Master psicom 27 02 definitivo

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ATENEO Master in Psicomotricità e Counseling a mediazione corporea Psicologia della salute e della disabilità e tecniche a mediazione corporea Dr. Dell’Orto Fabrizio (psicologo-psicoterapeuta e psicomotricista) Milano 27/02/2016

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ATENEOMaster in Psicomotricità e Counseling a mediazione corporeaPsicologia della salute e della disabilità e tecniche a mediazione corporea

Dr. Dell’Orto Fabrizio(psicologo-psicoterapeuta e psicomotricista)Milano 27/02/2016

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I mattoni dell’esistenzaIl corpo nella relazione e le vicende quotidiane

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La durata della vita diventa fondamentale per il compimentro della vita terrena.La morte prematura e/o violenta rappresenta una mancata opportunità.La quantità deve accompagnarsi alla qualità e prurtroppo quest’ultima viene identificata con la vita agiata e aproblematica.Il mito del successo e del denaro accompagnano buona parte della nostra giornata nel rincorrere bisogni indotti, che il più delle volte sono accessori e prolungamenti corporei per sostenere il nostro sé (macchine di lusso, monili, vestiti firmati ecc).

Iperconnettività (internet ecc) ci costringono a verificare il grado di connessione con gli altri, perdiamo così il contatto con noi stessi.La nostra personalità /anche psicomotoria) è il risultato dei cicli della nostra esistenza

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Parola chiavePersonalità psicomotoria

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Infanzia, adolescenza, età adulta

Quali difficoltà abbiamo incontrato, chi abbiamo incontrato, cosa e come abbiamo respirato, cosa abbiamo mangiato. Tutto questo lo vediamo sul nostro corpo e nella nostra motricità.E’ un corpo che ha impattato con tante immagini, esperienze, emozioni e tutto questo è scritto, sulla nostra pelle e nei muscoli.Quanta responsabilità ci prendiamo nel prenderci cura del nostro corpo e della nostra mente?Prima di prenderci cura degli altri dobbiamo prenderci cura del nostro corpo

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Parola chiaveCura del nostro corpo

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La mente e le parole

Possiamo e dobbiamo usare bene la nostra mente e le nostre parole, l’autodialogo diventa la guida dentro mle difficoltà e le tenebre della nostra vita; così come il nostro respiro che a volte diventa superficiale e impaurito dalle circostanze.Responsabilità significa stare in piedi sulle proprie gambe, aderendo al terreno, ben piantati ma liberi e pronti quando sentiamo che vogliamo muoverci nelle diverse direzioni; aprirsi alle sfide accettando non passivamente, bensì resistendo attivamente con vivida partecipazione.

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Parola chiaveStare in piedi/essere radicati/grounding

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Il lavoro responsabileDobbiamo svolgerlo al massimo delle ns capacità, comporta attenzione e concentrazione. Non dimentichiamoci l’interdipendenza con gli altri.Lavorare come un matto è sbagliato dobbiamo alimentarci bene, riposare e andare in vacanzaSignifica assumere un equilibrio creando spazi di confronto con gli altri, essere produttivi ma tenendo in conto degli aspetti relazionali.Il messaggio sbagliato è sentire di valere quando compri, quando possiedi, sono prototipi costruiti su misura per popolazioni affamate di potere e notorietàQueste storture portano a difficoltà di tipo psicopatologico che si riversano sul corpo-mente

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Parola chiaveAttenzione/concentrazione

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Le dipendenze del corpo-menteIl farmaco è diventato la panacea di tutte le nostre ansie ed angosce. Non c’è più nessuno che vuole sentire il disagio e la sofferenza (anche minima), tutto è da portare al silenzio, alla normalità da mostrare al mondo.Responsabilità significa anche dichiarare al mondo la propria difficoltà, senza fingimenti e/o artifizi

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Parola chiaveDichiarare la propria difficoltà all’altro silente

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Parola chiaveDichiarare la propria difficoltà al gruppo accettante

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La presenza mentale

Facciamo tante cose contemporaneamente, facciamo fatica a sperimentare gli accadimenti della vita uno per volta, dobbiamo e possiamo disporre del tempo per fare le cose bene con attenzione e concentrazione.Nel nostro lavoro di cura dell’altro dobbiamo curare l’»l’atmosfera» .

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Parola chiaveFare una cosa per volta, trovare un successione di movimenti (6 max 12)

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Parola chiavePresentare la sequenza al gruppo

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Il lavoro sul corpoE’ una possibilità educativa e terapeutica, un riappropriarsi dello stesso, dell’essere con e e nel mondo, soprattutto per le persone coinvolte nella routine quotidiana delle strutture diurne (educative, psichiatriche ecc).E’ uno spazio di socializzazione e di crescita importante per il grado di accettazione e non giudizio.

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Oggettivazione del corpoParlare del corpo significa farlo tacere, il corpo è espressivo e parlante nella sua immediatezza, parlare del corpo significa prenderlo in considerazione come oggetto.La scienza si è appropriata del corpo, lo ha oggettivato e lo ha descritto attraverso lo stesso metodo utilizzato dalle scienze naturali, il metodo scientifico.Il corpo subisce un capovolgimento: da soggetto che guarda a cui si dischiude una spazialità ed una temporalità (spazio/tempo), diventa un oggetto guardato/osservato.

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L’istituzionalizzazionePuò comportare una perdita di ruolo e la conseguente perdita della sua identità che fino allora lo aveva tenuto ancorato alla realtà delle sue cose quotidiane, famigliari.Il soggetto produce dei messaggi (vedi il bambino nei diversi passaggi dei cicli quando non vuole andare a scuola-nei cosiddetti passaggi ponte o l’anziano portato nella RSA o la persona portata nel reparto psichiatria) che per chi osserva sono sintomi che confermano le ipotesi diagnostiche.Questa oggettivazione è particolarmente forte quando il soggetto viene definito inguaribile/incomprensibile, è un approccio che si caratterizza per un non comprensione dell’essere nel mondo come possibilità di manifestarsi

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Esame-osservazione

In questa situazione fatta di ruoli e categorie diagnostiche è un corpo in balia di un potere che preleva e costituisce un sapere.Le strutture educative, riabilitative e scocio-sanitarie diventano un apparato per esaminare.«….se io mi so guardato non sono più libero perché divento un oggetto dello spettacolo altrui. Ciò che io faccio in solitudine non lo faccio se ho il sospetto di essere visto» SARTRE «L’essere e il nulla»

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Parola chiaveStare al centro di un gruppo/essere osservati da vicino, da lontano

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E’ un approccio antiterapeutico

che instaura le solite relazioni di potere, l’istituzione ha come oggetto il corpo, quello che la persona conosce del proprio corpo è il risultato di quello che ha sentito da canali ufficiali e non, sono corpi da normalizzare, da rendere docili per mantenere l’omeostasi istituzionale. Generalmente la medicina e la psichiatria non può far altro che oggettivare il corpo (attribuendo la malattia) in quanto in diversi casi non ha un riscontro organico concreto); in questi casi l’istituzione si muove in termini di custodia e di gestione dell’esclusione

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Un farmaco miracoloso

La scienza psichiatrica «oggettiva» il corpo malato, lo rende dipendente e produce l’illusione di guarigione dalla malattia grazie agli psicofarmaci.Il corpo viene parcellizzato è un oggetto con parti staccabili da «guarire» con farmaci «specifici»; a lungo andare viene annullata la spinta vitale, si è costretti alla recita della stessa parte (abitudini, in psichiatria-stereotipie) significa essere mantenuti ad un livello di bassa consapevolezza di sé e del proprio agire (impressione fenomenologica che ci perviene dall’osservazione di queste persone conferma questa ipotesi)

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A livello corporeo……L’immagine che abbiamo di noi, è molto più decisiva del nostro stesso corpo, nel senso che se io immagino il mio corpo brutto, può essere che la mia vita si declina secondo figure di tristezza e malinconia.…è in ogni momento «abitato» dagli altri: gli altri (e in particolare le persone significative della sua vita affettiva) lo definiscono, decidono per lui, si sostituiscono a lui, ma anche gli «passano attraverso» «lo invadono» vivono nel suo spazio privato e violentano sottilmente le sue scelte – JERVIS – Manuale critico di psichiatria-Educatore: «ma come? Oggi non vieni a fare ginnastica? Lo sai che il dottore (psichiatra) ha detto che ti fa bene! è una cura! Da che siamo in pochi…»Paziente: «Non ho voglia e non ne posso più di queste cose!»Psichiatra «poi non lamentarti se non ti fanno il permesso di uscita, sabato!»Questo può produrre nel paziente confusione, frustrazione, deliri, inibizione e dissociazione della personalità

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Parola chiaveCurare l’altro/disponibilità/refrattarietà

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Nuovo paradigma

Com’è possibile uscire da queste situazioni? Come possiamo cambiare situazioni così croniche? Da dove possiamo partire?

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Dal corpo come possibilità di manifestazione-espressione delle varie modalità di essere nel mondo

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Le tecniche a mediazione corporea possono essere utilizzate: – nella promozione delle risorse – in prevenzione – in pedagogia – in terapia

La riappropriazione corporea

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• AGISCONO SULLA SFERA EMOTIVO AFFETTIVA DELL’INDIVIDUO E POSSONO CONSENTIRE UNA MODULAZIONE DELLE EMOZIONI

• RAPPRESENTANO UNA MODALITA’ COMUNICATIVA PONTE TRA IL VERBALE E IL NON VERBALE

• SI PRESENTANO, APPARENTEMENTE, COME

ATTIVITA’ LUDICHE

• IL LORO FOCUS SI CENTRA SUL PROCESSO CREATIVO PIU’ CHE SUL PRODOTTO CHE DEVE AVERE UNA VALENZA ESTETICA SOGGETTIVA E NON OGGETTIVA

• SONO ASSENTI IL GIUDIZIO DI VALORE E LE PROBLEMATICHE LEGATE ALLA PRESTAZIONE

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L’intervento preventivo, attraverso le attività

• SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA EMOTIVA

• SVILUPPO DELLA BARRIERA PROTETTIVA

• MESSA A DISPOSIZIONE DI UN “LABORATORIO PROTETTO”

• POSSIBILITÀ DI APPRENDERE REGOLE

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MESSA A DISPOSIZIONE dell’UTENTE DI UN “LABORATORIO PROTETTO” nel quale: • manifestare, • riconoscere, • decodificare • ed eventualmente modificare le proprie modalità

espressive, comunicativo - simboliche (intra ed interpersonali) e comportamentali

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SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA EMOTIVA che: • grazie all’uso della CNV, deteriorata solo tardivamente dalla patologia, consente il mantenimento di un “spazio transizionale” • facilitando la comunicazione nella sua globalità, favorisce l’espressione verbale e simbolica • e conseguentemente il controllo e la regolazione delle emozioni

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nella relazione d’aiuto è costituito da un insieme non casuale di soggetti che si riuniscono per raggiungere uno scopo comune che è costituito dal superamento del proprio disagio o del proprio stato di malattia

GRUPPO

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LA POSSIBILITÀ PER IL SOGGETTO DI APPRENDERE REGOLE pedagogiche che favoriscono, ancora una volta, il controllo e la regolazione delle emozioni e un più corretto esame di realtà.

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consente e facilita: • la percezione dell’universalità delle problematiche psicologiche • la partecipazione emotiva ai conflitti degli altri con riduzione delle istanze egocentriche ed individuali • lo sviluppo della coesione di gruppo e del senso di appartenenza • l’esame di realtà e una visione più oggettiva dei propri modelli intrapsichici e relazionali • il miglioramento dei modelli interattivi e relazionali • la speranza nella guarigione derivante dalla presenza di utenti con diversi livelli maturativi • fonte di sostegno, consiglio e guida • riepilogo correttivo del gruppo primario familiare

IL GRUPPO TERAPEUTICO

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il gruppo terapeutico si pone come uno "spazio sociale protetto", simile alla realtà esterna. • il gruppo terapeutico assume "per procura" le funzioni del gruppo originario, costituisce infatti un "micro cosmo sociale" in cui viene riprodotta una situazione che è speculare al macro cosmo esterno in cui l’individuo è inserito. • inoltre il gruppo offre all’utente l’opportunità di manifestare, riconoscere, decodificare, e quindi modificare, i propri modelli comportamentali grazie al feed back, positivo o negativo, che il gruppo gli rinvia in conseguenza del suo comportamento.

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Tutti gli interventi sono finalizzati al rinforzo e allo sviluppo delle funzioni dell’Io e si rivolgono all’individuo nella sua globalità e quindi non sono indirizzati all’utente o alla sua patologia. La relazione operatore/fruitore e l’agire EDUCATIVO tendono ad individuare le risorse, le capacità, anche residue, del soggetto, i suoi bisogni e da questi elementi si parte per attuare il percorso che, attraverso il potenziamento dei nuclei sani,

porta allo sviluppo delle risorse del soggetto.

MODALITA’ DI INTERVENTO

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IL GRUPPO TERAPEUTICO E‘ : 1. APERTO 2. AUTOCENTRATO 3. ETEROGENEO

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Parametri Psicoterapia Tecniche a mediazione corporea

Propensione Pensiero AzioneComunicazione Verbale Non verbale,

paraverbaleCriteri di inclusione Analizzabilità - In base alla

patologia - alle inclinazioni (arte, danza, musica, teatro) -

Obiettivo della terapia

Lavoro su di sé Lavoro sul processo creativo e sul processo estetico, in assenza di giudizio di valore

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Parametri Psicoterapia Tecniche a mediazione corporea

Struttura dell’io Forte DeboleAmbito d’intervento

Sulla Patologia Rinforzo parti sane

Insight Buona ScarsaCapacità cognitive

Buone Buone, fino a deficitarie

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AREE DELLA DISABILITÀ PSICHICA • Difficoltà di relazione interpersonale familiare e sociale • Difficoltà di integrazione all'ambiente in relazione ai ruoli sociali che ci si aspetta vengano svolti dal soggetto • Difficoltà di riconoscere, esprimere, gestire e regolare il proprio potenziale affettivo ed emotivo nelle relazioni oggettuali significative • Dipendenza materiale ed emotiva nei confronti dell’ambiente che lo circonda

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• Riduzione delle capacità logiche e conoscitive, scarsa curiosità, difficoltà di astrazione, sintesi, ecc • Riduzione dell'iniziativa motoria • Deficit del sistema motivazionale con conseguente disinvestimento sia nei confronti della propria realtà personale che della realtà esterna • Difficoltà delle performances concrete • Comportamenti disfunzionali che possono essere legati a sintomi specifici

AREE DELLA DISABILITÀ PSICHICA

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Parola chiaveImmedesimiamoci nella slide precedente

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• SOSTEGNO: – Terapia Individuale – Terapia di Gruppo – Terapia della Famiglia

• PRIMO LIVELLO: – Social Skills Training – Lettura di quotidiani – Supporto allo studio – Supporto al lavoro

• SECONDO LIVELLO: – Psicomotricità – Arteterapia – Musicoterapia – Danzaterapia – Teatroterapia – Gruppo di Discussione – Gruppo Assertività – Bioenergetica – Training Autogeno – Visualizzazione - Meditazione

ATTIVITA' RIABILITATIVE

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Anche nel caso di gravi malattie neurodegenerative dall’esito infausto, le relazioni, la loro qualità, sembrano essere in grado di rallentarne il decorso perchè forniscono sia un miglioramento della qualità della vita (e del paziente e della sua famiglia) che una stimolazione volta ad attivare e potenziare i processi citati. In particolare poi, ipotizziamo che certe relazioni, proprio perché significative per le persone e fondative della loro identità, riescono più di altre (o impediscono) a svolgere tali funzioni. Il riferimento è alla qualità delle relazioni familiari tra cui in particolare quella tra paziente e il suo caregiver (Cigoli, 2006)

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La costruzione dell’immagine di sé nel soggetto con deficit e disabilitàLa teoria di J.Lacan e la funzione dello specchioLa relazione madre/figlia-a e l’approccio di Maud MannoniL’immagine del corpo e la costruzione del sé: Françoise Dolto

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La teoria di J.Lacan La funzione dello specchio nella costruzione dell’Io

Jacques Lacan, psicanalista , psichiatra e filosofo francese(1901-1981)Innovatore della teoria freudiana1) Usa lo strutturalismo dell’antropologo Claude Lévi-Strauss e la

linguistica di de Saussure e Jakobson per analizzare il funzionamento dell’inconscio nel suo rapporto con la costruzione della dimensione simbolica: afferma che ‘l’inconscio è strutturato come un linguaggio’; ha un lessico , una sua sintassi e una sua grammatica

2) Insiste molto sull’importanza dello specchiamento: parla di stadio dello specchio nella formazione dell’io(scrive “Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io”. Il bambino (dai 6 ai 18 mesi) arriva a riconoscere la propria immagine riflessa nello specchio e elabora un primo abbozzo dell’Io , ma all’interno dell’immaginario , entro una relazione duale di confusione tra sé e l’altro (la madre e il padre). Così si costruisce l’immagine di sé che passa tramite il linguaggio(il discorso dell’altro) e lo sguardo dell’altro. E’ anche l’accesso al mondo simbolico.

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Desiderio e significato

L’interiorizzazione dello sguardo dell’altro e del suo discorso ci rende in qualche modo prigionieri del desiderio dell’altro. La domanda che si fa Lacan è: come accedere al proprio desiderio?

Concetti fondamentali. Lo specchio e la sua funzione L’inconscio come linguaggio e sistema simbolico Il desiderio e l’essere soggetto di desiderio Il desiderio del desiderio Soggetto desiderante Soggetto significante(e non solo significato) Il riconoscimento La natura immaginaria dell’Io Come potere desiderare?L’approccio di Lacan ci può aiutare a comprendere le modalità di

costruzione del sé nella persona con deficit e disabilità

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La relazione madre- figlia-o disabile. L’approccio deistituzionalizzante di Maud Mannoni

Maud Mannoni (1923-1998)Psicanalista e psicoterapeuta francese di origine olandeseLavora con bambini autistici, psicotici e con insufficienza mentaleFonda la scuola sperimentale di Bonneuil-sur-Marne (1999 dove

prende in carico bambini e lavora con le madri. Una comunità aperta al territorio dove si svolge delle attività di tipo educativo, riabilitativo e terapeutico. Mannoni (influenzata da Fernand Deligny: il ‘maestro dei bambini pazzi ‘) promuove la deistituzionalizzazione e una relazione basata sull’ascolto comprensivo, il lavoro sulla dimensione simbolica della relazione di aiuto (Lacan) e la costruzione di contesti transizionali che possano aiutare i bambini(Winnicott)

Libri importanti. Il bambino, la sua malattia e gli altri Il bambino ritardato e sua madre

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Soggetto desiderante, fantasmi materni e medici Maud Mannoni afferma che: - «a voler trattare il sintomo si rifiuta il paziente» - bisogna prendere in considerazione il bambino

che si cela dietro al malato. Mannoni studia anche il ritardo mentale «quale si

presenta nel fantasma materno» e nota anche che spesso il modello medicalizzante, di cui la madre può essere prigioniera, «lungi dal cercare di comprendere il bambino come soggetto desiderante, lo integra come oggetto di cura nell’ambito di sistemi diversi di recupero, privandolo di qualsiasi espressione personale».

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L’importanza del racconto Maud Mannoni tenta di ricostruire tutta la rete di

comunicazione distorta che fissa il soggetto con ritardo mentale al suo sintomo, lasciando alla gestione psichiatrica l’interpretazione del progetto educativo e riabilitativo finendo, in questo modo, per trasformare la disabilità in malattia e questa in alienazione. È quindi fondamentale riattivare il racconto e il desiderio del bambino, occorre creare le condizioni che favoriscono l’emergere del bambino come essere desiderante e significante nella sua esperienza di vita. Tuttavia il bambino si trova spesso incastrato tra le categorie medicalizzanti, le angosce e le fantasie dei genitori e della madre in particolare.

Occorre sottolineare che, a differenza di Bruno Bettelheim, l’approccio di Maud Mannoni non colpevolizza la madre, ma tenta di aiutarla a prendere coscienza delle dinamiche relazionali che si mettono inconsapevolmente in moto nel rapporto con il figlio o la figlia disabile.

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Critica del concetto di ‘debolezza’ mentale Maud Mannoni ha anche messo in discussione le nozioni di

“debolezza’ mentale” e di “deficit intellettuale” mostrando come un bambino etichettato come “insufficiente mentale” si iscrive in quel ruolo e finisce per assumerne tutte le caratteristiche socialmente condivise. L’identificazione costante con il deficit, questo vale sia per i soggetti con ritardo mentale che per quelli con la sindrome di Down, finisce per strutturare nella relazione bambino–genitori un certo tipo di atteggiamento che tende ad accentuare o a negare il deficit stesso:

i genitori non accettano il deficit del bambino, tentano di mettere in discussione la diagnosi facendo del bambino un “abituato” alle consultazioni mediche specialistiche per avere una conferma;

si arriva all’accanimento terapeutico che fa del bambino un tutt’uno con il suo deficit percepito come patologia o diformità da eliminare.

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L’immagine del corpo nella costruzione dell’immagine di sé (Françoise Dolto)

Françoise Dolto (1908-1988)

L’immagine inconscia del corpo L’educazione . Imparare a sublimare L’esperienza della Casa verde: comunità aperta a

bambini da 0 a 4 anni e i loro genitori. Luogo di socializzazione e d’incontro

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L’immagine del corpo e il suo rapporto con la costruzione dell’immagine di sé

Un altro aspetto che ci sembra interessante per la pedagogia speciale nel lavoro di Françoise Dolto è l’attenzione all’educazione corporea:

1) lo schema corporeo (dimensione conscia) 2) l’immagine del corpo (dimensione inconscia): si struttura nei vissuti e nella storia del soggetto, il primo è una realtà di fatto, situato nel tempo e nello spazio che si identifica anche con l’esperienza immediata. Invece, l’immagine del corpo mette in relazione il soggetto desiderante con il proprio piacere, quello di viversi in modo positivo nel proprio corpo, un corpo mediato dal linguaggio memorizzato e strutturato nella comunicazione intersoggettiva.

Queste distinzioni possono essere decisive nel campo educativo e riabilitativo per chi si occupa di disabilità fisica e motoria.

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• Esiste una dimensione estetica del processo di

apprendimento che forma l’immagine che ci facciamo di noi stessi con la mediazione del nostro corpo in relazione con quello degli altri. Basta pensare cosa può significare nella strutturazione della personalità di un disabile fisico doversi specchiare continuamente nel corpo degli altri e con quello imposto dai media.

• La conoscenza, l’accettazione e il rispetto di sé nasce con la conoscenza, l’accettazione e il rispetto del sé corporeo da parte del bambino disabile.

• L’educatore, l’operatore della riabilitazione, i genitori devono chiedersi come aiutare il bambino a sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti del proprio corpo.

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Parola chiaveAtteggiamento positivo del nostro corpo nostro corpo nel silenzio, incontrare l’altro, stare con lui, salutarlo

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Parola chiaveVerbalizzazione e condivisione del lavoro