Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

188

description

romance

Transcript of Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Page 1: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore
Page 2: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

La nostra promessa d’AmoreDi

Marianna Mineo

Page 3: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

La nostra promessa d’Amore©2015 Marianna Mineo

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasiforma.

Questo romanzo è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone realmenteesistite è puramente casuale.

Page 4: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Condividere gioia e dolore, è amore.Marianna Mineo

Page 5: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Sinossi«Non sapevo cosa fosse l’amore, poi ho incontrato te. Ho imparato a sorridere, ho

iniziato ad amare, e ho continuato a vivere».Londra, Ellen arriva in città fuggendo da un passato che la tormenta. È destino che

lei sia capitata proprio lì; Parigi le sembra vuota e triste a confronto. Alle spalle silascia la migliore amica Claire e la sua famiglia: ora è sola. I ricordi che laperseguitano sono ancora pronti a farle male, ma qualcosa sta per cambiare. Nella suavita da studentessa alla Brunel University piomba Jason, che le ruberà il cuore con isuoi modi amichevoli, ma qualcuno l’ha avvertita: deve stargli lontana. Nonostante isuoi tentativi, le emozioni che lui scatena sono fortissime. Riuscirà a resistere aisentimenti che stanno nascendo in lei? E perché suo zio Leon d’un tratto è arrivato aportarle notizie riguardanti un periodo che ormai credeva dimenticato? Ellen pensavadi poter cominciare una nuova vita, ma le si prospetteranno davanti scelte difficili chela faranno soffrire e la indurranno a prendere decisioni che non vorrebbe fare.

Una storia d’amore che cela in sé tutta la difficoltà di lasciarsi andare e vivereintensamente le proprie emozioni. Anche se a volte sembra impossibile che duepersone stiano insieme, forse non è tutto perduto. La nostra promessa d’Amore vuoledire al lettore che affidarsi al destino non è sempre facile come può sembrare.

Page 6: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Prologo Partire: sì, era l'unica cosa giusta da fare. La mia sola soluzione per non

impazzire. Parigi non era più la mia città, non c’era nessun legame affettivo che mi impedisse

quel grosso cambiamento. Tranne Claire. Dopo l'incidente automobilistico che ebbicon i miei genitori, passai un periodo terribile. Loro, purtroppo, non eranosopravvissuti a quel maledetto schianto, e io ce l’avevo fatta per miracolo. Passaronosettimane prima che riuscissi a svegliarmi dal coma nel quale ero entrata dopol’intervento al cervello.

Mi svegliai, aprii gli occhi e venni accecata da un’esplosione di luce improvvisa.Davanti a me vidi una donna anziana con il viso pieno di rughe e la pelle del voltocadente. Poteva essere mia nonna, pensai. Forse era proprio lei, chissà. Roteai piùvolte gli occhi per capire dove fossi andata a cacciarmi. Mi trovavo in ospedale, enon stavo bene. Decisamente no. Lei, era pallida in viso e aveva delle occhiaie moltoprofonde, che lasciavano intendere da quante notti non dormisse. Era vestita tutta di uncolore. Di nero. Non capivo se ero io a veder male, oppure se lei fosse davverovestita così. Però, che tristezza! Al mio risveglio avrei preferito un colore più vivace.La vecchietta si agitò. Si alzò e andò a chiamare un medico per riferire del miorisveglio.

«Sa dirmi quanti sono questi?» mi chiese qualcuno. Già, il dottore, o uninfermiere, o… boh, una persona decisa a darmi fastidio.

Fece un gesto con la mano destra e io capii. Dissi qualcosa, ma non ero sicura cheavesse un senso.

«Cinque» ripetei a voce bassa. Riuscii a parlare e ritornai a prendere coscienza dime stessa.

«Si ricorda qual è il suo nome?» domandò. Mi sentivo frastornata e non ancora totalmente consapevole dell’ambiente

circostante. Mi sembrava di essere nata una seconda volta.«Ellen» risposi. Era l'unica cosa che ricordavo davvero, quindi non persi tempo a rispondere.Riconobbi finalmente la donna in nero, era proprio mia nonna. Si era messa seduta

accanto a me – c’era una sedia vicino al letto – con le mani giunte vicino al petto:stava pregando. Probabilmente per me. Avevo una domanda: dov’erano i mieigenitori? A dodici anni non si poteva fare a meno della figura genitoriale, non sareimai riuscita a vivere senza di loro, senza la loro presenza, non aquell’età.

«Dov'è la mamma?» chiesi. Non ricordavo quel particolare.

Page 7: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

La nonna si chinò su di me, afferrò la mia mano e la strinse. Le sue dita eranorugose, ma allo stesso tempo morbide. Aveva la pelle macchiata, non bianca come lamia.

Da quel gesto capii che ciò che stava per dire sarebbe statoterribile.

«Ellen, i tuoi genitori sono volati in cielo» sussurrò singhiozzando.No, impossibile, quindi non c’erano più, ero rimasta sola. Il mio respiro si fece

irregolare, ero in piena crisi di panico. Perché loro? Perché proprio a me? Non sareistata in grado di vivere da sola, non ce l’avrei potuta fare. La mancanza, il vuoto, miavrebbero uccisa lentamente; sarebbe stato un dolore atroce, ingestibile. Con ilpassare del tempo sarei cresciuta e diventata una donna, ma da sola tutto questo misarebbe stato difficile. Chi mi avrebbe dato fiducia? Chi mi avrebbe detto cos’erasbagliato e cosa no? La mia testa era sommersa da domande, che non avrebbero maiavuto risposta. Mai. Ormai niente avevasenso.

«E perché non mi hanno portato con loro?» chiesi. In quel momento non avevo ben chiaro cosa fosse il cielo; immaginavo un parco

giochi, uno dei bei posti adatti aibambini.

«Ellen, i tuoi genitori sono morti» rispose. Sentir mormorare quelle parole lapidarie fece più di male di quanto avesse potuto

farmene una pallottola in pieno petto.Iniziai a ricordare. Stavamo andando a scuola, era un martedì di dicembre, il cielo

buio, cupo, il vento soffiava violento, quasi volesse dire qualcosa. Restare in casasarebbe stata la soluzione migliore, visto il tempaccio. Probabilmente non sarebbesuccesso tutto ciò. Adesso sarei tra le braccia dei miei genitori, loro si troverebberoqui con me. Vivi.

Invece le cose andarono in modo diverso. Mi stavano accompagnando con lavecchia Opel, quando un tir sbandò travolgendo la nostra auto. Almeno così avevanofatto credere. La perizia ricostruì le dinamiche, e poi, concluse, affermando quantodetto prima.

Mio padre morì sul colpo, mia madre fu soccorsa, ma le sue condizioni erano giàmolto critiche. Durante il tragitto per l’ospedale si spense.

Venni dimessa dall’ospedale dopo sei mesi dall’incidente. Il periodo di ripresa fulungo e doloroso. Avevo trascorso il mio tredicesimo compleanno fra quelle quattromura bianche, con un ago infilato nel braccio.

Mi salvai. Miracolo, di quello si trattava. O almeno era quello che dicevano,perché io avrei preferito morire.

La riabilitazione non fu facile, dovetti affrontare delle sedute specifiche con unopsicologo. Avevo subito un trauma molto forte e, ad aggravare la situazione, fu anche

Page 8: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

la scoperta del comportamento di mio zio Leon. Cavolo, era il fratello di mio padre!Mi chiedevo dove avesse trovato il coraggio di compiere un’azione così, cosal’avesse spinto ad arrivare a fare ciò, provavo a darmi delle risposte, mapuntualmente non ne trovavo. Forse perché in fondo, non ce n’erano. Il suo gesto nonpoteva essere giustificato in alcun modo.

«C’è qualcosa che vorresti dire, Ellen?» mi chiedeva la dottoressa continuamente,come se avesse saputo che le nascondevo qualcosa. I suoi sguardi cercavano distudiarmi a fondo, ma io non la lasciavo concludere. Ero cambiata, la ragazza che sifidava, che provava ad esternare le sue emozioni, i suoi problemi, non c’era più.Quella ragazza, se n’era andata insieme ai suoi genitori.

Nel momento in cui io scoprii l’impensabile fatto da una persona fidata, difamiglia, riuscii a fidarmi del prossimo ancorameno.

«No» rispondevo, riuscendo a sviare sempre le sue convinzioni. Portavo dentrome un peso davvero grande, che mi causava sofferenza. Dirlo a qualcuno mi avrebbeaiutata, ma per me la scelta più giusta era mantenere la boccachiusa.

Page 9: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Cinque anni dopoRaggiunta la maggiore età avevo finalmente la libertà di scegliere cosa fare e cosa

invece no.Volevo iniziare una nuova vita, via da Parigi, via dai soliti volti falsi, contorti,

maligni, che dovevo sopportare ogni giorno. La città non mi apparteneva più. Dentrodi me stagnava un dolore enorme, e per alleviarlo non mi rimaneva che abbandonarequel posto: l’odore, l’aria, persino il caldo e il freddo, le stagioni, mi creavano unvuoto incolmabile.

Nella mia stanza c’erano nascosti i segreti più oscuri della mia vita; odiavo quellepareti, ma mi era difficile dire loro addio. Forse non ero pronta per fare un passo cosìsconvolgente, forse avevo solamente paura di lasciare la mia bolla, il mio scudo diprotezione. Senza la camera in cui mi ero nascosta per anni, mi sarei sentita più sola eindifesa. Ordinai i miei abiti in valigia, mentre mia nonna mi osservava con il nasoarricciato e la fronte aggrottata. Mi guardava in attesa. Cosa si aspettava che ledicessi? Non c’era più niente da dire.

«Non mi fermerai» dissi, prima che lei potesse parlare ed esprimere il suodisappunto.

«Cosa stai facendo?» mi chiese con aria preoccupata.«Me ne vado. Ne abbiamo già parlato, devo farlo.»Non aveva ancora capito la serietà della mia scelta, continuava a guardarmi con

un’espressione scettica, gli occhi fissi sulla valigia. Se avesse potuto, mi avrebbetrattenuta con la forza; mi considerava ancora una bambina da crescere e proteggere.Ma io ero cresciuta. Grazie a lei. E sapevo quanto le sarei mancata. Le sue abitudinisarebbero cambiate radicalmente, anche lei avrebbe affrontato una nuova solitudine.

«Tu non vai da nessuna parte» incalzò, agitata.Per un attimo pensai di dover restare perché lei aveva bisogno di me. Poi, tutta la

voglia di ricominciare, di andarmene via, vinse sul desiderio di rimanere.«Nonna, non cambierò idea, andrò via da qui.»Presi le sue mani e le strinsi tra le mie: «Non resterai da sola. Ci sono David, zia

Anita e zio Leon con te» continuai. Un pizzico di amarezza e di disgusto mi pervasequando pronunciai l'ultimo nome.

«Dove andrai?» mi chiese.Lontano, da tutto e da tutti.Aveva le lacrime che le pungevano gli occhi, ma si obbligava a non piangere. Le

volevo bene, era come una mamma per me, anzi, in mancanza, aveva preso il suoposto. Ma dovevo farlo per la mia vita.

«Non lo so, ti avviserò.»Lo avrei detto solo a lei, e a nessun altro.«Non devi dirlo a nessuno, lo saprai solo tu.»

Page 10: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Soprattutto lui, non doveva assolutamente saperlo. Doveva essere una metasegreta.

«Tuo fratello, lo sa?»«Sì, lo saprete solo voi due e Claire. Non deve saperlo nessun altro.»«Promesso, tesoro» mi assicurò.L’abbracciai forte a me, solo per qualche istante. Odiavo gli addii, mi davano la

sensazione di un “non ci vedremo mai più” e le mie intenzioni non erano queste.Presto o tardi sarei ritornata.

Andai a salutare nuovamente Claire. Lei era la mia migliore amica, l’unica aconoscenza del mio segreto.

Era la persona di cui più mi fidavo.«Ellen, giuro, verrò a trovarti. Non ti libererai di me» mi disse tra le lacrime. La

conoscevo abbastanza bene da sapere cosa le frullava per la testa. Aveva paura diessere dimenticata, di essere sostituita nel mio cuore da un’altra persona. Timore cheavevo anche io, nonostante la fiducia cieca che riponevo in lei. Un‘altra pugnalata allespalle non l’avrei saputa gestire.

«Non ti dimenticherò, puoi starne certa. Ti terrò aggiornata.»«Il tuo segreto è al sicuro con me, lo sai. Ma dovresti parlarne con qualcuno»

intervenne.I suoi occhi cielo erano bagnati da un mare di lacrime.Aveva ragione, ma non era facile, lui continuava a tenermi in pugno, e non potevo

rischiare.«Sai che non posso.»Mi abbracciò e sentii il calore del suo corpo contro il mio. Era la sorella che non

avevo mai avuto; la dimostrazione che non servono legami di sangue per voler bene auna persona tanto quanto a un membro della famiglia.

Feci una passeggiata lungo le strade di Parigi prima di andarmene. Andai a leChamp de Mars, ai piedi della Tour Eiffel. Ricordavo le mie passeggiate da bambina,le domeniche mattina, quando mamma mi portava sempre a vedere i mercatini, quandomi faceva giocare ai giardini, alle giostre. E io che, quando mi trovavo davanti allaTorre, chiedevo di voler provare anche quella giostra. Adesso mi rendevo conto chemi era stata tolta l’adolescenza, i miei genitori, la felicità. La possibilità di vederel’orgoglio negli occhi di mamma e papà, il giorno del diploma, non l’avevo avuta. Unaltro abbraccio da loro non l’avrei mai più avuto. I loro visi, non li avrei più rivisti.Cosa mi tratteneva ancora lì? In quella città che mi aveva distrutto, mi aveva spezzatoil cuore in mille pezzi. Era inutile continuare a pensare ai possibili motivi per cuirestare. Non ce n’erano. David e Claire erano felici della mia scelta. Claire più chemai, sapendo il peso che portavo dentro. Sarei voluta andare per l’ultima volta alcimitero, per raccontare ai miei genitori della mia partenza, ma faceva troppo male.Guardai il cielo e sorrisi. Ero sicura che loro mi stessero guardando da lassù.

Lasciai il centro della città e mi diressi in aeroporto. Mi nascosi tra la folla…

Page 11: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

chissà tutta quella gente dove era diretta, se stava abbandonando Parigi per il miostesso motivo. C’erano altri, invece, che sbarcavano, felici di ritornare a casa.Guardai il tabellone. L’aereo in partenza a breve era diretto a Londra, una città che dasempre mi aveva ispirata.

Decisi: la mia metà sarebbe stata quella.La mia nuova vita avrebbe avuto inizio a Londra. Comprai il biglietto, preparai le

ultime cose e mi lasciai un’intera vita di sofferenza alle spalle. Avrei accantonato ilmale che quella città mi aveva causato, il dolore che i miei familiari non riuscivano acomprendere e le minacce continue di zio Leon. Andare via avrebbe significato tantoper me; iniziare da capo, era tutto quello che volevo. Continuare quella che dovevaessere la mia vita senza pensieri e senza particolari problemi. Certo, sarebbe statadura andar via da lì, ero consapevole che lui non mi avrebbe lasciato finalmente inpace, anzi, se avesse scoperto dove mi trovavo, ero sicura che sarebbe venuto aprendermi. Dovevo essere molto cauta, sparire senza che nessuno sapesse bene dovemi trovassi, altrimenti sarei dovuta tornare all’ovile. E io non avevo nessunaintenzione di tornare indietro e subire ancora. Era già tanto il peso che portavo su dime. Lasciare Parigi mi avrebbe aiutato a sopravvivere, anche con quel dolore maiespresso. Non potevo dire che stavo vivendo, quella non era vita. Le restrizioni eranomolteplici, il mio segreto pesava troppo, non sapevo per quanto ancora sarei riuscitaa mantenerlo. Io avevo smesso di vivere a dodici anni, in quell’incidente, ero mortacon i miei genitori, e sepolta dopo aver scoperto l’atto che aveva compiutoquell’uomo. Salii sull'aereo e in un’ora arrivai a destinazione.

Ero spaesata, non conoscevo nessuno. Presi un taxi e mi sistemaitemporaneamente in albergo. Una camera costava troppo per le mie tasche, non potevopermettermi di restare a lungo con le mani in mano, presto le mie finanze si sarebberoesaurite.

Feci richiesta per entrare alla Brunel University due giorni dopo e, con mia grandesorpresa, fui ammessa. Avvisai la nonna. Inizialmente non fu molto entusiasta, lanotizia l’aveva turbata, e anche sorpresa. Studiare a Londra allontanava ancor di piùil mio ritorno e questo non le permetteva di stare serena. Le spiegai che sarebbe statoun bene per me, un’opportunità da non perdere. Si lasciò convincere e alla fine sidimostrò orgogliosa di me. Contattai anche Claire, presa da un impeto di contentezza,volevo condividere con lei la grande notizia. All’inizio si mostrò incredibilmentemeravigliata anche lei, ma quando le spiegai di quale università si trattasse, esplosedi gioia. Aggiunse anche che presto sarebbe venuta a trovarmi.

Mi trasferii al dormitorio che alloggiava gli universitari e dovetti condividerel’appartamento con un’altra ragazza. A breve avrei dovuto trovare un lavoro perpagarmi l’università, i soldi che la nonna mi aveva dato non sarebbero bastati.

Ero estasiata, il mio nuovo alloggio era particolarmente confortevole. Non miaspettavo fossero così belli gli appartamenti del campus. Certo, non avrei avuto lanonna a gironzolare per casa; non avrebbe potuto più chiedermi di continuo se avessiancora fame, nonostante mi fossi già abbuffata. La mia nonnina mi sarebbe mancata, in

Page 12: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

fondo lei mi faceva da mamma sin da quando ero piccola, ma potevo accontentarmi edessere soddisfatta della mia nuova “casa”. L’ambiente era accogliente, grande al puntogiusto e aveva un qualcosa di familiare. Le pareti bianche mi ricordavano quelle dicasa, quando vivevo con i miei genitori; i miei poster fissati sulle pareti, i quadri conle nostre foto. La luce gialla soffusa, dava un calore genuino a ogni stanza e per questoio ogni giorno ero felice di aprire gli occhi. Sapevo che ad aspettarmi c’erano loro: lamia famiglia. Adesso non c’erano più, quindi, a parte mia nonna, nessuno mi avrebbemai aspettata. La mia nuova camera, aveva qualcosa di speciale, ma dovevo ancoracapire cosa, però il senso di familiarità me la fece subito apprezzare. Non avreipotuto chiedere di meglio: c’era un letto all’apparenza comodo, un ampio comodino,una scrivania sotto la finestra compresa di sedia e persino un computer. Alla parete,invece, lo spazio era sufficiente per un solo armadio, dove avrei messo i miei vestiti.

La ragazza con cui avrei condiviso l’appartamento si avvicinò per presentarsi.«Ciao, io sono Amy» si presentò.Allungò la mano e io la strinsi. Era bassa e snella. I suoi occhi azzurri mi

scrutarono con attenzione, mentre il mio sguardo si rivolgeva ai suoi splendidi capellibiondi: le cadevano sulla schiena in morbide onde.

«Ciao, io sono Ellen» risposi con un sorriso.Mi aiutò a sistemare i vestiti nell'armadio. Mi suggerì persino di ordinarli in base

al tipo di abito, al colore, e all’utilizzo di stagione. Troppo complicato, io ero moltopiù sbrigativa, li sistemavo semplicemente nelle loro grucce. Parlava di continuo,sembrava una radiolina, esisteva un tasto per metterla in pausa? Almeno però mitoglieva dall’imbarazzo di dover intavolare una discussione.

«In questa casa bisogna rispettare una regola fondamentale» annunciò.«Quale regola?» sorrisi.«Devi stare molto attenta a quello che sto per dirti» disse con un’espressione seria

in volto.«Dimmi.»«Qui dentro non deve mai entrare Jason Scott.»Mi venne da ridere, ma non lo feci per evitare di offenderla. Non sapevo

nemmeno chi fosse questo ragazzo di cui parlava, avevo a malapena fatto il giro dellacittà universitaria. Perché dovevo stare lontana da lui? Chi era? Forse il suo ex,qualcuno che le creava problemi, che la infastidiva.

«Amy, non so chi sia. Ma perché questa regola così assurda?» Questa volta miscappò una risata, non riuscii proprio a trattenere l’ondata di ilarità che mi travolse.

La richiesta mi sembrava in effetti un po’ ridicola, ma la mia intenzione erabonaria, lungi dall’essere di scherno.

«Quel bastardo mi ha portata a letto e dopo mi ha scaricata come un giocattolovecchio e usato» disse, con il broncio da ragazzina viziata.

Quella confessione mi lasciò senza parole. Era una ragazza così facile? A menoche non fosse successo per amore, ma da parte del ragazzo mi pareva di aver capitoche non ce n’era nemmeno un pizzico. A parer mio preferivo ascoltare entrambe le

Page 13: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

campane, ed ero piuttosto sicura che l’altra versione sarebbe stata diversa. Tendevo afarmi gli affari miei, ascoltavo, ma non giudicavo. Chi ero per farlo?

Dovevo abituarmi alla nuova realtà. Amy era l'unico esemplare universitariodonna che conoscevo, quindi dovevo farmela amica, almeno finché non avrei scopertocome fosse davvero. Era sincera? Bugiarda? Stronza?

Tutto da capire.«Puoi stare tranquilla. Non conosco nessuno, solamente te.»La rassicurai. Ma era anche la verità.Lei rifletté un momento e dopo scrollò le spalle con fare indifferente. Quella

ragazza era strana, oppure io non ero normale, quelle erano le opzioni. Optai per laprima. Stava già pensando che io potessi essere una delle prossime donne nel mirinodi Jason? Cosa alquanto impossibile, non sapeva nemmeno che faccia avessi. E poi,non mi facevo abbindolare da quattro parole dolci, né tantomeno da un bel ragazzo.Uno qualsiasi.

«No. Lui ci prova con le nuove arrivate» mi avvertì.Non seppi mai cosa stesse escogitando, ma col senno di poi pensai che stesse

cercando di trovare un modo per non farmi conoscere Jason.«Basterà solamente non farlo entrare nel mio letto» commentai.Credevo d'aver trovato la soluzione giusta, ma invece fallii. Lei mi bocciò subito

la soluzione.«Anche io pensavo fosse così facile, ma quel bastardo purtroppo è irresistibile.»I suoi occhi si erano fatti sognanti e guardavano qualcosa di indistinto o invisibile

in aria. Doveva essere davvero un bel ragazzo, allora.Avevo una sola amica in quel frangente: era maniaca del sesso, perdutamente

innamorata, o cosa?

Page 14: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo unoEllen

Era mattino presto. La sveglia prese a suonare, quel “Drin” a intermittenza mitartassava il timpano; mi girai sul letto e la bloccai. Dopo iniziò il tic fastidioso dellelancette dell’orologio, perciò capii che era proprio ora di alzarsi. Sarebbe iniziata lamia nuova avventura, e chissà dove mi avrebbe portata. Presi gli indumenti daindossare: pantaloncini e maglia a fantasia floreale. Andai in bagno e tentai di lavarminonostante la mia testa ciondolasse da una parte all’altra. Amy era già sveglia, stavadecidendo cosa indossare, e mi chiese aiuto quando uscii dalla porta. Eh? Io aiutarla?Scelsi le prime cose che mi mostrò. Mentre lei si truccava, io misi gli orecchini e unospruzzo di profumo alla fragola.

«Tu non ti trucchi?» mi chiese.Non mi ero mai truccata in vita mia, non avevo trovato il giusto stimolo per

iniziare a farlo.«No» risposi.Lei mi guardò con gli occhi sbarrati stupita della mia affermazione, ma rimase in

silenzio e continuò a nascondere i punti neri con una dose esagerata di fondotinta.Il trucco non avrebbe coperto le mie imperfezioni, non avrebbe nascosto i miei

difetti.«Sei bianca come la carta» disse.Si riferiva al colore della mia pelle. Vero, era come diceva lei, ma non

m'importava. Ero fatta così e volevo apparire me stessa. Una maschera in faccia nonavrebbe cambiato la mia persona.

«Non è un problema» dissi con un lieve sorriso.Scoprimmo di avere delle lezioni in comune. Andammo alla prima insieme:

filosofia del linguaggio. Entrai e mi sedetti. Il posto accanto a me era vuoto. Amyintanto discuteva animatamente con dei ragazzi.

«Lei è Ellen» mi presentò.I due mi sorrisero e mi guardarono da capo a piedi, soppesando la mia figura.

Avevano l’aria di essere dei ragazzi con la testa sulle spalle, ma dovevo conoscerli dipiù per poter trarre conclusioni. In fondo, dovevo fare amicizia, e il mio essere timidanon mi avrebbe aiutato.

«Ciao, io sono Eric» disse uno.Era alto, biondo e con gli occhi verdi. Mi sorrise e io ricambiai. Mi venne

spontaneo farlo.«Io sono Alex» disse l'altro.Anche lui alto, ma moro, con gli occhi neri. Il suo opposto. Erano carini entrambi,

anche se molto diversi, dovevo ammetterlo.Iniziò la lezione ed Amy si sedette accanto a me. Fu una noia mortale. Ci

scambiammo frasi banali scritte su un foglio di carta: qualunque cosa pur di non

Page 15: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

annoiarmi. Vedevo il professore muovere le labbra, ma il mio cervello non eraconnesso con le mie orecchie. Per essere la prima ora che facevo in assoluto, le cosenon stavano andando affatto bene. Avrei sperato in qualcosa di meglio.

Mi accorsi che il tipo biondo mi fissava dall'inizio della lezione. Sinceramente,non ricordavo nemmeno quale fosse il suo nome. Quando suonò la campana, adecretare la fine di quella monotonia soffocante, io ed Amy ci dividemmo: io avevodue ore di Psicologia generale da affrontare. Sperai fossero più interessanti delleprime, perché altrimenti mi sarei addormentata sul banco. Il biondo, quel tipo che nonfaceva altro che fissarmi e che già non sopportavo, era dietro me. Sì, mi irritava, lamia soglia di sopportazione era molto bassa. Non amavo gli uomini potenziali stalker,perciò sentivo di non dovergli dare corda.

«Andiamo insieme?» mi chiese.Mi passarono per la mente tanti modi per fargli capire che non avrebbe avuto

alcuna possibilità con me, ma decisi di rispondere in modo gentile.Mi sforzai di pensare alle presentazioni per non fare la figura della stupida. Si

chiamava Eric, ne ero quasi certa.«Non è necessario, Eric, faccio un giro qua attorno per ambientarmi, e poi

arrivo.»«Posso venire con te» disse, sorridendo.No, non volevo andare con lui. Troppo difficile da intuire?«No, grazie.»Mi guardò deluso e seguì qualcun altro.Mi diressi al bar fuori dalla facoltà per prendere dell'acqua e mi sedetti per

qualche minuto, giusto il tempo per schiarire le idee. Era deserto, o quasi. C’era soloun gruppo di ragazzi seduti a un tavolo. A giudicare dalle loro espressioni la voglia diandare a lezione era veramente poca. Avrei detto che avevano solo voglia di dormiree non di frequentare le lezioni.

Mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Per un attimo mi venne l’idea di scappare eritornare da dove ero venuta, a Parigi. Poi, la parte combattiva di me prese ilsopravvento su quella che aveva paura di restare.

Avevo paura di affrontare nuove situazioni, di incontrare persone sbagliate; pauradi esser ancora una volta io lo sbaglio. Dovevo superare quell’ostacolo, vincere labattaglia contro me stessa.

Quando notai uno sguardo fisso su di me non seppi resistere. Benvenuta alla me,scorbutica e acida.

«Hai smesso di fissarmi?» sbottai.Era chiaro che guardava unicamente le mie gambe. Mi sollevò il fatto che presto

non avrei più dovuto indossare i pantaloncini, ormai l’inverno era alle porte, e avreipotuto dire “ciao, ciao” ai miei abiti estivi. Odiavo essere fissata a lungo daqualcuno.

«Come sei permalosa!» rispose il ragazzo, ridendo di me, seguito da due ocheappiccicate a lui. C’erano solo loro lì, nessun altro, per fortuna.

Page 16: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Aveva due ragazze strette al braccio come delle cozze. Una delle due aveva lelabbra incollate al suo collo: era una scena davvero squallida. L’altra gli passava lamano fra i capelli, godendo del contatto con la massa ribelle color oro. E poi c’eralui, impassibile alle loro avance; si lasciava toccare, senza dir nulla. Era un uomo,classico.

La rabbia che avevo dentro non era per lui, ma per loro. Donne che gli cadevanoai piedi solo perché aveva un bel fisico.

Forse il problema ero proprio io, ma non mi sentivo diversa dagli altri.Semplicemente rispettavo i miei valori, i miei tempi e le mie esigenze. L’amore non sicerca, non si perseguita, non si segue. Arriva inaspettatamente, ti rapisce cuore emente, è lì che non c’è via d’uscita. L’amore vero è come un tunnel, ti intrappola, nonvedi fine al sentimento che provi, ti martella il cuore dolcemente. L’amore èconoscersi, sorridersi, dialogare e ascoltare. L’amore non è solo sesso. L’amore èamore.

«Che guardi?» mi provocò.«Non è un problema tuo» dissi, secca.Il ragazzo aveva colpito nel segno. Ero permalosa, vero. Prima che riuscisse a

farmi saltare i nervi, mi alzai e me ne andai sgattaiolando senza degnarlo più di unosguardo. La gente scansafatiche c’era in ogni ambiente.

«Dai, non te la prendere» gridò.Non risposi. Andai in aula e trovai Eric seduto. Mi fece cenno di sedermi vicino a

lui, ma mi sedetti all'ultimo banco, da sola.La lezione era iniziata da venti minuti. Il professore Rosh spiegava, parlava, e io

non ascoltavo. Segnava qualcosa con il mouse sulla lavagna interattiva. Dovevoproprio mettere gli occhiali, i miei occhi erano già abbastanza stanchi per la mancanzadi sonno.

Qualcuno bussò. Dio, grazie! I miei compagni sospirarono, alcuni in segno disollievo, altri alterati per l’interruzione. Il professore si girò verso la porta senzascomporsi.

«Avanti» disse.Chiunque fosse entrato da quella porta l'avrei ringraziato, aveva interrotto la

lezione, ma restava ancora un’ora e mezza di tortura. Non so perché, ma nonostante mipiacesse quella materia in particolare, non riuscivo a stare del tutto attenta. Erosvogliata. Entrò un ragazzo alto, capelli color oro, con un fisico ben piazzato, si giròverso di me e lanciò un sorriso. Aveva gli occhi color ghiaccio. Non potevo crederci,era di nuovo lui! Sentii tremare le gambe. E non sapevo perché. Il suo sguardo eraancora su di me e io non riuscivo a smettere di guardarlo; mi aveva posseduta conun’occhiata, per un attimo, senza che lui lo sapesse. Addio concentrazione!

«Entri, come fanno tutti, e si sieda. Non c’è bisogno di dare spettacolo» disse ilprofessore, quando lo vide sulla soglia della porta.

Sentii due ragazze vicino a me ridacchiare e chiamarlo per nome. Avevano dettoproprio Jason? La persona da cui dovevo stare alla larga si chiamava così. E quel

Page 17: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

ragazzo avevo proprio le caratteristiche di un irresistibile bastardo.Si sedette, come temevo accanto a me. Mi scostai e mantenni le distanze da lui. Il

mio sguardo si fece cupo, mentre lui, continuava a sorridere come un ebete.«Posso avere l'onore di sapere il tuo nome?» mi sussurrò.«Ellen.»«Jason» rispose.«Non mi sembra di avertelo chiesto.»Continuai a guardare il professore. Qualunque cosa, ma non lui. Se mi fossi

voltata per un istante a osservare i suoi immensi occhi azzurri mi sarei persa. Luicontinuava a guardarmi, e io sentivo la pelle bruciare minuto dopo minuto. Amy miaveva detto di stare lontana da lui, non di non rivolgergli la parola.

«Non posso crederci. Sei arrabbiata solo perché stavo guardando le tue gambe?»mormorò ridacchiando.

«Le stavi fissando» replicai, secca.«Da non credere, ad altre ragazze avrebbe fatto piacere essere guardate da me»

rispose con un ghigno.Non ebbi il minimo dubbio che fosse lui il bastardo di cui parlava Amy, quello

che se l’era portata a letto e poi l'aveva scaricata. Scott non sapeva nemmeno cosafosse la serietà.

Al suono della campana mi alzai di scatto.«Hai detto bene. Guarda loro, non me, non mi piacciono gli stupidi che mi

fissano» questa volta lo guardai dritto nelle iridi cielo.Ed era come pensavo, aveva degli occhi capaci di rapire.Dovevo smettere di guardarlo e andarmene via. Gli voltai le spalle; lui restò lì

seduto. Non gli avevo lasciato il tempo di rispondere.Avevo ancora gli occhi di Jason fissi nella mia mente. Non era possibile. Eppure

li sentivo addosso a me. Il suo sguardo mi aveva travolta e ne percepivo la forza.Non mi aveva guardato come si faceva in genere. Quel suo sguardo mi aveva

trasmesso qualcosa di diverso. Ma non sapevo cosa. Stavo pensando a lui e anient’altro, questo era tutto ciò che il mio cervello in quel momento riusciva a fare. Lamia mente era inceppata, quegli occhi continuavano a perseguitarmi, nonostante avessisbattuto più volte le palpebre, erano ancora lì, stava diventando impossibilescrollarmeli di dosso.

Dopo altre quattro ore estenuanti, dove riuscii a mantenermi concentrata e aseguire la lezione, tornai al dormitorio e mi stesi sul letto a fissare il soffitto. Nonavevo nemmeno fame, perciò non ero passata per la mensa. Come primo giorno dilezioni era andata abbastanza bene, se non fosse stato per alcuni imbecilli di turno.

«Com'è andato il primo giorno?» mi chiese Amy.«Abbastanza bene.»Ero indecisa. Raccontarle di aver conosciuto il bastardo irresistibile sarebbe stata

una pessima idea, quindi non le dissi niente. Jason aveva un corso in comune con me,ed era stato un caso che lo avessi conosciuto, almeno per quel giorno. Al bar avevo

Page 18: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

incrociato il suo sguardo, ma non sapevo ancora il suo nome, ero giustificata.Amy sembrava molto allegra, canticchiava le note di “Bailando”, e girovagava

per l’appartamento. Poi si fermò; quegli occhioni azzurri mi guardarono.«Ellen, questa sera mi serve la stanza.»«Cosa vuoi dire?» domandai ingenuamente.«Deve venire Alex, abbiamo bisogno di stare da soli» confessò con un sorrisetto

malizioso.«Alex è il tuo fidanzato?» chiesi.«No, noi siamo amici di letto» rispose.Avevo ragione allora. Era una sorta di ninfomane.

Page 19: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo dueJason

«Me ne vado.»«Dove vai, Jason?» rimbombò la voce dell'uomo che odiavo: mio padre.«Non sono affari tuoi.»Mia madre stava rigurgitando anche l'anima, la sentivo. E stare ancora lì, mi stava

struggendo.«Jason» provò a urlare lei dal bagno.Me ne andai come se non avessi sentito, come se non avessi percepito il suo

bisogno d'aiuto, che le avevo appena negato. Ma ero stanco. Adesso toccava a me, erail mio momento, e la mia vita. Trasportai le valigie nella mia auto e insieme a Jeremyraggiungemmo il campus dell'università. Londra era una città dalle mille risorse.Decidere la direzione da prendere per il mio futuro era stato abbastanza difficile, maalla fine la scelta era ricaduta sulla capitale. Volevo andare all’università, su questonon avevo dubbi. Ma le opzioni erano molte. Avevo scelto la Brunel University, aUxbridge, West London. Frequentare l'università aveva dei costi che non potevosostenere da solo, senza un lavoro, nonostante l'aiuto economico di mia madre erocostretto a lavorare. Non amavo servire ai tavoli e nemmeno fare i cocktail alla gente,ma dovevo farlo per mantenermi. E poi non potevo contare sempre sulla mia famigliae correre dei rischi inutili sarebbe stato imprudente.

«Sei un bastardo, Jason. Mi fai schifo» strepitò.«Oh, dannazione. Non credo di farti così schifo. I patti erano chiari. Fuori dalle

palle.»Non ne potevo più, non riuscivo a fare un passo senza ritrovarmela attorno, con le

solite offese, che mi scivolavano addosso come olio, ma non mi macchiavano. Il miocottage al dormitorio della scuola era molto vicino a quello di Amy. Fastidiosa più diuna zanzara che ronza nell’orecchio mentre provi a dormire. Mi odiava, mi odiavatanto. Se avesse potuto eliminarmi, lo avrebbe fatto. Eravamo stati a letto insieme,avevamo fatto sesso, ma la mia regola la conosceva: niente impegni. Invece, quandole avevo detto: «Hai avuto un’idea pessima, ero ubriaco. Io non ti voglio» si erainfuriata come una iena.

Mi aveva perseguitato per giorni, ma non avrei cambiato le mie idee per lei. Era aconoscenza del mio modo di essere; all'università tutte le ragazze sapevano cosavolevo. Se a loro non stava bene, a me non cambiava nulla. Non avevo intenzione diamare qualcuno, tanto meno una di loro e, a dirla tutta, molte avevano il mio stessoobiettivo, divertirsi e basta.

Quella sera con Amy io ero ubriaco, lei no. Le venne la felice idea di propormi difare sesso. Non ero cosciente di quello che facevo, ne avevo voglia e così erasuccesso. Il mattino seguente, come mia consuetudine, avrebbe dovuto andarsene,invece aveva preteso altro, ma dalla persona sbagliata.

Page 20: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Andai al Bar Loco prima della lezione di Psicologia generale. Raggiunsi i mieiamici, Andrew e Jeremy. Con loro c'erano già Lisa e Denise. Loro erano tra quelle acui importava solo di fare sesso, quindi andavano bene per me. Si avvicinarono e sisedettero sopra le mie gambe. Rivolsi lo sguardo verso il banco del bar e restaiimpietrito. Avevo di fronte due gambe lunghe, e all’apparenza, morbide. Non poteifare a meno di fissarle. Alzai gli occhi per guardare il viso della ragazza e poi scesidi scatto in basso. Non perché fosse brutta, tutt’altro. D’impatto mi convinsi che leiavesse qualcosa di diverso dalle altre, me lo confermò il viso pallido, acqua esapone, senza un filo di trucco.

«Hai smesso di fissarmi?» mi chiese alterata.Io risposi in modo sarcastico. Cercai di provocarla, ma ottenni la reazione

opposta. Se ne andò dopo avermi risposto in malo modo. Restai deluso da quelcomportamento, nessuna civetteria, solo rabbia reale. Peccato, sarebbe statosimpatico trascorrere la notte con lei. Di solito non avevo difficoltà a farmiapprezzare dal genere femminile. Feci un sorriso tirato, ferito nell’orgoglio econtinuai la chiacchierata con i miei amici.

«Non te la prendere» mi disse Andrew.Sorrisi e annuii. Mentre Lisa e Denise continuavano a provocarmi io pensavo a

quella voce che mi urlava contro astio. Una accarezzava i miei capelli, l'altra invece,continuava a baciare senza sosta il mio collo. Mi alzai di malavoglia dalla sedia eraggiunsi l'aula di Psicologia generale. Ero già in ritardo. Arrivai quasi tre quartid'ora dopo. Bussai e attesi la risposta del professor Rosh. Quando mi diede ilpermesso di entrare lo feci. Anche quella volta restai immobile a guardarla. Questavolta però non guardavo le sue gambe, ma i suoi occhi. I suoi splendidi occhi dallaforma a mandorla, erano perfetti. Ero ipnotizzato da quelle iridi, grigie. Lei miguardava e io sorridevo come un bimbo quando apre un regalo. Non esitai a sedermiaccanto a lei. Il posto era vuoto. Si scostò e mise la sua sedia il più distante possibiledalla mia. Anche quel gesto mi deluse. Eppure, non la conoscevo, nemmeno sapevoquale fosse il suo nome.

«Ellen» rispose alla mia domanda.Mi presentai e fu un ulteriore buco nell'acqua. Quella ragazza era diversa, me lo

aveva appena confermato. Il fatto che lei non fosse uguale alle altre mi intrigava dipiù. Se ne andò di nuovo senza lasciarmi il tempo di parlare; al suono della campanascappò via.

La seguii con gli occhi mentre percorreva il corridoio fino all’uscita.«Rassegnati, quella non riuscirai a portartela a letto» mi disse Jeremy.«Chi?» finsi di non capire e sorrisi.Invece, avevo capito. Eccome se avevo capito.«Fratello, ti cerca Denise» rispose, cambiando argomento.Aveva creduto al mio disinteresse. Cercai di distogliere il pensiero da lei, anche

se sentivo il suo sguardo perplesso addosso. Andai in mensa, e lei era lì.Era lì con Amy. Ripensai a quanto odio quella ragazza provasse nei miei riguardi

Page 21: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

senza neanche conoscermi e pensai di non avere speranze con Ellen. Non riuscivonemmeno a parlarle, figuriamoci portarla a letto. Mi sedetti due tavoli più distante perpoterla osservare da lontano. I lunghi capelli rossi le ricadevano sulla schiena, lisci.Mi immaginai per qualche istante come sarebbe stato se li avessi toccati. Quellaragazza con poco, anzi con nulla, mi aveva stordito. E non era da me. Decisi diallontanarmi da quei pensieri e dedicarmi a ciò che sapevo fare meglio. Presi Denisee la portai nella mia camera. Ben presto fui dentro lei, ma non fu come al solito, c'eraqualcosa di diverso in me. Avevo la mente confusa e piena di pensieri, non riuscivo aconcentrarmi.

«Puoi fare di più, mi deludi» sussurrò al mio orecchio.Muoveva il bacino per venirmi incontro nelle spinte e non smetteva mai di toccare

il mio petto. Quando pronunciò quelle parole misi da parte i pensieri e diedi il megliodi me.

«Adesso va meglio» ansimò con un sorrisetto malizioso.Un giorno davvero strano quello. Non era da me pensare per più d’un’ora a una

ragazza, ma lei non sembrava una qualunque, mi aveva colpito, forse anche per il suocaratteraccio. Mi preparai per iniziare la serata di lavoro. Venerdì, e si prevedeva unaserata intensa.

  

Page 22: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo treEllen

Quegli occhi color ghiaccio erano incisi nella mia mente. Non riuscivo a togliermila loro immagine dalla testa. Sentivo il suo sguardo addosso. Andai in camera, mafuori la porta c'era il segnale, un foulard di seta rosso legato alla maniglia.

Amy stava scopando. Stava iniziando a piovere, mi riparai sotto la tettoia e misedetti per terra. Ripensai a quel giorno, il giorno dell'incidente, pioveva, c'eraun’aria strana per strada. Sarei dovuta andare da sola in autobus e tutto ciò nonsarebbe accaduto. Era stata colpa mia, avrei potuto evitare che succedesse, avreipotuto proteggere la vita dei miei genitori, invece, non lo avevo fatto. Una lacrimarigò il mio viso.

«Sei qui tutta sola?» Una voce mi fece ritornare alla realtà.Avevo di nuovo i suoi occhi davanti, e quella volta non era frutto della mia

immaginazione. Lui era vero e stava passando proprio lì, di fronte al nostroappartamento, con una boria impressionante.

«C'è il segnale» risposi, senza pensarci.Mi guardò dubbioso.«Quale segnale? E perché piangi?» chiese, apparentemente preoccupato. Che

stupida! Non sapeva cosa intendessi per segnale, anche se non ci impiegò molto acapirlo. Mi asciugai svelta le lacrime, prima che potesse farmi altre domandeinopportune.

«La stanza è occupata, Amy sta...» mi interruppi di scatto. «Non sto piangendo, èla pioggia» risposi con un tono convincente.

«Ti va di venire con me?» domandò.Non avevo intenzione di restare un attimo di più ad ascoltare i gemiti di Amy,

però… fidarmi di lui? Mi sembrava uno sciupafemmine incallito, poco incline adaltro tipo di relazioni con una donna che non si limitassero a qualche orgasmo. Eroscettica.

«Dove vai?» chiesi.«Seguimi» disse.Forse senza badare al suo comportamento, mi prese la mano e mi spinse a

seguirlo. Guardai le dita intrecciate e mi sembrò sbagliato. Non sapevo neanche chetipo di persona avessi di fronte.

Dopo una lunga serie di silenzi e molto imbarazzo, lo seguii senza fiatare. Allafine mi portò al ristorante e bar “Cubana”, lui lavorava lì.

«Adesso io cosa dovrei fare?» chiesi.«Starai qui con me, a farmi compagnia. Questa sera sarò di turno al bar» disse,

sorridendo e facendomi l’occhiolino.E quindi? Avevo un sorriso contagioso, un viso così bello che facevo fatica a non

guardarlo. Decisi di farmi meno problemi e vedere come poteva evolversi la serata.

Page 23: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Senza dubbio meglio di come sarebbe stata di fronte alla porta mentre Amy si rigiravail tizio come un calzino.

«Se tu vuoi ritornare a star seduta davanti la porta, fa pure, Elly» mi provocò, iltono volutamente di sfida.

Mi conosceva da neanche ventiquattro ore e già mi aveva dato un nomignolo.Fantastico! Non sarei ritornata all’appartamento, quelli avrebbero passato la notteinsieme, e io dovevo trovare qualcosa che mi tenesse impegnata il più possibile.

«Resto» risposi, convinta.Mi guardò e sorrise. Sembrava sincero. Avevo preso postazione, mi ero seduta su

uno sgabello vicino al banco del bar. Il locale era affollato. Mi divertii a guardare isoggetti strani che lo frequentavano: dal tizio con il crestone verde da gallo albatterista alternativo con le borchie ovunque. Le donne non erano da meno del lorocorrispettivo maschile. Quel posto ne vedeva di persone insolite. Ogni volta cheaveva dieci minuti liberi, però, lui si dedicava a me.

«Vuoi qualcosa da bere?» mi chiese.«Acqua» risposi.Mi diede un bicchiere colmo di acqua e lo bevvi d’un fiato. Ricominciai la mia

ricerca di un essere umano “normale” tra la folla seduta ai tavoli, ma insomma,ognuno aveva le sue stranezze da valutare. Trascorse parecchio tempo prima chefinisse di lavorare. Era notte fonda quando uscimmo dal locale.

«Dove vuoi andare ora?» mi chiese.Non potevo certo dire di voler ritornare al dormitorio, perché ero stata sfrattata

per quella notte, ma in realtà non avrei nemmeno voluto tornarci.«Non sei stanco?» domandai.Aveva lavorato senza fermarsi un attimo, era comprensibile se avesse voluto

riposarsi.«Sì, ma voglio stare un po’ con te» ammise con un lieve sorriso.«Ci conosciamo appena» gli feci notare.Jason ci stava provando, per me era chiaro, ma ci conoscevamo da un giorno, e,

anche se a me lui incuriosiva, non l’avrei assecondato nel suo interesse. Sapevo beneche genere di uomo fosse.

«Appunto, quando avrò più l'occasione di conoscerti meglio?» domandò,divertito.

Ero diffidente, soprattutto con lui. Non ci avevo impiegato molto a capire che eraun donnaiolo e per la sottoscritta sarebbe stato meglio mantenere la distanza da quellicome lui, costituivano soltanto un pericolo. Tuttavia ero attratta da quel ragazzo comenon lo ero mai stata da altri. Avevo intenzione di conoscerlo e vedere se nascondevadi più, oppure no. Niente sesso.

«Sono un tipo diffidente, è vero» ammisi.Avevo già preso un po’ di confidenza, quindi per la serata potevo considerare la

nostra conoscenza più che sufficiente. Ero sicura che ci sarebbero state altreoccasioni per stare insieme, non dovevamo confessarci per forza i nostri segreti dopo

Page 24: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

qualche ora di chiacchierate saltuarie al bancone.«Sei diffidente con tutti o solo con me?» domandò.«Con tutti, ma con te in particolar modo» confessai.«Perché?» chiese, curioso.Non si aspettava di esser trattato in modo tanto distaccato da una donna, era

abituato diversamente, mi parve chiaro. Tuttavia io non ero una qualunque, credevoancora nell’amore vero e non nelle avventure occasionali di una notte.

«La tua reputazione non è tra le mie preferite. Sono bastate poche ore percapirlo.»

«Cosa intendi?»Camminavamo spensierati sul marciapiede senza un meta precisa. La pioggia

leggera aveva smesso di battere, ma c'era un freddo terribile.«Ti scopi tutte, questo è un punto a tuo sfavore» dissi.Dirlo ad alta a voce era stata una liberazione. Lui sapeva che io mi riferivo a

quello, voleva solo sentirselo dire, probabilmente per sondare il terreno.«Sei nuova qui, come fai a sapere queste cose?» chiese sbarrando gli occhi, la

fronte corrugata.Mi stavo perdendo a osservarlo e lui stava facendo lo stesso con me. Socchiusi e

riaprii gli occhi, abbagliata, poi ripresi a parlare.«Ho i miei informatori. Ti sei scopato tutte.»Sorrise. Non mi sembrava affatto imbarazzato.«Ho capito, Amy...»Lo interruppi e continuai a dare la mia versione dei fatti.«Sì, ma non m'importa, sappi che non riuscirai a portarmi a letto, se è questo che

stai provando a fare. Poi, per il resto, sei libero di fare ciò che vuoi» conclusi, secca.Il suo sguardo si abbassò e fuggì il mio, per poi rialzarsi nei miei occhi,

impassibile, quasi lo avessi offeso e non accusato giustamente di essere superficiale.«Non è una mia intenzione.»E scoppiò a ridere.Pensavo stesse per dire che non ero il suo tipo e che non gli piacessi fisicamente,

perciò mi irrigidii, in attesa della sua triste sentenza. Comunque, che lo avesse volutoo no, non ci sarebbe riuscito. Io non ero proprio la ragazza da “botta e via”, neanchecaratterialmente.

«Perfetto!» esclamai senza mostrargli il mio disagio. Forse ero stata troppo direttacon lui. Quanto lo conoscevo in realtà?

Camminammo ancora per un po’, e questa volta non scambiammo che qualcheparola di circostanza. Quando si fecero le cinque del mattino arrivammo indormitorio. Raggiungemmo le nostre stanze, a poca distanza l’una dall’altra, cidivideva il piano maschile da quello femminile.

«Allora, Elly, non sei di Londra.»Perspicace.«Francese. Sono di Parigi» gracchiai.

Page 25: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Qual buon vento ti ha portata proprio qui?» chiese.Ottima domanda.«Colpa del destino.»«Non solo, vero?»Stop. Stava superando il limite consentitogli dalla prima uscita insieme. Non mi

confidavo con facilità, perché di solito diffidavo delle conoscenze fatte da brevetempo, e la nostra era stata proprio insolita e flash, quindi giudicai un’ottimadecisione quella di finirla con la conversazione sul personale.

«Chissà. Se non stai giocando sporco con me, può essere che lo scoprirai» risposicon un mezzo sorrisetto enigmatico.

«Mi piace il tuo modo di fare» mi disse e sembrava proprio un complimentoserio. Arrossii.

«Invece a me il tuo non piace. L’hai capito, no?» risposi.Subito cambiò espressione. Dopo un saluto freddo, si diresse verso il suo

appartamento e mi lasciò a rimuginare sulle mie parole. Forse aveva frainteso. Io nonvolevo dire che lui non mi piaceva, semplicemente che non condividevo i suoiatteggiamenti con le donne. Perché mi piaceva, in fondo mi piaceva anche molto.Parlare con lui mi aveva fatta stare bene. Avrei dovuto ponderare la frase e nonpronunciarla di getto, ma non ci avevo riflettuto per niente ed ero stata avventata.

«Buonanotte» mormorai alle sue spalle.Purtroppo non potevo alzare la voce come avrei voluto. Rischiavo di svegliare gli

altri studenti se avessi osato di più. Lui non rispose e continuò per la sua strada. Eraarrabbiato? Oppure non mi aveva proprio sentita? Sospettavo la prima opzione.

Page 26: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo quattroJason

Lei era con me durante l’orario di lavoro. Strano a dirsi, ma la serata fu diversadalle solite, vissute nell’attesa che il tempo passasse in fretta.

«Questa sera devo assolutamente stare al bar, per favore. È possibile?» supplicaiGeorge, senza far capire nulla a Ellen.

Il mio datore di lavoro, per fortuna, si dimostrò molto disponibile. Lanciòun’occhiata al bancone, dove Ellen si era sistemata, e ammiccò verso di me con l’ariada maschio vissuto.

«Va bene, ma solo per questa sera.»Lavorai bene, cercando di dimostrarle le mie capacità, sia relazionali che da

barman. Lei mi diede soddisfazione, elogiandomi di tanto in tanto, ma era concentrataa osservare i frequentatori del posto, che non dovevano piacerle poi tanto, a giudicaredalle espressioni che faceva quando incrociava certi soggetti. Però era lì, avevaaccettato di venire con me, e io – tra un cocktail e una birra – la guardavo. Lei facevalo stesso. La sensazione di averla accanto mi faceva stare bene, ma forse era un caso.Dovevo ringraziare la mia solita fortuna di averla convinta a venire con me, pensavodi non riuscire a persuaderla, perché non mi conosceva e avevo capito che sicomportava da diffidente. Quando le mie braccia e le mie gambe mi chiesero pietà,l’orario di lavoro terminò, e potei godermi al meglio la sua compagnia. Ero esausto.Mi tremavano persino le mani e non dal freddo. Avevo smesso di contare i cocktailserviti dopo aver raggiunto il centocinquantesimo. Eppure mi sentivo pieno di vita eprovavo un desiderio smisurato di conoscerla.

«Sì, ma non m'importa, sappi che non riuscirai a portarmi a letto, se è questo chestai provando a fare. Poi, per il resto, sei libero di fare ciò che vuoi» disse, secca.

Abbassai lo sguardo, più per lo stupore di sentirmi rimproverato, che perl’imbarazzo. Quindi era escluso: non sarebbe venuta a letto con me. Però da come mifissava, ero convinto che non mi fosse indifferente. Probabilmente provava la miastessa curiosità, anche se non era solito per me provarne verso un’esponente dell’altrosesso. Di solito mi limitavo al letto o a qualche altro luogo di rito, niente diimpegnativo come la curiosità di una conoscenza a livello non biblico.

«Non è una mia intenzione.»Il mio unico obiettivo quella sera era di passare del tempo insieme a lei, nulla di

più. Non ero un ingenuo: i suoi occhi si soffermavano a guardarmi e ciò che vedevanole piaceva. Perciò anche io non le ero indifferente… si sarebbe davvero negata?

«Mi piace il tuo modo di fare» le confessai.Mi sembrava diversa da qualsiasi ragazza “frequentata” fino a quel momento.

Forse era una mia convinzione, una semplice sensazione sbagliata, però l’avevo evolevo vederci chiaro.

«Invece a me il tuo non piace. L’hai capito, no?»

Page 27: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

La risposta mi fece abbattere. Quindi non le piacevo proprio. Purtroppo non eroun tipo capace di nascondere il fastidio e mi comportai in maniera fredda,andandomene per la mia strada. Ormai la serata era finita, non ero abituato a esserecriticato e rifiutato da una donna. Veniva ferito il mio orgoglio maschile in un certosenso.

«Buonanotte» la sentii sussurrare.Non risposi e feci finta di non aver sentito. Dovevo dormirci su, ero troppo stanco

e forse poco lucido. Certo che Ellen avrebbe potuto anche non essere così diretta.Ridacchiai, perché era il mio stesso modo di fare con gli altri, non riuscivo proprio astarmene zitto se c’era qualcosa da dire. Entrai nel mio appartamento e per prima cosami feci una doccia gelata. Meglio togliermi dalla testa pensieri poco casti su di lei.Alle cinque di mattina mi avrebbero distrutto. Quando suonò il telefono mi domandaise per caso fosse uno scherzo, perché ero distrutto e sognavo il letto. Il numero erasconosciuto.

«Parlo con Jason Scott?» squillò una voce maschile estranea.«Sì, sono io.»«Sua madre è stata trovata nel bel mezzo della città, in stato di ubriachezza» mi

informò l'uomo.«Lei chi è?»«Sì, mi scusi. Sono il commissario della polizia locale, Kole Davies» rispose,

anche lui assonnato, a giudicare dal tono roco.Mia mamma era un’alcolista. Dal giorno del divorzio da mio padre, il suo dolore

era stato soffocato nell’alcol. Una scelta inutile, perché non era servita a nulla. Perquesto motivo ero costretto a lavorare, non potevo contare sui momenti di lucidità dimia mamma e con mio padre non volevo riallacciare i rapporti. Meno avevo a chefare con lui, meglio era. Non volevo soldi, perciò mi arrangiavo da solo, comepotevo.

«Mi dispiace, io domani ho un esame. Occupatevene voi, per favore» mentii e gliriferii l’indirizzo di casa.

La situazione non sarebbe mai cambiata. Se anche fossi andato a prenderla, leiavrebbe continuato a bere fino a sfinirsi. Perciò… riattaccai. Un attimo dopo mi sentiiin colpa per non essere andato: era pur sempre mia madre. Mi stesi sul letto e ripensaialla giornata. L’unica cosa bella che mi era capitata si chiamava Ellen. Purtroppo,però, dovevo fare i conti con la realtà della mia merdosa vita.

Mi addormentai e mi svegliai poco prima dell'ora di pranzo. Il sabato non avevolezioni e il mio datore di lavoro mi aveva avvertito che il locale sarebbe rimastochiuso durante il giorno per un rinnovo completo dell’arredamento interno. Quindi erolibero di andarmene dove volevo. L’intenzione era di fare colazione al bar a pochipassi dall’edificio. Passai a prendere Ellen, in teoria, in pratica rimasi a guardare lasua porta chiusa, indeciso se bussarle o meno. Alla fine me ne andai senza disturbarlae incontrai al piano terra qualcuno con cui scambiare due parole e andare al bar.

«Pensavamo fossi morto» scherzò Andrew.

Page 28: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Ho lavorato fino a tardi» mi giustificai.Non era proprio vero, ma non gli avrei mai raccontato di Ellen, era ancora troppo

presto per confidare loro del mio interesse. Quando la vidi arrivare mi spuntò unleggero sorriso sulle labbra – roba da soap opera –, poi mi accorsi che non era sola,ma in compagnia di Eric Lay. Uno di quei ragazzi seri e taciturni, che non avrebbemosso un dito per conquistare una donna perché troppo stupido per sapere comeportasela a letto. Ma vedere lei accanto a un altro mi provocò un forte senso dinervosismo e rabbia. Una rabbia infondata, non avevo nessun motivo, nessun legame,se non una semplice conoscenza, per provare fastidio nel vederla con un altro. Sentiigli occhi bruciare e dovetti sbattere le palpebre. Mi sentivo un idiota. Ellen mi notò erestò immobile per un attimo a fissarmi, senza salutare. Poi si sedette a pochi tavolidistanti da noi. Ingoiai un pezzo di pane tostato e distolsi lo sguardo da loro. Nonmeritavo nemmeno un “ciao”? Aveva detto di essere diffidente con tutti, non solo conme. A quel punto pensai che lo fosse solo con me, a causa della mia reputazione.

«Questa sera andremo a ballare» mi disse Andrew. «Sei con noi, vero? Nonaccetto un no come risposta. Sei sempre a lavoro, devi sballarti ogni tanto» continuò.

«Sì, sono con voi» risposi.Nel frattempo, Ellen sorrideva a Eric, ma era un sorriso tirato, non sincero.

Questo mi fece calmare un po’. Chiacchierarono per dieci minuti, controllai il temposull’orologio a muro, poi si alzarono e si allontanarono dal bar. Non ero più calmo,ma ansioso. Cavolo, avrei voluto essere io a mangiare qualcosa con lei, mentre invecec’era quello stoccafisso di un verginello. Realizzai di essere geloso. Io? Geloso! No,impossibile! Non poteva essere, perché delle donne non mi importava niente. Disolito cosa facessero fuori dal mio letto non era affar mio. Mi riscosse Lisa, che sisedette sulle mie gambe e mi distrasse dalle elucubrazioni.

«Hai da fare?» mi chiese, con una voce a suo modo sensuale.A me parve fastidiosa da morire. Non avevo nulla di importante da fare, tuttavia

non mi andava di stare con lei, tanto meno di andarci a letto.«Sì, scusa» risposi seccato.Niente scopata. I miei amici mi rimproverarono con lo sguardo, mentre la facevo

alzare e mi drizzavo a mia volta per andarmene. Lei urlo qualcosa, piagnucolandocome suo solito. La ignorai e andai dritto verso l’ingresso del dormitorio. Jeremy siparò davanti a me e mi portò la mano sulla spalla.

«Tutto ok?» mi chiese, dubbioso.Ero soltanto scazzato, sì. Confuso anche.«Okay.»«Hai respinto Lisa e non è mai successo. Cosa devi fare di tanto importante?» mi

chiese. «Sbaglio o eri tu a dire che una scopata non si rifiuta mai?»Non gli sfuggiva proprio nulla. Decisi di inventarmi una banalissima scusa

plausibile.«Devo andare da mia madre» mentii.Lui annuì, pensieroso. Mi diede una leggera pacca sulla nuca e se ne andò,

Page 29: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

dirigendosi verso il bar e gli altri. 

Page 30: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo cinqueEllen

Rientrai in camera con l'amaro in bocca; Jason mi aveva lasciata senza dire unaparola. Che tipo strano. Crollai e mi svegliai il mattino seguente. Amy era stesa sulsuo letto, aveva i capelli scompigliati e il trucco sbavato.

«Buongiorno, devo parlarti» mi disse.«Dimmi.»Pensavo avesse scoperto che avevo conosciuto Jason e quindi fosse pronta con la

ramanzina. Ero preparata a dirle che, in quanto ancora essere umano libero, potevovedere e conoscere chi volevo senza dare giustificazioni a lei.

«Devi uscire con Eric, per favore. È tanto buono ed è pazzo di te» disse,implorandomi.

Io non “dovevo” proprio uscire con nessuno, ma soltanto con chi volevo. Eraassurdo solo pensare di poter frequentare un ragazzo come lui, anche se era buono ecaro, nonché studioso.

«Ma...» mi interruppe.«Per favore» continuò. «Così potrà prepararci qualche esame, ti prego… ti

prego.»«Solo per questa volta» replicai, sbuffando.Non mi andava di sorbirmi il suo cattivo umore. Avevo capito che Amy faceva di

tutto per ottenere ciò che voleva, perciò non mi avrebbe mollata per tutto il giorno sele avesse detto di no. Dovevo smetterla di farmi abbindolare. Essere buoni non eracerto una virtù da sbandierare ai quattro venti, visto che non si guadagnava mai nulla aesserlo, se non batoste. Lei mi abbracciò stretta con slancio, quando accettai, e iorimasi immobile con le braccia tese lungo i fianchi.

Alla fine mi ritrovai insieme a Eric, pronta per andare a mangiare un boccone. Cisedemmo al tavolo del bar non lontano dal dormitorio e fu a quel punto che lo vidi,seduto con degli amici. Mi lanciò un’occhiata sdegnata e poi finse di non vedermi. Iogli feci un leggero sorriso, per mascherare la tensione che mi attanagliava. Già nonvedevo l’ora di andarmene ed ero appena arrivata. Non avrei dovuto essere lì conEric, lo sapevo, né volevo starci.

«Grazie per aver accettato di stare un po’ con me.»Che cosa? Accettato, sì, come no.«Veramente non l’ho fatto» mugugnai.Ma che stronza!«Come no?» chiese, turbato.Poveretto. Amy aveva creato tutto a tavolino, mentendo sul fatto che io avessi

accettato l’invito di Eric. Era inutile continuare la farsa e prendere in giro quelragazzo. Era un tipo buono, non avrebbe mai fatto male a una mosca, e la miacoinquilina voleva approfittarsi di lui, io no. Non sarei mai riuscita a farlo, soltanto

Page 31: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

per il mio tornaconto universitario.«Senti, Eric, non so cosa ti abbia detto Amy, ma io non ho accettato nessun

invito.»L’espressione del suo volto la diceva lunga: era stupito. Chissà cosa doveva

avergli raccontato la mia compagna di stanza. Da non crederci!«Bastava dirlo, non preoccuparti. Posso accompagnarti ugualmente indietro?»Queste situazioni mi mettevano in particolare disagio. Annuii e feci un altro

sorriso tirato, poi mi diressi con lui verso le camere. Certo, non ci sarebbe statobisogno di essere così esagerata e scostante. Con la coda dell'occhio vidi Jason chemi osservava. Forse era a causa sua se quella mattina ero intrattabile. In passato avreitrascorso piacevoli ore anche con uomini che non mi interessavano, per amicizia,invece la presenza di quel donnaiolo aveva rovinato tutto. Eric andò via e io raggiunsila mia stanza. Gli occhi di Jason che mi guardavano con sdegno erano fissi nella miamente.

Un rumore assordante mi fece sobbalzare. Colpi di pugni alla mia porta, equalcuno urlava il mio nome. Una voce che conoscevo bene, benissimo. Sentii un tuffoal cuore, mi batteva all'impazzata. Non poteva essere vero, lui non doveva sapere. Luinon sapeva. Non avrebbe dovuto essere lì. Lo sapevano solo la nonna e David.

Dunque era successo: la nonna aveva spifferato la mia meta al vento, alla personasbagliata. Sentii di non farcela, non potevo sopportare di nuovo quelle parole eminacce. Una settimana appena, e già mi aveva raggiunta. Mi sembrava un incubo,avevo bisogno di risvegliarmi. Ma ero sveglia e quella era la realtà.

«Cosa vuoi?» urlai.Avevo le lacrime agli occhi, ancora prima di stare sulla soglia della porta. Mi

tremava la voce. Ero sola in quella camera immensa, Amy era già uscita. Quandoserviva non c’era mai, cazzo.

«Apri» mi ammonì.Non avevo più dubbi. Era lui. Era ritornato: zio Leon. Avevo paura a lasciarlo

entrare nella mia camera. Aprii lentamente e lui entrò subito: con un colpo di manospalancò la porta di modo che non potessi far niente per richiudergliela in faccia. Miprese per le braccia e mi trascinò dentro. Era la fine. L’avrebbe fatto ancora.

«Ricordati, se io dovessi finire in prigione, tuo fratello farebbe la stessa fine dituo padre. Attenta» mi disse, crudo.

«Lo so.»Poi tentò di sbottonare la mia camicetta e fece per posare le sue viscide labbra

sulle mie. Riuscii a spostarmi dandogli un calcio sugli stinchi.«Non osare. I patti non sono questi.»Mi sentivo mancare il respiro. Non ce l'avrei fatta.«Devi tornare a casa. Un patto è un patto, non deve scapparti nessun accenno

riguardante quel giorno, con nessuno» mi sussurrò.«Non ritornerò. Tu non sei nessuno, sei solo un lurido bastardo» mormorai con

voce rotta.

Page 32: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Non riuscivo a guardarlo. Ero ferma, fissavo le mura bianche, che in quelmomento mi sembravano nere. Era tutto nero attorno a me.

«Se non verrai, ritornerò io e ti convincerò, con le buone o con le cattive» disse.«Non deve saperlo nessuno che sono stato qui, lo sai, vero?» continuò.

Uscì dalla mia camera con una calma innaturale, come se non mi avesseminacciata. Sbattei le palpebre più volte, come per svegliarmi da un sogno. La realtàera quella. Era di nuovo successo. Come avesse fatto a rintracciarmi, era un veromistero. Non riuscivo a spiegarmi come avesse fatto a trovarmi, anche la mia stanza…non me ne capacitavo. Non sarei mai tornata a casa perché lui lo voleva, dovevoresistere, anche se questo voleva dire mettere in pericolo la mia famiglia.

Mi feci una doccia calda, bollente. Lasciai che la mia pelle diventasse rossa acausa dell’acqua e poi mi asciugai. L'immagine degli occhi di Jason era statasostituita da quegli occhi maledetti che mi guardavano con prepotenza. Indossai degliabiti puliti. Non me ne sarei andata, a qualsiasi costo. Gettai gli abiti che avevoindossato prima: per me erano infettati, lui rovinava ogni cosa. Buttavo via tuttoquando venivano a contatto con mio zio, non volevo le sue minacce addosso. ArrivòAmy con un sorriso stampato sulle labbra. Mi sarebbe piaciuto avere quel sorriso, erafelice, lo si leggeva nei suoi occhi.

«Perché hai fatto a pezzi quella camicetta da urlo?» mi chiese, sbarrando gliocchi.

«Non mi serviva più.»Me ne andai sbattendo la porta. Avevo bisogno di libertà, ma soprattutto di parlare

con qualcuno: dovevo togliermi quel peso che mi opprimeva. Avevo lo stomacocontorto e il cuore in pezzi, ma non potevo raccontarlo a nessuno, perché non mifidavo. Avrei fatto bene a chiudere il mio segreto in una piccola parte del cuore,segregandolo, dimenticandolo. Se zio Leon non l’avesse scoperto, tutto questosarebbe stato più facile, anzi, non si sarebbe creata questa situazione.

Speravo di incontrare Jason, per quanto fosse stronzo era l'unico ragazzo che avreivoluto vicino. Feci un giro per cercarlo, ma non lo trovai. Decisi di andare a trovarlo.Ritornai indietro, ma prima di bussare alla sua camera ci pensai dieci volte. Alla finebussai. Non aprì nessuno, perciò dopo qualche minuto mi allontanai. Quando sentii lasua voce richiamarmi tirai un sospiro di sollievo.

«Ellen, che ci fai qui?» mi chiese, interrogativo.Mi girai e gli corsi incontro. Era in pantaloncini, a petto nudo. Sorrisi e lo

abbracciai di scatto. Lui mi strinse a sé e restò in silenzio. Non avevo voglia diparlare. Avevo bisogno solo di qualcuno che mi stesse vicino. Avevo bisogno di unabbraccio. Sentire le sue braccia attorno a me, sentire il suo corpo vicino al mio,sentire il calore... Non c'era una spiegazione, in quel momento avevo bisogno di lui.Nonostante fossi fra le sue braccia, chiudevo gli occhi e riaffioravamo quei bruttiricordi. Mi trattenni, volevo scappare. Chiudermi in camera e piangere. Ma nonsarebbe servito a guarire le ferite. Quelle erano incancellabili. Il dolore eraincancellabile.

Page 33: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Che succede? Stai tremando» si preoccupò.Non mi resi conto di quanto spossato fosse il mio corpo. Dentro me c'era un

terremoto continuo, un vulcano in eruzione. Alzai lo sguardo sui suoi occhi e non poteifare a meno di fuggire per non dovergli dare spiegazioni. Scappai, ma lui mi ripreseper un braccio, tirandomi a sé.

«Va tutto bene» dissi voltandomi per andarmene via.«Guardami negli occhi.» Mi prese il viso e lo rivolse su di lui. Non potevo, non

sapevo mentire, e mi era difficile farlo. Allontanai le sue mani dal mio viso, eranocalde, mentre il mio corpo era freddo, congelato.

«Lo sto già facendo. Ti ho detto che va tutto bene» gracchiai, incrociando lebraccia al petto.

«Non riesci a guardarmi per più di due secondi.»«Evidentemente non ho voglia di farlo.»Questa volta me ne andai e lo lasciai lì. Non era vero che non volevo guardarlo, la

situazione era diversa, non riuscivo a farlo. Nonostante pensassi di non saper direbugie ne dissi una dopo l'altra a me stessa, con più facilità di quanto avrei creduto.Ma le scelte erano due: sfogarmi con Jason, cosa che non avevo intenzione di fare,anche se una vocina dentro me mi diceva che potevo farlo; la seconda era la via piùsemplice. Quello era un segreto, il segreto che mi portavo dentro da ben cinque anni,ormai avevo imparato a convivere con il mio incubo costante.

Page 34: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo seiJason

Me ne andai allo studentato. Avevo mentito al mio migliore amico, avevo rifiutatoLisa. Ero stanco. Forse. Stanco di vivere la solita monotonia di quei giorni. Avevovoglia di provare emozioni. Emozioni vere. Quando bussarono esitai prima di recarmisulla soglia della porta. Ero sicuro che fosse Jeremy, ma se avesse voluto entrare, loavrebbe fatto con le sue chiavi. Non mi andava di dare spiegazioni. Anche perché, nonsapevo neanche io quali fossero. Invece era lei, Ellen. Il suo corpo esile e minuto sistava allontanando in corridoio, la sua chioma rossa ondeggiava; alla luce del sole ilcolore rifletteva ancor di più. Rosso mela. Sentii il suo odore, nel prendere ledistanze aveva lasciato la scia del suo profumo. Profumo alla fragola.

«Ellen, che ci fai qui?» la richiamai, incuriosito.Si voltò e mi venne incontro. Il suo viso era pallido, più del solito. Nessuna

traccia di trucco, ma lei non aveva bisogno, era già bellissima. Mi abbracciò e sistrinse a me. Fu un gesto inaspettato. Non avrei mai pensato di poterla tenere fra lemie braccia. Ero a petto nudo e indossavo un paio di pantaloncini; il suo corpointrecciato con il mio mi fece rabbrividire. L'aria era fredda, nonostante ci fosse ilsole. Ma quell'abbraccio fu come una dolce coperta posata su di me, non c'era più ilfreddo gelido o il sole che illuminava il corridoio dello studentato, in quell'istanteeravamo solo io e lei. Tremava, tremendamente. Mi passarono per la mente dellepossibili spiegazioni. Sentiva freddo, poteva essere così. Era impaurita, anche questopossibile, ma da chi, da che cosa? Non potevo sapere cosa avesse in quel momento.

«Che succede? Stai tremando» chiesi preoccupato.Cambiò espressione, con uno sguardo fuggente se ne andò. Correva. Cercava di

farlo, ma in realtà camminava solo a passo veloce, per cui riuscii a fermarla. Leafferrai il braccio, perciò si voltò, rispondendo seccata.

«Va tutto bene.»Non mi guardava negli occhi. Spesso, quando si mente non si riesce a guardar

negli occhi l'altro. E lei stava mentendo. Le presi il viso fra le mani, la costrinsi aguardarmi, ma non resistette a lungo.

«Non riesci a guardarmi per più di due secondi» dissi.Qualcosa non andava, era diversa, ancora più del solito.Volevo sapere il motivo per cui la paura la stava uccidendo.«Evidentemente non ho voglia di farlo.»Non era possibile, no. Se ne andò, e questa volta non la rincorsi. Sebbene la

conoscessi da poco tempo, sapevo che non sarebbe stato facile riuscire a farlasfogare. Non si fidava. Non si fidava di nessuno. Non riuscii a star lì fermo. Andai incamera, mi vestii velocemente, chiusi la porta e andai a cercarla. Ero sicuro. Stavanascondendo qualcosa. Fuggire, sì. Lo facevo anch'io, quando i miei genitorilitigavano, io ero di troppo, e mi sentivo impotente. Mentre loro si lanciavano oggetti

Page 35: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

di ogni tipo, io stavo lì a guardare, piangendo, senza essere ascoltato. Quando glioggetti cadevano per terra, si frantumavano, le scaglie di vetro mi guardavano, ma eropiccolo, non potevo fare nulla per mettere fine a quella guerra continua. Invece distare lì a guardare con le mani conserte, me ne andavo nella mia casetta sull'albero emi chiudevo in me stesso. Il rapporto con i miei genitori non andava a gonfie vele.Avevo sette anni, loro pensavano che fossi scemo, che non capissi cosa facevano.Invece capivo, capivo anche troppo per l'età che avevo, ma in quel caso, eraimpossibile non capire.

Ci sono momenti in cui ti ritrovi da solo, e non importa se sei un bambino o no,devi essere forte e coraggioso, perché in questa vita non ci si può fidare di nessuno,nemmeno del tuo diario segreto, di una pagina bianca.

Ed io non mi fidavo di nessuno. Ero molto taciturno, parlare con la mia famigliasignificava sprecare solamente del fiato prezioso. Non bastavano le caramelle o idolcetti per farmi ritornare il bambino contento e felice che tanto desideravano. Io eroil figlio sbagliato. Sbagliato a causa loro, però. Quando divorziarono riuscii a capiremolte cose, la causa di tutto era mio padre. La tradiva e le rubava i soldi perandarsene a puttane. Mia madre nonostante lui la trattasse male, ne era ancorainnamorata. Ma di cosa? Di uomo che non valeva nulla, di una merda.

Feci il giro del dormitorio. La trovai seduta su uno sgabello del bar, come laprima volta che l'avevo vista. Mi avvicinai e mi sedetti vicino a lei. Non mi guardava,ma ero sicuro che mi avesse sentito arrivare. Quell’abbraccio mi aveva fatto capiretante cose di Ellen. Aveva una corazza addosso, ma era fragile, più di quantopensassi.

Avevo capito che offendermi per ogni cosa che diceva non serviva a niente. Conquell’abbraccio mi aveva dimostrato che un po’ le andavo a genio. Tutto ciò che eraavvenuto prima si cancellò.

«Va bene» dissi. Presi fiato e continuai. «Non vuoi parlare, posso almeno startivicino?»

Fece un lieve sorriso, bevve un sorso di succo di frutta alla pera e poi mi rivolselo sguardo.

«Cosa intendi?» chiese, con un leggero sorriso sul volto.«Posso abbracciarti?» domandai.Lei si alzò e io feci lo stesso. L'abbracciai e la strinsi forte a me, dandole un bacio

casto sulla fronte.«Scusa» sussurrò, a voce bassa.La tenni stretta per un tempo indefinito, che non avrei voluto finisse. Mi guardò, i

suoi occhi grigi finalmente erano puntati sui miei. Non apriva bocca, stava parlandocon lo sguardo.

«Mi accompagni in stanza?» mi chiese timidamente.Non esitai.«Sì.»Camminammo vicini, faceva freddo e aveva le mani gelide. Lungo il percorso

Page 36: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

pensai ancora. Nascondeva qualcosa. Portava dentro di lei un peso, ma non sapevoquanto grande fosse.

Page 37: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo setteEllen

Me ne andai, la destinazione era inevitabilmente il bar, altrimenti sarei dovutatornare in camera, e non era il momento. Avevo bisogno di qualcuno che mi stessevicino, senza essere interrogata per scoprire cosa mi succedeva. Se quel qualcunovoleva starmi vicino, doveva farlo perché lo voleva, e non per compassione. Ancheda sola avrei affrontato tutto, come spesso capitava. Essere sottoposta a pressione mimetteva in ansia, mi bloccava, forse perché nascondevo qualcosa che non potevo dire.Anzi, che non volevo dire. Mi sedetti su uno sgabello e ordinai un succo di frutta allapera. Avevo capogiri, e quei continui dolori alla testa mi stavano facendo impazzire.Dovevo introdurre qualcosa nel mio stomaco. L’arrivo di zio Leon mi avevadestabilizzata.

Qualcuno si avvicinò: era Jason. Non gli rivolsi lo sguardo, attesi che luiparlasse.

«Va bene» disse. «Non vuoi parlare. Posso almeno starti vicino?» continuò.Mi scappò un sorriso. Anche se con un pizzico di ritardo, stava provando a fare

ciò che avrei voluto da lui. Ed ero contenta per questo. Lo abbracciai e finalmenteprovai una leggera sensazione di spensieratezza. I capogiri erano diminuiti, ma ildolore alla testa era rimasto, prepotente e fastidioso. Mi accompagnò in stanza.Dovevo prendere una compressa per far cessare il mal di testa, poi sarei tornata comenuova. Lungo il tragitto mi venne in mente un pensiero: stavo portando Jason con me.Lo stavo per far entrare in casa di Amy.

«Perché ridi?»Veniva da ridere anche a lui.Cosa dovevo dirgli? Era buffo che stavo per infrangere quella specie di patto con

Amy… Di certo non avrei mantenuto la parola. A casa mia potevo portare chi volevoe se a lei non stava bene la cosa, allora poteva cambiare stanza.

«Adesso ti spiego» cercai di mantenermi seria, ma era impossibile.«Sono tutto orecchi» disse.A quel punto non riuscii a trattenermi, scoppiai a ridere di gusto. Alla mia

coinquilina sarebbe preso un colpo e io mi sarei un po’ vendicata per la storia diAmy.

«Non potresti venire a casa mia.»Ovviamente mi guardò con sguardo perplesso.«Che cosa?» domandò.Mi ero dimenticata cosa volesse dire sorridere da quando mio zio aveva bussato

alla porta. Ora invece riuscii a rivolgergli un sorriso sincero. Tornai seria. Guardai isuoi occhi e poi iniziai a parlare.

«La regola. Amy, non vuole che tu metta piede in casa sua.»«Ma è anche casa tua» disse.

Page 38: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Il problema non stava che fosse la sua o la mia, la causa era lui. Amy non volevavedere Jason neanche in fotografia. Diceva di provare indifferenza nei suoi confronti,ma il mio pensiero era un altro: lei provava tanta, tantissima rabbia verso di lui. Nonaveva nessun torto, lui si era comportato male, ma lei lo conosceva, era menogiustificata di me, ma a lei forse non dispiaceva farsi scopare. Non avrebbe dovutolamentarsi delle conseguenze delle sue scelte.

«Jas, lei non vuole vedere te, ti odia» gli confidai, fissando i suoi occhi ghiaccio.E non si trattava neanche di odio, aveva il pensiero fisso su di lui. Non era

innamorata, perché poco tempo dopo era già infilata nel letto di qualcun altro, però,voleva mettere in cattiva luce Jason, con chiunque. Anche con me.

«Non iniziamo con questa storia. Era d'accordo anche lei. Per caso ti ha detto cheio ero ubriaco? Lei era lucida, anzi, è stata un'idea sua» sbottò, irritatodall'argomento.

C'era da aspettarselo da Amy, non era una santarellina, e lo avevo capito sindall'inizio. Non mi aveva detto che lui fosse ubriaco. Sinceramente mi stavochiedendo perché stavamo parlando ancora di quella storia, non mi importava un ficosecco. Non era un mio problema. Magari fossero stati quelli i miei problemi.

«Senti, non mi ha detto nulla, e non mi importa» chiusi la discussione.Sentivo come un cerchio alla testa stringersi sempre di più.«Non ho capito, non vuoi che venga? Non posso?» chiese.«Non ho detto non puoi venire, caspita. Jason, i piedi in testa non me li mette

nessuno, è casa mia, e porto chi voglio.»Sorrise, e prima che iniziasse a parlare lo fermai.«Vieni con me» dissi, prendendolo per mano.Facemmo una corsetta per arrivare allo studentato. Arrivai con il respiro

affannato; i capogiri mi facevano barcollare. Forse non avrei dovuto osare tanto. Mifermai di colpo e mi poggiai al muro per non rischiare di svenire. Mi sentivo lapressione bassa.

«Stai bene?» mi domando lui prendendo il mio viso tra le mani. Jason sembravanon avesse neanche corso. Beato lui!

Mi resi conto di quanto fossi debole. Avevo messo nello stomaco solo un succo difrutta alla pera quel giorno.

«Sì, è solo un capogiro.»Solo uno dei tanti che avevo avuto dalla mattina.Aprii la porta ed entrai, ma Amy non c'era. Lui restò immobile sulla soglia della

porta.«Entra!» lo invitai.Lui sorrise, superò la soglia, e si chiuse la porta alle spalle. Presi un’aspirina con

un po’ d'acqua. A giudicare dall'espressione di Jason, immaginai che la mia faccia nonfosse proprio un bijou. Bevvi l’intero bicchiere in un sorso, per togliermi il groppo ingola che non se ne voleva andare.

«Allora non stai bene» disse, dopo avermi visto alle prese con l’aspirina.

Page 39: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Ho solo un po’ di mal di testa.»«E qualche capogiro. Andiamo a mangiare qualcosa?» aggiunse.Aveva ragione. Il mio corpo chiedeva energia e non potevo più tardare. Non mi

sentivo affatto bene, anche se il pensiero di mangiare non mi passava neanche perl’anticamera del cervello in quel momento.

«Va bene!» accettai.Scendemmo insieme. Non pensavo che lui fosse munito di auto, perché la sera

prima avevamo passeggiato fino al posto in cui lavorava. Perciò, una volta fuori dalcampus, rimasi interdetta di trovarmi di fronte proprio all’auto che era stata il mioincubo passato e peggiore: Renault.

«Andiamo in auto?» mi chiese.Stavo male, quindi aveva pensato di farmi un favore nel non farmi fare sforzi

inutili.«No, voglio fare una passeggiata» risposi, risoluta.Non sarei salita in quella macchina, nemmeno sotto tortura. Già solo la visione del

mezzo mi metteva ansia, salirci su mi avrebbe fatto sentire male. Non potevo, salirciavrebbe significato troppo in quel momento. Sarebbero riaffiorati i brutti ricordi, lastrada, la pioggia, il tir, i miei genitori. Era troppo, non avevo la forza di riuscire asopportare ancora una volta quelle immagini.

Mi attirò a sé e mi circondò i fianchi con il braccio. Mi portò al McDonald’s. Nonera proprio il cibo ideale che avrei dovuto ingerire, ma lui non sapeva che erocompletamente digiuna. E poi era piuttosto economico.

«Cosa prendi?» chiesi.«Hamburger e patatine fritte! Tu?»«Un'insalata e un hamburger» risposi.Riprese a sorridere e poi iniziò a fissarmi, questa volta negli occhi.«Smettila» dissi seria.«Di fare cosa? Di fissarti?» mi chiese, sorridendo.«Se non te ne fossi accorto, non mi piace essere guardata a lungo» gli confessai.«E se a me piacesse guardarti?» mi domandò, beffardo.Non avevo niente di così bello da farlo restare incollato a fissarmi. Mi stava

facendo innervosire. Finii di masticare il mio boccone di insalata, insipida, con un po’d'olio e poi risposi: «Dovresti trovarti un altro hobby.»

«Guardarti è il mio hobby preferito» ribatté sorridendo. Smielato.«Jas, basta, per favore.»C'erano tante altre cose da poter guardare, osservare, ammirare, ed erano molto

più affascinanti di me. Mentre i suoi occhi a mandorla incontravano i miei, quelcolore, quello sguardo, mi faceva bruciare la pelle lentamente, senza farmi male. Inquel posto con tanta gente, con tanti occhi, io ero persa nei suoi, nel suo mareprofondo, nell'azzurro dei suoi occhi.

Finimmo di mangiare in silenzio, per fortuna, perché non ero sicura di poterritrovare la voce. Con il cono gelato in mano, andammo al parco, e ci sedemmo su una

Page 40: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

panchina.«Facciamo un gioco... il gioco del “per sempre”» disse con un leggero sorriso. Un

gioco assurdo a primo impatto, poi la presi anche io con fare brioso.«È il momento di giocare? E poi il “per sempre” non esiste» dissi.«Vorrà dire che lo inventeremo noi. Allora, quanto pensi di restare qui a Londra?»«Mi piacerebbe restare qua per sempre» risposi, convinta. «Quello sì, è vero.»Ero talmente con la testa fra le nuvole che non mi accorsi che involontariamente

avevo iniziato il suo gioco. Per sempre, che parolone! Sembrava un periodointerminabile, forse lo era davvero, ma metteva tensione, ansia, e nervosismo. “Vivereogni giorno come se fosse l'ultimo”, sì, era il mio motto, non avrei rimpianto nulla,sarei rimasta soddisfatta oppure no, senza dovermi poi porre la domanda: e se l'avessifatto, cosa sarebbe successo? Peccato, però, che non ero capace di mettere in atto ciòche mi proponevo. Mi sorrise con occhi soddisfatti.

«Non potevo rispondere diversamente. Qui mi piace» asserii.«Secondo me potevi.»Ci alzammo e iniziammo a passeggiare lungo la strada verso il campus.«Non riuscirai a farmi fare questo stupido gioco. Avanti, è proprio idiota.»«Ci sono riuscito, potrei riuscirci ancora, attenta, Elly.»Di nuovo, l’emozione di stargli vicino mi travolse. Il suo buon umore riuscì a

farmi dimenticare l’episodio di qualche ora prima. Incredibile, persino io ero stupitadi questo: Jason aveva un effetto calmante su di me.

Page 41: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ottoJason

Mi venne quella strana idea in mente: il gioco del “Per sempre”, un passatempoinfantile basato sulle promesse, con il “per sempre” si promette quasi semprequalcosa. Era un giochetto un po’ stupido, veramente, ma il mio scopo era trattenereEllen il più possibile con me. Un attimo dopo aver dato inizio al gioco mi sarei morsola lingua, me ne pentii, per paura di una sua reazione nervosa e infastidita dalla cosa,forse troppo intima.

«È il momento di giocare? E poi il per sempre non esiste» disse lei, con un lievesorriso sul viso ancora sereno. Non si era arrabbiata, anzi, sembrava piuttostodivertita. La voce morbida, il suo sorriso, gli occhi luminosi, mi concessero dicontinuare, e io lo feci.

«Non riuscirai a farmi fare questo stupido gioco.»Il tono era di sfida, ma io non ero meno cocciuto di lei.«Ci sono riuscito, potrei riuscirci ancora, attenta, Elly.»Detto questo seguii l’impulso di abbracciarla stretta. Non fu facile controllarmi.

Dovevo riuscire ad abbattere la sua corazza a ogni costo, per far tornare sempre quelsorriso gioviale sulle sue labbra carnose. La baciai sulla fronte e la lasciai dimalavoglia, quando la sentii irrigidirsi. Ci dirigemmo di nuovo al campus. Piùrimanevo con lei, più desideravo starle accanto. Separarmi da lei fu doloroso,fisicamente doloroso.

Tornai nella mia stanza, imbronciato: dovevo andare a ballare con gli amici,l’avevo promesso, ma non ne avevo poi così tanta voglia. Per la prima volta avevotrascorso un pomeriggio diverso, in preda a forti emozioni. Mi infilai sotto la doccia,per riprendermi, e nel frattempo il cellulare iniziò a squillare. Merda! Corsi in cameraa rispondere, completamente nudo e gocciolante. Se fossi scivolato mi sarei ritrovatoa gambe all’aria con la schiena spezzata, ma in quel momento volevo raggiungerequell’aggeggio malefico per sbatterlo contro la parete.

«Ciao, Jason.»Rilessi il nome di chi aveva chiamato. Il display segnava “mamma”, quindi rimasi

un po’ perplesso nel sentire quella voce: era mio padre. Mio padre, così, per dire. Ionon lo ritenevo degno di esserlo. Risultava papà solamente nello stato di famiglia, suun foglio di carta straccia, che non contava nulla per me. Essere padre significavaaltro, e lui non lo era mai stato.

«Ciao.»Se avessi ascoltato il mio istinto avrei riattaccato all'istante. Doveva essere colpa

della doccia bollente, mi aveva fuso il cervello.«Tua madre è in ospedale.»«Dove?»«Al Wellington, io sono qui con lei» disse.

Page 42: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Per compassione era lì, non per altro.«Sto arrivando» replicai e riattaccai senza neanche salutarlo.Non gli chiesi altro, il solo pensiero di scambiare più di tre parole con lui mi

faceva venire il voltastomaco. Ero preoccupato per mia madre, sì, per i suoi continuisbalzi d’umore, per le sbronze da coma etilico, perché le volevo bene. A lei, non amio padre, perché nonostante tutto mi aveva cresciuto e non si era mai dimenticata dime. Nonostante i loro litigi… Se ero vivo, diciannovenne, sano e all’università, lodovevo soprattutto a mia madre. Jeremy bussò proprio mentre finivo di prepararmi.

«Sto andando via, ho fretta» dissi, infilandomi la giacca. «Mi dispiace.»«Dove cazzo vai?» chiese.«Da mia madre.»«È un’altra cazzata, Jason?» mi guardò, in attesa della mia risposta. «Perché non

mi piace.»Non era una cazzata, si trattava di una delle poche volte in cui ero sincero.«No, scappo, fratello. Ti spiegherò tutto dopo.»Salutai Jeremy, che mi fissava allibito, mentre chiudevo a chiave la porta

dell’appartamento. Sull’uscio ci salutammo, ma non era ancora convinto di volarmilasciar andare tanto facilmente, si vedeva dall’espressione dubbiosa. Purtroppo nonmi avrebbe fatto cambiare idea. Perso tra i miei pensieri, camminai per il corridoio,la testa china alla ricerca delle chiavi della mia Renault.

Cos’era successo alla mamma? Cosa aveva? Mi sentivo lo stomaco contratto inuna morsa d’angoscia: avevo una brutta sensazione e di solito non mi sbagliavo.

Mi scontrai con una chioma rossa che saliva le scale, mentre io le scendevo dicorsa.

«Ehi, che succede?» mi chiese Ellen, vedendomi trafelato.Quando dicevo a me stesso che lei era diversa, questo intendevo: riusciva a

osservare le persone e a capire se qualcosa non andava. Si interessava davvero allagente che la circondava, non si soffermava solo all’apparenza: ti guardava negliocchi, ti scrutava nell’anima, poi ti leggeva dentro, fino in fondo, e ti capiva. Ellen,non era superficiale, tutt'altro.

«Non succede niente» risposi con tono alterato.Me ne pentii un secondo dopo. Come uno stupido mi ero tirato la zappa sui piedi,

la mia reazione scontrosa aveva parlato da sola. Stavo male, ma non potevo fermarmia parlare con lei. Mi allontanai dal campus e mi diressi verso la mia auto. Guidai finoall’ospedale con la mente poco lucida, spaventato per mia madre, ma ancora piùterrorizzato all’idea di rivedere mio padre dopo sei mesi. Quella faccia e la vocefastidiosa, proprio non potevo sopportarle. Mi faceva paura scoprire il motivo per cuimia mamma era stata ricoverata. Nonostante mi fossi comportato da stronzo, inquell’ultimo periodo, ero terrorizzato… e se l’avessi persa? Lei era la persona piùimportante della mia vita.

Davanti all'androne dell'ospedale, mio padre se ne stava con un sigaro tra lelabbra e il cellulare posato sull'orecchio, un sorriso ebete stampato sulla faccia.

Page 43: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Appena mi vide arrivare riattaccò. Cercai di evitarlo, passai dritto, ma lo sentiichiamarmi.

«Jason, fermo. Sono qui!»«Ciao» lo salutai, freddo come il ghiaccio.«Non vuoi sapere cos'è successo a tua madre?»«Me lo dirà lei.»«Non può.»Dio, quanto lo odiavo! Avrei voluto sferrargli un pugno, o prendere a calci

qualcosa o meglio qualcuno: lui. Ero un fascio di nervi tesi. Mi diressiall’accettazione senza dargli altra confidenza e chiesi di mia madre all'infermiera.

«La signora Basten ha avuto un brutto incidente, è stata operata d'urgenza, si trovanel reparto di terapia intensiva. Lei è il figlio?» mi domandò.

Gli occhi della donna erano impassibili. Delle rughe di stanchezza lesottolineavano il lato di entrambi. Sospettai che gli straordinari la stessero stancandonon poco.

«Sì, il figlio» risposi. «Posso vederla?»«In questo momento non è possibile, non è orario di visite. Ma può parlare con il

medico, se lo desidera» disse gentilmente.Si diresse a chiamare il medico e a me non rimase che aspettare. Aveva avuto un

incidente, avrei potuto immaginarlo, in stato di ebbrezza alla guida. La tachicardia mistava facendo saltare il cuore dal petto. Passarono i secondi, i minuti e ancora nonricevevo notizie, il dottore non arrivava. Stavo perdendo la pazienza. Finalmentearrivò e io mi girai subito, pronto ad andargli incontro.

«Mi dispiace, in questo momento non è possibile vederla.» L’espressione delmedico non mi trasmetteva nulla di buono. Panico. Una sola domanda mi frullava intesta.

«È in pericolo di vita?» sibilai.Riuscii a trovare la forza di chiederlo; temevo la risposta.«Sì. L'incidente ha causato gravi danni, dobbiamo solo sperare che l'operazione

avvenuta riesca a fermare l'emorragia interna, e che non ci siano conseguenze.»Avevo voglia di fuggire via dal mondo, mi vergognavo di aver lasciato sola mia

madre. Prima, però, avrei spaccato la faccia al pezzo di merda con il sigaro allelabbra, che riteneva di essere mio padre.

«C'è qualcosa che posso fare per lei?» chiesi, passandomi una mano fra i capelli,disperato.

Avevo già tutto chiaro, una supposizione, una sensazione, e non era per nullapositiva. Avrei dato la vita per salvarla, qualunque cosa potesse esserle d'aiuto pertornare da me.

«Purtroppo no, dobbiamo aspettare, solo questo.»Le sensazioni negative continuavano a punzecchiarmi l’anima. Ringraziai

l'infermiera e andai via a testa bassa, più disperato che mai. Mi sentivo come quandoero bambino. Impotente. Ma questa volta volevo davvero fare qualcosa per lei e non

Page 44: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

potevo. Ironico. Non c'era nessuna soluzione. Mentre stavo per andare viadall’ospedale, incontrai mia sorella, Megan. In questi casi non servono parole, sologesti. Anche se ero il fratello minore, e lei la sorella maggiore, mi sentivo in doveredi stringerla a me. L'abbracciai.

«Lui è qui» dissi.«Sì, l'ho appena saputo.»Mia sorella, come me, non aveva un buon rapporto con mio padre, ma, a dieci

anni, mia zia Charlotte, la portò a vivere con lei, lasciando me in balia della miafamiglia. Lei era sempre stata più fragile, nonostante fosse più grande di me, nonriusciva a vivere serenamente in quella situazione. Non che io ci riuscissi, ma cosìfacevo credere, e nessuno se ne rendeva conto davvero, di quanto fosse pesante perme.

«Vado al campus, domattina ritorno, domani sera lavoro» le sussurrai all'orecchio.«Megan, per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi.» Non ero molto in confidenzacon lei e mi sentii in imbarazzo, però capii che era l’unica cosa giusta da fare,sostenere anche mia sorella. Mi dava una parvenza di forza, come se così potessiriuscire a superare l’orribile momento.

Le porte scorrevoli dell’ospedale si aprirono al mio passaggio, mentre miasorella rimaneva alle mie spalle a guardarmi uscire.

«Vai già via?» mi chiese mio padre.Ce l'avevo con lui. Qualunque cosa mi dicesse, non m'importava il contenuto,

detto da lui per me non aveva importanza. Non gli risposi, lo ignorai, continuando acamminare verso il parcheggio dove avevo lasciato la mia auto.

Ritornai al campus, con aria infelice. Un pensiero mi tormentava: ce l'avrebbefatta mia madre a sopravvivere?

Page 45: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo noveJason

Arrivai nel mio appartamento universitario e trovai Jeremy ed Andrew che miaspettavano. Jeremy era il mio compagno di stanza e mio migliore amico. Un ragazzopiù indistruttibile di lui non credevo potesse esistere al mondo. Aveva avutoun’infanzia difficile, i suoi genitori lo avevano abbandonato appena nato, in ospedale,senza lasciare dati anagrafici, si sapeva soltanto il suo nome. Lo trasferirono inorfanotrofio e, dopo qualche anno, mia zia Anne e mio zio Paul lo adottarono. Miaveva raccontato il suo passato una sera, mentre era ubriaco fradicio. Il modo in cuilui ne parlava mi faceva venire i brividi: aveva perdonato sua madre nonostantel'avesse abbandonato, era convinto che l'avesse fatto per il suo bene. Se mi fossitrovato al suo posto, conoscendomi, non sarei stato in grado di perdonare un gestosimile. Entrai e gettai le chiavi sul tavolo, il rumore che fecero mi rimbombò in testacome un martello pneumatico.

«Alla salute!» esclamò Andrew, porgendomi un bicchierino di vetro. Lui erabrillo, invece Jeremy, che era sempre molto attento al mio umore, mi scrutò fino infondo. Presi il bicchiere che mi stava allungando e lo bevvi tutto d'un sorso. Sentii lagola bruciare: era Tequila. Perfetto per dimenticare la giornata di merda.

«Prima di fare qualche cazzata, Jason, cosa è successo?»«Non è successo nulla.»Presi un altro bicchiere di Tequila, sale e limone, e ingoiai d’un fiato.«Jason, fine della serata, parla, altrimenti finisce la festa» disse iniziando a

togliere le varie bottiglie di birra e Tequila sul pavimento.«Mia madre è in pericolo di vita, e non posso far niente per aiutarla. È stata

ricoverata in ospedale dopo un grave incidente.»Dirlo lo rendeva reale e faceva ancora più male. Era reale. Continuammo la

serata, ero ubriaco marcio, ma almeno non avevo voglia più di piangere eprendermela col mondo. L'alcol viaggiava nel mio corpo. Barcollavo in giro per casa,Jeremy e Andrew erano stesi sul divano, guardavano la tv, e ridevano senza alcunamotivazione.

«Che mi dici della tua nuova amichetta? Ellen, si chiama così?» mi chieseAndrew ridendo a crepapelle.

«È bella» dissi soltanto.Non ragionavo, inoltre solo sentire pronunciare il suo nome mi fece ritornare - per

quel che potevo -, in quell'istante, con i piedi per terra.«Scommetto che te la sei già scopata» disse lui, sempre ridacchiando come un

fesso.Non ragionavo più, non capivo più il significato di ciò che stava dicendo, non

afferravo che stava parlando di Ellen. La mia Ellen.«Non ancora.»

Page 46: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Scommettiamo che tra qualche mese ti arrenderai? È una tipa troppo seria, nonda scopata e via come fai di solito.»

Mi stavo cacciando in un guaio inconsapevolmente.«Scommetto, in caso contrario cosa vinco?» sbottai, ridendo.«Una bottiglia di Tequila.»Non ricordai bene il momento in cui me ne andai a letto, né bene quello del

risveglio. Sentii soltanto bussare alla porta, ma come feci a raggiungerla,sinceramente, non me lo sarei riuscito a spiegare neanche nei giorni a venire. Aprii,con gli occhi pesti dopo una sbornia colossale. Gli altri? Dov’erano? Mi rigettai sulletto senza neanche guardare di chi si trattasse.

«Dio mio! Cosa avete fatto qui dentro? Non si respira» sussultò.Ellen, la sua voce. Era mattina presto, che cosa ci faceva in camera mia? Non

riuscii a pronunciare nulla, la bocca impastata ancora dal saporaccio dell’alcol mistoa saliva.

«Jason!» sbottò.Scostò le tende dalla finestra. La luce si diffuse in fretta, mi accecò. Cercai di

ribellarmi, schiacciandomi sulla testa il cuscino. Mi lagnai fin quando percepii le suemani su di me, che cercavano di trascinarmi in piedi. Mugugnai qualche parola senzasenso. Mi diede un bello schiaffo in pieno volto, inaspettato, così strabuzzai gli occhi,sorpreso da quella reazione. Era riuscita a farmi svegliare un po’.

«Che cazzo fai?» dissi, dolorante.«Lavati, non ti si può stare accanto. Puzzi.»«Vuoi starmi accanto?» la provocai con un sorriso compiaciuto.«No.»Eravamo vicinissimi, sentivo il suo respiro sul collo, i suoi occhi su di me mi

facevano bruciare di desiderio. Posai una mano sul suo viso e sfiorai la sua bocca conla mia. Lei rimase impassibile. Avevo una voglia matta di baciarla. Di assaporare lesue labbra, di respirare il suo profumo.

«Voglio baciarti.»Lo dissi, sì. Sapevo bene che non l'avrebbe fatto, era solo una provocazione, ma

l'avrei voluto davvero. Come pensavo, non rispose, sorrise di sottecchi; mi diede unaspinta verso il bagno e io fui costretto ad allontanarmi da lei. Aveva finto di nonsentire. Anche lei voleva baciarmi, altrimenti mi avrebbe ammonito con uno sguardo,e ne era capace. Primo pensiero del mattino: mia madre. Feci una doccia veloce, e mivestii per andare in ospedale. Uscii dal bagno.

Odore. Profumo. Aveva preparato la colazione. Sul tavolo c'erano pane,marmellata, uova e bacon. Se il buongiorno si vedeva dal mattino questa dovevaessere una bellissima giornata. Lei se ne stava seduta su una sedia, stendeva lamarmellata su una fetta di pane. Aveva i capelli legati che lasciavano libero il suosplendido viso illuminato da un raggio di sole. Era bellissima. Mi sedetti anch'io, malei si trovava immersa tra i suoi pensieri, tra pane e marmellata.

«Allora, cosa è successo ieri? Perché sei andato via in quel modo?» riprese.

Page 47: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Posò il barattolo di marmellata sul tavolo e diede un morso al pane.«Mia madre è in ospedale.»Si irrigidì e mi scrutò un attimo prima di rispondere.«Come sta?» disse con un fil di voce.«Non l'ho vista.»Chiuse gli occhi, si toccò con una mano i capelli, forse un gesto per

tranquillizzarsi, ma non era affatto calma. E non capivo per quale motivo.«Vieni con me, oggi?» le domandai.Gliel'avevo chiesto davvero. Era ciò che sentivo, volevo farlo. La volevo con me.

Il suo viso si fece ancora più cupo.«Dove?»«In ospedale, dai, accompagnami.»«No, non posso, devo studiare.»Non capivo cosa le passasse per la testa, volevo saperlo. Non sapevo come

comportarmi, un attimo prima mi sorrideva ed era felice, un attimo dopo cambiavaumore. Pensai si fosse arrabbiata per ciò che le avevo detto, ma lei non aveva reagito,mi aveva fatto credere di non avermi sentito e io ero stato a quel gioco. Cosa le erasuccesso in pochi secondi?

«Studieremo dopo. Per favore, Elly.»Era irremovibile. Cercai di convincerla, ma si era convinta che fosse meglio non

venire con me. Rimasi dispiaciuto per la sua scelta, ma fui costretto ad accettarla.Speravo di poter vedere mia madre e pregavo che non ci fosse ancora mio padre.

Arrivai in ospedale e trovai solo Megan. Un sollievo. Mia sorella si trovava lì,scoprii che la notte l'aveva passata in ospedale. La notte. Lei era rimasta con mammae io non ricordavo nemmeno cosa avessi fatto dopo essermene andato via. Ricordavosolo Tequila. Poi il vuoto. Mi sentivo maledettamente in colpa. Avrei potuto farecompagnia a Megan, invece la Tequila aveva fatto compagnia a me.

«Ciao piccola, novità?»Piccola, per dire. Legò i suoi capelli biondo cenere in una coda di cavallo.

L'azzurro dei suoi occhi era di una tonalità diversa rispetto al mio. Sembrava davverodi osservare l’oceano. Mi sentivo come se fossi in alto mare, stavo annegando. Tuttoera difficile da sostenere, la situazione stava iniziando a pesarmi. La parte del ragazzoforte non riuscivo a farla. Ero debole, più di quanto pensassi. Ellen era forte. Non io.La paura mi assaliva e non riuscivo a combatterla come dovevo.

«No, dobbiamo aspettare.»Mi sedetti in sala d'attesa con lei. La notte non aveva portato nulla di buono, ma

nemmeno di cattivo. Tutto stabile.«Ehi, non voglio vederti così» continuò.Così come? Come dovevo stare? Una parte di me si trovava su un campo di

battaglia, stava combattendo per vivere, per sconfiggere qualcosa di enorme. Miamadre era parte della mia vita, e io, anche se metaforicamente, stavo combattendoinsieme a lei. Dopo qualche minuto ci raggiunse anche Lucas, il marito di mia sorella.

Page 48: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Ciao zio!» esclamò Alice, accarezzandomi la mano.Alice era la figlia di mia sorella, mia nipote. Aveva quattro anni, bionda, occhi

verdi. Inutile dire che fosse bellissima.«Ciao patata!»Patata, era il soprannome che le avevo dato. Essere chiamata per nome non le

piaceva. Mi aveva proposto di darle un nomignolo, e io avevo scelto il più banale cheesistesse. Non ero bravo con i nomi, ma a lei era piaciuto, aveva saltellato per la casagridando felice che “Patata” le piaceva, anche perché andava matta per le patatinefritte. Per una volta sembrava che io non avessi commesso uno sbaglio.

La presi in braccio e lei mi strinse forte a sé. Con un abbraccio riuscì atrasmettermi la sua tranquillità. I bambini riuscivano sempre a fare quell’effetto.

«Voglio andare dalla nonna» mi sussurrò all'orecchio.«La vedrai presto» mormorai e le stampai un bacio enorme in guancia.Dopo mezz’ora trascorsa a non far pesare alla piccola di trovarsi in ospedale, ci

venne incontro un’infermiera.«Signorina, posso parlarle?» disse a mia sorella.Mi precipitai accanto a lei, lasciando Alice tra le braccia del padre. Megan mi

rivolse uno sguardo di conforto.«Può parlare con entrambi?» chiese.«Certamente, seguitemi.»Salutai con un gesto della mano Alice e seguii l'infermiera. Ero ansioso. Sentivo

un peso schiacciante sullo stomaco. Ci portò dal primario. Dal viso non erano buonenotizie quelle che doveva darci.

«Vostra madre ha subito un grave danno celebrale, dopo l'intervento non si è piùsvegliata e dubito che lo farà. È in coma farmacologico»

«Non è possibile» urlai, cercando invano di mantenere la calma.«Si calmi.»«Jason, per favore» mi pregò Megan afferrando la mia mano.«Le abbiamo dovuto necessariamente indurre il coma per salvaguardare la sua

salute. Continuate a pregare per lei, è l’unica cosa che in questo momento si può fare»continuò il dottore, cercando di non urtare la nostra sensibilità già martoriata.

Merda! Mi sentivo soffocare, mi mancava il respiro. Mi obbligai a non piangere,ma le lacrime mi pungevano gli occhi. Dovevo uscire da quella stanza. Lei era forte,ce l'avrebbe fatta. Ce la doveva fare, io avevo bisogno di lei.

Page 49: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo dieciEllen

Ero seduta sulla sedia della mia scrivania con il laptop acceso sulle cosce. Chiusigli occhi e per un attimo il buio mi riportò al mio passato, a Parigi. Ne sentivo la suamancanza. David. Il vuoto dentro mi fece sentire acuto il senso di solitudine. L'unicocomponente essenziale della famiglia. Quant'era bello perdersi in quei pensieri felici:il mio visino quando ero piccola; lui invece che si comportava da uomo di casa.Seduta sulle sue gambe giocavo con i suoi riccioli neri che gli ricadevano ribelli sullafronte e io mi divertivo a intrecciarli tra le mie dita.

David era l'essenziale della mia vita. Sì, come l'acqua per le piante. Come l'ariaper gli uomini. Senza lui non ce l'avrei mai fatta. Sarei sprofondata negli abissi delmio dolore e dei miei sensi di colpa. E Dio, quanti ne avevo!

Era il momento dei ricordi. Adesso c'era Claire nella mia mente. Potevo fingeresorrisi, fingere di star bene, di esser felice, e ci avrebbero creduto tutti, anche i muri.Tranne lei. Perché in fondo, cosa importava agli altri di me? Se avessero intuito chestavo male non sarebbero stati capaci di restarmi accanto. A volte le soluzionimigliori erano le più difficili, ma noi uomini avevamo il vizio di star lontani daiproblemi. E quindi, fingere di non capire. Finzione su finzione.

Ciao Claire, innanzitutto, come stai? Io sto bene. Ok, in questo momento no, homolta nostalgia di voi. Tutto sommato mi trovo bene qui a Londra. Certamentel'aria è diversa. È meno pesante di quella che respiravo a Parigi, lo sai. Lui mi hatrovata, è venuto fin qui, vuole che ritorni a casa, ma non lo farò. E tu? Parlami.

Mi manchi, amica mia. Starai dormendo beatamente, con il cuscino abbracciatoa te.

Ho bisogno di te. Ho bisogno di te come la terra ha bisogno dell'acqua. Tu seil'acqua, la mia salvezza.

Mi manchi. Ti aspetto. Buonanotte, tesoro.Ellen.Inviai l'email all'indirizzo di Claire e mi addormentai sul letto: il cuscino era

freddo come la mia anima. Mi svegliai dolorante, durante il cuore della notte mi eroagitata, avevo sbattuto il ginocchio contro la parete. Non feci colazione. Un pensierofisso nella mente continuava a disturbarmi: Jason.

Presi in considerazione l'idea che lo avesse fatto perché non aveva voglia di starea parlare con me. E se fosse stato così ammetto che ne sarei rimasta delusa. Non miaspettavo mai niente da nessuno, anche se magari una piccola parte del mio cuore, unmicroscopico angolino sperava in qualcosa. In quel momento speravo di sbagliarmi ese stava nascondendo qualcosa avrei voluto saperlo. Mi feci una coda di cavallo econ indosso un paio di jeans e una maglia andai nel suo appartamento. Sulla sogliadella porta fui tentata di andar via. Se gli avesse dato fastidio la mia presenza? Se nonmi avesse voluto vedere? Poi inghiottii il groppo in gola e bussai, prendendo il

Page 50: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

coraggio da chissà dove. Mi venne ad aprire proprio lui e poi tornò dritto a buttarsisul letto, senza neanche degnarmi di un’occhiata. Ero di troppo. Pessima idea. L'ariaera pesante. Si respirava alcol puro. Due ragazzi erano stesi sul divano e dormivanoserenamente. Riconobbi i loro volti, ma non ricordavo i nomi. Aiutai Jason ad alzarsi,lo feci stare in piedi, ma lui barcollava un po'. Gli diedi uno schiaffo per farlosvegliare. Si alterò tanto da farmi divertire, perché non aveva ancora connesso ilcervello. Si era ridotto proprio a uno straccio vivente. Lo spinsi dinanzi alla porta delbagno incitandolo a darsi una rinfrescata.

«Fai una doccia, non ti si può stare vicino. Puzzi.»«Vuoi starmi vicino?»Ecco finalmente il mio Jason. Avevo pensato proprio mio, sì, ma lui non era mio,

non mi apparteneva.Comunque, il mio - non mio - Jason era ritornato stronzo più che mai. Ironico,

beffardo, malizioso, e dolce al tempo stesso.«Voglio baciarti.»Giocava sporco, bastardo.I nostri volti erano così vicini che sentivo la pelle bruciare, scottare sempre più a

ogni suo movimento per avvicinarsi a me. L'affermazione fatidica. E la confusioneimmensa nella mia testa. Volevo baciarlo? Sì? No? Non lo sapevo. In quell'istante nonsapevo nulla. Non capivo nulla. Ero su un altro pianeta a fantasticare quanto sarebbestato bello avere le sue labbra sulle mie. E quindi sì, forse volevo farlo. Feci finta dinon sentire, non risposi e chiusi la porta lasciandolo in bagno. Senza un perché iniziaiad aprire la dispensa e preparai la colazione. Come mi saltò in mente, non lo so.Forse perché avevo fame. Ma in quella casa, con Jason, poteva sembrar banale,superficiale e quel che volete, io mi sentivo come quando stavo con Claire: mi sentivoa casa. Nonostante avessi il terrore di quello che sarebbe potuto succedere appenafosse uscito dal bagno. Mi sedetti e iniziai a spalmare la confettura sul pane. Lui se nestava sull’uscio della porta a fissarmi, come sempre. E questa cosa iniziava apiacermi, non mi infastidiva più come prima, tanto che feci finta di non sentirloarrivare, in modo da concedergli qualche sguardo in più. Poi si sedette e continuò afarlo. Nonostante mi facesse piacere che lui mi guardasse, mi avrebbe fatto altrettantopiacere sapere perché era andato via lasciandomi in asso.

«Allora, cosa è successo ieri? Perché sei andato via in quel modo?» domandai.Si prese un po' di tempo che a me parve un'eternità, poi rispose.«Mia madre è in ospedale.»Poteva mai andare tutto bene? No, c'era sempre qualcosa a ostacolare la vita di

qualcuno. Il male era sempre in agguato, appena si calava la difesa era pronto adattaccarti.

Vaffanculo.«Come sta?» la mia espressione era cambiata così come il mio umore. Non perché

dipendesse da qualcuno o da lui. Ma queste cose lasciavano pensare e i pensieri cupirendevano sempre un po' più tristi.

Page 51: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Non l'ho vista.»Scrollai le spalle e la mia testa cominciò nuovamente a rimuginare, rimuginare,

troppo, a quanto fosse crudele la vita, perché ogni giorno era sempre un nuovorisveglio, inconsapevole però della vita che si aveva ancora da vivere. Perchéesisteva il male e le malattie? I perché dell’uomo che la scienza non sarebbe mairiuscita a svelare? La gente nasceva e moriva e questo niente e nessuno sarebbe mairiuscito a cambiarlo. Impressionante l’enormità di questo ragionamento. Nessuno ciavrebbe mai regalato l’eternità. E allora perché vivere? Che senso aveva l’esistenzaper la morte? Come spiegarla? Se un Dio esisteva, e io lo credevo dentro me, perchénon spiegarcene il significato? Che cosa voleva che facessimo? E perché insegnarci latremenda sensazione di vuoto quando le persone inevitabilmente ci lasciavano? Comepoteva una persona credere nei miracoli quando non ne aveva mai visto uno? Io non losapevo, ma non c’era giorno in cui non mi chiedessi cosa ci stessi a fare in quelmondo, a vivere. Io mi ero salvata dall’incidente, avevano parlato di un vero eproprio miracolo, non ho mai smesso di chiedermi perché insieme a me non sono statisalvati anche i miei genitori.

«Vieni con me, oggi?»Mi prese per mano e sentii un brivido quando avvertii il contatto con la sua pelle.

Scattai in piedi, in preda al panico e dissi: «Dove?»«In ospedale, dai, accompagnami.»Non se ne parlava.«No, non posso, devo studiare» incalzai svelta.Avevo voglia di sparire, invece non potevo. Il suo corpo tra me e la porta mi

impediva di scappare via. Anche perché in fondo non volevo andare via davvero.Sarei voluta andare con lui, ma accompagnarlo avrebbe significato prendere un’auto,e io non salivo su una macchina da quel giorno, da ben cinque anni. Non prendevo piùmezzi di trasporto a quattro ruote, solo in caso d'emergenza. Ma mai avevo più messopiede su un'auto. Ero convinta che il male fosse ovunque, pronto a ritornare, questavolta per portare via anche me, perché ero d'ostacolo alla vita di qualcun altro. Sì,forse era un comportamento stupido, anzi lo era, ma la bambina di dodici anni,incastrata nel catorcio di un'auto mi bussava quotidianamente alla mente perricordarmi che era stata una fortuna, e non ci sarebbe stata un'altra possibilità disalvezza se fosse accaduto di nuovo.

Ricordare.Se avessi messo piede nell’auto di Jason sarei stata catapultata dentro il tunnel dei

ricordi per l'ennesima volta. Avrei voluto veramente accompagnarlo, stargli vicino,rassicurarlo nei limiti delle mie capacità. Ero molto pessimista, non sarei riuscita acalmarlo, ma almeno avrei provato. Mi lasciò andare, non senza aver insistito un po’.Lui andò in ospedale, io tornai nella mia stanza. Dovevo almeno fare quello che gliavevo detto: studiare. Sociologia. Il quaderno degli appunti mi guardava, aspettavache i miei occhi si posassero su di lui. A me in quel momento non m'importava nulladi quelle frasi. La mia mente aveva un pensiero fisso: Jason si trovava all’ospedale,

Page 52: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

mi voleva con lui, invece io l'avevo lasciato solo. Amy stava distesa sul letto con lecuffiette alle orecchie, aveva i capelli legati ed era ancora in pigiama.

«Amy, perché non mi hai detto che Jason quella sera era ubriaco e che l'idea èvenuta a te?» chiesi.

Aveva le cuffie, ma sapevo che non stava ascoltando musica. Lo faceva solo pernon essere disturbata, mentre sonnecchiava beata.

«So che mi senti, rispondimi, per favore» continuai.«Eri appena arrivata, se ti avessi detto tutta la verità cosa avresti pensato di me?

Mi vergognavo» mi rispose, con l’aria sconfitta di chi non può più sfuggire allaverità.

«Con Alex siete amici di letto, non è la stessa cosa?»Non seppi trattenermi, ma in fondo il mio ragionamento fin qui era logico.«Con lui non è lo stesso.»«Con Jason cosa c'era di diverso?» a questo punto la domanda mi venne

spontanea.«Ero innamorata di lui.»Oh! E chi se l'aspettava? Non l'avrei mai immaginato.L'idea che lei potesse essere innamorata di lui non mi era neanche passata per

l'anticamera del cervello. Il motivo era ben chiaro, nel mio vocabolario la parola“innamorata” non esisteva. Non avevo mai provato la fase dell'innamoramento. Cosasi prova ad essere innamorata? E soprattutto, cosa vuol dire innamorarsi? Io non losapevo, non lo ero mai stata prima.

«Lui non lo ha mai saputo, vero?»«Ho cercato in tutti i modi di fargli capire quanto tenessi a lui» iniziò. «Ma sai

com'è, ci provi una volta, due, tre, poi ti stanchi, ti arrendi e ti rassegni. Che senso halottare per qualcosa che vuoi solo tu?» continuò.

“Ti arrendi e ti rassegni”, è come dire, non metto più una virgola, ma un punto.«È inutile iniziare una battaglia se a priori sappiamo di essere stati sconfitti.»La battaglia a questo punto era contro noi stessi. Era vero che non si poteva

decidere di chi innamorarsi. Parlavano dell’amore come un sentimento meraviglioso,ma non avevano calcolato la possibilità che non fosse corrisposto. Allora sarebbestato soltanto uno schifo.

«Al cuore non si comanda.»Una frase fatta, ma non ribattei. Piuttosto le feci la fatidica domanda.«Sei ancora innamorata di lui?»«No» si precipitò a rispondermi.Avevo i miei dubbi.«E comunque non ti avrei giudicata.»Chi ero io per giudicare? Sua madre, una sua familiare? No, non ero nessuno per

lei. Non l'avrei giudicata affatto, mi sarei fatta solo un'opinione di lei, forse nontroppo buona, quello sì. Amy fece un lieve sorriso forzato e poi si alzò di scatto dalletto.

Page 53: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Un attimo, ma tu come sai queste cose?» chiese, indagando.«Ho conosciuto Jason.»«E avete parlato di me?»Mi fissava sbigottita.«Anche.»«E di cos'altro? Ti sei messa in lista?»«Non sono affari tuoi.»«Ho capito, ti ha già scopata» rise.Ribollivo di rabbia. Avrei voluto prenderla a pugni, ma non le feci, perché capii

di averla ferita. Era ancora coinvolta da lui ed era meglio evitare l’argomento. Nonera mia intenzione ingelosirla.

«In realtà, no, ma tanto non ci crederesti.» 

Page 54: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo undiciJason

Era in coma. Stava dormendo. Si sarebbe svegliata, ne ero sicuro. Doveva farlo,aveva ancora una vita davanti da vivere.

«Jason, non essere triste. La mamma è forte, lo sai» mi rassicurò Megan.Le parole non servivano, erano solo parole, appunto. Io volevo i fatti. La volevo

sveglia, volevo sentire la sua voce, volevo essere sgridato perché non andavo atrovarla quanto voleva lei. Sentivo un nodo alla gola. Non proferivo parola, ero nelmio mondo. Seduto su una sedia, fissavo un punto indefinito della sala. Megan siaccosciò davanti a me, prese le mie mani e io le strinsi.

«Mi stai ascoltando?»Annuii e mi alzai. La strinsi forte tra le mie braccia e le diedi un bacio in fronte.

Dovevo convincermi di quello: mia madre ce l'avrebbe fatta. Alice ci raggiunse conun sorriso contagioso, nonostante tutto fece sorridere anche me.

«Megan, io ritorno al campus.»«Zio, posso venire con te?» chiese Alice.Megan la prese con sé, facendomi il gesto di andar via prima che si incollasse ai

miei pantaloni. Le lanciai un bacio con la mano e uscii.Quando mi svegliai non trovai la colazione, non trovai di nuovo Ellen. Mi

mancava. Mi mancava sentire la sua voce, guardarla nei suoi splendidi occhi grigi,osservare quanto era bella. Stava diventando il mio pensiero fisso e non sapevo darespiegazione a tutto ciò, non mi era mai capitato di pensare costantemente a qualcuno.Non così tanto. Il motivo era solo uno: Ellen mi piaceva. Mi piaceva la sua voce, mipiaceva la sua tenacia, il suo carattere forte e fragile al tempo stesso. Ero attratto dalei. Non potevo negarlo. Lei era diversa, aveva altri obiettivi, altri valori. Rispettavase stessa, non come le altre, che pur di far sesso vendevano il loro corpo, siconcedevano al primo che capitava. Compreso me. E queste, proprio loro, non mipiacevano affatto, loro volevano far sesso, non perché provavano sentimento, masoltanto per il semplice gusto di farlo, di provare. Io accettavo, mi piaceva il sesso,però… volevo altro per costruire qualcosa di vero. Ne sentivo la necessità.

La conoscevo da così poco tempo, cazzo, e già ne ero ossessionato. No, nonpoteva piacermi, non poteva mancarmi così. E allora perché mi mancava? Le pippementali non erano un buon segno. Era tutta una conseguenza, mi mancava perché mipiaceva. Dio, che confusione che c'era nella mia testa.

A lei non importava essere una delle prede degli uomini che le ronzavano attorno.Uomini che vivevano di sesso, un po’ come me, che si facevano donne con il lorostesso scopo. Lei era semplice. Sì, semplice era la definizione che si adattava adEllen. Ed era perfetta nella sua semplicità. Me la immaginai seduta sulla sediapoggiata sulla scrivania, con il libro davanti a sé, che studiava. Sicuramente non stavafacendo quello che facevo io. Non stava pensando a me.

Page 55: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

La mattina dopo decisi di andarle incontro prima delle lezioni. Doveva vederla.Jeremy non era in casa, era uscito per comprare la colazione prima di iniziare i corsi.Mangiai pane e marmellata come avevo fatto il giorno precedente insieme a lei.Pensai ancora a Ellen, ai suoi meravigliosi occhi a mandorla, al suo viso acqua esapone senza tracce di fondotinta o cosmetici, alle sue labbra, erano così perfette, aforma di cuore. Pensai ancora a quanto avrei voluto toccarle e baciarle. Jeremy tornòfelice e sorridente come una Pasqua, con pane fritto e bacon dentro una busta chemandava un odore allettante.

«Cos'hai? Smettila di fare quel sorriso ebete» lo presi in giro e gli diedi un pugnosul braccio destro.

«Questa mattina sei strano forte, eh? Prima mentre dormivi hai chiamato Ellen, poisono uscito e l'ho incontrata. Guarda un po’ che strano» mi provocò, continuando aridere. Tanto per urtare i miei nervi, si divertiva.

Non sapevo di aver sussurrato il nome di Ellen. Lo avevo fatto davvero? Cosadovevo chiedergli prima, cos'avessi detto o cosa gli avesse detto Ellen?

«Ti ha chiesto qualcosa?» l'istinto mi precedette.«Sì, mi ha chiesto di te.»Feci un sospiro di sollievo e sorrisi tra me. Allora almeno un po' mi pensava.«E basta?» continuai.«C'era qualcos'altro che doveva dirmi?»«No, no. Cos'ho detto questa mattina?» chiesi curioso.«Qualcosa tipo: Ellen, voglio baciarti» sbeffeggiò e mi diede una pacca sulla

spalla.«Non è possibile» mentii.Invece era possibile. Stavo messo davvero male! Desideravo il contatto con le sue

labbra più di qualunque altra cosa, ma lei non lo avrebbe mai fatto. Non mi avrebbebaciato. E non gli sarebbe né piaciuto né mancato uno stronzo come me.

«Mi stai prendendo per squilibrato? Non dire cazzate, lo hai detto.»Con lui non potevo mentire. Se ne accorgeva, mi conosceva fin troppo bene.«Può essere che l'abbia detto» risposi, dandogliela vinta.«Jason, lo hai detto» sottolineò.Rimasi in silenzio, perché ero sicuro avesse ragione. Feci un giro in macchina per

schiarirmi le idee. Ero troppo confuso. Forse avrei dovuto baciarla, mi sarei accortoche era solo una stupida infatuazione, non avrei provato le emozioni che mi aspettavoe sarei ritornato il donnaiolo di sempre. Mentre se fosse successo il contrario sareistato ancor di più nella merda. E avrei incassato in entrambi i casi una sberla da lei.Rischiare o non rischiare? Testa o croce? Sì o no? Mi posi tutte queste domande, equesti giochetti, ma in fondo io preferivo rischiare. Volevo baciarla.

Due settimane dopo la situazione era sempre la stessa. Viaggiavo tra ospedale,campus, e lavoro. Passavo sempre più tempo con Ellen e ogni volta mi accorgevo diun nuovo dettaglio che mi piaceva di lei. Mi piaceva anche il modo in cui pronunciavail mio nome. Mi scioglievo più in fretta di un polaretto messo al sole quando mi

Page 56: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

chiamava “Jas”. Non mi ero scopato più nessuna dal giorno in cui l'avevo conosciuta.Non mi mancava fare sesso, e questa era una cosa che trovavo assurda. E ancheanormale per i miei gusti. Stando con Ellen non avevo bisogno di altro, né di tettemesse in mostra né di fondoschiena che sculettavano. Non avevo assaporato le suelabbra, non avevo ancora trovato il coraggio di baciarla, di toccare la sua bocca.

Fissai il soffitto del mio appartamento e sorrisi.«Dimmi la verità, ti piace Ellen?»Jeremy interruppe le mie elucubrazioni.«No. Non lo so. Forse. Fratello, sono confuso, sto nel pallone più totale.»Cercai di arrampicarmi sugli specchi, ma la verità stava in fondo al mio cuore,

nell'angolo più remoto, più nascosto. E io lo sapevo bene.«Da quanto tempo non ti scopi qualcuna?» domandò.«Dal giorno in cui l'ho conosciuta.»«Ti piace. Ti piace sul serio» disse, convinto.«No, non credo.»«Allora, scopa e falla finita.»«No, poi cosa penserebbe lei di me?» sbottai.Senza che me ne accorgessi il mio pensiero era di nuovo su di lei, e su ciò che

avrebbe potuto pensare di me se non fossi stato la persona che si aspettava.«Quello che pensa tuttora. Che cosa ti importa di ciò che pensa lei? Sveglia! Ti

piace, devo farti lo spelling?» rise divertito e mi fece lo spelling di “ti piace”,continuando a prendermi per il culo.

La domanda che adesso mi ponevo era: cosa pensava lei di me? Pensava che fossiun coglione, che si scopava tutte e basta. Mi sentii piccolo al pensiero che lei potesseavere questa opinione di me. Forse stavo facendo la cazzata più grande della mia vita,ma dovevo farlo. Necessitavo di un contatto fisico con lei. Avevo bisogno delle suelabbra. Indossai un jeans sdrucito e un maglione a collo alto. Dopo aver infilato ilgiaccone mi fiondai fuori in corridoio, per dirigermi verso l’appartamento al suopiano. Bussai alla porta di Ellen, ma non mi rispose.

Le mandai un messaggio.Io: Elly, ho bisogno di vederti, subito.Lei: Sono in biblioteca. Tutto bene?Le risposi un banale: “tranquilla”. In quel periodo andava tutto male, ma c'era lei

che mi rendeva le giornate migliori. Lei era il mio arcobaleno in una giornata dipioggia. E se fossi andato io in biblioteca? No, avrei corso il rischio di non trovarla,quindi mi diressi verso le aule, dove presto sarebbero cominciate le lezioni. Ilpomeriggio presto mi presi del tempo per preparare una torta Strawberry, sfinito dalleore di lezione, ma soprattutto dai pensieri negativi che vorticavano nella mia testa.

Stavo iniziando a preoccuparmi, erano passate parecchie ore ma di Ellennemmeno l’ombra. D'altronde non potevo pretendere che avesse abbandonato tutto ciòche stava facendo per venire da me, per il mio bisogno irrefrenabile di vederla, diaverla accanto, di perdermi ancora una volta dentro i suoi occhi.

Page 57: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Quando qualcuno bussò alla porta, andai ad aprire con il cuore in gola. Aprii e mela trovai di fronte allo sguardo, bella come non mai. Indossava dei jeans aderenti, cheevidenziavano la forma tonda dei sui fianchi, e un maglioncino rosso a V, che lasciavaimpercettibilmente intravedere i seni.

«Tutto okay?» chiese, con un filo di preoccupazione nel tono della voce.«Adesso un po' meglio» sorrisi e la feci entrare, intimandole di accomodarsi.Cazzo, mi stavano sudando i palmi delle mani, da non crederci!«Vuoi?» Le offrii il dolce, ero teso e imbarazzato.Ma che merda, sembravo una donna intimidita davanti al ragazzo che le piaceva.

Lei ne prese una fetta e diede un morso. Assaporando il mio dolce, che in fondo avevopreparato per lei.

«È squisita.»Spostai la sedia e mi avvicinai a lei. Strinsi le sue mani nelle mie. Avevo il

batticuore. Le portai sul mio volto, domandandomi se fosse giusto quello che stavoper fare, o se stessi facendo una cazzata colossale. Non trovavo risposta, ma sì, il miocuore rispose al posto mio. Che caspita mi stava succedendo?

Era solo un bacio, quella tensione era assurda.«Jas, sei sicuro che vada tutto bene?» Si avvicinò maggiormente, per guardarmi

negli occhi. Non aveva ritratto le sue dita.Quella voce che pronunciava “Jas” in modo strascicato non fece che peggiorare la

situazione.«Voglio baciarti.»«Vuoi portarmi a letto.»Silenzio. Ero ammutolito. No! Io volevo soltanto darle un bacio, nient’altro. Mi

ero affezionato a lei e… scattò in piedi e io feci lo stesso. Strinsi con maggior forza lesue mani e le impedii di scappare via. Era inutile, pensava che fossi un puttaniere eche il mio unico scopo fosse collezionare donne. La vedevo dura.

«Voglio solo baciarti, cazzo.»Le nostre labbra quasi si sfioravano, non sapevo quanto ancora sarei riuscito a

trattenermi senza saltarle addosso. Mi sentivo un animale.«Vuoi solo portarmi a letto» ribatté stizzita.«Pensa ciò che vuoi, non mi importa. Mi prendo quello che voglio, comunque.»Basta. Il momento era arrivato e io non riuscivo più a controllarmi.La razionalità era andata a farsi benedire. Quelle labbra, quel calore, quella voce,

mi mandavano in estasi. E quegli occhi che, non potevano parlare, mi raccontavanotutto. Presi il suo viso, con una mano sulla nuca la spinsi contro di me. Non c'ero più.Le mie labbra si posarono sulle sue. Lei stava ferma, inerte, non fuggì, non disse nulla.Portai le mie mani sul suo volto, sulle sue guance, per trattenerla. Le alzai il viso edistanziai la bocca aspettando una sua reazione, invece mi stava fissando, immobile.Abbassò lo sguardo sulle mie labbra e poi guardò di nuovo i miei occhi. La baciaiancora, questa volta più lentamente, mi stavo assuefacendo lentamente a quel bacio.Quando sentii la sua bocca schiudersi i battiti accelerarono, le nostre lingue si

Page 58: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

incontrarono e lei mi accarezzò il viso, passando una mano fra i miei capelli. Nonstavo sognando, stava accadendo davvero: mi stavo drogando di Ellen.

Page 59: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo dodiciEllen

Sentii mancare un battito quando le nostre labbra si toccarono. Quegli occhi cielo,ghiaccio, mi esploravano, mi rapivano, mi intrappolavano in un tunnel senza viad'uscita. Tanto che non riuscii a essere in grado di staccarmi da lui. Perché non avevovoglia di farlo. Il mio cuore non voleva sottrarsi a quelle labbra. La mia lingua toccòla sua e il mio cuore saltò di gioia nel petto. Non poteva essere che stava succedendo.No, no, non stavo sognando, era tutto vero. In quell'istante non esisteva nessuno,c'eravamo solo noi, io e lui. E adesso? Ero impacciata, cosa sarebbe successo?Smettemmo di baciarci, nel frattempo io ero estasiata, senza parole. Lo guardavo,guardavo i suoi occhi che ardevano di felicità quanto ai miei. Il suo sguardo mibruciava la pelle, mi sentii avvampare quando lui mi diede un ulteriore bacio astampo. Baciandomi lentamente si avvicinò al mio orecchio e lì restai immobile.

«Mi piaci» sussurrò.Quelle parole mi scatenarono delle emozioni ingestibili, sentivo come un vulcano

in eruzione dentro me. Per un attimo riuscii a udire solo i battiti del mio cuore chepian piano ritornavano a pulsare in modo regolare. Mi ritrovai tra le lacrime, senza unmotivo particolare, sembravo un fiume in piena. Le emozioni che stavo provando inquei pochi istanti erano tante, e io non riuscii a gestirle come dovevo.

«Ho paura», poi le parole uscirono di getto.Mi avvolse tra le sue braccia e il suo contatto mi fece tranquillizzare un po'.

Avevo paura, Jason non sapeva tante cose. Non poteva saperle, purtroppo. E io nondovevo cacciarmi in situazioni che non mi appartenevano. Non potevo legarmi aJason. Lui mi avrebbe tenuta in pugno, avrebbe avuto modo di farmi del male e nonpotevo rischiare. Non sarei stata capace di sopportare il tutto. Le possibilità eranodue: non legarmi a nessuno, o confessare tutto. In quel periodo non ero in grado diaffrontare processi e interrogatori, quindi avrei lottato con i miei sentimenti perriuscire a non affezionarmi agli altri.

«Non voglio farti star male. Tu mi piaci davvero» mi guardò negli occhi,riuscendo a incidere quelle parole nel mio cuore. «Se non mi vuoi lo accetto. Masappi che farò di tutto per piacerti» continuò dandomi un bacio sulla fronte. Riuscii arubarmi un sorriso. La situazione stava prendendo una piega davvero difficile. Stavotrattenendo i miei sentimenti e le mie emozioni.

Dopo aver lasciato con dispiacere Jason mi trovai tra le mura della mia camera aripensare. Anzi, a continuare a pensare, non avevo smesso un attimo, a quel bacio, aquella bocca calda e soffice sulle mie labbra. Quel bacio pieno di passione. Quelbacio, che forse dovevo aspettarmi, Jason lo desiderava già dal mattino in cui avevopreparato la colazione a casa sua. Lo bramava, lo esigeva, come se fosse diimportanza vitale toccare le mie labbra. Mentre io ero disorientata, confusa. Quellabocca, quegli occhi, tornavano a trovarmi, obbligandomi a ricordare il modo in cui mi

Page 60: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

aveva dolcemente avvertito, le sue labbra che con foga mi avevano toccato e la sualingua che aveva cercato la mia bocca.

Un'invasione consentita.Non riuscii più a gestirmi, tutto venne da sé, automatico. E sarei ritornata ancora,

per farmi esplorare da lui. Nonostante una vocina interiore mi dicesse che dovevomantenere le distanze, perché sapevo a cosa sarei andata incontro, io non ero capacedi farlo. Non riuscivo a oppormi a lui. Ma perché? Le sue parole mi tornarono inmente, aveva preso in considerazione l'idea che lui a me non potesse piacere. Anzi,forse ne era fermamente convinto, perché non gli avevo mai lasciato intendere diprovare qualcosa, non gli avevo confidato che lui in fondo mi piaceva. Ma a quantopare ero stata brava a nasconderlo. Dopo il bacio però, da me corrisposto, avrebbecontinuato a crederlo? Mi parve una possibilità alquanto impossibile, se fosse statocome lui pensava gli avrei mollato un ceffone e l'avrei lasciato con la sua dannatavoglia di baciarmi. Invece non lo avevo fatto. Il cellulare prese a suonare facendomisussultare, staccando gli ingranaggi che continuavano a pensare sempre alla stessaimmagine. Era Claire.

“Chiami al momento giusto.”Premetti il tasto verde e portai il cellulare all'orecchio.«Ellen, pronto?»Non ero pronta ad affrontare un interrogatorio da Miss. Claire Bouvier. Quando

voleva sapeva essere una grandissima rompipalle.«Ciao Claire!» esclamai.«Come stai, cara?»«Dovrei tenerti il muso, son due settimane che sei irraggiungibile. Hai letto la mia

mail?» bofonchiai.«Sì, non capisco come abbia fatto a trovarti.»Io lo sapevo bene, avevo dato tutti i dettagli necessari a mia nonna, che

ovviamente, aveva sicuro riferito agli zii, all'intera famiglia. Come se le avessi detto:avvisa tutti.

«La nonnina» feci un risolino forzato.«Già. Scusami, ultimamente faccio fatica a capire parecchie cose» rise. Mi

sembrò strana.Avrei dovuto parlarle di Jason, ma non era il momento, sentivo ancora addosso il

suo sguardo, i suoi occhi. E avevo le narici piene del suo profumo.«Ti manco un po', eh?»Nelle mie battute c'era un pizzico di contentezza in più rispetto al normale.«Simpatica quest'oggi! Come mai?»«È per smorzare la tensione, dai, mi manchi da impazzire» brontolai.Mi mancava, sì. Era l'unica persona che mi conosceva, l'unica che sapeva tutto,

conosceva ogni mio pregio e ogni mio difetto. Leggeva in ogni mia parola,riconosceva se mentivo, se stavo bene e se stavo male. Era il mio braccio destro,senza lei non potevo sopravvivere. Perché quella non era vita, io non stavo vivendo,

Page 61: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

non potevo farlo.«Sai, farò una chiacchierata con la nonnina. Mi vedrai prima di quanto creda,

tesoro. Chiamala anche tu, però, ti vuole bene.»L'avrebbe fatto davvero,e me la sarei vista piombare a Londra molto presto.In quell’attimo di estrema felicità, mi rimproverai per la totale assenza con mia

nonna. Da quando ero arrivata a Londra non l’avevo mai chiamata per paura di venirea sapere qualcosa su zio Leon. Sapevo che il mio comportamento era stato inadeguato,non era certo quello che meritava lei. Ripresi il cellulare e la chiamai. Condividere ilmio momento di felicità, seppur non riferendo ogni dettaglio, l’avrebbe resa contenta.

«Bambina mia», sussurrò la voce sollevata.«Come stai, nonna?»«Bene, tesoro. Mi manca vederti gironzolare per casa. Ormai sei diventata grande,

sei una donna. E io non posso far altro che essere felice per te, e sperare sempre ilmeglio per il tuo futuro, perché te lo meriti. Raccontami, come procede la tuaavventura?»

Sorrisi. Mi sentivo entusiasta. Non avevo una mamma, né un papà, vero, ma avevolei. Lei che era stata in grado di crescermi con mille timori, mille preoccupazioni, conil vuoto che sicuramente portava dentro, il dolore per la perdita che aveva subìto.Nonostante non avessi avuto una famiglia con i rispettivi componenti, ma un po’particolare, per certi versi ero stata molto più protetta, tenuta in una bolla di vetro.

«Anche a me manchi. Scusa se ti chiamo poco, non vuol dire che non ti pensi,vorrei che lo sapessi. Qui va tutto bene, giuro, è il periodo migliore dopo ciò che èavvenuto quel giorno. Non ero così felice da troppo tempo, solo mamma e papàriuscivano a darmi questa spensieratezza.»

«Oh, piccola, tu lo sai, finché avrò vita, potrai sempre contare su di me. Spero chequesta felicità duri per tutto il tempo che vorrai, magari per tutta la vita, se ti fa staredavvero bene. Dimmi, a cosa è dovuto? La causa è, per caso, un ragazzo?»

«Non ti si può nascondere niente. Sì, hai indovinato.»Che intuito la nonna!«Ascoltami bene. L’amore può far bene, ma può anche fare tanto male. Ora ti senti

come se stessi volando, domani potresti sentirti con le ali spezzate, devi fare in mododi non precipitare. L’amore è un’incognita, ma se è forte e vero, è un rischio che valela pena correre, ricordalo.»

Dopo una lunga chiacchierata, riattaccai, ripromettendomi di chiamare più spesso,anche se in fondo, sapevo che non l’avrei fatto. Tutto ciò che riguardava Parigi mimetteva angoscia, mi faceva rammentare ogni cosa.

Passarono tre giorni, di lezioni e corsi intensi, studio matto. Cercavo di evitarlo,per quanto mi era possibile, ma non riuscivo a smettere di pensare a Jason, diimmaginare ogni minimo dettaglio del nostro bacio. Non potevo continuare a viveresolo quel ricordo. Avevo bisogno di uscire, di svagarmi, di pensare ad altro, e di starelontana da lui. Ma con chi?

Avevo legato molto con Jeremy, migliore amico di Jason. Coincidenza. Casualità.

Page 62: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Sta di fatto che uscire con lui avrebbe significato uscire con Jason e altra gente.Quindi no. Con Amy avevamo raggiunto la pace, le avevo detto di aver conosciutoquello che lei aveva soprannominato “l'irresistibile bastardo”. Non aveva mostratoallegria, ma nemmeno ne era poi stata contrariata così tanto come avevapreannunciato. Anche se lo fosse stata avrei continuato per la mia strada. Ero riuscitaanche a convincerla di farlo entrare in casa, oltretutto anche mia, solo a patto che leinon ci sarebbe dovuta essere. Quegli occhioni erano già abbastanza difficili daconvincere, contraddirli era una missione impossibile. Tuttavia l’idea di uscire conAmy e la sua ciurma non mi allettava affatto. Avrei preferito uscire con Jeremy. E cosìfeci. Lo chiamai.

«Ehi, ho bisogno di uscire, di parlarti. Per favore, solo con te.»«Ok, sto arrivando.»Dopo dieci minuti Jeremy fu dietro la porta di casa. Gli aprii e lo feci accomodare

in camera mia.«Tanto sai già tutto» borbottai. «Non so cosa fare, non ci vediamo da tre giorni e

ho voglia di vederlo. Questo è un brutto segno, vero?» scherzai.Avevo voglia di vederlo, sì.«Ellen, ti piace, è tutto nella norma.»«Mi sento una stupida. Sto qui a parlare con te, mentre lui chissà dov’è.»«Steso sul letto a sorridere come un coglione» lo sbeffeggiò.Sospirai. Saperlo a casa mi faceva stare più tranquilla. Ma la voglia di andare da

lui aumentava di più. Ci divideva un piano, uno solo.«Va’ da lui.»«Non se ne parla! C’è la stessa strada, può venire lui da me.»Ero fottutamente orgogliosa, ma non avevo affatto torto. E poi perché dovevo

andare io se poteva farlo anche lui. No, non ci sarei andata.«Orgoglio del cazzo! Mi tocca fare cupido, che palle!»«Be’, ti raccomando allora, non sbagliare la mira quando lanci la freccia!»

esclamai.Mi fece compagnia l’intero pomeriggio, da bravo amico. Imparai ad apprezzarlo,

nonostante i suoi lunghi silenzi e il riserbo. Non gli piaceva parlare di sé. Uscimmo aprendere qualcosa da bere prima di cena, un aperitivo, e poi tornammo nellerispettive stanze.

Il sole stava tramontando, dalla mia scrivania intravedevo attraverso le tapparellela luce che si faceva sempre più arancione, fino a sparire. Presi un foglio, portai lapenna tra le dita e mi lasciai trasportare. Quella lettera l'avrei spedita a David.

Sentii la porta dell'entrata aprirsi. Amy stava parlando con qualcuno, poi i passi sifecero decisi e il corpo di Jason si posizionò accanto a me. Feci finta di nulla, masentivo i suoi occhi addosso. Si sedette su una sedia con le gambe divaricate e poggiòla sua mano sulla mia, quella con cui tenevo il foglio. Jeremy aveva colpito nel segno,lo avevo fatto smuovere da quel letto. E lui aveva messo da parte il suo orgoglio pervenire da me.

Page 63: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Cosa fai?» pronunciò.Sentii un vuoto allo stomaco quando la sua voce si diffuse in tutta la stanza. La mia

mano tremava, e la penna era immobile, bloccata. Ma perché aveva questo effetto sudi me? Dopo tre giorni, dopo quel dì, lo avevo rivisto, ed ero rimasta imbambolata.

«Ciao, non ti ho sentito arrivare.»La voce mi si spezzò in gola. Aveva lo sguardo fisso su di me, sembrava stesse

sognando. Un sorriso gli disegnò la bocca.«Stavo scrivendo» finii.«Spedirai davvero questa lettera?»«Certo.»«Non siamo più nell'epoca delle lettere, adesso se hai qualcosa da dire puoi farlo

con il cellulare, con internet» notificò.«Sì, ma non è la stessa cosa. I messaggi, le chiamate, sono cose abitudinarie, le

lettere contengono sempre qualcosa di speciale. Quando tu scrivi un messaggio nellostesso istante pensi a molte altre cose. Quando scrivi una lettera, invece, puoi ancheintrodurre un solo “ciao”, ma il destinatario saprà che nell'istante in cui la penna haperso l'inchiostro la mente ha pensato a lui. Soltanto a lui e basta.»

La solita patetica, intellettuale del cazzo! La potevo fare più breve. Sperai che luinon mi stesse ascoltando, che si stesse facendo un sonnellino e non mi avesseminimamente sentita, così avrei trovato un briciolo di pretesto per incazzarmi e quindipermettermi di allontanarmi da lui. Invece no. Lui ascoltava. E che palle, un difetto?Avevo bisogno di un misero pretesto per potermi trasformare in una belva, eallontanarlo da lì. Avevo la penna ancora fra le mani. La prese e scrisse sul foglio“sei bellissima”. Eh no, questo era tutt'altro che un pretesto, questo ero un motivo inpiù per fare altro. Arrossii e sentii le guance cambiare colore. Sarebbe stato megliouscire, prendere aria, altrimenti sarei soffocata. Mi alzai e continuai a guardarlo senzafiatare, lui stava ancora seduto. Presi la giacca e la misi sulle spalle.

«Usciamo, è meglio.»Era peggio, peggio per me. Sarebbe successo di nuovo, lo sentivo. Una parte di

me ci sperava, lo voleva. L'altra piccola parte no. Non poteva sperarci. Tuttavia ilmio desiderio era solo uno: stare con lui. Perché mi rendeva così vulnerabile? Perchéquando stavo con lui non ero in grado di mantenere la razionalità? Riuscivo amantenere la calma, sempre. Con chiunque. Persino con zio Leon. E adesso, conJason, per quale dannato motivo non riuscivo a gestirmi? Uscii dalla mia cameraseguita da lui. In soggiorno c'era Amy, in slip, con una maglietta trasparente. Provai unpizzico di gelosia che mi fece imbestialire. Diedi una spinta a Jason e lo buttai fuori.

«Sto arrivando» digrignai a bassa voce.Ma di cosa mi stupivo? Erano stati anche a letto insieme. L'aveva vista nuda,

esplorata, scoperta, molto più di quanto io pensassi, ne ero sicura. Questo pensiero mifece inorridire. Avrei voluto prendere a sberle quella maledetta faccia di culo di Amy,cazzo. Non provava vergogna, imbarazzo. Che persona era? La dignità era persa.Forse ero io quella troppo pudica e, come si suol dire, santa. Ma andavo fiera di

Page 64: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

essere quella che ero. Distinguersi dalla massa a volte giova. E io ero lontana unmiglio da quelle come Amy. Oche.

«Vestiti» sbottai irritata.«Senti, in casa mia sto come voglio. Ed è l'ultima volta che quel coglione entra

qui.»Puttana. Prima se l’era fatto mentre era ubriaca e adesso gli dava del coglione.

Certo, come no, si sentiva rifiutata, ma questo non le dava il diritto di comportarsimale con lui, perché la responsabilità di quello che era accaduto tra loro gravava suentrambe le parti.

«Visto che questa è anche casa mia, Jason entra, ed entrerà finché voglio. E vestiticome cazzo ti pare, ma vestiti!»

Uscii sbattendo la porta. Lui era lì e se la rideva sotto i baffi per la scenetta tradonne a cui aveva appena assistito.

«Cosa c'è da ridere?» dissi, nervosa.«Mi hai difeso.»Lo avevo difeso, sì. Gli aveva dato del coglione, non avrei dovuto difenderlo? La

sua bocca si curvava in un sorriso compiaciuto e divertito. Occhi ghiaccio chegiocavano con me. Sapeva quanto quegli occhi fossero per me fonte di dipendenzaverso di lui. Oltre alle labbra.

«Ti sei goduto il belvedere per qualche istante? Ti sei gasato, stronzo» feci unasmorfia mista tra il divertimento e la rabbia.

«In effetti, niente male. Ma già visto, niente di originale» sogghignò.Mi stava provocando e ci stava riuscendo.«Non sei divertente.»Mi spostai allontanandomi da lui. La frase mi infastidì. In effetti lui l’aveva vista

nuda e quindi poteva giudicare sul serio le forme di Amy. Conosceva bene ogniparticolare del suo corpo. Ah, mi mandava in bestia quel particolare, la gelosia sitrasformò in possessività inspiegabile. Considerai il mio comportamento illogico,così preferii ingoiare e tenermi tutto dentro, anziché fare la figura dell’imbecille conlui. Non dovevo fare la gelosa, lui non era mio. La mia testolina doveva rassegnarsiall’evidenza: per lui ero una tra tante. Niente di così speciale. Dovevo ficcarmi nelcervello che il suo scopo era portarmi a letto, esattamente com’era successo con Amy,e poi mollarmi al mio destino di credulona che aveva ceduto alle sua avance. Alloraperché lo avevo baciato? Gli avevo dato un vero bacio. Il mio primo vero bacio. Chestupida idiota!

Page 65: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo trediciJason

Sentire le sue labbra sulle mie, la lingua giocare con la mia. Ero rimasto stupito.Per tutto il pomeriggio ero riuscito solo a pensare a quella visione: Ellen e bacio.Scacciai la voglia di baciarla ancora, non credevo che mi avrebbe corrisposto.Piuttosto, ero preparato a ricevere un sonoro schiaffo se solo avessi provato asfiorarle le labbra con le mie. Meritato. Non pensai ad altro nelle ore seguenti. Mipiaceva. Le piacevo.

Le piacevo, altrimenti non lo avrebbe fatto. Non tutto era perduto. L'operazionepiù difficile era farle capire le mie intenzioni. Fino all'ultimo si ostinava a pensareche io volessi solo portarla a letto. Maledetta fama! Perché non avrei potuto ambiread altro? Non esisteva solo il sesso. Quello non era tutto per me, ma fino a quelmomento non avevo voluto approfondire nessun rapporto.

Ellen mi aveva spinto a credere che la vita non era fatta solo di scopate,preservativi e donne pronte a gettarsi su di me come se non avessero alcun rispettoper loro stesse, ma che poteva esserci dell’altro in un’esistenza fatta anche didivertimento. Avevo intenzione di scoprire cosa mi riservasse il futuro, viverloappieno, senza rimpianti ovvio, ma non senza capire che sensazione avrei provatobaciandola. Se avesse rifiutato allora non l’avrei più cercata, ma le aspettative eranostate disattese e ne ero felice. Non la vedevo da tre giorni e mi mancava, cazzo.Jeremy girava per casa, infastidendomi con i suoi passi irrequieti sul pavimento.

«Cosa stai cercando?»«Il mio cellulare» trafficò ancora.«Lo hai in mano, coglione» risi, prendendomi gioco di lui. Non si era accorto di

averlo fra le mani nonostante il colore rosso ammiccante della cover che lasciavaaperto ogni dubbio sul suo orientamento sessuale. Ma, per vostra informazione, eraetero. Super etero!

Stavo disteso sul letto, supino, con le mani intrecciate dietro il capo poggiato sulcuscino. Fissavo il soffitto avorio sorridendo come un cretino.

«Cambia cover, è orribile, fattelo dire. Se non ti conoscessi mi sorgerebbero deiseri dubbi sulla tua mascolinità.»

«Se vuoi la regalo a te. Non c'è nulla di strano, è rossa, mica rosa. Se a qualcunovenissero dei dubbi sul mio orientamento sessuale, be’... sono pronto a dimostrare»ridacchiò.

«L'ho baciata. Ci siamo baciati» sbottai d’un tratto.«Soltanto? Non mi dire.»Era divertito. L’ironia non mi piacque e lo gratificai con un bel vaffanculo.«Non la conosci, non sai com'è fatta» borbottai.«Ma so come sei fatto tu, però. E comunque non è vero, è mia amica. La conosco

abbastanza. Ho capito che tipo è e al suo posto ti starei lontano.»

Page 66: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Di nuovo, il mio dito si alzò per mandarlo a quel paese. Ridacchiò e io provai unafitta di gelosia per quell’amicizia sincera nata spontaneamente. La mia non potevadefinirsi semplice “amicizia”, io ero interessato a Ellen. Prese il cellulare e uscì dicasa, lasciandomi da solo come uno scemo a riflettere, a pensare a lei… Dopo un’orami degnò ancora della sua compagnia. Spalancò l’uscio e gettò il cellulare sullascrivania dove di solito studiava.

«Va’ da lei, ti sta aspettando, coglione. Dimmi “grazie”.»«Sei stato da lei?» sgranai gli occhi.Dovevo immaginarlo che avrebbe fatto il Cupido della situazione, vedendomi così

preso da Ellen.«Non importa dove sono stato. Va’ da lei, idiota.»Mi alzai barcollante dal letto, incredulo. Oh cazzo! Non vedevo l’ora di vederla,

ma avevo una paura folle di poterla perdere. Era speciale, non come le altre, per mestava cominciando a essere l’unica. La sua bellezza era vera, di quelle acqua e saponeche di solito non mi attiravano. Avevo sempre considerato quel tipo di ragazza tropposempliciotta e moralista. Ora mi rendevo conto di essere stato un vero coglione. Presiin parola Jeremy e corsi verso il piano del suo appartamento.

Vederla dopo tre giorni ebbe un certo effetto su di me. Ogni giorno che passavadiventava sempre più bella.

Se l'era presa perché avevo fatto una battuta sul fondoschiena di Amy. Che sì, loconoscevo già, era vero, ma non lo ricordavo con rimpianto. Era una bella ragazza,ma la mia battuta era stata fatta apposta per far reagire Ellen, non per altro. Si eraimbronciata e aveva fatto la distaccata, allontanandosi da me.

Continuava a guardare un punto fisso, adesso, senza rivolgermi la parola, immersanei suoi pensieri.

Era terribilmente sexy e i suoi bei seni sotto il maglione leggero, richiamarono lamia attenzione. Mi accostai a lei e le alzai il mento con il dito, obbligandola aguardarmi. Lei continuava a fare l’offesa. Unii la fronte alla sua con un tocco leggeroe inspirai il suo profumo.

«Stavo scherzando» mi difesi.Eravamo sempre più vicini, percepivo di nuovo il calore della sua pelle lattea.

L'odore di shampoo al cocco, e il suo profumo alla fragola mi stavano invadendo lemie narici.

«Non mi piaci» borbottò. «Non... mi piacciono i tuoi scherzi» si corresse.«Questo sono io. E ti piaccio così» azzardai.Mi ero convinto di piacerle, almeno un po'. Il bacio mi aveva lasciato questa

sensazione, che mi faceva stare bene. Le sue guance arrossirono. Era stata scoperta.«Dimmi che ti piaccio, dimmelo» le intimai, sperando di non farla arrabbiare.Questa volta non poteva fuggire.«Baciami» esalò.Il tono era dolce, ma capii dall’espressione che le era costato tanto svelarlo.«No, dimmi prima che ti piaccio» insistei.

Page 67: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

I suoi occhi mi parlavano di desiderio: Ellen voleva baciarmi.«Baciami, stupido» mi disse sulle labbra.E mi baciò. Senza darmi il tempo di ribattere. Mi baciò con impazienza, con

entusiasmo e un pizzico di sentimento. Di nuovo la tempesta di emozioni mi raggiunse.Emozioni forti. Emozioni che neanche tutte le scopate che mi ero fatto riuscirono aeguagliare. Erano diverse. Emozioni vere, dal cuore. Le nostre lingue giocarono perun tempo indefinito, avevo perso la cognizione del tempo. Poi si fermò, ansante, perriprendere fiato, consapevole di ciò che aveva appena fatto. Le circondai la vita conle braccia e la presi in braccio. Il suo corpo si strinse al mio, volto contro volto. Unsorriso malizioso apparve sulle sue labbra.

«Potrebbero vederci» sussurrò.«Temi per la tua reputazione?» dissi, beffardo.«No, per la tua» giocò con i miei capelli.Ci restai male per la sua affermazione. Non aveva ancora capito che non mi

interessava se fossi stato visto in atteggiamenti intimi con lei. Non m'importava delgiudizio degli altri. La vita era mia e in quel momento Ellen era la cosa più giusta inassoluto.

«Non me ne fotte un cazzo degli altri» sbuffai, stufo di doverlo dire ancora.«Stavo scherzando» rise. «Questa sono io. E ti piaccio così» continuò parlando

sopra le mie labbra. Poggiò i piedi per terra e mi osservò, affascinata.Vaffanculo! Io non stavo scherzando affatto.«Sì, mi piaci. Stavolta sono serio, non me ne fotte niente degli altri, né tanto meno

della mia reputazione. Sono stanco dei tuoi dubbi, cosa devo fare per farti capire chesono sincero? Mi piaci tu, e posso gridarlo a tutti gli universitari della Brunel» presifiato. Stavo scoppiando, era ora che sapesse e capisse. «Non mi vergogno di dire chemi piace Ellen Frowan» conclusi, alzando il tono della voce.

Le brillavano gli occhi… chissà cosa pensava. Portò un dito sulla mia bocca perfarmi tacere.

«Se ti dicessi che non mi piaci, per quanto tempo proveresti a farmi cambiareidea?» chiese, furba. «Attento, Scott. Sono convinta che non sarebbe per molto.»

«Finché tu non ti stancherai, e capirai che ti piaccio, perché è così. Ci provereianche per sempre» constatai.

«Alla fine sei stavo coinvolto anche tu dal tuo giochetto del per sempre.»Sorrise, divertita e mi fece una smorfia. C’ero cascato con tutte le scarpe. A parte

il gioco, pensavo davvero a quello che avevo detto.Le piacevo, le piacevo, sì, cazzo.A ogni suo sorriso il mio cuore si riempiva di gioia. Vederli sulla sua bocca mi

faceva stare bene e mi dava serenità. Sapevo di essere io la causa di quelcambiamento. Mi bastava vederla felice per esserlo anch'io.

«Non pensavo te lo ricordassi, non credevo avessi dato importanza a quella mia“sciocchezza”. Era stato un modo per trattenerti ancora con me» farfugliai. «Pensavoche di me non te ne importasse niente» continuai, sincero.

Page 68: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Ti sottovaluti, Jas» mi diede un bacio casto e poi affondò la testa sul mio petto,avvolgendomi in un abbraccio. Quella ragazza dai capelli color mela mi stavafacendo impazzire. I suoi lineamenti fini, il suo naso perfetto, la sua bocca a cuore chemi faceva sognare, stavano diventando una persecuzione, un punto fisso impressonella mia mente.

Il cielo si fece scuro, a breve sarebbe scoppiato un temporale, sarebbe statomeglio correre ai ripari. Faceva freddo. Il suo corpo continuava a stare addosso almio senza la minima intenzione di scostarsi da me. Giunti a metà delle scaledecidemmo che non sarebbe stato il caso di uscire.

«Morirò congelata se usciamo, e morirò con te» rise.Indossava vestiti leggeri. Dieci minuti prima il tempo sembrava resistere, ma a

Londra è tutto instabile. Una pioggerellina fitta e leggera c’era quasi sempre ainfastidire turisti e passanti. La pioggia iniziò a farsi insistente proprio quandoprendemmo la decisione di non uscire.

«Hai tanto freddo?» mi preoccupai, scaldandole le mani nelle mie.«No, non ti preoccupare» mi assicurò.Poggiai una mano sulla sua guancia. La strinsi fra le mie braccia e osservammo la

pioggia incessante dalle finestre a vetrata sulla rampa centrale delle scale. Tremava dimeno, adesso. Sentivo il suo cuore battere, fu un momento meraviglioso, madovevamo muoverci per tornare indietro, nelle nostre stanze: sapevo che non ne avevavoglia. Lei era sovrappensiero e avrei voluto tanto sapere cosa passasse in quellatesta. D'un tratto alzò il viso verso di me.

«Tu hai paura di morire?» pronunciò con voce flebile. Quella domanda mi lasciòdi stucco. Perché mi stava parlando di morte? Mi preoccupai, ma non lo diedi avedere. La morte... certo che mi spaventava, tantissimo.

Page 69: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo quattordiciEllen

Mi sentivo viva. Finalmente. Quando stavo con lui provavo un senso di libertà,vivevo. Non esistevano paletti, che delimitavano il nostro rapporto. Ma vaffanculo, ipaletti, e la mia vita di merda! Avevo indossato abiti leggeri rispetto alla temperatura,che era diminuita nell'arco di quel pomeriggio. Il temporale non cessava. A Parigipioveva sempre, i nostri due mesi di sole erano luglio e agosto, se avevamo un po' difortuna.

Poi il verbo morire, perché ero giunta a utilizzare proprio quello? Ah, sì, per ilfreddo. Tuttavia, non riuscii a mettere il mio cervello in pausa, avevo il capo poggiatosul suo petto, che ripensava ancora a quell’affermazione, a quel giorno in cui i mieigenitori se ne andarono, e ai giorni in cui, io, per metà ero morta, in coma. Dormivo,ma non sognavo, il buio più totale.

«Perché questa domanda?» chiese disorientato.«Rispondimi.»«Sì, tanta» mi rispose.Annuii, restando in silenzio.«Tu?» chiese con un fil di voce, quasi avesse timore di farlo. No, io non avevo

paura.«No. Non troppa.»Non si muore mai. Solo il corpo si spegne, muore. L'anima resta, e continua a

vivere per sempre. Forse pensavo questo perché quel giorno avrei voluto morireanch'io, perché sapevo che in qualunque giorno, posto, avrei raggiunto mamma e papà.Anche se pensare di avere la vita d'un tratto spezzata e tolta, mi metteva ansia. Nelfrattempo, la pioggia smise di battere, dando spazio alla neve.

«Siamo fottuti e bloccati qui» esclamò, divertito.«Io amo la neve, ma odio la pioggia, sono strana, lo so» risi.Mi scostai dal suo abbraccio e scesi le scale di corsa. Lui mi inseguì, ridendo.

Ogni tanto mi giravo a guardare quel viso meraviglioso. Ero pazza di lui. Uscii dallaporta d’ingresso e mi fiondai proprio sotto la pioggia, in mezzo alla corte centrale. Lebraccia aperte, saltellavo, mentre la pioggia batteva su di me.

Mi stavo comportando da folle, ed era Jason il motivo della mia pazzia. Mibloccai con le braccia tese a mezz'aria. Lui mi guardava, sorridendo come un bimboquando scarta un regalo. Quell'azzurro... mi stavo innamorando di quegli occhiglaciali. Mi venne incontro prendendomi il viso tra le mani. Sentii mancare un battito.Mi scostò una ciocca di capelli che ricadeva sul viso e continuò a guardarmi. Afissarmi. E pensare che quando l'avevo conosciuto odiavo essere fissata! E pensareancora che ci siamo parlati perché lui lo stava facendo!

Alzai gli occhi al cielo.«Okay, smetto di guardarti come un coglione» sussurrò. Giocai con i suoi capelli,

Page 70: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

scombinandoli con le mie mani.«Mi piace» bisbigliai. «Mi piace quando tu mi guardi.»Non riuscivo a controllarmi più. Al diavolo le regole. Al diavolo zio Leon. Non

era il momento di pensarci. Era il momento di essere sincera con me stessa e conJason. Il momento di vivere senza freno le mie emozioni, per troppo tempo ne avevofatto a meno.

Il mio viso era tra le sue mani e di nuovo le nostre bocche si incollarono. Leemozioni mi assalirono ancora, senza essere trattenute, come un uragano.

«Sei bella, lo sai?» Parlò sulle mie labbra.«Mi piaci.»«Sì, lo sapevo, Elly. Io piaccio a tutte» scherzò.«Stronzo!»Le gocce scendevano imperterrite, quindi decidemmo di correre per rifugiarci in

casa. Ci mettemmo a correre, l’acqua rendeva il terreno scivoloso. Rischiai diruzzolare, per fortuna Jason mi prese per i fianchi prima che potessi toccare terra. Poimi prese in braccio, come si fa con i bambini, e camminò più lentamente.

«Così morirai di freddo davvero, Jas» iniziai a baciarlo, su ogni parte del suoviso e del suo collo.

«Se continui così morirò dalla voglia di fare l'amore con te» ridacchiò, quasiserio.

Aveva detto proprio così. Amore. E ripresero ad affiorare i dubbi, le incertezze.Valeva davvero la pena fregarsene di tutto ciò che avevo alle spalle? Le domande misi scagliarono contro e le risposte che riuscivo a darmi erano pari a zero.

«Be’, allora smetto, non voglio correre il rischio» sogghignai.Smisi davvero, mettendo un freno alle mie azioni. Ancora una volta le certezze

erano svanite, certezze che non avevo, me l'ero create io, perché mi sarebbe piaciutocredere che Jason stesse facendo sul serio con me. Mi sarebbe piaciuto davvero. Ma,da un ragazzo come lui non dovevo neanche aspettarmelo.

Scesi dalle sue braccia. Arrivati al corridoio del mio piano, ci dividemmo. Cercòun contatto con le mie labbra, ma questa volta riuscii a resistere e mi scostai, sempreridendo. Mi diede un bacio sulla guancia e poi aspettò che me ne andassi. Mi sentivoun'imbecille: avevo confessato che mi piaceva, avevo fatto passi avanti verso di lui, ilbacio… gli feci capire di ricordarmi del suo stupido gioco. Non mi ero controllata,non avevo voluto farlo.

Era bello pensare che a lui piacessi veramente, ma faceva male avere il dubbio disbagliarmi. Faceva male la paura di star male. Perché io mi conoscevo, se mi fossiaffezionata a lui, sarebbe stato come un circolo vizioso, non avrei potuto più farne ameno. Nella vita le persone a cui tenevo davvero erano poche, si potevano contaresulle dita di una mano: nonna, Claire, David. Il resto passava in secondo piano. Loroerano le mie priorità. E soprattutto le mie certezze. Nel bene e nel male, sarebberostate sempre al mio fianco e io al loro.

Entrai in casa e trovai Amy. Questa volta vestita, con un paio di jeans a sigaretta e

Page 71: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

un pullover azzurro, stava stesa sul divano. Aveva fatto finta di non sentirmi arrivare.A me importava davvero poco di lei, quindi mi diressi come se nulla fosse al frigo epresi uno yogurt al cacao. Lo adoravo. Presi un cucchiaio, mi andai a sedere sullapoltrona e accesi la tv. Era strano stare lì, con lei che mi osservava. Mi dava fastidio.Mi stava fissando e a me questo non piaceva. Lo odiavo, a meno che non fosse Jason afarlo. E Dio mio, di nuovo lui ad invadere i miei pensieri. Si era preso un postoimportante nella mia vita senza neanche chiedere il permesso e io non ero in grado difarlo andar via. Non avevo il coraggio di farmi restituire ciò che apparteneva a me,non a lui. Ma di cosa si era impadronito, della mia testa? No. Del mio cuore? Forse,non ero consapevole, ma se davvero me ne fossi resa conto allora avrei dovutotrovare la forza di farmi restituire ciò che era mio. Solo mio. Doveva restituirmi lachiave del mio cuore, che era riuscito a rubare silenziosamente.

«Che depressione!» saltò fuori Amy.Continuai a fare zapping, non trovavo nulla di interessante in tv. Nulla che avrebbe

potuto distogliermi da quei pensieri. Non risposi a Amy, che dopo circa dieci minutisi alzò dal divano, lasciandomi finalmente il posto. Se ne andò in camera sua. L'uscitainsieme a lei era saltata. Tanto non sarei andata, avevo troppe cose a cui pensare. Unavibrazione mi indicò l'arrivo di un nuovo messaggio.

Ossessione. Sì, così lo avevo salvato, zio Leon.Hai deciso di non ascoltarmi, male. Mi auguro per te che manterrai la bocca

chiusa, in qualunque circostanza. Altrimenti, non ho bisogno di ricordarti cosasuccederà. Puoi vivere la tua vita a Parigi, a Londra, dove vuoi, tranquillamente, laregola è solo una. Devi stare zitta.

Avevo voglia di scaraventare tutto all'aria, di prendere a cazzotti qualcosa, disparire. Una persona così, come zio, perché proprio a me? L'esistenza di personecattive non avrebbe dovuto essere consentita. La malvagità, il male, non sarebberodovuti nemmeno esistere. Cosa dovevo rispondere a quel messaggio? Non avevoparole, solo tante, ma tante parolacce. Lo ignorai, ben consapevole di ciò che c'erascritto. Quell'ulteriore avvertimento, era una minaccia bella e buona. Non ne potevopiù, ero sfinita, stanca di continuare a tenere la bocca chiusa. Stufa di sentirmi unamerda. Ma c'era David, l'unico per cui continuavo a tacere. Mio fratello, una parte dime, un pezzo del mio cuore; non potevo mettere in pericolo la sua vita. La mia senzadi lui non avrebbe avuto più un senso. Digitai i numeri per chiamare David. Persentire la sua voce e sentirmi meglio.

«Ellen» esultò.La sua voce mi sembrava così lontana, ma al tempo stesso vicina. Le lacrime mi

pungevano gli occhi, e non riuscii a trattenerle, scoppiando in un pianto liberatorio.«Ehi, tesoro.»«Come stai? La nonna, l'hai vista? È da molto che non la sento, dovrei chiamarla»

chiesi.Sapevo che Claire stava bene, l'avevo sentita. Avevo evitato di domandare a lei di

lui, visto il loro passato burrascoso.

Page 72: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Bene, bene. Piuttosto, tu non mi sembri molto in forma. Che succede?»Non che la mia vita proseguisse male a Londra, tutto il contrario, ma ero io che

non mi sentivo adeguata. In quel periodo le cose per me si stavano riassettando: c’eraJason, che mi faceva sentire bene, con lui la vita aveva ripreso a sorridermi. Lafacoltà che avevo scelto mi piaceva sempre di più. Fin da bambina mi sarebbepiaciuto studiare psicologia, conoscere la mente, cercare di capire il motivo deicomportamenti umani. Sin da allora mi chiedevo sempre il perché di ogni cosa chefacevo, o che succedeva, il più delle volte riuscivo a togliere i punti interrogativi allemie domande. L'unico punto che non riuscivo a rimuovere era sul perché zio Leon sifosse comportato in quel modo, o meglio, avevo scoperto perché l'aveva fatto, ma lamia mente curiosa avrebbe voluto sapere cosa gli era passato per la testa in quelmomento, nell'istante in cui lui stava per compiere quell'azione, sapendo qualisarebbero state le conseguenze. Perché le conseguenze ci sarebbero state, erainevitabile. Quella cazzo di macchina prima o poi qualcuno l'avrebbe presa, con osenza di me. Poteva anche esserci David, sarebbe successo comunque.

«Davvero, qui va tutto alla grande, oltre le aspettative» lo rassicurai e tirai su lelacrime che minacciavano di scendere.

Avevo una voglia matta di esternare i miei sentimenti, le emozioni che stavoprovando, volevo parlargli di Jason, e di quanto fossi confusa.

«Sai, stavo per spedirti una lettera, ma poi» mi interruppi e mi scappò un risolino.Poi era arrivato Jason e avevo dimenticato cosa stessi facendo, scordando dicontinuare a scrivere. «Ho pensato che se ti avessi chiamato avrei fatto prima» risi.

Questo lo pensava lui e aveva avuto ragione. 

Page 73: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo quindiciJason

Stavo impazzendo. La situazione in ospedale era migliorata, la mamma aveva datosegnali di voler tornare a vivere e mosso la mano. Ellen mi evitava. Alle lezioni sicomportava in modo strano, quasi non mi considerava. I suoi gesti mi stavanomandando in tilt, non sapevo per quale motivo mi evitasse. Cercavo di trovarne unoper giustificarla, ma non ci riuscivo. Forse avevo detto o fatto qualcosa di sbagliato,senza che me ne rendessi conto. Venerdì. Ultimo giorno di lezioni. Psicologiagenerale. Salutai Jeremy e Andrew e entrai in aula. Doveva esserci anche lei. Nonpoteva assentarsi di nuovo, come aveva fatto il mercoledì. Invece lo fece, non sipresentò. Quel banco senza lei mi sembrava vuoto. Mi mancava sentirle dire “Jas, faisilenzio, voglio seguire la lezione.” Mi mancava osservarla mentre era attenta a ciòche il professore diceva e mi mancava il suo profumo alla fragola. Ormai sedevosempre accanto a lei, e le altre avevano capito meglio di me e di Ellen quali fosserole mie intenzioni. Le scrissi un messaggio sperando in una risposta.

Perché ti sei assentata anche oggi a lezione? Stai bene?Rispose subito.Lei: Sto bene. Non mi andava.Io: Mi stai evitando.Lei: Non è vero.Io: Allora vediamoci. Mi manchi.Lei: Non posso.Io: Se vuoi, puoi.Lei: Okay, più tardi passo da te.Era cocciuta come un mulo. Negava a se stessa di volermi vedere. Al suono della

campana uscii di fretta. Un pensiero mi venne in mente e mi torturò, facendomiscoppiare la testa. Andai incontro a Jeremy nel corridoio. Stava parlando al cellularecon qualcuno.

«Dimmi perché mi evita, cos'ho fatto stavolta?» m'infuriai.Merda. Lui sapeva. Sapeva. Ne ero sicuro.«Di cosa stai parlando?»Jeremy non era capace di fare il finto “caduto dalle nuvole”.Mentire non era il suo forte e con me non riusciva mai.«Jeremy, cazzo, tu lo sai!» urlai.Stavo scoppiando. Gli studenti guardavano la scenetta come se fosse un film,

mancavano solo i pop-corn a fargli compagnia.«Stiamo dando solo spettacolo, coglione. Andiamo a casa e ti spiego tutto»

gracchiò.Non aspettavo altro. Ci dirigemmo al campus. Arrivati al piano di Ellen, mi voltai

verso di lui, convinto più che mai di volergli far sputare il rospo.

Page 74: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Dimmelo.»«Non qui.»«Anzi, no, voglio che me lo dica lei.»Faccio per entrare nel corridoio, ma Jeremy mi mette una mano sul braccio e mi

blocca.«Ha già sentito la tua rabbia, non esagerare. Stavo parlando al telefono con lei»

mugugnò.Ma vaffanculo! Avrei voluto urlare e mettermi a piangere come un bimbo

disperato per la perdita di una persona cara. Volevo averla vicino, era lei la causa delmio malessere, il mio bisogno irrefrenabile di averla per me e di farle capire che nonla stavo prendendo in giro soltanto per portarmela a letto. Avevo bisogno di lei comelei di me.

Alla fine mi calmai e decisi di tornare a casa con lui. Entrammo. Ero incazzato.Bevvi un bicchiere d'acqua e poi mi sedetti per ascoltare con molta attenzione cosa ilmio amico avesse da dirmi. O ex amico, dovevo ancora decidere.

«Lei sta cercando di evitarti, è vero» iniziò, ma lo interruppi.«Jeremy, questo già l'ho capito. Vai avanti. Qual è il motivo?»«Tu le hai detto che vuoi fare sesso con lei e pensa che la sua supposizione sia

giusta.»Mi portai le mani sul viso in segno di disperazione.Cazzo, ogni cosa che facevo era sbagliata! Ricordavo quel momento, quei baci, e

la mia frase. Dio, non avevo neanche usato il termine sesso, ma amore. E che ioparlassi di amore era una cosa surreale persino ai miei occhi. Amore, che sentimentodistruttivo. Ti dava e ti toglieva il doppio, sempre così, fino a strapparti il cuore. Checos'era l'amore? Per me l'amore rappresentava lei, Ellen.

Non mi riconoscevo più, non ero io quello, a me non importava un fico secco seuna ragazza mi evitava, per una come lei ce n'erano altre che mi rompevano le pallefino all'esasperazione. Non ero così. Non mi fidavo di nessuno, mantenevo ledistanze, scopavo ed ero soddisfatto della mia vita. Poi un giorno era arrivata lei e lecose erano cambiate, aveva stravolto tutte le mie convinzioni. Porca troia, ma perché?Stavo bene, invece ora ero una merda. Non c’era niente di bello nell’essere infatuati oinnamorati, solo dolore e tristezza, domande che non avrebbero avuto mai risposta.

E adesso mi odiavo, mi odiavo perché la tristezza si stava trasformando in rabbia.Mi alzai dalla sedia e iniziai a prendere a pugni il sacco di box che Jeremy avevoappeso al soffitto per sfogarmi nei giorni in cui ero nervoso. Il sacco che mi avevaregalato mia madre. Già, mia mamma, ancora in pericolo di vita. Sferrai pugniall'impazzata, fino a farmi arrossare le nocche.

«Questa amicizia tra voi due non mi piace per niente.»«Adesso non fare il geloso. Dio mio, ti preferivo quando scopavi con chiunque»

mugugnò, alterato.Anche io mi preferivo in quel modo. Almeno non avevo motivi per incazzarmi e

per star male così.

Page 75: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Scommetto che sai anche cose che io non so» gracchiai, continuando a dare pugnial sacco.

«Jason, smettila. Non so niente più di te» disse. «Che le piaci già lo sai, che altrovuoi sapere?» continuò.

«Niente, se è così che dovrò stare, vorrei non sapere più niente di lei.»«Se è questo che vuoi non ti dirò più nulla» rise divertito.Bastardo.«Vaffanculo!»Mi andai a fare una doccia, prima di passare a prendere a pugni lui anziché il

sacco. Mi ero rincoglionito. Forse, pensai, avrei risolto tutto con una sana scopata.Ero in astinenza. Ma Ellen non era disponibile a quello, lo sapevo, e farlo con altreavrebbe significato tradire la sua fiducia. Ed era l'ultima cosa al mondo che volevo.

Uscii dal bagno più sereno, una doccia fredda mi aveva fatto proprio bene. Volevoandare da lei e farmi vedere agitato non sarebbe servito a nulla. Mi infilai al volo unpaio di jeans, una felpa e le mie Nike nere.

«Vado da lei» avvisai Jeremy.«Mantieni la calma, ricordalo.»«Ma vaffanculo!» Forzai una risata e gli diedi una pacca sulla spalla.Dovevo scaricare i nervi che avevo addosso. Feci un giro al campus e andai da

Metrobite, presi due caffè americani con panna e mi diressi verso la Mill Hall, casamia. Arrivai davanti la porta di Ellen, dopo essermi fatto tre piani di scale, e midomandai se valesse la pena provarci. In un attimo mi risposi da solo. Bussai allaporta e mi venne ad aprire lei. Indossava il pigiama di flanella rosa. Era bellissimacomunque.

«Mancava solo che mi vedessi in questa veste, orribile» ridacchiò, le guancecolor porpora. Entrammo in casa e io iniziai a parlare, senza perdere altro tempo.

«Perché non sei uscita oggi?»«Jason, per favore, lo sai, sai già tutto.»«Perché pensi ancora che io voglia solo portarti a letto?»«Jas, ci sono troppe cose che non sai. Non mi conosci, non sai niente di me.»“Mantieni la calma”, mi ripetei.«Ti ho sentito prima, eri arrabbiato e avevi ragione, dovevo dirtelo subito.»«Ellen, cosa devo sapere? Dimmelo. Per favore, fidati di me» alzai il tono,

d’istinto. Proprio non riuscivo a tenerlo basso.«Ci provo, ma è davvero difficile.»Fece spallucce. Posai il pollice sulla sua guancia e la sfiorai delicatamente,

spostando una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso. Ci sedemmo sul divano e latenni stretta a me. Si mise tra le mie gambe e io l'abbracciai. Stava guardando un filmin tv, così cominciai a seguirlo anche io. Eravamo stesi sul divano, accoccolati,immobili a goderci il momento insieme. Nessun bacio. Niente di niente. Soloabbracci.

«Non allontanarmi più da te, d’accordo?» la pregai.

Page 76: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Annuì.«È meglio che mi vesta decentemente, che dici?!» sussurrò.Si voltò e i miei occhi caddero su quelle labbra a cuore. Poi tornai a guardare i

suoi altrettanto meravigliosi occhi grigi.«Come vuoi, sei bella anche così.»«Pinocchio! Non dire bugie» esclamò.Era bellissima e io mi sentivo un adolescente alla prima cotta. Sul suo pigiama

c'era stampata la Tour Eiffel. Chissà quanto le mancava la sua città e la sua famiglia.«Ti manca Parigi?»«Poco. Mi manca la mia migliore amica e mio fratello» gracchiò.I conti non tornavano. I suoi genitori non le mancavano, strano. Non sapevo se

chiedere o no spiegazioni. Mi prese per mano e io la seguii in camera sua, davanti alguardaroba. Aprì le ante e poi mi rivolse uno sguardo malizioso.

«Scegli tu.» Sorrise.Oh merda! Non me ne intendevo di abiti da donna. Preferivo toglierli i vestiti alle

ragazze.«Te lo sconsiglio» ridacchiai.«Dai, su.»Incrociò le braccia al petto e aspettò paziente che scegliessi. Vinse lei. Presi un

paio di jeans chiari aderenti, ancora etichettati, che segnavano la sua taglia S, e unamaglia accollata e calda: faceva molto freddo. Rise divertita e andò a cambiarsi. Amyentrò nell’appartamento e mi lanciò un’occhiataccia quando mi vide sullo stipite.Chissà cosa pensò quando sentì sbattere la porta del bagno. Non erano affari suoi, mala sua smorfia invidiosa mi fece scappare una risatina divertita.

«Ho interrotto qualcosa?» mugugnò.Ci avrei proprio scommesso che avrebbe parlato in quel modo.«No, noi stiamo uscendo» intervenne Ellen.Non le credette, ma comunque riuscì a metterla a tacere. Ellen rientrò in camera,

si legò i capelli in una coda di cavallo e mi afferrò per la manica del maglione,trascinandomi verso la porta d’uscita. La sua mano che mi teneva scomparve prestonella mia. Era già buio fuori, erano le cinque di pomeriggio, ma il sole a novembretramontava presto.

«Hai impegni?» mi domandò, vedendomi osservare l'orologio.«Devo andare in ospedale, e poi questa sera lavoro.»«Vengo anch'io» bofonchiò. «Se mi vuoi con te.»La volevo, certo, più di altra cosa al mondo.«Ti voglio.»Sorrisi e la presi in braccio. La volevo, in tutti i sensi. Arrossì.«Devo dirti una cosa prima.»Mi guardò, seria. Annuii e attesi che continuasse.«Ho paura delle automobili.»Restai impassibile, adesso più che mai, ero sempre più convinto che mi

Page 77: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

nascondesse qualcosa e ora ne avevo l’assoluta certezza.«Possiamo andare in metro.»Non chiesi il motivo della sua paura. Pressandola non avrei ottenuto niente, solo

la reazione opposta. E si sarebbe chiusa a riccio. Doveva imparare a fidarsi di me.Quando fosse stata pronta me ne avrebbe parlato lei.

«No, andiamo con la tua auto.»«Sicura?»Sospirò, rattristata, ma sembrava convinta. Iniziammo a camminare. Arrivati

davanti la mia Renault, accompagnai Ellen vicino la portiera del passeggero.Le diedi un bacio e le emozioni tornarono a sommergermi.«Mi sto fidando di te, Jas» bofonchiò con il fiato corto. 

Page 78: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo sediciEllen

Una settimana. Una settimana che lo evitavo. Risultato? Mi mancava. IncontraiJeremy in biblioteca, un pomeriggio, dopo aver saltato accuratamente le lezioni incomune con Jason, e ci mettemmo a parlare. Di lui, ovvio.

«Che faccino sconsolato che hai» esclamò, cogliendomi in flagrante.«Ti sbagli.»«Hai la stessa espressione che ha Jason negli ultimi giorni» constatò.Presi i due libri che mi servivano per studiare e li passai a Jeremy per reggerli.

Avrei dovuto innamorarmi di lui, non di Jason.«Non credo proprio» brontolai.«Cupido ha sbagliato mira?» scherzò.Cupido, sì, lui aveva proprio una mira di merda.«Lui è pessimo, ma Jason ha sbagliato persona» ridacchiai, agitata per via di

quella discussione.Lui voleva scoparmi. E basta. Io no, non volevo essere una delle tante, ma l'unica.

Volevo avere una relazione stabile con lui, non essere soltanto la sua prossima predada scartare poi quando fosse stato soddisfatto. Ero anche incoerente e stupida.Desideravo qualcosa che non potevo avere. Una rapporto era assolutamente daevitare, ero già coinvolta a sufficienza per soffrire.

«Cosa è successo tra voi?»«Il tuo amico vuole solo fare sesso con me, niente di più. Direi tutto regolare,

sono io che ho sbagliato, non dovevo iniziare a dargli confidenza.»«Sei sicura di quello che stai dicendo, Ellen?»«Sicurissima, Jeremy» lo ammonii.«Okay.»Non aveva niente da ribadire neanche lui. In fondo si stava parlando di Jason

Scott, quello da cui, quando avevo messo piede nel mio appartamento per la primavolta, mi era stato detto di mantenermi alla larga. Lasciai Jeremy e mi rifugiai subitoin camera. Se solo avessi avuto voglia di studiare! Saltare le lezioni non era unagrande idea, mi stavo comportando come un’adolescente, ma proprio non sareiriuscita a reggere il suo sguardo interrogativo se si fosse puntato nel mio. Angosciatada questi pensieri vorticosi, mi infilai il pigiama, tanto per quel giorno non avevo piùintenzione di uscire.

Una settimana che non lo incrociavo… a me sembrava un mese, un anno, una vita.I corsi obbligatori della nostra facoltà per me erano diventati degli optional. Avreidovuto starmene seduta accanto a lui e obbligarlo in silenzio a seguire la lezione dipsicologia generale, perché a me interessava, mentre lui continuava a trattenere lerisate perché si divertiva a disegnarmi sul quaderno degli appunti disegni scherzosi osconci. Mi mancava da impazzire.

Page 79: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Presi il cellulare tra le mani e poi lo poggiai di nuovo sulla scrivania, per evitaredi commettere qualche pasticcio. Cosa stato aspettando? Che mi chiamasse espergiurasse di non poter vivere senza di me? Neanche nei film di serie c si vedevanoqueste stupide scenette. Eppure un suo messaggio arrivò e il mio cuore prese a batterecome un pazzo scatenato.

Allora vediamoci. Mi manchi.Anche tu, pensai. Poi fui tentata di prendermi a schiaffi: non potevo, non dovevo.

Due minuti dopo avevo già ceduto. Mi chiedevo se davvero gli mancassi, masoprattutto se gli mancassi tanto quanto lui mancava a me. Mi rifugiai sotto le copertedel mio letto, il mio guscio personale, dove nessuno sarebbe riuscito a ferirmi.

Provai il forte desiderio di chiamare Jeremy e infine schiacciai il maledettopulsante della chiamata. Sperai di non disturbarlo proprio durante una lezione…

«Ellen» gracchiò.«Più tardi devo passare da voi» sbuffai.«Menomale! Alla fine gli hai risposto. Non ce la faccio più a sopportarlo» mi fece

notare, forse con un po’ di ironia.Jason doveva essere furioso e torturare il suo amico sui motivi della mia

sparizione. Il messaggio parlava chiaro: gli mancavo. Non potevo farmi strane idee,meglio non crearmi false speranze, non poteva certo essere triste e sconsolato comeme. Jeremy, però, diceva di vederlo distrutto. Riattaccai. Mi faceva male il cuore. Miaddormentai con le lacrime agli occhi, il cellulare sul cuscino, e venni svegliata dalsuono del campanello e da tonfi sulla porta. Jason, pensai subito appena spalancai lepalpebre. Corsi verso la porta, lanciando le coperte alla rinfusa attorno a me. Quandola spalancai, dovetti frenare l’impulso di lanciarmi tra le sue braccia.

Aveva in mano due caffè americani con panna del Metrobite. Indossava dei jeans euna camicia leggera. Ma non aveva freddo così conciato? Sembrava a lutto, così scuroin volto. Chissà se Jeremy gli aveva raccontato qualcosa. Doveva essere così se si erapresentato come una furia. Io non gli davo modo di conoscermi, ero chiusa nella miabolla e i miei segreti stavano lì insieme a me, a farmi compagnia e a logorarmi l'animae il cuore.

«Ellen, cosa devo sapere? Dimmelo. Per favore, fidati di me.»Queste parole mi diedero una scossa vitale; nella sua voce si sentiva il desiderio

sincero di conoscermi, di sapere tutto di me. L'ardua scelta era la mia: o interrompevoogni rapporto con Jason, cosa che mi risultava impossibile fare, o avrei dovutofidarmi. Fidarmi di Jason Scott. La risposta me la diede il cuore. Non potevo staresenza di lui, non avevo scelta, dovevo confidarmi con lui e raccontargli la mia vita.

Iniziai subito con il primo passo per avvicinarmi a lui, accompagnandolo inospedale dalla madre. In macchina. Non fece nessuna domanda riguardo alla miapaura e questo mi rasserenò. Mi capiva e aspettava che io fossi pronta a parlarne.Salita sulla sua Renault, un vortice di ricordi mi assalì, mi sentivo su una montagnarussa.

«Jas, io devo spiegarti, ma non adesso.»

Page 80: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Allacciai la cintura di sicurezza e continuai a guardare un punto indefinito difronte a noi, per non sentirmi male. In realtà avevo già la nausea, ma non volevocedere alle emozioni.

«Elly, non preoccuparti. Non so il motivo per cui tu abbia paura, ma adesso nonimporta saperlo. Mi interessa vederti tranquilla.»

Lo adoravo. Ma doveva sapere. Era arrivato il momento di aprirmi, di accettareche avevo dato la chiave del mio cuore a lui. Adesso faceva parte di me e dovevofargli conoscere ogni angolo segreto e oscuro del mio animo. Nonostante facesse maleriaprire le ferite, lui forse avrebbe potuto lenirle.

«Non posso stare tranquilla qui dentro» sbottai.Non potevo, tutto mi ricordava quel giorno, persino la canzone che stavano

mandando alla radio era la stessa.Aprii la portiera prima che lui partisse.«No, non posso farcela. Non ce la faccio» gracchiai, portandomi le mani a coprire

il volto. Sentii lo sportello opposto sbattere e arrivò subito lui accanto a me.«Qualunque cosa sia, per favore. Non riesco a stare così, non so cosa fare, non so

niente. Mi sento inutile e fuori luogo.»«Non è così, no.»Le lacrime mi pungevano gli occhi e le obbligai a non scendere, fallendo, presero

a scorrere come fiumi sulle mie guance.«Andiamo in tram, basta» disse con voce spezzata. «Se ti fa stare così male, non

ci sto.»La situazione stava diventando ingestibile e io mi sentivo ridicola, ma ero

davvero terrorizzata. La cosa mi stava sfuggendo di mano e non sarebbe dovutosuccedere. Lui aveva ragione, ma non era né inutile, né fuori luogo. Il problemadovevo risolverlo io con me stessa.

«No, Jason. Tu sei tutt'altro che inutile. E adesso sali, andiamo. Niente obiezioni.»Mi asciugai le lacrime col fazzolettino di carta che mi passò, gli diedi un bacio a

stampo sulle labbra e mi sedetti di nuovo comodo sul sedile dell' auto.Impiegò più del dovuto per mettere in moto. Continuavamo a guardarci. Silenziosi.

Mi sarei persa in quello sguardo pieno di domande, preoccupazione, tenerezza eamore. Avrei potuto studiare le sue iridi cielo, cellula dopo cellula, senza farmiscappare nessun dettaglio.

«Vuoi che giri io la chiave?» sdrammatizzai.Riuscivo a scherzare mentre lui si faceva mille domande su di me.«No, non ne saresti capace» ribatté lui.Mi stava sfidando, stronzo. Mi piegai avvicinando il volto e le mani sulle chiavi

inserite. Non mi diede il tempo di far girare la chiave. Mi prese il volto fra le mani ecominciò a baciarmi prima lentamente, poi con più foga. Si può fare l'amore con unbacio? Noi ci stavamo riuscendo. Le nostre lingue si incontrarono, mentre il miocuore perdeva battiti, continuavo a immaginarmi con lui a fare l'amore, e non a darciun bacio soltanto. I brividi mi percorrevano la schiena. Lo desideravo. Volevo sentire

Page 81: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

il suo petto a contatto con il mio, la sua pelle sulla mia, senza barriere e indumenti checi dividevano. Mi mordicchiò il labbro inferiore facendomi sussultare di piacere.Stavo perdendo il controllo. Le nostre lingue giocavano indipendenti, e le mie manisciupavano i suoi capelli.

«Arriveremo tardi, non è il momento» respirai con affanno.Partimmo e non potei fare a meno di chiudere gli occhi e ricordare. Tutto di

nuovo, in ordine cronologico. Per fortuna quel giorno il sole baciava Londra, me eJason. Allontanai il brutto pensiero, cominciando a cambiare la musica dalla radio.Fin quando una canzone catturò la nostra attenzione. Stavo per premere il tasto avanti,ma Jason mi fermò.

«Ascolta questa» mi sussurrò.«Tu va’ piano.»“You are so beautiful to me,You are so beautiful to me,Can’t you seeYou’re everything, I hope foryou’re everything , I needYou are so beautiful to me,you are so beautiful to me,You are so beautiful to me,can’t you see,you’re everything, I hope foryou’re everything , I needYou are so beautiful to me.”Mi stava forse dedicando quella canzone? Arrossii, quando capii di aver intuito

bene.“Sei così bella per me, sei così bella per me, non riesci a vederlo. Tu sei ogni

cosa che desidero, tu sei tutto quello di cui ho bisogno, sei così bella per me, sei cosìbella per me. Sei così bella per me, non riesci a vederlo. Tu sei ogni cosa chedesidero, tu sei ogni cosa, ogni cosa di cui ho bisogno, sei così bella per me.”

Page 82: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo diciassetteJason

Si respirava tensione nella mia auto. Quella mezza confessione era statal’ulteriore approvazione di ciò che pensavo: Ellen nascondeva un grande segreto.Sulle note di You are so beautiful si rilassò. Ascoltava, mi guardava e sorrideva.Forse, aveva compreso il mio messaggio. Mi stavo innamorando. Mi piaceva tutto dilei: le labbra, il viso, i capelli e il suo profumo, aroma alla fragola che mi inebriavaogni qualvolta l’avevo vicina. Era sempre più tranquilla, mentre io ero teso come unacorda di violino. Stava male dentro, fingeva di star bene, e l’avevo capito, cercava dinon pensare a qualcosa che la faceva soffrire.

«Come stai?» mi domandò lei.Avrei dovuto chiederglielo io, invece era sempre un passo avanti a me.«Come stai, tu? È più importante.»«Stai rispettando il mio limite di velocità» ridacchiò.«Non sto scherzando, Ellen.»«Jas, rilassati» mi baciò delicatamente la mano che riportai sul cambio, riuscendo

nel suo intento. Per un attimo solo, però. Come potevo rasserenarmi sapendo che ladonna che avevo accanto non stava bene? Non riuscivo ad accettarlo.

«Cazzo, voglio sapere come stai, non posso?» mi alterai.Non bastò un bacetto per tranquillizzarmi, come lei forse aveva creduto.«Non sai mentire. Dimmi la verità, Elly.»«Oh, no, ti sbagli. So farlo, anche troppo bene» rise infastidita. Che cosa voleva

dire?«Va bene, Ellen. Adesso non è il momento, non voglio insistere. Aspetterò.»Viaggiammo in silenzio. Non portai mai l’auto oltre i settanta chilometri orari e,

nonostante il nervosismo evidente quando impegnavo incroci e svoltavo all’altezzadelle curve, non si fece prendere da altri attacchi di panico. Parcheggiai poco lontanodall’ospedale e andai ad aprirle la portiera. Le porsi la mano che lei afferrò con unsorriso.

«Quando sarò pronta te lo dirò, ma sto bene, con te sto bene.»Cominciammo a camminare, dirigendoci all’ingresso dell’ospedale. Inutile

nasconderlo, ero nervoso.«Sei importante per me. Non voglio più che tu mi eviti, non voglio più sentirmi

ignorato da te. Fa male» sbottai, tutto d’un fiato.Mi ero sentito di troppo nella sua vita. Sembrava quasi che non si fidasse ancora

di me ed ero stufo. Ecco perché in passato preferivo divertirmi. I legami facevanosolo male, l’avevo sempre pensato. Invece, io – proprio io – mi ero legato ad Ellen.Non avevo più scampo ormai. Non ero stato in grado di gestire il rapporto con lei,lasciandomi coinvolgere, e travolgere dalle emozioni che provavo quando stavo conlei. Lo sapevo sin dall’inizio che sarebbe stato meglio starle lontano, ma non ne ero

Page 83: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

stato capace, perché mi aveva intrigato. Mi piaceva quella ragazza dai capelli colorciliegia e gli occhi grigi, dal primo istante in cui i miei occhi si erano posati su di leiavevo capito che per me sarebbe stato pericoloso avvicinarmi a una come lei.Adoravo fissare la ragazza che non voleva essere guardata e le sue smorfie quandoqualcosa non le andava a genio. Il suono della sua risata riusciva a mettermi di buonumore e non mi era mai successo con nessuna.

Adesso mi trovavo in una situazione conflittuale con me stesso, lottando con lavoglia di abbandonare tutto – sapendo di non poterci comunque riuscire – e l’immensavoglia di continuare, seguendo quello che il mio cuore mi diceva. La seconda avevaprevalso. Ellen, era lei che volevo, solo lei. E l’avrei avuta, perché ero certo dellesensazioni e delle emozioni che provavamo quando stavamo insieme, ero sicuro cheanche lei le provasse.

«Mi dispiace» disse solo, frantumando ogni piccola certezza.«Andiamo» bisbigliai. «Non importa.»Camminammo mano nella mano. Io guardavo le nostre dita intrecciate

chiedendomi cosa le passava per quella testolina. Probabilmente ancora credeva chevolessi soltanto portarla a letto.

«Stai sbagliando. Quello che la tua mente pensa è un errore.»Stava cercando di leggermi nel pensiero? Ne sarebbe stata capace.«Che ne sai di quello che la mia mente pensa?»«Lo so, perché è quello che pensavo qualche ora fa, prima che arrivassi, ma ora

non più. Ho capito. Quando sarò pronta ti darò tutte le spiegazioni che cerchi. Devoincontrare la tua famiglia, la situazione è già imbarazzante, sono già abbastanza tesa,per favore.»

Adesso era davvero agitata, quasi le tremavano le gambe, mentre io ero piuttostosereno. Ero convinto che a mia sorella sarebbe piaciuta.

«Calmati, Elly. Andrà tutto bene» sussurrai. «Ho solo bisogno di sapere che contoqualcosa per te.»

Solo bisogno di sentirmi dire qualcosa di vero e confortante.«Sei importante, Jas.»Ecco, quell’aggettivo mi fece sospirare di sollievo e mi diede certezze, quelle che

cercavo, disperatamente.L’ascensore si fermò e arrivammo al quinto piano dell’edificio ospedaliero,

dov’era ricoverata mia mamma. Ellen si mise davanti a me, con il suo corpo,impedendomi altri movimenti. Prese il mio viso tra le mani e parlò.

«Guardami, e ascoltami bene.»La guardai fissando le sue splendidi iridi grigie.«Sei importante per me» ripeté a pochi centimetri dalle mie labbra.“Anche tu”, avrei voluto rispondere, invece non riuscii a far altro che baciarla,

senza sosta.«Ti confesso un’altra cosa, l’unica che in questo momento sono in grado di dirti»

disse con affanno sopra la mia bocca. «Tu, Jason Scott, sei stato il primo, e l’unico

Page 84: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

uomo a baciare le mie labbra.»Avevamo dimenticato di essere in un luogo pubblico. La confessione mi lasciò di

stucco. Supponevo che fosse vergine, si notava quanto tenesse a lei e al suo corpo,non era una di quelle che si concedeva al primo che le capitava, sicuro. Ma pensavoche almeno il bacio lo avesse già dato, insomma, era così bella, meravigliosa, misembrava impossibile che fosse integra, intatta. Smettemmo di baciarci - a fatica - econtinuammo a guardarci sorridendo come due ebeti; lei con il viso in fiammedall'imbarazzo.

«Non ci credo» mi lasciai sfuggire, sorpreso.«Credici. E se il privilegio è stato tuo un motivo ci sarà» rise, mi rubò un altro

bacio e poi mi prese per mano. Continuammo a camminare e arrivammo nella cameradov’era stata sistemata mia mamma. Quando superai l’uscio ad accogliermi ci fu losguardo di Megan e quello di mia nipote.

«Zio! Zio!» Mi venne incontro correndo Alice.Ellen mi lasciò la mano per permettermi di prendere in braccio la bambina.«Patata» la strinsi tra le braccia, contento.Ellen mi guardò con un’espressione confusa.«È il suo soprannome» bisbigliai.Mi sentivo completo. Avevo tutto in quel momento. Ellen, Alice, mia sorella e mia

madre, anche se presente solo con il corpo. Mancava solo Jeremy, l'amico di sempre,il fratello che non avevo mai avuto.

«Piacere, Megan» mia sorella salutò Ellen, porgendole la mano.Feci sedere Alice sulla sedia e andai in soccorso alla ragazza di cui mi ero

innamorato. Si vedeva lontano chilometri che era agitata.«Lei è Ellen, una mia...» mi interruppe.«La sua fidanzata» mormorò, cingendomi la vita con un braccio e stringendosi a

me.Oh, oh, le cose si stavano facendo serie! Quella ragazza era imprevedibile e

incredibilmente sorprendente.«Fatevi abbracciare.»Ecco, lo sapevo, mia sorella era fantastica. Ci abbracciò, non nascosi il mio

imbarazzo. Oddio, non avevo mai portato una ragazza in casa, né presentata. Proprioperché la mia logica evitava i legami.

«Alice, saluta Ellen» Megan incitò sua figlia.«Ciao Ellen» esultò felice, con un sorriso rivolto solo a lei.Ellen sorrise e le rivolse un saluto.«Ciao piccola!» Le si accosciò vicino e scompigliò i capelli.«Mamma, voglio i capelli come Ellen.» Indicò la treccia laterale che aveva fatto

lei ai suoi capelli.«Scusate se interrompo le vostre chiacchiere, mi fa piacere, ma devo rubarti la

mia fidanzata. Devo presentarla alla nonna» ridacchiai e afferrai la mano di Ellen. Lamia fidanzata. Mi faceva uno strano effetto dirlo. Dovevo metabolizzare l'idea.

Page 85: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Vieni» le sussurrai.Annuì. Ci avvicinammo al letto dov’era stesa mia mamma. L’effetto che mi fece

trovarmi lì, con lei, vicino a mia madre fu davvero strano. Quella stanza che sembravaapparentemente vuota, non lo era, c'erano dentro due persone importanti per me. Queifili, spine e monitor: era tutto un brutto incubo per me. Ellen si sedette accanto allettino, era pallida, guardava quelle lenzuola come se fossero l’emblema del male.

«Elly, tutto bene?»Domanda inutile, era chiaro che non fosse così. Non rispose. Aveva tra le mani la

stoffa del lenzuolo bianco, ed era in preda a brutti pensieri. Sgualciva con le sue manila stoffa, fino a strattonarla. Le sue dita non riuscivano a stare ferme. Mancavadavvero poco prima che scoppiasse a piangere. Non mi guardava, era ipnotizzata dalvolto dormiente di mia madre. La presi con forza e la feci alzare. Poggiò la fronte sulmio petto e le lacrime iniziarono a bagnare la stoffa della mia camicia.

«Non va bene. Decisamente no» singhiozzò.Di nuovo, stessa situazione, stessa impotenza e difficoltà. Cosa potevo fare?

Nulla. Solo starle vicino.«Calmati, piccola»«Jason, scusami, sono un completo disastro. Devo uscire di qui, ti prego.»Alzò lo sguardo e puntò gli occhi sui miei. Piangeva a dirotto. «Scusami, ti

prego.»Mi diede un bacio fugace e scappò via. «Ti aspetto fuori» concluse singhiozzando.Non ebbi il tempo di dire nulla, era già uscita. Stavo male per lei. Vederla in

quello stato mi aveva scosso parecchio. Fu in quel momento che capii: mi sedettiaccanto a mia madre e strinsi la sua mano. Aveva il viso sereno, ormai le escoriazionicausate dall’incidente erano svanite. Era passato quasi un mese, ma il risvegliosembrava lontano.

«Mi sono innamorato» pronunciai. «Mi sono innamorato, mamma. Ho bisogno dite» sussurrai.

Page 86: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo diciottoEllen

Mi stava dimostrando che mi voleva davvero e io ero solo capace di fare disastricon le mie paranoie. Era stato inevitabile, quando avevo messo piede dentro quellastanza tutto era ritornato nella mia mente; lo stavo rivivendo in quell’esatto istante,come se l’avessi vissuto il giorno stesso e non in un passato ormai lontano. Provavo adistruggere quel lenzuolo come se, eliminando quello, avessi potuto cancellare lebrutture della mia esistenza. Mi mancava il coraggio di parlarne, di affrontare ildialogo con qualcuno, anche con lui. Sapevo bene che era un rischio troppo grosso, enon potevo correrlo, avrebbe significato mettere a repentaglio la vita di David e dellepersone che mi circondavano. Non lo facevo per fare del male – bastava già il miodolore – ma per proteggerli dal mostro che non conoscevano. Abbandonai la stanza emi sedetti su una sedia del corridoio. Anche le mura bianche mi riportavano indietronel tempo, facendomi sentire in trappola. Non potevo scappare. Dovevo farcela perlui e per me. Dovevo vincere le mie paure, superare tutti gli ostacoli che miimpedivano di essere felice. Le lacrime, tuttavia, scorrevano indipendenti dalla miavolontà, rotolavano sulle mie guance. Jason mi raggiunse subito dopo. Mi coprii ilvolto con le mani e tentai invano di cancellare il pianto dal mio viso. Si fermò ma nondisse nulla. Il suo sguardo questa volta era diverso, stanco.

«Scusami» bisbigliai.«Smettila! Non hai nulla di cui rimproverarti.»Era stanco e incazzato. Come dargli torto.«Dobbiamo andare.»Non potei far altro che alzare il sedere da quella sedia, nonostante mi tremassero

le gambe.«Noi andiamo» avvisò sua sorella. Lei non aveva fiatato, lasciandoci i nostri

spazi. Doveva essere una persona meravigliosa.«Mamma, posso andare con lo zio?» sussurrò Alice, a bassa voce.«Alice, lo zio deve lavorare. Un altro giorno andrai con lui» la rimproverò

Megan.«Allora vado con Ellen, mamma.» Le lanciò uno sguardo supplicante.Mi faceva tanta tenerezza, l’avrei portata con me volentieri. Ero quasi sul punto di

dirle di venire con noi, ma Jason mi precedette: «Ellen anche ha da fare» mentì. «Civediamo presto, patata» si addolcì, riconoscendo di esser stato troppo duro con labambina. Uscimmo dall’ospedale. Senza rivolgerci la parola arrivammo alparcheggio. Salii in auto senza pensarci due volte, la macchina aveva smesso diessere un problema con lui, perché mi sentivo al sicuro. Partimmo senza rivolgerci laparola.

Per rompere il silenzio accese la musica ad alto volume, forse anche troppo, e iocredetti che volesse ignorarmi. Ma c’ero. Si avvicinò per aprire il cruscotto ed

Page 87: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

estrasse un pacco di sigarette; ne prese una, la portò alle labbra e la accese.«Non sapevo che fumassi» constatai, abbassando il volume della radio.«Non mi conosci abbastanza.»«Non credo proprio.»«Ah sì? Sentiamo, cosa sai di me?»«Jason non è il momento di discutere, non su questa cazzo di macchina, voglio

arrivarci intera al campus.»La verità è che avevo una paura tremenda, e la nascondevo, perché con lui ero al

sicuro, sì, ma il destino poteva essere crudele. Avrei voluto evitare di farlo inalberareancora di più.

«Puoi stare tranquilla. Non metterei mai a rischio la tua vita. Il problema èproprio questo, tu non vuoi capirlo.»

Smisi di parlare e metabolizzai quelle parole. Non volevo capirlo, era vero.Mettevo in discussione tutto, e il timore l’aveva sempre vinta, in ogni cosa.

«È sempre colpa mia, lo so» parlai, obbligando le lacrime di restare al loro posto.«Lo è sempre, anche adesso. È colpa mia se ho pianto in quella fottuta stanza, è colpamia se ho paura dei mezzi di trasporto. Ed è colpa mia se tu sei arrabbiato.»

Gettai tutto e feci un sospirone. Era colpa mia. Tutto il passato poteva esseresoltanto un brutto ricordo, potevo essere felice con la persona che volevo, e sareistata in pace con la mia coscienza se avessi confessato subito la verità.

«Non sono arrabbiato, sono deluso. Mi rendi vulnerabile, un attimo siamo felici, el’altro no. Perché tu non ti fidi di me.»

«Non è vero. E non so più che dimostrazioni darti per fartelo capire.»Mi fidavo di lui. Era proprio questo il problema, ero a un passo dal parlare. Gli

avrei raccontato tutto pur di fargli capire che lo volevo con me e che avevo fiducia inlui.

«Cosa mi hai dimostrato, Ellen? Presentarsi come fidanzata con Megan non mibasta. Non sono queste le dimostrazioni che voglio da te.»

Arrivammo al campus. Gli proposi di stare da me, per parlare, e lui accettò. Perfortuna Amy non era in casa e potemmo continuare la nostra discussione in santa pace.

«Cosa vuoi che faccia? Dimmi, come posso darti le dimostrazioni che vuoi.»Questa situazione mi stava facendo male al cuore. Mi sentivo in difetto e sapevo

di esserlo. Ci sedemmo sul divano, l'uno di fronte all'altro. Ero lì, sul punto diesplodere.

«Non c'è bisogno che te lo dica io. Tu lo sai, e lo ignori, quindi è anche inutilecontinuare a parlarne.»

Cazzo, Ellen, stai distruggendo tutto, dissi a me stessa.Non sapevo più come muovermi, come giustificarmi, perché una scusa adeguata

non c'era. Non meritava quel trattamento. No, lui no. Ma era più difficile di quanto luicredesse.

«Non posso proprio dirti tutto adesso, non posso, non mettermi in questecondizioni, non sai quanto male mi fa questa situazione.»

Page 88: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Vedi? Questa discussione non è servita a niente. Ti ho dato soltanto ulterioridimostrazioni, ma tu ancora non ti fidi. E non dire il contrario, per favore.»

Si alzò e fece per andare via. Ogni suo passo era come un pugno in pieno volto.Merda! Lo stavo perdendo.

«Sono stata in coma» proruppi.Era giunto il momento di scoprire le carte, oppure l'avrei perso, e non doveva

succedere. Era importante, dovevo convivere con questo, lo era e basta, e dentro mesapevo di dovermi aprire. Si irrigidì, la sua mano sulla maniglia, pronto per andarvia. Si bloccò. Sperai con tutto il cuore di stare facendo la cosa giusta.

«Avevo dodici anni. Ebbi un incidente in auto con i miei genitori. Loro sono morti,io ce l'ho fatta» presi fiato, sentivo un groppo chiudermi la gola.

Le lacrime rotolavano persistenti sulle mie guance, stavo rivivendo ancora unavolta quel momento ed era un fottuto incubo. Da lui nessun segnale, stava fermodavanti la porta, e continuava ad ascoltare silenziosamente il mio segreto.

«Stare in quella stanza ha risvegliato in me tutti i ricordi di quel giorno. Pensavodi potercela fare, volevo superarla e avrei voluto starti vicino, ma ho fallito. Midispiace, so che così facendo ti ho perso. Ho fallito ancora, ho lasciato scappare lapersona più importante delle mia vita.»

Mi coprii il volto con le mani. Volevo sprofondare negli abissi, era più forte dime, non riuscivo a dire tutta la verità. Sentii i passi retrocedere e feci un leggerosospiro di sollievo. In quel momento avevo solo voglia di stare con lui, di viverlofino in fondo e di fare l'amore con lui, subito, su quel divanetto blu, che mi sembravavuoto senza il suo corpo al mio fianco.

«Mi hai lasciato senza parole.» Sospirò.Mi prese e mi fece sedere sulle sue gambe, obbligandomi a togliere le mani dal

viso.«Era questa la dimostrazione che cercavi? Adesso capisci quanto sei importante

per me. Ti prego, Jason, non lasciarmi mai. Per nessun motivo.» Poggiai la fronte allasua.

«Starò al tuo fianco per sempre.»«Per sempre?» chiesi, arrossendo.«Per sempre, piccola.»Mi baciò e con le sue labbra morbide accarezzò dolcemente le mie, come solo lui

sapeva fare. Schiusi le bocca e le nostre lingue giocarono tra loro. Sentii una scaricadi brividi percorrermi la schiena, emozioni intense, mai provate. Sentivo la suaerezione attraverso il pantalone. Mi voleva, mi desiderava e io volevo lui. Inutilenasconderlo.

«Da quanto tempo non fai sesso?» domandai, timida.«Dal giorno che ti ho incontrata. Che cosa mi hai fatto, Elly?» domandò a se

stesso.Rimasi piacevolmente stupita. Quindi non ero soltanto un gioco, una conquista.

Stentavo a credere alle sue parole… davvero aveva rinunciato al sesso? Uno come

Page 89: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

lui?«Che c'è? Non te l'aspettavi? Non sono mica malato di sesso, quelle erano

sveltine per passatempo, non per amore» continuò.Ci aveva visto giusto. Non me l'aspettavo, proprio no. Pensare che altre donne lo

avevano avuto mi fece ingelosire e sapere che lo avevano voluto ugualmente,nonostante la sua allergia agli impegni duraturi, mi fece sentire solidale con loro.Perché alcune donne erano arrivate a tanto? Per amore, forse.

«Mi hai lasciato senza parole, anche tu» sospirai. «Ti voglio.»«Ti voglio anche io, tanto, piccola.»E no, non ero stata chiara, o non aveva capito.«Ti voglio in tutti i sensi. Voglio fare l'amore con te, Jas» farfugliai, imbarazzata.Avevo l'ansia. Era la mia prima volta e la volevo con lui. Avevo tremendamente

paura di sbagliare. Mi guardò, sorpreso. Cominciai a baciare la sua bocca, centimetroper centimetro.

«Di’ qualcosa» lo richiamai.Si lasciò togliere la maglia e continuai a baciarlo, prima sul collo poi scesi sul

suo petto, magnifico, caldo, bollente.«Non devi farlo per forza. Non voglio farti male. Io posso aspettare, non

dobbiamo fare le cose di fretta. Non devi farlo per me.»Sembrava quasi che mi stesse rifiutando, invece, lo faceva solo per proteggermi.«Chiama il tuo datore di lavoro, di’ che questa sera non puoi andare» lo pregai.

«Rimani con me.»«Ne sei sicura? Se continui a provocarmi non so se riuscirò a tenermi a freno

ancora per molto» ridacchiò.«Non farti supplicare, stronzo. Sì, voglio farlo, adesso. Ho bisogno di te»

strusciai la mano sulla patta dei suoi pantaloni, e lo sentii. Aveva ragione, il suo“amichetto” si stava lasciando andare. Ma che cosa stavo facendo? Non miriconoscevo in quegli atti, eppure, ero io. La stessa Ellen. Mi sentivo più libera digodermi l'amore che provavo per lui, nonostante la mezza verità. Continuai astuzzicarlo, finché lui si alzò. Chiamò il suo datore di lavoro, inventando una scusa.Per fortuna gli credette, non fece tante obiezioni, perché Jason non era solito saltaregiorni di lavoro.

«Allora, mi vuoi?» mi chiese, dopo aver chiuso la telefonata.«Sì, ti voglio. E in fretta» gli confessai.Si sedette al mio fianco e cominciò a baciarmi dolcemente. Era una lenta agonia.

Mi stava facendo desiderare quel momento sopra ogni altra cosa.«Ti voglio dal primo giorno. Ti avrei scopata subito, eri così spaesata, dolce,

genuina. E anche un po' acida» scherzò.Be’, considerando il modo in cui gli avevo risposto, sì, ero stata acida, fin troppo.

Jason Scott, lo avevo etichettato come lo stronzo per eccellenza, la persona da cuidovevo stare lontana. Ironia della sorte, ora ci ritrovavamo maledettamente vicini.

«Adesso vuoi solo me, vero? Me lo auguro per te. Se scopro che ti scopi altre, mi

Page 90: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

perdi» scherzai, ma neanche tanto.«È una minaccia, Elly?» rise.«No, prendilo solo come un avvertimento.»Non mi fece più parlare. Mi tempestò di baci, sfilando subito dopo la mia

maglietta. Mi guardò sognante, osservando ogni parte della mia pelle nuda, eammirandola.

«Basta chiacchiere» disse.Il mio cuore pulsava danzando. Non riuscivo a focalizzare veramente ciò che

stava succedendo. Insieme a lui il mio cervello smetteva di pensare.«Non voglio farlo qui, sul divano. È la tua prima volta, meriti di meglio» ansimò.Mi prese tra le braccia e mi portò in camera. Stavamo per fare l'amore sul mio

letto, che di certo era più comodo del divano. Chiuse la porta a chiave e mi fecedistendere sul letto. Mi tolse il reggiseno, sfilò i miei jeans, e un attimo dopo eravamoentrambi nudi. Rimasi stesa su quel letto con lui addossato al mio corpo. Mi stavamangiando di baci. E io mi scioglievo in quegli attimi. I nostri corpi, nudi, vicini,felici e vivi. Lo baciavo con foga, come non credevo potessi fare. Ero affamata di lui,non potevo farne a meno. Si fece spazio sfiorandomi e piano entrò dentro me. Persi unbattito, poi due, e poi un altro ancora. Dovevo contenere le emozioni. Facevatremendamente male, ma il dolore, il fastidio che sentivo tra le gambe si affievolivaperché lo amavo. Non c'era spasimo migliore, in quelle circostanze. Le sue maniaccompagnavano il corpo nei movimenti. Alzai il bacino per andargli incontro, edentrò fino in fondo.

«Jas» urlai, un po' per il dolore, e poi per il piacere.«Aggrappati a me, piccola» mi sussurrò con voce roca. «Sei mia, piccola.

Soltanto mia» ansimò.Lo ero sempre stata.Continuammo a fare l'amore fino a notte fonda, poi crollammo sfiniti. Poggiai il

capo sul suo petto e solleticai il suo addome con delle carezze.«Come stai?»«Mai stata meglio, giuro.» Gli sorrisi.«Mi dispiace per i tuoi genitori, non lo sapevo, e vederti in quelle condizioni mi

ha fatto perdere la testa.»«Tu non potevi sapere. Sei stato gentile a preoccuparti per me» dissi, sincera.«Ti brillano gli occhi.» Mi guardava con lo sguardo che tanto amavo.«Sono felice.»Era stata una notte indimenticabile, avevamo fatto l'amore, ma la sensazione più

bella fu dormire con lui, abbracciata al suo petto, tra le sue braccia. Ero finalmenteprotetta.

Page 91: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo diciannoveJason

Vivere di lei era l’unica cosa che riusciva a rendermi davvero felice. Vivere deisuoi sorrisi, dei suoi occhi, dei suoi baci e dei suoi abbracci, mi bastava. Avevobisogno solo di lei, della sua pelle e del suo profumo. Avevamo fatto l’amore;l’amore, quello vero. Ed era stata solo mia e di nessun altro. Aveva scelto me, tratanti. Ci eravamo voluti, desiderati, e amati.

Dormiva beata sul mio petto, mentre io le toccavo i capelli e respiravo il suorespiro. Dio, com’era bella! Era rilassata e questo mi rendeva pieno di gioia. Mistringeva forte a sé, come se avesse paura che io potessi fuggire da lei, scappare eabbandonarla. Chiusi gli occhi e mi addormentai, fantasticando di lei, di noi. Misvegliai presto, disturbato dal trillo del mio cellulare che segnava l’arrivo di unmessaggio. Mi scostai lentamente, provando a non svegliare Ellen, ancora poggiatasul mio petto, e allungai il braccio per prendere il telefono sul comodino.

Sembra che ci siano stati netti miglioramenti. Spero di averti dato una buonanotizia, buongiorno fratellino.

MeganCazzo, sì! Avevo voglia di esultare. Mamma mi aveva ascoltato, aveva compreso

quanto ancora avessi bisogno di lei.«È successo qualcosa?» mormorò, ancora assonnata, la voce di Ellen.«Buongiorno Elly» le sorrisi, e le diedi un bacio a stampo.«Allora? Chi ti ha scritto? Non dirmi che sono quelle due» cambiò espressione.

Risi di gusto, mi faceva impazzire il suo modo di mostrare quanto ci tenesse a me. Eratremendamente gelosa.

«Chi sarebbero queste due?» chiesi, mantenendo la serietà.«Su, dai. Quelle due cozze che ti stavano appiccicate quando ti ho conosciuto.

Sono loro? È una delle due?» m’interrogò.«Ah, sì, ho capito. Lisa e Denise, le gemelle» ridacchiai.«Jason, sono appena sveglia, ti assicuro che non sarebbe un bello spettacolo

assistere a una mia scenata di primo mattino. Dimmi chi è.»Mi arresi. Anche se vederla adirarsi per me era uno spettacolo, anche al mattino

presto.«È mia sorella. Ci sono stati dei miglioramenti, a quanto pare importanti.»Si mise composta e si portò le cosce al petto, appoggiando la testa sulle

ginocchia.«Oddio, scusami. Sono sempre la solita. È colpa mia, anche qui.»«Non è colpa tua, però, avevi detto di fidarti di me. Fallo, davvero» le consigliai,

obbligandola a guardarmi negli occhi.«Ho bisogno di sicurezze, nella mia vita non ne ho mai avute. E adesso la mia

unica certezza sei tu, Jas. Posso sembrare ossessiva, e anche un po' stupida, continuo a

Page 92: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

ripeterti che mi fido di te, perché è davvero così, anche se forse non te lo dimostro.Ogni istante che non stiamo insieme è un secondo perso e che vorrei passare con te.Ho paura di perdere di nuovo ciò che mi fa stare bene. E l'unico a riuscirci sei tu.»

Quella ragazza era capace di distruggere il mio cuore e guarirlo un attimo dopo.Stare con lei era come trovarsi in paradiso, come un cielo stellato senza nuvole. Eratutto perfetto. E diamine, di fronte a lei perdevo ogni consapevolezza. Smarrivo laforza di obiettare, di contraddirla in qualche modo. Mi rendeva vulnerabile, edestabilizzato. Non ero io. Il solito Jason non faceva così. Il solito Jason se nesarebbe infischiato di tutto e tutti. Perché in fondo avevo sempre pensato che iproblemi li avessero tutti, con diversa importanza, ma ognuno di noi aveva unconflitto interiore con se stesso, per qualsiasi cosa. Questa volta non aveva dettoniente per cui avrei potuto ribattere. Mi aveva lasciato senza parole e non sapevocosa dire. Ero la causa del suo stare bene. E lei di conseguenza rendeva felice me.

«Penso che dovresti dire qualcosa anche tu» riprese.«Tu sei la sola mia certezza, Elly. Ci sarò sempre, anche se tu non mi vorrai più»

parlai. «Il tuo stare bene è la mia felicità.»Furono le uniche parole che riuscii a dire, e vennero dal cuore, d'istinto. La

avvolsi in un abbraccio e la baciai, dolcemente, con il sorriso dipinto sulle suelabbra. Mi abbandonai a quel bacio, che ben presto divenne intenso, famelico:eravamo entrambi affamati l'uno dell'altro. Misi i boxer, ripensando alla nottetrascorsa, e mi scappò un risolino contento.

«Che cosa c’è da ridere?» mi si avvicinò, aggrappandosi con le braccia al miocollo. Mi diede piccoli baci sulla spalla, provocandomi brividi carichi di passione.

«Vestiti, altrimenti non usciamo più di qui» le ordinai, accarezzandole il palmodella mano.

«E se io avessi voglia di star qui, con te e basta?» mi sussurrò, provocatoria esensuale. Mi faceva perdere la testa in un istante. Era la mia rovina.

«Ti accontento» le sorrisi, beffardo.«Come sei generoso!» mi prese in giro, ridacchiando.Tolsi nuovamente i boxer, che erano già di troppo, e la stesi sul letto, con il mio

corpo a contatto con il suo. Continuava a sorridere, felice, facendosi amarelentamente, piano piano. Ci baciammo come se il tempo non esistesse; tutto attorno anoi si era fermato, eravamo solo noi. Noi e il nostro bisogno di amarci.

Erano le prime ore del mattino, il sole ci spiava, nascosto, la stanza aveva preso ilcolore dei riflessi dei bagliori radiosi. Giocai con il suo seno e le baciai ogni lembodi pelle. Quando entrai dentro di lei sussultò, il che mi fece pensare di averle fattomale. Forse lo capì dal mio sguardo e continuò a baciarmi lentamente, per farmirilassare sempre più. Ero dipendente di quei baci, come se fossero droga. Pendevo daquelle labbra a cuore, che amavo. Amavo ogni singola cosa di Ellen.

«È tutto a posto» mi sussurrò tra le labbra.E allora la divorai, sicuro di poter continuare senza farle del male.

*****

Page 93: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Sei bellissima, sai?» le dissi, mentre stava indossando i jeans a sigaretta e unamaglia a V, nera.

«No, non me lo dice mai nessuno» finse una smorfia di tristezza. La strinsi dadietro, stritolandola in un abbraccio.

«Allora, te lo dirò più spesso» la canzonai, mordendole il lobo dell’orecchio.«Be’, direi che posso accettare i tuoi complimenti! Affare fatto, Jas» rise,

divertita.Il suo sorriso era la cura a ogni mio male, ed era vero e delizioso.«Hai un sorriso splendido, sai?» Mi vestii insieme a lei, continuando a sorridere.«Scott, troppe lusinghe, non devi conquistare nessuno, non hai bisogno di

allenarti» disse ironicamente.«Devo conquistare una ragazza, non bellissima, ma stupefacente, unica. Una

ragazza che non ha solo un sorriso splendido, ma un sorriso capace di farmi felice. Enon è una ragazza qualunque, lei è una donna, e la voglio mia, per sempre.»

La vidi arrossire di colpo. Ero riuscito a paralizzare quella bocca larga, che oraera spiazzata, senza parole. Ed era difficile mettere a tacere Ellen Frowan. Siavvicinò e mi guardò, questa volta con un’espressione più seria.

«Ti dico un segreto, l’hai già conquistata.»Era ufficiale, amavo quella donna, come non avevo mai amato nessuno. Se mi

avessero domandato cosa fosse l'amore, finalmente dopo diciotto anni avrei saputodare una risposta: l'amore era lei, l'amore eravamo noi. Uscimmo insieme, per andarea fare colazione. Per fortuna in casa di Ellen non c'era Amy, altrimenti ne avrebbefatto uno scoop in giro per l'università, gonfiando e rigonfiando ciò che aveva visto,fondamentalmente nulla, ma le conoscevo quelle come lei, lo avrebbe fatto solo per ilgusto di vendicarsi. Ed Ellen non lo meritava, assolutamente no.

«Amy sarà con il suo nuovo amico di letto» mi aveva detto.Non resistetti, scoppiai in una fragorosa risata. Ecco scoperta l'identità di Amy.Dopo aver fatto colazione con Ellen andai in casa per chiedere a Jeremy se

volesse venire con me in ospedale. Ellen mi aveva confidato di non sentirsi ancorapronta, e l'avevo capita. Non sapevo cosa provasse, né come si sentisse in quellasituazione, potevo solo immaginare. Era così forte, nonostante la vita l'avessedistrutta. Trovava la forza di sorridere, nonostante il destino le avesse tolto un pezzodi cuore. Lei riusciva a volare nel suo cammino di vita, nonostante le avesserostrappato le ali. Io al suo posto non ne sarei uscito vivo, non ce l'avrei fatta. Senzaavere un punto di riferimento, un appoggio, una persona su cui poter contate, mi sareilasciato andare, da solo non avrei vissuto. Non pensavo di esserne capace. Forse erastato proprio questo a renderla tanto forte, nella sua vita non aveva avuto scelte,doveva essere forte lei per lei stessa, e per nessun altro.

«Notte di fuoco, amico?» mi canzonò Jeremy, appena mi vide.«Forse.»«Jason, cazzo, hai già dimenticato Ellen? Non lo merita, sei proprio uno stronzo!»Lo sapevo meglio di chiunque altro che non meritava essere tradita, né tanto meno

Page 94: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

si meritava uno come me. Meritava di più. Ma l'amavo, e la volevo. Al diavolo lecondizioni.

«Rilassati, amico mio. Sono stato con lei, non ti dirò nient'altro. Se ne avrà vogliate ne parlerà lei.»

«Mi basta sapere che non hai tradito la sua fiducia, coglione» incalzò. «I dettaglili potrei immaginare anche da solo, ma non m'importano.»

«Vado da Megan in ospedale, vuoi venire?»«Non porti Ellen?» mi domandò.«No, altrimenti non sarei nemmeno qui.»Salimmo in macchina e ci dirigemmo all'ospedale.«Le gemelle chiedono di te. Hanno voglia di essere scopate. Stanno diventando

ossessive» mi avvertì.Le gemelle. Ellen non aveva una buona opinione di loro, e non aveva torto. Ma

almeno loro rispettavano le mie decisioni, stavano alle mie condizioni, perché infondo non importava loro costruire un rapporto stabile.

«Puoi riferire che sono impegnato. Molto impegnato» sottolineai.«Son cose serie, eh? Non avevo dubbi.»«Ellen è seria, e giuro, non posso lasciarla andare, non ci penso nemmeno!»

esclamai. «Non sarei capace di tradirla, e non solo perché non lo merita. Perché sonofottutamente innamorato di quella donna» sospirai.

Ero innamorato, e ormai non potevo più mascherarlo. Questa era la verità. Non miriconoscevo e stentavo ancora a realizzare l'idea di poter stare con la persona cheamavo. E soprattutto che io fossi in grado di amare così tanto.

«Merda!»Merda, sì. Frenai di colpo al semaforo, mi ero lasciato travolgere dai pensieri e

non erano per nulla buoni. Merda, per ben due volte. Era stato tutto così naturale,bello. Entrambi eravamo troppo presi dall'euforia per focalizzare la realtà. E adessola testa non stava un attimo ferma, vagava tra le varie conseguenze, ma ce n'era solouna. E ne stavamo già correndo il rischio. Coglione. Maledizione.

Le conseguenze dell'amore? Casini.L'amore era tutto un casino.

Page 95: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ventiEllen

E sì, ero una bambina immatura e insicura. Insicura, sì, la vita mi avevadimostrato che non si poteva mai essere quieti. Un minuto e tutto poteva esserestravolto. Ero insicura perché non avevo mai avuto un motivo per non esserlo eadesso che per la prima volta lo avevo, non volevo trovarlo. Io non ero abituata, nonpotevo sapere se davvero avessi ragione. Se mi fossi sbagliata? Se ciò cheall'apparenza vedevo era tutt'altro? Rischiare era troppo. C'era in gioco il mio cuore econ lui non sarei potuta scendere a compromessi, la partita era già persa in partenza.Il mio cuore non era un giocattolo, e nessuno, tanto meno io, poteva permettersi digiocarci. Desideravo Jason, era chiaro. Ma adesso la domanda mi sorgeva spontanea:ero davvero innamorata? Non sapevo bene cosa fosse l'amore e cosa si provassequando si era innamorati di qualcuno. Cos'era l'amore? Per alcuni un sasso in pienovolto, capace di uccidere. Per altri invece, era come un fiore, bello, in grado direndere felice. Per me, in quel momento era un fiore, io ero felice, come mai. Chiamaila mia migliore amica, Claire. Stavo stesa sul letto, con il sorriso sulle labbra e lebraccia strette al cuscino, come a voler abbracciare qualcuno.

«Ehi, come stai, tesoro?» mi domandò subito.Forse non ci avrebbe creduto, ma finalmente potevo urlarlo senza far finta.«Sto bene. Forse anche troppo, non ci sono abituata. E tu?»«Dici davvero?» esultò. «Io sto bene. Solo che mi manchi. Non faccio che litigare

con mio padre, e poi, di conseguenza con Thomas.»«Mi dispiace non essere lì con te. Andrà tutto bene, vedrai, lo capirà.»«Me lo auguro, ma non lo credo.»«Claire...» ci pensai un po', poi mi convinsi. «Come si capisce se si è innamorati?

Quando capisci che è amore vero?»«Capisci di essere innamorata quando sei felice. Quando senti le farfalle nello

stomaco, quando vorresti svegliarti al mattino avendolo al tuo fianco.» Le tremava lavoce. Ne era passato di tempo dal primo amore di Claire ed era stata davveroinnamorata, nella sua voce aleggiava un pizzico di malinconia. Lei cercava l'amorevero, non altro.

«Quando il tuo cuore grida il suo nome, allora è amore.»«Credo di essermi innamorata, Claire.»Si percepiva l'odore di Jason, aveva impregnato la mia camera e il mio letto del

suo profumo, difficilmente me ne sarei disintossicata, anzi, riaccendeva il bisognocostante che avevo di lui. Sì, il mio cuore, il mio corpo e la mia mente urlavano il suonome all'unisono.

«Chi è il fortunato?»«Se verrai, te lo farò conoscere.»«Ne sei sicura? Hai sempre detto di non volerti innamorare, cos'è cambiato?»

Page 96: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Non è cambiato nulla. È lui che è diverso. È riuscito a farmi innamorare,nonostante non volessi. Mi piace da impazzire. Davvero, ho tanto da raccontarti. Tiaspetto» le dissi, sincera.

Jason era capace di tutto. Mi capiva e non era facile farlo. Mi stava vicino, mifaceva sentire protetta, e amata sempre. Finii di chiacchierare con Claire e restaiancora ad annusare il profumo che mi permetteva di sentirlo più vicino. Ero davveroio? La verità è che mi rendevo conto di essere me stessa in quei momenti, una personamai esistita, ma sempre viva in me, solo nascosta. Avevo la consapevolezza di averfinto per troppo tempo, ed era giunto il momento di smetterla. Perché con Jason nonavevo bisogno di fingere. Andai in cucina per cucinarmi un uovo alla coque. SentiiAmy rincasare.

«Ciao!»I nostri dialoghi ormai erano ridotti al minimo. La nostra antipatia era reciproca.

Aveva un carattere eccessivo, non poteva essere compatibile con il mio. Poi il solopensiero di lei e Jason insieme mi irritava, e non poco.

«Ciao» gracchiai noncurante, gli occhi rivolti al fornello. Finii il mio pasto e mimisi a sedere sul divano.

L'orario di visita all’ospedale era passato da un pezzo e di Jason non avevo avutonotizie. Non sapevo se quella sera sarebbe andato a lavorare. Presi il cellulare e gliscrissi un sms.

Ti ho pensato tutto il giorno, mi manchi. Ci vediamo questa sera?Mi rispose subito. Pensai che doveva essere già tornato, ma che non fosse passato

a trovarmi. Mi invase un po’ di tristezza a quel pensiero.Sto per andare a lavoro. È sabato, non posso lasciare in asso George. Avrei

preferito stare con te, ma il dovere chiama. Non aspettarmi questa notte, dormi. Civediamo domani.

Non aveva fatto un misero accenno: gli ero mancata? Mi aveva pensato? Oppureaveva avuto quello che voleva e ora mi abbandonava. Allontanandomi, lentamente. Miaddormentai. Il dubbio mi assaliva. La paura di avere ragione mi rendeva triste. Nonvolevo perderlo. E quel profumo continuava a tormentarmi, come se volessericordarmi che lui c'era.

«Buongiorno, piccola.»Era la sua mano che mi accarezzava.Mi tolse una ciocca di capelli dal viso sistemandola dietro l'orecchio.«Ti ho portato una fetta di torta Strawberry.»Mi misi seduta di scatto e lo abbracciai, poggiando la testa sul suo petto.«E dopo questa avrò anche un bacio?» chiesi, ricordando il nostro primo bacio.«Anche prima» sussurrò sulle mie labbra.La sua bocca, la sua voce, mi calmavano, come fossero sedativi.«Dobbiamo parlare.»Ecco la fregatura.«Di cosa?» mi fermai di scatto, e ingoiai il boccone.

Page 97: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Di noi.»Dovetti trattenere la lingua, ma stavo già fremendo di paura. Doveva averlo fatto

entrare Amy e non avevo proprio voglia di parlare mentre lei ascoltava. Sapevo benequanto fosse pettegola. Per questo lo trascinai in camera mia, sotto lo sguardointeressato della mia coinquilina. Strano che non lo avesse sbattuto fuori di casa nelmomento in cui aveva incontrato il suo sguardo sulla porta. Doveva essere proprioincuriosita dal nostro rapporto! Chiusa la porta, parò.

«Abbiamo un problema.»Il viso era pallido, quasi avesse il terrore di continuare a parlare e non avevo idea

di cosa volesse dirmi.«Sì?»«Quello che abbiamo fatto ieri è il problema.»«Non ti è piaciuto? Non mi volevi? Pretendevi di più da me?» chiesi a raffica,

sconvolta.«È stato tutto perfetto, Elly. Non riesco a crederci, non dovresti neanche pensarlo.

Pensi che non ti voglia? Credi che ti abbia usato? Magari pensi anche che abbia sologiocato con te. È così?»

«Non penso nulla. Jason, dimmi dove sta la fregatura, è tutto troppo perfetto. Qualè il problema?»

«Non abbiamo usato precauzioni, Ellen.»Boom. Mi crollò il mondo addosso. Schiacciata come una formica sotto i piedi di

un uomo, ecco come mi sentivo. Come avevo fatto a non pensarci? Maledetta me e lamia voglia e lui dannatamente bramoso di avermi.

«Di' qualcosa.»Cosa c'era da dire? Avevo la salivazione azzerata ed ero sicura di essere

impallidita.«Ti rendi conto?» pronunciai con voce flebile. «Ho soltanto diciotto anni, e tu

diciannove. Jason, non è possibile. Non può capitare. No, cazzo.»«Affronteremo tutto insieme, se sarà necessario. Cosa posso fare? Mi dispiace.»«Vattene, ti prego.»«Non fare così, per favore.»«Jason, cosa ti aspettavi? Che fossi contenta?»Perché no, non lo ero. Non potevo esserlo. Era tutto surreale.“Ditemi che sto sognando.”«Te ne sei scopate tante, non te ne sei mai dimenticato. Perché con me sì?»

borbottai.Che lo avesse fatto apposta?Se n'era scopate abbastanza e soltanto che con me aveva pensato di cambiare.

Avevo perso il lume della ragione, avevo la mente annebbiata. La paura aveva avutola meglio, non ero più lucida. Stavo perdendo il controllo della mia bocca.

«Con le altre era necessario. Con te non ne ho sentito il bisogno.»Eravamo due fasci di nervi, entrambi, e io ero sul punto di piangere, le lacrime

Page 98: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

punzecchiavano insistenti, vogliose di rotolare sulle mie guance.«Ho fatto una cazzata, okay. Ma è stato tutto così naturale, Ellen. L'ho dimenticato,

è vero, solo perché con te non volevo barriere, non avevo nessuna paura, nessunapreoccupazione.»

«Ti prego, vattene. Ho bisogno di stare sola.»Con il volto basso e un'espressione di disagio uscì dalla stanza. Perché avevo così

tanto bisogno di lui da dimenticarmi anche cose importanti come quella dellacontraccezione? Jason si fermò. «E sappi che, qualunque scelta prenderai, io ti hovoluto per davvero e ti voglio ancora. Non mi fa paura questa situazione, se ho te, nonho bisogno più di nulla.»

Si sbatté la porta alle spalle. Lo sentii parlare con Amy, qualche battuta fredda, epoi andarsene.

Come faceva a non essere spaventato? Quella vicenda mi faceva sentire intrappola. Una gravidanza alla mia età – non era quello il problema maggiore, ioamavo i bambini, e sarebbe stata anche una realizzazione diventare mamma – nellamia situazione, era l'ultima cosa che avrei voluto. Le lacrime vinsero, scivolando sulmio viso. Mi distesi sul letto, evitando di respirare quell'essenza che mi perseguitava.

«Basta, ti stai fasciando la testa prima di rompertela. Ferma il cervello» mi dissi.Calcolai i giorni che mi mancavano al ciclo, cercando di capire se per me fosse

un periodo fertile. Sospirai sollevata. Non era un metodo sicuro, ma le probabilità dirimanere incinta erano poche. Avrei dovuto attendere quei giorni per averne laconferma. Avevo avuto un comportamento scorretto con Jason, la colpa era stata dientrambi, non solo sua, ma in quel momento non riuscivo a collegare il cervello con labocca. Ero totalmente annebbiata dalla paura che non ero riuscita a ragionare. L'avevofatto infuriare, ma mi trattava sempre dolcemente. Forse ero davvero diversa per lui.Convincermi di questo mi veniva difficile, ne aveva conosciute tante, cosa avevo io dispeciale?

«Tutto bene?» mi richiamò Amy, bussando alla mia porta.«Sì, grazie.»Sperai con il cuore che Amy non avesse sentito la discussione tra me e Jason. Non

l'avrei sopportato. A notte fonda qualcuno bussò alla porta.«Posso entrare?»Annuii e mi misi a sedere con le gambe incrociate sul divano, continuando a fare

zapping in tv. Mentre lui rimase in piedi con gli occhi puntati su di me. Aveva un visoangelico, e quegli occhi, erano fari che mi facevano accendere di desiderio.

«Andiamo a fare due passi?»«Nevica e ho freddo. Non mi va.»«A te piace la neve.»«Ma fa troppo freddo.»«Ci sono io» mi prese per un braccio. «Avanti! Non farti pregare, vuoi alzarti, o lo

faccio io con la forza?»Sentivo il suo sguardo fisso su di me, mi bruciava la pelle. Sbuffai e mi alzai dal

Page 99: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

divano di malavoglia. Presi la mia felpa e mi avvicinai alla porta. La aprii e gli fecisegno di andare. Ci incamminammo verso il giardino, ma nessuno dei due avevaancora aperto bocca.

«Questo silenzio è imbarazzante. Smettila. Parliamone» gracchiò.«Pensavi davvero quello che hai detto prima?» chiesi con un sussurro.«Devi smetterla di mettere ogni mia parola in discussione. Cazzo, mi sono

stancato di cercare di essere migliore per te, quando tu invece metti in dubbio ognimio gesto. Basta, pensa ciò che vuoi.»

Era furioso, forse dovevo smettere davvero di essere così snervante, volevo solosentirmi dire che mi amava, questo avrebbe fatto svanire ogni insicurezza.

«Scusa, hai ragione» bisbigliai. «Fermati.»Ci sedemmo su una panchina. Mi sedetti sulle sue gambe e gli feci un leggero

sorriso per fargli capire che andava tutto bene.«Le probabilità che possa rimanere incinta sono poche. Non ci resta che aspettare.

È quasi impossibile.»Poggiai la testa sulla sua fronte.«Tu non sei tranquilla. Te la stai facendo addosso dalla paura» mi sussurrò. E

sorrisi, arrossendo. Aveva ragione, provavo a nascondere il timore, ma con lui non ciriuscivo.

«Hai ragione anche ora. Aspettiamo. Tu stammi vicino.»Con lui avrei potuto affrontare qualunque cosa. 

Page 100: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ventunoJason

«Pericolo scampato» esultò Ellen saltandomi addosso.Adesso sì che era tranquilla, sollevata. Anche io, in fondo mi sentivo meglio.

Sarebbe stata una responsabilità troppo grande, non ero ancora pronto, ma per dareforza a lei nascondevo il mio timore e la mia ansia.

«Stai meglio adesso?»«Sì.»La tenni stretta al mio petto e le diedi un bacio sulla fronte spaziosa per

tranquillizzarla. Le sensazioni che provavo quando l'avevo vicina erano inspiegabili,emozioni che provavo solo con lei, solo per lei. La sentivo completamente mia ed eropronto a difenderla in ogni modo. Ormai non potevo fare più a meno di lei, eroinnamorato cotto. Adesso lo sapevo, adesso sapevo cosa sarebbe stato disposto a fareJason Scott per la donna che amava più della sua vita. Finalmente provavo delleemozioni vere e non avrei mai pensato che le avrei percepite per merito dell'amore.Prima di conoscere Ellen odiavo amare, odiavo dover dipendere dal bene diqualcuno. Io stavo bene da solo e, fino a quel momento, la mia vita mi bastava, miappagava in ogni sua sfaccettatura. La scuola non era stata mai un problema, le donnealtrettanto. Il lavoro, anche se solo nel fine settimana, lo avevo, e forse era l'unicacosa che non mi dava abbastanza soddisfazione. Il mio piano di vita mi rendeva tuttosommato felice. Ma adesso avevo capito d'essermi sbagliato, quella non era felicità,non sapevo neanche io cosa fosse, di una cosa sola avevo la certezza: con l'amore diEllen io ero veramente felice.

«Vado in classe, a dopo» mi baciò, e poi andò a lezione.Erano passate tre settimane e io stentavo ancora a crederci. Esisteva finalmente un

“noi” anche per me. Perché esiste per tutti. La mia parte mancante l'avevo trovata, leimi completava, e non potevo chiedere niente di più bello dalla mia vita. La amavo, laamavo più di qualunque altra persona al mondo, ma non riuscivo a trovare la forza diesternarlo, di dirle i miei sentimenti. Avevo paura, nonostante sapessi che anche leinutriva un sentimento profondo per me. Ormai tutti conoscevano la verità e tutte le mievecchie conquiste ciarlavano, incredule, e si chiedevano come avesse fatto Ellen acambiarmi e farmi innamorare di lei. Non perdevano l'occasione per cercare didistruggere il nostro rapporto, ma non avevano più speranze con me, anzi così facendomi dimostravamo quanto stronze fossero. Quelle ragazze non potevano essere nienteper me. Erano lontanamente distanti da ciò che ero diventato.

Raggiunsi Jeremy al Metrobite e mi sedetti sui divanetti rossi del locale.«Dovresti parlare con le gemelle» mi informò.«Per quale motivo? Non erano né mie amiche, né fidanzate. Devo dire loro che

non voglio più fare sesso? Penso lo abbiano capito.»«Come vuoi» concluse.

Page 101: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Avranno già trovato il mio sostituto, ti preoccupi per loro?»«Sì, lo hanno trovato, ma io non sono la riserva di nessuna, e per quanto possano

essere belle io non me le voglio scopare per far piacere a loro.»«Vuoi dire che sei tu il mio sostituto?»Scoppiai in una gran risata. Me l'aspettavo. Non avrebbero mai perso tempo.«Chiudi i ponti con quelle, così sarò più libero con loro e potrò decidere quando

mettere fine al rapporto. Sembra che mi siano incollate per tenerti d’occhio» scherzò.Aveva già voglia di liberarsene, caspita!«Non ci vuole un cervello per capire queste cose demenziali. Potrebbero anche

arrivarci da sole» sbuffai.Dopo settimane venne a trovarci Andrew al bar.«Ragazzi, scusate, ma le ultime settimane sono state distruttive, ho avuto quattro

incontri in giorni riavvicinati.»“Chi non muore si rivede!” pensai.Aveva i capelli legati, li teneva lunghi. Per guadagnarsi denaro faceva incontri di

pugilato clandestini in seminterrati nascosti. Qualche volta ero andato a fare lospettatore, ma preferivo di gran lunga prendere a pugni il mio sacco, quando ne avevobisogno, urlare se era il caso, e senza rischiarci la pelle.

«Jason, come va con quella tipa? Te la sei già fatta?»Il sangue mi ribollì nelle vene. Odiavo sentire quelle parole quando si trattava di

Ellen. Non me l'ero fatta, avevo fatto l'amore con lei, e non erano nemmeno cazzi suoi.«È tardi, Ellen mi aspetta dopo la lezione. Ci vediamo a casa, Jer» salutai con un

cenno del capo, e sottolineai il nome di “quella tipa”, che Andrew aveva prontamentedimenticato.

Mi aveva irritato e non poco. Lei non era una come tante, per questo la volevo eme n’ero innamorato. Avevo bisogno del suo amore, era questo il bene incondizionatoche cercavo da una vita. L'affetto sincero che solo lei riusciva a darmi.

La raggiunsi di fronte alla biblioteca. Salutò una compagna di studio e mi venneincontro.

«Per oggi ho finito, sono tutta tua» bisbigliò sulle mie labbra.«L'idea è allettante» scherzai. «Ma avevo altro in mente. Spero ti vada bene.»«Se sono con te mi va tutto bene, lo sai» mi baciò.Uscimmo insieme, con lei sotto braccio, stretta al mio petto.«Dobbiamo andare in macchina, te la senti?»La vidi impallidire.«Dobbiamo andare in un posto lontano da qui?» domandò.«Non molto.»Era più vicino di quanto lei pensasse, ma avevo un obiettivo quel giorno: mettere

fine alle sue paure. Dovevo aiutarla a superare quell'ostacolo.«Va bene, andiamo.» Sospirò.Non era per niente convinta della scelta fatta, le si leggeva negli occhi. Quando

arrivammo al posteggio crollò, si fermò un paio di metri prima dalla mia auto e si

Page 102: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

sedette su una panchina lì vicina. Nascose il viso tra le mani e pianse. Mi sedettivicino a lei e la strinsi al mio petto.

«Ho paura, Jas. È più forte di me» disse con la voce rotta.Non capivo. Non riuscivo a capire il motivo di tanta paura. L'incidente dei suoi

genitori le aveva lasciato un trauma enorme, era evidente, ma celava dell'altro, e io neero all'oscuro.

«Elly, devi vincere contro la paura. Tu sei più forte» la rassicurai.«Non lo sono, Jas. Io sono forte solo insieme a te.»«Vinceremo insieme contro la tua paura» le assicurai.Fosse stata l'ultima cosa che avrei fatto, dovevo farle superare quell’angoscia,

dovevo aiutarla. «Ce la faremo, ma devi ascoltarmi, Elly.»Se mi avesse ascoltato, forse avrei avuto la possibilità di persuaderla. Si

convinse, salimmo in macchina e misi in moto. Per un po' di tragitto non fiatò, silimitava a osservare me, il che mi riempiva di gioia. Ma era giunto il momento diparlare.

«Abbiamo studiato che la paura può essere affrontata in modi diversi, abbiamodue possibilità: fermandoci, e quindi non provando a superarla, oppure agendodirettamente contro essa, e tu la stai affrontando nel modo sbagliato» constatai.

Uno dei motivi per cui amavo quella disciplina era questo. Lo studio dellapsicologia permetteva di conoscere e capire il reale motivo che spingeva un essereumano di agire.

«Non faccia il professore, Scott!» esclamò ridendo.Era più rilassata, ma non per questo aveva smesso di pensare che stare in

quell'auto fosse un rischio.«Signorina Frowan, non m’interrompa, e apprenda ciò che dico» continuai stando

al suo gioco.Entrambi scoppiammo a ridere. Eravamo fermi al semaforo, mi voltai per

guardarla, e incrociai il suo sguardo.«Abbiamo studiato tutto questo, è vero, ma sappiamo entrambi che non è facile

come dicono, Jas.»Sebbene sapessi che non fosse facile come spiegato nei libri, credevo anche che

niente fosse impossibile e lei ce l'avrebbe fatta.«Parlamene.»«È stato quel maledetto incidente di cinque anni fa. È stata colpa mia se loro sono

morti e ho avuto per tutto questo tempo paura. Da allora non sono mai più salita in unmezzo di trasporto a quattro ruote. Se non con te. È mia la responsabilità e mi sentotremendamente in colpa. Soddisfatto?»

Stavolta, non mi guardava, se ne stava con la testa china ed ero sicuro che sarebbescoppiata a piangere da un momento all’altro.

«C'era qualcosa che potevi fare?»Alzò il capo e mi guardò, gli occhi lucidi.«Be', avrei dovuto starmene a casa quel giorno e non andare a scuola, visto il

Page 103: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

temporale che si stava abbattendo in città. Sarebbe successo ugualmente qualcosa, loso.»

«Cosa intendi dire con “sarebbe successo ugualmente qualcosa”?» la interrogai.Era in procinto di parlarne; non riusciva più a tenersi tutto dentro.«Niente» disse, risoluta a tenere la bocca chiusa. «Niente. Era destino, quindi

sarebbe accaduto lo stesso.»Non ero una persona che credeva a queste sciocchezze, assolutamente no.

Nascondeva qualcosa, l'avevo sempre pensato, sin dall'inizio, ma farla parlare era piùdifficile di quanto credessi.

«Okay. Non parlerai nemmeno stavolta. Va bene.»«Jason, vorrei farlo, ma non posso, davvero. È meglio che tu non sappia. Lo

faccio per te e per noi. Credimi.»Appoggiò la testa sulla mia spalla e io sentii la maglia inumidirsi: stava

piangendo. «Giuro, sarei pronta a dirti tutto, ma non posso rischiare di perderti,adesso che ti ho trovato.» Cominciò a singhiozzare. Quelle lacrime e quei lamenti midilaniavano l’anima. Mi facevano stare male insieme a lei, più di lei. Era abbattuta eio non conoscevo né la causa, né come guarire le sue ferite. Posteggiai e rimanemmo aparlare per un po'. La giornata che l'aspettava doveva essere segnata dal suo sorriso,basta lacrime.

«Io non so e mi dispiace. Non poterti aiutare è maledettamente brutto. Vedere iltuo viso rigato dalle lacrime mi distrugge.»

«Tu mi sei d'aiuto, Jason. Senza di te sarebbe tutto piatto, inutile. Sei tu che rendila mia vita migliore» arrossì.

Con il pollice le raccolsi le lacrime dal viso. Ne ero convinto. Potevo urlarlo almondo, quei sentimenti che non conoscevo erano dati dall'amore che provavo per leied era quello l'amore che avevo sempre cercato, desiderato e adesso ero certo diaverlo trovato.

Asciugai le sue lacrime poggiando le mie labbra sulla sua guancia. Baciai il suoviso come fosse cibo da mangiare. Le sue labbra, il suo sapore, mi mandavano inestasi.

«Sei sicuro di non voler cambiare programma?» rise, continuando a baciarmilungo il collo. «Io potrei fare questo sacrificio» concluse con il fiato corto.

Avevo una voglia matta di fare di nuovo l’amore, ma dovevo trattenere la miabrama di stare dentro di lei in quel momento. Ci staccammo entrambi ansimanti, presidalle emozioni che ci stavano travolgendo.

«Guarda dove siamo.»«Vicino al Tamigi?» sorrise.«Come sei perspicace, amore mio, ma non siamo qui solo per osservare il

Tamigi.»«E allora che cosa ci facciamo qui?» domandò.Sul suo viso traspariva la curiosità. Forse adesso stava davvero meglio.«Abbiamo questi.»

Page 104: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Presi i biglietti che avevo nella tasca della giacca e glieli feci vedere.«London Eye.»Sospirò con il sorriso sulle labbra e la felicità negli occhi.Speravo si potesse distrarre veramente, senza pensare ad altri problemi. Volevo

che si dedicasse a lei e alla sua vita.«Dimmi che non soffri di vertigini, ti prego» le chiesi, timoroso che potesse darmi

una risposta affermativa.Mi baciò di scatto, poi parlò sulle mie labbra.«No, non soffro di vertigini. Non soffro di niente insieme a te.» 

Page 105: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ventidueEllen

Jason mi rendeva felice. Quella serenità che riusciva a darmi mi faceva sentire inpace con me stessa. Iniziavo ad avere difficoltà a nascondere quel segreto. Continuarea mentirgli... non se lo meritava. Il peso dei sensi di colpa martellava ogni volta cheposavo gli occhi su di lui. Mi stavo comportando da vigliacca, preferivo conviverecon quelle paure da sola. Tanto nessuno avrebbe potuto aiutarmi, se non io.Consapevole di farlo per il suo bene e per l'amore che provavo per lui riuscivo atenere la bocca chiusa, ma ogni giorno sempre più quel sentimento cresceva e lesperanze che io riuscissi a starmene zitta scarseggiavano. Erano passati ormai tre mesidal mio trasferimento a Londra e in quelle settimane non avevo mai visitato la cittàcome una vera turista.

«Sono settimane che sei qui, ormai. Hai conosciuto me e questo è già fantastico,ammettilo» ridacchiò. «Ma volevo farti fare qualcosa di speciale.»

Camminavamo mano per mano lungo il marciapiede. Già da lì intravedevo lalunga fila in biglietteria.

«Non ho conosciuto solo te, accetta la realtà» gli feci una smorfia.«Al primo posto ci sono io, è questo che conta.» Mi rubò un bacio, come a dirmi

“ci sono anche adesso”.«Sei a dir poco presuntuoso» lo rimproverai.«Sono solo realista, Elly.»Ci fermammo a osservare il Tamigi, in tutta la sua bellezza. Il cielo era limpido,

quasi non sembrava un giornata di dicembre. Quei colori così belli, così vivaci,condividevano insieme a me la felicità di quei momenti.

Camminammo a lungo in giro per la città, senza una meta precisa.«Vuoi mangiare qualcosa?»«Vuoi farmi ingrassare?»Ero proprio felice. Con lui non avevo motivi per non esserlo, mi dava tutto ciò

che avevo sempre desiderato: l'amore, il rispetto e la sicurezza.«Sei di buon umore» affermò soddisfatto, consapevole che il merito era tutto suo.«Non conosco la felicità, ma se non è questa, non penso sia più bella.»Mangiammo un gelato, poi, nel pomeriggio andammo al London Eye.«Cabina numero 12, prego» ci informò l’addetto.Ci fecero salire nella cabina. Era una spettacolo stare lì dentro, sembrava di

trovarsi in una bolla, in volo.Eravamo solo noi, un miracolo, come se qualcuno avesse ascoltato la mia

preghiera di poter vivere da sola con lui quel giro panoramico. La ruota iniziò amuoversi. Posai la borsa sulla panca beige, poi abbracciati ci accostammo ai vetri,per ammirare tutta quanta la città dall'alto.

«È uno spettacolo» sussurrai, emozionata.

Page 106: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Sembrava di essere estraniati dal mondo intero: lui, io e nessun altro. Nessunproblema, niente di niente.

«Guarda lì.» Mi indicò.«Buckingham palace.»«Ora guarda me.»Mi voltai di scatto e mi incatenò ai suoi occhi, il loro colore si sarebbe potuto

confondere con quello del cielo.Mi baciò con passione e dimenticammo di guardare il panorama, ma preferivo di

gran lunga stare fra le sue braccia e baciarlo. Essere baciata, come solo lui riusciva afare. Insinuò la sua lingua, incontrando la mia, dando vita ad un bacio pieno dipassione e sentimento. Mi mise le mani sul collo portando il mio viso sempre piùvicino al suo. Le mie mani avevano perso il controllo, come la mia bocca, che adessodipendeva da lui. Mi mordicchiò il labbro inferiore, mentre io giocavo con i suoicapelli, che sotto le mie mani erano diventati oro.

«Non smettere» ansimai, con il fiato corto.Invece si fermò, e pian piano ripresi a respirare in modo regolare.«Ho voglia di te» mi sussurrò in un orecchio.«Perché hai smesso?»«Lo sai che non lo farei mai qui con te.»«Almeno continua a baciarmi, non farti supplicare» mi seccai.«Elly, calmati, goditi il panorama. Dura solo trenta minuti.»«Come pretendi che mi importi del panorama dopo la passione di un attimo fa?»Era assurdo bisticciare per fare l'amore e per dei baci.«Sei troppo rispettoso nei miei confronti» lo accusai. Si allontanò con una risatina

divertita e tornò a guardare il panorama.«Ci sei riuscita, cazzo» bisbigliò in un sussurro.L'avevo sentito. E ora la domanda era ovvia.«A fare?» Si girò e mi puntò gli occhi addosso.«A farmi innamorare di te.»La rabbia era svanita. Quelle parole provenienti dalle sue labbra mi fecero un

certo effetto. Non seppi che dire, mi sedetti, aspettando che lui continuasse a direqualcosa, spezzando quel silenzio. «Non sono rispettoso, sono innamorato. Fossi stataun’altra, non ti avrei portata qui, e ti avrei già scopata, in qualunque posto fossimostati. Senza nessun problema. Ma si tratta di te, e non voglio scoparti, voglio farel'amore con te, Ellen.»

Dovevo ancora capire quale filo distingueva la scopata dal fare l'amore, ladifferenza era talmente invisibile e al tempo stesso importante. C’era un’unicaspiegazione, nella seconda il sentimento vinceva sul desiderio. Mi aveva spiazzata.Sentivo la bocca asciutta e la lingua impastata.

«Ti amo, piccola» concluse.La botta finale e adesso toccava a me. Un’esplosione di emozioni, sentivo le

farfalle nello stomaco, felici e contente. Il suo sguardo era fisso su di me, non mi

Page 107: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

aveva staccato un attimo gli occhi di dosso. Mi alzai e mi affacciai su Londra. Lui nondemorse, si accostò e mi abbracciò da dietro. Quello che stavo provando era unconcentrato di emozioni incredibili. Nessuno mai mi aveva amata, se anche qualcunolo avesse fatto, non mi aveva mai detto le belle parole che aveva utilizzato lui per me.Okay, ero io. Mi mantenevo a distanza di sicurezza dai ragazzi, e non ne avevo maivoluto sapere di storie d'amore. Poi era arrivato lui. Mi chiedevo come avessi fatto acedere. Non ero riuscita a mantenermi distante da lui. Mi bastava guardarlo e ledomande sparivano, i dubbi, le incertezze, le paure, venivano scacciate via comesabbia smossa dal vento.

Lui era l'amore.Quell'amore che non volevo avere.Quell'amore che in fondo non meritavo.Quell'amore che nell'ultima stanza, la più piccola e sola del mio cuore, in effetti

avevo sempre desiderato. Mi amava e io non sapevo neanche se quello che provavoera semplice amore o forse di più. Io ero quella che aveva bisogno del consiglio diun’amica per capire davvero se fossi innamorata. Ero un disastro. Per la prima voltami trovavo davanti all'amore, quello vero, e non riuscivo a capacitarmi di quellarealtà. Lui era innamorato di me, io altrettanto di lui. Sembrava tutto perfetto,all'apparenza. Se io non avessi chiuso con il mio passato per sempre, non avrebbepotuto esserci nulla di sincero tra noi.

«Non ti merito, Jas» sussurrai con un fil di voce. «Ti sto nascondendo una parteimportante della mia vita. Non puoi amarmi, non devi.»

Dirgli di non amarmi, come avevo potuto fargli questo?«Piccola, io ti amo così come sei, il tuo passato non potrà cambiare il sentimento

che provo per te. Niente mi farà smettere di amarti.»Più lo ascoltavo più mi sembrava impossibile non amarlo.«Che cosa ti fa sorridere?» mi domandò un attimo dopo.«Stavo pensando che non sei così stronzo come dicono le altre.»Era così dolce con me, non meritavo un briciolo di quella tenerezza. Quando avrei

trovato il coraggio di parlargli?Dovevo smetterla di sfuggire, affrontare la realtà mi avrebbe fatto stare meglio.

Restammo in silenzio, abbracciati a osservare il paesaggio. Ormai mancava poco allafine del giro.

«Tutto questo è bellissimo, grazie Jas.»Mi diede un bacio sui capelli. A quel punto mi girai e lo strinsi con tutta la forza

che avevo in corpo. Quando uscimmo dalla cabina, tutto mi sembrava più familiare,anche se era solo un paradosso. Avevo vista la città dall'alto e neppure con lamassima attenzione. I miei occhi guardavano solo lui, le mie orecchie ascoltavanosolo la sua voce, e il mio cuore batteva soltanto per lui.

«Non sei arrabbiato con me, vero?» gli chiesi.Dal momento in cui gli avevo intimato di non amarmi mi sembrava più freddo.

Forse era solo la mia paura di perderlo a farmi vedere cose che non c'erano.

Page 108: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«No, perché dovrei?»Oh, c’erano tanti motivi per cui lui poteva esserlo!«Sono stata un po' sgarbata. È solo che questo tanto affetto non l'ho mai ricevuto,

mi sembra tutto così strano, surreale.»Ecco vuotato il sacco. L'affetto dei genitori mi era stato tolto molto presto. David

e mia nonna, per quanto provassero, non riuscivano a darmi ciò che mi mancava. Solocon Claire mi sentivo più capita, ascoltata.

«Ti ci dovrai abituare e, per favore, non dirmi più che non devo amarti.»L'ultima frase suonò più dura della prima, che fu più dolce.«Non volevo dire questo, scusami.»Stava cominciando a piovigginare. Londra sapeva sempre stupire: un attimo prima

sembrava bel tempo, quello dopo pioveva a dirotto. Jason mi prese in braccio ecominciò a correre per raggiungere l'auto prima che la pioggia ci inzuppasse.Arrivammo alla macchina bagnati fradici. Ci guardammo entrambi e scoppiamo aridere.

«Mi ammalerò, ma ne è valsa la pena» dissi, continuando a ridere di gusto.Risate di felicità.Risate di spensieratezza.Il viaggio in macchina fu abbastanza sereno. Chiacchierammo, soprattutto perché

avevo voglia di conoscere qualcosa in più della sua famiglia. E di lui.«Oggi vai in ospedale da tua madre?» chiesi.«Sì, non vorrei perdermi il momento del suo risveglio. Ci sono stati dei

miglioramenti, le probabilità sono alte.»Era davvero contento, quella notizia lo aveva entusiasmato tanto. Invece io sentivo

qualcosa di strano, non riuscivo a essere completamente felice come lui, ma non percattiveria, tutt’altro. Le delusioni erano sempre alle porte e noi non eravamo in gradodi accorgercene, se non dopo esserci fatti male. Essendoci passata, avendo vissutogiorni interminabili in ospedale, ore a dormire senza capire nulla, sapevo che non eraper niente facile uscirne vivi. In ogni caso, il trauma sarebbe stato forte, a qualunqueetà, senza contare che il risveglio non era sempre positivo. Quando mi ero risvegliatain quel lettino, per tutti fu come una battaglia vinta, ma la mia vera vittoria era statariuscire a sopravvivere senza i miei genitori. Ritornare in ospedale era sempre uncolpo al cuore: vedere piangere la gente per aver perso una persona al loro cara, mifaceva capire quanto fortunata fossi stata. E adesso, sapendo che la mamma di Jasonaveva fatto progressi, mi sentivo sprofondare: non ero riuscita a salvare la miafamiglia.

«Eppure c'erano stati dei miglioramenti negli ultimi giorni» avevo sentito dire amia nonna con una signora che aveva appena perso il marito. Accanto a lei non avevofiatato, troppo piccola per poter capire.

Se fosse successo anche a Jason ne sarebbe uscito deluso e sconfitto, con il cuorein pezzi, e nessuno sarebbe riuscito a ricomporlo, neanche io.

«Jas, posso dirti una cosa?»

Page 109: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Dovevo trovare il coraggio di metterlo in allerta, di avvisarlo. Anche a costo dilitigare e di farmi mandare a fanculo. Tenevo alla sua vita più di ogni altra cosa almondo e stava a me accudire il suo cuore.

«Certo. Dimmi.»Quei sedili erano più scomodi di quanto ricordassi; non riuscivo a stare ferma.«Forse è meglio andarci con i piedi di piombo in questa cosa.»«Che vuoi dire?» chiese alzando un sopracciglio, perplesso.«Voglio dire che non tutto va come speriamo noi.»«Non capisco di cosa parli.» Si stava incupendo.«Sto cercando soltanto di metterti in guardia.»Come potevo dirgli esplicitamente quello temevo?«Non tutto va come speriamo» continuai.. «Sei intelligente, capirai cosa sto

cercando di dirti.»Tanti giri di parole. Li odiavo e non sopportavo me perché non avevo il coraggio

di dire la verità. Ma come potevo trovare la forza di dire: “Non aspettare il suorisveglio, tua madre potrebbe morire?” Era così brutale! Se fossero state dette a mequelle parole mi avrebbero fatto più male di una pallottola in pieno petto. Gli avreitolto la forza di sperare, di continuare a crederci.

«Ti ho mai detto che odio tutti questi giri di parole. No? Adesso lo sai. Parlachiaro.»

No. Non ce la facevo proprio. Neanche se avesse cercato di tirarmi le parole fuoridalla bocca, sarei riuscita a mostrargli la prospettiva della morte di sua madre. Lefrasi erano bloccate in gola, difficili da ingoiare, tanto quanto da far uscire.

«Prima lanci il sasso e poi nascondi la mano? Va bene, Ellen.»Ecco, lo sapevo che sarebbe finita così. Fu un attimo. Jason, premette

sull'acceleratore, si era innervosito. Non stavo bene, no. Quando premette ancora e sispostò sulla corsia opposta per fare un sorpasso iniziai ad avere paura, il panico miassalii.

«Che cazzo ti salta in mente?» urlai.Era di nuovo nella nostra corsia, ma io avevo avuto paura, tremavo.«Portami a casa. Subito. Sana e salva, preferibilmente.»

Page 110: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ventitreEllen

«Smettila di premere quel pedale, Jason, ti supplico.»Ero quasi in lacrime, pungevano insistenti, ma non volevo dargliela vinta.«Non riesco ancora a capirti. E smettila di aver paura ancora, non succede niente,

perché non lo capisci? Non arrivo nemmeno agli ottanta» urlò, voltandosi verso dime, distogliendo gli occhi dalla strada.

«Sei tu che non mi capisci!» risposi, ricacciando indietro, ancora una volta, lelacrime. «Ti ho detto che voglio andare a casa. Subito!»

Faticavo a trattenere ancora la necessità di piangere. Quando arrivammo alcampus nessuno dei due proferì più parola, finché io sbattei la portiera dell'auto escappai via di corsa. Jason mi corse dietro, non ci volle molto a raggiungermi, miafferrò per un braccio e mi fece voltare, facendo aderire il mio corpo alla paretedell’edificio dietro di noi. Sussultai al contatto con il muro bagnato. Ero in trappola,non potevo più fuggire. Adesso il corpo di Jason mi sovrastava, inibendo ogni miotentativo di scappare.

«Che cazzo ho fatto? Ho messo a rischio la tua vita? Mi pare di averti già dettoche non lo farei mai. L'ho fatto per te. Per metter fine alla tua fottutissima paura.»

Se c'era una cosa che in quel momento desideravo era non esistere. Sapevo quantoavesse ragione, milioni di volte mi aveva detto che non mi avrebbe fatto mai del male,ma la rabbia aveva preso il sopravvento, e la paura mi accecava. Adesso non riuscivoad ammettere la verità. Pensavo solo che non avrebbe dovuto farlo. Avevo provato afarmi superare le mie paure nel modo sbagliato.

«L'hai fatto per me? Bene. Adesso fai un'altra cosa. Lasciami in pace. Sparisci.»Avevo perso il controllo di me stessa. Jason non si arrese facilmente, si lasciò

scivolare quelle frasi come fossero acqua su un indumento impermeabile. Mi baciò,lento, dolce, sfiorando ogni curva delle mie labbra, aspettava rispondessi a quel suotentativo di sedurmi. Non riuscii a far a meno di gustare per un attimo la sua bocca,poi scappai, e questa volta non mi venne dietro. Forse adesso le mie parole leavrebbe prese sul serio. Rientrai a casa, non mangiai, lo stomaco si rifiutava. Nonsarei mai riuscita a mettere qualcosa sotto i denti. Mi stesi sul letto, lì non avevo piùbisogno di nascondermi. Piansi lacrime amare, che se fossi stata meno stupida avreianche potuto evitare. Il tragitto verso il campus, l’improvviso aumento di velocità e lapioggia mi fecero ritornare tutto in mente, come se lo stessi rivivendo, per questoavevo avuto una paura fottuta. Avevo visto nero, quando invece non c'era niente dibuio, la strada era completamente libera. “Tutta colpa sua”, pensai. Sì. Se lui non loavesse fatto, non avremmo discusso, e io ora non sarei stata chiusa in camera apiangermi addosso per una corsa in automobile. Poco prima di andare a dormire ilmio cellulare trillò, segnando l'arrivo di un sms.

Ti penso da quando sei andata via, e credo che non smetterò mai di farlo. Mi

Page 111: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

dispiace se ti ho causato dolore, non erano queste le mie intenzioni. Mi sento unamerda.

Buonanotte Principessa.Ti amo. Tuo PER SEMPRE.E quelle ultime due paroline in maiuscolo mi fecero sorridere. Erano state più

significative di qualunque altra parola fosse stata scritta in quel messaggio. Il suogioco era diventata la nostra promessa. Tuttavia non trovai la temerarietà dirispondere, riposai il cellulare sul comodino e mi sistemai sul letto.

Un attimo dopo il cellulare squillò ancora.Ti invidio, sai? Sei stesa beata su quel materasso di ricordi solo nostri. Io

invece, non posso dormire, non ho niente su cui aggrapparmi, non posso sentire iltuo odore, il tuo profumo alla fragola che adoro.

Sorrisi. Dio come lo amavo! Respirai a pieni polmoni quel profumo di colonia,chiusi gli occhi e mi tuffai nel ricordo di noi. Ancora un altro squillo. Non volevalasciarmi dormire.

Ho trovato la soluzione per sentirti più vicina, mangerò pane e marmellataall'arancia, come piace a te, poi farò la Strawberry, e ricorderò il nostro primobacio. Infine si farà giorno e finalmente vedrò la luce. Vedrò te.

Pensami almeno un po'.Ps: non sono andato da mia mamma, non ero dell'umore giusto.Ebbi un tuffo al cuore. Per colpa mia non era andato a trovare sua madre, perché

avevamo discusso. Non riuscivo a prendere sonno, così mi alzai e accesi il miolaptop, con l'intenzione di fare qualcosa di utile: trovare un lavoro per mantenermi.Feci una ricerca su internet, ma non trovai nulla che in quel momento potesseinteressarmi. Era tardi, il buio avvolgeva la mia camera, che era illuminata dalla solaluce del piccolo schermo. La luce mi infastidiva gli occhi. Avevo preso gli indirizzidelle proposte migliori, poi presi a fare quello che facevo con i riccioli di David. Imiei capelli rosso mela erano lisci, quindi li girai e li rigirai, fino a far loro prenderela forma d'onda. Mi addormentai inspirando ancora quel profumo impregnato sullelenzuola, sul cuscino e sulla mia pelle.

Mamma, quanto sei bella, la chioma color mela, come me, allora sei tu.«Mi manchi, mi mancate, mamma.»«Ellen, noi siamo sempre con te, solo che tu non ci vedi.»«Piccola, non aver paura di niente e nessuno, apri il tuo cuore. Ama. Tuo zio

non può farti più del male. Tu devi fare ciò che desideri. Tu puoi essere libera. Solose lo vuoi davvero.»

«Ellen, stai calma, così ti fai del male.»Amy. Vaffanculo.Il mio sogno, mia madre, aveva interrotto tutto. Cazzo.«Lasciami stare, sto bene» gridai.«Perché hai urlato “è colpa mia”?»«Amy, per favore. Voglio dormire.»

Page 112: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Era colpa mia. Colpa mia. Solo mia, cazzo.«Dimmi perché hai urlato quelle parole?»«Non lo so.»“Adesso vai via” pensai.Dovevo dormire. L'incontro con mia madre non era finito. Avevamo tanto da

raccontarci. Le lacrime mi pungevano gli occhi, insistenti, e non fui in grado ditrattenerle. Ero sbagliata. Non ne facevo una buona, merda.

Mercoledì. Nuovo giorno. Stesse lezioni. Ci saremmo rivisti. Uscii di casa e loincrociai sulle scale. Merda, tempismo perfetto.

«Buongiorno» mi richiamò.Camminai dritta per la mia strada, ma subito mi afferrò per un braccio.«Vuoi davvero continuare questa messa in scena?»«Non capisci niente. Smettila di scrivermi, smettila di guardarmi con quegli occhi,

smettila. E basta. Mi hai fatto male, perché non lo capisci? Ho avuto una paura fottuta,mentre tu non mi hai degnato neanche di uno sguardo, di una carezza. Niente diniente.»

«Mi dispiace, ho sbagliato. Non metterei mai a rischio la tua vita, lo sai. Piuttostomorirei.»

«Non dirlo.»«Lo dico, lo urlo.»E alzò la voce.«Jas, basta, mettiamo fine a questo spettacolo. Ci vediamo al lezione.»Mi lasciò andare e sentii una strana fitta al petto; avrei voluto che mi attirasse a sé

senza lasciarmi più andare.«Non verrò. Non ho studiato nulla, devo recuperare.»«Studiamo insieme adesso, ti va?»Dovevo smetterla di essere dura, avrei dovuto dimostrare anche il mio lato dolce,

affettuoso. Non era certo il miglior modo per fare pace quello di tenergli il muso perl’eternità.

Sorrise. E allora la rabbia scemò. Lo strinsi forte a me, non l'avrei più lasciatoandare. Ero troppo innamorata per poter continuare a essere arrabbiata con lui.

«Non farlo più» gli sussurrai sulle labbra morbide.Mi baciò con intensità, da farmi mancare il respiro. Quel giorno avremmo saltato

entrambi le lezioni. Jeremy era uscito, perciò ci rifugiammo come due ragazziniinnamorati nel loro appartamento. Senza smettere di baciarmi un attimo mi fecestendere sul letto, già ansante. Infilò la sua mano sotto la mia maglia, fino a toccare imiei seni: ci giocò, li baciò. Poi tirò via tutto, anche i jeans.

Restammo entrambi con l'intimo addosso. E non potei fare a meno di ammirare emangiare di baci quel corpo che adoravo.

«Sei bellissima» ansimò tra un bacio e l'altro.«Anche tu.»«Cazzo, Ellen, tu mi fai impazzire.»

Page 113: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Ricevevo quei baci come fossero vita, non mi stancavo, e volevo di più. Pocodopo entrò dentro me con la sua solita delicatezza e con il suo amore scritto negliocchi. Mi strinsi alle sue larghe spalle, mentre lui mi accompagnava con le mani suiglutei, per farlo entrare fino in fondo.

«Dio come ti amo, piccola. Ti amo da impazzire, come non ho mai amato, e maiamerò. Ti amerò per sempre. È una promessa.»

Ancora qualche spinta.Lento, veloce, veloce.Crollai sfinita, con il fiato corto, felice, e sicura questa volta di aver usato le

dovute precauzioni. Jason stavolta non se n’era dimenticato. Mi sentivo piena di lui.Poggiai il capo sul suo petto e le sue mani massaggiavano i miei capelli.

«Non credevo mi sarebbe piaciuto così tanto studiare» dissi canzonatoria.«Ho bisogno solo di te. Per sempre, Elly. Per sorridere, per amare, e per fare

l'amore. Ho bisogno di te nella mia vita, nella mia quotidianità.»Il mio cuore era congelato e lui riusciva a scioglierlo. Mi voleva. Mi voleva in un

modo amabile, non era né possessivo, né troppo esagerato. Riusciva a leggermi dentrocome nessuno, rispettava i miei tempi e i miei sentimenti. Era adorabile.

«Sei tutto ciò che ho sempre desiderato avere. Riesci a darmi l'amore che non homai cercato» iniziai. «Sai cosa penso? Penso che il mio cuore lo ha sempre saputo chesei tu.»

«Per fortuna il tuo cuore è stato dalla mia parte. Non ti sarebbe mai piaciuto unocome me.»

«È il momento delle confessioni?» Sorrisi, mentre la mia mano aveva preso adaccarezzare il suo petto, facendo finta di disegnarci su.

«Direi di sì. Di’ quello che vuoi, non sentirti costretta a dire qualcosa che nonsenti.»

Lo amavo. Amavo tutto di lui, quella sua iperprotettività nei miei confronti mifaceva sentire speciale. Non mi forzava, mi aspettava, sempre.

«Perché pensi che non mi saresti piaciuto?» domandai.«Perché io prima di incontrare te non facevo l'amore. Scopavo, facevo sesso, e

basta. Sono uno stronzo con un carattere di merda. Ecco perché.»Si sbagliava. Con me sapeva essere più dolce di un cioccolatino e anche più

amaro del caffè. Ma lo amavo comunque, lo amavo anche per questo.«Invece no. Mi sei piaciuto dal primo istante. I tuoi occhi mi hanno rapita, già dal

momento in cui tu mi fissavi il lontananza.»«Oh, sì! Le tue gambe nude mi son sembrate terribilmente sexy. Ti avrei scopata lì

stesso, lo ammetto» ghignò.Mi guardò negli occhi ridendo beffardo e mi diede un bacio sulla fronte.«Immagina, puoi. Non ci saresti riuscito neanche se mi avessi messo sotto tortura,

provocandomi. Non sono il tipo di ragazza che frequentavi» lo punzecchiai.«L’ho capito il giorno stesso, quella sera. È stata una dura sconfitta accettarlo!»

prese a ridere di gusto.

Page 114: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Era finalmente rilassato e felice, mi teneva stretta al sua petto.«Hai avuto la tua rivincita. Sii contento.»«Sì, ne è valsa la pena.»Mi fece alzare insieme a lui e mangiammo la torta che aveva preparato durante la

sua notte insonne.«Andiamo a prepararci. Abbiamo saltato una lezione per studiare.»«Non credo ti dispiacerebbe studiare ancora, amore» scherzai e allacciai le mani

al suo bacino.Mi baciò, con un sorrisetto malizioso.Quando arrivammo in aula prendemmo posto non troppo avanti, mentre prendevo

il libro di psicologia, Jason mi guardava affascinato.«Davvero non hai studiato in questi ultimi giorni?»«Dipende cosa intendi per studiare» ridacchiò. «No, non ho aperto libro» finì,

stavolta più serio.La colpa era mia, come sempre. Dovevo rimediare.«Ti spiegherò tutto io, allora.»Il professore entrò e prese le presenze. La lezione precedente era stata sul

rapporto tra ragione e istinto. La mia mente volò alla prima lezione: al ritardo diJason, ai suoi occhi sui miei, e viceversa. L'attimo fatale, come se mi avesse fatto unincantesimo, ero stata stregata.

Lo guardai e scoppiai a ridere silenziosamente.«Ti amo» sussurrò avvicinandosi al mio orecchio. Arrossii.«Anch'io» bisbigliai.Gliel’avevo detto, nel modo più assurdo possibile e probabilmente non aveva

nemmeno sentito. Stava per cadere dalla sedia quando capì cosa avessi risposto e ioridacchiai. Alla fine della lezione non mi avrebbe lasciato via di scampo, lo sapevogià.

Infatti, quando la campana suonò, mi spinse delicatamente contro il muro accantoai bagni. Mi scrutò con i suoi occhi azzurri, capaci di farmi tremare le gambe. Stavaquasi per baciarmi, ma si fermò a pochi centimetri dalle mie labbra.

«Cos'hai detto prima?»«Ho detto che ti amo anch'io.»Mi avvicinai per toccare le sue labbra con le mie e ancora una volta si allontanò.«Mi ami?» sospirò, gli occhi che brillavano.«Ti amo, Jas. Ti amo come amo la neve, come amo scrivere, no, anche di più.»

Arrossii.Poi mi baciò, come se tutto il mondo si fosse fermato, le nostre lingue danzavano

frettolose. Gli morsi il labbro inferiore e sussultò di piacere.«Non farlo, piccola. Non siamo nel posto giusto. Così non resisto.»Lo sentivo. Era tremendamente eccitato.

Page 115: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ventiquattroJason

«Jason, devi venire subito qui.»Era Megan, le tremava la voce, e solo ascoltandola al telefono mi vennero i

brividi. Cosa stava per dire? O mamma si era svegliata, o be’... Non volevo neanchepensare alla seconda opzione.

«Megan, cosa sta succedendo?»«Niente di grave. Sii svelto, e vieni, non c'è tempo da perdere.» Aveva il fiato

corto e sentivo la sua voglia di dare sfogo alle lacrime.«Perché sento che non mi stai dicendo la verità?»«Perché è cosi. Jason, per favore, ti aspetto qui. E fa’ veloce.»Non era nulla di buono, lo sapevo. Se fosse stata una bella notizia non avrebbe

esitato a dirmela, invece no, era tutt'altro che bella, me lo sentivo.Jeremy era con Ellen in biblioteca. Entrai in fretta nella mia auto. Una volta

dentro, in viaggio, presi l’auricolare e chiamai Ellen per informarla di stare andandoall’ospedale.

«Jas, stiamo arrivando.»«Piccola, non sono in casa, avverti Jeremy. Sto andando in ospedale, spero di

arrivare in tempo. Le novità non saranno per nulla buone.» Le lacrime mi pizzicavanogli occhi. Temevo il peggio.

«Perché dici così?» mi domandò.Perché lo sentivo, quella voce la conoscevo troppo bene, per me era trasparente

come un foglio di carta lucida.«La sentivo. Megan piangeva. Ho una paura fottuta.»Una lacrima mi bagnò il viso.«Jas, sta calmo. Respira. Qualunque cosa accada, sii forte, niente può sconfiggerti,

ricordalo. Niente è più forte di te.»«Non potrei sopportarlo.»Mi sentivo un coglione. Stavo dicendo di non poter sopportare la perdita di mia

madre, quando lei aveva sofferto la morte di entrambi sotto i suoi occhi.«Succede a tutti prima o poi, lo sappiamo. Se accadrà lo supererai. Non ti

abbattere, non è da te.»Rimasi per un attimo in silenzio, perso tra i miei pensieri.«Ti amo» mi riprese.Sapeva come calmarmi, la sua voce era come un sedativo, capace di tutto.«Ho bisogno di te. Sono arrivato. A dopo. Ti amo amore mio.»Presi le scale e arrivai al quinto piano, come un forsennato, con l'affanno. Non

avevo nemmeno pensato a prendere l’ascensore, sentivo il bisogno di scaricare latensione in qualche modo.

Megan non c'era. La chiamai e mi venne incontro in corridoio.

Page 116: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Perché dobbiamo andare in stanza? Non è più in camera intensiva?»«Jason, la mamma è uscita dal coma, ma ha avuto un ictus. È paralizzata, riesce a

malapena a parlare. Hanno detto che potrebbe lasciarci da un momento all'altro. Illivello di ossigeno è basso, bassissimo.»

Tutto questo era successo in una notte. Ieri ero andato a trovarla e tutto sembravaessere stabile. In poco più di dodici ore era andato tutto a farsi fottere. Ed ecco, lapaura che avevo non era più infondata. Quanto mi sarebbe piaciuto aver sbagliato apensare, ma invece avevo avuto una stramaledettissima ragione. Il cielo mi stavaportando via l'unica donna che mi aveva amato dal primo istante in cui avevo apertogli occhi in questa terra, l'unica che c'era sempre stata, nonostante la vita difficiledegli ultimi anni, l'unica in grado di volermi bene, per quello che ero.

Camminai avanti e indietro per quel corridoio, quando mi decisi a entrare instanza.

Ferma. Immobile. Con gli occhi spenti e il viso invecchiato, sciupato.«Mamma.» Sospirai con il respiro spezzato. Mi ero imposto di non piangere

davanti a lei.«Jason… » Una lacrima le rigò il viso. Era una situazione straziante.Impacciato. La parola giusta per definire il mio stato d'animo attuale. Non sapevo

come muovermi, come poterla abbracciare, forse non potevo nemmeno. Mi sedetti emi limitai a stringere la sua mano, dandole dei piccoli baci.

«Sei felice, tesoro?»Lo ero? In quel momento no, ma pensavo si riferisse alla mia vita in generale. E su

quello non avevo dubbi.«Sì, sono felice. Tanto, mamma.»Era più forte di me, dovetti uscire da quella stanza per liberare le lacrime, stavo

scoppiando. Perché la vita era così ingiusta? Perché così senza preavviso mi stavastrappando l'amore di tutta una vita? Mi risposi da solo: non c’erano mai preavvisi, inquesti casi. Dovevo trovare un lato positivo, ma fondamentalmente per me nonesisteva. Forse avrebbe finalmente vissuto una vita migliore, lontano dal male che leavevano fatto. Avrebbe ricominciato, sarebbe rinata e ritornata felice come un tempo.Sentii il rumore dei passi veloci raggiungermi. Ellen aveva il fiato corto, chissàquanto aveva corso.

Mi alzai e sentii il necessario bisogno di averla tra le mie braccia. Solo lei miavrebbe salvato, mi avrebbe sopportato e amato, era la mia essenza vitale.

«Piangi. Piangi qui, non davanti a lei.»Mi lasciai trasportare dalle sue parole e le lacrime scivolarono sul viso come un

fiume in piena.Un attimo dopo arrivò Jeremy, che osservò la scena, ma non interruppe nulla.

Andò diretto da Megan e da mia mamma.«Mi sento un coglione» singhiozzai.Mi mise le mani attorno al collo e continuò a stringermi. In quell’abbraccio

sentivo sollievo. Era come se ci fosse una pietra sul mio cuore, faceva male, e lei

Page 117: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

stava lì, con la sua forza, come se riuscisse a tenere sollevato quel masso, per darmiconforto.

«Parlo con te, distrutto, quando tu...» Mi bloccò, portando la mano sulla miabocca.

«Non pensarlo, Jas. I miei genitori non ci sono più, io l'ho accettato, non c'è altrasoluzione. Ma questo non vuol dire che tu debba trattenerti. Ci stai male, e così deveessere. Ti prego, non tenere le tue emozioni e i tuoi dolori lontano da me, non pensareche io ho dovuto affrontare di peggio. Perché lo so che lo pensi. Non è così. Te l'hogià detto, succede prima o poi. Promettimi che mi permetterai di starti accanto.Promettimi di lasciarti andare. Avrai sempre una spalla su cui piangere. Io ci sono evoglio esserci, in qualunque momento della tua vita. Perché ormai è anche la mia.»

Quella donna era mia. La mia donna, non una qualunque. Riusciva ad avereragione sempre lei. Tenermi le emozioni dentro sarebbe servito solo a logorarmi euccidermi, poco a poco. Ma ce l'avrei fatta? Io la guardavo e pensavo che la miadisgrazia in confronto alla sua era niente. Poi la guardavo ancora e pensavo che se leice l'aveva fatta, dovevo farlo pure io. Lei non sapeva che sarei rimasto solo, nonconosceva il rapporto che avevo con quell'essere di mio padre. Solo adesso mirendevo conto che anche io le avevo nascosto per tutto il tempo il mio passato.Inconsapevolmente, perché per me non esisteva la figura di padre. Io non ne avevomai avuto uno. Non sapevo cosa significava giocare a calcio con lui, parlare, essereabbracciato e voluto bene. La mia famiglia era mia madre. Solo lei. Seguita daMegan.

«Non posso farlo. Non so se riuscirò a mantenere queste promesse.»«Mi ami?»«Che domande. Sì!»«Ti fidi di me?» domandò ancora.«Sì.»Cos'era quell'interrogatorio?«Allora ce la farai. Jas, io non potrei vivere sapendo che tu reprimi le tue

emozioni con me. Voglio starti accanto, voglio aiutarti, voglio farti sorridere e starebene. E voglio amarti ogni giorno di più. Ce la faremo insieme. Ti prego, lasciadecidere a me se posso sopportare i tuoi dolori. Non te lo lascerò chiedere ancora.Voglio farlo. Voglio sopportarti. Adesso prometti, non c'è più niente da aggiungere.»

Cazzo, quanto l'amavo! Non avevo parole.«Promesso» dissi con la voce rotta.Avevo paura. Paura di riaprire in lei vecchie ferite, e di aggiungere peso ad altre

che sapevo ancora aperte.«Ti amo» mi bisbigliò all'orecchio.Io di più.Le diedi un bacio in fronte e poi presi il suo viso tra le mani.«Piccola, rientro dentro, ti faccio raggiungere da Jeremy.»Lei non si sentiva pronta ad affrontare di nuovo quei ricordi.

Page 118: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Non ce n'è bisogno. Posso vederla anche io?»Sentii un tuffo al cuore, davvero stava facendo questo per me?«Te la senti?»«Sì, non perdiamo tempo.»Raggiungemmo la stanza ed entrammo. Jeremy e Megan erano abbracciati e

parlottavano tra loro. Ellen salutò mia sorella e la strinse fra la sue braccia. Poiritornò accanto a me.

«Ha i tuoi stessi occhi.» Sospirò.«Stai bene?»«Stai tranquillo» mi rassicurò.Megan e Jeremy ci lasciarono da soli.«Mamma, hai sempre desiderato riuscire a conoscere la mia fidanzata, se mai ne

avessi trovata una, con la testa che mi trovo.» Ricordavo bene le parole che miripeteva sempre mia madre. Ellen mi guardò con rimprovero. Mia madre curvò lelabbra in un sorriso.

«È vero. Se avessi continuato a pensare solo al sesso, non l’avresti mai trovata. Ilmatrimonio con tuo padre è finito perché lui non mi amava più. Ma l'amore esiste pertutti, te l'ho sempre detto.»

Odiavo sentir parlare di lui, non aveva senso.«L'ho trovato, mamma. L'amore è qui, accanto a me: Ellen.»Guardai prima mamma e poi lei. Aveva le lacrime agli occhi, invece mamma

sorrideva. Roteò gli occhi e la guardò, ampliando ancora il sorriso sulle sue labbra.«Ellen, non preoccuparti di trattarlo male, se è il caso prendilo a sberle. Mettilo

in riga.»«Lo tratto abbastanza male, anche quando non lo merita. Non perderà tempo a

mettersi in riga.»La ascoltavo e mi accorgevo di non poter desiderare altro che lei. Era unica. Cosa

mi aveva fatto quella donna? Ancora non riuscivo a capacitarmi di ciò.«Non lasciarla andare, Jason. Non lasciartela scappare.»«Non potrei mai, la amo.»«Quando c'è l'amore tutto è più chiaro, ricordalo. Anche la difficoltà più dura, in

due e più semplice da affrontare. Spezzare un cuore è facile, ma dividerne due che siamano davvero è impossibile.»

Detto questo prese un respiro e lentamente le si chiusero le palpebre,accompagnate dal suono assordante, e insopportabile della macchina cardiaca.

Da adesso in poi sarei rimasto solo. Avevo solo Ellen. Nient'altro.Erano passate due settimane dalla morte di mamma, ma sentivo un vuoto dentro

esattamente come il giorno in cui l’avevo persa.Ripensai a tutto e mi sentii in colpa per non essere andato a prenderla quella

dannata sera; avevo finto di dover studiare. Se solo avessi saputo! Tutti quei se e queima… Perché di solito gli esseri umani si accorgevano degli errori dopo averlicommessi e non c’era modo di rimediare? Era sempre così, quando non si poteva fare

Page 119: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

più nulla, quando la voce di qualcuno che amavamo era divenuta un ricordo doloroso,allora ci assaliva il desiderio di tornare indietro per comportarci diversamente ed erain grado di distruggere e di sterminare ogni positività nello spirito. Soltanto domandesenza risposta in un tempo destinato a trascorrere implacabile, inesorabile. Vani itentativi di fermarlo, ogni minuto poteva senza ombra di dubbio essere l’ultimo.

Bussarono alla porta mentre ero in bagno. Fu Jeremy che andò ad aprire. Uscii conl'asciugamano allacciato ai fianchi e i capelli ancora bagnati.

«Vi ho portato la colazione» cinguettò la voce di Ellen.Era una forza della natura. Cercava in tutti i modi possibili di farmi sorridere,

comprendeva il mio stato d'animo, meglio di chiunque altro, e cercava di non farmimai pesare la realtà della mancanza. Il giorno del funerale di mamma mi avevapromesso che in ogni modo e maniera avrebbe di nuovo visto un sorriso sincero sullemie labbra. Non si sarebbe arresa, mai, così aveva giurato.

Lei era tutto per me. A volte le costava fatica sorridere, ma lo faceva, per me, perpotermi contagiare con la sua gioia e ilarità.

«Sei sicura di aver preso solo la colazione? Qui c'è cibo per almeno unasettimana» notò Jeremy.

«Mi sono lasciata prendere dall'euforia, hai ragione.»Intanto io mi godevo la scena poggiato allo stipite della porta tra la cucina e il

salotto, in silenzio. Nessuno dei due si era ancora accorto della mia presenza.«Vorrà dire che vi verrò a trovare più spesso, a patto che possa mangiare anche

io.»Conosceva quell’appartamento e i posti in cui riponevo gli alimenti. Jeremy la

osservava sbigottito aprire e richiudere sportelli. Fu allora che mi scappò una risatinaed entrambi si voltarono nella mia direzione: negli occhi della mia donna visisollievo e felicità.

«Da quanto ridi sotto i baffi? Ho solo portato la colazione e fatto un po' di spesa.Tutto qui.»

Certo, non era per niente preoccupata che io non mangiassi! La fissai contenerezza, avvicinandomi alla splendida creatura di cui mi ero innamorato. Mi preseper mano e mi baciò il palmo. Era stato un gesto talmente naturale da farmi desideraredi essere da solo con lei. Purtroppo era invitato anche Jeremy a fare colazione connoi.

«Jer, dopo mangiato ti lascio libero» sentenziò.Le uova e il bacon rischiarono di andarmi di traverso. Ah, lui era libero, mentre io

non lo sarei stato. Che cosa aveva in mente?«Tu prima di tutto andrai a vestirti… non posso portarti in giro così.»Mi baciò.Signor sì, signore. 

Page 120: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo venticinqueEllen

«Complimenti! Sei capace di far sorridere anche i muri, lo sai?» mi chieseJeremy, il tono basso, mentre Jason si stava vestendo.

«Lo faccio per lui, soltanto per lui, ma ci riesco? Mi sembra di comportarmi dastupida» sbuffai.

Gettata la maschera della persona vulcanica, mi trovavo a pensare, a domandarmise davvero stavo facendo la cosa giusta, o se invece sarebbe stato meglio nondisturbarlo e lasciare che il dolore scemasse da solo. No, non l’avrei lasciato da soload affrontare la sofferenza. Per lui avrei continuato a sorridere, anche se era difficilemostrarsi felice quando Jason non lo era. A vederlo in quello stato mi sentivo moriredentro, ma non mollavo, non mi sarei mai arresa. L’avevo promesso.

«Ci stai riuscendo.» Jason tornò in cucina. «Sei tu la mia forza.»Mi voltai a guardarlo, ora vestito e più serio che mai. Jeremy si alzò e, dopo aver

portato i suoi piatti nel lavello, si dileguò in salotto lasciandoci soli.«Ti amo» bisbigliai.Ero ripetitiva, ma non sapevo come altro rispondere a quella chiara dimostrazione

di gratitudine nei miei confronti. Soltanto la verità in quel momento mi avrebbesalvata dall'imbarazzo.

«Posso abbracciarti? Mi fa stare bene.»Non c’era neanche bisogno di chiederlo, ma capii la necessità di essere

rassicurato. In quell’abbraccio mi sentii a casa. Inspirai il suo profumo e appoggiai latesta sul suo torace: non avrei mai voluto essere in un altro posto.

Il suo cellulare prese a squillare. Aggrottò la fronte, chiedendosi chi poteva esseredi prima mattina, e, quando controllò, la sua espressione cambiò all’istante. Blateròqualcosa e mi lasciò andare. Lo vidi dirigersi verso il bagno e chiudersi dentro perrispondere alla telefonata.

«Chi è?» gli chiesi quando si allontanò da me.«È Megan» rispose.Mentiva. Se fosse stata la sorella, non avrebbe avuto bisogno di chiudersi in

bagno per parlare. Con Jason che mi fissava, interrogativo, attraversai il salone,decisa a origliare la conversazione.

Appoggiai l’orecchio alla porta. La voce era soffocata, ma riuscii a sentire ciòche rispose a chi l’aveva chiamato.

«Smettila di cercarmi. Mi metti nei guai.»La mia mano rischiava di diventare un tutt’uno con il legno della porta e anche il

mio naso, ma continuai lo stesso a schiacciare la guancia sulla superficie dura perpoter sentire cos’altro si dicessero.

«Cosa devi dirmi di tanto importante? È tutto finito quella notte, ne abbiamo giàparlato.»

Page 121: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Il silenzio che seguì non mi disse niente di buono. Chi poteva essere? Scartai legemelle, forse qualche sua altra conquista passata. La gelosia mi stava assalendo.

Mi scostai quando lo sentii lavarsi le mani e andai a sedermi sul divano conJeremy in attesa di vederlo spuntare di nuovo. Ero rigida sulla schiena. Il mio amicocercava di non dare a vedere il suo divertimento. C’era poco da stare allegri!

Jason venne verso di noi e si chinò per darmi un bacio.«Devo andare. Poi mi passerai gli appunti delle lezioni.»«Dove vai?» Non avevo nessuna intenzione di fare finta di niente.«Devo raggiungere...» lo interruppi.«Megan, immagino. Vengo anch'io. Mi piacerebbe conoscere meglio tua sorella.»Forse mi stavo comportando da bastarda. Mi fidavo di lui, ma volevo vederci

chiaro in quella storia. Se si fosse trattato di una vecchia fiamma, l’avrei distrutta conle mie manine.

“Non ti stai comportando bene” mi ripeteva la mia coscienza, ma io non volevoproprio ascoltarla. Primo: Jason mi aveva mentito. Secondo: ero gelosa.

“Devi essere certa del vostro amore”. Certo che lo ero, ma gli ronzavano attornoparecchie donne e io non riuscivo a togliermi dalla testa che questa telefonata fosse unsegno preoccupante.

«Dobbiamo sbrigare delle faccende, una cosa noiosa. Farò presto. Promesso»insisté.

Non mi guardava negli occhi. Prese di fretta il giaccone per infilarselo e abbassòla maniglia della porta. Si girò per lanciarmi un’occhiata guardinga. Ero ferma, inpiedi e incredula, a guardare il mio uomo sparare una bugia dietro l’altra.

«Ormai ti conosco bene, so che stai mentendo. Dove vai? Non certo da Megan.»Maledetta boccaccia! Se solo fossi rimasta in silenzio! Volevo proprio vedere fin

dove si sarebbe spinto pur di non dirmi la verità.«Che cazzo stai dicendo? Dove starei andando allora?»Pessimo attore.«Se lo sapessi non te lo chiederei. Dimmelo tu.»L’aria iniziava a scaldarsi.«Sto andando da Megan, chiuso il discorso. Libera di crederci oppure no. Mi stai

per fare un interrogatorio, adesso?»Che assurdità! Si stava impuntando e sapeva benissimo chi dei due aveva ragione.

I suoi occhi sprizzavano scintille di furia.«Non ci credo, mi spiace.» Feci spallucce.Detto questo lo superai e spalancai la porta. Vederlo spalancare la mascella,

meravigliato dalla mia reazione, mi diede una soddisfazione tutta femminile.«Grazie della fiducia. Ottimo. Me ne ricorderò.» Sfregò la mano sotto il mento,

pensieroso.«Che coraggio che hai. Vedremo chi avrà ragione.»Ero stufa di assistere a quella buffonata. Avrebbe potuto risparmiarsi la scenetta

da uomo ferito. Avevo sentito benissimo le sue risposte alla telefonata.

Page 122: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Se ho ragione io, inizia pure a dimenticarmi, Jason.»Sbattei la porta alle mie spalle e corsi per il corridoio. Non mi seguì e fu una

fortuna, perché non ero più in me. Il mio carattere impulsivo aveva preso ilsopravvento sul resto. Era uno dei miei difetti quello di agire senza pensare. Tornai almio piano e, una volta dentro il mio appartamento, chiamai Amy a squarciagola. Nonc’era. Un altro buon segno, perché non avrei potuto sopportare le sue osservazionisarcastiche.

Appoggiai la schiena sulla porta d’ingresso e scivolai a terra, le ginocchia alpetto: piansi. Avevo un brutto vizio: il nervosismo mi portava molto spesso al pianto,e ultimamente sembravo una piagnucolona. Piangevo praticamente per ogni cosa.Ammetto, ero forse fin troppo esagerata, ma era un gesto che non riuscivo acontrollare.

Gli uomini. Avevo avuto a che fare solo con uno e mi stava facendo impazzire. Iocercavo di tirargli su il morale e lui invece raccontava bugie… Poteva almenorisparmiarsi l’ultima affermazione arrabbiata. Decisi di non pensarci oltre erilassarmi sotto le coperte: il mio rifugio.

Dopo due ore trascorse a guardare l’orologio il suo “faccio presto” diventò unapresa in giro nei miei confronti. Squillò il cellulare e mi precipitai per rispondere.Illusa, speravo fosse lui. Invece no.

«Tesoro, come va?»«Adesso? Male, malissimo. Ti vorrei vicino. Quando vieni, Claire?» la voce

rotta, lasciava aperto ogni possibile scenario.«Stai piangendo. Ti sento. A chi devo spaccare la faccia al mio arrivo?» sbottò

lei.«A me. Mi sentirei meglio avendoti con me.»Mi passò per la mente l'insana idea di lasciare tutto e ritornare da dov’ero venuta.

Tanto quello era il mio posto. Vivere una vita piena di difficoltà e prove da superare,era proprio ciò che avevo cercato di evitare trasferendomi a Londra, e invece…

«È colpa del tuo nuovo amore?»«Claire, non mi va di parlarne. Raccontami di te. Come va con Thomas e tuo

padre?»«Non lo capiranno mai. Dovrò mettermi il cuore in pace e vivere una vita di

merda.»Thomas era così ottuso da volere qualcuno che non lo amava. Suo padre, non

avevo parole da spendere per quell'uomo.«Fa’ presto a venire qui. Abbandona tutto e vieni da me. Per le vacanze di Natale

perché non ti fai questo regalo? Lo faresti anche a me.»Bussarono alla porta, una volta, due, tre.Salutai Claire e mi alzai di malavoglia per andare ad aprire. Avevo lo stomaco in

subbuglio e mi veniva da vomitare. Dovevo calmarmi.Quando spalancai l’uscio rimasi di stucco a guardare chi c’era là fuori. Il cuore

prese a battere a ritmo accelerato; riuscivo a percepire il suono della pulsazione.

Page 123: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Stavo iniziando a sudare freddo. Quell'uomo mi metteva addosso una paura inaudita:barba incolta, rughe profonde a solcargli la fronte, capelli brizzolati, naso aquilino,fisico ancora asciutto nonostante i suoi cinquant’anni. Era proprio lo zio Leon.

«Fammi entrare, non ho tempo da perdere.»Ma di sotto nessuno badava a lui quando saliva negli appartamenti degli studenti?

Mi faceva rabbia questa sua spavalderia. Ero certa che avesse risposto male anchealla portineria al piano terra.

«Perché dovrei? Non abbiamo niente da dirci.»Merda, mi tremava la voce.Si guardò intorno. Destra, sinistra. Ritornò a fissarmi, con il suo solito sguardo

borioso, capace di incenerirmi in un istante. Mi prese per un braccio, spingendomidentro con violenza, ed entrò senza chiedere permesso. La sorte voleva che Amy nonci fosse mai ogni volta che quel bastardo veniva a minacciarmi.

Mi liberai dalla sua presa.«Mollami.»«A mali estremi, estremi rimedi. Tu non mi ascolti, io agisco.»Lo odiavo. Più di qualunque altro essere sulla terra. Era un uomo spregevole e

abominevole. Senza tatto e un briciolo di cuore. Non aveva figli. Mi domandai comesarebbero cresciuti se avessero avuto un padre come quello; sarebbero state soltantodelle povere vittime sacrificali.

«Perché sei qui? Cosa vuoi ancora?»«Ti do due settimane per tornare a Parigi. Non posso lasciarti qui, devo tenerti

d’occhio.»Alla fine la sua pazzia aveva avuto la meglio. Gli avevo promesso che avrei

tenuto la bocca chiusa e così avevo fatto, ma le paranoie continuavano a perseguitarlo.«Non dirò niente. Qui a Londra sono a casa mia.»«È proprio questo il problema. Stai fin troppo bene. È in un momento di

spensieratezza potrebbe scapparti la verità.»«Non mi scapperà, hai la mia parola.»«La tua parola non vale niente. Non mi fido di te, ragazzina.»Prima Jason, ora zio Leon, non ero sicura di poter sopportare tutto quanto insieme.

Ero certa di non voler tornare a Parigi, ma non potevo sapere le reazioni di mio zio almio rifiuto di farlo. Un rivolo di sudore mi scese sulla fronte e percorse la miaguancia mentre ci guardavamo in cagnesco. Il mio braccio era ancora sotto la presaferrea della sua mano gelida.

La porta si schiuse e in quel momento mi resi conto che era rimasta semi aperta.Zio Leon estrasse dalla tasca un coltello. Incredula, lo fissai. Mi resi conto che quelpazzo non stava affatto scherzando ed era intenzionato a farmi del male. Dio mio, eroparalizzata dal terrore! Il cuore si era fermato nel petto, la testa aveva preso a girarmie mi sembrò di vedere davanti agli occhi la mia vita a rallentatore.

“Chiunque sia, non entrare” pensai di getto.Jason spalancò la porta e si gettò su zio Leon. Lo spinse di lato, di modo che

Page 124: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

lasciasse la presa su di me, e io incontrai i suoi occhi preoccupati di sfuggita. Ilbraccio di mio zio si chiuse intorno alle spalle del mio ragazzo e pungolò col coltellola pelle del collo.

«Lascialo stare. Non c'entra niente lui con questa storia!» gridai, impaurita.«Sta’ zitta. Nessuno deve sapere che sono stato qui. Lui chi è? Un tuo amico? Sa

tutto? Avevo previsto che non avresti tenuto la bocca chiusa!»Immaginavo già la lama affondare nella pelle dell'uomo che amavo. Jason strizzò

gli occhi quando provò dolore. Era terrificante quella scena: non riuscivo a guardarlosenza vederlo già morto. Sapevo di cos’era capace il pazzo alle sue spalle.

«No! No!» urlavo in preda all’isteria. Impotente, mi sentivo di nuovo impotente,proprio come in passato mi ero sentita quando non avevo potuto fare niente persalvare i miei genitori.

Jason si mosse, per aumentare lo spazio tra loro per fare in modo che l'arma siallontanasse dalla ferita che gli sanguinava sul collo.

«Jas, non muoverti, ti prego. È capace di tutto. Non ha niente da perdere» lopregai, esasperata.

«Sai cosa devi fare, Ellen» gridò mio zio, in risposta.«Ritorno a Parigi, va bene, ma lascialo andare. Non sa nulla, è un amico.»Lo sguardo di Jason non mostrava paura, ma solo risolutezza. Speravo che non

facesse azioni avventate, perché altrimenti Leon non avrebbe avuto alcuna remora aucciderlo.

«Io ti seguo, Ellen. Verrò con te» biascicò.Complicava le cose. Dio mio! Ma allora era proprio uno stupido! Non riusciva a

capire di stare rischiando la vita? Gli feci segno di tacere.«Uccidi me. La verità la so io. Lui non sa un bel niente» gracchiai al limite. «Lo

giuro, è capitato qui per caso.»Gli occhi di Jason mi imploravano di rimangiarmi tutto quello che avevo detto.

Ma no, non l'avrei fatto. Lo amavo troppo per farlo. Lo volevo vivo.«Allora vieni via con me. Andiamo. Se lo farai, gli risparmierò la vita. A patto

che tenga la bocca chiusa su quanto accaduto. Ma penso di sì, non vorrà farti corrererischi.»

«Accetto.»Spinse via il suo ostaggio che cadde a terra, boccheggiando, una mano sul collo a

tamponarsi la ferita. Non sembrava profonda, ma a vedere il sangue sulla pelle mitremavano le gambe dalla paura. Era svenuto.

«Partiremo tra una settimana. Ho delle cose da sbrigare qui. Ti tengo d’occhioEllen. Entrambi. Non mi far pentire di avergli risparmiato la vita.»

Non potevo crederci, pochi giorni e avrei dovuto dire addio ai miei sogni: aJason, a Jeremy, all'università, ai miei nuovi compagni. Avrei dovuto rinunciare allafelicità e all’amore per sempre. Jason si accasciò a terra. Forse non era così pocoprofonda la ferita, dannazione! Mi sedetti a gambe incrociate sul pavimento, in predaallo choc, mentre mio zio usciva senza degnarmi di un’occhiata. Le lacrime iniziarono

Page 125: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

a scendere sul mio viso. “Avanti” mi dicevo. “Non devi mollare proprio adesso”.Tentai di fare leva sulle sue braccia per spostarlo. Cercai di sollevarlo, ma era

maledettamente pesante il mio Jason.Mi circondò le spalle con un braccio, tornando in sé, e insieme andammo verso il

mio letto. Non ero abbastanza lucida. Avrei dovuto chiamare un’ambulanza? Oppureno?

«Sto bene» sussurrò, dolorante.«Andiamo in ospedale» mi preoccupai.«No, no, tamponiamo. Prendi garza e disinfettante.»«E se non basta?»Passò il pollice sulle mie labbra e spinse il mio viso sul suo. Lo baciai, il cuore a

mille, ma non mi aveva del tutto convinta. Doveva essere medicato, di sicuro. Perciòmi allontanai per prendere il necessario. Il sangue mi sembrava troppo e gli colavalungo il collo e sulla maglietta. Jason manteneva il sangue freddo. Tornai e mi misi atrafficare con il disinfettante.

«Che cosa hai accettato?»«Di stare zitta. Non devo parlare a nessuno di quello che è successo.» Sospirai.

«Ti devo delle spiegazioni, Jas.»«Adoro quando mi chiami così.»Iniziai a tamponare la ferita. No, forse non era così grave. Era stata più la paura

che altro. Il mio cuore rallentò i battiti e finalmente potei tornare a respirarenormalmente.

«Sono stanca, distrutta. Impaurita più che mai. Dormi con me, questa sera? Hobisogno di sentire il tuo respiro, di sapere che stai bene.»

Lui mi accarezzò il viso e annuì. Cercai di ripulire per bene il taglio superficiale.Smise di sanguinare e cominciò a incrostarsi. Se avesse spinto più a fondo… no, nonosavo pensare! Strinsi a me il corpo di Jason e ringraziai il cielo che fosse ancoravivo e tra le mie braccia. Crollai in un sonno profondo, senza sogni, sul suo petto.Quello era uno dei giorni da dimenticare.

A un tratto sussultai, svegliandomi di colpo.«Jason, dove sei?» gridai in preda alla disperazione, quando non lo trovai accanto

a me.«Sono qui, piccola.»Sbucò dal bagno e feci un sospiro di sollievo. Si sedette sul letto e mi massaggiò

le tempie.«Devo parlarti. Non ce la faccio più a tenermi tutto dentro.»Era notte fonda, il silenzio echeggiava nella nostra stanza e adesso si sentiva

soltanto la mia voce. Amy era rientrata?«Avevo dodici anni quando quell'incidente mise a rischio la mia vita, e stroncò

quella dei miei genitori. Entrai in coma, ma dopo qualche settimana mi svegliai.Qualcuno lassù ha scelto di salvarmi. Questo lo sai» portai le ginocchia al petto. Miascoltava, assorto. «Non è tutto però. Quando finalmente mi ripresi, ritornai a casa.

Page 126: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Qualche mese dopo mi sono imbattuta in una conversazione che sarebbe stato meglionon ascoltare. Tra mio padre e suo fratello non correva buon sangue, non andavanod'accordo» avevo il respiro corto al solo pensiero di quel giorno, di quelle parole. Miguardai intorno prima di proferire parola, come se da un momento all’altro mio ziofosse potuto sbucare dall’ombra.

«Piccola, calmati, rilassati, è andato via.»E tra una settimana avrei dovuto raggiungerlo, ma lui non aveva sentito niente. Se

avesse saputo non mi avrebbe lasciata andare e io non sarei mai riuscita adabbandonarlo.

«È stato lui a manomettere l'auto, soltanto perché aveva scoperto mio padretradire mia madre. Credo ne fosse innamorato, anche se lui è già sposato.»

Mio zio Leon non era mai entrato nelle simpatie di mia madre, ma se n’eracomunque invaghito. Aveva tentato di uccidere il fratello per gelosia e vendicarsi diciò che lui non aveva avuto. Jason mi fissava, pietrificato.

«È stata tutta una farsa la dinamica creata dell'incidente. Sperava di uccideresoltanto mio padre, non tutta la famiglia. Quello non era nei suoi piani. Eppurenessuno ha creduto a una bambina. Lui ha dichiarato di non sapere niente dellafaccenda.»

Piangevo come una fontana. Non mi avevano mai creduto, ero rimastatraumatizzata, dicevano, non ero in me. Ma cosa ne sapevano loro! Io avevo vistotutto, non loro! Io avevo visto il cadavere di papà tra le lamiere contorte,insanguinato, e poi la mamma, incosciente, in gravi condizioni. Capire dopo il miorisveglio tutta la verità, e ancora dopo sapere che l'artefice della morte dei miei erarimasto a piede libero, quello, sì, mi aveva traumatizzata. Jason mi abbracciò, e mistrinse a sé.

«Perché non hai denunciato tutto quanto alla polizia?»«Ero troppo piccola, indifesa, nessuno mi avrebbe creduto, non avevo prove, i

miei genitori mi avevano lasciata e alla fine sarebbe stata una battaglia persa. Manmano che son cresciuta mi sono resa conto di aver fatto una cazzata, quel farabuttoavrebbe dovuto pagare. Quando ho iniziato a minacciarlo di voler dire tutto non haperso tempo per contraccambiare le minacce. Ha cercato di far del male a miofratello, da cui mi sono allontanata per non fargli correre rischi. Cos'avrei dovutofare? Me lo avrebbe tolto, se io avessi fatto un passo falso.»

«Che bastardo! Non ti ha fatto mai niente, fisicamente intendo, vero? Perché sefosse il contrario, lo uccido con le mie stesse mani.»

Si stese accanto a me e io controllai che il collo non stesse sanguinando ancora.«N-no. Mai» balbettai. «Stai bene? Ho paura. In quel mirino adesso ci sei anche

tu. Se ti dovesse fare del male, non me lo perdonerei mai. Mi sento tremendamente incolpa, tu non c'entri nulla in questo casino» singhiozzai.

«Sto bene, Elly. Non ci succederà nulla, tranquilla, torna a dormire.»Mi accucciai contro di lui e poggiai il viso sul suo petto. Jason rendeva tutto più

semplice, mi amava. Il pensiero che, però, mentre io mi trovavo in pericolo lui fosse

Page 127: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

con un'altra donna mi faceva infuriare. Non potevo farci nulla. Lui era mio, nonintendevo dividerlo con nessun’altra.

Mi svegliai prima del previsto; non mi ero ancora tranquillizzata dalla seraprecedente. Il fatto che Leon potesse raggiungermi quando voleva mi rendevavulnerabile. Adesso che aveva intuito ci fosse qualcosa tra me e Jason, avrebbecontinuato la sua battaglia contro di me. Preparai la colazione e apparecchiai latavola. Amy era tornata e, a giudicare dal “do not disturb” sulla porta della sua stanzanon voleva essere svegliata. Mi misi a osservare Jason appena sveglio, sedutoaccanto a me. Era bello, dolce, protettivo, nonostante l'aria da stronzo, con me eracome il miele. Gli accarezzai la fronte, poi scesi fino al collo. Volevo prendermi curadi lui, mi sentivo responsabile.

Allontanò la mano da sé, continuando a ingurgitare cibo. Era arrabbiato? Mi cascòil mondo addosso. Non mi piaceva farmi vedere fragile, mi accontentavo di soffriredentro, da sola. Quel gesto mi aveva ferita.

«Sei in vena di litigare? Guarda che io e te abbiamo un conto in sospeso.»Si mise in bocca un boccone di uova fritte e masticò piano.«Ancora con questa storia, Ellen. Basta» sbuffò.«So per certo che non ti ha chiamato Megan.»L’espressione divenne guardinga. Mi fissò, cercando di capire fino a che punto

sapessi la verità. Non mi piaceva essere presa in giro. Rimase in silenzio.«Spara. Chi ti sei scopato?»«Non ha senso continuare questa relazione se tu non hai fiducia in me.»Cosa? Era impazzito? Dopo tutto ciò che gli avevo confidato. Avevo rischiato la

mia vita per salvare la sua e mi ripagava con un’affermazione simile? Non riuscivo acredere alle mie orecchie.

«La sincerità sta alla base di tutto.»Si alzò da tavola, lasciandomi col boccone di pane tostato in bocca, e si girò per

tornare in camera mia e infilare la maglietta sporca di sangue. Non lo seguii. Eroancora in preda al timore, dopo ciò che era successo, e dubitavo che un litigio con luiavrebbe migliorato la situazione già disastrosa: ero distrutta nel vero senso dellaparola.

Con un cenno del capo, mi salutò e lasciò da sola a rimuginare.L'inevitabile vuoto dentro. Ecco come mi sentivo, svuotata. Stavolta stavo bene

fisicamente. Ora mi faceva soltanto tanto male il cuore. Perché piangevo per lui? Ioodiavo farlo e odiavo pormi sempre quegli innumerevoli perché, senza essere ingrado di darmi le risposte che cercavo. Quelle doveva darmele lui, ma a quanto parenon trovava il coraggio. La situazione era più grave di quanto pensassi, se si fossevisto con qualcuna, senza fare nulla, non avrebbe avuto difficoltà a dirmelo. Inveceno, forse aveva tradita. Altrimenti non trovavo spiegazione al suo comportamentoschivo. Speravo tanto di sbagliarmi, di essere prevenuta io, e che lui non avesse fattoniente con un’altra. Non lo avrei mai potuto perdonare.

“Jason non lo ha fatto. No, lui mi ama”, mi convincevo, ma sapevo che c'era

Page 128: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

qualcosa che non andava. Arrivò un messaggio, mi fece tremare le gambe, speravofosse Jason. Invece no. Lo lessi.

Sette giorni.Leon.Sbattei le palpebre sconvolta. Ora non avevo davvero più scampo. Mi restavano

pochi giorni a Londra e io mi preoccupavo di Jason e dei suoi possibili tradimenti…che stupida! Sarebbe stato difficile continuare a esistere senza di lui. Stare lì con lemani in mano non mi avrebbe certo aiutata a riprendere in mano la mia vita.

Bussarono di nuovo alla porta. Era Jeremy. Mi gettai tra le sue braccia e lo strinsia me.

«Tesoro» mi sussurrò.«Jer, sei mio amico, vero?»«Cosa dici? Sei l'amica migliore che potessi trovare.»Mi domandai ancora una volta perché avevo scelto Jason e non Jeremy. Lui era

sincero con me, non mi aveva mai mentito.«Allora dimmelo. Con chi è uscito ieri, Jason?» lo pregai.Il cuore dettava una cosa, ma stavolta era la mia testa a parlare.«Segreto professionale. Mi spiace» scherzò.«Ci sto male per questa cosa. Devo recuperare il tempo che stiamo perdendo. Ne

ho bisogno. Jason mi ha lasciata qui da sola e non so dove sia. Per favore!»«Cos'ha fatto quel coglione? Cosa dici? Avrete una vita per recuperare, non

affliggerti. È soltanto un momento no, anche per lui. In fondo ha perso sua madre dapoco.»

La mia vita a Londra si sarebbe conclusa a beve. Il tempo che mi restava non eramolto e io lo stavo buttando via in stupidi dubbi.

«Non ho un’intera vita» sussurrai.Mi guardò senza capire, lo sguardo perplesso.«Tra sette giorni andrò via.»Gli raccontai più o meno la vicenda, senza scendere in dettagli. Gli dissi di avere

problemi in famiglia e per questo non potevo rimanere a Londra, ma non me la sentivoancora di dirlo a Jason. Mi spiaceva dire bugie al mio migliore amico, ma era per ilsuo bene.

«Jason non ti lascerà andare, lo sai, vero?»«Invece lo farà. Perché non lo saprà finché non sarò in aereo per Parigi. Tu non gli

dirai niente fino a quel giorno.»Scosse la testa, non sembrava d’accordo con me.«Ellen, è pazzo di te. Non resterebbe neanche un secondo qui. Ti seguirebbe.»«Non lo farà, penserò a tutto io. Capirà che non può venire, credimi, lo capirà.

Jeremy, promettimelo, ti prego, non dirgli niente.»Mi abbracciò e annuì, anche se dopo tanti tentennamenti. Per lui sarebbe stato

difficile non raccontare la verità al suo migliore amico. Io invece, ero una codarda.Stavo male, non avrei potuto sopportare la reazione di Jason se gli avessi detto che

Page 129: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

sarei andata via.Nuovo messaggio.Ho rivisto Amy, ieri. Contenta di saperlo?Sì. Così felice da piangere. 

Page 130: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ventiseiJason

«Non devi dirmi niente di importante, Amy. Perché mi hai fatto venire qui?»domandai, alterato.

Avevo lasciato da sola Ellen, le avevo mentito, e per concludere avevamo anchelitigato. Odiavo discutere con l’amore della mia vita. Meglio per lei che non sparassequalche stronzata, altrimenti non avrei più risposto di me.

«Se ti dicessi che...»Non la feci finire, perché ero già stufo di stare davanti a lei ad ascoltarla

cincischiare le sue fesserie su una nostra probabile storia che non era mai esistita senon nella sua testa.

«Non hai niente da dirmi. Sono passati tre mesi. È stato solo sesso.»«Ma io...»«Io amo un'altra persona, mi dispiace.»Non poteva volermi davvero. Sapevo che aveva relazioni con altri e non si faceva

fuggire l’occasione per divertirsi. Non stava a me giudicarla, ma certo il suo amorenon poteva essere una cosa da prendere sul serio.

«Tu ami qualcuno? Non ci crede nessuno, Jason.» Rise.Stavo per perdere la pazienza.«Sinceramente poco mi importa di quello che credi tu o chiunque. Abbiamo

finito?»E io avevo mentito ad Ellen per quel dialogo assurdo? Stavo decisamente

perdendo colpi. L’avevo ferita e ora mi pentivo amaramente. Avevo creduto ad Amy eal fatto che mi dicesse di stare male, di avere assoluto bisogno di parlarmi. Maledettome! Dovevo finirla col cuore troppo tenero.

Salutai la ragazza che avevo di fronte, suggerendole di non disturbarmi più. Lespiegai che qualunque cosa lei facesse o pensasse non doveva rendermi partecipe e leaugurai buona vita.

Me ne andai. Volevo stare solo con la mia donna e dovevo rimediare alla cazzatache avevo appena fatto, mentendole. Stavo per tornare al mio appartamento, quandocambiai idea e percorsi il corridoio per andare da Ellen. Vidi la porta accostata e miparve strano.

Tutto successe in pochi minuti. Sentii un uomo minacciarla e non capii più niente.Agii d’impulso e rischiai la vita. Il dolore peggiore fu vedere gli occhi di Ellencolmarsi di terrore quando mi vide entrare nell’appartamento. Mi pregava di rimanerefermo perché quello sconosciuto aveva deciso di ammazzarmi e mi puntava una lamasulla gola. Premette e tagliò, il dolore mi accecò per un attimo la vista.

«Uccidi me. La verità la so io. Lui non sa un bel niente» gridò. «Lo giuro, ècapitato qui per caso.»

Se l'avessi persa, la mia vita avrebbe perso il senso che aveva acquisito.

Page 131: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Vivevo per lei.Vivevo di lei.Per fortuna il folle cambiò idea sull’uccidermi e mi fece fare un incontro

ravvicinato col pavimento. Di fatto ero svenuto, ma non per la perdita di sangue. Eracopiosa, ma la ferita non doveva essere grave, almeno lo speravo. Mi ripresi quandolei mi trascinò a letto. Il bruciore era insopportabile, ma il dolore era scemato. Pensaidi poter fare a meno di andare all’ospedale e così rischiare di mettere in pericoloEllen.

Scoprii durante la notte che quell’uomo era un assassino. Aveva ucciso i genitoridella ragazza che amavo, mettendo a rischio la vita di una famiglia intera per gelosia.Adesso la teneva in pugno, anche se avrebbe dovuto essere il contrario. Ellen sapevatutta la verità ed era una situazione difficile. Mi sentivo in difficoltà, perché nonpotevo fare nulla per aiutarla.

Dopo aver litigato anche quella mattina, le confessai di aver incontrato Amy.Tornai con la coda tra le gambe a chiederle perdono, perché la paura per lei mi avevafatto perdere la testa. Non avrei dovuto lasciarla sola e reagire in quel modo.

«Perché ti sei visto con lei? E perché non me l'hai detto, cosa temevi?» mi chiese.Era sconcertata, solo per il semplice fatto che le avessi mentito.«Se te l'avessi detto cosa avresti fatto? Avremmo litigato come stiamo facendo

ora.»Non avevo altre spiegazioni.«Io mi fido di te, ma quando ho capito che mi stavi mentendo, ho reagito molto

male. Non voglio più litigare. Voglio viverti. Voglio stare con te. Voglio essere felice.Voglio svegliarmi al mattino e poterti vedere. Voglio amarti con tutta la forza che miresta. Per tutta la vita. Se un giorno smetterai di amarmi, avrai sempre qualcuno che tiamerà. E sarò io.»

Parlava come se il tempo a sua disposizione fosse contato. Non sapeva che ciòche provavo io era esattamente ciò che provava lei.

«Non te andrai, vero? Non mi lascerai?» domandai.«No, non ti lascerò, Jas. Non potrei vivere senza te.» Chiuse gli occhi e mi

abbracciò, poggiando il capo sul mio petto.La strinsi tra le braccia. Avevo paura di perderla da un momento all'altro. Non

l'avrei sopportato. Mi ero comportato come un cretino, ma quei giorni erano statidensi di emozioni e non ero riuscito proprio a controllarle come avrei voluto.

Quando tornammo nel mio appartamento, trovammo Jeremy a chiacchierareamabilmente con una ragazza. Lui proprio, che non era il tipo da dare subitoconfidenza. Lo fissai, mentre rideva con la tipetta bionda tutto pepe che sghignazzavaalla sua destra mentre mangiavano pancake.

Si voltò quando entrammo: due occhi azzurri si fissarono su di me, fin tropposvegli.

«Finalmente sei arrivata!»Scattarono insieme, Ellen e la sconosciuta, e si abbracciarono.

Page 132: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Sembrava veramente felice di vederla. Sorrisi a Jeremy e mi sedetti accanto a lui,ancora con l’aria interrogativa di chi non aveva capito un bel niente.

«Suppongo che hai già conosciuto Jeremy» disse lei.I due sogghignarono e si guardarono, complici di qualcosa che sapevano soltanto

loro due.«Sì, è stato casuale, ma divertente» gracchiò la ragazza.«Jas, lei è Claire, la mio migliore amica.»«Tu sei l’innamorato, dico bene?» mi chiese, ridendo.Mi conosceva, dunque. Ellen doveva averle parlato di me, ma in bene o in male?

Avevo questo dubbio.«Trattamela bene, Jason.»Ellen aprì la dispensa – ormai sapeva bene dove trovare tutto – e prese quattro

birre. L’aria si distesse subito e cominciammo a parlare tra noi come vecchi amici.Sembrava davvero un giorno di festa. Claire si avvicinò a me solo per mettermi unamano sul collo e osservare il cerotto sospetto che nascondeva la ferita al di sotto.

«Ieri è tornato» gracchiò Ellen, lanciandole un’occhiata ammonitrice.Così l’amica sapeva.«Quel tipo merita la galera.»Parlò a voce alta, arrabbiata.Jeremy aggrottò la fronte, facendo zapping tra i visi scuri che improvvisamente

avevano smesso di parlare. No, io non potevo proprio dirgli niente, perciò cambiaisubito argomento e ripresi a ridere, anche se avevo la sensazione che il mio amicoavesse intuito qualcosa. Stette al gioco.

«Brindiamo! All'amore e all'amicizia» urlai.«Jason, dimmi, che incantesimo le ha fatto? È radiosa» domandò Claire,

riferendosi a me.«Tecniche segrete» ridacchiai.Notai sguardi languidi e strani tra Jeremy e Claire. Forse i due si piacevano. Di

solito non sbagliavo e quella era proprio la mia impressione.«Attenta, potresti essere un'altra vittima» scherzai. «Non mia, sicuramente.»Claire arrossì; Jeremy mi guardò male. Cos'avevo detto che non andava? Forse

avevo un po’ esagerato.«Elly, bevi anche tu?»«Io divido con te, una bottiglia in più per loro due. Claire non è come me.»Un'altra cosa in comune tra loro. Forse dovevo smetterla di pensarmi Cupido. Mi

stavo creando film mentali, solo per vedere Jeremy felice come me. Trascorremmoquel giorno felici a festeggiare e quando si fece sera Ellen propose all’amica didormire con lei. Dopo una pizza e varie birre eravamo tutti su di giri. La salutai conun bacio, mentre i due neo-piccioncini si provocavano con battute sconce.

«Posso farti una domanda?» mi chiese, titubante.«Puoi dirmi tutto.»«Perché l'hai incontrata?»

Page 133: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Ci pensava ancora, cavolo! Non avevo giustificazioni. Questo mi metteva adisagio e darle ragione era l'unica cosa giusta da fare.

«Pensavo avessimo chiuso questo discorso» sbuffai.«Lo so. Ma non penso ad altro da quando me lo hai detto. Perché l'hai vista?

Perché mi hai mentito? Me lo sto chiedendo, ma non so darmi alcuna risposta.»«Non lo so, Elly. Non ho giustificazioni, ho mentito perché sapevo di star facendo

un errore e volevo evitare questa situazione. Ho ottenuto l'effetto contrario. Sono uncoglione.»

«Con me non puoi mentire. Non ne sei capace.»Mi sentivo una merda per averle rifilato una bugia.«Ho un difetto. Non so mentire alle persone che amo.»«È un pregio, Jas. Sei consapevole di ciò che fai, se non ti fosse importato nulla di

me, te ne saresti fottuto. Avresti mentito fino alla fine.»«Come ho fatto a vivere una vita senza te? Solo adesso che ti ho, so di non poterlo

più fare.»Restò zitta, fece un lieve sorriso. Alla fine eravamo riusciti a dirci la verità,

questo contava. Suggerii a Ellen di lasciare Jeremy e Claire da soli e uscire noi due.Lei proprio non aveva voglia di scendere di sotto per andare a dormire e iosospettavo che il motivo fosse il mio migliore amico.

«Ti porto in un posto» la informai.«Adesso? A quest'ora?»Quando stavo con lei non esistevano ore. Il tempo passava sempre troppo in fretta,

preferivo non osservare l’orologio.«Ti porto nella mia infanzia, Elly. Credo sia arrivato il momento di aprirmi.»Adesso come l'avrebbe presa?«La cosa mi entusiasma parecchio, lo ammetto» rispose, euforica. Andiamo.Prendemmo l’auto. Vederla serena al mio fianco mi rasserenò non poco. Non

schiacciai mai troppo sull’acceleratore, proprio per farla stare a suo agio. Quandoarrivammo a casa di mia mamma, un vuoto cocente mi pervase; ne sentivo l'assenza.Mi mancava. Era stato lasciato tutto in ordine, come l'ultima volta che c'ero entrato. Ilsuo profumo era ancora lì e mi lasciava un senso di amarezza e di solitudine. Mammaera morta in ospedale, non era più tornata a casa. Presi per mano Ellen e laaccompagnai nella mia vecchia camera.

«Queste cose non si fanno di notte, amore.»«La notte non disturba, ci lascia soli e fa silenzio» constatai.Il mio letto intatto, il piumone celeste, il mio cuscino, le mie foto, i miei ricordi.

Ci sedemmo sul letto e cominciammo a vedere le mie foto d'infanzia. La sua domandastava per arrivare, ne ero sicuro.

«È tuo padre?» domandò indicando una foto con me e mio zio Paul. Sorridevo ecercavo di essere felice, ma in quella situazione non era possibile esserlo.

«Ti incazzerai, lo so. Non è lui, io mio padre lo odio.»Lei non lo aveva potuto avere. Io lo avevo, ma non lo avevo perché lui non si era

Page 134: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

mai comportato da padre.«Lui non c'è mai stato. Prendeva i soldi di famiglia e se ne andava a puttane.

Tradiva mia madre, me e Megan.»«È sempre tuo padre. Colui che ti ha messo al mondo.»«Io sono stato uno sbaglio. Non mi voleva nessuno. Sono nato tre anni dopo di

Megan. Quando mia madre rimase incinta la prima volta, si sposarono perché c'eralei.»

Quei ricordi mi laceravano il cuore. Stavo riaprendo ferite che ormai avevodavvero chiuso. Non mi amavano.

Con il passare del tempo avevano iniziato a volermi bene.«Megan è più grande di te» bisbigliò.«Io sono nato per sbaglio, non sono mai stato voluto. Si convinsero che il loro

amore era ancora vivo, quindi mi misero al mondo. Quando nacqui, quell'amore nonc'era, e litigavano, litigavano di continuo. Non soltanto a parole, si lanciavano oggetti,anche con noi bambini vicini. Mia madre ha vissuto una vita legata a qualcuno cheamava, ma non ricambiava il suo sentimento. Ha vissuto una vita di merda. A quelpunto qualcuno doveva trovare una soluzione. I miei zii presero in affidamento Megane lei si trasferì da loro.»

Ero incazzato e deluso ancora adesso. Nessuno aveva pensato a me e al miodolore.

«E tu?» Mi accarezzò la mano.«Io ho vissuto quel supplizio fin quando quel bastardo non chiese il divorzio. Mia

madre cadde in depressione. Lei lo amava. Cominciò a fare uso d'alcol, ne abusava.Io cercavo di amare la vita. Meritavo almeno un po' di serenità, lo dovevo a mestesso. C'erano i parenti a prendersi cura di lei quando ero assente. Megan è cresciutacon Jeremy. Io lo vedevo qualche volta, quando non ne potevo più, e me ne scappavodai miei zii, anche se non gli ho mai perdonato di avermi lasciato viverequell'inferno.»

«Jeremy, cosa c'entra?» chiese perplessa.«Jeremy è stato adottato dai miei zii, viveva in orfanotrofio. Solo per me non c'è

stato posto.»Aveva gli occhi lucidi quanto i miei. Mi abbracciò e sussurrò: «Sei cresciuto da

solo. E anche se non hai avuto quello che meritavi da loro, devi essere fiero di te.Fiero e orgoglioso come lo sono io.» Mi diede un bacio in guancia.

«La prima scelta per me sono sempre io. Per questo voglio avere il controllo.Questa vita deve andare come dico io, non come vogliono gli altri.»

Page 135: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ventisetteEllen

Claire mi aveva fatto una grandiosa sorpresa. Finalmente mi sentivo completa.Avevo tutto ciò che mi serviva per stare un po' in pace con me stessa, per vivere queigiorni restanti nel miglior modo possibile. Scoprire il passato di Jason mi avevaspezzato il cuore. Era cresciuto da solo e per questo ne ero fiera e orgogliosa diaverlo accanto.

«Questa vita deve andare come dico io, e non come vogliono gli altri» aveva dettoe questo mi rese tutto molto più chiaro. Tutte quelle domande adesso avevano unarisposta. Jason voleva essere l'artefice di ogni conseguenza della sua vita. Volevaessere la prima scelta e voleva avere il “comando”. Per questo, forse, si portava aletto chiunque senza rimorso. Era una sorta di vendetta. Riscattarsi, era proprio questoil suo intento. Convincere se stesso che nessuno più avrebbe potuto farlo stare male.Quando tornai a casa, tuttavia, non riuscii a mantenere la calma. Amy se ne stava suldivano a flirtare con Alex.

«Come ti sei permessa!» le urlai contro, con disprezzo.«Jason non ti ha soddisfatto abbastanza, questa sera?» ribatté lei, acida. «Che vuoi

da me?»«Potresti evitare di chiamarlo»«Forse non ti ha detto che...»«Non sei credibile. Stai morendo dalla voglia di riaverlo. Resterai con questa

brama, per lui sei stata solo una delle tante opzioni.»Forse avevo aperto bocca con troppa cattiveria, ma ero stufa di vederla

gironzolare attorno al mio uomo.«Alex, pensaci tu. Tappale la bocca, non aspetta altro» conclusi e me andai in

camera mia, sbattendomi la porta alle spalle.Mi aveva fatto proprio uscire di testa!Sei il mio sogno più bello. E la realtà che ho sempre sognato di avere.Buonanotte piccola. Ti amo.Dopo aver risposto al messaggio di Jason, crollai. Riaprii gli occhi che era già

mattino. Claire doveva essere ancora da Jeremy. Quei due si erano piaciuti fin dasubito…

Mi lavai e mi vestii. Quella mattina avevo tante cose da fare e, soprattutto, dovevoparlare con Jeremy. Jason dormiva ancora sul suo letto e Claire era rannicchiata suldivano. Russava.

«Devo parlarti, ma non qui» sussurrai a Jeremy.«Quando vuoi, Ellen. Non scapperò, lo sai.»Raggiunsi Jason in camera sua, mi sedetti e lo osservai finché i suoi occhi si

spalancarono nei miei.«Potrei abituarmi all'idea di vederti sempre al mio risveglio, Elly. Rischi grosso.»

Page 136: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Mi circondò la vita, attirandomi a sé, e mi baciò.«Voglio rischiare.» Gli morsi il labbro.Stavo così bene tra le sue braccia, non volevo lasciarlo. Gli avrei spezzato il

cuore e mi sarei fatta male da sola.«Questa mattina vorrei stare un po’ con Claire. Pranziamo insieme?» domandai

con le braccia strette al suo collo. Ogni volta che guardavo il cerotto sentivo un tuffoal cuore. Gli baciai il collo, dolcemente. Mi ricordava che mancavano pochi giornialla nostra separazione.

«Considerando che hai fatto la spesa per una squadra di calcio, direi di sì.» Mibaciò ancora.

Parlai con Jeremy mentre Jason era in bagno. Gli spiegai la situazione con Amy elo pregai di farmi stare con loro per quella settimana. Io sarei partita, avremmo potutousare la scusa del litigio con lei per motivare il mio trasferimento da loro. Si trattavadi una settimana, in fondo.

«So di starti chiedendo una cosa assurda.»«Io e Jason ci conosciamo da una vita, non posso fargli questo. Quale scusa

inventeremo per far sì che creda al tuo litigio con Amy?»«Diremo questo. La verità. Ho davvero litigato con quella stronza» parlai,

cercando di convincerlo.«È come un fratello per me, ci tengo tanto alla sua felicità. Sappi che lo

distruggerai, il giorno in cui si sveglierà e non ti vedrà al suo fianco, non sarà facile.»Pensava forse che non lo immaginassi? Tenevo a Jason, era la mia vita, ma non

avevo altra scelta.«Jeremy, non ho altre soluzioni. Se restassi la vita di Jason sarebbe in pericolo e

io non voglio fargli altro male. Preferisco perderlo per sempre, lasciarlo andare anuovo destino, piuttosto che dover temere ogni istante per lui. Farà male, ma glipasserà. E si dimenticherà presto di me.» Le lacrime pungevano sugli occhi, erocostretta a dire quelle parole. Non volevo affatto essere dimenticata da lui, perché ionon ci sarei mai riuscita.

«Ti capisco, Ellen. Ma tu devi capire me, è mio amico. Come pensi starà quandoscoprirà che stiamo facendo tutto questo alle sue spalle?»

Cazzo! Nessuno si metteva nei miei panni. Qualcuno che si interessasse a me, acapire il mio stato d'animo. Ma davvero pensava che io fossi felice di quella scelta?Credeva davvero che io, una volta ritornata a Parigi, non avrei sofferto? Non mi sareimai dimenticata di Jason. Mi conoscevo, avevo dato anima, mente, corpo, cuore, tuttame stessa in quella relazione e non me n’ero mai pentita. Perché tutto quello cheavevo fatto era stata una mia scelta, voluta e desiderata. Non avevo dato retta alla miatesta, mi ero lasciata trasportare dal sentimento che provavo per Jason. Cosa potevofarci, mi ero innamorata, per la prima volta ero stata capace di amare qualcuno, senzabarriere, limiti, senza pentimenti. Il suo nome era inciso sul mio cuore. I nostrimomenti impressi nella mia mente e il nostro amore incatenato nella mia anima, senzavia d'uscita.

Page 137: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Come pensi che stia io adesso? Come pensi che starò quando dovrò fingere didargli la buonanotte, sapendo che sarà un addio, che sarà la nostra ultima notteinsieme, il nostro ultimo bacio, l’ultimo abbraccio.»

Stavo piangendo. Cominciavo ad odiare le mie lacrime facili! Mi abbracciò esussurrò: «Non volevo, mi dispiace.»

Mi scostò una ciocca di capelli dal viso e mi guardò negli occhi. Le sue iridiazzurre, mi ricordavamo così tanto Jason, e poggiai di nuovo il capo sulla sua spalla,piangendo.

«Sarà tutto finito. Gli farò del male e lui non mi perdonerà, non lo farà mai. Miodierà per il resto della sua vita.»

Non me l'avrebbe perdonato. Non mi avrebbe raggiunta, né seguita. Mi avrebbesoltanto odiato per non averlo lasciato entrare nella mia vita, per avergli dimostratoancora una volta che non c'era posto per lui.

«Ascoltami. Jason non ha mai amato così tanto, come ama te. E non sarà faciledimenticarti. Sarai un ricordo incancellabile nella sua mente.»

«Hai detto bene, Jeremy. Sarò solo un ricordo. Un brutto ricordo.»Un ricordo da aggiungere alla sua triste collezione. Mi abbracciò e stette in

silenzio. Ecco, non aveva più nulla da dire.Sentii la voce di Claire alle nostre spalle.«Ehi, ehi. Cosa succede qui? Mi sono persa qualcosa?»Sembrava proprio gelosia quella nella sua voce. Era bellissima. La mia amica

aveva un corpo perfetto e un viso d'angelo. I suoi occhi azzurri spiccavano nellapenombra del salotto. Indossava ancora il paio di jeans a sigaretta e maglia a V delgiorno prima.

«E perché piangi?» domandò ancora.Salutò Jeremy con uno sbadiglio sonoro.«È meglio che vada, ragazze.»«Ci vediamo a pranzo. E grazie.» gridai, mentre lui si allontanava e usciva per

seguire i suoi corsi.«Grazie di cosa?» chiese perplessa, Claire.Di nuovo. Le raccontai tutto. E lei, come supponevo, non era d'accordo.

Affrontava la vita in modo diverso. Io ero troppo protettiva nei confronti dellepersone che amavo, spesso facevo scelte sbagliate. Ma adesso non avevo altreopzioni. Andare via era la scelta più giusta e anche la più dolorosa, in effetti.

«Ellen, non conosco Jason, ma... Vi amate, perché distruggere tutto se sietefelici?»

«Claire, sa troppe cose e questo Leon ormai lo sa. Lo ha già ferito, devo mettere arischio la sua vita per accontentare me? Vivrò lo stesso.»

Ero stanca di ripeterlo. Nauseata. Pronunciare quelle parole di continuo era uncolpo al cuore, rendeva tutto sempre più vero.

«Vivrai male.»«Vivrò con la consapevolezza di aver distrutto tutto, lo so, ma sarò sicura che

Page 138: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Leon lo lascerà alla sua vita.»«Leon ti sta rovinando la vita, e tu non te ne rendi conto.»«Me ne rendo conto, eccome. Non fare la moralista, Claire. Non sono capace di

gestire tutta questa situazione, forse sto facendo l'errore più grande della mia vita. Malo sto facendo con le migliori intenzioni, e tu lo sai. Lo amo, preferisco lasciarloandare da un’altra parte, piuttosto che perderlo per causa mia.»

«Lo perderai comunque.»«Questa è la mia decisione e non la cambierò. Fine.»Bella merda! Una decisione con i fiocchi. Era una situazione che mi stava

distruggendo, giorno dopo giorno. Lentamente.«Lo faccio per te, lo sai» parlò più dolcemente Claire.«Io lo faccio per lui» dissi con la voce spezzata dalla sofferenza.L’incubo si stava realizzando. Non avevo più scampo.Avrei passato il resto dei giorni con Jason. Avremmo dormito insieme, nella stessa

casa, a distanza di pochi metri. Solo questo riusciva a farmi sorridere un po', madovevo fingere, Jason non avrebbe dovuto sapere. Dovevo essere felice, e basta.Ecco la mia maschera.

«Adesso devo dare la bella notizia a Jason» gracchiai, sarcastica.Bella, sì. Se non ci fosse stato altro nascosto.«Questa situazione è assurda, te lo ripeterò fino all'esasperazione» rispose Claire.Feci finta di non sentire e cambiai argomento. La mia testa già sapeva che avevo

intrapreso una scelta delicata, ricordarmelo non mi avrebbe certo aiutata.«Basta parlarne, Claire. Adesso parlerò con Jason e sorriderò, felice. Perché

condivideremo l'appartamento insieme. E posso solo essere gioiosa.»Annuì, e poi continuai: «Tu vai con Jeremy a fare il biglietto di ritorno per noi. Di

sabato sera.»Stavo calcolando tutto nel minimo dettaglio. Il sabato lui lavorava, l'avrei salutato

e poi... E poi sapevo cosa sarebbe successo.Toccava a me, la parte più dolorosa, più finta. Tornai nella mia stanza e feci i miei

bagagli, mentre Claire mi guardava riempire le valigie. Erano passati tre mesi, dalprimo giorno Amy non mi aveva colpito affatto, se non per la sua smania di fare sesso.Dopo aver trovato la forza di affrontare Jason, bussai alla sua porta, con le valigie.

«Te ne vai?» domandò, sconvolto.No e sì. Cazzo, odiavo mentire, soprattutto in quella circostanza.«Mi trasferisco qui, con te.»Era ancora stranito. Come dargli torto. Piombavo in casa sua.«E Jeremy lo sa? Insomma... Perché questo cambiamento improvviso?»Il magone che sentivo allo stomaco mi bloccava.“Hai iniziato questa messa in scena, ora arrangiati, Ellen” pensai.Un minuto prima ero sicura di star facendo la scelta giusta, quello dopo mi sentivo

una merda per ciò che stavo facendo a noi, a me e a Jason. Stavo distruggendo tuttocon le mie stesse mani, incapace di affrontare Leon per vivermi finalmente la vita

Page 139: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

come volevo io.«Ho litigato con Amy, ieri» gracchiai.Le mani presero a tremare, iniziavano a sudare. Quella situazione non avrebbe

dovuto proprio verificarsi.«Perché non me lo hai detto prima?» domandò, ancora più dubbioso.Ci vedeva lungo. Non era facile mentirgli. Proprio io poi, che me l’ero presa con

lui per avermi raccontato una frottola.«Non era una questione importante. Mi lasci entrare o no?» deviai il discorso.«Non è importante parlarne con me? Entra pure.»Entrai e posai le valigie in salotto. Claire aveva deciso di raggiungere Jeremy di

fronte all’aula e quindi mi aveva mollata da sola con Jason. L'ultima cosa che volevoera trovarmi in questa condizione di freddezza da parte sua nei miei confronti, i nostricorpi vicini e il suo disarmante distacco. Nessun abbraccio, nessun bacio, nessuntocco tra di noi.

«Io non ti capisco, giuro.»«Cosa c'è da capire? Sono fatta così, mi conosci.»“Perdonami, perdonami ancor prima di ferirti” pensai ancora.«È una decisione importante la convivenza in una coppia. Avrei preferito che me

ne parlassi prima. Sai bene che ne sarei stato felice.»Una coppia. Se avesse saputo che di giorni per essere coppia ce ne rimanevano

ben pochi, forse mi avrebbe capito.«Non mi sembri affatto contento, adesso» notai.Si spostò e andò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua.«Sei strana oggi. Anzi, lo sei da un paio di giorni. Sei triste, nervosa. Prima non lo

eri, credevo di darti un minimo di felicità standoti accanto, come fai tu con me.»Come si faceva a sfuggire a un'affermazione del genere? Sapeva leggermi dentro

come nessun altro, capiva il mio stato d'animo senza che io aprissi bocca. Dal primoistante era stato capace di farlo. I primi giorni alla Brunel erano stati movimentati,Leon mi aveva trovata, e anche lì, lui era stato in grado di capire che qualcosa in menon andava, nonostante mi conoscesse da poco tempo. Era inutile negarlo, mentirgliancora sarebbe stato un buco nell'acqua, e Jason si sarebbe insospettito.

«Tu mi rendi felice ogni istante della mia vita. Sono solo un po' nervosa.»Lo abbracciai e sentii una leggera stretta da parte sua. Lo sentivo distante. O forse

avevo paura di questo.Affondai la testa sul suo petto e bisbigliai: «Mi dispiace. Avrei dovuto parlartene

prima. Ma non potevo stare un minuto in più in quell’appartamento con Amy. Dopoquello che c'è stato fra voi, e dopo il vostro ultimo incontro...»

Jason mi alzò il viso e io puntai gli occhi nei suoi. Mi zittì, passando il pollicesulle mie labbra. Quelle iridi azzurre erano così sincere!

«Non c'è stato niente fra noi, Elly» mi sussurrò sulla bocca. Poi si allontanò: «Perquesto sei nervosa?» continuò.

“No. Non me frega un cazzo di Amy! Ho soltanto paura di vivere la mia vita senza

Page 140: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

te” avrei voluto dirgli.«Sì.»Bugiarda. Ecco cos'ero.

Page 141: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ventottoJason

Vederla davanti la porta di casa con le valigie inizialmente mi aveva fatto andarenel panico. Quando mi disse che si sarebbe trasferita con me non riuscii a essernecontento a pieno. Erano giorni che non sorrideva davvero, sembrava quasi che lofacesse per nascondere qualcosa, o semplicemente per non dare a vedere il suo umorecupo. Non ero affatto convinto che il problema fosse Amy, tuttavia feci finta dicrederci. Non mi capacitavo del fatto che Jeremy non me ne avesse parlato.

«Ti aiuto a disfare i bagagli.»Sistemò i suoi vestiti nell'armadio, dopodiché l'avvicinai a me e la baciai.«Che cosa facciamo?»La condussi sul letto e mi misi sopra di lei, baciandola senza sosta.«Un'idea ce l'avrei, Miss Frowan.»Rise e cominciò a baciarmi con foga. Sfiorò il collo con la mano e io sussultai.«Scusa, ti ho fatto male?» mi chiese.«Credo di poter sopportare questo dolore» scherzai.Le tolsi la maglia e quella volò via insieme alla mia. Fare l'amore con lei era

tremendamente bello, riusciva a farmi sentire bene, libero, al posto giusto. Un attimodopo ci trovammo nudi, affannati e desiderosi di appartenerci. Carezzai il suo seno,non erano le tette più grandi del mondo, ma avevano qualcosa di speciale. Era la suapelle, il suo profumo, capace di inebriarmi i sensi.

«Dio, come sei bella» ansimai, continuando a sbaciucchiare il suo ventre.«Sei così dolce, così perfetto, e ti amo così tanto, non dimenticarlo mai» mugolò.

«Se non ti avessi conosciuto non avrei saputo dare una spiegazione alla parolaAmore» continuò. Era tutto perfetto, lei lo era. Non potevo chiedere di meglio, mi erastato donato il cielo con tutte le stelle, la luna, e il sole. Non avevo più un motivo peressere incazzato col mondo. La mia felicità mi era stata restituita con qualcosa di piùbello. Scivolai dentro di lei, lento. Era l'unica cosa che sapevo fare bene, trattarla condolcezza, come lei meritava. Affondò le unghie nelle mie spalle e inarcò la schiena. Inostri corpi non esistevano più. Eravamo una cosa sola. Un corpo e un’anima.

«Scusa» ansimò piano.Muoveva il bacino, mentre i miei affondi continuavano con più ritmo. Le presi il

viso fra le mani costringendola a guardarmi.«Guardami, Elly.»Aveva gli occhi lucidi, le guance rosse, meravigliose.Perché cazzo le veniva da piangere?«Ti sto facendo male? Che succede, piccola?»Rallentai il ritmo e le passai il pollice su una guancia. Scosse il capo e riprese a

baciarmi, senza darmi una risposta. Mi allontanai, abbandonando quel bacio.«Dimmi che succede.»

Page 142: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Va tutto bene. Solo che sono sensibile, lo sai. Tutte queste emozioni...»Perché sentivo puzza di una cazzata?«Continua» mi incitò.Ripresi il ritmo e affondai con colpi più decisi. Crollò sfinita, accoccolandosi sul

mio petto.«Ti amo, Jas.» Baciò il mio torace, soddisfatta.«Anch'io, piccola.»Ero preoccupato, non poteva essere così vulnerabile. Non lo era mai stata, non in

questo modo eccessivo.Si addormentò sul mio petto, segno che non aveva dormito bene quella notte.

Restai a guardarla: adesso era serena, una di quelle donne che non osava chiedereniente alla vita, se non un po' di felicità, niente più. E dopo il passato che avevavissuto renderla felice era il minimo che potessi fare. Più la osservavo più mirendevo conto che lei stava dando un senso alla mia vita. Le passai una mano tra icapelli e glieli scostai dietro l'orecchio. Mi teneva stretta come se fossi la sua àncoradi salvezza.

Bussarono alla porta della mia stanza.«Jason, Ellen è con te?» parlò Claire.«Dammi un attimo e arrivo.» Cercai di non urlare, mi spostai senza svegliarla; mi

vestii e la raggiunsi fuori.Salutai Claire e Jeremy.«Ellen sta riposando. Era un po' agitata, vorrei tanto sapere cosa le passa per la

mente, non so come aiutarla.»«Stalle vicino. Le passerà» mi rassicurò Claire.Lei sapeva forse qualcosa più di me? Inutile domandare, non me ne avrebbe

parlato, ne ero certo.Ci sedemmo sul divano a guardare la tv. Io proprio non avevo sonno, avevo una

strana sensazione, e non era per nulla piacevole.«Dici? Non l'ho mai vista così giù di morale. Ha cambiamenti d'umore repentini,

come se qualcosa la stesse attanagliando dentro.»Jeremy e Claire si guardarono e poi si voltarono su di me. Che cazzo avevano da

guardarsi?«Presto le passerà, e tu te ne accorgerai, fratello.» Mi diede una pacca sulla

spalla.Mi stavano dando sui nervi, tutti quei sotterfugi, enigmi. Perché non potevo

capirlo ora?«Non ho nulla.»La voce di Ellen mi raggiunse alle spalle. Spuntò in soggiorno, i capelli arruffati,

e il viso ancora assonnato. Cazzo, era adorabile! Trafisse con gli occhi Jeremy eClaire, me ne accorsi. Salutò la sua amica.

«Questa mattina ero nervosa e sai anche perché. Ora va tutto bene.» Si avvicinò emi diede un bacio casto.

Page 143: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Oh, sì, immagino» blaterò a bassa voce Claire. E Jeremy le sorrise.«Cos'hai detto?» farfugliò Ellen.Ma di cosa si stavano preoccupando? Ed erano entrambe incazzate.«Immagino come si sia risolto tutto» rise l’amica, inacidita.Continuarono a stuzzicarsi per un po’, con battutine che io non compresi.«Ma di che cazzo state discutendo? Basta. Vado a fare una doccia. Tra poco devo

andare al lavoro. Buon proseguimento» mi alzai, stufo di stare a sentire i loro litigi edessere tagliato fuori.

«Jason» urlò Ellen.Sentii i suoi passi dietro di me. Entrai in bagno e si intrufolò anche lei.«Per favore.»«Cosa c'è? Continua a scambiare battute inasprite con la tua amica. Poi magari se

ti va, mi spieghi anche il senso.»«Non ha né capo né coda quella conversazione. È il nostro carattere, siamo fatte

così.»Le si leggeva negli occhi che non sapeva a cosa aggrapparsi. Quelle parole

avevano un significato ben nascosto.«Io credo proprio che ce l'abbia. Non l’avreste nemmeno iniziata una

conversazione simile se fosse come sostieni tu.»«Voglio soltanto vivere in serenità, chiedo troppo?»Uscì da bagno, offesa, e mi lasciò da solo. Adesso era anche colpa mia? Dovevo

staccare e andare al lavoro; provavo la necessità di mettere in pausa il cervello. Tuttiquei dubbi li aveva causati lei col suo strambo comportamento.

Mi feci una doccia, strappai quella orribile medicazione sul collo che mimartoriava, e mi preparai per il servizio. Il lavoro mi avrebbe mandato in pappa ilcervello e forse avrei messo in pausa i pensieri per Ellen. Ogni dubbio mi stavalogorando dentro. Pensai persino che non fosse più sicura dell'amore che provava perme, ma poi mi bastava pensare al pomeriggio a letto appena passato e tuttoscompariva. Mi amava, e su quello non avevo dubbi. Uscii dal bagno e mi diressinella mia stanza. C'era lei in posizione supina distesa sul letto che tratteneva il piantoper non farsi sentire da me. Claire le stava accanto, ma a quanto pareva Ellen non eraintenzionata a fiatare in mia presenza. Presi l'orologio e il cellulare e uscii. Dovevoevitarlo, lo ammetto, ma restai ad ascoltare di nascosto per qualche secondo dietro laporta. Piangeva e singhiozzava, diceva parole impastate alle lacrime, che non riuscii acomprendere.

«Non voglio, non voglio farlo.»Avrei voluto prendere a pugni quella dannata porta, aprirla e farmi dire che cosa

la faceva struggere in quel modo; non era stato di certo il nostro litigio a scatenare inlei quella reazione. C'era molto di più in fondo, e io ne ero all'oscuro.

Mi avvicinai a Jeremy e lo presi per un braccio.«Se sapessi cosa sta succedendo, me lo diresti, vero?»«Che domande del cazzo fai. Certo.»

Page 144: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Era stato più convincente di quanto avessi sperato. Non sapeva nulla, non erapossibile.

«Sta' attento a loro, fratello. Vado.»Me ne andai con un senso di vuoto, senza averla salutata e ricevuto un suo

abbraccio, o bacio.Quando arrivai a lavoro, salutai George e mi andai a cambiare.«Questa sera stai al bar, Jason. Ci saranno da fare un paio di cocktail per i

commensali.»Merda. Avrei vissuto la stessa esperienza di tre mesi fa, ma senza di lei.«Nessun problema.»Quando si fece sera tardi, avevo già preparato abbastanza bevande, e l'aroma

degli alcolici stava iniziando a stuzzicarmi.«Una Piña Colada» mi richiamò la sua voce, che avrei riconosciuto tra mille.

Indossava una maglietta molto scollata. Era appoggiata al banco del bar e il suo senoin così bella mostra mi fece eccitare, e al contempo infastidire. Non c'era tanta gentein quel momento, ma l’aveva comunque troppo in vista, non c’ero abituato. Quando cifu un attimo di calma le rivolsi la parola.

«Che cosa ci fai qui?»«Devo farmi perdonare.»«Sei sola?» chiesi sporgendomi più vicino a lei.«Mi hanno dato un passaggio Jeremy e Claire.»«E loro dove sono?»«A spasso.»«Non puoi stare qui, mi distrai» le sussurrai.«Vuoi che me ne vada?» domandò.«No, solo... Copriti» le chiusi la giacca, ben stretta al petto.Mi sorrise e continuò a guardarmi per tutta la serata. Le diedi la sua bevanda, ma

come supponevo non la bevve tutta. Quando finii, ce ne andammo insieme. Sembravapiù tranquilla, ma sapevamo entrambi di avere un conto in sospeso.

«Sono passati esattamente tre mesi e dodici giorni, e noi siamo di nuovo qui,insieme.»

Cavolo. Mi ritornarono in mente tutti i ricordi di quella prima serata insieme a lei.Erano cambiate tante cose, ma stavamo insieme. Mi poggiò il capo sul petto, poi cifermammo su una panchina e si sedette sulle mie gambe. Ero silenzioso, i dubbi nonerano spariti per nulla.

«Sei stanco?» mi chiese.«Elly, voglio stare con te, come il primo giorno.»Mi baciò, poi passò un dito sulla ferita, ormai rimarginata.«Perché hai tolto tutto?»Perché ero stanco di guardarmi allo specchio, di rammentare quel momento e

ricordare il suo viso spaventato. Perché se avessi potuto avrei tolto dalla faccia dellaterra quell'essere inutile.

Page 145: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Perché ormai è tutto passato.»Le baciai la fronte.«Elly, ti ho sentita oggi mentre uscivo per andare a lavoro. Cos'è che non vuoi

fare?»Dovevo sapere, non potevo continuare a rimanere all’oscuro di ciò che la faceva

soffrire.Non disse nulla, continuò a baciarmi il collo, come se non le avessi chiesto niente.

La bloccai, e le presi il viso tra le mani.«Dimmelo.»Deglutì, e poi parlò: «Non posso dirtelo, è una sorpresa.»Dio, come mi sentivo preso per il culo! Per una sorpresa non si piangeva di certo.«Pensi davvero che ci creda?»«Voglio che tu lo faccia» ribatté. «Baciami» sussurrò.Se i miei dubbi fossero stati infondati me ne sarei accorto. Non potevo continuare

a tormentarmi dentro. La baciai con tenerezza.Quella notte facemmo di nuovo l'amore.«Un letto matrimoniale non sarebbe male» rise lei.Stavamo stretti, ma che importava, eravamo insieme. 

Page 146: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo ventinoveEllen

«Scusa.»“Scusa se ti penso, anche adesso che ti sento, che ti ho. Scusa se ti farò male, so

che sarà così. Scusa se voglio proteggerti andando via, ma non ho altra scelta. Scusase sto rovinando tutto. Scusa se ti ho incasinato la vita. Scusa se ti amo.”

Ed ecco che ci pensavo, anche quando stavamo condividendo un momento solonostro. Non riuscivo a cancellare quell'immagine che si era intrappolata nella miamente. Il suo viso, la sua espressione... Triste, arrabbiata, e delusa. Avrei volutofermare il tempo, restare tra le sue braccia per sempre.

Il tempo era nostro nemico, passava inesorabile, e noi restavamo fermi a guardarela nostra vita scivolare via, come se fossimo telespettatori del nostro film preferito.Fermi, incapaci di decidere. Non potevo cambiare niente, doveva andare come avevostabilito.

Sarei dovuta ritornare al punto di partenza: Parigi.Mancavano cinque maledettissimi giorni alla mia partenza. Eravamo vicini al

Natale e io provavo il desiderio di fargli un regalo. Avrei voluto qualcosa che glisarebbe rimasto anche quando non ci fossi più stata, ma mi resi conto che il mio eraun ragionamento molto egoistico. Un regalo simile gli avrebbe ricordato sempre me.Oltre a un quadro con la nostra foto insieme, che avrebbe distrutto dopo la miasparizione, volevo qualcosa che non potesse dimenticare.

«Ti rendi conto di cosa dici?» Claire era sconvolta.«Voglio farlo.»«Ellen, quel ragazzo ti ama con tutto se stesso, si prende cura di te, si preoccupa.

Non merita tutto questo. Resterà legato a te per sempre.»Non era questo ciò che volevo?Claire uscì con Jeremy e mi lasciò sola con Jason, ammonendomi di non fare

sciocchezze. Tanto ormai avevo già preso la mia decisione.«Quei due in una settimana sono stati più tempo insieme che con noi. C'è qualcosa

sotto, secondo me» ridacchiò.L'avevo notato anche io.«Claire è fidanzata.»Era molto più socievole di me e di certo Jeremy attirava la sua attenzione.

Caratterialmente erano molto simili, e io non potevo che volergli bene come unfratello. Se ci fosse stato bisogno di aiutarlo, be', lo avrei fatto. Era nato davvero unforte feeling tra loro, avevano le stesse passioni: la moto, il canto, lo sport, entrambiadoravamo mantenersi in forma, frequentare la palestra per curare il loro fisico. Senon fosse stato per l’esistenza di Thomas non mi sarei sorpresa affatto se fosse natoqualcosa in più di una semplice amicizia. Ma la realtà era quella, e Claire nonavrebbe mai potuto innamorarsi di un altro, il suo compagno di vita sarebbe sempre

Page 147: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

stato Thomas.«Ritiro tutto, allora» mi strinse a sé, baciandomi i capelli.«Voglio farci un regalo, Jas.»«Per noi due?»Annuii e continuai: «Voglio fare un tatuaggio, una cosa solo nostra. E lo voglio

fare con te. Tu vuoi?» chiesi, talmente eccitata che mi tremavano le mani.«Sì, piccola.» Gli brillavano gli occhi. Lo adoravo, lo amavo. Gli saltai addosso,

e lo abbracciai, aderendo a lui come una seconda pelle.Andammo subito da un tatuatore che Jason conosceva. Me la stavo facendo

addosso dalla paura. Ero terribilmente entusiasta quanto impaurita. Considerando lamia soglia di dolore molto elevata ce l'avrei potuta fare. Cercarono di esaudire lenostre richieste e i nostri desideri. Il nostro tatuatore, capelli rasati e carnagionechiara, aveva così tanti tatuaggi da far invidia all’uomo più tatuato del mondo.

«Chi vuole iniziare?»Guardai Jason, supplicante.Si distese sul lettino e gli mostrò la parte dove voleva incidere la nostra

promessa, sul petto, alla destra, vicino al cuore. Gli strinsi la mano e gli baciai ilpalmo.

“Per sempre, E. J.” ecco cosa avrebbe dovuto tatuare.Quando vidi quell'aggeggio posarsi sul petto di Jason, sobbalzai. Non era niente

di che, dovevo darmi una calmata.«Elly, hai paura?» mi sussurrò.Tanta.«Un po’.»«Non preoccuparti, tesoro.»Quando finì di trascrivere quelle parole, in corsivo, restai ammaliata dalla scritta.

Adesso era il mio turno. Mostrai il mio fianco e cominciò per me quella piccolatortura. Che scema, avevo scelto una parte del corpo sensibile. E come si soleva dire:per un amore, mille pene. Per Jason anche di più.

*****«Voi siete due pazzi!» esclamò Jeremy, quando arrivammo al campus.«Ellen, tu lo sei ancora di più, sappilo» parlò Claire.Le lanciai un'occhiataccia. Voleva proprio fare insospettire Jason, più di quanto

già non lo fosse.«Per sempre.»Sospirarono rassegnati sia Jeremy sia Claire. La mia amica mi trascinò in bagno,

adducendo a un segreto tra donne. Io sapevo di cosa voleva parlarmi.«Ti sei bevuta il cervello? Vi state facendo soltanto del male. E tu gli darai delle

batoste enormi, te ne rendi conto? Avete inciso il vostro amore sulla pelle, cinquegiorni prima della fine.»

Forse non riusciva a capire che volevo trascorrere quegli ultimi momenti con luisenza pensare al “dopo”, ma lei era sempre pronta a ricordarmelo. Un futuro senza

Page 148: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Jason sarebbe stato una tortura infernale, avevo bisogno di un ricordo marchiato sullamia pelle. Non le risposi.

«Ellen, capisco come ti senta, ma immagino soltanto come si sentirà lui e noncredo lo meriti. Capisco che non voglia essere dimenticata, perché tu non ci riusciraifacilmente a scordarti di lui, ma io ti aiuterò. Sappi che Jason non ti cancellerà presto,quel ragazzo vive di te. Non puoi impedirgli di viversi una vita felice accanto aun'altra donna che non sarai tu.»

Non riuscivo minimamente a immaginare una vita senza lui e nemmeno la vita diJason con un'altra donna. Che razza di persona ero? Stavo facendo uno sbaglio dopol’altro e le ore stavano correndo troppo in fretta.

«Lui sarà libero di farsi la sua vita, è per questo che vado via» deglutii.«Insomma Ellen, si guarderà ogni giorno davanti a questo specchio, vedrà quel

tatuaggio. Pensi davvero che riuscirà a smettere di pensarti e amarti?»Claire lo stava facendo per il mio bene, non ero così sciocca da non

comprenderlo, ma ero sorda ai suoi avvertimenti. Rifiutavo di ascoltarla ed essereragionevole.

«Ce la farà. Non gli mancano le donne. Presto ritornerà alla sua vita prima diconoscermi» le assicurai.

Bugiarda. Lui aveva aperto il suo cuore soltanto a me e io lo stavo per tradire.«So tutto di lui, di voi. E Jason non troverà presto un'altra donna da amare.

Troverà ragazze disposte a scopare, mentre lui penserà a te.»Fece male sentire la verità spiattellata in faccia con tanta sincerità. Io mi stavo

rifiutando di vederla per non sentirmi in colpa e stare ancora peggio di quanto misentissi.

«Tesoro, ti prego. Il tatuaggio è fatto, e sabato partiremo. Non posso più farenulla.»

Non riuscii a trattenere le lacrime che mi pizzicavano le palpebre. In un attimoscivolarono sul mio viso come un torrente.

Mi abbracciò, senza fiatare.«Non posso piangere. Non devo. Lui è già troppo sospettoso» bisbigliai.«Non sai quanto mi dispiace dirti tutte queste cose, tesoro. Devi essere forte, e per

favore, non fate altre stupidaggini. Lo dico per voi» mi avvertì la mia migliore amica.Soltanto due giorni. Ormai era tutto finito. Il countdown aveva avuto inizio.Eravamo in mensa, con Jeremy e Claire. Mentre mangiavamo venne a disturbarci

Andrew, il vecchio amico d’avventure di Jason. Lo conoscevo bene e non mi era maipiaciuto. Teneva in mano della Tequila. Rideva, il cretino. Venne proprio verso di noi,come se fosse stato chiamato, e si mise a cavallo della sedia, poggiando la bottigliasul nostro tavolo.

«Una scommessa è una scommessa, tieni!»Jeremy e Jason impallidirono. Continuavo a non capire.«Quale scommessa?» mormorai.«È riuscito a portarti a letto, no?»

Page 149: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Non sono affari tuoi, Andrew» risposi seccata.Jason non parlava, e io stavo iniziando a perdere la pazienza.«Continuo a non capire» parlò Claire.«Oh, non lo sai? Se fosse riuscito a portarti a letto avrebbe vinto una bottiglia di

Tequila. Ha accettato senza esitare, vero, Jason?»Ma davvero era stato capace di accettare una scommessa così idiota? Non era da

lui. Lo fissai, meravigliata, e lui fuggì il mio sguardo. Non volevo proprio credere chel’uomo di cui ero innamorata fosse stato un tale stronzo. Mi alzai e chiesi a Claire diaccompagnarmi fuori a prendere un po’ d’aria. Jason non riusciva a incontrare i mieiocchi ed era un bene per lui.

Mi venne dietro appena mi alzai. Mi afferrò il gomito, ma non mi sarei fermata perascoltare ciò che aveva da dirmi. Era stata proprio una scommessa idiota.

«Non toccarmi. Lasciami.»«Aspetta, cazzo!»Mi corse dietro, mentre tutta la mensa ci osservava correre via in silenzio. Mi

fiondai fuori, senza una meta precisa. Quando lui mi raggiunse, cercò di portarmiall’angolo di un edificio per non perdermi di vista. Mi addossò contro il muro e iocercai di ribellarmi alla stretta.

«Posso spiegarti.»«Non c'è niente da spiegare, è tutto molto evidente, Jason. Ti si legge in faccia.»«Lasciami parlare, merda.»Ero furiosa.«Non voglio ascoltarti adesso» tagliai corto.«Devi farlo, non hai scelta.»Restai zitta, a guardarlo negli occhi un po' lucidi.«Ti conoscevo appena, ero ubriaco marcio. Ricordi quella mattina che sei venuta

da me? È stata quella sera. Se lui non avesse portato quella fottuta Tequila oggi, ionon me ne sarei ricordato.»

«Non ricordo» dissi stizzita.«Voglio baciarti. Non ricordi neanche questo?»Sorrisi. Poggiò le sue labbra sulle mie.«Hai scommesso su di me!» esclamai ancora, allontanandolo. Non sarebbe

riuscito ad ammorbidirmi con le sue moine. Ruffiano.«Dio, ero ubriaco. Mi piacevi, ti avrei scopato se tu avessi voluto. Ma non ti

amavo all’inizio.»Ma cosa stavo facendo? Stavo perdendo ancora una volta tempo e basta.

Mancavano meno di due giorni e io mi comportavo come un’idiota. Certo che non siera subito innamorato di me. Era fattibile. Nemmeno io all’inizio l’avevo visto dibuon occhio, prima di capire che uomo meraviglioso fosse.

«Adesso mi ami, vero?»Mi baciò con foga e a me sembrò di rivivere il nostro primo bacio. Avrei

dimenticato la scommessa, perché i giorni insieme ormai erano contati. Sabato sarei

Page 150: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

partita distruggendo tutto.«Ti amo, piccola. Ti amo»«Farei di tutto per te. Ti amo, Jas.»E lo stavo facendo.“Ti sto lasciando perché ti amo.”Che controsenso.

Page 151: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo trentaJason

Il rientro dal lavoro quel sabato fu traumatico. Entrai a casa e trovai tutto inordine, letto vuoto. Ellen assente. Il panico mi assalì. Controllai ogni stanza,chiamandola: «Elly, dove sei? Questo scherzo è di cattivo gusto.» Poi ancora: «Dovecazzo sei finita?»

Niente. Non c'era anima viva in quella casa. Ritornai nella nostra camera e trovaiuna lettera vicino la foto che ritraeva me ed Ellen. Quello era sicuro un brutto segno.La presi e la aprii in un batter d'occhio.

Amore mio,Non sapevo cosa fosse l'amore, poi ho incontrato te. Ho imparato a sorridere,

ho iniziato ad amare, e ho continuato a vivere.Avevi ragione quando mi hai detto che le lettere ormai non si usano più, con il

cellulare si fa più in fretta, ma lo sai, io amo scrivere, anche se in questo istante,giuro, vorrei non farlo. Voglio che tu continui a sorridere, come hai sempre fatto,anche dopo aver finito di leggere queste righe.

Sei l'uomo più importante della mia vita. Sei la persona che amo di più inquesto mondo. Senza te sarò il nulla, ne sono consapevole, perché la mia forza seisempre stato tu. Adesso dovrò rimboccarmi le maniche, e chiudere tutti i conti.

Me ne sono andata.Smetti di rileggere queste quattro parole, perché hai capito, sono andata via

davvero. Sì, amore mio, non sono lì con te, sono in un maledettissimo aereo direttoa Parigi. La città dell'amore, dicono. Ma che amore posso vivere io se non ho te?

Lo so, mi odierai. Ti sto facendo male con queste parole, e con la mia assenza.Ti impegnerai a dimenticarmi, perché è questo che merito da te, dopo ciò che ti hofatto. Ti ho lasciato, è vero. Ma ti amo, e questo amore non andrà mai via. Ricordoancora il nostro primo incontro come se fosse ieri e quando per la prima volta mihai chiamata Elly, quando eri ubriaco marcio e volevi baciarmi, quando mi haistretta a te e non ho avuto più bisogno di niente. Non c'è stato bisogno di aprirbocca, perché tu sei stato pronto ad aspettare che fossi io ad aprirti il mio cuore.Non mi hai mai pressato per farmi confidare, mi sei stato accanto perché lo volevi,e sapevi anche quanto ne avessi bisogno. Mi hai conquistata pian piano, ti sei fattostrada dentro al mio cuore, ti sei appropriato della chiave e ti ci sei chiuso dentro.E adesso non ne uscirai più. La nostra promessa la manterrò, perché non sapreineanche lontanamente come fare per smettere di amarti. Non saranno 460km afarmi dimenticare di te, dei tuoi occhi, della tua voce.

Ti amerò per sempre.Per sempre E, J.Tua Elly.Guardavo quel pezzo di carta, intontito. Era quella la sorpresa che tanto

Page 152: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

nascondeva, ovvio. Mi sentivo pugnalato alle spalle. Vuoto dentro. Mi avevastrappato il cuore portandolo con sé. Cos'avrei dovuto fare? Se n'era andata senzadarmi una ragione, una spiegazione, un misero avvertimento. Ma io me lo sentivo, losapevo, celava qualcosa. Adesso mi spiegavo i suoi sbalzi d'umore e le sue lacrime.Era a un'altra cosa che non riuscivo a dare risposta. Quel cazzo di tatuaggio miavrebbe perseguitato per tutta la vita. Dimenticarla era solo una lontana utopia per me,ricordarmi di lei ogni qualvolta mi sarei guardato allo specchio sarebbe stato unostrazio. Come si dimenticava una persona incisa nel cuore? L'amore che per la primavolta avevo concesso a qualcuno, l'amore che avevo ricevuto, adesso era solo unricordo astratto.

Il mio stato d'animo non era comprensibile: incazzato, mesto e deluso. Presi queldannato portafoto, lo guardai, con le lacrime che mi scivolavano sul viso, urlai: «Tiho amata per davvero, cazzo.» Lanciai quello stupido quadretto per terra. I pezzi divetro si sparpagliarono, come se fossero i pezzi del mio cuore in frantumi. I cocci dime stesso adesso non erano più ricomponibili, perché mancava il collante principale:lei. Sentii aprire la porta di casa e trasalii, precipitandomi nell'altra stanza.

«Elly, sei tu?» lo dissi con un fil di voce. Lo sapevo che non era lei, ma in cuormio ci speravo.

Era soltanto Jeremy, con lo sguardo assorto, non apriva bocca.«Se n’è andata, Jason.»Fremevo di rabbia.«Tu come lo sai?» domandai in un primo momento sconvolto, poi arrivai alla

conclusione. «Dio, Jeremy sapevi tutto.»«Sono appena partite.»«Sono stato l'unico coglione all'oscuro di questa dannata stronzata. Forse meritavo

di saperlo, non pensi? Santo cielo, tu sai quanto la amo, più di chiunque altro.»Non avevo parole. Mi aveva voltato le spalle anche lui. L'amico, il fratello di una

vita.«Pensavi che ti dicesse la verità?»«Doveva. Ma forse non ero poi così importante come mi diceva.»«Sii sincero. L'avresti lasciata andare?»Ma che razza di domanda.«No, cazzo. No.»Lasciare andare la donna che amavo, Dio, si era bevuto il cervello.«Perché lo ha fatto? Non aveva ragioni.»«Non lo so. Credo abbia voluto proteggere te.»I nervi a fior di pelle aumentarono. Avevo voglia di spaccare tutto. Ricominciare

da zero. Non aver mai conosciuto Ellen nel mio percorso all'università. Non essermiinnamorato. E adesso non sarei stato così male.

Lo sapevo che non avrei dovuto innamorarmi così tanto di lei, perché l'amore erain grado di sfinire. Adesso ero completamente perso.

L'amore era una merda. Ti distruggeva. Ti dava tanto, per poi, d'un tratto toglierti

Page 153: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

tutto. Ti faceva stare bene, per poi farti male. Ti faceva amare con tutto te stesso, finoa donare ogni piccola molecola del tuo essere a qualcuno. Quel qualcuno che quandomeno te l'aspettavi, quando tutto sembrava andar bene, ti feriva alle spalle. Tiabbandonava. Come se tu nella sua vita fossi stato solo di passaggio, come se fossistato soltanto un passatempo. Un amore a senso unico. Un amore finto.

Stavo farneticando, il mio cervello non era più in sé. Il cuore faceva così male enon era un dolore curabile con delle medicine. La mia cura non c'era più. Adesso mitoccava imparare a convivere con il dolore, senza di lei.

«Quel figlio di puttana!» esclamai.Mi tuffai verso la porta, ma Jeremy si posizionò davanti.«Dove vai?»«Vado da lei.»Leon. Ecco chi era la causa di tutto. La causa del mio male e del suo. Il nostro

amore era ostacolato da quell'uomo. Continuava a minacciarla. Lei aveva accettatoproprio di andar via per salvarmi la vita. Lo sguardo di Jeremy mi fece perdere ilsenno.

«Cosa c'è? Non vuole, vero? Non vuole che la segua, è così?»Non fiatò, ma mi diede la risposta ugualmente.«Non me ne fotte un cazzo» gli urlai contro. Aprii la porta e uscii.«Jason, non raggiungerla, cazzo. Non ti vuole lì.»Presi il cellulare e scrissi l'ultimo messaggio a Ellen. Non poteva credere che

fosse finita così.Una sorpresa di merda. Sei una bugiarda. È così che mi dimostri l'amore che

provi per me? Andando via. Scelta coraggiosa. Perché lo hai fatto? Vorrei soltantoaverti, un solo istante qui, per poterti dire, guardandoti negli occhi, quanto vorreinon essermi innamorato di te. Quanto vorrei smettere di amarti, adesso. Sei unastronza. E ti amo, nonostante tutto. Vaffanculo.

Non mi voleva, che senso aveva raggiungerla? Maledissi quella canaglia di suozio Leon. Era tutto merito suo, ci avrei scommesso. Ma lei... Non riuscivo a credereche mi avesse fatto questo. Un'altra batosta. Mi aveva appena chiuso le porte della suavita impedendomi di farne parte. Però mi amava, che contraddizione.

Mi amava, ma avrebbe vissuto senza di me. Non l'avrei mai capito. Di chi mi eroinnamorato? Di una donna che mi aveva reso diverso. Le avevo permesso di far partedella mia vita, e lei... Dio, non avevo parole.

Arrivai al bar Loco, e una ragazza al bancone mi chiese cosa volessi da bere.«Il cocktail più forte che avete, non uno, almeno tre.»Mi servii due Negroni che tracannai d'un fiato. Dovevo dimenticare quella serata,

rimuovere Ellen e quella dannata lettera dalla mia testa. Al terzo bicchiere, più unabottiglia di Jack Daniel's sotto braccio, ero fuori di testa. A stento riuscii a tornare acasa. Sorseggiai ancora un po' d'alcol e poi mi gettai sul letto, ormai andato, a pezzi.Nonostante fossi ubriaco perso, riuscivo a percepire l'odore della pelle di Ellen, ilsuo profumo. Era così esaltante, aveva più effetto di qualunque altro alcolico. Mi

Page 154: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

veniva da piangere, mi sentivo distrutto e spezzato, solo. Quel letto senza di lei nonsarebbe stato più lo stesso. E nemmeno io.

Diedi un pugno al materasso e ciarlai: «Perché mi manchi così tanto?Dannazione!»

La testa mi faceva male, il corpo non rispondeva più. Volai in bagno e rigettaianche l'anima. Sentivo un cerchio alla testa, che si faceva sempre più stretto.

«Vuoi che ti porti qualcosa?» mi chiese Jeremy.Che cosa ci faceva ancora sveglio? Adesso desideravo soltanto restare da solo.«Sparisci dalla mia vista, traditore» biascicai.«Se te l'avessi detto avrei rovinato tutto e lei non voleva, mi ha pregato. È mia

amica, cosa avrei dovuto fare?»«Dovevi starne fuori. Se tu non le avessi accompagnate...» mi interruppe.«Avrebbero preso un taxi, sarebbero partite ugualmente.»Se ne sarebbe andata lo stesso. Lo sapevo. Il mattino fu l'ennesima dimostrazione

della verità. Era tutto maledettamente reale, accanto a me non c'era più lei e il silenzioin quella camera regnava. Il mio stupido cuore reclamava ciò che era suo ormai,continuando a battere all'impazzata. Aprii gli occhi e guardai fisso il soffitto. Pensavo,ripensavo, a tutti i nostri momenti, a lei e a quanto fosse impossibile smettere diamarla.

Mi alzai dal letto e vidi tutto nero. Mi girava il capo e avevo di nuovo bisogno diliberare il mio stomaco distrutto dall’alcol. Sarebbe stata una domenica di merda. Unachiusura d'anno altrettanto stomachevole. E il benvenuto all'anno nuovo più merdosodella mia vita. Il trillo del cellulare catturò la mia attenzione in un attimo.

Sai quanto ti amo, ed è l'unica certezza che posso darti. Sai perché l'ho fatto,Jas. Non ho avuto altre scelte. Mi fa male leggere queste parole, ma so di meritarle,e non posso far altro che darti ragione. Sono una stronza, una bugiarda, lo so.

Te lo chiedo per favore, smettila di pensarmi, di amarmi. Smettila di scrivermi.Se un giorno il destino deciderà di farci rincontrare, di dare un'altra possibilità alnostro amore, senza ostacoli, io ci sarò, sarò lì ad amarti ancora, come e più dioggi. Adesso non è il tempo per noi, purtroppo.

Addio amore mio.Porca puttana. Non avevo la pazienza di aspettare invano il tempo scorrere, né

tanto meno la forza per smettere in questo momento di pensarla. Non potevachiedermelo, era una roba assurda. I sentimenti non si comandavano. Il cuoredecideva di battere davvero per una persona, una sola volta nella vita, senzaavvertirci. E se lo faceva, era perché quella era la persona giusta. Lui continuavaimperterrito anche non avendola accanto.

«Come stai?» mi domandò appena sveglio Jeremy.«Cosa vuoi che ti dica? Anzi, cosa vuole sapere la tua amica? Di' pure che sto una

meraviglia» ironizzai.Ce l'avevo con lui, mi aveva tenuto nascosto una cosa tanto importante. Io non

l'avrei fatto.

Page 155: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Jason, basta. Ci conosciamo da una vita, e tengo alla tua felicità molto più diquanto tu creda. Perché forse tu più di me ne hai bisogno. E lo sappiamo entrambi.Accettare la sua proposta non è stato facile, ma lei ha detto che ci sarebbe stata dimezzo la tua vita se fosse rimasta qui. A quel punto non ho avuto dubbi.»

«Oh, quindi mi avete salvato. Devo dirvi pure grazie?»Che stupidaggine.«Si sistemerà tutto.»«Non sei tu il problema, Jeremy. Ci credo che lo hai fatto per me. Ma lei... Lei, se

n’è andata come se non esistessi, mi ha riempito di bugie, e intanto pianificava la suafuga. Devo ammettere che è stata una brava attrice, oppure sono io così tonto einnamorato da non essermene accorto.»

Gli spuntò un leggero sorriso sulle labbra. Che cosa rideva a fare? Non era ilmomento, non era affatto divertente.

«Ellen non è una brava attrice, Jason. I suoi continui sbalzi d'umore, le sue lacrimeimprovvise erano tutti segnali. Stava male. Tu da perfetto coglione innamorato qualesei, le hai creduto.» Mi sferrò un destro sul bicipite.

«E questo? Di lui come me ne libererò? È stato un gesto spregevole» indicai iltatuaggio sul petto.

«Su quello non so darti spiegazione. Poteva evitarlo, sicuro, ma non sai le sueintenzioni.»

«Non ce ne sono, Jeremy. Mi ha lasciato il segno in ogni parte di me, anche sullapelle, per farmene sempre ricordare.»

Era presente in me. Non fisicamente, ma io la sentivo comunque. E la sentivoancora mia.

Page 156: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo trentunoEllen

«Sei ancora in tempo» mi canzonò Claire.«In tempo per riprendere un aereo e andare a Londra? Non ci penso nemmeno.

Prima chiudo questo capitolo della mia vita meglio è.»Claire mi guardò stralunata.«Vuoi dimenticarti di lui? Ne sei proprio convinta?»No, che non volevo. Jason era tutta quanta la mia vita, il mio mondo, il mio tutto.

E, anche se adesso non avevo più niente, avrei dovuto fare ciò che mi ero promessaprima di decidere quel passo importante.

«Non ci riuscirei nemmeno se lo volessi. Mi riferisco a un altro capitolo della miavita, quello brutto, vecchio e anche doloroso.»

Continuò a guardarmi turbata. Sì, dovevo trovare una soluzione, Leon avrebbeavuto presto ciò che si meritava, fosse stata l'ultima cosa da fare nella mia vita.Doveva pagare per avermi tolto la mia infanzia, la mia famiglia, per aver distrutto lamia adolescenza, e adesso per avermi tolto la felicità che finalmente avevo trovato.

Presi i bagagli e, con il cuore a pezzi, che supplicava di ritornare indietro, tornai acasa. Era Parigi che non mi dava più nulla, quella città non era più la stessa. Avevo lacertezza di aver spezzato quel filo d'amore che mi univa a Jason. Lo avevo deluso. Ilsuo messaggio lo confermava, ma per fortuna mi amava ancora. E non potevo di certobiasimarlo, aveva tremendamente ragione a voler cancellare il sentimento cheprovava per me. Ero stata una stronza bugiarda, come dargli torto.

Arrivammo in taxi davanti alla mia vecchia casa. Mi misi a osservarla: le murabianche, le finestre familiari… una tristezza smisurata mi investì.

«Vuoi che ti accompagni?»«Oh, sì. Per favore» dissi con le lacrime agli occhi.«Okay, non ti mollerò un attimo. Stai troppo male.»Non era malessere, ma qualcosa che faceva più male. Era mancanza. Di lui.Scendemmo dall'auto e suonammo il campanello.Non avevo mangiato nulla e la testa girava come una trottola.«Tesoro, sei tornata!»Mia nonna mi guardò con gioia genuina negli occhi.La abbracciai e affondai il capo tra i suoi capelli.«Sì, nonna.»«Sono contenta, piccola.» Mi accarezzò una guancia.Fu quella parola, piccola, che mi fece tuffare in quei ricordi così

meravigliosamente belli. Mi sembrava di riavere Jason con me, ma era soltanto ilfrutto della mia immaginazione. Le lacrime minacciarono di farmi crollare, ma io noncedetti. Leon era a casa. La sagoma soddisfatta alle spalle di mia nonna fumava unasigaretta. Mi accolse con un risolino di vittoria.

Page 157: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Poso le valigie» gracchiai, mentre a passo veloce mi dirigevo nella mia vecchiastanza. Salii le scale in tutta fretta. I passi leggeri dietro di me, mi dicevano che Claireavesse compreso il mio stato d’animo.

Poggiai i bagagli e, sedendomi sul mio vecchio letto, scoppiai finalmente apiangere.

«Calmati, tesoro» mi consolò Claire.«Non ce la farò mai. Tutto questo è troppo per me. Mi basterebbe veramente poco

per essere di nuovo felice. Perché non è possibile?» Coprii il viso con le mani.«Basta piangere. Non è così che noi affrontiamo i problemi, sbaglio?»Tutte le lacrime che versavo non erano lontanamente sufficienti per scrollarmi

quel senso di colpa di dosso. Io pensavo a Jason, alla rabbia che mi aveva trasmessotramite le parole del messaggio e all'amore che provava davvero per me. Non avevapiù risposto; non mi avrebbe più cercata.

«Non posso convivere con ciò che gli ho fatto.»«Resterà il vuoto, prima o poi passerà, o magari lo colmerai con la sua presenza»

mi rassicurò. «Non è detto che sia finita.»«Non passerà mai. Dovrò solo imparare a convivere con la sua assenza.»Scendemmo al piano di sotto. Era tutto come lo avevo lasciato. Identico. Solo con

due dita di polvere in più. Nonna ormai era anziana, le pulizie più faticose le avevosempre fatte io. Ritrovarmi in quell’ambiente mi faceva sentire in due modi diversi:da un lato riconoscevo quella che era stata la mia casa, l’arredamento mi erafamiliare, le stanze anche, ma dentro di me, dall’altro lato, ero un’estranea, unaperfetta sconosciuta. La Ellen di prima era morta e sepolta ormai.

«Prendo un po' d'acqua» mi avvertì Claire.Mi sedetti sul divano e lo sentii arrivare alle mie spalle. Che bastardo!«Il tuo Principe ti ha lasciato andare?» domandò con tono provocatorio.«Non sono affari tuoi» ringhiai.Rise soddisfatto. Maledetto! Avrei voluto affondargli una lama nel petto e

prendermi la mia rivincita. Quell’animale senza cuore!«Mi auguro che tu non sia stata tanto stupida da...»«No» lo fermai risoluta.Non doveva accorgersi che mentivo, altrimenti l’avrebbe cercato per rovinargli la

vita e forse anche togliergliela. Me n’ero andata proprio per evitare che Jasoncorresse dei rischi inutili.

«Hai fatto bene ad ascoltarmi» sopraggiunse.«Non sono tornata perché me lo hai chiesto tu» mentii.«Ah sì, e perché allora? Il tuo Principino ti ha spezzato il cuore? Avrei dovuto

farlo fuori, lo sapevo.» Fece una smorfia.«Ho già detto che niente di me ti riguarda. Lo scoprirai a tempo debito, se sei così

curioso.»Si avvicinò al divano e d'istinto scattai in piedi, ponendomi faccia a faccia contro

di lui. Mi prese per un braccio e lo strinse.

Page 158: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Sentimi bene, ragazzina. Attenta a ciò che fai» minacciò come solito.“Attento tu”, avrei voluto dirgli.Si allontanò dalla stanza, mentre la porta si apriva ed entrava David. Ci

abbracciamo come se non ci vedessimo da una vita, invece erano solo quattro mesi.«Fratellone.»Mi sovrastò con il suo corpo possente, e quegli occhi marroni che mi scrutavano

da capo a piedi.«Stai bene, piccola?»Mai nessuno in passato mi aveva chiamato piccola, adesso sembravano tutti

alleati per farmi ricordare Jason.«Sto bene» deglutii.Mentire era la cosa giusta da fare, nessuno mi avrebbe compresa, e dare

spiegazioni dettagliate non era da me. Rimanemmo a parlare e aggiornarci per qualcheora. David mi era mancato. Era l’unico motivo per cui non avevo parlato con nessunodi zio Leon. La paura che quel pazzo potesse nuocergli mi aveva logorato per anni eanni. Lui era sempre il solito e ormai sapeva badare a se stesso, era un uomo, non piùun ragazzino bisognoso di attenzioni.

Claire sarebbe rimasta da me quella notte, anche se ero sicura che non sareiriuscita a chiudere occhio. Avrei voluto parlare con lui e spiegargli, dirgli quanto loamassi, ma avrei trascorso la notte a chiacchierare con la mia coscienza piena di sensidi colpa.

«Noi andiamo a dormire. Buonanotte» salutammo e ci chiudemmo in camera.«Jeremy è stato davvero carino a supportare la tua idea indecente, lasciamelo

dire» mi parlò lei appena mettemmo piede nella mia stanza.Presi il pigiama dalla valigia.«L'ho messo in difficoltà, ora litigherà con Jason.»«E mica avrà torto. L'avete fatta grossa, Ellen» mi rimproverò. Come se già non lo

sapessi. «Non ti sarebbe piaciuto dargli un addio migliore?»«Mi sarebbe piaciuto non dargli un addio, restare lì con lui, ma non è stato

possibile» ammisi. «Tu, piuttosto, tra te e Jeremy si è creato un legame davvero fortein queste due settimane.»

«Siamo solo amici. Abbiamo le stesse passioni, dei caratteri perfettamentecompatibili, ma non c'è di più di una semplice amicizia» mi confidò, nostalgica.

«Non vorresti dirmi questo. Lo stai facendo controvoglia. Ormai ti conosco.»«Devo dirti questo e soprattutto non posso sperare in qualcosa che non posso

avere, sarebbe inutile.»Era inutile, sì. C'era Thomas per lei e doveva esserci per tutta la vita.Crollammo entrambe dopo venti minuti. Il viaggio aveva stancato entrambe.Erano passati due mesi dal giorno della nostra partenza da Londra. La voglia di

sentire Jason vicino a me, il desiderio di poterlo riavere, la brama di poterglisussurrare quanto lo amavo, era sempre presente, più forte di prima. Mi mancavaterribilmente. Presi il mio diario tra le mani e lo guardai. Sarebbe stato come una

Page 159: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

sorta di libro segreto, un monologo. Per poter nuotare nei ricordi dovevo pur farequalcosa, altrimenti ci sarei annegata dentro.

Presi a scrivere.Sono passati due mesi. E lui mi manca, mi manca come sempre, come il primo

giorno. E lo amo ogni giorno di più. Non ho niente di lui. Nulla. Vivo soltanto diricordi. Dei nostri ricordi che mi trafiggono l'anima ogni mattina, dall'alba altramonto, dal calar della luna al sorgere del sole. Ma che amore posso vivere senon ho te? Chi potrà amare di più il mio cuore, se non te? La tua mancanza è comeuna lama che affonda nel petto, il dolore non va via. L'amore resta, e aumenta. Leemozioni scoppiano e io insieme al loro. Cos'altro posso fare in questa merda divita che mi è stata donata?

Pensarlo, è l'unica ragione per cui il mattino apro gli occhi. Sognarlo è l'unicomotivo che mi permette di fare sonni più tranquilli.

Amarlo è l'unico senso di ogni mio giorno. Il senso della mia vita.Chiusi quel diario e mi stesi sul letto. Ogni giorno che passava era solo un giorno

di sopravvivenza. Ero ritornata alla mia vecchia vita e non vivevo più. Tiravo avantisoltanto per escogitare un modo per incastrare Leon, ma non avevo neanche un’idea sucome avrei potuto fare. Forse era quella la vita che meritavo e la felicità avrei dovutodimenticarla in fretta. Per me non ce n'era. Mi feci cullare dalle note di You are sobeautiful, la canzone che Jason mi aveva fatto ascoltare quella volta in auto. Miaddormentai. Un altro giorno era passato.

Finalmente l'appartamento che avrei condiviso con Claire era pronto, ci saremmopotute trasferire. Non c’era da perdere altro tempo. Preparai le valigie e di nuovodissi addio alla casa che mi aveva vista crescere. Sperai in maniera definitiva, questavolta.

«Ormai non vuoi più stare qui. Sei cresciuta e devo lasciarti andare» sussurrò mianonna.

«Non sto mica partendo per Londra di nuovo» dissi con un pizzico di amarezza.Magari fossi partita per ritornare lì. Neanche sapevo se l'uomo che io amavoricambiava ancora i miei sentimenti, se mi aveva dimenticata oppure no. Quandoparlavo al cellulare con Jeremy non avevo il coraggio di chiederglielo. Domandavosoltanto come stava, ma la risposta dall'altro lato era sempre molto vaga. Leconclusioni erano due: o stava benissimo, o stava tanto male. Non avrei saputoscegliere tra quale mi sarebbe piaciuta sentire. Perché se stava bene, significava chesi era dimenticato di me, ed era l’ultima cosa che volevo, inutile negarlo. Mentre sestava male, soffriva a causa mia. Non volevo né essere dimenticata né tantomenosapere che viveva male per colpa mia.

«Dio mio, questa è casa nostra!» urlammo, quando entrammo nell'appartamento.Avevamo arredato tutto secondo i nostri gusti, con i soldi da parte ci eravamo toltequalche sfizio e adesso potevamo ritenerci soddisfatte.

Controllammo che tutto fosse sistemato a dovere: il salotto con la mia libreria, latv. La camera di Claire con lo stereo e il microfono per la sua passione. La mia

Page 160: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

camera scarna, vuota, con una tv, una radio e una scrivania su cui poter scrivere.Nella mia stanza avrei voluto altro, ma sarebbe stato un sogno impossibile. Tolsi dallavaligia il quadretto ricordo con la foto di Jason abbracciato a me. La guardai con unvelo di tristezza negli occhi: quei tempi erano ormai finiti. La sistemai sul comodino,accanto a letto, e ordinai i vestiti nell'armadio.

Dopo un paio di piegamenti per prendere gli abiti, cominciò a girarmi il capo.Non era la prima volta che mi succedeva in quei giorni, avevo anche un po' di nausea.Tutto causato dagli avvenimenti degli ultimi mesi. Mi serviva del sereno relax, neavevo proprio tanto bisogno. Lo stress ormai mi faceva compagnia, insieme allanausea e i giramenti di testa. Io sapevo pure la causa: mi mancava, il desiderio di luiera intenso tanto quanto la voglia che non mi mancasse. Era il centro dei mieipensieri, mi sentivo così maledettamente sola, e in colpa, perché tutto questo lo avevovoluto io.

«Mi scappa la pipì!» esclamai, correndo in bagno.«Di nuovo?» urlò Claire dall'altra stanza.Mi venne da ridere. Sì, di nuovo.Era quasi ora di cena. Mi misi a preparare qualcosa di commestibile. Dovevamo

abituarci all'idea, di certo non potevamo mangiare qualcosa di pronto ogni sera. Cisedemmo a tavola, ma io non ingerii cibo. Lo stomaco mi faceva male.

«Non ho fame» bofonchiai.«Hai preparato una cena perfetta. Mangia.»«Ho lo stomaco chiuso» sbuffai. «E non è il pensiero di Jason che mi toglie la

fame!»Immaginavo lo stesse pensando, infatti un attimo dopo sogghignò dubbiosa.«Dovresti andare dal medico» mi avvertì.«Ho soltanto dei giramenti di testa, dovuti al fatto che mangio poco in questi

giorni, e un po' di nausea. Passerà» la rassicurai.Claire mi guardò con un’espressione pensierosa. «Nausea, giramenti di testa…»

continuò. «Non hai voglia di mangiare…» Seguitava a fissarmi. «Forse sei…»Oh, cazzo! No, che non ero incinta!«No!» bofonchiai in preda a un attacco di panico.Avevamo usato il preservativo, non poteva essere assolutamente così. Era assurdo

anche solo il pensiero. Mi venne da ridere… ridicolo!«Prendi la pillola?» indagò.«No.»«Sai come funziona con quei cosi? Guarda che non sono il massimo della

sicurezza.»Per cosi, intendeva i preservativi, okay. Non erano il massimo della precauzione,

ma no, non era comunque possibile.«Non sono incinta. No, non può essere» continuavo a ripetere ad alta voce.«Hai un ritardo?»«Non lo so» balbettai.

Page 161: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Domani fai un test di gravidanza. Così ti togli ogni dubbio.»Ma chi avrebbe dormito quella notte? Io di certo no.Quando mi rifugiai in camera, presi diario e penna per sfogare i miei pensieri.E adesso? Mi sento fragile come il vetro. Ora più che mai vorrei averlo qui.

Vorrei sentirmi dire ancora una volta: “lo affronteremo insieme, se sarànecessario.” Ma lui adesso non c'è, forse non lo rivedrò mai più. Dovrò affrontaretutto da sola, se sarà necessario.

Claire bussò alla porta ed entrò, con il cellulare all'orecchio e un risolino sulvolto.

«È Jeremy, vuole sentirti.»Feci segno con il capo di no. Non sarei riuscita a parlargli in quello stato. Era

così vicino a Jason che avrei potuto, in un momento di collera, chiedergli qualcosache non avrei voluto davvero sapere col senno di poi. Claire prese a bisbigliare pernon farsi sentire. «Sa che sei qui con me. Devi parlargli, come hai sempre fatto.»

Mossi le labbra, provando a dire: «Non ce la faccio.»Ma lei mi aveva già messo il cellulare contro l'orecchio.«Sei in linea, Ellen?»«Sì, sono qui.»«Tutto bene?»Oh, sì, alla grande. Che gran presa per il culo.«Sì, tu? Voi?» chiesi. Non potevo fare a meno di informarmi.Sentii un po' di confusione e poi la sua voce: «Me lo dai un bacio, piccola?»Il cuore si fermò nel mio petto, non sentii più nulla. Mi alzai dalla sedia e restituii

il cellulare senza fiatare. Mi aveva cancellata, dimenticata, e sostituita. A chi stavadicendo quella cosa e perché la chiamava piccola? Mi diressi in bagno einevitabilmente il senso di nausea si trasformò in vomito. Andava tutto bene, sì. Bene,un cazzo.

Claire mi raggiunse in bagno. Mentre piangevo ed ero poggiata alle piastrellefredde.

«Perché fai così? Anche se fossi incinta, quale sarebbe il problema? Sarebbe ilmeno grave. Ellen, un figlio è un dono meraviglioso.»

Non avevo bisogno di sentirmelo dire. Ma senza di lui era tutto così fottutamentesbagliato.

«Il problema non è la presunta gravidanza. Quello è il male minore. Jason non miama più, ha un'altra.»

«Tu stai male.»«L'ho sentito con le mie orecchie, e voleva anche un bacio» ripresi a piangere.Non poteva Jason in così poco tempo essersi dimenticato di me, non poteva essere

innamorato di un'altra. No, questo mai. E allora perché avevo quella convinzione? Chiera la sua nuova fiamma?

«Dio, Ellen, dovresti saperlo meglio di me che Jason non sta con una qualunque.»Portai le ginocchia al petto e sprofondai nella disperazione.

Page 162: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Era con sua nipote, stupida.» Mi alzò il viso e puntò i suoi occhi sui miei.Come avevo fatto a non pensarci? Alice. Sospirai sollevata, ero un'egoista nel

vero senso della parola.«Vuoto il sacco, ma non ti farà stare meglio, ti avverto» mi preannunciò. Ero

pronta.«Avanti, parla.»«In questi mesi Jason non è stato bene. Ha avuto degli attacchi di ansia. I primi

giorni sono stati duri, spesso si è ubriacato e altre volte è rimasto chiuso in casa.Adesso sta meglio. Ma non perché ti ha dimenticata, ha imparato a convivere con latua assenza. Come dovresti fare anche tu.»

Non avevo parole, anzi, soltanto due: colpa mia.Ancora una volta. Non imparavo mai dagli errori e le conseguenze le aveva pagate

lui.«La tua assenza non è stata l’unica causa. Ha litigato furiosamente con suo padre,

non so i dettagli, mi dispiace.»Mi strinse a sé e la circondai con le braccia.«Perché non l’ho saputo prima? Penserà che non me importi niente di lui. Devo

sapere come sta, Claire. Ho bisogno di sentirlo. Devo parlare con lui.»Dovevo tranquillizzarmi almeno un po', la sua voce calma mi avrebbe rasserenato.«Ascoltami. Ora sta meglio, non chiamarlo, complicheresti soltanto le cose.»«Mi stai chiedendo di farmi da parte? Di lasciare che la mia immagine nella sua

mente svanisca, non puoi chiedermelo.»«Potrete tornare insieme?»«No.»«Allora non chiamarlo, Ellen. Lasciagli vivere la sua vita.»Gli avrei lasciato vivere la sua vita, perché così avevo deciso per amore. Ero

forte, ce l'avrei fatta anche stavolta. Mi alzai da terra e mi diressi in camera mia.«Buonanotte» urlai per farmi sentire.«'Notte.»Spegnere la luce, accendere i sogni. Avrei scoperto la verità domani, poi avrei

deciso, se ce ne fosse stato bisogno.Fu più forte di me. Dovevo sapere come stava, volevo almeno provarci, poi se lui

non me lo avrebbe detto mi sarei messa il cuore in pace. Presi il telefono e gli scrissiun sms.

Ho saputo solo ora e sto male, ma non importa. Sono passati due mesi e magaritu mi hai già dimenticata, non vorresti neanche ricevere questo messaggio da me,ma ho soltanto bisogno di sapere che tu stia bene, il resto non conta. BuonanotteJas.

Ogni parola probabilmente non aveva senso, ma era quello che davvero miimportava. Mi addormentai e in un attimo fu già giorno.

Quando aprii gli occhi era mattina inoltrata. Controllai se mi avesse risposto, macome supponevo non lo aveva fatto. Trovai il test di gravidanza sul comodino, con un

Page 163: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

biglietto da parte di Claire: “Devo vedere mia mamma, per pranzo sono qui.”Contrariamente a ciò che pensavo, avevo dormito come un ghiro. Per fortuna

mancava poco al momento della verità, non stavo più nella pelle.Feci colazione e mi stesi sul divano a guardare la TV.«Sono arrivata» canticchiò Claire.«Non ce la faccio più ad aspettare, vado.» Sospirai.Non sapevo cosa aspettarmi da quel test, né tantomeno cosa i miei occhi

avrebbero voluto vedere. Da una parte speravo di non essere incinta, ma dall’altrapregavo che fosse così, almeno avrei potuto tenere una parte di Jason sempre con me.

Andai in bagno. Seguii i passaggi pedissequamente e poi aspettai il risultato.«Allora?»Claire mi guardava ed era più tesa di me.Osservai il bastoncino: 4 - 8 settimane.Parlava chiaro. Aspettavo davvero un figlio. Gli occhi divennero lucidi e

involontariamente portai le mani sul ventre.Alzai lo sguardo su Claire che mi guardava in fibrillante attesa.«È tutto così strano, sbagliato, ma è una sensazione tremendamente bella.»Le passai il test, sbirciò e poi mi sorrise.«Tesoro, vieni qui» mi abbracciò. «Tranquilla, andrà tutto bene.»Dentro di me stava crescendo una vita umana. Il frutto dell'amore che avevo

vissuto con Jason. Come potevo non essere felice? 

Page 164: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo trentadueJason

«Che cosa vuoi?» dissi, davanti la porta, ancora un po' ubriaco.«Sono tuo padre, Jason. Ho diritto di poterti vedere quando ne ho voglia»

gracchiò, con quel suo solito risolino che rendeva la sua faccia da culo più appetibileper le mie mani, che continuavano a prudermi.

«Non ho nessuna voglia di vederti. Tu non sei nessuno per me, dovresti saperlo.»«Tua madre non vorrebbe che tu mi trattassi così.»«Non parlare di mamma, prima di farlo devi sciacquarti quella bocca del cazzo.»Mi stava irritando. Non doveva azzardarsi a parlare di lei, non gli era mai

importato niente di mia madre.«L'hai sulla coscienza. È colpa tua se adesso lei non è qui, lo sai. Come ha fatto

ad amarti io non me lo spiego. Cosa ha visto di buono in te? Sei solo un pezzo dimerda.»

«Tu sei sangue del mio sangue, Jason. Sei mio figlio e, se io sono un pezzo dimerda, tu non puoi essere da meno. Tu sei come me, non riesci ad amare una soladonna, anzi, non ami. Vuoi soltanto.»

Quelle parole, sì, furono quelle a scatenare l'inferno dentro me. Gli sferrai unpugno in faccia, così avrebbe anche smesso di ridere. Non sapeva niente di me,proprio nulla. Se avesse saputo anche un minimo dell'amore che io provavo per la miadonna, forse mi avrebbe anche rinnegato come figlio. Non avevamo niente di uguale.Lui voleva, senza dare. Io ero diverso, non come lui. Avevo donato tutto me stessoall'unica donna che avevo amato davvero, ne avevo ricevuto altrettanto, perché di unacosa ero certo - che fosse finito oppure no - il nostro amore era stato vero, puro esincero. E quando l'amore riusciva a rendere le persone migliori non c'era nulla daaggiungere.

«Io non sarò mai come te. Mai. E adesso sparisci, che è la cosa che ti riescemeglio, e l'unica che apprezzo.»

Complice l'alcol ancora in circolo nel mio corpo, complici i sentimenti cheprovavo per quell'uomo, ero riuscito a sentirmi in pace con me stesso. Perché in quelmomento più che mai fui sicuro dell'uomo che ero. E del sentimento che, nonostantetutto, provavo per Ellen.

Due mesi di merda, ma superati. Non sapevo neanche io che cosa mi fosse passatoper la testa: l'alcol era diventato un buon amico, mi faceva evadere dalla realtà, mafinito l'effetto niente cambiava. Mi stavo facendo soltanto del male e per fortuna loavevo capito in tempo, anche perché il dopo sbronza non era come il solito, maancora più disastroso. Mi causava degli attacchi di ansia improvvisi e non facevoaltro che delirare parlando di lei, di quanto mi mancasse e l'avrei voluta lì con me.Due mesi decisamente da dimenticare, tuttavia era difficile: cancellare Ellen si stavadimostrando complicato, ma di questo ne ero già consapevole.

Page 165: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Megan mi venne a trovare, in compagnia di Alice. Avevo cambiato il quadro conla foto mia e di Ellen, sistemandola in uno nuovo. Non riuscivo a liberarmene.

Alice guardò la foto e mi chiese: «Zio voglio giocare con lei. Dov'è Ellen?»Se ne ricordava anche lei, figuriamoci io. Dimenticarla non era semplice. Non si

poteva cancellare dalla propria vita una persona che si amava. Era come volercancellare un errore scritto con inchiostro indelebile su un foglio di carta. Cancellavi,ma la macchia rimaneva lì. Cancellavi, ma il segno restava, lì a ricordarti che leic’era stata. Amare non era mai un errore.

«Alice, va’ a giocare con Jeremy» la riprese Megan. La piccola annuì e raggiunseil mio amico nell'altra stanza.

Eravamo rimasti soltanto io e mia sorella, e a giudicare dalla sua espressione eraabbastanza furiosa.

«Come ti è saltato in mente di alzare le mani contro tuo padre?»Dio, lo sapevo! Quel cazzotto se l'era meritato, aveva continuato a provocarmi.«Megan, non farmi ridere. L'ho sfiorato, purtroppo, ero mezzo ubriaco, e ho

sbagliato mira. Avrei dovuto centrarlo in pieno, così forse imparerebbe a nasconderequel ghigno di merda.»

«Jason, sai che potrebbe denunciarti, vero?»Non lo avrebbe fatto. Almeno speravo così.«Ha parlato di mamma, ha detto che io sono come lui. Mi dispiace, non ci sto. Ho

sopportato abbastanza in questi anni» iniziai a parlare. «Tu non hai vissuto in quellacasa, non hai visto in che condizioni si riduceva la mamma per lui.»

Mi ero lasciato andare con le parole, sapendo che l'avrei ferita, ma quella era laverità. Chiuse gli occhi per un attimo, poi mi guardò.

«Hai ragione, non ho vissuto niente di quello che hai provato tu. Jason, sei miofratello, sappiamo entrambi che tu sei diverso da lui. Le condizioni dell'ultimoperiodo lo hanno dimostrato. Vorrei soltanto che non passassi dalla parte del torto,tutto qui.»

Aveva ragione, ma non ero comunque pentito di avergli dato un pugno in faccia; midispiaceva soltanto di non aver mirato bene l'obiettivo.

«Io sto bene, quel periodo è passato» deglutii.«Ti manca?» mi chiese, guardando la foto.Se mi mancava? La risposta la trovava nei miei occhi e nel portafoto ancora sul

comodino.«Sì, mi manca fottutamente, ma è andata via, Megan, devo rassegnarmi.»«C'è sempre una speranza, ricordalo.»Non in quel caso, purtroppo.«Sai, questa notte mi ha scritto, ha saputo di quanto è successo» le lessi il

messaggio. «Non ho trovato il coraggio di rispondere, se lo facessi non riuscirei asmettere di sentirla. Mi farei male da solo, e non è il caso.»

Quanto avrei voluto dirle che stavo bene solo con lei, che senza mi sentivo unuomo perso. Se le avessi scritto, poi sarebbe diventata nuovamente una dipendenza,

Page 166: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

dovevo evitarlo.«Non smettere di crederci. Dentro quelle parole è nascosto un sentimento per te.

Con questo messaggio ti sta dicendo: io ti amo ancora.»Tagliai corto e andammo da Alice e Jeremy.«Mamma, voglio restare ancora un po' qui con gli zii, per favore» la supplicò.Megan guardò me e Jeremy per cercare una risposta. Facemmo segno di sì con il

capo.«Va bene, Ali» diede un bacio a sua figlia e se ne andò, lasciandola con noi. Alice

vedeva Jeremy come uno di famiglia a tutti gli effetti, tanto che lo chiamava zio. Starein compagnia della mia “patata” era l'unico modo efficace per farmi smettere dipensare. Il suo sorriso contagioso, la sua dolcezza, riuscivano a darmi la serenità perqualche ora. Andava tutto bene fin quando non sentii il suo nome: Jeremy stavaparlando con lei, di nuovo. Si sentivano praticamente tutti i giorni.

«Come stai?» le sussurrò.Avevo un orecchio che stava attento a quella conversazione e l'altro che si

rifiutava di ascoltare. Accesi la tv, misi un programma di musica e aumentai ilvolume.

«Jason, non sento nulla. Abbassa!» urlò.Alice si era seduta sul divano con me e aveva preso il telecomando in mano.«Dai zio, abbassa» bisbigliò. E l'ascoltai.«Claire, dici sul serio?» parlò, stavolta serio. «Cazzo» continuò.Stanco di stare a sentire quella conversazione, lasciai Alice guardare la tv, mentre

io me ne andai in camera mia. Abbassai il portafoto per non dover guardare il visodella donna che amavo e mi tuffai sul letto. Ormai stava svanendo tutto, anche il suoodore pian piano mi stava lasciando.

Bussarono alla porta, ed era di nuovo lei, la mia piccola Alice.«Zio, sei triste?» Mi sedetti sul letto e la feci sedere vicino a me.«No, piccola. Sono felice di averti qui» le accarezzai i capelli.«A me sembri triste, zio. Non sorridi più come prima. Chi ti ha fatto arrabbiare?»

mi domandò, le guanciotte così dolci e il faccino rattristato.«Sai cosa facciamo adesso? Pasticciamo un po', vieni.» La presi in braccio,

deviai il discorso e la portai con me in cucina.«Cosa stai facendo?» mi chiese Jeremy.Immaginavo dove volesse andare a parare.«Vieni pure tu zio Jeremy, stiamo cucinando, aiutaci.»Sorrisi e guardai Jeremy in segno di approvazione, come dirgli di stare tranquillo

che tutto andava bene.«Jason, non fare quel dolce» mi guardò, serio.Ecco, lo sapevo. Non avrei fatto la torta Strawberry, ma avevo avuto per un attimo

la tentazione di farla e perdermi nei ricordi.«Aiutaci!» gli passai il mattarello.Ci mettemmo a fare dei biscotti di pasta frolla a forma di cuore. Alice si divertì un

Page 167: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

mondo, era tutta sporca di farina, ma splendida.«Se ti vedesse la mamma, tutta infarinata. Andiamo subito a lavare la faccia,

patata» la portai in bagno e sciacquai il suo viso.«Saresti un buon papà, Jason. Quanta pazienza!» mi prese in giro il mio migliore

amico.«Non sei divertente. E sì, sarei il padre che avrei voluto avere io.»«Stavo pensando una cosa» continuò.«Che stronzata stava passando per la tua testa? Sentiamo» lo presi in giro e

cominciai a pulire la cucina mentre Alice aspettava di vedere i biscotti cotti.«Andiamo a Parigi, per le vacanze estive.»Ecco, lo sapevo che sarebbe stata una stronzata, non mi ero sbagliato.«No. Io no.»Non avevo nulla da fare lì. Forse sì, ma i punti di domanda nell'ultimo periodo

erano stati fin troppi, mi bastavano già quei problemi.A Parigi c'era Ellen. Eh no, non potevo permetterle di distruggermi un'altra volta.«Perché no? Sarebbe la volta buona per far pace» ammise.«Non ho litigato con nessuno. È lei che è andata via.»Okay, per una ragione ben precisa. Per Leon. Per proteggermi. Ma non era riuscita

nel suo intento, stavo molto peggio di quanto lei potesse immaginare. Avrei preferitosapere la verità prima di vederla sparire, almeno per sapere la mia opinione, vistoche anche io ero coinvolto.

«Tu vieni, senza se e senza ma. Dobbiamo dare gli ultimi esami del trimestre.Prima li diamo, prima partiamo.»

«Non vengo a Parigi. Quale parola non ti è chiara? E poi... Tutta questa fretta dadove deriva?»

«Tu la vuoi, lei vuole te. Tu la ami, lei ti ama. Ti manca e a lei gli manchi. Sonodelle buone ragioni?» disse a raffica.

Erano buone, ma senza valore per me.«Se provasse davvero ciò che mi hai elencato sarebbe qui adesso.»«Lo sai che non poteva restare vicino a te.»«E ora cosa è cambiato? Ora può stare con me?» chiesi alterato, sapendo già le

risposte.«Non lo so, Jason. Ma la speranza è sempre l'ultima a morire.»E se fossi stato stanco di sperare? Se avessi voluto una svolta nuova nella mia

vita? Ellen se n'era andata? Bene, avrei ricominciato, o meglio, continuato la mia vita.Mi stavo prendendo in giro da solo, ma l’orgoglio mi rendeva cieco.

«Tu e Megan vi siete messi d'accordo, oggi?» chiesi, ironico.«Jason, fra un mese partiamo per Parigi. Muovi il culo e dai gli ultimi esami. Devi

riprenderti chi ti appartiene. Chiuso il discorso.»E che palle! Ellen non mi apparteneva più, avevo smesso di crederci. 

Page 168: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo trentatreEllen

La registrazione stava per partire, dopo anni, mesi e giorni di lotta, avevo trovatola forza di confessare tutto. Mi trovavo al commissariato. Nessuno conosceva questemie intenzioni, soltanto Claire. Adesso più che mai dovevo mettere fine a quellacondanna durata anche troppo. Mio figlio non doveva correre nessun rischio. Sì,decisi di tenerlo. Perché nonostante tutto era l'unica persona che mi teneva ancoralegata a Jason, l'unico essere umano che mi avrebbe amato come lui, l'unica personache avrei difeso con tutte le mie forze, con le unghie e con i denti. Era tutto ciò che mipermetteva di ricordare il nostro amore felice. Ormai era parte di me, stava crescendodentro me, e io lo amavo già come avevo amato suo padre.

Il commissario di polizia ascoltò la registrazione nel mio cellulare, questo metodoera la sola soluzione per dimostrare la verità.

«Hai ucciso i miei genitori. Me li hai tolti, sei un criminale, meriteresti lagalera, è quello il tuo posto.»

«Io ho solo manomesso i freni dell'auto, il resto è accaduto» gridava Leon.«Sono passati cinque anni, ragazzina. Non ti crederebbe nessuno, se provassi adaccusarmi adesso. Non hai prove.»

«Non copro più niente, è giunto il momento della verità. Sono stanca delle tuecontinue minacce.»

Mi aveva preso il polso e minacciato. «La verità è la tua, ma nessuno ticrederebbe.»

Terminò la registrazione e rimanemmo in silenzio per due minuti buoni. Il signorecon gli occhi verdi, seduto di fronte a me, mi guardò, colpito dalla verità di queiminuti appena ascoltati.

«Signorina, perché ha aspettato così tanto tempo?»«Ero una bambina, sotto shock per la perdita dei propri genitori. Dica la verità, mi

avrebbe creduto?»Lui scosse la testa, poi aprì bocca: «Non avremmo dato lo stesso peso che diamo

adesso, ma sarebbe stata comunque una confessione da tenere in conto.»Dopo quasi un mese dal mio andirivieni tra casa e commissariato, sempre tenuta

sotto stretto controllo da loro, riuscii ad assistere a qualcosa che non avrei maiimmaginato potesse succedere: l'arresto di Leon.

Mi avrebbero creduta gli altri? Mia nonna, zia Anita, David? Se lo avessero fattone sarei stata contenta, altrimenti avrei imparato a vivere senza le persone che amavo.Ero finalmente in accordo con me stessa, avevo messo fine a quel capitolo. E adessoai miei genitori era stata resa giustizia.

Andai a casa e quando entrai trasalii nel vedere dei bagagli sparsi per il salotto.«Mi vuoi lasciare proprio adesso, Claire?» urlai. Le valigie erano tre ed

effettivamente mi lasciarono un po' interdetta. Entrai in camera mia, il passo veloce, e

Page 169: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

sgranai gli occhi nel vedere l’ultima persona che mi sarei aspettata di incontrare aParigi.

«Jason» sussurrai, la voce rotta dall'emozione.Mi avrebbe degnato di uno sguardo, una risposta, un saluto? No, non fece nulla.«Sono contenta di vederti.»Una persona mi abbracciò. Avvolse le mie spalle e mi mise le mani sul ventre. Mi

girai per abbracciare Jeremy, che se ne stava dietro di me, sorridente.«So già tutto, tesoro. Congratulazioni» bisbigliò al mio orecchio per non farsi

sentire.Claire ci raggiunse dalla cucina, con una torta Strawberry su un vassoio. Dio, no.

Quella torta no!«Vuoi?» domandò lei.«N-no. Grazie» balbettai.Jason continuava a non guardare nessuno. Stava sistemando la sua roba nella mia

stanza. Perché proprio nella mia?Feci posare il vassoio a Claire e la portai in bagno. La chiusi dentro con me e

cercai di cavarle di bocca qualche spiegazioni.«Mi spieghi cosa sta succedendo? Perché non me lo hai detto?»«Lo sapevi!»«No, non sapevo che venisse anche lui. Lo avete costretto controvoglia? Gli si

legge in faccia che non vorrebbe essere qui.»Si abbassò poggiando l'orecchio sulla mia pancia, ancora non molto rotonda.«Lui dice che non vede l'ora di conoscere suo padre» esclamò.«Santo cielo, Claire! Sei impazzita, Jason non vuole stare qui.»«Non vuole stare con te in questo modo» mi corresse.Era proprio convinta delle sue parole. L'amore per me negli occhi di Jason era

scomparso. Riuscivo a intuirlo, e questo era già una batosta. Niente e nessuno se nonlui avrebbe potuto schiarirmi le idee. Se solo mi avesse rivolto la parola! Forsequello era un segnale. Cosa provava per me? Gli ero indifferente, mi sembravalampante.

Arrivò sera. Avevo trascorso l'intera giornata a sperare che i suoi occhi per unsecondo cercassero i miei, a sperare che scambiasse una parola con me, un semplice“mi sei indifferente” mi avrebbe fatto capire un po' di più, invece il nulla.

«Posso sapere dove dormiranno loro?» domandai, intimidita. La roba di Jasonnella mia camera mi lasciava intendere che quei due stavano tramando qualcosa.

«Jeremy in camera mia si sentirebbe più a suo agio, abbiamo delle passioni incomune, lo sai, e poi ultima cosa, ma di certo non la meno importante, ci sono io»rise. «Quindi di conseguenza Jason in camera tua, va bene?»

Claire stava giocando male le sue carte. Mi stava remando contro e mi avrebbemessa in difficoltà. Non era più la stessa situazione di un tempo. Jason probabilmentemi odiava, che razza di vacanze si prospettavano sia per me, sia per lui?

«Nessun problema, Claire» disse lui e per la prima volta in tutta la giornata mi

Page 170: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

rivolse lo sguardo. Quella era strafottenza.«Va bene» risposi allora.Era una situazione davvero strana. Dividere la camera con la persona che amavo e

che aveva smesso di provare qualcosa per me.«Vado a dormire» parlò Jason.Lo seguii e m'intrufolai in camera mia come una ladra. Lo colsi con lo sguardo

sulla nostra foto, gli occhi ridenti, il sorriso nostalgico. Lo stesso di cui mi eroinnamorata.

Poi mi vide e cambiò espressione.«Cosa stai facendo?»Si stava sistemando sul pavimento. Jeremy aveva dimenticato come fosse il suo

amico, cocciuto come un mulo.«Quello che vedi» tuonò.Era di una freddezza spaventosa. Non avrebbe mai diviso il letto con me.«Non te lo permetto, abbiamo un letto.»Gli tolsi il cuscino che aveva messo per terra e lo strinsi a me, inspirando il suo

meraviglioso odore.«Non ci entriamo. È piccolo, è fatto per una persona.»«Ci entriamo. E lo sai.»Alla Brunel nel suo appartamento avevamo dormito in un lettino singolo. Volere

era potere.«Non voglio dormire accanto a te, adesso ti è chiaro?»Chiarissimo.Si sistemò di nuovo sul pavimento e stavolta lo seguii anch'io. Avrei dormito sul

pavimento. Mi misi supina, mentre lui mi dava la schiena.«Non voglio stare accanto a te, cosa non ti è chiaro?» Si girò arrabbiato, i nostri

visi vicini.«Ti voglio vicino a me. Ho bisogno di te» sussurrai.Non potevo far altro che essere sincera, non avrei potuto attaccarlo, perché avrei

peggiorato le cose, e poi non avevo nessun motivo per farlo. Non mi voleva, nonpotevo di certo criticarlo, ero stata io a lasciarlo.

«Sei stata capace di vivere tre mesi senza di me. Hai avuto il coraggio di fare tuttociò. Adesso continua per la tua strada.»

Provava qualcosa per me, ed era rabbia.«Mi ami?» bisbigliai, quasi con la paura di sapere la risposta.«Buonanotte.»Sospirai e poi continuai a parlare: «Mi ami?» ripetei.«No. Non sopporto più la tua voce, sta' zitta.»Non poteva aver smesso di amarmi, no. Dentro di me stava crescendo il simbolo

del nostro amore. Mi misi seduta e mi toccai il ventre. Non sentivo ancora nulla, ma lapancia pian piano stava iniziando ad arrotondarsi e io dovevo comunicargli la notizia.Sarebbe stato tre mesi a Parigi con me, era impossibile far finta di nulla. Io volevo

Page 171: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

dirglielo. Se solo non avesse detto di non amarmi, forse sarebbe stato più sempliceconfessargli di aspettare un figlio da lui. Mi ero già fatta tanti film mentali; loimmaginavo già alle prese con i pannolini, con la pappa. Avevo già fantasticato sullanostra famiglia nella mia testa, ma lui adesso l'aveva distrutta.

Si girò anche lui, ma mantenne gli occhi chiusi. Gli presi il viso tra le mani.«Guardami, Jas, per favore.»«Non chiamarmi in quel modo, odio anche quello» parlò.«A te piaceva quando ti chiamavo così. Mi odi?»«Non volevo dire questo.»«Sei arrabbiato con me. Ma la rabbia è pur sempre un sentimento, ti sono

indifferente? Dimmi che non è così.»«No» deglutì.Gli passai un dito sulle labbra, carnose, ma non troppo. Dio, quanto mi era

mancato!«Cosa provi per me?» continuai. Non rispose. «Mi ami ancora?» ripetei per

l'ennesima volta.«Ho detto di no.»Smise di guardarmi e si voltò di nuovo, dandomi la schiena.«Avevi detto che mi avresti amato per sempre, era la nostra promessa» sussurrai,

con il cuore in gola.«Anche tu avevi detto che non mi avresti lasciato e invece lo hai fatto. A ogni

azione c'è una conseguenza, fattene una ragione.»Era duro, freddo. Cambiato. Proprio in quel momento sentii una fitta allo stomaco.

Portai le mani sulla mia pancia di nuovo. Mi tremavano le gambe, il mio viso cambiòespressione, e prima che lui se ne accorgesse, sparii in bagno. Forse mi odiavadavvero e non avrei potuto fare più niente per cambiare le cose. Mi alzai e lasciai lastanza, ero troppo scossa per poter restare lì con lui.

Ritornai indietro dimentica del cuscino.«Puoi dormire sul mio letto, non mi avrai accanto, né tra i piedi. Buonanotte» gli

dissi.Forse dormiva, forse mi aveva ascoltato senza fiatare. Me ne andai e chiusi la

porta dietro di me. Mi distesi sul divano. Non avrei dormito quella notte, il sonno miaveva abbandonata e la mente era invasa da pensieri, domande e dubbi che stavanomandando in tilt il mio cervello.

Accesi la TV, feci zapping, non c'era nulla che riuscisse a mettere in pausa la miastupida mente. Jeremy raggiunse la cucina, prese un bicchiere d'acqua e poi si sedetteaccanto a me.

«Perché sei qui? Dovresti riposare.»«Sto comoda. E non ho voglia di dormire.»«Che cosa è successo?» domandò.«Niente.»«Non è successo niente e hai questa faccia?»

Page 172: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Jeremy, ti prego. Va’ a dormire.» Alzai gli occhi al cielo.«Non me ne vado finché non parli.»«Allora ti faccio spazio. Buonanotte!»Mi sistemai come meglio potei e chiusi gli occhi, anche se di dormire non ne

volevo sapere.«Ellen» la voce di Claire mi fece sussultare.«Cosa vuoi, Claire? Cosa volete tutti quanti da me?» urlai, le lacrime mi

pungevano gli occhi.Mi alzai di scatto e a questo punto andai in camera mia sbattendo la porta. Jason

sobbalzò e spalancò gli occhi ancora assonnati.«Scusa» dissi.«Perché sei così pallida? Che succede?»Ero nervosa. Furiosa con me stessa per aver fatto la più grande cazzata della mia

vita. Avevo permesso che Jason mi dimenticasse, lo avevo lasciato, e adessopretendevo ancora l'amore che ci eravamo promessi, povera illusa.

«Sono sempre così pallida, dovresti saperlo» rispose, alterata.La sua espressione cambiò. Si stava infuriando, come biasimarlo.«Scusami, tu non c'entri nulla» borbottai.«Scommetterei il contrario. Ma con quelle ho chiuso tempo fa.»Quella futile scommessa l'avevo già perdonata.«Ti ho detto che puoi dormire sul mio letto.»«Sì, ti ho sentito.»«Oh, grazie d'avermi risposto» ribattei.«Meriti una risposta, meriti di stare qui con me, ma meriti il mio amore, Ellen?»Era la prima volta dopo tanto tempo che mi chiamava per nome, e con quel tono

duro mi aveva fatto un certo effetto. E quelle domande... Non meritavo niente, ma neavevo bisogno.

«Non lo so. Sono sicura soltanto di una cosa ora: tu non mi ami più, ma meriti didormire in quel fottuto letto e non per terra.»

«E tu, dormi tu sul pavimento?»«Non deve importarti di me, so badare a me stessa. Dormo sul divano» biascicai.Mi avvicinai alla porta, ma sentii le sue mani raggiungermi e circondarmi la vita.

Era in piedi, dietro di me. Mi girai, e fui bloccata contro il suo petto. Mi fissava,mentre i miei occhi non vedevano l'ora di straripare, colmi di lacrime.

«Dimmi perché stai per piangere?»«Che ti importa?»«Non capisci un cazzo. Va', fai quello che ti pare. Sono stanco.»«Anch'io» dissi in un sussurro.Ero stufa di sentirmi sempre sbagliata; stufa di sapere di aver sbagliato tutto.Chi non aveva provato dolore non aveva mai amato. Io, adesso, ero consapevole

di quanto invece avevo amato. Troppo, incondizionatamente, in un modo forseesagerato, e lo capivo dal dolore che provavo nel cuore. Non ero angosciata, ma

Page 173: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

distrutta, in mille brandelli.

Page 174: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Capitolo trentaquattroJason

Rivederla mi scatenò un terremoto dentro: le emozioni, i sentimenti, miscombussolarono il cuore. E adesso che ero lì a pochi centimetri da lei, dal suo corpoche non cessava di starmi vicino, dal suo respiro che mi irrompeva nell'orecchio, tuttoin un istante, capii quanto la desideravo. Il mio corpo si era risvegliato, il mio cuorenon smetteva di battere così forte, come un forsennato. La amavo, ma ero arrabbiatonel profondo: aveva lasciato che il nostro amore finisse. L'aveva voluto lei. Ora ladolcezza che le avevo sempre riservato non c'era. Non avrei dovuto ricadere in quellatrappola. Se fosse accaduto, non ne sarei uscito sano, viste le condizioni in cui mi eroridotto quando lei se n’era andata. La persona che lei aveva conosciuto era nascosta,sostituita dal lato più duro della mia personalità, tuttavia, non riuscivo a comportarmicome la mia testa predicava. Vedere i suoi occhi colmi di lacrime, pronti a esploderefecero spazio al ragazzo innamorato.

Che cosa faceva l'amore? Ti cambiava, si prendeva il meglio di te, ti stringeva lamano, e quando meno te l'aspettavi la mollava, lasciandoti cadere nel vuoto.

Sembrava tutto passato, tutto finito, guarito. Poi inevitabilmente, il cuore avevapreso il sopravvento, voleva prendersi cura di lei, e baciare ogni lacrima che stavaper rigare il suo viso, o, se fosse stato possibile, non far bagnare quel bel viso chetanto amavo.

«Che ti importa?» pronunciò.Proprio non capiva. Ostinata, convinta. Davvero credeva che non la amassi più?

Forse ero stato molto convincente, o forse era lei insicura, consapevole dei suoisbagli.

Guardai ancora una volta il nostro ritratto sul suo comodino. Eravamo statidistanti, ma i nostri cuori non si erano mai lasciati un momento, battevano l'uno peraltro.

Era passata una settimana, le distanze tra di noi si erano accorciate, ma io nonvolevo lasciarmi andare. Dormivano insieme, nello stesso letto. Era dura non provaredesiderio per lei.

«Posso evitare questo dannato separé? Ne ho già abbastanza» farfugliò.«È molto chic!» scherzai.«Preferisci i miei piedi sotto il tuo naso?» Continuai a ridere.«I miei piedi solleticano il tuo petto, e tu trasalisci ogni qualvolta accade. Quello

è molto più spassoso di questa maledetta barriera insignificante.»Le avevamo provate tutte. I cuscini come separé erano l’ultima soluzione, molto

scomodi perché restava sempre meno spazio e rischiavamo di precipitare sulpavimento entrambi. Lei dormiva con la testa ai piedi del letto, io al contrario, quindimi trovavo ad avere i suoi piedi puzzolenti sul mio torace. Se ci fossimo sfiorati, nonero sicuro di potermi controllare e resistere. Io volevo mantenere una certa freddezza,

Page 175: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

ma il mio corpo era caldo e pronto per averla.Tolse i cuscini che ci dividevano, ma evitò di guardarmi. Fissava il soffitto.«Come la calmo la voglia di abbracciarti? Giuro, mi sta assalendo. Spiegamelo»

disse.Rischiai. Lo desideravo dal primo istante in cui avevo messo piede a Parigi.«Abbracciami, ma fai silenzio e dormi» sbuffai, come se fosse un contentino per

lei, e no, non lo era. «Non ti ricordavo così rompi palle, Elly» continuai ironico.Non se lo fece ripetere. Si gettò sul mio petto e mi strinse così forte, come se non

si volesse mai più scollare da me. Perché lo avevo permesso? Dio, già stavo in unaltro mondo, e la voglia di lei aumentava a dismisura. Oh, sì, il mio amico si eraproprio svegliato, ma dovevo mantenerlo al suo posto, quello non era il momento.

«Perché sto così bene tra le tue braccia? Sei il mio paradiso, Jas.» Mi stavatrafiggendo con i suoi occhi grigi, luminosi come fossero dei fari.

Sapeva proprio come scuotermi.«Dormi.» Le diedi un bacio sulla fronte.«Ho di meglio da fare in questo momento» rispose.«Ah sì? E cosa?»«Posso abbracciarti, guardarti, parlarti. Secondo te potrei mai dormire?» mi

provocò.«Dovresti, invece.»Mi fissò finché le palpebre si chiusero, il respiro regolare. Le sue braccia mi

stringevano ancora. Era quello il mio posto. Con lei, al suo fianco. Le accarezzai laguancia, le toccai i capelli, quel color mela che mi aveva conquistato sin dal primoistante.

La luce accecante del sole segnava l'inizio di una bella giornata. Mi svegliai e latrovai nella stessa posizione in cui si era addormentata. Dovevo alzarmi, ma mitrovavo incastrato tra le sue braccia.

«Elly» sussurrai, provando a spostare le sue mani. Di staccarsi non ne volevasapere, era incollata come una sanguisuga. Sprofondai la testa nel cuscino e sorrisi.

«Lo so che non mi ami più, ma…» farfugliò qualcosa, poi si fermò.«Elly, dovrei fare pipì. Mollami» ghignai.Sbuffò e si allontanò, si scostò troppo indietro. Stava per precipitare sul

pavimento, ma l’afferrai in tempo attirandola verso di me. I nostri visi erano vicini:lei improvvisamente seria, con le labbra schiuse, deglutì e continuò a sorreggere ilmio sguardo. Le sue labbra a cuore mi invitavano a toccarle, a baciarle fino a farmimale. Santo cielo, come avrei voluto lambire quella bocca, e non staccarmi più!

«Te l'avevo detto. Dovremmo fare cambio di posto, così non rischieresti di cadereun'altra volta» spezzai il silenzio e mi alzai dal letto.

«Pensavo ci fosse una speranza, ma adesso ho realizzato tutto. Dicevi sul serio»sussurrò a bassa voce.

«Che cosa?»«Stavo pensando a noi.»

Page 176: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Deglutii e la lasciai parlare. «Quando mi hai detto di esserti innamorato di me,mentre ci trovavamo sospesi in aria sul London Eye. Dicevi sul serio, come quandohai detto di non amarmi più» disse con un sussurro spezzato da sospiri ansiosi.

«Perché ti ricordi tutto? Perché, cazzo!» gridai.Si alzò in piedi e venne davanti a me.«Perché non c'è stato mai un giorno in cui io non ti abbia pensato, un giorno in cui

non avrei preso l'aereo per ritornare da te, un giorno in cui non avrei volutosvegliarmi e sentirti accanto. Perché non ho mai dimenticato di amarti» parlò ad altavoce, facendo sì che quelle parole mi entrassero dentro.

«Magari distruggerò anche il rapporto di amicizia che abbiamo instaurato, ma losappiamo entrambi, l'amicizia non è per noi.»

Poggiò le sue labbra sulle mie, assaporandomi lentamente. Era affamata di queibaci, che mancavano anche a me. Le presi il viso tra le mani e la costrinsi aguardarmi.

«Hai dimenticato una cosa fondamentale, come si bacia.»E la baciai, con tutta la forza che avevo in corpo. Strinsi il suo viso, forse con

troppa foga. Era chiaro il sentimento che ancora provavo.«Comincio a ricordare.» Mi sorrise, posando la fronte sulla mia.Le luccicavano gli occhi, stavolta di contentezza.«Vado a prepararmi, ci aspetta una giornata alquanto rilassante, e adesso, be’, sarà

fantastica.» Mi abbracciò.«Elly, non è come pensi. Cioè, sì. Ho una voglia matta di baciarti ancora e ancora,

ma adesso non ci riesco.»Ero fatto proprio male, che carattere di merda.«Ho bisogno di sapere che tutto si sistemerà, che mi perdonerai. Per il resto posso

aspettare.»Annuii e lei andò in bagno per lavarsi. Io mi diressi in cucina. Trovai Claire e

Jeremy che mangiucchiavano qualcosa insieme.«Croissant?» mi chiese lei.Ne presi uno e mi sedetti a tavolo.«Tutto bene?» domandò Jeremy.«Sì, fratello, non preoccupatevi per noi.»«Se permetti, vorrei evitare il casino di mesi fa. Quindi preferisco essere

aggiornato. Non ho intenzione di vederti ancora in quello stato» disse.«Non succederà più, te l'ho già detto.»Quel comportamento da fratello maggiore non lo sopportavo. Santo cielo, era più

piccolo di me, di soli undici mesi, ma lo era. Per quanto si preoccupasse per me, nonavevo bisogno di una balia, sapevo badare a me stesso.

Quando le ragazze furono pronte, uscimmo per fare i turisti. Girammo tutto ilgiorno. Non mi stancai mai di guardarla e di vedere i suoi occhi accendersi a ognimonumento o opera d’arte. Era fantastica, proprio come la ricordavo.

«Questo è il famoso Pont des arts» mi disse, gioiosa. «Guarda quanti lucchetti.

Page 177: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Sono tutte coppie innamorate che dichiarano al mondo il loro amore lasciando il lorosegno su questo ponte» continuò ancora. «Dopo la morte dei miei genitori non avevopiù un motivo per essere felice, né qualcosa che mi permettesse di credere ancora inquesta città» continuò dopo aver ripreso aria. «Per questo sono venuta a Londra. Nonl'ho scelto io, è stato soltanto il primo aereo in partenza. Non avrei mai creduto dipoter incontrare una persona speciale come te. Sei entrato come un fulmine nella miavita. Mi hai rispettata, ascoltata, abbracciata, baciata, voluta, e amata. Adesso nonvoglio credere che tutto questo sia finito. Non posso credere che tu non mi ami più,non voglio farlo.»

Aveva gli occhi lucidi, era visibilmente emozionata. Accorciai le distanze el'abbracciai; presi il suo viso tra le mani e la obbligai a guardarmi.

«Devo dirti tutto ciò che sento, ti prego. Ho fatto lo sbaglio più grande della miavita andando via... L'ingenuità, la paura di perderti per colpa mia... E infine ti hoperso davvero. Sei tu il centro del mio vivere, la ragione per cui son tornata a Parigi.Sei il motivo per cui posso finalmente dire di essere felice. Hai dato un senso alla miavita, hai colmato il vuoto che regnava nel mio cuore. E anche se hai smesso diamarmi, io non l'ho fatto, e mai lo farò.»

Quanta dolcezza in una sola persona! Era così forte quanto fragile e aveva fattotutto così ingenuamente da non prevedere il dolore che avrebbe causato a entrambi.

«Sei tutto ciò che mi serve per vivere felice» iniziai. «La rabbia induce a direbrutte cose. Era uno scudo, la ferita dentro bruciava ancora, e io ho paura di perdertidi nuovo, ma lo sai che ti amo, piccola. Non ho mai smesso di farlo, anche quandoavrei voluto. Ti amo e non c'è altra spiegazione.»

Poggiai le mie labbra sulle sue e le nostre lingue danzarono insieme, felici diessersi ritrovate. I cuori di entrambi sussultavano di emozione.

«Mi ami?» mi chiese tra le labbra.«Sei come il sole d’estate. Come il primo giorno. Ti amo, Elly.»«Possiamo lasciare il nostro segno d'amore qui?» sorrise. Prese un lucchetto dalla

borsa e con un pennarello ci scrisse sopra i nostri nomi seguiti dalla nostra promessa:per sempre. Lo agganciammo insieme, poi la strinsi al mio petto pieno di gioia. Era dinuovo mia.

Page 178: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

EpilogoEllen

Sì, mi amava. Non aveva smesso di farlo. Come avevo potuto credere anche perun solo istante il contrario? Il nostro amore era forte e niente avrebbe potutodistruggerlo. Questa ne fu l’ennesima dimostrazione. Ci amavamoincondizionatamente, anche senza essere vicini. La distanza ci aveva distrutto il cuoree riempito la mente di pensieri, ma quando si tratta d’amore vero, nessun ostacolo èinsuperabile. Jason stava seduto sul divano, con la testa fra le nuvole, pensieroso.

«A cosa stai pensando? Ti conosco troppo bene. Dimmelo» mi avvicinai e misedetti accanto a lui.

«Non credo sia una buona idea continuare a stare insieme. Cosa faremo quando ioandrò via da qui? Non voglio perderti ancora.»

Perché si poneva queste domande stupide? Ero libera. Eravamo liberi di vivere ilnostro amore, di crearci la nostra famiglia, e di crescere nostro figlio insieme.

«Davvero non lo sai? Nessuno più potrà farmi paura. Ho denunciato tutto allapolizia. Leon non è più un mio problema. Saremo liberi di amarci, di vivere senzapaura.»

Spalancò gli occhi, nessuno lo aveva avvisato di questa piccola differenza.«Non lo sapevi?»«Non importa» replicò. «Tu hai lasciato l'università per ritornare qui, io sono a

Londra, come la gestiamo una relazione a distanza? Non posso farcela, mi spiace.»Aspettavo il momento giusto per dirgli che ero incinta, ma era già combattuto e

confuso, così avrei peggiorato la situazione.«Troveremo una soluzione. Non vorrai mica arrenderti adesso, Jas? Siamo stati

tre mesi lontani, abbiamo provato a dimenticarci, a odiarci, ma il sentimento cheproviamo è più forte, e non ci siamo riusciti. Insieme riusciremo a trovare lasoluzione» cercai di convincerlo.

La mia idea l'avevo ben chiara, per questo motivo ero abbastanza tranquilla. Eropronta a tutto pur di stare con lui.

«E se non ci riuscissimo?»«Fidati di me.» Gli passai una mano sul petto.Mi avvicinò facendomi sedere sulle sue gambe. «Ti amo.» Lo baciai.«Qualsiasi decisione prenderemo, ti prometto che sarò sempre con te» sussurrò

sulla mia bocca.Sorrisi. «Non farò di nuovo lo stesso errore. Te lo prometto. Non ti lascerò mai

più. Jas, sei mio» gli dissi sulle labbra.«Per sempre.»Ci baciammo intensamente e forse fu il primo bacio vero da quando lui aveva

messo piede a Parigi. Dopo quello del Pont des Arts. Mi strinse a sé, mi prese inbraccio e mi portò in camera. Presi in mano la situazione, per la prima volta in quelle

Page 179: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

circostanze. Ci spogliammo e mi stesi sul letto sopra di lui.«Mi sorprendi ogni volta di più» sussurrò.Mentre ero intenta a osservare il suo tatuaggio e a baciare ogni sua parte del

corpo, mi colse alla sprovvista e un attimo dopo le posizioni si invertirono. Stavasopra di me con un sorrisetto disegnato sul viso.

«Ti desidero» respirai con affanno. «Ti voglio e ti amo, amore mio.»«Mi sei mancata» sussurrò baciandomi il seno. «Non sai quanto.»«Voglio sentirti dire che mi ami. Jas, dimmelo» ansimai, mentre il suo corpo si

adattava al mio, penetrandomi.Mi scostò i capelli appiccicati sulla fronte madida di sudore e mi guardò negli

occhi, affondando dentro di me anche con le sue iridi azzurre.«Non ho mai amato nessuno più di te, piccola. Sei il mio cielo.»Purtroppo fummo interrotti sul più bello. Nudi e ansimanti, vedemmo i nostri

amici irrompere in casa e coglierci proprio nel momento più imbarazzante. Jeremy eClaire scoppiarono a ridere sulla soglia della porta.

«Oh, cazzo. Il nostro piano ha funzionato, eccome» strillò Claire.Fulminai la mia amica con lo sguardo.«Bussare è diventato un optional?» urlai, stizzita.Claire e Jeremy decisero finalmente di dileguarsi.«Dovevi contenerti, piccola» scherzò Jason. «Hanno cercato di farci riavvicinare

e finalmente ci sono riusciti.»«Neanche per sogno, dovevano almeno bussare.»«Dai, su. Non hanno visto nulla.»«Che figura! Sarò sembrata un'oca starnazzante.» Mi coprii il volto con le mani,

poi mi scappò una risatina divertita.«Devo proprio parlare? Eri con me, io adoro le oche starnazzanti mentre faccio

l’amore.»Arrossii… era adorabile.«Ti faccio rabbuiare subito, caro. E se Jeremy mi avesse vista nuda?» domandai,

sicura di togliergli il ghigno dal viso.«Non lo ha fatto. È mio amico.» Mi mordicchiò il lobo dell'orecchio.Alla fine fummo costretti ad alzarci e a raggiungere gli altri in soggiorno. Jason

deviò per andare in bagno, mentre io, imbarazzata, feci capolino in salotto.Claire mi guardò, e le scappò un risolino, poi vide la mia espressione seria e si

ricompose.«Mi dispiace.»«Avete organizzato un piano per lasciarci soli questa mattina?» chiesi.«Non è stato complicato.» Mi fece l’occhiolino.«Grazie, sei un tesoro.»Andai ad abbracciare Jeremy.«Non devi ringraziare. Avreste trovato un punto di incontro anche senza di noi.»«E la prossima volta, bussate!»

Page 180: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Strinsi tra le braccia Claire e le diedi un bacio sulla guancia. Mi sorrise e poi miporse delle patatine al formaggio da sgranocchiare.

«Adesso devo trovare le palle di dargli la notizia del lieto evento» sussurrai.Bevvi un bicchiere d'acqua.

«Quello è l'ultimo dei problemi, Ellen. Te l'assicuro. Ne sarà felice, nonostantetutto» mi rassicurò Jeremy.

Nonostante stessimo insieme da poco tempo, nonostante fossimo giovani,nonostante dovessimo finire ancora gli studi e avessimo bisogno di un lavoro e deldenaro, lui sarebbe stato felice. Non ero proprio sicura che Jason l'avrebbe presabene all’inizio, soprattutto per le responsabilità che avremmo dovuto affrontare e peril fatto che non lo avessi ancora messo al corrente.

Jason ci raggiunse in salotto e sperai che non avesse sentito nulla.«Vado a far visita alla nonna, non la vedo da tanto tempo» li avvisai. «Vuoi venire

con me?» chiesi infine a Jason.Era titubante.«Devo aiutare Jeremy e Claire per la festa di domani.»Claire avrebbe festeggiato i suoi ventidue anni. La presenza di Jason non era

necessaria. Io capii che non aveva nessuna voglia di accompagnarmi. Peccato,un’occasione persa!

«Non importa. Vado da sola.»Avevo sperato di averlo vicino per mostrargli la tomba dei miei genitori, ma

capivo che per lui era ancora presto e non riusciva a lasciarsi andare del tutto.Arrivata a casa della nonna, trascorremmo il pomeriggio di fronte a una tazza di tè edei biscotti fatti in casa.

«David non c'è? Volevo parlare a entrambi» le domandai.«Tuo fratello non è qui. Tesoro, non devi preoccuparti. Noi siamo dalla tua parte.

Zia Anita difende suo marito, non importa.»«Zia Anita sapeva tutto, nonna» risposi, seccata. «Non sono venuta solo per

questo.»«Dimmi, allora.»«Aspetto un bambino, nonna» le confessai.«C-cosa?» balbettò.«Mi sono innamorata ed è successo. Non voglio distruggere la vita che sta

crescendo in me. So che sono ancora piccola, ma non così tanto. Mi conosci, sai comesono fatta. È un passo importante, impegnativo e pieno di responsabilità, ma io sonopronta» terminai, terrorizzata all'idea che potesse restarci male. «Non aveviimmaginato il mio futuro così, lo so. Ma io sono felice.»

«E il papà?» chiese.«C'è, nonna. Ci amiamo. Siamo giovani, ma responsabili.»«Responsabili, ne sei sicura? Guarda in che casino vi siete cacciati, bambina

mia.»«No, non è un casino. È quello che vogliamo, non abbiamo intenzione di uccidere

Page 181: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

nostro figlio.»Parlavo come se Jason fosse già a conoscenza di tutto ciò, ma ero sicura che lui

non mi avrebbe mai fatto interrompere la gravidanza.«Tua mamma ne sarebbe felice» mi sussurrò, con gli occhi lucidi.«Dici? Sai, a volte penso che invece non sia contenta di me.»«I tuoi genitori saranno sempre felici di te, qualunque scelta farai. Loro ti

appoggeranno sempre, ricordalo.»Me ne andai verso l’ora di cena. Avevo un senso persistente di nausea come i

primi giorni, forse era stata la giornata pesante. Quando rientrai, mi diressi al bagno, evomitai. Non c’era proprio verso di farlo passare quel periodaccio!

«Ehi, tutto bene?»Claire.Aprii la porta e la feci entrare.«Andava bene fino a questa mattina. Poi la giornata si è capovolta.»«Jason sta riflettendo, è in conflitto con se stesso.»«Perché è così vulnerabile? Questa mattina sembrava convinto delle nostre scelte.

E se avesse capito che non mi ama veramente?»La paura mi stava attanagliando.«Una cosa è certa, nessuno ti ama più di lui.»Speravo che fosse così.Jeremy e Jason stavano parlando sul balcone. Non li disturbai e mi rifugiai nella

stanza di Claire, per cercare ancora rassicurazioni e conforto. Non ero dell’umoreadatto per sostenere una discussione sul futuro con Jason. Volevo riprendermi dallagiornata stancante appena trascorsa.

Il pigiama di Jeremy era abbandonato sul letto.«Dormite insieme?» proruppi sorpresa.«Sì» sussurrò. «Ci siamo organizzati per bene, non preoccuparti» concluse,

evitando il mio sguardo.«Sono cose che non mi riguardano, ma...» mi interruppe.«Ti riguardano, invece. Devi stare tranquilla. Siamo solo amici. È tutto sotto

controllo, davvero.»I suoi occhi mi comunicavano altro, ma non insistei per non metterla in difficoltà.

A tempo debito mi avrebbe parlato e confessato i suoi sentimenti per Jeremy. Non erocieca. Me ne andai a letto, esausta, dopo una giornata passata a resistere alla nausea.Quando Jason entrò nella stanza, feci finta di dormire, troppo provata per riuscire adargli spiegazioni sul mio stato di salute.

«Speravo davvero di riuscire a dimenticarti. Mi hai fatto tanto male, ma nonriesco a far a meno di te. Ogni tentativo di scordarmi di noi è un fallimento. Devorischiare un'altra volta. Mettere di nuovo in gioco il mio cuore per te. Elly, non farmipentire di questa scelta» sussurrò, poi mi diede un bacio sulla fronte e si stese al miofianco.

Era pronto a cancellare il passato, pronto a perdonarmi. Crollai rilassata cullatadalle sue braccia.

Page 182: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

*****«Ho deciso l'abito che indosserò questa sera» dissi a Jeremy, quando ci trovammo

soli in casa. Claire e Jason erano andati a fare un giro.Gli feci vedere il mio abito lungo bianco, con gli strass sul petto. Lo provai.«Si nota qualcosa?» chiesi, guardandomi allo specchio.«Si nota quanto sei bella, tesoro. Non preoccuparti è largo abbastanza sul punto

vita.»Jeremy era sempre gentile con me, lì a Londra non avevo trovato soltanto l'amore,

ma anche un amico davvero speciale.«Grazie, Jeremy, per esserci sempre stato da quando ti conosco. Grazie per

avermi aiutata, nonostante ti avessi chiesto una cosa inaudita. Senza il tuo aiuto non nesarei stata capace. Quindi grazie, veramente. Ti voglio bene.» Lo abbracciai,sinceramente emozionata. Tutto ciò che gli avevo detto era vero.

«Ti ho già detto che non devi farlo. Voglio vedervi felici, è questo che meritate.»Appena si fece sera mi preparai insieme a Claire.«Glielo dirai questa sera?» mi domandò.«Non lo so.»Avrei voluto farlo, ma dovevo essere certa di aver raccolto una buona dose di

coraggio.«Devi farlo quanto prima» mi ricordò.Annuii, consapevole della sua piena ragione. Mi vestii e per quell'occasione mi

truccai. Misi del fard, per arrossare le mie guance molto pallide, e del lucidalabbra.«Una meraviglia.» Mi guardò estasiata Claire.«Smettila, guarda come sei sexy tu. Vuoi fare una strage di cuori?»Indossava un abito lungo nero, con dei tacchi vertiginosi.«Ne basterebbe uno.»Arrossì e io inevitabilmente cambiai espressione.«Sto solo dicendo che me ne basta uno di uomo che mi ami e mi apprezzi, se mai

lo troverò» mi precedette.«Non ti vedo serena, Claire.»«Ti sbagli. Non sono mai stata più serena di così in vita mia. E adesso, basta

paranoie. Oggi solo belle notizie, hai capito?» mi avvisò.Fosse stato per me, le novità positive sarebbero arrivate. Io, però, ero convinta

che lei sotto sotto provasse qualcosa per Jeremy. Dormivano insieme, trascorrevanoun sacco di tempo insieme… ero convinta che avessero fatto l’amore insieme!Rinunciai a parlarle. Quando, però, scoprii che saremmo andati con Thomas, miripromisi di farle cambiare idea sul bell’imbusto. Lo detestavo. La mia amica non erafelice con lui.

«Ma questi due chi sono?» domandò, scontroso.«Amici, Tom. Rilassati» lo rassicurò Claire.«Hanno entrambi un nome, Thomas. Jason e Jeremy, tienili bene in mente» lo

rimproverai.

Page 183: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Claire mi lanciò un’occhiata ammonitrice che mi diceva chiaramente di nonprovocarlo. Era mia abitudine punzecchiare quell’odioso esponente di sessomaschile, arrogante e insopportabile. Non l’avrei fatto soltanto perché era stata la miamigliore amica a chiedermelo, ma sarei stata tentata di trattarlo come un imbecillefino a notte fonda. Se lo meritava, in fondo.

«Te li scopi entrambi?» mi provocò lui.«Uno è sufficiente. Riesce a darmi tutto ciò che non riesci a dare tu a Claire:

l'amore» ribattei, sarcastica.Forse non avrei dovuto. Claire mi fissava furiosa. Era stato più forte di me,

Thomas mi serviva battute simili su un piatto d’argento.«Tom, non parlarle così. E tu, Ellen, per favore sta' zitta» intervenne lei.Si baciarono. Che scena orripilante!Chiusi la bocca, cercando di non far notare il mio nervosismo. Stare vicino a

quell’essere mi metteva ansia. Quando scendemmo dalla macchina, l’unica cosa arincuorarmi era la presenza accanto a noi di Jeremy e Jason. Senza di loro sarei statatentata più volte di distruggere Thomas a furia di battutine pesanti e imbarazzanti soloper il gusto di vederlo sbiancare dalla rabbia.

«Sei splendida, Elly» mi disse Jason.Lo ringraziai. Le guance rosse. La spalla di Claire urtò appositamente la mia per

attirare la mia attenzione. Mortificata, mi parlò.«Scusami. Non volevo trattarti in quel modo.»«Mi importa soltanto che tu sia felice» le dissi.«Lo sono.»Non ci credevo, ovvio. Entrammo nel locale, molto ampio; le luci soffuse ci

davano il benvenuto. Jason era di fronte a me ed era incantevole. Indossava unacamicia bianca sagomata, pantaloni neri e giacca scura. Sembrava pronto per unasfilata di moda. Lo divoravo con gli occhi.

«Sei bellissima» ripeté per l’ennesima volta.Mi avvicinò al suo petto e sussurrò al mio orecchio parole dolci e seducenti.

Ricambiai allo stesso modo.«Anche tu non sei male, sei sexy.» Gli diedi un bacio fugace.Presi la sua mano e lo trascinai in pista per un ballo.«Balla con me.»«Non sono capace, Elly.»«Non mi importa.»«Attenta ai piedi» scherzò.Mi strinse a sé e un attimo dopo mi pestò un piede. Mi venne da ridere.«Scusa. Te l’avevo detto.»Non riuscii a trattenere una risatina. Non era certo per ballare che lo avevo

allontanato dagli altri, ma per parlargli di noi due. Era necessario sapere cosapassasse per la sua testa.

«Mi hai perdonata, vero?» Sollevai lo sguardo su di lui.

Page 184: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

«Non avrei potuto fare diversamente.» Alzò gli occhi al cielo.«È un sì?»«Sì.»Poggiai il capo sul suo petto, poi ritornai a guardarlo.«Ricominciamo, Elly. Come se ci stessimo conoscendo adesso, con una sola

differenza: io ti amo già.»La musica cambiò e partirono le note di You are so beautiful. Era la nostra

canzone. Lo strinsi forte a me, ricordando ogni attimo trascorso nella speranza che miamasse, ogni meravigliosa sensazione provata con lui vicino. Non volevo nient’altrodalla vita.

«Continuiamo da dove abbiamo interrotto, solo che d'ora in poi saremo in tre adamarci. D'accordo?» sussurrai al suo orecchio.

«In tre?» domandò con lo sguardo pieno di domande.«Io, te e nostro figlio.»Gli presi la mano e la posizionai sulla mia pancia. Nonostante il mio corpo fosse

teso, sentivo la sua mano, le dita che si muovevano per percepire la rotondità del mioventre. Gli occhi si spalancarono per la sorpresa e la bocca si schiuse, meravigliatadalla nuova scoperta. La mia pancia era prominente, ma non così tanto. Non si potevaevincere da un semplice arrotondamento, potevo semplicemente essere ingrassataqualche chilo.

«Aspetti un bambino?» domandò, la voce piena di emozione. Annuii, attenta allasua reazione.

«Nostro figlio» sospirò e ripeté più volte la parola a bassa voce, come se volesseconvincersi della realtà di quella parola.

Mi fece volteggiare tra le sue braccia e mi baciò come se fosse stata la primavolta.

«Ti amo, e vi amerò per sempre» sussurrò sulla mia bocca.«Anche noi ti amiamo già, papà» risposi.«Per sempre, amore mio» giurò.

*****Quattro mesi dopo.Ero appena entrata al settimo mese di gravidanza. Avevamo scoperto il sesso

della nostra creatura. Era una femmina. Tutto procedeva a gonfie vele, cresceva avista d'occhio, come il mio pancione che sembrava un palloncino pronto a scoppiare.

«Non sta un attimo ferma.» Sussultai all'ennesimo calcio.«Vuole conoscere i suoi genitori» mi prese in giro Jason.«È ancora presto, piccola» le parlai.Stavamo facendo le valigie e Jason mi abbracciò da dietro, baciandomi sul collo.«Ti andrebbe di venire con me, prima di partire? L’aereo è fra quattro ore.»«Dove volete, Principesse. Vi porterei anche in capo al mondo.»«Sarai un papà splendido, Jas.»«Non sarò perfetto, ma ci proverò con tutte le mie forze. Te lo prometto» sussurrò.

Page 185: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Non sapeva quanto invece fosse bravo, dolce e premuroso. Insomma, avevamodiciannove anni appena compiuti, ma lui… lui vestiva il ruolo di padre allaperfezione e non se ne rendeva conto.

«Cammina, stupido» lo spinsi e uscimmo di casa.«Hai i piedi un po’ gonfi, Elly.»«È normale. Ho la schiena dolente, la piccola continua a crescere.» Mi prese sotto

braccio e camminammo ancora.Entrammo al cimitero. Era sempre triste raggiungere quel luogo per me. Per

quanto potessi stare in “compagnia” dei miei genitori, non faceva che ricordarmi quelbrutto incidente. Risvegliava tutto quanto.

«Santo cielo. Non c’è nemmeno un fiore decente. Sono secchi.»Jason sciacquò i vasi e la superficie del marmo della tomba, mentre io iniziavo a

sistemare i fiori nuovi nei vasi. Per fortuna, la nonna aveva deciso di acquistare unposto per farli stare insieme, anche dopo la morte. Nonostante il presunto tradimentodi mio padre, non si sarebbe mai saputa la verità e io non ero interessata a scoprirla.

«Secondo te saranno contenti?» sussurrai.«Di cosa?»«Di me. Della persona che sono diventata. Della realtà che sto vivendo e del

futuro che mi si prospetta.»Tolsi l’ultimo fiore secco e lo gettai nel contenitore dei rifiuti. «Piccola, non

dovresti pensare il contrario. I tuoi genitori ti amano. Sei una persona meravigliosa.Una donna e una mamma splendida. Cosa hai da rimproverarti?»

«Io… be’, non credo avessero progettato questo per me. Insomma, diventaremamma è una responsabilità che forse non sono in grado di sostenere. Ho paura. Pauradi non essere all’altezza, Jason.»

Paura di non essere in grado di crescere mia figlia nel modo giusto. Paura di nonsaperla amare abbastanza come ogni figlio merita.

«Non sei sicura? Io amo la creatura che porti in grembo più della mia vita.»«Jason, anche io. Voglio questa bambina. Ho soltanto timore di non essere in

grado di darle l’amore, l’affetto che merita» lo guardai e lui mi sorrise.«Non è possibile, Elly. Sei la persona più dolce che io conosca, hai un cuore

grande. Ami me e non facile farlo. Figurati se non amerai nel modo giusto tua figlia.»Amare lui era così facile, mi veniva spontaneo. Non potevo farne a meno.«Tu sei così sereno…»«Quando terrai tra le braccia la nostra bambina ogni paura si dissolverà. Tutto

acquisirà un senso logico. La nostra vita avrà un nuovo obiettivo: amarla. Amarlacome siamo stati amati noi. E amarla come avremmo voluto essere amati.»

«Mi innamoro sempre più di te. Lo faccio ogni volta che i tuoi occhi mi guardano.Mi sembra sempre come la prima volta. Ti amo.»

Insieme avremmo potuto superare ogni difficoltà, prima come marito e moglie, poicome genitori della nostra splendida piccola. Jason era l’uomo della mia vita, la miaanima gemella, e io avevo combattuto per lui e la libertà di amarlo. Avrei combattuto

Page 186: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

allo stesso modo per la felicità di mia figlia. Non avrei lasciato che nessuno lefacesse mai del male.

«Sono contento che sia riuscita a portarmi qui con te.»«È stato un passo difficile, tanto quanto importante. Guarda qui.»Gli presi la mano e lo avvicinai alla foto ricordo di mia madre. Era bellissima, in

quel periodo era bella in carne, con le guance paffute. La gravidanza aveva fatto lostesso effetto a entrambe. Era incinta e teneva me in grembo.

«Ti somiglia tanto» toccò la foto e sfiorò il nome inciso nel marmo: “JulietteBonné”.

«Da bambina mi diceva che ero la sua fotocopia in miniatura. Stesso colore dicapelli, stessa carnagione lattea, e gli occhi…»

«Gli occhi sono inconfondibili.»«Lui è mio padre. Le somiglianze non si notano, ma caratterialmente, be’,

senz’altro ho preso da lui.»«Vuoi dirmi che tuo padre era scontroso come te?»«Quasi. Con il tempo, ho costruito il mio muro. Dietro la mia permalosità si cela

la vera Ellen. E tu, adesso, la conosci. Sai davvero ogni attimo del mio passato, saichi sono. E sai comprendermi, per me questo è tanto.»

Ritornammo a casa. I miei piedi chiedevano pietà, per fortuna in aereo sarei statacomoda, e avrei anche provato a dormire.

Salutammo Claire e Jeremy, che si sarebbe soffermato ancora un po' lì a Parigi.«Addio Parigi mia» mormorai.«Addio un corno, Ellen. Devi venire a trovarmi anche tu, e non puoi dimenticarti

della nonnina» mi guardò la mia migliore amica in cagnesco.Risi, e parlai: «Ti verremo a trovare, tranquilla! Tanto un appartamento in cui

poter dormire lo abbiamo.» La abbracciai.David si era trasferito a Lione, per questioni di lavoro, ma anche per poter

convivere con la sua fidanzata, perciò dovetti dargli un saluto veloce al telefono. Loinvitai a venirmi a trovare, un giorno o l’altro. Salutai anche mia nonna, che scoppiò apiangere di fronte al mio enorme pancione e si fece promettere che saremmo tornati dalei, una volta nata la bimba.

Arrivammo a Londra. Jason abbandonò il campus e, con l'accordo di Megan, citrasferimmo momentaneamente nella casa della loro mamma. Chiese al suo datore dilavoro, George, nonché amico, per fortuna, di poter lavorare tutti i giorni, e non soloil fine settimana, e presero accordi per un contratto duraturo. Avevamo deciso che,dopo la mia gravidanza, e appena la bambina fosse cresciuta un po' e sarebbe potutaandare all’asilo, mi sarei impegnata a trovare un lavoro mattutino e, su questo, nonobiettò. Intanto, mia nonna mi aveva regalato un bel gruzzoletto, per poter vivere piùtranquilli.

Chanel - così si sarebbe chiamata - cresceva in salute, e pesava la bellezza di duechili e trecento grammi.

Adesso potevamo dirci felici e niente al mondo avrebbe potuto metter fine ai

Page 187: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

nostri sentimenti.

FINE.

Page 188: Marianna Mineo - La Nostra Promessa d'Amore

Ringraziamenti

Innanzitutto grazie a te, lettore!Grazie d’essere arrivato fin qui, di aver camminato insieme ai protagonisti, e

spero che Ellen e Jason siano arrivati dritti al tuo cuore.In questo percorso sto scoprendo e conoscendo persone meravigliose, quindi

colgo l’occasione per ringraziare tutte.Grazie ad Elisabetta Baldan per la splendida copertina, hai dato un volto perfetto

ai miei ragazzi.Se questa storia esiste, se ho trovato la forza di scriverla e condividerla, e

soprattutto merito vostro, miei cari lettori.

GRAZIE A TUTTI!