MARIO LODI: La testimonianza di un Maestro
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Conferenza di Mario Lodi 1
MARIO LODI: La testimonianza di un Maestro Conferenza di Mario Lodi
Treviglio - 18 marzo 2007
“Il maestro Mario Lodi non solo ha conosciuto personalmente don Lorenzo Milani, ma ha collaborato
con lui nel portare avanti un modo innovativo di fare scuola”
Vita di Mario Lodi____________________________________________
ario Lodi nasce nel 1922 a Piadena
(Cremona) e si diploma maestro
all’Istituto Magistrale di Cremona nel
1940. Nel 1945, dopo la Liberazione,
organizza insieme ai suoi coetanei le prime
attività libere: un giornale aperto a tutti, il
teatro dei racconti di vita, le mostre
dell’artigianato locale, la scuola professionale
gestita da docenti volontari.
Nel 1948 è nominato maestro di ruolo nella
Scuola elementare di, San Giovanni in Croce,
dove scopre le capacità creative dei bambini.
Nel 1950 viene in contatto con il Movimento di
Cooperazione Educativa, un gruppo di
insegnanti che, ispirandosi alle tecniche del
pedagogista francese Célestin Freinet,
intendono adeguare l’insegnamento nella
scuola pubblica ai valori della Costituzione
italiana.
Comincia un periodo di esperienze, incontri,
dibattiti, finalizzati a creare una pedagogia
alternativa alla scuola trasmissiva di nozioni,
liberando le capacità espressive, creative e
logiche dei bambini mediante l’uso di tecniche
adeguate: il testo libero, la ricerca, la
corrispondenza, calcolo vivente, l’invenzione di
storie, la pittura, il canto e la danza, la
stampa a scuola.
Nello stesso tempo introduce le stesse tecniche
nella Biblioteca Popolare di Piadena con gli
adulti, con la stampa dei “Quaderni di
Piadena” e con la costituzione del Gruppo
Padano (1957) che si dedica alla ricerca dei
canti popolari e alla loro proposta
partecipando a spettacoli a livello nazionale
come “Bella ciao” di Crivelli (presentato al
festival di Spoleto nel ‘67) e “Ci ragiono e
canto” di Dario Fo.
Nel 1956 Mario Lodi si trasferisce alla Scuola
elementare di Vho di Piadena. Qui realizza
molti libri scritti insieme ai suoi scolari, alcuni
dei quali sono stati pubblicati da Einaudi
(Bandiera, Cipì, La Mongolfiera, ecc.). Einaudi
pubblicò anche i libri delle sue esperienze
pedagogiche: “C’è speranza se questo
accade al Vho” (1963), “Il paese sbagliato”
(1971, Premio Viareggio), “Cominciare dal
bambino”, “La scuola e i diritti del bambino”.
Dal 1970, per dieci anni, dirige il gruppo
della Biblioteca di Lavoro che pubblica, con
l’editore Manzuoli di Firenze, 127 libretti
(letture, guide, documenti) per la riforma in
senso attivo della Scuola.
Nel 1978 va in pensione e inizia altre attività
nel campo educativo: dirige per tre anni la
“Scuola della creatività” a Piadena in cui i
bambini e gli adulti sperimentano le più
diverse tecniche creative.
Nel 1980, con una indagine sul territorio
nazionale raccoglie e classifica più di 5.000
fiabe inventate dai bambini italiani
documentando che la creatività infantile esiste
ancora là dove i bambini trovano le condizioni
per esercitarla. Sulla spinta di quella indagine
nasce nel 1983 “A&B”, un giornale tutto scritto
e illustrato dai bambini.
Nel 1988, insieme al gruppo redazionale di
“A&B” riscrive per i bambini, in forma adatta,
la Costituzione italiana, pubblicata da
Marietti-Manzuoli.
Nel 1989 riceve dall’Università di Bologna la
laurea honoris causa in pedagogia e, nello
stesso anno, il Premio Lego che utilizza per
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aprire, in una cascina padana a Drizzona,
dove si trasferisce, la “Casa delle Arti e del
Gioco”, uno spazio dove si tengono corsi per
bambini e adulti, si producono libri e guide
per l’insegnamento e vengono raccolti e
studiati i documenti dell’immaginario infantile,
allestite mostre come “L’arte del bambino” e
“Alberi”.
L’attività di Mario Lodi, collegata ai grandi
problemi sociali, ha affrontato, con la
campagna “Una firma per cambiare la TV” la
questione dell’uso educativo della TV; con la
pubblicazione di “Alberi del mio paese” e di
“Rifiuti” si è posto l’obiettivo di un intervento
sui giovani per creare un modo di pensare
nuovo in difesa dell’ambiente, una nuova
cultura del comportamento responsabile.
INTRODUZIONE ALLA TESTIMONIANZA_________________________________________________
a sintesi è riferita ad un intervento di
Mario Lodi presso la Parrocchia San
Zeno in Treviglio il 18 marzo 2007
La venuta a Treviglio all’oratorio S. Zeno di
Mario Lodi è un avvenimento grande,
eccezionale.
Possiamo dire che Mario Lodi è il Maestro
d’Italia: è educatore, scrittore, poeta. Nella
sua vita di maestro si è fatto sempre guidare
da due punti fermi, imprescindibili e
riconoscibili: il rispetto del bambino e i valori
della costituzione. La straordinarietà del suo
impegno educativo e civile, appassionato e
continuo è riconosciuto da tutti. Mario Lodi ha
scritto moltissimi libri insieme ai bambini e per
i bambini.
Il fascino di Mario Lodi sta nel suo modo di
raccontare: racconta, senza enfasi, che cosa
faceva. Racconta cose concrete, precise,
puntuali che ha fatto insieme ai ragazzi nelle
sue classi, tante volte negli anni. Racconta con
semplicità esperienze piene di energia e di
luce.
L’università, che gli ha dato qualche
riconoscimento, ospita tante persone che lo
stimano e lo ammirano, ma Mario Lodi non ne
è mai stato tentato. Ha preferito, come quel
personaggio della favola antica che era
invincibile finché poggiava i piedi sul suolo,
restare con i piedi sulla terra di Piadena.
Quando è andato in pensione ha investito i
suoi risparmi e un premio che aveva avuto per
riattare una cascina e trasformarla in un
grande, luminosi laboratorio didattico
Mario lodi ha conosciuto personalmente don
Lorenzo Milani.
Il nostro oratorio sente di dire un grazie
sentito al maestro Giochino Maviglia, perché è
attraverso lui che Mario Lodi viene nel nostro
oratorio: è davvero bello incontrare persone
che, come noi, credono nella scuola,
nell’impegno educativo, che soprattutto
credono nei ragazzi e nell’importanza di
camminare con loro.
Mario Lodi viene a parlarci di don Milani,
della scuola di Barbiana.
Nel nostro oratorio c’è un doposcuola antico
Lo chiamiamo, per intenderci, “doposcuola”: in
realtà è una proposta molto semplice che
chiede di imparare a cogliere il sapere non
come strumento di arrivismo individuale, ma
bene comune da dividere con gli altri. Un
oratorio che ha a cuore i ragazzi e la loro vita
non può non cercare di condividere con loro il
momento della scuola.
Diceva don Milani: “La cultura, quella vera che
ancora non ha posseduto nessun uomo, è fatta
di due cose: appartenere alla massa e
possedere la parola: una scuola che seleziona
distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo
di espressione. Ai ricchi la conoscenza delle
cose.”
Il doposcuola, per il nostro oratorio, ha radici
lontane ( il doposcuola è iniziato nel 1983) è
un’operazione di pace e di speranza. Chi è
appagato, sereno non ha bisogno di violenza,
cattiverie, invidie. Riscopre in sé la bontà e
diventa costruttivo. Non si lascia schiacciare
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dalle difficoltà perché ha compagni di strada
che gli stanno accanto.
Stare accanto per creare il terreno dove far
crescere, nel reciproco rispetto, il seme
prezioso della conoscenza.
Lo studio vero non è mai rattrappente
ripetizione di esercizi o concetti. Esso nasce
dalla ricerca comune, dal confronto, dal
dialogo. Così si possono creare linee
educative alternative alla competitività, ai
meccanismi di violenza e di prepotenza.
Il doposcuola è un luogo che la nostra
comunità offre per un reciproco scambio fra
ciò che si sa e ciò che si vuole imparare. E’ un
modo concreto con cui la comunità dice ai
ragazzi: Guardate che tutta la vostra vita mi
sta a cuore e perciò anche questo momento
che vivete come esperienza unica: la scuola.
Non lasciate che questo bene sia corroso dalla
gelosia o dall’arrivismo. Condividetelo e
sperimenterete che studiare è addirittura
bello.
Capire e conoscere insieme ciò che ci circonda,
i linguaggi delle cose, riduce la fatica e dona
fiducia.
Il nostro doposcuola vuole essere una briciola
di comunione, che ci apre a quella comunione
irreversibile che un giorno vivremo in pienezza
e per sempre.
La venuta di Mario Lodi tra noi sia per tutti un
invito a credere sempre più nei ragazzi e
nell’impegno educativo per costruire un mondo
più bello, più colorato, più in pace.
“Io penso che i due mostri più pericolosi sono
le cattive tv e la guerra. Noi li possiamo
vincere con queste armi: quando sul
teleschermo appaiono scene orribili e violente,
possiamo impugnare l’arma del telecomando
e spegnere. Io l’ho fatto e sono contento:
invece di guardare il mondo dentro la scatola,
lo guardo nella realtà: parlo con le persone
chi mi rispondono, che mi sorridono, che sono
vere.
Per vincere la guerra bisogna costruire la
pace un poco al giorno cercando di essere
gentili con gli altri, di aiutare chi soffre.
Dentro di noi ci sono due forze: una cattiva
che ci suggerisce la violenza e una buona che
ci suggerisce la non violenza. Io ho fatto la
mia scelta, e voi? “ ( Mario Lodi)
MARIO LODI : la testimonianza di un maestro____________________________
ario Lodi racconta la propria esperienza di maestro nella
speranza che la sua testimonianza possa fornire dei
suggerimenti ai maestri di oggi che si trovano a vivere una
scuola con tanti problemi.
Mario Lodi inizia il racconto della sua storia dai primi anni dopo la
guerra allorché il mondo civile assunse l’impegno di costruire un’Italia
diversa , un’Italia che aveva riconquistato un bene prezioso : la
libertà. Dopo gli anni della tirannide fascista si doveva introdurre la
libertà nella scuola e avviare la società alla riscoperta dei valori che
non aveva mai praticato : l’ideale fascista di “ credere, obbedire e
combattere” veniva sostituito dalla volontà di dare un senso morale
alle nostre azioni. Gli anni dal 1945 al ‘48 furono ferventi di ricerca
e di scelte : ci furono le elezioni dei comuni e delle province , c’era da
decidere la forma di governo tra la monarchia e la repubblica e
c’era poi l’avvio alla scrittura di una nuova legge da parte dei
parlamentari della Costituente: la Costituzione.
In quei tre anni ci fu un grande travaglio tra i maestri laici che si
sentivano impreparati di fronte al compito che li attendeva: dovevano
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cambiare una società intera , insegnare valori come la libertà e la
democrazia e dare un senso morale ai compiti della scuola. Ci fu
allora una intuizione tra quei giovani che dovevano attuare i valori
della Costituzione : pensarono che fosse importante unirsi per un fine
comune , cioè i deboli , i poveri dovevano unirsi per sopravvivere . E il
gruppo dei maestri si unì :nacque una Associazione, basata
sull’attivismo e sulla pedagogia popolare , la quale nominò come
presidente Pino Tamagnini.
Tamagnini fece una proposta: studiare insieme come realizzare una
società giusta secondo i principi della morale cattolica e della morale
civile. Fu questa la carta vincente . All’inizio al Convegno di San
Marino l’Associazione contava 130 persone, poi arrivò a 7000
aderenti, sempre una minoranza rispetto ai 220 mila maestri quanto
era il totale dei docenti , ma quel gruppo credeva in qualcosa: nella
capacità di risvegliare le coscienze , mettendo dentro al corpo pigro
della scuola italiana la voglia di agire , cioè i principi dell’attivismo
pedagogico. Il presidente Tamagnini scoprì in Francia la tecnica di
Freinet, la fece conoscere e i maestri capirono l’importanza di quella
scoperta :con la stampa i bambini potevano parlare, documentarsi,
confrontarsi, discutere di tutti i problemi; attraverso la libertà
espressiva veniva dato spazio alla creatività, venivano realizzati
processi circolari di apprendimento- insegnamento capaci di produrre
nei bambini la crescita globale, affettiva e cognitiva e sociale.
Comunicare e discutere : questo era il senso della libertà. Nasceva la
pedagogia popolare, quel movimento che Lodi e altri portarono
avanti cercando di rispondere alle importanti domande che si
ponevano a quel tempo in campo educativo.
Passarono gli anni , il gruppo fu riconosciuto e seguito dalle menti
pensanti dell’epoca : anche se i maestri lavoravano per intuizione ,
senza basi psicopedagogiche o conoscenza scientifica, avevano
compreso che il bambino fin da piccolo produce cultura . Una cultura
fatta dall’esperienza che il bambino acquisisce giocando: il bambino
gioca, crea e impara , realizzando la pratica dell’uomo libero.
Tra i professori universitari Mario Lodi ricorda Tullio De Mauro come
linguista , ma vi furono molti altri che incoraggiarono il gruppo e lo
sostennero. Giornalisti e Professori universitari si mostrarono
interessati al lavoro della cooperativa ,per esempio Giorgio Pecorini ,
giornalista dell’Espresso che andava nelle scuole e fotografava le
metodologie di avanguardia . Mario Lodi e Pecorini divennero amici
e fu appunto Pecorini che fece conoscere a Mario Lodi la scuola di
Barbiana
Durante un estate del 1966 , mentre erano in vacanza al mare a Lido
di Pomposa , Pecorini disse a Lodi di seguirlo perchè gli avrebbe
fatto conoscere una persona straordinaria. Così lasciarono le famiglie
al mare andarono a Barbiana dove circolavano le voci che vivesse e
insegnasse un prete “originale” . Pecorini era specialista nella
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scoperta di preti e maestri che seguivano un metodo innovativo e che
si distinguevano dagli altri per un impegno particolare .
Arrivarono nella parrocchia di Sant’Andrea a Barbiana sul monte
Giovi, nel cuore del Mugello. Quando arrivarono da don Lorenzo , lo
trovarono sotto un pergolato che faceva lezioni ai ragazzi : parlava
loro di affresco. Don Milani era stato pittore , aveva decorato delle
chiese , poi aveva abbandonato quest’arte per un’ arte diversa:
l’educazione .Lodi capì subito il principio insito nella scuola di Barbina:
in quella scuola si donava quello che si aveva: la cultura era
considerata un dono.
Don Milani accolse benevolmente gli ospiti e chiese loro di rispondere
alle domande dei ragazzi. Mario Lodi tutta una mattina accettò di
sottoporsi ad esser intervistato dai ragazzi di Barbiana su ogni
campo: sulla scuola, sul privato , rispose anche a domande che
apparivano strane, cioe’ se poteva andare a scuola la domenica o in
estate …eccetera
Mario Lodi nel raccontare di quella intervista particolare ,traccia
alcuni principi importanti , esempio l’idea del record personale, o
l’idea della non violenza .
Mario Lodi racconta che alcuni suoi alunni ad un certo punto
rifiutavano di fare le gare perchè avevano prestazioni scarse e
sapevano già in partenza che loro non avrebbero vinto .Nacque
allora il principio secondo cui vinceva chi avesse aumentato il proprio
record personale, anche se era inferiore al record massimo conseguito
da altri ragazzi. Vinceva chi progrediva , non contava il valore
assoluto ma il progresso fatto dall’individuo. Quindi la vittoria era il
superamento dei propri limiti. Poi Lodi racconta come fosse vivo il
principio di pace. La costruzione della pace riguardava sia la
Costituzione e sia i principi del Vangelo e ricorda l’Articolo 11:
ripudiare la guerra, costruire la pace , costruire la non violenza :è
importante cercare le cause nascoste , lontane, a volte insignificanti
ma così radicate da generare odio e rancore . Oltre al tema dei
conflitti , furono discussi molti altri temi , esempio quello se il bambino
e’ un essere pensante oppure no, oppure i metodi basati sulla scrittura
creativa o sulla corrispondenza tra scuole .
Don Milani rimase molto colpito dal fatto che gli alunni di Mario Lodi
corrispondessero per lettera con altre scuole; dopo un ‘attenta
riflessione sostenne che la corrispondenza era la massima espressione
della collettività , rappresentava il senso della comunione della
società scolastica: perciò propose una corrispondenza tra i ragazzi di
Barbina e i ragazzi di Piadena.
Infatti il 3 novembre arrivarono a Mario Lodi due lettere: una di don
Milani a Mario Lodi e una dei ragazzi di Barbiana agli alunni di
Mario Lodi
Nella lettera di don Milani si spiegava l’arte dello scrivere .
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Per capire più nel dettaglio questa metodologia e viverla attraverso
un’esperienza anche didattica ( ossia non mediata da influenze
esterne o di comodo), occorre seguire la metodologia seguita da don
Milani. In tale lettera si parla di vocabolario attivo ( le parole usate)
e di quello passivo:le parole conosciute.
Poi don Milani spiega :la collaborazione e il lungo ripensamento ha
prodotto una lettera che come maturità è superiore all’età
cronologica dei ragazzi .Ogni ragazzo usa un numero limitato di
parole ma ne comprende molte di più, ora se essi ascoltano un
compagno che pronuncia una frase o una parola particolarmente
appropriata, comprende che quella parola è la migliore, cioè la più
adatta a essere inserita nel testo. La scrittura collettiva, dice il Priore,
attraverso il dialogo con il maestro e l'interazione tra gli allievi,
consente di trasferire le idee, dal livello dell'orecchio, a quello della
bocca e della penna, arricchendo in modo esponenziale il linguaggio
personale e collettivo.
Comincia la gara a chi scopre parole da levare, aggettivi di troppo,
ripetizioni, bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in
una frase sola. Si chiama un estraneo dopo l’altro. Gli si fa leggere a
alta voce. Si guarda se hanno inteso quello che volevamo dire. Si
accettano i loro consigli purché siano per la chiarezza. Si rifiutano i
consigli di prudenza. L’arte dello scrivere significa :esprimere quello
che siamo senza mascherarsi. Le regole dello scrivere sono: aver
qualcosa di importante da dire e che sia utile a tutti o a molti. Sapere
a chi si scrive. Raccogliere tutto quello che serve. Trovare una logica
su cui ordinarlo. Eliminare ogni parola che non serve. Eliminare ogni
parola che non usiamo parlando. Non porsi limiti di tempo.
Cercare di indovinare la psicologia del lettore, l’arte dello scrivere
esprime compiutamente quello che siamo senza mascherarsi.
2 novembre 1963
Lettera di Don Milani in cui viene illustrata la metodologia della scrittura collettiva
Procedimento:
1. Primo giorno: un intero pomeriggio , cinque ore, a disposizione per comporre liberamente
una lettera a voi su “Perchè vengo a scuola”
2. Secondo giorno: un pomeriggio a leggere ad alta voce i lavori e appuntare su foglietti le
idee e espressioni felici
3. Terzo giorno: una mattinata a riordinare i foglietti su un grande tavolo per dare loro ordine
logico e fissare questo schema di lavoro
- sul principio
- noi e i nostri genitori,
- ora
- scoperta degli ideali della nostra scuola
- nostra risposta spaziale per debolezza nostra e pressione dei nostri genitori e del mondo
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4. Quarto giorno: pomeriggio a rifare la lettera secondo lo schema comune.
5. Quinto giorno: mattina e sera ,tutti insieme a leggere a alta voce i singoli lavori e si stabilisce
il testo comune con le migliori espressioni comuni ( testo è di 1128 vocaboli)
6. Sesto giorno : testo accettato perchè ognuno abbia lo scritto davanti a sé , un intero
pomeriggio con la produzione di annotazioni a margine ,correzioni, aggiunte di proposte
7. Settimo giorno: mattina e sera; proposizione dopo proposizione ciascuno fa le correzioni
8. Ottavo giorno: mattina idem
9. Nono giorno: mattina idem
10. Decimo giorno: testo definitivo composto da 823 parole ,305 parole in meno , ma arricchito
da molti concetti nuovi.I piccoli trovano qualche volta soluzioni migliori dei grandi
La lettera dei ragazzi di Barbiana alle classi di Mario Lodi
2 novembre 1963
arbiana non e’ nemmeno un villaggio , e’ una chiesa e le case sono sparse tra i boschi e i campi. I
posti di montagna come questo sono rimasti disabitati.
Se non ci fosse la nostra scuola a tener fermi i nostri genitori , anche Barbiana sarebbe un
deserto. La nostra scuola è privata, è in due stanze della canonica , più due che ci servono da officina .
D’ inverno ci stiamo un po’ stretti, ma da aprile ad ottobre facciamo scuola all’aperto e allora il posto
non ci manca.
L’orario è : dalle 8 di mattina alle 7 e mezza di sera, non facciamo mai ricreazione e mai nessun gioco.
Quando c’è l neve sciamo un’ora dopo mangiato e d’ estate nuotiamo un’ora in una piccola piscina che
abbiamo costruito noi.
Queste non le chiamiamo ricreazioni, ma materie scolastiche particolarmente appassionanti . Il Priore ce
le fa imparare solo perchè potranno esserci utili nella vita. I giorni di scuola sono 365 l’anno, 366 negli
anni bisestili. La domenica si distingue dagli altri giorni solo perchè prendiamo la Messa. A poco a poco
abbiamo scoperto che questa è una scuola particolare : non c’è né voti nè pagelle, ne’ rischio di
bocciare o di ripetere. Con le molte ore e i molti giorni di scuola che facciamo, gli esami ci restano
piuttosto facili. Per cui possiamo permetterci di passare quasi tutto l’anno senza pensarci .Questa scuola
dunque senza paure , più profonda e più ricca , dopo pochi giorni ha appassionato ognuno di noi a
venirci .Non solo, dopo pochi mesi, ognuno di noi si e’ affezionato anche al sapere in sé .
Ma ci restava da fare ancora una scoperta .
Anche amare il sapere può essere egoismo. Il Priore ci propone un ideale più alto : cercare il sapere
solo per usarlo al servizio del prossimo . Per esempio, dedicarci da grandi all’insegnamento, alla
politica ,al sindacato, ,all’apostolato o simili .Per questo qui si rammentano spesso e ci si schiera sempre
dalla parte dei più deboli: africani, asiatici, meridionali italiani, operai , contadini, montanari. Ma il
Priore dice che non potremo fare nulla per il prossimo in nessun campo finchè non sapremo comunicare .
Vorremo che tutti i poveri del mondo studiassero lingue per potersi intendere e organizzare fra loro,
così non ci sarebbero più oppressori, nè patrie, nè guerre.
Se diciamo in casa che vogliamo dedicare la nostra vita al servizio del prossimo, arricciano il naso,
anche se magari dicono di essere comunisti . La colpa non e’ loro, ma del mondo borghese in cui sono
immersi anche i poveri ,quel mondo preme su di loro, come loro premono su di noi, ma noi siamo difesi
da questa scuola che abbiamo avuto” (Ragazzi da 12 a 16 anni )
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ario Lodi conclude la sua testimonianza con questa
domanda:
Quali azioni positive nella nostra società?
Quali valori può trasmetterci l’esperienza di don Lorenzo ?
1. il tempo della collaborazione : le recenti scoperte
psicopedagogiche hanno dimostrato quanto sia improduttiva la
scuola trasmissiva, la scuola dell’autoritarismo e del nozionismo : il
travaso di nozioni nella mente del bambino non ha dato frutti
sperati e il sapere si dissolve rapidamente lasciando un vuoto
incolmabile; ormai da un decennio l’attenzione è centrata sulla testa
pensante e sulla personalità di ciascuno. Anche il contesto di vita
incide nello sviluppo dell’infanzia così come sembra determinante il
contesto scolastico, il gruppo degli alunni : la scuola competitiva
deve lasciare posto ad una scuola nuova basata sulla
collaborazione
2. il tempo dell’integrazione : integrazione non solo per gli
immigrati ,ma integrazione e cooperazione con ogni persona in
base al principio che ciascuno e’ diverso; occorre superare la
visione soggettiva nei confronti di tutti coloro che sentiamo diversi
da noi Superare l’antipatia nei confronti di chi è diverso da noi,
accettare la differenza e la particolarità di ciascuno: occorre
superare le barriere psicologiche ed accettare l’originalità
dell’altro .
3. il tempo della conoscenza e della ragione : e’ importante il
tempo scuola, che sia ricco e produttivo , ma consideriamo anche le
attività extrascolastiche utili per la formazione e la conoscenza
4. il tempo della seduzione : i bambini di oggi sono alle prese
con strumenti conoscitivi sempre più sofisticati e complessi. Se però è
aumentato il bagaglio di informazioni e quindi il possesso di un
maggior sviluppo cognitivo, dall’altro si verifica una maggiore
debolezza affettiva e i bambini di oggi appaiono emotivamente e
affettivamente più fragili
La televisione è una grande invenzione dell’uomo però e’ entrata
nella nostre case stravolgendo le nostre abitudini .
Sviluppando la ragione e il senso critico siamo capaci di resistere
alla seduzione del mondo di oggi .I bambini stanno fermi , ma non
leggono, si spengono davanti a questo oggetto. Bisogna far capire
ai bambini che esiste una differenza fra l'interazione con la
televisione e quella con gli esseri umani, che il linguaggio che noi
usiamo per comprenderci, per comunicare, e' diverso da quello del
piccolo schermo, che la televisione è un mezzo che parla ma al
quale loro non possono rispondere.
E' la famosa televisione baby sitter, che sostituisce la presenza
dell'adulto. E ha un potere ipnotico: e' dimostrato anche
scientificamente, i bambini ingrassano davanti al televisore non
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tanto perchè mangiano patatine ma perché il loro metabolismo
rallenta. L'importante e' che i bambini non diventino
videodipendenti, che abbiano la possibilità di scegliere fin da
piccoli. I genitori dovrebbero discutere insieme a loro, spiegando il
perchè delle cose, perchè i bambini non hanno ancora la capacità
di capire le motivazioni degli adulti. Davanti a quella scatola che
manda immagini restano incantati, per loro è solo un giocattolo
meraviglioso.
Don Enrico e l’oratorio S. Zeno in Treviglio
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