Maria Lactans Introduzione storica1 Maria Lactans Introduzione storica A cura delle Zie di Sofia...

16
1 Maria Lactans Introduzione storica A cura delle Zie di Sofia Pistoia, 27 ottobre 2019 Il motivo della madre di Dio che allatta il suo bambino non è presente nei vangeli canonici, se non in maniera indiretta, nelle parole di una donna del popolo che loda il corpo che ha portato in sé il Salvatore e i seni che lo hanno nutrito (Luca 11,27-28). Nel racconto della nascita in diversi Vangeli Apocrifi invece si trova scritto che Maria aveva dato il seno a suo figlio. Ad esempio nel Protovangelo di Giacomo: «Una nube splendente copriva la grotta ... Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e si attaccò al seno di Maria, sua madre.» Nel periodo tardo antico alcuni teologi utilizzarono questo argomento per combattere l’eresia gnostica docetista, secondo cui il corpo di Cristo era soltanto un corpo apparente, insensibile alla sofferenza. Ma già Tertulliano (II/III sec.) aveva usato il tema dell’allattamento per dimostrare la natura umana di Gesù: «Tutto,

Transcript of Maria Lactans Introduzione storica1 Maria Lactans Introduzione storica A cura delle Zie di Sofia...

1

Maria LactansIntroduzione

storica A cura delleZie di Sofia

Pistoia, 27 ottobre 2019

Il motivo della madre di Dio che allatta il suo bambino non è presente nei vangeli

canonici, se non in maniera indiretta, nelle parole di una donna del popolo che loda

il corpo che ha portato in sé il Salvatore e i seni che lo hanno nutrito (Luca 11,27-28).

Nel racconto della nascita in diversi Vangeli Apocrifi invece si trova scritto che Maria

aveva dato il seno a suo figlio. Ad esempio nel Protovangelo di Giacomo: «Una nube

splendente copriva la grotta ... Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e

nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco

dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e si

attaccò al seno di Maria, sua madre.»

Nel periodo tardo antico alcuni teologi utilizzarono questo argomento per

combattere l’eresia gnostica docetista, secondo cui il corpo di Cristo era soltanto un

corpo apparente, insensibile alla sofferenza. Ma già Tertulliano (II/III sec.) aveva

usato il tema dell’allattamento per dimostrare la natura umana di Gesù: «Tutto,

2

tranne il concepimento, avvenne secondo la natura umana. I seni di Maria si

riempirono di latte» (De carne Christi).

Per quanto esistano esempi più antichi, fu nel VI secolo che cominciarono a

diffondersi le immagini che rappresentavano Maria nell’atto di allattare il bambino

Gesù, e a quella stessa epoca risale una leggenda in proposito. Alla notizia della

decisione di Erode di far uccidere tutti i bambini sotto i due anni, Giuseppe decise di

fuggire, mettendo fretta a Maria che aveva il bambino attaccato al seno; nel

trambusto alcune gocce di latte caddero a terra, colorando istantaneamente di

bianco tutta la superficie della grotta. Ancora al VI secolo risale l’inizio della

circolazione in Europa della reliquia del Latte della Madonna (una polvere o pasta

bianca proveniente dalla grotta di Betlemme dove sarebbe accaduto il fatto

leggendario, detta appunto Grotta del latte). Tale reliquia conobbe poi una grande

diffusione al tempo delle crociate. A partire da Saint-Denis, la grande abbazia piena

di reliquie fondata dall'abate Suger nel XII secolo, il latte della Madonna fu portato

in molte chiese d’Europa. Nel nostro territorio questa reliquia giunse a Piteglio,

dove è stata al centro di un culto durato quasi fino ai giorni nostri; e sempre in quel

versante della montagna pistoiese, che conserva tradizioni antichissime riconducibili

al culto della Dea Madre, si può ammirare una immagine della virgo lactans a

Popiglio.

3

A sin. Madonna del Latte,dalla chiesa di Santa Maria Assunta di Popiglio, Museo d'arte sacraSotto, La reliquia del Latte della Madonna di PiteglioA dx. dipinto della Madonna del Latte, XVIII secolo in., Piteglio

Il Latte della Madonna acqua fertile della memoria, a c. delle Zie di Sofia, 2017http://www.matri-arke.org/wp-content/uploads/2017/10/immagini-piteglio.pdf

Il modello originario delle immagini di Maria lactans si ritiene mutuato dalle antiche

rappresentazioni della dea egizia Iside, che a loro volta derivano da un motivo

iconografico antichissimo legato al culto della Grande Dea. Legato simbolicamente

all’acqua da cui ha origine la vita, in ragione del suo candore e del suo sapore il latte

era tradizionalmente considerato uno dei cibi divini e una delle offerte più pure da

offrire agli dei. Bevanda che dà la vita, se bevuto dal seno di una dea concede

l'immortalità. Questa idea del latte come cibo divino è attestata fin dal neolitico,

come mostrano tante immagini, che – grazie al lavoro dell’archeologa Marija

Gimbutas - ci giungono dalla preistoria.

La più antica immagine che si conosca di una divinità femminile che allatta il figlio è

probabilmente la cosiddetta “Madonna di Gradač” risalente alla cultura Vinča

dell’Europa Orientale (5000 a.C.). Al 4000 a.C. risale una statuetta in terracotta

4

proveniente da Ur della dea con testa di rettile che allatta il figlio. Altri esempi

antichi provengono sempre dalla Mesopotamia.

Madonna di Gradačcultura Vinča, Serbia, Valle Morava, ex-Jugoslavia 5000 a.C.

Dea di Ur, neolitico della Mesopotamia

Iraq, 5000 a.C. circa

Statuetta-targhetta da BabiloniaMesopotamia arcaica,3000 a.C. circa

Dea Madre da Megara IbleaVII sec a.C.

Museo Archeologico Siracusa

Hera Argiva KourotrophosPaestum, VII-VI sec. a.C.

5

Il culto della Madre e del figlio divino era molto diffuso nell’antico Egitto, dove si

rappresenta spesso la dea Iside con la corona di Regina del Cielo in atto di allattare

Horus. Secondo alcuni studiosi l'immagine della madre di Dio che allatta aveva

radici profonde nella fede popolare, come una sopravvivenza dell’antica

venerazione per la Grande Dea, da cui le dee delle mitologie classiche derivano,

incarnandone singoli aspetti. Accadeva così che la dea egiziana Iside ne

rappresentasse l’aspetto datore di vita e di nutrimento.

Iside cristianizzataAntinoe (Egitto), IV sec. d.C.

Iside che allatta HorusEgitto, Regno Antico, ca.2700-2200 a.C.

Attraverso il processo di ellenizzazione il culto di Iside, ufficiale nell'età faraonica,

raggiunse una tale diffusione universale che la religione cristiana venne ad

assorbirlo, assimilandolo a quello per Maria Theotokos (madre di Dio). Esiste una

innegabile continuità tra le raffigurazioni delle divinità arcaiche, quella di Iside che

allatta, e l’immagine della Vergine Madre in trono col Bambino al petto, nel mondo

cristiano. Antiche figure della madre divina egizia rinvenute in seguito vennero

6

addirittura reinterpretate come immagini della Madonna cristiana. Una statua di

Iside, per esempio, si trovava nella chiesa benedettina di Saint Germain-des-Près a

Parigi, finché dopo la Controriforma un cardinale la fece portare via e distruggere.

Fra i numerosi esemplari rimasti si può ammirare allo Staatliches Museum di Berlino

questa terracotta del IV sec. proveniente dalla città egiziana di Antinoe.

Maria Lactans,Santa Maria in Trastevere,Roma, XIII sec

Madonna delleCatacombe di Santa Priscilla Roma, III sec.

Vergine di Al FayyumEgitto, IX sec

Caratteri di ieraticità e regalità molto vicini alle modalità di raffigurazione delle

statue della antica dea segnano anche i primi esempi di raffigurazione della Virgo

lactans nel contesto cristiano: le prime attestazioni nella tradizione europea

dell'immagine della madre sacra che allatta sono già presenti nelle catacombe (in

particolare in quella di Santa Priscilla, II secolo). L'iconografia della Virgo lactans si

diffuse ampiamente anche nel mondo bizantino.

7

La GalaktophorousaSanta Maria di Maniace (Catania), XII sec.

Madre di Dio del Grembo Beatoantica icona russa

Comunque, al di là delle dispute sulla continuità tra Iside e Maria, va considerata la

forza storica dell’archetipo della Grande Madre, che si attualizza nelle varie culture

in raffigurazioni affini.

Retablo di San Bernardo e dettaglio con la scena del latteMuseo di Palma di Mallorca, XIV sec.

8

Nel Medioevo, a partire dal XII secolo quando si intensificò il culto mariano, il

"Cantico dei Cantici" venne interpretato in chiave mariologica; l’autore più famoso

in questo senso è Bernardo da Chiaravalle, cui si riferisce una leggenda corredata da

raffigurazioni iconografiche secondo cui avrebbe bevuto dal seno di Maria il latte

della Sapienza. Nell'interpretazione mariologica del Cantico i seni di Maria sono

paragonati a quelli della sposa: con il "latte corporeo" avrebbe nutrito suo figlio, con

il "latte spirituale" avrebbe portato aiuto all'umanità. Gli scritti elaborati da teologi

e scolastici sull’aspetto simbolico dei seni di Maria vennero tradotti anche nelle

lingue parlate, da mistici e mistiche che descrivevano le loro esperienze servendosi

del linguaggio biblico.

Maria Lactans, vetrata della cattedrale di Nôtre Dame, Parigi, XIV sec-

Madonna che allattaPerugia, chiesa di S.Angelo al Tempio, XIV/XV sec.

Nel Medioevo la religiosità mariana era legata anche a dimensioni affettive e

corporee; da molte leggende e raffigurazioni emerge un Medioevo pieno di vivacità,

9

caratterizzato da una religiosità fortemente terrena, pieno di aperture verso il valore

dell’esperienza femminile e materna. In quei secoli Maria era più sensuale, più

allegra, più vicina alla realtà, meno docile, meno convenzionale delle Madonne di

Fatima e di Lourdes, le cui apparizioni risalgono al XIX secolo. La mistica e la

religiosità femminile del tempo contribuirono alla formazione di una tradizione

scritta in lingua volgare, in cui il motivo dominante non è la modestia, né la

sottomissione. L'interesse si concentrava piuttosto sulla corporeità della Madonna,

che Dio aveva innalzato a sede dell'incarnazione di suo figlio; in questo modo il

corpo femminile si legava al dogma centrale del cristianesimo.

Jan van Eyck, Madonna di Lucca, StädelschesKunstisntistut, Franckfurt a. Mainz, XV sec.

Santa Maria in Trastevere, XIII sec.

Fino a tutto il XIII secolo, comunque, l’immagine di Maria Christotokos venne

raffigurata in trono, con quei caratteri di ieraticità e regalità che abbiamo visto

essere molto vicini alle modalità di raffigurazione antiche di Iside. Questo modello si

conservò anche successivamente. Tuttavia fra i secoli tredicesimo e

10

quattordicesimo si affaccia un nuovo modo di raffigurare la Virgo lactans che

raggiunge la sua massima popolarità nel corso del XV; si tratta della raffigurazione

detta “in umiltà”: la madre seduta per terra o su un cuscino basso, di contro alla

tradizione più antica che la vede seduta in posizione eretta e regale.

Simone Martini, Madonna in umiltàPalazzo dei Papi, Avignone, 1341 ca.

Questo è un motivo iconografico il cui primo esempio si attribuisce tradizionalmente

a Simone Martini; la virgo lactans in humilitate ne è un sottotipo (esiste infatti anche

la madonna in umiltà con i simboli dell’Apocalisse; e anche quella che riunisce i due

motivi).

11

Lippo Memmi, Siena 1345-1350 ca.Berlin, Staatlische Museen

Maestro delle tempere francescane, post 1340Napoli, Chiesa di San Pietro a Maiella

Don Silvestro de Gherarducci, post 1350Firenze, Museo dell’Accademia

Anonimo Boemo, 1360 ca.Praga, Museo Nazionale

La virgo lactans in humilitate evidenzia due temi: l'umiltà – virtù centrale

nell'Annunciazione, in quanto ha reso possibile il ruolo di Maria nella storia della

salvezza – e la capacità di intercessione simboleggiata dall'allattamento.

12

Affresco del santuario francescano di Greccio (Rieti)Maestro di Narni, 1409

In questa postura l'immagine si addolcì e acquisì caratteri più intimi e umani, da una

parte rappresentando la protettrice delle donne e in particolare delle puerpere,

dall'altra rivelandoci i diversi modi in cui la cultura cristiana ha considerato nel

tempo il corpo femminile, fra sacralità e confinamento.

Joos van Cleve (1485-1541), Madonna del Latte, 1528 ca.Cambridge, Fitzwilliam Museum

13

Ma arriviamo a Pistoia.

Le Madonne del Latte a Pistoia

1. Basilica della Madonna dell’Umiltà (Anonimo Pistoiese)2. Santa Maria al Prato di Piunte (Antonio Vite, oggi al Museo Civico)3. Sant’Andrea (Niccolò di Mariano)4. Santa Liberata, via san Bartolomeo (Giovanni di Bartolomeo Cristiani)5. San Bartolomeo (Anonimo pistoiese)6. San Giovanni Decollato del Tempio (detta Madonna del Rastrello; Sano di

Giorgio)7. San Paolo (Antonio Vite)8. San Domenico, Refettorio (Antonio Vite)9. Comune, Sala Maggiore (Lippo di Dalmazio)10. Museo Civico (Anonimo pistoiese)11. Museo Diocesano (Bernardino del Signoraccio)12. Confraternita della Misericordia , via del Can Bianco (Sano di Giorgio)13. Piazza Duomo, esterno della navata sinistra del Duomo, Ripa del Sale14. Chiostro del monastero di S. Maria delle Grazie, via della Crocetta15. Ponte di San Marco sulla Brana (Anonimo pistoiese)16. Loggette di Porta al Borgo (Anonimo pistoiese)

La presenza di numerose attestazioni tre- e quattrocentesche di Maria lactans nella

nostra città sembra particolarmente significativa e solleva alcune domande sulle

ragioni e sui tempi di questa diffusione. Esiste infatti una leggenda che spiega la

presenza dell’immagine nella Basilica della Madonna dell’Umiltà, riconducendola a

un miracolo che sarebbe avvenuto nel 1490, ma l’immagine risaliva a un periodo

precedente come, verosimilmente, diverse delle altre. Il Trecento, epoca della

prima grande epidemia di peste (1348-51) e di contrapposizioni tra fazioni nella città

di Pistoia, era sicuramente un’epoca propizia alla diffusione di una devozione

mariana particolarmente attraente per le sue risonanze nell’immaginario quotidiano

– l’allattamento come immagine dell’amore materno nutriente e misericordioso.

14

Questa immagine richiama inoltre il tema della doppia intercessione: la Madonna

che insieme a Cristo intercede presso Dio padre per ottenere misericordia per i

peccatori, come afferma un testo risalente al XII secolo e attribuito a Bernardo di

Chiaravalle: «L'uomo ha un sicuro accesso presso Dio, là dove ha il Figlio quale

mediatore della propria causa dinnanzi al Padre e la Madre dinnanzi al Figlio.

Cristo, scoperto il fianco, mostra al Padre il costato e le ferite; Maria mostra al Figlio

il petto e il seno. Nulla può essere rifiutato dove concorrono a pregare tali

monumenti di clemenza e insegne di carità.» Questo tema era ancora vivo nel XV

secolo, e può rafforzare l’ipotesi che la diffusione dell’immagine della madonna

lactans in humilitate rispondesse a un bisogno sociale diffuso e profondo. Senza

dimenticare che a Pistoia era venerata, sin dalla tarda antichità una delle sante

galattofore, cioè protettrici delle madri che allattano, sant’Agata.

Sant’Agata (a sinistra) e santa Eulalia,Chiesa di San Paolo (Pistoia)Gerino Gerini 1520

15

Il culto di Sant’Agata salvatrice di Catania dal fuoco dell’Etna si accreditò a

Pistoia quando le venne attribuito il merito di aver, almeno in parte, salvato la

città dall’invasione, con incendi e rovine, dei goti guidati da Radagasio nel

406. Fin dal primo Medioevo Pistoia ha dedicato a Sant’Agata, nel giorno della

sua festa (5 febbraio), una solenne processione lungo le mura; Sant’Agata era

compatrona della città insieme a San Jacopo e si ritiene che la corsa dei

cavalli “berberi”che dal XII al XVIII sec. fu organizzata a Pistoia il 25 luglio

potesse derivare dal “Palio di Sant’Agata” che si teneva a Catania il 5 febbraio

con una corsa di cavalli “barberi” lungo la marina. Dal XIII secolo la

processione della santa si svolgeva lungo la seconda cerchia di mura; per la

lettura dei brani evangelici si faceva sosta in corrispondenza delle quattro

porte e presso il prato di Piunte – cioè nell’attuale piazza san Francesco dove

nella chiesa di Santa Maria (che sorgeva all’incirca dove ora è la chiesa di san

Francesco) si trovava un’immagine della madonna lactans.

Madonna del latte proveniente dalla chiesa di Santa Maria al Prato di Piunte, oggi conservata al Museo Civico di PistoiaAntonio Vite (XV sec. In.)

16

È dunque possibile che la tradizionale venerazione per la santa costituisse un

terreno favorevole anche per la diffusione della devozione a Maria lactans, di

cui testimoniano le immagini che vedete nella mostra, il cui esempio più

cospicuo è l’immagine sull’altare della basilica della Madonna dell’Umiltà.

Bibliografia

Jacopo Cassigoli, Ecce Mater. La Madonna del latte e le sante galattofore, NICOMP L.E., Firenze 2009

Lucia Gai, La Madonna dell'Umiltà a Pistoia, in Colloqui davanti alla Madre. Immagini mariane in Toscana fra arte, storia e devozione, a c. di A. Paolucci, Mandragora, Firenze 2004, pp. 59-69

Marija Gimbutas, Il linguaggio della Dea, Venexia, Roma 2008

Natale Rauty, Il culto di sant'Agata a Pistoia dall'Alto Medioevo al secolo XIX, «Bullettino Storico Pistoiese» anno CI, terza serie XXXIV (1999)

Natale Rauty, Il culto dei santi a Pistoia nel Medioevo, Sismel-Edizioni del Galluzzo, Firenze 2000

Karl Schreiner, Vergine, Madre, Regina. I volti di Maria nell'universo cristiano, Donzelli Editore, Roma 1995

Marina Warner, Sola fra le donne. Mito e culto di Maria Vergine, Sellerio Editore, Palermo 1999

Beth Williamson, The Madonna of Humility. Development, Dissemination and Reception c. 1340-1400, The Boydell Press, Woodbridge 2009

www.matri-arke.org, sito del gruppo Le Zie di Sofia