Mario Trudu

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1 Era il maggio del 1979, svolgevo il lavoro di allevatore nelle campagne in agro di Sinnai (CA). Era la bella stagione in cui la terra si veste di mille colori, l’aria si riempie di mille profumi e di una quantità di musiche diverse, che nessun compositore quantunque bravo riuscirebbe mai a comporre. È la stagione dove tutto si rigenera, gli animali riacquistano il massimo vigore, l’uomo alle volte no si accorge del terremoto che lo sconvolge dentro, ma vive una inconsapevole felicità perché tutto ciò che lo circonda è bello e pace, a me dava questa sensazione ed era più che una sensazione (certo non credo che chi vive in una grande città in mezzo al caos, sia cosciente in pieno del cambiamento che gli provoca quella amabile stagione). Mi veniva da ringraziare chiunque fosse stato a farmi fare quella scelta di lavorare in campagna, mi sentivo fortunato per essere stato preferito a molti altri per godere in pieno di quanto la natura concede senza nascondere niente di quanto produce, senza difetti, senza nessun imbroglio. Ma in un attimo ti accorgi anche quanto è fragile la felicità, ti senti il padrone del mondo, e due secondi dopo sei nella polvere, il terrore ti toglie il respiro, ti senti sulle spalle la fine di tutto ma … ti accorgi anche che non puoi morire, devi resistere, anche se in quel momento la morte è la cosa più bella, quella che ami di più. Nella notte fra 11 e il 12 maggio il mio ovile di Mutaucci viene circondato da non so quanti, sicuramente tantissimi maledetti sbirri, quelli che hanno nascosto la verità a loro stessi, per assecondare il piano criminale di Lombardini, io mi trovavo all’interno dell’ovile con mio nipote Adriano allora quattordicenne, mi arrestarono, d’allora ancora oggi costretto dentro una cella.

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Era il maggio del 1979, svolgevo il lavoro di allevatore nelle campagne in agro di Sinnai (CA). Era la bella stagione in cui la terra si veste di mille colori, l’aria si riempie di mille profumi e di una quantità di musiche diverse, che nessun compositore quantunque bravo riuscirebbe mai a comporre. È la stagione dove tutto si rigenera, gli animali riacquistano il massimo vigore, l’uomo alle volte no si accorge del terremoto che lo sconvolge dentro, ma vive una inconsapevole felicità perché tutto ciò che lo circonda è bello e pace, a me dava questa sensazione ed era più che una sensazione (certo non credo che chi vive in una grande città in mezzo al caos, sia cosciente in pieno del cambiamento che gli provoca quella amabile stagione). Mi veniva da ringraziare chiunque fosse stato a farmi fare quella scelta di lavorare in campagna, mi sentivo fortunato per essere stato preferito a molti altri per godere in pieno di quanto la natura concede senza nascondere niente di quanto produce, senza difetti, senza nessun imbroglio. Ma in un attimo ti accorgi anche quanto è fragile la felicità, ti senti il padrone del mondo, e due secondi dopo sei nella polvere, il terrore ti toglie il respiro, ti senti sulle spalle la fine di tutto ma … ti accorgi anche che non puoi morire, devi resistere, anche se in quel momento la morte è la cosa più bella, quella che ami di più.Nella notte fra 11 e il 12 maggio il mio ovile di Mutaucci viene circondato da non so quanti, sicuramente tantissimi maledetti sbirri, quelli che hanno nascosto la verità a loro stessi, per assecondare il piano criminale di Lombardini, io mi trovavo all’interno dell’ovile con mio nipote Adriano allora quattordicenne, mi arrestarono, d’allora ancora oggi costretto dentro una cella.

Salve ragazzi … malgrado tutto SONO ANCORA VIVO, risiedo e resisto a tutte le intemperie nella cella 258 del 2°A della Casa di Reclusione di Maiano frazione di Spoleto (PG).Mi presento sono Mario Trudu, nato ad Arzana (OG) nella mia tanto stimata Nazione Sarda l’11/03/1950, quindi come potete vedere dalla data di nascita, sono un “vecchietto” di 63 anni, ma sempre sorridente e di buon umore con nessuna voglia di arrendermi … e continuerò a combattere contro le tante avversità, che sembrano senza fine.Sarò scusato se mi sono affacciato in ritardo nell’universo di Facebook, purtroppo io non lo conosco ancora, poiché nella mia dimora, non si usa Facebook, non si usa Twitter e tanto meno si può navigare su Internet. Nella mia dimora si possono contemplare solamente cancelli e sbarre. Vi scrivo alcune righe della mia biografia e sulla mia situazione, poi vi lascio ai miei scritti polemici e a tratti di forte critica, verso coloro che io ritengo responsabili della mia situazione di seppellito vivo per l’eternità.Sono stato tratto in arresto (il 12 maggio del 1979, fino ad oggi ho espiato 33 anni di carcere interrotti solamente da 10 mesi di latitanza periodo che va da giugno 1986 ad aprile 1987), con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio, e con una condanna all’ergastolo ostativo, con fine pena 99/99/9999 (pena perpetua), questa residenza viene occupata da me

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solamente da 12 anni a questa parte, mentre ne rimangono altri 21 da distribuire in altri 16 carceri che ho avuto “l’onore” di visitare.Dei miei 63 anni solo 29 sono stati vissuti da uomo libero, provate solo per un attimo con la mente a tornare indietro nel tempo in cerca di scoprire dove vi trovavate voi nel 1979, e provate ad immaginare, a misurare quanto è stato lungo questo periodo.Da uomo libero facevo il pastore (allevatore), un lavoro che amavo tantissimo, da militare a Trieste ho preso la terza media, sono entrato in carcere con una minima istruzione. Ho scritto la mia autobiografia di 300 pagine “Decenni nel … buco del Diavolo”, che a breve verrà pubblicata, che poi la vera autrice è mia Nipote Rosa Melis, che ha avuto la pazienza di mettere insieme i miei spezzoni di racconti che gli facevo avere tramite lettera, tenendo ferma la mia linea come modo di esprimermi e tutta la mia sardità, la stessa l’ho tradotta nella mia lingua in “arthanesu” con lo straordinario aiuto di un’altra mia nipote Maria Assunta Mancosu, sono veramente fortunato ad avere dei nipoti come loro, forse loro sono stati meno fortunate ad avere uno zio come me, a causa mia hanno dovuto sacrificare parecchio della loro vita, e posso solo ringraziarli. Ora mi sto cimentando nel realizzare un vocabolario sempre nella lingua del mio paese, e sto anche scrivendo un altro libro, “ Dal paese del Sole” con sottotitolo infanzia e adolescenza, dove illustro la mia vita di quegli anni di spensieratezza, interrotta di tanto in tanto da vari racconti dei vecchi saggi del mio vicinato di Barigau, storie dolorosissime di guerra e del loro duro lavoro.Non mi sono mai lamentato della pesantissima condanna, non ho mai detto di non voler pagare il mio debito, quello che da oltre sei lustri contesto è il fatto che quando sono stati commessi i reati c’erano altre leggi, altre regole con le quali sono stato giudicato e condannato, ma con quelle leggi e quelle regole l’ergastolo comportava che; al massimo dopo 26 anni di carcere il condannato all’ergastolo usufruisse della condizionale, finalmente “libero”. Ma dopo 12 anni di carcere quando io ero da tempo condannato definitivamente, il parlamento nel 1992 vara la legge del 4 bis (che comporta l’ostatività e cioè esclude il condannato all’ergastolo da tutti i benefici per tutta la durata della sua esistenza, non potrà mai essere rimesso in libertà). Mentre la Costituzione all’art. 25 dice; “nessuno può essere punito se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso” e non certo dopo com’è stato abusivamente e con arroganza fatto. Su di me è stata applicata la legge retroattivamente e quindi ciò ch’è stato fatto è incostituzionale, un inasprimento di pena che mi ha reso un morto vivente, come può essere questo stato civile e democratico? Se non rispetta le leggi che esso stesso vara, se le leggi usate per condannarmi erano giuste, come mai non lo sono anche perché io sconti la pena in base ad esse?. Ora io mi domando ma è giusto che io continui a non avere nessuna speranza di poter tornare un giorno in libertà? Solo perché uno stato come il nostro, non rispetta la Costituzione e si nutre solo di vendetta?Questa piccola biografia sicuramente fin qui è stata un po’ pesante e noiosissima, ma sono costretto anche se in misura concisa a farmi conoscere ma, vi prometto che d’adesso in poi i miei scritti saranno sempre improntati alla realtà, raccontata in modo un po’ ironico, scherzoso, polemico e qualche volta anche arrogante e offensiva, e tante volte inciamperete in cose che possono sembrare assurde.Se volete scrivermi un commento anche di critica forte o volete pormi delle domande sono bene accette, appena riceverò la vostra posta sarà mia premura darvi una immediata risposta, vi aspetto in tanti e vi ringrazio, un caro saluto a tutti.L’indirizzo è:

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Trudu Mario Via Maiano N°1006049 Spoleto (PG)

Negli scritti che seguono troverete parecchie frasi ripetute in vari scritti, questo perché alcuni di essi sono stati mandati a differenti siti o giornali.

17 dicembre 2009 MEGLIO UN COLPO SECCOChe una pena di morte a rallentatore

Mario Trudu è una delle incarnazioni più drammatiche della barbarie dell’ergastolo ostativo. 12 maggio 1979. Il momento per cui sì aprirono le porte, per non chiudersi più. Io a quell’epoca avevo due anni. Da allora non ha mai messo il naso fuori, neanche una volta sola. Neanche un permesso premio. Manco per scherzo. Niente. Mai. Riusciamo a immaginarla una persona chiusa in carcere per trent’anni di seguito.. senza aver mai potuto un giorno. Per trent’anni. Ai suoi piedi giacciono le copie carbone fantasma delle mille istanze scodellate nel corso degli anni. Mai un permesso premio. Mai una occasione. Mai la prima pietra di una speranza. Storie come quelle di Mario Trudu sono come il coltello conficcato periodicamente nella carne degli ostativi, perché danno volto e gambe, volto e gambe concrete a quello che è sempre stata una delle loro paure più grandi, invecchiare e morire in carcere. In questa istanza-provocazione Mario chiede l’applicazione della pena di morte, piuttosto che continuare a scontare l’ergastolo ostativo fino alla fine dei suoi giorni. E seppure è “anche” una provocazione, credo proprio che non sia “solo” una provocazione. Che lo stato di sfinimento e annichilimento dopo trenta anni di esecuzione di carcere ininterrotto possa davvero portare alcuni a preferire la morte a un’agonia sempre uguale e di cui non si conosce la fine.

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Al Tribunale di Sorveglianza di PerugiaOggetto: Chiedo che mi venga tramutata la mia condanna senza fine (ergastolo) in pena di morte.

Io sottoscritto Trudu Mario Nato ad Arzana (NU) l’11 - 03 - 1950 ristretto presso il carcere di Spoleto, con pena definitiva ergastolo.

CHIEDO

Che questo Tribunale si pronunci sulla mia richiesta affinché mi venga tramutata in pena di morte, l’ergastolo inflittomi dalla Corte di Assise d’Appello di Firenze.

Vengo spinto a questa decisione dalla mia consapevolezza che sia io, come moltissimi altri detenuti non potremo mai uscire di galera, questo perché il decreto legge (Scotti - Martelli) del 1992 legge fatta con la roncola, ignorando la Costituzione, così facendo diventare alcuni reati ostativi e coloro che sono stati condannati per tali reati all’ergastolo non potranno mai usufruire di nessun tipo di benefici, e tanto meno potranno arrivare a un fine pena.In parte capisco che lo stato si è impegnate a farci morire un poco alla volta, ma io dopo trent’anni di tortura ho deciso che voglio morire subito con il metodo più sbrigativo.Le motivazioni che danno forza alla mia richiesta sono le stesse che vi ho sempre elencato negli ultimi decenni in cui ho invocato invano i benefici premiali (come il permesso premio … e altro). (vi allego un elenco con le motivazioni che infinite volte vi ho presentato nelle richieste per i benefici) ma nei miei confronti ho visto da parte della giustizia soltanto accanimento e vendetta, bene! Oggi vi offro l’occasione giusta per una vendetta completa. Fino a oggi mi avete sempre respinto le centinaia di istanze da me presentate, mi auguro che questa sia la volta buona e finalmente qualcosa viene accettata anche a me, io ormai ho una certa età e ho fatto 30 di anni di carcere e potrei farmene altrettanti, non sono un tipo che s’impressiona, niente mi spaventa, se oggi inoltro questa mia richiesta (e mi rammarico per avere aspettato tanto), è soltanto per alleviare i miei familiari dell’enorme sacrificio che impongo loro da trent’anni, loro come me, hanno girato 16 carceri in cui ho soggiornato, per venire a trovarmi, pellegrinaggio iniziato il 12 maggio 1979 data del mio arresto. Avrei dovuto rifiutare molto tempo fa il tanto amore che mi hanno dimostrato e continuano a dimostrarmi venendo tutt’ora a trovarmi, ma non ho avuto mai ne la debolezza e ne la forza per suicidarmi, ora pretendo che lo stato metta fine al loro eterno pellegrinare. Per questo oggi chiedo che sia lo stato a sbrigare questa faccenda, non sarà difficile fra loro trovare un boia, ne hanno ammazzato tanta di gente uno in più uno in meno, non fa differenza.L’unica cosa che chiedo per essere soppresso è che si usi il metodo -fucilazione-, possibilmente in un luogo pubblico, sarebbe per me una grande soddisfazione se avvenisse nella piazza del Duomo di Spoleto (il mio paese di residenza), possibilmente informando la popolazione, se all’evento partecipassero tutti i miei concittadini sarebbe una enorme gioia per me, cosi in un solo colpo potrete togliervi dalle scatole quel Mario Trudu che con insistenza per decenni ha continuato a chiedere ciò che per legge gli spetta, ma ignorante come è, non è riuscito a capire che non glieli avrebbero mai concessi, che stupido che è!

Attendo con fiducia (anche se avere fiducia in voi è come se un agnello avesse fiducia in un lupo affamato) un esito positivo della questione, vi ringrazio.

Spoleto, 08/06/09 Con Osservanza

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Illustrissimo Signor Sindaco e Signori della Giunta

Del Comune di Spoleto

Sicuramente sarà la prima volta che ricevete una lettera come questa, non è cosa di tutti i giorni che

qualcuno Vi chieda di poter impegnare la piazza principale del paese per essere fucilato al pubblico.

Sono un detenuto originario della Sardegna, mi chiamo Trudu Mario e da sei lustri sto espiando la

pena all’ergastolo nella vostra amena cittadina.

Tengo a precisare che in tutto ho già espiato 30 anni di galera, essendo io stato arrestato nel maggio

1979.

Nell’istanza da me presentata al Tribunale di Sorveglianza, mi sono permesso di citare la vostra

piazza del Duomo. Di tutto questo mi scuso, poiché è la che vorrei essere fucilato e se non sbaglio

ne avrei tutti i diritti, poiché seppur acquisito, sono una persona Spoletina.

Certo sarebbe sgradevole, che in una bella città come la vostra e soprattutto nella piazza principale,

venga fucilato qualcuno.

Comunque resto della mia idea. Certamente se la S.V. non riterrà fattibile questo mio intento,

cercherò di far esaudire la mia richiesta, in una zona periferica, poiché non vorrei disturbare i miei

“concittadini”

Certo di una benevole risposta in tempi brevi

Spoleto, 10/06/09 Distinti saluti

Nuoro, 6-5-1994““Al Signor Direttore”

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Sono Trudu MarioIeri ho presentato domandina perché mi venisse dato quanto mi spetta per la pulizia della

cella, la sua risposta non mi ha soddisfatto, non mi riferivo certamente alla scopa o allo spazzolone visto che avevo menzionato il sopravitto, e cioè; la varechina e il Vim liquido e in polvere e Lysoform, che ora grazie al suo intervento non possiamo comprare più. qui si stava poco bene prima, ma da 15/20 giorni dalla data del vostro arrivo questo posto è diventato un inferno.... ci avete tolto la possibilità di lavarci anche un paio di mutande, non abbiamo dove stenderle almeno ché non si portino all’aria e si tengano in mano fino ad asciugare. ci sarebbe il fatto della chiesa, di quando si esce all’aria, il fatto dei libri che secondo voi devono passare per poterli ricevere almeno quindici giorni dall’ultimo pacco ricevuto compresi i pacchi colloqui, il discorso della sesta opera, l’avete resa impossibile, eppure quelli della vostra razza compreso voi vi riempite la bocca con la parola reinserimento, e non voglio continuare ad elencare quanto bene ci avete reso da quando siete arrivato, mi viene il voltastomaco, sapete una cosa: io ho sempre desiderato di essere un malvagio ma non ho mai trovato la ricetta giusta e visto che voi la possedete ditemi un pò per essere cosi duro cosa mangiate? Forse serpenti? o forse rospi? ma no forse vi nutrite di carne di volpe, anche se a parer mio voi di volpe avete ben poco, la volpe è un animale fiero “nobile”. voi siete più una iena o uno spazzino della prateria. ora vi chiedo di mettere fine alla vostra scelleratezza nei nostri confronti, categoria già abbastanza calpestata da sempre, fingete almeno una volta di essere un essere umano e smettetela di ringhiare.

“Cordiali Saluti”

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Per il “Signor Direttore”

Sono sempre Trudu Mario, gli avevo scritto il 6-5-1994 sono e sarò sempre il vostro incubo, fino a quando non la smetterete di fare il bambino capriccioso, nello scritto precedente vi avevo elencato un bel pò del bene che ci avete fatto fin dall’inizio del vostro arrivo, ma a quanto pare non siete ancora sazio della vostra cattiveria, così ogni mattina ne inventate una nuova, dopo quelle buone azioni che vi avevo elencato, ecco alcune altre, le ultimissime, giorni fa ci avete tolto la grattugia e il coltello, una cosa che qui da oltre quindici anni all’ora dei pasti ci hanno sempre dato, certo i Direttori che si sono alternati in questo lungo tempo sono stati tanti, ma per voi forse erano tropo permissivi, o degli sprovveduti, ma non è così, erano solo dei signori, come voi siete e resterete sempre un somaro.Ci avete voluto ridurre l’ora dell’acqua corrente ai rubinetti emanando una circolare sulla quale c’era il marchio del vostro zoccolo, ma nemmeno questo viene rispettato, ogni giorno all’ora della socialità manca l’acqua per una scusa o per un’altra, ma sono soltanto delle scuse per nascondere i vostri capricci. Vi abbiamo chiesto dei coltelli di plastica visto che avete avuto la brillante idea di toglierci quelli che avevamo. la vostra risposta è stata che non ci sono fondi, ma per mettere i braccetti ai blindati di ogni cella, beh!!! i soldi ci sono, eppure il carcere di Nuoro è ritenuto il più sicuro d’Italia, cosa che non hanno fatto nel periodo del terrorismo, lo state facendo voi oggi a spendere i soldi per creare sicurezza dove eravamo già al massimo dal punto di vista della sicurezza, però i soldi non si trovano per le cose necessarie e che ci spettano. Ora vi ricordo l’ultimissima proprio di questa mattina, non si può più portare l’orologio a colloquio, ma prima di mettere in atto quest’altra bravata, non avete pensato che prima avreste dovuto mettere una circolare con il provvedimento e anche un orologio a muro in sala colloquio, prima che qualcuno con la vostra stessa arroganza ci privi di dieci minuti di colloquio. Pure le caramelle per un bambino ora sono diventate pericolose, visto che nemmeno quelle possiamo portare a colloquio. Quello che mi meraviglie è che ancora non ci avete tolto la socialità, o quell’ora di sala giochi, se vogliamo chiamarla così, una stanza con un tavolino fissato al pavimento come pure gli sgabelli, con un biliardino che sei anni fa quando sono arrivato qui era già senza manopole e tutto arrugginito, doveva avere minimo dieci anni, ma tutte queste cose non le vedete, pensate solo a reprimere. In tre mesi che dirigete questo carcere ci avete privato di una marea di cose e neanche una che fosse pericolosa. Qui ormai siete arrivato al massimo della restrizione, voglio vedere ora cosa farete, almeno ché ora non sfruttiate la vostra “intelligenza” usando gli stessi mezzi che avete usato qui a casa vostra, penso, a quanto dolore proverà vostro padre sapendo che ha messo al mondo un figlio malvagio e meschino, chiedo scusa a vostro padre per avere trattato cosi suo figlio, ma voi meritate questo e ben altro. Non voglio continuare in questa direzione ma solo dirvi che mi fatte compassione, e che qui ci sono ancora uomini veri, con una grande dignità, e io sono una di queste bestie rare, rare perché non se ne sente più parlare, oggi si sente frequentemente parlare di confessioni, pentimenti, dissociazioni e altre porcherie varie che avviliscono l’uomo, chi sa se a noi un giorno ci rispetteranno per avere mantenuto la dignità, ma mi farò rispettare, dovranno rispettarmi. Dopo quel mio primo scritto aspettavo che mi convocasse nel suo ufficio e mi rinfacciasse tutto, magari insultandomi, avrei cercato di capirlo, ma non è cosi, ha pensato solo a usare la sua mano

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ferma in fatto di malvagità, facendomi rapporto e su questo non ho niente da dire era giusto così, quello che non ha fatto è il consiglio disciplinare, la legge lo prevede, giorni dopo sono stato denunciato e visto che ci sarà un processo mettiamo da parte quest’episodio. La Corte d’Assise d’Appello di Firenze mi ha condannato all’espiazione dell’ergastolo ed era proprio quello che stavo facendo, ma nella sentenza non c’era nessun riferimento sul fatto che avrei dovuto subire dei soprusi, cosa impossibile da evitare da quando siete arrivato voi “Dottor Falcetto”. Dopo tutto questo mi chiedo chi è il nostro Direttore? cos’è il nostro Direttore? la risposta non può essere che è un uomo senza carattere e gli manca proprio la cosa che non può mancare a uno che dirige una società di reclusi come la nostra, Continui pure a premere il tasto dell’arroganza e si troverà sempre più sommerso dal suo stesso letame.

Nuoro, 2-7-1994 “Cordiali saluti”

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“L’URLO di MARIO TRUDU, in carcere dal 1979”

La lettera che inseriamo oggi è di Mario Trudu, un pastore sardo condannato all’ergastolo e in carcere dal 1979. Quella dì Mario Trudu è una delle storie più emblematiche, più drammatiche, una di quelle storie che un paio d'anni fa ci hanno dato la spinta per creare questo Blog e per dare voce a questi sepolti vivi. Se abbiamo chiamato "Urla dal Silenzio" questo blog, lo abbiamo fatto anche pensando alla storia di Mario che, esclusi i 10 mesi di latitanza tra '86 e l’87, vive in carcere da 32 anni. Senza nessuna prospettiva di non morire lì dentro. Mario Trudu è un uomo rassegnato, ma non abbastanza, forse è la rabbia a tenerlo ancora vivo. Eppure anche lui ha chiesto la morte al posto dell'ergastolo ostativo e ha chiesto di essere fucilato in piazza a Spoleto (città dove sta attualmente scontando l'ergastolo) per dare soddisfazione a tutti coloro che i delinquenti li vogliono vedere morti, anche dopo 32 anni di carcere... Invece il Tribunale gli ha risposto che la pena di morte non è prevista dall'Ordinamento Penitenziario, né dalla Costituzione. Bel Paese il nostro, ci battiamo per abolire la pena di morte negli altri Stati ma nelle nostre prigioni ci si suicida e si muore come mosche e se sei ergastolano e non scegli dì usare la giustizia per tirarti fuori, morirai di sicuro in carcere. Ma lo Stato non vuole la parte del boia: o lo fai da solo o muori ogni giorno in attesa della fine dei tuoi giorni.

Vi lascio a questa drammatica testimonianza dì Mario Trudu:

A scrivere è Mario Trudu. Nato l'11 marzo del 1950 ad Arzana. Mi trovo in carcere dal maggio del 1979 con una condanna all'ergastolo. Scrivendo questo testo non lo faccio pensando di poter ottenere qualcosa, ma per informare, perché qualcuno in più venga a conoscenza della situazione in cui si trovano le persone che sono recluse, come me, con una condanna all'ergastolo ostativo. Siamo coloro che ogni giorno affrontiamo la nostra tragedia, la nostra vita senza speranza, eppure, lottiamo e combattiamo per una vita migliore. Mi preme dire a coloro che si trovano nella mia medesima situazione, e verso coloro che eventualmente vi si troveranno in futuro, che bisogna fare qualcosa.

Troppo spesso si sente parlare di certezza della pena, ma occorrerebbe parlare di certezza della morte, perché in Italia chi è condannato alla pena dell'ergastolo ostativo può essere certo che la propria morte avverrà in carcere. Spesso si sente nei salotti televisivi qualche politico che batte i pugni sul tavolo inneggiando alla certezza della pena. A questi vorrei gridargli in faccia che la mia pena è talmente certa da giungere fino alla morte. Solo certe menti malate e distorte possono riuscire a superare l'insuperabile. Non si può introdurre come è stato fatto nel 1992 la norma dell'ari. 4 bis O.P. (che nega i benefici penitenziari se non metti un altro in cella al posto tuo) e renderla retroattiva, applicarla cioè a reati commessi diversi lustri prima. Lo stesso vale per l'art 58 ter O.P.(persone che collaborano con la giustizia), uno scempio per uno stato che si definisce di diritto. Da quando nell'Ordinamento Penitenziario è stato introdotto questo articolo, se vuoi ottenere i benefici penitenziari, sei obbligato a "pentirti", lasciando in questo modo che si dimentichi che rieducarsi (se errori ci sono stati in passato) non significa accusare altri, ma cambiare dentro di sé. il pentimento che pretendono loro è l'umiliazione. Per loro collaborazione significa perdita di dignità, fuoriuscire dalla sfera umana, Come può collaborare chi ha è stato vittima di processi compiuti con la roncola nei cosiddetti periodi di "emergenza" in cui contava solo la parola dell'accusa e dove i testimoni della difesa venivano sistematicamente arrestati e processati anche loro? L'Italia, dagli anni ottanta ad oggi, pare essere un paese in emergenza perenne.

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Si può negare ad un condannato all'ergastolo, dopo che ha scontato già trent'anni di carcerazione, la possibilità di ottenere un permesso? Il due settembre del 2009 il Tribunale di Sorveglianza di Perugia, a una mia richiesta di tramutare la mia condanna all'ergastolo in pena di morte (da consumarsi con fucilazione in piazza Duomo a Spoleto) ha risposto così: "Poiché la pena di morte non è prevista dall'Ordinamento né ammessa dalla costituzione, si dichiara inammissibile l'istanza in oggetto". All'ergastolano, viene dunque proibito anche di scegliere di morire perché si vuole che affronti la vendetta dello Stato fino all'ultimo dei suoi giorni.

Io ho sempre creduto che gli unici che avrebbero potuto pretendere vendetta nei miei confronti fossero la famiglia Cazzotti, l'uomo che ho sequestrato e che a causa di quella mia azione quel povero uomo morì. Solo loro credo che possano fare e dire tutto ciò che vogliono nei miei confronti, ne hanno tutti i diritti. Sicuramente trent'anni di carcere formano un altro uomo, perché oltre ai valori ed abitudini che già possiedi, ne assorbì altri e rielaborandoli ne ricavi una ricchezza. La pena dell'ergastolo per chi la vive come me, è crudele e più disumana della pena di morte, perché quest'ultima dura un istante ed ha bisogno di un attimo di coraggio, mentre la pena dell'ergastolo ha bisogno di coraggio per tutta la durata dell'esistenza di un individuo, un'esistenza disumana che rende l'uomo "schiavo a vita".

Occorre prendere coscienza che l'ergastolano ha una vita uguale al nulla e anche volendo spingere la fantasia verso previsioni future, resta tutto più cupo del nulla. Si parla spesso del problema delle carceri, ma non cambia mai nulla (o forse qualcosa cambia in peggio e il problema del sovraffollamento delle carceri lo dimostra). I suicidi nelle carceri sono proporzionalmente in numero maggiore di diciassette volte rispetto a quelli che avvengono nel "mondo esterno". I "signori" politici dovrebbero pensare veramente per un attimo al disgraziato detenuto che non può morire in carcere per vecchiaia. Parlo dei politici perché la responsabilità è loro, perché se la legge del 4 bis non viene cambiata siano consapevoli che noi ergastolani ostativi dal carcere non potremo uscire mai: che diano risposta a questa domanda questi "signori"!.

Sto sognando, lo so! Purtroppo un ergastolano può solo sognare.

Fino ad oggi la mia trentennale e più carcerazione è stata interrotta da soli dieci mesi di latitanza ( periodo che va da giugno del 1986 ad aprile del 1987). Venti anni fa entrai nei termini per poter usufruire dei benefici penitenziari e da allora ho iniziato a presentare diverse richieste per poterli ottenere, ma sono state respinte sistematicamente tutte fino a quando nel 2004 mi venne concesso un permesso con l'art- 30 O.P. (otto ore libero, senza scorta) per partecipare alla presentazione di un CD-ROM sulle fontane di Spoleto, realizzato in carcere da noi alunni del quarto anno dell’Istituto d'Arte. Trascorsi quelle ore di permesso a Spoleto insieme ai miei familiari venuti appositamente dalla Sardegna, ed in compagnia di alcuni professori. Nel novembre del 2005 mi fu concesso un altro permesso, questa volta di sette ore, per la presentazione di una rivista sui vecchi palazzi di Spoleto, che avevamo prodotto in carcere. Trascorsi quelle ore a Perugia sempre con i miei familiari. A questo punto mi ero convinto che il fattore di pericolosità sociale attribuitomi fosse oramai decaduto e di conseguenza mi illusi che, di tanto in tanto, mi sarebbe stato concesso qualche permesso utile a curare gli affetti familiari. Purtroppo non fu così, perché dopo quell'ultimo permesso tutte le mie richieste furono respinte Iniziai a questo punto a chiedere con insistenza un trasferimento in un carcere della mia regione di appartenenza, affinché i miei familiari potessero avere meno disagi ad ogni nostro incontro, ma nulla da fare: la prima richiesta fu rifiutata e le successive non ebbero mai risposta. Ho presentato a più riprese

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richieste di permesso necessità per poter andare a far visita a mia sorella Raffaela che non vedo dal 2004 e che non si trova in condizioni per poter affrontare lunghi viaggi, ma anche queste vengono negate motivando che lei non si trova in pericolo di vita. Sono contento che mia sorella non sia in pericolo di vita. Sono state tante le mie richieste per un avvicinamento a colloquio al carcere di Nuoro, dove mi sarebbe stato possibile incontrare mia sorella, l'ultima l'ho presentata il due maggio 2011. Ma non mi hanno ancora risposto.

Cordiali Saluti

Fatemi morire... urla di Mario Trudu

Mario Trudu è uno degli uomini simboli della barbarie dell'ergastolo. E' un pastore sardo condannato all'ergastolo e in carcere dal 1979. Sepolti vivi. Mario, esclusi i 10 mesi di latitanza tra ‘86 e ‘87, vive in carcere da 32 anni. E rischia concretamente di morirci lì dentro.

Sepolti vivi. Figurine cancellate dagli occhi. Pagine lontano di un mondo annebbiato. Messi nel cemento e lì lasciati.

Urlano come notte violenta, quelle in cui ti svegli e sei preda dei crampi, e ti metti la testa tra le mani, pressandole sul cranio, come a volere fermare il dolore.

Ogni giorno segue a un altro giorno, e poi ad un altro, e poi ad un altro. Settimane, mesi, anni. Alzarsi, mangiare, dormire. Il tuo fine pena è un fantasma, un mito della mente, un gioco delle carte, una scommessa. Ma non lo vedi, non hai un metro, non hai un confine, un appiglio su cui posare lo sguardo.

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In questa lettera Mario Trudu, detenuto a Spoleto, chiede alla Corte Europea per i diritti dell'uomo di potere accedere alla eutanasia. Non voglio vivere una vita senza speranza, urla Mario. Non voglio vivere un tempo violentato del tempo. Non voglio vivere seppellito in carcere. Datemi la morte, piuttosto che questa vita.

Vi lascio alla lettera di Mario Trudu alla Corte Europea per i diritti dell'uomo.

Alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo.

Oggetto; Richiesta di Eutanasia assistita da parte di un uomo in coma da 32 anni, coma talmente profondo perché colpito da ostatività da non poter Mai esserci un risveglio.

Egregio Signor Cancelliere

Sono Trudu Mario, nato l’11/03/1950 ad Arzana (OG), stato Sardegna, ristretto presso il carcere di Spoleto (PG) posto in via Maiano 10. Con pena definitiva ergastolo ostativo con fine pena 99/99/9999 Mai.

Come avrete capito la mia richiesta è tremenda, ed è di un’urgenza mortale spaventosa, la mia posizione è qualcosa di molto più grave di un malato terminale, non c’è tempo da perdere. Forse mai vi è giunta una richiesta del genere, mi auguro che almeno per gli altri cambi qualcosa, da non essere costretti a inoltrare la mia stessa richiesta, perché sono tanto numerosi e anche per voi incomincerebbero i terribili incubi.

Certo vi starete chiedendo ma se questo Signore è in coma da 32 anni, da dove invia le sue lamentele in cerca di aiuto? Questa è una bella domanda, ma non costringetemi a descrivervi il posto, è impossibile che oggi la mia ombra con quel poco che avevo appreso quando ero in vita, sì …, perché anch’io sono stato vivo per 29 anni e ho imparato tante cose belle, niente di paragonabile a ciò che “vivo” dall’interno del mio coma.

Ho provato già a descrivere questo posto nel mio libro “Decenni nel … buco del Diavolo” ma non credo di esserci riuscito molto bene (io vedo questo posto come l’Averno descritto da Omero nel 24° canto dell’Odissea, quando narra del Dio Mercurio che accompagna i Proci uccisi da Ulisse per vendicare la profanazione della sua casa, la giù si incontrano le ombre dei morti, ci sono gli eroi caduti nella guerra di Troia Achille, Patroclo, Antiloco, Aiace e Agamennone ucciso al suo rientro in patria dalla moglie Clitennestra e dal suo amante Egisto ecc … che vagano senza meta per l’eternità). Forse anch’io mi trovo nel regno di Ade perché vedo le ombre degli ergastolani ostativi come me, vagare senza mai un attimo di pace, e come dice Omero, senza meta per l’eternità, è come se avessimo paura a restare da soli, e giriamo e continuiamo a girare dentro un “recinto” mattino e sera, senza mai allontanarci l’uno dall’altro, è un posto dove non esiste il riposo, forse nemmeno il giorno ne la notte. Ahhh!! se in questo posto avessi incontrato Dante Alighieri quanto ve l’avrei fatto descrivere bene, ma la mia misera cultura non n’è in grado, alle volte mi ritrovo in piena notte davanti alla finestra, mentre osservo la grandezza del creato, in quei momenti ho la sensazione di sentire i miei compagni che si lamentano, forse qualcuno piange, altri magari parlano nel sonno, ma sono tutti mormorii confusi non ce niente di certo, io sto zitto, ho paura di lanciare il mio terrificante urlo di dolore, sarebbe tanto forte che scuoterebbe talmente il creato, che Lucifero scapperebbe a piedi levati dal profondo dell’inferno, per paura che tutto gli crolli addosso. Quindi vi lascio in balia della vostra immaginazione, e non abbiate paura di spingervi a pensare alle

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più turpi nefandezze, di cui sono capaci i nostri “governi”. Voi sicuramente siete delle persone Nobili con un’ampia visione su tutto, oltre l’immaginabile, ma perdonatemi, se mi permetto di dirvi che quantunque siate brillanti, non arriverete mai ad immaginare ciò che succede in questo posto di dannati.

Se un giorno la mia richiesta verrà accolta vorrei che nessuno di chi ne avrà visione si sentisse in colpa per la mia morte, per non avere fatto niente prima, per questi sepolti vivi, ma rifletta solamente sul fatto che ciò che oggi è successo a noi ergastolani ostativi, può capitare a chiunque, da un momento a un altro.

Il compito dell’assistenza alla mia dipartita vorrei che non fosse assegnata a nessun medico, perché anche se loro sono abituati, ad avere a che fare ogni giorno con il male causato dalla belva uomo, e alle volte dalla natura, non credo che riuscirebbero a sopportare gli orrori commessi da uno “stato” miserabile.

Credo che i più adatti a questo lavoro siano; l’ex ministro della “giustizia” Angelino Alfanino “brava” persona, il secondo meritevole di adempiere a questo compito, lo identifico in Gasparrino, che “uomini”!!! Persone pronte a tutto pur di compiacere il loro capino, non voglio fare il suo nome perché è un uomo capace di tutto, potrei trovarmelo nel mio stesso mondo, anzi se fosse stato uno qualunque del popolo, colpevole o innocente sarebbe già qui, da parecchio tempo, tutti lo chiamano “papi”….

Certo essere fatto fuori dalle mani di due esseri, che mi viene difficile trovare l’aggettivo giusto per cercare di definirli, non è un onore per me, ma quando gli avrò davanti con i fucili puntanti verso il mio petto, con una mano mi turerò il naso e con l’altra alzerò il dito medio facendo gli scongiuri, affinché in punto di morte non venga contagiato dalla loro innominabile esistenza.

Se la mia richiesta verrà respinta, in subordine chiedo di poter avere un fine pena certo, anche se fissassero la data al 2300 non fa niente, sarei felice lo stesso, almeno potrò aggrapparmi alla speranza del mio fine pena, e ogni giorno potrò gridare a me stesso: sei forte, ce la fai! sei forte, ce la fai!! sei forte!!! Mentre oggi posso gridare a me stesso: perché non ti ammazzi! Perché non ti ammazzi!!.

Se non sono arrivato a questo punto, è perché come ho già scritto altre volte la mia natura mi proibisce di autoeliminarmi, non potrò mai soffocare la mia stessa vita, sarebbe come soffocare mia madre e mio padre, una cosa impossibile, perché gli amavo e gli amo troppo più della mia stessa vita.

Oggi mi rivolgo a voi visto che l’Italia non ne vuole sapere, di mandarmi a miglior vita, ho già provato con una richiesta al Tribunale di Sorveglianza di Perugia, affinché mi tramutasse la pena dell’ergastolo in pena di morte, la loro risposta è stata: che non è ammessa né dalla Costituzione né dall’ordinamento penitenziario, oggi mi affido alla vostra clemenza, ammazzatemi subito.

Se l’Europa oggi non riesce a imporre ai suoi stati membri, che vengano rispettati i diritti dell’uomo, che Europa può essere? è una piccola Europa, una misera Europa, se conta poco a casa sua, se conta niente a casa sua, quanto può contare nel mondo???.

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E ora lasciate che riprenda la mia vera identità di persona seria e parliamo un pò di ergastolo ostativo, non è che fino ad adesso abbiamo parlato di cose frivole, ehh!! nohh!!! erano solo cose serie dette in un modo polemico, un po’ ironico per addolcire la cosa a chi legge.

Ma forse è tropo lungo quanto vi ho scritto fin qui, e corro il rischio di annoiarvi e diventare tropo pesante. Se volete sapere qualcosa dell’ergastolo ostativo potete visitare i siti www.informacarcere.it e www.urladalsilenzio.wordpress.com

Spoleto, 28 agosto 2011. Con Osservanza

Una precisazione

C’è qualcuno che asserì che non è vero che io mi trovo in carcere dal maggio 1979 ma bensì dall’aprile 1987.

Proverò a spiegare dettagliatamente quanto è successo nel lunghissimo arco di tempo che va dal 12 maggio 1979 al 29 aprile 1987.

Io Trudu Mario fui arrestato il 12 – 05 - 1979, dopo 6 anni e 10 mesi di carcerazione abbassarono il tetto massimo della carcerazione preventiva, che allora era di 10 anni e 10 mesi, portandola a 6 anni, quindi avendola superata già da parecchio tempo, avrebbero dovuto scarcerarmi, ma non andò cosi, il 21 - 01 -1986 mi fecero scortare da poliziotti in borghese al confino, all'isola di Ustica (PA) (dove io a dispetto di molti non mi sono mai sentito un uomo libero, perché non lo ero, ed essendo che mi facevano l'ennesimo abuso confinandomi ho vissuto la cosa peggio della galera), il 18 - 06- 1986 mi diedi alla latitanza sottraendomi agli obblighi a cui ero sottoposto, e nemmeno da latitante mi sono mai sentito un uomo libero, ero un uomo braccato, almeno che qualcuno non creda; che confino e latitanza siano sinonimo di libertà, per me anche se soggettiva era soltanto galera.

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Ecco perché continuo ad affermare che il mio calvario è iniziato il 12 maggio 1979, e ancora oggi primo ottobre 2011 non ha ancora avuto fine.

Cordiali Saluti

Ciao ragazzi, della Quinta Liceo di Napoli

Chi vi scrive è il vecchio Mario Trudu ma non pensiate che per questo sia un saggio, per esserlo mi sono mancate tutte le esperienze che si fanno da persone libere, quelle che ho fatto io essendo in carcere da 32 anni sono state tremendamente negative, anche se posso affermare che mi hanno cambiato e credo in modo positivo, almeno lo spero. Chiedo scusa fin d’adesso perché non sono molto bravo nello scrivere, non sono capace di portare avanti argomenti molto profondi e brillanti, ma spero di riuscire a far capire a voi cosa penso in base ad alcuni passaggi della vostra lettera. Posso dire che mi fa un enorme piacere sapere che ci sono giovani che si mettano a discutere di cose cosi complesse come il carcere e i fantasmi che si trovano al suo interno, della pena dell’ergastolo = pena di morte o forse peggio, ma sono cose che si devono affrontare, sono certo che vi aiuteranno nella vostra maturazione, sono problemi seri della vita, posso dire che da moltissimi anni non se ne discute, una cosa gravissima e vergognosa, se si vuole una società più sana bisogna dibattere anche dei nostri problemi, è vero in parte siamo visti come i portatori di tutti i guai di questo mondo, ma è giusto parlarne, anche se per farlo bisognerebbe conoscere e guardare tutto ciò che c’è dietro, una cosa non visibile a tutti.

A un certo punto della vostra lettera forse riferendovi alla mia richiesta di tramutarmi la pena dell’ergastolo in pena di morte vi si legge; “la pena di morte, al contrario, rappresenta la liberazione e la fuga dalla

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responsabilità di pentirsi, che perdura per tutta l’esistenza”. A questo proposito io ho parecchie cose da dire, primo; se fossi stata una persona portata a sfuggire le mie responsabilità non mi sarei fatto oltre trent’anni di carcere, al mio posto oggi ci sarebbero stati altri, e io da subito sarei stato un uomo libero, ma a che prezzo? Forse mi sarei creato una famiglia avrei avuto una moglie e dei figli, e vi garantisco che in questi trent’anni la cosa che mi ha pesato di più non è l’ergastolo ostativo ma bensì il non avere figli, una famiglia tutta mia, anche se ho un’altra straordinaria famiglia tre meravigliose sorelle e un fratello con tanti nipoti che mi seguono da sempre.

Secondo; come ho scritto altre volte, pentirsi non vuol dire accusare gli altri ma ben sì cambiare dentro, una strada che io credo di avere percorso fino in fondo e questo mi fa sentire bene, cosa che non sarebbe potuto avvenire se al mio posto avessi mandato in carcere altre persone, a ognuno di noi spetta decidere personalmente sul proprio operato, e io per me l’ho fatto, ma sugli altri non è la mia coscienza che ne deve rispondere, e quindi non posso chiamare in causa nessuno. Credo che sul pentimento in Italia ci sia tanto da dire, chi ha usato questo tipo di metro l’ho ha fatto sempre con scopi ben precisi, prima di tutto ottenere la libertà, e essere sepolti sotto una montagna di soldi da parte dello stato, ma più di tutto essere liberi di tornare a fare quello che avevano sempre fatto, ricattare e uccidere, possiamo parlare del caso Borsellino, i cosi detti “pentiti” hanno fatto condannare un mare di persone all’ergastolo, oggi dopo 20 anni saltano fuori altri pentiti che smentiscono i primi, e le persone condannate a causa delle “confessioni” di comodo fatte dai primi pentiti, si sono fatte 20 anni di carcere da innocenti, in Italia possiamo raccontare parecchi casi clamorosi di questo tipo. E’ questi, si sono presi la loro responsabilità? beh! Io al loro pentimento preferisco il mio, avermi fatto i 32 anni di carcere e essere cambiato dentro, credo che questo sia prendersi la responsabilità, pagare per l’errore commesso.Se io ho fatto la richiesta che mi venisse tramutata la pena dell’ergastolo in pena di morte, l’ho fatto dopo 30 anni di prigione, dopo che questo stato “democratico” come dite voi è stato il boia, l’assassino che ha ucciso la mia speranza, si perché gli ergastoli sono di due tipi, quello normale che ti lascia almeno la speranza, sai che un bel giorno forse ti sarà permesso di usufruire di alcuni benefici, quello ostativo invece, ti uccide a poco a poco, l’agonia dura quanto dura la tua esistenza, dal carcere non potrai mai uscire, “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” questo dice l’art. 27 della Costituzione, ma non viene riconosciuto sull’ostatività. (non ho mai preteso di non pagare il mio debito, se cosi fosse non avrei aspettato 30 anni). Un altro passaggio della vostra lettera parla delle vittime e dei loro familiari, un argomento che dovrebbe toccare tutti nel profondo del cuore, e io per la mia parte posso dirvi che so benissimo quanto indicibile dolore ho inferto alla famiglia di Gazzotti Eugenio l’uomo che io sequestrai e a causa di questo quel povero uomo morì, questo fatto mi porta a soffrire immensamente, ma non credo di poter paragonare il mio se pur grande dolore, al tremendo buio che ho provocato in quella casa, un buio eterno, mentre io ancora posso godere della vita se pur paragonabile a una vita d’inferno.Quando parlo di vendetta nei miei confronti da parte dello stato, mi riferisco a ben altro, ora vi spiego; dopo 32 anni di carcere, non posso affermare che siano troppi o troppo pochi gli anni espiati in base al reato commesso, Dio solo lo sa. Quello che lamento io è che le leggi quando sono stati commessi i reati a me imputati e per i quali ho subito condanna erano altre, in conformità a quelle regole che vigevano in quegli anni avrei dovuto pagare, posso dire che nei miei confronti si è esagerato un po’. A me come a molti altri è stato applicato l’art. 4 bis l’ergastolo ostativo, legge entrata in vigore ben 5 anni dopo essere stato commesso l’ultimo reato per il quale sono stato condannato, e non avevo alla sua entrata in vigore nessuna causa pendente, ero definitivo di tutto da parecchio tempo, la Costituzione dice ben altro in fatto di retroattività, art. 25) “Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”.Se questa non è vendetta di uno stato miserabile, che cosa è?Quando sono stati uccisi Falcone e Borsellino io mi trovavo in carcere da vari lustri, e quando nel 1992 è uscito il decreto legge dell’art. 4 bis come già detto mi è stato applicato retroattivamente, quindi anche se non sono mai stato processato per la strage di Falcone e Borsellino ne sconto la colpa, è giusto? E’ cosa di uno stato democratico? Credo di no.Io dei miei 62 anni ne ho passato oltre 32 in carcere e 29 da uomo libero, secondo voi quanto ancora dovrei pagare? Io credo di essere nel giusto quando affermo che avrei dovuto pagare in base alle leggi in vigore quando sono stati commessi i reati, e credo anche giusto che si incominci a pensare che non è giusto farmi morire di vecchiaia in carcere, le leggi vanno fatte rispettare quando si commettono i reati, ma vanno anche rispettate

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dopo che uno è stato condannato, solo cosi uno stato potrà chiamarsi democratico e non fasullo come il nostro.E’ vero che per ottenere i benefici per chi è colpito dall’art. 4 bis nell'Ordinamento Penitenziario è stato introdotto l’art, 58 ter, che significa perdita di dignità rende l’uomo simile ad una bestia, pur di uscire di galera non si sottrae a mettere dentro anche sua madre, e in fine sarebbe una condanna a morte per i miei famigliari, dopo che ho trascinato loro dentro la mia disgraziata vita per oltre trent’anni costringendoli a visitare i numerosissimi carceri dove sono stato detenuto per venire a trovarmi, ora dovrei mettere a repentaglio anche la loro vita, veramente non mi riesce di quantificare quanta straordinaria felicità riuscirei a ricavare dalla semilibertà o dai permessi ottenuti mettendo a rischio la vita dei miei cari, senza tralasciare che se lo stato avesse continuato ad applicare le leggi anche dopo che sono stato condannato non avrei dovuto conoscere ne il 58 ter ne il 4 bis.Scusatemi se in vari punti della lettera mi ricollego a cose dette già in altri precedenti scritti, le mie richieste per ottenere giustizia sono sempre le stesse, quindi è naturale che nei miei scritti ci siano sempre le stesse lamentele.Se in qualche modo ho sbagliato, o no mi sono spiegato bene, mi farebbe piacere ricevere il vostro punto di vista, ho sempre apprezzato i consigli degli altri, mi hanno arricchito sempre di qualcosa, insegnandomi tanto, quindi gli aspetto.Lettere provocatorie come la richiesta di tramutarmi l’ergastolo in pena di morte sono state più di una, ne allego qualcuna.

Spoleto, 6 febbraio 2012

Un cordiale saluto

Ciao ragazzi, eccomi di nuovo …. Spoleto, 13 marzo 2012

Ma prima di rispondere a voi, permettetemi di ringraziare le persone che avevano risposto tempo fa a altri miei scritti. Da tanto tempo ho capito che noi “uomini ombra” non siamo soli, a combattere contro il mostro dell’ergastolo ostativo, e di tutte le cose ingiuste in generale, a me hanno aiutato tantissimo i vostri interventi, anche se non ci conosciamo personalmente, siete stati bravissimi da darmi tanta forza, ed io sono stato talmente trascurato da non rispondere a nessuno di

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voi, credo che sarebbe bastato anche un solo piccolo grazie, siete riusciti a esprimere nei miei confronti parole e frasi dolcissime, iniettando dentro di me quel coraggio che oggi mi spinge a essere forte anche nelle occasioni più disperate, anche se con tanto ritardo grazie di cuore a tutti, e perdonate la mia trascuratezza, sono stato un vero imbecille.

E voi ragazzi della 5^ liceo oggi avete rafforzato quel coraggio, oggi più di ieri posso gridare forte a chiunque tenti di nascondere la verità nei nostri confronti, che non siamo più soli.

Caro amico Ermes, scusami se mi sono permesso di chiamarti caro amico (ma a voi tutti vedo come dei veri amici). Continua a credere nel dialogo, e non solo quello istaurato con i detenuti, ma in quello in generale, che è molto più importante, un mondo attraversato solo di cose negative, ma se ci sarà dialogo si potrà fare tanto, tutto. Scrivi cose molto sensate, tanto che io con la mia povera cultura faccio fatica ad assorbirle, ma questo non toglie niente alla loro importanza. Se voi continuerete a innaffiare quel seme, “anche dal cemento può nascere un fiore”. Hai terminato il tuo intervento in un modo bellissimo, grazie.

Ciao Marì, a dirti il vero non ricordo il contenuto della lettera scritta a Galimberti, e se ti ricapita fra le mani mi farebbe piacere se puoi spedirmela. Ma per tutto il resto hai perfettamente ragione, com’è stato giusto porti la domanda che ti sei posta, “un uomo che sequestra un suo simile e lo uccide … preferire la pena di morte piuttosto che “scontare” la pena per il reato commesso” ti sei chiesta se questo fosse giusto, è più che legittimo chiederselo, se uno si pone certe domande accade anche perché tutti i miei scritti che leggete sul sito sono incompleti, sarebbe una cosa impossibile mettere tutto in un articolo ( per questo ho deciso se mi riesce di aprire un sito in internet e di metterci il mio libro DECENNI NEL … BUCO DEL DIAVOLO, sono 300 pagine che ho scritto parecchi anni fa, in un tempo che molte cose le vedevo diversamente da oggi, l’ira alle volte prendeva il sopravento, troverete dei passaggi scritti in modo confuso e impreciso, ma anche da li potete capire meglio la mia persona, potrete leggere i fatti come realmente si sono svolti, il cambiamento che può fare un uomo, nel bene e nel male), uno potrà togliersi tutti i dubbi e le curiosità nei miei confronti. Per rispondere ai tuoi interrogativi ci vorrebbero pagine e pagine di scritto, quindi posso solo fare un breve accenno ad alcune cose, come per l’art. 58 ter, ed è verissimo se un se ne serve per mettere un altro al posto suo in carcere, è una legge che fa perdere la dignità, ma questo non può accadere a Mario Trudu, potranno tenermi per altri 2 secoli in carcere ma non perderò mai la dignità, è l’unica cosa che mi è rimasta, oltre la famiglia, il Divino e ora voi cari amici. Dici che l’ergastolo ostativo non è una pena, quindi dovrebbe essere abolito, in quanto non contiene i principi su cui dovrebbe fondarsi … rieducazione, riabilitazione e reintegrazione, hai perfettamente ragione, ma … se contenesse questi principi il legislatore avrebbe rispettato la Costituzione, art. 27 “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. I nostri “signori” politici che votano le leggi in parlamento sono dei fuorilegge, non rispettano le leggi fondamentali dello stato, la Costituzione. Gente pronta ad azzannare chiunque in parlamento, per difendere i loro colleghi di turno, impegolati in cose sporche. Oggi il governo non di politici che abbiamo avrebbe potuto, ed è in grado di fare cose buone, per avere un po’ di giustizia, su tutto, ma i soliti sporchi politici non lo lasciano lavorare, forse hanno paura di qualcosa?. Per noi tanto chiunque vada al governo faranno ben poco, ma siamo solo 70 mila carcerati, il resto della popolazione sono 60 milioni, li lasciassero

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lavorare senza mettersi di traverso almeno per loro. Ma le lobi, politici e multinazionali, i “signori” del profitto, sono sempre pronti a proporre ricatti e a minacciare. Voi ragazzi e giusto che alziate la voce contro gli abusi su di noi, e ve ne saremo grati per l’eternità, siete grandi, ma per i “signori” del profitto dovete urlare!!! tanto forte, che quando incontreranno per strada un giovane qualunque, si sentiranno la pelle delle spalle sollevarsi dalla paura. Oggi c’è una cultura che porta parte della società a credere che non c’è nient’altro di tanto bello come i soldi e il lusso, l’apparire. Non è vero niente, cosa ci può essere di più bello oltre i buoni sentimenti e il rispetto?, se uno non sente al suo interno questi sentimenti, è inutile che vesta Trussardi o Versace, che spenda €.3000.00 per un abito, sarà sempre un vestito che cammina per strada senza niente dentro. Ma torniamo a noi, non è la mia carcerazione troppo lunga il motivo che mi ha spinto a chiedere la pena di morte, o il non voler pagare il mio debito, ciò che mi a spinto è la non osservanza delle leggi da parte di coloro che dovrebbero fare giustizia e non vendetta, la vendetta nei miei confronti possono pretenderla soltanto la famiglia Gazzotti l’uomo che io sequestrai, se lo facessero, né hanno tutto il diritto, ma questo stato di corrotti noh!!!. Per loro si fanno le leggi a persona, per loro e per i loro amici oltre che in parlamento sanno intervenire bene, anche nelle aule di “giustizia”, tanto che ne escono sempre puliti, anche se rimarranno sempre dei farabutti. Per noi l’ergastolo ostativo, pena tremenda e disumana, per loro l’impunità). L’ergastolo ostativo, perché è disumano? Perché non viene acconsentito di essere messo in pratica il principio, di quel percorso rieducativo, che dovrebbe far comprendere ai preposti di capire, se il detenuto è riuscito a rielaborare i suoi errori, ci sarà chi concluderà quel tragitto dopo 5 anni, altri magari dopo 10, oppure 15/20. Dopo raggiunta questa maturazione, a cosa serve tenerlo ancora dentro? serve solo a riempirlo di odio, e per un giovane è facile cadere in quell’errore, e appena ne avrà l’occasione mostrerà i denti. In Italia dal giorno stesso della sentenza, gli ostativi sanno già che non potranno mai più respirare aria di libertà, i quattro muri della cella saranno la loro tomba.Io fin qui ho citato alcuni articoli di legge, ma voi ragazzi non dovete correre dietro agli articoli del codice come alle volte capita di fare a me, servono solo a confondere le cose e la confusione è ancora maggiore, a secondo di chi gli usa. Voi dovete ragionare e parlare col cuore, di articoli dovremo parlarne noi, perché ogni giorno ci lacerano la carne, ma purtroppo non lo facciamo, la maggior parte siamo troppo presi da altre stupidità, per molti di noi basta che ci autorizzino a tenere il computer in cella, che ci diano la palestra, quello che conta è che possiamo mostrare una buona muscolatura, poi se il muscolo più importante il cervello si affloscia, poco male, quanta fasulla apparenza, forse sono nato nell’era sbagliata ho un modo strano di vedere le cose, sono tropo antico. Se un giorno dovessi uscire dal carcere cosa poco probabile, mi verrebbe da pensare di andarmene in montagna, e ogni giorno sedermi sopra un masso e osservare la natura (evitando così di incontrare i miei simili), e farlo anche al posto loro pensando che molti della società di oggi non ha più ne occhi ne cuore, ma … poi leggendo le risposte date ai miei scritti nel blog, penso che sto sbagliando tutto, fuori vedo tanta gente che guarda le cose in modo giusto e lotta in cerca di migliorarle, anche se sbatte contro un muro di gomma, sono certo che questa gente ha tanta di quella forza che piano - piano riuscirà a cambiare le cose alla grande, avendo dalla loro parte la forza del giusto, della sincera onestà, leggendo voi posso dire che anch’io inizio a vedere i miei simili in modo diverso. La vostra sincerità di cuore vi farà crescere dei figli meravigliosi che vi ameranno immensamente e loro saranno amati dalla gente allo stesso modo, solo così la società potrà vivere in un modo migliore.

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Martina, ciao, la provocazione di chiedere di tramutarmi l’ergastolo in pena di morte, vedo che ha suscitato in parecchie persone tante curiosità, ma era solo una provocazione, come l’ho è la richiesta di eutanasia assistita presentata alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, facendo presente che sono un uomo in coma da 32 anni, coma talmente profondo da non poter esserci mai un risveglio, perché colpito da ostatività, la stessa cosa vale per la richiesta di acquisto della mia cella situata in via Maiano 10 Spoleto, inoltrata al Ministero della “Giustizia”. Io sono una persona che stima la vita, non potrei abbandonarla mai nemmeno in punto di morte, non mi arrenderò mai a essa, come ho scritto, tante volte la mia natura mi proibisce di morire, per mio volere. Mi fa un enorme piacere che altre persone capiscono l’enorme peso che mi porto dentro per non avere avuto l’opportunità di avere figli. Per la questione del dolore alla famiglia Gazzotti, nella lettera precedente ho critto: “questo fatto mi porta a soffrire immensamente, ma non credo di poter paragonare il mio se pur grande dolore al tremendo buio che ho provocato in quelle casa, un buio eterno, mentre io ancora posso godere della vita, se pur paragonabile a una vita d’inferno”, non posso dimenticare questo, non voglio dimenticarlo, non sarei più Mario Trudu fatto di cose buone e cattive, come tutti gli esseri umani. Anche se nel mondo ci sono tantissime persone che hanno la forza e le amicizie giuste per nascondere le loro cose sporche, io preferisco tenermele non nasconderle, sono parte di me, certo su alcune non potrò andarne fiero. Martì il resto delle curiosità per soddisfarle, dovrai aspettare che metta il mio libro in internet, ma vi prometto che farò di tutto per stamparne una copia e rilegarlo artigianalmente in cella, se mi farete avere l’indirizzo della scuola, ve lo spedirò, cosi potete leggerlo e tenerlo nella biblioteca del Liceo.

Amica Chiara, del fatto dell’articolo di Galimberti e del fatto del dolore dei famigliari delle vittime, ne ho già parlato, pochi paragrafi prima.Gli altri argomenti che affronti sono puntuali e precisi, anche sul fatto che chi sbaglia deve pagare, e alla fine di un discorso nobile e alto di valori, ti poni la domanda, “ se il carcere ha il compito di riformare, rieducare, riabilitare, punire e modificare, allora qual è il compito dell’ergastolo ostativo?” L’ergastolo ostativo ha il compito di distruggere la persona che ne viene colpita e, insieme a essa coloro che la seguono, loro coltivano sempre la speranza mostruosa di vedere ognuno di noi abbandonato dai propri cari, chi ci scaraventa questo peso sulle spalle, gode a questo pensiero. A mettere per iscritto quello che penso su questo, non posso farlo, la gente mi potrebbe dire; come ti permetti!! proprio tu che hai ucciso, anche se dicessi una cosa giusta sarebbe annullata dal mio passato.Per il silenzio delle ingiustizie da parte dello stato, e che si mostra solo quello che si vuole mostrare, torno su ciò che ho detto prima, e cioè, loro hanno la forza e il potere di nascondere i panni sporchi. Per la vostra voce che si pesa alta e forte, in cerca di aiutare “noi dimenticati”, non potremo mai ringraziarvi abbastanza, ma vi porteremo sempre nei nostri pensieri. Quello di augurarmi di poter avere una famiglia tutta mia, una vita a cui badare, affetti da curare, sono pensieri grandiosi da riempirmi di gioia, anche se ho quasi la certezza che sarà impossibile, ma grazie comunque. Nelle ultime righe fai delle riflessioni su tante cose giuste, e alla fine ti auguri che io abbia fatto quel percorso, da potermi sentire un uomo moralmente giusto, confermo di averlo fatto, anche se gli apparati dello “stato” non lo riconoscono.

Ciao Giulia, ad un certo punto della lettera dico: “se ho fatto la richiesta che mi venisse tramutata la pena dell’ergastolo in pena di morte, l’ho fatto dopo 30 anni di prigione, dopo che questo stato “democratico”, come dite voi, è stato il boia, l’assassino che ha ucciso la mia speranza” . Io parlo

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dei 30 anni espiati, ma non come riferimento che mi porta a credere che bastino e avanzino, per pensare che ho pagato il mio debito, io faccio riferimento alla speranza che da tre - quattro anni a questa parte ci hanno tolto del tutto, non l’ho chiesta prima, perché anche se ridota a un lumicino c’era ancora un po’ di speranza. E a conferma di questo ad un certo punto della lettera affermo; “dopo 32 anni di carcere, non posso affermare che siano troppi o troppo pochi gli anni espiati in base al reato commesso, Dio solo lo sa”. Le mie lamentele sono altre, se lo stato fa rispettare le leggi quando si commettono i reati, perché non le rispetta lui una volta che è stato condannato il reo? Cara amica, spero di avere soddisfatto le tue perplessità, sicuramente mancava qualcosa nella lettera alla quale tu rispondi, dove ho lasciato molte cose sottointese (un mio inguaribile difetto do tutto per scontato), se uno non ha avuto a che fare in questi posti, non gli è facile arrivare a leggere ciò che avrei voluto scrivere, e per questo vi chiedo scusa. Io non chiedo di finire senza ulteriori sofferenze la mia vita. Quello che chiedo è di poter avere un fine pena certo, e riguardo a questo punto, nella mia richiesta alla Corte Europea per ottenere l’eutanasia assistita con un po’ di esagerazione quasi pretendo: “Se la mia richiesta verrà respinta, in subordine chiedo di poter avere un fine pena certo, anche se fissassero la data al 2300 non fa niente, sarei felice lo stesso, almeno potrò aggrapparmi alla speranza del mio fine pena, e ogni giorno potrò gridare a me stesso: sei forte, ce la fai! sei forte, ce la fai!! sei forte!!! Mentre oggi posso gridare a me stesso: perché non ti ammazzi! Perché non ti ammazzi!!”. Quel 2300 dimostra che io non chiedo di essere scarcerato perché la galera espiata è troppa, io lamento gli abusi, per esempio; quello che non mi sia concesso di espiare la mia pena in un carcere vicino ai miei familiari, per avere loro meno disaggi e meno spese, quello di non mandarmi a trovare mia sorella Raffaela, che non vedo da sette anni, non certo perché non ci vogliamo bene, ma solo che per problemi di salute non può affrontare lunghi viaggi, mentre gli altri a turno vengono tutti, tutte cose previste dalla legge, non sto chiedendo che mi portino la luna in cella, non ho mai preteso niente che non mi spettasse, tranne che in quelle lettere provocatorie, ma erano solo provocazioni, riguardo ai colloqui con mia sorella si è pronunciato anche il Tribunale di Sorveglianza di Perugia, emettendo questa ordinanza:

RIGETTA il reclamo proposto da TRUDU Mario.DISPONE trasmettersi copia della presente----.ordinanza al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, nella persona del Direttore Generale della Direzione Generale Detenuti e trattamento, affinché possa adottare ogni provvedimento amministrativo necessario a tutelare l'esigenza, di regolare svolgimento di colloqui con i propri familiari, rappresentata dal condannato TRUDU Mario.Manda alla Cancelleria per le comunicazioni di rito. Così deciso nella Camera di Consiglio in Perugia il 1° settembre 2011.

“Dai “signori” del Ministero, ancora niente è dal 2005 che chiedo queste cose, ma niente da fare sono sordi a ogni richiesta, non esiste nessun sollecito, non danno nessuna risposta, ma… non è che sono morti tutti al Ministero, e l’Italia non se né accorta? Alla fine del tuo intervento parli di dialogo, di fiducia. Avere la conferma che persone libere hanno una grande fiducia nel dialogo aperto con noi carcerati, è qualcosa che mi riempie il cuore di gioia, mi fa sentire un’altra persona, grazie per questa fiducia.

Amica Ludovica, mi stai trascinando in un campo che non conosco per niente, quindi rischi di ottenere risposte sciocche. Non oso paragonare la mia libertà anteriore a quella di Gesù, se lo facessi sarei un pazzo, uomo che con la sua purezza d’animo era veramente libero, mi fa orrore pensare che coloro che era venuto a salvare, noi esseri “umani”, gli hanno tolto la vita. Io non conosco la vita di Gesù, anche se a modo mio sono un credente, ma ho sentito molto parla di Madre Teresa di Calcutta, una donna di una purezza d’animo impossibile da quantificare, una che ha dato

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la sua vita per gli altri, a sofferto insieme a loro, credo anche più di loro. Il dolore mio più profondo che frena la mia libertà (se non ho capito male), a cui ti riferisci tu, è la sofferenza dei miei familiari che a causa dei miei errori, sono prigionieri quanto me, loro non hanno commesso nessun reato. Per rispondere alla tua domanda dico: che credo veramente, che fuori ci sia moltissima gente che è meno libera di me, oltre il carcere ci sono tantissime altre cose che rendono un individuo prigioniero, le malattie, vivere affianco di una persona oppressiva, e disaggi di ogni genere, come la crisi creata dai “signori” farabutti che nomino prima. A dirti la verità della Bibbia ho letto pochissimo, il libro più importante posso dire di averlo trascurato. Riguardo al film “Le ali della libertà”, l’ho visto più volte, mi è piaciuto tantissimo, posso dirti che rispecchia parecchio il mio vissuto in carcere (il filmato “Percorsi Sbarrati” che abbiamo messo noi ergastolani ostativi di Spoleto, in youtube, parecchie sue scene sono state prese dal film “Le ali della libertà” e per un paio di minuti, è la mia voce narrante a introdurlo), certo anche il film Papion rispecchia la mia vita da carcerato, per lunghissimi anni della mia prigionia non ho fatto altro che sognare e tentare di evadere, l’ultimo capitolo del mio libro parla solo di questo.

Alessandra cara amica, cosa dire di te, metti l’accento sempre nel punto giusto, sei grande, quanta forza ci dai.

Amico Angelo, se ti ho lasciato per ultimo, non pensare che l’ho fatto perché hai impostato le tue risposte in modo diverso dagli altri, non è cosi, tu mi dai altri spunti per capire meglio le cose, e poterle spiegare in modo più approfondito, hai detto tante cose che mi hanno fatto riflettere parecchio. Ho già risposto a molte delle tue domande nelle pagine precedenti. E ce ne sono altre fortissime, che da decenni posso dirti che mi struggono dentro, sono cose che mi attraverseranno il cervello, per quanto mi rimarrà da vivere, certo questo non può alleviare il dolore di chi ho offeso.

Carissimi amici vi saluto come in genere saluto le persone che stimo, questo modo di salutare è a causa del mio fine pena 99/99/9999 MAI!!, e anche da quando ho superato i 60 anni.

Se continuerò a vivere, vi scriverò ancora (ma non dovete pensare a cose brutte, non è il mio caso).

Intervento all’udienza del 01- 09 – 2011 Tribunale di Sorveglianza di Perugia

Tanto per evitare in compressioni, premetto che non è mia intenzione offendere nessuno, magari dirò cose che vi sembreranno esagerate, un po’ forti. Parlerò in modo semplice, e non potrebbe essere diversamente questa è la mia cultura, non intendo servirmi di articoli del codice, per me sono qualcosa di freddo, il solo pensarli mi fanno venire brividi di morte, in più so benissimo che al disopra di voi c’è la legge, siete legati al codice, e se le cose stanno cosi so anche benissimo che non sarà facile ottenere quanto vi sto chiedendo, ma confido nella vostra agilità per superare questi ostacoli.Oggi ho voluto essere presente, perché intendo chiedervi, se ancora esiste, un po’ di umanità nei miei confronti. il non vedere mia sorella da tanti anni mi fa tanto male, tanto da sanguinarmi il cuore.Per questo oggi mi auguro di non avere davanti a me, persone che al posto del cuore hanno una lastra di marmo o “una codina”, forse vi starete chiedendo cos’è “una codina” (è quella parte della

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pianta che rimane sotto terra, un ammasso di legno scuro e deforme, brutto e con mille radici e lo puoi battere quanto ti pare e ferire con un piccone in tutte le maniere, ma non sanguinerà mai, perché anche s’è parte di qualcosa di vivente non è umano). Spetta a voi signori o continuare a negarmi tutto com’è stato fatto fino a oggi, o concedermi almeno un giorno di arresti domiciliari per rivedere mia sorella. Io sono consapevole di avere sbagliato e ho pagato per i miei errori, ora sconto colpe commesse da altri, tramite l’art. 4 Bis, ma questa è un’altra storia. Io per ottenere giustizia combatto dal 12 maggio 1979, provate ad immaginate quanto può essere stato lungo questo periodo.

Grazie per avermi ascoltato

Questa è una ricostruzione del mio intervento al Tribunale. Di Sorveglianza. Di Perugia, ricostruzione fatta al mio rientro in carcere sforzandomi di ricordare le parole il più vicino possibile a quelle che sono state usate in Tribunale.

Al ministero della “Giustizia”

Oggetto: Richiesta di contratto per l’acquisto della cella.

Io sottoscritto Trudu Mario nato ad Arzana (OG) il 11 – 03 – 1950 detenuto presso il carcere di Spoleto, con pena definitiva ergastolo ostativo.

Forse vi sembrerà un pò polemica la mia richiesta, ma per uno che ha scontato 32 anni di prigione, non lo è.Ed ora i motivi che danno la forza necessaria alla mia richiesta per essere accettata.

Visto che mi avete negato la richiesta di tramutarmi l’ergastolo in pena di morte, cosi facendo ancora una volta vi siete accaniti su di me proibendo che la mia pena avesse una fine, solo così avrei potuto conoscere la data della mia scarcerazione, anche se era un’uscire dal carcere soltanto per essere sepolto sotto un metro di terra, cosa avrebbero potuto scrivere i miei familiari sulla mia

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tomba? Forse: QUI E’ SEPOLTO MARIO TRUDU, IL SUO CORPO SENZA VITA CI VENNE RESTITUITO DALL’INFAME STATO ITALIANO, DOPO AVERLO MANDATO A MORTE TRAMITE FUCILAZIONE E DOPO CHE AVEVA SCONTATO 32 ANNI DÌ PRIGIONE, CHE MAGNANIMI QUESTI MAIALI!!. Visto anche la mia richiesta di Eutanasia assistita essendo un uomo in coma da 32 anni, coma talmente profondo perché colpito da ostatività da non poter mai esserci un risveglio (anche se ho poca fiducia nel suo accoglimento).Visto che la mia natura mi proibisce di soffocare la mia stessa vita, sono destinato tramite vostra costrizione a finire i miei giorni in carcere, a essere un sepolto vivo. Visto che non potrò mai essere un uomo libero, essendo voi degli esseri malvagi e vendicativi, visto le numerosissime istanze a voi presentate e rimaste senza nessuna risposta, per tutte queste cose e altre che non perderò tempo ad elencarvi, anche perché credo che quanto elencato fin qui sia più che sufficiente per accordarmi quanto sto per chiedervi, senza tralasciare che la mia proposta se verrà accettata farà guadagnare anche allo stato, e visto quanto sono affamati di soldi i “signori “ politici, le tangenti che estorcono agli imprenditori come veri mafiosi, e ricatti di ogni genere, dimostrando in pieno la loro avidità. Oggi mi sono distratto per un po’ dalle mie pene, e ho avuto questa idea, non so s’è un’idea brillante ma spero che almeno per una volta possa ottenere qualcosa da questo stato, oltre che la carcerazione senza fine. Non vi so dire quante richieste di benefici ho presentato e sistematicamente mi sono state respinte, sicuramente centinaia, vi ricordo i permessi negati per andare a trovare mia sorella Raffaela, che non vedo da sette anni, le richieste di trasferimento in un carcere sardo, quelle, e non sono poche di avvicinamento colloqui al carcere di Nuoro ecc... ecc… La motivazione di diniego sulle poche domande che hanno avuto risposta (si perché la maggior parte non hanno avuto nessuna risposta), è che il mio ergastolo è ostativo dall’inizio alla fine, e sappiamo benissimo che l’ergastolo è senza fine!! per tale motivo non posso avere benefici. Quindi se non ho nessuna possibilità di tornare un giorno in libertà, se la speranza viene soffocata, non mi rimane altro che da chiedervi anche se so… che è tropo grande la mia pretesa, ma confido nella vostra somara “bontà”.“Signori” vi chiedo che mi venga concesso l’acquisto della cella N° 258 P. 1, 2° A, carcere di Spoleto situato in via Maiano 10, cella che ormai occupo da numerosissimi anni, chiedo anche che l’ammontare del valore mi sia concesso di pagarlo diluito ratealmente almeno in 20 anni, forse 20 anni vi sembreranno troppi, magari penserete che io non essendo una persona molto robusta muoia prima, ma non abbiate paura, non perderete niente, nel contratto possiamo sempre mettere la clausola se questo avvenisse che lo stabile torni in possesso del precedente proprietario, e visto che la mia carcerazione sarà fino alla morte. datemi almeno la possibilità di poterla anche arredare a mio piacimento, almeno mi passerò la vecchiaia con un po’ di orgoglio in più nei confronti dei miei compagni, per essere stato il primo detenuto di nazionalità sarda ad essere riuscito ad acquistarsi un mini appartamentino da uno stato fasullo. Che opportunità la mia!!!.

Il Signor

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Risponde Mario Trudu

Alle domande della scrittrice Miriam Ballerini

Mario Trudu nasce a Arzana (NU) l’11/03/1950, arrestato a maggio del 1979 a oggi ho scontato 33 anni di carcere interrotti solo da 10 mesi di latitanza periodo che va dal 1986 al 1987, con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione, con una condanna all’ergastolo ostativo, attualmente sconto la pena nel carcere di Spoleto. Da uomo libero facevo l’allevatore, un lavoro che amavo tantissimo, da militare a Trieste ho preso la terza media. Sono entrato in carcere con una minima istruzione riuscendo a diplomarmi. Ho scritto la mia autobiografia di 300 pagine “Decenni nel buco

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del Diavolo” , la stessa l’ho tradotta nella mia lingua in “Arthanesu” e cioè in arzanese. Ora mi sto cimentando nel realizzare un vocabolario sempre nella lingua del mio paese.

1) Ci vuole dire per quale motivo ha ottenuto l’ergastolo?

Quando nel novembre 1985 ridussero la carcerazione preventiva che all’ora era di 10 anni e 10 mesi portandola a 6 anni, io mi trovavo in carcere dal 12 maggio 1979 con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione, non essendo ancora definitivo si videro costretti a scarcerarmi per decorrenza dei termini, il 21 gennaio 1986 vennero dei poliziotti in borghese e mi prelevarono dall’inferno dell’Isola dell’Asinara scortandomi fino all’Isola di Ustica (PA) applicandomi il confino. Il 18 giugno dello stesso anno mi sottrassi agli obblighi dandomi alla latitanza che durò 10 mesi, in quell’arco di tempo sequestrai l’Ing. Eugenio Gazzotti così divenni il suo custode, il 29 aprile del 1987 successe una sparatoria il povero Ing. rimase ucciso e io fui arrestato con sette proiettili in corpo, sarebbe tropo lungo spiegare dettagliatamente i fatti, cosa che ho fatto in una settantina di pagine delle 300 della mia autobiografia “Decenni nel… buco del Diavolo”, (appena ne avrò possibilità la pubblicherò) li è descritto tutto quanto, come affrontavamo le giornate lui da prigioniero e io da custode, il racconto prosegue fino agl’ultimi attimi di quella immane tragedia, ecco come, e perché presi l’ergastolo.

2) Per lei cos’è l’ergastolo ostativo?

Prima di rispondere alla domanda cos’è l’ergastolo ostativo per me, voglio dire cos’è realmente per tutti quelli che ne sono colpiti, e quali e quanti sono le sue caratteristiche; scrissi già che l’ergastolo è di varie forme, ma in linea generale si divide in due categorie, c’è l’ergastolo normale che pur avendo il fine pena mai, chi ne è colpito affronta la galera sapendo che non sarà una cosa facile da superare, ma dentro di se ha una forza enorme che è quella che l’ho fa consapevole che un giorno più o meno lontano tornerà in seno ai propri cari, riabbraccerà i figli se ne ha, magari se non l’ho è ancora diventerà nonno, traguardo che nessuna persona normale non vorrebbe raggiungere.Poi c’è l’ergastolo ostativo, dal giorno stesso che viene emessa la sentenza sa già senza ombra di dubbio che non ci sarà mai libertà per lui, le quattro mura della sua cella saranno la sua tomba, per affrontare una cosa del genere deve essere veramente un uomo forte e se non lo è, e non vuole arrendersi alla morte suicidandosi, riceverà “l’appoggio” dello stato, negandoli ogni tipo di beneficio spingendolo cosi, a diventare una bestia.C’è un altro fatto che divide in due categorie l’ergastolo ostativo, ci sono gli ostativi processati e condannati quando in vigore c’erano già le leggi di emergenza del 1992, e quelli condannati vari lustri prima all’ergastolo (normale) con altre leggi, con altre regole esistenti prima che nel 92 entrasse in vigore la legge dell’art. 4 bis (ostatività), eppure a loro è stato applicato retroattivamente facendo diventare automaticamente un ergastolo normale ostativo, ed io sono uno di questi che ha usufruito in pieno di questi “benefici” incostituzionali, si, incostituzionali perché l’art. 25 della Costituzione dice che: “Nessuno può essere punito se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso”. Le mie condanne quando è entrato in vigore il cancro dell’art. 4 bis erano già definitive da anni. la stessa signora Costituzione afferma che una nuova legge non può essere applicata retroattivamente se non quando il condannato ne può trarre beneficio, certo questo non si può dire dell’art. 4 bis, legge repressiva al massimo. Quando mi hanno condannato, si è detto che avevano applicato le leggi vigenti, quindi quelle giuste, e avrei dovuto scontare la pena che mi avevano inflitto, quello che mi domando io è: se loro mi hanno condannato con quelle leggi che io non avevo rispettato, perché loro dopo la mia condanna non rispettano quelle stesse leggi?, se erano giuste per condannarmi, come mai non lo sono anche perché sconti la pena in base ad esse? I veri

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criminali sono coloro che votano le leggi in parlamento non rispettando la Costituzione, che vermi!!.Tornando alla domanda, per l’ergastolo ostativo, è difficile trovare una frase per descrivere l’orrore che provoca dentro chi lo vive di persona, quindi immaginate quanto è difficile spiegare quanto è disumano a chi non ha avuto mai a che fare con questa falsa giustizia, e come ho scritto altre volte è disumano perché; non consente di intraprendere quel cammino rieducativo che la Costituzione impone, quello di far capire ai preposti; educatori, assistenti sociali, criminologi ecc. quando il detenuto è riuscito a rielaborare i suoi errori, arrivando cosi alla maturazione giusta per essere reinserito nella società (una volta raggiunta questa maturazione perché tenerlo ancora in carcere? A cosa serve?), perché prima o poi ci arrivano tutti, la società non può pensare che siamo gente insensibile e non cambieremo mai, col passare degli anni come cambia la gente al di fuori da queste mura anche noi subiamo la trasformazione, sia fisica ma anche come modo di vedere le cose, perché pur essendo le nostre esperienze negative, se uno le affronta dal verso giusto e le rielabora lo arricchisce in saggezza, e dopo anni di questa esperienza non può essere più lo stesso ragazzo di quando è stato arrestato. L’ergastolo ostativo se non hai il coraggio di affrontare la morte suicidandoti ti rimarrà appiccicato addosso per anni, per decenni fino all’ultimo dei tuoi giorni, no illuderti pensando che un giorno morirà ridandoti la libertà, non può essere, il suo respiro si spegnerà insieme al tuo, morirete nello stesso istante, tutti e due morirete in prigione siete uno incatenato all’altro, uscirete insieme in una sola bara, questo è l’ergastolo ostativo, su questo mostro ci sarebbe da scrivere per anni ma mi fermo qui.

3) In seguito a questa condanna, lei a cosa ha diritto? E cosa, invece, non le viene concesso?

In base alle leggi in vigore quando è stato commesso il reato per il quale sconto la pena, avrei diritto (sempre a discrezione del Magistrato di Sorveglianza) di vari benefici, anzi avrei dovuto essere fuori da almeno tre lustri in semilibertà, e dopo scontati 26 anni avrebbero potuto applicarmi la condizionale, ma dopo oltre 32 anni di detenzione effettiva (essendo stato arrestato nel lontano maggio 1979, carcerazione interrotta solo da 10 mesi di latitanza periodo che va dal 18 giugno 1986 al 29 aprile del 1987), ancora non riesco a mettere piedi fuori. Tutto questo a causa dell’applicazione retroattivamente dell’art. 4 bis, una cosa incostituzionale, non riesco a capire perché questa classe politica di corrotti, ladri e banditi è così vendicativa? Avrei potuto capire se a pretendere vendetta fossero stati la famiglia del sequestrato, ne avrebbero tutto il diritto, invece è lo stato che al posto di fare giustizia fa vendetta. Per la seconda parte della domanda, potrei risponde che non mi viene concesso proprio niente, in fatto di benefici è buio totale, ma alcune cose se pur con una pena ostativa mi spettano per legge, ma i “signori non vogliono concedermele, ne elenco qualcuna; da 8 anni chiedo di essere trasferito in un carcere della Sardegna vicino hai miei famigliari, affinché ci fossero da parte loro meno sacrifici nei trasferimenti e meno spese, ma dicono che sono collegato alla criminalità sarda, ma la cronaca di questi giorni è che in Sardegna deve arrivare il 41 bis e l’A.S., ma non mandano me, forse hanno paura che i “criminali” della Sardegna stiano aspettando questo vecchio per impartire ordini? Mandare la mafia in Sardegna non è pericoloso, ma mandare Mario Trudu si. Per 8 anni ho chiesto con insistenza l’avvicinamento colloquio per poter incontrare mia sorella Raffaela che non vedevo dal 2004, perché non può affrontare lunghi viaggi a causa di varie patologie, nel mese di aprile di quest’anno dopo 8 anni mi anno concesso 32 giorni, non ho fatto in tempo nemmeno a vedere tutti i miei famigliari a causa che

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a ogni colloquio non possono venire a trovarti più di 3 persone adulte, dov’è il rispetto della territorialità della pena?, la norma dice che, il condannato deve scontare la sua pena vicino alla residenza dei suoi famigliari, queste sono alcune cose che non mi concedono, non so chi sono gli esseri bastardi e infelici che lavorano al Ministero (all’ufficio trasferimenti), sicuramente sono degli alieni senza cuore.

4) Come ritiene sarebbe più opportuno e utile, dopo aver scontato diversi anni di prigione, per lei come individuo e per le persone lese, pagare il suo debito?

Il debito che ho verso la società dopo tanti anni di carcere potrebbe essere anche pagato, mentre per il debito che lo stato ha preteso nei miei confronti se la gente fosse a conoscenza di come avuto inizio la mia tragedia, credo che di me ne avrebbero fatto un martire, e a causa di questo, le famiglie lese compresa la mia ne pagano le conseguenze senza colpe, lo stato è in debito con me, e di parecchio. Non dico questo per alleggerire la mia posizione, se lo facessi sarei un’ipocrita, se non avessi sequestrato, certe persone non sarebbero circondate dal buio più totale. Dico queste cose solo per far capire alle persone, che alle volte la vita ti riserva un tracciato che non avresti mai voluto percorrere, ma non pensiamo che sia stato il destino a spingermi su quella strada, a me quella spinta la data la “giustizia” cosa putrida e vile. Mentre il debito nei confronti delle persone lese è impossibile solo immaginare di poterlo pagare, mi ritengo fortunato perché le persone da me offese non hanno mai detto o scritto sui giornali qualcosa, sfogando su di me quel terribile dolore che senza colpa hanno dovuto affrontare, hanno dimostrato di essere gente capace di perdonare in mezzo a tanta sofferenza, si perché infondo credo che mi abbiano perdonato, ed è l’unica cosa che mi da un po’ di serenità, finisco perché continuare a citarle mi sembra di riaprire loro la terribile ferita, anche se so che non potrà mai essere rimarginata.

5) Quanti anni ha già scontato? Com’è cambiato lei come persona in tutto questo tempo?

Essendo stato arrestato nel maggio del 1979 vado verso i 33 anni di carcerazione, però sono stati magnanimi mi hanno dato 8 anni di liberazione anticipata quindi sono a 39 anni di carcere espiato, dovrebbero essere 8 anni regalati per buon comportamento, ma se la mia pena è ergastolo che non ha fine, mi viene difficile capire da dove devo scalare questi 8 anni che con “buon” cuore mi hanno regalato, forse prima devo scontare l’ergastolo ostativo e poi dopo farmi ancora questi otto anni ma… chissà! Beh! Se vogliono questo dovranno venire nell’aldilà a trovarmi per costringermi a espiare gli otto anni che mi hanno regalato. Fare io stesso una scheda dei miei cambiamenti mi sembra un po’ troppo, potrei descrivermi come una persona che ha raggiunto tutti i punti più alti che possono migliorare la persona, riuscendo a scrollarmi di dosso tutte le cose negative, ma non è cosi, anch’io sono un essere umano carico di virtù e di debolezze. Non posso basarmi per descrivere i miei cambiamenti nemmeno con le relazioni fatte dal personale interno al carcere preposto a questo compito, educatori, assistenti sociali, psicologi, criminologi ecc. non li conosco nemmeno, noi ostativi è come se fossimo con la peste non ci chiamano mai, dicono che tanto a noi non ci serve nessuna relazione, perché non potremo mai usufruire dei benefici, e se non ho capito male questo è il reinserimento in carcere, queste sono le istituzioni, qui nessuno si prende delle responsabilità, tutti

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rubano il loro stipendio, anzi tutti si appropriano di poteri che non hanno, se gli educatori e gli altri, facessero le loro relazioni (ch’è il loro compito) lasciando che fosse il Magistrato a decidere se il beneficio da me richiesto mi spetta o meno, sarebbe una cosa normale, invece gli educatori hanno usurpato il posto del boia sentenziano, ed eseguono, il Magistrato tutte le volte nella motivazione del rigetto oltre il resto ti aggiunge anche, che non c’è nessuna sintesi interna che segnali a quale grado di maturazione sei arrivato, se per loro sei una persona affidabile o meno, ma… tanto che facciano le relazioni o meno il loro stipendio arriva lo stesso, quindi Trudu e gli altri possono continuare a rimanere dentro, che problema c’è?.

6) Come passa le sue giornate?

Le mie giornate le passo; progettando cose inesistenti, quando riesco a impegnare la mente sono cosciente che sono solo delle distrazioni virtuali, ma se pur a conoscenza di questa terribile realtà riescono ancora a tenermi in vita. Non ho voluto mai arrendermi e mi sono imposto che avrei dovuto sempre fare qualcosa, qualunque cosa, ho frequento sempre la scuola quando ne ho avuto la possibilità, anche quella superiore, qualsiasi corso professionale che è stato proposto, sempre portando a termine tutto ciò che ho iniziato, cose rare in carcere, quasi tutti iniziano qualcosa, ma è difficile portarle al termine. quando raramente la direzione mi ha offerto lavoro sono stato sempre disponibile. In cella ho il computer e meno male che c’è lui, riesce a dare un senso e alle volte anche visibilità a questi uomini dimenticati dalla società, ma più che altro dalle istituzioni, sto sempre a scrivere, forse sono tutte cose senza senso, ma non ha importanza sono proprio queste cose senza sale, che mi fanno sentire ancora un uomo. Come ho già detto ho scritto la mia autobiografia circa 300 pagine, quando ho iniziato la stesura di quello che oggi è un libro, pensavo solo di lasciare qualche documento scritto che testimoniasse la parte della mia vita tormentata da mille episodi negativi, un tormento non soltanto mio che mi trovo da un tempo remoto in carcere, ci sono altre intere famiglie fuori da questo mondo di morti viventi, collegate tragicamente e senza colpe alla mia storia. Pensavo questo anche perché non mi sentivo in grado di poter scrivere un libro, avevo appena la terza media presa da militare a Trieste, ma con me c’era un ragazzo di Berchidda Paolo Piga che mi ha spinto a proseguire su quella strada, dandomi una grossa mano nelle correzioni, poi c’è stata la spinta della mia carissima nipote Rosa, voleva raccontare in un libro la mia storia, cosi come mettevo per iscritto i miei pensieri, i ricordi, spedivo queste cartacce a mia nipote, la quale se pur con molta fatica è riuscita a cucire insieme le mie frasi strampalate, cercando di mantenere intatto il mio modesto modo di esprimermi, volevo che non fosse stravolto il mio modo di dire le cose, e devo dire che c’è riuscita benissimo, è stata bravissima, il vero autore del libro è lei Rosa Melis.Finito il suo lavoro di metterlo insieme me l’ha fatto avere in forma cartacea, lo scansionato e messo nel computer che nel frattempo anch’io mi ero comprato, gli ho apportato tutte le correzioni necessarie, affinché rispecchiasse i fatti veri, reali, ho voluto che il libro scritto da mia nipote racchiudesse soltanto la verità. Come il tempo passava, ho sempre aggiunto dei momenti di vita da carcerato qui a Spoleto, inserendo alla fine del racconto le lettere da me scritte in modo provocatorio. In questo libro si incontra un lungo periodo di grande serenità, sprigionata dal mio amato lavoro (allevatore), un lavoro che mi soddisfaceva in tutto, io credo che anche mentre dormivo, sorridevo, tanto era la mia serenità. Proseguendo la lettura inciamperete in tanta rabbia, che mi produceva il non riuscire a capire la malvagità degli uomini, che pian piano si trasformo in un odio tremendo, tanto che per anni dormivo a denti stretti digrignandoli per buona parte della

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notte. Dopo la fuga da Ustica (l’Isola dove ero confinato), arrivò il momento che tanto era grande l’odio che senza riflettere più di tanto, ho pensato di potermi vendicare, un errore più grande era impossibile farlo, se leggerete il libro e lo farete attentamente capirete di cosa e perché volevo vendicarmi, con questo non voglio dire che avevo ragione, c’era solo bisogno di giustizia, quella vera, ma non chiamandomi Andreotti o Berlusconi non avevo la forza o le conoscenze giuste per ottenerla legalmente. Poi c’è stato un lunghissimo periodo di riflessione, che col tempo ha portato il mio stato d’animo a recuperare quella serenità che ormai non credevo più di poter riavere, ma la riflessione porta sempre dei buoni risultati. Negli ultimi anni vedendo svanire ogni speranza ingoiate dall’art. 4 bis, mi sono dato all’ironia, all’essere un po’ polemico e alle volte tanto offensivo, tutti miei ultimi scritti hanno questo timbro, questo per evitare di morire nuovamente di rabbia, come mi è successo nei primi anni di carcere. La mia è una storia drammatica che solo a sentirla avrebbe dovuto ammazzare l’uomo più forte sulla terra, eppure io pur avendola vissuta di persona, continuo a vivere, o almeno credo di essere vivo, forse le mie sono solo delle visioni provenienti dall’interno del mio coma, che ormai mi tiene legato a questo mondo, che io non riesco più a comprendere. In questo libro s’incontra il vero Mario Trudu, fatto di cose buone e cattive come tutti gli esseri umani, ma molto diverso da quello presentato nei fascicoli giudiziari, giornali e telegiornali. Questa mia misera opera l’ho anche tradotta nella lingua del mio paese “in Arthanesu” in arzanese, e a darmi una mano su questo è stata un’altra carissima nipote, Maria Assunta Mancosu, lei parla benissimo il sardo, mentre il mio sardo è incrociato maldestramente con la lingua italiana che da trent’anni e più m’impongono di parlare, ed essendo i detenuti quasi tutti del sud in genere parlano un italiano misto a mille inflessioni dialettali, rendendolo quasi incompressibile, oggi credo che io di corretto non parli più ne il sardo ne l’italiano. Ho tradotto anche qualche altro libro, e scrivo delle poesie sempre nella mia lingua, un giorno si uno no faccio un po’ di ginnastica, ecco come passo le mie giornate.

7) Di fatto non ha nessuna prospettiva di futuro. Alcuni di voi hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica chiedendo la pena di morte. Perché? Il Presidente vi ha dato qualche riscontro?

Avrei prospettiva di futuro e tanta speranza se fossi figlio di una nazione democratica, con una classe politica responsabile, ma tutto questo non esiste, e se tutto questo non esiste quale può essere il mio futuro e quello di tanti altri? E vero abbiamo scritto al Presidente della Repubblica chiedendo la pena di morte, ma non so niente di una sua risposta. Io parecchio tempo prima avevo presentato istanza presso il Tribunale di Sorveglianza di Perugia, chiedendo che il mio ergastolo venisse tramutato in pena di morte, la risposta è stata che; “non è ammessa né dalla Costituzione né dall’Ordinamento Penitenziario”. Ho anche presentato presso la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, richiesta di Eutanasia Assistita essendo io un uomo in coma da 32 anni senza nessuna possibilità di risveglio, mi sono stati mandati dei moduli da compilare e aspetto che mi fissino un udienza, queste richieste fanno parte di quelle lettere provocatorie di cui parlavo prima (vi allego copia delle richieste e la risposta del Tribunale).

8) Alla società non importa di voi. Che stiate scontando una pena o che vi uccidano, i più ritengono che ve la siete cercata e che è quello che meritate. Cosa vuole rispondere a queste persone?

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Ohh!! Santa ignoranza, questo succede perché le informazioni sul carcere che vengono distribuite a manca e a destra da televisioni e quotidiani, non corrispondono alla realtà, non è colpa della società se la pensano a quel modo, ma dal sistema, non potrò mai ritenere loro responsabili più di tanto, perché parlano senza avere informazioni giuste, e li capisco. Al mio paese c’è un detto; “solu a cini traballada su mele si ndhi lingidi ir dhidus” che sarebbe; solo chi lavora il miele può leccarsi le dita.

9) I rapporti con la famiglia come sono? Come avvengono?

Io sono fortunato perché ho un grande tesoro, due sorelle e un fratello con tanti nipoti che mi vogliono un gran bene, fino al 2000 le sorelle erano tre ma la stimatissima Giuseppa ci ha lasciato se le portata via un tumore al seno. Con loro ho un bellissimo rapporto anche se ho dato loro parecchio da soffrire, specialmente nell’ultimo anno ho proibito loro di venire a trovarmi, finche non mi accetteranno il trasferimento nel carcere di Nuoro. Per adesso usufruisco di 4 telefonate al mese di 10 minuti l’una, ed è l’unico contato che ho con loro e qualche lettera dai miei nipoti.

10) Se avesse la possibilità di uscire, quale sarebbe la prima cosa che farebbe’ e poi? Come imposterebbe la sua vita?

Se questa irrealizzabile possibilità l’avessi avuta 7/8 anni fa, gli avrei risposto che avrei cercato di crearmi una famiglia per conto mio, avere dei figli e vivere al loro fianco senza allontanarmi di un passo, il non avere figli è l’unica cosa che mi fa stare male, altro che ergastolo ostativo in confronto è una vera nullità, ma ormai sono un vecchio, e dovrò pensare ad altre cose. Sempre parlando di cose impossibili, poi avrei impostato la mia vita cercando di risarcire un po’ i miei familiari dei grandi dispiaceri che ho dato loro, non certo col denaro che non ho, e anche se ne avessi una montagna, non avrei mai potuto comprare con i soldi la loro generosità, il tanto sacrificio affrontato, ma solo dimostrando loro il voler bene l’affetto che spinge sempre più il mio cuore verso di loro.Se leggendo questo mio scritto sorgessero dei dubbi su certe mie affermazioni, da porsi altre domande mi scriva pure, cercherò anche se in modo molto modesto di chiarire gli eventuali dubbi. Mi scusi se in quasi tutte le domande con le risposta vado fuori tema, forse è anche l’essere da decenni rinchiuso che spinge la mia mente ad evadere (se pure in modo virtuale) ogni volta che ne ha l’occasione, quando mi metto a scrivere dimentico subito la domanda, e me ne vado per conto mio senza tenere più conto del tema da svolgere. Se a conto vostro ciò che ho scritto e di poco conto potete benissimo cestinare il tutto, senza problemi.

Presone de Ispoleto 18/10/2012 Risponde Mario Trudu alla domande di;Edoardo Lupi, 24 anni laureato in Lettere classiche e storia antica.

1) Sareste a favore della pena di morte?Potrei chiedermi, oppure urlare; come può, un essere umano essere collocato fra quelli intelligenti e ragionevoli, s’è a favore della pena di morte? Cosi facendo si collocherebbe al pari di chi per un motivo o per un altro commette gravi reati. Sicuramente dentro quella persona sono morti tutti quei

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sentimenti, quelle emozioni che rendono l’umano amabile e rispettato (sono come dei barattoli di vetro vuoti, lisci e fragili), potrei pensare che nella vita l’unica loro soddisfazione sarebbe fare il boia, in riunioni fra amici e parenti potranno anche affermare che loro amano il mondo, la famiglia, i figli gli amici, non credeteci, non potrà mai essere, dentro il loro cuore l’amore vero non esiste è morto, eco, io potrei dire questo, forse sbagliando tutto, come posso io dare questi giudizi su altre persone? Non riescono a dare una risposta vera coloro che sono degli studiosi in questo campo, figuriamoci io, non sono tanto ingenuo da credere di avere la risposta giusta su certi fenomeni che investono molti popoli.Voi direte ma ci sono popoli interi a favore della pena di morte, possono mai essere tutti in errore? e questo è ciò che mi spaventa di più, ma questo non vuol dire che siano nel giusto, io penso che alcuni di loro sono dei popoli senza una cultura vera non sono ancora riusciti a crearsene una tutta loro, vivono di scampoli di culture di altri popoli, magari sono stati dominati per tanto tempo da popoli rozzi, prepotenti, ignoranti e sanguinari, questo è qualcosa di spaventoso di orribile. Pensiamo all’America, ai popoli che l’hanno conquistata, distruggendo la vera civiltà esistente in quell’immenso continente, i paesi europei non hanno conquistato l’America con la pace distribuendo lì il loro sapere, nooh!, hanno solo distrutto e sottomesso quei popoli, ma per poterlo fare c’erano dei grossissimi problemi e per poter vincere quelle resistenze hanno dovuto ricorrere a tutta la loro bestialità, nel modo più cruento, e ci vorranno ancora parecchi decenni prima di smaltire tutto quel sangue di uomini, donne e bambini massacrati che si sono visti scorrere addosso, e tutto quel veleno inghiottito a dosi massicce, per farsi coraggio, e sopraffare con i loro cannoni uomini coraggiosi armati solo di arco e frecce, solo per rapinarli delle loro terre, possiamo mai essere fieri di questo? Questi popoli “conquistatori” nella loro patria sono riusciti a togliersi di dosso l’odore del patibolo, ma per i loro discendenti rimasti in America chissà quanto ci vorrà ancora per liberarsi del tutto la coscienza, e speriamo che abbiano una coscienza, o rimarranno per sempre quello che sono, un popolo che sul patibolo decide, che esegue, la morte dei propri figli, Anche se ci vorrà un po’ di tempo io credo e mi auguro che l’America riesca rafforzare la sua civiltà, ripudiando la pena di morte (oggi quella stessa innominabile pagina di storia dopo secoli si ripete in Palestina, un paese che s’illude di essere democratico, massacra con i caccia bombardieri un altro popolo che si difende lanciando sassi, ma i veri responsabili sono tutti colore che siedono al palazzo di vetro (dell’ONU). A Israele e Palestina sono stati datti circa 50 anni per mettersi d’accordo e creare due popoli e due stati, non ci sono riusciti, anche perché Israele è stata appoggiata da paesi importanti e quindi si è sentita in una posizione da non concedere niente in nome della pace, anzi ha ampliato la sua avidità continuando a spingere i palestinesi fuori da casa loro. All’ONU dovrebbero riunirsi, e chi presiede a nome di tutti i popoli presenti, dovrebbe pronunciare poche parole; “i rappresentanti di Israele e Palestina si alzino… e si accomodino fuori, il compito gravoso ma necessario per la soluzione del problema lo prenderemo noi senza il vostro contributo, e sarà una decisione definitiva”, solo cosi si riuscirà ad avere pace in quella terra martoriata, e sarà la prima pietra per la pace definitiva in tutto il Medio Oriente, per non dire nel mondo. L’Onu una grande invenzione, se non ci fossero quei 3/4 paesi che per vari tornaconto ognuno non difendesse il suo Caino di turno, tutti i popoli dentro quel palazzo dovrebbero avere lo stesso peso, la stessa responsabilità, si dovrebbe decidere a maggioranza senza ricatti o veti da parte di nessuno). Poi ci sono tanti altri paesi in cui esiste la pena di morte, ma sono quasi tutti dominati da buie dittature, non è il volere di quei popoli a tenere in piedi il patibolo, ma la paura del tiranno.

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Io anche se povero e ignorante sono lontano moltissimi secoli dal giustificare la pena di morte.E a dire che, l’essere umano è nato sotto il segno della pace e della libertà (siamo nati tutti senza nessuna proprietà, senza odio, tutte sporche invenzioni dell’uomo), ma gli uomini per il nostro tornaconto creiamo ad arte enormi confusioni per poi trasformarle in sanguinose guerre, e ancora, ci siamo quelli che imprigioniamo privandoli della libertà altri uomini, magari per scopi poco nobili. (riguardo alle confusioni e guerre ricordiamoci dell’esserino piccolo – piccolo di Giorgio Bush, ma forse e meglio dimenticarlo, W Obama l’unico vero americano che cerca di spingere il paese nella giusta direzione, uno che non vede più la guerra come risoluzione di tutti i mali). Chiedo scusa al lettore se nel rispondere alla domanda sono uscito un po’ fuori strada, ma il mio modesto modo di vedere le cose trova negli argomenti trattati molti punti di congiunzione fra di loro, se qualcuno vuole contestare quanto detto anche in modo brusco può farlo non sono uno che si offende, magari dopo aver letto le vostre risposte potrei accorgermi di essere su una strada completamente sbagliata.

2) Credete nell’amore?Al pari di quanto tengo alla vita credo nell’amore, se credessi solo nella vita senza credere nell’amore sarei un uomo a metà, anche se forse in questo tipo di società conto meno della metà, conto zero, ma nessuno mai come si sono impossessati della mia libertà potranno usurpare, stravolgere i miei pensieri.

3) Perché siete andati contro la legge?Risponderò a ciò che mi viene chiesto, perché nessuna domanda può spaventare la verità, anche se avrei preferito rispondere alla domanda “chi vi ha spinto ad agire fuori dalla legge?” La mia risposta sarebbe contenuta in un solo nome “il vigliacco Magistrato morto suicida, Luigi Lombardini”Io sono consapevole e me ne duole di aver commesso un cosi terribile reato, ho preso quella decisione tormentato dall’odio e dalla vendetta, certo questo non giustifica la mia reazione e le sue terribili conseguenze.

4) Secondo voi è utile come pena deterrente l’ergastolo ostativo?In nessun paese del mondo si sono visti a ribasso il numero degli omicidi con la pena di morte, e anche se l’ostatività é oltre il peggio del peggio, è oltre la stessa pena di morte, e vi dico perché; altre volte ho scritto che la pena di morte ha bisogno di un attimo di coraggio, l’attimo d’intravede il suo carnefice pagato dallo stato, e poi più nulla, è tutto finito, mentre la pena dell’ergastolo ostativo ha bisogno di coraggio quanto dura l’esistenza del condannato, l’avere tolto la speranza per sempre a un uomo non potrà mai servire da deterrente, sarà sempre solo e soltanto una misera e vergognosa rivalsa dello “stato” agli occhi delle persone democratiche.

Serena, 24 anni studentessa dell’Università di Padova.

1) Come pensate alle vostre vittime?Proverò a spiegare il motivo che mi ha spinto a non cercare mai un contato con le persone da me gravemente offese; essendo consapevole del danno che ho arrecato loro, non me la sono sentita di rinnovare l’immenso dolore nel sentire nuovamente pronunciare il mio nome, sarei stato troppo

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crudele, io credo di essere stato sempre una persona coraggiosa, ma non credo di averne tanto da avere la faccia tosta di presentarmi a loro chiedendo o offrendo qualcosa, io a loro non posso chiedere niente, basta il sacrificio enorme, che ho imposto loro, non posso dimenticarli, ma loro anche se so ch’è impossibile è meglio se quest’uomo lo dimenticano. Io sono la causa che ha distrutto la loro vita, ma il loro comportamento tenuto sia a processo ch’è stato sempre composto e dignitoso, sia su giornali e televisioni dove non hanno sfogato il loro dolore sulla mia persona, questo fa di loro persone di grande umanità, un’umanità usata nei miei confronti che non credo di meritare, quindi il rispetto mio nei loro confronti non mancherà mai, questo mi spinge a non avvicinarmi a loro. Nell’ultimo lustro e più, mi è stata tolta anche quel poco di speranza che mi era rimasta, pensavo che un giorno, non saprei quando, anch’io sarei tornato in libertà, facevo affidamento su quella speranza, il cuore si consumava col passare degli anni, ma si consumava con serenità, nella situazione di oggi il mio cuore non può più rigenerasi e nemmeno può continuare a consumarsi, l’hanno privato dell’alimento fondamentale, che era la speranza, hanno spento l’ultimo lumicino e, sarà cosi per l’eternità, un’eternità disumana e crudele, ma questo non vuol dire che mi arrenderò, continuerò a torturare coloro che mi hanno rovinato, scrivendo la verità, solo in un tempo molto lontano permetterò a me stesso di crepare in pace.

2) Perché lo stato dovrebbe tirarvi fuori?Affinché gli altri stati possano vedere l’Italia come un paese normale, civile, che fa rispettare le leggi nazionali e internazionali, sia in fase di giudizio, ma anche nella fase di espiazione pena, solo cosi potrà chiamarsi democratico, mentre oggi questo stato presieduto da un parlamento di ladri farabutti pratica la vendetta, e per questo in carcere ci siamo anche quelli che entrano, ma potremo uscire solo da morti.

3) Che pena alternativa proponete?Non propongo niente, tutto ciò che potrei proporre per la mia persona, è tutto quanto scaduto, è oltrepassato da vari lustri, trovandomi in carcere dal maggio 1979, non credo di essere più in debito con nessuno che ancora ostinatamente mi tiene dentro, le uniche persone con cui sono in debito sono la famiglia Gazzotti Eugenio l’uomo che sequestrai, ma è un debito che non può farmi pagare questo “stato” miserabile allungandomi la galera a dismisura, è un debito fra me e le mie riflessioni.

4) Come considerate il vostro reato a distanza di anni?È una pagina triste della mia vita e di altre famiglie che l’hanno subita senza colpe, potrei dire da dimenticare, ma so anche ch’è impossibile riuscirci sia per me e ancora di più per la parte lesa o per i miei familiari. Sono quelle cose che uno si porterà sempre appresso, è come una protuberanza, un arto che non si può staccare a piacimento e buttarlo via, fa parte di me, ma credo che sia anche un bene sentirselo addosso per non dimenticare, cosi ogni tanto uno riflette sugli errori commessi.

Emanuela, 56 anni casalinga di Padova.

1) Cosa vi spinge a vivere?Credo che no esista essere umano che non ama la vita, anche gli sfortunati che se la tolgono, forse la amano quanto gli altri o più degli altri, ma in quel momento ciò che produce la loro mente è talmente ingarbugliato che non riescono a districarlo, spingendoli in un vicolo ceco da non vedere

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via d’uscita, portandoli ad avere d’avanti ai loro occhi solo la morte. Io non mi arrenderò nemmeno dopo morto, stimo tropo la vita e la morte dovrà faticare parecchio per riuscire a tenermi con se, si è dovuta arrendere già una volta con me, sono già sceso all’inferno, e sono tornato su, più vispo di prima.

2) Come trascorrete le vostre giornate?Io ho sempre approfittato di ogni occasione che mi è stata offerta, ho frequentato le scuole superiori, qualsiasi tipo di corsi professionali che sono stati proposti, quando mi è stato offerto ho sempre acetato il lavoro, e ogni impegno da me preso è stato sempre portato a termine, non ho mai lasciato un lavoro a metà. Ho scritto la mia autobiografia “Decenni nel buco del Diavolo” 300 pagine in’italiano e non essendo la mia lingua, l’ho voluto tradurre anche in lingua sarda, scrivo qualche poesia nella mia lingua madre, parecchie di queste sono state inserite alla fine dell’autobiografia in versione sarda, il sapere di appartenere al nobile e fiero popolo sardo mi rende ancora più forte e coraggioso. Avendo il computer in cella mi da la possibilità di passare il mio tempo facendo lavori diversi, l’unica cosa che mi fa odiare un po’ il computer è il fatto che da quando sono entrato in suo possesso non mi ha lasciato più il tempo di leggere un libro, una cosa che mi piaceva tantissimo prima che possedessi questo aggeggio infernale, ma non posso farne ameno è tropo utile e necessario. Poi ci sono le altre cose che comporta il carcere durante la giornata, sempre condizionate da chi lo gestisce, ma non vele racconto perché potrebbero leggerle delle persone sensibile e correrebbero il rischio di diventare biaitu cioè viola in un attimo, accontentatevi delle cose belle che vi ho detto, non pensate ad altro

3) Pensate mai alla morte?La penso sempre, ma sempre per contrastarla, nella mia vita non ricordo una sola volta di aver pensato alla morte in negativo, tranne quando (fingendo) ho chiesto al Tribunale di Sorveglianza di Perugia che il mio ergastolo venisse tramutato in pena di morte (sapevo già che la legge non lo permetteva), era solo una provocazione. Vale la stessa cosa per quando ho chiesto l’Eutanasia Assistita alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Se un giorno, facendo tutti gli scongiuri possibili se sentirete ho leggerete ch’è morto Mario Trudu dentro una cella non credeteci, Mario Trudu in quel caso è stato assassinato, forse detto cosi è tropo bruttale, diciamo ch’è stato aiutato a morire.

4) Come vi affrontate con le persone che vi vengono a trovare in carcere?Io ho fatto colloquio sempre o almeno fino al 2011 soltanto con i miei familiari ( tranne una volta negli anni 90 è venuto a trovarmi un mio caro amico e paesano Vincenzo che ora non c’è più e questo mi addolora tantissimo), ed è stato sempre con il massimo dell’armonia, mai che ci sia stata qualche discussione un qualcosa da alterare il nostro ottimo rapporto. Da Natale del 2011 ho detto ai miei che non venissero più a trovarmi, ho imposto loro questa cosa temibile e difficile da sopportare, dopo che gli ho fatti girare per 33 anni e per sedici carceri diversi sparsi in tutta la penisola per venire a trovarmi, ora rifiuto le loro visite, detto cosi uno potrebbe pensare, che tra me e la famiglia c’è qualche malinteso, che non andiamo più d’accordo, nessuno mai pensi questo io con i miei familiari abbiamo un rapporto bellissimo, ci vogliamo tropo bene per una cosa del genere, e so quanto soffrono per questo, ma sono deciso a non farli venire più almeno finche quei “signori” del ministero non si decideranno a trasferirmi in un carcere sardo, cosa che chiedo da 8 anni e che rifiutano di concedermi, è come se stessi chiedendo di impossessarmi del loro sporco

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sangue, ma non abbiano paura a me fa schifo sicuramente è infetto di malvagità. Negli ultimi mesi del 2012 ho fatto colloquio due volte con un carissimo amico Gabriele, ho conosciuto questa stupenda persona tramite l’amico carissimo Matteo, iniziando cosi a scriverci, dopo un po’ di tempo mi chiese se poteva venire a trovarmi e come avrebbe potuto fare, cosi presentai alla Direzione del carcere richiesta per il suo ingresso in carcere come terza persona, perché anche a me sarebbe piaciuto conoscerlo, e ci fu accordato. In 33 anni di carcere ho incontrato tramite colloquio due carissime persone che non facevano parte del mio nucleo familiare, il resto è solo carcere e famiglia, questo nell’ambito dei colloqui, ma ho avuto la fortuna di incontrare tantissime altre persone straordinarie generose che mi hanno sempre incoraggiato a essere forte, anche nei momenti più terribili, e sono i gruppi di persone che gestiscono i vari siti internet dove pubblico qualche mio scritto, sarò sempre gratto verso queste persone e spero che mi perdonino se ogni tanto non mi faccio sentire anche per dire loro solo grazie, negli anni che ho frequentato l’Istituto d’Arte e altri cosi altra grande fortuna per me, ho conosciuto Professoresse e Professori persone meravigliose, che non potrò dimenticare mai, eco questi sono gli unici tesori che posseggo un grande grazie a tutti loro.

Marco, 24 anni studente universitario di filologia.

1) Per voi l’ergastolo ostativo è sbagliato per qualunque tipo di reato? È mostruoso solo pensare che possano esistere tipi di reato per il quale può essere prevista la pena dell’ergastolo ostativo, dico questo perché l’ergastolo ostativo non è una pena che uno possa espiare, ogni pena da scontare ha un inizio e una fine, e fra queste c’è anche la pena di morte arriva sempre il giorno dell’esecuzione giungendo cosi alla fine della pena da espiare, mentre per l’ergastolo ostativo non ci sarà mai un fine pena, è qualcosa di eterno, quindi è sbagliato dire che uno è condannato a scontare la pena dell’ergastolo ostativo, non potrà scontarla mai, il suo “fine pena mai”, è cosa certa.

2) Pensate mai ad evadere?I primi 15 anni di detenzione non ho fatto altro che pensare ad evadere, e ci sono stati tanti tentativi, nell’ultimo capitolo della mia autobiografia descrivo tutti i tentativi messi in atto, dopo lunghi anni con quel chiodo fisso in testa, ho abbandonato l’impresa, non penso più a questa cosa già da molti anni, e oggi devo dire addio per sempre a quelle illusioni che nutrivo quando avevo parecchi anni di meno, ora l’unica strada che mi rimane aperta è riuscire a vivere sereno come un qualunque vecchio.

3) Cosa pensate dei parenti delle vittime?Come ho già scritto rispondendo a una domanda precedente, io ammiro quelle persone che nonostante il dolore che ho arrecato loro sono stati correttissimi, anche il loro comportamento tenuto a processo è stato sempre composto e dignitoso, non ci sono stati mai articoli di giornali dove hanno sfogato il loro dolore sulla mia persona, questo fa di loro persone di grande umanità, usandola nei miei confronti che non credo di meritare, quindi il rispetto mio nei loro confronti non mancherà mai.

4) Perché avete ucciso?

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Dissi già che l’uomo può uccidere per una infinità di motivi, ma qualsiasi motivo l’abbia spinto a farlo non sarà mai giusto, uno può tentare di giustificare il male fatto in mille modi, ma non potrà mai reggere il peso di un’azione cosi dolorosamente triste. Io in un momento di rabbia e di tremendo odio (troppo lungo da spiegare e rimando come sempre alla mia autobiografia), con altri complici abbiamo messo in atto un sequestro di persona a scopo di estorsione, durante la gestione di questa maledetta impresa successe un conflitto a fuoco, il sequestrato ferito, dopo 11 giorni morirà in ospedale, io fui ricoverato insieme a lui ferito da 7 proiettili, e ancora oggi sconto l’azione scaturita da quella tremenda rabbia, comunque è stata una terribile disgrazia, non per giustificarmi, non ci può essere giustificazione a questo, ma la sua morte è stato un incidente, certo questo non diminuisce il dolore della famiglia del sequestrato.

Presone de Ispoleto 23/12/012

Alla redazione di “Ristretti Orizzonti”Mario Trudu

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E perché no, anch’io voglio provare a dire qualcosa sull’ergastolo ostativo, io che lo vivo sulla mia pelle, dopo 33 anni di detenzione pensarci su mi da una fatica tremenda regolare il respiro. Qualcuno mi racconta dell’articolo del giornalista Marco Travaglio del “il Fatto Quotidiano”, mi sento impotente contro questi mostri intellettuali che non hanno incertezze, sono baluardi di sicurezza, per loro non si può pensare di abolire l’ergastolo ostativo, è una ingiustizia non torturare e far morire dei “criminali” in carcere. Vedo che lui è molto informato sui traffici poco chiari dei politici, da dove ha costruito la sua brillante carriera, ma vedo anche che non è altrettanto preparato su chi vive varie situazioni inumane, ma è difficile costruirsi una carriera trattando le ingiustizie, di noi “delinquenti” comuni, e quindi del popolo, sicuramente per avere una visione tanto striminzita sul fatto delle pene ostative, non si è impegnato tanto su questo campo, un giornalista dovrebbe avere una visione ampia senza pregiudizi su tutto, e su temi cosi forti non è vergogna nemmeno avere qualche incertezza. Chiudo questo argomento, anche perché ho letto la lettera inviata al signor Travaglio dal Presidente dell’Associazione Fuori dall’Ombra Alfredo Cosco, e il comunicato stampa dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, credo che la situazione sia stata illustrata molto bene da loro, tali spiegazioni dovrebbero far riflettere anche un mostro di certezze come il Signor Travaglio, grazie a Dio ancora il mondo è pieno di gente sensibile anche nei nostri confronti e degli emarginati in genere, se fossero tutti come il Signor Travaglio per noi sarebbero stati aperti nuovamente i forni di Auschwitz. Nel campo dell’ostatività siete proprio un misero Travagl-inetto.

Se non fossi veramente forte (e la mia forza l’hanno resa indistruttibile decenni e decenni di detenzione) sentire e leggere certe cose potrebbero portare qualcuno ad arrendersi, ma qui dentro è proibito, e molto pericoloso arrendersi, se uno sceglie quella strada non sarà mai un uomo libero, se un giorno cosa molto improbabile un ostativo che si è arreso dovesse uscire dal carcere lo farà da schiavo, ha perso la sua libertà quando si è arreso, sono fiero di non essere tra questi. Ma comunque non disprezzo più di tanto nemmeno chi sceglie di arrendersi, li capisco, non tutti nascono con abbastanza forza e fegato da poter superare i momenti più critici che la vita alle volte ci riserva, e cosi poterne uscire vittoriosi almeno in fatto di dignità.

L’ostatività proibisce di avere accesso ai benefici penitenziari, ma per chi ha un fine pena sa che prima o poi tornerà in libertà, mentre per noi ergastolani ostativi all’ingresso di ogni carcere è come se ci fosse scritta quella famosa frase “Perdete ogni speranza voi ch’entrate”. Nell’ultima pagina della mia autobiografia mi sono fatto io stesso la domanda “Cos’è l’ergastolo ostativo?” risposi così: “L’ergastolo ostativo è l’annientamento dell’individuo, se non hai il coraggio di affrontare la morte suicidandoti ti rimarrà appiccicato addosso per anni, per decenni fino all’ultimo dei tuoi giorni, non illuderti pensando che un giorno possa morire ridandoti la libertà, non può essere il suo respiro si spegnerà insieme al tuo, morirete nello stesso istante, tutti e due morirete in prigione siete uno incatenato all’altro, uscirete insieme in una sola bara, questo è l’ergastolo ostativo”, se un ergastolano ostativo riesce ad avere un’altra visione meno pessimista …, tranquilli …, sta solo sognando.

Trattando questo argomento è impossibile non ripetersi sia sulle cose già scritte da lui o da altri. Per me non esiste altra pena tanto terribile da paragonare all’ostatività, non esiste altra disumana pena detentiva in nessun paese del mondo da richiedere tanto coraggio per essere affrontata, quindi in fatto di leggi disumane siamo al primo posto, l’Italia ha questo triste primato, se nemmeno nei paesi dittatoriali esistono leggi del genere, come mai l’Italia è ritenuto un paese civile? Vai a capire chi

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stila queste classifiche. Berlusconi ha più volte affermato che il governo tecnico ha sospeso la Democrazia, ma dimentica che per noi dal 1992 non è mai esistita la Democrazia, forse lui ritiene che quando era al potere esistesse, magari è vero, per lui, visto che si comprava le sentenze e si faceva la leggi a personam spalleggiato dai mercenari che aveva affianco, gli scilipotiani gente vendutasi per due lire e la promessa di una poltrona, gente senza dignità, senza carattere, pezzenti, quindi ha tenuto in piedi il governo con la melma del paese, e con questo suo orgoglio da strapazzo per un altro anno intero ha mentito, diceva: non è vero che c’è la crisi, i ristoranti sono pieni, sugli aerei non ci sono più posti liberi, a lasciato che il paese continuasse a scivolare sempre più giù, l’unica sua vera arma per governare è il ricatto con l’aiuto della sottomissione dei suoi vassalli. Le azioni di un stato democratico dovrebbero esse volte al bene pubblico e non al personale, lui a conservato i privilegi, il capitale a danno del popolo, la voce del popolo dovrebbe essere al primo posto, democrazia dovrebbe voler dire rispettare le leggi, cosa che lui al pari di ogni altro delinquente non ha mai fatto, ma purtroppo a causa dei privilegi che si è comprato non finirà mai in carcere, ma non esageri facendosi bello in televisione lui è un pezzo di delinquente come molti di noi, poi … farsi bello è impossibile ha le sembianze di un fusto di gasolio, pieno di frottole, e di boria, per non dire di altro.

Io combatto contro questo mostro dell’ostatività da tanto tempo, ma sono sereno perché certo che combatterò fini alla fine, non ci sarà nessuna resa, dalla mia parte c’è l’orgoglio e la dignità a proteggermi, tutte cose non in vendita, sono abituato a morire un poco ogni giorno. Fino a 1/2 anni fa tutti volevano una pena certa, ma qual è un’altra pena più certa della mia, una pena che mi accompagnerà fino alla morte, almeno che non mi smentisca su ciò che ho detto prima (cosa poco probabile), e al mio posto non meta un altro in cella, l’art. 58 ter è stato introdotto nell’ordinamento Penitenziario per “agevolare” il passaggio a ritroso da essere umano a quello animale perdendo libertà, orgoglio e dignità insieme, diventando un collaboratore di “giustizia” accusando gli altri, da parte dei Magistrati non c’è nessuna riflessione sul fatto che pentirsi non può essere accusare gli altri, la persona è pentita quando è cambiata dentro, magari a causa di una lunga riflessione sugli errori che ha commesso, e non centra niente con il pentimento di comodo preteso e acetato dalla “giustizia”, si fa prevalere il pentirsi a quel cammino rieducativo che la Costituzione impone, questo non è agire da paese civile, sono solo convulse arroganze di uno stato che ha perso il diritto e la dignità.

Ogni giorno guardandomi intorno vedo aumentare la gente distrutta, sia fisicamente che mentalmente, sono svuotati di quella forza che ti fa amare la vita, tempo fa ho scritto paragonando questo posto all’Averno descritto da Omero nel 24° canto dell’Odissea, quando narra del Dio Mercurio che accompagna i Proci uccisi da Ulisse per vendicare la profanazione della sua casa, la giù si incontrano le ombre dei morti, ci sono gli eroi caduti nella guerra di Troia Achille, Patroclo, Antiloco, Aiace e Agamennone ucciso in patria al suo rientro dalla moglie Clitennestra e del suo amante Egisto ecc … che vagano senza meta per l’eternità. Forse anch’io mi trovo nel regno di Ade perché vedo le ombre degli ergastolani ostativi come me, vagare dentro un “recinto” senza mai allontanarci l’uno dall’altro, come se avessimo paura a restare da soli, avanti e indietro senza mai un attimo di pace, e come dice Omero, senza meta per l’eternità. Non c’è molta differenza fra il regno delle ombre e un anonimo carcere per un ergastolano ostativo, solo che noi siamo dei morti viventi tenuti in vita dalla malvagità di un parlamento senza dignità, e dalla mala informazione che ha tenuto sempre nascosta l’impresentabile verità sull’ergastolo ostativo.

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Forse le cose che affermo nei miei scritti sono ritenute da molti fuori luogo, senza sostanza, ma sapete cose che me le fa dire? Quando uno subisce oltre il limite ritengo che sia giusto che dica qualcosa, è meglio dire cose contestabili che stare zitti del tutto.

Se continuerò a vivere vi scriverò ancora.

Presone de Ispoleto, 1 ‘ennargiu 2013

Che mattinata la mia!!! Risponde Mario Trudu

Domande di un ragazzo universitario che poi sono state introdotte nella rivista “MA MI”

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1) Da quanto abiti qui?

Arrivai qui il primo settembre 2000, è passato talmente tanto tempo che non ricordo più come inizio questa “avventura”

2) A che ora ti svegli e cosa ti sveglia? In genere il mio risveglio è alle quattro e trenta, quando ancora questa parte della terra è avvolta dal buio, e quel silenzio mi porta una grande serenità dentro, anche se subito dopo affacciandomi alla finestra mi si presentano d’avanti agli occhi grossi lampioni accesi che illuminano la mia “règgia”, e a distanza vedo le mie guardie del corpo che vigilano su di me andando avanti e indietro sul muro di cinta, a dire il vero a me non mi rassicurano per niente, e vengo avvolto subito da un velo di tristezza. Il mio risveglio è il momento più bello, perché per circa 20 minuti me ne sto con gli occhi chiusi a fantasticare, e la mia mente si popola di pensieri, di immagini meravigliose e vengo trasportato in un mondo diverso da quello in cui mi trovo, con la mente sgombra da tutti i pensieri oscuri che in genere tempestano la giornata del detenuto. Nessuna cosa in particolare provoca il mio risveglio, Il mio orologio biologico si è assestato a quell’orario già da parecchi anni, forse l’età non essendo più un ragazzino, o forse la stanchezza degli ultimi tre decenni passati in carcere, ma quelle poche ore di sonno soddisfano il bisogno di riposo preteso dal mio corpo. Così ha inizio la mia giornata.

3) A che ora ti alzi?

Verso le sei meno un quarto mi alzo anche se son sveglio da oltre un’ora.

4) Come sai che ore sono?

Se non devo andare in qualche posto all’orario non ci penso nemmeno, se ho degli impegni guardo l’orologio.

5) Cos’è la prima cosa che vedi?

Appena apro gli occhi sono costretto a vedere l’enorme cancello nel muro di fronte che chiude la mia cella con il blindo (blindo massiccia porta di ferro chiusa appena oltre il cancello) e mi rendo conto subito senza ombra di dubbio che sono in galera.

6) A cosa pensi e cosa fai appena ti alzi?

La mia mente si popola di diverse cose ma tutte positive, io non sono mai stato un pessimista, e credo che questo mio modo di vedere e pensare positivo mi abbia salvato dalla pazzia, in quei momenti ripasso quasi sempre scampoli di vita vissuta altre volte azzardo a riflettere sull’avvenire, e questo è male, perché l’avvenire è veramente buio, è uguale al nulla in tutti sensi. Nella stagione invernale appena mi alzo la prima cosa che faccio è quello di chiudere le finestre ( io dormo sempre con le finestre aperte), accendo la televisione e mi rimetto a letto fino a verso le 6 meno un quarto, in quel lasso di tempo seguo vari telegiornali, una volta alzato mi lavo i denti, la faccia e vado in bagno, una volta ogni tanto nel frattempo metto un pentolino con acqua a bollire

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per farmi il tè, quando è pronto prendo un bicchiere di plastica usa e getta lo riempio di tè e lo sorseggio mentre mi mangio una brioss al latte. Mi tolgo i pantaloncini che uso al posto del pigiama (dormo a petto nudo) e mi vesto, riapro le finestre faccio il letto, una volta finito sistemo il tavolino, lo sgabello, la borsa frigo e varie altre cose sul letto, perché un giorno si e un giorno no lavo la cella, verso le sette e un quarto ho finito tutti i miei lavoretti mattutini.

7) Sogni spesso e cosa?

Fin da bambino sognavo moltissimo, la mia notte era tempestata di sogni, fino a quando non sono entrato in carcere, e per molti anni i miei sogni sono stati sostituiti dagli incubi, quasi ogni note facevo qualche sogno che mi svegliava di soprassalto, alle volte mi vedevo cadere da un palazzo, vedendomi precipitare nel vuoto, dalla gola mi usciva un rantolio e mi svegliavo tutto sudato, altre volte sognavo di trovarmi in mezzo ai binari e un treno che mi veniva addosso, solito grido solito risveglio, per anni ho sempre fatto questo tipo di sogni. Ma ora per fortuna sono tornati quei sogni normali che il mio io aveva sempre fatto prima di essere carcerato.

8) Come ti vesti?

Per circa dieci anni appena arrestato ho indossato pantaloni di velluto, un maglioncino oppure una camicia con la giacca, ma poi come tutti anch’io mi sono arreso alla tutta da ginnastica e scarpe da tennis (ma questo solo per comodità). Vesto tradizionale solo se devo andare ad una udienza, una visita ospedaliera o colloquio ecc. ecc., pantaloni di velluto, maglioncino, giacca, metto il cappello (su berretto) tradizionale indossato da sempre fino a qualche decennio fa (ora quasi tutti l’hanno dismesso) dal fiero popolo dei sardi, e quando questo capita mi sento veramente orgoglioso di essere sardo, quando indosso la tutta da ginnastica e scarpe da tennis è come se non mi riconoscessi, è come se avessi perso le mie origini.

9) Dove ti specchi? e cosa vedi? Cosa guardi?

E’ un specchio di circa 30 x 20 cm dove mi vedo la faccia per farmi la barba, tutto qui quello che vedo, se poi mi fermo un attimo a guardare non riesco a vedere quasi niente, dopo un po’ la mia mente se ne va lontano dimenticandomi di essere davanti allo specchio.

10) Cosa mangi e come fai colazione?

La mia colazione è molto semplice, come ho già detto prima, alle volte mi mangio una brioss al latte e bevo un bicchiere di tè, ma molto spesso affetto un po’ di pancetta o guanciale di maiale e mi faccio un panino, è il mio pasto preferito.

11) Come fai la spesa per la colazione?

Qui facciamo la spesa una volta a settimana, e come per tutte le altre cose anche per la colazione si ordina in quell’unica spesa.

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12) Sei da solo o in compagnia?

Essendo un ergastolano ostativo ho il “privilegio” della cella singola, un privilegio che potrò sfruttare fino all’ultimo dei miei giorni (dovete sapere che noi ergastolani ostativi non potremo mai essere rimessi

in libertà), per la felicità e godimento di quelle mi auguro poche “persone” con

poco intelletto che dicono che nessuno fa galera abbastanza.

13) Cosa vedi dalla tua finestra?

Un panorama meraviglioso, incantevole, al di là del muro di cinta ha inizio un’immensa vallata terreni in parte coltivati e qua e là qualche villetta che rendono la visione ricca di una moltitudine di colori, è molto piacevole.A circa un km in linea d’aria dalla mia finestra finisce la vallata, e ci troviamo ai piedi della montagna che s’innalza non so per quanti metri, ma sono tanti, la visione è resa piacevole dai boschi e da tre vecchi borghi medievali ricordandoci che prima la nostra vita, le nostre usanze erano basate su un mondo agricolo. Durante la stagione invernale la parte alta della montagna è quasi sempre nevicata, e tante volte la neve scende tanto in basso da coprire tutta la vallata fino ad azzardarsi ad entrare nei nostri cortili, gli orsi con l’arrivo della neve vanno in letargo noi invece quando capita usciamo dal letargo in cui ci hanno costretto e torniamo a godere di quella natura che ci hanno proibito di calpestare per decenni e non c’è cosa più bella.

14) Com’è arredata la tua stanza?

Sarebbe troppo lungo e complicato spiegarvi l’arredo della mia “règgia”, cosi ho pensato di provare a descrivere la mia cella al computer.

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15) Quanti passi è lunga e larga la tua stanza?

E’ lunga quasi cinque passi e larga due e mezzo, a parte il bagno lungo due e largo uno.

16) Quante stanze hai a disposizione?

Il mio “appartamento” è composto da una stanzino e un bagno.

17) A che ora esci e perché?

Ogni mattina alle otto e trenta aprono la cella, e che abbia di andare in qualche posto di particolare o meno, esco se non altro nel corridoio per eliminare quel senso di soffocamento che invece provo durante le ore della notte, rinchiuso in sette metri quadrati.poi ognuno ha le sue attività dipende da come è impostata la giornata. Se frequento qualche corso professionale mi impegna fini all’ora di pranzo, se non ci sono impegni particolari vado all’aria, mi faccio un’ora di ginnastica e poi il tempo restante o mi faccio una partita a bocce o a carte, alle undici e un quarto si rientra, mi faccio la doccia, accendo la televisione per ascoltare il telegiornale di RAI Tre, pranzo e accendo il computer fino all’13,30 all’ora che si esce nuovamente all’aria,

18) Come apri la porta per uscire?

Precisiamo la porta qui la devono aprire gli addetti, e se il cancello è solo appoggiato faccio il contrario di quello che fanno tutte le persone che non sono in carcere, apro spingendo verso l’esterno, mentre le persone fuori la aprono tirandola verso se stessi.

19) Dove vai e con chi?

Qui vai sempre nei soliti posti come; scuola, corsi professionali, a l’aria, biblioteca …. ecc, e quasi sempre con le solite persone.

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20) racconta l’ultimo sogno che hai fatto?

L’ultimo sogno che ho fatto mi ha portato a rivivere momenti veramente belli della mia vita, mi sono trovato ad attraversare le montagne del Gennargentu territorio del mio paese, sembrava di essere a fine anni sessanta a quando ancora c’erano grossi branchi di cavalli selvatici, e insieme a tante altre persone stavamo radunandoli per metterli in un recinto, era il giorno della marchiatura, d’un tratto mi sono trovato sempre in quelle montagne, circondato dai miei famigliari e un paio di amici seduti per terra a mangiare carne arrosto e a bere vino, stavamo facendo uno spuntino, ci stavamo divertendo in un clima veramente di festa.

Presone de Ispoleto lampadas 2012

Risponde Mario Trudu, Alle domande di Suor Marta

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1) Come vivono i vostri parenti il fatto che siete delinquenti?

Grazie a Dio i miei vivono la cosa in modo normale, perché è una famiglia normale, e come tutte quelle famiglie che ragionano con la testa e soprattutto con la bontà del cuore, riescono a capire che in questo mondo tutti possono cadere in errore, tutti possiamo sbagliare, nessuno escluso, quindi sanno e sentono dentro di loro che la cosa più naturale è capire. Il più delle volte anche famiglie rimaste vittime, magari si sono visti assassinare un fratello, un padre, un figlio eppure riescono a perdonare, quindi nessuno può arrivare a pensare che in una famiglia se c’è uno che ha sbagliato non può essere capito, o addirittura trattato con disprezzo, sarebbe pensare in modo errato, maligno, questo sarebbe uscire fuori dal senso umano di vivere, il poveraccio ch’è incappa in una tale disgrazia dico; che ha avuto in sorte una famiglia sbagliata, snaturata.

1) Ho conosciuto un ex carcerato, che ha trovato rifugio per alcuni mesi in casa nostra, perché i suoi non lo volevano neppure in zona (a quei tempi non c’erano le strutture che soccorrono in tali emergenze). Situazioni simili si verificano ancora. Cosa scatta nell’animo umano? Se i parenti sono i primi a rifiutare l’inserimento famigliare e sociale, quale meraviglia se la società, in genere, irrigidisce su ciò?

Come ho detto prima grazie a Dio, io, ho una famiglia meravigliosa alle spalle, non sono uno ch’è stato rifiutato dallo suo stesso sangue, quello che mi ha dato la vita, loro mi seguono da decenni andando da un carcere a un altro a trovarmi, questo vuol dire che il sangue della mia famiglia il ceppo Trudu/Lisai è puro, è sano non si è imbastardito, ha resistito alle spinte di questa società “moderna”, che non ha niente di umano.Io essendo stato arrestato nel 1979 sono da 33 anni in carcere, in questo periodo lungo più di 6 lustri ho avuto la fortuna di non incontrare mai una persona che usciva dal carcere e non sapeva dove andare, perché i suoi famigliari si erano rifiutati di accoglierlo in casa, la ritengo una fortuna perché trovandomi davanti a un caso del genere dentro di me avrebbe provocato un dolore immenso, e forse molti non crederanno che anche noi “delinquenti” abbiamo questi sentimenti, “purtroppo” anche noi possediamo un cuore. Non so se si verificano ancora casi come quello da Lei descritto, ma oggi per questi casi ci sono varie associazioni e comunità (com’è stato nel vostro caso) che accolgono queste sfortunatissime persone.Nel finale della domanda ditte: “Cosa scatta nell’animo umano? Se i parenti sono i primi a rifiutare l’inserimento familiare e sociale, quale meraviglia se la società, in genere, irrigidisce su ciò”, io essendo fuori da questo contesto posso solo provare ad immaginare come avrei reagito, sicuramente senza ombra di dubbio avrei capito i miei familiari, perché senz’altro quel loro comportamento era provocato da qualche avvenimento negativo. forse sarò un po’ crudo ma voglio darle il mio parere su una simile società, anche se ripeto che questa non è la mia vita. Io dico che una società del genere sarebbe d’abbattere subito e in qualsiasi modo, e non è detto che un giorno non potrà succedere, quella schiera immensa di sfruttati, ed emarginati nel mondo, un giorno si ribellerà, la mia paura è che lo farà in modo crudele, tanto che Lucifero chiuderà le porte dell’inferno rintanandosi dentro, rifiutandosi di guardare ciò che succede sulla terra. Io sono certo che se un giorno mi fossi trovato spinto dalla società, ai margini miserabili di dover chiedere l’elemosina o di fare il barbone da dormire sotto un ponte, quella società vuol dire che non mi meritava e avrei reagito in malo modo, qualcuno di quella “brava” società avrebbe dovuto provvedere alle mie spese, non importa come.Alla terza domanda non posso rispondere, è una domanda personale rivolta a una persona specifica, e quella persona non sono io.

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Ma se ci tiene posso provare a spiegarle il mio punto di vista sul sentimento perdono, e cosa ha provocato in me. Il perdono è un sentimento nobile che tutti dovremo conservare con grande cura, se nell’essere umano non albergasse questo sentimento, voleva dire che non c’era mai stata l’evoluzione o non sarebbe stata completa, forse saremo ancora sugli alberi a mangiare noci di cocco, facendo la vita da scimmie, è uno di quei tanti sentimenti che distingue noi esseri intelligenti dagli animali, e se pur ritenuti esseri intelligenti, non tutti concepiamo la stessa visione sul perdono. Io dopo decenni di carcere posso dirle che per tantissimi anni sono stato posseduto dall’odio, sentimento opposto al perdono, a quei tempi non era facile avere delle giornate serene, e riuscire a ragionare con razionalità, era impossibile, su ogni cosa vedevo rosso, ma da parecchio tempo a questa parte le cose sono cambiate, ora anche le più negative le affronto in altro modo, sembra che più niente possa farmi arrabbiare affronto tutto con ironia, scherzo, e alle volte ci rido sopra, ah! Se poi questo sentimento fosse affiancato anche da quello della gratitudine, che cosa grandiosa. Ora le mie giornate sono serene, mi sveglio al mattino e al contrario di tanti anni fa ora tutto quanto la mia vista riesce ad inquadrare mi rallegra (forse vi chiederete ma come l’arredo di una squallida cella lo rallegra? Si, perché oggi guardo tutto con altri occhi, non sono più quelli del passato), e ogni mattina ringrazio per il nuovo risveglio e per tutte le cose belle che dalla mia finestra a sbarre mi è permesso di vedere, e se oggi sto bene con me stesso penso che sia perché il sentimento dell’odio è stato sopraffatto da quello del perdono. Carissima sorella Marta riguardo al maestro di vita se fosse un riferimento alla mia persona (partendo dal presupposto che senza sbagli non ci può essere perdono), posso dirle che io non per mio volere e ne per mia iniziale colpa ma per mia disgrazia ho avuto il migliore, il carcere, dove tutto è sottomesso al peccato, al male, ma anche le cose più negative se esaminate bene e rielaborate con cura, ci accorgiamo che c’è una parte buona da cui possiamo imparare tanto, quale può essere un altro posto migliore dove riflettere e recuperare qualche sentimento perso per strada? E capirli al meglio? Sorella Marta mi scusi se mi permetto di chiudere il mio misero scritto scherzando un pò sulle sue domande, ma quante notti ha passato insonne per riuscire a formularle? Io sono convinto che siano state tenute a mollo nell’aceto per tanto tempo, sono un po’ acide. Sorella perdoni il mio modo franco e diretto di dire le cose, non so s’è un pregio o un difetto, ma Le chiedo di pregare per me.

Grazie sorella e che il Signore sia con me.

Presone ‘e Ispoleto 24/11/012

Alla Corte Costituzionale

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Io sottoscritto Trudu Mario, nato a Arzana (NU) l’11/03/1950 ristretto nel carcere di Spoleto con pena definitiva ergastolo, in carcere dal 12 maggio 1979.

Leggendo il Messaggero di Roma del 12 ottobre 2012, mi sono emozionato fino al punto di arrivare alle lacrime, e portandomi d’istinto le mani agli occhi me le sono trovate imbrattate di sangue, si, erano lacrime di sangue.

Il titolo dell’articolo era; “Consulta: illegittimo i tagli per magistrati e supermanager”, ecco il motivo di quelle lacrime sanguinolente, sapere che la più alta Corte italiana di controllo che sentenzia se una legge rispetta la Costituzione o meno, ti fa rimanere a bocca aperta nel vedere la loro scrupolosa serietà nell’affermare il giusto, nel vedere che non si tollerano ingiustizie, di fronte alla legge i cittadini sono tutti uguali, ma che bello!! così sentenziate voi, ma le vostre sentenze possono essere a colori quando ne usufruiscono i cosiddetti colletti bianchi, gli amici degli amici, o solo in nero quando ad usufruirne sono i poveracci del popolo schiavo, lavoratore.

Beh!!! Fatemi tirare il fiato… perché dopo queste forti affermazioni mi sento soffocare. Mi strugge la curiosità e mi domando ma… di quante facce siete in possesso? Ne usate una per ogni occasione?

Ora vi spiego perché me la sto prendendo con voi in modo poco rispettoso e alla fine di quanto espongo credo che dentro di voi (se non siete falsi del tutto) penserete che meritavate molto di più, ma andiamo ai fatti, quanto sto per scrivere è stato da me affermato altre mille e più volte, ormai sono abituato a fare copia e incolla, il contenuto è sempre lo stesso e non potrebbe essere diversamente, è il punto chiave delle mie lamentele, ciò che cambia di volta in volta sono solo gli aggettivi usati nel definire situazioni e persone, spero che vi aiuti a prendere coscienza degli errori che fatte, anche se credo che sono errori voluti, studiati a tavolino per noi poveri cristi.

Io Trudu Mario, sono stato arrestato il 12 maggio 1979 con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione, sequestro avvenuto il 4 ottobre del 1978 in agro di Villassimius (CA) ai danni dell’ing. Giancarlo Bussi, subendo una condanna a 30 anni, sentenza in esecuzione dal 20/11/1986, emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Cagliari.

Il 21 gennaio 1986 fui scarcerato per decorrenza termine e accompagnato da poliziotti in borghese all’Isola di Ustica (PA) al soggiorno obbligato, il 18 giugno 1986 mi sottrassi agli obblighi dandomi alla latitanza che durò 10 mesi fino al definitivo arresto del 29 aprile 1987, durante questo breve periodo di latitanza fui accusato di sequestro di persona sempre a scopo di estorsione ai danni dell’ing. Eugenio Gazzotti, per tale reato venni condannato all’ergastolo (non ostativo) sentenza in esecuzione dal 03/04/1991, emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze.

Con l’entrata in vigore del D.L. del 1992 mettendo in funzione l’art. 4 bis ( introdotto nel nostro Ordinamento Penitenziario da 20 anni, causando immane sofferenza su chi ne viene colpito e coloro che lo seguono, i famigliari, sicuramente l’artefice di questa cosa immonda, dentro di se coltivava la speranza mostruosa che un giorno saremo stati abbandonati dai nostri cari, ma i miei familiari continuano a venire a trovarmi e lui rimane solo un bastardo), legge terribile e disumana, che nessun paese del terzo mondo si sarebbe mai sognato di varare, ma in’Italia siamo in un paese “democratico”, dove tutto è ammesso, siamo un paese “aperto”, “civile”, rappresentato da un parlamento composto da corrotti, ladri e banditi.

Le mie sentenze all’entrata in vigore dell’art. 4 bis erano da tempo definitive (avevano superato il terzo e ultimo grado di giudizio, e i reati per i quali ho preso le condanne erano stati commessi uno 14 anni prima e l’altro 5) eppure a me e a molti altri è stato applicato retroattivamente, facendo

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diventare le nostre condanne in un solo colpo ostative, nel mio caso modificando irrimediabilmente le sentenze emesse dalla Corte d’Assise d’Appello di Cagliari e Firenze, senza che venisse riaperta una nuova istruttoria dibattimentale subendo un’altro processo, perché solo con un nuovo processo, cioè con una nuova sentenza una condanna definitiva può subire modifiche, com’è possibile che le sentenze di una Corte d’Assise d’Appello non contino niente? l’art. 25 della Costituzione sapete benissimo quanto dice: “nessuno può essere puniti se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso”, la stessa Costituzione afferma che una nuova legge può essere applicata retroattivamente solo nel caso in cui il condannato ne può trarre beneficio, questo certo no si può dire dell’applicazione retroattiva dell’art. 4 bis perché è soltanto repressivo, rende l’ergastolo una pena infinita. L’art. 27 della Costituzione dice; “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, tutto il contrario di quanto ci viene abusivamente applicato, sia il legislatore in parlamento, sia la Corte Costituzionale (voi!) quando avete affrontato la norma dell’art. 4 bis non avete mai osservato e rispettato la Costituzione, questo forse perché noi non facevamo parte di quegli amici degli amici o dei supermanager? Per noi non c’è stato nessun intervento della Corte Costituzionale per sanare l’abuso che ci è stato inferto con prepotenza da parte del legislatore, per noi vi siete bendati gli occhi.E se pensiamo che l’applicazione dell’art. 4 bis della legge 26/07/1975 n ° 354 con successive modifiche, con l’applicazione retroattiva rispetto alla commissione di fatti criminosi di una legge severa determina una violazione dell’art. 7 della convenzione Europea dei Diritti dell’uomo, è in palese violazione del fondamentale principio sulla irretroattività della legge, e voi sareste quegli che fatte rispettare i diritti?.Per noi è stato introdotto l’art. 58 ter (che significa collaborare) dimenticando che pentirsi non significa accusare gli altri ma ben si cambiare dentro, il vero pentimento è quello interiore, l’accusare gli altri lo si fa prevalere a quel percorso rieducativo di reinserimento rielaborando gli errori commessi, il pentimento preteso dall’art. 58 ter è solo l’umiliazione del reo.

Con il vostro modo di comportarvi poco serio, un po’ da vigliacchi, da vent’anni a questa parte mi avete proibito di usufruire dei benefici, quelli che mi spettavano per legge, vi siete presi gioco di questa persona rinchiusa in una tomba, senza avere la possibilità di difendersi, voi avete assassinato la mia libertà, la mia speranza mi avete reso un cadavere vivente per l’eternità, se avreste una coscienza, un cuore, per ciò che avete fatto non avreste potuto prendere sonno per quanto dura la vostra esistenza, ma a voi manca qualcosa, come dissi in un intervento al Tribunale di Perugia, voi al posto del cuore avete una “codina” e vi spiego cos’è una codina; (è quella parte della pianta che rimane sotto terra, un ammasso di legno scuro e deforme, brutto e con mille radici e lo puoi battere quanto ti pare e ferire con un piccone in tutte le maniere, ma non lacrimerà, non sanguinerà mai, perché anche se fa parte di qualcosa di vivente non è umano), voi avendo fatto quello che avete fato non potete far parte degli esseri umani, siete come quell’ammasso di legno deforme e scuro, senza anima. Ma io essendo una persona generosa con un cuore grande, con una umanità immensa, anche se in un momento di scoramento vi ho detto tutte quelle cose non vi auguro niente di male, siate sereni lo stesso, anche se su questa terra avete seminato veleno in tante famiglie, e se dentro di me non sentissi forte questo sentimento di augurarvi il bene più grande, dimostrerei di essere al pari dei miei carnefici.

Grazie per l’attenzione e non pensiate male, i miei ringraziamenti sono sinceri non potrebbe essere diversamente provenendo da una persona giusta, dignitosa, rispettosa anche nei confronti di coloro che hanno rovinato la sua esistenza e quella della sua famiglia, grazie ancora.

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Spoleto, 18 settembre 2012

Risponde Mario Trudu

Domanda, 01) Dati anagrafici; Trudu Mario nato ad Arzana (NU)

l’11 – 03 – 1950, segni particolari, ergastolo ostativo, con fine pena 99

– 99 – 9999 Mai.

Domanda, 02) Carcere dove sei detenuto;

Dopo aver girovagato per una ventina di penitenziari italiani, dal primo settembre 2000 mi trovo nel carcere di via Maiano n° 10 Spoleto (PG), un carcere che fino a anni fa mostrava lati di umanità, almeno per il vivere interno, oggi è talmente aumentata la popolazione, che mi viene da paragonarlo a un formicaio messo in agitazione dal loro peggior nemico, il formichiere, tutti a correre in tutte le direzioni, a urtarsi l’uno con l’altro senza sapere cosa fare, dove andare.

Domanda, 03); Da quanto tempo sei in carcere? E anno del tuo arresto;Mi trovo in carcere dal lontanissimo 12 maggio 1979, carcerazione interrotta da 10 mesi di latitanza periodo che va dal 18 giugno 1986 al 29 aprile 1987. Nel 1986 avrebbero dovuto scarcerarmi per decorrenza dei termini di custodia cautelare, ma vennero a prelevarmi dall’inferno dell’Isola carcere dell’Asinara dei poliziotti in borghese, e mi accompagnarono all’Isola di Ustica (PA) applicandomi il confino, da li mi allontanai abbandonando gli obblighi, dandomi alla latitanza, eco perché di quella interruzione. Data del mio ultimo arresto 29 aprile 1987.

Domanda, 04); Preferisci la pena di morte ho l’ergastolo?Potrei dire che io sono stato uno che ha messo sempre la vita davanti a tutto, l’ho amata più di me stesso, e oggi vedermi costretto a inoltrare certe richieste (anche se sono solo provocazioni), a volte penso di essermi arreso, è come se stessi tradendo me stesso (anche se dentro di me so benissimo che non è così), a confermare il mio voler vivere oltre ogni sofferenza, ogni disaggio lo dimostrano vari passaggi del mio libro “Decenni nel… Buco del Diavolo”. L’ergastolo ostativo e talmente disumano che corrode il volere più forte che alberga in ogni essere umano, amare la vita.L’8 giugno 2009, ho presentato presso il Tribunale di Sorveglianza di Perugia la richiesta affinché mi venisse tramutata la pena dell’ergastolo in pena di morte, la loro risposta è stata: “poiché la pena di morte non è prevista dall’ordinamento né ammessa dalla costituzione” dichiara “inammissibile l’istanza in oggetto”.

Il 28 agosto 2011, ho presentato richiesta Alla Corte Europea per i Diritti del l’Uomo, affinché mi venisse concessa l’eutanasia assistita, essendo io un uomo in coma da 32 anni, coma talmente

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profondo da non poter mai esserci un risveglio, perché colpito da ostatività, avendo il fine pena nel 99 – 99 – 9999 MAI. (allego fotocopie istanze)

Domanda, 05); Come vive e pensa un ergastolano?Rispondo a questa domanda con frasi già scritte da me in altre occasioni.Bisogna prendere coscienza che l’ergastolano ostativo ha una vita uguale al nulla, e anche volendo spingere la fantasia verso previsioni future, è tutto più cupo del nulla.La pena dell’ergastolo per chi la vive come me è crudele quanto la pena di morte, qualcuno ha sempre affermato: “che l’unica differenza fra le due è che l’esecuzione della pena capitale è affidata al boia, quella dell’ergastolo alla natura soggetta agli effetti letali del carcere a vita, avendo sempre presente il “fine pena mai” uguale morte sopraggiunta.Un uomo con una condanna all’ergastolo ostativo non vive, non potendo fare previsioni a lungo termine, perché è stato rapinato del futuro, si vive momento per momento, la sua esistenza è popolata da incubi, vive con le sue manie ossessionanti, respira ancora forse perché non vuole accettare l’idea che sia già morto, se per un momento riesce a pensare, sicuramente ha preso un’altra fregatura, magari si mette in testa che qualche politico di turno si faccia coraggio e presenti una proposta per abolire l’ergastolo, ma poi ricorda anche che ai politici degli ergastolani non è che gliene importi più di tanto, anzi, non gliene importa per niente. l’unico sollievo sarebbe proprio la morte, che nessuno ti concede, non esiste giustizia da parte dello stato, ma soltanto vendetta.

Domanda, 06); Che pena ti daresti per sostituire la pena di morte o l’ergastolo?Come domanda è un po’ imbarazzante, proverò a rispondere in modo sintetico, sono convinto che i miei compagni di sventura la pensino diversamente. Senza ombra di dubbio, il non fine pena (ergastolo) lo abolirei ed al massimo ad un detenuto gli farei espiare un quindicennio di detenzione, perché se improntati al reinserimento ne vero senso della parola, bastano e avanzano, l’art. 25 della Cost. dice: (le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato), questo per restare un po’ in linea col pensiero degli altri. Però vi è anche un altro fatto, se una persona è egoista e pensa solo a se stessa, al sottoscritto non dispiacerebbe che l’ergastolo lo portassero anche a 40 anni, facendomi bene i conti, e se tutto questo accadesse, sarei fuori già da parecchi anni, poiché ho espiato 32 anni di cella, 7 anni di liberazione anticipata, dovrei usufruire di ben 5 condoni usciti nell’ultimo trentennio, beh! Sarei vicino al mezzo secolo di detenzione, credo che bastino. Ma quello che vorrei gridare con tutte le forze, è che lo stato rispetti le leggi (una cosa impossibile in una italietta come la nostra) con le quali uno è stato condannato, se il reato è stato commesso quando in vigore cerano determinate regole, perché uno si vede applicare leggi entrate in vigore 10/15 anni dopo che il reato è stato commesso l’art. 25 della Cost. afferma: (nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del reato commesso), com’è successo con l’art. 4 bis D.L. del 1992 applicato retroattivamente, rendendo le pene ostative, eterne, a tante persone che come me erano già da vari lustri in carcere, con condanne definitive da vari anni. Se loro sostengono che la condanna ci è stata data perché abbiamo violato le regole, dopo la condanna perché loro non rispettare quelle regole? Perché si comportano da veri farabutti?

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Presone de Ispoleto 21/05/012

Quanta disumanità?Articolo alla redazione della rivista MAI Dire MAI

Mi chiamo Trudu Mario, sono nato ad Arzana (OG) nel lontano 1950, ho la bellezza di 62 anni.Sono stato arresto nel 1979 all’età di 29 anni ed ancora sto espiando nella Casa di Reclusione di Spoleto la pena inflittami ergastolo ostativo.Fino al giorno del mio arresto, pascolavo pecore sui monti della mia “Nazione” Sarda, quindi cultura minima, ho fatto pochissima scuola, solamente in carcere mi sono dato un po’ da fare, per poter avere più dimestichezza con la penna, e se un giorno ne avessi avuto bisogno avrei potuto protestare pacificamente presentando le mie lamentele per iscritto, purtroppo la vita mi ha riservato tanto da protestare, quanto mi sarebbe piaciuto gridare, urlare contro le leggi che comportano … che il reo non esca più da questi lugubri posti, sempre se non si abbrutisce con la collaborazione.Come ogni buon detenuto del pianeta carcere ci tengo alla mia dignità, tanto per intenderci e dirla in parole povere, non sono il tipo che mi abbasso i pantaloni e per l’appunto sono in questo orribile posto sapendo che non ci sarà mai il giorno che mi lascerò alle spalle queste quattro mura, una realtà che mette i brividi.La tortura più grande è l’essere consapevole di essere senza futuro, quindi il mio vivere è senza speranza anche perché non vedo una classe politica che abbia intenzione di prendere in considerazione la tematica dell’ergastolo ostativo.L’altro giorno pensavo, ma saranno in tanti a sapere che cosa significa avere l’ergastolo ostativo? Saranno in tanti a essere informati che con l’ergastolo ostativo si muore in carcere?In Italia ci sono varie tipologie di ergastoli, forse non tutti li conoscono (detenuti compresi), poiché la maggior parte di chi non è con il fine pena mai, non si è mai interessato a questo problema, con questo non voglio criticare nessuno, poiché ognuno è libero di fare o pensare quello che gli pare.Leggendo la rivista Mai Dire Mai, mi accorgo che forse ci soffermiamo tropo sui detenuti che hanno espiato la pena a Santo Stefano. Per carità, questi poveri cristi che non hanno avuto nemmeno una degna sepoltura, il solo pensarci mi fa sentire male. Ma di questi cimiteri c’è ne sono in tutte le isole che erano adibite a Penitenziari.Come ha scritto il caro amico Ignazio Cocco nel numero precedente, Santo Stefano è simile alle altre isole che fungevano da Case di Reclusione. Io essendo nato in Sardegna, ho avuto

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modo di poter sapere qualche cosa in più di molti altri. Vi è qualche amico vicino a me che è un po’ documentato, cioè che ha sentito di persona dagli ergastolani del suo paese di origine, che sono veramente in tanti che ci hanno lasciato la vita in queste Case di Reclusione e colonie penali, Mamone, Isili, Pianosa, Santo Stefano, Asinara dove anch’io ho trascorso vari anni, ma non è che mi voglio dilungare sui cimiteri delle Case di Reclusione, dove sono sepolti i miei compagni di sventura.Se mi sono messo a scrivere è perché vorrei almeno tentare di spiegare le tipologie di ergastolo che ci sono.In Sardegna è molto raro l’ergastolo ostativo, infatti ad averlo siamo solo in tre, mentre ergastolani comuni sono oltre cinquanta tra detenuti e semilibertà. Qualche ben pensante dirà che nella massa siamo abbastanza fortunati, poiché ci sono pochi ergastolani, però tengo a precisare che la popolazione detenuta sarda e al massimo di 500 persone tra detenuti comuni e alta sorveglianza.Con l’ergastolo ostativo è vero siamo solo in tre, ed è il peggiore che esista, non vedremo più la libertà se non cambieranno le leggi, io l’ho preso per l’omicidio di un sequestrato che a dire la verità è stato un incidente, ma comunque non è questo il momento di rifare il processo, gli altri due l’hanno preso sempre per lo stesso reato.Io in un certo senso ho cercato anche di cautelarmi, non per me (poiché alla vita ci tengo tanto, anche dietro le sbarre), ma non volevo far soffrire ancora i miei cari, dato che sono 32 anni che mi seguono da una parte all’altra della penisola, essendo stato in tanti penitenziari. Purtroppo la mia richiesta di tramutarmi l’ergastolo in pena di morte non è stata accolta dal Tribunale di Sorveglianza di Perugia, rigettandola con la seguente motivazione“non è ammessa né dalla Costituzione né dall’ordinamento penitenziario”. Ho fatto anche richiesta alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Eutanasia Assistita, essendo io in coma irreversibile da 32 anni.Leggo sempre attentamente la rivista sopra menzionata, gli ultimi numeri sono dedicati all’iniziativa “porta un fiore a Santo Stefano”, una gran bellissima cosa portare un fiore e delle targhette per dare un nome a quelle croci, evitando così che continui a restare un cimitero di fosse anonime, un gesto di grande umanità. Ma oggi in Italia ci sono oltre 200 prigioni adibite a cimitero, stracolme di carcerati e tra loro tantissimi ergastolani ostativi, anonimi e senza speranza come i morti di Santo Stefano, solo che noi siamo morti tenuti in vita (esclusi coloro che ogni giorno si tolgono la vita suicidandosi) con la tortura della disumanità dei nostri politici corrotti, che ci costringono a morire giorno dopo giorno. Se come dice la scienza che la vita si sta allungando e che potremo vivere anche fino a 120 anni, io penso che se avrò quella “fortuna” di campare tanto, dopo che a oggi ho già scontato oltre 32 anni di carcere e visto che per noi non ci sarà mai un fine pena, fra altri 60 anni sarò ancora qui, sotto la tortura di questo stato miserabile detto “democratico”.Di ergastolani sardi a Santo Stefano ce ne sono stati tanti, e in quel periodo credo che si stesse veramente male in quell’Isola prigione, sicuramente esisteva la fame, malattie, la sporcizia, le pulci e i pidocchi e anche per i familiari sicuramente non era una cosa facile, raggiungere i propri cari per fare colloquio, senz'altro erano avvenimenti rarissimi, tutte cose che oggi noi possiamo ottenere spesso e con molti meno sacrifici, ma oggi a noi manca ciò che a quelli di santo Stefano non mancava, la speranza, sapevano che un giorno sarebbero tornati in libertà, mentre noi possiamo essere certi di morire in prigione, non di malattia come quelli che sono stati sepolti sugli scogli di Santo Stefano ma di vecchiaia, e non è una cosa da poco, eppure siamo in un era chiamata “civile”, stronzate!!.Oggi vedendo la mia situazione e confrontandola a quelle persone che hanno sofferto oltre il limite la invidio, voi dirette che sono un pazzo! Quegli uomini forti e coraggiosi con un sacrificio enorme sono riusciti a raggiungere il traguardo della libertà, questo è potuto accadere perché anche se in un periodo di miseria estrema (metà ventesimo secolo), lo stato non ha mai assassinato dentro il loro cuore, la speranza (il contrario di come hanno fatto e continuano a fare con noi). Potrei fare un elenco enorme di miei conterranei che sono stati a Santo Stefano a scontare l’ergastolo, e tutti fra i 23 e 26 anni di carcere (escludendo chi ci ha lasciato la pelle) sono stati fatti oggetto di grazia, tutti sono tornati liberi e moltissimi hanno fatto in tempo a crearsi una famiglia, avere dei figli e l’amore di questi ultimi a fatto in modo che i padri dimenticassero in parte quella tanta sofferenza. Forse i politici di allora avendo dovuto affrontare la sofferenza della guerra, decenni di fascismo, dentro il loro cuore albergava il bene, mentre nei cuori dei politici di oggi alberga il male, quello peggiore, nessuna

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mente umana si pensava che sarebbe riuscita a escogitare una cosa tanto mostruosa e disumana come l’ostatività, ma forse chi ha creato tanta sofferenza sul suolo italiano ha ben poco di umano.Per tornare all’ergastolo, come ho già detto, sono di varie forme, ma in linea generale si dividono in due categorie, c’è l’ergastolo normale che pur avendo il fine pena mai, chi ne è colpito affronta la galera sapendo che non sarà una cosa facile da superare, ma dentro di se ha una forza enorme che è quella che l’ho fa consapevole che un giorno più o meno lontano tornerà in seno ai propri cari, riabbraccerà i figli se ne ha, magari se non l’ho è ancora diventerà nonno traguardo che nessuna persona normale non vorrebbe raggiungere.Poi c’è l’ergastolo ostativo, dal giorno stesso che viene emessa la sentenza sa già senza ombra di dubbio che non ci sarà mai libertà per lui, le quattro mura della sua cella saranno la sua tomba, per affrontare una cosa del genere deve essere veramente un uomo forte e se non lo è, e non vuole arrendersi alla morte suicidandosi, riceverà “l’appoggio” dello stato negandoli ogni tipo di beneficio spingendolo cosi, a diventare una bestia.C’è un altro fatto che divide in due categorie l’ergastolo ostativo, ci sono gli ostativi condannati con le leggi di emergenza del 1992, e quelli condannati vari lustri prima all’ergastolo (normale) con altre leggi, con altre regole esistenti prima che nel 92 entrasse in vigore la legge dell’art. 4 bis (ostatività), eppure a loro è stato applicato l’art. 4 bis retroattivamente facendo diventare automaticamente un ergastolo normale ostativo, ed io sono uno di questi che ha usufruito in pieno di questi “benefici” incostituzionali, si, incostituzionali perché l’art. 25 della Costituzione dice che: “Nessuno può essere punito se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso”. Quando mi hanno condannato, si è detto che avevano applicato le leggi vigenti, quindi quelle giuste, e avrei dovuto scontare la pena che mi avevano inflitto, quello che mi domando io è: se loro mi hanno condannato con quelle leggi che io non avevo rispettato, perché loro dopo la mia condanna non rispettano quelle stesse leggi?, se erano giuste per condannarmi come mai non lo sono anche perché sconti la pena in base ad esse? I veri criminali sono coloro che votano le leggi in parlamento non rispettando la Costituzione, che farabutti!!.

Oggi noi scontiamo una pena oltre modo disumana, disumana perché non consente di mettere in pratica quel cammino che dovrebbe acconsentire ai preposti Educatori, Assistenti Sociali, Criminologi, Psicologi di verificare se il detenuto è riuscito a rielaborare i suoi errori (se errori ci sono stati), ci sarà chi concluderà quel tragitto dopo 5 anni, altri magari dopo 10 o dopo 15, ma raggiunta questa maturazione a cosa serve tenerlo ancora in carcere? Può servire solo a riempirlo di odio, a proposito di questo l’art.27 della Costituzione dice: “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, tutto il contrario di quanto ci viene abusivamente applicato.

E ora ne approfitto per lanciare una mia lamentela non è una pubblicità o un rimprovero, è solo un invito a noi ergastolani a essere un po’ più vivi.

È molto difficile spiegare al popolo e ai compagni di detenzione che cosa si prova ad avere l’ergastolo ostativo, guardarsi la mattina allo specchio e pensare che quel viso già pieno di rughe e provato dagli anni trascorsi all’interno di una cella, non vedrà mai la libertà. È molto difficile poiché viviamo in un popolo dove la maggior parte sono menefreghisti che non si preoccupano di certi problemi, non chiedo di andare dal detenuto di turno a dargli il cambio, anche perché non sarebbe possibile per legge. In questo periodo è in atto una campagna di raccolte firme sul sito www.carmelomusumeci.com, non si spende niente per mettere una firma ma credo che non si tratti di soldi, ma come già detto di menefreghismo, e forse non solo, penso anche che molti di noi ergastolani sono le classiche persone che dicono; lasciamo firmare gli altri tanto se tolgono l’ergastolo a loro lo tolgono anche a noi, ma se ci impegnammo è possibile dare una mano per cercare almeno che si parli del fine pena mai.È molto difficile capire, i familiari e amici dei detenuti che non hanno la speranza di ritornare in libertà, perché non mettono una firma? forse i detenuti non hanno informato i propri familiari?.Ho letto molto attentamente l’ultimo bollettino scaricato da Internet dal sito sopra citato, Ma ahimè, ho avuto una grande delusione, le firme in base al numero degli ergastolani sono veramente poche … svegliamoci.

Cari lettori finisco di annoiarvi augurandovi buona salute a tutti

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se continuerò a vivere, vi scriverò ancora.

Adiosu

Presone de Ispoleto, 03/01/2013

Domande di Francesca de Carolis, giornalista del GR1 RAI, curatrice del libro Urla a bassa voce – Dal buio del 41 bis e fine pena mai.

Risponde Mario Trudu

1) Se non fosse in regime ostativo e potesse uscire dal carcere, almeno durante il giorno, sarebbe disponibile a fare il mediatore sociale in un quartiere lo Zen a Palermo o Scampia a Napoli per dissuadere i giovani dall’adesione alla criminalità organizzata, anche a rischio della vita per la guerra che la criminalità le farebbe.

Potrei rispondere con un grande no dall’inizio a ciò che mi viene chiesto dalla domanda, e non certo perché come dice la stessa potrei mettere a repentaglio la mia vita, non è questo il problema, oggi 11 marzo 2013 compio 63 anni, e anche se qualcuno mi ammazzasse, al mio avvenire potrebbero togliere ben poco, poi io pur stimando la vita con grande ardore o sempre messo altri sentimenti di grande umanità e rispetto d’avanti ad essa. Prima di tutto io sono in regime ostativo, e potrei evitare di pormi il problema, visto che non esiste, essendo io escluso ad assumere il richiesto compito.Io non potrei accettare quel tipo di lavoro, non per paura ne per qualsiasi altro motivo, ma soltanto per incompetenza, gli unici che potrebbero fare tanto in quel campo e in quei posti potrebbero essere gente ch’è vissuta in quel quartiere meglio ancora se ce nata, uno che sa tutto delle organizzazioni che magari ha vissuto per un periodo al loro interno, che conosce molto

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bene quell’ambiente, che sa come vengono reclutati i ragazzi da quelle organizzazioni, io non ho mai fatto parte di nessun tipo di organizzazione e di loro non conosco niente, la mia presenza lì sarebbe identica, per esempio, a un ragazzo molisano o umbro mandato in Sardegna negli anni sessanta e settanta, per cercare di dissuadere i giovani sardi a non fare sequestri di persona, sarebbe stata una mossa inutile, inefficace, e non perché avrebbero potuto ammazzarlo, il nostro in quegli anni era un ambiente chiuso, eravamo in conflitto con lo stato come credo che i sardi lo siano tutt’ora, uno stato che si faceva notare soltanto per la sua assenza, tranne che con i baschi blu che in quegli anni c’erano come le mosche, ma non riuscivano nemmeno ad essere fastidiosi come le vere mosche, non sapevano nemmeno camminare in quelle montagne, e ogni tanto dovevano fare qualche battuta in cerca di qualcuno di loro che si era perso, oggi è vero i sardi hanno un modo diverso di protestare, potrei chiamare la loro protesta quasi rassegnazione, nessuna influenza esterna avrebbe potuto incidere sui giovani di allora, nati e cresciuti in quel posto, in quell’ambiente in quel tipo di società, fiera e orgogliosa. Chi affronta un viaggio del genere come quello proposto dalla domanda, deve possedere un bagaglio di preparazione, di conoscenza di usi e costumi di quel posto, non può essere uno come me, con un carico troppo misero d’istruzione, e senza conoscere niente del posto del loro modo di pensare del loro modo di vivere, sarei un pesce fuor d’acqua. Solo il martellante e assiduo intervento famigliare fin da piccoli e degli insegnanti nelle scuole, sottraendo magari ore ad altre matterie ritenute importanti per la formazione dei ragazzi, avrebbero potuto incidere influenzare su quei fenomeni ritenuti gravi, istruire i ragazzi in quegli ambienti cercando di renderli responsabili su ciò che avviene in quella società, spiegare quei fenomeni è più urgente dello studiare geografia o chimica ecc. bisogna vestire i giovani di sana e responsabile cultura, forse gli insegnanti di quei posti dovrebbero rifiutarsi di seguire alla lettera il programma scolastico imposto dal Ministero, deciso da persone sedute su poltrone di lusso senza conoscere niente di quegli spazi a se, del territorio italiano, se non quello che leggono sui giornali, dove gl’insegnante dovrebbe seguire un suo programma mettendo al primo posto la formazione, la preparazione del ragazzo improntata a saper affrontare le difficoltà native e allo stesso tempo negative del posto in qui è nato, in modo che quando ha raggiunto l’età fra i 15 e 20 anni, quella più delicata sia cosciente di cosa è male e cosa è bene, se i ragazzi sono su una strada che conduce in un fosso senza via d’uscita, e se gl’insegnanti non si parano d’avanti a loro informandoli del pericolo che corrono, ingaggiando se necessario anche una lotta (benevola) con loro, per cercare di bloccarli, se i ragazzi si lasciano finire dentro al fosso a cosa serve istruirli sulla storia, italiano, geografia o matematica ecc.? Se il tipo di formazione sui guai negativi del posto, venisse insegnata fin dai primi anni di scuola, la maggior parte di quei ragazzi sarebbe salva, forse non sarebbero bravi matematici ma sarebbero consapevoli e forti da vincere ogni avversità della vita, anche se costretti a parlare un italiano storpiato, che poi al sud viene sempre storpiato l’italiano anche da chi a 5/6 lauree, almeno che non siano state comprate al mercatino, forse in questa bella Italia se si seguisse questa via in varie zone del suo territorio ci sarebbe un’intera generazione con meno istruzione, ma… questa eroica generazione salverebbe tutte le altre che verrebbero dopo, se facessero seguire la stessa strada anche ai ragazzi stranieri in età di studio nel nostro territorio, voi stato mandereste le organizzazioni nel giro di 15/20 anni con il sedere per terra, ma siamo disposti a sacrificare un’intera generazione? Ma sono tutti ragionamenti inutili se prima non si combatte la corruzione con sanzioni esemplari sia dei parlamentari e altri organi dello stato, e poi si potrà, credo, con successo spiegare al ragazzo che l’onesta è la cosa che paga di più, ma con le cose come stanno oggi con tutto ciò che si sente ogni giorno in televisione, che si legge sui giornali, con milioni e miliardi truffati di qua e di la alla povera gente per ingrassare i maiali già grassi, con la maggior parte della gente all’estremo della sopravivenza, se oggi si dicesse a un ragazzo che l’onestà è quella che paga di più, vi riderebbe in faccia e non ha tutti i torti. Se non riesce agli adulti e con certi titoloni di studio a essere onesti, come si può pensare che un giovane e tante volte senza istruzione, senza

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lavoro, sia onesto? Quali sono i soggetti al comando dello stato che i giovani possono prendere ad esempio per onestà? È quasi impossibile fare il nome di qualcuno, se non di Napolitano.Non si può come si è abituati a fare che quando succedono fatti di alta criminalità, l’unica risposta sia aumentiamo le forze dell’ordine e di conseguenza aggravare le tasse per gestire l’insano intervento dello stato, non si può solo sopprimere, lo stato dovrebbe intervenire su quei territori con opere che il cittadino apprezza, che sia di miglioramento in tutti sensi, se alte percentuali di ragazzi non frequentano la scuola regolarmente, cosa controlla lo stato? Sa mettere solo un poliziotto dentro il cesso dei ragazzi per vedere dalla loro cacca cosa hanno mangiato, cosa hanno fumato, tutte cose “belle”, però non si accorgono se il figlio di una tale famiglia frequenta la scuola o meno, o non se ne preoccupano affatto, se ci fosse un minimo di controllo almeno per tutto il tempo della scuola dell’obbligo non ci sarebbero problemi in fatto di assenze, e i ragazzi non sarebbero a spasso lungo le vie cittadine in cerca d’imitare le cose sbagliate fatte dagli adulti, perché anche loro, a loro volta lasciati nell’età delicata della formazione senza guida, ma la verità è che non esiste nessun controllo, io vorrei porvi solamente una domanda: perché a Milano o in qualsiasi città del nord Italia, se un bambino non va a scuola per due giorni consecutivi subito viene informata la famiglia, mentre invece se non va per niente (tutto l’anno) un bambino di Scampia o dello Zen nessuno si preoccupa? Siamo solo capaci di stilare dati e percentuali, sondaggi negativi in cerca di giustificare l’inefficienza dello stato, dando a vedere che al sud i ragazzini nascono già delinquenti, e quindi meritano le sofferenze a loro inflitte dalla galera e altro malessere, anzi convinti che la galera che noi del sud facciamo sia sempre poca. vi risparmio l’elenco delle cose che uno stato dovrebbe e potrebbe fare affinché il cittadino si accorga e ne sia entusiasta della presenza dello stato, ma quel branco (senza offesa per gli animali) di “signori” che abbiamo eletto come parlamentari pensano solo alle loro tasche, e alle loro serate di feste poco pulite e poco oneste diciamo pure di prostituzione, sono dei veri pagliacci.

2) È d’accordo sulla confisca dei beni della criminalità organizzata che diventano

patrimonio comune di tutta la collettività?

Questa domanda me ne pone altre mille, ma quanti di questi beni vengono veramente sfruttati sia dallo stato e dalla collettività? Quante di queste cose confiscate si perdono senza sapere che fine hanno fatto? Magari tornano in podere del precedente proprietario sotto altro nome, quante di quelle attività che vengono chiuse mandando a casa gli operai, e lasciano la merce a marcire senza che se ne faccia nessuno uso? ci vorrebbe una diversa gestione di quelle cose confiscate, si è vero che sono frutto di cose illecite ma sono tutte cose provenienti da sfruttamenti e raggiri di cose lecite, e allora non possiamo non sfruttarle, nessuna attività confiscata dovrebbe essere chiusa, si dovrebbe continuare a preservare quei posti di lavoro, magari con un addetto del tribunale che gestisce e controlla l’andamento di quell’attività, e finché per quella attività non si troverà una sistemazione definitiva che sia lo stato a sfruttarle, con la fame che c’è non si dovrebbe mandare in malora nessun bene, e invece il malaffare chiama altro spreco da parte dello stato, come si può pretendere che un giovane, nato in quegli ambianti possa capire? Non illudiamoci finche rimarrà tanta corruzione nelle sfere alte, le cose non potranno mai cambiare.

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3) Se lo stato le concedesse la libertà in cambio di un’attività da infiltrato in una organizzazione mafiosa tesa a smantellare la struttura di comando, accetterebbe?

Questa è bella!! E io che quasi facevo un po’ di polemica sulle domande che a confronto erano acqua e miele che mi aveva posto tempo fa Suor Marta, che saluto di cuore con un bel il Signore sia con Voi, sorella ne approfitto e Le chiedo ancora una volta di pregare per me, ne ho tanto bisogno. Le altre domande non erano tanto leggere ma quest’ultima alla cicuta mi ha lasciato quasi senza fiato, e con il fiato sospeso dico che io sono allergico a questo tipo di lavoro, da spione, un lavoro del genere non mi permetterebbe di sopravvivere al suicidio da me rifiutato da sempre in modo totale e definitivo. Lo stato ha alle sue dipendenze tante persone pagate per fare questo “nobile” mestiere, io credo di sapere ben poco di chiesa, di Dio di religione ma credo che anche il Signore fosse contrario a che uno facesse la spia, era sbagliato anche ai suoi occhi, quindi Dio me ne scampi e liberi di apparire ai suoi occhi un personaggio del genere, io credo nel Supremo e non voglio deluderlo, grazie Signore per la tanta pazienza che mi hai dato nel dare queste risposte, cercando di essere il più sincero possibile.

Presone de Ispoleto, s’11 de marthu de 2013

Domande della Psicologa Giovanna Donzella della Casa di Reclusione di Padova

1) Perché non si è mai parlato dell’ergastolo ostativo?

Certamente noi colpiti da questo male incurabile non possiamo prendercela più di tanto con gli altri, la colpa è nostra, perché per la maggior parte qui dentro siamo prigionieri della nostra ignoranza e delle nostre illusioni che ci creiamo su tante cose, è come se avessimo una benda agli occhi, non riusciamo a distinguere il vero dal falso o il bene dal male. Solo da pochi anni a questa parte, in tanti abbiamo preso coscienza che coloro che siamo colpiti dall’ostatività potremo uscire dal carcere … alla fine dei nostri giorni. Questo stato di farabutti ci ha lasciato due porte aperte per accorciare la detenzione.

1) E’ trovare il coraggio per affrontare la morte suicidandoci, e tornare liberi con un bel vestito di legno e di zinco.

2) L’art. 58 ter (che significa collaborare), uscire abbruttiti con un vestito da giuda, come scrissi altre volte, si dimentica che pentirsi non significa accusare gli altri ma ben si cambiare dentro, il vero pentimento è quello interiore. L’accusare gli altri lo si fa prevalere a quel percorso rieducativo di reinserimento rielaborando gli errori commessi. Ma ancora c’è una buona parte di noi ostativi che è convinta che dopo un certo numero di anni espiati uno potrà usufruire dei benefici, e non ci accorgiamo che l’unica occasione per poter ottenere un pò di giustizia ce la sta offrendo la società esterna, tanti personaggi delle scienza, della cultura, del giornalismo, della religione ecc. ecc. (che sono impegnati in dibattiti televisivi e non, dando visibilità al nostro grande problema, ringrazio queste persone dal profondo del cuore per quanto stanno facendo per difendere i nostri diritti, e mi scuso per ciò che noi non facciamo), la colpa è quasi tutta nostra.

2) Perché molti, anche chi dovrebbe non conosce che esistono gli “uomini ombra”?

L’informazione non è che sia sempre corretta ed è una brutta cosa, poi se si cerca di nasconderla del tutto è una cosa mostruosa e questo è successo per lungo tempo. Io quattro anni fa ho presentato

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richiesta presso il Tribunale di Sorveglianza di Perugia affinché mi venisse tramutata la pena dell’ergastolo in pena di morte, la risposta è stata: che non è ammessa né dalla Costituzione né dall’Ordinamento Penitenziario. Ho inoltrato presso la Corte Europea per i Diritti del’Uomo una richiesta di eutanasia assistita, essendo io un uomo in coma da 32 anni, perché a tanto ammonta la galera da me espiata, a breve dovrebbero fissarmi l’udienza, ma le nostre richieste rimanevano ristrette nell’ambito carcerario, solo dopo che tantissimi personaggi hanno aderito alla raccolta di firme contro l’ergastolo si è incominciato a parlare in vari dibattiti del nostro problema, grazie a loro la gente incomincia a essere informata.

3) Perché lo stato parla di finalità educativa delle carcerazioni ma non dice che tutti i detenuti non hanno le stesse possibilità?

Almeno fossimo soltanto noi “uomini ombra” a essere dimenticati, a far parte di quel problema senza visibilità, a non avere possibilità di entrare nel circuito del reinserimento. Ma è una grossolana menzogna anche il resto della popolazione detenuta, come possono essere rieducati anche se la loro pena non è ostativa, dove il sovraffollamento delle carceri è a un livello intollerabile, dove gli spazi di socializzazione non esistono, i colloqui con educatori, assistenti sociali, psicologi idem, dove manca il lavoro e il poco che c’è te lo pagano con pochi Euro.Le scuole dove ci sono non funzionano, dove il diritto alla salute è violato. Sei costretto a comprarti la carta igienica, strofinaci, secchi, scope e spazzoloni …., dove non ti danno niente per l’igiene personale e per quella della cella, dove non puoi avere niente di niente, come può il povero disgraziato essere reinserito. Con questo non voglio addossare tutta la colpa alle Direzioni, anche loro devono fare i conti con gli stanziamenti dello “Stato”. I “signori” politici a noi ci affamano con i loro tagli, mentre loro arraffano quanto più possono arraffare, facendo feste mascherati da maiali (che offesa per i maiali) e che bel paese il nostro!!! Nessun detenuto in questa situazione, che sia ostativo o meno potrà uscire da questo posto migliorato, e non certo per colpa del detenuto.

4) Le leggi uguali per tutti?

Ma quando mai, penso non solo in’Italia ma in ogni paese del mondo dal più avanzato al meno progredito, è un grande sogno che la legge sia uguale per tutti, e rimarrà tale. Finche esisteranno i grandi capitalisti che fruttano e succhiano il sangue all’80% della popolazione mondiale non ci sarà mai parità su niente. In base a questo tipo di società dissi rispondendo a una domanda che mi pose Suor Marta giorni fa: la mia grande paura è che un giorno questa massa di diseredati si ribelli, e lo faccia in modo crudele, certamente il giorno io sarò dalla loro parte.

5) Questo percorso educativo efficace dovrebbe coinvolgere una persona con fine pena mai per riabilitarsi?

Se esiste io non ho ancora capito qual è il percorso rieducativo dentro questo sistema carcerario in atto da 20 anni, che può coinvolgere una persona con il fine pena mai, ma dirò di più non esiste nemmeno per chi entra in carcere con l’accusa di scippo, di un semplice furto figuriamoci per reati gravi che comportano la pena di trent’anni o l’ergastolo ostativo, chi arriva a pensare questo vuol dire che sul tema carcere è la persona meno informata. E vi dico perché, anzi questo perché, lo trovate nella risposta alla domanda N°3.

6) L’ergastolo ostativo come viene visto dalla Chiesa?

Per fortuna che varie associazioni del mondo ecclesiastico come “Papa Giovanni XXIII” e varie altre sono schierate dalla nostra parte. Sono rimasto deluso che fino al momento non hanno preso posizione le più alte cariche della Chiesa, infatti fino ad ora non si sono pronunciati, eppure contro

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questa disumanità avrebbero dovuto pronunciarsi, il loro compito dovrebbe essere di difendere l’essere umano, sia esso peccatore o meno da qualsiasi atrocità esso venga sottomesso, ma forse noi ostativi non facciamo parte degli esseri umani abusati su questa terra, forse noi siamo visti come angeli che si sono ribellati e di conseguenza per noi è poco anche l’inferno, ma con buona pace di tutti e senza difesa da parte loro noi staremo bene anche in quel profondo, quel buio eterno non può spaventarci più della miseria e del buio che ha posseduto la mente dell’essere “umano” sulla terra.

7) Che pena ti daresti al posto dell’ergastolo, se tu fossi Giudice di te stesso?

Tempo fa risposi a una simile domanda e oggi vi do la stessa e identica risposta in modo sintetico, sono convinto che i miei compagni di sventura la pensino diversamente. Senza ombra di dubbio, il non fine pena mai (ergastolo) lo abolirei ed al massimo ad un detenuto gli farei espiare un quindicennio di detenzione, perché se improntati al reinserimento nel vero senso della parola, bastano e avanzano, l’art. 25 della Cost. dice: (le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato), questo per cercare di restare un po’ in linea col pensiero degli altri. Però vi è anche un altro fatto, se io fossi una persona egoista che pensa solo a se stessa, al sottoscritto non dispiacerebbe che l’ergastolo lo portassero anche a 40 anni, facendomi bene i conti, e se tutto questo accadesse o fosse accaduto, sarei fuori già da parecchi anni, poiché ho espiato 32 anni di cella, 7 anni di liberazione anticipata, dovrei usufruire di ben 5 condoni usciti nell’ultimo trentennio, beh!!! Sarei vicino al mezzo secolo di detenzione, credo che bastino. Ma quello che vorrei gridare con tutte le forze, è che lo stato rispetti la Costituzione e le leggi (una cosa impossibile in una misera nazione come la nostra) con le quali uno è stato condannato, se il reato è stato commesso quando in vigore cerano determinate regole, perché uno si vede applicare leggi entrate in vigore 10/15 anni dopo che il reato è stato commesso? l’art. 25 della Cost. afferma: (nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del reato commesso), com’è successo con l’art. 4 bis D.L. del 1992 applicato retroattivamente, rendendo le pene ostative, eterne, a tante persone che come me erano già da vari lustri in carcere, con condanne definitive da vari anni. Se loro sostengono che la condanna ci è stata data perché abbiamo violato le regole, dopo la condanna perché loro non rispettare quelle regole? Perché si comportano da veri farabutti?

8) Le definizioni che recita la Costituzione Italiana che la pena deve avere finalità rieducativa è in sintonia con il fine pena mai?

Accostare il fine pena mai a quanto recita la Costituzione è come accostare il diavolo all’acqua santa, fino ad anni fa parte delle istituzioni si giustificavano facendo credere alla gente che il fine pena mai era solo sulla carta, e cioè che al massimo dopo 26 anni in qualche modo tutti ottenevano la libertà e la gente in parte ha sempre accettato questa orrenda verità. Poi è arrivato l’ergastolo ostativo e per tanti anni l’hanno tenuto nascosto perché non avevano giustificazione plausibile per farlo passare come se fosse pane per i poveri, come sono abituati a fare da sempre con le cose illecite (sul fato dell’ergastolo il 28 novembre c’è stata l’udienza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a giorni dovrebbe arrivare la delibera fatta a camere riunite, procedimento contro il Regno Unito ma visto che l’Italia si trova seduta sullo stesso mondezzaio interesserà anche lei). Negli ultimi tempi si parla anche di ergastolo ostativo e la gente incomincia a essere informata, non so se servirà a qualcosa perché viviamo in una società che non si guarda mai indietro chi sopravive bene tutto il resto che vada in malora, c’è troppa fretta si va sempre di corsa in cerca di arrivare a una meta illusoria che non si raggiungerà mai, ma gli proibisce di vedere le cose che ha intorno.

9) Come un “uomo ombra” può agire l’ assunto rieducativo della pena espiata?

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Esaminando passo dopo passo tutto il tragitto percorso, specialmente quei periodi più bui, sia le cose buone che negative, sono tutti elementi buoni per riflettere e raggiungere cosi la meta.

10) Ti senti buono o cattivo?

Come posso dare un giudizio su me stesso, andrei oltre nel vantarmi, in un momento di megalomania potrei descrivermi la persona migliore del mondo, magari la persona che descriverei non potrebbe mai esistere sulla terra. Solo conoscendo l’intero percorso della vita di un uomo si può arrivare a capire se una persona è tendenzialmente attratto dalle cose buone e giuste o il contrario scegliendo il più delle volte la strada del male, solo cosi uno può azzardare a dare un giudizio su un suo simile, all’infuori di questo uno rischia fortemente di dire cose non esatte. Visto che io non posso dare un giudizio su me stesso o meglio anche se mi conosco molto bene non voglio farlo, perché chi giudicherebbe ciò che scrivo su me stesso, potrebbe distruggere il vero Mario Trudu, facendolo apparire chissà che cosa. Per questo vorrei che tutti un giorno leggessero la mia autobiografia “Decenni nel buco del Diavolo” li è descritta tutta la mia vita, solo dopo fatta questa lettura si potrà dare un giudizio che può essere in positivo o in negativo, non importa, ma sarà un giudizio vero, devono essere gli altri a dire cosa sono o non sono io, e per poterlo fare mi devono conoscere, certo non possono farlo solo basandosi sugli atti giudiziari.

11) Cos’è il carcere?

È il luogo più buio e più tremendamente spaventoso esistente sulla terra, dove l’uomo viene depredato di tutto in primis dalla libertà, dai pensieri, dalle azioni, vieni distrutto sia moralmente che psicologicamente, è un posto dove tutto ciò che fai e pensi conta meno di niente, la solitudine in qui ti lasciano le istituzioni è spaventosa, sei in mezzo a tante persone che certi giorni non senti e non vedi, solo andando con il pensiero oltre le cose “normali” che hai davanti e che vuoi fuggire, puoi avere la sensazione di contare ancora qualcosa, di esistere. Il carcere dovrebbe essere il posto in cui ognuno sconta le sue colpe, senza per questo essere umiliati e offesi, noi abbiamo una Costituzione che se fosse rispettata le carceri Italiane sicuramente sarebbero definite carceri di un paese civile, ma avendo i rappresentanti delle istituzioni incivili non possiamo pretendere di avere carceri civili.

12) Come si coniuga il trattamento penitenziario e psicologico con fine pena mai?

Se esistesse il trattamento penitenziario (cosa che in questo paese manca almeno da 20 anni) sarebbe impossibile coniugarlo con il fine pena mai, ma visto che parliamo di cose virtuali fermiamoci.

13) Come vive un ergastolano con la mancanza di speranza?

Non vive sopravive, non può morire, se no lo stato su chi potrebbe sfogare le sue miserabili vendette? Ora so che anche nel Regno Unito c’è lo stesso problema esistente in Italia (mi riferisco all’udienza de 28 novembre 2012 della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo sull’ergastolo), in fatto di alcune leggi repressive dei cosiddetti paesi “civili”, oltre loro credo che solo i paesi dittatoriali operano facendo morire la gente a rallentatore tanto da succhiarle un poco di vita ogni giorno fino all’ultimo dei loro giorni, con la tortura che praticano togliendo loro la speranza e tante volte qualche brandello di carne, per noi è lo stesso.

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ERGASTOLO OSTATIVO- Domande dalla redazione del “Messaggero di Sant’Antonio

1) Voi che non avete avuto misericordia ora chiedete misericordia, in nome di che cosa?

Noi non chiediamo misericordia o almeno io, ciò che ho sempre chiesto è che venissero rispettate le leggi nei nostri confronti, non ho mai chiesto di non pagare il mio debito, ho sempre solo chiesto che pagassi il tanto giusto e con le regole giuste per il reato che avevo commesso, e il tanto “giusto” per noi miseri terreni è quanto stabilito dalla legge in vigore quando è stato commesso il reato e quando uno viene giudicato.

2) Per chi uccide un uomo, chi è l’uomo?

L’uomo può uccidere per una infinità di motivi, ma qualsiasi motivo l’abbia spinto a farlo non sarà mai giusto, uno può tentare di giustificare il male fatto in mille modi, ma non potrà mai reggere il peso di un’azione cosi dolorosamente triste, uno potrà sentire un po’ di sollievo, di pace solo s’è un incidente a causare la morte, ma anche cosi avrà sempre un po’ di rimorso. Per la seconda parte della domanda potrei definire l’uomo l’essere più avido e possessivo da quando è in fasce, se noi osserviamo il bambino d’appena è nato vuole tutto per se, ti strappa di mano tutto quanto e con forza, si porta tutto alla bocca, tutti gesti di possesso, certo non dico questo per giustificare quanto di male fa l’uomo durante la sua vita, questo non significa che l’uomo nasce cattivo, e non è nemmeno frutto della convinzione religiosa che tutti siamo nati con il peccato originale (il male), non centra niente. Penso che tutto sia collegato al destino, magari come dicono al posto dove sei nato, al tipo di cultura in cui sei immerso, all’educazione che ricevi, i casi della vita possono condizionare sia in positivo che negativo, e l’andamento della mia vita in negativo è tutto frutto di un caso, forse e questione non di ore ma addirittura di minuti, mi sono trovato ad entrare nel bar sbagliato nel momento sbagliato quindi a causa forse di pochi attimi è legata la mia tormentata esistenza, sarebbe troppo lungo raccontarvi l’accaduto, cosa che ho fatto nella mia autobiografia.

3) Nel sentimento comune chi si macchia di un grave delitto dovrebbe stare dentro a vita, voi che siete dentro a vita che pensate?

È proprio cosi noi restiamo in galera a vita, potrei dire finalmente il sentimento comune si rende conto, che non è come dicevano fino a non tanto tempo fa, e cioè che nessuno faceva galera abbastanza, che in un modo o in un altro tutti uscivano dal carcere prima del tempo, m’a uscire dal carcere erano sempre i soliti, gli amici degli amici, ora incominciano a essere informati che in tanti entriamo in carcere giovani, diventiamo anziani, vecchi e moriamo in carcere in questo loro bel paese, spero che non siano fieri di questo?Quello che penso io non può coniugarsi con il sentimento comune, quindi evito di torturare le persone con il mio punto di vista, ringrazio solo Dio per avermi mantenuto sano e di buoni sentimenti anche dopo aver ricevuto tanti colpi proibiti, l’unica cosa che potrei rimproverargli e di avere reso la mia memoria un po’ labile (sono un po’ smemorato), come non posso fare ameno di ringraziare i miei familiari nel modo più sincero per avermi seguito sempre in questo mio pellegrinare.

4) In ogni delitto c’è un prima e un dopo: chi eri prima e chi sei adesso?

Parlo del mio caso, il prima era vendicarmi di quanto avevo subito in precedenza da parte della “giustizia”, progettammo ed eseguimmo un sequestro, dopo quasi due mesi che l’ostaggio era in mano mia successe un conflitto a fuoco io rimasi ferito e l’ostaggio morì, e quindi il dopo è stato un

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imprevisto, anche se questo non toglie niente alla gravità del fatto, ma l’intenzione non era uccidere, è stato un incidente. Prima ero un lavoratore, ingenuo, che fantasticava pensando a cosa mi avrebbe portato il mio amato lavoro, allevatore, e mi vedevo dentro casa mia con una moglie e dei figli, quando pensavo queste cose il cuore accelerava i suoi battiti, sembrava che volesse saltare fuori dal petto. Adesso sono uno che dopo aver preso tante sberle a finito di avere la testa fra le nuvole, so che dei miei sogni non se ne avvererà mai uno.

5) Una vita felice e ricca di soddisfazioni è possibile anche dietro alle sbarre?

Per riuscire ad immaginare una cosa del genere ci vuole veramente una mente illustre, fantastica, super, da riuscire a costruirsi un piccolo mondo di cose inesistenti, ma qui dentro per chi riuscirebbe in una impresa del genere potrebbe essere fatale, molto pericoloso, sicuramente lo porterebbe a non comunicare più con nessuno, ad isolarsi, non riuscirebbe più a capire il senso delle cose, potrebbe perfino portarlo al suicidio, perché esaurimento vuol dire tutto questo, uno è giusto che in questi posti abbia anche momenti in cui si estranea, che faccia dei viaggi con la mente ma questi viaggi si devono fare con il biglietto di andata e ritorno, uno deve essere cosciente del posto in cui si trova, deve tenere i piedi ben piantati a terra e la testa sulle spalle.

6) Quanto conta la solidarietà tra ergastolani?

Da quando i detenuti sono diventati solo carcerati si è persa la solidarietà, e questo da metà anni ottanta, da quando è entrata in vigore la nobile legge Gozzini, l’apparato carcerario Italiano aveva fatto un bel salto di qualità, essendo quella legge veramente di grande apertura. Ha dato ai detenuti i benefici, la libertà, m’a tolto loro la capacità di lottare di protestare per i proprio diritti e di conseguenza si è perso quel sentimento di solidarietà, prima di quella legge se uno aveva qui dentro un problema era il problema di tutti e tutti insieme l’affrontavano. Se il parlamento non avesse usato a più riprese la roncola su quella legge oggi le carceri Italiane sarebbero ben altra cosa.Oggi anche se in proporzioni minime sembra che sta tornando un po’ di solidarietà, ci sono varie iniziative di Associazioni e tanti personaggi illustri che le appoggiano dando grande forza all’iniziativa contro l’ergastolo, spero che gli ergastolani si sveglino e ognuno faccia il massimo sforzo per appoggiare l’iniziativa, e se oggi non ci impegniamo su questa possibilità che ci offre la società possono buttare anche le chiavi a mare come si dice, tanto non valiamo niente.

7) È opinione diffusa che solo il reo pentito meriti di essere reintegrato nella società. Ma qualora manchino i segni del pentimento, è giusta la scarcerazione?

Quanti esempi di cattivo pentimento, e quanti se ne sono verificati in Italia, moltissimi sono stati appurati senza ombra di dubbio, queste cose dovrebbero far riflettere le persone, ma a volte si parla senza conoscere affondo il fenomeno, vi faccio due esempi: Il caso Tortora, imprigionato senza colpa e quella detenzione ingiusta lo ha minato nel fisico portandolo a una morte prematura, lascio a voi giudicare quei rei “pentiti”. Il caso Borsellino, un “pentito” accusa delle persone del reato di strage facendole condannare all’ergastolo, dopo 20 anni altri pentiti che scagionano quei poveracci che si trovano da quasi quattro lustri in carcere scontando l’ergastolo da innocenti. Ci sono tantissimi pentiti che dopo essere stati rimessi in libertà, hanno fatto i loro porci comodi rimettendo in piedi una banda per continuare a ricattare e uccidere, casi del genere sono innumerevoli, non dimenticateli. Coloro che fingono di essere pentiti sono persone accusate di stragi, di decine di omicidi e mille altri orrendi delitti, quindi per opinione diffusa è giusto che loro non paghino per i misfatti e che siano rimessi in libertà? ma devono sapere che il vero pentito non lo espande ai quattro venti, è qualcosa di intimo, uno esamina i suoi errori dando un giudizio con una visione diversa di quando gli a commessi, non

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sottraendosi a pagare il suo debito, mentre chi da il suo “pentimento” in pasto al pubblico lo fa con scopi ambigui, come ottenere la libertà prima del tempo senza pagare il proprio debito.Per sapere s’è giusto o meno dare benefici a uno che all’apparenza non si vedono segni di pentimento, e sapendo che in tantissimi casi quei segni non si vogliono vedere, c’è un solo modo, provare ad avere fiducia nelle persone restituendo loro la libertà, se non si reinserisce nel meccanismo di chi deve decidere, l’azione fiducia, non si saprà mai se uno è meritevole ho meno, e morirà in carcere mentre gli altri aspettano quel segno, ma nell’animo di tanti di coloro che devono decidere è sparita da tanto tempo, o forse non la mai succhiata dal seno della madre, non sa cos’è la fiducia.

8) Che cos’è il pentimento?Mettendo da parte il vero pentimento, e esaminando quello osannato dalla legge per me è una cosa ambigua e indegna, usato non per vero amore della verità.

9) Brucia più il delitto o la reclusione?Brucia il delitto se uno l’ho ha commesso, ma brucia ancora di più la reclusione se uno è innocente, e sono in tanti a esserlo.

10) Come si viene a patti con il rimorso?Sarebbe sbagliato scendere a patti con il rimorso se uno è toccato da quel rispettabile sentimento se lo tiene, ci convive, e con l’andare del tempo sicuramente ne avrà effetti positivi.

11) Cosa significa per voi la parola “rassegnazione”?Per me la parola rassegnazione non è mai esistita, se non fosse cosi oggi sarei pasto di vermi e formiche perché sarei morto di crepacuore visto che non sono portato per il suicidio, se uno si rassegna in questi posti può darsi che sopraviva fisicamente, magari è nato debole per morire di crepacuore, ma comunque sia essendo morto dentro è sempre un cadavere.

12) Come pensate di poter emendare il male inflitto?Nel mio caso se non verrò visto come un’egoista, vi dico che dopo quasi 33 anni di carcere posso affermare che quanto espiato è più che sufficiente, perché oltre ad averlo espiato fisicamente l’ho espiato anche con l’anima, tanto da rimanerne dissanguato e senza quella parte spirituale.

13) Quali sono le cose che vi mancano di più della vostra vita prima della prigione?La cosa che mi manca di più è certamente la famiglia, se poi penso alla cosa che mi manca, che o desiderato di più e che non ho mai avuto, potrei citare parte del titolo di un libro di Oriana Fallaci “ L…a un bambino mai nato”, ho sempre desiderato sposarmi e avere dei figli, e vi garantisco che il tormento per questo è molto più grande da quello infertomi dai 33 anni di carcere.

14) È importante mantenere un collegamento con il mondo esterno?È più che importante, sarebbe una cosa necessaria avere collegamenti oltre quelli che si hanno con i propri familiari, ma non tutti riusciamo a farci accettare a farci capire, quanto più contati si hanno più uno si arricchisce di cose nuove e migliora il suo vecchio sapere, e l’aiutano fortemente a superare le difficoltà del posto in cui si trova.

15) Cosa può fare chi vive fuori dal carcere per creare un contato con voi?S’è una persona sopporta l’esaurimento degli altri, le lagne di ogni tipo, le stesse cose ripetute mille volte, noi carcerati siamo un po’ pesanti da sopportare, specialmente quelli come me che dopo tanto carcere non sa fare altro che lamentarsi, ecco sopportando questo e altro non vi rimane che da

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prendere carta e penna e scriverci, le nostre risposte saranno puntuali non so fino a che punto soddisfacenti.

Presone de Ispoleto 12/12/012

Domande della Novizia del Monastero di clausura di Pratovecchio Suor Maria Stella.

Risponde Mario Trudu

Sorella mi sarebbe piaciuto essere preparato per rispondere a queste domande in modo giusto, ma non sono uno ispirato, purtroppo è un campo, dove la mia ignoranza è tanta, la mia paura è che dia risposte che con le domande non centrano per niente, perché non so niente sul tema che le domande mi pongono, oltre alle solite cose che conosce ogni profano, quindi mi scuserà sorella se rispondendo alle sue domande rimarrò ancora più sotto del più misero terreno, sono domande profonde è importanti, il credere, la fede è una cosa cosi grande, straordinaria è una forza che ci tiene attaccati alla vita, anche quegli che dicono o diciamo di non credere, almeno un po’ crediamo tutti, o la vita non sarebbe vita, se non credessimo in niente non ci sarebbe la speranza, una cosa che non se ne può fare a meno, senza, non ci sarebbe differenza fra procreare dei figli o progettare dei robot.

1) Chi di voi ha un amico vero?Non tutti oggi possono affermare di possedere dei veri amici, anzi credo che siano in pochi a poterlo fare, oggi l’amicizia è stata sostituita da altri sentimenti poco seri, poco nobili. Io mi considero fortunato perché a dispetto dell’era che viviamo ne possiedo ancora tanti, e non credo che questo sia tutto merito mio, penso che il pregio, sia della tanta gente di animo nobile e carico di comprensione che ancora popolano questa terra di scalmanati, quello che non posso affermare è che questi amici siano coloro che durante la mia vita (molto breve) da uomo libero ritenevo degli amici, di quegli me ne sono rimasti veramente pochissimi, per quasi tutti sono caduto nel dimenticatoio.Invece sono tanti gli amici che ho avuto la fortuna d’incontrare in questi oltre trenta tre anni di carcere, gente civile proveniente dall’esterno per svolgere varie attività in questo mondo sotterraneo senza nessun raggio di luce, loro hanno portato il sole qua dentro, persone veramente straordinarie gente che anche dopo cessate le loro attività qui dentro, qualcuno ogni tanto viene a trovarci, ce ne sono che mi scrivono con una certa frequenza, ho delle amiche che mi scrivono da oltre 20 anni senza esserci mai incontrati, mai visti, penso che questa sia vera amicizia, sincera, scrivere a una persona per decenni senza neanche conoscerla, in mezzo a tanta disgrazia, loro hanno fatto di me una persona fortunata.

2) Quanti di voi si riconoscono “amici di Dio”, che ci vuole come un amico vero, plasmare con piani irripetibili, pensati già da prima che nascessimo?

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Io credo di aver cercato di essere sempre amico di Dio, e vivo con un dubbio se sono io, a non essere riuscito a essere del tutto suo amico, oppure sono stati gli altri ad avermi collocato sull’altra sponda, ma continuando nella risposta se le cose stanno come dice Lei che ci ha plasmato con piani irripetibili, pensati già da prima che nascessimo, credo che quando ha deciso di farmi occupare un posto su questa amatissima terra, almeno voglio credere che non aveva in idea che la mia vita finisse com’è finita, e non voglio nemmeno credere che l’abbia fatto come scrissi già altre volte perché geloso della mia mortalità, quindi nei miei confronti ha sbagliato tutte le previsioni, e a questo punto non mi rimane che porre tantissime domande al nostro Signore (che come ho scritto in un libro ch’è ancora devo completare), sempre con la speranza che un giorno possiamo incontrarci, o riassunto quelle tantissime domande in una sola, ma!! perché? “Come potrai o Signore giustificare tutto il male sugli uomini, e specialmente perché tanto male sulla donna quel fiore gentile e straordinariamente amabile, oggi troppe volte questo fiore è decapitato da menti malsane intrise di gelosie, di stupidità malvagia e se non mi risponderete forzerò ogni vostra barriera di resistenza, scaverò anche dentro la vostra anima o diciamo pure del vostro spirito, voglio sapere, pretendo la verità, vivo per quella”, comunque perché io possa porle queste domande, speriamo che il Signore debba aspettare tanto, non voglio mettere in nessun modo fretta al nostro incontro, Signore scusami per la mia franchezza.

3) Dio dice: voglio essere tuo amico perché voglio che tu sia contento; sia felice di appartenermi. Ti voglio nella gioia, anche quando sei nella “prova”, nella malattia, nella solitudine, nello scoraggiamento.Credo che Dio su queste cose sia veramente al mio fianco come amico, perché in mezzo a tanta disumanità non ha permesso mai che mi buttassi giù, credo di essere stato sempre forte, è senz’altro Lui che mi protegge, non ha permesso che perdessi del tutto il senno per tanto patire, e dopo quanto ho dovuto affrontare credo che sia già tanto rimanere diciamo un pò lucido, e riguardo a essere felice non lo sono, ma sono sempre di buon umore, sorridente, non so spiegarmi il perché, ma è così, vista la mia posizione forse qualcuno ne può essere quasi “invidioso”, ma s’è cosi e solo una persona amante dell’orrore.

4) Come credi di essere amato se il tuo cuore è spento?Se il mio cuore fosse spento, non avrei gli amici che ho, amici che mi amano, e non sarei carico come lo sono di una gran voglia di vivere, io penso che quantunque sia una vita di sacrifici, di stenti valga sempre la pena di viverla, una cosa cosi bella e irripetibile come può un essere umano buttarla via? Come ho già scritto altre volte mi ribellerò alla morte anche dopo morto, credo che questa mia voglia di vivere soddisferà anche il Signore.

5) Vuoi essere veramente aiutato? “tu devi esigere di essere felice!” Allora cosa aspetti a “buttarti” nel cuore buono di Gesù per lasciarti guidare anche nei momenti più burrascosi” non sentirti più in colpa, lasciati perdonare, lasciati amare”! Perché sei sempre e solo tu che manovri la tua barca? Lascia che Dio ti sia vicino, come il sole illumina il mondo, cosi tu, fa che il suo amore rallegri la tua anima.Chi rifiuterebbe l’aiuto degli altri! (la domanda so ch’è riferita all’aiuto proveniente da Dio ma parlerò di questo in seguito), mentre riferendomi agli altri chi lo fa penso che sia solo per non mollare l’orgoglio ch’è dentro ognuno di noi, e questo molte volte ci porta ad affrontare le cose non sempre dal verso giusto, l’aiuto degli altri non sempre deve essere visto come una cosa umiliante, anche se nessuno specialmente in

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certi campi come il lato economico, non tutti hanno accesso alle cure ospedaliere, su queste cose nessuno dovrebbe aspettare l’aiuto di altri, questo succede perché nel mondo si è allevato un branco di belve assetate di potere e di capitale, e finché gli agnelli in massa non salteranno addosso ai lupi vivremo sempre in un mondo ingiusto, malvagio, credetemi non c’è altro modo, loro capiscono solo i loro simili, noi poveri “pezzenti” non possiamo presentarci a loro con un mazzo di fiori in cerca di ottenere il rispetto che meritiamo, in cerca di dimostrare a loro che vogliamo la pace, che siamo esseri umani come loro, si avvicineranno a noi fingendo di essere interessati ai fiori e con un morso ci staccheranno il braccio completo dal resto del corpo. Speriamo che questi “signori” vadano in estinzione per non creare altri più gravi danni, ma… non ci credo! questo da parte degli altri. Mentre per l’aiuto da parte di Dio è tutta un’altra storia, chiederlo non deve essere visto come una resa ma bensì un innalzamento della persona a livelli supremi inimmaginabili, non terreni, beato colui che ne usufruisce.È vero la barca la guido sempre io, ma mi è stata assegnata una barca con una grande falla sullo scafo e poi spinto in alto mare, e dall’alto il Signore vede la mia situazione, e sa che ho bisogno di aiuto, però sta tardando ad arrivare, ma forse trascura nel tendermi la mano, perché io prenda coscienza della mia vera forza, ed io con tanta pazienza alle volte ci metto un piede sopra quella falla, quando si stanca il piede, ci metto la mano e altre volte mi ci siedo sopra, e continuo a galleggiare, finche il Signore non si deciderà a riportarmi sulla terra ferma, fuori da queste sabbie mobili, fino allora rifiuterò di addormentarmi su questa barca, per paura di non svegliarmi più.

6) Sai confidare in Dio? Sai come si ama il Padre Nostro?Si confida in Dio avendo fiducia in Lui in ogni momento, senza tentennamenti, e si ama servendolo ogni giorno e sempre, anche se per un attimo dovresti perdere la retta Strada Dio ti da la possibilità di rientrare nelle sue grazie amato come e più di prima, si dice che tutto dipende da noi, almeno questa è la convinzione di tante persone, ma se così è sulla terra siamo anche in tanti, in troppi a non farcela, ma non perché crediamo sempre in cose diverse ma soltanto che non mettiamo impegno in quel credere vero.

7) Gesù dall'eucarestia ci parla: io sono Dio amore. Insieme al Padre, sono la fonte dell'amore nella S. Sua Trinità.Sono da ragazzino di 10 anni che non prendo la comunione, proprio dal giorno della mia prima comunione, e se Dio mi ha parlato a quell’età non me ne sono accorto, distratto dai giochi che si praticano a quell’età, non mi sono mai cresimato, ma questo non vuol dire che io non sento dentro di me le voci di amore di fratellanza che senza mai stancarsi o distrarsi Dio ci urla alle orecchie, almeno voglio credere che i miei sentimenti e buoni propositi provengano da Lui.

8) Chi sa amare il Padre, con la confessione? Chi riesce a cogliere questa gioia del regno futuro nell'amore e credere in Gesù eucarestia? ( l'amore non s'acquista se non con l'amore).Chi confessa tutto senza reticenza e con vero pentimento può amare il Padre, e chi pratica queste cose con convinzione, raccoglie le gioie del regno futuro, perché il suo è un credere vero nell’eucarestia, e solo chi si prodiga a essere disponibile in qualsiasi momento o situazione verso gli altri può acquistare amore.1) Per coloro che rimangono e che vivono nella tribolazione fisica e/o spirituale, che fare?Solo loro possono salvare se stessi, per poterli aiutare uno dovrebbe conoscere affondo la loro vita, e se loro non sono disposti ad aprirsi almeno un po’ credo che sia quasi impossibile aiutarli, certo non sono persone da

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abbandonare a se stessi si deve sempre rimanere al loro fianco e tentare in tutti i modi di aiutarli, ma la salvezza è solo dentro loro stessi, se io in parte mi sono salvato da certe situazioni, è perché per anni ho lottato con me stesso, cosa che non mi è riuscita nei primi 15 anni, è stata un lottare invano, eppure mi conoscevo bene, è impossibile quantificare lo sforzo fatto per arrivare a un esito positivo, ma ci sono riuscito.2) Andiamo incontro ai fratelli donando e testimoniando l'amore di Dio?Per convincere questo mondo popolato da poveri scettici o da ricchi ladroni dovrei essere un vero predicatore, e conoscere per intero tutte le testimonianze sulla vita del Signore, cose a me ignote, io sarei un pessimo predicatore non avendo mai letto la bibbia o il vangelo, posso quasi affermare di non conoscere nemmeno bene me stesso, come posso predicare agli altri cose che io non conosco? O che vivo con dubbio, sono sempre a chiedermi ma, sarà giusto o sbagliato? Su queste cose sono uno indeciso.3) Se Dio ci dice: (amatevi come io vi ho amato), siamo capaci di costruire ponti di fraternità e Solidarietà? L'amore è l'unico e vero distintivo del discepolo del Signore.Beato chi vive tessendo quei ponti, io avrei voluto essere uno di loro, ma non so perché non mi riesce, in certi momenti ho il cuore come se fosse di marmo, prosciugato dall’amore e di tutte le cose belle che la vita offre, ma di questo non voglio dare la colpa a nessuno, tutti abbiamo dentro di noi quella forza per gestire delle situazioni non di gioia, riuscendo a mantenere vive tutte le altre emozioni di bene che investono l’essere umano, ma purtroppo molti di noi non riesce a far prevalere quella forza e viene posseduto dalle emozioni malefiche entrando così nel campo dall’aridità.4) Nell'amore di Cristo si può scegliere di vivere e crescere, sappiamo come “rubargli” il paradiso?In certi momenti sono stato anche ladro, ma questo non basta, per rubare il paradiso a Gesù Cristo, ma la strada c’è, e si può ottenere senza tanta fatica basta volerlo, non è difficile rubare il paradiso a Dio, basta vivere con lui dentro, seguendo quelle regole che ti portano a vivere nel giusto, quelle regole di rispetto che i nostri vecchi da sempre ci hanno insegnato e che noi in parte abbiamo da sempre trasgredito.5) Sappiamo diventare come il buon ladrone e accumulare “tesori per il cielo”?Da quanto dice quella parabola, il ladro si è saputo riscattare senza finzione, ma la maggior parte dei terreni sa solo fingere, ed è difficile che un giorno si possa fare ingresso in cielo con il nostro carico di cose poco onorevoli. 6) Quanti riconoscono le sue chiamate ad amare, abbracciando la “ propria croce”? (come ha fatto Gesù)È facile riconoscere gli inviti del Signore ad amarci, il “difficile” è dare ascolto e mettere in pratica quanto ci suggeriscono quelle chiamate, perché abbiamo trasformato la nostra vita solo in un gigantesco possesso e sperpero di tutto, almeno una grandissima parte del mondo occidentale siamo cosi, la croce l’abbiamo sempre caricata sulle spalle dei popoli che abbiamo colonizzato sfruttato e schiavizzato, e dopo decenni stanno ancora rischiando di rimanere schiacciati sotto quel peso simbolo di rinascita, che noi paesi “civili” e sanguinari allo stesso tempo gli abbiamo scaraventato addosso.

Presone de Ispoleto su 30 de arvili de su 2013

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