matera viaggio fotografico luglio 2012

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2012 8 - 14 lUGLIO MATERA: I SASSI E I FALCHI scopo principale del workshop è la realizzazione da parte dei partecipanti di un reportage geografico naturalisstico completo, un racconto fotografico in stile giornalistico, che comprenda le peculiarità di una delle città più affascinati del mondo: Matera.”

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matera viaggio fotografico 8 - 14 luglio 2012, realizzare un reportage, i sassi e i falchi grillai di matera

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8 - 14 lUGLIO

MATERA: I SASSI E I FALCHI“scopo principale del workshop è la realizzazione da parte dei partecipanti di un reportage geografico naturalisstico completo, un racconto fotografico in stile giornalistico, che comprenda le peculiarità di una delle città più affascinati del mondo: Matera.”

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LE DATE

MATÀHRMatera (Matàhr in dialetto materano), è un comune di 60.392 abi-tanti, capoluogo dell’omonima provincia e seconda città della Basi-licata. La città è nota in tutto il mondo per gli storici rioni Sassi, ri-conosciuti nel 1993 Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO (primo sito dell’Italia meridionale a ricevere tale riconoscimento). Un unicità europea di Matera, soggetto del nostro workshop, è la colonia di falchi grillai, Falco naumanni che con circa mille coppie nidifica nei famosi Sassi. Non esiste un’altra colonia di rapaci in nes-sun centro storico d’Europa, i falchi volano sopra Matera, nidificano sotto i coppi, dietro i monumenti in un connubio strabiliante fra na-tura, architettura, storia e antropologia.Le chiese rupestri vantano gli affreschi più antichi del mezzogiorno italiano.

8- 14 LUGLIO 2012

FOTOGRAFOFABIO LIVERANI

WWW.FABIOLIVERANI.COM

ORGANIZZAZIONE TECNICA

Travel Zone di Fucchi Brunella

Viale Matteotti 26547523 Cesena - Italy

Tel. 0547 603014 [email protected]

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INFOSi raccomanda abbigliamento adeguato: puo fare davvero molto caldo, è importante avere abiti leggeri e coprenti ed un cappello, la crema solare con protezione alta è consigliata.

Molto utile, anzi indispensabile è il treppiede ( sono disponibili alcuni treppiedi per chi non lo possedesse)

Indispensabile un teleobbiettivo

ottiche “normali” per i paesaggi e gli scorci urbani

Per gli spostamenti in loco aranno organizzate il minor numero di automobili dei partecipanti possibili.

FOCUS DEL CORSOQuesto è un corso ideale per chi è già in possesso delle tecniche di base, ha confidenza con tempi e diaframmi e sa esporre correttamente leggendo un istogramma, ha un minimo di pratica nell’uso del teleobbiettivo e desidera approfondire la tecnica delreportage naturalistico in uno dei contesti urbani più particolari del mondo.

QUOTA DI PARTECIPAZIONECosto del workshop:MInimo 6 massimo 12 partecipanti

euro 1.120, 00 pensione completa

INFO FOTOGRAFICHEFabio [email protected]. 347 9425616

PRENOTAZIONI E [email protected]. 340 3949462tel. 0547 0547 1902145

ATTREZZATURA BASE RICHIESTA- Macchina digitale reflex - Teleobbiettivo - Cavalletto - Abbigliamento idoneo

COSA COMPRENDE- Corso avanzato di fotografia.- Prova attrezzatura Manfrotto, Gitzo specifica.- Prova attrezzatura Swarovski- Pernottamento, cene colazioni e pranzi, bevande escluse. - Assicurazione medico bagaglio

COSA NON COMPRENDE- Ingressi a Chiese rupestri e Musei- Spostamenti con auto- quanto non indicato in la quota comprende

DOVE ALLOGGIAMOB. & B. nei Sassi, stanze doppie e triple.Pranzi e cene in ristoranti tipici.

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Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare: tre concetti che riassumono l’arte della fotografia.

I”Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare: tre concetti che riassumono l’arte della fotografia”.Helmut Newton

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MATERA REPORTAGE

TEMI TRATTATI-Teleobbiettivo.-Street e reportage.-Radiocomando-Reportage geografico naturalistico

PROGRAMMA DI MASSIMAdomenica 8 luglioOre 15 - 18 arrivo dei partecipantibriefing, sistemazione nelle camereCena

ESCURSIONI FOTOGRAFICHELe escursioni fotografiche nello specifico e nel dat-taglio saranno organizzate e stabilite in loco in basealle condizioni metereologiche e di luce presenti esopratutto in base alle esigenze del gruppo. Decideremo insieme quando privilegiare i falchi, i paesaggi, le chiese rupestri ecc. in base allo svilupparsi delle riprese stesse e naturalmente in base al movimento e alla reperibilità dei vari sogetti di maggior interesse.Scopo principale del workshop è la realizzazione da parte dei partecipanti di un reportage geografico naturalisstico completo, un racconto fotografico in stile giornalistico, che comprenda le peculiarità di una delle città più affascinati del mondo: Matera.

sabato 14 luglioescursione, pranzo , chiusura del workshop, partenza degli ospiti.

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“CHI ARRIVA A MATERA...”Chi arriva a Matera per la prima volta non può rimanere indifferente. Cer-

to, oggi non è più come ai tempi di Luisa Levi, che nel 1935, andando a

trovare il fratello Carlo, confinato come antifascista nella vicina Gagliano,

vi si fermò mezza giornata riportandone un’impressione straziante, com-

plice la visione dei bambini denutriti e febbricitanti per la malaria («Signò,

damm’ u chinì!» Signora, dammi il chinino), della promiscuità fra uomini

e animali e del contrasto stridente fra la città «nuova», sparsa di edifici

littori monumentali e quella vecchia, la città dei Sassi, la città trogloditica,

inferno dantesco sospeso tra il fiume e il monte. Per inciso, il fascismo

aveva investito assai sulla “redenzione” di Matera, elevandola a capoluogo

di provincia (1926), sventrando parte della Civita sette-ottocentesca per

ricavarne l’immancabile Via dell’Impero, con marmorei palazzi burocratici

sedi di banche, Poste, Ina e uffici pubblici (1935-36), costruendovi l’Ospe-

dale (1926) e mettendo mano a quella «modernizzazione» degli antichi

rioni già vagheggiata e molto parzialmente avviata dalla legge speciale

Zanardelli del 1904: fino ad allora i Sassi erano rimasti isolati e negletti,

non solo «una città nella città», ma una città negata, su cui era meglio

chiudere gli occhi e stendere un velo. Tuttavia Mussolini, come detto,

non si dimenticò di Matera. Non dimenticò di inaugurare, insieme al re, il

solenne monumento ai moltissimi Caduti della Grande Guerra: Matera,

come tutte le città contadine povere, meglio se del Sud, aveva fornito

carne da macello alle trincee del Carso; inaugurò anche le nuove migliorìe

che dovevano risollevare i Sassi dall’atavica apatìa, coprendo i grabiglioni

(le cloache a cielo aperto), aprendo una nuova viabilità panoramica e

soprattutto portandovi, con l’Acquedotto Pugliese, l’agognatissima acqua.

Più che con i discorsi tronfi, le pause calcolate e la consueta retorica, il

regime fece breccia sui materani ponendo fine ad una sete millenaria.

Prima del ’27 gli abitanti dei Sassi bevevano l’acqua dei “palombari”, im-

ponenti cisterne che raccoglievano l’acqua dei tetti e dei vicoli; il liquido

veniva filtrato con detriti, ghiaia, sabbia e - colera permettendo - veniva

reso, per così dire, potabile.

Nonostante fosse, già allora, accreditata una visione «pittoresca» della

città, il Duce, a Matera nell’agosto ‘36 per il taglio del nastro della nuova

strada di circonvallazione che raccordava i due Sassi, Caveoso e Bari-

sano, assicurò che in due anni i Sassi sarebbero scomparsi. Naturalmente

non fu così. Non fu così neanche quando Togliatti nel ’48 coniò per i Sassi la

definizione di «vergogna nazionale» e neppure quando De Gasperi varò nel

‘52 la famosa legge 619 con cui «il problema» doveva essere definitiva-

mente risolto. Ci vollero vent’anni e altre tre leggi apposite, la questione fu

– e resta, anche ad una disamina posteriore – estremamente complessa e

per fortuna a pianificare le nuove sorti di Matera furono chiamati urbanisti

illuminati che, oltre a progettare l’evacuazione dei Sassi e le alternative

per i circa 18 mila abitanti, ne previdero il risanamento conservativo sulla

base di un loro - evidente anche se non a tutti (c’era chi voleva la demo-

lizione totale) - valore culturale e paesistico.

E oggi? Accantonando la questione dell’abbandono dei Sassi (questione

dolorosa e che richiese l’impiego della forza pubblica sino ad assumere

i toni di una deportazione), cosa resta di tutto ciò? Cosa resta accanto ai

turisti che scorrazzano per i Sassi arroventando le macchine fotografiche

e chiedendo con morbosità ai ciceroni dov’è che viveva la gente, se è

vero che dormivano per terra, sulla paglia assieme al mulo e alle galline,

se è proprio vero che stavano in dieci in una stanza, anzi in una grotta,

senza luce e senz’aria… Matera non è più quella di Luisa Levi che pote-

va disgustare o far innamorare, senza mezze misure. Ancor oggi non si

resta indifferenti perché questa città strana e meravigliosa non ha eguali

in Europa: a prima vista è avvicinabile a qualche esempio della Cappa-

docia, della Siria e ancor più dello Yemen, eppure, a ben guardare, resta

assolutamente unica. Con la sua «architettura per sottrazione» (fino al

XVI secolo nulla era costruito in senso stretto ma tutto era scavato nella

tenera calcarenite che qui vien chiamata “tufo” e che lasciava cesellare

ogni tipo di cavità ipogea) e con il suo aspetto selvaggio, ancestrale, ri-

arso, severo anche quando il sole la bacia lunghissimamente, Matera è

davvero patrimonio dell’umanità, non solo per il decreto Unesco che lo

sancisce fin dal 1993.

La Matera di oggi non è più quella di Luisa Levi, sia detto senza rimpianto

nonostante la nostalgia che ognuno può provare per un autentico patrimo-

nio antropologico che se n’è andato, un mondo di sapiente, antichissima

cultura rurale oltre che di singolare convivenza uomo-natura. Un mondo

che peraltro – arrivato al XX secolo con caratteri sostanzialmente immutati

fin dal Medio Evo da un punto di vista sociale, urbanistico ed igienico-

sanitario (ricordiamo un solo dato: la mortalità nel primo anno di vita che

a Matera nel 1948 risultava 436 per mille quando nel resto d’Italia si atte-

stava mediamente sui 112) – non poteva durare. Resta, certo, l’assoluto

dovere di conservare i Sassi in quanto tali, senza un’improbabile musei-

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-ficazione totale, ma contrastando l’abbandono cui vennero las-ciati dopo il compimento della legge 619 (che pure ne prevedeva il risanamento), perlomeno fino al 1993. Fanno ben sperare gli attuali segnali, con l’avvenuto restauro e riapertura di quasi tutte le chiese rupestri, la creazione di straor-dinari poli culturali (c’è un museo di scultura unico per contenuto e suggestione del contenitore) e gli incentivi affinché i Sassi tornino a vivere, non solo per il turista.

Sandro Bassi

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