Marche In Gol - n°6

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N.6 / 2009 IL PRIMO MENSILE SUL CALCIO E ... NON SOLO [email protected] Poste Italiane-spedizione in abbonamento postale-70%-Commerciale Business Ancona n.78/2009. COPIA GRATUITA COPIA GRATUITA Ai lettori: Auguri di Buone Feste!

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IL PRIMO MENSILE DI CALCIO E... NON SOLO

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N.6 / 2009 IL PRIMO MENSILE SUL CALCIO E ... NON SOLO [email protected]

Poste Italiane-spedizione in abbonamento postale-70%-Commerciale Business Ancona n.78/2009.

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Questa la storia del tecnico più vincente delle Marche ma prima di tutto è la

storia di un marchigiano vero che lontano dalla propria terra s’è fatto calciatore, allenatore, padre di famiglia, s’è fatto uomo. Questa è la storia di Luigi Boccolini, 63 anni, originario di Portorecanati, che nella sua lunga carriera - iniziata nel lontano 1981 - ha vinto ben nove campionati e una Coppa Italia. Nessuno come lui, lui in cima all’albo d’oro, tutti gli altri – anche con nomi ben più blasonati – a seguire. La lista dei trionfi è lunga: Galatina, Benevento (2 volte), Tricase, Nardò, Martina, Brindisi, Real Marcianise, Vigor Lametia, Aversa Normanna. Tutte piazze del sud, tutte piazze passionali. La più calda? “Due in particolare: Lametia e Brindisi”. Boccolini, patentino di seconda categoria in tasca e amante del

4-4-2 (“Anche se i numeri non mi piacciono molto”) oggi siede sulla panchina del Real Marcianise (vicino Caserta), Lega Pro Prima Divisione, “una società modello famiglia dove si lavora bene”. Ma torniamo indietro, anni Sessanta, anni di boom economico ma anche anni di piombo, anni duri ma pieni di speranza, il ragazzo Boccolini inizia a farsi notare nelle giovanili del Portorecanati, altro calcio, fatica vera. “Giocavo insieme a Emilio Monaldi, ricordo anche Pietro Durastanti (scomparso nel novembre del 2008, ndr), lui era più piccolo di me, eravamo nell’Adriatica Portorecanati”. Passa qualche stagione ed ecco che tre giovani promesse fanno le valigie per la Lombardia, Milano, destinazione Inter. “Partimmo per Milano io, Monaldi e Massimo Palanca, ci restai poco, ero giovane e sentivo la nostalgia di casa mentre Monaldi rimase e con l’Inter giocò cinque partite. Ricordo gli allenamenti con Corso, Picchi, c’era il grande

Helenio Herrera”. Poi il mediano Boccolini comincerà a macinare chilometri in serie A, Napoli (con Vinicio in panchina), Catanzaro (con l’amico Palanca e mister Di Marzio), Lazio (in squadra D’Amico e Giordano). Ma anche Pescara, Matera, Brindisi e proprio qui, nella città “ove il mare Adriatico bagnando l’estrema parte d’Italia si distende entro la penisola, che Japigia dagli antichi si nominava, quivi è formato dalla natura il porto di Brindisi, porto il più celebre che immaginar si possa in tutta l’antichità...(Annibale De Leo, 1846)”, Boccolini trova l’amore, nel 1973 sposa Carla, mette su casa e famiglia.“Perchè Brindisi? La mia carriera è fatta di scelte, ho preferito restare in questa città perchè è, era la città di mia moglie, scomparsa nel ‘97, avevamo anche un’attività commerciale, poi dismessa nel 2003”. Dall’amore con Carla nascono quattro figli, tutti maschi e laureati (“Sì, ci tenevo a farli studiare e ci sono riuscito”):

Mattia, ingegnere nucleare, vive a Faenza ed è impiegato ad Imola; Marco, vive in Olanda e lavora alla Nike; Manuele, sta a Fermignano con una laurea in scienze motorie nel cassetto; Gabriele, vive in Brianza e ha la passione del papà: ha giocato nelle giovanili del Monza. “Siamo una grande famiglia, passeremo il Natale tutti insieme a Macerata”. Già, perché dopo Brindisi nella sua vita c’è anche Macerata: Boccolini attualmente ha una nuova compagna, Maria Vittoria, vedova dal ‘91, due figli, suo papà era l’ex arbitro internazionale Cesare Ionni. Portorecanati, Brindisi, Marcianise, Macerata: quattro tappe di vita professionale e familiare, 4 ore di auto che Boccolini si fa in auto da solo da un posto all’altro. E racconta una curiosità: “Maria Vittoria è stata la mia prima fidanzatina, lei aveva 18 anni, io 14 anni, ci siamo rivisti dopo 35 anni, incontrati, e deciso di passare insieme il resto della vita. Ecco perchè siamo una grande famiglia, una famiglia allargata”. Dal la famiglia al campo di calcio, tante gioie e qualche dolore.U n rammarico? “Ne ho due: uno è quello di aver allenato sempre al sud e per questo non c’è una ragione d i

fondo: io sono un cavallo allo stato brado, non ho né agenti e né sponsor, nel calcio di oggi vedo sempre meno gente seria. L’altro cruccio è quello di non aver mai allenato nella mia regione, le Marche. Un anno sono stato vicino alla Sambenedettese ma avevo già preso accordi con il Nardò e non me la sono sentita di fare un passo indietro, anche di recente c’è stato un contatto con una squadra marchigiana ma poi non se n’è fatto nulla”. Passiamo ai nove campionati vinti, ai nove trionfi: “Il più bello? Quello di Martina Franca, a quattro partite dal termine eravamo secondi, vincemmo lo scontro diretto a pochi minuti dalla fine”. Tra i giocatori che Boccolini ha forgiato c’è Antonio Benarrivo (tanta serie A col Parma e il Mondiale del ‘94), l’aveva al Brindisi: “Lo ricordo con molto affetto, aveva grande reattività, costanza, e col tempo notavo enormi miglioramenti. Ho allenato anche Cosimo Francioso, uno degli attaccanti più forti che il Genoa abbia mai avuto”. Il calcio di oggi lo segue, ma lo vorrebbe più genuino: “A me il calcio piace, è la vita, ci vivo, ci sono però troppe contraddizioni. Il calcio deve essere come la vita, con le regole, i valori, e invece...”. E invece troppo spesso non è così. Questa la storia del tecnico più vincente delle Marche, questa la storia, bellissima, di Luigi Boccolini di

Porto Recanati.

di Gianluca Giandomenico

Nove campionati e una Coppa ItaliaNessuno come il mister di Porto Recanati

“Ma ho il grande rammarico di non aver mai allenato e vinto nelle mie Marche”

(in squadra D’Amico e Giordano). Ma anche

e proprio qui, nella città “ove il mare Adriatico bagnando l’estrema parte d’Italia si distende entro la penisola, che Japigia dagli antichi si nominava, quivi è formato dalla natura il porto di Brindisi, porto il più celebre che immaginar si possa in tutta l’antichità...(Annibale De Leo, 1846)”, Boccolini trova l’amore, nel 1973 sposa Carla,

Perchè Brindisi? La mia carriera è fatta di scelte, ho preferito restare in questa città perchè è, era la città di mia moglie, scomparsa nel ‘97, avevamo anche un’attività commerciale, poi dismessa nel

”. Dall’amore con Carla nascono quattro figli, tutti maschi

Sì, ci tenevo a farli

famiglia allargata”. Dal la famiglia al campo di calcio, tante gioie e qualche dolore.U n rammarico? “Ne ho due: uno è quello di aver allenato sempre al sud e per questo non c’è una ragione d i

di oggi lo segue, ma lo vorrebbe più genuino: “A me il calcio piace, è la genuino: “A me il calcio piace, è la genuino: “vita, ci vivo, ci sono però troppe contraddizioni. Il calcio deve essere come la vita, con le regole, i valori, e invece...”. E invece troppo spesso non è così. Questa la storia del tecnico più vincente delle Marche, questa la storia, bellissima, di Luigi Boccolini di

Porto Recanati.

luiGi boccolini

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Dal campo all’altare, dalla felicità per una vittoria alla gioia di Dio. E’ la storia, bellissima, di Padre Luciano Genga dell’Ordine dei frati minori francescani. Nasce a Treia il 13 dicembre 1966, e quel giorno fu festa grande in casa di babbo Gino e mamma Anna Maria. Luciano cresceva, e cresceva anche l’amore per il calcio. Dio, nella sua vita, arriverà più tardi. Non aveva compiuto nove anni che già era al campo a tirar calci ad un pallone con il suo primo maestro, Marcello Temperi. Padre Luciano è stato consacrato il giorno in cui il Chiesanuova vinceva il campionato di Prima categoria e sbarcava nel campionato di Promozione: era la primavera scorsa. Lo abbiamo incontrato nel convento di Treia in un ambiente sicuramente sereno dove si respira tranquillità e pace. Un viaggio tra i ricordi con Padre Luciano, un esempio per tutti. Quando e dove ha giocato la prima vera partita di calcio?“Allo stadio della Vittoria di Macerata nella primavera del 1975 con tanto di scarpette chiodate. Da non dimenticare che andammo allo stadio con un pulmino che per l’epoca era un lusso”.

Dopo tanto calcio giovanile il debutto nelle squadre maggiori

e diverse promozioni.“Il debutto in Seconda categoria con Luciano Sacchi allenatore, siamo negli anni ‘80, la maglia era quella della Treiese. Indimenticabile la promozione conquistata nella stagione ‘90/’91 con Giancarlo Camilletti allenatore e Ugo Persichini presidente, una retrocessione e subito dopo nella stagione ‘97/’98 in Prima categoria con Dario Bora tecnico. Sono dieci le stagioni passate a Chiesanuova ed una a Serralta”.

Non solo calcio ma anche scuola con tanto di diploma?“Diploma conseguito nella veste di studente lavoratore nel corpo dei vigili del fuoco del quale ho fatto parte e che ricordo con grande piacere”.

Perché proprio i vigili del fuoco? “Una passione nata in me fin da bambino e che mi è stata trasmessa dallo zio Giuseppe”.

Un periodo della sua vita che non dimentica quella trascorsa nel corpo dei vigili del fuoco ?“Assolutamente no. Quattro mesi a Roma, sei mesi a Milano, tre anni a Firenze, sei anni a Macerata con il comandante Tramontozzi, il terremoto in Valnerina, sei mesi al campo base di Serravalle, un anno a Taverne. Esperienze forti a contatto con la gente, i disagi. Un’esperienza

indimenticabile”. Vicino all’esperienza nel corpo dei vigili del fuoco, anche la storia sentimentale con un doppio fidanzamento, non è vero?“Verissimo. Ho avuto due fidanzate tra le quali una conosciuta nel mondo del calcio visto che è tuttora arbitro”.

Quando ha avvertito la chiamata di Dio?“Era il 1998, frequentavo, animandola, la messa nel Santuario del Santissimo Crocifisso. Dopo diversi mesi, avevo trentaquattro anni, guidato da Padre Ferdinando ho messo in discussione la mia vita

spirituale. Non mi m a n c a v a n u l l a , lavoro, casa , amicizie, f a m i g l i a , calcio, ma p r o p r i o in quel m o m e n t o h o cominciato a capire che il Signore mi chiamava a fare questa

scelta”.

La scelta è stata fatta immediatamente oppure si è preso del tempo per decidere?“La spinta interiore era talmente forte che presi un anno di aspettativa con il lavoro per una verifica ulteriore. Nel corso di quell’anno che mi ero preso per riflettere ho avuto la conferma che questa era la scelta giusta ed era quello che il Signore mi chiedeva”. Una volta fatto il passo quali sono state le tappe verso la consacrazione?“In convento da ottobre 2002, la professione dei voti perpetui il 6 ottobre del 2007 mentre l’ordinazione sacerdotale il 25 aprile 2009”.

Una data storica coincisa con la promozione della sua ex squadra che poi il Chiesanuova tanto ex non è...“Un giorno che non dimenticherò mai. La presenza di Don Guido, di sua Eccellenza Claudio Giuliodori, del presidentissimo Luciano Bonvecchi e di tanti ex calciatori hanno reso la giornata indimenticabile”.In attesa dell’ordinazione avvenuta nel santuario del S.S. Crocifisso di Treia sembra che il vescovo

Giuliodori abbia detto “chissà se padre Luciano non sia andato a vedere la partita del Chiesanuova che si gioca la promozione affrontando il Camerino”. Padre Luciano anche per l’occasione ha manifestato la sua grande passione per il calcio tanto che qualche attimo dopo della fine della cerimonia Marco Marini, allenatore dei baby del Chiesanuova, gli portò la grande notizia della promozione urlandogli “abbiamo vinto, siamo in Promozione!”.

Padre Luciano, guardandosi indietro, rifarebbe tutto quello che ha fatto? “Sì. Il calcio, le fidanzate, le amicizie, il lavoro, gli errori, tutto hanno avuto un significato forte che mi hanno portato alla scelta definitiva e la risposta positiva al progetto di Dio”. Un messaggio ai giovani di oggi...“Ogni giovane è giusto che debba progettare e sognare nella vita, ad un certo punto deve capire e mettersi anche in discussione se coincide con il progetto di Dio che è molto più grande del nostro e come disse il Cristo “chi mette mano all’aratro e si volta indietro non è degno di entrare nel Regno dei Cieli”.

Il calcio, i primi amori, i vigili del fuoco,poi la chiamata di Dio

“Che emozione il giorno dell’ordinazione sacerdotale: il mio Chiesanuova saliva in Promozione”

di Enrico Scoppa

padrE luciano GEnGa

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Grande successo per la IX^ edizione della Castagnata

TROFEO DI NATALE: GIACOMINI CONQUISTA UN

BUON NONO POSTO

SPECIALE MOTO

Grandissima partecipazione durante l’intera durata della IX edizione della Castagnata organizzata dal

Motoclub Morrovalle, in concomitanza anche la fiera con decine di stand e bancarelle provenienti da tutta Italia che è stata superaffollata a tutte le ore del giorno. Inoltre hanno avuto luogo numerosi spettacoli per i più piccoli che hanno calamitato la loro attenzione con balli, giochi di ogni genere. Inoltre, come previsto dalla mainifestazione, ai motociclisti che hanno risposto all’invito da ogni parte della regione e non, sono stati offerti castagne e vino e consegnati premi ai gruppi più numerosi. E poiché i dirigenti del sodalizio sportivo e tutti i suoi numerosi soci vi hanno profuso il massimo impegno organizzativo (e questo è avvenuto sin dalla sua prima edizione) la manifestazione si è svolta durante l’intera giornata con il massimo successo sia per vivacità e varietà dei giochi bancarelle e stand a disposizione sia per la grande partecipazione di persone non solo quelle della popolosa frazione di Trodica o dell’intero comune, ma anche provenienti dai centri vicini e perfino dalle altre regioni italiane. Tutti soddisfatti per la bontà delle castagne e degli altri prodotti distribuiti e la riuscita dell’evento. Moltissimi sono stati i motociclisti intervenuti, sollecitati a farlo dal ricordo delle edizioni passate o dai dettagliati programmi distribuiti in occasione del motoraduno nazionale della scorsa estate tanto da risultare un ulteriore incontro motociclistico di livello nazionale con centauri esposti poi alla curiosa attenzione delle persone e degli appassionati delle due ruote. Una varietà smisurata di motocicli delle più note marche italiane e straniere i più pregiati modelli costruiti negli ultimi anni ma anche alcuni dei gioielli dei tempi passati.

Poi l’area musica con un gruppo capace di offrire anche a richiesta balli vecchi e nuovi strani e comuni, e sopratutto è intervenuta tanta gente curiosa in parte divertita a vedere gli altri impegnati nei

vari giochi e passatempi. E abbiamo volutamente lasciato per ultimo perchè è il più affascinante e gustoso lo spettacolo che crea intorno a se la nutrita equipe dei caldarrostai ognuno di loro impegnato nei singoli lavori e nelle diverse fasi che la cottura delle caldarroste impone come si trattasse di una vera e propria cerimonia con tanto di rituale, dalla scelta delle castagne alla cottura.

Ai motociclisti intervenuti più numerosi in base ad una graduatoria a punti (quantità di partecipanti più km percorsi dal luogo di provenienza) sono stati premiati con caldarroste e vino, inoltre gli altri con insaccati vari. Quindi, l’apputamento alla castagnata del prossimo anno, quella che nel 2010 concluderà il primo decennale di questa sempre più riuscita manifestazione che di tre fattori ne ha creato uno unico in una sola giornata: Castagnata – Motoclub – Successo. Parlando delle riuscite manifestazioni del Motoclub non si può non fare cenno se pur breve della sua storia. Nato nel 1964 si sta avviando velocemente al traguardo del suo primo cinquantennio un così lungo periodo senza interruzioni e crisi ed è il più vecchio e il più glorioso del comune di Morrovalle. Ha raggiunto nelle diverse specialità del motociclismo sportivo e agonistico motocross e minicross regolarità ed enduro, velocità e minimoto, trial, speedway, i più alti livelli fino allo svolgimento del campionato del mondo dello speedway. Di grande rilievo le manifestazioni turistiche, con visitatori internazionali che quasi annualmente da qualche tempo a questa parte il Motoclub organizza, fino ai motoraduni di moto da strada e d’epoca, alle corse di ogni livello. Particolamente significativi anche i risultati ottenuti nell’educazione stradale con gli alunni di ogni grado d’istruzione e i giochi della gioventù. Quindi un organismo quanto mai vivo, serio impegnato sempre pronto a fare qualcosa di più e di meglio, in stretta collaborazione con la federazione motociclistica italiana e cui il club è affiliato.

Si è concluso sul tracciato di Vallelunga la stagione della velicità con il consueto Trofeo di Natale. Molte sono state le classi a caratterizzare l’ottima organizzazione nonostante il tempo un po incerto. La gara, che ha raggruppato categorie Open e Superstock, ha visto sfilare in pista numerosi centauri, con Alfonsi, Polita e Pini tanto per citarne alcuni. Nella 600 stock grande partenza della Cazzola, ma poi è passato in testa Lorenzetti aggiudicandosi la gara, al suo seguito anche Farinelli, Russo, e infine Alessia Polita che ha conquistato il quarto posto e la vittoria del Trofeo. In 125 c’è stata la vittoria del quindicenne abruzzese Manuel Tatasciore, alla prima uscita sull’Aprilia del Team RCGM. Alle sue spalle De Nigro e Pizzo fresco vincitore del Trofeo inverno. Una caduta di gruppo ha costretto il ligure Drago a una feroce rimonta fino alla decima posizione, suo il trofeo del Centauro 125. A Del Piano è andato il primo posto della classifica Moriwaki. Il portacolori del Motoclub Morrovalle, Paolo Giacomini ha tagliato il traguardo alla nona posizione nella categoria 125 SP davanti al vincitore del Trofeo Centauro Federico Drago. Ottima la stagione disputata dal motociclista di Morrovalle sia in Coppa Italia che ai rispettivi trofei del Centauro e della Mototemporada romagnola.

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A Trodica di Morrovalle sono arrivati motociclisti da ogni parte d’Italia

sono state le classi a caratterizzare sono state le classi a caratterizzare l’ottima organizzazione nonostante il l’ottima organizzazione nonostante il

numerosi centauri, con Alfonsi, numerosi centauri, con Alfonsi, Polita e Pini tanto per citarne alcuni. Polita e Pini tanto per citarne alcuni. Nella 600 stock grande partenza Nella 600 stock grande partenza della Cazzola, ma poi è passato in della Cazzola, ma poi è passato in testa Lorenzetti aggiudicandosi la testa Lorenzetti aggiudicandosi la gara, al suo seguito anche Farinelli, gara, al suo seguito anche Farinelli, Russo, e infine Alessia Polita che ha Russo, e infine Alessia Polita che ha conquistato il quarto posto e la vittoria conquistato il quarto posto e la vittoria del Trofeo. In 125 c’è stata la vittoria del Trofeo. In 125 c’è stata la vittoria del quindicenne abruzzese Manuel del quindicenne abruzzese Manuel Tatasciore, alla prima uscita sull’Aprilia Tatasciore, alla prima uscita sull’Aprilia del Team RCGM. Alle sue spalle De del Team RCGM. Alle sue spalle De Nigro e Pizzo fresco vincitore del Nigro e Pizzo fresco vincitore del Trofeo inverno. Una caduta di gruppo Trofeo inverno. Una caduta di gruppo ha costretto il ligure Drago a una feroce ha costretto il ligure Drago a una feroce rimonta fino alla decima posizione, suo rimonta fino alla decima posizione, suo il trofeo del Centauro 125. A Del Piano il trofeo del Centauro 125. A Del Piano è andato il primo posto della classifica è andato il primo posto della classifica Moriwaki. Il portacolori del Motoclub Moriwaki. Il portacolori del Motoclub Morrovalle, Paolo Giacomini ha tagliato Morrovalle, Paolo Giacomini ha tagliato il traguardo alla nona posizione nella il traguardo alla nona posizione nella categoria 125 SP davanti al vincitore categoria 125 SP davanti al vincitore

Ottima la stagione disputata dal Ottima la stagione disputata dal

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Bepi, mi hai convinto!Dorici, profumo di A

La Regina delle Marche è tornata e veste di biancorosso,

soprattutto dopo il 2-0 inflitto al Brescia. Applausi, calcio champagne. Ancona che sogna a occhi aperti la A: chi l’avrebbe detto? Va tutto bene, anzi benissimo. Ma la truppa di Salvioni - ad essere critici - alterna ancora alti e bassi (specie in terra nemica). Analizziamo le ultime due gare. A Grosseto è arrivata la sconfitta numero 5 della stagione. Particolare: tutti i ko sono maturati in trasferta. Peggio dell’Ancona (5 ko su 9 gare fuori) ha fatto solo il fanalino di cosa Salernitana (6 su 9). E la matematica, nel calcio, non è mai un’opinione. A Grosseto sono anche arrivati il primo rigore contro (fallo di Milani su Job) e la prima espulsione della stagione (Surraco: doppio giallo). Ecco le note liete. Pronto riscatto, appena una settimana dopo, contro il Brescia: Miramontes e De Falco (ora lo seguono anche club di A) hanno messo i sigilli a un match stravinto dai dorici nella ripresa. Dopo aver guidato la classifica, guardando tutte le rivali dall’alto verso il basso (“E’ stato un bel vedere”, dicono i tifosi), l’Ancona non demorde e, approfittando del pari interno del Lecce contro l’Ascoli, vede la vetta distante appena un punto. Il discorso salvezza, a meno di clamorosi rovesci, sembra comunque essere stato archiviato. E di questo alla squadra va dato atto. Certo è che le ultime prestazioni (Sassuolo e il ko di Grosseto) prima del 2-0 contro il Brescia stimolano qualche riflessione. Sono tre, in

sintesi, i motivi alla base degli alti e bassi della truppa biancorossa: 1) il calo fisico, e ci sta visto che il tecnico Sandro Salvioni fa giocare sempre gli stessi avendo una rosa cortissima; 2) l’assenza del regista difensivo Cristante, fuori da tre giornate; 3) l’immaturità della squadra, che ha sentito la pressione addosso; si spiegherebbe così il nervosismo di Grosseto (un espulso e 7 ammoniti, mai successo prima). Lo stesso Salvioni fa il pompiere: “L’ho sempre detto, non siamo pronti per lottare a certi livelli”. E ancora: “Il ko di Grosseto? I ragazzi si sono lasciati condizionare anche dall’anticipo di Bergamo (Lecce vittorioso

con l’Albinoleffe 3-1, e quindi volato a +3 sull’Ancona). Volevamo vincere a tutti i costi, invece…”. Adesso, prima della sosta natalizia, ecco l’impegno contro il Cittadella fuori casa. L’Ancona si gioca molto. Però sono numerosi anche i positivi. Quello dorico resta uno degli attacchi più prolifici della B, con 29 reti. Mastronunzio è capocannoniere cadetto assieme a Bianchi del Torino,

con 12 gol (4 su rigore). E con il redivivo Colacone (6 centri) forma una delle coppie migliori. Capitolo società: qui sono numerose le note dolenti. Il plenipotenziario Enrico Petocchi un mese fa aveva annunciato l’ingresso di un nuovo socio, salvo poi non dire più mezza parola in proposito. Non solo. Entro dicembre dovranno essere pagati gli stipendi fino a settembre 2009 per non incorrere in penalizzazioni. Ad oggi i tesserati dell’Ancona hanno ricevuto la mensilità di luglio. Stop. Un discorso sempre spinoso, questo, nelle segrete stanze di piazza della Repubblica.

Sms del direttore. “Facciamo un’intervista a Pillon?”. Risposta

mia: “Va bene”. Un dubbio: cosa si può chiedere, a uno come Bepi Pillon, dopo che per più di tre giorni è stato protagonista assoluto di ogni sorta di cronaca sportiva e non, in Italia e anche laddove l’Italia la vedono solo con Google Earth? Faccio il giornalista sincero. A Pillon, al personaggio Pillon, obiettivamente, non si può chiedere nulla che non lo sia già stato da firme ben più illustri. Scelgo una strada diversa: mi presento al Città di Ascoli per parlarci, senza prendere appunti, senza carta e penna. Voglio recitare “la parte” della persona critica. O meglio: voglio parlare con il Diabolico di quello che, almeno personalmente, non mi torna del “pomeriggio Fair Play cinquedicembreduemilanove”. Glielo devo dire, devo spiegargli perché a me, quel gol di Pagano, non è piaciuto. Questa è la mia convinzione. Uno, quello del vantaggio dell’Ascoli firmato Antenucci era un gol re-go-la-re. Perché il regolamento conferisce solo all’arbitro il potere di interrompere un’azione di gioco per un infortunio. Due, giocatori ed allenatore hanno fatto ‘i conti’. Un gol subìto vale molto meno di titoli dei giornali worldwide, interviste e forse qualche premio ricevuto, in parole povere “immagine”. La pensavo così, la penso ancora così, ma andando a parlarne col “capo”, Bepi per l’appunto, ho il cuore più leggero. “Sì - mi ha detto mentre discutiamo fuori dallo spogliatoio del Città di Ascoli - è un punto di vista che rispetto. Ma nella concitazione, a caldo, prendere una decisione così importante credetemi, non è facile”. Cosa è successo in quei, pochi secondi? Ma soprattutto, il dubbio amletico, mi assale. E’ Pillon ad essersi adeguato al “che figura ci facciamo, mister?” oppure è lui ad aver detto da subito “si fa così, punto”?

“Io ascolto tutti - ci confessa arricciando il baffo - così come ho fatto quando Amoroso è venuto a parlarmi. Ma alla fine, decido io. La responsabilità è mia. Avremmo giocato una partita sapendo di aver rubacchiato un gol. Perché loro si erano fermati, tutti”. A me basta così, perché il Bepi parla con gli occhi sinceri, quelli della persona che avevamo conosciuto anni fa e che fece gioire un’intera popolazione (quella Picena) grazie alla parola “coerenza”. Provo a girare il coltello, mentre il consulente della società Stefano Antonelli legge interessato un bel fascicolo di messaggi consegnatogli dalla sempre efficiente Valeria Lolli, molto più che un semplice addetto stampa. Mister, ma tutto il can can successivo? Le interviste, il “non so se lo rifarei”? “Beh, ci pensi. Viste le reazioni dei tuoi

tifosi. Ma ripeto: la responsabilità di quel che è successo è mia, solo mia. Sono io a decidere cosa fare, io sono l’allenatore di questa squadra”. Appunto. Non sarebbe servito un gesto (nobile o opportunista, vedetela come volete) per regalare la vetrina al veneto. Perché tornando laddove è già ‘monumento’ Bepi si è messo pericolosamente in discussione. “Ma io, fidatevi, non potevo dire di no al presidente Benigni e all’Ascoli. Io questa squadra la

devo salvare. E sono tornato perché la rosa mi piace”. Altro sorrisone, di quelli convinti. Quest’Ascoli gli piace. Accartocciamo quei tre giorni di ribalta mediatica (e zero punti). Se uno come me, che rimane convinto del fatto che quel gol di Antenucci è regolare, accetta il bello ma (diciamo così) ingenuo gesto del Picchio, è perché gli occhi, le parole, i movimenti di Bepi fuori dallo spogliatoio del freddissimo Città di Ascoli, valgono più di qualsiasi polemica. Stringo la mano, faccio due passi per andarmene. Mi volto. Mister, scusi, ma chi pensa che questa sia una squadra che può sognare i playoff, è un pazzo? “Nel calcio mai porsi limiti”. E’ lui, sempre lui, Bepi Pillon. Bentornato.

SERIE B

Tutto il mondo (sportivo e non) lo ha acclamato. Noi siamo andati dal Diabolico Bepi Pillon a chiedere spiegazioni sul gesto di Ascoli-Reggina. E abbiamo scoperto che…

Vera sorpresa del campionato: Mastronunzio incontenibile, anche se troppi i ko fuoriUnica nota stonata la società: Petocchi sempre in ritardo nel pagamento degli stipendi

qui ancona qui aScoli

N. 6

di daniele perticaridi Fabio paci

Il tecnico Sandro Salvioni Il tecnico Giuseppe Pillon

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Api e Pezzoli come Mastro-gol: bomber infinitiDelusione Tolentino, Montecchio poco... Real

BIKKEMBERGS FOSSOMBRONE 10: Il trionfo in Eccellenza la passata stagione, la partenza impennando in serie D in un campionato dove c’è la blasonata Pisa. Per i griffati dello stilista belga Dirk Bikkembergs… un anno in passerella!

MASTRONUNZIO (Ancona) 10: Un anno intero a spargere veleno in area di rigore. Era maggio quando all’ultimo respiro regalò ai dorici una salvezza sofferta e da allora non si è più fermato. Dodici morsi, 49 da quando veste i colori dell’Ancona. L’avvelenatore!

ARQUATA 10: Dopo aver stravinto la Seconda categoria, comanda anche in Prima con grande autorità. Fuga per la vittoria!

MONTECALVO 10: E’ passato qualche mese, è cambiata categoria ma i pesaresi sono sempre lassù. Aria frizzante!

DANIELE API (Ostra

Vetere) 10: Più di 20 gol nello scorso campionato, già una dozzina in questo primo scorcio. Bombardiere!

VIS PESARO 10: Il balzo in Eccellenza d’estate dove ora sono sul podio. La città di Rossini continua a sognare!

SERRA SANT’ABBONDIO 10: Dalla Terza categoria alla Seconda e in primavera il salto in Prima senza nessuna intenzione di fermarsi. La società del presidente Guidi è di nuovo in piena corsa play-off… inarrestabile!

CAMPIGLIONE 10: Annata da ricordare a lungo per i ragazzi di Roberto Bagalini: vittoria del campionato di Prima categoria, conquista del titolo regionale, Coppa Marche in bacheca e…aria di vertice nel campionato di Promozione. Più di così?

PRINCIPI (Castelfrettese) 10: Passano le stagioni, ben 14 in maglia biancorossa, ma Marco il vizietto del gol non lo perde mai. In area di rigore comanda sempre lui. Capitano dal piede armato!

PEZZOLI (Atletico Piceno) 10: Non è finita ancora l’andata ed Enrico ha già gonfiato il sacco 17 volte. Cannoniere!

LAURINI (Bikkembergs Fossombrone) 10: A detta di tutti è uno dei migliori giovani della serie D. Il migliore! Il francesino sembra nato a Rio de Janeiro, ha appena 20 anni ma si muove in campo come un veterano. Scatto, velocità, potenza, dribbling, senso tattico ed anche fiuto del gol. Completo, pronto per il grande salto. Con quel nome non potrebbe essere altrimenti… Vincent!

FANO 9: Il ripescaggio di fine luglio è stato la giusta “ricompensa” a un campionato di D straordinario. E che la Lega Pro i granata la meritassero lo stanno ampiamente dimostrando. Il team di Cornacchini staziona nei quartieri nobili della graduatoria e sotto l’albero di Natale sogna di trovare… un gradino del podio!

FERMANA 9: Il ritorno in Eccellenza per fare la voce grossa. I canarini vogliono continuare a cantare!

SANGIUSTESE 9: Dopo la convincente salvezza alla prima esperienza tra i professionisti, i maceratesi sono ripartiti di gran carriera e ora hanno abbracciato il neo presidente onorario Fabrizio Corona. Il paparazzo più famoso dello stivale vuol portare la squadra su palcoscenici ben più prestigiosi. Incoronata!

FEDERICI (Montecalvo) 9: Ha messo le ali al Montecalvo con oltre 20 reti per il salto in Prima categoria. Il cannone spara ancora con regolarità disarmante. Cecchino!

CUPRAMONTANA 9: In quinta e il piede a fondo sull’acceleratore ha già seminato la concorrenza. A Natale e San Silvestro, champagne!

URBANIA 9: Tra Sambenedettese, Fermana, Vis Pesaro, Piano San Lazzaro e chi più ne ha più ne metta, i durantini hanno sorpreso tutti mettendo la freccia a tutto gas alla faccia degli autovelox. Senza limiti!

SAN MARCO SERVIGLIANO 9: Comanda il girone G di Seconda categoria con un passo da gigante da sotterrare le avversarie. Natale coi fiocchi!

TOLENTINO 5: Retrocessa in Eccellenza e di nuovo in difficoltà, impantanata nelle zone paludosi. Delusione!

CALDAROLA 4: Dalla Promozione alla Prima categoria, ancora in fondo. Gambero!

REAL MONTECCHIO 4: Salvezza acciuffata per i capelli a giugno ma la lezione a poco è servito. Fanalino di coda, ripetersi è possibile ma serve un 2010… Real!

N. 6

Tempi Supplementaridi Fabio paci

Vuoi vincere un campionato di Seconda categoria? Servono 80,

anche 100 mila euro. Vuoi ottenere il salto in Promozione? Beh, il budget deve perlomeno raddoppiare. C’è crisi, l’economia è ferma ai livelli dei primi anni Novanta. Ma tra i dilettanti del calcio non si bada a spese. Le ristrettezze economiche, a parte alcune società, non hanno mutato in meglio gli scenari del mondo pallonaro. E sì, ci eravamo illusi. Non vogliamo sembrare troppo nostalgici, ma vent’anni fa in Terza e Seconda Categoria si giocava davvero per tuta, borsa e, se andava bene, scarpini bullonati. Qualche rimborso spese lo vedeva chi abitava oltre 50 km dal campo di allenamento; per le mensilità vere, bisognava salire in Prima categoria o in Promozione. Oggi accade un fenomeno perverso. I grandi nomi del panorama d i l e t t a n t i s t i c o scendono di due, anche tre categorie proprio per arraffare assegni più alti. Compensi elargiti da società ambiziose che, senza problemi, sono pronte a fare carte false pur di ottenere l’ingaggio ad effetto e magari vincere il torneo. E sapete chi ci rimette? Il giovane del vivaio: non avrà mai l’opportunità di crescere. O il venticinquenne appassionato di calcio ma - ahilui - tecnicamente mediocre: con la qualità del gruppo che lievita, costui è costretto a emigrare altrove per giocare a calcio, non avendo più la possibilità di scendere in campo con la squadra del proprio paese. E parliamo delle categorie più basse, non di Eccellenza o D. Sia chiaro: il discorso vale per molti club, da Pesaro a San Benedetto. Un po’ come accade in serie A: la Juventus ha dato fiducia ai migliori giovani del proprio vivaio (Marchisio e De Ceglie, solo per citarne alcuni) solo dopo aver assaggiato la serie B, stritolata dagli effetti di Calciopoli. Di sicuro, nella Juventus prima maniera, fatta di campioni, i baby bianconeri non avrebbero mai trovato una maglia da titolare. Ricordate la finale di Berlino 2006 Italia-Francia? Praticamente era in campo la Juventus di Moggi. E i ragazzi che fanno? Vanno altrove, come si dice: a farsi le ossa.

Dilettanti, ma quale crisi…Girano sempre troppi soldi

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Grande serata quella organizzata a Recanati, a metà novembre, dalla sezione AIA di Macerata che ha visto la partecipazione

di Cristina Cini, assistente internazionale. La Cini non è più sola al mondo visto che da questa stagione è salita sul palcoscenico mondiale Romina Santuari della sezione di Trento. Due assistenti in rosa che oggi sono a disposizione della CAN. L’assistente toscana, a disposizione dell’Uefa da alcune stagioni, ha ritrovato a Macerata compagni di viaggio come Renato Picchio, attuale presidente del CRA marchigiano e due colleghi importanti come Roberto Romagnoli e Nicola Nicoletti, anche loro a disposizione dell’organo tecnico. Presentata da Pierluigi Staffolani, presidente della sezione AIA di Macerata, il quale ne ha punteggiato una carriera prestigiosa a partire dai primi contatti con la sezione di Firenze come arbitro per arrivare poi alla promozione ad internazionale. Carriera vertiginosa che ha portato l’assistente toscano ad operare in tutto il mondo essendo stata designata in competizioni come Champions League, Olimpiadi, Mondiali.

Cristina Cini, assistente internazionale, un’avventura iniziata quanti anni fa?“Da vent’anni, nella sezione di Firenze, quando timida e impiacciata mi sono iscritta ad un corso per arbitri di calcio”.

Perchè lo ha fatto?“E’ stato un caso, ho sempre fatto sport ed ho voluto provare l’avventura di iscrivermi ad un corso arbitri aperto per la prima volta alle donne”.

Quando la abilitarono arbitro, al termine del corso, ne parlò tutta Italia, quali sensazioni ha provato?“Una bellissima emozione e al tempo stesso un grandissima soddisfazione”.

Entrare in campo per la prima volta come è stato?“Emozionante, bello ma altrettanto impegnativo”.

La sua è stata una continua scalata al

vertice prima europeo e poi mondiale. Quando arriva la designazione, anche oggi, cosa prova?“Un’emozione bellissima che si rinnova ed anche una grande soddisfazione perchè è comunque bello essere impegnati all’estero e soprattutto in competizioni importanti come possono essere i Mondiali o le Olimpiadi”.

Come vorrebbe concludere la sua carriera?“Non so. Sono già soddisfatta così”.

Non sogna una finale mondiale?“Non esageriamo, sono già molto soddisfatta così ma non chiudiamo la porta, chissà”.

La stampa è spesso cattiva con gli assistenti, il lunedì mattina li guarda i giornali?“Li guardo solo per vedere quali sono gli episodi da riguardare per cercare di imparare dall’errore a migliorarsi”.

Di fronte ad ottantamila spettatori quando alza la bandiera si sente responsabile?

“Non c’entra il numero degli spettatori, uno cerca di andare in campo e fare il meglio possibile e metterci la massima concentrazione”.

Quando parte per lunghi periodi per partecipare a competizioni europee e mondiali cosa dice a chi lascia a casa?“Dico solo che mi mancheranno e di fare il tifo per me”.

La Cini ha diretto gare importantissime senza farsi mai notare, allora è brava?“Non sono io ha dirlo, io ce la metto tutta in ogni occasione per fare del mio meglio”.

La prima partita in serie A?“E’ stata una grande emozione, un’esperienza indimenticabile, era Juventus-Chievo”.

Che ricorda di quella partita?“La grande emozione quando sono entrata in campo”.

Quando ha ricevuto la prima chiamata ad assistente internazionale, chi lo ha saputo per primo?

“Mio marito e subito dopo la mia famiglia”.

La prima donna con la quale ha condiviso la grande soddisfazione...“La mamma”.

Se le facessero l’augurio di dirigere la finale mondiale cosa risponderebbe?“Preferirei stare in tribuna...così in campo ci sarebbe l’Italia e per la quale siamo tutti tifosi”.

Essere giudicata da un moviolista ex arbitro le crea fastidio?“No. La moviola è uno strumento che può essere utile per capire dove si è sbagliato e come migliorarsi poi se il moviolista è un ex arbitro o no non cambia nulla”.

Alle ragazze marchigiane che hanno iniziato questo percorso, quale consiglio si sente di dare? “Di crederci e di non mollare mai, perchè i risultati si possono ottenere solo con impegno e determinazione e colgo l’occasione per inviare a tutte loro un grande in bocca al lupo”.

Marche in gol incontra criStina cini, aSSiStEntE intErnazionalE

“Ragazze, credeteci sempre e non mollate mai”

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angelo castronaro nasce a Porto

Sant’Elpidio (città dove vive) il 3 agosto del 1952 da Augusta e Lionetto. Sposato con la signora Cinzia, ha due figli: Jacopo, che gioca in Terza categoria con la Corva, e Virginia. Vive a due passi dal mare. Primi calci a Porto Sant’Elpidio con il San crispino sotto la saggia guida di agostino bertolazzi. Al 16 anni la prima valigia con destinazione San Benedetto del Tronto dove ad attenderlo c’è la mitica maglia della Sambenedettese. Una prima stagione nelle giovanili con alcune apparizioni in prima squadra, nel novembre della stagione ‘71/’72 finisce alla Fermana in serie D, al termine della stessa rientra nella Sambenedet tese . Eliani, Faccenda. Persico, Bergamasco gli allenatori che lo fanno crescere. Con la Samb vince il campionato di serie C, nella stagione ‘73/’74 resta ancora una stagione poi il trasferimento al Genoa alla corte di Gigi Simoni. Un trasferimento che la grande stampa osanna con caratteri cubitali. Quattro stagioni con la maglia rossoblu, due in serie A e due in serie B. Nella prima stagione trascorsa all’ombra della Lanterna Castronaro gioca ben 36 partite mettendo a segno 4 reti. Il Genoa sale in serie A, debutta nella massima serie il 3 ottobre del ’76 nel confronto casalingo con la Roma finita 2-2. Di nuovo in serie B nella stagione ‘78/’79 con il Genoa ma dopo qualche settimana la società lo cede al bologna ed è di nuovo serie A. Sotto le Due Torri resta due stagioni, si trasferisce a Ferrara in Serie B alla Spal del mitico Mazza. Da Ferrara alla civitanovese in C1 e C2 poi ultimi calci ufficiali ad un pallone nella sua Porto Sant’Elpidio. Oltre quindici anni di calcio che conta chiuso in uno scrigno custodito gelosamente. Tanto calcio ma anche un diploma da appendere al muro conseguito all’Istituto Tecnico industriale di Fermo, una grande scuola.

angelo castronaro, oggi allena i ragazzi del porto Sant’Elpidio, come ricorda il calcio dei grandi?“Un bel segmento della mia vita trascorso in un ambiente che ho amato. Ho dato tanto al calcio, ho ricevuto abbastanza, sono contento”.

le mancano gli applausi dei settantamila dell’olimpico o di San Siro?“Se dicessi di non sarei un bugiardo ma dobbiamo capire che hanno fatto parte di un periodo della vita e che inevitabilmente sono ormai lontani anche se i ricordi ti accompagnano tutti i giorni”.

Ha vissuto in tante piazze

importanti, quali ricorda con più sentimento?“La prima che mi viene in mente è Genova, una città che vive intensamente il calcio. Il lunedì dopo la gara, la visita ai club con tanti tifosi entusiasti. L’incontro con il mio amico frate di fede rossoblu, lo chiamiamo padre Luciano, che mi invitava a cena in convento oppure con gli amici della croce Verde di Nervi. Momenti bellissimi nel segno della solidarietà”.

Ha giocato con tanti campioni, si è mantenuto un rapporto con alcuni

di loro?“Sì. Spesso capita di incontrarsi, spesso quando facciamo le partite fra veterani, oppure qualcuno di manda da un amico i saluti”.

bomber castronaro ricordato per avere messo a segno una trentina di gol tra serie a e serie b, il più bello?“Tutti gol sono belli ma quello segnato a Zoff,

un mito, non lo dimenticherò mai perché dette al Bologna la possibilità di salvarsi”.

altre occasioni da non cancellare dalla memoria?“Milan – Bologna, la partita finì zero a zero, i rossoneri conquistarono la stella, Rivera, un grande con il suo carisma, riuscì a far giocare la partita facendo sistemare il pubblico a bordo campo. Incredibile. Solo un personaggio come lui poteva farlo. Lo ammiro”.

il momento da dimenticare?“Il calcio scommesse anni ’80, il riferimento Bologna-Juventus. Un momento buio nella storia del nostro calcio così bene descritto nel libro “Nel fango del Dio pallone” scritto da Carlo Petrini del quale non aggiungo altro ma invito solo a leggerlo per capire quello che succedeva in quel periodo”.

Solo castronaro e Sali fuori dal coro?“Purtroppo sì. Noi ci siamo voluti sporcare le mani e fu la nostra fine di calciatori nella massima serie”.

lei allena i baby del porto Sant’Elpidio, cosa dice a loro quando inizia un allenamento?“Che uno su quarantamila arriva in serie A e se perdi il treno il giorno che passa, quando ripassa ma non è lo stesso”.

a porto Sant’Elpidio sta crescendo un nuovo castronaro?“Sì, è Giuseppe Pacini, classe 1992, un bravo giocatore e soprattutto un bravo ragazzo”.

il tifoso numero uno del mito castronaro?“Mia figlia Virginia. Non è poco di questi tempi”.

di Enrico Scoppa

anGElo caStronaro

Io e quel gol a Zoff

L’album fotografico di Angelo Castronaro...

1 - ...insieme a Gigi Simoni

2 - il mitico gol a Dino Zoff

3 - con il Bologna in visita al Santo Padre Paolo VI

4 - con la maglia del Genoa

5 - Sambenedettese-Juventus, Castronaro insieme a tanti campioni

6 - con la maglia azzura in Italia-Belgio al Curi di Perugia

7 - una storica foto custodita gelosamente da mamma Augusta

8 - il suo Bologna

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bordo campo. Incredibile. Solo un personaggio come lui poteva farlo.

“Il calcio scommesse anni ’80, il riferimento Bologna-Juventus. Un momento buio nella storia del nostro calcio così bene descritto nel libro “Nel fango del Dio pallone” scritto da Carlo Petrini del quale non aggiungo altro ma invito solo a leggerlo per capire quello che succedeva in quel

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Quando i propri tifosi aspettano la squadra al rientro da una lunga trasferta fino a tarda sera per

applaudire i propri giocatori e ringraziarli per l’impegno profuso dopo il buon punto ottenuto in trasferta, significa che la società ha intrapreso la strada giusta. E’ quanto accaduto al Fano di ritorno dalla trasferta in casa della Nocerina: grande soddisfazione nelle parole del Direttore Generale granata Giuseppe Pompilio (foto): “I tifosi sono sempre stati vicini alla squadra e questi sono segnali forti che danno grande fiducia a tutti al mister che sta facendo un grandissimo lavoro. La nostra è una società seria che ha saputo concedere tempo alla squadra per lavorare: nelle prime sette gare avevamo totalizzato appena quattro punti ma non abbiamo messo fretta ai giocatori, dandogli il tempo di ambientarsi nella nuova categoria e la squadra ha fatto ben ventidue punti nelle successive dieci gare. La Seconda Divisione è un campionato dal grande ritmo, molto veloce e dalla grande fiducia: avevamo il bisogno di adattarci ad una categoria con queste caratteristiche e i ragazzi lo hanno saputo fare nel migliore dei modi. Non dimentichiamo che, esclusi Marinucci Palermo e Ambrosini, tutti gli altri giocatori provengono da serie D e soprattutto Eccellenza. Alla luce del particolare momento economico che vive la nostra zona, questo è l’unico modo possibile

per continuare a far calcio”. Chiudiamo con un giudizio complessivo sul girone e sull’altra squadra marchigiana di categoria, la Sangiustese: “Il torneo a mio avviso è estremamente equilibrato e in questo girone di andata le sorprese non sono di certo mancate. Resto dell’avviso che Lucchese e Prato abbiano qualcosa in più delle altre: saranno loro a giocarsi la Prima Divisione. La Sangiustese? E’ una squadra rinnovata rispetto allo scorso anno ma l’esperienza di Pantanetti e la bravura di Giudici faranno la differenza. A mio avviso con un attaccante di peso in più, potrebbero dire la loro anche in chiave playoff”.

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SECONDA DIVISIONE (LEGA PRO)

Era il 16 ottobre scorso, un venerdì, quando su Quelliche.net uscì la notizia-bomba: Fabrizio Corona nel capitale

sociale della Sangiustese. In redazione cominciarono a squillare i telefoni, il Forum iniziava ad animarsi...sì, era tutto vero: tra il noto fotografo per vip e la squadra rossoblu era scoppiato l’amore. Poi, la notizia (e i vari dettagli), nei giorni seguenti è stata ripresa dalle più importanti testate giornalistiche (il portale Libero ha riportato per intero le nostre indiscrezioni). E finalmente il 6 dicembre (si giocava Sangiustese – Sangiovannese) Fabrizio Corona è comparso allo stadio comunale di Villa San Filippo in veste di nuovo presidente onorario del club. “Tutti sono bravi a parlare, ma in verità nessuno risponde – le parole del patron e direttore sportivo Antonio Pantanetti – la nostra intenzione è quella di calamitare l’attenzione di quanti

vogliono investire nella Sangiustese perché possa proseguire con tranquillità il suo cammino fra i professionisti”. Corona, tra flash e microfoni delle tv locali e nazionali, occhiali scuri, jeans neri, barba incolta, cappotto color cammello con sotto la maglia rossoblu della Sangiustese, annuncia: “Sono un imprenditore eclettico, sto facendo molte cose, un programma televisivo, farò l’attore, e oltre a questo sarò il presidente della Sangiustese. Ho trovato un ambiente che mi piace, gente come Antonio, che ringrazio, e con cui mi trovo bene”. Si districa bene fra le domande dei giornalisti con la

sua solita aria sfuggente e incurante e non sorride mai. “L’idea di fare questa cosa ci è venuta a campionato iniziato, io e Antonio siamo mossi dall’entusiasmo perché questa squadra possa trovare visibilità e pubblicità, che per quanto riguarda me ne ho fin troppa. Ci tengo a dire che non è un gioco questo, è un’attività seria. E bisognerà allargare il campo perchè voglio portare la Sangiustese in serie A”. Qualcuno urla, prossimo tatuaggio Fabrì? “Il prossimo tatuaggio sarà senz’altro lo stemma della Sangiustese”.

Il punto del DG Pompilio: il tempo ci ha dato ragione

Comincia la presidenza del noto fotografo per vip. Pantanetti: “Operazione necessaria per garantire a questa società un futuro tra i Pro”

Il Fano delle meraviglie

Sangiustese in...Coronata!

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calamitare l’attenzione di quanti sua solita aria sfuggente e incurante e non sorride mai. “L’idea di fare questa cosa ci è venuta a campionato iniziato, io e Antonio siamo mossi dall’entusiasmo perché questa squadra possa trovare visibilità e pubblicità, che per quanto riguarda me ne ho fin troppa. Ci tengo a dire che non è un gioco questo, è un’attività seria. E bisognerà allargare il campo perchè voglio portare la Sangiustese in serie A”. Qualcuno urla, prossimo tatuaggio Fabrì? “Il prossimo tatuaggio sarà senz’altro lo stemma della Sangiustese”.

La home-page del sitowww.quelliche.net del 16 ottobre scorso che annunciava l’arrivo di Corona

Antonio Pantanetti e Fabrizio Corona

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E’ una delle bandiere della squadra assieme a Diego Senesi, Jacopo Zannini e Luca

Patrizi, in pratica lo zoccolo duro del doppio salto dalla Promozione alla serie D. Nicola Moretti (foto) non ha ancora ventitre anni ma rappresenta senza ombra di dubbio una pedina fondamentale nella scacchiera della Recanatese guidata dal tandem tecnico Paolo Siroti - Stefano Baldoni. “Con il passare degli anni sento sempre piu il peso di questa maglia che indosso con enorme orgoglio perchè rappresenta la mia città - commenta il biondo centrocampista giallorosso - sono fortemente legato a questa società, con la quale gioco da quando avevo sei anni. Mi ha regalato enormi emozioni e spero di allungare questo matrimonio, anche se nel calcio non si può mai dare niente per scontato”. Nicola Moretti non nasconde un pizzico di amarezza per gli spalti

non certo affollati in occasione degli incontri casalinghi. “Una nota dolente per la nostra città che da molti anni non segue piu il calcio con la giusta passione - analizza il centrocampista - problema di mentalità, ricordo che quand’ero ragazzino le cose non andavano molto diversamente da come vanno

oggi. Con la serie D ci aspettavamo una risposta migliore che però non è arrivata, anche se possiamo contare su un gruppo di fedelissimi che ci segue anche in trasferta e a questi va un enorme r i n g r a z i a m e n t o ” . Nicola Moretti ritiene che i pochi intimi del “Tubaldi” non

sono determinati dai risultati della squadra, da tre anni in lotta per il mantenimento della categoria. “E’ vero, spesso non riusciamo ad esprimerci al meglio ma non dobbiamo dimenticare che giochiamo nella quarta serie del calcio nazionale con squadre molto

atrtrezzate e blasonate come Chieti, Campobasso, l’Aquila giusto per citarne alcune - dice il leopardiano -. Ma a frenarci c’è anche il terreno di gioco, al limite della praticabilità sopratutto nel periodo invernale. Con un campo in situazioni disastrose imporre gioco diventa quasi impossibile. Chi difende, quindi chi gioca in trasferta, ne trae invece enorme vantaggio”. Nicola Moretti è uno degli ultimi prodotti nostrani del vivaio giallorosso che negli ultimi anni rifornisce con difficoltà la prima squadra. “Di sicuro la società investe moltissimo nel settore giovanile ma spesso e volentieri gli sforzi profusi non vanno di pari passo con i buoni risultati - conclude il centrocampista - Ci sono annate buone e altre meno, ed influisce in maniera determinante anche il passaggio dal settore giovanile alla prima squadra. Un passaggio non facile che molti ragazzi con buone potenzialità non riescono a compiere, per sfuggire agli enormi sacrifici del calcio, sopratutto quando si gioca in campionati importanti come la serie D”.

C’è grande entusiasmo a Civitanova per il campionato estremamente positivo della

squadra di mister Jaconi. La striscia di vittorie consecutive a cavallo dei mesi di novembre e dicembre hanno riportato quell’entusiasmo che aveva caratterizzato la fase degli spareggi nazionali al termine della scorsa stagione. Una passione che sembra non trovare soluzione di continuità quella del popolo rossoblu nei confronti di una squadra che tanto bene sta facendo anche in questa serie D. Una prima parte di campionato non certo agevole, con la squadra impegnata a trovare il giusto feeling con la nuova categoria. Se il momento di maggiore difficoltà è coinciso con la sconfitta in casa dell’Atessa, sette giorni dopo quella casalinga nel derby con la Recanatese, la vittoria in casa del Chieti è stata l’inizio della riscossa in casa civitanovese con mister Osvaldo Jaconi che espresso parole di elogio nei confronti dei suoi ragazzi, all’indomani della vittoria interna con il Trivento: “Non posso

far altro che elogiare questi ragazzi che stanno affrontando queste gare con lo spirito giusto e questo ci sta portando a fare, a mio avviso, delle imprese. Vedo una grande voglia, da parte di tutti, di sacrificarsi”. Una squadra costruita in corso d’opera, durante l’estate, in attesa che la Lega Nazionale Dilettanti ufficializzasse un ripescaggio che in molti davano scontato ma che non è diventato effettivo fino alla prima settimana di agosto. La società rossoblu, per allargare il già ampio seguito di sostenitori rossoblu, ha deciso di offrire l’opportunità a tutti gli iscritti delle associazioni (sportive, culturali, sociali, di volontariato o di pubblico interesse) presenti sul territorio civitanovese di sottoscrivere un abbonamento, valevole dalla gara interna con il Centobuchi del 10 gennaio, di assistere alle gare interne della squadra con un mini abbonamento di 30 euro. Un modo per coinvolgere ancora di più una città da sempre innamorata dei colori rossoblu.

SERIE D

Nessuno, o quasi, in riva al Metauro, immaginava quest’estate di vedere il

Bikkembergs Fossombrone ancora in alto, a lottare per la vetta. Anche tra gli addetti ai lavori circolavano altri nomi di squadre protagoniste. Ed invece i “griffati” sono come la stagione passata, ancora in passerella a sfilare belli e vincenti. Il team di mister Omiccioli è lassù a respirare aria frizzante, a lottare spalla a spalla con il blasonato Pisa, a sognare. Dietro ad una squadra che oggi come un anno fa recita un ruolo da protagonista c’è una società capace di programmare con lungimiranza. I successi del Bikkembergs Fossombrone nascono proprio da qui, da un sodalizio affiatato e competente che in due anni ha saputo allestire prima una compagine in grado di vincere in Eccellenza e poi di

navigare nei quartieri nobili della serie D. E’ rimasto lo zoccolo duro dell’organico, da Verì a Faieta, da Panisson a Bertozzini oltre a qualche giovane di belle speranze come Laurini e Cenciarini, al quale quest’estate è stato sapientemente aggiunto il giusto mix di giocatori d’esperienza e under in grado di fare la differenza. Da due anni il direttore sportivo Augusto Scarpini (foto) non sbaglia un colpo. “Il merito di scelte azzeccate è di tutta la società. Stiamo portando avanti un buon lavoro, il gruppo è affiatato, le idee sono chiare e questo facilita quando si devono acquistare dei giocatori. Quando si programma con un certo anticipo tutto diventa più facile. Noi a maggio, ad esempio, siamo stati per diverso tempo a seguire le squadre giovanili di società importanti come il Ravenna

e il Rimini e questo poi ci ha aiutato al momento di prendere le decisioni. Nessuna fretta, valutiamo attentamente prima di agire sul mercato. Un modo di operare che ci ha contraddistinto anche nell’acquisto di giocatori come Bellocchi, Bolzan e Pirro e che finora ci sta dando ragione”. Un Fossombrone dal ruolino straordinario in casa dove agli avversari ha lasciato le briciole, ma anche capace di imprese incredibili in trasferta come a Ponsacco dove ha vinto nonostante i due rossi sul groppone. “E’ stata davvero un’impresa – sottolinea soddisfatto il tecnico Mirco Omiccioli – perché abbiamo vinto su un campo difficilissimo, stretto e pesante, e soprattutto giocando larghissima parte della partita con due uomini in meno. La squadra ha risposto alla grande sotto l’aspetto caratteriale e

tattico, dimostrando maturità e spirito di sacrificio”. L’autografo l’ha firmato Vincent Laurini, un giovane che gioca come un veterano, pronto per palcoscenici ancora più prestigiosi. “Una vittoria così è merito di tutto il gruppo che ci ha creduto fino al termine della gara, ma è giusto ancora una volta sottolineare la prestazione di questo ragazzo che sta facendo un campionato eccezionale. Vincent cresce partita dopo partita perché è un giocatore che mette grande impegno e concentrazione in allenamento

ed in partita. E’ giovanissimo e penso proprio che possa ambire ad una carriera ricca di grandi

soddisfazioni” . Alla capolista Pisa, al primato per ora non si pensa. “Noi guardiamo solo in casa nostra e più di vincere non possiamo fare. Il Pisa è una grande squadra, con un altro blasone ed un altro organico, ma senza dubbio c e r c h e r e m o di restargli a

ruota il più a lungo possibile. Ci stiamo togliendo delle bellissime soddisfazioni, godiamoci questo momento ma rimaniamo con i piedi per terra”.

La bandiera ha 23 anni “Chiamatele imprese”

La squadra di Omiccioli vola in classifica e respira aria di primato. Il DS Scarpini: “Il merito? Di tutta la società”Sì, il Fossombrone è sempre di moda

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rEcanatESE: parla nicola morEtti ciVitanoVESE

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Giulio Spadoni a tutta Samb

Osimana, Falcetelli lascia

“Da qualche anno questo è diventato il mio primo lavoro – esordisce il direttore generale della Sambenedettese, Giulio

Spadoni (foto) – ed anche unico, ci sono cose da fare per cui si è attivi sette giorni su sette e ventiquattr’ore al giorno”. Ed è così che Spadoni ha dovuto lasciare per via di questo mestiere ogni altra attività. “Qualcuno dice che è un destino il mio di andare a lavorare in piazze decadute per cercare di farle risalire – ci confessa ridendo - è accaduto in quasi tutte le società dove sono stato, da qualche parte ci siamo riusciti, da altre no. Fu il caso della Sangiorgese quando nella metà degli anni ‘90 la squadra era retrocessa dalla serie D alla Prima categoria, e riuscimmo a riportarla in Eccellenza. A Tolentino invece non facemmo altrettanto dopo la retrocessione dalla C2. A Macerata abbiamo disputato due stagioni favolose dopo che era retrocessa dalla Serie D, vincendo subito l’Eccellenza con un campionato strepitoso, e tornando in Interregionale con tanto di playoff. A Fermo poi, prima di venire qui alla Samb, dove dalla Prima categoria siamo arrivati in Promozione.” Insomma tante piazze importanti, poi finalmente a Sambenedetto. “Questa è quella che sento di più – confessa il direttore generale rossoblu – gli amici qui sono tanti,

è la mia città, ci vivo e ovunque sono stato la prima telefonata dopo la partita è sempre stata per conoscere cosa avesse fatto la Samb. Per me è una responsabilità importante, rivestire un ruolo come questo è il massimo che potessi desiderare.” Spadoni, prima di approdare come direttore generale, alla Samb aveva lavorato già come responsabile del settore giovanile: “Anche se ci avevo già lavorato con i

giovani e avevamo vinto diversi campionati e valorizzato tanti ragazzi, adesso è diverso. Ora la responsabilità è più grande. Quello che spero è di starci più a lungo possibile.” Qualcosa di diverso però c’è, qualcosa in più rispetto alle altre società dove la professionalità e l’impegno sono al primo posto: “In più rispetto alle altre, c’è un fattore fondamentale: quello emotivo. Oltre alla professionalità che uno mette sempre in quello che fa, c’è anche il coinvolgimento dei sentimenti. Questa è una

città che vive di calcio insieme al turismo estivo e alla pesca, per cui si capisce quanto sia importante la Samb per i sambenedettesi. Certamente mi spiace per quello che è successo negli ultimi quindici anni, in cui le gestioni non sono state oculate”. In questo campionato di Eccellenza si sta già lavorando ad un progetto che non si esaurisca in poco tempo, ma che sia il più duraturo possibile. “Spero che riusciremo a

fare più possibile per questa squadra e questa città. Qui i risultati sono di due tipi: intanto quello sportivo, salire quanto prima in Serie D e progettare un ritorno nei professionisti. Nel contempo quello di costruire una società solida, che possa dare frutti non solo nel presente ma sopratutto nel futuro. Per questo stiamo lavorando anche molto al settore giovanile, sperando che torni ad essere quello di una volta. Esso va rafforzato - conclude Spadoni - in vista dei progetti ambiziosi che con due appassionati come Spina e Bartolomei possono diventare realtà.”

Ha preso l’Osimana in Terza categoria, dieci anni fa, ora è nel massimo campionato regionale. Come a dire, lui al calcio osimana ha dato, ma ora è arrivato il momento di dire stop e passare la mano: Andrea Falcetelli (foto),

nel prossimo giugno, chiuderà per sempre il suo capitolo all’Osimana. Scenderà dal timone della società e non ditegli che fa così perchè la squadra annaspa nella bassa classifica. “Non centra nulla la mancanza di risultati – dice

Falcetelli - mi prendo tutte le responsabilità sportive e finanziarie, e se a fine stagione arriverà la retrocessione la colpa sarà mia, penso comunque che dopo dieci anni sia giunto il momento di passare la mano ad altri: dal 1° luglio 2010 mi considero libero da impegni”. Falcetelli all’Osimana, nel corso di questo decennio, ha dato molto: tempo, danaro, e una passione infinita. Nell’ultimo periodo contro di lui c’è stata anche una campagna diffamatoria indegna, voci false, strane chiacchiere... “La porta è aperta, io esco, se qualcuno vuole entrare si faccia subito avanti…”.

ECCELLENZA

Il DG rossoblu si racconta: “Lavoro a tempo pieno per per questa società che merita il ritorno tra i Pro”

Da giugno non ricoprirà più il ruolo di Presidente

Montegranaro, i Conti tornanoIl Montegranaro è alla ricerca della salvezza ma il suo campionato è ben oltre le aspettative. Intanto la squadra si è rinforzata rivoluzionando completamente la coppia d’attacco che ora è formata dai nuovi acquisti Cardinali e Petitti.Fabio Massimo Conti, direttore sportivo: come sta andando questo campionato, al di sopra o al di sotto delle aspettative?“Credo che, viste le squadre ai nastri di partenza, chiunque qui avrebbe messo la firma per avere una posizione di classifica come la nostra. L’unico rammarico è che negli ultimi due mesi abbiamo espresso un calcio ad ottimo livello, ma non siamo riusciti a concretizzare abbastanza quanto costruito. Penso che cinque o sei punti in più ci avrebbero reso giustizia e ci mancano nel complesso in classifica. Noi vogliamo far bene e prepararci al meglio per il girone di ritorno per portare a casa partite che non siamo riusciti a concretizzare. Tutto sommato penso che sia positivo il nostro rendimento finora”. Qual è stato il flop e quale la sorpresa? “Probabilmente l’Osimana rispetto alle attese ha un po’ deluso, sulla carta a mio

parere era una squadra costruita per far bene. In un campionato come questo che vede rappresentati quattro capoluoghi di provincia, squadre importanti con trascorsi illustri non è facile far bene. L’Urbania e il Real Metauro invece sono le sorprese, quest’ultimo che conoscevo poco sta facendo un ottimo campionato”. Cosa pensi di questo campionato, chi lo vincerà?“La Sambenedettese, penso che sia la squadra con un organico che alla lunga sbaglierà poco nel girone di ritorno. Non so quanti punti non porteranno a casa, ma ritengo veramente pochi. Poi c’è la Vis Pesaro che secondo me esprime un ottimo calcio ha un bravo portiere e la vedo l’unica che potrebbe dare noie alla Samb”. Il girone di ritorno come sarà? Cominciamo subito col botto il 6 gennaio, all’inizio sarà difficilissimo, ma se lo affrontiamo con lo stesso spirito di sempre, cercando di esprimere al meglio il nostro gioco, faremo sicuramente bene. Siamo in credito con la fortuna, quindi spero che verremo ripagati”.

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Non era mai accaduto prima che una partita dilettanti andasse in diretta tv sulle reti Rai. E invece è successo con Sambenedettese - Fermana trasmessa in diretta su rai 3 marche lo scorso 29 novembre. Riscontro? Il dato di ascolto quasi mortifica due piazze importanti e innamorate di calcio come San Benedetto del Tronto e Fermo: dalle ore 14.30 alle 16 il big match di Eccellenza ha catturato appena il 4% di share, 17.641 spettatori. Il dato che la Direzione Marketing e Reporting della Rai di Roma ha fornito alla nostra redazione rappresenta l’ascolto su scala regionale mentre la partita era visibile soltanto da Ancona in giù, come attenuante c’è anche il fatto che a quell’ora sulle pay tv giocavano anche Inter e Juve, comunque viene fuori un dato sconfortante se confrontato con il Rai 3 a livello nazionale che sempre in quella fascia oraria ha raccolto 1.302.000 spettatori. Come si ricorderà la partita era fruibile allo stadio dai soli abbonati di casa Samb su decisione della Prefettura di Ascoli Piceno (decisione secondo noi priva di senso e di logica) alla luce di quanto stabilito dal Casms, il Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive.

Il 27 gennaio prossimo andrà in scena (campo di gioco ancora da stabilire) la finalissima di Coppa Italia Vis pesaro - Fermana che qualifica alla fase nazionale. Le due formazioni hanno superato, nel turno di semifinale, l’agguerrita concorrenza di Urbino, Fortitudo Fabriano, Piano San Lazzaro e Sambenedettese. Ricordiamo inoltre che, la vincente della fase nazionale, ottiene la promozione diretta in Serie D.

Coppa Italia, la finale èVis Pesaro - Fermana

Che flop Samb - Fermana in diretta TV su Rai 3

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Chiarucci: “Sono deluso: pochi spettatori e zero aiuti economici”

Bagalini: “Girone di andata ok ma prima di tutto la salvezza”

Una vera matricola terribile. Il girone d’andata ha visto fra le protagoniste assolute del torneo certamente il

Campiglione guidato da mister Roberto Bagalini (foto). Impressionante il rullino di marcia della squadra giallonera: tredici risultati utili consecutivi. La prima sconfitta arriva solo con il Corridonia, alla 14esima di andata e la seconda con il Trodica, due delle favorite alla vittoria finale del campionato di Promozione B. Dopo il bel cammino inanellato nella scorsa stagione con la vittoria di tutti i trofei a disposizione in Prima categoria, ecco che il Campiglione non si smentisce nemmeno nel campionato superiore, che non disputava da qualche anno e dove sta trovando la sua dimensione ideale. La vera differenza di questa squadra l’ha fatta e continua a farla il gruppo, che giocando insieme già da tre stagioni, in tre categorie differenti e con pochissimi innesti e cambiamenti all’interno della rosa, riesce ad avere sempre gli stimoli giusti per affrontare ogni anno da tre stagioni

consecutive un campionato diverso, nel miglior modo possibile.Ve lo aspettavate un avvio così, mister? “Beh sicuramente abbiamo fatto un buon girone d’andata, abbiamo perso qualche posizione affrontando le prime della classe, ma il bilancio tutto sommato è positivo finora”.

E’ cambiato qualcosa nel mercato di dicembre? “Sono partiti Adami

e Cassetta, per il momento non stiamo cercando altre soluzioni, vedremo”.Quali obiettivi si profilano per il girone di ritorno, come

lo affronterete? “L’obiettivo è sempre raggiungere prima possibile

la quota salvezza, poi se ci sarà spazio per altro ben venga, cercheremo di far bene”.Secondo lei la testa della classifica rispecchia le potenzialità delle prime? “Come si pensava le squadre più blasonate sono in testa, quella che mi ha più impressionato finora e che mi è parsa la più completa è senz’altro l’Atletico Piceno”.

Dalla stagione 2010-2011 parte anche nelle Marche un nuovo sistema per determinare le squadre giovanili che parteciperanno ai campionati regionali. Per chi già segue la questione non si tratta altro che del sistema usato e poi abbandonato dal settore giovanile e scolastico del Lazio, promosso da Caridi (da cui prende il nome) e dal quello tutt’ora in uso nel Piemonte. Non esisterà più la distinzione, nelle categorie allievi e giovanissimi,

tra provinciali e regionali, che verranno accorpate. Si partirà da settembre tutti insieme a livello provinciale. Le prime classificate a dicembre, passeranno al campionato regionale, le ultime continueranno il provinciale, ma ovviamente con calendari differenti. Solo successivamente dunque ci sarà la divisione. Tutti avranno le stesse possibilità di partecipare al campionato regionale, al quale ad oggi partecipano solamente le squadre più

titolate (vedi caso Firmum: nonostante avesse vinto il campionato non è stata ammessa nel regionale) mentre le altre sono costrette ad accontentarsi dei gironi provinciali. I campionati che si determineranno in corso d’opera, dureranno da gennaio a maggio. Una sorta di mini torneo pre-campionato quindi indicherà quelle squadre che avranno diritto, acquisito stavolta solo sul campo. La riforma, promossa a livello regionale da Marziali e Malaspina, ha

finalmente trovato accoglimento. Abbiamo interpellato Lorenzo Viti, responsabile del settore giovanile della Folgore Falerone, il quale commenta così la decisione: “Penso che sia un modo efficace per premiare e incentivare chi suda i risultati e lavora sul campo, e non i diritti pregressi di società titolate. Ritengo che tutti abbiano lo stesso diritto di far parte del campionato regionali che, ad oggi era diventata una vera e propria casta esclusiva”.

La Pergolese vola in campionato ma qualcosa non va. Se la classifica sorride, lo storico presidente Paolo

Chiarucci (foto) è molto deluso e medita di smobilitare la squadra. “Sì, potrei arrivare a svincolare diversi giocatori perché così non si può andare avanti. Fino a qualche tempo fa ci criticavamo come società perchè non giocavano i ragazzi del posto. Quest’anno sono titolari ben otto giocatori del nostro vivaio con risultati eccellenti. La classifica parla chiaro, stiamo disputando un campionato sopra ogni più rosea aspettativa riuscendo al contempo a valorizzare i nostri ragazzi. Già dall’anno scorso senza mezzi termini abbiamo iniziato a puntare sul settore giovanile che grazie all’impegno di tante persone sta continuando a dare ottimi risultati. Ma nonostante questo alla domenica allo stadio si vedono una cinquantina di persone e dagli imprenditori pergolesi non arriva una mano da un punto di vista economico. Così è difficile purtroppo proseguire, io la Pergolese non l’ho sposata, se qualcuno vuole entrare al posto mio si faccia

pure avanti”. Lasciare ora la società presidente potrebbe essere assai controproducente per il futuro della squadra in campionato, non trova? “Io non sono abituato ad abbandonare la nave e non lo farò ma sono pronto a svincolare alcuni giocatori importanti perché la città deve capire che la Pergolese è di tutti ed ha bisogno dell’aiuto di tutti per vivere. Gli

sponsor invece sono sempre meno ed anche l’entusiasmo nonostante il

bellissimo campionato è scarso. Abbiamo da poco completato anche il campo in erba sintetica grazie all’Amministrazione comunale e alla Bcc, ma pure per questo dovrò tirare fuori io

una bella somma. Gli imprenditori pergolesi devono venirci incontro

per il bene di tutti. Sono molto deluso, Pergola collabora troppo poco. Bisogna che la gente sappia quanti sacrifici ci stiamo sobbarcando per essere protagonisti, gli investimenti che stiamo facendo per costruire un settore giovanile importante. Ripeto – conclude Chiarucci – sono davvero stanco di questa situazione, voglio proprio vedere se qualcosa finalmente cambierà”.

PROMOZIONE

N. 6

2010 - 2011Via alla riforma dei campionati giovanili

qui pErGola qui campiGlionE

15N. 6

Ubaldo Righetti (Sermoneta-Latina, 1° marzo 1963), difensore di 183 cm, esordisce in serie A con la Roma nel 1981, disputando 3’ contro il Cagliari. Convincendo delle sue capacità Nils Liedholm, il 21 marzo 1982 a Bologna è titolare. Con i giallorossi gioca per i successivi 7 anni, vincendo lo scudetto nel 1982-1983 e tre Coppe Italia. Perde invece ai rigori la finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool nel 1983-1984, segnando comunque il rigore da lui battuto. Nel 1984-1985, in casa con l’Ascoli, si toglie la soddisfazione di comparire tra i marcatori. E’ il suo periodo migliore: 8 presenze in Nazionale; nel 1984 vince il Trofeo “Bravo” (miglior giovane d’Europa). Nel 1987 passa all’Udinese, per essere ceduto al Lecce. Nel 1990 approda al Pescara e qui chiude la carriera nel 1994. Attualmente lavora come commentatore per la Rai, giornalista per Roma News e opinionista radiofonico per Centro Suono Sport. E’ impegnato a 360° nel campo del marketing e della comunicazione con la LS & Partner.

Ubaldo Righetti, da anni si è trasferito nelle Marche: prima a Macerata, ora a Pollenza. Perché questa scelta?“Una sera di 9 anni fa ero al Green Leaves con amici e ho incrociato lo sguardo di Debora. Ci siamo innamorati. Lei ha 40 anni e lavora come promotrice finanziaria per Banca Marche. Dopo Macerata, adesso viviamo a Pollenza”.

Cosa le piace di questa regione?“E’ una fortuna aver conosciuto le Marche. Dopo aver vissuto a Roma, Udine, Lecce e Pescara, sono approdato in un’isola felice. E’ davvero così. Territorio, clima, cucina: valori unici. Il marchigiano non si apre facilmente, ma una volta che hai conquistato la sua fiducia è fatta: non tradisce mai, ti rispetta. E tiene molto alla famiglia”.

Righetti calciatore, da dove partiamo?“Ovvio, dalla Roma e da Nils Liedholm”.

A 21 anni è stato premiato come miglior giovane d’Europa: titolare in A, scudetto, Nazionale Under 21 e quella maggiore. Ma era davvero un fenomeno?“Ci mettevo tanta grinta e passione. Il fisico mi dava una grossa mano, le origini di ragazzo di campagna mi hanno aiutato: non mi sono mai montato la testa. Come vede, un calciatore pane e salame”.

Prima accennava a Liedholm...“Mi ha fatto diventare uomo e professionista. Aveva alti valori, oltre a una conoscenza infinita del calcio. Un precursore, il migliore nel saper tirare fuori il meglio da ciascun giocatore. Era la Roma di Conti, Pruzzo, Nela, Tancredi. Un gruppo unico, uno spirito incredibile: prima di ogni partita si beveva birra e si mangiavano toast fino alle 3 di notte. Poi si faceva un patto per vincere: fu così che trionfammo contro la grande Juve di Platini e vincemmo lo scudetto”.

Erano soprattutto i tempi di Falcao, il Divino...“Intelligenza unica, senza di lui la Roma non avrebbe fatto ciò che ha fatto. Ero il suo pupillo: negli allenamenti mi insegnava la tecnica, a calciare il pallone. Con Paulo nelle trasferte si parlava di tutto”.

Poi venne la maledetta sera del 30 maggio 1984: Roma-Liverpool, una Coppa dei Campioni persa ai rigori...“Finì 1-1, con rete di Pruzzo. Poi i rigori. Maledetti rigori. Liedholm mi chiese di presentarmi sul dischetto, io lo feci e bene: tiro secco, palla sotto la traversa. Sbagliarono Conti e Graziani. C’era nervosismo in campo, neppure Falcao se la sentì di battere il rigore. Era scritto da qualche parte che doveva finire così... Volevamo vincere la Coppa Campioni a tutti i costi, volevamo farlo prima della Juventus che, in quel periodo, era la nostra grande rivale. Quella Coppa, persa, resta il più grande rammarico della mia carriera. Quella notte vidi il presidente Dino Viola piangere”.Il migliore in assoluto di quegli anni?“Diego Armando Maradona”.

Perché?“Il numero uno, non riuscivi a stargli dietro. Dopo un Roma-Napoli gli chiesi la maglia, rispose picche perché l’aveva già promessa. Mesi dopo, ero a Venezia per disputare una partita di beneficenza e lo rividi: Maradona mi disse di seguirlo in albergo e qui mi regalò la sua maglia. Si ricordò a distanza di tanto tempo, un vero gentleman”.

Quali differenze tra il calcio di ieri e il calcio di oggi?“La pay tv ha cambiato tutto. Il sistema è peggiorato, oggi il calciatore guadagna di più ma ha meno protezioni. In A e B la struttura regge, dalla prima Divisione in sotto c’è crisi nera proprio perché lì la televisione lascia soltanto le briciole. Spesso in Prima o Seconda Divisione un allenatore deve portare lo sponsor se vuole allenare. Credo sia immorale, ma è proprio così”.

Dopo 102 presenze con la Roma e le parentesi con Udinese, Lecce e Pescara, ecco la breve (per ora) carriera da allenatore. Tra le sue esperienze ce n’è una nelle Marche sulla panchina del Fano in C2. Come andò?“Male. Mi contestarono subito, città e tifosi partirono prevenuti nei miei confronti. Venni esonerato a 4 partite dal termine della stagione. Non rifarei quella esperienza”.

Nelle Marche conta diversi amici, tra cui Carletto Mazzone e Daniele Tombolini...“Mazzone mi ha allenato a Lecce, grande persona e tecnico di qualità rare. Ci sentiamo spesso, ci lega una stima reciproca. Con Tombolini, oltre alle frequentazioni in Rai, ci si vede al mare a Porto Recanati. Marche? Mettiamo anche l’Ascoli: ai bianconeri segnai il mio primo gol in serie A. La Roma vinse 4-1. Non lo dimenticherò mai”.

Ogni volta che va all’Olimpico i tifosi la festeggiano. C’è ancora chi la chiama Bubu, il suo nomignolo da ragazzino. E su Facebook il Fan Club creato per lei è molto numeroso...“Mi fa piacere essere fermato per strada per un autografo o una foto. Si vede che ho lasciato un messaggio positivo”.

Perché ha (per ora) accantonato la carriera da allenatore?“Non appartengo a nessuna scuderia. Ho subito pressioni e ricatti, così ho detto basta. Ma non si sa mai che possa tornare in panchina”.

Oggi fa il giornalista e per la Rai commenta le gare della Nazionale. Gratificato?“Mi diverto, sono ruoli legati al calcio. L’incarico con la Rai mi è stato proposto dopo una lunga gavetta a Roma Channel. Per quanto riguarda giornali e radio, sono stati dei vecchi amici a tirarmi dentro. Inoltre sono legato da fraterna amicizia con Leonardo Stabile, titolare della L S & Partner C o m u n i c a z i o n e : c o n lui sto facendo una b e l l a esperienza”.

di Fabio paci

“Liverpool, maledetti rigori”Ubaldo Righetti, bandiera della Roma, da anni vive a Pollenza. “Ho avuto tanto dal calcio, ora lo racconto dai microfoni della Rai”

giornali e radio, sono stati dei vecchi amici a tirarmi dentro. Inoltre sono legato da fraterna amicizia con Leonardo Stabile, titolare della L S & Partner C o m u n i c a z i o n e : c o n lui sto facendo una b e l l a esperienza”.

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‘Sfilano’ le nuove leve

Non vuole essere da meno dei grandi la Juniores del Bikkembergs

Fossombrone. L’aria di alta classifica di Faieta e compagni sta stimolando anche il team di mister Francesco Baldarelli. Una partenza straordinaria, tanto più che i metaurensi sono alla prima esperienza nel campionato Juniores nazionale.

“Sono molto contento – spiega il tecnico Baldarelli, con un passato alla guida delle giovanili di Recanatese, Fano e Senigallia – di quello che stanno facendo i ragazzi. In questo inizio di stagione ho impiegato l’intera rosa a disposizione e ogni giocatore ha risposto dimostrando le proprie qualità e mettendo grande impegno. I giovani vanno tenuti tutti in considerazione, hanno bisogno

di fiducia, solo così possono migliorare e crescere”. E la crescita c’è stata. “Sì, tutti i ragazzi sono molto cresciuti, così come la squadra nel suo complesso che sta disputando un campionato sopra le aspettative considerando che è la prima volta che partecipa al campionato nazionale. Ma il risultato e la classifica non sono importanti, ciò che ripeto sempre ai miei ragazzi è di

pensare solo alla prestazione”. Negli ultimi anni il vivaio metaurense ha sfornato diversi giocatori che oggi si stanno ritagliando un ruolo importante in prima squadra, ad esempio Cecchini. Ora chi è pronto per il grande salto? “Ci sono diversi giocatori che a fine campionato saranno pronti per andare a giocare in prima squadra ma preferisco non fare nomi, a me è tutto il gruppo che sta

dando grosse soddisfazioni. Un ringraziamento va alla società che ci sta mettendo nelle condizioni migliori per lavorare”. Oltre a Pontini che è già nel giro della prima squadra, si parla un gran bene di Francesco Menconi, Marini, Polverari, classe ’93, il più giovane della rosa, e Ascani, più volte a segno nel corso del girone di andata.

Stagione positiva per la Juniores Nazionale di Francesco Baldarelli: occhio a Menconi, Marini, Polverari e Ascani

N. 6

di marco Spadola

Si è interrotto il rapporto di collaborazione tra il cantiano (Prima categoria girone A) e il tecnico Antonio Cervellara: alla base di questa interruzione un ultimo posto in classifica che gridava vendetta. Al suo posto la società rossoblu ha scelto pierangelo Fulgini, già tecnico del Bikkembergs Fossombrone.

Il real montecchio (serie D, girone F) ha esonerato il tecnico Pesce: la società del presidente Sorrentino ha affidato la panchina al 39enne Gianni d’alessio, napoletano doc, che vanta esperienze sempre in serie D sulle panchine di Puteolana, Sanremese e Scafatese.

Il mondolfo calcio (Seconda categoria girone C) ha un nuovo allenatore in sostituzione dell’esonerato Nicola Mariani: si tratta di Fabrizio montagna, il quale ricopriva all’interno della società il ruolo di direttore sportivo.Il nuovo responsabile tecnico è Alberto Sorcinelli, coadiuvato da Giacomo Furlani.

Il real m

FLASH NEWSFLASH NEWS

bikkEmbErGS FoSSombronE

Sì, l’unione fa la forza.Per informazioni chiedere a Della Rovere

Lo Sporteam si ritira, anzi no: andiamo avanti

Il Pergola Fratte Green a Moraschini

L’unione fa la forza. E’ proprio il caso di dirlo in casa Della Rovere, la società nata quest’estate dalla fusione tra l’Eurocesanense di Mondavio-San Michele al Fiume e l’Orciano. La squadra che milita nel girone C di Seconda categoria ha iniziato il campionato nel migliore dei modi. Ottima la performance di Matteo Berardi, professione difensore col vizietto del gol, con un passato anche in Prima e Promozione. Lui nella passata stagione vestiva la maglia dell’Eurocesanense con la quale ha ottenuto la salvezza in extremis. Sono passati solo pochi mesi, ma tutto sembra completamente cambiato, soprattutto gli obiettivi. “Sicuramente gli obiettivi sono importanti, la società vuol fare un buon campionato ed ha allestito una squadra competitiva. Finora stiamo andando piuttosto bene ma questo è un campionato molto difficile ed ancora siamo alle prime battute. Dopo il ko all’esordio piano piano abbiamo iniziato ad ingranare. Rispetto alla scorsa stagione, anche per la fusione che c’è stata in estate, ci sono stati diversi cambiamenti ed è normale che ci

mettessimo un po’ di tempo a trovare il necessario affiatamento. E’ stato molto bravo mister Guiducci a darci un bel gioco, i giusti automatismi e a formare soprattutto un gruppo unito. Questa è la nostra forza”. Avete la miglior difesa e davanti c’è chi è capace di risolvere in ogni momento la contesa, come Meletti, centravanti di categoria superiore.

“E’ un ragazzo molto umile che si è ambientato alla grande, le sue

qualità poi spesso in campo fanno la differenza. Ma ripeto, finora è la squadra nel suo complesso a giocare un buon calcio”. E’ un campionato molto equilibrato e combattuto, con tanti derby ricchi

di fascino: chi vedi favorito? “In alto, in pochi punti ci sono ben sei

squadre a testimonianza dell’equilibrio del girone che credo si possa spezzare solo a fine campionato. Ogni partita è una battaglia emozionante, sia per i tanti derby che per l’amicizia che c’è tra giocatori di compagini avversarie. Abbiamo battuto il Marotta in trasferta ma penso siano loro i favoriti. Noi però cercheremo di rendergli la vita dura fino al termine”.

PESARO

Parla il DS Norberto Baldelli: “Le possibilità di risalire la china ci sono tutte”

Prima la decisione-choc di mollare tutto, la mancata disputa del match contro la Mercatellese,il contrordine: si continua così, almeno fino al termine del campionato

17N. 6

“Tanto rumore per nulla”. E’ sintetizzabile in queste poche parole la strana storia dello Sporteam,

squadra del comune di Fermignano, partecipante al campionato di Seconda categoria girone A. Dopo sole dodici gare di campionato e 17 punti conquistati la squadra aveva preso la decisione di ritirarsi dal campionato. Una decisione-choc che avrebbe sconvolto l’intero panorama

dilettantistico provinciale ma non solo: certamente qualcosa di veramente anomalo nel dilettantismo marchigiano. Tanto erano serie e ponderate le parole della società pesarese che i ragazzi di mister Samuele Fini (foto) non sono scesi in campo nella gara in programma il 5 dicembre alla Mercatellese. Questo è avvenuto dopo che, al Comitato regionale Marche, era pervenuta una lettera in cui la società Sporteam comunicava che a data 30 novembre l’assemblea dei Soci aveva deliberato di sciogliere la società. Da qui la mancata disputa del match con la Mercatellese prima che un succcessivo documento, proprio del 5 dicembre, comunicava che l’assemblea straordinaria della stessa società di cui sopra – a norma di statuto – era da ritenere non valida e formalizzava la decisione di voler continuare l’attività. Decisione sorprendete che lascia vivere il calcio nella piccola realtà pesarese ma che deve far riflettere non solo coloro che hanno a cuore la società Sporteam ma tutti gli sportivi marchigiani: in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo, situazioni del tutto simili a quella dello Sporteam potrebbero non essere episodi isolati.

Il Pergola Fratte Green ha cambiato tecnico. La società cesanense, separatasi da

Andrea Trastulli, ha affidato la panchina a Henri Moraschini (foto a destra) che nella passata stagione aveva portato la Pergolese ad un passo dal salto in Eccellenza. L’esonero è arrivato dopo la sesta sconfitta in campionato. Per il Pergola Fratte, neopromosso, è stato un

avvio di stagione assai difficile. La posizione di classifica non permette certo altri passi falsi. Serve un’immediata sterzata che la società si augura arrivi proprio con Mister Moraschini al timone. “E’ stata una decisione molto difficile da prendere – spiega il direttore sportivo Norberto Baldelli – ma quando le cose non vanno nel verso giusto è necessario cambiare. Le

responsabilità non sono certo da attribuire solo al tecnico con il quale nelle ultime stagioni abbiamo ottenuto una promozione e una finale play-off. A Trastulli va il nostro ringraziamento per quanto fatto in questi anni. E’ stato un inizio di stagione molto sfortunato, caratterizzato da una serie lunghissima di infortunati che inevitabilmente ci hanno penalizzato. Abbiamo scelto di

puntare su Moraschini, un tecnico competente che ha fatto molto bene prima nelle giovanili della Pergolese e poi alla guida della prima squadra. Le possibilità di risalire la china ci sono tutte serve però la giusta determinazione e un atteggiamento diverso nell’approccio delle partite che speriamo di intravedere subito già dalle prossime partite”.

vizietto del gol, con un passato anche in Prima e Promozione. Lui nella

“Sicuramente gli obiettivi sono importanti, la società vuol fare

“E’ un ragazzo molto umile che si è ambientato alla grande, le sue

alto, in pochi punti ci sono ben sei

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Se non è un record poco ci manca. Vincenzo Scaringi (foto) da quattordici anni siede sulla panchina

del Riviera Calcio 96, società di Sirolo che milita nel campionato di Seconda Categoria girone E. Ex attaccante a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta con le maglie di Numana, Recanatese e Trodica, una volta appese le scarpette al chiodo ha preso in mano le redini della squadra e non l’ha più mollate, sigillando un matrimonio di ferro che dura dal 1996. “Sono uno dei fondatori di questa piccola società, nata dall’amore per il calcio di dieci amici – ci racconta Scaringi, il “Roy Ferguson” di casa nostra – avevo da poco chiuso l’attività agonistica e mi bollarono come l’uomo giusto per guidare la squadra. Sono rimasto l’unico superstite del gruppo storico e credo che resterò ancora a lungo, anche una volta che chiuderò con la panchina”.

Mister Scaringi, quali sono gli obiettivi del Riviera Calcio? “Abbiamo un budget limitatissimo e ogni anno arricchiamo la squadra con ragazzi del posto, maturi al punto giusto per giocare in seconda categoria. Quest’anno abbiamo avuto la fortuna di integrare l’organico con tre – quattro giocatori provenienti dal Sirolo Numana, stanchi dei ritmi serrati del campionato di Promozione e attirati dalla nostra piccola realtà. Abbiamo sicuramente guadagnato in esperienza, ma il nostro obiettivo resta quello della salvezza che dovremo sicuramente sudarci sino all’ultima giornata”.

Niente sogni di gloria?“Sono abituato a guardare solo e sempre i risultati delle squadre che sono alle nostre spalle. Altro

non ci interessa, anche se ovviamente non ci tireremo indietro nel caso a marzo dovessimo stazionare ad un passo dalla griglia play off. Ora come ora quanto raccogliamo serve esclusivamente al mantenimento della categoria”.

Escludi categoricamente un divorzio, anche alla luce dell’esperienza maturata in questi ultimi anni?“Richieste sono arrivate, le ultime, anche interessanti, quest’estate. Impossibile comunque pensare di lasciare questa società. Non avrei più il coraggio di guardare in faccia vecchi e attuali dirigenti, giocatori e simpatizzanti. Ormai sono legato da una specie di patto di sangue e tengo a sottolineare che non nutro nessun rammarico”.

L’anno piu bello?“Sinceramente si confondono e non ricordo l’anno preciso, ma senza ombra di dubbio quello della promozione dalla

terza alla seconda categoria. Una stagione straordinaria, conclusa con la vittoria del campionato con tre giornate di anticipo e contrassegnata dalla vittoria nello scontro diretto con l’Osimana che all’epoca si chiamava Osimo 99 e che arrivava da enormi problemi societari. Indimenticabile la vittoria al “Diana” con il gol di Giacomo Marconi.. . Davide che sconfigge Golia non capita tutti i giorni”.

Sogni nel cassetto?“Continuare ad infondere ai ragazzi la voglia di giocare al calcio divertendosi, sia durante gli allenamenti che in partita. Al di la dei risultati che si raggiungono, allungare una tradizione che dura dal giorno della fondazione di questa società. Sotto le mie mani sono passate due generazioni, tra poco ne arriverà una terza e sarò pronto ad accoglierla”.

Riviera Calcio - Scaringi: 14 anni insiemeIl tecnico Vincenzo Scaringi racconta i quasi tre lustri sulla panchina della società sirolese

N. 6

di mauro nardi

Cristiano Luchetta non è più l’allenatore del Filottrano (Prima categoria girone B). La sconfitta contro il Cerreto è stata fatale per l’allenatore osimano. La società ha scelto cristiano pesarini, l’anno scorso allo Staffolo.

Alla real cameranese si è dimesso mister Roberto Scandali, per motivi personali è stato costretto a lasciare la panchina. “Voleva andar via dopo una vittoria con l’Appignano - racconta il presidente Danilo Rossetti - ma non c’è riuscito. Siamo molto dispiaciuti”.

Cristiano Luchetta non è più l’allenatore

FLASH NEWSFLASH NEWS

Alla Falconarese si cambia. La società biancoverde ed il suo tecnico Lorenzo Tenenti hanno

scelto di interrompere consensualmente il proprio rapporto. Alla base della decisione

il modesto rendimento della squadra, ben al di sotto delle proprie potenzialità e delle aspettative della vigilia. Tenenti lascia una squadra al nono posto in classifica, a causa di una marcia frenata soprattutto dai tanti pareggi, la maggior parte dei quali subiti in rimonta. La scelta di dividere le strade tra Tenenti e la società del presidente Bastianelli è avvenuta dopo il pareggio contro l’Ostra. D’ora in avanti a sedere in panchina sarà Davide Finocchi (foto), già tecnico dei biancoverdi, oltre che di Camerano, Castelfidardo, Castelfrettese, Vigor Senigallia e lo scorso anno guida degli allievi nazionali dell’Ancona. Obiettivo del nuovo tecnico sarà la conquista dei playoff. Nell’ottica di rinforzare ulteriormente la rosa la Falconarese è anche tornata sul mercato, richiamando dal Piano San Lazzaro il 27enne portiere Andrea Molinari, che lo anno aveva difeso la porta dei biancoverdi in Promozione, già impiegato. Marco Moreschi ha fatto invece ritorno al Monsano, società che lo aveva lanciato due anni fa.

Falconarese, via al Finocchi - bis

L’Osimo Stazione ha sposato la linea verde. La società che milita nel campionato di Prima categoria

girone B ha deciso di voltare pagina dando fiducia ai ragazzi cresciuti nel proprio settore giovanile. Un brusco retrofront rispetto alla politica attuata in passato che non ha regalato particolari frutti. “Ci siamo accorti troppo tardi dell’enorme potenziale che avevamo sotto gli occhi. Abbiamo commesso degli errori ma da quest’anno intendiamo voltare pagina - dichiara senza mezzi termini il presidente del sodalizio biancoverde Mauro Veroli (foto) -. Abbiamo abbandonato sogni di gloria e puntiamo al mantenimento

della categoria con una squadra fatta in casa. Esclusi tre - quattro elementi di esperienza, il resto dell’organico è composto da ragazzi classe ‘90, ‘91 e ‘92, per la maggior parte cresciuti nel nostro vivaio. Alla conduzione tecnica abbiamo voluto Pierpaolo Paoloni, nostro ex giocatore sino allo scorso anno e con esperienze alla juniores. Un allenatore che riteniamo ideale per il nostro progetto”. Squadra giovane ma comunque battagliera, pronta a raggiungere gli obiettivi prefissati ad inizio stagione. “Campionato molto duro ma ritengo che la squadra abbia tutte le carte in regola per poter raccogliere la salvezza - continua il presidente dei ferrai - Sono sicuro che ci sarà da soffrire sino all’ultimo minuto dell’ultima giornata ma ormai ci siamo abituati. Anche negli anni passati malgrado politiche diverse non abbiamo certo brillato sotto il profilo dei risultati pur raggiungendo sempre l’obiettivo minimo”. Nel frattempo continua la collaborazione con la Conero Dribblig e la crescita di un settore giovanile tra i più ricchi dell’anconetano. “Un matrimonio che prosegue ottimamente, visto che contiamo oltre 300 ragazzi – continua Veroli - copriamo tutte le categorie e collaboriamo con il settore giovanile del Sirolo Numana che gioca in Promozione. Un vero e proprio fiore all’occhiello, del quale bisogna ringraziare Stefano Orlandoni, presidente della Conero

Dribblig nonchè amico di lunga data che dedica anima e corpo a questa attività”. Mauro Veroli riserva un ultima stoccata a coloro che poco fanno per svecchiare la Prima categoria, divenuta ormai una mezza pensione per giocatori che per un motivo o per l’altro non trovano più spazio nei campionati maggiori. “Ci sono troppi giocatori maturi, bisognerebbe puntare di più sui giovani ma molte società non

hanno alle proprie spalle un settore giovanile - conclude il presidente - la Federazione dovrebbe fare qualcosa per incentivarne la creazione, magari con degli aiuti economici o addirittura con l’allargamento dei fuoriquota anche nel campionato di Prima categoria. Una idea di lunga data che non riesce a prendere forma, mentre in altre regioni è divenuta una realtà già da diversi anni”.

Osimo Stazione, stoccata di Veroli: “I fuoriquota anche in Prima categoria!”

ANCONA

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Il presidente invita la Federazione a ‘svecchiare’ il calcio

N. 6

Nessuna novità di mercato in casa Loreto. Mentre gran parte delle società dilettantistiche hanno

approfittato del mercato di riparazione per rinforzare l’organico, il sodalizio biancoverde che milita nel girone B di Prima Categoria ha preferito restare a guardare. “L’unico acquisto che abbiamo fatto nelle ultime settimane è stato un bel prosciutto che abbiamo mangiato tutti assieme” scherza il massimo esponente della compagine loretana Daniele Capodaglio. “Battute a parte abbiamo preferito non toccare l’organico che ci sembra assolutamente competitivo e in grado di lottare per gli obiettivi prefissati ad inizio stagione. D’altronde la nostra politica investe sopratutto sulla valorizzazione dei ragazzi provenienti dal settore giovanile e

non a caso quest’anno sette - otto undicesimi è composto da atleti del posto. Un traguardo che abbiamo raggiunto dopo anni di intenso lavoro con il settore giovanile ed oggi sono più di trecento i ragazzi che ci troviamo a gestire”. Il raggiungimento della Promozione quindi non rappresenta l’unico obiettivo. “Certamente la vittoria del campionato sarebbe la ciliegina sulla torta e uno stimolo per l’intero ambiente. Da anni proviamo a fare il salto di qualità - continua il presidente - ma sul nostro cammino troviamo sempre un avversario che corre più di noi. Quest’anno moltiplicheremo gli sforzi nella speranza di non essere sorpassati sul filo di lana come avvenuto qualche mese fa, ad opera della Brandoni Dorica”.

(Mauro Nardi)

Loreto, acquisti? Un prosciutto

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La Polisportiva Poggio San Marcello è in testa al campionato a

suon di record. Uno dei più piccoli centri della Provincia di Ancona sta scrivendo una pagina di storia sportiva indimenticabile per tutti gli appassionati di calcio. I tifosi insieme ai dirigenti della P o l i s p o r t i v a stanno vivendo una storia entusiasmante e ne hanno ben ragione. A t t u a l m e n t e il Poggio San Marcello guida il campionato di Terza categoria girone D (tutte vittorie e oltre 30 gol fatti) inoltre si è laureata con un turno di anticipo campione d’inverno. “C’è un clima speciale nello spogliatoio e tutto intorno alla società – racconta il vicepresidente Andrea Bellucci (foto) - al termine di ogni allenamento si va tutti a mangiare una pizza insieme.

Per i nostri sostenitori, siamo una piccola comunità di circa 700 abitanti, vivere questo momento rappresenta una sensazione davvero speciale. Per curiosità abbiamo girato tutti i siti sportivi d’Italia e al momento siamo l’unica squadra di Terza categoria che non ha ancora subito

sconfitte”. C’è un motivo in più, infatti, quest’anno la P o l i s p o r t i v a Poggio San M a r c e l l o celebrerà il trentennale dalla f o n d a z i o n e , tanto che ha già messo in moto una serie di simpatiche iniziative. Sta

realizzando un calendario con foto storiche della squadra dalla fondazione ad oggi, ha allestito un sito Internet www.porzapoggio.com molto curato in cui riecheggia l’orecchiabile inno del Poggio. Insomma non molte società in questa categoria possono vantare un inno alla propria squadra. L’obiettivo di questa stagione però è quello del salto in

Seconda categoria. “Per sei anni consecutivi siamo arrivati ai play off – conclude Bellucci – poi però abbiamo mancato la promozione. Quest’anno cercheremo di arricchire il programma dei festeggiamenti con la Seconda categoria. E’ vero che in questo momento stiamo andando bene, ma questo girone è molto competitivo con diverse squadre ben attrezzate e il girone di ritorno è sempre più difficile dell’andata, comunque noi ci proveremo”.

Poggio San Marcello, 30 anni di passione

ANCONA

andrEa bEllucci: VoGliamo la SEconda catEGoria

N. 6

Un sito internet e un inno per festeggiare alla grande il trentennale della fondazione

di alessio carassai

Facile da montareEasy assemblingMontaggio ad incastro, non occorrono attrezziNo tools needed

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Qualità italiana

www.scaffaliwisy.it

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Lo cercano tutti, tutti lo corteggiano (chiedete all’Ancona) ma lui dice

“no, grazie, resto qui”. Arturo Maresca (foto) è fatto così: è di Castelfidardo, è stato massimo dirigente del Castelfidardo per dieci anni, poi, anche per ragioni imprenditoriali, s’è innammorato del Portorecanati e da questa stagione è presidente operativo. Risultato? Il Portorecanati vola

e annusa già l’aria di Promozione. Maresca, imprenditore edile, sposato, 4 figli (di cui 2 con la passione del papà: Matteo, 13 anni, è stato preso dall’Ascoli, Marco, 20 anni, gioca con il Loreto), ha un sogno: il Portorecanati nel massimo torneo regionale. “Sì, ho l’obiettivo di portare la squadra in Eccellenza – sottolinea il patron – ma solo per una ragione: far giocare i nostri giovani del vivaio, attualmente composto da trecento

ragazzini. Proprio così: su una rosa di 24 giocatori la mia aspirazione sarebbe quella di mettere in rosa non meno di 15 giovani mentre in categoria come la Prima non c’è l’obbligo di schierare gli under”. Quest’anno la stagione sembra volgere per il meglio, “e si spende la metà rispetto al budget dell’anno precedente”,

precisa Maresca, che segue la squadra puntualmente sia in casa che in trasferta. Obiettivo Promozione. Poi il salto che conta: in Eccellenza.

“Portorecanati, ti voglio in Eccellenza”

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Il Victoria Strada (Seconda categoria girone D, ha cambiato la guida tecnica: al posto dell’esonerato Amici la società ha ingaggiato l’ex tecnico dello Spes Jesi carlo lazzari.

La squadra amatori corridonia è tornata all’antico e si è affidata al tecnico Gregory pierantoni. Amarissimo è stato il debutto da allenatore di Andrea Ribichini, che aveva iniziato la stagione: l’avventura in panchina è durata appena 8 partite.

Fabrizio Giacovelli non è più l’allenatore del rione pace (Seconda categoria girone F). In panchina è ritornato Sandro montenovo, anima della società e artefice della salvezza ottenuta nella passata stagione.

E’ massimo minnozzi, classe 1969, il nuovo allenatore dell’acm Sambucheto (Seconda categoria girone E). Minnozzi, l’anno scorso era sulla panchina della Nuova Picena.

Il tecnico Giordano bernabei è ritornato sulla panchina del San claudio (Seconda categoria girone E), società che lo aveva tesserato ad inizio stagione, al posto di Luca Travaglini.

L’Helvia recina (Prima categoria girone C) dopo l’esonero di mister Gagliardi si è affidata a mister carlo troscè, ex Osimo Stazione.

L’Helvia r

FLASH NEWSFLASH NEWS

il prESidEntE ARTURO MARESCA dicHiara ‘amorE’ ai colori arancionEri

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Si diverte ancora sul campo di calcio come un giovane alle prime armi, invece è un

“ragazzo” di 50 anni compiuti lo scorso 31 agosto. Roberto Santini (foto), classe 1959, è alla sua ottava stagione consecutiva con la maglia del Serralta con cui ha messo insieme più di 170 presenze e anche in questa annata agonistica è uno della rosa gialloblù e rappresenta, senza ombra di dubbio, il veterano del girone F di Seconda categoria.Il ruolo di Santini a l l ’ i n t e r n o della società sanseverinate è da considerarsi variegato ed a 360 gradi in quanto, oltre a vestire i panni del giocatore come accaduto per 45’ in Coppa Marche contro il Villastrada Cingoli, si sdoppia nel ruolo di collaboratore del tecnico sul campo durante gli allenamenti mettendo a disposizione del gruppo la sua grande esperienza ed in quello di fidato consigliere in ambito dirigenziale. E’ lo stesso Santini a spiegare: “E’ vero che ormai da tempo mi dedico non solo all’aspetto agonistico, ma anche

ad altre cose, cercando di portare nella squadra le mie conoscenze maturate nel calcio nel corso della mia lunga carriera in modo da potermi rendere utile sotto vari aspetti, come appunto sul campo durante il lavoro settimanale dove cerco di fornire un utile

apporto dal punto di vista tecnico-tattico anche grazie alla disponibilità del mister Biciuffi e poi anche all’interno dello staff dirigenziale e di questo voglio r i n g r a z i a r e pubblicamente il presidente Crescenzi con cui c’è da tempo un bel legame di amicizia, di stima e

di fiducia reciproca”.

Roberto Santini, comunque ti senti ancora e prima di tutto un atleta?“Questo è sicuro, dentro mi sento al 100% un calciatore come mi succedeva all’inizio della carriera, perché amo davvero tanto questo sport che ha rappresentato e rappresenta per me una enorme passione ed un impegno importante; inoltre mi piace tantissimo stare in campo, lavorare, sacrificarsi

in allenamento, dare l’esempio ai più giovani e vivere l’atmosfera dello spogliatoio stando in mezzo ai compagni e fare gruppo. Perciò finchè ce la faccio ed il fisico regge non ho nessunissima intenzione di mollare”.

Dopo il debutto stagionale in Coppa ora manca quello in campionato?“Sono stato felicissimo di aver giocato anche in questa stagione disputando i 45’ in Coppa, ma dentro di me spero di poterlo fare prima o poi anche in campionato per dare una mano alla squadra come mi è già capitato in passato quando ho potuto dare un contributo fattivo, anche in termini di gol sfruttando al meglio il nuovo ruolo che mi sono ritagliato in questo scorcio di carriera ovvero quello di attaccante ed è curioso che un difensore puro come me abbia fatto questo passo, visto che di solito accade esattamente il contrario per un calciatore a fine carriera che per allungare l’attività arretra in difesa lasciando il ruolo di punta”.

Parlando della squadra in generale, cosa potrà ottenere in questa stagione? “L’intenzione della società alla vigilia del torneo, confermata

Santini, 50 anni e non sentirliA tu per tu con il ‘sempreverde’ attaccante sanseverinate

Fabio Scoponi è tornato in sella, ha accettato di guidare l ’ U r b i s a g l i a che si è separata da Maurizio C r u c i a n i .

Scoponi eredita una situazione non facile, con l’obiettivo primario rappresentato dalla conquista della salvezza.

Mister, ritorna in panchina a campionato in corso, impressioni?

“Ho accettato la proposta dell’Urbisaglia con entusiasmo. Mi rendo conto che non sarà facile ma le imprese più difficili sono le più stimolanti. Sono certo che i ragazzi mi seguiranno e che quanto prima qualche cosa di buono andremo a concretizzare”.

Torna in un campionato che da diverso tempo lei non praticava?

“E’ vero anche questo ma non mi spaventa. Tutti i campionati sono difficili, tutti i campionati vanno affrontati con grande determinazione e grande professionalità se si vogliono ottenere risultati importanti come in questo caso la salvezza”.

Traguardo minimo quello che chiede la società?

“La salvezza al primo posto poi se saremo bravi qualche cosa in più”.

Come ha trovato i ragazzi?

“E’ un gruppo composto da bravi ragazzi, determinati e decisi a lasciarsi alle spalle un momento sicuramente non brillante”.

dall’aver portato a termine una campagna acquisti buonissima che ha potenziato e reso più competitivo il gruppo, era quella di lottare per le zone alte della classifica in modo da avere a portata di mano la zona play-off, poi finora le cose sono andate un po’ diversamente essendoci stata qualche difficoltà in più rispetto alle previsioni, quindi staremo a vedere se l’idea di partenza resterà un desiderio ed una speranza oppure, come credo e confido, ci si possa riprendere al meglio in modo da tornare a lottare per traguardi migliori e più ambiti, anche perché questo è un gruppo a

cui non manca di certo qualità ed esperienza per avere ambizioni di un certo tipo”.

Se esiste qual’è il tuo sogno nel cassetto? “Se parliamo di sogni e usando la fantasia lo possiamo fare fino in fondo e allora dico che sarei felicissimo per me e per tutto l’ambiente e le persone che ne fanno parte di poter vedere un giorno il Serralta salire finalmente in Prima categoria, un traguardo che sarebbe davvero unico e storico per questa società”.

Scoponi riparte da Urbisaglia

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La quinta stagione consecutiva in Eccellenza della Cingolana porta con sé delle interessanti

novità che coinvolgono soprattutto la formazione giovanile della Juniores Regionale 2009/2010. La società, difatti, ha deciso di puntare sul “progetto-giovani” per garantirsi nel tempo l’apporto di giocatori locali da formarsi adeguatamente nella squadra minore della Juniores allenata dal mister Paolo Massaccesi. A tal fine, di particolare importanza sono stati gli ingressi in società dell’ex presidente del Cingoli Calcio Gianluca Valenti (foto) e del suo “braccio destro” Riccardo Vignati che sono andati ad affiancare lo storico dirigente Juniores nonché ex-giocatore biancorosso Geo Sbaffo.Questo “quartetto” (Massaccesi, Valenti, Vignati e Sbaffo) hanno sottoposto , ottenendone il pieno consenso, alla dirigenza cingolana un vero e proprio “progetto-giovani” articolato su oltre 20 punti (di cui indicheremo solo le linee guida) il cui responsabile è l’attuale vicepresidente Valenti.Gli obiettivi che ci si propone nel corso dell’attuale stagione sono:Realizzazione nell’attuale antistadio dello Spivach del manto

in erba sintetica con annessi nuovi spogliatoi quale punto di partenza per una attività qualificata del settore giovanile. I lavori per il campo sono a buon punto tanto che dovrebbero essere pronti prima di Natale mentre per i nuovi spogliatoi si dovrà attendere la prossima primavera.Istituzione del premio fair play intitolato allo storico presidente biancorosso Sante Marghegiani artefice della promozione in Interregionale e

dedicato ai giocatori juniores degli anni ‘93,’92,’91,’90. Il premio intende valorizzare gli aspetti positivi del calcio incentivando i comportamenti di lealtà e correttezza sportiva nei confronti degli avversari, dei compagni di squadra e degli arbitri.

Cercare, quanto più possibile, di adeguare la macchina organizzativa societaria ai ragazzi (e non viceversa) in modo da permettere di conciliare l’attività sportiva (gare ed allenamenti) con le esigenze di studio o di lavoro dei ragazzi;Agire in stretta collaborazione con la prima squadra interagendo con essa durante gli allenamenti o le gare ufficiali ed integrando, anche a turno, nella rosa dell’Eccellenza

alcuni dei giovani più promettenti e valutandone i progressi. Questa può essere la parte più difficile perché la prima squadra rischia, come poi è anche accaduto, che la poca esperienza faccia perdere qualche punto in classifica. Ma qui ci vuole un po’ di coraggio;Organizzare stage con professionisti del settore sia tecnici che giocatori (es. Cacciatori, Castori, Pantana), organizzare brevi viaggi o ritiri che valorizzino lo spirito di gruppo, partecipare a tornei di categoria pre e post-campionato ecc;Organizzare riunioni tecniche e sedute di allenamento congiunte a cadenza mensile anche con le categorie minori degli Allievi e Giovanissimi regionali di cui alla Società consorella San Francesco ’93. che viene vista nell’ottica di una futura unione;Ma soprattutto creare un ambiente sereno (non esasperato) ed adeguatamente attrezzato in cui il giocatore possa esprimersi con tranquillità e rapportarsi sia con i coetanei che con il mister ed i dirigenti nel rispetto ciascuno dei propri ruoli.

Al momento i risultati sono incoraggianti. Sulle ali dell’entusiasmo e delle novità introdotte la rosa juniores è passata dai 14/15 giocatori fissi dello scorso anno ai 22/23

attuali attraendo anche giocatori da società viciniori o che avevano “gettato la spugna” negli ultimi tempi.

Attualmente nel proprio campionato regionale di categoria la Juniores si sta facendo valere ed è reduce da ottimi risultati. L’obiettivo di fine stagione è quello di poter figurare tra le prime tre squadre del proprio girone e di poter preparare adeguatamente almeno 3 o 4 giovani al prossimo campionato d’Eccellenza. “Noi al progetto crediamo – dice il presidente Gianluca Valenti - così come siamo consci che occorreranno almeno due/tre anni per riuscire a portarlo a termine. L’intenzione finale è quella di fare di Cingoli e della Cingolana un polo di attrazione per i giocatori e le società calcistiche di tutto l’alto maceratese riuscendo a differenziarsi nella giungla delle tante società sportive presenti per gli ottimi impianti sportivi, l’impegno, la serietà e la disponibilità rivolti ai giovani calciatori del futuro”.

Tutte le novità promosse dal ‘quartetto’ Valenti, Massaccesi, Vignati, Sbaffo

La Cingolana scommette sul “progetto-giovani”

Largo ai giovani in casa Nuovo Punto ma sempre nel segno della continuità.

Una società nata dall’intraprendenza e dalla voglia di far calcio di Ennio Perroni, personaggio storico del calcio maceratese e non solo. Il suo modo di intendere il calcio e la sua passione per questo sport è stata trasmessa anche ai due figli: Cristiano quest’anno gioca in Seconda categoria nel F r a n c a v i l l a mentre Simone (foto), 30 anni, oltre ad essere p r o t a g o n i s t a in mezzo al campo da questa stagione riveste il ruolo di presidente del sodalizio giallo nero. Un ruolo di grande responsabilità per un ragazzo giovane ma che sicuramente ha la passione nel calcio nel suo DNA.

Largo ai giovani in

casa Perroni

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L’obiettivo della nuova dirigenza è chiaro: riportare la società ai fasti di un tempo

Operazione rilancio nel segno della trasparenzaSEttEmpEda

Nella stagione in corso è iniziato un autentico “new deal” in casa Settempeda. Autentica rivoluzione

in casa biancorossa a livello societario e non solo con obiettivi precisi a breve, medio e lungo periodo. Ne abbiamo discusso con il responsabile dell’area stampa Lorenzo Borgiani: “La nuova dirigenza è subentrata nel mese di agosto, rilevando una situazione non certo facile dal punto di vista economico. Il nostro obiettivo in questa stagione era quello di portare il bilancio in parità: posso dire che in quattro mesi questo lo abbiamo raggiunto. Ma non è l’unico. Come si può vedere sul nostro portale www.settempedacalcio.it la base societaria, parliamo di dirigenti e consiglieri, nel corso di questi mesi si è ampliata: la Settempeda non è nostra ma

di tutta la cittadinanza e l’allargamento della base societaria è un segnale forte. A lungo termine i nostri intenti sono chiari: riportare la Settempeda ai fasti di un tempo, con un progetto di durata quinquennale ma sempre rispettando i principi di una gestione sana e limpida. In questa stagione – conclude il dirigente biancorosso – il nostro obiettivo sono i playoff, per poi giocarci tutto nella gare di spareggio e per fare questo abbiamo anche rinforzato l’organico a disposizione di mister Daniele Bozzi”. Trasparenza e risultati: un programma ambizioso ma estremamente chiaro per il nuovo gruppo dirigente biancorosso guidato da due giovani presidenti Sandro Teloni e Piero Sileoni, quest’ultimo nel doppio ruolo di dirigente e attaccante.

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Come fondatore della società ha contribuito alla costruzione del campo di calcio del paese, come allenatore alla

storica promozione in Seconda categoria e come direttore sportivo alla ripresa delle attività dopo lo stop causato dal terremoto del 1997. Giovanni Carminelli (foto) rappresenta senza ombra di dubbio il passato, il presente e il futuro della Sefrense, compagine che milita nel campionato di Terza categoria (girone

H). Da oltre q u a r a n t ’ a n n i sulla breccia e con sessantadue primavere sulle spalle, oggi, assieme al presidente Fabio Angelini e al ds Massimo Milei, continua a dare corpo ed anima al sodalizio neroverde, fiore a l l ’ o c c h i e l l o

di un paesino immerso tra gli Appennini e che conta poco piu di quattrocento anime. “Questa società l’ho vista nascere, inutile dire che la porto nel cuore – commenta lo storico dirigente – quattro anni fa siamo ripartiti dopo una pausa forzata causata dal violento terremoto, con il paese che ovviamente aveva altro a cui pensare. Sarebbe stato un errore non rimettere in moto la macchina, dopo quasi quarant’anni di storia”. Una lunga

attività nata grazie alla passione per il calcio e che ha regalato anche enormi emozioni come la doppia promozione in Seconda categoria. “Le ricordo bene entrambe, la prima volta ero in panchina nel ruolo di allenatore – continua Carminelli – furono anni decisamente positivi, con incontri memorabili con Matelica e Pollenza giusto per citarne alcuni. Un traguardo che sarebbe bello raggiungere di nuovo, anche se ora come ora abbiamo altre priorità, come la valorizzazione di giovani calciatori che non trovano spazio in altre realtà e che indossano con passione la nostra casacca”. Una squadra formata infatti da giovanissimi provenienti principalmente dal settore giovanile della Folgore Castelraimondo. “Una società che ha un importante vivaio, ma che ovviamente non riesce a garantire a tutti un passaggio in prima squadra – analizza Carminelli – nella nostra società trovano invece spazio e la voglia di giocare al calcio. Se togliamo il gruppo storico formato da giocatori del posto, gli altri sono quasi tutti diciottenni alle prime armi, armati soprattutto di passione, grinta e determinazione”. E la piccola comunità dell’interno maceratese risponde con interesse. “Siamo una delle poche società che giocano la domenica – conclude Carminelli – proprio perchè i cittadini partecipano con interesse alle nostre performance. Purtroppo non sempre se ne vanno soddisfatti, ma sono comunque orgogliosi di veder rappresentato il proprio paese, anche se nell’ultimo gradino del calcio marchigiano”.

Sefrense, la voglia di pallone più forte del terremoto

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Carminelli: “Questa società l’ho vista nascere,dopo il sisma non potevamo non ripartire”

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Robur C5, quando un sogno diventa realtà

Il movimento di calcio a cinque femminile marchigiano è in continuo fermento ed evoluzione, lo dimostra la partecipazione di ben 31 squadre

al Campionato Regionale FIGC, delle quali ben 11 nella provincia di Macerata (Atletico Matelica, Audax Montecosaro, Cantine Riunite Tolentino, Real Muscolina Civitanova, Avenale, Junior Chiesanuova, Camerino, Vis Concordia Morrovalle, La Fenice Potenza Picena, Tre Torri Sarnano e l’ultima nata PGS. Robur 1905 Macerata). Proprio dell’ultima arrivata, la Robur, vogliamo raccontarne la storia semplice ma importante perché dimostra che l’amore per lo sport è ancora un valore sul quale vale la pena di impegnarsi ed investire. Passione, intraprendenza, un briciolo di sana follia, sono questi gli ingredienti base per realizzare un’impresa, grande o piccola che sia. Proprio questa voglia di rischiare e mettersi in gioco, per realizzare il classico sogno nel cassetto, ha portato nell’estate del 2009 alla nascita della PGS. Robur Calcio a 5 femminile. Dopo anni di militanza in varie squadre di calcio a 11 o del calcio a 5, dopo tante storie vissute (in positivo e negativo), un piccolo gruppo di atlete aveva ritenuto fosse giunto il momento di scrivere una pagina nuova, in cui le protagoniste fossero loro stesse: da giocatrici, dirigenti e staff tecnico. Un progetto ambizioso, probabilmente difficile da portare avanti senza l’appoggio di una realtà sportiva consolidata e disponibile ad affrontare questo “esperimento” mettendo a disposizione la struttura di base per muovere i primi passi attraverso i quali, poi, mettere in campo tutto il proprio impegno ed entusiasmo. Un progetto partito con un semplice messaggino spedito frettolosamente di prima mattina ma che, in pochi minuti, aveva trovato subito l’adesione di varie addette ai lavori come Fatima Morresi, Dajana Petrini, Eleonora Baldi, Simona Patrassi, Maria Laura Domizi e Roberta Squadroni. Perché il loro sogno uscisse dal cassetto è stata fondamentale la condivisione della PGS. Robur Macerata , che ha accolto i m m e d i a t a m e n t e l’idea di una squadra di calcio a cinque femminile.Come in tutte le nuove avventure, all’inizio c’è stato bisogno di rimboccarsi le maniche, non tanto per trovare le ragazze con le quali costituire un

primo nucleo coeso e di buon livello tecnico, diverso è più complesso è stato l’aspetto organizzativo: trovare il campo per la preparazione, poi quello per gli allenamenti e le gare di campionato, scegliere ed acquistare tutto il materiale tecnico (dai palloni a tute, borse, divise...). Insomma, partire da zero non è certo stato facile e non lo è tutt’ora.Mattone dopo mattone, sacrificio dopo sacrificio, sorriso dopo sorriso, questo progetto ha inizia a prendere forma, diventando qualcosa di concreto ogni giorno di più, una scommessa con tutti i presupposti per essere vinta: creare qualcosa che duri nel tempo, che non si esaurisca nel giro di una o due stagione ma che possa essere un futuro punto di riferimento per tutte le ragazze di Macerata (e dintorni) che vorranno avvicinarsi al calcio a cinque femminile. Iniziare un Campionato Regionale FIGC con una squadra completamente nuova e tutta da assemblare non è stata una passeggiata ma per quanto l’inizio sia stato in salita ed avaro di particolari soddisfazioni, non si è mai mollato ed ora sembra sia stato raggiunto un punto di equilibrio, superando il primo gradino per arrivare alla consapevolezza che si può costruire quel qualcosa di importante che si desiderava.

Queste le ragazze del C5 Femminile della PGS.Robur, protagoniste di questa bella storia di sport ed amicizia: Eleonora baldi (allenatore/giocatore), cinzia martinElli, dajana pEtrini, Grazia dE FElicE, maria laura domizi, manuela maSSEi, roberta Squadroni, Sara poStaccHini, Simona patraSSi, Selena carnEValE (fisioterapista), Fatima morrESi (team manager).

Eraldo Corallini (foto in alto): “Non ci aspettavamo che questo girone fosse

composto da squadre così attrezzate, tecnicamente ci hanno messo un po in difficoltà - ammette il tecnico - c’eravamo preparati una buona squadra, dopo il campionato che avevamo fatto l’anno scorso con i playoff, avevamo fatto solo qualche innesto mantenendo invariato il gruppo. Finora abbiamo perso qualche punto per strada, per via di errori e anche per episodi e addirittura siamo andati a disputare una partita con un centrocampista in porta per via di un infortunio al portiere, quindi non ci possiamo neanche rimproverare troppo. E’ un campionato in cui possiamo emergere se troviamo continuità nei risultati.” Ecco la chiave per riuscire bene in questo girone di Terza categoria (girone I), secondo il mister. Qualche cambiamento in vista del girone di ritorno potrebbe esserci, intanto i giochi sono quasi fermi. “Per il momento ci siamo mossi sul mercato a cercare un difensore, e vorremmo anche un attaccante. Questa è la mia terza stagione qui alla RM Civitanova, sono molto contento, perchè tre stagioni abbiamo fatto sempre i playoff anche se ogni volta per un motivo per un altro non abbiamo raggiunto la promozione. La società è ambiziosa e vorrebbe

raggiungere questo traguardo.” La squadra ha un coach ed un vice: un ex giocatore che lavora fianco a fianco a Corallini: “In mio aiuto c’è un ragazzo che gestisce con me il gruppo, Cristiani, che ha dovuto smettere per motivi di salute a giocare a pallone ed ora è il mio vice e sta facendo un ottimo lavoro.” Ecco allora che, interpellato, Mauro Cristiani (foto in basso) dice la sua sul campionato e sul suo percorso da vice allenatore solo agli inizi: “In pratica ho smesso per problemi fisici. Giocavo con loro e avevo ricominciato un lungo stop ma non ho poi potuto proseguire l’attività agonistica per via di alcuni problemi personali di salute. Così – continua – mi sono fatto trasportare dall’entusiasmo e sono rimasto in

società a dare una mano come allenatore dato che me ne è stata data l’opportunità. Con Corallini, mio ex allenatore, andiamo daccordo su tutto: valori, comportamenti da adottare in campo e sugli atteggiamenti dei ragazzi, ecco condividiamo gli stessi ideali quindi riusciamo a gestire bene la squadra”. C’è rivalità con le altre squadre di Civitanova? “Quest’anno nel girone ne abbiamo soltanto due, e devo dire che i valori si equivalgono sul campo, siamo società che ambiscono allo stesso risultato, forse un po’ ce ne protrebbe essere per questo motivo”.

Corallini: “Quest’anno puntiamo dritti ai playoff”

a cura di Eleonora baldi

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“Il calcio è sacrificio e talvolta bisogna essere autocritici”

Angelo Cetera, 29 anni, alla Civitanovese ha un doppio incarico: è allenatore della squadra che partecipa al campionato

nazionale juniores e svolge le mansioni di secondo alla corte di Osvaldo Jaconi.

Cetera, quando ha cominciato ad allenare e quale è stato il suo percorso prima di arrivare a Civitanova?“Ho cominciato questa meravigliosa esperienza nella stagione 2001/2002 guidando i giovanissimi, poi a seguire esordienti e juniores della Vis Civitanova, una stagione a Monte Urano alla guida della juniores regionale nella stagione ‘06/’07 quindi alla corte della Recanatese per due stagioni. Nella stagione ‘07/’08 alla guida dei giovanissimi e la stagione successiva alla guida degli allievi quindi Civitanova con il duplice incarico”.

Tanti anni alla guida di squadre impegnati nel settore giovanile, quanta esperienza ha maturato?“Tantissima. Prima di tutto ho provato, spero con successo, a curare nei giovani non solo la parte tecnica ma l’approccio mentale alla gara. Troppo spesso noi allenatori cadiamo nella trappola di preparare i giocatori sotto il profilo tattico, fisico e tecnico nel migliore dei modi tralasciando quello che è l’aspetto sicuramente più importante, quello mentale”.

Lei che di giovani calciatori se ne intende, che cosa va curato con maggiore attenzione?“Va curato tutto al meglio. Mi è capitato di verificare e toccare con mano che giocatori che avevano tutto sotto il profilo tecnico si sono persi per strada perché non avevano la testa per gestire le imprese sportive. Noi allenatori dobbiamo dare gli strumenti giusti a questi ragazzi per risolvere i problemi che dovranno

affrontare inevitabilmente nel corso della loro carriera calcistica”. Dal settore giovanile tante dismissioni, perché?“Nei ragazzi talvolta vengono meno gli stimoli, se non vedono concretizzarsi i loro sogni preferiscono mollare, lo sport è sacrificio e questo molto spesso viene dimenticato”.

Nei giovani d’oggi il calcio è troppo spesso sinonomo di guadagno.“Sì, questo è vero. Il calcio come fonte di guadagno, fonte di reddito. Non è più inteso come divertimento come stare con gli amici ma un vero e proprio lavoro”. I ragazzini quando arrivano al calcio sognano ad occhio aperti?“Sognare è d’obbligo per una ragazzino senza perdere di vista la realtà. Oggi intorno al ragazzino si montano strane situazioni, da una parte è impossibile sbagliare dall’altra si addossa la colpa dell’insuccesso ad una terza persona, in poche parole non si è autocritici”.

Diamo uno sguardo alla riforma dei campionati regionali che dovrebbe partire la prossima stagione.“Una buona idea se verrà gestita al meglio la prima fase dove il rischio è quello della formazione dei gironi con criteri geografici che potrebbero penalizzare il futuro dei campionati stessi. Mi spiego, se in un’area geografica gravitano squadre di poco spessore finiremmo per avere giorni di grande spessore ed altri di scarsa valenza. Sarebbe davvero un guaio. Dev’essere, a mio modo di vedere, lasciata da parte la geografia che spesso attrae”.

Mister, l’obiettivo vero della società?“Preparare i giocatori per la prima squadra. La regola degli under prevede nelle squadre che partecipano al nazionale dilettanti ben cinque ragazzi nati nella fascia ‘88/’91, questo fatto impone alle società di inserire almeno dodici ragazzi nella rosa, un peso importante. Quelli che non trovano spazio nella partita della domenica debbono trovare impegno importante come il campionato nazionale juniores”. Il suo doppio impegno nella Civitanovese è occasione per mettere a frutto un’esperienza irripetibile?“Io ho la fortuna di collaborare con un allenatore, Osvaldo Jaconi, che di esperienza e qualità ne ha da vendere. Una concezione moderna dell’allenamento è fonte di continui miglioramenti che aggiunta alla fortuna di poter sedere sulla panchina della squadra della mia città mi regalano motivazioni fortissime”.

(Enrico Scoppa)

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La particolare storia del Real Molino, squadra di Terza categoria (girone

L), inizia diversi anni fa, venti per la precisione. Un gruppo di ragazzi si riunirono per disputare il classico torneo estivo del paese molto frequentato, e per partecipare aveva bisogno di uno sponsor. Quell’anno fu in difficoltà e l’unico che si offrì di aiutarli fu il titolare di un vecchio mulino (di quelli che producevano farina) della zona, che diede ai ragazzi un mucchietto di spiccioli e qualche banconota per l’iscrizione. Non avendo le mute poi per giocare, ebbero l’idea di indossare le classiche maglie bianche della salute. Ecco quindi che Molino il nome dello sponsor, fu poi abbinato al Real (come i galacticosa del Real Madrid) perchè le magliette erano bianche, sulle quali i numeri vennero scritti con lo scotch colorato. Diversi anni dopo, circa dieci, gli stessi amici vollero creare una squadra di calcio a undici che potesse disputare un vero e prorpio campionato e per dare un nome a questa società ebbero l’idea di chiamarla con il nome della squadra che disputò quel

torneo qualche anno prima. Si iniziò con gli amatori dove il Real Molino ha militato per cinque stagioni, mentre da quattro anni è in Terza categoria Figc. Siamo giunti così ad oggi quando, presieduta da Eugenio Cardinali e guidata in panchina da Fabio Stefoni,

dopo che tutto iniziò in sordina, disputa ad un buon livello la Terza categoria, dove quest’nno si pensa anche a fare un piccolo passo in avanti. “I primi anni sono stati di puro divertimento - afferma Patrik De Minicis (foto), vicepresidente del sodalizio sangiustese e uno dei fondatori della società – quest’anno abbiamo pensato che fosse ora di essere un po’ più competitivi, per

disputare un campionato migliore, non solo mirato alla salvezza, ma cercando di fare i playoff per toglierci qualche soddisfazione. Abbiamo avuto finora tanti infortunati, ma contiamo di recuperarli durante la pausa, a parte le luci e le ombre che ci sono state finora - conclude il vice presidente - penso che possiamo anche fare meglio nel girone di ritorno”.

Real Molino, che storiaLa società è nata grazie alla generosità del proprietario di un

vecchio molino che diede ai ragazzi i primi soldi per l’iscrizione

anGElo cEtEra, allEnatorE JuniorES nazionali ciVitanoVESE

Massimo Di Stefano, 44 anni, tecnico originario di Servigliano, per la seconda stagione consecutiva

veste il ruolo di vice allenatore sulla panchina dell’Ancona. La passata stagione per due terzi con Francesco Monaco poi nella parte finale della stessa con mister Sandro Salvioni. Di Stefano non vanta una grande carriera calcistica (la definisce “più che dignitosa”), ha giocato in Terza categoria, Seconda, Prima e Promozione. La storia in breve di un personaggio che potrebbe essere indicato come quello del famoso detto “uno su mille ce la fa”. Si perché Di Stefano appartiene proprio a questo raro gruppo. La sua storia di allenatore inizia nella stagione calcistica ‘87/’88 con il San Marco di Servigliano alla guida della squadra allievi. Portando avanti il doppio impegno allenatore-giocatore arriva la stagione ‘94/’95 partecipa al corso allenatori ottenendo la qualifica di “Allenatore Giovani Calciatori”, nel 1995 con il presidente Lorenzo Fagiani fonda il Servigliano Calcio, squadra di puro settore giovanile dove ha continuato ad allenare svolgendo anche le mansioni di responsabile tecnico. Nella stagione ‘95/’96 con i pulcini ha conquistato la prima vittoria di risonanza regionale centrando l’obiettivo nel “Sei Bravo a...scuola di calcio” ottenendo il diritto di rappresentare le Marche a Coverciano vincendo la finale superando la Basilicata. Nella stagione ‘97/’98 approda al Porto Sant’Elpidio dove guida allievi e juniores, nella stagione

successiva conquista con la squadra juniores il titolo regionale partecipando con successo anche alla prima fase nazionale. Nel novembre 1999 frequenta il corso ed ottiene la qualifica di “Allenatore di Base”. Comincia la collaborazione con il Comitato Locale di San Benedetto del Tronto vincendo ben 5 edizioni della Coppa Marche: quattro

con gli allievi ed una con i giovanissimi.

Nella stagione 2000/2001 Tiziano Giudici, responsabile tecnico del settore giovanile della Fermana, lo chiama per allenare la Berretti inziando così la avventura di allenatore nel mondo dei professionisti. Quattro stagioni con una parentesi al timone dei giovanissimi regionali.Torna ad allenare i dilettanti: nella stagione ‘04/’05 guida il Porto Sant’Elpidio nel campionato di Eccellenza: un’esperienza che si conclude a fine stagione quando contattato da Castagnino, responsabile tecnico del settore giovanile dell’Ancona Calcio, è passato alla guida della Berretti nella stagione ‘05/’06 conquistando il diritto per la partecipazione alle fasi finali, dove siamo riusciti a superare anche un turno battendo Rende e Foggia, per poi perdere nei quarti contro il Giulianova

che conquisterà poi lo scudetto.

La stagione successiva, siamo nel 2006/2007, ancora Berretti ma si aggiunge un nuovo incarico: quello di osservatore. L’Ancona in quella stagione conquista la salvezza attraverso i play-out

condannando il Teramo. Mister Monaco gli chiede di far parte del suo staff come secondo, qualche ora per riflettere, appena mezza giornata, ed accetta l’incarico. Un esperienza incredibile della quale Di Stefano dice “per quello che sono riuscito ad apprendere ed imparare, mi è servito più di tanti corsi di aggiornamento”. “In Monaco - continua Di Stefano - ho trovato una persona eccezionale, molto disponibile al dialogo e con il quale mi sono sentito coinvolto in pieno nel programma di lavoro svolto durante la scorsa stagione calcistica conclusasi nel migliore dei modi con la vittoria dei play-off e la conquista della serie B. La stagione appena conclusa è senza dubbio stata la più bella e formativa della mia carriera”.A quattro giornate dal termine mister Monaco è stato esonerato e sostituito da mister Salvioni, la società però non solleva dall’incarico Di Stefano il quale, dopo aver consultato mister Monaco, con il suo benestare, è rimasto come secondo e professionalmente ha continuato a svolgere il suo lavoro per conquistare la salvezza con la squadra dorica e restare in serie B. Salvezza raggiunta attraverso i play-out quando tutto

sembrava compromesso grazie alla doppia sfida con il Rimini. La ciliegina sulla torta? Nella gara di ritorno con il Rimini, con il mister Salvioni squalificato, ecco l’opportunità di esordire in panchina da primo allenatore nel campionato di serie B. “Una gioia immensa. Ad inizio di questa stagione, in fase di mercato, ho avuto l’ennesima riprova di quale grande persona è mister Monaco, poiché lui stesso mi ha chiamato dicendomi: ‘Massimo, ancora non si riesce a trovare squadra, io non voglio lasciare nessuno senza lavoro, se trovi qualcosa vai pure e non pensare al nostro staff. Dopo qualche settimana Salvioni, avendo avuto la conferma da parte della società dorica di restare in panchina anche per la stagione ‘09/’10, mi ha chiamato dicendomi di essersi trovato bene con me, io mi sono sentito onorato, ho ricontattato Monaco per metterlo al corrente della situazione, e lui non ha esitato un attimo nel dirmi: ‘vai pure, non ti preoccupare’. Gli sarò sempre grato. Il mio futuro, pertanto, per ora è legato alle sorti di Salvioni poiché intendo continuare questa esperienza in B e vivere al suo fianco il mondo dei professionisti”.

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Il segreto della favola Ancona?Un fermano doc come vice-Salvioni

Daniele Iobbi non è più l’allenatore della new Generation (Seconda categoria girone H). La società ha scelto il successore: si tratta di Sandro maroni (di Monte Urano), in passato sulle panchine di Nuova Dimensione e Monte San Pietrangeli.

Daniele Iobbi non è più l’allenatore

FLASH NEWS

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Un fermano doc come vice-Salvioni

Daniele Iobbi non è più l’allenatore (Seconda

categoria girone H). La società ha Sandro

in passato e

Ritratto di Massimo Di Stefano al secondo anno sulla panchina dorica

Massimo Di Stefano e Sandro Salvioni

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FERMO

Montegiorgio, ‘giovani’ soddisfazioni

N. 6

Nella stagione in cui la prima squadra fa il suo immediato ritorno nel

palcoscenico dell’Eccellenza regionale, dopo una stagione per cuori forti in Promozione, il settore giovanile rossoblu vive una stagione importante dal punto di vista della crescita dei giovani giocatori. Nel corso delle quattordici stagioni di Eccellenza, ma anche nelle stagione precedenti, moltissimi sono stati i giovani che hanno fatto il salto di qualità approdando in prima squadra. Una risorsa fondamentale per una società non grandissima che rappresenta un piccolo paese che cerca di sgomitare in una realtà regionale estremamente difficile. I risultati del rinnovamento rossoblu in ambito giovanile, iniziano a

dare i primi frutti nel segno della continuità. Molto bene gli Allievi guidati da mister Andrea Silenzi, già tecnico dell’Audace Grottazzolina e in passato già protagonista da calciatore con la maglia rossoblu. Prima parte di campionato decisamente positiva per questo gruppo di ragazzi che sta mostrando un’ottima organizzazione di squadra e una solidità di gruppo invidiabile. Ciliegina sulla torta senza ombra di dubbio il successo casalingo 2-1 contro i pari categoria dell’Ascoli calcio: match appassionante che ha richiamato al vecchio comunale “Marziali” una splendida cornice di pubblico. Se gli Allievi fin qui hanno mostrato buone cose, non da meno sono stati i Giovanissimi di Roberto Marchegiani, ex

centrocampista rossoblu e preparatore atletico della prima squadra guidata da Gianni Clerici. Squadra rinnovata per larga parte con molto elementi provenienti dalla categoria esordienti per un gruppo che mostra di divertirsi in mezzo al campo; al di la dei risultati ottenuti finora, senza dubbio estremamente positivi, ciò che colpisce è l’entusiasmo che questi giovani atleti mostrano in campo. Segnali incoraggianti e prospettive importanti per molti giovani locali del settore giovanile rossoblu: un livello così alto di entusiasmo e di partecipazione, anche da parte dei genitori al seguito dei ragazzi, spesso porta con sè risultati importanti anche in prospettiva futura.

Gli Allievi Provinciali di Andrea Silenzi

I Giovanissimi Provinciali di Roberto Marchegiani

Che colpo gli Allievi: 2 - 1 all’Ascoli! Entusiasmo crescente tra i Giovanissimi

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FERMO

“Io, classe ‘35, mi mantengo giovane con il calcio”

“Ci manca qualche punto ma nel ritorno faremo di più”

N. 6

Il calcio a Monte Vidon Combatte fa rima con Gabriele Passamonti (foto), classe 1935, coltivatore diretto

e allevatore di maiali. “Nella mia vita ho fatto molte cose, ho amato tanti sport, ma il calcio da sempre è stata la mia passione. Adoro vedere tutte le partite, di ogni categoria. Con il calcio mi mantengo giovane. Fino a qualche anno fa arrivavo pure allo stadio Del Duca a tifare l’Ascoli, la squadra che più di tutti mi appassiona insieme alla Juventus”. Da piccolo ha anche giocato, ruolo portiere. Poi, dopo oltre un decennio passato a

fare il dirigente, da otto anni è presidente della società montevidonese che milita in Terza categoria (girone N). “La cosa che più mi rende orgoglioso è che sono riuscito a

riportare la gente al campo per la partite. Obiettivo stagionale? Siamo partiti con l’ambizione di salire in Seconda categoria”. Quella del presidente è una famiglia nel pallone. Suo figlio ha giocato con Monterubbiano e Montelparo, oltre ovviamente che con Monte Vidon Combatte e ora anche suo nipote ha cominciato a dare i primi calci al pallone negli Esordienti del Montottone.

E’ una delle squadre partite più in forma in Seconda categoria (girone G) la Firmum allenata da Giampaolo Malaspina (foto), che finora ha riservato non poche sorprese in questo campionato. “Io sono sempre solito partire senza obiettivi – afferma Malaspina – anche perchè ogni volta che ci si programma i risultati non rispecchiano mai quello che ci si aspetta dal campionato”. Perciò se una squadra vive senza pressione l’andamento della stagione, con tutta probabilità raccoglie meglio e molto di più. La Firmum occupa una buona posizione di classifica, equidistante da playoff e playout, e l’allenatore commenta con noi questo percorso finora positivo, non senza rammarico però: “Penso che tutto sommato ci manca qualche punto in classifica, punti che abbiamo perso per strada rispetto a quello che meritavamo per le prestazioni effettuate in campo. Credo quindi che possiamo ritenerci soddisfatti anche se certamente qualche punto in più che ci permettesse di raggiungere prima la quota salvezza ci avrebbe fatto comodo”.

In alcune partite, vuoi per la sfortuna, vuoi per gli episodi, il campo probabilmente avrebbe dovuto assegnare risultati differenti da quelli poi omologati, ma questo capita sempre, per ogni squadra in ogni campionato. “Certo, sono molto contento di quello che stanno facendo i ragazzi, anche se in alcune partite è rimasto l’amaro in bocca per come sono terminate, ad esempio con

Servigliano e con la Due Emme abbiamo perso ritengo immeritatamente. Dalla nostra parte c’è però che la squadra ha un carattere che non molla mai. Ci crediamo sempre fino alla fine, non ci diamo mai per vinti, anche se talvolta sfortuna e qualche errore di distrazione ci hanno impedito di terminare le partite come volevamo”. Infine, facciamo il punto sul campionato, molto equilibrato

escluse le prime due in classifica. “Sulla carta credo che Servigliano ed Amandola abbiano qualcosa in più delle altre. Noi, sono certo che possiamo fare di più al ritorno. Sarà durante la pausa che approfitteremo per riflettere e prepararci al meglio”.

montE Vidon combattE Firmum

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FERMO

N. 6

Quelli della fantastica stagione ‘63 - ‘64Giornata amarcord ad amandola: Si Sono ritroVati quattro protaGoniSti dElla Vittoria dEl campionato di SEconda catEGoria

L’8 dicembre ad Amandola si sono ritrovate le famiglie di 5 giocatori della compagine amaranto che vinse,

senza subire sconfitte, il campionato di Seconda categoria 1963-64. Attualmente vivono rispettivamente ad Amandola, Sarnano, Piane di Falerone, Umbertide e Bologna, un sesto amandolese all’ultimo momento ha dato forfait per un impegno improvviso. I protagonisti sono Altini, Castellucci, Ciarrocchi e Cancian, purtroppo Aldo Sabbioni è stato presente solo nei cuori degli intervenuti perché scomparso prematuramente qualche mese fa. E’ stato un piacevolissimo incontro pieno di

ricordi e aneddoti sportivi che ha allietato l’inevitabile tavolata al termine della quale è giunto il sindaco Giulio Saccuti a salutare gli ex calciatori ed a sorseggiare con loro il caffè finale. Poi il rompete le righe e l’augurio di rivedersi nuovamente in primavera ad Umbertide per incontrarsi anche con gli assenti di oggi, la maggior parte dei quali vive in Umbria. Come ricordo della giornata ognuno è tornato a casa con la gigantografia-poster della formazione tipo di quel favoloso campionato ed un cd-rom contenente foto e ritagli di giornali delle prime tre annate calcistiche dell’allora neonata Amandola.

Da sinistra: Altini - Castellucci - Ciarrocchi - Cancian

In piedi da sinistra: Di Lecce - Cancian - Rossi - Marchegiani - Castellucci - Altini - SabbioniAccosciati da sinistra: Ciarrocchi - Pacetti - Petrocchi - Lepri

Simpatiche serate di sport fra le rappresentative dei Carabinieri, la Provincia di Fermo e i giornalisti

fermani che si sono affrontati di recente in triangolari di calcetto. Una partitella fra amici, fra persone che per questioni lavorative spesso vivono a stretto contatto e che presso il Circolo Zeta Club di Fermo hanno dato vita a singolari triangolari. Ad affrontarsi la Provincia guidata dal Presidente Fabrizio Cesetti, per i Carabinieri di Fermo il Capitano Pasquale Zacheo squadra già “decorata” all’ultimo torneo estivo Interforze e infine la rappresentativa dei giornalisti fermani guidata da capitan Paolo Marconi. Il torneo si è svolto in tre mini partite da venti minuti ciascuna e senza arbitro, insomma come nei campetti dell’oratorio le squadre hanno giocato autogestendosi, rispettandosi e dando vita ad una piacevole gara. Per la cronaca il primo confronto è stato fra la Provincia e i Carabinieri, partita terminata 1 a 1 dopo il tempo regolamentare con alcune buone azioni da ambo e chiusasi in favore della Provincia ai rigori con il risultato di 5 a 4. Il secondo confronto è stato fra Carabinieri e giornalisti il tempo regolamentare si è chiuso a reti inviolate nonostante una bella e accesa

gara, ma ai rigori sono riusciti a spuntarla i giornalisti 3 a 1. La finale fra Provincia e giornalisti ha sorriso ai giornalisti che sono riusciti a vincere con il risultato di 2 a 1.

Il secondo triangolare di calcetto ha interessato gli arbitri della sezione di Fermo, i parroci e sempre i giornalisti del Fermano. Una bella occasione anche stavolta per condividere insieme la passione per questo sport, nonostante la pioggia. Tre le gare in programma: mini partite da trenta minuti a confronto diretto. I primi a scontrarsi sono stati arbitri e parroci, gara che ha visto trionfare per 3 a 2 la formazione degli fischietti fermani, gruppo in grande spolvero soprattutto sul piano atletico. Il secondo incontro fra parroci e giornalisti è terminato sul risultato di 4 a 7, con alcuni buoni scambi offerti da entrambe le formazioni. A chiudere il triangolare il confronto fra arbitri e giornalisti concluso per 6 a 3, nell’ultima gara la formazione dei giornalisti ha pagato la carenza di sostituzioni e il forte calo fisico. Oltre al risultato che ha visto la vittoria degli arbitri della Sezione di Fermo, è rimasta la soddisfazione di una gradevole serata e la volontà di riproporla fra qualche tempo.

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FERMO

N. 6

Che sfide a calcetto fra Carabinieri, politici, giornalisti, arbitri e parroci

N. 636

Le due squadre di Montegranaro che militano in Terza categoria sono uscite di recente dal derby cittadino, vinto

stavolta dall’Atletico mentre lo scorso anno fu la Nuova Dimensione ad aggiudicarsi la gara all’andata, e si apprestano ad affrontrare il girone di ritorno, che se da una parte potrebbe sancire il primo posto, dall’altra potrebbe consentire un avvicinamento alla zona playoff. Considerate infatti escluse le prime tre squadre in classifica, che stanno facendo un campionato a sé Nuova Dimensione inclusa, le altre in cui invece annoveriamo l’Atletico 99, si possono giocare il tutto per tutto per salvezza e playoff. “Abbiamo avuto una partenza a rilento – afferma l’allenatore dell’Atletico, Paolini – paghiamo un po’ l’inesperienza e il fatto che abbiamo costruito la squadra strada facendo, con ragazzi del posto, alcuni in via di recupero da infortuni importanti. Penso che abbiamo avuto un po’ di sfortuna in alcuni casi, ma che in fin dei conti ce la possiamo giocare e che tutte escluse le prime tre, possano rientrare per i playoff in quei due posti liberi”. Di tutt’altro avviso il direttore sportivo della Nuova Dimensione che è più che soddisfatto dell’andamento della squadra, partita con dieci vittorie consecutive su dieci gare disputate: “Il campionato è quello che ci aspettavamo - afferma Alessandro Magnamassa - certo se mi avessero detto all’inizio che avremmo fatto dieci vittorie di fila ci avrei messo la firma, penso che a questo punto sia più che altro una lotta a tre”. Un campionato da decidere fra Corridonia, Morrovalle e Nuova Dimensione: “Il girone è difficile come pensavamo, non ha nulla di diverso da quello dello scorso anno, anzi credo che quasi tutte le squadre siano attrezzate per disputare i playoff”. Staremo a vedere, il girone di ritorno infatti prevede uno degli scontri diretti più importanti, quello

con il Morrovalle il 16 gennaio. Per l’Atletico invece il cammino è più in salita, ma con il gruppo che lo scorso hanno ha ben figurato tutto può succedere: “Questa è una società a conduzione amatoriale, e il presidente Di Chiara ci tiene al fatto di far giocare molti giovani di Montegranaro, ha questo come obiettivo principale – conclude Paolini - quello che viene poi è tutto di guadagnato”. Dall’altra parte la Nuova Dimensione ha avuto di recente un pensiero di certo non indifferente, il presidente Luciano Sardini infatti per gravi problemi di salute al momento non può seguire la sua squadra, e noi la nostra redazione gli augura tanti auguri di buona guarigione.

A Montegranaro è sempre derby tra Atletico 99 e Nuova Dimensione

Modello Azzurra:giovani, vincenti e fermani

La formazione dell’Atletico 99

La formazione della Nuova Dimensione

Paolini: “Ce la possiamo giocare quasi con tutte...”. Magnamassa: “Che soddisfazione la dieci vittorie di fila..”

Una squadra la cui età media sfiora i 24 anni in uno dei gironi più competitivi della Seconda categoria: è l’Azzurra

Fermo. I veterani infatti, oltre al capitano Stefano Paccapelo classe ‘72, sono appena 29enni, il resto del gruppo è composto praticamente da giovani. Due dei difensori pilastri della difesa, Andrenacci e Orienti, sono rispettivamente ‘88 e ‘87, e fino ad oggi hanno esordito spesso da titolari anche i vari Del Papa ‘91, Verdoni ‘89, Ciucani ‘89 e non da ultimo Cappella, classe 1993, che ha debuttato nella gara con il San Marco Servigliano e poi con Francavilla: praticamente under. Nel corso del campionato ad oggi, oltre ad essersi dimostrata una squadra quadrata, quella allenata da Andrea Del Gatto, ha dato prova anche di grande solidità. Non si è abbattuta nei momenti difficoltà come la maggior parte

delle formazioni giovani e anzi ha dimostrato una voglia di vincere che non si vede spesso nei campi di gioco. E’ stata un po’ questa la caratteristica che ha fatto la differenza, elevando l’Azzurra come la prima squadra in grado di battere la capolista Servigliano in un tour de force che ha visto la squadra fermana raccogliere sette punti in una settimana con tre delle squadre più quotate del girone: San Marco, Amandola, Francavilla. Ha inoltre raccolto risultati utili per undici giornate consecutive, un piccolo record, infatti sono riuscite a fare di meglio solo Amandola (tredici consecutivi) e San Marco (dodici), praticamente le prime due squadre in classifica. Da ultimo, ma non per ordine di importanza, il fatto che tutti i giocatori tranne il portiere Maraviglia che è pugliese, sono fermani doc. Un modello da imitare.

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Una prima parte di campionato quantomeno positiva quella della Futura

96 nel girone D di Prima categoria. Stabilmente in zona playoff in un torneo competitivo che ha nell’Arquata e nel Ciabbino le due principali pretendenti al successo finale. Terzo incomodo potrebbe essere proprio la squadra del presidente Fausto Rogante (foto), protagonista finora di prestazioni a s s o l u t a m e n t e c o n v i n c e n t i : “Non vogliamo a s s o l u t a m e n t e nasconderci - conferma il presidente rossoblu – il nostro obiettivo sono i playoff e devo dire che fino a questo momento stiamo facendo molto bene. Ogni anno si parte con l’obiettivo di fare il meglio possibile poi è sempre il campo a stabilire se siamo riusciti a fare bene oppure no”. Un campionato anomalo con il gruppo di testa che sembra staccarsi rispetto al resto delle squadre: “C’è effettivamente

una spaccatura che potrebbe diventare ancora più evidente nel girone di ritorno. La coppia di testa corre molto velocemente anche se, devo essere sincero, le due squadre hanno caratteristiche estremamente diverse. L’Arquata è una corazzata che spesso e volentieri risolve le gare a proprio

favore grazie alle prodezze dei singoli giocatori, elementi assolutamente sprecati per la categoria; nella gara che hanno vinto da noi devo dire che sono stati fortunati trovando il gol in pieno recupero grazie ad una posizione dubbia. Il Ciabbino invece mi ha favorevolmente

colpito per il gioco che riesce ad esprimere: è un collettivo molto ben organizzato, squadra compatta e che riesce a sviluppare trame di gioco estremamente interessanti. Sinceramente mi hanno impressionato”. Anche la Futura, da par suo, sa esprimersi al meglio: “Riporto quanto molti

addetti ai lavori spesso dicono di noi: la nostra è una squadra che esprime un buon calcio e che predilige sempre una certa coralità. Devo dire di essere d’accordo e questo è testimoniato anche dal fatto che siamo riusciti a mandare in gol diversi elementi. Nel corso del girone d’andata siamo stati fortemente penalizzati dall’assenza

per diversi mesi di Emanuele Agostini, il nostro principale terminale offensivo, alle prese con problemi di natura muscolare. Il suo pieno recupero ci fa ben sperare in vista del girone di ritorno. Una seconda parte di campionato - conclude il presidente - nella quale potrebbero fare la differenza squalifiche e infortuni. In queste

categorie è quasi impossibile avere una rosa molto ampia e questi inconvenienti possono risultare decisivi: nella Futura 96 devo dire che chi ha giocato meno, chiamato in causa, ha dato sempre il proprio contributo”. Ottimismo dunque in casa rossoblu in vista di un girone di ritorno che a Capodarco sperano sia ricco di soddisfazioni.

Fausto Rogante: “Il calcio più bello? Il nostro”Il presidente non nasconde ambizioni di vertice: “Le nostre avversarie sono corazzate, ma noi vogliamo i playoff”

Futura 96

N. 638

Para. E segna. E’ Federico TassottiIl portiere del San Marco Servigliano protagonista in Coppa Marche: “Non

giocavo più da quando ero bambino, ho fatto anche un paio di assist importanti”

N. 6 39

Storie dal mondo del calcio: per un Henry, con un tocco di mano, che regala

la qualificazione mondiale alla Francia, a moltissimi chilometri di distanza un portiere che si regala la gioia di un gol. Non si tratta di un evento unico della storia: in molti ricordano la rete di testa di Michelangelo Rampulla in un Atalanta-Cremonese o di Massimo Taibi in Reggina-Udinese, oppure i rigori realizzati dal portiere tedesco Hans Jorg Butt, delle punizioni di Chialavert o delle prodezze del portiere messicano

Jorge Campos. Nel calcio di casa nostra viene

in mente il gol di testa

realizzato qualche stagione fa da Simone Santarelli con la maglia della Due Emme, in un “disperato” sganciamento difensivo nei minuti finali di un match, di testa sugli sviluppi di un corner. Unico nel suo genere però ciò che è accaduto nel turno di fine novembre di Coppa Marche, riservato alle squadre di Seconda categoria, San Marco Servigliano - Montefiore. Il portiere titolare del Servigliano, Federico Tassotti, causa un infortunio alla mano, è sceso in campo con la maglia numero 4, schierato come esterno di centrocampo da mister Paolo Armini (tra i pali il sostituto Giancamilli). Nulla di particolarmente rilevante, se non fosse che Tassotti ha svolto egregiamente il suo ruolo di centrocampista, coronando la

sua “strana” giornata con il gol del definitivo

4-1 in favore d e l

Servigliano, grazie ad un colpo di testa sugli sviluppi di una punizione al 91’. Situazione quasi paradossale per il 30enne portiere biancoazzurro, protagonista di una carriera importante anche tra i Pro con le maglie di Fiorenzuola, Fermana e Maceratese, squadra quest’ultima dove costruisce la sua fama di para pararigori, che si porta ancora dietro. Da oggi però oltre che per la bravura nell’ipnotizzare gli attaccanti avversari dagli undici metri, Tassotti sarà ricordato anche per l’abilità nel colpo di testa, non è così? “E’ stata una situazione di emergenza – il commento dell’estremo difensore - non giocavo più a centrocampo da quando ero bambino negli esordienti, mi sono trovato bene, e poi il mister mi ha inserito sulla fascia dove c’è anche da correre parecchio. Ho fatto anche un paio di assist segnalati però in fuorigioco”.

Para. E segna. E’ Federico TassottiIl portiere del San Marco Servigliano protagonista in Coppa Marche: “Non

giocavo più da quando ero bambino, ho fatto anche un paio di assist importanti”

La storia di un portiere che si rimette in gioco dopo 10 anni e in una partita para 3 rigori. E’ una vicenda sportiva

che assume bellissimi contorni umani e che rendono il calcio uno sport in grado di regalare sogni ai tifosi anche nelle categorie minori. Risale tutto ad una partita di novembre del campionato della Terza categoria ascolana (girone P) fra la Uniteam Ascoli e il Folignano 97: il portiere del Folignano Luca Ciccanti (nella foto all’interno dell’Olympiastadion di Berlino) riesce a parare tre rigori alla squadra avversaria fissando il risultato sullo 0 a 0. Già questa sarebbe una storia che sotto il profilo sportivo riscuote interesse, se poi alla prestazione sportiva si unisce anche una storia personale che vale la pena di essere raccontata la questione assume contorni ancora più interessanti. Già perché per Luca Ciccanti, 21 anni, la partita contro la Uniteam Ascoli era la sua prima presenza in campionato dopo 10 anni. Il ragazzo, per questioni di

salute, ha dovuto subire alcune operazioni agli arti inferiori già da giovanissimo e purtroppo alcune complicanze lo hanno costretto a sottoporsi nel corso degli anni ad altri interventi riparatori. Luca si opera per l’ultima volta a 16 anni, si sottopone alle terapie di riabilitazione e man mano riesce a riacquistare mobilità tanto che decide per la sua grande passione di riavvicinarsi al calcio. “Quella con l’Uniteam è la prima partita dopo 10 anni – ci racconta – e mi sono trovato a parare tre rigori; guardando i movimenti dei giocatori, sono riuscito a percepire la traiettoria. I dirigenti e i compagni di squadra mi hanno riempito di complimenti”. Luca è stato festeggiato prima al campo e poi al bar anche per ricordare una strepitosa prestazione, insomma, scendere in campo dopo 10 anni ed essere subito decisivo è un ricordo che sicuramente resterà per sempre nella memoria. “Un episodio che mi ha fatto veramente piacere – conclude Luca – che al termine della partita anche i tre rigoristi della squadra avversaria sono venuti a stringermi la mano”.

Torna in campo dopo10 anni e... para 3 rigori!

Il presidente Giancarlo Romanucci mette in mostra le potenzialità del settore giovanile

la Straordinaria Storia di luca ciccanti dEl FoliGnano 97

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Pro Calcio Ascoli, beata gioventù

E’ saltata la panchina della monteprandonese (Prima categoria girone D): 7 punti dopo le prime 8 partite, troppo pochi, a pagare è stato mister Stefano Morganti. Il nuovo allenatore è attilio pilone, ex Vis Stella.

Giuliano Filipponi si è dimesso dalla guida tecnica del monticelli (Promozione girone B). Il nuovo allenatore è Francesco piccioni.

Ancora un cambio alla Vis Stella (Prima categoria girone D): è stato esonerato anche Marco Tassi, subentrato a Francesco Paoletti. La società ha affidato la gestione della squadra a marco Schiavi.

Giuliano Filipponi si è dimesso dalla

FLASH NEWSFLASH NEWS

di alessio carassai

Il settore giovanile del Pro Calcio Ascoli vanta oltre 300 iscritti fra prima squadra (che disputa la Seconda categoria girone I) e settore giovanile.Quest’ ultimo è infatti uno dei più grandi della zona, numerose infatti sono le categorie a cui partecipa la società, così come le squadre: sia va dalla Juniores provinciale agli Allievi regionali e provinciali così come i Giovanissimi regionali e provinciali, fino alla scuola calcio di

cui fanno parte oltre cento ragazzi dagli esordienti ai piccoli amici. Un vero motivo di vanto oltre che per i tecnici e gli addetti ai lavori anche e sopratutto per il presidente, Giancarlo Romanucci: “Siamo molto contenti dei nostri ragazzi, i risultati sono frutto di un ottimo lavoro svolto dai tecnici e da tutti i collaboratori, e ci premiano: la juniores è prima in classifica, gli allievi regionali sono ai primi posti, i giovanissimi regionali idem, l’unico

neo al momento resta la prima squadra che in Seconda categoria sta trovando qualche difficoltà – racconta il massimo dirigente - paga un po’ l’inesperienza dato che la maggior parte dei ragazzi sono giovani, ma siamo fiduciosi, perchè meritiamo di più di quanto dicano i risultati, e comunque puntiamo a portare in alto anche loro”. Ottime basi per la crescita sono già state poste in questa stagione con l’affiliazione alla Scuola calcio

Milan, che prevede una grande attenzione alla formazione dei tecnici, sempre aggiornati, affinchè si possa crescere ulteriormente anche nel settore giovanile. “Questo è utile per stimolare una maggiore partecipazione, l’affiliazione a questo club è uno strumento di crescita per noi, ed un grande stimolo a continuare quanto di buono stiamo facendo da diversi anni – afferma il presidente – ritengo che abbiamo un bel gruppo, una

società seria”. Da qui, i presupposti per la crescita passano anche e soprattuto per la prima squadra, che ci conferma il presidente, ha bisogno di palcoscenici più importanti:“Vogliamo portare il Pro Calcio in categorie superiori, ad un livello più alto. E’ un programma che abbiamo iniziato e anche se in questo momento non è facile investire in questo senso, ci stiamo lavorando affinchè si possano ottenere ulteriori miglioramenti”.

Il responsabile del settore giovanile Pino D’Angelo illustra obiettivi e finalità del nuovo progetto per il vivaio rossoblu

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ASCOLI

N. 6

Samb, ecco il tuo futuro

Il settore giovanile della Sambenedettese al momento svolge tre

categorie principali: Juniores Regionali, Allievi e Giovanissimi provinciali. Ogni categoria, allenata rispettivamente da Luigi Voltattorni, Bruno Piccioni e Matteo Mercuri, ha un preparatore atletico e un preparatore dei portieri, in totale comprende circa sessanta iscritti. Non ha infatti scuola calcio per alcuni motivi che poi verranno spiegati da Pino D’Angelo (foto sopra), responsabile del settore giovanile rossoblu. Tutto è iniziato dall’era Spina:

l’attuale presidente della Sambenedettese aveva dato mandato a Sciocchetti e D’Angelo, della società Mariner di occuparsi del settore giovanile, da lì dopo le note vicende societarie che purtroppo hanno portato a disputare l’Eccellenza alla prima squadra, si è dovuto ridimensionare, ma non senza prediligere alcuni obiettivi, ricreando un settore giovanile che potesse fare “rete” con il territorio sambenedettese e non. Ecco perchè la scuola calcio è gestita dalle altre società. Solo in

un secondo momento, i ragazzi più meritevoli saranno prelevati dalla Samb.

“Non è facile ripartire da zero – commenta il responsabile Pino D’Angelo – molti ragazzi hanno scelto altre strade, ma con la collaborazione delle altre società della zona per far sì che la Samb non resti un’entità a sè, siamo riusciti a ricomporre queste tre squadre, giovanissimi, allievi e juniores. Le risorse vogliamo averle in casa nostra: i giovani che un giorno potranno indossare la casacca della Samb vogliamo che siano ragazzi del posto, per far questo c’è bisogno di tempo, ma intanto

abbiamo gettato le basi. In questo contesto è fondamentale la collaboraizone con tutte le società del territorio. Il progetto è pluriennale ovviamente, in modo che il coinvolgimento con le società limitrofe sia il più collaborativo possibile per dare ai ragazzi una cooperazione effettiva facendoli crescere qui”.

Poi le inziative in programma, oltre alla cena di Natale della Sambenedettese che coinvolge anche il settore giovanile rossoblu, ce ne sono altre. “Proponiamo iniziative come ‘Giochiamo Pulito’, di cui si sta occupando Mario Palanca, che porta avanti questo progetto con le scuole in cui i ragazzi vengono sensibilizzati ai veri valori di questo sport – precisa D’Angelo - facendoli partecipare alle partite. Poi abbiamo organizzato iniziative con altri ragazzi che hanno partecipato alle partitelle durante il pregara della prima squadra che riproporremo a primavera. E’ un modo per avvicinare i giovani alla prima squadra. Un grazie particolare all’allenatore Palladini – conclude D’Angelo - e al direttore generale Spadoni, che si sono resi sempre disponibili affinchè il settore giovanile non resti un’entità a sé, ma che sia pienamente integrata con la prima squadra”.

Allievi Provinciali

Giovanissimi Provinciali

Juniores Regionale

di laura cutini

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SPECIALE SAN PIO X CALCIO

Il punto sul campionato. Parla Elio Silvestri

“Abbiamo avuto una grande partenza – afferma con soddisfazione il tecnico Elio Silvestri (foto) – poi si sono

infortunati i nostri tre difensori centrali e abbiamo avuto qualche difficoltà nella formazione per cercare di rimpiazzarli, però poi siamo riusciti a ritrovare equilibrio e posizioni fin dove siamo oggi, in linea con l’obiettivo prefisso dalla società ad inizio campionato, la zona playoff.” Dunque, in un girone dove a regnare come non mai è l’equilibrio, dove la distanza fra le prime e le inseguitrici è minima e tante squadre sono appaiate con lo stesso punteggio, il Casp Calcio è riuscito a non perdere terreno e a restare in piena corsa in un campionato dove sembra che davvero tutto può succedere. Allora, probabilmente le gare decisive saranno tutte quelle del ritorno, in cui partita per partita, ogni punto sarà fondamentale davvero per fare la differenza. “Ci aspettavamo che fosse un campionato equilibrato, in verità – ammette il tecnico – con squadre ben attrezzate come l’Altidona, lo Sporting Acquaviva, il Real Centobuchi, lo stesso Spinetoli anche se non è in zona alta in questo momento come il Carassai, ogni sabato diventa una vera battaglia, noi stiamo lì non molliamo, non cerchiamo scuse, ma facciamo di tutto per portare a casa punti per ottenere il nostro obiettivo, ed è quello che faremo anche nel girone di ritorno”.

c’ è qualche squadra che però obiettivamente potrebbe ammzzare

il campionato e venir fuori prima o poi? “Penso che l’Altidona – commenta Silvestri – rispetto alle altre abbia qualcosa in più ma sarà difficile anche per loro, dato l’equilibrio che c’è, sicuramente non sarà una passeggiata. Sinceramente non credo ci sia una squadra che possa ammazzare il campionato. Tutte quelle che ho citato, potrebbero vincerlo”. Gli infortuni però hanno martoriato la squadra di mister Silvestri costretto ad arrangiare in un certo senso la formazione per compensare le assenze, prime fra tutti quelle di tre dei difensori centrali a disposizione, perno fondamentale della difesa, e non da meno quella del bomber Pica, autore già di otto reti in otto partite

disputate, che al momento è fermo per la rottura del menisco. “E’ in recupero in nostro attaccante, speriamo di riaverlo entro un mese a disposizione, è stata dura giocare senza difesa e in effetti abbiamo preso qualche gol di troppo, cosa che lo scorso anno non era sucessa, ma speriamo anzi siamo convinti di migliorare quello che già stiamo facendo. Faremo una piccola

preparazione per essere pronti al girone di ritorno – conclude il mister – poi, la nostra arma è sempre comunque l’unità del gruppo, ed è su questo che puntiamo per affrontare il campionato fino alla fine. Secondo il mio parere qualunque cosa può succedere”. Intanto, il Casp Calcio annovera l’arrivo dell’attaccante Clementi, e il ritorno di un esperto difensore centrale come Esposto, durante la parentesi di mercato di dicembre.

“la noStra arma? l’unità dEl Gruppo”

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ASCOLI

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“Arquata e Ciabbino per la vittoria finale”Massimiliano Cacciatori fa le carte al campionato: “La mia JRVS? Punto ai playoff”

Il campionato di Prima categoria (girone D) visto dal tecnico della Jrvs Ascoli Massimiliano Cacciatori (foto) dopo

il “caso” Mongardini: “Dispiace per quanto accaduto al presidente dell’Arquata e alla sua famiglia. A Mongardini faccio i miei più fervidi auguri di un grosso in bocca a lupo. Per quanto concerne il campionato, in particolare il passaggio diretto in Promozione, tutto dipende da quello che accadrà in seno all’Arquata. Se la squadra rimarrà la stessa, penso che non cambi nulla. Se invece dovessero esserci ripensamenti, da parte di qualche giocatore, potranno esserci delle novità”.

Cacciatori, a questo punto quali potrebbero essere le principali pretendenti? “Dato per scontato che in seno all’Arquata non cambi nulla, le più accreditate sono le attuali due capofila: Arquata e Ciabbino. Per quanto concerne, invece, i playoff, vedo bene Futura

96 e Grottese e la eventuale out sider”.

Per quanto riguarda la sua Jrvs? “Dopo il black out di qualche giornata, siamo tornati ed essere la squadra che voglio. Stiamo attraversando un buon momento. I ragazzi rispondono bene e la speranza è quella di arrivare ai playoff”.

In fondo alla classifica, si dimenano formazioni di spessore. Come se lo spiega? “Non so spiegarmelo. Certo squadre come la Vis Stella e Acquaviva, tanto per citarne alcune, che orbitano in zona playout, fa notizia. Posso dire solo questo: in una stagione, può capitare che le cose non girino per il verso giusto”.

Un Cacciatori piuttosto cauto che preferisce rimanare con i piedi per terra, in attesa di un girone di ritorno che non mancherà di regalare emozioni e sorprese.

Ad Ascoli Piceno sembra scoppiata una vera e propria mania da..fair-play. L’Amministrazione comunale, infatti, ha deciso di istituire il premio del Fair play intitolato a Costantino Rozzi. A partire dalla manifestazione del prossimo 4 gennaio ‘l’Oscar dello Sport di Ascoli Piceno’, il premio verrà consegnato a chi, annualmente, si sarà distinto per rispetto dell’avversario. Il 18 dicembre ricorre il quindicesimo anniversario

della morte del ‘presidentissimo’, nella vita imprenditore sensibile verso le persone più fragili. “Ero un ragazzino ai tempi di Costantino ma i suoi calzetti rossi, il sale dietro le porte e i suoi giri di pista dello stadio Del Duca sono impressi nella mente, indelebili come un ricordo caro di famiglia”, ricorda con un affetto l’assessore comunale allo sport Massimiliano Brugni.

Premio Fair playintitolato al‘presidentissimo’

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ASCOLI

“Si, siamo primi – esordisce il direttore sportivo del Ripatransone United

(Terza categoria girone N) – e ne siamo contenti, era quello che volevamo - così descrive l’ottimo momento di forma Franco Straccia, che prosegue – volevamo rompere l’equilibrio del girone, e ci stiamo riuscendo provando ad allungare sulle dirette avversarie. La nostra non è proprio una squadra di Terza categoria sulla carta, potrebbe fare anche la Prima, l’obiettivo posto dal nostro ambizioso presidente, Mario Pulcini, è quello di risalire subito per creare un’altra identità autonoma qui a Ripatransone”. Insomma, il primo posto c’è, il campionato seppure difficile lo si sta praticamente dominando e i risultati parlano chiaro: oltre cinquanta i gol realizzati finora, e soltanto dieci quelli subiti dal Ripatransone United, che vede

diversi giocatori già in doppia cifra, come Spina e Perozzi, con dieci reti a testa, Suppa otto e Lucidi nove. Insomma un progetto decisamente ambizioso quello del presidente, che ha messo su una squadra davvero ammazzacampionato. “L’unica che potrebbe darci filo da torcere finora è il GMD Grottammare, ma penso che tutte possano in qualche modo crearci difficoltà, chiaramente ci aspettano e giocano con noi la partita della vita, puntano sull’agonismo mentre noi a livello tecnico anche se abbiamo qualcosina in più a volte possiamo fare ben poco. Penso che non sia stato facile calarsi nella categoria, ma ci stiamo provando anche se è dura giocare in certi campi, abbiamo costruito un gruppo solido, che spesso deve usare l’agonismo per vincere le partite, e dobbiamo sempre essere concentrati”. Una

squadra bunker patricamente, che ambisce ad altri palcoscenici, anche se al momento seppure con la massima disponibilità viene ospitata per le partite interne nel campo sportivo sintetico di Porto D’Ascoli, dalla società del presidente Amante. La voglia di arrivare in alto, deriva dal desiderio di realizzare progetti ben più ambiziosi da parte del presidente Mario Pulcini, creare un settore giovanile e anche una struttura polivalente per giocare in casa le partite. “Vogliamo creare una sede una struttura tutta nostra oltre alla scuola calcio, il presidente sta lavorando a questa cosa perchè è un grande appassionato di calcio e sta investendo su questo, intanto abbiamo un’ottima ospitalità devo dire dal Porto D’Ascoli, anche se essere autonomi per le prossime stagioni è nostro obiettivo non secondario”.

Il Ripatransone United calcio a 5 nacque tre stagioni fa. “Quando abbiamo creato la squadra – commenta il vice presidente della società Claudio Piergallini - pensavamo solo a divertirci. Il primo e il secondo anno sono stati a livello prettamente quasi amatoriale, poi abbiamo iniziato a fare sul serio”. Da quest’anno infatti la società si è prefissa di scalare le classifiche della Serie D ed attualmente infatti occupa il primo posto del girone M, con otto punti di distacco ormai sulla seconda il classifica, strada spianata praticamente per la vittoria. Il progetto è quello di crescere e di andare in categorie superiori. Per questo motivo la campagna acquisti è stata di spessore, in funzione di un rapido

passaggio in serie C. Sia nel calcio a undici quindi che nella squadra di calcio a cinque, gli obiettivi non cambiano, anzi, si moltiplicano, entrambe le squadre presidedute da Mario Pulcini ambiscono a palcoscenici ben più importanti, perchè si possa avere rapidamente una crescita e un’identità forte nel panorama calcistico regionale. “Al giro di boa siamo primi, stiamo già prendendo contatti con giocatori di categorie superiori, perchè si possa già essere pronti per il futuro – conclude Piergallini - abbiamo progetti seri ed ambiziosi in tutti e due i campi, sia nel calcio a undici che nel calcetto, e abbiamo ferma intenzione di portarli avanti”.

Ripatransone United ambizioso

Nel calcio a 5 si fa sul serio“Sì, puntiamo in alto”

La formazione del Ripatransone United

Il Ripatransone United calcio a 5

Girone di andata perfetto per la squadra di patron Pulcini, parla il DS Straccia

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Le domande: un potente strumento per il coach

Tutti sanno che i pensieri di un giocatore, quando è in campo, determinano il suo rendimento; e proprio per questo, quando gioca limitato dai suoi stessi pensieri, è indispensabile, per un coach, poter intervenire e dirigere l’attenzione di quel giocatore verso pensieri più potenzianti.Per riuscire in questo intento, il coach, ha uno strumento semplice, immediato e molto potente: le domande.Quando una domanda raggiunge le nostre orecchie, il nostro cervello inevitabilmente comincia a cercare, nell’archivio delle nostre precedenti esperienze, una risposta e per far ciò deve trascurare quello che stava pensando in quel momento.E’ questa, dunque, la funzione più interessante delle domande: dirigere l’attenzione. Mentalmente è impossibile astenersi dal rispondere ad una domanda, ma è bene sapere che solo domande di qualità stimolano risposte di qualità, e che domande banali ottengono solo risposte banali. Basta rispettare alcune regole per formulare domande di qualità. Tra queste, la più importante da tenere in considerazione, in un evento negativo, c’è quella di cominciare le domande con “Come…? “invece di “Perché…?”Una buona domanda - ad esempio - è : “Come posso migliorare questa situazione?”, mentre una pessima domanda sarebbe: “Perché sono in questa situazione?”. Chiedersi “perché”, spesso consente di ottenere solo una inutile giustificazione o, talvolta, un’accusa. Capire perché si è commesso un errore può essere importante per evitare di commetterlo nuovamente, ma non è la domanda giusta da porsi quando si è alla ricerca di un rapido rimedio per ciò che sta capitando.La prossima volta che vi capita di notare uno sbaglio, fate caso al tipo di domanda che ponete. E se comincia con “Perché…?” sostituitela con una che comincia con il “ Come…?”. La differenza vi sorprenderà.

Come dovrebbero essere organizzati gli allenamenti nelle due settimane di sosta del periodo natalizio?

Kikko88

Prima di impostare un qualunque programma d’allenamento si dovranno valutare le condizioni individuali dei calciatori, sulla base delle quali saranno stabiliti gli obiettivi. Premesso questo, durante le festività natalizie si dovrà cercare di dare ordine logico ad esercizi e metodi d’allenamento e impostare correttamente (per quanto possibile) volume, intensità e specificità dei carichi d’allenamento. Non dimentichiamoci che la ripresa del campionato dopo la sosta rappresenta sempre un momento molto critico. In linea di massima in questo periodo potrebbe essere utile e vantaggioso, per la ripresa del campionato, svolgere esercitazioni un po’ meno tattiche, ma sempre correlate con il modello di prestazione. Vale a dire:- lavoro intervallato,- prove frazionate,- esercizi d’impulso,- prove di accelerazione e decelerazione,- cambi di ritmo,- cambi di direzione,- esercizi di propriocettività,- prove di sprint,- esercitazione tecniche e tattiche a ritmi sostenuti,- esercizi di potenziamento a carico naturale con modalità d’esecuzione esplosiva.In pratica per programmare l’allenamento natalizio la prima cosa da fare è distribuire adeguatamente le sedute. Indicativamente tra la l’ultima partita di dicembre e la prima di gennaio andrebbero distribuite 6/10 sedute tenendo conto del calendario delle festività. Infine prima della ripresa del campionato inserire un paio di sedute di rigenerazione.

Mi capita spesso di prendere delle distorsioni alla caviglia che mi obbligano a saltare le partite. Cosa posso fare per evitare che ciò accada?

Massimiliano di Montegiorgio

La caviglia è il risultato evolutivo del bipedismo, infatti, la necessità di eseguire i movimenti tipici della deambulazione e della corsa eretta ha portato alla formazione dell’astragalo, un osso di forma complessa, che permette di adattare il piede alle asperità del terreno attraverso movimenti di flessione, estensione e movimenti di altalena sulla linea del piede stesso. Abbiamo poi il perone, il quale ha lo scopo di rinforzare l’articolazione della caviglia e di fornire inserzioni a molti legamenti e tendini muscolari per permettere la giusta stabilità.Premesso questo, dalla sua domanda mi pare di capire che si sono verificate delle recidive, verosimilmente riconducibili ad un approssimativo recupero degli equilibri neuromuscolari.Dopo un trauma discorsivo è infatti necessario recuperare sempre mobilità, stabilità biomeccanica dell’articolazione e controllo neuromuscolare.In sostanza, dopo un primo intervento fisioterapico dovranno essere eseguiti esercizi di mobilizzazione e di allungamento.Successivamente si dovrà concentrare il lavoro sulla propriocettività al fine di riorganizzare i meccanorecettori, che con il trauma sono stati in qualche modo alterati e non più in grado di mandare informazioni corrette. Parallelamente si dovranno eseguire esercizi per il recupero della forza in tutte le sue diverse espressioni e in tutti i muscoli dell’arto interessato. Infine, per quanto possibile, evitare di immobilizzare completamente l’articolazione magari usando sistemi più funzionali.

Nel momento in cui una determinata società sportiva effettua il

primo tesseramento di un giovane calciatore deve corrispondere, secondo l’ex articolo 96 NOIF, alla società o alle società che hanno avuto in forza il calciatore con vincolo annuale, un determinato importo, denominato Premio di Preparazione. L’ammontare del predetto premio è determinato dalla FIGC, in ragione della categoria in cui milita la società obbligata a pagare il premio stesso. Hanno diritto ad usufruire di tale premio le ultime due società,

che nell’arco degli ultimi tre anni, hanno tesserato l’atleta. Per eventuali controversie il ricorso deve essere inoltrato alla Commissione Premio Preparazione e, in secondo grado, alla Commissione vertenze economiche. Da tenere presente che il diritto al premio si prescrive al termine della stagione calcistica successiva a quella in cui è nato. Una istituzione nata per tutelare in particolare le piccole realtà che altrimenti non vedrebbero riconosciuti i propri meriti nella crescita e nella valorizzazione dei giovani calciatori.

Mentaltrainer Medico Preparatore

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Giammario ScalellaAvvocato

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del Vecchiodi Flavio

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Lettere & RubricheLettere & Rubriche

Roland Del Vecchio ha maturato una considerevole esperienza in strategie di comunicazione, oltre che attraverso anni di appassionato studio, applicando le tecniche di Pnl più innovative direttamente nei suoi corsi d’insegnamento. Considera la crescita personale e l’equilibrio interiore la sua passione più grande; argomenti ai quali dedica tempo e studi approfonditi.

Flavio Zura Medico chirurgo ortopedico Ospedale di Fermo, con esperienze come medico sociale di alcune società professionistiche militanti in campionati nazionali.

Roberto Tarullo è laureato in Scienze Motorie, ha insegnato Tecnica generale dell’educazione fisica, Tirocinio didattico e Ginnastica educativa all’ISEF di Perugia ed Educazione motoria al corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria all’Università di Macerata. Preparatore atletico professionista e collaboratore tecnico e scientifico di importanti riviste specializzate e case editrici.

Preparatore

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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI FERMO N.5/2003

MARCHE IN GOL

supplemento mensile della testata on line www.quelliche.net

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Coordinamento redazionale: Alberto Cruciani

Redazione: Roberto Cruciani, Laura Cutini, Alessio Carassai

Hanno collaborato: Fabio Paci, Daniele Perticari, Gabriele Sbattella, Enrico Scoppa, Marco Spadola, Mauro Nardi

Amministrazione: Lucia Marziali

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Stampato e distribuito in 20.000 copie

(chiuso in redazione il 19 dicembre 2009)

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Chi, come il sottoscritto, ha vissuto gli anni ’80, gli anni dove lo slogan dominante era “Rimini, Rimini”, non può non ricordarsi di lui. Questo mese l’ospite della rubrica è un grande disc jockey che ha fatto ballare milioni di persone non solo sulla pista del “Bandiera Gialla” ma anche nelle più belle discoteche d’Italia. Sto parlando di Enzo Persuader, il disc jockey per eccellenza, che da qualche anno si è trasferito nella nostra regione, dove tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì anima il palinsesto di Radio Domani.Chi ha avuto modo di frequentare quella celeberrima discoteca sulle colline di Rimini, ricorda anche i suoi siparietti nei quali Enzo usciva fuori travestito da ballerina con il tutù, da barattolo di Nutella e via dicendo. In quelle torride serate estive, poteva capitare che tutti i presenti venissero letteralmente rinfrescati da secchiate d’acqua che lo stesso Enzo si divertiva a gettare. In poche parole, un artista a 360 gradi.“Mi chiamo Enzo Persuader, al secolo Enzo Ferrarini. Sono nato il 30 Luglio 1954 a Spilamberto, in provincia di Modena, la patria dell’aceto balsamico. Ho iniziato a lavorare nel mondo delle discoteche dal 1973”.

Enzo Persaduer, da dove nasce la tua passione per la musica ?“Sin da quando ero piccolo. La passione per le sette note è una passione che coltivo assieme

a quella per il calcio. Ho giocato nel M o d e n a a r r i v a n d o anche a vestire la maglia della prima squadra”.Perché il nome Enzo Persuader?“In omaggio a un famoso gruppo soul degli anni ’70 chiamato appunto “The Persuaders””.Quali sono le tue squadre del cuore?“Naturalmente tifo per il Modena, la squadra dove ho giocato. Ma da una vita sono tifoso dell’Inter”.Da qualche anno ti sei trasferito nella nostra regione dove lavori a Radio Domani. Ti piacciono le Marche? Come ti trovi?“Le Marche sono una regione meravigliosa. Il clima è, a dir poco, fantastico. Per non parlare del mare di questa regione, stupendo come quello della Puglia”.I tuoi progetti per il futuro. Continuerai a farci ballare come in quei favolosi anni ‘80?“Sempre. La musica è la mia prima passione. Come dico in una mia canzone: “Sono il cantastorie dell’anno 2000, ho cento e più canzoni per metter tutti in fila e da grande ritornerò bambino”.

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PESARO ANCONA MACERATA FERMO ASCOLI PICENO

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Carissimi affezionati dello “ZuZZurellone” eccoci qua. Se

avete apprezzato e gioito con le gesta di Rèmi Gaillard nello scorso numero, andiamo alla grandissima, se invece non ci avete capito niente, chiudete e leggetevi un’altra cosa tipo Corriere News. In questo numero vorrei parlarvi di un fatto accaduto ormai due mesi fa in Premier League. La partita in questione è Sunderland – Liverpool, match bloccato sullo 0-0 quando un “burlone” dalle tribune alle spalle della porta del Liverpool estrae un pallone da spiaggia, di quelli a spicchi rossi e bianchi, lo gonfia e lo lancia in campo. Proprio in quel frangente, palla (quella vera) al centro e tiro al volo di Darren Bent del Sunderland che carambola sul “beach-ball”! Pallone da una parte e beach-ball dall’altra..rete! Sotto gli occhi increduli di Pepe Reina estremo difensore dei Reds, probabilmente indeciso su quale sfera bloccare. Scende il gelo allo “Stadium of Light”, un attimo di stupore di tutti e l’arbitro convalida il gol. Qualche protesta (ma neanche tanto..pensate ad un episodio del genere in Italia…) ma niente da fare. Risultato finale 1 a 0 per il Sunderland. L’episodio ha dell’incredibile; chiesta, ma negata, la ripetizione della gara,

il risultato quindi viene archiviato e viene solo sanzionato l’arbitro che per ora dirigerà un periodo nella seconda divisione inglese. Il “gollonzo” (o gollupido vedete voi) ha ispirato quei bontemponi della redazione di “Nuts!”, celebre rivista inglese che concilia calcio, pin-up e scemenze varie, a indire un sondaggio nel loro succosissimo sito internet (www.nuts.co.uk) sul più clamoroso “gollonzo” della storia. Troverete la classifica finale, corredata con i rispettivi video andando nella categoria “vote” (http://www.nuts.co.uk/vote) e selezionando

la casella con la dicitura “Bizarre Football Goals”, una volta entrati in questa pagina vi apparirà una carrellata di gol pazzeschi dove quello narrato in questa occasione è solo all’ottavo posto, non vi svelo quindi chi si è aggiudicato l’Oscar di “gollonzo di sempre”. Per i maschietti, dato che già ci siete, fatevi un giretto per il resto

del sito, è parecchio “interessante”! Vi saluto con una riflessione: la settimana successiva in Premier volavano palloni da spiaggia da tutte le parti, ovviamente poi la cosa si è smorzata fra qualche sorriso e qualche mugugno di Rafa Benitez, ma se l’episodio fosse accaduto da noi? Ci sarebbero stati episodi di guerriglia urbana? Inglesi brava gente.

Sunderland: vincere conil Liverpool è” l’ultima spiaggia”!