Masiampazzi? Battiquorum a sucate
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Transcript of Masiampazzi? Battiquorum a sucate
Strategia di comunicazione
Gianni Florido e la Provincia di Taranto
Masiampazzi?
Battiquorum a Sucate. Storie di Internet e voto
Firenze, Casa della Creatività, Frattocchie 2.04 settembre 2011
Dino Amenduni, Proforma
Chi parla?
Mi chiamo Dino Amenduni (biglietto da visita elettronico)
Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica a Proforma, agenzia di comunicazione di Bari, mia città natale, dove ho sempre studiato e lavorato e dove vivo tuttora
Sono blogger sul Fatto Quotidiano (link al blog) e tra i fondatori di Quink, collettivo di satira e mediattivismo (www.quink.it)
Di che si parla?Più che un cambio di paradigma: cosa cambia con i social media in comunicazione politica
Da Obama ai referendum passando per Piazza Tahrir: gli elementi di continuità
Amministrative 2011: il trionfo del surplus cognitivo
Referendum 2011: l’autocomunicazione di massa raggiunge il quorum
Commenta in diretta web
Twitter: #Frattocchie20 @doonie
Facebook: www.facebook.com/amenduni
…e dove volete
TemiQuali sono le conseguenze, online e offline, della diffusione dei social media?
Qual è la situazione italiana?
Qual è il rapporto tra nuovi media e (comunicazione) politica nel nostro Paese?
Quali sono le prospettive di sviluppo e le applicazioni possibili?
Come cambierà la comunicazione politica in Italia dopo le esperienze di amministrative e referendum?
Il grande assente #1
La sinistra ha vinto ai referendum perché loro, i dipendenti pubblici,
dalle 14 alle 22, stanno su Internet. Quelli di sinistra non fanno un cazzo!
(Giorgio Stracquadanio)
Un secolo lungo quattro anni
Obama, Wikileaks, Piazza Tahrir, referendum:
la storia del mondo unita dalla Rete
Obama e la Rete
La campagna elettorale di Barack Obama, assai più tradizionale nella
pianificazione mezzi di ciò che è stato raccontato in Italia, marca la
sua discontinuità nell’organizzazione del lavoro rispetto a
qualsiasi campagna elettorale del passato
i social media, gli strumenti inseriti all’interno del cappello
concettuale del cosiddetto web 2.0 (Facebook, Twitter e Youtube su
tutti, oltre al sito www.barackobama.com che era un social network
a sua volta) sono stati utilizzati in modo esplicito, coraggioso,
disinvolto, strategicamente rilevante
Un eccesso di attenzione sull’idea di Obama “Presidente 2.0” ha
portato a sottovalutare le conseguenze organizzative di questo
cambio di paradigma
Obama e la Rete
Un comitato elettorale orientato alla comunicazione, all’ascolto e al
feedback sui nuovi media richiede una quantità di risorse umane
ingenti, profili professionali difficilmente reperibili (giovane,
nativo digitale, appassionato di politica, non a digiuno di economia e
marketing, esperto di cultura pop, capace di lavorare sotto
pressione, poco propenso alla polemica)
Perché ciò fosse possibile, quindi, si è stabilito un budget cospicuo
da dedicare a questa area di lavoro che, per certi versi, assomiglia a
un settore Ricerca e Sviluppo di un’azienda. Nella campagna di
Obama la sezione web e nuovi media era animata da 100 persone,
tra collaboratori retribuiti e risorse volontarie. Chi, in Italia, oggi,
dedicherebbe tutto questo sforzo per un risultato analogo?
Wikileaks e la Rete
La storia di Wikileaks ci insegna che esistono infrastrutture e
prassi che permettono a chiunque di offrire contenuti
anonimi a un centro di calcolo che può analizzarlo, verificarlo
e pubblicarlo
Forse non sapremo mai se dietro Julian Assange ci siano finanziatori
occulti, poteri o contropoteri: siamo però certi che i cittadini di tutto
il mondo, attraverso un’adeguata formazione e in presenza di un
insieme di condizioni contemporanee (autonomia finanziaria,
competenze giornalistiche e informatiche, capacità di protezione dei
dati personali e delle identità delle fonti) potranno organizzare dei
Wikileaks ‘civili’, su scala territoriale anche molto più piccola
La Primavera Araba e la Rete
Le rivoluzioni arabe, i cui risultati politici sono ancora in via di
maturazione, hanno avuto un comune innesco che, a prescindere
degli esiti conclusivi della Primavera del Nord Africa, rappresentano
un nuovo standard per la costruzione di alternative civiche e
politiche a sistemi politici al governo, democratici o autoritari
che siano. Assistiamo infatti alla comparsa di nuove variabili sulla
scena civica mondiale:
1. il ritorno preponderante dei giovani all’interno dei
processi di cambiamento politico, specie laddove l’obiettivo sia
colpire il cuore dello status quo al fine di modificare alcune norme
basilari della vita politica;
La Primavera Araba e la Rete
2. L’alfabetizzazione matura all’uso dei nuovi media da parte
dei principali protagonisti di questo movimento, spesso
guidato da nativi digitali (ossia da under35): i leader politici hanno
dimostrato di saper utilizzare perfettamente Facebook e Twitter per
innescare campagne virali, impossibili da monitorare e soffocare (e
molto difficili da censurare) e come supporto ai processi
organizzativi;
3. una nuova idea di rivoluzione, che non è di parte bensì a-
ideologica: non è laica né cattolica, non è musulmana né cristiana,
non è moderata né radicale, non è giovane né vecchia, non è povera
né ricca, non è di destra né di sinistra. Questo movimento ha liberato
nuovo capitale sociale, forse sopito per la difficoltà di libera
espressione, forse nato addirittura grazie alla Primavera araba,
sicuramente motore di un processo di cambiamento irreversibile nei
rapporti tra potere, consenso e rappresentanza
I referendum e la Rete
Oggi l’Italia si narra in modo molto diverso rispetto a soli sei mesi fa:
il vento delle amministrative, il disastro di Fukushima, una nuova
consapevolezza collettiva per la difesa dei beni comuni, le divisioni
della compagine di Governo e il sentimento generalizzato di paralisi
istituzionale hanno portato alla creazione di un nuovo sentimento
che oggi fa guardare al futuro con maggiore fiducia, consapevole
che la sensazione di soffocamento mediatico può essere
attenuata dalla comunicazione tra pari, allo scambio di
prassi, informazioni e metodi che solo i nuovi media possono
garantire
Pare essersi creato un nuovo blocco sociale, meno sensibile alle
appartenenze politiche e unito, non si sa quanto stabilmente, da
una comune insofferenza verso le istituzioni
Amministrative 2011
I perché di una campagna elettorale
storica
Amministrative 2011
Cosa ricorderemo di queste elezioni Amministrative?
Se la risposta è:
#morattiquotes#sucateRed RonnieSatira politica
Vuol dire che la comunicazione politica italiana è cambiata in modo irreversibile
Verso la comunicazione politica generativa
I processi comunicativi di maggior successo di questa campagna elettorale sono nati:
In rete, in particolare, su Twitter. Poi sono diventate notizie e sono finiti sui mezzi tradizionali;
Grazie agli utenti e non nei comitati elettorali o nei partiti (che nel caso di Pisapia e De Magistris sono stati bravi a riprendere e valorizzare i processi spontanei)
Non necessariamente nelle città dove si andava a votare: alla campagna elettorale ha partecipato tutta l’Italia. Come voleva Berlusconi, ma per la prima volta con effetti per lui nefasti
A costo zero
Quasi mai grazie al lavoro di attivisti politici “puri”
Verso la comunicazione politica generativa
Per queste ragioni le campagne elettorali cambieranno irreversibilmente, in presenza di queste variabili:
- Entusiasmo attorno alla candidatura;- Utilizzo esplicito della Rete come strumento di attivazione e organizzazione dei sostenitori;- Ascolto e feedback sistematico delle istanze degli utenti (sia per la costruzione del programma che per creatività e scelte di comunicazione) il web visto non come raccatta-voti, ma come elemento di costruzione di senso di comunità
In presenza di queste condizioni, cambia anche il ruolo di chi lavora alle campagne elettorali
La nuova comunicazione politica: da spin doctor a
ricercatoriI manager di campagna elettorale, i consulenti, i ghost writer, i creativi non dovranno più basare le loro scelte sulla base di precedenti esperienze, di intuito o attraverso presunte doti sciamaniche
Le campagne saranno guidate dai dati, prodotti ogni giorno e in grande quantità dagli utenti della Rete che non faranno altro che continuare la loro attività di aggiornamento e condivisione dei contenuti
Più che scrivere e pensare sarà importante leggere e interpretare
La variabile decisiva (e non esistente fino a 10 anni fa) è la possibilità degli utenti di utilizzare il surplus cognitivo
I nuovi comunicatori politici: tutti
Saltano alcuni schemi classici dell’impegno politico
- Per fare (comunicazione) politica bisogna essere esperti di politica
- Per fare politica bisogna stare nei partiti o nelle associazioni
- Per fare politica bisogna partecipare alle riunioni (magari fissate in orario d’ufficio, dunque inaccessibili)
- Per fare politica bisogna assecondare i ritmi della politica
- Il consenso è regolato solo dai mezzi tradizionali
I nuovi comunicatori politici: tutti
Si fanno strada nuovi paradigmi
- Si può fare (comunicazione) politica anche con un tweet;
- Si fa politica scegliendo lo strumento più adatto alle proprie attitudini;
- Si fa politica a qualsiasi ora del giorno;
- Si fa politica quando si ha un minuto libero;
- Si fa politica anche parlando di altro, o usando altri linguaggi (la satira, ad esempio)
Ma il web sostituirà la TV?
Non è necessario
Ogni programma sarà oggetto di una narrazione parallela sul web. Questo è già molto visibile nei programmi di approfondimento politico (Annozero, Ballarò, Exit) e nelle trasmissioni di maggior successo (Vieni via con me, Festival di Sanremo), seguiti con dirette su siti, blog, Facebook e Twitter
Ogni diretta porta alla produzione di tantissimi contenuti, specie qualitativi, sui programmi: cosa piace, cosa no, cosa può essere migliorato (i social media come Auditel qualitativo?)
La diretta web è un’evoluzione (o involuzione, a seconda dei gusti) della visione della TV a casa con la famiglia e con gli amici: l’esperienza di visione è più ricca ed emozionante
Non più web versus tv, ma tv più web
Il web, dunque, permette agli spettatori di analizzare ciò che accade in televisione, di valutarne l’attendibilità e di aumentare il valore dell’esperienza in termini di informazioni acquisite e divertimento
Il web, inoltre, permette di vedere la TV senza vederla. Non è più necessario essere davanti al televisore per seguire un programma, se quest’ultimo è oggetto di una diretta web
Queste opportunità, però, sono parimenti a portata di mano
per chi costruisce programmi televisivi
I dati possono entrare nel programma: sovraimpressione di tweets, infografiche in tempo reale su ciò che è detto in diretta, feedback della Rete con possibili colpi di scena
Da politica pop a pop politico
I programmi cosidetti di ‘infotainment’, ritenuti da molti alla base dei modelli di costruzione del consenso di Silvio Berlusconi, sembrano i format ideali per ospitare questa nuova integrazione crossmediale tra vecchi e nuovi mezzi
Un politico sbugiardato in diretta o una grandissima approvazione della Rete in seguito a un botta e risposta può regolare l’andamento del programma, rendendolo potenzialmente più spettacolare e certamente imprevedibile
Questo potrebbe portare a una nuova stagione dell’informazione politica, ancora più soft e legata all’intrattenimento ma non per questo meno ricca di contenuti e approfondimento
Se tutto è politica, quest’ultima entra nelle vite quotidiani di ognuno: è dunque ‘pop’ (nell’accezione classica del termine, popular)
Berlusconi e l’obbligo del web
Per tutte queste ragioni il controllo diretto o politico delle televisioni, per Silvio Berlusconi, non è più sufficiente
I metodi e i linguaggi della televisione non potranno essere replicati in modo acritico sui nuovi media, che hanno logiche assai differenti e hanno una capacità di memoria sicuramente più alta dell’opinione pubblica tradizionale. Serviranno nuovi codici, nuovi linguaggi, nuova pianificazione: non basta copiare modelli di marketing già di successo altrove
Letizia Moratti, fino al ballottaggio, non aveva comunicato in modo professionale sui nuovi media. Dopo il ballottaggio ha impostato una campagna elettorale “di prodotto”, come se il suo profilo identitario non esistesse, come se non fosse conosciuta
Dalle auto coi vetri oscurati a Foursquare: un grave errore di comunicazione
Referendum 2011
Cambia il vento, Internet produce
energia rinnovabile
Habemus quorum, come mai?
Il Referendum 2011 rappresenta un ulteriore caso di studio per la comunicazione politica italiana
Partiti in sordina e senza adeguata copertura comunicativa sui mezzi tradizionali (in particolare di servizio pubblico), i comitati e i gruppi di attivazione sono stati aiutati dal contributo spontaneo, caoticamente organizzato e virale degli elettori
Facebook è diventato strumento di autocomunicazione di massa: i ‘produttori’ e ‘consumatori’ di informazione hanno convissuto nello stesso ecosistema mediale
Alcuni dati per l’analisi: Atlante Politico Demos-Demetra (Link al sondaggio completo) del 27 giugno 2011
1. Referendum, motivazioni al voto
1. Referendum, motivazioni al voto
Il solo voto motivato dai quesiti sarebbe potuto non essere sufficiente per raggiungere il quorum
La volontà di dare un segnale al Governo non è stata esclusiva nell’area del centrosinistra (il 43% dell’elettorato della Lega, partito che ha espresso il voto più ‘politico’)
I segnali al Governo sono di tre tipi:- Manifestare distanza dal programma di Governo su questi temi;- Manifestare distanza dalla strategia del Governo sul referendum (astensione);- Criticare l’operato del Governo nel suo complesso
2. Referendum, il quesito più importante
2. Referendum, il quesito più importante
Il nucleare (e i fatti di attualità legati al quesito) ha certamente favorito il raggiungimento del quorum
Il secondo quesito sull’acqua (profitti) è stato trainato dal primo (privatizzazione): gli italiani hanno votato sì a entrambi senza approfondimento
Un italiano su otto ha ritenuto il legittimo impedimento più motivante del nucleare e dell’acqua, uno su cinque ha messo i quesiti alla pari
La combinazione dei tre temi (acqua + nucleare + legittimo impedimento) ha reso possibile il raggiungimento del quorum: due temi, forse, non sarebbero bastati
3. Il ruolo del passaparola
3. Il ruolo del passaparolaUna campagna non massificata: metà dell’elettorato attivo/persuasivo ha agito in modo personalizzato e su cerchie ristrette, meno del 10% ha usato volantini o animato banchetti
Una campagna portaUsb-a-porta: Internet non ha prodotto direttamente opinione, ma ha fornito gli strumenti informativi per attivare un passaparola maturo e consapevole
Internet è stato decisivo, ma (come sempre) non come agente attivo di cambiamento; piuttosto come strumento di formazione e organizzazione, come elemento di potenziamento di un sentimento già condiviso tra gli italiani
4. I nuovi influencer
4. I nuovi influencerGli attivisti referendari sono in gran parte ‘nuovi’, persone che non si erano mai attivate in campagna elettorale
Il 90% di questa nuova attivazione (leggera + reticolare) è legata alla presenza del web sulla scena mediatica. Senza Internet, in molti non avrebbero fatto campagna
Il 9% dell’elettorato complessivo (il 16% di elettori attivi al referendum) ha contribuito in modo decisivo al successo della campagna. È una èlite o è la prima campagna partecipata?
L’attivazione ‘leggera’ è ‘pesante’ a livello elettorale
5. I giovani tornano in politica
5. I giovani tornano in politica
I giovani attivisti sono raddoppiati (dal 16% al 32%)
Crescono le donne e i laureati, diminuisce l’impatto politico dell’appartenenza
Il 10% degli attivisti produce, filtra e sintetizza informazione per iI restante 90%, che se la scambia in modo leggero e reticolare: la coda lunga della militanza
Laureati + giovani = attivazione su Internet, decisiva per la vittoria. Il web è la causa o la conseguenza dell’attivazione? Sono laureato, dunque faccio opinione sul web, o il web dà voce a chi prima non ce l’aveva?
Habemus quorum, come mai?
In sintesi:
1.Il raggiungimento del quorum è figlio di una combinazione di fattori, tutti necessari e nessuno sufficiente2.I fattori più importanti sono: tipologia di quesiti, ruolo del web, nuove possibilità per nuove fasce di attivisti attraverso una partecipazione leggera;3.Il ruolo dei partiti appare marginale e lo sarà anche in futuro, se non accetteranno di entrare nel flusso ‘leggero’ e ‘colto’ della comunicazione politica virale4.I social media e il passaparola hanno aggirato la televisione e hanno portato le informazioni a tutti
Il grande assente #2
La scorsa puntata di Annozero è stata micidiale.
Me l’hanno fatta vedere in cassetta.
(Silvio Berlusconi)
Gli hashtag, le parole chiave
#politica#comunicazione (sempre dopo la politica)#interpretazione#motivazione#costanza#editing#ascolto#analisi#scientificità#entusiasmo#nicchie
Grazie!Un grande abbraccio
Dino AmenduniTutti i riferimenti su: http://about.me/dinoamenduni
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