Marzo 2015 - AKSAINEWScaso americano di Roswell. Ma ve-niamo ai fatti. 28 agosto 1991. Verso le...

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Direttore Responsabile Luisastella Bergomi Editore Andrea Chiarenza Redazione / Uffici Amministrativi Via Raffaello 7/C, 26900 Lodi, LO. www.aksaicultura.net Registro Stampa n° 362 del 02/02/06 Tribunale di Lodi Chiuso in Redazione il g. 31/03/2015 L’Ufo dello Tien Shan pag. 03 Alma Mahaler Schindler pag. 06 Medardo Rosso pag. 08 Arte lombarda pag. 16 Bramante a Milano pag. 17 Astana Expo 2017 pag. 02 Regno di Sicilia pag. 20 Marzo 2015 La Principessa d’oro pag. 25 Di corsa intorno al mond pag. 10 Credere o non credere? pag. 22 Sono passati dieci anni dalla scom- parsa di Papa Giovanni Paolo II, che ha contribuito a indirizzare positiva- mente il nostro tempo travagliato e confuso. L'impronta lasciata da Papa Woitila, l'uomo venuto dalla Polonia, é difficilmente riassumibile in poche righe. La sua comparsa e la sua lunga e appassionata azione, durata ben 27 anni, hanno rinnovato nel profondo non solo la Chiesa, per certi aspetti ancora legata a vincoli e timori antichi ma, soprattutto, il rapporto della Chiesa stessa con il mondo. Non é certo un caso se, subito dopo la sua morte, il popolo cominciò ad accla- marlo santo, con un afflato spontaneo che saliva prorompente non solo dai cristiani. Le successive, rapide prati- che di beatificazione e di canonizza- zione, ci hanno consegnato per sempre una figura preziosa a cui guar- dare per trovare sostegno nel dubbio, forza nei momenti di stanchezza, nel ricordo di un uomo che, benché se- gnato dal dolore fisico più acuto, seppe sempre continuare il suo ed il nostro cammino contro il male. Natu- ralmente, anche i predecessori di Papa Woitila avevano dato un impor- tante contributo al rinnovamento della Chiesa di Roma a cominciare da Papa Giovanni XXIII, il papa buono, an- ch'egli agli onori degli altari, passando per Paolo VI, con la sua sottile e pro- fonda capacità, non sempre capita, di analizzare nel profondo le radici dei mali dellla nostra società. Il percorso non può dirsi mai finito, ognuno lo ar- ricchisce con la sua personalità e la sua preparazione e questo vale anche per il Papa Emerito Benedetto XVI, dalla solida dottrina e ancor più per Francesco che, giorno dopo giorno, si segnala per la sua disarmante capacità di proporci il percorso da seguire, con la semplicità dell'amore ma anche con l'intransigenza dellla verità, ispirate dal Vangelo e che già seppero affascinare quel Francesco d'Assisi del cui nome Papa Bergoglio ha voluto cingersi. Pietro Perugino (1481-82) Cristo consegna le chiavi a San Pietro. Cappella Citta’ del Vaticano Sistina

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Direttore ResponsabileLuisastella Bergomi

EditoreAndrea Chiarenza

Redazione / Uffici AmministrativiVia Raffaello 7/C, 26900 Lodi, LO.

www.aksaicultura.netRegistro Stampa n° 362 del 02/02/06

Tribunale di LodiChiuso in Redazione

il g. 31/03/2015

L’Ufo dello Tien Shan pag. 03

Alma Mahaler Schindler pag. 06

Medardo Rosso pag. 08

Arte lombarda pag. 16

Bramante a Milano pag. 17

Astana Expo 2017 pag. 02

Regno di Sicilia pag. 20

Marzo 2015

La Principessa d’oro pag. 25Di corsa intorno al mond pag. 10

Credere o non credere? pag. 22

Sono passati dieci anni dalla scom-parsa di Papa Giovanni Paolo II, cheha contribuito a indirizzare positiva-mente il nostro tempo travagliato econfuso. L'impronta lasciata da PapaWoitila, l'uomo venuto dalla Polonia, édifficilmente riassumibile in pocherighe. La sua comparsa e la sua lungae appassionata azione, durata ben 27anni, hanno rinnovato nel profondonon solo la Chiesa, per certi aspettiancora legata a vincoli e timori antichima, soprattutto, il rapporto dellaChiesa stessa con il mondo. Non écerto un caso se, subito dopo la suamorte, il popolo cominciò ad accla-marlo santo, con un afflato spontaneoche saliva prorompente non solo daicristiani. Le successive, rapide prati-che di beatificazione e di canonizza-zione, ci hanno consegnato persempre una figura preziosa a cui guar-dare per trovare sostegno nel dubbio,forza nei momenti di stanchezza, nelricordo di un uomo che, benché se-gnato dal dolore fisico più acuto,seppe sempre continuare il suo ed ilnostro cammino contro il male. Natu-ralmente, anche i predecessori diPapa Woitila avevano dato un impor-tante contributo al rinnovamento dellaChiesa di Roma a cominciare da PapaGiovanni XXIII, il papa buono, an-ch'egli agli onori degli altari, passandoper Paolo VI, con la sua sottile e pro-fonda capacità, non sempre capita, dianalizzare nel profondo le radici deimali dellla nostra società. Il percorsonon può dirsi mai finito, ognuno lo ar-

ricchisce con la sua personalità e la sua preparazione e questo vale anche peril Papa Emerito Benedetto XVI, dalla solida dottrina e ancor più per Francescoche, giorno dopo giorno, si segnala per la sua disarmante capacità di proporciil percorso da seguire, con la semplicità dell'amore ma anche con l'intransigenzadellla verità, ispirate dal Vangelo e che già seppero affascinare quel Francescod'Assisi del cui nome Papa Bergoglio ha voluto cingersi.

Pietro Perugino (1481-82) Cristo consegna le chiavi a San Pietro. CappellaCitta’ del Vaticano Sistina

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pag. 2Marzo 2015

KAZAKHSTAN

Future Energy – Astana Expo 2017

Il grande villaggio fantascientifico a energia rinnovabile

Dopo l’Expo 2015 che si svolgerà que-st’anno a Milano, tra il 10 giugno e il10 settembre 2017 la sede dell’Exposarà Astana, la capitale del Kaza-khstan. Il tema scelto dagli organizza-tori per questa edizione è “Future

Energy”, Energia del Futuro, che nonsolo è di particolare attualità in quantotratterà l’argomento del rapporto traenergia e ambiente, con speciale rife-rimento ovviamente alle energie rinno-vabili, ma ben si addice ad essereambientata in una città che può esserecertamente considerata come la piùfuturistica al mondo. Il programma pre-vede la partecipazione di più di 100Paesi e circa 6 organizzazioni interna-zionali, per un numero stimato di oltre7 milioni di visitatori. Il presidente diAstana Expo 2017, Talgat Yermegiya-yev, ha affermato: “Possiamo dire con

certezza che tutte le richieste dell’Uffi-

cio Internazionale delle Esposizioni e

gli impegni assunti dal Kazakistan per

creare le migliori condizioni per questo

Expo saranno realizzati”. Vedendoquanto è stato fatto negli ultimi anninella nuova capitale kazaka, graziealla forte e visionaria spinta del Presi-dente Nazerbaev, non vi sono dubbisul fatto che queste parole sarannomantenute. Il centro espositivo verrà

costruito in una vasta area del distrettodi Yesil, dove sorge la Torre Bayterek,uno dei monumenti simbolo di Astana,più di 173 ettari di terreno della capi-tale kazaka ospiteranno padiglioniespositivi, musei, aree sportive, com-merciali e ricreazionali con circa72.000 metri quadrati di parchi.Ognuna delle strutture presenti di-sporrà di un impianto energetico auto-nomo che ne garantirà il fabbisognosfruttando esclusivamente fonti rinno-vabili. In accordo con il tema della “Fu-

ture Energy”, il villaggio esposizionisarà quanto di più fantascientifico sipossa immaginare, ecosostenibile edestinato a durare nel tempo. Gli ar-chitetti americani Adrian Smith e Gor-don Gill, dello studio AS+GG e autoridel progetto vincitore per Expo 2017,hanno definito il sito della prossimaesposizione universale “Una città da

Terza rivoluzione industriale”. Il cuoredel progetto di AS+GG sarà ovvia-mente il padiglione del Kazakhstan,paese ospitante, la cui forma prenderàquella di un’enorme sfera realizzatacon materiali ecosostenibili e rivestitacon pannelli fotovoltaici. Nel fantasticoedificio saranno anche integrate dueturbine eoliche che produrranno piùenergia rispetto a quella necessaria

per alimentare il padiglione. Questoeccesso di produzione verrà dapprimaimmagazzinato e poi distribuito al mo-mento opportuno, utilizzando una retedi “smart grid” all’avanguardia.Un’analoga soluzione di erogazioneintelligente è prevista per il sistemaidraulico. Altra caratteristica e puntoforte del progetto sarà l’orientamentodegli edifici, posizionati in maniera taleda poter ottimizzare l’irradiazione so-lare riducendo così il fabbisogno di il-luminazione e riscaldamento, secondoi più moderni principi di bioarchitettura.A manifestazione conclusa, il pianodegli architetti prevede che l’areavenga riconvertita in un centro urbanosostenibile, vero e proprio prototipodelle metropoli del futuro. Gli abitantidi Astana potranno utilizzare le 700unità residenziali che, insieme allescuole e ai mercati, continueranno asfruttare l’energia pulita per ridurre alminimo l’impronta ambientale dell’in-tera capitale. Del progetto sono statedistribuite numerose ricostruzioni gra-fiche che sembrano riprodurre unacittà spaziale più che un’avveniristicarealizzazione della fantasia di due ge-niali architetti. expo2017astana.comoppure expo2017astana.com/en Roberto D’Amico

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Da molti anni ormai il Kazakhstansembra essere interessato da un’in-tensa attività ufologica. Il fatto di cuivogliamo parlare in questo articolo ri-sale ad oltre vent’anni fa e riguarda ilpresunto ritrovamento di un oggettoalieno precipitato; presunto perché inrealtà non esistono prove tangibili delfatto, ma solamente una serie di testi-monianze. Per questo motivo i ricerca-tori l’hanno paragonato al più celebrecaso americano di Roswell. Ma ve-niamo ai fatti. 28 agosto 1991. Versole 16,45 sugli schermi della stazioneradar della penisola di Mangyshlak,nell'Oblys di Mańğystau, apparve unenorme oggetto lungo 600 metri elargo 110 in volo a 6.600 metri di quotasul Mar Caspio alla velocità di 9.600

km/h. Gli operatori radar, dopo aversvolto le consuete procedure di rico-noscimento e aver chiesto al cosmo-dromo di Kapustin Yar se ci fosseroesperimenti o satelliti in volo, feceroscattare l'allarme militare. Due MIG 29furono immediatamente inviati ad in-tercettare il velivolo intruso e, pocodopo, altri due aerei li raggiunsero daun vicino aeroporto kazako per co-stringere i piloti del misterioso UFO adatterrare. Verso le 17,15 i caccia rile-varono l'oggetto sui radar di bordosopra la costa occidentale del Mare diAral. Man mano che gli si avvicina-vano poterono osservare che si trat-tava di un gigantesco sigaro metallicogrigio, con le estremità arrotondate edue oblò ai lati della prua. I MIG si po-

obbligarlo ad atterrare. A distanza rav-vicinata i piloti notarono strani simbolisulla coda del “velivolo”, poi l'impiantoelettrico dei caccia iniziò a disinne-scarsi e furono costretti a rallentareperdendo di vista l’oggetto che intanto,secondo le segnalazioni radar di terra,stava intraprendendo un volo a zig-zag verso il Mar di Aral impennandosiprima verticalmente per poi ridiscen-dere a 4.500 km di quota e accele-rando fino all’incredibile velocità di68.000 km/h. Allontanandosi dal mi-sterioso velivolo, a bordo dei MIG l'im-pianto elettrico tornò in funzione e furipresero l'inseguimento, mentre tuttigli aeroporti furono avvisati per il ri-schio di collisione con aerei civili e mi-litari. Intorno alle 17,30 l'oggetto sparìdai radar velocemente verso est cosìcom'era apparso e il caso sembròconcludersi così. Verso la fine del set-tembre 1991 però, iniziarono a girarevoci tra gli abitanti del villaggio kirghisodi Karakol, posto all'estremità orientaledel lago Ysyk-köl, a circa 150 km dalconfine con la Cina, inerenti ad un og-getto di grosse dimensioni precipitatotra le montagne in una regione remotachiamata Shaitan Mazar o Fossa delDiavolo, contro un ripido pendio neipresi del fiume Sary Dzhaz. Non civolle molto prima che qualcuno colle-

KAZAKHSTAN

Il mistero dell’Ufo sui Monti dello Tien Shan

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sizionarono alsuo fianco efurono inviatim e s s a g g istandard inter-nazionali diidentificazioneche non otten-nero risposta,ma non fuggìe non fu ab-battuto e con-tinuarono lemanovre per

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Il mistero dell’Ufo

presentava grosse ammaccature, pro-babili conseguenze della caduta. La ri-costruzione che i testimoni fecerodell’incidente fu che il velivolo alieno,dopo aver impattato ad altissima velo-cità sul crinale di un monte, fosse rim-balzato spezzandosi a terra in dueparti, forse dopo essere esploso. Sullafusoliera vi erano strani simboli verdiche nessuno riuscì a tradurre e apoppa strani anelli, che, secondo i ri-cercatori, avrebbero potuto essereparte di un motore propulsivo, e daiquali si poteva vedere l'interno del-l'UFO, formato da travi e pavimentiorizzontali, diviso in più piani, come un

gasse queste notizie all’incidente di unmese prima. Il luogo era, per altro,esattamente sulla direttrice di volo delmisterioso velivolo intercettato nelmese di agosto e quindi l’ipotesi chepotesse trattarsi dello stesso oggetto,precipitato forse perché colpito da unodei Mig o a causa di una avaria, eraquanto mai plausibile. Nel giro di pochigiorni venne organizzata una squadradi ricerca con ufologi del gruppo russoSakkufon guidati da Anton Bogatov,che per due settimane, tra neve egelo, seguendo le voci e le indicazionidei paesani, cercarono invano il luogodell’impatto. Le condizioni meteorolo-giche obbligarono tuttavia la spedi-zione ad abbandonare le ricerche. Levoci sull’incidente si diffusero a mac-chia d'olio e la gente del posto insi-steva dicendo che si trattava di unoggetto non terrestre che emanava uncalore tale da ustionare gravementechiunque si fosse avvicinato, distrug-gendo gli orologi da polso. Il Sakkufonricevette informazioni che in novembrel'Aeronautica militare russa era riuscitaa localizzare il luogo esatto dell’inci-dente e aveva tentato di recupare il re-litto, ma che il tentativo era fallito acausa delle proibitive condizionimeteo. Un elicottero era persino pre-cipitato causando la morte dell’equi-paggio e si rinunciò all’impresa. Eraormai una gara tra ufologi e autoritàmilitari. La branca kazaka del Sakku-fon organizzò una nuova spedizionecon a capo German G. Svechkov escienziati esperti, addestrati psicologi-camente e fisicamente, supportati dascalatori professionisti. Nel giugno1992 la squadra riuscì a raggiungerel'UFO. Si trattava di un oggetto alienoe generava ancora un campo di ener-gia potentissimo che generò un pro-fondo senso di paura, depressione,ansia, spossatezza e scoraggiò gliscienziati ad avvicinarsi a meno di1.000 metri. Nell’aria era percepibileuna forte elettricità statica e tutta l'ap-parecchiatura elettrica e gli strumentidi precisione furono messi fuori uso egli orologi ed i cronometri sfasati.Senza più strumenti, la squadra do-vette accontentarsi della sola osserva-zione dell'oggetto. Il muso del cilindro,come tutto il lato sinistro, presentava

sottomarino. Furono scattate moltefoto ma, stando alle dichiarazioni diEmil Bachurin, componente della spe-dizione, le radiazioni sovresposero lapellicola provocando persino ustioni atutti. L'intenso campo magnetico edelettrico non fece funzionare nem-meno le videocamere, per cui l’unicatestimonianza rimane il resoconto ma-noscritto di Bachurin, corredato da di-segni, che venne pubblicato sullarivista “UFO Magazine”. Il 20 agosto1998 l'ufologo Nikolay Subbotin e ilsuo gruppo ufologico Rufors (RussianUFO Research Station), organizzòuna terza spedizione. Noleggio’ un eli-

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Ricostruzione dell’incidente

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cottero e dal campo vicino a ShaitanMazar raggiunse il sito dell’incidente,ma dell'UFO non vi era più traccia: illuogo era stato minuziosamente ripu-lito (ovviamente tutti pensarono chefossero stati i militari) e non vi era piùalcuna anomalia elettromagnetica. Ba-churin, tragicamente scomparso nel2009, raccontò nei dettagli gli avveni-menti relativi a quella spedizione e tra-smise a Subbotin un frammento di“tungsteno” che aveva raccolto. Sub-botin provvide a farlo analizzare in duelaboratori. La prima perizia venne ese-guita il 26 gennaio 2001 in un labora-torio chiamato “Kvant” del PolitecnicoStatale di Perm e dall’analisi emerseche il frammento era costituito per il99,9% di tungsteno. La seconda peri-zia fu eseguitail 3 Novembre del 2002nel laboratorio di analisi microstruttu-rale con raggi “X” dell’Università Sta-tale di Ekaterinburg negli Urali. E’ statoquesto esame che ha permesso di de-terminare la composizione delle so-stanze residue (impurità) presenti nelframmento metallico, per la parte resi-duale dello 0,1% . Sino ad oggi nes-suno è riuscito a spiegare come e inquali circostanze un frammento di talgenere possa essere finito dove èstato trovato, né è stato possibile sta-bilire a cosa appartenesse. Come inmolti casi simili, mancando evidenzeconcrete e scartando l’ipotesi che sitratti di un falso, le spiegazioni possibilipossono essere tre: che si sia trattatodi un relitto proveniente da un lanciomissilistico fallito, che fosse il risultatodi una qualche attività coperta da se-greto militare o che si trattasse vera-mente dei resti di un velivolo di origineextraterrestre. Certo pare strano cheun oggetto di simili dimensioni non siastato segnalato da stazioni ed aero-porti di altre nazioni e dai satelliti ame-ricani. Roberto D’Amico

Scrive Friedrich Nietzsche “La gran-

dezza dell’uomo sta nel fatto che egli

è un ponte e non un fine”. Quattro gio-vani studenti di architettura tedeschiprendono alla lettera questa frase e il7 giugno 1905 fondano a Dresda ilmovimento “Die Brücke”: sono FritzBleyl (1880-1966), Erich Heckel(1883-1970), Ernst Ludwig Kirchner(1880-1938) e Karl Schmidt-Rottluff(1884-1976). A loro si uniranno suc-cessivamente Emil Nolde (1867-1956)e Max Pechstein. Parafrasando unaltro grande tedesco si può dire cheun’inquietudine si aggira in Europa acavallo dei due secoli: scrittori, poeti,pittori sono oramai consapevoli di uncrescente disagio sociale collettivo, diun progressivo sbriciolarsi delle cer-tezze che avevano caratterizzato ilXIX secolo. I giovani tedeschi che la-sciano il Politecnico decidono di esplo-rare lo sbandamento di un’interanazione, di un impero che all’apice delproprio potere economico, culturale e

Il mistero dell’Ufo

militare sta precipitando verso una ca-tastrofe e dipingere l’anima di questatragedia con il coraggio, l’incoscienzae l’ardore dei vent’anni. Nel maggiodel 1913 il gruppo si scioglie ma ora-mai la catastrofe è evidente a tutti. AGenova si ripercorre l’esperienza delgruppo “Die Brücke” con la mostra “DaKirchner a Nolde. Espressionismo te-desco 1905–1913”, ospitata nell’ap-partamento del Doge a PalazzoDucale in Piazza Matteotti, curata daMagdalena Moeller, direttrice delBrücke Museum di Berlino. Oltre 150opere tra dipinti, stampe e disegni ditutti i partecipanti al movimento arti-stico e provenienti dal museo berli-nese. La mostra e’ realizzata daPalazzo Ducale Fondazione per laCultura in collaborazione con il BrückeMuseum di Berlino e MondoMostreSkira, promossa dal Comune di Ge-nova e dal Ministero dei Beni e delleAttività Culturali e del Turismo. Cata-logo Skira. F.R.

A Palazzo Ducale fino al 12 luglio una grande rassegna sulla

nascita dell’Espressionismo Tedesco

ESPRESSIONISMO A GENOVA

Ernst Ludwig Kirchner (Brücke-Museum)

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ALMA MAHLER SCHINDLER. La musa del XX secolo

Cos’è una musa se non l’immagine diun archetipo divino? Colei che di-spensa e protegge benevolmente chia lei chiede, il lume dell’ispirazione.Essa rappresenta l’ideale supremodell’arte, ciò a cui l’artista con peri-gliosa passione tende, aspira. Maquante le muse incarnate che nelcorso dei secoli hanno saputo muo-vere, ispirare il genio di grandi artisti?Certamente innumerevoli in quel rap-porto del concedere e prendere quel-l’invisibile filo, di bacio di dea. AlmaSchilendler, meglio conosciuta comeAlma Mahler, doveva certo apparireuna musa ammaliante per la sua indi-scussa bellezza e altresì interessanteper l’arguta intelligenza e cultura, tantoda essere conosciuta come la piùbella ragazza di Vienna. Figlia del notopittore paesaggista Emil Jakob Schin-dler e di Anna von Bergen, alla mortedel padre la madre si risposerà conCarl Moll, vicepresidente della Seces-sione di Vienna, introducendo Alma inuno stimolante ambiente culturale, acontatto con i più grandi attori dellacultura del novecento. Di lei rimane ra-pito anche Gustav Klimit, ma la fami-glia non favorendo l’unione farà di tut-

Alma Mahler (1899)

to pur di dissuaderlo. Alma ebbe bentre matrimoni, di cui in ordine il com-positore Gustav Mahler, l’architettoWalter Gropius fondatore della bennota Bauhaus e il poeta Franz Werfel.Sarà a soli diciotto anni che conosceràe sposerà Gustav Mahler, di lei piùvecchio di vent’anni, ma il rapportomostrerà subito un’ incrinatura, proprioper il carattere schivo e poco mon-dano di Mahler che le impedirà, tra l’al-tro, di proseguire i suoi studi,richiamandola al solo dovere dimadre, essendo nate nel frattempodue figlie: Maria, che morirà giovanis-sima e Anna, che diverrà poi un’affer-mata scultrice. Nel febbraio 1911 ilcompositore si ammala gravementeed è costretto a fare ritorno a Vienna,dove spirerà nel mese di maggio la-sciando Alma vedova con la secondafiglia Anna. Dopo la morte di MahlerAlma vivrà, tra il 1912 e il 1914, unadeflagrante passione per il pittoreOskar Kokoscha. Ci appare a tutt’oggiun assunto indiscutibile che Kokosckaavesse trovato in Alma la sua musa.Difatti, trasportato dall’intensa passio-

La storia della donna che ispirò la musica di Gustav Mahler

la pittura di Oskar Kokoscha e la poesia di Franz Werfel

Alma con la figlia Anna

ne le dedicherà più di 450 opere tra di-segni e tele, tra cui una delle sue piùimportanti opere dal titolo “La sposadel vento” dove, in un turbinio liricoespressionista avvolge e trasporta dueamanti. Alma e Kokoscka vivranno nelcrogiolo della loro passione per bendue anni, ma il sopraggiunto lutto delfiglio nato dalla loro relazione gettauna profonda crisi sul rapporto. Ulte-riormente esasperata dal suo atteggia-mento possessivo e morboso, Almadecide di troncare il rapporto fug-gendo. Kokoscka, però, non accettal’abbandono della sua amata musa,tanto da arrivare a punte di vero pa-rossismo nel cercare di colmare l’in-sopportabile assenza. Decise, infatti diordinare con minuzia di dettagli un fe-ticcio in tutto assomigliante a lei, maquando la strana bambola fu pronta,non incontrò il suo favore per la riu-scita, ciononostante non se ne separòper lungo tempo. Alma intanto prose-guirà la sua vita, andando incontro alsecondo matrimonio con Walter Gro-pius, da cui avrà una figlia, Manon cheperderà per una poliomelite. La mortetornava impietosa a toglierle gli affettipiù cari. Intanto, nel suo frequentatosalotto la vita scorreva con l’affluiredelle più interessanti personalità dispicco del momento. Qui Alma cono-scerà Franz Werfel, la loro attrazionediventò sempre più forte e lei, comel’ape regina lascia l’arnia per il suo vo-

Il compositore Gustav Mahler

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Alma Mahler Schindlerla Quinta, la Sesta, l’Ottava e la De-cima. L’amico Alban Berg compose unconcerto per violino in onore della fi-glia Manon, morta nel 1935. ErichWolfgang Korngold aveva compostoper Alma un concerto per violino e or-chestra, mentre Benjamin Britten il“Notturno op. 60”. Inoltre, il composi-tore e comico americano Tom Lehrerle intitolerà la canzone “Alma” dedi-cata alla sua complessa vita amorosa.Non ultima, la già citata “la sposa delvento” e svariate altre opere del pittoreOscar Kokoschka. Alma trascorrerà lasua vita negli USA dove insieme aWerfel si era rifugiata per sfuggire alleleggi razziali. Negli ultimi anni si dedi-cherà alla stesura della sua autobio-grafia. La “Musa del secolo” sispegnerà nel 1964 all’età di 85 anninel suo appartamento di New York.Maria Grazia Anglano

inoltre, acquistare il biglietto All Inclusive Opa Si Pass Plus per completare iltour visitando gli altri siti del Complesso Museale del Duomo di Siena, Catte-drale e Libreria Piccolomini, Museo dell’Opera Metropolitana e panorama dalFacciatone, Battistero e Cripta sotto il Duomo. Il percorso inizia dalla facciata,fiancheggiata da due imponenti torri con guglie con all’interno scale a chiocciola,nascoste alla vista dei visitatori, che portano ai tetti del Duomo. Giunti sopra levolte sarà possibile camminare "sopra" il sacro tempio e ammirare suggestiveviste panoramiche "dentro" e "fuori" della cattedrale. Saranno aperte le multi-colori vetrate di Ulisse De Matteis con la rappresentazione degli Apostoli, dadove ci si affaccera’ all’interno della cattedrale con la vista del pavimento, deiprincipali monumenti scultorei e della cupola con il "Pantheon" dei santi senesi.Si percorrera’ il ballatoio della cupola e sarà possibile contemplare l’altar mag-giore, la copia della vetrata di Duccio di Buoninsegna, con al centro la mandorladi Maria Assunta, e i capolavori scultorei. Dagli affacci esterni sarà possibileammirare splendidi panorami della Città e della campagna toscana circostante.Si entrera' infine dietro il prospetto della facciata nel terrazzino che si affacciasu Piazza del Duomo con la vista dello Spedale di S. Maria della Scala.

Walter Gropius nel 1915

lo d’amore così lei, dopo non facili ac-cordi con il marito, lascia la sua vec-chia vita per quella nuova con il poetaWerfel. Diventerà dopo alcuni anni ilsuo terzo e ultimo marito. Ma la lorofelicità non durerà purtroppo a lungo,complice il difficile periodo storico chesi trovarono a vivere per le particolarileggi razziali antisemite e per la brevevita di Werfel. Tornava infatti ancorauna volta lei, la signora con la falce, adinsinuarsi sinistra nella loro vita col tri-ste conto, portando via con sé prima ilfiglio Carl Martin di soli dieci mesi, natoagli inizi del loro rapporto poi, nel 1945Werfel, con un improvviso infarto.Alma Mahler ebbe una vita ricca d’in-tense e forti emozioni. Fu compositricee pittrice e curò lei stessa la sua pro-duzione musicale, come alcuni Liedersu testi di Rilke, Werfel e Novalis: co-stituita da 14 lieder, originariamenteper canto e pianoforte, poi orchestratida Jorma Panula e divisi in tre rac-colte. Fu chiamata con diversi appel-lativi, dalla “Sposa del vento” alla”Musa del XX secolo” ed infine “Lagrande vedova” o in una diversa acce-zione “La vedova delle tre arti” allu-dendo alle tre diverse arti dei suoiillustri mariti: Musica, Architettura ePoesia. A lei, grande musa ispiratrice,furono dedicate importanti opere: Ma-hler le dedicherà alcune sinfonie quali

Ritratto del poeta Franz WerfelErich Büttner (1889 – 1936)

Il Duomo di Siena riapre la sua “Porta del Cielo”

Fino al 31 ottobre apertura straordinaria con nuove visite

Dopo la grande af-fluenza di pubblicoitaliano e straniero,l’Opera della Me-tropolitana ha pro-mosso anche perquest’anno l’aper-tura straordinariadella “Porta delCielo” con visitaguidata ai Sottotettidel Duomo e allaCattedrale con laLibreria Piccolo-mini. Sarà possibile

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MEDARDO ROSSO - La luce e la materia

A trentacinque anni dall'ultima mostramonografica tenutasi a Milano, la Gal-leria d'Arte Moderna, che possiedeuno dei nuclei più importanti delleopere dell'artista, in collaborazionecon il Museo Rosso di Barzio, pre-senta questa grande mostra su Me-dardo Rosso, arricchita da opereprovenienti da numerosi musei e voltaa ricostruire l'affascinante paraboladello scultore a cui la critica unanimericonosce un ruolo autonomo e fonda-mentale nell'evoluzione della sculturacontemporanea quale anticipatoredelle successive avanguardie e di al-cune soluzioni della scultura moderna.Aprono il percorso espositivo alcunedelle opere più famose degli esordidell'artista presentate in diverse ver-sioni, il Birichino, il Sagrestano, la Ruf-fiana, nelle quali riecheggiano irichiami al realismo lombardo dei se-coli passati, nell'attenzione quasi ma-niacale ai dettagli e la profondainfluenza della Scapigliatura milanese.Nel capoluogo lombardo Rosso tra-scorse la sua giovinezza in un clima difermenti politici, sociali ed artistici. Lacittà, più di ogni altra in Italia, stava vi-vendo una fase di rapidi e drammaticicambiamenti con la formazione di unproletariato urbano, la cui povertà e lo

Alla GAM di Milano lo scultore italiano esponente dell’Espressionismo

sfruttamento smascheravano le pro-fonde contraddizioni della società ca-pitalistica. Estremamente sensibile aquesta realtà, Rosso ne raccoglie lesollecitazioni sviluppandole in temi le-gati al realismo sociale, a sottolineareil suo forte interesse alla condizione didisagio degli strati più umili. La sceltadei soggetti e dei materiali poveri, il ri-fiuto delle forme chiuse e rifinite, i con-torni frastagliati, le superfici vibranti, laricusa del tutto tondo testimoniano lasua impostazione antiretorica e la sualontananza dalla statuaria monumen-tale in voga all'epoca. Queste suescelte coraggiose, spesso dissacrato-rie, gli procurarono difficoltà nell'am-biente milanese e lo spinsero alladecisione di trasferirsi a Parigi, dove ilsuo stile plastico antitradizionale ri-scosse molto interesse. Nella Parigi difine secolo Rosso, a contatto con lostimolante ambiente artistico francese,continua la sua ricerca sulla materia esulla luce pervenendo a straordinari ri-sultati quali il Bookmaker, il Bambinomalato, Madame X, Ecce puer, operenella quali l'artista rompe definitiva-mente con la prospettiva rinascimen-tale, rinuncia al dettaglio e attraversotratti indistinti tende all'astrazione, alsimbolismo, restituendo un impattoemozionale fondato sui giochi di luce

e sulla mera percezione materica.Completa il percorso espositivo unaselezione di opere fotografiche dell'ar-tista che utilizzava la macchina foto-grafica, di cui aveva un'ottimaconoscenza, per individuare il “puntodi vista unico” ovvero, l'esatta visualee le condizioni di luce ideali affinchél'opera assumesse il senso conferitoledall'artista, in contrapposizione all'ideadi scultura a tutto tondo che offre mol-teplici punti d'osservazione. Matilde Mantelli

L’esposizione MEDARDO ROSSO. Laluce e la materia, e’ promossa dal Co-mune di Milano-Cultura, organizzata eprodotta dalla Galleria d’Arte Modernadi Milano e da 24 ORE Cultura –Gruppo 24 ORE e a cura di PaolaZatti, conservatore della Galleriad’Arte Moderna di Milano. GAM di Milano conserva le opere diFrancesco Hayez, Pompeo Marchesi,Andrea Appiani, Tranquillo Cremona,Giovanni Segantini, Federico Faruffini,Giuseppe Pellizza da Volpedo, Anto-nio Canova, Daniele Ranzoni, Me-dardo Rosso, Gaetano Previati, alcunitra i protagonisti indiscussi della Storiadell’Arte milanese ed italiana, grazieanche al collezionismo del Novecentoalle donazioni di importanti famiglie.

Medardo Rosso. Bookmaker MART di Trento e Rovereto Petit femme rient - High Museum Art

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PASSIONE MOSTREdi Silvia Panza

Il cibo nell’arte. Dal

Seicento a Warhol

Palazzo Martinengo – Via dei Musei,30 - Brescia24 Gennaio – 14 Giugno 2015www.mostraciboarte.it

I Musei di San Domenico a Forlì pro-pongono una mostra dedicata a Gio-vanni Boldini ed alla sua particolarevicenda artistica. Il pittore ferrarese fuuno dei più apprezzati e richiesti ritrat-tisti di fine Ottocento, inizio Novecentoma, con l’arrivo della Grande Guerrae poi con la nascita delle Avanguardie,fu dimenticato in quanto considerato“troppo classico”. E’ proprio con que-sta nuova esposizione che si vuole ri-dare risalto alla modernità di Boldinifatta di immagini forti che hanno unanuova grande potenza espressiva eun originale senso del movimento.L’esposizione, che oltre ai dipinti, offreampio spazio alla produzione graficadell’artista, è suddivisa in diverse se-zioni: la prima dedicata alla biografiadi Boldini mostrata attraverso le sueimmagini, le successive sono invecededicate alla stagione macchiaiola e aquella parigina. Il lungo percorsoespositivo si chiude poi con i grandi ri-tratti che lo hanno reso famoso.

Boldini e lo spettacolo

della modernità

Musei di San Domenico – PiazzaGuido da Montefeltro, 12 - Forlì1 Febbraio – 14 Giugno 2015www.mostrefondazioneforli.it

Basilica Palladiana – Piazza dei Si-gnori - Vicenza24 Dicembre 2014-2 Giugno 2015www.museicivicivicenza.it

Sulla scia dell’Expo 2015, il cui temaè “Nutrire il Pianeta, Energia per laVita”, Palazzo Martinengo a Bresciaospita una mostra, unica nel suo ge-nere in Italia, dedicata al cibo nell’arte.Attraverso una selezione di oltre 100dipinti, il pubblico potrà rendersi contodi come in oltre quattro secoli, dal Sei-cento al Novecento, il cibo è stato rap-presentato e come ha interessatomoltissimi grandi artisti e potrà anchescoprire, attraverso la rappresenta-zione di pietanze ormai scomparse, igusti culinari nei secoli passati. Il per-corso espositivo è suddiviso in 10 se-zioni: L’allegoria dei cinque sensi,Mercati dispense e cucine, La frutta,La verdura, Pesci e crostacei, Selvag-gina da pelo e da penna, Carne, sa-lumi e formaggi, Dolci vino e liquori,Tavole imbandite e Il cibo nell’arte delXX secolo. Tra i tanti capolavori espo-sti si trovano “I mangiatori di ricotta” diVincenzo Scampi e la reinterpreta-zione dell’Ultima Cena di Warhol.

La città di Vicenza ha voluto dedicareuna nuova grande mostra d’arte altema della notte. Le sale della BasilicaPalladiana ospitano 113 opere prove-nienti da 30 musei di tutto il mondo,che ripercorrendo secoli della nostrastoria, mostrano come l’imbrunire,l’oscuro e il primo chiarore dell’albaabbiano sempre affascinato l’uomo.La mostra è suddivisa in sei sezioni, laprima dedicata agli Egizi e al loro pro-fondo legame spirituale con la “notteeterna”; la seconda al Cinquecento eal Seicento con alcuni capolavori di Ti-ziano e Caravaggio raffiguranti perso-naggi in ambienti notturni; la terzaall’incisione; la quarta al paesaggio nelXIX secolo in quanto, dal romantici-smo all’impressionismo, è stato il se-colo della natura di sera e di notte; laquinta all’astrattismo americano delNovecento da Morris Luis a Rothko ela sesta è un riassunto di tutti i temi af-frontati con capolavori che vanno dalCinquecento al Novecento.

Vincenzo Campi. Selezione di frutti.Milano - Pinacoteca di Brera

La signora in rosa - Galleria d’artemoderna e contemporana di Ferrara

Vincent Van Gogh - Saint-Rémy.Strada con cipressi e luna

Tutankhamon

Caravaggio Van Gogh

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DI CORSA INTORNO AL MONDO

Il 1869 è un anno di grandi conquistetecnologiche. Il 10 maggio viene com-pletata la ferrovia Union-Pacific checongiunge la costa atlantica degli StatiUniti con quella pacifica e idealmentesuggella l’avvenuta conquista delWest, mentre il 17 novembre vieneinaugurato il Canale di Suez, manife-stazione del genio e della tecnologiaeuropee. Ambedue gli avvenimentisono l’espressione sia del progressoscientifico che caratterizza il XIX se-colo che dell’espansione di un capita-lismo rampante per poter sviluppare icommerci e occupare nuovi mercati. Ilgoverno statunitense ha affidato a duedistinte società l’incarico di costruire laferrovia partendo una da Est e l’altrada Ovest contando, e fomentando,un’esasperata competizione per poterarrivare velocemente al suo completa-mento: quando le due linee ferroviariesi incontrano i tempi fissati dal pro-getto sono stati anticipati di ben cin-que anni. Le difficoltà incontrate esuperate sono state immani ma ora sipuò viaggiare dall’Atlantico al Pacificosenza scendere dal treno e si può pro-cedere a colonizzare lo sconfinato ter-ritorio americano portando industrie ecommerci e sviluppando intensamentel’agricoltura. Il Canale di Suez, costatodieci anni di lavoro intenso in condi-zioni estreme nel deserto egiziano,con i suoi centottanta chilometri riducedi ventiquattro giorni il viaggio permare verso l’India. Il mondo si ritrovaimprovvisamente più piccolo. PerJules Verne il 1870 è un anno biva-lente: a gennaio viene pubblicato ilsuo romanzo “Ventimila leghe sotto imari” che riscuote un incredibile suc-cesso sia di critica che di pubblico.Ferdinand de Lesseps, il costruttoredel Canale di Suez e in quel momentol’uomo più importante di Francia, pro-pone Verne per la Legion d’Onore, main luglio Napoleone III si lascia trasci-nare in una guerra contro la Prussia diBismark che non può assolutamentevincere. L’esercito francese viene sba-ragliato e l’imperatore preso prigio-niero, la nazione non si arrende e dasettembre Parigi subisce un dramma-

tico assedio che dura per tutto l’in-verno 1870-1871. Firmata la pace esoppressa crudelmente la Comuneparigina la Francia cerca di tornare aduna fragile normalità: Verne in marzosi reca a Parigi perché ha bisogno didenaro ma la situazione è ancora con-fusa e le banche sono chiuse comepure la casa editrice Hetzel. Lo scrit-tore è profondamente disgustato dallaguerra e dalla repressione della Co-mune, anche se non ne condivideva ipropositi, e la sconfitta della Francia loavvilisce, l’unica nota positiva chevede è la caduta di un impero corrottoe da operetta e il ripristino della repub-blica. Per rimediare alla momentanea

crisi economica lo scrittore ha unasolo possibilità: scrivere un nuovo ro-manzo e offrirlo ad un giornale per unapubblicazione a puntate. Il problema ètrovare sia l’idea che il giornale, un ar-gomento così stuzzicante, leggero macoinvolgente da interessare i francesiin un momento così triste della lorostoria. Vagabondando per Parigi ca-pita davanti ad una agenzia di viaggiCook che offre un viaggio intorno almondo in soli tre mesi. Verne ha unafolgorazione: e perché non in 80giorni? Preso un dépliant dell’offerta sisiede a un tavolino del Cafè Tortoni apensare al tour mondiale: alla una dinotte è ancora seduto a riempire pagi-

Il più grande successo letterario del XIX secolo

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La prigionia della principessa Auda (Alphonse de Neuville & Léon Benett)

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ne di un’agenda. In quattordici giorniJules Verne abbozza la struttura delracconto, poi si presenta alla reda-zione del giornale parigino “Temps” e,presentando il proprio biglietto da vi-sita, chiede di essere ricevuto dal di-rettore. Questi, appena conosciuto iltitolo e il contenuto del romanzo prati-camente si prostra davanti allo scrit-tore offrendogli una forte somma didenaro pur di averne l’esclusiva per lapubblicazione: nasce così “Il giro delmondo in ottanta giorni” il più grandesuccesso letterario di tutto il XIX se-colo. Nella sua apparente semplicità èun caleidoscopio di situazioni, impre-visti, colpi di scena inaspettati: nienteè forzato o improbabile, tutto segue lalogica ferrea del suo autore, non esi-ste un solo punto morto, un attimo dinoia, grazie anche alla creazione delpiù incredibile anti-eroe della lettera-tura avventurosa, Mr. Phileas Fogg.Nell’ideare il protagonista Verne pensaal proprio padre, un integerrimo e bor-ghesissimo avvocato dalla puntualitàe precisione proverbiali, capace dicontare i passi dalla propria abitazioneall’ufficio. Fogg viaggia con due oro-logi da tasca assolutamente precisi,tutta la sua casa è piena di orologi,uno per ogni stanza, conosce i passitra casa sua ed il Reform Club dovepassa tutte le giornate, scandite da unrigidissimo orario che mai era stato va-riato, lui stesso è un orologio in forma

Di corsa intorno al mondo

umana. E’ la quint’essenza dell’ingle-sicità, nessuno può esserlo più di lui.Egli affronta ogni problema, ogni av-versità con marmorea indifferenza el’unico modo che conosce per togliersidai guai è quello di sborsare manciatedi soldi per sistemare ogni difficoltà; ri-corre alla sua tutt’altro che modesta in-telligenza solo quando non può farnea meno, quando ha esaurito ogni altrapossibilità. Come contraltare lo scrit-tore idea un servitore francese sopra-nominato Passepartout per la suacapacità di scivolare tra le avversità,gioviale, fedele, intelligente, con allespalle un’infinità di mestieri che gli per-mettono di saper affrontare ogni im-previsto. Insomma, quel vecchiosentimento anti inglese che alligna inogni animo francese torna a farsi sen-tire: l’ottuso e borioso inglese sempresalvato dalla fantasia e dall’intelli-genza francese. Fogg ha tutte le cartein regola per essere cordialmente an-tipatico, una vera frana per di piùanche noioso ma Verne, con uno dei

suoi colpi di genio, ne ribalta total-mente la personalità: la somma di tuttii suoi difetti ne fanno un personaggiodelizioso che conquista le simpatie ditutti i suoi lettori. Quando in India de-cide di salvare la bella Auda dallamorte, il suo compagno di viaggio SirFrancis Cromarty esclama stupito:“Ma allora voi siete un uomo di cuore!”il gelido inglese risponde “Qualche

volta, quando ne ho tempo”. Natural-mente, sarà Passepartout a salvare laprincipessa indiana. L’uscita dellaprima puntata, con la scommessa difare il giro del mondo, suscita ungrande interesse e nel giro di pochepuntate il “Temps” triplica gli abbonati,non solo in Francia ma in tutta Europae negli USA; i corrispondenti stranierimandano giornalmente un breve rias-sunto ai loro giornali che li pubblicanoin prima pagina, ed è questo interesseche spinge lo scrittore ad aumentare ilnumero delle puntate e inventare sem-pre nuove avventure. Una curiosità: inquesto periodo si registra il boom del-

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In viaggio (Alphonse de Neuville & Léon Benett)

Abbordati dai pirati (Alphonse deNeuville & Léon Benett)

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Di corsa intorno al mondo

le vendite degli orari ferroviari e navali,mai sono stati consultati così avida-mente. Fino al più clamoroso colpo discena: Fogg perde per quarantacin-que minuti il piroscafo per Liverpool,restando bloccato a New York. La re-dazione del giornale è sommersa daun’ondata di proteste e le quattro mag-giori compagnie di navigazione tele-grafano a Verne per offrirgli grossesomme di denaro perché l’intrepidoviaggiatore inglese utilizzi una delleloro navi, pensando al ritorno pubblici-tario. L’autore ci scherza su ma ha giàin tasca, anzi sulla carta, la soluzionee Philleas Fogg arriva a Liverpool intempo per finire in prigione per un er-rore! Scarcerato arriva a Londra concinque minuti di ritardo. La scom-messa è persa. Ma la vicenda non èfinita, manca ancora una puntata ed inessa, con un incredibile colpo di genio,Verne scompiglia le carte, costrin-gendo tutti i suoi lettori a studiarsi me-glio la geografia terrestre. Nel 1873Verne pubblica l’opera in volume, conuna vendita che non raggiungerà piùcon le altre sue opere e trae da questauna riduzione teatrale che a Parigiavrà oltre quattrocento repliche e chenella solo Francia raggiungerà l’incre-dibile incasso di tre milioni di franchi in

oro. Se proprio si vuole trovare a tutti i costi un insegnamento da questo ro-manzo, che è solo azione e divertimento allo stato puro, si potrebbe dire chequalunque sia il problema che ti si para davanti c’è sempre una soluzione edun amico che ti può aiutare. Franco Rossi

Me voici, Messieurs - disait-il (Alphonse de Neuville & Léon Benett)

Il percorso del viaggio intorno al mondo

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Momenting the MementoA Firenze il Progetto internazionale di ricerca e networking a cura di

Polimoda in occasione della conferenza IFFTI 2015

In occasione del 150esimo anniversario di Firenze Capi-tale d’Italia, dal 12 al 16 maggio il capoluogo toscanoospita la conferenza “IFFTI2015-International Foundationof Fashion Technology Institutes”, fondazione che riunisce46 istituti di moda nel mondo, per la prima volta in Italiaorganizzata da Polimoda, che per l’occasione ha ideato ecurato “Momenting the Memento”, progetto internazionaledi ricerca e networking. Curato da Linda Loppa, Direttricedi Polimoda, e realizzato con il patrocinio di Comune di Fi-renze, Regione Toscana, Camera Nazionale della ModaItaliana, Centro di Firenze per la Moda Italiana, Pitti Im-magine, Confindustria Firenze, Camere di Commercio diFirenze e Prato e la partnership di Moleskine e lettera27,l’evento proporra’ un intenso programma di conversazionie dibattiti con ospiti di rilievo internazionale, installazioni,performance e video project nei principali luoghi d’arte fio-rentini. Moda, arte, architettura, scrittura e scienze umanesaranno i protagonisti del dibattito e della sperimentazioneche vede coinvolti 46 istituti provenienti da tutto il mondo,37 nazioni, 100 delegati internazionali e oltre 500 parteci-panti tra giovani talenti, ricercatori, creativi, artisti e pro-fessionisti della moda a confronto. Accanto ai relatori delciclo di incontri “In Conversation with” presso l’Odeon Ci-neHall e workshop al Refettorio di Santa Croce, quali TimBlanks (Editor-at-large di Style.com), Sissel Tolaas (ricer-

catrice olfattiva e professional in-betweener) , Stefan Sie-gel (Fondatore di Not Just A Label), ClemensThornquist(autore, ricercatore e fashion designer), DianePernet (giornalista e fashion blogger, fondatrice diASVOFF Film Festival) e Jane Rapley (OBE, Professore

Emerito Central Saint Martins University of the Arts Lon-

don), tre visionari di fama internazionale quali Ou Ning,

De L’Imaginaire, con la lectio magi-stralis “Dans le creuset des apparen-ces” e Jan Debbaut, Professore diStudi Curatoriali e Direttore Museale.In calendario, inoltre, tre speciali se-rate il 13, 14 e 15 maggio, rispettiva-mente presso Palazzo Strozzi, VillaFavard e il Salone dei Cinquecento diPalazzo Vecchio. Il programma com-pleto degli appuntamenti consultabilesul sito www.iffti2015.polimodaconfe-rence.com. Con Expo Milano 2015 el’Esposizione Internazionale d’Artedella Biennale di Venezia, IFFTI 2015e Momenting the Memento rappresen-tano un’occasione per valorizzare ilconnubio tra moda, cultura e arte,simbolo del made in Italy nel mondo.

I curatori della manifestazione durante la Conferenza

A sinistra: Ulrik Larsen CoreographedGarment

attivista e direttore artistico di “Bishan Project” che porterà per la prima volta inItalia Bishan Commune presso la Biblioteca Nazionale, Michel Maffesoli, socio-logo presso l’Université Paris-Sorbonne e direttore di Les Cahiers Européens

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Fino al 31 dicembre 2015 la Pinaco-teca Civica di Volterra propone duegrandi mostre fotografiche inauguratenel mese di marzo: “il cinema di PierPaolo Pasolini” e “le Icone pop di TerryO’Neill”, due grandi artisti diversi traloro, a volte addirittura opposti nel lin-guaggio e divenuti essi stessi delleicone. In rassegna, da una parte PierPaolo Pasolini, regista e poeta nel cuipensiero dominano i corpi e i luoghidel mondo popolare e dall’altra TerryO’Neill, uno dei più grandi fotografi del‘900, che ha immortalato le grandi stardagli anni ’60 in poi. Le due esposi-zioni, che si inseriscono nel ciclo delgrande evento 2014-2015 “Rosso Fio-rentino. Rosso Vivo”, sono promossedal Comune di Volterra, prodotte edorganizzate da Arthemisia Group, rea-lizzate con il contributo della Fonda-zione Cassa di Risparmio di Volterra esponsorizzate da di Generali Italia.“Pier Paolo Pasolini: il cinema in formadi poesia” presenta fotografie discena, con un testo di indagine inte-riore sul regista che ricostruisce il tor-mentato percorso dello scrittore, dalcoinvolgimento nella realtà delle bor-gate alla rivisitazione dei classici fino

all’urlo disperato nella violenta e cru-dele allegoria di “Salò”. Il legame conRosso Fiorentino e’ lampante, comenel ciclo di film del Cristo della meta’degli anni ’60, che prende vita dallasuggestione che la deposizione diRosso operò su di lui, come la Depo-sizione di Volterra, gli suggerì ancorala contrapposizione tra il calvario sti-lizzato degli altari e della religione uffi-ciale e la vera sofferenza in bianco enero di Stracci, il ladrone buono de “Laricotta”, che muore sulla croce. L’espo-sizione arriva nell’anno del quarante-simo anniversario della scomparsa diPasolini e ne celebra il genio. La mo-stra “Terry O'Neill–Pop Icons” eviden-zia come l’artista, seppur in un altrotempo e con mezzi diversi, esprimecome Rosso Fiorentino un tempera-mento forte e unico. O'Neill comeRosso è stato un pioniere, perse-guendo uno stile nuovo e all’avan-guardia, carico di potere emozionale.Entrambi gli artisti hanno creato la loroarte seguendo lo spirito dei loro tempi:irrequieti e tormentati per Rosso Fio-rentino, rivoluzionari per Terry O'Neill.Curata da Cristina Carillo de Albornoz,la retrospettiva propone 47 ritratti delleicone del pop degli ultimi 40 anni. Lamostra vede come partner dell’iniziati-

va Ricola e Trenitalia. Inoltre, nellesale dell'Ecomuseo di Palazzo Mi-nucci Solaini si potranno ammirare lenuove opere dei maestri alabastrai edegli artigiani di arte in bottega di Vol-terra dedicate alla "Deposizione" diRosso Fiorentino, firmate da: GennyGranlund e Roberto Bianchi (per DittaRomano Bianchi con Il rosso intarsiatobianco su bianco in alabastro); LucaTani e Vito Tognarini (per Fabula Etru-sca con Il rosso e il bianco dell’argentoin argento e ceramica);Maria AssuntaCannistraro e Renzo Gazzarri (perL’istrice – Stampe d’arte con Il rossoinciso all’acquaforte). La rassegna“Rosso Fiorentino. Rosso Vivo.La De-posizione, la Storia, il ‘900, il Contem-poraneo” a cura di Alberto Bartalini, incui rientrano le due nuove esposizioni,è il fulcro del programma turistico cul-turale della Città di Volterra per il bien-nio 2014/2015, un’occasione perpromuovere nel mondo, ancora piùche in passato, il più grande capola-voro di Giovan Battista di Jacopo,detto Rosso Fiorentino: “La Deposi-zione dalla Croce”, dipinta dall’artistanel 1521 per la Cappella della Crocedi Giorno presso la Chiesa di SanFrancesco a Volterra e capolavoro in-discusso dell’arte italiana.

Pier Paolo Pasolini dietro la cinepresa

ICONE A VOLTERRABiennio della Cultura

Pier Paolo Pasolini e Terry O’Neill a confronto con Rosso Fiorentino

Terry O’Neill - David Bowie

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Nutriente, leggera, non deperibile, inun contenitore compatto, di pocopeso, resistente, facile da usare. Que-ste le caratteristiche indispensabili diuna “razione K”, la razione alimentareper i soldati, così chiamata dalle inizialidei coniugi Ancel e Margaret Keys,studiosi di fisiologia umana, che nel1939 ricevettero l'incarico dal diparti-mento della guerra di studiare una ra-zione di cibo d'emergenza per iparacadutisti americani che sarebberopoi stati lanciati sui cieli d'Europa nelcorso della Seconda Guerra Mondiale.Così nel “gate 27”, il laboratorio del-l'Università del Minnesota dove lavo-ravano i due Keys, ha inizio la grandesfida per la selezione di cibi ipercalo-rici, non deteriorabili, poco ingom-branti, che porterà alla realizzazione,attraverso innumerevoli esperimenti,delle 20 razioni militari, compresa unaparte del bonus food di Samantha Cri-stoforetti a bordo della Stazione Spa-ziale Internazionale, esposte inmostra. Queste razioni di casi esem-plari, che offrono un vasto panoramainternazionale, dall'Estonia ad Israele,dalla Tanzania alla Nuova Zelanda,dalla Thailandia agli USA ed infine allastazione spaziale, hanno come co-muni denominatori non solo l’essen-

zialità, l'affidabilità, la funzionalità, laresistenza in situazioni estreme, pre-carie, rischiose anche in termini dicondizioni climatiche, ma anche la ri-cerca di quei valori che, a migliaia dichilometri di distanza, ricordano al sol-dato la sua famiglia, la sua terra, lesue abitudini e rispondono alla neces-sità di mantenere in vita non solo il suocorpo, ma anche il suo spirito. Questa

mostra, a cura di Giulio Iacchetti, conprogetto grafico di Massimo Pitis,entra a far parte di un percorso intra-preso dalla Triennale che per tuttol'anno in corso accompagnerà l'Espo-sizione Universale 2015, con iniziativevolte all'approfondimento delle temati-che legate all'alimentazione, alleforme ed ai modi di produzione e delconsumo del cibo. Matilde Mantelli

Razione K dell’esercito germanico (Foto M.M.)

Razione KAlla Triennale di Milano una mostra sulle razioni alimentari in uso negli

eserciti del mondo, tra precarietà, nutrimento e progetto

Razione K dell’esercito francese

La razione K fu criticata per l'inade-guatezza del suo contenuto calorico evitaminico giudicato insufficiente attra-verso una serie di studi condotti du-rante e dopo la Seconda guerramondiale. La razione diventava rapi-damente monotona e sgradita ai sol-dati per scarsità di menù, somiglianzatra i tre moduli che la componevano erigidità della distribuzione, con unasola dose al giorno per singolo uomoche, sottoposto allo stress e alle fati-che del combattimento necessitava in-vece di un apporto calorico bensuperiore. Nonostante ciò fino al ter-mine del conflitto la razione K rimasealla base dell'alimentazione dei soldatisul campo, anche per quelli impegnatiin ambienti climatici estremi come letruppe da montagna o impiegate nellejungle della Birmania.

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ARTE LOMBARDA DAI VISCONTI AGLI SFORZA

Palazzo Reale di Milano presenta l’arte lombarda commissionata dalle grandi

famiglie che governarono la citta’ nel XIV secolo

Giovanni di Balduccio. San Pietromartire, prima metà del sec. XIV.Museo civico medievale a Bologna

Il titolo riprende ed omaggia la mostracurata da Gian Alberto Dell'Acqua eRoberto Longhi che nel 1958 rappre-sentò il momento conclusivo di unciclo di iniziative volte a far conoscerei momenti più significativi dell'arte lom-barda e a proiettare Milano su scalainternazionale. La mostra attuale,aperta fino al 28 giugno 2015, offre unricco percorso attraverso quella cheviene ricordata come “età dell'oro” diMilano e della Lombardia, che ha ini-zio negli ultimi decenni del tredicesimosecolo con la sconfitta dei Torriani daparte dell'arcivescovo Ottone Visconti.Successivamente Azzone, grazie aduna politica ispirata all'accordo tra leopposte fazioni, al riordinamento legi-slativo e ad una primitiva forma di am-ministrazione unitaria, sarà in grado diproporre la signoria viscontea come lastruttura più forte e sicura, l'unica ingrado di assicurare uno stabile assettoall'Italia centrosettentrionale.Per sotto-lineare ed avvalorare il prestigio rag-giunto dalla casata milanese Azzonechiama artisti del calibro di Giotto, lecui testimonianze in Lombardia re-stano solo attraverso i discepoli, che

fecero proprie le rivoluzionarie ricer-che spaziali e volumetriche del grandemaestro. Un'ulteriore testimonianzadell'altissimo livello artistico raggiuntosotto Azzone sono le opere di Gio-vanni di Balduccio, l'erede dellagrande scuola scultorea pisana, di cuia Milano, nella basilica di S.Eustorgio,si conserva il massimo capolavoro,l'arca di S. Pietro martire. Raccolgonol'eredità culturale di Milano come cro-giolo di elaborazione di modelli localie d'oltralpe e come crocevia di artistiinternazionali Bernabò e Galeazzo II,che con le loro consorti Regina dellaScala e Bianca di Savoia, donne coltee brillanti, favoriscono la circolazionedi opere, idee e modelli iconografici. E'il momento del grande scultore Boninoda Campione di cui in mostra pos-siamo ammirare il ritratto funebre diAlda d'Este, una sagoma compatta esolida connotata da un ruvido reali-smo. Con Gian Galeazzo, promotoredel cantiere del Duomo, l'orizzonte ar-tistico lombardo spazia dalla Franciaalla Boemia e Milano, città colta e digrande respiro, raggiunge il vertice delsuo processo d'internazionalizzazione

Il cantiere del Duomo diventa scuola di formazione perartisti lombardi e centro di scambi internazionali conmaestranze tedesche, francesi e mitteleuropee. Ne sonotestimonianza, in questa sede, straordinarie opere calateappositamente dagli altissimi piloni e dai finestroni delDuomo. Il gusto raffinato ed elegante dell'ambiente vi-sconteo raggiunge il suo apice sotto il ducato di FilippoMaria, uomo erudito e appassionato di storia antica, allacui corte lavora Michelino da Besozzo, pittore e minia-tore che, con il suo cromatismo vivace e leggero, l'atten-zione per il particolare di vita e di costume e l'eleganzadel segno, diventerà un punto di riferimento per moltaproduzione artistica dell'epoca. Sotto gli Sforza si regi-stra uno dei periodi più ricchi sotto il profilo artistico,anche se Milano non è più il crocevia internazionalecome ai tempi di Gian Galeazzo. Restano intensi gliscambi con l'arte d'oltralpe, soprattutto con quella fiam-minga, come testimoniano le tavole del “Maestro dellaMadonna Cagnola” riunite per la prima volta in occa-sione di questa mostra, attribuite a Zanetto Bugatto cheaveva lavorato a Bruxelles nella bottega di Rogier vander Weyden. La scultura si avvia verso un processo di

A sinistra: Giovanni da Milano. Crocifissione ( 1360-65)Collezione Privata England

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Arte lombarda.

Dai Visconti agli Sforza

ammodernamento stilistico, come do-cumentano le opere di Giovanni Anto-nio Amadeo e di Giovanni AntonioPiatti, due artisti capaci di coniugareuna moderna concezione delle figurecon istanze prospettiche ancora sco-nosciute nell'ambiente lombardo.Sotto Ludovico il Moro si assiste aduna transizione a forme classicistichesempre più marcate sotto l'influenza diMantova e Ferrara, allora i due fulcridel rinnovamento artistico in Italia edin Europa. La ritrattistica registra unascrupolosa resa fisionomica ed unaspiccata sensibilità nei confronti dei“moti mentali”, frutto della grande le-zione leonardesca. Matilde Mantelli

Donato Bramante. Eraclito e Democrito - Pinacoteca di Brera

Per commemorare il cinquecentesimoanniversario della morte di DonatoBramante, architetto, pittore, inge-gnere, la Pinacoteca di Brera ha vo-luto rendergli omaggio con una mostraincentrata sulla sua produzione pitto-rica e su quella dei protagonisti dellapittura rinascimentale lombarda. Unarassegna che ha rappresentato unasfida, essendo assai scarse le notizierelative alla giovinezza dell’artista eda quelle inerenti il suo soggiorno a Mi-lano. Essendo andate perdute quasitutte le opere citate dalle fonti, la rico-struzione del suo percorso artistico èstata possibile solo attraverso con-fronti e derivazioni. Bramante arriva aBergamo in veste di pittore intorno al1475 dalla corte di Federico da Mon-tefeltro ad Urbino, un ambiente colto eraffinato nel quale si coltivavano mol-teplici interessi culturali, dalle scienzematematiche a quelle umanistiche.L'unico documento autografo redattodall'artista in qualità di ingegnere perLudovico il Moro, una relazione sullafortezza di Crevola in Val d'Ossola, te-stimonia il suo elevato livello culturale,è scritta in bella grafia in un italianopuro scevro da influssi dialettali. I primidati relativi alla sua presenza in Lom-bardia riguardano le composizioni di-pinte ad affresco sulla facciata delPalazzo del Podestà a Bergamo e la

famosa incisione Prevedari, realizzatasu lastra metallica dall'orafo Bernar-dino Prevedari su disegno del Bra-mante, l'opera che diventerà ilmanifesto delle invenzioni architettoni-che e decorative dell'artista. Il per-corso espositivo ha messo in evidenzagli aspetti innovativi della produzionedi Bramante e il notevole influsso chequesta ha avuto sugli artisti suoi con-temporanei. Bramante spazza via ifondi oro, le eleganze tardogotiche esostituisce le fisionomie generiche conla vivida espressività di volti e gesti.Spicca il ciclo degli uomini d'arme, af-freschi strappati dall'abitazione di Ga-spare Ambrogio Visconti, amico eprotettore, gigantesche figure in atteg-giamenti solenni inserite in spazi archi-tettonici classicheggianti ed il famoso“Cristo alla colonna”, uno dei nudi piùbelli della storia dell'arte italiana,dovel'intensa espressione del volto, l'im-pressionante realismo nella cura stra-ordinaria dei dettagli e l'uso della luce,che restituisce il volume delle singoleparti, sono finalizzati al coinvolgimentoemotivo dello spettatore. In mostraanche altri protagonisti della pittura ri-nascimentale lombarda: Bergognone,Butinone, Bramantino, Zenale eFoppa, il pittore che con le sue archi-tetture ha aderito alla poetica spazialedi Bramante. M. M.

La mostra “Arte lombarda dai Viscontiagli Sforza. Milano al centro dell’Eu-ropa” e’ posta sotto l’Alto Patronatodel Presidente della Repubblica Ita-liana, promossa dall’Assessorato allaCultura del Comune di Milano con ilMinistero dei Beni e delle Attività Cul-turali e del Turismo, coprodotta daPalazzo Reale e da Skira Editore,Main Partner UniCredit, promuo-vendo quel progetto nella chiave piùpertinente e attuale: quella della cen-tralità di Milano e della Lombardia, alleradici della cultura dell’Europa mo-derna. L’esposizione è parte di Expoin città, il palinsesto di iniziative cheaccompagnerà la vita culturale mila-nese durante il semestre dell’Espo-sizione Universale.

BRAMANTE A MILANOLe arti in Lombardia 1477-1499

BTRAMANTE A MILANO

La mostra, voluta dalla Direzione Re-gionale per i Beni Culturali e Paesag-gistici della Lombardia e dallaSoprintendenza per i Beni Storici Arti-stici ed Etnoantropologici di Milano. e’stata curata da Sandrina Bandera,Matteo Ceriana, Emanuela Daffra,Mauro Natale e Cristina Quattrini, conMaria Cristina Passoni e FrancescaRossi, e sostenuta da Giorgio Armani,e dai Media patner Corriere dellaSera, Apice Artcare e Willis. Allestitanelle sale della Pinacoteca di Brera,dove le opere delle varie sezioni del-l’esposizione interagiscono con leopere della collezione permanente,secondo il progetto di Corrado An-selmi. Catalogo edito da Skira.

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DOLCI TRIONFI E FINISSIME PIEGATURE

Sculture in zucchero e tovaglioli per le nozze fiorentine di Maria de’ Medici

La mostra allestita fino al prossimo 7 giugno presso laGalleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze, propostanella circostanza dell’Expo 2015 di Milano, prendespunto dal banchetto tenutosi a Palazzo Vecchio la seradel 5 ottobre 1600 per le nozze fiorentine di Maria de’Medici con Enrico IV di Francia. L’evento storico e’ statoriportato in maniera dettagliata nella Descrizione di Mi-chelangelo Buonarroti il Giovane, in cui compaiono tuttigli allestimenti progettati dall'architetto, scultore, sceno-grafo e ingegnere Bernardo Buontalenti per la tavolaregia e per quelle degli ospiti e da Jacopo Ligozzi ine-renti al fantasmagorico mobile, la credenza a forma digiglio di Francia realizzata per presentare agli invitatiben duemila pezzi del tesoro mediceo. La documenta-zione archivistica relativa a questa cerimonia, conser-vata presso l’Archivio di Stato di Firenze, ha messo inevidenza il ruolo cardine rappresentato dalle sculture inzucchero realizzate per l’occasione, vere e proprieopere d’arte, composte su prototipi contemporanei degliscultori fiorentini di fine Cinquecento quali Giambolo-gna, Pietro Tacca, Gasparo Mola, sia quello delle vir-tuosistiche piegature di tovaglioli di lino. Le sculture inzucchero prodotte per il banchetto del 5 ottobre, moltedi dimensioni considerevoli, quella che raffigurava En-rico IV a cavallo di ben 115 centimetri, affiancavanoaltre ispirate alle Fatiche di Ercole, alle Divinità, alleCacce e a temi venatori e pastorali, suscitando l’ammi-razione della regina e degli ospiti. L’esposizione intenderievocare il banchetto con una suggestiva ricostruzionesia della mensa regia sia della credenza del giglio e del

suo arredo, rifacimento di Giovanna Fezzi Borella e Claudio Rocca e progettodell'allestimento espositivo e direzione lavori dell'architetto Mauro Linari. La ri-produzione di alcune delle figure in zucchero oggi e’ opera di Sarah e GiacomoDel Giudice della Fonderia a Strada in Chianti, che hanno seguito le tecnichedi fusione tradizionali; le fantastiche “piegature” di tovaglioli sono state realizzatedal maestro Joan Sallas, documento e trasmissione di un’arte che vide proprioa Firenze, con questo celebre banchetto, il suo apogeo. Non potevano mancarele effigi della neo-regina Maria ed Enrico IV e di chi diede vita alle cerimonie eagli apparati, Michelangelo Buonarroti il Giovane, che ne redasse la puntualecronaca e gli artisti che produssero gli oggetti e ne seguirono l’attuazione, qualiGiambologna, Ligozzi, Cigoli, Buontalenti; i musicisti e i letterati che allietaronosia il banchetto e la recita dell’Euridice rappresentata il giorno successivo a Pitti.Interessanti i conti autografi e le fatture rilasciate dagli artisti all’amministrazionemedicea relativi soprattutto alle figure in zucchero, così come quella dei bronzioriginali di Giambologna e bottega, concessi dal Museo Nazionale del Bargelloe dal Musée des Beaux-Arts di Digione. Suggestiva anche la ricostruzione dellacredenza del giglio in cui, in un ideale allestimento, scorrono a video capolavoridel tesoro mediceo prestati dal Museo degli Argenti, probabilmente gli stessiche trovarono posto su quel mobile proprio la sera della festa. La mostra, comeil catalogo edito da Sillabe, si deve a Giovanna Giusti e Riccardo Spinelli ed èpromossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo con laDirezione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana e la So-printendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologicoe per il Polo Museale della città di Firenze, la Galleria Palatina e Firenze Musei.

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Il Medioevo in viaggioCelebrazione dei 150 anni della fondazione del Bargello

Il progetto di questa mostra risale al 2011, anno della fonda-zione del Réseau des Musées d’Art Médiéval, comprendentequattro musei europei: Museo Nazionale del Bargello di Fi-renze, Musée de Cluny di Parigi, Museum Schnütgen di Coloniae Museu Episcopal di Vic in Catalogna, custodi di importanti ca-polavori di età medievale appartenenti ai generi della sculturae delle arti applicate. Un ulteriore antico legame, risalente adoltre un secolo e mezzo fa, unisce inoltre il Bargello al Muséede Cluny quando, a distanza di circa un ventennio l’uno dall’al-tro, i due musei vennero inaugurati: Cluny nel 1843 e il Bargellonel 1865. Quest’ultimo si proponeva, proprio quell’anno, non piùcome carcere cittadino, ma come primo museo nazionale del-l’Italia Unita. Quindi, per celebrare i 150 anni dalla sua fonda-zione, il Museo Nazionale del Bargello ha in programma alcuneiniziative, che prendono avvio da questa esposizione. La mostraIl Medioevo in viaggio presenta oltre 100 opere d’arte quali pit-ture su tavola, sculture in pietra, miniature, manufatti in avorio,vetrate, placchette di metallo e poi antiche carte geografiche estrumenti usati dai navigatori, sigilli o reliquiari, nonche’ rarissimioggetti di uso quotidiano conservatisi fino ai nostri giorni, qualiscarpe, borse da messaggero, lettere o cofanetti da viaggio, te-stimonianze della “cultura materiale”. Strutturata in cinque se-zioni tematiche la rassegna e’ stata curata, come il catalogoedito da Giunti da Benedetta Chiesi, Ilaria Ciseri e BeatricePaolozzi Strozzi, promossa dal Ministero dei beni e delle attivitàculturali e del turismo con il Segretariato regionale del Ministerodei beni e delle attività culturali e del turismo per la Toscana, Ex- Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico edEtnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, ilMuseo Nazionale del Bargello e Firenze Musei.

Placchetta con pellegrino. Francia XII secolo - ramedorato - Museo Nazionale del Bergello. Firenze

L’ARTE DI FRANCESCO

A Firenze Capolavori d’arte e terre d’Asia XIII - XV secolo

Maestro di Figline. Maesta’ con SantiLudovico ed Elisabetta (particolare)

Fino al prossimo 11 ottobre la Galleria dell’Accademia, in collaborazione conl’Ordine dei Frati Minori, e la Commissio Sinica (Scuola Superiore di Studi Me-dievali e Francescani, Pontificia Università Antonianum di Roma) propone lamostra dal titolo L’Arte di Francesco, che si propone di documentare ai massimilivelli qualitativi la produzione artistica di diretta matrice francescana (pittura,scultura, arti suntuarie) dal Duecento al Quattrocento e porre in evidenza lastraordinaria attività evangelizzatrice dei francescani in Asia, dalla Terra Santaalla Cina, rievocandola anche con oggetti di eccezionale importanza storica eincomparabile suggestione. Tra questi, il corno ritenuto tradizionalmente quellodonato al Santo dal Sultano d’Egitto al-Malik al-Kamil nel 1219 a Damietta(Egitto) in occasione del loro incontro e conservato ad Assisi nella Cappelladelle reliquie della basilica di San Francesco. Con questa esposizione si e’ in-teso mettere in evidenza non solo le opere dal punto di vista dell’iconografiafrancescana, ma soprattutto il fatto di essere frutto della committenza dei fratifrancescani, per tramite delle più prestigiose fondazioni chiesastiche e conven-tuali e per opera di privati cittadini particolarmente devoti del Serafico e dei suoipiù diretti seguaci, quali ad esempio, Santa Chiara, San Bonaventura, Sant’An-tonio da Padova, San Bernardino. Curata da Angelo Tartuferi, Direttore dellaGalleria dell’Accademia e Francesco D’Arelli, Direttore scientifico della Com-missio Sinica, la mostra è promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Cul-turali e del Turismo, dalla Ex-Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico,

Artistico ed Etnoantropologico e per ilPolo Museale della città di Firenze,dalla Galleria dell'Accademia, FirenzeMusei, con l’Ordine dei Frati Minori, daCustodia di Terra Santa, CommissioSinica della Pontificia Università Anto-nianum. Catalogo Giunti

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IL PARLAMENTO DEL REGNO DI SICILIA

L’Assemblea sorta con un secolo di anticipo rispetto a quella della Gran Bretagna

Ruggero II, detto il Normanno, nel1130, otto anni dopo il Concordato diWorms, si fece incoronare a PalermoRe di Sicilia dall’antipapa Anacleto II.Sicché, dopo avere ereditato il Ducatodi Apulia, divenne anche sovrano delleDue Sicilie, regno che comprendevaSicilia, Puglia, Calabria, Lucania eCampania). La monarchia di nuovoconio inizia in Inghilterra con la con-cessione del 1215 della Magna ChartaLibertatum di Giovanni Senza Terra, ilquale rinunziava con essa agli abusidi autorità, ad una parte della giurisdi-zione sovrana trasferita ai feudatari,all’imposizione dei tributi senza il con-senso del Consiglio Comune delRegno, costituito da ecclesiastici e danobili di Londra, ammettendo di es-sere controllato nei suoi atti da 25 ba-roni. La storia millenaria della Sicilia civiene tramandata sin dal periodo delleinvasioni cartaginesi e musulmane,ma la storia politica della Trinacria ini-zia alla grande nel periodo normanno.Vittorio Emanuele Orlando pone qual-che osservazione sulla priorità delParlamento siciliano rispetto a quelloinglese, nonostante venga rilevato cheRuggero II il Normanno, prima ancoradegli inglesi introdusse immediata-mente i rappresentanti dei Comuni

nella sua Assemblea Parlamentare. Il Parlamento inglese si riunì a Westminsternel 1259 per approvare alcuni provvedimenti utili alla trasparenza dell’ammini-strazione di Enrico III, ciò avvenne dopo l’anno delle Provvisioni, ossia degliStatuti di Oxford, secondo i quali i magistrati del re venivano sostituiti da quellinominati dai baroni; il Consiglio della Corona subiva delle modifiche interne;una Commissione di 24 baroni controllava le finanze dello Stato; il Consigliodei Quindici avrebbe partecipato alle decisioni degli affari di Stato più importanti.Il grande Parlamento inglese è nato nel 1265. Simone de Montfort, cognato delre per avere sposato la sorella Eleonora, avrebbe desiderato che la Nuova Ca-mera dei Comuni fosse divenuta, sotto la sua longa manus, l’espressione in-contrastata della Monarchia. Invece, la Camera “Bassa” fu costituita dairappresentanti dei cittadini, della piccola nobiltà campagnola e del Clero. Cosìfece nascere, insieme alla Camera dei Lord, la più potente monarchia parla-mentare europea, nonostante Enrico III fosse stato sconfitto a Lewes nel 1264dai baroni guidati dal Montfort. Nell’anno successivo, Edoardo I, figlio di EnricoIII, vinse ad Eversham, dove il Montfort rimase ucciso e la Camera dei Comuniebbe la struttura e le competenze rimaste tradizionali per merito del monarcache seppe coordinare i compiti dei due rami del Parlamento britannico. La Siciliaha mantenuto per sette secoli il primato nel campo delle lettere e delle arti.Anche nel periodo aragonese continuò ad osservare il principio del governo fe-derativo fino a giungere al Vespro che, secondo Benedetto Croce, fu l’inizio dimolte sciagure. Esaminando ciò che le date hanno fissato, si ha la certezza cheil primo Parlamento Europeo è sorto in Sicilia, a Palermo, oltre un secolo primarispetto a quello britannico, convalidato da una particolare Costituzione garantedi indiscutibili ed univoche condizioni per i diritti dei cittadini. Lucio Causo

Mappa politica del sud Italia nel 1112 (Wikipedia Commons License)

Ruggero riceve la corona da Cristo.Chiesa della Martorana (W. C. License))

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ESPERIENZE POETICHE

Sogno e realta’ nelle liriche di Lucio Causo

CHI SIAMO ?

Scogli divisisulla riva del mare.Nebbia sull’acqua immobilein attesa del nostro destino.Ciottoli che affoganonell’azzurra acqua salata.Solleticati dall’aurora,presso il molo di pietrebattute da una pioggia estiva,scrutando le alte costiereche lo circondano,e le nuvole grigiedi passaggio abbracciateal far del giorno.Ci chiediamo, guardando lontano:chi siamo noi?

ASPETTANDO L’ALBA

Una notte abbracciatisotto le stellenon volevo assopirmitra la luna e le ginestre.Il mio cuore gioivacantando con le cicale.Non volevo addormentarmitra grovigli di stellee la luna.Volevo ancora ascoltarei suoni profondi dei tuoi silenzi assonnatie cosìaspettare l’alba.

Illustrazione di Maddalena Rossetti

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CREDERE O NON CREDERE? Questo è il dilemma

Le più recenti teorie scientifiche ci di-cono che il nostro universo ebbe ini-zio, circa 14 miliardi di anni fa, con ilcosiddetto Big-Bang che possiamo im-maginare come l’esplosione di unfuoco di artificio con la differenza che,mentre quest’ultimo si espande in unospazio già esistente, è stato il Big-Bang stesso a dare origine ad unospazio prima inesistente, che siespande con l’espansione della mate-ria originata da tale esplosione (comelo spazio all’interno di un palloncinogonfiabile, che si espande con il gon-fiamento dello stesso) e, con esso, ha

Rappresentazione grafica dell’espansione dell’Unibverso - NASA/WMAP Science Team (QWikipedia License)

Lo scopo di questi appunti è quello di analizzare la compatibilità fra fede e scienza, avendo presente che quest’ultima

viene spesso usata dai cosiddetti scientisti per negare l’esistenza di Dio e trattare con supponenza chi non condivide la

loro visione. L’argomento viene diviso in parti: la prima riguarda l’universo, la seconda la Sindone, la terza l’evoluzionismo,

la quarta il libero arbitrio. Le descrizioni scientifiche sono probabilmente affette da imprecisioni: lo scopo è solo quello di

dare un’idea delle varie teorie, sulla base delle quali poter trarre deduzioni utili al confronto con ciò che dice la fede.

avuto origine il tempo che fornisce insostanza una misura di quanto im-piega un oggetto a spostarsi da unpunto ad un altro dello spazio, con-cetto quindi privo di significato in as-senza dello spazio stesso. Il Big–Banginiziò con un lampo di luce, cioè di fo-toni, la cui energia cominciò a trasfor-marsi in materia (secondo la formuladi Einstein che stabilisce l’uguaglianzafra l’energia, dei fotoni, e il prodottodella massa, cioè la materia, per la ve-locità della luce al quadrato). Data lapresenza della forza di gravità che at-trae fra loro tutte le particelle materiali,piccole irregolarità nella distribuzionee nella massa di queste ultime all’iniziodel Big-Bang diedero luogo ad adden-

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Dal Big-Bang

alle stelle e ai pianeti

samenti di particelle (l’attrazione fraesse cresce con la loro massa e conla riduzione della loro distanza), du-rante la loro espansione conseguenteall’esplosione iniziale, facendo sì chequanto più un agglomerato di parti-celle (e quindi la sua massa totale)cresceva, tante più particelle esso erain grado di catturare: è questo il mec-canismo che sta alla base della crea-zione di stelle e pianeti compresa lanostra terra. È importante notare chel’intensità dell’attrazione gravitazionaleè regolata da una costante “G” (defi-nita appunto costante gravitazionale)il cui valore fu individuato daNewton,l’autore della teoria della gra-vitazione universale: i modelli mate-

L’UNIVERSO

Cosa dice la scienza

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Credere o non credere

matici dimostrano come sarebbe ba-stata una piccolissima differenza ditale valore per dar luogo ad un uni-verso completamente diverso dal no-stro (o a nessun universo), tale darendere impossibile la formazione inesso della vita, che non sarebbe co-munque stata possibile se nell’uni-verso non fosse presente anche unaquantità molto maggiore di materia, dicui nulla si conosce tranne la sua esi-stenza (dedotta dall’attrazione gravita-zionale da essa esercitata) e perquesto definita oscura.Tutto ciò nonsarebbe comunque bastato ad impe-dire un rapido collasso dell’universo informazione se non fosse anche pre-sente una forma di energia, anch’essadefinita oscura, data la nostra igno-ranza sulla sua natura. Anche materiaed energia oscure sono calibrate perun universo funzionale alla vita.

bile che, al momento della sua forma-zione, l’universo fosse regolato daleggi che si basavano proprio su queivalori, fra una infinità di altri possibili.Poiché la scienza, per definizione, nonpuò far ricorso a interventi sopranna-turali, deve ricorrere alle sole leggi delcaso, secondo le quali la probabilità diformazione di un universo le cui leggisono regolate da costanti, come le no-stre, compatibili con la vita (ciò che sidefinisce “Principio antropico”) risulte-rebbe infinitesima. Per trovare unaspiegazione razionale tale da non ren-dere trascurabile la probabilità di for-mazione del nostro universo si ricorrecosì all’ipotesi che Big - Bang simili alnostro avvengano in continuazione, inuna sequenza infinita di tentativi dicreazione di nuovi universi: è evidenteche in questo caso “prima o poi” ununiverso regolato da costanti che ca-sualmente assumono quei valori par-ticolari, tali da rendere la vita possibile,salta fuori (è un po’ come se si conti-nuasse ad estrarre numeri dal busso-lotto di una lotteria: per quantoimprobabile sia, ad ogni estrazione,azzeccare il numero vincente, prima opoi questo arriva). Resta però il fattoche le teorie della scienza devono es-sere, secondo la definizione del filo-sofo K. Popper, “falsificabili”, deve cioèessere possibile dimostrarne, a frontedi continue verifiche, la eventuale fal-sità: ciò non è verosimilmente possi-bile per l’ipotesi dei molti universi la cuieffettiva esistenza ben difficilmente

Sir Godfrey Kneller Ritratto di Isaac Newton

Secondo la legge di Newton due corpi(quali p.e. la terra e la luna o la terra euna persona) si attraggono con unaforza proporzionale alle loro masse einversamente proporzionale al qua-drato della distanza fra i loro baricentri,essendo “G” la costante di proporzio-nalità (il peso di una persona non èaltro che la forza, calcolata con questaformula, con cui il suo corpo e la terrasi attraggono a vicenda)

Il principio antropico

e l’ipotesi dei numerosi

universi

La bellezza dell’universo, oltre che alsuo aspetto che tanto ha ispirato artistie innamorati, è dovuta alla possibilitàdi descrivere il comportamento dellamateria in esso presente attraversoeleganti formule matematiche nellequali spesso, per renderle congruenticon i risultati sperimentali, compaionocostanti, come la costante gravitazio-nale “G” i cui valori, se fossero statileggermente diversi, non avrebberoreso possibile l’esistenza di un uni-verso compatibile con la vita.Questoporta a chiedersi come sia stato possi-

potrà essere dimostrata.

Cosa può dedurre la fede

dalla scienza

Le considerazioni svolte portano ad al-cune prime riflessioni sulla compatibi-lità fra scienza e fede. Il Big–Bang: lascienza ci dice che tutta la materia checompone l’universo proviene da un“lampo di luce” (i fotoni) iniziale, il cheè molto simile al “fiat lux” della BibbiaFu proprio un sacerdote scienziato, ilgesuita Georges Lemaitre, fra i primi arendersi conto, nel 1929, che la solu-zione alle equazioni della relatività ge-nerale di Einstein implicava ununiverso in espansione e quindi deri-vante da un punto iniziale. Il Principio

Antropico: l’ipotesi della creazionecontinua di nuovi universi cosicchéprima o poi ne possa comparire uno,il nostro, in cui si verifichino circo-stanze favorevoli alla vita ha lo stessogrado di verificabilità (nessuno) del-l’ipotesi di un Dio che abbia in qualchemodo imposto il verificarsi di tali circo-stanze. Perché allora i molti universifornirebbero un’ipotesi razionale el’esistenza di un Dio no? Ammessal’esistenza di un Dio (o comunque diuna Intelligenza al di fuori del nostrouniverso) resterebbe comunque daspiegare perché debba essere proprio

Georges Lemaitre (Wikipedia Commons License)

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Credere o non credere

il Dio dei cristiani quello vero. Fermarestando la fede, che porta ad accet-tare una “verità” più attraverso il“cuore” che attraverso il cervello (nonnel senso di scelta irrazionale ma“oltre” i limiti della ragione), risulta par-ticolarmente enigmatica la Sindone,alla quale sarà dedicato il prossimo ar-ticolo. Le incertezze della scienza: ma-teria ed energia definite oscure perchénulla si conosce sulla loro natura, in-sieme coprono il 96% dell’universo, la-sciando un misero 4% alla materiaordinaria. Ciò dovrebbe indurre a unpo’ di umiltà coloro che ritengono le at-tuali conoscenze scientifiche in gradodi escludere Dio.

In definitiva, già da queste prime argo-mentazioni si può affermare che la mi-gliore sintesi la fornisce la compiantaastrofisica (atea) Margherita Hack:“sia credere che non credere è un atto

di fede” che, quindi, va oltre i limitidella ragione. Poiché spesso chi lafede non ce l’ha tende a confondere ilcredente con il credulone, dovrebbeinterrogarsi sull’angoscia di chi, comeBlaise Pascal (non proprio un credu-lone ma una delle più grandi menti del-l’umanità) vede ne “I Pensieri” il noncredente che non si interroga comeuno scellerato che, per leggerezza oarroganza, si autocondanna ad un’esi-stenza eterna infelice, per colpa del-l’attimo della sua esistenza terrena.Citiamo il pensiero n.117: “un uomo in

prigione, che non sappia se la sua

sentenza è stata pronunciata, che non

ha più che un’ora per saperlo; que-

st’ora basterebbe, se sapesse che la

sentenza è stata resa, per farla revo-

care; è contro natura che egli impieghi

quell’ora non per informarsi se la sen-

tenza è stata pronunciata, ma a gio-

care a picchetto” e ancora qualcheestratto dal pensiero n.134: “…Dio esi-

ste o non esiste…la ragione qui non

può determinare nulla…a una di-

stanza infinita si gioca un gioco in cui

uscirà testa o croce…secondo la ra-

gione non potete puntare né sull’una

né sull’altra…la vostra ragione non ri-

ceve nessuna maggiore offesa da una

Conclusioni Juan Antonio de Frías y Escalante Trionfo della fede sui sensi (1667) Olio su legno. Madrid - Museo del Prado

scelta piuttosto che dall’altra…ma la vostra beatitudine? Pensiamo il guadagno

e la perdita se scommettete che Dio esiste…se vincete, vincete tutto; se perdete

non perdete nulla. Scommettete dunque che esiste senza esitare” Consolios

RESISTERE NEL TEMPO

A Pelago in mostra opere della Collezione Colonna

Fino al 2 giugno Pelago, ne3lo spaziodenominato “la Bottega del Ghiberti”(in Piazza Ghiberti) il Comune di Pe-lago (Firenze) presenta nuovamenteal pubblico il grande patrimonio con-cessogli in comodato gratuito dalla fa-miglia Ubaldi Ingrosso, l’interaCollezione La Colonna: 262 opere edaltro materiale risalente alla correnteartistica del Realismo italiano.Non po-tendo ancora esporre tutte le opere diquesto grande patrimonio, Pelago nepresenta una selezione di grande pre-stigio. Tema della mostra sono i 70anni dalla fine della “Resistenza”, oc-casione per ricordare la forza straordi-naria che animò gli uomini e le donneche lottarono per la libertà combat-tendo una schiavitù fisica, ma anchepsicologica. E le 22 opere in mostrarappresenteranno aspetti diversi diquella che poi è diventata “la Libera-zione”. L’opera più imponente e signi-ficativa in rassegna e’ Grecia 1952

conosciuta come Fucilazione dei pa-

trioti o Fucilazione di Nicola Beloyan-

nis di Renato Guttuso che, viste le no-

tevoli dimensioni, sarà ospitata nellasala del Consiglio Comunale. Si trattadi una delle massime espressioni delGuttuso realista degli anni 50,un’opera emotivamente coinvolgente.

Giacomo Manzù. Partigiano appeso

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Pag. 25Marzo 2015

LA PRINCIPESSA D’ORO

Gli archeologi - detectives del passato

(Agatha Christie) Ciò che attrae e af-fascina dell'archeologia e' sicuramentela conoscenza del passato, assem-blato pezzo per pezzo dagli archeo-logi. Anch’io appartengo alla schieradelle persone che segue questascienza con grande interesse. Senzadubbio, uno dei più famosi reperti delKazakhstan, che in seguito e’ diven-tato un simbolo nazionale e' l’Uomod'oro, ritrovato nel 1969 nel sud delpaese. Nel 2012, nella parte occiden-tale del Kazakhstan e’ stato rinvenutoun sepolcro datato VI-V sec. a.C. ap-partenente ad una donna nobile, so-prannominata "la Principessa d’oro"per i molti gioielli d'oro che la ricopri-vano. Ora, questo sepolcro “d’oro” e'considerato il più antico. Una copia diquesto reperto unico si trova nelmuseo storico del Kazakhstan occi-dentale, nella mia città Uralsk. Congrande interesse ho visitato la mostradedicata a questa scoperta e sono riu-scita a fare la conoscenza dell'archeo-loga sotto la cui guida e’ stato scopertoe che ha gentilmente accettato di ri-spondere alle mie domande. Yana,

potrebbe raccontarmi qualcosa di

lei? Mi chiamo Lukpanova YanaAmangeldievna e sono un ricercatoredel centro di storia e archeologia delKazakhstan occidentale. Sono appas-sionata di archeologia fin dai tempidella scuola. Particolare impulso aquesta passione e’ stato dato dalla vi-sione degli scavi dell’antica città diCherson nel 1990. In quel periodo conla scuola abbiamo effettuato un tour inSevastopol e proprio lì mi hanno per-messo di partecipare agli scavi. Solotre giorni, ma che impressione hannofatto su di me! Questo evento ha ge-nerato in me per lungo tempo l’inte-resse per l’archeologia. Nel 1996 misono laureata presso la Facoltà di Sto-ria dell’Università’ Statale del Kaza-khstan Occidentale di M. Utemisov.Dal 1996 al 2005 ho partecipato aspedizioni archeologiche presso i mo-numenti storici della città di Saraichiknella regione di Atyrau, presso Berel

Intervista all’archeologa Lukpanova Yana Amangeldievna sul sepolcro d’oro

ritrovato in Kazakhstan

Il tumulo in cui e’ stata rinvenuta la Principessa d’oro

nella regione di Ust-Kamenogorsk epresso il complesso tumulo Kyryknella regione occidentale del Kaza-khstan. Lavorando con gli archeologiesperti, immergendomi nell’antichita’ eanalizzando i vasi di ceramica mi sonoresa conto che l'archeologia non eraper me solo un hobby, ma rappresen-tava la mia futura professione. La miascelta non e’ stata fortuita. Dal 2005lavoro come ricercatore presso il Cen-tro di Storia e di Archeologia del Kaza-khstan occidentale, ho partecipato agliscavi dei complessi di Kyryk Oba II,Kyryk Oba III, Tonkeris I e a quelli dellacittà di Zhaiyk, Aksai III e Oblavka. Dal2009, sotto la mia supervisione e’stata esplorata la regione Zhanibek,dove sono stati ritrovati circa 200 mo-numenti archeologici e sono stati por-tati alla luce i monumenti della primaetà del ferro Maytubek I, Akadyr II enel 2012 e’ stato scavato il complessodove e’ stato ritrovato il tumulo TaksaiI, che ha portato alla scoperta di un se-polcro unico. Sono autrice di circa

trenta pubblicazioni scientifiche. Si

percepisce quanto e’ appassionata

al suo lavoro. Potrebbe descri-

verlo? Immergersi in un’epoca lonta-nissima e toccare con mano i repertidell’antichità comunica una sensa-zione inspiegabile. Questa profes-sione mi piace moltissimo, miaffascina ed i problemi che immanca-bilmente nascono vengono sempre ri-solti con caparbietà e passione. Perme questo non e’ solo un lavoro, mauna ricerca costante attraverso la co-municazione diretta, la collaborazione,mi offre la possibilista’ di viaggiare, ve-dere e conoscere gente nuova, questoe’ un lavoro che ha tutto. Non e’ mo-notono, e’ vivace ed emozionante.Cosa ci racconta degli scavi e della

scoperta della famosa Principessa

d’oro? Sul territorio della regione oc-cidentale del Kazakistan i primi no-madi hanno lasciato più di un migliaiodi tombe, con grandi tumuli “reali” ac-canto ad altri medi e piccoli a secondadello stato sociale del defunto. I monu-

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La Principessa d’oro

Il pettine. Ricostruzione di Krym Altynbekov

menti più significativi e suggestividell’epoca Sauromat-Sarmat nella no-stra zona sono i complessi dei tumoliLebedevka, Kyryk–oba, Oblavka,Aksai III, Kos-oba, Taksai I e moltri altriche hanno dato evidenza dell’intera-zione delle antiche popolazioni no-madi con quelle dei paesi dell’Est. Nel2012 il gruppo archeologico, sotto lamia guida, ha trovato un sepolcrounico al mondo che apparteneva auna donna di ceto molto elevato, postain un sarcofago di tronchi. La decora-zione funebre della donna era ricchis-sima. Sull’abito che la ricopriva sitrovavano quattro tipologie di placched’oro raffiguranti animali, precisa-mente: placche di forma ovale riprodu-centi due teste opposte di capra dimontagna; di forma quadrata con l'im-magine di due teste opposte di pe-cora; placche sempre di formaquadrata, con struttura a svastica, conquattro teste di grifoni disposte in unacomposizione circolare e placche si-mili alle ultime citate ma che differi-vano soltanto per le dimensioni.Interessante e’ stato notare che le la-mine a forma di svastica costituivanogli elementi principali dell’abito, posi-zionate accanto a torace, spalle esulla schiena. Ornavano le manicheciondoli e amuleti costituiti da denti ezanne di lupo incastonati nell’oro e de-corate con file di triangoli molto similia quelli rinvenuti nella necropoli diSardi e in un tumulo della Lidia orien-tale. Il vestito era decorato da perlined'oro di forma biconica, cave, saldatealle estremità da due mezzi coni. Suogni perlina si potevano osservare ottoincavi longitudinali e due fili d’oro in-trecciati. La principessa indossava unalto copricapo a forma di cono, unastruttura complessa di cui, purtroppo,era rimasta solo la parte superiore co-ronata da un pinnacolo, con la raffigu-razione della testa di una capra dimontagna. Al polso indossava duebraccialetti d'oro con la scena di unpredatore cornuto che attacca un erbi-voro. Ai lobi portava due pendenti e alcollo una collana realizzata in tondinod’oro massiccio. Oltre a questi gio-

ielli unici sono stati ritrovati anche

gli utensili domestici? Cosa esatta-

mente? L’inventario di ciò che conte-

neva la tomba ha evidenziato unagrande varietà di oggetti. La donna te-neva nella mano destra uno specchiobilaterale in bronzo, con maniglia late-rale e custodia di noce. Il manico dellospecchio era decorato con due testespeculari stilizzate di grifoni. Accantoalla mano sinistra vi era una fiala divetro a forma di vaso miniaturizzato dicolore blu scuro e nella parte centraledella fossa era collocata una ciotola inlegno, non completamente conser-vata, con sei forgiature d’oro sulbordo. Accanto alla tazza una caldaiadi bronzo e un braciere, una coppa po-licroma e tutto intorno una manciata diperline. La caldaia, di forma semisfe-rica, aveva pareti rastremate verso ilbeccuccio, a forma di cammello. Que-sti recipienti venivano utilizzati in variculti rituali. Infatti, i bracieri erano ele-menti tipici di questi culti e, senza dub-bio in rituali influenzati dall’Est. Ariprova di tutto questo, nell’angolo anord-ovest della fossa sono stati tro-vati alcuni elementi per rituali: una

scatola di noce con all’interno unagamba di lupo, un coltello con un ma-nico di osso, un pettine di legno conuna scena di battaglia, un piccolo vasodi alabastrino, zanne e denti di lupo,un mortaio col pestello e della laghiaia. E' possibile che le zanne e gliamuleti siano stati realizzati da arti-giani locali. Inoltre, abbiamo trovatoanche cinque completi di briglie per ilcavallo. Un oggetto che mi ha inte-

ressato molto e’ il pettine di legno.

Potrebbe raccontare qualcosa di

più in proposito? Tra tutto ciò che e’stato ritrovato in Taksai I, il pettine dilegno rappresenta un unicum. Al cen-tro si può osservare una scena di bat-taglia con due guerrieri sopra una bigache combattono contro un nemico apiedi. La scena e’ in rilievo e molto rea-listica. La biga nel Medio Orienteaveva un ruolo importante in terminiideologici, simbolo della discesa agliinferi di un sovrano. Quali conclu-

sioni si possono trarre da questo

ritrovamento? Abbiamo un sepolcro,

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La Principessa d’oro

che parla dello status speciale di que-sta donna, forse una sacerdotessa.Qui, oltre a gioielli d’oro sono stati ri-trovati uno specchio in bronzo ricca-mente decorato e alcuni amuleti, gliattributi indispensabili delle sacerdo-tesse Sarmati. Dato che il luogo si e’conservato molto bene, abbiamoavuto la possibilità di ricostruire com-pletamente l’abbigliamento della “prin-cipessa d’oro”. Gli oggetti rilevatiappartengono alla produzione sia lo-cale che estera (Achemenide e Iran) ealcuni sono vere e proprie opere d'arteche testimoniano il notevole livello ar-tistico e culturale di questo popolo an-tico. Sulla base di dati oggettivi e’possibile affermare che ci potrebbeessere stata una più stretta integra-zione culturale tra le popolazioni no-madi di Priural con i centri agricolidell'Asia Occidentale. Una singola

copia del ritrovamento e’ custodita

nel Museo Storico di Uralsk. Dove

si trova il reperto originale? Alcunielementi del costume della Principes-

Lo specchio della Principessa d’oro

sa sono ora custoditi nel Museo Nazionale di Astana, dove e’ possibile ammirareanche la ricostruzione scultorea. Purtroppo, non e’ stato possibile effettuare unaricostruzione antropologica in quanto il sepolcro e’ stato sottoposto al culto ri-tuale del fuoco. Ora si procederà con la ricerca multidisciplinare sui materiali diTaksai. Nel mese di ottobre del 2015 abbiamo in programma di tenere una con-ferenza durante la quale saranno discussi i risultati dello studio sulla base deimateriali del tumulo Nr.6, Taksai I. Una cosa molto importante per i ricercatorie’ rappresentata dal fatto che il tumolo non e’ stato mai saccheggiato, e’ rimastoin forma “pura” e questo per gli archeologi e gli studiosi e’ una grande opportu-nità che permette di non supporre soltanto, ma di giungere a conclusioni og-gettive. Elvira Aijanova

Un particolare ringraziamento all’archeologa Lukpanova Yana Amangeldievna da parte di Elvira Aijanova

e della Redazione di Aksainews per la disponibilità, la gentilezza e le fotografie offerte.

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http://www.sfera-ru.com/

www.docvadis.it/mediserv-lodi

www.gesintsrl.it

www.frigotermica.com

www.ccikz.com

www.aksaicultura.net

http://www.scuolapalazzomalvisi.com

http://mariposasardinia.altervista.org

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http://www.istitutodiformazione.org

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http://www.ciaoitaly-turin.com/http://www.centrostampabrenta.it/