Siamo una famiglia sempre unita, siamosempre insieme. Ho avuto la fortuna di allevare i figli con rispetto. Quando lavoravoavevo la possibilità di farli uscire solo la domenica e me li portavo per i paesi a far-glieli conoscere. Poi compravo i dolci e li mangiavamo insieme. Il mio unico figlio ma-schio è cresciuto così, si prende i figli, fa fare loro la passeggiata, poi compra i dolci epassa da me. Quello che facevo io lo fa ora anche lui. Sono orgoglioso dei miei figli.

P30: M9.txt - 30:4 [CLA: con i nipoti come si trov…] (24:27) (Super)Codes: [convivenza intergenerazionale]Memos: [ME - 18/10/06 [2]]CLA: con i nipoti come si trova?DIE: per me escono pazzi. Quando si diventa nonni non ci si spaventa più a prendere«i picciriddi», io prima, mi spaventavo. Mi chiamano anche per un consiglio ed io so-no contento. Io sono sicuro che i miei figli tratteranno i loro figli allo stesso modo.

Code: desiderio di relazione {2-7}

P15: M22.txt - 15:1 [Qui non siamo riusciti ad aver…] (5:5) (Super)Codes: [desiderio di relazione]Qui non siamo riusciti ad avere un posto dove riunirci, non ci siamo riusciti.

P15: M22.txt - 15:3 [Quello che mi manca a me è pro…] (19:21) (Super)Codes: [desiderio di relazione]Quello che mi manca a me è proprio questo di avere un posto dove andare e stare incompagnia. Ho provato ad andare in un centro in corso Calatafimi, qua vicino ma nonmi è piaciuto, sono scappato

Code: differenze socioeconomiche {7-1}

P7: M15.txt - 7:1 [GIU: oggi ho 70 anni e prendo…] (5:6) (Super)Codes: [differenze socioeconomiche]GIU: oggi ho 70 anni e prendo meno di 400 euro e 300 euro li prende mia moglie. Con700 euro non ce la facciamo a pagare il condominio ed altro

P10: M18.txt - 10:4 [GIAC: si, sarei più contento s…] (75:77) (Super)Codes: [differenze socioeconomiche]GIAC: sì, sarei più contento se prendessi di più come pensione visto che mia moglienon ne prende.Lei non ha diritto neanche alla pensione sociale perché supera il tetto della pensioneminima. Non ha diritto neanche alla pensione minima. Sono un falso ricco.

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P16: M23.txt - 16:11 [si accorge di cosa fanno gli a…] (57:59) (Super)Codes: [differenze socioeconomiche]si accorge di cosa fanno gli anziani al centro?PIE: si mettono sui marciapiedi del Politeama, non hanno problemi, hanno la came-riera che fa la spesa.

P17: M24.txt - 17:3 [Io facendo una vita di sacrifi…] (15:15) (Super)Codes: [differenze socioeconomiche]Io facendo una vita di sacrificio non riesco a vivere, 1000 euro non bastano al mese.

P17: M24.txt - 17:10 [CLA: ha il conto il banca? PIE…] (51:52) (Super)Codes: [differenze socioeconomiche]CLA: ha il conto il banca?PIE: no, quale conto? Io non riesco ad arrivare neanche al 27.

P18: M25.txt - 18:4 [CLA: sua moglie che lavoro fac…] (16:19) (Super)Codes: [differenze socioeconomiche] [risorse pensione anziano come ammortizzatoresociale]CLA: sua moglie che lavoro faceva?ROB: era un ex funzionario della camera di commercio ora in pensione. Per fortunasiamo pensionati sia io che lei con una pensione discreta e campiamo anche perchédobbiamo sostentare anche i figli.

P27: M6.txt - 27:5 [La pensione è quella che è, al…] (35:38) (Super)Codes: [differenze socioeconomiche]La pensione è quella che è, alla fine del mese non ci arriviamo più. Da quando è en-trato l’euro mille lire sono diventate 500 lire, la lattuga era 1000 lire, ora è un euro.Tanto per fare un paragone. Questa è la vita che faccio. La pensione è quella e non cipossiamo permettere tanto, nella macchina ho l’impianto a gas ma la tengo lì fermaper una emergenza.

Code: empowerment {8-7}

P11: M19.txt - 11:11 [Sig: no. Io non mi faccio mett…] (68:68) (Super)Codes: [empowerment]Sig: no. Io non mi faccio mettere i piedi in faccia. Sono vecchio, ma la forza ancora cel’ho….

P13: M20.txt - 13:6 [Io dico sempre che non bisogna…] (53:54) (Super)Codes: [empowerment]Io dico sempre che non bisogna mai arrendersi, bisogna sempre tentare, se poi rie-sce, bene così, se non riesce almeno ci ha tentato.

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P18: M25.txt - 18:14 [CLA: lei si sente sicuro di se…] (90:92) (Super)Codes: [empowerment]CLA: lei si sente sicuro di sera?ROB: sì, anche a Palermo, penso che non ci sia tanto da temere, forse non ho il metroreale della situazione ma non mi pare che ci sia questa impossibilità di vivere.

P19: M26.txt - 19:6 [CLA : c’è un momento in cui si…] (51:52) (Super)Codes: [empowerment]CLA: c’è un momento in cui si è detto sono anziano?ROS: no, mai. Mi sento giovane.

P20: M27.txt - 20:4 [Cioè questa mia possibilità di…] (101:103) (Super)Codes: [empowerment]Cioè questa mia possibilità di incidere sugli eventi… cosa che quando ero in bancanon potevo fare. Entravo alle otto del mattino e uscivo alle otto di sera. Invece co-munque mi sono trovato libero… per cercare…

P20: M27.txt - 20:5 [Ci sono momenti in cui questo…] (111:116) (Super)Codes: [empowerment]Ci sono momenti in cui questo mi dà soddisfazione, ho fatto degli spettacoli teatralisempre… e collegati al… alle occasioni tragiche che offre questa città, sia lavorandocolle scuole, laboratori teatrali, col Duca degli Abruzzi, al teatro Santa Cecilia, con idirigenti delle amministrazioni palermitane, ho fatto uno spettacolo al Politeama…Cioè nelle occasioni ho cercato di essere presente, questo ho potuto farlo perché eropensionato

P24: M30.txt - 24:6 [S: sì… ma me ne vado in campag…] (127:128) (Super)Codes: [empowerment]S: sì… ma me ne vado in campagna io che sono appassionato… mi raccolgo la melan-zana bella fresca, mi raccolgo i finocchi, i broccoli… coltivo queste cose che mi piace.

P28: M7.txt - 28:2 [CLA: lo prende l’autobus? BER:…] (15:17) (Super)Codes: [empowerment] [vivere lo spazio pubblico]CLA: lo prende l’autobus?BER: sì, soprattutto quando devo andare lontano ad es. a Monreale, ma ci andrei an-che a piedi se è una necessità, ho sempre camminato a piedi, me la sbrigo almeno fi-no ad ora.

Code: essere confortati dalla religione {6-3}

P1: M1.txt - 1:7 [ho 92 anni. Posso vivere un al…] (136:138) (Super)Codes: [essere confortati dalla religione]ho 92 anni. Posso vivere un altro anno o due. Sono devoto a san Giuseppe e a casa

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ho un quadro con la sacra famiglia. Ultimamente sono andato alla chiesa di san Giu-seppe e ho acceso sei ceri e ringraziando mangio seduto, e questa è la vita mia.

P3: M11.txt - 3:3 [confraternita] (23:23) (Super)Codes: [essere confortati dalla religione]Memos: [ME - 17/10/06 [3]]confraternita

P5: M13.txt - 5:8 [CLA: la chiesa la frequenta? G…] (78:81) (Super)Codes: [essere confortati dalla religione]CLA: la chiesa la frequenta?GAS: sì, sono un cattolico cristiano.CLA: questa chiesa cosa fa nel quartiere?GAS: lavora bene. C’è un prete giovane, una squadra giovane, ma non è un centroper anziani.

P11: M19.txt - 11:6 [Cla: frequenta la chiesa nel s…] (28:30) (Super)Codes: [essere confortati dalla religione]Cla: frequenta la chiesa nel suo quartiere?Sig: Sì come no. Noi facciamo i gruppi di preghiera, facciamo viaggi 1 o 2 volte l’anno.Io aiuto in chiesa.

P17: M24.txt - 17:2 [Poi sono un cattolico credente…] (5:9) (Super)Codes: [essere confortati dalla religione]Poi sono un cattolico credente e frequento due chiese.CLA: frequenta due parrocchie?PIE: sì, sono un credente felice e contento.CLA: in queste parrocchie ci sono dei gruppi per anziani?PIE: sì, ci sono spesso delle messe per la guarigione degli anziani malati.

P18: M25.txt - 18:10 [C’è ad es. la chiesa che attra…] (75:76) (Super)Codes: [essere confortati dalla religione]C’è ad es. la chiesa che attrae molto, c’è un prete giovane che cattura la gente.

Code: estate {5-6}

P3: M11.txt - 3:6 [in estate cosa farà? ENR: con…] (79:83) (Super)Codes: [estate]in estate cosa farà?ENR: con questo caldo non conviene neanche spostarsi da casa.CLA: quando c’è molto caldo ha il condizionatore?ENR: sì, ne ho uno ma vorrei comprare un pinguino per poterlo spostare da una parteall’altra della casa.

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P10: M18.txt - 10:9 [GIAC: stanno fuori fino a tard…] (133:136) (Super)Codes: [estate]GIAC: stanno fuori fino a tarda sera e poi c’è il famoso agosto dei paesi con feste ognisera, ci sono spettacoli.CLA: da quello che mi dice non farebbe mai cambio tra l’estate di Geraci e l’estate diPalermo?GIAC: diciamo di sì, perché ho la possibilità di avere la casa a Geraci

P14: M21.txt - 14:2 [Anche in inverno si fa lo stes…] (21:22) (Super)Codes: [estate]Anche in inverno si fa lo stesso perché non c’è un posto dove andare a passare deltempo.

P20: M27.txt - 20:10 [lei ha visto in estate sopratt…] (230:234) (Super)Codes: [estate] [paura - rischio di vittimizzazione]lei ha visto in estate soprattutto che squillano gli allarmi in tutti gli appartamentidella città, lei ha visto qualcuno che chiama e dice guardi che lì c’è quest’allarme chesquilla? Che suona... no. Io una cosa che ho visto fare che so fare è di andare giù astaccare la luce perché finisca dopo due ore che sento suonare l’allarme che non mifa dormire la notte... la sicurezza è in un condominio una famiglia accanto all’altra...e invece non c’è questo

P26: M5.txt - 26:4 [Ho una casetta a Carini con un…] (24:27) (Super)Codes: [estate]Ho una casetta a Carini con un pezzetto di terreno e mi passo il tempo.CLA: ci va spesso?ANT: per ora una volta alla settimana ma tra un po’ mi trasferisco per l’estate.

Code: F: Area tempo libero_1 {0-17}

Code: F: Area tempo libero_2 {0-17}

Code: F: Autopercezione della condizione anziana-invecchiamento_1 {0-14}

Code: F: Autopercezione della condizione anziana-invecchiamento_2 {0-14}

Code: F: Autopercezione della condizione anziana-invecchiamento_3 {0-9}

Code: F: Empowerment individuale_1 {0-17}

Code: F: Isolamento ed emarginazione sociale_1 {0-19}

Code: F: Salute_1 {0-10}

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Code: F: Sicurezza_1 {0-9}

Code: F: Sicurezza_2 {0-9}

Code: immaginare il futuro {5-0}

P17: M24.txt - 17:11 [Per me la vita è finita] (61:61) (Super)Codes: [immaginare il futuro]Per me la vita è finita

P18: M25.txt - 18:7 [CLA: come si vede lei nel futu…] (43:44) (Super)Codes: [immaginare il futuro]CLA: come si vede lei nel futuro?ROB: io non mi vedo per il futuro

P18: M25.txt - 18:15 [CLA: la qualità della sua vita…] (99:101) (Super)Codes: [immaginare il futuro]CLA: la qualità della sua vita è migliorata o peggiorata?ROB: dipende perché se uno guarda all’aspetto carriera e raggiungimento di obiettiviquesti sono finiti e quindi c’è stato un peggioramento.

P20: M27.txt - 20:12 [C: ...alla fine io non sono sc…] (296:296) (Super)Codes: [immaginare il futuro]C: ...alla fine io non sono schiacciato da nessuno perché ho un mio vissuto e la sere-nità del futuro.

P24: M30.txt - 24:8 [S: mi piacerebbe? Che genere?…] (176:179) (Super)Codes: [immaginare il futuro]S: mi piacerebbe? Che genere?I: della sua vitaS: della mia vita? Farmi qualche giretto se posso, andare a trovare a mio figlio cheancora non ci sono andato, insomma…

Code: incapacità di esprimere un desiderio individuale {2-4}~

P6: M14.txt - 6:9 [CLA: le manca qualcosa in ques…] (115:116) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]CLA: le manca qualcosa in questo momento?GIO: mi manca la salute di mia moglie, non vorrei più nulla.

P19: M26.txt - 19:7 [ROS: vorrei che il mondo si s…] (54:57) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]ROS: vorrei che il mondo si sistemasse, perché c’è gente che muore di fame.

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CLA: sì, questa è una cosa grande ma per la sua vita cosa vorrebbe?ROS: io prego il Signore di vedere un paio dei miei nipoti sistemati, al momento sonotutti disoccupati.

Code: inciviltà {4-3}

P11: M19.txt - 11:13 [La spazzatura la dovremmo mett…] (37:41) (Super)Codes: [inciviltà]La spazzatura la dovremmo mettere solo in orari ben precisi. Ma quando mai! C’èsempre il cafone di turno che la butta a tutte le ore. Ho fatto la segnalazione ai vigiliurbani senza risultato. La gente è incivile. Il mio portiere sgrida sempre i picciotti cheposteggiano di fronte l’entrata, la signora del primo piano, che ha la figlia con la se-dia a rotelle — mischina! — non può passare. Ma le pare giusto

P12: M2.txt - 12:4 [La «munnizza» è troppa. I vigi…] (53:54) (Super)Codes: [inciviltà]La «munnizza» è troppa. I vigili non fanno niente.

P14: M21.txt - 14:14 [i giovani si siedono con i pie…] (38:40) (Super)Codes: [inciviltà]i giovani si siedono con i piedi e poi uno come si può sedere? Bisogna pulirli. Nonesiste il rispetto dei giovani verso gli anziani, noi invece li rispettavamo

P28: M7.txt - 28:12 [questa città è che è sporca, s…] (75:76) (Super)Codes: [inciviltà]questa città è che è sporca, sembra un immondezzaio

Code: isolamento {10-12}~

P6: M14.txt - 6:3 [CLA: ha notato la differenza n…] (24:27) (Super)Codes: [isolamento]CLA: ha notato la differenza nella sua vita tra quando lavorava e quando è andato inpensione?GIO: tutto è diverso. Io non è che sento mancanza del lavoro, sto in casa e bado amia moglie, per me è normale.Tutta la vita l’ho passata in mare e non è che ho grandi amicizie, persone ne conoscoma ci posso parlare per due o tre minuti e questo è tutto.

P6: M14.txt - 6:7 [CLA: ha idea di cosa facciano…] (104:106) (Super)Codes: [isolamento]CLA: ha idea di cosa facciano gli anziani qui?GIO: questo non lo so. C’è un circolo e forse vanno lì per svagarsi e giocare a carte,ma io non mi preoccupo di queste cose. Io non ho amici, glielo ho detto.

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P17: M24.txt - 17:8 [CLA: cosa fanno gli anziani a…] (37:41) (Super)Codes: [isolamento]CLA: cosa fanno gli anziani a Villagrazia?PIE: io non frequento nessuno. Nel residence non ho tempo di frequentare e poi stoquasi in campagna. Oggi la vita è diventata molto delicata, bisogna stare attenti a chisi rivolge la mano con il saluto. Io mi ritengo una persona corretta e pulita, perché hovissuto una vita con la divisa e ci tengo alla dignità.

P17: M24.txt - 17:13 [CLA: quando è passato alla pen…] (73:77) (Super)Codes: [isolamento]CLA: quando è passato alla pensione ha sentito lo scarto?PIE: no, me ne sono andato via prima per la cattiveria, sono un ex sottufficiale e nonc’era più rispetto e allora me ne sono andato.CLA: non si sente con i colleghi?PIE: no, non più.

P21: M28.txt - 21:3 [I: Lei quindi sta da solo a ca…] (39:42) (Super)Codes: [isolamento]I: Lei quindi sta da solo a casaG: Sì solo.I: Durante le giornate vede qualcuno?G: No… io ha stato sempre che… mi guardo da pigliare amicizia, mi guardo sempre….

P21: M28.txt - 21:6 [se si trova a parlare con qual…] (95:99) (Super)Codes: [isolamento]se si trova a parlare con qualcuno, durante la giornata, la settimana, di solito con chilo fa?G: ma con qualche d’uno, amici… ma la maggior parte io non mi piglio… sono un tipo…I: Preferisce non parlare con le personeG: Sì

P24: M30.txt - 24:2 [I: si trova bene in questa zon…] (90:92) (Super)Codes: [isolamento]

I: si trova bene in questa zona?S: mi trovo bene, anche perché non conosco nessuno… (ride) esco è buio, mi ritiro albuio…I: non conosce il vicinato?

P24: M30.txt - 24:4 [S: … e ci incontriamo… non so…] (106:107) (Super)Codes: [isolamento]S: … e ci incontriamo… non sono amante di amicizie, non ne ho amici nemmeno… ioamici non ne ho,

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P27: M6.txt - 27:4 [CLA: ora quando le capita di a…] (31:33) (Super)Codes: [isolamento]CLA: ora quando le capita di andare al centro?BEN: se devo fare una visita, vado alla USL, il resto passo la vita qua, faccio lo «sci-munito qua», sono come in esilio.

P28: M7.txt - 28:11 [Altri vanno nei circoli ma io…] (105:107) (Super)Codes: [isolamento]Altri vanno nei circoli ma io non li conosco perché non li frequento i circoli. Al centroche c’è in alto ci sono andato due o tre volte ma non mi trovo, sono isolato per carat-tere, la compagnia mi piace ma fino a quando lo dico io

Code: la città come lontana {3-2}

P4: M12.txt - 4:4 [le capita spesso di andare al…] (33:35) (Super)Codes: [la città come lontana]le capita spesso di andare al centro per fare una passeggiata?GAE: per fare una passeggiata è difficile, di solito ci vado per sbrigare delle mansioniper la famiglia o per i figli.

P9: M17.txt - 9:5 [non scendo quasi che mai in ci…] (20:22) (Super)Codes: [la città come lontana]non scendo quasi che mai in città e se ci vado prendo i trasporti pubblici che nonvanno bene, ne passa uno ogni ora e se devo andare in un posto ne devo prenderedue o tre. Non conviene prendere gli autobus.

P22: M29.txt - 22:4 [I: la fate in zona o di solito…] (46:49) (Super)Codes: [la città come lontana] [periferia come luogo avvantaggiato]I: la fate in zona o di solito…G: no no in zona… non vedo sta necessità di scendere a Palermo… per risparmiareche cosa?I: C’è tutto quello che vi serve in zona, come negozi…G: sì c’è tutto qui in zona

Code: lavoro di care {18-3}~

P1: M1.txt - 1:2 [poi, devo lavare i piatti perc…] (5:6) (Super)Codes: [lavoro di care]poi, devo lavare i piatti perché mia moglie è sofferente di artrosi e non può cammina-re più

P5: M13.txt - 5:4 [CLA: ancora sono più i figli c…] (46:48) (Super)

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Codes: [lavoro di care] [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]CLA: ancora sono più i figli che chiamano il padre?GAS: sì, per questioni di lavoro mia figlia che lavora fuori mi lascia il nipotino e ho unimpegno fisso.

P6: M14.txt - 6:1 [GIO: mia moglie è molto soffer…] (5:8) (Super)Codes: [lavoro di care]GIO: mia moglie è molto sofferente, ha una cardiopatia, si è già operata due volte eha anche il diabete che se la sta mangiando viva. Per ora ha anche le piastrine basse,le hanno fatto anche trasfusioni di sangue e purtroppo sta sempre male ed io mi de-dico a tutto dentro, quello che c’è da fare l’aiuto, la conforto, la faccio, la dico, questaè tutta la vita che posso raccontare.

P6: M14.txt - 6:6 [CLA: quando ha una necessità a…] (60:62) (Super)Codes: [lavoro di care]CLA: quando ha una necessità a chi si rivolge?GIO: ai miei figli, a chi mi dovrei rivolgere? Mi dovrei rivolgere alle persone estranee.Chiamo mio figlio e gli dico di venire.

P10: M18.txt - 10:1 [GIAC: per ora la mattina mi oc…] (5:7) (Super)Codes: [lavoro di care]GIAC: per ora la mattina mi occupo molto del nipotino perché la moglie di mio figlio sideve laureare e sta preparando la tesi. Io gli faccio fare un giretto, lo facciamo man-giare e poi o lo riportiamo o lo teniamo fino alla sera.

P10: M18.txt - 10:3 [CLA: quando si è trovato in di…] (69:72) (Super)Codes: [lavoro di care]CLA: quando si è trovato in difficoltà fisiche chi si è trovato accanto?GIAC: se io faccio una telefonata si precipitano tutti. Non ci sono distinzioni.CLA: sta parlando dei figli? Glielo chiedo perché non è così scontato.GIAC: sì, sto parlando dei figli.

P11: M19.txt - 11:5 [Tutti buoni e cari ma la pala…] (23:25) (Super)Codes: [lavoro di care]Tutti buoni e cari ma la pala gliela mettevo io! Mia mogli è una grande donna, cosa cre-de? Mia moglie sorreggeva me. Trentacinque anni di matrimonio, matrimonio vero.

P17: M24.txt - 17:6 [CLA: quando ha avuto una neces…] (26:27) (Super)Codes: [lavoro di care]CLA: quando ha avuto una necessità a chi si è rivolto?PIE: mi rivolgo alla mia famiglia.

P19: M26.txt - 19:2 [CLA: mi diceva prima della su…] (17:19) (Super)Codes: [lavoro di care]

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CLA: mi diceva prima della sua giornata, allora cosa fa?ROS: quando trovo qualche ora di tempo libero vengo qua e aiuto qualche perso-na anziana che ha di bisogno e non può venire qua da sola. Aiuto chi ha più biso-gno di me.

P24: M30.txt - 24:9 [I: cioè quando ha bisogno lei…] (108:111) (Super)Codes: [lavoro di care]I: cioè quando ha bisogno lei di solito… Ha avuto bisogno?S: a mio figlioI: ha chiamato sempre suo figlioS: perché loro trovano a me…

P24: M30.txt - 24:12 [S: casalinga si… accudisce attu…] (223:224) (Super)Codes: [lavoro di care]S: casalinga sì… accudisce attualmente a mio figlio che è nella polizia che si devesposare ancora è scapolo… a 32 anni.

P25: M4.txt - 25:3 [CLA: li sente vicini questi pa…] (55:57) (Super)Codes: [lavoro di care]CLA: li sente vicini questi parenti?ANT: sì, nel momento di bisogno siamo tutti vicini, sia noi con loro che loro con noi.La cosa è reciproca, altrimenti che senso di amore c’è

P26: M5.txt - 26:3 [ANT: io sono l’unico figlio ma…] (22:23) (Super)Codes: [lavoro di care]ANT: io sono l’unico figlio maschio ma ho ben sei sorelle femmine e mi danno conforto.

P26: M5.txt - 26:5 [NT : sì, un sacco. Sono affezi…] (29:30) (Super)Codes: [lavoro di care]ANT: sì, un sacco. Sono affezionati. Quando avevo i soldi li ho aiutati e ora me li ri-trovo. Se ho bisogno vengono.

P26: M5.txt - 26:6 [ANT: sì, un sacco. Sono affez…] (29:32) (Super)Codes: [lavoro di care]ANT: sì, un sacco. Sono affezionati. Quando avevo i soldi li ho aiutati e ora me li ri-trovo. Se ho bisogno vengono. La sorella di Petralia si è trasferita a casa mia per unpo’ di mesi quando ho fatto l’ultima terapia, si chiama come me Antonina.

P26: M5.txt - 26:9 [CLA: lei la dà una mano a cas…] (58:67) (Super)Codes: [lavoro di care]CLA: lei là da una mano a casa?ANT: sì. Mia moglie prima faceva la sarta, ora ha 70 anni e deve stare attenta con suamadre e sua sorella che sono invalide.CLA: lei ha dunque la suocera vivente?

ripetizioni

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ANT: sì, ma è invalida al 100% e ha l’accompagnamento. Mia cognata è anche lei in-valida al 100%.CLA: che età ha sua suocera?ANT: ha 90 anni. Mia cognata ne ha 60 ma non è sposata.CLA: molto tempo sua moglie lo dedica a sua madre e sua sorella?ANT: sì.

P26: M5.txt - 26:11 [LA : lei la dà una mano a casa…] (58:67) (Super)Codes: [lavoro di care]LA: lei la dà una mano a casa?ANT: sì. Mia moglie prima faceva la sarta, ora ha 70 anni e deve stare attenta con suamadre e sua sorella che sono invalide.CLA: lei ha dunque la suocera vivente?ANT: sì, ma è invalida al 100% e ha l’accompagnamento. Mia cognata è anche lei in-valida al 100%.CLA: che età ha sua suocera?ANT: ha 90 anni. Mia cognata ne ha 60 ma non è sposata.CLA: molto tempo sua moglie lo dedica a sua madre e sua sorella?ANT: sì.

P28: M7.txt - 28:3 [CLA: quando ha avuto delle dif…] (38:42) (Super)Codes: [lavoro di care]CLA: quando ha avuto delle difficoltà a chi si è rivolto?BER: quando è morta mia moglie ero a Piana e c’erano i miei parenti. Io sono in buonirapporti con tutti.CLA: e per un malore?BER: chiamo mio figlio che abita a Monreale.

Code: lavoro in età pensionabile {1-0}

P22: M29.txt - 22:1 [Qualche lavoro che capita così…] (4:5) (Super)Codes: [lavoro in età pensionabile]Qualche lavoro che capita così, per tirare avanti.

Code: malattia inabilità fisica {7-6}

P14: M21.txt - 14:12 [no, non ci posso andare, sono…] (74:75) (Super)Codes: [malattia inabilità fisica]no, non ci posso andare, sono combinato male con gli occhi. Questi due passi qui lifaccio ma sto molto attento

P14: M21.txt - 14:13 [GIO: ho avuto il distacco dell…] (99:100) (Super)Codes: [malattia inabilità fisica]

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GIO: ho avuto il distacco della retina e l’operazione non è riuscita. Nell’altro c’è un fo-ro nella retina e in più la cataratta.

P23: M3.txt - 23:1 [ANT: dopo 48 anni che ho lavor…] (4:7) (Super)Codes: [malattia inabilità fisica]ANT: dopo 48 anni che ho lavorato «cadiu malatu», ogni volta che andavo in bagno,andavo sangue e avevo un tumore all’intestino. Mi hanno operato e mi hanno messoil sacchetto. Questo sacchetto si appiccica e le papule le ho sia a destra che a sini-stra. Ho fatto la domanda per la pensione e da poco mi è arrivato il libretto. Ho lavo-rato 48 anni per poi cadere malato.

P23: M3.txt - 23:2 [sto in piazza, ogni tanto pren…] (9:10) (Super)Codes: [malattia inabilità fisica]sto in piazza, ogni tanto prendo l’autobus e giro ma mi stanco. Mi faccio una cammi-nata ma non posso fare niente. Non mi posso calare con questa cosa che ho.

P25: M4.txt - 25:6 [ANT: io ho avuto tre investime…] (71:76) (Super)Codes: [malattia inabilità fisica]ANT: io ho avuto tre investimenti con la vespa e con l’ultimo sono rimasto zoppo esono cinque anni che motore non ne porto più. Ho avuto problemi con la coliciste.CLA: l’invalidità a cosa è dovuta?ANT: quando ero ragazzo ho subito un infortunio sul lavoro, nel 1952, certe volte ionon posso fare «i bili», non posso innervosirmi, prima soffrivo con le convulsioni, orasi sono allontanate ma ancora le ho.

P26: M5.txt - 26:18 [Mi sento ancora bene, anche do…] (124:126) (Super)Codes: [malattia inabilità fisica]Mi sento ancora bene, anche dopo questa operazione. Devo dire la verità, nella stan-za dove ero io eravamo in dodici e di questa malattia se ne sono salvati in tre.

P27: M6.txt - 27:3 [si, ci vediamo, anche se io qu…] (23:25) (Super)Codes: [malattia inabilità fisica]sì, ci vediamo, anche se io quest’anno non posso andarci perché mi hanno amputato5 dita del piede, ho «la diabete» e un’insufficienza renale. Fino a due anni fa partivocon la macchina e andavo a Reggio Emilia ma adesso i miei non vogliono più. Due otre volte l’anno ci andavo

Code: mancanza di sostegno {2-4}~

P11: M19.txt - 11:4 [Sig: Nessuno. Me stesso. I mie…] (20:21) (Super)Codes: [mancanza di sostegno]Sig: Nessuno. Me stesso. I miei nipoti hanno le loro cose, si devono divertire, vengo-no quando hanno bisogno, quando «ci sierbunu i piccioli»

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P11: M19.txt - 11:12 [Sig: (Piange). La malattia è b…] (73:74) (Super)Codes: [mancanza di sostegno]Sig: (Piange). La malattia è brutta. Il Signore i deve aiutare me e mia moglie. Se iomuoio mia moglie non ha nessuno.

Code: mi accontento di quello che ho {5-4}

P13: M20.txt - 13:9 [per me vorrei continuare ad av…] (67:69) (Super)Codes: [mi accontento di quello che ho]per me vorrei continuare ad avere le cose che ho adesso, lavorare per quello cheposso fare, divertirmi, gli amici, qualche passeggiata e la forza di andare a mare. Iosono nato sul mare e spero di poterci andare sempre.

P15: M22.txt - 15:8 [CLA: c’è un momento in cui si…] (65:66) (Super)Codes: [mi accontento di quello che ho]CLA: c’è un momento in cui si è detto sono anziano?LUI: no, non faccio scenate. Mi accontento di tutto quello che ho.

P24: M30.txt - 24:11 [I: anche guardando il futuro,…] (209:212) (Super)Codes: [mi accontento di quello che ho]I: anche guardando il futuro, le piacerebbe avere qualcosa…S: no…. lo dovevo avere prima, non sono riuscito, basta, sono contento di quello…perché quando comprai sta casa dovevo prendere un box che c’era… e non l’ho pre-so… basta… sono contento così. Mi accontento di quello che ho.

P26: M5.txt - 26:20 [ANT: non cambierei niente. Vor…] (169:170) (Super)Codes: [mi accontento di quello che ho]ANT: non cambierei niente. Vorrei avere qualcosa in meno (ride), 35 anni. Mi rispet-tano tutti e non cambierei niente.

P28: M7.txt - 28:10 [CLA: nella sua zona vorrebbe q…] (100:101) (Super)Codes: [mi accontento di quello che ho]CLA: nella sua zona vorrebbe qualcosa che non c’è?BER: io sto bene così come sono.

Code: negazione della propria condizione di anziano {4-3}~

P 7: M15.txt - 7:12 [CLA: quando lei si è detto son…] (93:95) (Super)Codes: [negazione della propria condizione di anziano]CLA: quando lei si è detto sono diventato anziano?GIU: non l’ho mai pensato, e nessuno si è mai permesso di dirmi che sono anziano,

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non ho mai avuto perdite di memoria, non ho mai sbagliato, ho il cervello limpido efunzionante.

P 7: M15.txt - 7:13 [io ho sempre detto a mia moglie…] (97:99) (Super)Codes: [negazione della propria condizione di anziano]io ho sempre detto a mia moglie che il giorno in cui mi sarei detto che ero vecchio sa-rebbe stato un dramma per me e allora non ci penso e non ci voglio pensare.

P11: M19.txt - 11:8 [I vecchi, vanno nei giardini,…] (44:45) (Super)Codes: [negazione della propria condizione di anziano]I vecchi, vanno nei giardini, giocano a carte, parlano, furriano. Io vado poco perchépreferisco stare con i giovani.

P21: M28.txt - 21:7 [I: Un centro per anziani… le p…] (131:132) (Super)Codes: [negazione della propria condizione di anziano]I: Un centro per anziani… le piacerebbe?G: No… Già ci sono io anziano… ha parlare cu l’altri anziani…

Code: Paese vs Città {1-1}~

P28: M7.txt - 28:5 [CLA: mi corregga se sbaglio ma…] (57:60) (Super)Codes: [Paese vs Città]CLA: mi corregga se sbaglio ma mi sembra di capire che lei i suoi coetanei li frequen-ta più a Piana che qui nel quartiere?BER: sì, esatto. A Piana sono amici di tanto tempo, qui se mi incontro posso farequalche chiacchierata ma mai in casa.

Code: paura - rischio di vittimizzazione {31-7}

P1: M1.txt - 1:5 [l’antico era un’altra cosa. No…] (81:81) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]l’antico era un’altra cosa. Non c’era la vita come è oggi che c’è troppa delinquenza.

P2: M10.txt - 2:6 [no, sempre per il discorso del…] (78:80) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]no, sempre per il discorso della prevenzione perché so in quali quartieri posso anda-re e con quali orari e giorni posso andare. Con la macchina fotografica vado in giro echiedo alle persone se posso fare delle foto e cerco di non mettermi in conflittualità ecosì non ho avuto problemi.

P4: M12.txt - 4:6 [CLA: ha qualche timore quando…] (45:53) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

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Memos: [ME - 17/10/06 [4]]CLA: ha qualche timore quando va a prendere la pensione?GAE: sì, qualche timore c’è sempre.CLA: c’è qualche strategia che usa?GAE: no, nessuna. La banca dove vado io ha il metronotte davanti e in qualche modomi sento protetto, ma se vogliono fregare lo possono fare benissimo seguendomi co-sì come hanno fatto con qualcuno, hanno simulato un tamponamento. Questo è suc-cesso ad un mio amico, dopo il tamponamento due ragazzi lo hanno aggredito e glihanno preso i soldi. Io per evitare questo cerco di non prendere la pensione inun’unica soluzione così se mi fregano io perdo poco. Se mi dovessero fregare tutto ionon saprei come fare perché è l’unica risorsa della famiglia.

P5: M13.txt - 5:3 [CLA: l’autobus lo prende mai?…] (36:40) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]CLA: l’autobus lo prende mai?GAS: no, perché mi spaventa Lupin, ci sono i Lupin, mi rubano il portafogli.CLA: le è mai successo qualcosa?GAS: sì una volta. Io lo chiamo mani di velluto. Io ho la tessera del bancomat e io conquesta non salgo, perché se se la portano?

P7: M15.txt - 7:8 [GIU: no, mia moglie, prima la…] (74:75) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]GIU: no, mia moglie, prima la facevo io. Mia moglie sa dove deve risparmiare. Io levado dietro perché magari ho paura di un borseggio, perché non c’è controllo dellapolizia in borghese.

P7: M15.txt - 7:11 [A me è capitato tre volte che…] (89:92) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]A me è capitato tre volte che mi prendessero i soldi e l’ultima volta domenica maal mercatino. Non voglio essere cattivo ma quando ero in Arabia potevo cammina-re con i soldi nelle mani e non avevo preoccupazioni. Per me è stata una bruttagiornata.

P9: M17.txt - 9:6 [GIU: una volta qui mi hanno ra…] (32:38) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]GIU: una volta qui mi hanno rapinato, mentre uscivo mi hanno preso e rapinato. Inbanca sono più sicuro.CLA: prima perciò la prendeva alle poste?GIU: sì, ma da allora mi sono tolto, perché è un punto pericoloso, si sa il quartiere èquello che è.CLA: ma quello che è successo a lei è successo anche ad altri?GIU: sì, anche alle donne. Una volta stavano facendo una rapina qua e sono partiticon un mezzo e volevano entrare dall’altro marciapiede e bucare il vetro. Era pieno dipersone qua.

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P10: M18.txt - 10:7 [un signore a cui ho chiesto co…] (127:128) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]un signore a cui ho chiesto come mai va a prendere la pensione al paese mi ha rispo-sto che lì è sicuro che arriva con tutti i soldi fino a casa. A Geraci comunque non è maisuccesso niente.

P14: M21.txt - 14:3 [Questa è una contrada abbandon…] (22:27) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Questa è una contrada abbandonata. Ci sono anche tanti vandalismi, si figuri chec’erano dei sedili in ferro e legname nella piazza, a poco a poco li hanno segati e but-tati via. Ora li hanno messi in marmo ma li hanno rotti lo stesso. Come ultimi li hannomessi tutti in ferro e non li hanno toccati. Hanno segato anche una palma. Siamo ab-bandonati da tutti, il comitato di quartiere non fa niente, non risolve niente. Le stradesono sporche ma nessuno fa niente.

P14: M21.txt - 14:7 [no, non esiste. Ad es. ci sono…] (38:39) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Memos: [ME - 18/10/06 [1]]no, non esiste. Ad es. ci sono i sedili e i giovani si siedono con i piedi e poi uno comesi può sedere?

P14: M21.txt - 14:10 [in banca, la luce e il telefon…] (59:64) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]in banca, la luce e il telefono li prendono da lì. Quando serve qualcosa si prende. Èuna sicurezza per evitare che se uno va alla posta possono prendergli i soldi perstrada, come succede.Se vado a prendere qualcosa ci vado sempre con mia figlia, siamo in due e la cosa èpiù sicura.CLA: le è mai successo di essere aggredito?GIO: no, a me mai, ma ad altri sì. Tante volte li pedinano fino a casa e prima chechiudano la porta gli chiedono i soldi. E poi resti come un cretino.

P14: M21.txt - 14:11 [Sempre c’è qualcuno che ha paur…] (68:72) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Sempre c’è qualcuno che ha paura, io gli ho sempre detto di accreditarsi la pensionealla banca e uno è più sicuro. Uomini per quanto si è se si incontra uno con la pistolasi cede, si deve cedere.Ad es. al banco di Sicilia dovevo scambiare l’assegno e mentre ero dentro c’è statauna rapina. Come sono entrate queste persone in banca? Dove era il metronotte? Ame mi fanno togliere la fibbia e i ladri entrano? Questo è successo in via Libertà,all’agenzia 7 del banco di Sicilia.

P14: M21.txt - 14:15 [Questi due passi qui li faccio…] (74:75) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Questi due passi qui li faccio ma sto molto attento

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P15: M22.txt - 15:4 [Molti hanno però paura di usci…] (25:25) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Molti hanno però paura di uscire.

P15: M22.txt - 15:5 [le è mai capitato di essere ag…] (26:28) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]le è mai capitato di essere aggredito?LUI: a me no, una volta ho perso il portafogli e mi è costato un poco perché hannotrovato il codice della posta e mi presero 1200 euro.

P15: M22.txt - 15:6 [credo di si, anche se a me tra…] (49:57) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]credo di sì, anche se a me tranne il portafogli non è successo niente. In fatto di si-curezza non è che c’è una zona più sicura, se c’è è perché c’è qualcosa di grosso inpiù, qualche mafioso. La sicurezza a Palermo dove è? Se io mi rivolgo ad un vigilelui mi risponde che si deve guardare le spalle. Non usano la giustizia per fare giu-stizia vera, la usano a modo loro. Ad es. qui c’è un marciapiede che è stato occu-pato da un fruttivendolo e i vigili non dicono niente perché è un mafioso ma i mar-ciapiedi non sono per i pedoni? Invece li usano i negozi. La legge non viene né ap-plicata e né osservata. Io a Palermo non ho mai notato una cosa veramente seria,piantano gli alberi ma non li scopano mai, nei mercatini non si può camminare, c’èindisciplina e basta, continua e tutti fanno quello che vogliono. I vigili ci sono manon fanno niente, li pagano e basta.

P15: M22.txt - 15:7 [Al mercato cercano di approfit…] (60:62) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Al mercato cercano di approfittare degli anziani, le bilance sono truccate, ti prendonoin giro tutti i giorni, alcuni non mettono neanche i prezzi. Nei paesi i vigili fanno ri-spettare i prezzi a Palermo no.

P16: M23.txt - 16:6 [Io la spesa la potrei fare al…] (40:42) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Io la spesa la potrei fare al Capo ma vai a lasciare la macchina al Capo, la trovi? Devostare attento a quello con i borseggi.Io fino ad oggi non conosco il medico, domani non lo so.

P17: M24.txt - 17:7 [CLA: prende l’autobus? PIE: si…] (32:36) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]CLA: prende l’autobus?PIE: sì.CLA: come si trova?PIE: siamo sempre là, se uno è per i fatti suoi tranquillo, tutto procede bene. Oggicome oggi stiamo attraversando un momento di una cattiveria unica, terribile.

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P17: M24.txt - 17:12 [CLA: quando si trova al centro…] (63:65) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]CLA: quando si trova al centro si sente sicuro?PIE: no, non mi sento mai sicuro, ritorniamo sempre là e cioè non si sa con chi ha ache fare, come fa lei ad essere sicuro?

P19: M26.txt - 19:5 [CLA : la pensione dove la pren…] (37:39) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]CLA: la pensione dove la prende?ROS: in banca. Prima avevo il conto corrente alla BNL e andavo con l’autobus, oral’ho tolto perché una volta proprio sull’autobus mi stavano rapinando e ora sono allabanca di Palermo.

P20: M27.txt - 20:8 [È sicuro una città un quartier…] (211:214) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]È sicuro una città un quartiere dove tu vedi passeggiare due poliziotti, ogni giornosotto casa, è sicuro quell’appartamento al 2 piano dove un pomeriggio possono sali-re a casa tua e si portano... non solo 2 pagine e mezzo di carta... di carta... con tutti igioielli che c’hai a casa e in due pagine e mezzo di crocetta d’oro, anello, anellino,collana... ce ne puoi scrivere tante no?

P20: M27.txt - 20:9 [Allora la sicurezza non è il p…] (222:223) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Allora la sicurezza non è il poliziotto che cammina... non è le sbarre che ci mettiamoin casa... cioè un termine che non riesco a definire io sicurezza...

P20: M27.txt - 20:10 [lei ha visto in estate sopratt…] (230:234) (Super)Codes: [estate] [paura - rischio di vittimizzazione]lei ha visto in estate soprattutto che squillano gli allarmi in tutti gli appartamentidella città, lei ha visto qualcuno che chiama e dice guardi che lì c’è quest’allarme chesquilla? Che suona... no. Io una cosa che ho visto fare che so fare è di andare giù astaccare la luce perché finisca dopo due ore che sento suonare l’allarme che non mifa dormire la notte... la sicurezza è in un condominio una famiglia accanto all’altra...e invece non c’è questo

P25: M4.txt - 25:7 [CLA: l’attesa ad uno sportello…] (104:109) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]CLA: l’attesa ad uno sportello è una difficoltà per lei?ANT: certe volte sì, alla posta o in banca. Bisognerebbe che questa gente anzianavenga accompagnata da qualcuno per evitare gli scippi, parlano sempre dei poliziottidi quartiere ma dove sono? Solo in via Maqueda o in via Ruggero Settimo. La gentefa quello che vuole e non c’è educazione verso la gente anziana. In giro ne vedo tan-te, persone maleducate, persone che vogliono rubare ai «vecchiareddi» al mercatotogliendo 100 grammi. C’è poco da fare.

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P25: M4.txt - 25:10 [ANT: si, mi sento insicuro qua…] (143:144) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]ANT: sì, mi sento insicuro qualche volta. Quando prendo la pensione chiedo a qual-cuno dei miei figli di venire con me perché altrimenti come devo fare?

P26: M5.txt - 26:16 [ANT: sì. La pensione la prend…] (108:110) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]ANT: sì. La pensione la prendevo lì, prima, ma non mi è mai successo niente. Daquando sono qui negli ultimi mesi ci sono andati o due o tre volte a rubare.

P27: M6.txt - 27:1 [i sto bene ma c’è un marciume…] (12:13) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]i sto bene ma c’è un marciume di ragazzacci che fanno casino. C’è la cosiddetta «ma-schera dello Zen», ci sono ragazzi che tirano benzina, qualche furtarello tipo Scampia.

P28: M7.txt - 28:6 [CLA: le è capitato qualche inc…] (69:71) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]CLA: le è capitato qualche incidente di percorso?BER: per la pensione no, sull’autobus sì, sempre capita che ti prendono qualcosa.Danni forti però non ne ho avuti.

P29: M8.txt - 29:6 [Davanti la farmacia la sera c’…] (43:44) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Davanti la farmacia la sera c’è uno schifo ma non c’è nessuno.

P29: M8.txt - 29:8 [l’ho pensato quando mi hanno s…] (72:73) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]l’ho pensato quando mi hanno sbagliato a fare la puntura lombare e sono rimastoparalizzato.

Code: pensionamento come rivitalizzazione dei rapporti {1-4}

P18: M25.txt - 18:16 [Certo stiamo di più assieme e…] (103:107) (Super)Codes: [pensionamento come rivitalizzazione dei rapporti]Certo stiamo di più assieme e non c’è scontro visto che stiamo di più assieme.CLA: mi sta dicendo che il pensionamento può giovare alla coppia?ROB: sì, può giovare di più, si può vivere meglio, ci si accorge più dell’altro. Oggi cidedichiamo di più al rapporto tra di noi.

Code: periferia come luogo avvantaggiato {6-1}

P 6: M14.txt - 6:4 [CLA: qui c’è più aria, più ver…] (31:33) (Super)

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Codes: [periferia come luogo avvantaggiato]CLA: qui c’è più aria, più verde, più ossigeno. A livello della città qua è meglio.CLA: come si trova qua?GIO: bene, perché sono a casa mia.

P 6: M14.txt - 6:5 [Se lei vuole trovare un mercat…] (37:38) (Super)Codes: [periferia come luogo avvantaggiato]Se lei vuole trovare un mercato grande deve andare al Capo o a Ballarò ed io percomprare qualcosa me ne vado là? Ma perché qui manca qualcosa?

P9: M17.txt - 9:4 [CLA: lei come ci sta? GIU: come…] (16:18) (Super)Codes: [periferia come luogo avvantaggiato]CLA: lei come ci sta?GIU: come punto è strategico perché possiamo spostarci da tutte le parti per andarea Mondello, siamo vicini a tutto.

P14: M21.txt - 14:4 [Questa è una contrada abbandon…] (22:23) (Super)Codes: [periferia come luogo avvantaggiato]Questa è una contrada abbandonata

P22: M29.txt - 22:4 [I: la fate in zona o di solito…] (46:49) (Super)Codes: [la città come lontana] [periferia come luogo avvantaggiato]I: la fate in zona o di solito…G: no no in zona… non vedo sta necessità di scendere a Palermo… per risparmiareche cosa?I: C’è tutto quello che vi serve in zona, come negozi…G: sì c’è tutto qui in zona

P26: M5.txt - 26:8 [CLA: pensa che in questa zona…] (46:47) (Super)Codes: [periferia come luogo avvantaggiato]CLA: pensa che in questa zona lei ha tutto?ANT: è una zona dove ho tutto. Ci sono spesso gli autobus, c’è la posta.

Code: periferie come luoghi svantaggiati {4-7}~

P 4: M12.txt - 4:2 [nei primi tempi è stato diffic…] (18:19) (Super)Codes: [periferie come luoghi svantaggiati]nei primi tempi è stato difficile perché mancavano diversi servizi, le strade, le fogna-ture, non c’erano autobus.

P 4: M12.txt - 4:3 [si trova bene con gli autobus?…] (31:32) (Super)Codes: [periferie come luoghi svantaggiati]si trova bene con gli autobus?GAE: sì, tranne nel periodo estivo che tolgono gli autobus alla periferia.

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P 4: M12.txt - 4:5 [no, io me la faccio accreditar…] (42:44) (Super)Codes: [periferie come luoghi svantaggiati]no, io me la faccio accreditare in banca perché qui si devono fare ore ed ore di coda efunzionano al massimo due sportelli. La zona poi è molto vasta e bisognerebbe po-tenziare il servizio. Ho preferito la banca anche se è molto distante, devo arrivare finoa corso Calatafimi.

P18: M25.txt - 18:6 [ROB: si, il problema del quart…] (35:38) (Super)Codes: [periferie come luoghi svantaggiati]ROB: sì, il problema del quartiere è il rumore notturno con pizzerie e discotecheall’aperto. Io abito in via Terranova, nella zona ci siamo 70.000 abitanti, siamo un al-tro paese ma non ci sono né cinema e né teatri, quelli sono al centro. Questa zona èun semidormitorio anche se è abbastanza servita.

Code: raccontarsi come cura {1-2}

P 7: M15.txt - 7:9 [(il signore comincia a parlart…] (76:78) (Super)Codes: [raccontarsi come cura](il signore comincia a parlarti della sua vita). Io sono apolitico per natura perché hovissuto poco in Sicilia, ero sempre a Ravenna, Bologna, Imola, per lavorare perchéqui non volevo avere a che fare con nessuno e non volevo essere conosciuto. Daquelle parti trovavo onestà, sincerità e puntualità.

Code: radicamento al luogo {5-2}~

P16: M23.txt - 16:2 [da quanto tempo sta qua? PIE:…] (10:16) (Super)Codes: [radicamento al luogo]da quanto tempo sta qua?PIE: dal 1970, il quartiere lo conosco bene. Sono stato uno dei pionieri. Si figuri chele prime riunioni di partito si facevano a casa mia con i vari segretari, perché nonc’era la sezione.CLA: come si trova nel quartiere?PIE: bene, io ci trovo bene. Sul nome dello Zen ci hanno speculato, anche il prete diqua, poi lo sappiamo a Palermo si dice che dove ci sono campane ci sono buttane, misono spiegato? Qui le donne possono scendere e fare la spesa e nessuno li tocca. C’èil rispetto, non parlo di mafia. Non è

P16: M23.txt - 16:5 [si trova spesso ad andare al c…] (33:35) (Super)Codes: [radicamento al luogo]si trova spesso ad andare al centro?PIE: non spesso, preferisco qui perché l’aria è più fresca, più pura e poi se mi affacciovedo tutto il golfo di Mondello. Qui sono in paradiso.

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P16: M23.txt - 16:12 [CLA: e qui cosa fa, invece? PI…] (65:68) (Super)Codes: [radicamento al luogo]CLA: e qui cosa fa, invece?PIE: c’è qui va al villino e gli altri leggiamo i giornali. Il caldo c’è pure anche se l’aria èsempre intercambiabile, soprattutto quando c’è il maestrale. Lo Zen è il rione più al-berato di Palermo, ma li abbiamo piantati noi.

P20: M27.txt - 20:6 [I: come ci sta attualmente in…] (142:144) (Super)Codes: [radicamento al luogo]I: come ci sta attualmente in quella zona?C: bene perché è lon… bene perché… perché è il nido che mi sono costruito e quindi lìci sto con moglie e figli, e quindi nido significa anche ritirarsi nel proprio mondo…

P23: M3.txt - 23:3 [CLA : quando ha bisogno chi ch…] (14:15) (Super)Codes: [radicamento al luogo]CLA: quando ha bisogno chi chiama?ANT: su mia sorella che abita vicino. Io comunque voglio stare nella mia casa.

Code: relazioni di vicinato/quartiere {5-5}

P1: M1.txt - 1:4 [CLA: quando allora ha bisogno…] (29:32) (Super)Codes: [relazioni di vicinato/quartiere]CLA: quando allora ha bisogno come fa?ANG: c’è la vicina di casa che avvicina soprattutto la sera. Me la ritrovo nel momentodel bisogno, è la sorella del mio padrone di casa. Ultimamente mi è capitato che nonho visto più e mia moglie ha chiamato la signora e mi sono salvato, sono andato allaclinica D’Anna.

P17: M24.txt - 17:5 [CLA: come si trova a Villagraz…] (21:25) (Super)Codes: [relazioni di vicinato/quartiere]CLA: come si trova a Villagrazia?PIE: bene, sono tutte brave persone ma uno deve sapersi comportare.CLA: quando ha avuto qualche problema si è rivolto al vicinato?PIE: il mio è un rione di residence, c’è il saluto e il rispetto, c’è del dialogo con chimerita di essere rispettato.

P18: M25.txt - 18:13 [CLA: quando si è trovato nel m…] (85:86) (Super)Codes: [relazioni di vicinato/quartiere]CLA: quando si è trovato nel momento del bisogno a chi si è rivolto?ROB: al mio vicino, c’è un rapporto di vicinanza anche se non è amicizia.

P19: M26.txt - 19:3 [CLA : si è rivolto mai al vici…] (26:30) (Super)Codes: [relazioni di vicinato/quartiere]

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CLA: si è rivolto mai al vicinato?ROS: sì, dove abito io siamo sei appartamenti ma siamo un’unica famiglia, non ab-biamo avuto mai problemi. I miei vicini sono come dei fratelli si figuri che mi hannodetto che se mi dovessi sentire male di notte li devo chiamare, l’unica cosa è che de-vo riuscire ad aprire la porta, ma io ho dato loro la chiave come se fossero dei figli.

P26: M5.txt - 26:7 [CLA : come si trova in questa…] (40:43) (Super)Codes: [relazioni di vicinato/quartiere]CLA: come si trova in questa zona?ANT: benissimo. Le persone, ci sono quelle buone e quelle cattive. Ho un amico chemi sta aspettando e siamo come fratelli. È un vicino che abita sopra di me. So cheposso contare su di lui.

Code: relazioni inter-generazionali {14-0}~

P 6: M14.txt - 6:8 [CLA: le piacerebbe avere qualc…] (109:111) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]CLA: le piacerebbe avere qualcosa in più nel suo quartiere?GIO: no, le dico che non manca tanto, mi piacerebbe avere un po’ più di educazioneda parte dei bambini, ma che vuole sono anche dei rioni che stanno venendo fuoriadesso. Ci vorrebbe più educazione nei bambini.

P 9: M17.txt - 9:10 [CLA: il suo rapporto con i gio…] (82:84) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]CLA: il suo rapporto con i giovani?GIO: va bene, parliamo di calcio, di politica. Da noi vengono anche dei giovani e par-liamo di tutto ciò che succede nella vita.

P10: M18.txt - 10:5 [I giovani hanno delle idee com…] (91:92) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]I giovani hanno delle idee completamente diverse da noi. Non fanno molte cose, nonfanno le visite ai malati, noi le facevamo e le facciamo.

P12: M2.txt - 12:3 [CLA: pensa che i giovani non l…] (58:59) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]CLA: pensa che i giovani non la rispettino?ALE: sì, sono dei «vastasi». Non hanno educazione. Qui non c’è nessuno che si inte-ressa

P16: M23.txt - 16:4 [sulla mia famiglia in genere, m…] (28:28) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]sulla mia famiglia in genere, mi rispettano ed io li ho rispettati, ho sempre fatto il miodovere.

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P16: M23.txt - 16:9 [il suo rapporto con i giovani…] (50:53) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]il suo rapporto con i giovani com’è?PIE: cerco di imparargli qualcosa ma non ho molta pazienza e non sopporto chi miprende in giro, una cosa la dico una, due, tre volte poi ci arrabbio perché non mi va lapresa in giro. Il rispetto qui c’è e io li rispetto.

P17: M24.txt - 17:9 [CLA: la gioventù, cosa mi dice…] (42:45) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]CLA: la gioventù, cosa mi dice? Secondo lei i giovani portano rispetto agli anziani?PIE: secondo me tutto questo è finito. Una volta bastava lo sguardo del padre ed iomi sentivo mortificato. Oggi non si può parlare con nessuno, non hanno nessuna di-gnità verso gli anziani, non danno più rispetto. La mia esperienza è questa

P18: M25.txt - 18:9 [CLA: che rapporto ha con le ge…] (65:67) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]CLA: che rapporto ha con le generazioni piccole?ROB: normale, bello, anche se qualche volta contestiamo perché li vedo vacui, inte-ressati a telefonini, ai messaggini, a internet assorbendo il loro tempo libero e but-tando soldi.

P20: M27.txt - 20:11 [E allora hanno voluto farmi se…] (266:269) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]E allora hanno voluto farmi sentire l’anziano rispetto al giovane. Questo... mi vieneda pensare una cosa… che mentre io ecco posso avere una forma di rabbia verso tuttiquesti giovani ho capito anche che ci devono essere i giovani che devono essere...

P24: M30.txt - 24:7 [S:infatti ci vuole la gavetta…] (136:140) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]S: infatti ci vuole la gavetta… e infatti io cerco di farglielo imparare, mi ci sono messosempre di impegno, ci tengo io a quello che ci insegno ai ragazzi, ci dico senti se tunon metti la tua e metto la mia solo non facciamo niente… deve essere da ambo leparti. (Quello che ci vuole s’ha ffari, se tu non te lo vuoi insegnare non ci può nien-te)… perciò guarda, almeno guarda… che le cose si imparano guardando, se uno nonguarda come si impara…

P26: M5.txt - 26:19 [CLA: il suo rapporto con i gi…] (162:164) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]CLA: il suo rapporto con i giovani ?ANT: in questa comitiva io sono il più anziano ma ci sono i giovani da 15 anni in su,con loro mi trovo bene.

P28: M7.txt - 28:4 [BER: uno ne fa quindici a Lugl…] (49:51) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]

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BER: uno ne fa quindici a luglio e la femmina li fa a maggio.CLA: parla con loro?BER: sì e mi trovo bene, scherziamo, parliamo e prima ci giocavo pure a calcio.

P28: M7.txt - 28:8 [Prima vedevo sugli autobus che…] (82:84) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]Prima vedevo sugli autobus che i giovani davano il posto alle donne sia giovani chegrandi ma oggi non gli passa neanche per la testa. Certo non sono tutti ma oggi han-no un altro sistema.

P28: M7.txt - 28:9 [I giovani sono cresciuti nel p…] (89:90) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]I giovani sono cresciuti nel progresso e nel benessere e non hanno rispetto versol’anziano. È una abitudine che hanno preso con i genitori

Code: risorse la memoria {2-3}

P14: M21.txt - 14:6 [CLA: da quanto tempo abita qui…] (35:36) (Super)Codes: [risorse la memoria]Memos: [ME - 18/10/06]CLA: da quanto tempo abita qui?GIO: io sono nato qui. Prima era tutta una pianura, poi hanno iniziato a costruire.

P29: M8.txt - 29:5 [CLA: glia anziani che fanno qu…] (40:41) (Super)Codes: [risorse la memoria]CLA: glia anziani che fanno qui?MIC: che dobbiamo fare qua, qualche chiacchiera, ricordiamo il passato.

Code: risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale {10-1}

P2: M10.txt - 2:3 [Uscendo dall’università non c’…] (37:40) (Super)Codes: [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]Memos: [ME - 17/10/06 [1]]Uscendo dall’università non c’è il posto di lavoro ma anche per questo cerco di occu-parmene io nel senso di mantenere pensando al futuro non solo mio o di mia mogliema soprattutto di quello suo pensando perché trovarsi a trenta anni senza nulla nonè assolutamente piacevole

P5: M13.txt - 5:4 [CLA: ancora sono più i figli c…] (46:48) (Super)Codes: [lavoro di care] [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]CLA: ancora sono più i figli che chiamano il padre?GAS: sì, per questioni di lavoro mia figlia che lavora fuori mi lascia il nipotino e ho unimpegno fisso.

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P9: M17.txt - 9:7 [CLA: le capita ancora di aiuta…] (52:54) (Super)Codes: [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]CLA: le capita ancora di aiutare i figli?GIU: sì, ad es. mio figlio ha fatto un mutuo bancario per comprare la casa e lo aiuto ioperché altrimenti non potrebbe vivere.

P13: M20.txt - 13:10 [CLA: mi diceva che ha due figl…] (10:11) (Super)Codes: [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]CLA: mi diceva che ha due figli, uno studia e l’altro lavora?PAO: sì, il maschio lavora e la femmina studia, cerchiamo di portarla avanti.

P18: M25.txt - 18:3 [CLA: mi ha detto che ha tre fi…] (9:13) (Super)Codes: [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]CLA: mi ha detto che ha tre figli?ROB: sì, due sono laureati e il terzo è all’università. Uno è capitano di marina in fer-ma breve e la seconda è insegnante di lettere con contratto fino a giugno e luglio,agosto e settembre a carico della famiglia in quanto con 1050 euro al mese non puòvivere. La terza studia lettere anche lei ed ha 21 anni.

P18: M25.txt - 18:4 [CLA: sua moglie che lavoro fac…] (16:19) (Super)Codes: [differenze socioeconomiche] [risorse pensione anziano come ammortizzatoresociale]CLA: sua moglie che lavoro faceva?ROB: era un ex funzionario della camera di commercio ora in pensione. Per fortunasiamo pensionati sia io che lei con una pensione discreta e campiamo anche perchédobbiamo sostentare anche i figli.

P18: M25.txt - 18:17 [CLA: lei è anche una risorsa i…] (110:112) (Super)Codes: [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]CLA: lei è anche una risorsa importante per i suoi figli?ROB: sì, lo siamo, sia risorsa fisica che morale e anche economica. Hanno sempre bi-sogno fino a quando non troveranno un posto fisso.

P19: M26.txt - 19:1 [CLA: mi racconta una sua giorn…] (3:5) (Super)Codes: [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]CLA: mi racconta una sua giornata tipica?ROS: mi chiamano i miei figli e mi dicono di accompagnarli qua e là, dal medico. Lamia famiglia è composta da circa 35 persone.

P25: M4.txt - 25:9 [ANT: io ho una figlia a carico…] (130:130) (Super)Codes: [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]ANT: io ho una figlia a carico di 45 anni ed è disoccupata.

P27: M6.txt - 27:10 [CLA: i figli non possono esser…] (94:96) (Super)Codes: [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]

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CLA: i figli non possono essere uno stimolo?BEN: sì, quello è normale, io ne ho uno che è disoccupato ed è stato a spasso percinque anni e l’ho sostenuto io. Sono anche nei debiti a causa sua. Ora però ha presouna portineria e può campare.

Code: ruolo di genere {20-3}~

P2: M10.txt - 2:2 [quello che c’è da fare lo facc…] (28:31) (Super)Codes: [ruolo di genere]Memos: [ME - 17/10/06]quello che c’è da fare lo faccio, se c’è qualcosa da fare in merito a qualsiasi situazio-ne intervengo. Io ad es. mi leggo tutti i libretti di istruzione degli elettrodomestici ese c’è qualcosa che non va intervengo io. Se si deve aggiustare una porta lo faccio oanche se si deve passare la vernice io lo faccio.

P3: M11.txt - 3:4 [CLA: lei mi accennava che molt…] (34:35) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: lei mi accennava che molti anziani stanno per strada?ENR: sì, si riuniscono dove c’è questa chiesa e stanno assieme lì, nel terreno dellachiesa.

P5: M13.txt - 5:9 [CLA: cosa fanno glia altri anz…] (82:87) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: cosa fanno gli altri anziani nel quartiere?GAS: stanno in gruppetti.CLA: mi sembra di capire che sono solo i maschi?GAS: sì, che centra le femmine.CLA: e le donne dove sono?GAS: boh.

P5: M13.txt - 5:10 [CLA: sua moglie cosa fa? GAS:…] (88:89) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: sua moglie cosa fa?GAS: lei è impegnata o a casa o con il nipote. Mia moglie il da fare se lo crea.

P7: M15.txt - 7:3 [CLA: gli anziani nel quartiere…] (34:38) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: gli anziani nel quartiere cosa fanno?GIU: c’è un circolo in via Ughetti, mi sembra lo abbia dato il comune, poi ci sono letaverne ma più non c’è.CLA: questo per i maschi e le femmine che fanno?GIU: quando c’è il mercatino ci vanno ed è l’unico svago che possono avere, altronon c’è.

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P7: M15.txt - 7:7 [CLA: la spesa la fa lei? GIU:…] (73:74) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: la spesa la fa lei?GIU: no, mia moglie, prima la facevo io. Mia moglie sa dove deve risparmiare

P9: M17.txt - 9:3 [GIU: quando non ho da fare e a…] (10:10) (Super)Codes: [ruolo di genere]GIU: quando non ho da fare e allora vengo qua e si gioca a carte, si parla di calcio, dipolitica.

P10: M18.txt - 10:2 [CLA: sua moglie si muove da ca…] (64:65) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: sua moglie si muove da casa?GIAC: sì. È casalinga, fa i lavori di casa, accudisce il nipotino

P13: M20.txt - 13:8 [CLA: e le donne invece, che fa…] (59:61) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: e le donne invece, che fanno?PAO: non lo so perché non frequento, posso dire per chi conosco ma non ne ho idea.Penso che facciano le pulizie come tutte le donne.

P16: M23.txt - 16:3 [Qui le donne possono scendere…] (15:16) (Super)Codes: [ruolo di genere]Qui le donne possono scendere e fare la spesa e nessuno li tocca

P16: M23.txt - 16:7 [sua moglie da sola esce? PIE:…] (45:46) (Super)Codes: [ruolo di genere]sua moglie da sola esce?PIE: no, esce con me, al limite va con una sua amica al mercato.

P16: M23.txt - 16:10 [Non devi far vedere mai che se…] (53:53) (Super)Codes: [ruolo di genere]Non devi far vedere mai che sei un debole.

P18: M25.txt - 18:5 [CLA: sua moglie ora che è pens…] (20:21) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: sua moglie ora che è pensionata cosa fa?ROB: fa le stesse cose che faccio io, dividiamo la giornata, dividiamo spazio, tempo ecompiti.

P20: M27.txt - 20:2 [in verità so che lei stanca di…] (51:52) (Super)Codes: [ruolo di genere]

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in verità so che lei stanca di 4 5 ore a scuola… appena entra e sudata deve comincia-re a pensare pure alla pasta, alla carne o a che cosa deve fare quel giorno, in verità sisente soddisfatta.P25: M4.txt - 25:5 [ANT: la spesa vado a farla da…] (66:66) (Super)Codes: [ruolo di genere]

ANT: la spesa vado a farla da solo, la moglie è libera dentro.

P26: M5.txt - 26:14 [CLA: immagino che saranno tutt…] (92:94) (Super)Codes: [ruolo di genere] [vivere lo spazio pubblico]CLA: immagino che saranno tutti uomini e le donne dove stanno?ANT: non si possono sedere lì perché quella è una zona della quale non ne parlanobene. Se si siedono lo fanno davanti casa.

P27: M6.txt - 27:6 [CLA: chi si occupa di solito d…] (42:43) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: chi si occupa di solito della spesa?BEN: mia moglie. Io non ne capisco niente.

P27: M6.txt - 27:8 [CLA: le donne che fanno? BEN:…] (79:81) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: le donne che fanno?BEN: non esistono, non c’è dove passare un’ora, è fuori dall’usanza, non esiste. Nonè che siamo al nord.

P29: M8.txt - 29:2 [Custodisco mia moglie e quello…] (6:6) (Super)Codes: [ruolo di genere]Custodisco mia moglie e quello che ha di bisogno.

P30: M9.txt - 30:5 [CLA: con sua moglie ci esce ma…] (64:68) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: con sua moglie ci esce mai?DIE: siamo attaccatissimi, dopo tanti anni di matrimonio.CLA: dove andate insieme?DIE: se io scendo a Palermo con la macchina, mia moglie è con me, la porto dai suoiparenti all’Albergheria e dopo la riprendo.

Code: sfiducia {6-6}

P 2: M10.txt - 2:4 [Lo stesso sistema io uso quand…] (52:54) (Super)Codes: [sfiducia]Lo stesso sistema io uso quando sono in un ambiente o con amici o con altre perso-

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ne; cerco sempre di capire con chi ho a che fare, senza dare un senso negativo al chiho a che fare

P17: M24.txt - 17:14 [Oggi la vita è diventata molto…] (39:40) (Super)Codes: [sfiducia]Oggi la vita è diventata molto delicata, bisogna stare attenti a chi si rivolge la manocon il saluto

P21: M28.txt - 21:8 [mi guardo da pigliare amicizia…] (42:42) (Super)Codes: [sfiducia]mi guardo da pigliare amicizia, mi guardo sempre….

P21: M28.txt - 21:9 [ma la maggior parte io non mi…] (97:97) (Super)Codes: [sfiducia]ma la maggior parte io non mi piglio… sono un tipo…

P24: M30.txt - 24:13 [non sono amante di amicizie, n…] (106:107) (Super)Codes: [sfiducia]non sono amante di amicizie, non ne ho amici nemmeno… io amici non ne ho, amicimiei sono i miei figli e mia moglie

P28: M7.txt - 28:13 [a compagnia mi piace ma fino a…] (106:107) (Super)Codes: [sfiducia]a compagnia mi piace ma fino a quando lo dico io

Code: solitudine {3-8}~

P5: M13.txt - 5:2 [CLA: amici? GAS: quasi proprio…] (28:32) (Super)Codes: [solitudine]CLA: amici?GAS: quasi proprio. Io ho lavorato 16 anni in una azienda e non avevo né compari, nécommari, né figliocci. Il mio carattere è stato questo da sempre. Il rispetto c’è co-munque, non è necessario andarsi a prendere il caffè per essere in buoni rapporti.Questo diventa ruffianesimo, intento, scopo.Davanti al bar non vado mai. Mi prendo la bicicletta e passeggio.

P11: M19.txt - 11:3 [Il fatto di non avere figli, a…] (8:9) (Super)Codes: [solitudine]Il fatto di non avere figli, alla mia età è molto brutto; sì, va bene, ho i nipoti delle meisorelle, ma non è lo stesso

P12: M2.txt - 12:1 [CLA: qui sa se c’è un circolo?…] (26:27) (Super)Codes: [solitudine]

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CLA: qui sa se c’è un circolo?ALE: sì, ma non è cosa mia, giocano a carte ma non è cosa mia.

Code: suggerimenti di intervento {10-4}

P3: M11.txt - 3:5 [ENR: si dovrebbe pulire lo sca…] (77:78) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]ENR: si dovrebbe pulire lo scarico all’altezza di corso Calatafimi che è scoperto e c’ècattivo odore per la fogna a cielo aperto.

P4: M12.txt - 4:9 [CLA: cosa le piacerebbe avere…] (81:83) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]CLA: cosa le piacerebbe avere nel territorio e che non c’è?GAE: vorrei avere più spazi verdi, più centri aggregativi, esiste questo centro per an-ziani ma è poco frequentato dai giovani che qui hanno veramente pochi spazi per ag-gregarsi.

P7: M15.txt - 7:6 [CLA: cosa le piacerebbe avere…] (69:72) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]CLA: cosa le piacerebbe avere nel quartiere?GIU: qualche posto dove ci fossero dei campi per giocare a bocce, giocarci una birra.Ma non ci sono i posti per farli. Non ne vedo la possibilità di farli. Ci vorrebbero anchedelle gite ma che siano pagate dal comune.

P9: M17.txt - 9:2 [Ci vorrebbe un centro sociale…] (6:8) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]Ci vorrebbe un centro sociale per gli anziani, qui manca tutto, non c’è niente, do-vrebbe esserci una biblioteca, una tv, un biliardo. Per legge ogni quartiere dovrebbeavere un centro sociale. Qua non c’è niente nel quartiere

P14: M21.txt - 14:5 [Il problema è che qui non c’è…] (31:33) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]Il problema è che qui non c’è la polizia, non siamo sorvegliati né di giorno e né di not-te. La polizia che fa? Dove è?

P16: M23.txt - 16:8 [cosa manca secondo lei per gli…] (47:49) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]cosa manca secondo lei per gli anziani nel quartiere?PIE: secondo manca tutto, prima di tutto un centro di ritrovo per gli anziani, perché que-sto ce lo dà lo SPI. Ci dovrebbe pensare il sindaco. Da noi ci sono quasi 600 iscritti.

P19: M26.txt - 19:4 [CLA: come si trova nella sua…] (31:33) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]CLA: come si trova nella sua zona?

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ROS: c’è molta baldoria, non è una zona tranquilla. È un manicomio, ci mancano i vi-gili, tanti vigili per controllare i motorini.

P25: M4.txt - 25:8 [CLA: dove gli anziani vengono…] (112:116) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]CLA: dove gli anziani vengono discriminati?ANT: negli uffici, dove si fa la spesa, bisognerebbe mettere le persone giuste nei po-sti giusti. Se io vengo da lei e le chiedo dove devo andare per questa lettera, lei mideve dare delle spiegazioni e non dirmi: «dda a ddu sportello»; ma a quale sportello?Con chi devo parlare? Non c’è mai nessuno che dà delle spiegazioni

P27: M6.txt - 27:2 [Sarebbe bello avere un quartie…] (16:17) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]Sarebbe bello avere un quartiere più vivo, più accogliente, ci vorrebbero dei circoli diricreazione e uno passa una giornata più tranquilla.

P30: M9.txt - 30:6 [CLA: lei la pensione dove la p…] (69:76) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]CLA: lei la pensione dove la prende? Qui alle poste?DIE: sì, io mi scrivo al turno, poi mi faccio quello che devo fare e ogni tanto vado acontrollare, ci sono quelli che si mettono ad aspettare dall’una di notte. Lo abbiamodetto anche al sindaco, a quell’altra faccia di veleno, no per il partito ma come uomo.Questo sindaco non mi è mai piaciuto.Lo abbiamo fatto entrare nella posta e ci ha detto che ci sarebbe stato un provvedi-mento ma è già passato un anno.CLA: cosa si potrebbe fare?DIE: ingrandire la posta e aumentare gli sportelli, sono quattro ma aperti sono solo due.

Code: turismo urbano in bus {1-2}

P8: M16.txt - 8:1 [GIUS: poi prendiamo l’autobus…] (14:15) (Super)Codes: [turismo urbano in bus]GIUS: poi prendiamo l’autobus e ci facciamo una camminata a secondo del tempoche c’è. Se è buono possiamo andare anche a Monreale.

Code: vivere lo spazio pubblico {8-10}~

P5: M13.txt - 5:1 [GAS: la mattina se ho qualcosa…] (4:6) (Super)Codes: [vivere lo spazio pubblico]GAS: la mattina se ho qualcosa da fare altrimenti sono sempre in mezzo alla strada,una volta qua, una volta alla villetta. Se devo fare la pipì vado al fiume perché misembra male di venire sempre qua.

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P5: M13.txt - 5:7 [CLA: lei mi dice che si muove…] (69:71) (Super)Codes: [attivismo] [vivere lo spazio pubblico]CLA: lei mi dice che si muove da queste zone, va anche verso il centro?GAS: sì, in via Cavour c’è la banca dove prendo lo stipendio. Mi muovo con la bici masempre la mattina perché c’è sempre da fare qualcosa.

P13: M20.txt - 13:4 [PAO: si, vado tutti i giorni,…] (22:23) (Super)Codes: [vivere lo spazio pubblico]PAO: sì, vado tutti i giorni, faccio la spesa al Ballarò o vado in corso dei Mille o al-l’Arenella dove sta mia moglie. A Roccella c’è mia cognata.

P20: M27.txt - 20:7 [ecco io quando scendo e devo f…] (159:163) (Super)Codes: [vivere lo spazio pubblico]ecco io quando scendo e devo fare tante cose parcheggio dietro San Domenico e poidalla stazione a piazza Politeama mi muovo indifferentemente. Poi cammino a piedimolto… non (seguo) la macchina... la centralizzo, o San Domenico o dentro il porto,poi per esempio ora sono qui, fra mezz’ora un’ora dovrò andare all’ARCI alla Magionee andrò a piedi… non mi sposto in macchina da qua a lì… giusto

P21: M28.txt - 21:2 [I: Quando esce di casa si muov…] (16:19) (Super)Codes: [vivere lo spazio pubblico]I: Quando esce di casa si muove a piedi o con l’autobus?G: A piedi, a piedi…I: sempre a piediG: sempre a piedi, che mi piace camminare a me. […]

P22: M29.txt - 22:2 [I: Le capita anche di andare al…] (27:30) (Super)Codes: [vivere lo spazio pubblico]I: Le capita anche di andare al centro a piedi?G: Sì sì ci vado spessoI: E di ritornare anche a piedi?G: Sì sì

P26: M5.txt - 26:14 [CLA: immagino che saranno tutt…] (92:94) (Super)Codes: [ruolo di genere] [vivere lo spazio pubblico]CLA: immagino che saranno tutti uomini e le donne dove stanno?ANT: non si possono sedere lì perché quella è una zona della quale non ne parlanobene. Se si siedono lo fanno davanti casa.

P28: M7.txt - 28:2 [CLA: lo prende l’autobus? BER:…] (15:17) (Super)Codes: [empowerment] [vivere lo spazio pubblico]CLA: lo prende l’autobus?BER: sì, soprattutto quando devo andare lontano ad es. a Monreale, ma ci andrei an-che a piedi se è una necessità, ho sempre camminato a piedi, me la sbrigo almeno fi-no ad ora.

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HU: ANZIANEFile: [C:\Documents and Settings\Proprietario\Desktop\RICERCA\ANZIA-NI\FOCUS GROUP\CA...\ANZIANE.hpr5]Edited by: SuperDate/Time: 14/01/07 20.58.09--------------------Codes-quotations listCode-Filter: All

Code: «ognuno a casa sua» {13-7}~

P2: F10.txt - 2:3 [sì, mi cercano e ci vediamo ma…] (32:33) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»] [autonegazione - giustificazionismo figli]sì, mi cercano e ci vediamo ma non tutti vengono a casa mia perché hanno la loro ca-sa e i mariti.

P2: F10.txt - 2:4 [Non mi piace essere troppo ava…] (38:39) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]Non mi piace essere troppo avanti con gli altri, essere attaccati con gli altri. Quandoci vediamo «buongiorno, buona sera e nient’altro».

P5: F13.txt - 5:4 [nun hai nuddu io sola staiu, n…] (81:81) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]nun hai nuddu io sola staiu, nella scala ognuno si fa i fatti sua.

P7: F15.txt - 7:1 [Ognuno ha la sua vita] (36:37) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]Ognuno ha la sua vita

P7: F15.txt - 7:3 [Hanno le loro famiglie, i loro…] (39:41) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]Hanno le loro famiglie, i loro problemi… non è che… altrimenti io dovrei fare di an-darmene da loro. Hanno la casa piccola

P7: F15.txt - 7:11 [non c’è un ambiente diciamo… ac…] (100:101) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]non c’è un ambiente diciamo… accogliente, ognuno sta… avi i so cose e quindi… stasempre… E questa è la mia vita… la giornata… tipica mia

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P9: F3.txt - 9:4 [i vicini? ERN: no, non li chia…] (41:43) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]i vicini?ERN: no, non li chiamo, non è capitato. Nel mio condominio ma dovunque lei lo sa èun buongiorno e buonasera e basta.

P10: F4.txt - 10:4 [o qui non conosco nessuno, sol…] (21:22) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]o qui non conosco nessuno, solo buongiorno e buonasera

P11: F5.txt - 11:2 [Ci sono anche molti parenti di…] (31:32) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]Ci sono anche molti parenti di mio marito, ci rispettiamo molto, certo ognuno nellasua casa

P13: F7.txt - 13:7 [CLA: lei ha rapporti con i vic…] (48:51) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]CLA: lei ha rapporti con i vicini?SIG: «buongiorno, buonasera e ognuno e so casi». Mi hanno insegnato così.CLA: ha avuto mai problemi?SIG: no.

P14: F8.txt - 14:1 [i suoi figli non abitano con l…] (5:6) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]i suoi figli non abitano con lei?SIG: no, ognuno a casa loro.

P14: F8.txt - 14:7 [io come tutti gli altri stiamo…] (87:87) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]io come tutti gli altri stiamo da parte.

P15: F9.txt - 15:2 [CLA: ha degli amici tra i vici…] (34:36) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»]CLA: ha degli amici tra i vicini?PIE: no, io non sono il tipo, buongiorno e buona sera. Non frequento nessuno. Ognitanto se qualcuno viene a farmi la puntura offro il caffè ma niente di più.

Code: assistenza familiare {2-3}~

P 3: F11.txt - 3:2 [sì, mi vogliono bene, mi cerca…] (61:61) (Super)Codes: [assistenza familiare]sì, mi vogliono bene, mi cercano, mi fanno le pulizie.

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P12: F6.txt - 12:2 [Se ho bisogno per una necessit…] (35:36) (Super)Codes: [assistenza familiare]Se ho bisogno per una necessità c’è il telefono e chiamo, poi sopra abita mia sorellae i miei nipoti ed i primi ad arrivare sono loro

Code: autonegazione - giustificazionismo figli {5-10}~

P 1: F1.txt - 1:4 [per gli anziani cosa vorrebbe…] (86:89) (Super)Codes: [autonegazione - giustificazionismo figli]per gli anziani cosa vorrebbe?ANT: prima di tutto di non emarginarli, di non chiuderli negli ospizi anche se io ci vo-glio andare per mia scelta per non disturbare i miei figli. Arrivati ad una certa età pe-siamo ai figli e io non voglio disturbare.

P2: F10.txt - 2:3 [si, mi cercano e ci vediamo ma…] (32:33) (Super)Codes: [«ognuno a casa sua»] [autonegazione - giustificazionismo figli]sì, mi cercano e ci vediamo ma non tutti vengono a casa mia perché hanno la loro ca-sa e i mariti.

P11: F5.txt - 11:10 [Non ho chiamata mia nuora, che…] (106:107) (Super)Codes: [autonegazione - giustificazionismo figli]Non ho chiamata mia nuora, che la chiamo a fare che ha due bambini piccoli? È nor-male così.

P12: F6.txt - 12:1 [senza dare comandi a nessuno,] (12:13) (Super)Codes: [autonegazione - giustificazionismo figli]senza dare comandi a nessuno

P14: F8.txt - 14:2 [li vede spesso, li sente? SIG:…] (7:8) (Super)Codes: [autonegazione - giustificazionismo figli]li vede spesso, li sente?SIG: sì, soprattutto la piccola, la grande è infermiera professionale lavora ed è moltoimpegnata.

Code: autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva {5-6}~

P 2: F10.txt - 2:7 [sì, certo che me lo dico che s…] (115:115) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]sì, certo che me lo dico che sono vecchia, quando ho un momento di sconforto.

P 5: F13.txt - 5:6 [e lo so abbastanza…io ho un fi…] (165:166) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]

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e lo so abbastanza… io ho un figlio a 60 anniI: ha un figlio di 60 anni?

P 8: F2.txt - 8:6 [c’è un momento nella sua vita…] (100:102) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]c’è un momento nella sua vita in cui si è detta sono diventata anziana?EDD: non mi sono detta sono anziana ma non mi sento più utile come una volta. Vor-rei fare tante cose con la mente e con la volontà ma ho ottanta anni, l’età c’è.

P13: F7.txt - 13:12 [CLA: c’è stato un momento in c…] (80:84) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]CLA: c’è stato un momento in cui si è detta sono diventata anziana?SIG: quando è morto mio marito, con la sua morte è finita la vita.CLA: quando non si sente vecchia?SIG: no, mi sento più vecchia, mio marito non c’è più e la vita non è più quella chefaccio ora, prima avevo più vita sociale.

P14: F8.txt - 14:10 [CLA: se invece mi dovesse dire…] (129:131) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: dimensione emotiva]CLA: se invece mi dovesse dire quando ha capito di essere anziana?SIG: quando non mi sento bene o quando c’è caldo. Me lo sono detto solo quando èmorta mia figlia perché non avevo più voglia di niente, poi passa con il tempo anchese il pensiero c’è sempre.

Code: autopercezione invecchiamento: istituzioni {1-3}

P 4: F12.txt - 4:13 [c’è stato un momento in cui si…] (113:116) (Super)Codes: [autopercezione invecchiamento: istituzioni]c’è stato un momento in cui si è sentita anziana?ROS: ma io sono felice che sono anziana, l’ho capito dal momento che mi hanno datola pensione. Io l’ho presa a sessanta anni, da allora ho detto di essere anziana e chela vita sarebbe andata a scendere e non più a salire.

Code: autopercezione vecchiaia decadimento fisico {1-4}

P 6: F14.txt - 6:7 [I: c’è un momento della sua vi…] (160:170) (Super)Codes: [autopercezione vecchiaia decadimento fisico]I: c’è un momento della sua vita in cui si è detta «sono diventata anziana»?G: anziana? Sugnu vecchia, che anziana… quannu mi taliu nu spacchiu mi scanto, tut-ta arrappata…I: no, li porta bene signora…G: le sofferenze che ho… operata 3 volte… c’haiu ca sugnu cardiopatica, c’haiu u fe-gato gonfio, c’haiu… tante cose. Anzi hai campato… ha dato […] ai miei figli

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I: quindi lei si è sentita più vecchia quando ha avuto questi acciacchi, questo mi stadicendo?G: no… no io sopporto bene, mi alzo la mattina, u mi pozzu alzare i dolori che c’aiu…mi pigghiu u caffè, mi figghiu mi porta u caffè… allora piano piano io mi sietto, no lamattina io veramente non mi posso alzare i dolori che c’ho… perché ho l’artrosi, osteo-porosi… poi a poco a poco, vaiu camminando casa casa, mi metto all’impiedi e mi fazzuchiddu che sa, se devo uscire esco, fare qualche cosa… non mi abbatto capito?

Code: controstereotipi di genere {1-7}

P4: F12.txt - 4:5 [sì, porto la macchina da 35 an…] (43:43) (Super)Codes: [controstereotipi di genere]sì, porto la macchina da 35 anni, mio marito non la sa portare. Per ora me la fido.

Code: essere confortati dalla religione {1-6}

P1: F1.txt - 1:3 [al signore e alla madonna, mi…] (25:27) (Super)Codes: [essere confortati dalla religione]al signore e alla madonna, mi hanno dato tutto. Mi hanno riempito nei momenti brut-ti della mia vita, il mio equilibrio dipende da loro. Sono loro che mi amano e mi con-fortano, mi sento la donna più felice e contenta anche se sono povera ma sono riccadentro.

Code: estate {1-4}

P8: F2.txt - 8:2 [Abbiamo chiesto di riaverlo ma…] (12:12) (Super)Codes: [estate]Abbiamo chiesto di riaverlo ma per l’estate non c’è niente da fare.

Code: F: Autopercezione della condizione anziana - invecchiamento_1 {0-14}

Code: F: Autopercezione della condizione anziana - invecchiamento_2 {0-15}

Code: F: Autopercezione della condizione anziana - invecchiamento_3 {0-15}

Code: F: Empowerment individuale_1 {0-9}

Code: F: Isolamento ed emarginazione sociale_1 {0-12}

Code: F: Isolamento ed emarginazione sociale_2 {0-12}

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Code: F: Salute_1 {0-11}

Code: F: Salute_2 {0-13}

Code: immaginare il futuro {3-8}

P 7: F15.txt - 7:16 [io la vorrei… una vita… che so…] (161:169) (Super)Codes: [immaginare il futuro]io la vorrei… una vita… che so… diversa in che senso, per esempio avere una compa-gnia, dialogare con persone più… anche per esempio andare in un centro anziani, oc-cuparci di qualche cosa… per esempio c’è si occupano sempre di fare taglio, cucito,ste cose insomma che… così mi piacerebbe a farle. Oppure per esempio fare lascuola, perché io sono inalfabeta, e mi piacerebbe per esempio anche che sonogrande, a quest’età diciamo… imparare qualche cosa, magari per me stessa. Tantevolte gliel’ho detto alla signorina, faccia un centro di questi per persone anziane,perché non è che sono sola… tutte le persone della mia età quasi sono tutti inalfabe-ti, perché allora i padri e le madri… si viveva in un’epoca… era periodo di guerra…eravamo una famiglia numerosa…

P9: F3.txt - 9:8 [il mio futuro? Io vorrei il fu…] (84:85) (Super)Codes: [immaginare il futuro]il mio futuro? Io vorrei il futuro dei miei figli, avere per loro un posto con uno stipen-dio fisso e di vedere questo mio figlio più felice e non sbattersi la testa.

P10: F4.txt - 10:9 [CLA: c’è qualcosa che vorrebbe…] (74:75) (Super)Codes: [immaginare il futuro] [incapacità di esprimere un desiderio individuale]CLA: c’è qualcosa che vorrebbe per avere una qualità della vita migliore?GIU: la salute e qualcosa per aiutare questo mio nipote.

Code: incapacità di esprimere un desiderio individuale {11-11}~

P2: F10.txt - 2:10 [se le dicessi sono un mago e p…] (120:121) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]se le dicessi sono un mago e posso fare qualcosa per lei, cosa mi direbbe?PIE: vorrei un aiuto per mio fratello e mia cognata, per mia sorella, per aiutare ilprossimo

P6: F14.txt - 6:8 [G: …questo è più brutto di tut…] (179:179) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]G: …questo è più brutto di tutti… io ai guai miei non ci penso. Questa è la mia vita…

P7: F15.txt - 7:10 [Ora una volta che lui non c’è…] (61:62) (Super)

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Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]Ora una volta che lui non c’è più… che devo fare?

P9: F3.txt - 9:2 [ci sto perché ci sono nata ma…] (19:20) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale] [solitudine]ci sto perché ci sono nata ma se potevo stare fuori ci sarei stata molto volentieri. Cisto e ci campo.

P9: F3.txt - 9:10 [Io vorrei il futuro dei miei f…] (84:84) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]Io vorrei il futuro dei miei figli

P10: F4.txt - 10:9 [CLA: c’è qualcosa che vorrebbe…] (74:75) (Super)Codes: [immaginare il futuro] [incapacità di esprimere un desiderio individuale]CLA: c’è qualcosa che vorrebbe per avere una qualità della vita migliore?GIU: la salute e qualcosa per aiutare questo mio nipote.

P12: F6.txt - 12:3 [Sono diversa dagli altri perch…] (41:42) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]Sono diversa dagli altri perché sento della gente che si lamenta e che cerca amicizia,io sono felice così.

P13: F7.txt - 13:10 [Quando muore il marito è finit…] (63:63) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]Quando muore il marito è finita la casa

P13: F7.txt - 13:13 [mio marito non c’è più e la vi…] (83:84) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]Memos: [ME - 10/10/06 [2]]mio marito non c’è più e la vita non è più quella che faccio ora, prima avevo più vitasociale.

P13: F7.txt - 13:14 [SIG: di sistemare i miei figli…] (119:119) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]SIG: di sistemare i miei figli, di avere un lavoro per loro.

P14: F8.txt - 14:3 [mi dice cosa fa per non annoia…] (14:18) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale]mi dice cosa fa per non annoiarsi?SIG: faccio tutto quello che c’è da fare dalla mattina e fino alle due sono in piedi, giroper casa e non mi siedo, faccio qualsiasi cosa, poi mi faccio il riposino, dico le pre-ghiere o mi capita di uscire o vado a trovare mia cognata o guardo un film, anche senon sono tanto amante della televisione perché mi addormento.

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Code: la città come lontana {2-3}

P11: F5.txt - 11:6 [sì, certo e poi a Palermo si t…] (67:67) (Super)Codes: [la città come lontana]sì, certo e poi a Palermo si trova tutto.

P13: F7.txt - 13:4 [sì lo prendo, vado a Palermo m…] (30:30) (Super)Codes: [la città come lontana]sì lo prendo, vado a Palermo ma ogni tanto.

Code: lavoro di care {16-7}~

P1: F1.txt - 1:2 [ci trasferiamo perché arriva i…] (15:16) (Super)Codes: [lavoro di care]ci trasferiamo perché arriva il nipotino da Piacenza e dovrò fare anche la mamma.

P1: F1.txt - 1:5 [Ora ho anche i nipotini e con…] (98:99) (Super)Codes: [lavoro di care] [relazioni inter-generazionali] [ruolo di genere]Ora ho anche i nipotini e con loro sono più aperta.Ora mi arriva il più grande, è bello essere sposa, mamma e nonna

P1: F1.txt - 1:8 [io ho assistito un’anziana per…] (33:33) (Super)Codes: [lavoro di care]io ho assistito un’anziana per tanti anni e anche adesso ne assisto un’altra

P2: F10.txt - 2:2 [che rapporti ha con questi nip…] (28:30) (Super)Codes: [lavoro di care] [relazioni inter-generazionali]che rapporti ha con questi nipoti?PIE: bellissimi. Noi siamo rimasti orfani giovani, ed è come se li avessi sposati tuttiio. Non è un rapporto distaccato

P2: F10.txt - 2:6 [A me tutti mi chiamano la mamm…] (83:84) (Super)Codes: [lavoro di care] [relazioni inter-generazionali]A me tutti mi chiamano la mamma piccola perché mia mamma è morta giovane e lostesso mio padre. Li ho cresciuti tutti io e per questo mi chiamano la mamma piccola.

P4: F12.txt - 4:2 [la mattina se ho qualcosa da s…] (4:5) (Super)Codes: [lavoro di care]la mattina se ho qualcosa da sbrigare la sbrigo perché mio marito non è capace di fa-re niente, faccio la spesa, le pulizie

P6: F14.txt - 6:1 [io cummattu cu i me figgi che…] (12:12) (Super)Codes: [lavoro di care]

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io cummattu cu i me figgi che su malati… io che su malata ha cummattere pure cu idd

P6: F14.txt - 6:3 [si, dipende dove devo andare,…] (43:45) (Super)Codes: [lavoro di care]Memos: [ME - 09/10/06 [2]]sì, dipende dove devo andare, per esempio sei mesi indietro mia figlia era ricoverataall’ospedale… perché per ora c’è un periodo… tutti malattie, mia figlia malata, chidduca… allora io che a fare? Dare assistenza… ma iu sugnu grande… un è ca sugnu chiùpicciridda…

P7: F15.txt - 7:17 [io no da che sono sposata non…] (176:179) (Super)Codes: [lavoro di care]io no da che sono sposata non ho mai lavorato perché da che mi sono sposata subitoho avuto bambini, ho avuto 4 figli da allevarli… lavoravo quando ero diciamo ragazza,prima di fidanzarmi… lavoravo, poi me ne sono andata in pensione, perché sono an-data in pensione giovanissima… che ho avuto un problema alla gamba

P 9: F3.txt - 9:1 [tutti sposati? ERN: sì, tranne…] (5:6) (Super)Codes: [lavoro di care]tutti sposati?ERN: sì, tranne quello depresso che sta con me e che non riesce a trovare lavoro.

P10: F4.txt - 10:1 [mi vengono pensieri, penso a m…] (5:6) (Super)Codes: [lavoro di care]mi vengono pensieri, penso a mio marito o a mia madre che non so come fa se miviene qualcosa a me

P10: F4.txt - 10:2 [Quando c’era mio marito che er…] (8:10) (Super)Codes: [lavoro di care]Quando c’era mio marito che era ammalato facevo la vita di stare mesi e mesi butta-ta all’ospedale e ora faccio la stessa vita ma solo che al posto di mio marito c’è miamamma.

P10: F4.txt - 10:3 [Per lavarmi dovevo tenere una…] (15:17) (Super)Codes: [lavoro di care]Per lavarmi dovevo tenere una sedia con il piede e contemporaneamente mi dovevolavare. Facevo questa vita perché a mio marito non lo lasciavo.Dormivo sulla sedia sdraia e quando sono tornata a casa non riuscivo più a dormirenel letto

P10: F4.txt - 10:6 [io avevo una zia che era più gr…] (44:47) (Super)Codes: [lavoro di care]io avevo una zia che era più grande di me di soli sei anni e per me era come una so-rella e i suoi figli erano come se fossero anche i miei visto che io non ne ho avuti.

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L’ultimo di questi figli che ha 39 anni, io gli darei anche la vita a questo nipote, glivoglio troppo bene, mi si riempie il cuore a vederlo e a vedere i suoi figli.

P13: F7.txt - 13:1 [le cose che si fanno in casa,…] (4:5) (Super)Codes: [lavoro di care]le cose che si fanno in casa, la pulizia, da mangiare, a fare la spesa, a fare visita aqualche amica.

P13: F7.txt - 13:2 [si, mi alzo, mi faccio il caff…] (7:15) (Super)Codes: [lavoro di care]sì, mi alzo, mi faccio il caffè, il latte, mangio, faccio il latte ai miei figli che sono gran-di, hanno 36 anni e sono gemelli.CLA: lavorano?SIG: c’è quando lavorano e quando no.CLA: i suoi figli sono stati sempre a casa sua?SIG: sì, non essendoci lavoro come si fa?CLA: mi parla della sua famiglia, dei suoi figli.SIG: vanno ogni tanto a lavorare, ho pure una figlia femmina e sono anche nonna didue nipoti, una femmina e un maschio.

Code: mancanza di sostegno {3-8}~

P4: F12.txt - 4:3 [su nessuno, non posso contare…] (32:32) (Super)Codes: [mancanza di sostegno]su nessuno, non posso contare su nessuno perché i miei figli se la passano peggio di me

P4: F12.txt - 4:4 [non posso contare su nessuno,…] (35:35) (Super)Codes: [mancanza di sostegno]non posso contare su nessuno, io e mio marito siamo soli. Ognuno pensa per sé.

P4: F12.txt - 4:7 [io non parlo con le persone es…] (82:86) (Super)Codes: [mancanza di sostegno]io non parlo con le persone estranee e neanche faccio capire alle persone come me lapasso, anzi, essendo che prima me la passavo discretamente, quando avevo il su-permercato, io nella scala non lo faccio capire se la sera mangio pane e insalata omangio aragosta. Anche se sto morendo di fame non lo faccio capire, dico che va tut-to a posto. Non faccio capire come stanno realmente le cose, perché mi hanno cono-sciuto in un modo e ora fare capire che ho bisogno non è cosa mia.

Code: paura - rischio di vittimizzazione {16-4}

P3: F11.txt - 3:4 [sì, ci abito da un anno e mezz…] (42:44) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

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sì, ci abito da un anno e mezzo ma la padrona non mi vuole fare ancora il contratto emi ha fatto perdere i soldi della casa, se lei continua a non farmelo vado dalla finanzae la denuncio. Non è spionaggio ma me lo deve fare o i soldi me li dà lei.

P4: F12.txt - 4:6 [quando esce si sente sicura? R…] (64:68) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]quando esce si sente sicura?ROS: sicure non ci siamo, rubano lo stesso le borse anche se sanno che piccioli nonne portiamo.Abbiamo però i documenti. Sicuri non possiamo essere mai. Uno cammina semprecon lo spavento, io dico che se devono rubare qualcuno, devono rubare ai ricchi enon ai poveri disgraziati pensionati.

P4: F12.txt - 4:9 [io posso dirle quello che fann…] (90:96) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]io posso dirle quello che fanno nella scala ed è quello che faccio io. Restiamo nellenostre case, nel pomeriggio in giro non vedo nessuno. La notte proprio nessuno per-ché si spaventano. Di aprire non apro a nessuno per le cose che fanno vedere a stri-scia la notizia. Non faccio entrare nessuno, neanche quelli del gas, io mi «scanto».Non mi posso fare fregare come tanti fessi. Non apro più a nessuno. Vengono quellidel telefono e mi dicono che se cambio risparmio ma io non apro. Io non faccio tantetelefonate ma sono tutte spese perché non faccio più di 5 euro, i telefonini non con-vengono il telefono fisso è sempre a portata di casa e se ti senti male puoi chiamareil 118.

P4: F12.txt - 4:11 [lo faccio con mia cognata, o v…] (107:107) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]lo faccio con mia cognata, o vado dai parenti di mio marito ma non con le personeestranee

P5: F13.txt - 5:2 [a sera manco esco che mi spave…] (46:47) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]a sera manco esco che mi spavento che mi eccano in terra cu ste cose che ci sunnu,si (lassanu) i cristiani anziani…

P6: F14.txt - 6:5 [Mi rinanu un ammuttune mi fann…] (71:80) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Mi rinanu un ammuttune mi fanno scoppare in terra… già c’a borsa me la scipparu.I: sì?G: sei mesi narrere alla stazione centrale, sono scesa dall’autobus, ho attraversato,era domenica, mia figlia era ricoverata… ci stavo portando un po’ di roba…I: certoG: mentre che attraversavo, vengono con una lambretta, […] mi stava venendo uninfarto… no per i cose c’aveva n’a borsa…

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I: per lo spaventoG: per lo spavento… c’avevo tutti i documenti, tutte cose, m’app a rifare tutte cose.Anzi io diciamo non mi abbatto… non sono una persona che…

P7: F15.txt - 7:5 [Ora c’ho le persiane che sono…] (48:52) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Ora c’ho le persiane che sono… mi stanno cadendo a terra… e ce lo dico… Ma […] staitranquilla. Perché la sera lo sa come una dorme? Coll’anima sospesa… perché ci sonoqueste persiane che… un minimo rumore… perché mi fanno rumore…I: comprendoM: e la porta che mi si apre… facendo così già è aperta.

P7: F15.txt - 7:6 [padrone di casa] (47:47) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]Memos: [ME - 10/10/06]padrone di casa

P7: F15.txt - 7:8 [i vicini si li conosco però ve…] (76:80) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione] [solitudine]i vicini si li conosco però vede la situazione è questa che io abito in un (cortile) sola,non è che c’è abitazioni sopra, sotto, nienteI: cioè la sua casa è suaM: sì è singola, non vedo a nuddu… perciò io m’aviss’a sentiri male di notte non pos-so chiamare a un vicino, una cosa, niente… devo fare solo il numero di telefono deimi figghi.

P8: F2.txt - 8:4 [le capita mai di andare al cen…] (85:89) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]le capita mai di andare al centro?EDD: domani devo andarci per fare una visita in via Roma.CLA: l’autobus non lo prende?EDD: no, ho paura di cadere per qualche spinta e poi mio figlio non vorrebbe, nonvorrebbe neanche che andassi a fare la spesa.

P8: F2.txt - 8:7 [lei come lo vede questo quarti…] (106:108) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]lei come lo vede questo quartiere?EDD: non molto bene, si pensava ad uno sviluppo diverso. Ci sono molti scippi, allamia amica quindici giorni fa le hanno rubato la collana, ad altri hanno rubato intereborse.

P9: F3.txt - 9:5 [come vivono secondo lei gli an…] (52:53) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]

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come vivono secondo lei gli anziani nel suo quartiere?ERN: io non mi cerco guai

P9: F3.txt - 9:7 [ci vorrebbe un posto dove pren…] (64:66) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]ci vorrebbe un posto dove prendere un poco d’aria con delle panchine, dove non cifosse pericolo per gli anziani, un giardino con alberi. Ci vorrebbe un posto chiuso manello stesso tempo aperto con maggiore sicurezza.

P10: F4.txt - 10:8 [a me no, non mi è capitato nie…] (70:71) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]a me no, non mi è capitato niente, tranne una volta l’impiegato che stava per pren-dersi più di una pensione quando dovevo pagare l’affitto di casa. Mi tornava meno diquanto mi spettava.

P10: F4.txt - 10:10 [CLA: da quelle parti ci sta be…] (56:58) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]CLA: da quelle parti ci sta bene o si sente insicura?GIU: io le posso dire che non mi è mai successo niente, io non cammino con i soldi intasca, li metto nel seno insieme alle chiavi.

P14: F8.txt - 14:6 [o ho un pò di paura a fare qua…] (76:77) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione]o ho un po’ di paura a fare qualcosa.

Code: periferie come luoghi svantaggiati {1-2}~

P13: F7.txt - 13:5 [CLA: cosa va a fare a Palermo?…] (31:36) (Super)Codes: [periferie come luoghi svantaggiati]CLA: cosa va a fare a Palermo?SIG: vado a fare la spesa perché qui è tutto caro.CLA: qui non ci sono supermercati?SIG: ci sono ma sono cari e la pensione è una miseria.CLA: al mercato ci va?SIG: sì, vado ai mercatini a volte con l’autobus e a volte a piedi quando ci sono bellegiornate.

Code: raccontarsi come cura {1-6}

P7: F15.txt - 7:20 [no io ringrazio a lei che per…] (206:206) (Super)Codes: [raccontarsi come cura]no io ringrazio a lei che per lo meno mi sono sfogata a parlare (ride)

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Code: radicamento al luogo {5-4}~

P2: F10.txt - 2:5 [no, ne ho passate abbastanza,…] (77:79) (Super)Codes: [radicamento al luogo]no, ne ho passate abbastanza, sono affezionata a questo posto. Nella mia famigliane abbiamo passate tante, tante sofferenze. Io nella mia casa mi sento felice, non lacambierei e neanche le mie sorelle.

P7: F15.txt - 7:4 [ci posso andare, però…che so i…] (41:42) (Super)Codes: [radicamento al luogo]ci posso andare, però… che so io… ci vulisse […] a me stanza, il mio bagno…

P11: F5.txt - 11:1 [certo, mi dispiace perché non…] (25:28) (Super)Codes: [radicamento al luogo]certo, mi dispiace perché non ho la bella compagnia, sono sempre sola. C’è stato unodei miei nipoti che quando ha saputo che stavo per scendere mi diceva di non an-darmene e di restare a casa sua ma io sono andata via perché la casa che ho qui mitira, in via Trabucco non c’è niente ma a me tira.

P11: F5.txt - 11:3 [alla casa, alle persone, alla…] (30:36) (Super)Codes: [radicamento al luogo]alla casa, alle persone, alla strada dove non mi è mai successo nulla. Io mi trovotroppo bene e se dovessi cambiare morirei. Ci sono anche molti parenti di mio mari-to, ci rispettiamo molto, certo ognuno nella sua casa. Quando ci vediamo è una festa.Mi trovo troppo bene, perché dovrei cambiare?CLA: nel quartiere come si trova?SIG: io amo di più la mia strada, dopo, vengo certo qua perché c’è l’ufficio postale, èun punto tranquillo, buono, non c’è nulla di paura.

P12: F6.txt - 12:5 [Nessuno ci tocca forse perché…] (116:118) (Super)Codes: [radicamento al luogo]Nessuno ci tocca forse perché siamo stati i primi a costruire qua. Noi non ci possiamolamentare se ci lamentassimo della gente che sta qui ci lamenteremmo della nostracoscienza.

Code: raggiungere gli anziani {1-2}

P2: F10.txt - 2:9 [come ha saputo di questa oppor…] (127:128) (Super)Codes: [raggiungere gli anziani]come ha saputo di questa opportunità?PIE: perché ci lavora una parente di mia sorella. Siamo andati tutti, è stata una bel-lissima

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Code: relazioni di vicinato/quartiere {4-2}

P3: F11.txt - 3:3 [quando mi sono sentita male ch…] (35:38) (Super)Codes: [relazioni di vicinato/quartiere]quando mi sono sentita male che mi girava la testa e mi veniva da vomitare ho chia-mato quella che c’era vicina e le ho detto di accompagnarmi al Cervello perché nonc’era di chiamare mia figlia. Alla vicina che poi è la sorella di mia nuora le ho detto dilasciarmi al Cervello e di dire ai miei figli che sono qua.

P11: F5.txt - 11:4 [ci conosciamo tutti, conosco t…] (38:38) (Super)Codes: [relazioni di vicinato/quartiere]ci conosciamo tutti, conosco tutte le persone.

P11: F5.txt - 11:9 [quando sto male ho chiamato la…] (105:106) (Super)Codes: [relazioni di vicinato/quartiere]quando sto male ho chiamato la signora Rachele perché i miei figli non li ho qui. Lasignora non mi ha lasciato, è stata con me

P13: F7.txt - 13:8 [CLA: quando c’è una necessità…] (56:60) (Super)Codes: [relazioni di vicinato/quartiere]CLA: quando c’è una necessità a chi si rivolge?SIG: al vicinato o alla signorina Loi che abita al mio lato. Ci sono anche i miei figli per-ché a volte mi sento male la notte.CLA: in che via abita signora?SIG: abito in via Trabucco, vicino alla signorina. Stiamo tutti vicino.

Code: relazioni inter-generazionali {8-2}~

P1: F1.txt - 1:5 [Ora ho anche i nipotini e con…] (98:99) (Super)Codes: [lavoro di care] [relazioni inter-generazionali] [ruolo di genere]Ora ho anche i nipotini e con loro sono più aperta.Ora mi arriva il più grande, è bello essere sposa, mamma e nonna

P1: F1.txt - 1:6 [Bisogna amare, amare, io quand…] (89:95) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]Bisogna amare, amare, io quando avevo mia madre per il mio carattere molto chiusonon ho manifestato l’amore verso di lei e mi sentivo quasi una ruffiana se volevo ba-ciarla. Siamo stati educati così, con questi sentimenti che i figli si devono baciare lanotte, quando dormono. Mi sono mancate molto le carezze di mia madre, ma no chenon ci voleva bene, sua madre la aveva educata in quel modo. Mi viene tanto deside-rio di baciare mia madre (la signora pronuncia queste parole e si mette quasi a pian-gere). Anche io ero distaccata con i miei figli, sono cambiata con il tempo e dopo cheè morta mia madre.

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P1: F1.txt - 1:7 [nipotina] (15:15) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]nipotina

P2: F10.txt - 2:2 [che rapporti ha con questi nip…] (28:30) (Super)Codes: [lavoro di care] [relazioni inter-generazionali]che rapporti ha con questi nipoti?PIE: bellissimi. Noi siamo rimasti orfani giovani, ed è come se li avessi sposati tuttiio. Non è un rapporto distaccato

P2: F10.txt - 2:6 [A me tutti mi chiamano la mamm…] (83:84) (Super)Codes: [lavoro di care] [relazioni inter-generazionali]A me tutti mi chiamano la mamma piccola perché mia mamma è morta giovane elo stesso mio padre. Li ho cresciuti tutti io e per questo mi chiamano la mammapiccola.

P3: F11.txt - 3:5 [sì, mi vogliono tanto bene. Ce…] (58:59) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]sì, mi vogliono tanto bene. Certe volte i miei nipoti hanno dei soldi e me li danno ame, a me viene da piangere

P14: F8.txt - 14:8 [SIG: no, perché studiano. Sono…] (92:92) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]SIG: no, perché studiano. Sono giovani e che vengono a fare da me? La solitudine?

P15: F9.txt - 15:1 [CLA: con i nipoti ci passa del…] (26:29) (Super)Codes: [relazioni inter-generazionali]CLA: con i nipoti ci passa del tempo?PIE: no, non è che loro…, un po’ li ho fuori. Altri sono sposati e stanno fuori. Quelliche ho qua sono ragazzi e non gli va da stare con me, sono giovani e vogliono an-dare a mare. Non è che stanno proprio vicino a me, li vedo la domenica o per qual-che festa.

Code: risorse la memoria {2-0}

P7: F15.txt - 7:15 [ai miei nipoti ci piacciono pu…] (153:157) (Super)Codes: [risorse la memoria]ai miei nipoti ci piacciono pure perché io ad esempio… ci racconto cose, anche coseantiche, cose che io ho passato, la guerra, che l’ho vissuto… e certe volte quelli mifanno nonna mi sembra di stare in un film… perché io ci racconto le cose di quandoc’era la guerra, quando c’erano i bombardamenti, quando c’era il pane tesserato,quando… ci racconto tutte queste cose, è normale, e loro mi ascoltano. Perché ci pia-ce a sentirle. È come quando vedi un film diciamo…

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P12: F6.txt - 12:7 [SIGN: sì, qui prima mezzi non…] (143:144) (Super)Codes: [risorse la memoria]SIGN: sì, qui prima mezzi non ce n’erano, c’era una carrozzina patronale, se si dove-vano fare compere a Palermo c’era un signore che con la carrozzina portava la gentein città per fare la spesa.

Code: risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale {1-0}

P8: F2.txt - 8:3 [cinquanta anni fa proprio non…] (49:51) (Super)Codes: [risorse pensione anziano come ammortizzatore sociale]cinquanta anni fa proprio non si muovevano, ora c’è più rispetto verso l’anziano an-che da parte della famiglia che li coinvolge di più, forse c’è un rendiconto perchél’anziano ha la pensione o l’accompagnamento.

Code: ruolo di genere {14-12}~

P1: F1.txt - 1:1 [mi alzo, vado alla santa messa…] (5:6) (Super)Codes: [ruolo di genere]mi alzo, vado alla santa messa e poi mi preparo per i lavori di casa, cucino, lavo efaccio tutto quello che fa una donna

P1: F1.txt - 1:5 [Ora ho anche i nipotini e con…] (98:99) (Super)Codes: [lavoro di care] [relazioni inter-generazionali] [ruolo di genere]Ora ho anche i nipotini e con loro sono più aperta.Ora mi arriva il più grande, è bello essere sposa, mamma e nonna

P4: F12.txt - 4:10 [gli uomini escono più facilmen…] (104:105) (Super)Codes: [ruolo di genere]gli uomini escono più facilmente, la donna si secca. Anche gli uomini però non hannoun posto dove incontrarsi.

P5: F13.txt - 5:3 [I problemi? Io sono stata oper…] (60:61) (Super)Codes: [ruolo di genere]Memos: [ME - 09/10/06]I problemi? Io sono stata operata io, m’hanno messo la protesi nell’anca, mi ritrovo ami figghia io.

P7: F15.txt - 7:9 [Perché morto mio marito… non h…] (60:62) (Super)Codes: [ruolo di genere]Perché morto mio marito… non ho più la comodità di muovermi… c’era lui, la macchi-na… Ora una volta che lui non c’è più… che devo fare?

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P7: F15.txt - 7:18 [ma secondo lei c’è una differe…] (193:202) (Super)Codes: [ruolo di genere]ma secondo lei c’è una differenza tra gli anziani maschi e le anziane femmine?M: penso di sì… sì, perché la donna forse si adatta di più a tutte cose, anche peresempio nel modo della casa… delle cose… invece mi sono sempre impressionata chel’uomo restando solo rimane più triste della donna. Ho avuto sempre quest’idea… puòdarsi che è un’idea sbagliata…I: no, è la sua idea, certo…M: come per esempio se io sono sola dentro mi metto a fare una cosa o cucio, faccio,faccio l’uncinetto, e sempre mi svago… però un uomo che ste cose non le fa… ca affari?I: certo è vero…M: …a meno che non ci sono quelli che escono… se ne vanno… quando ponnu uscirema quando un ponnu niesciri e devono stare per forza in casa?

P9: F3.txt - 9:3 [quando non sta bene chi chiama…] (36:40) (Super)Codes: [ruolo di genere]quando non sta bene chi chiama?ERN: chiamo l’ospedale.CLA: i suoi figli non li chiama?ERN: i miei figli sono maschi e la femmina ha i suoi problemi e non li chiamo se nonsono proprio costretta. I maschi lavorano e non possono venire.

P9: F3.txt - 9:6 [non intendevo una casa di cura…] (59:62) (Super)Codes: [ruolo di genere]non intendevo una casa di cura ma un posto dove si può giocare a carte, ci si puòriunire.ERN: non saprei. Io i vecchietti li vedo qui seduti nella piazza ma solo maschi.CLA: e le donne anziane dove stanno?ERN: a casa e in chiesa.

P11: F5.txt - 11:8 [sì, per passare ma non mi sied…] (90:93) (Super)Codes: [ruolo di genere]sì, per passare ma non mi siedo mai, non è cosa da donna e neanche nel bar anchese oggi ci vanno pure le ragazzine (il tutto viene detto con disprezzo, come se tutte leragazzine di oggi fossero delle poco di buono). Ora è cambiato tutto rispetto ad unavolta. Io non sono capace ad entrare in un bar.

P12: F6.txt - 12:4 [CLA: ed ora signora lei pensa…] (83:95) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: ed ora signora lei pensa di avere, in quanto donna, qualche difficoltà in più ri-spetto ad un suo coetaneo maschio?SIG: no, nessuna difficoltà, io mi difendo da sola.CLA: che differenza c’è tra un suo coetaneo maschio che abita da queste parti e lei?

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SIG: io sono per conto mio e gli altri per i fatti loro e a me non mi interessa. Siamo di-stinti e separati. Bisogna anche vedere che tipo di coetaneo è.CLA: cosa nota che fanno le persone della sua età maschi che stanno da soli?SIG: c’è quello che si abbatte, sono uomini, gli uomini sono uomini e non mi interes-sa. Non so che dirle, penso che la donna sia più libera.CLA: cosa pensa che un uomo possa avere in meno secondo lei?SIG: la donna sta in casa e passa la giornata, cuce e fa tante cose ma l’uomo non socosa fa da solo, forse si abbatte se non ha qualcuno vicino. La donna invece no, èsempre donna, l’uomo è sempre più abbandonato. Io la penso così.

P13: F7.txt - 13:9 [Quando muore il marito è finit…] (63:65) (Super)Codes: [ruolo di genere]Quando muore il marito è finita la casa, soprattutto quando uno rispetta il marito e lafamiglia. Ai nipoti e ai figli voglio molto bene ma di fronte a mio marito mi manca tut-to il bello della casa.

P13: F7.txt - 13:11 [CLA: gli anziani in questo qua…] (73:79) (Super)Codes: [ruolo di genere]Memos: [ME - 10/10/06 [1]]CLA: gli anziani in questo quartiere cosa fanno?SIG: se ne vanno in piazza, ma solo i maschi le donne no. Ci vorrebbe un bel localedove gli anziani possano passare le ore del pomeriggio.CLA: le donne dove vanno?SIG: le stanno alle loro case.CLA: allora lei com’è che conosce le altre signore?SIG: perché abitiamo vicino.

P14: F8.txt - 14:4 [CLA: si è trovata bene con i m…] (34:35) (Super)Codes: [ruolo di genere]CLA: si è trovata bene con i medici?SIG: sì, erano anche tutte donne.

P14: F8.txt - 14:5 [hanno iniziato a lavorare da g…] (66:77) (Super)Codes: [ruolo di genere]hanno iniziato a lavorare da giovani?SIG: sì, subito dopo che è morto il papà.CLA: lei era casalinga?SIG: sì, dovevo badare alla famiglia. La donna doveva badare all’uomo, era la schia-vetta del padrone di casa.CLA: secondo lei c’è una differenza tra un anziano-donna e un anziano-uomo?SIG: dipende dalle famiglie e dipende da come si vive tra gli sposi. Dipende dall’uo-mo, io ho questa amica che ha fatto un matrimonio bellissimo, suo marito la facevagirare, la lasciava libera.CLA: attualmente da donna pensionata pensa di avere delle differenze rispetto ad unuomo pensionato?

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SIG: l’uomo è tutto diverso dalla donna. Gli uomini possono fare più cose. Io ho unpo’ di paura a fare qualcosa.

Code: solitudine {18-13}~

P4: F12.txt - 4:8 [Restiamo nelle nostre case] (90:91) (Super)Codes: [solitudine]Restiamo nelle nostre case

P4: F12.txt - 4:12 [Stiamo sempre dentro, ci siamo…] (108:112) (Super)Codes: [solitudine]Stiamo sempre dentro, ci siamo abituati, mio marito non esce soprattutto in invernoperché non può prendere flussi d’aria per via della pleurite. D’estate un poco uscia-mo ad es. andiamo in villeggiatura. I momenti di sconforto e di tristezza ci sono per-ché quando uno è solo pensa a tante cose e vengono in mente tutto quello che haipassato nella tua vita, ti senti abbandonata, ti viene la tristezza.

P5: F13.txt - 5:1 [Niente dentro che non posso ca…] (4:4) (Super)Codes: [solitudine]Niente dentro che non posso camminare

P5: F13.txt - 5:5 [di più è la solitudine… Di se…] (123:125) (Super)Codes: [solitudine]di più è la solitudine… Di sera… è brutta la solitudine… di giorno magari viene me fig-ghia… ma magari arrivato a sera… è brutta a solitudine perciò volevo diciamo qual-cuna… o passare il tempo e magari… per svagarsi.

P6: F14.txt - 6:2 [quindi sempre qua, quartiere n…] (27:30) (Super)Codes: [solitudine]quindi sempre qua, quartiere Noce… si muove mai da casa? Va a fare una passeggia-ta, la spesa…G: no no, un po essere chiù… come si fa? Prima niscieva cu i me figgi i me sorelle,purtava a macchina quando lavoravo… si faceva qualche scampagnata, ora niente,non si può andare da nessuna parte.

P6: F14.txt - 6:6 [ma c’hanno a fare mischini…unn…] (117:118) (Super)Codes: [solitudine]ma c’hanno a fare mischini… unnè ca s’ave a ghiri? Io ma passo bella in casa perchéun c’aiu chiù u desiderio… cu me figghiu…

P7: F15.txt - 7:2 [la sera sto sempre sola.] (37:37) (Super)Codes: [solitudine]la sera sto sempre sola.

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P7: F15.txt - 7:7 [si muove mai fuori da questo t…] (57:62) (Super)Codes: [solitudine]si muove mai fuori da questo territorio? Non so va al centro…M: no… e come ci debbo andare? A piedi?I: non ci va mai al centro… al Massimo, al Politeama, da quelle partiM: no no a che non vedo il Massimo per lo meno 20 anni. Perché morto mio marito…non ho più la comodità di muovermi… c’era lui, la macchina… Ora una volta che luinon c’è più… che devo fare?

P7: F15.txt - 7:8 [i vicini sì li conosco però ve…] (76:80) (Super)Codes: [paura - rischio di vittimizzazione] [solitudine]i vicini sì li conosco però vede la situazione è questa che io abito in un (cortile) sola,non è che c’è abitazioni sopra, sotto, nienteI: cioè la sua casa è suaM: sì è singola, non vedo a nuddu… perciò io m’aviss’a sentiri male di notte non pos-so chiamare a un vicino, una cosa, niente… devo fare solo il numero di telefono deimi figghi.

P7: F15.txt - 7:12 [Poi la domenica non le dico, m…] (101:103) (Super)Codes: [solitudine]Poi la domenica non le dico, magari i giorni feriali una esce, compra qualche cosa…ma la domenica è una tristezza, io non vorrei che venisse mai la domenica. Che ladomenica è una cosa proprio triste.

P7: F15.txt - 7:14 [io mi piacerebbe fare più che…] (144:147) (Super)Codes: [solitudine]io mi piacerebbe fare più che altro la mia cosa… di stare in compagnia. Almeno dipassare mezza giornata… non dico tutta ma mezza giornata a dialogare come sto fa-cendo con lei… con le persone della mia età… perché certo una ragazzina non è che sipuò mettere cu mmia. Con le persone anziane, parlare dei problemi, piccole, varie,varie cose.

P7: F15.txt - 7:19 [Poi la cosa triste fu quando è…] (190:192) (Super)Codes: [solitudine]Poi la cosa triste fu quando è morto mio marito, la cosa più triste… che sono rimastada sola… c’avia un figlio che era scapolo però sa… un maschio non è che… esce, si ri-tira… però per lo meno la sera ero in compagnia. Veniva e ero in compagnia. Ora in-vece… questo stesso non c’è più

P8: F2.txt - 8:1 [ora che non c’è più un’attivit…] (4:4) (Super)Codes: [solitudine]ora che non c’è più un’attività sociale mi alzo alle otto e mezzo

P8: F2.txt - 8:5 [cosa fanno gli anziani in ques…] (90:91) (Super)Codes: [solitudine]

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cosa fanno gli anziani in questo quartiere?EDD: non fanno niente, non hanno niente e non fanno niente.

P9: F3.txt - 9:2 [ci sto perché ci sono nata ma…] (19:20) (Super)Codes: [incapacità di esprimere un desiderio individuale] [solitudine]ci sto perché ci sono nata ma se potevo stare fuori ci sarei stata molto volentieri. Cisto e ci campo.

P10: F4.txt - 10:7 [CLA: le capita mai di farsi un…] (54:55) (Super)Codes: [solitudine]CLA: le capita mai di farsi una passeggiata?GIU: no, è difficile, vado solo al Ballarò quando scendo alla stazione.

P11: F5.txt - 11:5 [sono sola, non si creda.] (47:47) (Super)Codes: [solitudine]sono sola, non si creda.

P13: F7.txt - 13:3 [mi fanno uscire, mi fanno fare…] (27:28) (Super)Codes: [solitudine]mi fanno uscire, mi fanno fare una passeggiata anche perché qui non abbiamo nienteper stare assieme agli altri.

Code: suggerimenti di intervento {9-1}

P7: F15.txt - 7:13 [ma io non ci posso andare, com…] (128:130) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]ma io non ci posso andare, come faccio? Devo prendere 5 autobus… chi mi ci porta?Altrimenti dovrebbero organizzare di fare un pulmino, vengono a prendere questepersone anziane e a lasciarle… si dovrebbero organizzare diversamente. Quello chenon c’è.

P8: F2.txt - 8:8 [a pensione l’ho sempre avuta a…] (110:113) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]a pensione l’ho sempre avuta alla banca. Ho letto che a Pisa i vigili urbani vanno aprendere gli anziani a casa li accompagnano a prendere la pensione e poi li riaccom-pagnano. Sarebbe bello che ci fosse anche qui, ma i vigili da noi non si vedono nean-che per strada.

P8: F2.txt - 8:9 [che rimettesse l’assistenza do…] (120:121) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]che rimettesse l’assistenza domiciliare, le gite per gli anziani, i vigili per prenderela pensione e dare un sostegno per i lavori domiciliari così come quando c’era Or-lando.

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P9: F3.txt - 9:9 [ci vorrebbe un posto dove pren…] (64:65) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]ci vorrebbe un posto dove prendere un poco d’aria con delle panchine, dove non cifosse pericolo per gli anziani, un giardino con alberi

P10: F4.txt - 10:5 [ero sempre in ospedale] (14:14) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]ero sempre in ospedale

P11: F5.txt - 11:7 [qui ci vorrebbe una cosa per g…] (73:76) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]qui ci vorrebbe una cosa per gli anziani, una stanza grandissima, ci vorrebbe qualco-sa di questa. Io sono stata da mia cognata al quartiere Noce e lei mi dice che ci sonotanti bei posti dove vanno gli anziani, qui, non ci sono, «ci vorresse qualcosa di que-sta». Le persone ci sono ma le cose mancano.

P12: F6.txt - 12:6 [SIGN: ci sono tante cose che d…] (127:128) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]SIGN: ci sono tante cose che dovrebbero fare. Avrebbe bisogno di locali grandi doveriunirsi, conoscerci, svagarsi perché la gente sola buttata a casa è finita. Qui invecenon c’è niente.

P13: F7.txt - 13:6 [Quello che ci manca qui è un b…] (40:42) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]Quello che ci manca qui è un bel salone grande per gli anziani.CLA: questa è una mancanza che lei sente?SIG: sì, la sento questa mancanza, ci vorrebbe proprio. Qui nel quartiere non c’è nulla.

P14: F8.txt - 14:9 [CLA: cosa le piacerebbe che me…] (118:119) (Super)Codes: [suggerimenti di intervento]CLA: cosa le piacerebbe che mettessero nel quartiere?SIG: un centro ricreativo dove giocare, incontrarsi.

Code: turismo urbano in bus {2-2}

P3: F11.txt - 3:1 [sì, ci vado con l’autobus che…] (63:63) (Super)Codes: [turismo urbano in bus]sì, ci vado con l’autobus che mi danno gratis così mi svago un poco.

P3: F11.txt - 3:6 [sì, ci vado con l’autobus che…] (63:63) (Super)Codes: [turismo urbano in bus]sì, ci vado con l’autobus che mi danno gratis così mi svago un poco.