MARIA TERESA FOSSATI LA MORTE DI GEORGE FLOYD LA … · diritto, ma che nello stesso tempo tiene...

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LA GIORNATA DELL’AMBIENTE E COVID CARLO BRIDI D iventa tema di riflessione centrale per il grande pensatore ebreo mor- to suicida in Portogallo nel 1940, le cui riflessioni rappresentano una modernità ancora oggi indi- scussa. Il fatto drammatico della conoscenza che legava George Floyd all’agente Derke Chau- vin ricorda molto l’episodio del film di Stan- ley Kubrick “Arancia Meccanica”, dove la vendetta personale si manifesta come vio- lenza naturale da distinguere dalla “giusti- zia dei fini” come osserva acutamente Ben- jamin. La violenza in sé non può essere mai un fine; e la violenza come prodotto natura- le appartiene alla sfera del giusnaturali- smo, al diritto naturale. Ma è lecito usare la violenza come mezzo oggi per “garantire” la giustizia dei fini, per garante l’ordine e il rispetto del vivere sociale? Questo il proble- ma morale che Benjamin propone alla socie- tà europea in quegli anni attraversata dalle rivolte sociali e alle tensioni rivoluzionarie delle ideologie. Il problema per la giustizia è la legittimità dell’utilizzo di certi mezzi. Scrive Benjamin. “Il diritto positivo è cieco per l’incondizionatezza dei fini mentre il diritto naturale è cieco per il condiziona- mento dei mezzi”. Come mantenere l’ordine e il rispetto del- le leggi nel regno dei fini senza ricorrere al- la punizione educativa? In questo senso si costituisce lo Stato che utilizza l’istituzione militare con l’obbligo di difendere in extre- mis con la violenza i fini dello Stato stesso. Benjamin si trova in un’epoca dove sia de- stra che sinistra usavano la violenza e la giu- stificavano per salire al potere come poi av- venne sia nei regimi comunisti che in quelli fascisti e vedeva in questa violenza un dera- gliamento della società dai fini stessi del di- ritto. Come poi la storia ha drammatica- mente mostrato. Più si punisce più si crea violenza e questa spinge alla deriva il vivere sociale umano. A partire dalla stessa religio- ne, e dallo stesso rapporto di sudditanza sul lavoro. L’essere umano ha diritto di sottrar- si alla violenza e in questo lo “sciopero” ap- pare un modo di questo sottrarsi non solo dell’individuo ma anche delle masse. Ma una volta messo sotto controllo il diritto naturale facilmente il di- ritto naturale del singolo indivi- duo scrive Benjamin “sorge mi- nacciosa la simpatia della fol- la contro il diritto” e para- dossalmente la violenza si presenta “proprio là, dove le è ancora permes- so manifestarsi anche secondo l’ordine giuri- dico attuale”. Si realizza un para- dosso: “da una parte la massa simpatizza contro il diritto costi- tuito dall’altra questa violenza naturale del- le masse si manifesta dove le società lascia- no libere le masse di manifestare”. È solo il 1920 quando Benjamin scrive questo sag- gio, ma sono immagini che vediamo tutti i giorni da Hong Kong al Cile e oggi negli Sta- ti Uniti. Per uscire da questa sorta di scacco tra diritto naturale violento e stato “dei fini” del vivere sociale Benjamin invita a elimina- re totalmente la violenza che si realizza quando gli organi di polizia che intervengo- no “per ragioni di sicurezza” incarnano il “potere” “sovrano”, il senso più profondo del potere legislativo ed esecutivo. Quando questo senso “sovrano” viene meno, scop- piano le guerriglie, gli scontri i disordini e gli scontri drammatici. È il problema delle democrazie moderne che devono garantire da una parte l’ordine “dei fini” e dall’altra il diritto delle masse a manifestare contro questo stesso ordine. La condanna assoluta della violenza co- me mezzo è affidata da Benjamin al duali- smo classico tra la violenza dei miti e la “vio- lenza” divina che rappresenta con la difesa della vita e dello spargimento di sangue la sua antitesi, perché “il sangue è simbolo della nuda vita”. Paradossalmente, la violenza scompare idealmente, quando scompare ogni forma di diritto, ma l’esistenza tout court non è superiore all’esistenza “giusta” che a quel punto non dovrebbe neppure difendersi. Per cui è riprovevole ogni violenza mitica che pone un diritto dominante, come ripro- vevole è l’uso della violenza che difende questo presunto diritto, mentre la vera vio- lenza che governa (waltende) deve essere quella dove prevale l’aspetto ordinato e ra- zionale. Una riflessione di cento anni fa sulla fragi- lità della democrazia di fronte alla violenza della massa, mai così attuale visto il vulca- no del mondo attuale, nemica naturale del diritto, ma che nello stesso tempo tiene sog- giogata la massa. Il dramma che oggi ha colpito Floyd non è che l’ultimo di una lunghissima serie di scontri tra la massa e l’ordine costi- tuito, vissuti anche nel nostro paese. Ma le cause e le soluzioni non sono nel- la vendetta, come ci insegna Benja- min, ma nell’eliminazione totale della violenza rinunciando anche alla “puni- zione educativa”, una sorta di “perdo- no”, consci che esiste un meccanismo naturale incontrollabile nel movimen- to delle masse che vanno affrontate con uno spirito “sovrano” e “ra- zionale” che hanno come sco- po una società veramente umana fondata sui “fini”. I l tema dell’enciclica è particolarmente attuale di fronte a una pandemia che ci ha colto tutti impreparati, nono- stante il moltiplicarsi di studi che da anni evidenziano le connessioni tra l’azione antropica distruttiva sull’am- biente e il rischio di diffusione di nuovi virus. “Tutto è in- terconnesso, non ci sono due crisi separate, una ambientale e una sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-so- cio-ambientale. Come potevamo pensare di vivere sani in un ambiente malato”? si chiede oggi Papa Francesco. Data l’importanza e l’attualità dell’enciclica, il Papa ha deciso di proporre un anno intero all’insegna dell’Enciclica dal 24 maggio 2020 al 24 maggio 2021. Dopo il Covid 19 occorre rendersi conto che se vogliamo governare la pandemia, per dirlo con le parole usate dal nostro direttore Paolo Manto- van, “è necessario rivedere totalmente gli obiettivi del no- stro futuro, in primo luogo ambiente e sostenibilità, applica- te in tutti i settori”. Ma pare evidente, come ricorda l’antro- pologo premio Pulitzer, Jared Diamond, che il Covid 19 è la prima lotta globale dell’umanità: sarà un utile insegnamen- to per la ben più seria guerra in difesa dell’ambiente. L’e- mergenza Covid sta diventando il primo esempio di una massiccia risposta globale a un enorme problema globale, e il cambiamento climatico è già sul tavolo di discussione, prosegue l’antropologo. Egli sul futuro è ottimista: «Più o meno per il prossimo anno avremo vinto la guerra contro il coronavirus e questo ci servirà di modello stimolando a li- vello mondiale risposte ad altri problemi globali». La popo- lazione della Terra è raddoppiata in cinquant’anni, e le emis- sioni di Co2 di produzione antropica sono aumentate di cir- ca un quarto, arrivando a 410 parti per milione. La tempera- tura globale è aumentata di un grado dal 1970, e l’ultimo in- verno è stato il più caldo che si possa ricordare, in Italia 3 gradi sopra la media. La biodiversità, tema di quest’anno, è in pericolo, secondo l’ONU ogni giorno scompaiono oltre 70 specie di piante, animali, insetti, e i ricchi diventano sem- pre più ricchi e i poveri sempre più poveri. In questo qua- dro, l’Italia prosegue imperterrita nell’export di armi, che nel 2019 ha superato la cifra di 5 miliardi di euro, ma quel che è più grave anche a Paesi in guerra e a regimi dittatoriali. Certo, lo scenario post-Covid, visto dall’Italia di sicuro non è fra i più rosei, e rischia di mettere a repentaglio anche i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, a cinque anni dalla Cop 21 di Parigi, sottoscritta dalla maggior parte dei Paesi del pianeta, esclusi i più inquinatori: Cina, Usa e Brasile. “Ma il punto sa- rà come comportarsi per far rimanere l’Italia in linea con l’Agenda 2030 e il Green Deal europeo afferma Enrico Gio- vannini portavoce di ASviS, (Alleanza italiana per lo svilup- po sostenibile). Grande importanza ha il Goal n° 15 dell’Agenda 2030: Vi- ta sulla Terra. Questo mira a garanti- re la conservazione, il ripristino e l’uso sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestre mobili- tando risorse significative da tut- te le fonti per finanziare la ge- stione sostenibile delle foreste e fornire ade- guati incentivi ai pae- si in via di svilup- po anche per la ri- forestazione. Cia- scuno deve fare la propria parte. M entre il peggio è alle spal- le, mentre s’impara a con- vivere con il virus, ma pu- re con le incognite e le pau- re che si porta dietro, aspetti sgradevoli emergono come conseguenza della pandemia. Conti- nua la conta dei morti, molti nelle case di riposo, ma poi sembra che sia aperta la caccia al colpevole. O forse è iniziata “l’invenzione del colpevo- le”, giusto per ispirarsi alla magnifi- ca mostra sul Simonino. Succede da noi, in Lombardia, in Veneto, e anche in Europa. Ci sono nell’aria denunce, class action, cau- se, querele, richieste di liquidazioni per danni. Sulle morti nelle Rsa la magistratura indaga? Ben venga. Qualcuno medita iniziative legali? Magari fa due conti e ci conta? I giu- dici chiariranno. O archivieranno. Eppure nelle residenze, dove pre- murosi figli hanno consegnato i loro genitori, non hanno ammazzato nes- suno. L’epidemia ha fatto un’ecatombe, ma qualcuno pensa che ciò fosse vo- luto, magari pianificato? Ci sono sta- ti errori? È possibile, ma chi se l’a- spettava una sciagura di tali propor- zioni? Si è trattato di sottovalutazio- ne? È probabile, ma chi mai era pre- parato ad affrontare un dramma si- mile? Per di più caratterizzato da gra- vità e rapidità ignote? Ora, giustifica- te o no che siano, non è il momento delle dispute. Le più tristi? Quelle fra medici. In passato le Rsa non erano indi- spensabili come ai tempi nostri. Nelle famiglie numerose i vecchi restavano in casa, davano una ma- no, erano utili fino alla fine. Ora: po- chi figli, case piccole, tutti al lavoro, genitori anziani soli. A volte affidati a badanti o, per l’appunto, portati nelle “case di riposo”. È indubbio che non si può biasima- re un figlio, spesso unico, con fami- glia e lavoro, se non si occupa dei ge- nitori anziani, magari ammalati, se non addirittura affetti da ingestibili malattie generative. Non ce la può fare. E meno male che riesce a trova- re un posto in quelle strutture co- struite per questo. È una verità sco- moda, ma è evidente che gli indiscu- tibili progressi della medicina più della vita a volte hanno allungato la vecchiaia. Con le sue ovvie conse- guenze. PICCOLA CITTÀ MARIA TERESA FOSSATI L’ASSURDA RICERCA DEL COLPEVOLE SEGUE DALLA PRIMA PAGINA LA MORTE DI GEORGE FLOYD E ARANCIA MECCANICA MARCO ZULBERTI 7 TRENTINO Venerdì 5 giugno 2020

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LA GIORNATA

DELL’AMBIENTE E COVID

CARLO BRIDI

Diventa tema di riflessione centrale per il grande pensatore ebreo mor-to suicida in Portogallo nel 1940, le cui riflessioni rappresentano una modernità ancora oggi indi-

scussa.Il fatto drammatico della conoscenza che

legava George Floyd all’agente Derke Chau-vin ricorda molto l’episodio del film di Stan-ley Kubrick “Arancia Meccanica”, dove la vendetta personale si manifesta come vio-lenza naturale da distinguere dalla “giusti-zia dei fini” come osserva acutamente Ben-jamin. La violenza in sé non può essere mai un fine; e la violenza come prodotto natura-le appartiene alla sfera del giusnaturali-smo, al diritto naturale. Ma è lecito usare la violenza come mezzo oggi per “garantire” la giustizia dei fini, per garante l’ordine e il rispetto del vivere sociale? Questo il proble-ma morale che Benjamin propone alla socie-tà europea in quegli anni attraversata dalle rivolte sociali e alle tensioni rivoluzionarie delle ideologie. Il problema per la giustizia è la legittimità dell’utilizzo di certi mezzi. Scrive Benjamin. “Il diritto positivo è cieco per l’incondizionatezza dei fini mentre il diritto naturale è cieco per il condiziona-mento dei mezzi”.

Come mantenere l’ordine e il rispetto del-le leggi nel regno dei fini senza ricorrere al-la punizione educativa? In questo senso si costituisce lo Stato che utilizza l’istituzione militare con l’obbligo di difendere in extre-mis con la violenza i fini dello Stato stesso. Benjamin si trova in un’epoca dove sia de-stra che sinistra usavano la violenza e la giu-stificavano per salire al potere come poi av-venne sia nei regimi comunisti che in quelli fascisti e vedeva in questa violenza un dera-gliamento della società dai fini stessi del di-ritto. Come poi la storia ha drammatica-mente mostrato. Più si punisce più si crea violenza e questa spinge alla deriva il vivere sociale umano. A partire dalla stessa religio-ne, e dallo stesso rapporto di sudditanza sul lavoro. L’essere umano ha diritto di sottrar-si alla violenza e in questo lo “sciopero” ap-pare un modo di questo sottrarsi non solo dell’individuo ma anche delle masse. Ma una volta messo sotto controllo il diritto naturale facilmente il di-ritto naturale del singolo indivi-duo scrive Benjamin “sorge mi-nacciosa la simpatia della fol-la contro il diritto” e para-dossalmente la violenza si presenta “proprio là, dove le è ancora permes-so manifestarsi anche secondo l’ordine giuri-dico attuale”.

Si realizza un para-dosso: “da una parte

la massa simpatizza contro il diritto costi-tuito dall’altra questa violenza naturale del-le masse si manifesta dove le società lascia-no libere le masse di manifestare”. È solo il 1920 quando Benjamin scrive questo sag-gio, ma sono immagini che vediamo tutti i giorni da Hong Kong al Cile e oggi negli Sta-ti Uniti.

Per uscire da questa sorta di scacco tra diritto naturale violento e stato “dei fini” del vivere sociale Benjamin invita a elimina-re totalmente la violenza che si realizza quando gli organi di polizia che intervengo-no “per ragioni di sicurezza” incarnano il “potere” “sovrano”, il senso più profondo del potere legislativo ed esecutivo. Quando questo senso “sovrano” viene meno, scop-piano le guerriglie, gli scontri i disordini e gli scontri drammatici. È il problema delle democrazie moderne che devono garantire da una parte l’ordine “dei fini” e dall’altra il diritto delle masse a manifestare contro questo stesso ordine.

La condanna assoluta della violenza co-me mezzo è affidata da Benjamin al duali-smo classico tra la violenza dei miti e la “vio-lenza” divina che rappresenta con la difesa della vita e dello spargimento di sangue la sua antitesi, perché “il sangue è simbolo della nuda vita”.

Paradossalmente, la violenza scompare idealmente, quando scompare ogni forma di diritto, ma l’esistenza tout court non è superiore all’esistenza “giusta” che a quel punto non dovrebbe neppure difendersi. Per cui è riprovevole ogni violenza mitica che pone un diritto dominante, come ripro-vevole è l’uso della violenza che difende questo presunto diritto, mentre la vera vio-lenza che governa (waltende) deve essere quella dove prevale l’aspetto ordinato e ra-zionale.

Una riflessione di cento anni fa sulla fragi-lità della democrazia di fronte alla violenza della massa, mai così attuale visto il vulca-no del mondo attuale, nemica naturale del diritto, ma che nello stesso tempo tiene sog-giogata la massa.

Il dramma che oggi ha colpito Floyd non è che l’ultimo di una lunghissima serie di scontri tra la massa e l’ordine costi-tuito, vissuti anche nel nostro paese. Ma le cause e le soluzioni non sono nel-la vendetta, come ci insegna Benja-min, ma nell’eliminazione totale della violenza rinunciando anche alla “puni-zione educativa”, una sorta di “perdo-no”, consci che esiste un meccanismo naturale incontrollabile nel movimen-to delle masse che vanno affrontate

con uno spirito “sovrano” e “ra-zionale” che hanno come sco-

po una società veramente umana fondata sui “fini”.

Il tema dell’enciclica è particolarmente attuale di fronte a una pandemia che ci ha colto tutti impreparati, nono-stante il moltiplicarsi di studi che da anni evidenziano le connessioni tra l’azione antropica distruttiva sull’am-biente e il rischio di diffusione di nuovi virus. “Tutto è in-

terconnesso, non ci sono due crisi separate, una ambientale e una sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-so-cio-ambientale. Come potevamo pensare di vivere sani in un ambiente malato”? si chiede oggi Papa Francesco. Data l’importanza e l’attualità dell’enciclica, il Papa ha deciso di proporre un anno intero all’insegna dell’Enciclica dal 24 maggio 2020 al 24 maggio 2021. Dopo il Covid 19 occorre rendersi conto che se vogliamo governare la pandemia, per dirlo con le parole usate dal nostro direttore Paolo Manto-van, “è necessario rivedere totalmente gli obiettivi del no-stro futuro, in primo luogo ambiente e sostenibilità, applica-te in tutti i settori”. Ma pare evidente, come ricorda l’antro-pologo premio Pulitzer, Jared Diamond, che il Covid 19 è la prima lotta globale dell’umanità: sarà un utile insegnamen-to per la ben più seria guerra in difesa dell’ambiente. L’e-mergenza Covid sta diventando il primo esempio di una massiccia risposta globale a un enorme problema globale, e il cambiamento climatico è già sul tavolo di discussione, prosegue l’antropologo. Egli sul futuro è ottimista: «Più o meno per il prossimo anno avremo vinto la guerra contro il coronavirus e questo ci servirà di modello stimolando a li-vello mondiale risposte ad altri problemi globali». La popo-lazione della Terra è raddoppiata in cinquant’anni, e le emis-sioni di Co2 di produzione antropica sono aumentate di cir-ca un quarto, arrivando a 410 parti per milione. La tempera-tura globale è aumentata di un grado dal 1970, e l’ultimo in-verno è stato il più caldo che si possa ricordare, in Italia 3 gradi sopra la media. La biodiversità, tema di quest’anno, è in pericolo, secondo l’ONU ogni giorno scompaiono oltre 70 specie di piante, animali, insetti, e i ricchi diventano sem-pre più ricchi e i poveri sempre più poveri. In questo qua-dro, l’Italia prosegue imperterrita nell’export di armi, che nel 2019 ha superato la cifra di 5 miliardi di euro, ma quel che è più grave anche a Paesi in guerra e a regimi dittatoriali.

Certo, lo scenario post-Covid, visto dall’Italia di sicuro non è fra i più rosei, e rischia di mettere a repentaglio anche i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, a cinque anni dalla Cop 21 di Parigi, sottoscritta dalla maggior parte dei Paesi del pianeta, esclusi i più inquinatori: Cina, Usa e Brasile. “Ma il punto sa-rà come comportarsi per far rimanere l’Italia in linea con l’Agenda 2030 e il Green Deal europeo afferma Enrico Gio-vannini portavoce di ASviS, (Alleanza italiana per lo svilup-po sostenibile).

Grande importanza ha il Goal n° 15 dell’Agenda 2030: Vi-ta sulla Terra. Questo mira a garanti-re la conservazione, il ripristino e l’uso sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestre mobili-tando risorse significative da tut-te le fonti per finanziare la ge-stione sostenibile delle foreste e fornire ade-guati incentivi ai pae-si in via di svilup-po anche per la ri-forestazione. Cia-scuno deve fare la propria parte.

Mentre il peggio è alle spal-le, mentre s’impara a con-vivere con il virus, ma pu-re con le incognite e le pau-re che si porta dietro,

aspetti sgradevoli emergono come conseguenza della pandemia. Conti-nua la conta dei morti, molti nelle case di riposo, ma poi sembra che sia aperta la caccia al colpevole. O forse è iniziata “l’invenzione del colpevo-le”, giusto per ispirarsi alla magnifi-ca mostra sul Simonino.

Succede da noi, in Lombardia, in Veneto, e anche in Europa. Ci sono nell’aria denunce, class action, cau-se, querele, richieste di liquidazioni per danni. Sulle morti nelle Rsa la magistratura indaga? Ben venga.

Qualcuno medita iniziative legali? Magari fa due conti e ci conta? I giu-dici chiariranno. O archivieranno.

Eppure nelle residenze, dove pre-murosi figli hanno consegnato i loro genitori, non hanno ammazzato nes-suno.

L’epidemia ha fatto un’ecatombe, ma qualcuno pensa che ciò fosse vo-luto, magari pianificato? Ci sono sta-ti errori? È possibile, ma chi se l’a-spettava una sciagura di tali propor-zioni? Si è trattato di sottovalutazio-ne? È probabile, ma chi mai era pre-parato ad affrontare un dramma si-mile? Per di più caratterizzato da gra-vità e rapidità ignote? Ora, giustifica-te o no che siano, non è il momento delle dispute. Le più tristi? Quelle fra medici.

In passato le Rsa non erano indi-spensabili come ai tempi nostri.

Nelle famiglie numerose i vecchi restavano in casa, davano una ma-no, erano utili fino alla fine. Ora: po-chi figli, case piccole, tutti al lavoro, genitori anziani soli. A volte affidati a badanti o, per l’appunto, portati nelle “case di riposo”.

È indubbio che non si può biasima-re un figlio, spesso unico, con fami-glia e lavoro, se non si occupa dei ge-nitori anziani, magari ammalati, se non addirittura affetti da ingestibili malattie generative. Non ce la può fare. E meno male che riesce a trova-re un posto in quelle strutture co-struite per questo. È una verità sco-moda, ma è evidente che gli indiscu-tibili progressi della medicina più della vita a volte hanno allungato la vecchiaia. Con le sue ovvie conse-guenze.

PICCOLA CITTÀ

MARIA TERESA FOSSATI

L’ASSURDA

RICERCA

DEL COLPEVOLE

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

LA MORTE DI GEORGE FLOYD

E ARANCIA MECCANICA

MARCO ZULBERTI

7TRENTINOVenerdì 5 giugno 2020