Materiale: Scheda PDF -...

15
1 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it Lezione | kit didattico “Europa. Frontiere e Migrazioni” Materiale: Scheda PDF La lezione è divisa in Fase 1 e Fase 2. La Fase 2 è basata sulla visione e discussione della puntata “Basterebbe un traghetto” della video-inchiesta Fischia il vento – Migrazioni condotta da Gad Lerner e prodotta da laeffe - la TV di Feltrinelli e Repubblica , andata in onda tra novembre e dicembre 2015. Si consiglia di proporre agli studenti di guardare a casa l’intera puntata di “Basterebbe un traghetto” prima della lezione. La puntata è disponibile a questo link https://video.repubblica.it/dossier/fischia-il-vento/fischia-il- vento-basterebbe-un-traghetto-puntata-integrale/220548/219747 FASE 1 Introduzione alla lezione (10 minuti) Questa attività condotta dal docente ha l’obiettivo di scaldare i motori introducendo il tema delle migrazioni a partire dagli stessi studenti : per molti giovani l’idea di spostarsi in altre città o in altri stati per avere opportunità di studio, di lavoro e di guadagno migliori è comune. Riflettere sulle ragioni per cui noi saremmo disposti o vorremmo spostarci, può aiutarci a comprendere i motivi per cui le persone si spostano o si sono spostate nel tempo. STEP 1: distribuire a ciascun ragazzo due post-it e chiedere loro di scrivere sul primo un luogo in cui vorrebbero trasferirsi, sul secondo di indicarne il motivo. STEP 2: discutere con i ragazzi le mete prescelte e soprattutto i motivi per cui sarebbero spinti a muoversi dal loro luogo di origine. Alcune domande guida possono essere: 1. Perché avete scelto questi luoghi? 2. Per quale motivo sareste disposti a spostarvi? 3. Vi sembra normale che le persone vadano a cercare opportunità di studio o lavoro all’estero?

Transcript of Materiale: Scheda PDF -...

1 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

Lezione | kit didattico “Europa. Frontiere e Migrazioni” Materiale: Scheda PDF

La lezione è divisa in Fase 1 e Fase 2. La Fase 2 è basata sulla visione e discussione della puntata

“Basterebbe un traghetto” della video-inchiesta Fischia il vento – Migrazioni condotta da Gad

Lerner e prodotta da laeffe - la TV di Feltrinelli e Repubblica , andata in onda tra novembre e

dicembre 2015. Si consiglia di proporre agli studenti di guardare a casa l’intera puntata di

“Basterebbe un traghetto” prima della lezione.

La puntata è disponibile a questo link https://video.repubblica.it/dossier/fischia-il-vento/fischia-il-

vento-basterebbe-un-traghetto-puntata-integrale/220548/219747

FASE 1

Introduzione alla lezione (10 minuti)

Questa attività condotta dal docente ha l’obiettivo di scaldare i motori introducendo il tema delle

migrazioni a partire dagli stessi studenti: per molti giovani l’idea di spostarsi in altre città o in altri

stati per avere opportunità di studio, di lavoro e di guadagno migliori è comune. Riflettere sulle

ragioni per cui noi saremmo disposti o vorremmo spostarci, può aiutarci a comprendere i motivi

per cui le persone si spostano o si sono spostate nel tempo.

STEP 1: distribuire a ciascun ragazzo due post-it e chiedere loro di scrivere sul primo un luogo in cui

vorrebbero trasferirsi, sul secondo di indicarne il motivo.

STEP 2: discutere con i ragazzi le mete prescelte e soprattutto i motivi per cui sarebbero spinti a

muoversi dal loro luogo di origine.

Alcune domande guida possono essere:

1. Perché avete scelto questi luoghi?

2. Per quale motivo sareste disposti a spostarvi?

3. Vi sembra normale che le persone vadano a cercare opportunità di studio o lavoro all’estero?

2 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

FASE 2

Contesto e quadro generale - lezione frontale (15 minuti)

L’Europa è da sempre terra di migrazione, specialmente tra ‘700 e ‘800, epoca in cui si sono verificate

le grandi migrazioni di massa verso le Americhe e le altre colonie europee. Più di un secolo più tardi,

dopo la Seconda guerra mondiale, il conflitto e le persecuzioni Nazi-fasciste hanno lasciato una

grande massa di sfollati. Molti di loro hanno ricostruito la propria vita in altri paesi d’Europa, molti

altri sono andati negli Stati Uniti o in Australia, dove si trovava facilmente lavoro per l’alta richiesta

di manodopera.

Nella seconda metà del ‘900 sia la Guerra Fredda sia le guerre nei Balcani hanno portato flussi di

profughi dall’Est. Oltre ai flussi di chi scappava da guerre o era perseguitato per la propria opinione

politica, tra il 1950 e 1970 l’Europa ha visto molte persone spostarsi per lavorare: gli ‘immigrati’

venivano impiegati in grandi lavori di ricostruzione post-bellica. C’erano inoltre i flussi migratori dalle

colonie o dalle ex-colonie in Asia, Russia e Africa. In generale i tipi di migrazioni sono andati

diversificandosi e le persone hanno continuato a spostarsi – e ad arrivare in Europa – per motivi

molto diversi tra loro.

Riguardo ai motivi per cui la gente emigra si parla di fattori ‘push’ (in inglese spingere) e ‘pull’ (tirare).

Tra i fattori push o ‘espulsivi’ ci sono i conflitti, le persecuzioni, l'instabilità politica, le ineguaglianze

sociali, le scarse opportunità economiche o il cambiamento climatico che portano carestie e povertà.

I fattori ‘pull’ o ‘attrattivi’ hanno un’accezione positiva: condizioni di vita migliori, prospettive di

lavoro e d’istruzione, possibilità di ricongiungimento familiare, comunità più libere o più sicure nel

paese di destinazione.

Il numero di richiedenti asilo e rifugiati da tutto il mondo è aumentato durante il ventennio 197090.

Negli anni ‘90, con la caduta del muro di Berlino migliaia di persone si sono riversate nella

Germania Ovest. Con l’intensificarsi del processo di integrazione Europea che ha portato dalla CECA

all’UE (per un approfondimento su questo punto suggeriamo la lettura della lezione del Kit Cos’è

l’Europa), si sono intensificati i controlli alle frontiere, ed è diventato sempre più difficile per rifugiati

e migranti raggiungere l'Europa. Oggi migliaia di persone devono percorrere strade molto più

pericolose di un tempo, per entrare nell'UE.

Ciò che spinge molte persone a venire in Europa è lo stesso motivo per cui uno studente italiano va

studiare all’estero: avere più opportunità, poter aspirare a un lavoro ben pagato o tornare in Italia

con maggiori competenze per trovare più facilmente lavoro. I migranti giungono in Europa come

lavoratori e molti si ricongiungono alle proprie famiglie.

La situazione demografica dell’Europa è caratterizzata da una popolazione che invecchia sempre di

più, mentre la natalità è in calo: questo significa che i flussi migratori hanno un ruolo fondamentale

per il mantenimento della crescita economica. Un altro aspetto importante da considerare è che

molti lavoratori immigrati svolgono lavori non specialistici che la popolazione locale non è disposta

3 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

a fare. Molti migranti arrivano in Europa per ragioni di studio o per turismo, la loro permanenza più

durare poco o molto o possono restare qui per sempre.

Diverso è il caso dei profughi e dei richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni, ai quali i paesi

offrono protezione umanitaria, e di coloro che vengono definiti “migranti irregolari”. Viene chiamato

così chiunque non rientri in categorie specifiche (in possesso, ad esempio, di un visto di lavoro), chi

emigra per ragioni economiche, sociali o di altra natura.

In alcuni casi, i migranti che cercano di raggiungere l’Europa entrano legalmente (ad esempio come

turisti o studenti), e restano anche dopo lo scadere del visto o del permesso d'ingresso. Nella

maggior parte dei paesi da cui provengono i ‘migranti irregolari’ è quasi impossibile ottenere un

visto per venire in Europa a causa dei conflitti in corso o perché questi vengono rilasciati solo in casi

di appartenenza ad élites molto ristrette, ed è per questo che le persone sono costrette a entrare in

questo modo, tramite percorsi sempre più pericolosi.

Le rotte migratorie più percorse da chi non è in possesso di visto e vuole arrivare in Europa sono

l’attraversamento del Mare Adriatico o del Mediterraneo in barca, o il passaggio attraverso i Balcani

per arrivare via terra alle “porte dell’Europa”.

Negli ultimi anni e negli ultimi mesi in particolare, gli Stati membri dell'UE hanno rafforzato le misure

per cercare di impedire l’arrivo di grandi flussi di persone in Europa e per rafforzare i controlli alle

frontiere. Questo rafforzamento rende ancora più difficile per le persone arrivare e stabilirsi in

Europa e perpetua un sistema che non sta costruendo delle soluzioni eque ed efficaci.

Per rispondere in modo efficace e unito alla cosiddetta “crisi delle migrazioni” si parla delle scelte

che l’UE deve fare in materia di “Politica migratoria”. Gli stati che fanno parte dell’Unione Europea

avrebbero infatti la possibilità di fissare insieme le regole che riguardano l’accoglienza di chi cerca

asilo o vuole lavorare in Europa. Tuttavia, come gli eventi degli ultimi mesi del 2015 e dei primi del

2016 stanno dimostrando, ogni Paese sta decidendo come comportarsi in autonomia, ignorando

l’idea di un approccio comune alla questione.

In realtà gli Stati membri dell'UE hanno da tempo riconosciuto il bisogno di cooperare in materia di

asilo e per questo tra il 1999 ed il 2005 sono state varate alcune leggi che stabilivano gli standard

minimi per la creazione di un regime comune europeo in materia di asilo politico, da raggiungere

entro il 2012. L’obiettivo è che a tutti i rifugiati si garantiscano uguali diritti in tutti i paesi europei.

L'Unione Europea rappresenta per molti il sogno di migliori prospettive economiche, opportunità di

carriera, istruzione e sanità, rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali; sogno che non sempre

si realizza e per molti si interrompe lungo il cammino.

Questa è una delle sfide più importanti e più urgenti al momento: fermare le morti per migrazione

ed è questo il focus della prossima fase.

4 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

Per preparare alla visione di “Basterebbe un traghetto”, nella sezione successiva riportiamo alcune

definizioni chiave utilizzate nel dibattito su migrazione e asilo che può essere utile guardare insieme

prima di passare alla fase 2.

FASE 2

Basterebbe un traghetto – lezione interattiva (1.45 h)

La lezione è basata sulla visione dell’episodio di Fischia il vento “Basterebbe un traghetto” a cui

potete accedere online a questo link. bit.ly/BasterebbeUnTraghetto

La lezione interattiva prevede la divisione della video inchiesta in 4 blocchi da 10 minuti circa

ciascuno. Per ogni parte della video inchiesta proponiamo alcune domande per la comprensione e

spunti per la discussione. È a discrezione dell’insegnante decidere se utilizzare la lezione completa

o se, invece, lavorare solo su alcuni blocchi tematici.

Per ampliare il lavoro è possibile realizzare un’attività di laboratorio a partire da alcun degli spunti

di discussione proposti.

PRIMO BLOCCO

“Emigrare, il viaggio”: dal minuto 0 al minuto 10.47

Il giornalista Gad Lerner inizia dall’episodio del 2 settembre 2015 in cui un gommone parte dalle

coste turche di Bodrum con il doppio del suo carico e annegano in 12, fra cui il piccolo Aylan di 3

anni la cui foto ha commosso il mondo. Sceglie di intervistare il Capitano Antonio Fini, il responsabile

del Museo di Tunisi il Bardo, e una persona che è stata rimpatriata.

Dopo la visione di questa prima parte discutete con gli studenti di ciò che hanno capito e di quello

che li ha maggiormente colpiti o incuriositi attraverso alcune domande per la comprensione.

5 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

Domande guida per la comprensione:

1. Qual è la domanda che si fa Gad Lerner sulla morte di Ayan?

2. Quanto costerebbe il traghetto per adulti e bambini per percorrere quel tratto di mare? Quanti ne spende invece la famiglia per prendere il gommone?

3. Aylan è il solo a perdere la vita? Quanti sono in tutto le morti nel 2015? 4. Perché secondo voi Gad Lerner decide in intervistare il responsabile del traghetto?

5. Quanti passeggeri può portare la nave? Cosa racconta il Capitano sul canale di Sicilia?

6. Chi è la persona che viene intervistata sull’aereo? Cosa è successo a lui e alla sua famiglia e

perché?

7. Quanto dista l’Italia dalle coste della Tunisia? A quanta distanza equivale via terra dalla nostra

città in Italia ad un’altra? Perché secondo voi questo può fare riflettere?

8. Perché secondo voi Gad Lerner sceglie di visitare il museo del Bardo?

9. A cosa si riferiscono quando parlano del Mare Nostrum e quale naufragio viene citato dal responsabile del Museo?

10. Sapevate che la Tunisia faceva parte dell’Impero Romano?

11. “La gente di quel tempo invitava e andava”, perché secondo voi Gad Lerner dà importanza a

questa affermazione? Cosa potrebbe significare oggi?

Spunti per la discussione

1. Chi sono gli scafisti?

Gad Lerner fa riferimento al fatto che invece che pagare pochi euro un biglietto del traghetto e

viaggiare sicuri, migliaia di euro vengono dati a “scafisti” per affrontare viaggi pericolosissimi e nei

quali un percentuale altissima di persone perde la vita. Cosa significa scafista? Spesso quando

sentiamo parlare di scafisti pensiamo ai trafficanti di essere umani, a qualcuno che organizza i viaggi

dei migranti clandestini e guadagna da questa attività. Invece varie organizzazioni e inchieste hanno

dimostrato che gli scafisti spesso non sono trafficanti. Pur commettendo il reato di favoreggiamento

dell’immigrazione clandestina (V. Glossario), sono spesso migranti loro stessi, a cui viene offerto di

fare il viaggio nel Mediterraneo gratis in cambio della guida della barca. Il giornalista Giovanni

Augello ha intervistato Don Mussie Zerai, il prete eritreo presidente dell’agenzia umanitaria

Habeshia, che negli anni ha visto l’evoluzione della figura del trafficante, e che assiste migliaia di

persone che intraprendono il Viaggio. Don Mussie spiega che da quando c’è il reato di

favoreggiamento all’immigrazione clandestina gli scafisti non vogliono più rischiare e per questo

viene selezionato tra i migranti qualcuno che pensa di avere esperienza, a cui si offre uno sconto sul

viaggio e questa persona diventa “scafista”. Questo è un elemento importante per comprendere la

frequenza dei naufragi sempre in aumento. Potete condividere con la classe le parole di Don Mussie:

6 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

“Basta che qualcuno dica di sì in cambio di un viaggio gratis o a minor prezzo che gli fanno vedere come si fa e così in breve tempo li mandano in mare aperto. Me ne accorgo quando mi chiamano dal barcone: non sanno usare il telefono satellitare. Non sanno neanche verificare la loro esatta posizione. Uno scafista che conosce bene quel che fa non ha problemi, invece molte volte devo spiegare io al telefono come fare per andare sul menu del cellulare, cercare la parola Gps e leggere quello che c’è scritto, cioè la loro posizione. Questo spesso accade perché li mandano allo sbaraglio dopo poche istruzioni. Ultimamente è capitato spesso che al comando di un barcone ci fosse un profugo qualsiasi. E una volta in Italia vengono identificati come scafisti”1

Per approfondire la figura di Don Mussie e le dinamiche del Viaggio consigliamo la lettura di La

frontiera di Alessandro Leongrande – Gangiacomo Feltrinelli Editore 2015.

2. Cosa significa rimpatrio e perché avviene?

Per rimpatrio o ‘ritorno’ si intende “l’abbandono di un paese nel quale si è trascorso un significativo

periodo di tempo […] può essere volontario o forzato, assistito attraverso fondi e organizzazioni

internazionali che operano per il reinserimento del migrante nel paese d’origine”2.

In Italia i rimpatri forzati stanno aumentando. Secondo la giornalista Annalisa Camilli questo è

dovuto in larga misura ai recenti flussi che hanno causato una maggiore enfasi sulla differenza tra

migrante economico e rifugiato, con la conseguente “politica” di espulsione di tutti coloro che

appartengono alla prima categoria e non sono in possesso di documenti validi. 3

Il caso riportato da Gad Lerner è emblematico: il signore tunisino è stato espulso dall’Italia e sta

tornando nel suo paese di origine tramite un rimpatrio forzato. A lui è scaduto il permesso di

soggiorno: dopo anni di vita in Italia, con una moglie e dei figli che in Italia sono rimasti, questo

signore è costretto a partire per la Tunisia lasciando la famiglia. Ma qual è il suo paese? Dove vive la

sua famiglia o il luogo da cui è andato via molti anni fa?

1 Fonte: Giovanni Augiello – Perché si diventa scafisti – Internazionale [online] 2 Fonte: Glossario www.parlarecivile.org dell’Agenzia Redattore Sociale 3 Fonte: Annalusa Camilli – Rimpatri Forzati – Internazionali [Online]

www.internazionale.it/opinione/annalisacamilli/2015/06/25/rimpatri-forzati-migranti-immigrazione

7 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

SECONDO BLOCCO “L’Europa di fronte alle nuove migrazioni: quali soluzioni?”: da10.52 a

23.35

In questa parte dell’inchiesta Gad Lerner intervista una famiglia tunisina che viaggia in traghetto da

Tunisi sulla Zeus Palace del Gruppo Grimaldi, indagando su chi riesce ad ottenere il visto per

viaggiare e le diverse opportunità e diritti all’interno della stessa famiglia. Il capitano Antonio Fini

racconta delle persone che si nascondono nella nave nella speranza di arrivare in Italia. L’inchiesta

indaga anche il ruolo dei cosiddetti hot-spot, i centri di raccolta per determinare la distinzione tra i

migranti economici e rifugiati. Il giornalista Francesco Viviano investiga il funzionamento del sistema

intervistando l’Ambasciatrice francese in Italia Catherine Colonna, il Vice Ministro greco per

l’Immigrazione Yannis Mouzalas e il Sindaco di Lampedusa Maria Giuseppina Nicolini.

Dopo la visione di questa parte discutete con gli studenti di ciò che hanno capito e di quello che li ha

maggiormente colpiti o incuriositi attraverso alcune domande per la comprensione.

8 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

Domande guida per la comprensione

• Chi intervista Gad Lerner? • Un tunisino non riesce ad ottenere un visto turistico, perché? • Pensi che dovrebbe? • Cosa può fare a figlia che non può fare il padre? • Cosa racconta la figlia e cosa dimostra secondo lei? • Sapevate che le persone si nascono nei traghetti? Qual è la spiegazione ufficiale per cui non

tutti possono prendere i traghetti?

• Cos’è l’asilo politico? • Qual è secondo Gad Lerner la soluzione che propone l’Unione Europea? • A cosa serviva in teoria un hot-spot? • Come funziona o non funziona, cosa prevedono gli accordi europei? • Qual è secondo te il vantaggio e il rischio di avere degli hotspot? • Cosa dicono la ministra francese e il ministro greco? Ti sembra le loro posizioni siano in linea?

• In che senso Grecia e Italia non sono le porte dell’Europa? • Cosa dice il Sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini? Qual è secondo lei la logica degli hotspot? • Cosa succede a chi non passa da un hot spot? Perché la Niccolini lo definisce “triste”? • “Tutti abbiamo applaudito all’Europa più solidale e invece scopriremo che non è così […] Chi

fugge dal proprio paese è già una persona da accogliere”. Sei d’accordo?

Spunti per la discussione

1. Hot-Spot e quote

Gli hotspot sono di centri già esistenti e attrezzati per identificare i migranti, che saranno ampliati.

Le strutture permetteranno di tenere in stato detentivo i migranti per un periodo di tempo limitato.

Negli hotspot la polizia italiana sarà aiutata da alcuni funzionari delle agenzie europee Europol,

Eurojust, Frontex ed Easo: gli agenti saranno impiegati per identificare i migranti che vogliono

presentare richiesta d’asilo.

Le forze dell’ordine procederanno a registrare i dati personali dei richiedenti asilo, fotografarli e

raccoglierne le impronte digitali entro 48 ore dal loro arrivo, eventualmente prorogabili a 72 al

massimo. I migranti saranno trattenuti fino a identificazione avvenuta. Nel caso rifiutino di essere

registrati saranno trasferiti nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), delle strutture detentive,

in attesa di essere rimpatriati. Se invece accetteranno di essere identificati e presenteranno

9 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

domanda di asilo, saranno ospitati nei centri di accoglienza per richiedenti asilo in attesa che le loro

richieste d’asilo siano prese esaminate dalle autorità.4

2. La distinzione tra migranti economici e rifugiati

Molte sono le persone che stanno giudicando rischiosa la distinzione tra migrante economico e

rifugiato. Quali pensate possano essere le conseguenze dell’istituzionalizzazione di questa

distinzione? Dopo la discussione potete leggere l’opinione del giornalista Stefano Liberti in merito e

discuterne.

“Distinguere i migranti economici da quanti fuggono dalla guerra è pericoloso perché rafforza un diktat ormai imposto all’opinione pubblica: la divisione tra buoni (i profughi che vanno accolti) e cattivi (i migranti economici che cercano surrettiziamente di entrare nel nostro mondo ricco ma in crisi, per sottrarci risorse e renderci poveri, e che pertanto devono essere bloccati). La distinzione semantica sembra funzionale a precise politiche, ossia la realizzazione di quegli hotspot in cui nella visione europea dovremmo rinchiudere tutti all’arrivo per valutare se hanno diritto o no all’asilo. Quando la risposta è negativa, vige una sola regola: rispedirli a casa. Accetto il rifugiato e respingo il migrante. Per quanto brutta, “migrante” è una parola-ombrello che ci permette di definire sia il siriano che fugge dalle bombe sia il senegalese che viene in Europa a cercar fortuna. Se non ci piace, non sostituiamola con una più riduttiva, che taglia fuori dalla descrizione tutta una fascia di questo flusso. Chiamiamoli semmai “avventurieri”, come si definiscono loro molto correttamente (chi potrebbe negare che la loro traversata è un’avventura?). O più semplicemente viaggiatori, dato che viaggiano come facciano noi quando decidiamo di visitare un paese straniero o di trasferircisi, solo che non possono venire in aereo perché le nostre leggi non glielo permettono.

Perché poi quando pensiamo di negare ai migranti economici il diritto di cercare un futuro migliore nel nostro continente, stiamo rinnegando il diritto dei nostri nonni di andare in Germania o in Belgio a lavorare, o quello dei nostri figli di andare in Gran Bretagna o negli Stati Uniti a studiare e cercare una società in grado di dare loro risposta a un desiderio di sviluppo professionale e umano che non ritengono l’Italia sappia più offrire. Qual è la differenza?”

Tratto da: S. Liberti, E. Manfredi, Distinguere tra migranti e rifugiati è pericoloso, Internazionale 27 Agosto 2015

TERZO BLOCCO “Chi sono i migranti e perché arrivano”: da 23.35 a 28.30

4 Fonte: Cosa sono gli hot-spot – Internazionale [online] 16 settembre 2015.

10 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

In questa parte Gad Lerner intervista Loris De Filippi Responsabile della ONG Medici Senza Frontiere

Italia, che spiega la posizione dell’organizzazione rispetto a quanto sta accadendo e le loro richieste

di istituzione di corridoi umanitari. Loris spiega che è necessario riconoscere che queste persone

sono vulnerabili e non è accettabile che affrontino percorsi nei quali rischiano la morte.

Domande guida per la comprensione

• Qual è la posizione di MSF su quello che sta succedendo? • Qual è secondo loro il problema e la soluzione? • Qual è la situazione del mondo secondo De Filippi? • In che senso “è la storia a chiederci da che parte stiamo”? • Cosa dimostra secondo MSF la situazione della Siria?

• In che senso MSF sostiene che scappare sia la cosa più naturale del mondo? Siete d’accordo?

Spunti per la discussione

1. Corridoi umanitari

Che cosa sono i corridoi umanitari che vengono nominati all’inizio dell’intervista al Responsabile di

Medici Senza Frontiere Italia?

Dalla definizione dell’Enciclopedia Treccani, corridoio umanitario (calco dell’inglese humanitarian

corridor) indica la fascia di territorio di un paese in guerra in cui le attività belliche vengono sospese

per consentire il passaggio di convogli per il trasferimento dei profughi e per l’assistenza alle

popolazioni.

Si comincia a parlare di corridoi umanitari in relazione al tema dei migranti in modo più forte dopo

il naufragio del 3 ottobre 2013, quando a poche miglia del porto di Lampedusa un'imbarcazione

11 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

libica usata per il trasporto di migranti affonda con 366 morti accertati, circa 20 dispersi presunti,

155 i superstiti salvati, di cui 41 minori.

Le Associazioni umanitarie attive sul tema dell’accoglienza e dell’assistenza ai profughi diffondono

un appello firmato da centinaia di cittadini e personaggi pubblici in cui si chiede:

• L’apertura di un canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo

alle istituzioni europee senza doversi imbarcare alimentando il traffico di esseri umani e

il bollettino dei naufragi;

• alle Istituzioni italiane, ai Presidenti delle Camere, ai Ministri della Repubblica, di farsi

immediatamente carico di questa richiesta;

• alle Istituzioni europee di mettersi immediatamente al lavoro per rendere operativo un

canale umanitario verso l’Europa;

• alle Associazioni tutte, alle organizzazioni umanitarie, ai collettivi ed ai comitati,

rivolgiamo l’invito di mobilitarsi in queste prossime ore ed in futuro per affermare IL

DIRITTO D’ASILO EUROPEO.

Siete d’accordo con l’Istituzione dei corridoi umanitari? Quali rischi e quali opportunità vedete per

questa soluzione?

Per un saperne di più sui corridoi e sulle operazioni di salvataggio si veda l’Approfondimento

“Corridoi umanitari e operazioni di accoglienza”.

QUARTO BLOCCO “Come accogliere?”: da 28.35 a 43

Nell’ultima parte dell’inchiesta Gad Lerner intervista l’avvocato Alessandro De Nicola, liberale e

liberista e Presidente della Adam Smith Society, il quale è convinto che l’immigrazione in Europa sia

necessaria per ragioni economiche. La posizione liberale difende il libero mercato e la libera

circolazione delle merci e Gad Lerner si chiede se questo non sia in contraddizione con le barriere

12 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

che impediscono alle persone di migrare. Secondo De Nicola non si possono offrire a tutti i diritti

che hanno i residenti in un paese. Il secondo intervistato è lo scrittore e giornalista Paolo Rumiz, che

nei suoi libri racconta di lunghi viaggi in giro per l’Europa. Rumiz spiega la differenza della nuova

“crisi dei profughi” rispetto ad altre soprattutto per a capacità di re-intergrarsi. Sentiamoci di nuovo

la voce di Medici Senza Frontiere su corridoi umanitari e “humanitarian desks”.

Domande guida per la comprensione

• Qual è la posizione dell’Avvocato De Nicola? • C’è un tipo di immigrazione di cui ritiene ci sia bisogno, quale? • Quale è la differenza tra viaggiare e stabilirsi secondo De Nicola? • Cosa racconta il giornalista e scrittore Paolo Rumiz? • Cosa intende Rumiz per “Diritto primordiale a spostarsi”? • Che importanza hanno le scarpe secondo lui? • Cosa sono gli humanitarian desk? • Cosa sta cercando di fare il politologo Paolo Naso? • Cosa può fare il loro sistema di reti?

• Perché secondo Gad Lerner il loro esperimento rappresenta un precedente importante?

Spunti di discussione

1. Migrazione ed economia

Alessandro De Nicola spiega che non necessariamente le economie riescono a soddisfare le esigenze

di tutti e garantirne i diritti. Spesso questo è un discorso che tutti condividono e si dà per scontato,

senza conoscere la realtà oggettiva delle cose. Fra gli stereotipi più comuni del linguaggio xenofobo

c’è il fatto che i migranti “ci rubano il lavoro”, ma è davvero così? È possibile che i migranti creino

lavoro e risollevino le economie?

Secondo il giornalista Maurizio Ricci i rifugiati in arrivo sono esattamente quelle che consente

all’Europa di mantenere il sistema pensionistico. Proponete agli studenti di riflettere su questo

punto. Ci avevano mai pensato? Perché i flussi di nuovi migranti potrebbero rappresentare una

salvezza per l’economia? Potete condividere con la classe questo passaggio dell’articolo di Ricci

uscito su Repubblica l’8 settembre 2015”.

“I POLITICI possono dire quello che vogliono. E anche i cittadini qualunque, al bar o in tram. Ma gli economisti non hanno dubbi: le dimensioni del fenomeno sono troppo grandi per liquidarle con gli aneddoti sui due ragazzi di colore fermi a non far niente sul marciapiede o sulle famiglia araba

13 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

nell'alloggio di edilizia popolare. Sulla base dei grandi numeri, dunque, gli economisti concludono che gli immigrati che si rovesciano a ondate sulle frontiere europee non sono il problema. Sono la soluzione del problema. Bisogna trovare il modo di sistemarli e di integrarli: un compito inedito, immane, per il quale non ci sono soluzioni facili. Ma le centinaia di migliaia di uomini e donne, giovani, fra i 20 e i 40 anni, spesso con figli al seguito, che si affollano sulle barche, sui treni, sui camion dei disperati sono quello di cui l'Europa ha bisogno. Subito. Quando Angela Merkel apre le porte della Germania a 800 mila rifugiati, infatti, non spara troppo alto. Spara basso. Facendo un calcolo a spanne, Leonid Bershidsky, su Bloomberg , calcola che l'Europa avrebbe bisogno di 42 milioni di nuovi europei entro il 2020. Cioè domani. E di oltre 250 milioni di europei in più nel 2060. Chi li fa, tutti questi bambini?

I 42 milioni di europei in più sono, infatti, quelli che servirebbero, subito, per tenere in equilibrio una cosa a cui - nonostante quello che hanno affermato in questi giorni leader politici, come l'ungherese Viktor Orbàn - gli europei qualunque tengono, probabilmente, più che alle loro radici cristiane: il generoso sistema pensionistico. Oggi, in media, dice un rapporto della Ue, in Europa ci sono quattro persone in età lavorativa (15-64 anni) per ogni pensionato. Nel 2050, ce ne saranno solo due. Ancora meno in Germania: quasi 24 milioni di pensionati contro poco più di 41 milioni di adulti. In Spagna: 15 milioni di over 65 a carico di soli 24,4 milioni di lavoratori. In Italia: 20 milioni ad aspettare ogni mese, nel 2050, l'assegno dell'Inps, finanziato dai contributi di meno di 38 milioni di persone in età per lavorare. Le soluzioni non sono molte. O si tagliano le pensioni, o si aumentano i contributi in busta paga o si trova il modo di aumentare il numero di persone che pagano i contributi.”

Cosa ne pensate? Una prospettiva economica più cambiare la visione comune sul fenomeno? Quali

punti del discorso di Ricci v sembrano rilevanti e quali trascurabili?

2. Migrazione e tecnologia

Il giornalista Paolo Rumiz pone l’accento da un lato sul fatto che i numerosissimi flussi degli ultimi

mesi sono stati conosciuti grazie ai nuovi Media in una maniera che non apparteneva invece alle

migrazioni del passato, e per questo i migranti di oggi hanno una maggiore “forza per inserirsi”,

dall’altro sul fatto che la tecnologia sia diventata un elemento fondamentale per i viaggi. Una rete

di associazioni ha di recente pubblicato in diverse lingue un sito (www.w2eu.info) e una Guida per

migranti (bit.ly/GuidaMigranti), con tutto ciò che potrebbero avere bisogno di sapere in diverse fasi

del viaggio e a seconda di quali rotte percorrono. Condividete con gli studenti le prime righe della

Guida nella sua versione in Italiano:

“In questa guida troverete informazioni indipendenti sui vostri diritti fondamentali qui in

Italia, su come fare richiesta di protezione internazionale (asilo politico), sul vostro arrivo e sulla

vostra prima e seconda accoglienza, sulle pratiche e la legislazione italiane ed europee in

materia di immigrazione e protezione internazionale, sulle modalità attraverso le quali potrete

14 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it

spostarvi in Italia e chiedere aiuto e su chi contattare nelle varie città italiane.” Proponete agli

studenti queste domande per la riflessione:

- In che senso queste informazioni possono essere utili a chi viaggia?

- Se foste voi a viaggiare di cosa pensate che avreste bisogno di più?

3. HUMANITARIAN DESK. Valdesi- Chiese evangeliche.

Il politologo Paolo Naso racconta della loro proposta pratica. Nel gennaio 2016 l’Italia ha aperto i

primi corridoi umanitari per profughi provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo. Il progetto –

concepito e realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Federazione delle chiese evangeliche in

Italia – prevede il rilascio di mille visti ad altrettanti richiedenti asilo per venire in Italia e presentare

domanda senza doversi sobbarcare il pericoloso e costoso viaggio in mare. I beneficiari sono

identificati in appositi uffici che in Marocco e Libano e sono scelti tra le categorie più vulnerabili

(donne incinte, donne con bambini, disabili, anziani) e tra le nazionalità più segnate dalla guerra,

soprattutto i siriani.

È prevista tra poco l’apertura di un ufficio in Etiopia, per richiedenti asilo eritrei, somali e sudanesi.

Il Ministero degli Esteri e quello degli Interno italiani hanno dato la loro approvazione e forniranno

i visti, validi solo sul nostro territorio (e non in tutta l’area Schengen). Ma l’operazione è gestita e

sostenuta finanziariamente dalle due organizzazioni. La tavola valdese mette in conto un

investimento iniziale di un milione di euro, provenienti dai fondi dell’8 per mille e da altre donazioni

private.

A fronte dei più di 900mila arrivi in Europa nel 2015, i mille visti sembrano una goccia nell’oceano.

Ma, come sottolinea il pastore Eugenio Bernardini, moderatore dei tavoli valdesi, “quello che noi

mettiamo in piedi è un esperimento, uno strumento per spingere altre chiese sul continente e le

stesse istituzioni europee a lanciare iniziative analoghe”.

Proponete agli studenti di ragionare sul ruolo delle associazioni e delle Chiese in questo ambito a

partire dalla riflessione del giornalista Stefano Liberti:

“Il progetto mostra ancora una volta come in Europa ci sia una società civile più avanzata rispetto

ai vertici politici. Ma evidenzia una contraddizione: come è accaduto nell’ultimo anno nelle

operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, con l’intervento diretto in mare di vari attori non

istituzionali (da Medici senza frontiere, al Moas a Sea Watch), su questo tema soggetti privati o del