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MARINA PIZZI Segnacoli di mendicità 2009 1. dire che me ne vado è dire poco al nomignolo cattivo. sono esangue nel mito della gola che non fona più meraviglie né nessi di nidi. la mia condotta non porta più conchiglie foniche marine. si appena a zero l’àncora della forza strettoia al calice sbeccato. 2. ho pianto un sacrificio un silenzio di crisi. perdo molti capelli perché perdo molta vita e negli sgoccioli si ciondola morenti. tu sei decisamente bello ma non riesco più ad innamorarmi di te. segno dei tempi. una tenda che ondeggia al vento è decisamente più bella e tragica di qualunque parola appropriata. la parola del grande poeta banalizza comunque almeno un po’. ma non c’è altro mezzo: il silenzio è spesso puttanesco può venir equivocato molto di più. il vuoto è lo straordinario! il male il bene assoluti. l’arcano. la cantica dell’angolo senza oltre ragionamento. 3. l’altare della scissione è stato il plasma il sangue in pasta con il pane nero così triste la stanza di paese con il panorama magnifico. tutto parve bello eppure un velo di morte consegnò per remoto il padre dello sguardo. la rana pigra capì il disilluso le gemellari caverne 1

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MARINA PIZZI

Segnacoli di mendicità

2009

1.dire che me ne vado èdire poco al nomignolo cattivo. sono esanguenel mito della golache non fona piùmeraviglie né nessidi nidi. la mia condottanon porta più conchigliefoniche marine. si appenaa zero l’àncora della forzastrettoia al calice sbeccato.

2.ho pianto un sacrificioun silenzio di crisi. perdomolti capelli perché perdomolta vita e negli sgocciolisi ciondola morenti. tu seidecisamente bello ma nonriesco più ad innamorarmi di te. segno dei tempi. una tendache ondeggia al vento è decisamentepiù bella e tragica di qualunqueparola appropriata. la paroladel grande poeta banalizza comunquealmeno un po’. ma non c’è altro mezzo:il silenzio è spesso puttanescopuò venir equivocato molto di più. il vuoto è lo straordinario! il male il bene assoluti. l’arcano. la canticadell’angolo senza oltre ragionamento.

3.l’altare della scissione è stato il plasmail sangue in pasta con il pane nerocosì triste la stanza di paesecon il panorama magnifico.tutto parve bello eppure un velodi morte consegnò per remotoil padre dello sguardo. la rana pigracapì il disilluso le gemellari caverne

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del vento capitano. a due a due i ladruncolidel fango ebbero castello alla facciadel giusto. in fondo le costieremurarono se stesse. così finì l’alborefinì l’abbecedario.

4.me ne andrò a spingere la barcain acqua, con dignitosa peripeziavoglio illudermi di un ludopiù felice. non voglio più guardarela luce fioca o la carica del ventoanarchica baldoria. qui nel pastodi storie andate a male resta la stanzacon le credule vacanze. invece è scempioil mondo della forca e incanutito il fruttodell’inguine benevolo. oggi è matural’arida facciata. con le rive di gemmaho chiuso il bello.

5.imbroglio darsenail guado. già da sùbitoil vandalo sanguinail fato che lo vuole. le lavagnenel vanto delle formuleche non risolvono.

6.in culla all’arcobaleno sto a guadartimoria del vento acrobata convinto.nel ballo che racimola la danzacredi la lena di guardare il buio.in fondo alla cometa stare in comaracconta del dominio della bara.in tuta resina l’atleta del recordracconta l’equilibrio il brio del cuore.domani mi darai un bacio alatosimile brocca acqua già fresca.

7.a testa alta con moria di cuoresegnalo la disdetta del ginocchioretto. nulla si piega alla beltàdel rantolo, fuggi fuggi in piena.in foggia alla sconfitta sto a pregarela logica del volo di ritornoil nome in trono di capir qualcosa.alla cimasa piange il pettirossoquelle cerase belle senza tocco.

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8.ho visto un eremo sbadatogiocare al lunaparkcon le conchiglie dei parchi innamorarsisimiloro e bagliore in greto al fiumecome un principe fatato e senza vogliepiù che felice. il corrimano della scala mobilemi chiama al dovere di arrivaredove il malato è plasma infettodove il varo delle rondini non servea far felice un discolo. qui si arenail ditale della sarta senza cucirevedova. vale l’angolo di commettersicolpevoli. pensati senza l’anima salva coste. in meno di una capanna ho visto l’indicedelle fazioni in campo senza l’arcangelodel polo del freno. si chiama shock l’arenadelle tenebre bambine botaniche le resenelle sabbie mobili e le paludi spie.

9.ho una culla che mi fa da gran sassocosì per protezione dormo moltoin mano alle staffette delle ceneri.è una morte leggera, fannullonaredatta dentro un gelo finimondosenza bestemmia senza preghiera.in mano alla rondine del boial’ordine è chiudere le palpebrecon la brevità dell’orto senza ringhiera.

10.in fondo ho solo un corpoche mi trasuda danni di anemoni morti.affanni d’Ercole conoscertiavviato al patiboloinfarto del primo cuore.e dove avviene il ciondolio del sangue c’è la madre pessima viandante.in coro sulle esequie delle gemmesi deflora l’aurora in uno stabbio.

11.incredula al saldo la bussolapassa il confine come una bambinabinaria col passero.sotto il cancello è finito il nidodelle cicogne frante. argine volutoun monastero in stasi finalmente

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te immobile! tutto fiorito il boscoe la vendetta tace un ciottolo mortale.sudario miserrimo la resa delle rondinironza del male la finzione della scarpa.

12.in uno stato di sobbalzo ho vistol’angelo. era il muretto afono d’arsuraera la regìa d’abaco del pianto.

il musico e il colosso stanno alle lacrimegemelli. in vita descrivimi la nottequesta stoccata d’eremo questo calarecontro la fronte un’edera scortese.impigliami le mani così che vogliasprigionarmi dal giogo della minache salta in aria per brandelli d’asce.sfiniscimi nel tuono delle fiondenelle sorelle che sperdono le gerle.

e parla l’almanacco una lingua vietascovata sotto i panici del verbo.

13.se nuoto a rana mi ricordo di nascerescellerata balbuzie nonostantesi basti il bulbo. impasto con la resina del tempola silenziosa alacrità del remocon la bugia di essere credenti.in palio col respiro la fandoniadella docenza sul limine del fosso.

14.amo le penombre dell’indietroil quesito roso d’inquietudinein breve il fegato del gaioquando si frena il perno di far luttochiunque attorno e tutto.indagine d’addio stare allo sguardodel dado con i numeri stregatistreganti il petto dell’atleta.in te che enumeri le vettegiace la terra ossuta il bel paesesembianza all’oggidì che c’è tormento.al chiuso nelle ciotole bianca la nebbia del letargo.

15.perdo ogni cosa anche i libri lettinella scoscesa ritrosia del lutto.

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maleficio di steccatoho visto il caso fustigarsi fato.con la corda del boia s’impennala penombra. tra breve brancolala fine del tatuaggio la tua origine.tra sterpi di coriandoli bambininessuno più ride, la ventosa del labbroborbotta le gare delle perditei davanzali anneriti dal cranio del màrtiredal martìre temporale.l’universale della bestemmia è soloun caso di vetro incrinato, un rapace senza pace, un crimine per mito,un mito per crimine. la bisacciafa sempre in tempo a raccoglierescommesse i fati d’àncora.

16.cantuccio di elemosina la sposaguardata a vista dall’eremo del rantolo. dove domani il refrigerioè favola. qui nel patibolo che rubale elemosine il silenzio del pargolocorrotto. accosto accosto le sfingidelle guance queste vedette tenuidi vento e le restie comunque. orati chiamo adito alla sera per fingeredi nascere. le tue macule si curvanoturbate dal branco della bara.

17.il crollo delle dita è avvertito ovunque.qui resta il deposito del panenonostante le scorrerie. ride il pagliaccioche si conferma re. tu intanto travalichile gemme verso la Veronica. la furia della fangaquesto rattoppo rorido alla fronte.dammi un perno di liberanti solitudiniun gerundio di dadi finalmente super vincenti.le mani chiuse aprono il vuoto.di te ho l’etnia dello stalloquesta perdente crosta di resina.stalla del prato credere diodialetto criptico tic da ultimo stadio.l’eco ripete il giallo insolutola pacchia di trovare chissà che.

18.in una spalliera di rondine ho visto nascerel’indagine del solco di starti a guardaredatario di festa stato di bambino

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che attenda ai riti dietro la tendanel bazar della mente. qui è loquaceil rantolo della bestemmia d’angoloil grido di mettersi a dormireper esilio. il rito delle trombe haabbreviato da anni le fanciullezzed’oceano. ora è un cadere a ciocchicome alberi segati per morte. tu ridil’indice che ti porto in visione:non è tuo il dolore. vai in giro conuna superstrada offensiva, vanesia e fortee forte sfollagente.le conchiglie mi servono per le collanedel bello, le buco appena e sono infilateper il paradiso della nuca marina.

19.in corpo alla bravura di resisterela cisterna non varia. attore e cornucopianon eludono il filo della lama.tra non molto il ludo della frottolafinirà i giochi. morrai. salita su salitagià si affanna la natura della fallaper spianare il rantolo. la spia è un tratto magro in comunione tragica. su, non piangere, le libertànon possono l’asilo di nessun ritornello.

20.essere in vita è un criterio sperdutoun alunno senza lavagna né vocedi maestro. in tanta precariaesistenza si stenda un velo di luttoun sillabario bianco. in bilico sul cipressola casa delle serpi. una dubbio da dentrola nuca innocente arrovella. tu dove seibandito gentiluomo prestato al palmo?qui nella minestra degli abiti sbilenchiresta una donna in chiodo di doveredi non esser madre. la natura sperperachi nasce. è scienza o mitofarsi pallottolieri nell’abaco del baratro?

21.spauracchio di nodi ho letto l’indiceche mi diceva di gareggiare appienononostante! in stalla con gli animalicondannati ho preso a pregare negli occhi della cavalla. la consolazioneè stata franca ma non la voglia di viverecon il basto alla nuca e alle caviglie.

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la vigliaccata dell’ombra è stata tuttaper lo stornello del sole per le cometeingenue. nudo corra l’atleta del miracoloquando la genia della colpa sia sparitadalle tempie dalle rughe della fronte.

22.con la crivella ho saziato il sottosuolocosì per abbonire il velo della morte.sotto la penuria della libagioneil condominio sbraita come al solito.sbiadita dal tabernacolo la vogliadi essere bambina ancora un pocodiadema del randagio che elemosina.e poi perché il mondo non adottala pellegrina giara del contagio d’aquilone?

23.in gola alla meridiana del male in assaltosto col ventre freddonell’eremitica trappoladel re che imita felicitànon sue. la gran regia del palioè dare d’avventochissà quale prodezzaper la stamberga in guastoperpetuo. il cipresso si fa fatuoper il fuoco che non scalda.

24.mi piacerebbe chiedermi perché sono mortacol tartufo nel palmo e il diamante nell’altrocon l’amante stretto al petto fino allo spasmoe la novena del principiante che non sa frenarelo strazio di restare. qui ti avvengo con le mani sature di baci eppure piango con la gogna delmigrante. la casa è un arsenale di vendetteall’insaputa di tutti. voglio piangere il restodei miei giorni per morire satura, vacua.nel giorno avviene l’entità del bastoquesto pagliaccio che non fa ridere nessunocon la pelle di ghiaccio e il ghiro sparatodall’elemosina dell’assassino. il passatoè un crollo di cimitero un addobbo per l’erta.domandami se gioco con la venia del salassoquando leggo questi versi in riva al rantolo.

25.nomea del buio stare con le pietre

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per spaesarsi dentro le chimeredi regole del dubbio. meno che menoè vita le macedonie delle bestemmiein dolo in atto in perno di nomea.eppure le doglie delle creaturevendemmiano cipressi neonatiper le lenti botaniche del belloper le nature di fati che non stempiano.le grandi emergenze delle favolesono al gerundio di capire il mondo.

26.sono tracolli gli angoli della seraqueste nomee di pianto delle ombrequeste previste aureole del coma.in nome alla resina che piangeresta la melma della resistenzaquesta sentenza in bilico nel pane vieto.in ernia con le giostre del pacificopiange la rana che cigola se stessacon la cometa inane col natale.il crollo delle dita è avvertito ovunquese il corrimano rantola se stesso.

27.in un mondo di cordigli senza preghieres’intasa il mondo e il cordoglio è unanime.dove s’inzuppa l’ernia della paludeè lì la testa con le tempie in sangue.in pasto alle radici che spaccano l’asfaltoresta il pantano delle nenie pienecon le lucertole che de-brevettano le radici.finito nel mare il pesce della pecechiama le rotte per scaldar correntil’università del sale dentro i verbali.in balìa con la rondine impazzitasalta l’ordine bello dell’architetturaa foce di delta a ritmo di badante.

28.gioca che ti rigioca è finito l’assoil messaggero alato dello sguardoquando vederti era un generaresogni ad occhi aperti da toccare.oggi il diamante del tuo passaggioè ricco di pece, il girotondo una mitragliacontro nemici plurimi al dolore.con te non vengo a generar le stellené gli alambicchi per i profumi miticidato che oggi mi chiamo senza casané moda con il vanto delle lucciole.

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da adesso piango con la faccenda in tanadove la bestia mi depone. l’allertadell’agonia m’è imposta stazza.

29.i merletti che m’invento li hovisti allontanando la pena della sedia.oggi la commessa è solo una faccendacontabile. ieri attivava qualche regalo.oggi il gorgo risucchia più del solito. la genia della girandola attiramosche. tu non lo crederai ma nelfato della notte le mani si moltiplicanoscadenti. in un docile penninosenza scrittura forse la gioia…o la mannaia del futile converteal cerchio di mille sposi?

30.appello d’oltre straziopoter vincerela rena ad incudine di sguardo.amami con una vena di disciplinacon una fuga in meno con un ventaglio di miti.strappami il petto con un baciodi rispetto con un inno di pace.disponi aureole mettimi in giostracon il sangue che sorride.sii l’amante comico del panel’attento giorno di farmi restaredentro la gerla della litania.il corso giaccia pargolo alla golaaltare di ricami seduttori.

31.in un aggancio di rubricaho visto l’alba di non rivederti. mansione neral’appello non verrà né saràun bacio contro l’umidoredi funghi parassiti, velenosi. la gerladei nitore è solo l’angelodi scordarlo. qui sulle peneignude delle logichegira la rondine senza cimasa.si appresta la resina per le pregnanzed’ascia capace delle stazze del crollo.

32.omelia dello zero la stanza ignuda

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dove da giovane mi credevo libera.attorno al verbo di chiamare invanoora la vanga è la regina Attilagravida sempre e per sempre gravida.fanghiglia della lira questione brevequesto misfatto ghiotto tutto sfattovenuto per redigere la spesa.pianto perpetuo resina di polverequesto spiraglio atavico di madremaligno l’alfabeto ebete del vicolo.

33.leggiucchio le voragini del sensol’arbitrio di commettere adulteriocon le frattaglie del nonsenso.

34.è appena parziale la fanfara e il nonsensoquesto appezzamento di terra di lapidedesto il presupposto che si vissesotto la scure prima della nuca.a far groviglio l’erba cicutaquesta bravura coltivata in groppaalla rondine affranta. fughe e nomeeintasano le spalle. oggi è per vedertiche mi spacco il coma marciumed’alba. la cometa che visita la cimasanon basta a luce per una vacanza.

35.dammi un otre di stallouna pace che sappia d’oltremaretra le maree che piangono le stelleche si allontanano. intruglio d’erbaspoglia questo cipresso prestatoper legarti la barba tremolantedel tuo pianto. in pace il mitodella rotta non fiaccola più niente.le masserie d’accanto ti ledonola fossa. una manciata di peceil sudario con la cascata accanto.

36.elemosina di gronda stare in fatomonda sposina con la rotta vacuain mondo contro il tacco della scarpa.

37.accétta di coriandolo il singhiozzoreso regale dalle persiane serratecontro il sole che non vuol saperne

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un io da salvare. in mano alla scansionedi chi muore la fierezza dell’evanescenza.sulla scalea del sanatorio la moriadell’acqua. in quale androne la faccendad’ascia che borbotta immortale?tu non vieni a darmi le cometeche mi spettano. sotto tana si spogliala ragione e la baldoria pacificadel pane. in un pilastro d’ombraho visto il mare risucchiarsi.

38.non è che una botola il sudariol’aria malsana dello stentoil bivacco salino del salterio.dimentica se puoi questo meandroa scalare senza niente da mangiare.in custodia credi d’essere tra i salvitra lo stupore delle carezzele tegole partigiane contro il vento.

39.appello di mecenate è solo un chiccod’edera, una manciata d’albe per commetterealloro sull’arrivo dell’atleta tanto piangente.in cella sotto il rivolo delle crepeil mio bambino pena la trottola del libero. è già prigioniero come un adulto. un perimetro di falce lo trattieneal salto. ma la mangiatoia del mulo lo salverà di certo dal codice dellemura. invano le stranezze dei vespriumanizzano le grezze patrie i dondoliidel branco tutto a lettiga. adesso salvouna gatta bigia per l’indizio di tutti.tutti tranquilli giocano l’attesa.

40.autunno in orbace spegnersiminestra nomade di fangogiro in darsena per giro a vuoto.gironzola il goal del respiropagano con la gioia della statuaseducente. in mano alla gaiezza della diganon voglio zaini di pioggia né alambicchiche rendano beoni. già zazzere di perlevogliono ornare presunte bellezze dietro le porte. di te vorrò il casodel far di resina l’occiduo che portaa nanna ben più che felici, tranquilli.in pace con la rotta degli squali

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pasqua è venuta in tuta d’atleta olimpionico.nicchia del bello il pilota certo, tatadell’ombelico lirico del corpo.

41.sul giglio se ne andava a piangereinconsolabile figliolo di un assassinatonato per morire. la pianta grassavolle un po’ d’acqua una quarantenadi giubilo prima di fiorire. aveva i giorni contati e si sentiva bene, il mio amico.questa la beffa di un micidiale fare.invano la consegna della panica graziosafarfalla sopra la tempia. il mare era un’agavemarcita. la spatola non serviva a sbrigarele faccende. tutto restava in attesadi cedere. la meraviglia del tarlosi rosicchiò tutto.

42.al tempo di vestirsi con gli abbracciera la cialda del banchetti passerila ciliegia senza l’osso prossimo.l’inverno si alludeva senza esserciin mano alle coccole delle donne.dove s’impiglia la minore stanzasta la meraviglia del diplomadel diamante l’amante al fulcrodella sepoltura. nessuno piangadacché la gioia è terra.

43.è il momento del fato degli angelise tu non muori ma ti fai l’integroviaggio di restare stato di girandolabravura sopra il giogo del frutto guasto.il nodo della tempia uccida il dadofatuo, il muro che si spezza dal dolorenella frazione ingenua dello sguardo.tu che nudo convochi la nebbiail basto sempre pronto ad altro basto.imprimi una dolcezza all’àncorache ti sta tirando via.

44.appello sotto teca l’armistizioquest’amicizia in stima di burronefoto ottusa che riproduceil giovane da bello. dove avviene l’albanon sarà quota di altaquota vita.anzi un ospedale di periferia

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dove l’impero dei sensi si sfa all’ortica. in panico le guglie degli ornamenti gli angeli le sacralità del vuoto.tu resti andante con la fleboal plettro del livido. credi di rifiorire: indurisce il tarlo la cinturasvuota la cintola in una vieta beffa.

45.ho reso già tutto e la stagione è vuotain un silenzio di giostre che vannoal cigolio del parto senza nascita.qui s’incollano il destino e la fortezzal’agiata gente che saprà morireincudine e fardello in un sorriso.la tara della gola darà il rantolol’accesso della venia finalmentedentro le vene che del lamento strillano.in pace con la rendita d’eclissesta la disputa della resistenzala zona d’ombra fata di fandonia.le vene che tramontano sul geniohanno svezzato il fanciullo arcanola voglia di poter vivere la gioia.

46.autunno in orbace spegnersiminestra nomade di fangogiro in darsena per giro a vuoto.gironzola il goal del respiropagano con la gioia della statuaseducente. in mano alla gaiezza della diganon voglio zaini di pioggia né alambicchiche rendano beoni. già zazzere di perlevogliono ornare presunte bellezze dietro le porte. di te vorrò il casodel far di resina l’occiduo che portaa nanna ben più che felici, tranquilli.in pace con la rotta degli squalipasqua è venuta in tuta d’atleta olimpionico.nicchia del bello il pilota certo, tatadell’ombelico lirico del corpo.

47. invano sollevo il velo del nunziomuto senza invito nel crollo chesono. tu sei il beneficiario della stanzasenza pareti di preghiere, sei liberosollievo senza morte né speranza. senza trucco senza voltarmi indietro

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sono la vedova del senso. tu laggiùmi chiami in un fardello di orticheche screziano la libertà dell’attimo.nei banchi di scuola incisi dalla noiaanche il poeta è schiavo. scenda a vallel’altura della paura questa minaccia che ciarla con la ruggine e i chiodidelle girandole cattive. v’è raduno d’angeli sotto il portone serratissimo.

48.nodi del sale libertà sconnessedove si staglia nella noia il dado.di te la nenia ti farà ragazzocon il breviario di carezze in nuca.a viatico del sole che non guardicerca il concerto di una cornucopiala coppia delle rondini filantropiche.per me che spreco alfabeti e fatespacco l’orologio giustiziere.

49.a casa mia mi metto in contatto con la gerarchiadel fato. sono senza ombra di dubbio un cerchio da sfatare data la ricorrenzaperpetua del sonno senza interessiné di gaudio mattino il figlio esposto.il tempo mi pesa moltissimo. una roccasenza castello né ruderi di bello. attività di genesi di spugna un arcobalenomonocromo. una manfrina di rabbial’autunno vorace sotto i no. cieloin conclave per rapimento d’ascia.scialba marea l’infuso per non dormire.

50.me ne andrò con il travaglio in tascacon la palestra nell’iridee la cimasa in tasca a mo’di salvezza. le mosse di alambiccosaranno sature di gioia.tu reggerai una resina di vuotouno scompiglio alla lancia del cipresso.sarà brevetto l’apice del figliocon la costumata arsione verso il cielosenza mai vedetta di vendettaverso i poveri genitori che lo ebbero.

51.in un giorno di soffitta e di cantinaho visto l’indice del dubbio.

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io vado in un cespuglio a prepararmiun limbo. la botanica m’interessaché da una bellezza palesene lascia arsione, ceneri aperteinsotterrate. teatrante di noi questodiavolo di tavolo dove si preparadi ogni cosa. da domani l’efebosarà un elisir per manici di scopaergastolani d’asfalto. tutto lucidatoa festa lo zerbino della fionda.

52.ti saluto col bavero di pececon le roventi storie della nottecon la gola di vetriolo.in vetta all’ecumene del silenziogiace la ronda del pozzola pozzanghera del cielo che ne muore.in un tratto di polvere ho vistoil compasso che spezza il cerchio.venia di sasso voglio la mia barabaraonda per il gioco del sorriso.

53.la genesi del fulcro è stare in attraccoconsumando le ciglia delle vedovele rimembranze del dolore sulla summadegli angoli. in fase piena il riscattoè nullo, nulla la cometa e il dadoin foggia di ciclope in pena. a me mi mosseil tiro con l’arco per sanguinare il guadoe la ciliegia in abito di bacola seta senza coma per sempre viva.

54.muoiono di me il sillabario e l’abacola brace minima che mi resse soprala madre dell’apolide che sono.in gerla di martirio il fiumiciattolodel pianerottolo in indice di scala.dov’è mattino non so più leggerele albe invise le betulle nanedentro le mani logiche dell’arbitro.sono stata abbandonata dalla chiosache fa bello il giorno e la nomeadi nascita è una zattera di ascia.vada la scia dell’ultimo predonedove è rispetto il pianto.

55.amo le reliquie delle stanze postume

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le giovani polveri che studiano notizieda archiviare. gli eremi degli angoliche curano viatici di cibi imperiali.poi passa il falco con la vista buonae tutto si redime in un cristallodi pece. l’arcobaleno in ciotolaincoraggia il dondolio dell’angelo.

56.dietro il paravento rantolachiunque con spavento. dalla moriadell’aria i passeri principeschicon le briciole dell’ultimo pasto.un salotto di lucciole vedertiassiso sul sorriso delle estatiallora quando il segno non erail tempo né l’eclisse. sul sassodel rancore ora la ringhieradi spiccare il tonfo. oggi la quadreriadei ricordi ha foggia dèmone.modernissime placente stanno in apicedove si dice ceda facilmentel’altare in un bivacco di ricerca.

57.fa soffrire il lato del sentierola firma falsa per poter ridireil decreto della pece. alpeggioe aratura sono lo stessodrammatico comando di resisterestemmi d’amore con le labbrain lacrime. l’addetto alla resinasa modellare scudi. eppure sonobelle statue le faccende del sorriso.qui in poco corso vige la nomeadel caso, il caso brullo della finestraaperta sotto la cimasa in crepa. nel perno delle frottole ti dicol’avanzo dello zonzo nei cipressi.

58.è rimasto l’affresco del sangue rappresoil grido chiuso di comete scarnenel brivido dell’erta che racchiudedemolizioni e moti di protesta.la forza di sapere le voraginiinceda appena si saprà che giranole comiche del ventre di risacca.la foggia della casa è un aquilonea presto con il guinzaglio di tornaredove la storia è nata per natura

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d’eco. il piglio del commercio èl’eclisse servita sopra un giogodi sassi e lapidi. in palio la fortunadella scommessa d’ombra o la bravurad’arnese senza il fato della ruggine.

59.vola l’apostrofe a falciarmi il cuorenel nero ossuto delle casseruole.ernia la spada dello specchiorimanda un indice di parole vizze.otturato il salvadanaio in mezzoal gran tesoro. la beffa si sigilladentro lo stagno d’esodo.

60.attrici di cenobio le colonnecon gaiezze di spose. domani la risacca dell’ombra vinceràla pietra. il pollice succiatodal bambino rimedierà catastrofe.la strofa fischiata dalla rondineforerà la lapide per le larvedelle farfalle. la velocità della girandolafarà volare la terra con i papaveriproletari. l’altare del fannullonesarà la migliore delle case.

61.di sorvolo so piangere a cascatacosì senza disturbare le meravigliedel baro milionario che se la ridetutto congiunto al lunario del forziere.in mano all’abitacolo lo straziodover resistere con la bestia tragicala stamberga unita con la velettadel bel cadavere. invece con le beghe delle funista l’acidulo pallore delle nottitutte a frusta con la lotta panicaper un’osmosi satura di nicchiedove le teche permettono salvezzala riverenza di una nuca che si piega.

62.orto sparuto nello spago del luttodove s’insinua un fiato di mestiziaper l’ira sinuosa della rondineche nulla può. tu quaggiù che vaghinei quaderni in bella copia dei ragazzinulla puoi dall’eremo di te. sfianchi la messain libertà di gatti indifferenti e attenti.

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nulla puoi dal carnefice giogo di cipressiche godono la ronda di non far sole. elemosine del dono fu la gioiaora la singola bora della vergineetà della fine. età del fato il ristorocieco dove non almanacchi alcuna fontené cielo estivo lo stipo serrato.emigri il nome un esodo di statoa far sorriso almeno il dondolio del plettro.

63.la sfinge moritura della torreal crollo. è poi domenica ma la scansiadel mese erutta una blasfemiadal tempo di nemico. l’età di polverenella ventola di stare per fratelliingordi di ognuno. erompe tacitala tempia un palio d’agonia. dal panicoil recinto e la cintola canutidove si muore a frotte. è già domaniil lutto che fidanza le aiuole a rivolidi astratte voglie. nessun indirizzo in tasca convocherà le nozzetra la tresca e il diluvio. tutti zittii frutti delle siepi e le goledella penuria d’essere le scusedi chissà quale sbocco l’atrio di fiaccola.a festa dal cemento l’erba sbarcacalamita d’estasi la discolpa.

64.dammi un oltre di stalloun io che mi abbandoni.un dono acrobatico chefaccia da trafitturaal fulcro di dover esserecordame al feretro che s’interra.giungimi in frotta con il sangue caldoultimo amante di ventura!tura l’apice del redentoreche spezza gli appuntamenti.sfuma per me le oasi bugiardeil sopruso del sale sul maternonodo paterno che rovina il sì.

65.la genia che spezza ogni cipressoda me venga appianata maestàcosì per la risata sulla terrase finalmente liberi i cordamidel darsi al male per giogo di tempo.

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le nomee linguacciute delle coronehanno fibre di alamari per sentinellepessime. le colpe delle fiaccolenon possono regine né giuramentirari. qui è tutto un peso di sfollati di spranghe piene permenar le mani al pane appena fatto.

66.esco dal grembo per andare al cuoredove la pace è rimedio loscocon la lusinga di bere un po’ di polline.

67.è un’arsione in palio di capitaresmorti. amore sale la vittima el’occaso. in mano alla penombra brami la cresima del rendimentocolmo. invece di scheletro il recinto. tu non colmi le vettedell’uccello, questo sbarazzarsidel seno singolo. in te il fegatos’inceppa in disonore con le promesse gaie solo di ieri. tuttoè un pisolo di veleno e noia. il crollo del silenzio modifica l’istante.

68.col cuore cotto da avarie metropolitaneimparo le stangate della nottele troppe tane di figliare il sognodi dimenticarlo. in palio il tagliodella catena al cane bonario trofeodelle cicale che se la ridono. in manoalla bolla di sapone so tornareepos di me che fui sedottadalle leccornie del fato da estirpare.rimase intatto il calco nella calcadi sibilare il mondo.

69.in vetta sul comignolo di piangeresorge il cimitero della logicatutta battuta la terra della stirpe.impegno e contumacia un mare indebito. più di niente si ridanel favore delle stelle.l’età del pozzo ha il rossoredel primo istante e la perditaa perdita d’occhio. dove sei marinao pozza di cristallo senza rito di riso.

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in mano alla mestizia della smorfiatutto si perde in un favoloso stentoo almanacco bianco nel nero.

70.tutta la stampa racconti l’accadutodella zolla. mendicità del faroil rito della notte qualora ci sia forzadi vista. e stemma in vista come ariciclare chissà che sfarzo nello stentovero. in mano alla corolla dell’accadutosi dia canuto il bacio della nottela simbologia perenne della morte.in mano alla perizia del cristalloil lento addio dalle mille facce.l’età del fato è un ordine maggioregiocato sul periglio della botolasulla calura in pianto delle impronte.dimentica di me le versioni notedacché la creta è l’unica maestra.

71.mo’ viene il martire e ti scavalca il voltoe perderai la carica di esisteresterminio o vita fa lo stesso.sì col vanto di terminarele stornellate dei polsi litigiosie la mania di scrigno della porta.

72.la cornucopia del mio stentoè piena di furti d’epoca.la calcina fa recintosenza cibarmi mai.così sto in storia regressivasilvestre arsione senza più fuocoo coma. la darsena della resistenzastempia la pia aureola d’eclisse.do in pegno un elicottero acrobaticocosì badante al tic che mi fa morireogni istante. in tenuta ginnica la cometa se la ridacchia.

73.in mano alla rondine dimostroche so volare e spalancare il beccoper non nuocere nessuno. nessun ciboatterrerà il mio gozzo. so la morte piattadella lucertola e l’agonia del senza luce.sia rimessa in patria la curva della fugaper un livello d’etere ben certo

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alla farfalla stenta, stentorea falla.in mano alla gaiezza della fangal’ilarità ultima.

74.almeno sia certo che non tornerà nessunoa respirare un’ernia di missionenulla. non voglio il patriarca del piedistalloné il fioco stallo dell’ultimo cipresso.in meno di una rotta so la fandoniadella ninna nanna e della culla. rapacitàe bottino muovono passi da giganti.gare di grandini narrano frastuoniinaciditi e tremuli. andrà la nucadalla frottola cosciente dalla maniadi esserci per parto. in pancia le maliedel bacio, le scorrerie del termine.

75.perché non vengono i giocatori d’azzardo?tutto è pronto per la sorte e ritardanoil fatuo del respiro. dove si avvienel’ansia del diploma d’esame cinghiache stringe le lenzuola della scacchieraa talamo d’asfalto per il fato. in un periplo di nenia la noia tuttadi ancora schivare il bilico sottoil costo della corazza della tartarugadi cornicione. dove nel feretro del fiumeil tuo comando non galleggia né giocaa fianco con la fettuccia del leggioche serve alle preghiere.

76.la mela sterile che appassisce in terraripete le cartelle dell’obitorioquelle penombre a vuoto non più duttilidel gioco dei dadi. in mano al crisantemodel perpetuo il tuo passire nel gergodella terra. le statue fredde riflettonole mani visitanti rimorsinel simbolo pensanti. in chiodo alla nomeail grido della vanga che gareggia un pulpitomigrante. non c’è nessuno nel fulcrodella gronda nel colosseo demolito.

77.ho un vestito che mi dimora spessoprospettiva di pianto la pazienza.in un taglio di eclisse la faccendadella cerbiatta fatua e tanto bella

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da dimorarci dentro. eppure mi domandoquale sia la fazione del distaccola ronda certa di perdere tuttoo la dimessa aureola dell’amo.in un feretro di luce aspetto il trenoo la galassia della sassaiolaio d’eremo scappare. l’aiuola della nucacampa d’estro senza canestro vive.mi è caduto l’anagramma in un fattacciodi morte.

78.lavoro con la nebbia per persisterela stele che vorrebbe musicale l’orto. invece la stessa sabbia, tetra,erutta baldorie di ventodottrine illuse alla preghiera.educo un monco manto di cancrenadove la rena è la beata verginedella polvere cadaverica. a drittaa manca la vendetta è giovaneeruttiva valvola di voce.nessuna bontà dal cappio del sedilein contumacia e oltre. qui la tenebradirotta le nuvole in un lavatoio dischiavitù dove si coniano le crepedel veleno alle nomee del credo.

79.la conventicola dell’appaltotira giù macerie.madre e figlio sono tumulatiinsieme. la trecciona intorno al capodella madre la fa matrona di niente.il figlio esile fu un’aureola.rea prosa questo stazionarein un balconcino di sterpipigre lamelle di cicli inflitti.qui non si ciba la rondinema la divelta favola del raggioancora si aggira per le promessedebite amorali e tante. in cielole fantasticherie del plettronon rinunciano alla chela di far crederele ciance per poemi d’angeli.

80.appenami con il picco della grondafaccenda chiusa in un moschettodi faccia alla scaturigine del fossodentro l’abaco per scontare il giro

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fisso e rifisso di una cometa zoppa.appieno dentro l’ernia della vocequesta stragrande musica di fangodirimpetto al nero del comignolo.nulla si basi su perpetui giochiné per le pene del tarlo senza penané per il pomo azzurro di chissà che.nel fattaccio che cigola le porteresta la gola dell’effige.

81.sui cornicioni passeggiano i piccioniinutili come un grembo buono.la bomba della poesia è similoroe non beffeggia la gronda del suicida.in maniche di camicia l’arbitratonon fa vincere né perdere.è un bisticcio di rendite stare appesiper simulare il lichene cheto.sulla ultima giacca del condannatole rondini naturali lo reclamanore. gli specchietti per le allodoledirupano il sole. le migrazioni umanehanno le attese delle briciole.

82.a fondo si marciscono le rondiniun ricordo di mendicità.qui la vena è un sodalizio venturoun tuo dislivello per amarmi, amarle.si chiamano miserie le scialuppeallucinate al bavero degli scogli.tu verrai col treno di fiduciaa cinguettare le aureole più verdi.in talamo le teche delle rondinisono gli specchietti di rivedertivivo schietto in balia del premio.

83.delle folate più bizzarretornino le rondini.queste dimesse spezieche lambiscono il cibo.e poi la bisaccia a ciondoli di baciper tutte le chimere delle bici.domani le merle dal becco grigioameranno le mani da baciare con perlomeno insite le cialde.verso di me vengano le logichele gare che galleggiano le ondedescritte da un fiato della luce.

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84.è tutto un covo di arcigne spezieverso le cave di chi muoia primadentro i comignoli delle stanze.in mano ai versicoli del credoquesta parvenza di essere giocattolidi nessuna felicità in pace d’essere.accanite libagioni il muro del fatosenza le tattiche di barare mai.le corti delle liriche hanno il giardinierepiù crocefisso di un amante buono.

85.la malia della cornucopia è l’asiloverso l’almanacco del codice misterico.in terra di eclisse la lira del sognoverso la nomina del gancio dellasalvezza. avanza in coda la neniadel vaso rotto ridotto in ciotoladi elemosina. la marea della nucaseduca i fianchi della madre. il restoè frottola nel guado del dado d’imbroglio.

86.in un’aria secca invisa alla cometanacque lo scempio. in pubertà la neniadel rantolo sembra una canzone. io stessavissi la carcassa del nome. miracolicannibali porsi in ascolto dell’angolo.si resta soli nel cerchio della mente.un indovino mi presta le corde perscappare di prigione, ma sono di seta e si spezzano subito. molti mal silenti bivaccano dal pulpitodi un qualunque balcone. la forzadel tutore non basta la statua di saleche si sta formando.

87.mi piacerebbe tanto avere l’origine del tettol’erba di bilico che si fa bravurarottura con il mondo. invece piango peruna sbavatura per una bravura di sconfitta.in un residuo di balena resto al mondofoga di onda blasfema. femmina d’arcomi tornerà la freccia senza cuore!

88.una notte di ospizio di latratiguardarti il viso che se soffre è poco

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se nulla offre la costanza vizzatradita dalla tattica dell’abacosaper contare sul comunque occaso.in vetta alla classifica del sanguequesta minaccia tattica del trenoche fischia senza mai arrivare.in codice alla nuca la cortecciadell’ultimo albero diveltoper far posto al tronco della bara.in barba alla storiella della comicarestano le fasce della mummia il corpo andato a farsi sbrevettare.

89.senza date è passato un almanaccouno scrittore ucciso con successoverso un poeta ucciso per due volte.una colonia d’asma il mio insuccessodovuto alla smania di ritornareverso le bocce acidule del dubbio.in mano alla cometa che non sa parlaresta il genuflesso stadio del ricordoquella domenica intrisa di dolore.in mano alla fandonia del buon crisantemoresta l’America senza l’approdoverso le zone d’ombra della canicola.tu stazza amore nel ventre della stirpee troverai una tanica di fumoverso le randagie oasi a morire.

90.in mano alla girandola temibileversa il tempo una nomea di morteuna gestione d’ascia. tra Americheche fungono da golemuore la terra con i golfi tuttisenza marea né spasmo d’onda.le crisi della carne sono benevoleallo stucco alla muraglia in guardia.resta la gioia di diffondere l’eclissiverso le stasi delle gerle vacue.

91.alla maestà del baciosi dà l’addioben sùbito. alla pertinenzadella nuca bambinasi fugge sùbito versoun soldo che non paga mai.alla lezione del palmo si è detto addio

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senza risposte o vaticinio minimo.nel martirio del fato il gerundio di non capireche lesa maestà l’utilità del ponte.in mano alla maretta del piantosi origlia la direzione della fugaverso la gara di scompigliare il seme.

92.la pietà dell’oziopresso l’asfalto di fiori spontaneie la spugnetta tragica sul visodel morente. tu che amii fossili e le rondinichiamami al sì di regole bonariee tegole che possano una casa anfibiaun po’ marina un po’ montana un po’ darsenamolto pudica da restare vergine alla polvere.in mano allo scantinato che mi sposadammi un tic che mi possa consolarebambina sola. intorno alla voracità del verdettoho perso la tipica stazione di far battereserenamente il cuore. nessun saluto ha eticadi ramo per dar futuro all’albero.

93.caos da culla[se ne consiglia la lettura ad un pubblico scarnificato]

così si piange con l’elefante in manosenza pensare che la ciotola è sbiaditaoltre il residuo del grano. senza sensoti parlotta il guaio di far sentiero l’io.il musico mutilo è solo un nomedi sopportare le frasi della comicasenza atto di riso. per le smorfiettetelevisive ho perso l’oasi e la sciaboladel caso delle rimostranze pro o contronon importa proprio a nessuno. tu tienimii polsi voglio vincere la voglia di uccideretutti i calendari gli orologi le giostre di fulcrocon le caviglie vizze. non venirmi a direche la pace viene mantenuta dalla biologianotturna. tutti si rammentano di una altanatanto aperta alla campagna musicata dal farodel petto di guarigione. non starmi a direche è giorno di stipendio per il dio della spiaggiapagato granello per granello di sabbia.

94.in pugno alla faccenda del dramma nero

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si argina la giostra. in strada le parrocchie di far buio non pregano neanche. chissàqual è l’alunno della foce. in lode al martirio del sentiero resta la stanca aureola del giusto.questa cedenza lirica del paneaggiunge un’altra scarica al diniegodi starsene girovaghi. qui si muore e basta.gerundio del senso il solito mentireper narrative futili. quali allo schernodi ridere di nebbie le genuflesse favoleper deboli. poi un sipario sul rigodel perché.

95.in una resina di spasmola maturanda vangadi perdere memoriaper la fanga del guado andarsene.nello scarto del sarto la giuriadel nudo. la rimanenza del manico di scopa a far più bello il mondoo la palese pasqua della polvere.cantuccio su cantuccio sto in diniegonel finimondo d’ascia nella scia di spanderebastioni i rimorsi nella gola.

96.ingorghi degli stadi stare al mondogenuflessi bagliori senza giochio sgangherate prese della sabbiasotto le paghe delle rendite da niente.in te che vedesti la cometa e il dubbioresta la steppa delle gabbie tuttefondenti alla maretta del corvo biancol’anima magari che sembra brava.la rima sa di fiele e di rammaricoverso le ronde tacite le nuvolele sorti senza senso di rigaredritti e palesi come anatroccoli.i polsi che del sangue s’innamoranostagnano al mormorio del penare rocola stanza che sul muro si bestemmiasé e l’America senza le finestre.

97.dava un vezzo al clamore del ventocome per dissuaderlo. il tuorlo della lunase ne stava come avvilito. aveva lena per un abaco cattivo vestito di somme di ineguagliate.la guarigione dal tempo sminuzzava le vetratesenza liberazione. in tutte le maioliche

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della stazione un cuore raccontava un fallimento.dove sei amore che in zona mi prendesti?dove il depistaggio delle frottole vincenti?in tono alla messa della stanzamuoio topastro con la vena in schianto.dove la rendita del fuoco a far marchiareil vero? in pugno alla penombra della stallamuore l’agnellino del prìncipe superbo.

98.le ho perse le stazioni della focee della darsena. nella sabbia homurato un seno e un cipresso atto alla compagnia. sono mutilanello stanzone pieno di carrozzelleper i mutili che abbozzano un sorrisoo ben più spesso gli occhi bassistudiati dalle rondini per sorprenderli.inutili crisalidi per domani le farfalle. da sùbito il corallo ben coloratoavrà la rendita della bellezza. qui rimaneuna stazione in collera con se stessae la chimera in odio all’ultima allegrezza.

99.è stato ossuto il tempo, senza pietàper il cane alla catena per il tozzodi pane con le spine della pazienza.

in un crepaccio le ciotole dei morenti.

la culla del boia è stare assentisilurati dalla boria del tempo.una regione d’estasi e fontaneuna stagione d’estasi e sudarioqui dalla recita del boscoscosceso verso serre e acquitrini.

in una ciotola di estasi ti aspettoarcobaleno nel tarlo, muschio dottodove la schiera delle api trepidal’ingoiarsi della rotta, la sfera neralottatrice di tuffi dentro la pece.le mollichelle della luce eludanol’abbandono dell’uovo incrinato.

* Marina Pizzi è nata a Roma, dove vive, il 5-5-55.

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Ha pubblicato i libri di versi: "Il giornale dell'esule" (Crocetti 1986), "Gli angioli patrioti" (ivi 1988), "Acquerugiole" (ivi 1990), "Darsene il respiro" (Fondazione Corrente 1993), "La devozione di stare" (Anterem 1994), "Le arsure" (LietoColle 2004), "L'acciuga della sera i fuochi della tara" (Luca Pensa 2006), “Dallo stesso altrove” (La camera verde, 2008), “L’inchino del predone” (Blu di Prussia, 2009);

***** [raccolte inedite in carta, complete e incomplete, rintracciabili sul Web: "La passione della fine", "Intimità delle lontananze", "Dissesti per il tramonto", "Una camera di conforto", "Sconforti di consorte", "Brindisi e cipressi", "Sorprese del pane nero", "L’acciuga della sera i fuochi della tara", "La giostra della lingua il suolo d'algebra", "Staffetta irenica", "Il solicello del basto", "Sotto le ghiande delle querce", "Pecca di espianto", "Arsenici", "Rughe d'inserviente", "Un gerundio di venia", "Ricette del sottopiatto", "Dallo stesso altrove", "Miserere asfalto (afasie dell'attitudine)", "Declini", "Esecuzioni", "Davanzali di pietà”, “Plettro di compieta”, “L’eremo del foglio”, “L’inchino del predone”; il poemetto "L'alba del penitenziario. Il penitenziario dell'alba"];

***** le plaquettes "L'impresario reo" (Tam Tam 1985) e "Un cartone per la notte" (edizione fuori commercio a cura di Fabrizio Mugnaini, 1998); "Le giostre del delta" (foglio fuori commercio a cura di Elio Grasso nella collezione “Sagittario” 2004). Suoi versi sono presenti in riviste, antologie e in alcuni siti web di poesia e letteratura. Ha vinto due premi di poesia. *****

[Si sono interessati al suo lavoro, tra gli altri, Asmar Moosavinia, Pier Vincenzo Mengaldo, Luca Canali, Gian Paolo Guerini, Valter Binaghi, Giuliano Gramigna, Antonio Spagnuolo, Emilio Piccolo, Paolo Aita, Biagio Cepollaro, Marco Giovenale, Massimo Sannelli, Francesco Marotta, Nicola Crocetti, Giovanni Monasteri, Fabrizio Centofanti, Franz Krauspenhaar, Danilo Romei, Nevio Gàmbula, Gabriella Musetti, Manuela Palchetti, Gianmario Lucini, Giovanni Nuscis, Luigi Pingitore, Giacomo Cerrai, Elio Grasso, Luciano Pagano, Stefano Donno, Angelo Petrelli, Ivano Malcotti, Raffaele Piazza, Francesco Sasso, Mirella Floris, Paolo Fichera, Thomas Maria Croce, Giancarlo Baroni, Dino Azzalin, Francesco Carbognin, Alessio Zanelli, Simone Giorgino, Claudio Di Scalzo, Maria Di Lorenzo, Antonella Pizzo, Marina Pizzo, Camilla Miglio, Michele Marinelli, Emilia De Simoni, Linh Dinh, Laura Modigliani, Roberto Bertoni, Bianca Madeccia, Eugenio Rebecchi, Anila Resuli, Luca Rossato, Roberto Bertoni].

***** Nel 2004 e nel 2005 la rivista di poesia on line “Vico Acitillo 124 – Poetry Wave” l’ha nominata poeta dell’anno. Marina Pizzi fa parte del comitato di redazione della rivista "Poesia". È tra i redattori del litblog collettivo "La poesia e lo spirito", collabora con il portale di cultura “Tellusfolio”. *****

Sue poesie sono state tradotte in Persiano, in Inglese, in Tedesco.

Sul Web cura i seguenti blog(s) di poesia:

http://marinapizzisconfortidico.splinder.com/=Sconforti di consorte

http://marinapizzibrindisiecipr.splinder.com/=Brindisi e cipressi

http://marinapizzisorpresedelpa.splinder.com/=Sorprese del pane nero

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