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    GRUNDRISSE DELLA CRITICADELLECONOMIA POLITICA

    Karl Marx

    INDICE

    1 INTRODUZIONE Produzione, consumo, distribuzione, scambio (circolazione)

    1.1. PRODUZIONE

    1.1.1 Individui autonomi. Idee del XVIII sec

    1.1.2 Eternizzazione di processi di produzione storici. Produzione e distribuzione ingenerale. Propriet

    1.2. IL RAPPORTO GENERALE DELLA PRODUZIONE CON LA DISTRIBUZIONE, LOSCAMBIO, IL CONSUMO

    1.2.1 Consumo e produzione

    1.2.2 Distribuzione e produzione

    1.2.3 Infine, scambio e circolazione. Scambio e produzione

    1.3. IL METODO DELLECONOMIA POLITICA

    1.4. PRODUZIONE. MEZZI DI PRODUZIONE E RAPPORTI DI PRODUZIONE.RAPPORTI DE PRODUZIONE E RAPPORTI DI TRAFFICO. FORME DELLO STATO EFORME DELLA COSCIENZA IN RELAZIONE AI RAPPORTI DI PRODUZIONE E DITRAFFICO. RAPPORTI GIURIDICI. RAPPORTI FAMILIARI

    1.4.1 Larte greca e la societ moderna

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    GRUNDRISSE DELLA CRITICADELLECONOMIA POLITICA

    Karl Marx

    1 INTRODUZIONE.

    PRODUZIONE, CONSUMO, DISTRIBUZIONE, SCAMBIO(CIRCOLAZIONE)

    1.1. - PRODUZIONE

    1.1.1[ Individui autonomi. Idee del XVIII sec.]

    Oggetto della nostra analisi anzitutto la produzione materiale.

    Il punto di partenza costituito naturalmente dagli individui che producono in societ eperci dalla produzione socialmente determinata degli individui. Il singolo ed isolatocacciatore e pescatore con cui cominciano Smith1 e Ricardo2 appartengono alleimmaginazioni prive di fantasia che hanno prodotto le robinsonate del XVIII sec. le qualinon esprimono affatto, come presumono gli storici della civilt, semplicemente unareazione alle eccessive raffinatezze e un ritorno a una malintesa vita naturale. Cos comenon poggia su un siffatto naturalismo il contrat socialdi Rousseau3, che pone un rapportoe un nesso contrattuale tra soggetti per natura indipendenti. Questa non chelapparenza, e precisamente lapparenza estetica del le piccole e grandi robinsonate. Inrealt si tratta piuttosto dellanticipazione della societ civile4, che si preparava dal XVI

    1 Cfr. A. SMITH,An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations. With Notes from Ricardo,McCulloch, Chalmers, and Other Erninent Political Economists. Edited by Edward Gibbon Wakefield, ecc. Anew edition in four volumes, London 1843. Vol. I, p. 2 [Ricerche sopra la natura e le cause della ricchezzadelle nazioni, trad. A. Campolongo, Torino 1958, p. 3]. Marx ha per adoperato volta a volta ledizione 1835-

    39 (i cui estratti si trovano nel quaderno londinese VII) e la traduzione francese Recherches sur la nature etles causes de la richesse des nations, traduction nouvelle, avec des notes et des observations; par GermainGarnier, Paris 1802. [ Estratti da questultima, in due quaderni non datati e non numerati, ma redatti ca.genn.-giu 1844 a Parigi. Cfr. MEGA I/3, pp. 457493].2 Cfr. D. RICARDO, On the Principles of Political Economy and Taxation. Third edition , London 1821, p. 3[Principi delleconomia Politica e delle imposte, trad. Fubini e A. Campolongo, Torino 1958, P. 8). Estratticommentati da questa edizione, nei quaderni londinesi IV e VIII. Gli estratti sono pubblicati in appendicealledizione tedesca dei Grundrise, pp. 765-780, 781-893. Marx ha adoperato anche la traduzione franceseDes principes de lconomie politique et de limpt. Traduit de langlais par P.-S. Constancio, D.M. ecc., avecdes notes explicatives et critiques par J.-B. Say. Seconde dition, Paris 1835. [Estratti da questultima, in unquaderno redatto ca. genn.-giugno 1844 a Parigi, e maggio-giugno 1845 a Bruxelles, Cfr. MEGA I/3, pp.493-519.

    3 Un indice analitico dellopera di Rousseau si trova in un quaderno intitolato da Marx Notizen zurfranzsischen Geschichte. Kreuznach. Juli-August 1843. Cfr. MEGA I/1, t. 2, pp. 120-121).4 Qui, nellaccezione di HEGEL, Filosofia del diritto, 182 Ss,

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    secolo e che nel XVIII ha compiuto passi da gigante verso la sua maturit. In questasociet del la libera concorrenza lindividuo si presenta sciolto da quei vincoli naturali ecc.,che nelle epoche storiche precedenti fanno di lui un elemento accessorio di undeterminato e circoscritto conglomerato umano. Agli occhi dei profeti del XVIII secolo,sulle cui spalle poggiano ancora interamente Smith e Ricardo, questo individuo del XVIII

    secolo che il prodotto, da un lato, della dissoluzione delle forme sociali feudali,dallaltro, delle nuove forze produttive sviluppatesi a partire dal XVI secolo presentecome un ideale la cui esistenza sarebbe appartenuta al passato. Non come un risultatostorico, ma come il punto di partenza della storia. Giacch come individuo conforme anatura, o meglio conforme allidea che essi si fanno della natura umana, esso non originato storicamente, ma posto dalla natura stessa. Questa illusione stata finora propria di ogni epoca nuova, Steuart che, sotto molti punti di vista, in contrasto col XVIIIsecolo e come aristocratico sta pi sul terreno storico, ha evitato questa ingenuit.

    Quanto pi risaliamo indietro nella storia, tanto pi lindividuo e quindi anche lindividuoche produce si presenta privo di autonomia, come parte di un insieme pi grande:

    dapprima ancora in modo del tutto naturale nel la famiglia e nella famiglia sviluppatasi intrib; in seguito nelle varie forme della comunit, sorta dal contrasto e dalla fusione delletrib5 . soltanto nel XVIII secolo, nella societ civile, che le diverse forme del contestosociale si contrappongono allindividuo come un puro strumento per i suoi scopi privati,come una necessit esteriore. Ma lepoca che genera questo modo di vedere, il modo divedere dellindividuo isolato, proprio lepoca dei rapporti sociali (generali da questo puntodi vista) finora pi sviluppati. Luomo nel senso pi letterale un6 [nota: il testo di Marxriporta una scritta in greco, che in questo testo non riproducibile], non soltanto un animale sociale,ma un animale che solamente nella societ pu isolarsi. La produzione dellindividuoisolato al di fuori della societ una rarit che pu capitare ad un uomo civile sbattuto percaso in una contrada selvaggia, il quale gi possiede in s potenzialmente le capacit

    sociali un tale assurdo quanto lo lo sviluppo di una lingua senza individui che vivanoinsieme e parlino tra loro. Ma inutile indugiare pi a lungo su questo punto. E non cisarebbe neppure bisogno di toccarlo se questa insulsaggine, che aveva un senso e unaragione per gli uomini del XVIII secolo, non fosse stata reintrodotta seriamente nel belmezzo delleconomia pi moderna da Bastiat, Carey, Proudhon ecc7. A Proudhon tra laltroconviene naturalmente spiegare lorigine di un rapporto economico, di cui egli nonconosce la genesi storica, in termini di filosofia della storia, mitologizzando che ad Adamoe Prometeo sia spuntata in testa lidea bella e fatta ed essa sia stata poi applicata ecc.Non c niente di pi noioso e arido che le fantasticherie su un locus communis.

    5 Cfr. B. G. NIEBHUR, Rmische Geschichie. Erster Theil, zweite, Vlig umgearbeite Ausgabe, Berlin 1827,pp. 317-351. [Estratti, ma dalledizione inglese 1847-51, in un quaderno non numerato e non datato, maredatto ca, febbraio 1955 a Londra]6 Cfr. Aristotelis de republica libri VIII et oeconomica ex recensione Immanuelis Bekkeri. OxoniiMDCCCXXXVII, tomus X, lib. I, cap, 2, 9-10. [Estratti da questa edizione, in un quaderno non numerato enon datato, redatto ca. febb.-marzo 1858 a Londra].7 Cfr. FRD. BASTIAT, Harmonies conomiques, 2me dition, Paris 1851, pp. 16-19 [Armonie economiche,a cura di A. Canonica, Torino 1945, pp. 163-165].

    H. C. CAREY, Principles of Political Economy. Part the first, of the Laws of the Production and Distribution ofWealth, Philadelphia 1837, pp. 7-8 [Principii di economia politica, BibI. dellEconomista, serie I, voI. 13,Torino 1853, pp. 331-332. Estratti dallopera di Carey, nel quaderno londinese X]

    P.J. PROUDHON, Systme des contradictions conomiques ou philosophie de la misre, t. I, Paris 1846,pp. 77-78 [Sistema delle contraddizioni economiche o filosofia della miseria, Bibl. dellEconomista, serie IIIvol. 9, pp. 179-180,

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    1.1.2 - [Eternizzazione di processi di produzione storici. Produzione e distribuzionein generale. Propriet]

    Quando si parla dunque di produzione, si parla sempre di produzione ad un determinato

    livello di sviluppo sociale della produzione di individui sociali. Da ci potrebbe sembrareche, per parlare in generale della produzione, noi dovessimo o seguire il processo disviluppo storico nelle sue diverse fasi, oppure dichiarare fin dallinizio che abbiamo a chefare con una determinata epoca storica, e quindi ad esempio con la moderna produzioneborghese, che in effetti il tema specifico della nostra analisi. Ma tutte le epoche dellaproduzione hanno certi caratteri in comune, certe determinazioni comuni. Laproduzione ingeneraIe unastrazione, ma unastrazione che ha un senso, nella misura in cui metteeffettivamente in rilievo lelemento comune, lo fissa e ci risparmia una ripetizione. Tuttaviaquesto elemento generale, ovvero lelemento comune che viene astratto e isolatomediante comparazione, esso stesso qualcosa di complesso e articolato, che si diramain differenti determinazioni. Di queste, alcune appartengono a tutte le epoche; altre sono

    comuni solo ad alcune. [Alcune] determinazioni saranno comuni tanto allepoca pimoderna quanto alla pi antica. Senza di esse sar inconcepibile qualsiasi produzione;salvo che, se le lingue pi sviluppate hanno leggi e determinazioni comuni con quellemeno sviluppate, allora bisogna isolare proprio ci che costituisce il loro sviluppo, ossia ladifferenza da questo elemento generale, mentre le determinazioni che valgono per laproduzione in generale devono essere isolate proprio affinch per lunit che deriva gidal fatto che il soggetto, lumanit, e loggetto, la natura, sono i medesimi non venga poidimenticata la diversit essenziale. In questa dimenticanza consiste appunto tutta lasaggezza degli economisti moderni che dimostrano leternit e larmonia dei rapportisociali esistenti. Un esempio di questa dimostrazione: nessuna produzione possibilesenza uno strumento di produzione, non fossaltro questo strumento che la mano;

    nessuna produzione possibile senza lavoro passato, accumulato, non fossaltro questolavoro che labilit assommata e concentrata nella mano del selvaggio mediante lesercizioripetuto; il capitale tra laltro anche uno strumento di produzione, anche lavoro passato,oggettivato; dunque il capitale un rapporto naturale eterno, universale. Ovverosia, acondizione che io tralasci proprio quellelemento specifico che solo trasforma unostrumento di produzione, un lavoro accumulato, in un capitale. Lintera storia deirapporti di produzione si presenta perci, in Carey per esempio, come una falsificazionemalignamente architettata dai governi.

    Se non esiste una produzione in generale, non esiste nemmeno una produzione generale.La produzione sempre una particolare branca di produzione ad esempio agricoltura,

    allevamento del bestiame, manifattura ecc. oppure una totalit di branche diproduzione. Salvo che leconomia politica non tecnologia. Il rapporto tra ledeterminazioni generali della produzione ad un dato livello sociale e le forme di produzioneparticolari va sviluppato altrove (in seguito). Infine, la produzione non neanche soltantoparticolare. C sempre invece un determinato organismo sociale, un soggetto sociale cheagisce entro una totalit pi o meno ampia di branche di produzione. Allo stesso modonon ancora questo il luogo di analizzare il rapporto che la rappresentazione scientificaha con il movimento reale. Produzione in generale. Branche di produzione particolari.Totalit della produzione.

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    Va di moda far precedere alleconomia una parte generale ed proprio quella chefigura sotto il titolo di Produzione (vedi p. esempio J. St. Mill) 8 nella quale sonotrattate le condizioni generali di ogni produzione. Questa parte generale consiste odovrebbe presumibilmente consistere: 1) nelle condizioni senza le quali la produzionestessa non possibile. Essa cio dovrebbe limitarsi, in pratica, a indicare i momenti

    essenziali di qualsiasi produzione. Ma in effetti ci si riduce, come vedremo, ad alcunedeterminazioni molto semplici che vengono diluite in piatte tautologie; 2) nelle condizioniche favoriscono in misura maggiore o minore la produzione, come per esempio lasituazione sociale di progresso o di ristagno di cui parla A. Smith9 . Ma per innalzare asignificato scientifico questo che in lui ha un suo valore come aperu, sarebberonecessarie delle ricerche sui gradi di produttivit, in differenti periodi, nello sviluppo dlsingoli popoli ricerche che esorbitano dai limiti propri del nostro tema, ma che, nellamisura in cui vi rientrano, vanno collegate allanalisi della concorrenza, dellaccumulazioneecc. Nella formulazione generale la risposta si riduce allaffermazione generica che unpopolo industriale tocca lapogeo della sua produzione nel momento in cui ha raggiunto ingenerale il suo apogeo storico. In realt un popolo al suo apogeo industriale fin quando

    per esso la cosa principale non ancora il guadagno, ma il guadagnare. A questoriguardo, gli yankees sono superiori agli inglesi. Oppure, essa si riduce ad affermare che,per esempio, certe razze, certe attitudini spirituali, certi climi, certe condizioni naturalicome la vicinanza del mare, la fertilit del suolo ecc., sono, ai fini della produzione, pifavorevoli di altri. Il che, di nuovo, si riduce alla tautologia che la ricchezza viene creatatanto pi facilmente quanto pi esistono, soggettivamente o oggettivamente, gli elementiche la creano.

    Ma questo non esaurisce tutto ci di cui, secondo gli economisti, questa parte generaledeve realmente trattare. Secondo loro anzi vedi p. esempio Mill 10 la produzione, adifferenza della distribuzione ecc., va rappresentata come inquadrata in leggi di natura

    eterne ed indipendenti dalla storia, nella quale occasione poi, rapporti borghesi vengonointerpolati del tutto surrettiziamente come in contestabili leggi di natura della societ inabstracto, Ed questo lo scopo pi o meno consapevole di tutto il procedimento. Nelladistribuzione, al contrario, gli uomini si sarebbero di fatto concessi ogni sorta di arbitri. Aprescindere dalla rozza dissociazione della produzione e della distribuzione e dal loroeffettivo rapporto, evidente gi a prima vista che, per quanto eterogenea possa essere ladistribuzione nei diversi stadi della societ, deve essere possibile anche per essa, coscome si fatto per la produzione, cavar fuori delle determinazioni comuni non meno checonfondere o cancellare tutte le differenze storiche in leggi umane universali. Per esempio,lo schiavo, il servo della gleba, loperaio salariato, ricevono tutti una certa quantit dialimenti che permette loro di esistere come schiavo, come servo della gleba, come

    operaio salariato. Che il conquistatore viva di tributo, o il funzionario di imposte, o ilproprietario fondiario di rendita, o il monaco di elemosine o il levita di decime tuttiricevono una quota della produzione sociale, che determinata in base a leggi diverse daquelle che determinano la quota dello schiavo ecc. I due elementi principali che tutti glieconomisti fanno rientrare in questa rubrica sono: 1) la propriet; 2) la sua protezione permezzo della giustizia, della polizia ecc. A questo si pu assai brevemente rispondere cos:

    8 Cfr. J. ST. MILL, Principles 0f Political Economy with Some of their Applications to Social Philosophy,London 1848, libro primo, capitolo I [Principi di economia politica, trad. A. Campolongo, Torino 1966, cap. I,pp. 27-32].

    9 Cfr. A. SMITH, An Inquiry ecc., cit., vol. II, pp. 1-9 [Ricchezza delle nazioni, pp. 51-59 e anche 344]. Cfr.MEGA I/3, pp. 477-478.10 Cfr. J. Sr. MILL, Principles ecc., cit,, vol. I, pp. 25-26 [Principi, pp. 22-23].

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    ad 1. Ogni produzione unappropriazione della natura da parte dellindividuo, entro emediante una determinata forma di societ. In questo senso una tautologia dire che lapropriet (lappropriazione) una condizione della produzione. Ma ridicolo saltare daquesto fatto ad una determinata forma della propriet, per esempio alla propriet privata.(Il che per giunta suppone una forma antitetica, Ia non - propriet, anchessa come

    condizione). La storia mostra piuttosto che la propriet comune (per esempio, presso gliindiani, gli slavi, gli antichi celti ecc.) la forma pi originaria, una forma che, nella veste dipropriet comunale, svolge ancora per lungo tempo una funzione importante. La questionese la ricchezza si sviluppi meglio con questa o con quella forma della propriet non quiancora in discussione. Ma, dire che non si possa parlare di una produzione e quindinemmeno di una societ in cui non esista nessuna forma di propriet, una tautologia.Una appropriazione che non si appropri nulla, una contradictio in subjecto.

    ad 2. Protezione dei beni acquisiti ecc. Quando si riducono queste trivialit al loro effettivocontenuto, esse dicono pi di quanto non sappiano i loro predicatori. E cio che ogniforma di produzione genera i suoi peculiari rapporti giuridici, la sua peculiare forma di

    governo ecc. La rozzezza e la genericit stanno proprio nel fatto di porre in una relazionereciproca accidentale cose che sono connesse organicamente, di ridurle cio ad una meraconnessione della riflessione. Gli economisti borghesi vedono soltanto che con la poliziamoderna si pu produrre meglio che, ad esempio, con il diritto del pi forte. Essidimenticano soltanto che anche il diritto del pi forte un diritto, e che il diritto del pi fortecontinua a vivere sotto altra forma anche nel loro Stato di diritto.

    Quando le condizioni sociali corrispondenti ad un determinato livello di produzione sono invia di formazione o sul punto di sparire, compaiono naturalmente disfunzioni dellaproduzione, sia pure di grado e di effetto differenti.

    Per riassumere: esistono determinazioni comuni a tutti i livelli di produzione, che vengono

    fissate dal pensiero come determinazioni generali; ma le cosiddette condizioni generali diogni produzione non sono altro che questi momenti astratti con i quali non viene compresonessun livello storico concreto della produzione.

    1.2 - IL RAPPORTO GENERALE DELLA PRODUZIONE CON LADISTRIBUZIONE, LO SCAMBIO, IL CONSUMO

    Prima di spingersi pi avanti nellanalisi della produzione, occorre considerare le diverserubriche che gli economisti le accludono.

    La prima idea che ci si presenta questa: nella produzione i membri della societadattano (producono, conformano) i prodotti naturali ai bisogni umani; la distribuzionedetermina la proporzione in cui il singolo partecipa di questi prodotti; lo scambio gli offre iprodotti particolari, nei quali egli vuole convertire la quota che gli toccata attraverso ladistribuzione; infine nel consumo, i prodotti diventano oggetti del godimento,dellappropriazione individuale. La produzione produce gli oggetti corrispondenti ai bisogni;la distribuzione li ripartisce secondo leggi sociali; lo scambio ridistribuisce il gi distribuito,

    secondo il bisogno individuale; nel consumo, infine, il prodotto esce fuori da questomovimento sociale, diviene direttamente oggetto e servitore del bisogno individuale e losoddisfa nel godimento. In tal modo, la produzione si presenta come punto di partenza, il

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    consumo come punto finale, la distribuzione e lo scambio come il punto intermedio, ilquale a sua volta duplice, in quanto la distribuzione determinata come il momento cheproviene dalla societ, e lo scambio come il momento che proviene dagli individui. Nellaproduzione la persona si oggettivizza, nella persona loggetto si soggettivizza; nelladistribuzione la societ, sotto forma di disposizioni generali e imperative, si assume la

    mediazione tra la produzione e il consumo; nello scambio, questi vengono mediati dalladeterminatezza accidentale dellindividuo.

    La distribuzione determina la proporzione (quantit) in cui i prodotti toccano allindividuo; loscambio determina il tipo di produzione in cui lindividuo chiede di convertire la quotaassegnategli dalla distribuzione.

    Produzione, distribuzione, scambio, consumo, formano cos un sillogismo in piena regola;la produzione, luniversalit; la distribuzione e lo scambio, la particolarit; il consumo,lindividualit in cui il tutto si conchiude. Ora, questa certamente una connessione, masuperficiale. La produzione determinata da leggi di natura universali; la distribuzionedalla contingenza sociale, ed essa pu pertanto agire in senso pi o meno favorevole sulla

    produzione; lo scambio si situa tra entrambe come movimento sociale formale; e lattofinale del consumo, che inteso non solo come termine finale ma anche come scopofinale, sta propriamente al di fuori delleconomia, tranne nella misura in cui esso reagisce asua volta sul punto di partenza e avvia di nuovo lintero processo.11

    Gli avversari degli economisti politici allinterno o allesterno del loro campo , i qualirinfacciano agli economisti di dissociare barbaramente cose che sono invece connesse, ostanno sul loro stesso terreno o stanno al di sotto di loro. Niente di pi comune cherimproverare agli economisti politici di concepire la produzione troppo esclusivamentecome fine a se stessa, obbiettando che la distribuzione avrebbe unimportanza altrettantogrande. Alla base di questo rimprovero sta proprio la concezione economica che la

    distribuzione vive come una sfera autonoma e indipendente accanto alla produzione.Oppure [rimproverare loro] di non concepire i momenti nella loro unit. Come se questadissociazione fosse passata non dalla realt ai libri, ma viceversa dai libri alla realt, ecome se qui si trattasse di una conciliazione dialettica di concetti anzich dellacomprensione di rapporti reali.

    1.2.1 [ Consumo e produzione]

    a1) La produzione immediatamente anche consumo. Duplice consumo, soggettivo eoggettivo: lindividuo che nel produrre sviluppa le sue capacit, le spende anche, leconsuma nellatto della produzione esattamente come la procreazione naturale unconsumo di energie. In secondo luogo, essa un consumo dei mezzi di produzione, chevengono usati e logorati e, in parte, (come ad esempio nella combustione) dissoltinuovamente negli elementi generali. Consumo, altres, della materia prima, che non restanella sua forma e costituzione naturale, giacch queste vengono distrutte. Latto stesso di

    11 Cfr. p. es. H. STORCH, Cours dconomie politique, ou exposition des principes qui dterminent laprosprit de nations. . des notes explicatives et critiques par J.-B. Say, Paris 1823, 4 volI.; tome I. [Corsodeconomia politica. Con note di G. B. Say, trad. di G. B., Bibl. dellEconomista, serie I, vo 4, Torino 1855,pp. 1-269]. [ Estratti dai primi due tomi in un quaderno non numerato e non datato, redatto ca. aprile-maggio1845 a Bruxelles; cfr. MEGA I/6, p. 615].

    JAMES MILL, Elments dconomie politique, tr. de langlais par J. T. Parisot, Paris 1823. [Elementi dieconomia Politica, BibI. dellEconomista, serie I, voI. 5, Torino 1854, pp. 703 - 820]. [Estratti commentati indue quaderni redatti nellestate 1844 a Parigi; cfr MEGA I/3 pp. 520.550].

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    produzione perci in tutti i suoi momenti anche un atto di consumo. Ma questo glieconomisti lo concedono. La produzione come immediatamente identica con il consumo, ilconsumo come immediatamente coincidente con la produzione, essi lo chiamanoconsumo produttivo. Questa identit di produzione e consumo perviene al principio diSpinoza: determinatio est negatio.

    Ma questa definizione di consumo produttivo viene formulata appunto al solo scopo diseparare il consumo che identico alla produzione dal consumo propriamente detto, ilquale concepito piuttosto come lantitesi distruttiva della produzione. Esaminiamo quindiil consumo vero e proprio.

    Il consumo immediatamente anche produzione, cos come nella natura il consumo deglielementi e delle sostanze chimiche produzione della pianta. Che nellalimentazione peresempio, che una forma di consumo, luomo produca il proprio corpo, chiaro. Ma civale egualmente per ogni altro tipo di consumo, che in un modo o nellaltro finisce colprodurre luomo. Si tratta di una produzione consumatrice. Ma, dice leconomia, questaproduzione che identica al consumo una seconda produzione, derivante dalla

    distruzione del primo prodotto. Nella prima il produttore si reificava, nella seconda la cosada lui creata si personifica. Quindi, questa produzione consumatrice bench sia unaunit immediata di produzione e consumo essenzialmente diversa dalla produzionevera e propria. Lunit immediata, in cui la produzione coincide con il consumo e ilconsumo con la produzione, lascia sussistere la loro immediata dualit.

    La produzione dunque immediatamente consumo, il consumo immediatamenteproduzione. Ciascuno immediatamente il suo contrario. Al tempo stesso, tuttavia, tra idue si svolge un movimento di mediazione. La produzione media il consumo, di cui crea ilmateriale e al quale senza di essa mancherebbe loggetto. Ma il consumo media a suavolta la produzione, in quanto solo esso procura ai prodotti il soggetto per il quale essi

    sono dei prodotti. Il prodotto riceve il suo ultimo finish [perfezionamento] soltanto nelconsumo. Una ferrovia sulla quale non si viaggi e che quindi non si logori e non vengaconsumata, soltanto una ferrovia in potenza, non in realt. Senza produzione non vconsumo; ma non v nemmeno una produzione senza consumo, altrimenti laproduzione sarebbe senza scopo. Il consumo, produce la produzione in duplice modo:

    1) in quanto solo nel consumo il prodotto diviene un prodotto effettivo. Per esempio, unvestito non diviene realmente un vestito che per latto di portarlo; una casa che non abitata, non in effetti una vera casa; il prodotto, quindi, a differenza del semplice oggettonaturale, si afferma, diviene prodotto soltanto nel consumo. Dissolvendo il prodotto, ilconsumo gli d veramente il finishing stroke [lultima rifinitura]; giacch il prodotto laproduzione non soltanto a come attivit oggettivata, ma pure come oggetto per il soggettoattivo;

    2) in quanto il consumo crea il bisogno di una nuova produzione e quindi quel motivoideale che lo stimolo interno della produzione e il suo presupposto. Il consumo crea lapropensione alla produzione; esso crea anche loggetto, che determina finalisticamente laproduzione. Se chiaro che la produzione offre esteriormente loggetto del consumo, perci altrettanto chiaro che il consumo pone idealmente loggetto della produzione, comeimmagine interiore, come bisogno, come propensione e come scopo. Esso crea gli oggettidella produzione in una forma ancora soggettiva. Senza bisogno non vi produzione. Mail consumo riproduce il bisogno.

    A ci corrisponde da parte della produzione che essa: 1) fornisce al consumo il materiale,loggetto. Un consumo senza oggetto non un consumo; per questo verso, quindi, laproduzione crea, produce il consumo. 2) Ma non soltanto loggetto che la produzioneprocura al consumo. Essa d anche al consumo la sua determinatezza, il suo carattere, il

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    suo finish. Allo stesso modo che il consumo dava al prodotto il suo finish come prodotto, laproduzione d il suo finish al consumo. Insomma, loggetto non un oggetto in generale,ma un oggetto determinato, che deve essere consumato in un modo determinato, in unmodo che a sua volta devessere mediato dalla produzione stessa. La fame fame, ma lafame che si soddisfa con carne cotta, mangiata con coltello e forchetta, una fame

    diversa da quella che divora carne cruda, aiutandosi con mani, unghie e denti. Non soltanto loggetto del consumo dunque ad essere prodotto dalla produzione, ma anche ilmodo di consumarlo, non solo oggettivamente, ma anche soggettivamente. La produzionecrea quindi il consumatore. 3) La produzione fornisce non solo un materiale al bisogno, maanche un bisogno al materiale. Quando il consumo emerge dalla sua immediatezza e dallasua prima rozzezza naturale e lattardarsi in questa fase sarebbe ancora il risultato diuna produzione imprigionata nella rozzezza naturale esso stesso come propensione mediato dalloggetto. Il bisogno che esso ne avverte creato dalla percezione delloggettostesso. Loggetto artistico e allo stesso modo qualsiasi altro prodotto crea unpubblico sensibile allarte e capace di godimento estetico. La produzione produce percinon soltanto un oggetto per il soggetto, ma anche un soggetto per loggetto. La produzione

    produce quindi il consumo 1) creandogli il materiale; 2) determinando il modo di consumo;3) producendo come bisogno nel consumatore i prodotti che essa ha originariamentecreato come oggetti. Essa produce perci loggetto del consumo, il modo di consumo e lapropensione al consumo. Allo stesso modo, il consumo produce la disposizione delproduttore, sollecitandolo in veste di bisogno che d una finalit alla produzione.

    Lidentit tra consumo e produzione presenta quindi tre aspetti:

    1) Identit immediata: la produzione consumo; il consumo produzione. Produzioneconsumatrice. Consumo produttivo. Gli economisti chiamano luno e laltra consumoproduttivo. Ma essi fanno una ulteriore distinzione. La prima, figura come riproduzione; ilsecondo, come consumo produttivo. Tutte le ricerche sulla prima sono quelle relative al

    lavoro produttivo o improduttivo; quelle sul secondo, al consumo produttivo o nonproduttivo.

    2) Ciascuno dei due termini si presenta come mezzo dellaltro; mediato dallaltro; ciche viene detta la loro reciproca dipendenza, ossia un movimento attraverso il quale essivengono posti in rapporto reciproco e si presentano come reciprocamente indispensabili,ma rimangono tuttavia ancora esterni luno allaltro. La produzione crea il materiale comeoggetto esterno per il consumo; il consumo crea il bisogno come oggetto interno, comescopo per la produzione. Senza produzione, niente consumo; senza consumo, nienteproduzione. Ci figura nelleconomia sotto molte forme.

    3) La produzione non soltanto immediatamente consumo, n il consumoimmediatamente produzione; n la produzione soltanto mezzo per il consumo e ilconsumo scopo per la produzione, s che ciascuno dei due termini fornisce allaltro il suooggetto, la produzione loggetto esterno al consumo, il consumo loggetto ideale allaproduzione; bens ciascuno di essi oltre ad essere immediatamente laltro e il mediatoredellaltro realizzandosi crea laltro, si realizza come laltro. Il consumo rendedefinitivamente esecutivo latto di produzione, portando a compimento il prodotto comeprodotto, dissolvendolo, consumandone la forma oggettiva autonoma; facendo maturare edivenire abilit, mediante il bisogno della ripetizione, la disposizione sviluppata nel primoatto di produzione; esso non quindi soltanto latto conclusivo in virt del quale il prodottodiviene prodotto, ma anche latto in virt del quale il produttore diviene produttore. Daltra

    parte, la produzione produce il consumo, creando il modo determinato di consumo e, poi,creando lo stimolo al consumo, la capacit stessa di consumare sotto forma di bisogno.

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    Questultima identit definita al punto 3) viene interpretata in molti modi nelleconomia inrelazione al rapporto tra domanda e offerta, tra oggetti e bisogni, tra bisogni creati dallasociet e bisogni naturali.

    Niente di pi semplice a questo punto, per un hegeliano, che identificare produzione econsumo. E ci accaduto non solo per opera dei bellettristi socialisti, ma perfino dieconomisti prosaici, come ad esempio Say, nella forma seguente: se si considera unpopolo o anche lumanit in abstracto, la sua produzione si identificherebbe col consumo.Storch ha contestato a Say la sua falsa interpretazione, facendogli osservare che unpopolo ad esempio non consuma puramente il suo prodotto ma crea anche mezzi diproduzione ecc., il capitale fisso ecc.12. Per di pi, considerare la societ come un unicosoggetto, significa considerarla in modo falso, speculativo. In un soggetto produzione econsumo si presentano come momenti di un solo atto. Ma la cosa pi importante damettere in rilievo che produzione e consumo, considerati come attivit di un soggetto odi pi individui, si presentano in ogni caso come momenti di un processo in cui laproduzione leffettivo punto di partenza e perci anche il momento egemonico. Il

    consumo come necessit, come bisogno, esso stesso un momento interno dellattivitproduttiva. Ma questultima il punto di partenza della realizzazione e, quindi, anche il suomomento egemonico, latto nel quale lintero processo riprende il suo andamento.Lindividuo produce un oggetto, e consumandolo, fa di nuovo ritorno a se stesso, ma comeindividuo produttivo e che riproduce se stesso. Il consumo si presenta quindi come unmomento della produzione.

    Nella societ, invece, la relazione tra il produttore e il prodotto, quando questultimo terminato, una relazione esteriore, e il ritorno del prodotto al soggetto dipende dallerelazioni in cui questi si trova con altri individui. Egli non se ne impossessaimmediatamente. Inoltre, quando egli produce nella societ, lappropriazione immediatadel prodotto non il suo scopo. Tra il produttore e i prodotti sinterpone la distribuzione

    che, in base a leggi sociali, determina quale quota della massa dei prodotti spetti alproduttore, venendo a interporsi cos tra produzione e consumo.

    Ma la distribuzione sta come sfera autonoma accanto alla produzione e al di fuori di essa?

    1.2.2 - [Distribuzione e produzione]

    b1) Quando si esaminano gli ordinari trattati di economia, ci che colpisce in primo luogo il fatto che tutto vi posto in duplice modo. Per esempio nella distribuzione figuranorendita fondiaria, salario, interesse e profitto, mentre nella produzione terra, lavoro,capitale, figurano come agenti della produzione. Ora, per quanto concerne il capitale, evidente gi a prima vista che esso posto in modo duplice, 1) come agente diproduzione; 2) come fonte di reddito: in quanto cio determina determinate forme delladistribuzione. Interesse e profitto perci figurano anche come tali nella produzione, inquanto sono forme in cui il capitale aumenta e si accresce, e sono quindi momenti dellasua produzione stessa. Interesse e profitto come forme di distribuzione presuppongono ilcapitale come agente di produzione. Sono modi di distribuzione il cui presupposto il

    12 Cfr. E. STORCH, Considrations sur la nature du revenue national, Paris 1824, pp. 144-159.

    [Considerazioni sulla natura del reddito nazionale, appendice al Corso deconomia politica ., pp. 860-868].[Estratti, in un quaderno non datato e non numerato, ma redatto ca, maggio- giugno 1845 a Bruxelles]. Siallude qui alla smentita di Storch allinterpretazione delle proprie tesi fornita da Say nella sua edizionecommentata del Cours dconomie politique, e da lui pubblicata a Parigi nel 1823 allinsaputa dellautore.

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    capitale come agente di produzione. Essi sono anche dei modi di riproduzione delcapitale.

    Il salario , parimenti, il lavoro salariato considerato sotto unaltra rubrica: il caratteredeterminato che ha qui il lavoro come agente di produzione, figura l comedeterminazione della distribuzione. Se il lavoro non fosse determinato come lavorosalariato, il modo in cui esso partecipa ai prodotti non si presenterebbe nella forma disalario, come avviene per esempio nella schiavit. Infine, la rendita fondiaria, tanto perprendere subito la forma pi sviluppata della distribuzione in cui la propriet fondiariapartecipa dei prodotti, presuppone la grande propriet terriera (propriamente la grandeagricoltura) come agente di produzione e non la terra pura e semplice, cos come il salarionon presuppone il lavoro puro e semplice. I rapporti e i modi di distribuzione figuranoperci solo come il rovescio degli agenti di produzione. Un individuo che prende parte allaproduzione nella forma del lavoro salariato, partecipa ai prodotti, ai risultati dellaproduzione, nella forma del salario. La struttura della distribuzione interamentedeterminata dalla struttura della produzione. La distribuzione essa stessa un prodotto

    della produzione, non solo per quanto riguarda loggetto, e cio nel senso che solo irisultati della produzione possono essere distribuiti, ma anche per quanto concerne laforma, e cio nel senso che il modo determinato in cui si partecipa alla produzionedetermina le forme particolari della distribuzione, la forma in cui si partecipa alladistribuzione. assolutamente illusorio porre la terra nella produzione, la rendita fondiarianella distribuzione ecc.

    Economisti come Ricardo ai quali si rimprovera pi di ogni altra cosa di badare solo allaproduzione, hanno fatto della distribuzione13 loggetto esclusivo delleconomia, proprioperch essi concepivano istintivamente le forme della distribuzione come lespressione pideterminata in cui si fissano gli agenti di produzione in una data societ.

    Rispetto al singolo individuo, la distribuzione si presenta naturalmente come una leggesociale che condiziona la sua posizione nella produzione allinterno della quale essoproduce, e che precede quindi la produzione. Allorigine, lindividuo non possiede alcuncapitale, alcuna propriet fondiaria. Fin dalla nascita esso assegnato al lavoro salariatodalla distribuzione sociale. Ma questa assegnazione essa stessa il risultato del fatto cheil capitale, che la propriet fondiaria, esistono come agenti di produzione autonomi.

    A considerare intere societ, la distribuzione sembra, da un altro punto di vista ancora,precedere la produzione e determinarla, come, per cos dire, un factpre economico. Unpopolo conquistatore divide il paese tra i conquistatori ed impone cos una determinataripartizione e forma della propriet fondiaria: esso determina perci la produzione. Oppuretrasforma i vinti in schiavi e pone cos il lavoro schiavistico alla base della produzione.Ovvero, mediante una rivoluzione, un popolo fraziona la grande propriet fondiaria e lariduce in parcelle, dando con questa nuova distribuzione un nuovo carattere allaproduzione. Oppure la legislazione perpetua la propriet fondiaria tra certe famiglie osuddivide il lavoro come un privilegio ereditario e lo fissa cos in forma di caste. In tuttiquesti casi, e sono tutti storici, non la distribuzione che sembra determinata dallaproduzione, ma al contrario la produzione che sembra strutturata e determinata dalladistribuzione.

    Secondo la concezione pi superficiale, la distribuzione si presenta come distribuzione deiprodotti e quindi essa ben lontana dalla produzione e quasi autonoma rispetto ad essa.Ma, prima di essere distribuzione dei prodotti, la distribuzione : 1) distribuzione degli

    strumenti di produzione e 2) il che unulteriore determinazione dello stesso rapporto

    13 Cfr. D. RICARDO, On the Principles ecc., cit., p. III [ Principi, p. 3].

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    distribuzione dei membri della societ tra i differenti generi di produzione. (Sussunzionedegli individui sotto rapporti di produzione determinati). La distribuzione dei prodotti non evidentemente che un risultato di questa distribuzione che compresa nel processo diproduzione stesso e che determina la struttura della produzione. Considerare laproduzione prescindendo da questa distribuzione che essa racchiude in s,

    evidentemente una vuota astrazione, mentre al contrario la distribuzione dei prodotti data automaticamente con questa distribuzione che costituisce originariamente unmomento della produzione. Ricardo, il cui problema era di capire la produzione modernanella sua struttura sociale determinata, e che leconomista della produzione parexcellence, considera proprio per questo non la produzione, ma la distribuzione come ilvero e proprio tema delleconomia moderna. Risulta qui, di nuovo, linsulsaggine deglieconomisti che trattano la produzione come una verit eterna, relegando la storia nelcampo della distribuzione.

    Stabilire quale rapporto esiste tra questa distribuzione che determina la produzione e lastessa produzione, evidentemente una questione che ricade allinterno della produzione

    stessa. Se si dovesse poi sostenere che, poich la produzione deve partire da una certadistribuzione degli strumenti di produzione, almeno in questo senso la distribuzioneprecede la produzione, e ne il presupposto, potremo rispondere che la produzione ha ineffetti le sue condizioni e i suoi presupposti, che ne costituiscono i momenti. Questiallinizio possono anche presentarsi come momenti di origine naturale. Ma attraverso ilprocesso di produzione stesso essi vengono trasformati da momenti naturali in momentistorici, e se per un periodo si presentano come presupposto naturale della produzione, perun altro essi ne sono stati un risultato storico. Allinterno della produzione stessa, essivengono continuamente modificati. Limpiego delle macchine, per esempio, ha modificatola distribuzione tanto degli strumenti di produzione quanto dei prodotti. La stessa grandepropriet fondiaria moderna il risultato tanto del commercio e dellindustria moderni,

    quanto dellapplicazione di questultima allagricoltura,Le questioni sollevate sopra si riducono tutte in ultima istanza al modo in cui le condizionistoriche generali incidono sulla produzione e al rapporto che questa ha con il movimentostorico in genere. La questione rientra evidentemente nella discussione e nellanalisi dellaproduzione stessa.

    Tuttavia, nella forma triviale in cui esse sono state poste sopra ugualmente possibilesbrigarsene in breve. In tutte le conquiste vi sono tre possibilit. Il popolo conquistatoresottomette il popolo vinto al proprio modo di produzione (ad esempio, gli inglesi in Irlandain questo secolo e, in parte, nellIndia); oppure lascia sussistere lantico modo diproduzione e si accontenta di tributi (ad esempio, i turchi e i romani); oppure, infine, si

    determina unazione reciproca da cui nasce qualcosa di nuovo, una sintesi (in parte nelleconquiste germaniche). In tutti i casi il modo di produzione sia esso quello dal popoloconquistatore, o quello del paese conquistato, oppure quello risultante dalla fusione dientrambi che determinante per la nuova distribuzione che subentra. Benchquestultima si presenti come un presupposto per la nuova epoca della produzione, essastessa, a sua volta, un prodotto della produzione, non soltanto della produzione storica ingenerale ma della produzione storica determinata.

    I mongoli, per esempio, devastando la Russia, agivano in modo conforme alla loroproduzione, la pastorizia, per la quale una condizione fondamentale costituitadallesistenza di grandi distese inabitate. I barbari germanici, per i quali la produzione

    tradizionale era la coltivazione dei campi ad opera di servi e una vita isolata nellacampagna, poterono sottomettere tanto pi facilmente le province romane a questecondizioni, in quanto la concentrazione della propriet terriera che si era avuta in questeultime aveva gia completamente demolito gli antichi rapporti nellagricoltura.

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    una nozione tradizionale che in certi periodi si sia vissuto soltanto di rapina. Ma, perpoter rubare, deve esserci qualcosa da rubare, e quindi produzione. Il tipo di rapina essostesso determinato a sua volta dal tipo di produzione. Una stock-jobbingnation [nazione dispeculatori di Borsa] per esempio, non pu essere rapinata allo stesso modo di unanazione di vaccari.

    Quando si ruba lo schiavo, si ruba direttamente lo strumento di produzione: Ma alloraoccorre che la produzione del paese a favore del quale si compiuta la rapina, siaorganizzata in modo da permettere il lavoro schiavistico, oppure (come nel Sud-Americaecc.) che si crei un modo di produzione adatto allo schiavo.

    Le leggi possono perpetuare tra certe famiglie uno strumento di produzione, per esempiola terra. Queste leggi acquistano un significato economico solo l dove la grande proprietfondiaria in armonia con la produzione sociale, come per esempio in Inghilterra. InFrancia invece, dove si praticava la piccola agricoltura nonostante la grande proprietterriera, questultima fu frantumata dalla Rivoluzione. Ma se, per esempio, il frazionamentodella terra viene perpetuato per mezzo di leggi? Nonostante queste leggi, la propriet si

    concentra di nuovo. Linfluenza delle leggi sulla conservazione di rapporti di distribuzionee, quindi, la loro incidenza sulla produzione, va determinata in maniera particolareggiata.

    1.2.3 - c1)INFINE, SCAMBIO E CIRCOLAZIONE [ Scambio e produzione]

    La circolazione stessa solo un momento determinato dello scambio, ovvero lo scambioconsiderato nella sua totalit.

    Se vero che lo scambio soltanto un momento mediatore tra la produzione e ladistribuzione che essa determina, da un lato, e il consumo dallaltro; e se vero che il

    consumo stesso si presenta, daltro canto, come un momento della produzione, anche loscambio evidentemente compreso in questa ultima come un suo momento.

    chiaro in primo luogo che lo scambio di attivit e di capacit, che avviene nellaproduzione stessa, appartiene ad essa direttamente e ne costituisce un coefficienteessenziale. La stessa cosa vale, in secondo luogo, per lo scambio dei prodotti, nellamisura in cui questo scambio un mezzo per approntare il prodotto finito, il prodottodestinato al consumo immediato. In questo senso, lo scambio stesso un atto inclusonella produzione. In terzo luogo, il cosiddetto exchange tra dealers e dealers14 tanto, dalpunto di vista della sua organizzazione, interamente determinato dalla produzione, quanto esso stesso unattivit produttiva. Lo scambio si presenta indipendentemente a fianco

    della produzione e indifferente ad essa solo nellultimo stadio, in cui il prodotto vienescambiato immediatamente per il consumo. Ma 1) non esiste scambio senza divisione dellavoro, sia questa una divisione naturale o gi un risultato storico; 2) lo scambio privatopresuppone la produzione privata; 3) lintensit dello scambio, cos come la suaestensione e il suo genere, sono determinati dallo sviluppo e dalla articolazione dellaproduzione. Per esempio, lo scambio tra citt e campagna; lo scambio nella campagna,nella citt ecc. Lo scambio si presenta cos, in tutti i suoi momenti, o direttamente inclusonella produzione, o determinato da essa.

    Il risultato al quale perveniamo non che produzione, distribuzione, scambio,consumo, siano identici, ma che essi rappresentano tutti delle articolazioni di unatotalit, differenze di una unit. La produzione assume legemonia tanto su se stessa,

    14 Cfr. A. SMITH,An Inquiry ecc., cit. vol. 1 pp. 327-330 [ricchezza delle nazioni, pp. 290-292].

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    nella sua determinazione antitetica quanto sugli altri momenti. Da essa il processoricomincia sempre di nuovo. Che lo scambio e il consumo non possano essere elementiegemonici cosa che si comprende da s. Altrettanto si dica della distribuzione in quantodistribuzione di prodotti. Ma come distribuzione degli agenti della produzione essastessa un momento della produzione. Una produzione determinata determina quindi un

    consumo, una distribuzione, uno scambio determinati, nonch i determinati rapportireciproci tra questi diversi momenti. Indubbiamente anche la produzione, nella sua formaunilaterale, da parte sua determinata dagli altri momenti. Quando per esempio ilmercato, e cio la sfera dello scambio, si estende, la produzione cresce estensivamente esi articola intensivamente. Se muta la distribuzione, la produzione si modifica; peresempio, quando si verifica una concentrazione del capitale, una diversa distribuzionedella popolazione tra citt e campagna ecc. Infine, i bisogni del consumo determinano laproduzione. Tra i diversi momenti si esercita unazione reciproca. E questo avviene in ogniinsieme organico.

    1.3. - IL METODO DELLECONOMIA POLITICA

    Quando consideriamo un dato paese dal punto di vista economico-politico, noicominciamo con la sua popolazione, con la divisione di questa in classi, la citt, lacampagna, il mare, le diverse branche di produzione, esportazione e importazione,produzione e consumo annui, prezzi delle merci ecc.

    Sembra corretto cominciare con il reale ed il concreto, con leffettivo presupposto; quindi,per esempio, nelleconomia, con la popolazione, che la base e il soggetto dellintero attosociale di produzione. Ma, ad un pi attento esame ci si rivela falso. La popolazione unastrazione, se tralascio ad esempio le classi di cui si compone. E le classi a loro voltasono una parola priva di senso, se non conosco gli elementi sui cui esse si fondano, peresempio, lavoro salariato, capitale ecc. E questi presuppongono scambio, divisione dellavoro, prezzi ecc. Il capitale, per esempio, non significa nulla senza il lavoro salariato,senza il valore, il denaro, il prezzo ecc. Se cominciassi quindi con la popolazione avrei unarappresentazione caotica dellinsieme e, precisando pi da vicino, perverrei via viaanaliticamente a concetti pi semplici; dal concreto rappresentato, ad astrazioni semprepi sottili, fino a giungere alle determinazioni pi semplici. Da qui si tratterebbe poi diintraprendere di nuovo il viaggio allindietro, fino ad arrivare finalmente di nuovo allapopolazione, ma questa volta non come a una caotica rappresentazione di un insieme,bens come a una totalit ricca, fatta di molte determinazioni e relazioni. La prima via quella che ha preso leconomia politica storicamente dal suo nascere. Gli economisti delXVII secolo, per esempio, cominciano sempre dallinsieme vivente, dalla popolazione, lanazione, lo Stato, pi Stati ecc.; ma finiscono sempre col trovare per via danalisi, alcunerelazioni determinanti generali, astratte, come la divisione del lavoro, il denaro, il valoreecc. Non appena questi singoli momenti furono pi o meno fissati e astratti, cominciarono isistemi economici che dal semplice come lavoro, divisione del lavoro, bisogno, valore discambio salivano fino allo Stato, allo scambio tra le nazioni e al mercato mondiale.

    Questultimo , chiaramente, il metodo scientificamente corretto. Il concreto concretoperch sintesi di molte determinazioni, quindi unit del molteplice. Per questo nel pensiero esso si presenta come processo di sintesi, come risultato e non comepunto di partenza, sebbene esso sia il punto di partenza effettivo e perci anche il

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    punto di partenza dellintuizione e della rappresentazione. Per la prima via, larappresentazione concreta si volatilizzata in una astratta determinazione; per laseconda, le determinazioni astratte conducono alla riproduzione del concreto nelcammino del pensiero. per questo che Hegel cadde nellillusione di concepire ilreale come risultato del pensiero, che si riassume e si approfondisce in se stesso, e

    si muove spontaneamente, mentre il metodo di salire dallastratto al concreto soloil modo, per il pensiero, di appropriarsi il concreto, di riprodurlo come qualcosa dispiritualmente concreto. Ma mai e poi mai il processo di formazione del concretostesso. La pi semplice categoria economica, come per esempio il valore di scambio,presuppone la popolazione, una popolazione che produce entro rapporti determinati, edanche un certo genere di sistema familiare o comunitario o politico ecc. Esso non puesistere altro che come relazione astratta unilaterale di una totalit vivente e concreta gidata. Come categoria, al contrario, il valore di scambio mena unesistenza antidiluviana.Per la coscienza e la coscienza filosofica cos fatta, che per essa il pensiero pensante luomo reale, e quindi il mondo pensato , in quanto tale, la sola realt il movimentodelle categorie si presenta quindi come leffettivo atto di produzione (che ahim, riceve

    soltanto un impulso dal di fuori) il cui risultato il mondo; e ci esatto nella misura in cui ma qui abbiamo di nuovo una tautologia la totalit concreta, come totalit delpensiero, come un concreto del pensiero, in factun prodotto del pensare, del concepire;ma mai del concetto che genera se stesso e pensa al di fuori e al di sopra dellintuizione edella rappresentazione, bens dellelaborazione in concetti dellintuizione e dellarappresentazione. La totalit come essa si presenta nella mente quale totalit delpensiero, un prodotto della mente che pensa, la quale si appropria il mondo nellasola maniera che gli possibile, maniera che diversa dalla maniera artistica,religiosa e pratico-spirituale di appropriarsi il mondo. Il soggetto reale rimane, siaprima che dopo, saldo nella sua autonomia fuori della mente; fino a che, almeno, la mentesi comporta solo speculativamente, solo teoricamente. Anche nel metodo teorico, perci, la societ deve essere sempre presente alla rappresentazione comepresupposto.

    Ma queste categorie semplici non hanno anche una esistenza storica o naturaleindipendente, prima delle categorie pi concrete? a dpend. Per esempio Hegelcomincia giustamente la filosofia del diritto con il possesso15 come la pi semplicerelazione giuridica del soggetto. Ma non esiste possesso alcuno prima della famiglia o deirapporti di signoria e servit, che sono rapporti pi concreti. Al contrario, sarebbe giustodire che esistono famiglie, trib, che ancora posseggono soltanto, ma non hanno propriet. La categoria pi semplice si presenta, dunque, come rapporto di semplici comunit difamiglie o di trib rispetto alla propriet. In una societ pi progredita essa si presenta

    come un rapporto pi semplice di una organizzazione sviluppata. Ma il sostrato piconcreto, la cui relazione il possesso, sempre presupposto. Ci si pu immaginare unselvaggio isolato che sia possessore. Ma allora il possesso non un rapporto giuridico. inesatto che il possesso si evolva storicamente a famiglia. Anzi, esso presuppone semprequesta categoria giuridica pi concreta16. Tuttavia, resterebbe sempre il fatto che lecategorie semplici sono espressioni di rapporti in cui il concreto meno sviluppato puessersi realizzato, senza aver ancora creato il rapporto o la relazione pi complessa che espressa idealmente nella categoria pi concreta; mentre il concreto pi sviluppatoconserva quella stessa categoria come un rapporto subordinato. Il denaro pu esistere ed storicamente esistito prima che esistessero il capitale, le banche, il lavoro salariato ecc.

    15 Cfr. HEGEL, Filosofia del diritto, 4016 Cfr. HEGEL, Filosofia del diritto, 32 e 33.

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    In questo senso si pu quindi dire che la categoria pi semplice pu esprimere i rapportipredominanti di un insieme meno sviluppato oppure i rapporti subordinati di un insieme pisviluppato; rapporti che storicamente esistevano gi prima che linsieme si sviluppassenella direzione che espressa in una categoria pi concreta. In questo senso, il camminodel pensiero astratto, che sale dal pi semplice al complesso, corrisponderebbe al

    processo storico reale.Daltra parte si pu dire che si danno forme di societ molto sviluppate, e tuttaviastoricamente immature, in cui si trovano le forme pi alte delleconomia per esempiocooperazione, sviluppata divisione del lavoro ecc. senza che esista affatto denaro,come ad esempio nel Per17. Anche nelle comunit slave il denaro e lo scambio che locondiziona, mentre non compaiono affatto o poco allinterno delle singole comunit,compaiono invece ai loro confini, nei traffici con le altre comunit: sicch in generale errato porre lo scambio allinterno delle comunit come lelemento costitutivo originario.Allinizio esso compare invece nelle relazioni delle diverse comunit tra di loro piuttostoche in quelle tra i membri di una sola e medesima comunit. Inoltre: bench il denaro

    svolga una funzione importante molto presto e in tutti i sensi, tuttavia, come elementodominante, esso appartiene nellantichit solo a nazioni caratterizzatesi in modounilaterale, a nazioni commerciali. E perfino presso i popoli pi evoluti dellantichit,presso i greci e i romani, il suo completo sviluppo che nella moderna societ borghesecostituisce una premessa si manifesta solo nel periodo della dissoluzione. Questacategoria del tutto semplice non compare, dunque, storicamente nella sua piena intensitse non nelle condizioni pi sviluppate della societ. E mai permeando tutti i rapportieconomici. Per esempio nellimpero romano, nel momento del suo maggiore sviluppo, labase rimase limposta e la prestazione in natura. Il sistema monetario, in sostanza, erasviluppato completamente solo nellesercito, e non invest neppure tutta la sfera del lavoro.Quindi, bench la categoria pi semplice possa essere esistita storicamente prima di

    quella pi concreta essa pu appartenere nel suo pieno sviluppo intensivo e estensivosolo ad una forma sociale complessa, mentre la categoria pi concreta era gi pienamentesviluppata in un forma sociale meno evoluta.

    Il lavoro sembra una categoria del tutto semplice. Anche la rappresentazione del lavoronella sua generalit come lavoro in generale molto antica. E tuttavia, considerato inquesta semplicit dal punto di vista economico, lavoro una categoria tanto modernaquanto lo sono i rapporti che producono questa semplice astrazione. Il bullionismo, peresempio, pone la ricchezza in modo ancor completamente oggettivo, come cosa fuori dis, nel denaro. Rispetto a questo punto di vista fu un grande progresso quando il sistemamanifatturiero o commerciale trasfer la fonte della ricchezza dalloggetto allattivitsoggettiva, al lavoro commerciale o manifatturiero, ma anchesso concepiva ancorasempre questa attivit nellaspetto limitato di unattivit produttrice di denaro. A questosistema si contrappose il sistema fisiocratico, che pone come creatrice della ricchezza unadeterminata forma del lavoro lagricoltura e concepisce loggetto stesso non pi sottoil travestimento del denaro, ma come prodotto in generale, come risultato generale dellavoro; anche se questo prodotto, conformemente al carattere limitato dellattivit, ancorsempre un prodotto determinato dalla natura, un prodotto agricolo, un prodotto della terrapar excellence.

    Un enorme progresso comp Adam Smith, rigettando ogni carattere determinatodellattivit produttrice di ricchezza e considerandola lavoro senzaltro: non lavoromanifatturiero, n commerciale, n agricolo, ma tanto luno quanto laltro. Con lastratta

    17 Cfr. W. PRESCOTT, History of the Conquest of Peru, vol. I, London 1850, libro primo [Estratti, nelquaderno londinese XIV]

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    generalit dellattivit produttrice di ricchezza, noi abbiamo ora anche la generalitdelloggetto definito come ricchezza, e cio il prodotto in generale o, ancora una volta,lavoro in generale, ma come lavoro passato, oggettivato. Quanto questo passaggio siastato difficile e di grande portata risulta dal fatto che Adam Smith stesso ricade di nuovo, avolte, nel sistema fisiocratico. Ora, potrebbe sembrare che cos si sia trovata soltanto

    lespressione astratta per la pi semplice e antica relazione in cui gli uomini compaionocome produttori, qualunque sia la forma della loro societ. E questo in un senso giusto,in un altro no. Lindifferenza verso un genere determinato di lavoro presuppone una totalitmolto sviluppata di generi reali di lavoro, nessuno dei quali domini pi sullinsieme. Cos, leastrazioni pi generali sorgono solo dove si d il pi ricco sviluppo concreto, dove una solacaratteristica appare comune a un gran numero, a una totalit di elementi. Allora, essacessa di poter essere pensata soltanto in una forma particolare. Daltra parte, questaastrazione del lavoro in generale non soltanto il risultato mentale di una concreta totalitdi lavori. Lindifferenza verso il lavoro determinato corrisponde a una forma di societ incui gli individui passano con facilit da un lavoro ad un altro ed in cui il genere determinatodel lavoro per essi fortuito e quindi indifferente. Il lavoro qui divenuto non solo nella

    categoria, ma anche nella realt, il mezzo per creare la ricchezza in generale, e, comedeterminazione, esso ha cessato di concrescere con gli individui in una dimensioneparticolare. Un tale stato di cose sviluppato al massimo nella forma desistenza pimoderna delle societ borghesi, gli Stati Uniti. Qui, dunque, la astrazione della categorialavoro, il lavoro in generale, il lavoro sans phrase, che il punto di partenzadelleconomia moderna, diviene per la prima volta praticamente vera. Cos lastrazione pisemplice che leconomia moderna pone al vertice e che esprime una relazioneantichissima e valida per tutte le forme di societ, si presenta tuttavia praticamente vera inquesta astrazione solo come categoria della societ moderna. Si potrebbe dire che ci chenegli Stati Uniti si presenta come un prodotto storico questa indifferenza verso unlavoro determinato nei russi per esempio si presenta come una disposizione naturale.Ma, prima di tutto, c una maledetta differenza se dei barbari hanno disposizione adessere utilizzati per tutto, o se degli esseri inciviliti si applicano essi stessi a tutto. E poi,presso i russi, a questa indifferenza verso il carattere determinato del lavoro corrispondepraticamente il fatto che essi sono tradizionalmente legati a un lavoro del tutto determinatoda quale vengono strappati solo ad opera di influenze esterne.

    Lesempio del lavoro mostra in modo evidente che anche le categorie pi astratte,sebbene siano valide proprio a causa della loro natura astratta per tutte le epoche,sono tuttavia, in ci che vi di determinato in questa astrazione, il prodotto di condizionistoriche e posseggono la loro piena validit solo per ed entro queste condizioni.

    La societ borghese la pi complessa e sviluppata organizzazione storica dellaproduzione. Le categorie che esprimono i suoi rapporti e che fanno comprendere la suastruttura, permettono quindi di penetrare al tempo stesso nella struttura e nei rapporti diproduzione di tutte le forme di societ passate, sulle cui rovine e con i cui elementi essa si costruita, e di cui si trascinano in essa ancora residui parzialmente non superati, mentreci che in quelle era appena accennato si sviluppato in tutto il suo significato ecc. Lanatomia delluomo una chiave per lanatomia della scimmia. Invece, ci che nellespecie animali inferiori accenna a qualcosa di superiore pu essere compreso solo se laforma superiore gi conosciuta. Leconomia borghese fornisce cos la chiave perleconomia antica ecc.Ma non certamente al modo degli economisti, che cancellano tuttele differenze storiche e in tutte le forme di societ vedono la societ borghese. Si possono

    comprendere tributi, decime ecc., quando si conosce la rendita fondiaria. Ma non bisognaidentificare questa con quelli. Poich inoltre la stessa societ borghese non altro cheuna forma antagonistica dello sviluppo, certi rapporti delle forme sociali anteriori si

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    possono rinvenire spesso in essa solo del tutto atrofizzati o travestiti, come per esempio lapropriet comunale. Se quindi vero che le categorie delleconomia borghese sono valideanche per le altre forme di societ, ci va preso cum grano salis. Esse possono contenerequelle forme in modo sviluppato, atrofizzato, caricato ecc. e sempre con la differenzaessenziale. La cosiddetta evoluzione storica si fonda in generale sul fatto che lultima

    forma considera le precedenti come semplici gradini che portano a se stessa, e poich raramente, e solo in certe determinate condizioni, capace di criticare se stessa non si faqui parola naturalmente di quei tali periodi storici che appaiono a se stessi come epoche didecadenza , le concepisce sempre unilateralmente. La religione cristiana divenutacapace di contribuire alla comprensione obiettiva delle passate mitologie solo quando lasua autocritica fu in un certo grado, e per cos dire [nota: il testo di Marx riporta unascritta in greco, che in questo testo non riproducibile] compiuta. Cos leconomia borghese giunta a intendere quella feudale, antica ed orientale, quando cominciata lautocriticadella societ borghese. Nella misura in cui leconomia borghese non si identificasemplicemente in modo mitologico con il passato, la sua critica delle [societ] precedenti,specialmente di quella feudale, con cui essa ha avuto ancora da lottare direttamente,

    stata simile alla critica del cristianesimo al mondo pagano, oppure alla critica delprotestantesimo nei confronti del cattolicesimo.

    Come in generale per ogni scienza storica e sociale, nellordinare le categorie economichesi deve sempre tener fermo che, come nella realt cos nella mente, il soggetto qui lamoderna societ borghese gi dato, e che le categorie perci esprimono modidessere, determinazioni desistenza, spesso soltanto singoli lati di questa determinatasociet, di questo soggetto, e che pertanto anche dal punto di vista scientifico essa noncomincia affatto nel momento in cui se ne comincia a parlare come tale. Questo fatto deveessere tenuto ben presente, perch offre elementi decisivi per la ripartizione della materia.Per esempio, niente sembra pi naturale che cominciare con la rendita fondiaria, con la

    propriet fondiaria, dal momento che essa legata alla terra, alla fonte di ogni produzionee di ogni esistenza, e alla prima forma di produzione di tutte le societ in qualche modoconsolidate, e cio allagricoltura. E tuttavia nulla sarebbe pi errato. In tutte le forme disociet vi una determinata produzione che decide del rango e dellinfluenza di tutte lealtre, e i cui rapporti decidono perci del rango e dellinfluenza di tutti gli altri. unailluminazione generale in cui tutti gli altri colori sono immersi e che li modifica nella loroparticolarit una atmosfera, particolare che determina il peso specifico di tutto quantoessa avvolge. Prendiamo per esempio i popoli dediti alla pastorizia (popoli puramentedediti alla caccia o alla pesca rimangono al di qua del punto dove comincia il realesviluppo). Presso di essi compare una certa forma di agricoltura, ma in maniera sporadica.La propriet fondiaria determinata da questo fatto. Essa comune e conserva questa

    forma in grado maggiore o minore secondo che questi popoli si mantengono ancora pi omeno fermi alla loro tradizione, ad esempio la propriet comune degli slavi. Dovepredomina lagricoltura praticata da popoli a dimora stabile e questa stabilit gi ungrande progresso , come presso gli antichi e nella societ feudale, la stessa industria, lasua organizzazione e le forme della propriet ad essa corrispondenti, ha pi o meno uncarattere di propriet fondiaria; essa o dipende completamente da questo a come pressogli antichi romani, oppure, come nel Medioevo, modella la citt e i suoi rapportisullorganizzazione della campagna. Il capitale stesso nel Medioevo nella misura in cuinon puro capitale monetario , come attrezzatura artigiana tradizionale ecc., ha questocarattere di propriet fondiaria. Nella societ borghese avviene lopposto. Lagricolturadiventa sempre pi una semplice branca dellindustria ed completamente dominata dal

    capitale. Lo stesso dicasi della rendita fondiaria. In tutte le forme in cui domina la proprietfondiaria il rapporto con la natura ancora predominante: In quelle, invece, dove domina ilcapitale, prevale lelemento sociale, prodotto storicamente. La rendita fondiaria non pu

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    essere intesa senza il capitale, ma il capitale pu ben essere inteso senza la renditafondiaria. Il capitale la potenza economica della societ borghese che domina tutto.Esso deve costituire il punto di partenza cos come il punto darrivo, e deve esseretrattato prima della propriet fondiaria. Dopo che entrambi saranno stati consideratiseparatamente, dovr essere preso in esame il loro rapporto reciproco.

    Sarebbe dunque inopportuno ed erroneo disporre le categorie economiche nellordine incui esse furono storicamente determinanti. La loro successione invece determinata dallarelazione in cui esse si trovano luna con laltra nella moderna societ borghese, e che esattamente linversa di quella che si presenta come loro relazione naturale o corrispondealla successione dello sviluppo storico. Non si tratta della posizione che i rapportieconomici assumono storicamente nel succedersi delle diverse forme di societ ed ancormeno della loro successione nellIdea (Proudhon),che non che una rappresentazionenebulosa del movimento storico, ma della loro articolazione organica allinterno dellamoderna societ borghese.

    La purezza (lastratta determinatezza) con la quale i popoli commerciali fenici,

    cartaginesi si presentano nel mondo antico, data precisamente dal predominio deipopoli agricoltori. Il capitale, come capitale commerciale o capitale monetario, compareappunto in questa astrazione l dove il capitale non ancora lelemento dominante dellesociet. I lombardi, gli ebrei occupano la stessa posizione nei confronti delle societmedioevali dedite allagricoltura.

    Come ulteriore esempio della posizione diversa che le stesse categorie assumono in stadidiversi della societ: le joint-stock-companies [societ per azioni], una delle ultime formedella societ borghese, compaiono anche agli inizi di questa, nelle grandi compagniecommerciali che godono di privilegi monopolistici.

    Il concetto stesso della ricchezza nazionale si insinua negli economisti del secolo XVII e

    questa concezione dura in parte ancora negli economisti del XVIII secolo in una formatale che la ricchezza appare creata solo per lo Stato, mentre la potenza dello Stato appareproporzionata a questa ricchezza18. Era, questa, una forma ancora inconsapevolmentemistificata sotto la quale la ricchezza stessa e la produzione della ricchezza siannunziavano come lo scopo degli Stati moderni e non si consideravano questi ultimi senon come mezzi per la produzione della ricchezza.

    La divisione della materia deve essere fatta, evidentemente, in modo da trattare: 1) ledeterminazioni generali astratte che come tali sono comuni pi o meno a tutte le forme disociet, ma nel senso sopra chiarito; 2) le categorie che costituiscono la struttura internadella societ borghese e su cui poggiano le classi fondamentali. Capitale, lavoro salariato,

    propriet fondiaria. Loro relazione reciproca. Citt e campagna. Le tre grandi classi sociali.Scambio tra di esse. Circolazione. Credito (privato). 3) Sintesi della societ borghese nellaforma dello Stato. Considerata in relazione a se stessa. Le classi improduttive. Imposte.Debito di Stato. Credito pubblico. La popolazione. Le colonie. Emigrazione. 4) Rapportiinternazionali della produzione. Divisione internazionale del lavoro. Scambiointernazionale. Esportazioni e importazioni. Corso del cambio. 5) Il mercato mondiale e lecrisi.

    18 Cfr. J. STEUART, An Inquiry into the Principles of Political Economy ecc., vol. I, Dublin 1770, p. 327.[Estratti da questa seconda ed. in 3 voll. (I in 2 voll.,London 1767) nel quaderno londinese VIII]

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    1.4 - PRODUZIONE. MEZZI DI PRODUZIONE E RAPPORTI DIPRODUZIONE. RAPPORTI DI PRODUZIONE E RAPPORTI DI TRAFFICO.FORME DELLO STATO E FORME DELLA COSCIENZA IN RELAZIONE AI

    RAPPORTI DI PRODUZIONE E DI TRAFFICO. RAPPORTI GIURIDICi.

    RAPPORTI FAMILIARI.

    Nota bene circa alcuni punti che sono da menzionare qui e che non vanno dimenticati:

    1) La guerra sviluppata prima della pace: modo in cui certi rapporti economici comelavoro salariato, macchinismo ecc., sono stati sviluppati dalla guerra e negli eserciti, primache nellinterno della societ borghese. Anche il rapporto tra produttivit e rapporti ditraffico diviene particolarmente evidente nellesercito.

    2) Rapporti della storiografia ideale come essa si sviluppata fino ad ora, con lastoriografia reale. In particolare, delle cosiddette storie della civilt, che sono tutte storiadella religione e degli stati (Con loccasione si pu anche dire qualcosa sui vari generi distoriografia finora esistiti. Il cosiddetto genere oggettivo. Il genere soggettivo (morale ealtro). Quello filosofico).

    3) Fatti di secondo e di terzordine. In generale, rapporti di produzione derivati, trasmessi,non originari. Qui entrano in giuoco i rapporti internazionali,

    4) Rimproveri sul materialismo di questa concezione. Rapporto col materialismonaturalistico.

    5) Dialettica dei concetti di forza produttiva (mezzo di produzione) e rapporto di produzione

    una dialettica di cui vanno definiti i limiti e che non annulla la differenza reale.6) Lineguale rapporto dello sviluppo della produzione materiale con lo sviluppo, peresempio, artistico. In generale il concetto di progresso non va inteso nel modo astrattoabituale. Arte moderna ecc. Questa sproporzione non ancora cos importante n cosdifficile da concepire come allinterno dei rapporti pratico-sociali stessi. Per esempio, dellacultura. Rapporto degli Stati Uniti con lEuropa. Ma il punto propriamente difficile dadiscutere qui, come i rapporti di produzione nellaspetto di rapporti giuridici abbiano unosviluppo ineguale. Cos, per esempio, il rapporto del diritto privato romano (la cosa menovera per il diritto penale e pubblico) con la produzione moderna.

    7) Questa concezione si presenta come sviluppo necessario. Ma giustificazione del caso.

    Come (Tra laltro anche della libert). Influenza dei mezzi di comunicazione, La storiauniversale non esistita sempre; la storia come storia universale un risultato.

    8) Il punto di partenza dato naturalmente dalla determinatezza naturale; soggettivamentee oggettivamente. Trib, razze ecc.

    1.4.1 - [Larte greca e la societ moderna]

    1) Per larte noto che determinati suoi periodi di fioritura non stanno assolutamente inrapporto con lo sviluppo generale della societ, n quindi con la base materiale, con

    lossatura per cos dire della sua organizzazione. Per esempio i greci paragonati con imoderni, o anche Shakespeare. Per certe forme dellarte, per esempio per lepica, siriconosce addirittura che esse non possono pi prodursi nella loro forma classica, nella

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    forma che fa epoca, quando fa la sua comparsa la produzione artistica come tale; e che,quindi, nella sfera stessa dellarte, certe sue importanti manifestazioni sono possibili soloin uno stadio non sviluppato dellevoluzione artistica. Se questo vero per il rapporto deidiversi generi artistici nellambito dellarte stessa, sar tanto meno sorprendente che ciaccada nel rapporto tra lintero dominio dellarte e lo sviluppo generale della societ. La

    difficolt sta solo nella formulazione generale di queste contraddizioni. Non appenavengono specificate, esse sono gi chiarite.

    Prendiamo, ad esempio, il rapporto dellarte greca e poi di Shakespeare con letpresente. noto che la mitologia greca non fu soltanto larsenale ma anche il terrenonutritivo dellarte greca. possibile la concezione della natura e dei rapporti sociali che staalla base della fantasia greca, e perci dell[arte] greca, con le filatrici automatiche, leferrovie, le locomotive e il telegrafo? Che ne di Vulcano a petto di Roberts e Co., diGiove di fronte al parafulmine, di Ermete di fronte al Crdit mobilier? Ogni mitologia vince,domina e plasma le forze della natura nellimmaginazione e mediante limmaginazione:essa scompare quindi allorch si giunge al dominio effettivo su quelle forze. Che cosa

    diventa la Fama di fronte a Printinghouse square? Larte greca presuppone la mitologiagreca, e cio la natura e le forme sociali stesse gi elaborate dalla fantasia popolare inmaniera inconsapevolmente artistica. Questo il suo materiale. Non una qualsiasimitologia, cio non una qualsiasi elaborazione inconsapevolmente artistica della natura (ivicompreso ogni elemento oggettivo e quindi anche la societ). La mitologia egiziana nonavrebbe mai potuto essere il terreno o la matrice dellarte greca. Ma, in ogni caso,occorreva una mitologia. E, quindi, in nessun caso uno sviluppo sociale che escluda ognirapporto mitologico con la natura, ogni riferimento mitologizzante ad essa, e che quindipretenda dallartista una fantasia indipendente dalla mitologia.

    Daltro lato possibile Achille con la polvere da sparo e il piombo? O, in generale, lIliadecon il torchio tipografico o addirittura con la macchina tipografica? Con la pressa del

    tipografo non scompaiono necessariamente il canto, le saghe, la Musa, e quindi lecondizioni necessarie della poesia epica?

    Ma la difficolt non sta nellintendere che larte e lepos greco sono legati a certe formedello sviluppo sociale. La difficolt rappresentata dal fatto che essi continuano asuscitare in noi un godimento estetico e costituiscono, sotto un certo aspetto, una norma eun modello inarrivabili.

    Un uomo non pu tornare fanciullo o altrimenti diviene puerile. Ma non si compiace forsedellingenuit del fanciullo e non deve egli stesso aspirare a riprodurne, a un pi altolivello, la verit? Nella natura infantile, il carattere proprio di ogni epoca non rivive forsenella sua verit primordiale? E perch mai la fanciullezza storica dellumanit, nelmomento pi bello del suo sviluppo, non dovrebbe esercitare un fascino eterno comestadio che pi non ritorna? Vi sono fanciulli rozzi e fanciulli saputi come vecchietti. Moltidei popoli antichi appartengono a questa categoria. I greci erano fanciulli normali. Ilfascino che la loro arte esercita su di noi non in contraddizione con lo stadio socialepoco o nulla evoluto in cui essa matur. Ne piuttosto il risultato, inscindibilmenteconnesso con il fatto che le immature condizioni sociali in cui essa sorse e solo potevasorgere, non possono mai pi ritornare.