Marmi della villa romana di Polesella

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Lo studio geomagnetico

il geofisico, dr. Sandro Veronese ha studiato il sito con l’impiego del magnetometro a protoni che non è altro che un rivelatore del campo magnetico terrestre che permette di individuare con una buona precisione le strutture sepolte.

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Lo studio fatto nel febbraio del 2010 ha rilevato una grande villa sepolta, estesa su due fabbricati vicini per una estensione di circa 1500 mq

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LO SCAVO (luglio 2010)

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RISULTATI• Vasto complesso edilizio di lusso con almeno 4 fasi di

frequentazioni, documentate dalla sovrapposizione di pavimenti di epoche diverse (mosaico, cocciopesto, esagonette e cubetti in cotto)

• La struttura è pesantemente danneggiata da recenti lavorazioni agrarie e da spogli avvenuti in età antica

• Rilevati alcuni muri e soffondazioni di muri• Sulla pavimentazione rilevati strati di cenere e carbone e un

elemento di macina in trachite attribuito a un riutilizzo tardo della struttura

• Il mosaico viene datato alla II metà del I sec. D.C. e pertanto le strutture sottostanti sono databili ai primi decenni dell’età imperiale

• Il materiale raccolto dal GAV nella terra di risulta allarga la frequentazione fino al V e VI sec. D.C.

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Il sito dopo lo spianamento del 1998

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MONETE DALLA TERRA DI RISULTA

Antoniniano per Claudio il Gotico (nato a Sirmio nel 213, imp. Dal 268 al 270) divinizzato, 20x22mm, D Testa radiata a dx, D/ DIVO CLAVDIO, R/ Aquila con legenda CONSECRATIO (P888)

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• P889• Antoniniano post 260 d.C., forse di Claudio II il Gotico (268-

270 d.C.), 19mm, D/testa radiata a dx con lettere parzialmente leggibili, R/illeggibile

P890Follis di Costantino I (nato nel 274, imp. Dal 306 al 337)per Costantino II Cesare ,19mm, D/testa diademata a dx CONSTANTINUS, R/illeggibile

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Severo Alessandro

P893Sesterzio (forse di Severo Alessandro 222-235 D.C), 30mm, D/testa laureata a dx, R/ figura stante.

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PRINCIPALI CAVE DEI MARMI ANTICHI

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Breccia gialla• Calcare cristallino costituito da clasti di colore bianco cementati in una breccia

da una matrice calcarea di colore giallo dovuta alla presenza di limonite. Questo marmo pur essendo stato molto usato in sostituzione del giallo antico di proprietà imperiale divenuto molto costoso e ricercato, non è citato nella letteratura latina e quindi privo di un nome specifico. La denominazione di breccia gialla è stata data dalla tradizione marmoraria romana.

• Questo marmo proviene principalmente dell’Asia minore ma esistevano altri tipi simili

• in altre regioni dell’impero.• Questo tipo di marmo risulta • abbastanza ben rappresentato • nel sito PL1 costituendo circa • il 9% dei pezzi raccolti.

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Marmo cipollino (Marmor Caristium) • Si tratta di un calcare cristallino cui il metamorfismo ha conferito una tessitura scistosa che lo

rende divisibile a strati a somiglianza di una cipolla. Il colore di fondo è verde chiaro o biancastro solcato da vene parallele o tortuose di un verde più intenso dovute alla presenza di miche e cloriti.

• Le antiche cave erano situate lungo le coste della Carestia nell’Eubea meridionale e furono ampiamente utilizzate per tutta la durata dell’impero romano in tutte le parti dell’impero soprattutto per colonne e lastre di rivestimento parietale.

• Nel sito PL1 sono stati • ritrovati 119 pezzi che • costituiscono quasi il 19% • di tutti i frammenti marmorei• ivi prelevati, collocandosi al • secondo posto dopo • il marmo cipolla

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Marmo Africano (Marmor Luculleum)Si tratta di una breccia poligenica composta di frammenti di roccia di vari colori (rosa,

rosso, bianco, verde) unito da una matrice compatta di colore grigio-scuro.• La denominazione “africano” deriva dalla colorazione scura della matrice inglobante

data dalla tradizione marmoraria romana ed accettata dalla letteratura riguardante questa materia.

• La denominazione latina di “marmor luculleum” deriva dal console Licinio Lucullo, che vincitore del re Mitridate del Ponto, fu uno dei primi ad inviare a Roma una gran quantità di questo tipo di marmo multicolorato, come riferito da Plinio il vecchio nella sua “Naturalis Historia”.

• Le cave di questo marmo sono state scoperte recentemente nel 1966 da un’equipe di studiosi nella località di Theos (Turchia). Fino a questa data era stato erroneamente identificato con il marmo di Chio.

Lo sfruttamento della cava cessò intorno al 166 d.C. o per esaurimento o perché, a causa della suaestrazione il livello di falda cominciò a salire e a formare un lago.Nel sito PL1 sono stati rinvenuti fino ad oggi 101 frammenti per un totale di cmq 3206 pari al 12%del totale dei marmi ivi raccolti.

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Verde Antico (m. thessalicum, m. atracium)

• Breccia ofiolitica dal fondo verde vivace con elementi inclusi di colore scuro (peridotite), verdi (serpentino fibroso), chiari (calcare).

• Il nome moderno con cui è indicato il marmo si riferisce al suo colore predominante mentre denominazioni latine derivano dalle località di provenienza giacché le zone estrattive sono state individuate in più località della Tessaglia (Grecia). La parola ofiolitica con cui ancor oggi in

• geologia è indicato questo • tipo di roccia deriva proprio• dalla denominazione datagli da • Plinio il Vecchio ofite (ophites) • “poiché questo ha venature • simile alle scaglie di serpente”.• Dal sito sono stati rinvenuti• 86 frammenti (10% del totale).

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Breccia Corallina• La breccia corallina ha una configurazione quasi identica alla

breccia gialla solo che la matrice inglobante i clasti bianchi è di colore rosso anziché giallo.

• La provenienza di questo marmo risulta essere dell’Asia minore come il precedente e non si conosce la corrispondente denominazione latina.

• Questo marmo risulta• scarsamente rappresentato• nel sito (1%) ed il notevole • spessore dei pezzi (circa cm.2) • fa supporre il suo impiego • nella pavimentazione

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Rosso ammonitico• Il rosso ammonitico rientra in quella categoria di marmi avente area

d’impiego ristretta circoscritta al luogo d’estrazione e quindi normalmente non citato fra i marmi antichi: esso è tipico delle prealpi venete ed è impiegato solo nell’area padana; le cave di S.Ambrogio veronese erano molto attive durante il periodo dell’impero romano.

• Nel sito PL1 sono stati raccolti solo quattro pezzi e costituiscono meno dell’1% del totale

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Pavonazzetto (m. phrygium, synnadicum, docimenium)

• Marmo brecciato formato da elementi di calcare bianco di varie dimensioni inglobati in una matrice calcarea rosso violacea dovuta ad impregnazioni d’ossido di ferro.

• Le varie denominazioni latine derivano la prima dalla regione di produzione (Frigia – Turchia), la seconda alla sede amministrativa Sinnada (odierna Subut) cui faceva capo questo ed altri tipi di marmo di quest’area, la terza al villaggio Dokimeion dove erano situate le cave.

Le molte denominazioni derivano dal fatto che molto fu scritto dagli antichi con denominazioni diverse per il favore goduto nelle varie regioni dell’impero. Plinio lo chiama marmor synnadicum citandolo per il suo colore variegato di color porpora.In questo sito ne sono stati raccolti sette pezzi (meno dell’1%)

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Bigio antico• Esistono più varianti di questo tipo di marmo la cui caratteristica comune è

d’avere elementi bianchi grigi e nerastri variamente disposti fra loro. Il tipo rinvenuto in questo sito appartiene alla varietà denominata brecciata perché si presenta in elementi grigio-bianchicci a forma piuttosto arrotondata inclusi in una matrice grigio-scura. Dagli scrittori latini specialmente Plinio e Strabone sappiamo che bigi analoghi erano estratti da molte isole dell’Asia Minore e siti costieri:

Rodi, Mileto, Lesbo, Teos, Cos, ecc., e pertanto non è attestato per questo tipo di marmo un nome latino particolare.Dal sito PL1 sono stati rinvenuti 17 pezzi pari a il 2% del totale

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Breccia settebassi (m. scyrium)

• La denominazione moderna prende nome dai numerosi frammenti trovati tra i ruderi della villa di Settimio Basso, la denominazione latina come di consueto prende nome dalla località d’estrazione

• (Skyros – Grecia).• Questo marmo citato sia da Plinio che da Strabone si presenta come una

breccia composta da elementi bianchi più o meno allungati e disposti in maniera unidirezionale cementati da una matrice color rosso porpora che ricorda molto il pavonazzetto.

Sul sito di nostro interesse ne è stato trovato un solo piccolo esemplare ma sufficiente a testimoniare il suo impiego anche in questa villa oltre ad altre dell’area centuriata esplorata dal GAV

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Marmi bianchi a grana grossa e Marmi bianchi a grana fine

. I primi comprendono i marmi pario (Paros-Grecia), tasio (Thasos-Grecia) e afrodisia (Aphrodysias- Turchia). I secondi sono riferibili al Pentelico (monte Pentelico-Grecia).

• Marmi bianchi a grana grossa (Paros? Thasos? Afrodias?)• I nomi fra parentesi indicano le possibili località di provenienza e sono i

nomi utilizzati dagli antichi scrittori (Plinio, Strabone, Vitruvio, ecc..) per la loro identificazione.

• I frammenti rinvenuti in • questo sito ammontano • a 119 e costituiscono il 14% • circa del totale

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Marmi bianchi a grana fine (m. pentelicum?)

• La denominazione tra parentesi degli antichi scrittori, prende nome dalle cave del monte Pentelico situato a circa 15 chilometri a nord-est di Atene. Questo marmo costituisce il materiale più usato per i monumenti più importanti di Atene fra cui il Partenone, e la sua utilizzazione proseguì per tutta la durata dell’impero romano.

• Il marmo si presenta a grana finissima, di colore bianco candido spesso leggermente sfumato ad un giallo chiarissimo dovuto alle scagliette di mica soprattutto nei manufatti a lunga esposizione ad agenti atmosferici. I reperti rinvenuti sul sito non sono così numerosi come i precedenti, sono solo 12 pezzi ma sufficienti a farci conoscere anche il suo impiego in questa villa.

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Marmo cipolla (M. Hymettium)• La denominazione di marmo cipolla, deriva dalla tradizione marmoraria

romana a causa dell’odore fetido che emana al momento della sua frattura.

• La denominazione latina (m. Hymettium) deriva dal monte Imetto situato ad otto chilometri a sudest di Atene da dove inizialmente iniziò la sua estrazione che poi si estese anche ad altre cave dell’area egea da dove si estraeva lo stesso tipo di marmo.

Questo marmo si presenta a grana grossa saccaroide dalla tinta di fondo bianca o bigio-azzurrina sul cui fondo si designano zone, venature o strie di un azzurro più intenso ad andamento parallelo o irregolareIl marmo cipolla del primo gruppo comprende 227 pezzi (30 % del totale) collocandosi al primo posto per quantità.

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Iscrizione su due frammenti di marmo cipolla o Proconneso

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LA TUTELA DEL SITO