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Liliana Frusteri Daniele De Grandis Manuale per la valutazione del rischio biologico Ambienti di lavoro indoor e outdoor Nel CD Rom allegato le schede per la valutazione del rischio biologico, le schede degli agenti biologici e di approfondimento, adempimenti e sanzioni relativi al Titolo X del D.Lgs. 8112008, la principale normativa di riferimento vai alla scheda del libro altri titoli gli autori

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Liliana Frusteri Daniele De Grandis

Manuale per la valutazione del rischio biologico Ambienti di lavoro indoor e outdoor

Nel CD Rom allegato le schede per la valutazione

del rischio biologico, le schede degli agenti biologici

e di approfondimento, adempimenti e sanzioni relativi

al Titolo X del D.Lgs. 8112008, la principale normativa

di riferimento

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Liliana FrusteriDaniele De GrandisFrancesco ScarliniGiorgio Pontuale

Manuale per la valutazionedel rischio biologico

Ambienti di lavoro indoor e outdoor

Nel CD Rom allegato le schede per la valutazione del rischio biologico, le schede degli agenti biologici

e di approfondimento, adempimenti e sanzioni relativi al Titolo X del D.Lgs. 81/2008, la principale normativa di riferimento

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INDICE GENERALE

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INDICE GENERALE

Indice schede ........................................................................................... 15

Premessa ................................................................................................... 17

PARTE PRIMASezione generale

CAPITOLO 1 GLI AGENTI BIOLOGICI 23

1.1 Generalità sugli agenti biologici ................................................... 23

1.2 I microrganismi e le loro caratteristiche ..................................... 25

1.2.1 Caratteristiche degli agenti biologici .................................. 25

1.2.2 Vie di ingresso degli agenti biologici nell’organismo .......... 28

1.3 Infezioni, intossicazioni e allergie ............................................... 31

1.3.1 Le infezioni ......................................................................... 31

1.3.2 Le intossicazioni ................................................................. 35

1.3.3 Le allergie ............................................................................ 35

1.4 Sistema immunitario e vaccinazioni ........................................... 36

1.4.1 Meccanismi di difesa dell’organismo .................................. 36

1.4.2 Vaccinazione e immunoprofilassi ....................................... 37

1.4.3 Immunoterapia specifica (vaccini per le allergie) ................ 38

1.5 Gruppi principali di agenti biologici ........................................... 38

1.5.1 Virus ................................................................................... 38

1.5.2 Prioni o Agenti biologici non convenzionali associati con le TSE (Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili) ......... 40

1.5.3 Batteri ................................................................................. 41

1.5.4 Funghi o miceti ................................................................... 44

1.5.5 Parassiti .............................................................................. 45

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

6

1.5.6 Altri “agenti biologici” non inclusi nei gruppi precedenti ...... 46

1.6 Le biotecnologie ............................................................................. 59

CAPITOLO 2 ASPETTI NORMATIVI DEL RISCHIO BIOLOGICO 65

2.1 Principali riferimenti normativi ................................................... 65

2.2 Uso deliberato ed esposizione potenziale ad agenti biologici .......................................................................... 69

2.3 Il Titolo X del D.Lgs. 81/08 .......................................................... 74

2.3.1 Definizioni e classificazione ................................................. 74

2.3.2 Comunicazioni, autorizzazioni e registri ............................ 77

2.3.3 Valutazione del rischio ........................................................ 81

2.3.4 Misure tecniche, organizzative, procedurali ....................... 85

2.3.5 Misure igieniche ................................................................. 88

2.3.6 Misure specifiche di contenimento per i laboratori e gli stabulari ........................................................................ 88

2.3.7 Misure specifiche per i processi industriali ........................ 92

2.3.8 Informazione e formazione ................................................... 93

2.3.9 Sorveglianza sanitaria ......................................................... 94

2.4 Rischio da microrganismi geneticamente modificati (MOGM)....................................................................... 96

2.4.1 Aspetti generali ................................................................... 96

2.4.2 Processo di valutazione del rischio da MOGM ................... 97

2.5 Tutela del lavoro dei bambini e degli adolescenti ................... 101

2.6 Tutela delle lavoratrici madri ..................................................... 102

2.7 Sintesi degli adempimenti previsti dal D.Lgs. 81/08 .............. 103

PARTE SECONDASezione tecnica

CAPITOLO 3 LA VALUTAZIONE DEI RISCHI IN AMBIENTI INDOOR E OUTDOOR 111

3.1 Ambienti indoor e outdoor ........................................................ 111

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INDICE GENERALE

7

3.2 Premessa alla valutazione del rischio biologico ....................... 113

3.3 Valutazione del rischio biologico in ambienti non sanitari ............................................................... 115

3.3.1 Fase preliminare di valutazione dell’esposizione ad agenti biologici pericolosi per i lavoratori .....................115

3.3.2 Identificazione del rischio biologico ....................................115

3.3.3 Stima dei rischi residui di esposizione ...............................119

3.3.4 Proposta di una metodologia per la valutazione del rischio biologico..............................................................119

3.4 Scheda di supporto alla valutazione dei rischi ........................ 126

3.5 Guida alla compilazione della scheda ....................................... 128

3.6 Indicazioni per la valutazione del rischio biologico in ambienti outdoor ................................. 132

3.6.1 Modalità e criteri di valutazione ...................................... 132

3.6.2 Monitoraggio ambientale: tecniche per il campionamento microbico, indagini territoriali, mappatura con Sistemi GIS ................................................................. 134

3.6.3 Esempio di monitoraggio entomologico ............................. 136

3.7 La valutazione del rischio biologico in ambienti sanitari ....................................................................... 138

3.7.1 Identificazione dei pericoli ................................................. 139

3.7.2 Analisi della natura del lavoro .......................................... 141

3.7.3 Valutazione del rischio di infezione da virus trasmessi per via ematogena ................................ 141

3.7.4 Stima del rischio di contagio da paziente ad operatore ..... 142

3.7.5 Stima del rischio di contagio da operatore a paziente ........ 143

3.7.6 Metodologia di valutazione del rischio .............................. 144

3.7.7 Attività che comportano assistenza diretta ai pazienti con possibilità di entrare in contatto con sangue o fluidi corporei a rischio di trasmissione .......................... 144

3.7.8 Procedure invasive a rischio di esposizione ....................... 145

3.7.9 Valutazione del rischio di infezione da microrganismi trasmessi per via aerea (tubercolosi) .................................. 153

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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CAPITOLO 4 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE 157

4.1 Obiettivi del monitoraggio ambientale .................................... 157

4.2 Analisi preliminare ....................................................................... 160

4.2.1 Raccolta preliminare dei dati ............................................ 160

4.2.2 Scelta dei punti di prelievo ................................................ 160

4.3 Il monitoraggio microbiologico .................................................. 161

4.3.1 Scelta dei parametri microbiologici ................................... 162

4.3.2 Terreni di coltura ............................................................... 163

4.4 Il monitoraggio microbiologico dell’aria .................................. 165

4.4.1 Finalità .............................................................................. 165

4.4.2 Campionamento attivo e passivo ....................................... 165

4.4.3 Strumenti per il campionamento ....................................... 166

4.4.4 Tempi e modalità di campionamento ................................. 167

4.5 Il monitoraggio microbiologico delle superfici ........................ 169

4.5.1 Finalità .............................................................................. 169

4.5.2 Strumenti per il campionamento ...................................... 169

4.5.3 Tempi e modalità di campionamento ................................. 170

4.6 Trasporto dei campioni e incubazione ...................................... 171

4.7 Analisi dei campioni microbiologici .......................................... 172

4.8 Interpretazione dei risultati e valori di riferimento ................. 176

4.9 Il campionamento dell’acqua ...................................................... 179

4.9.1 Valutazione dei parametri microbiologici ......................... 179

4.10 Il monitoraggio di Legionella ..................................................... 183

4.11 Il monitoraggio virologico ........................................................... 188

4.11.1 Finalità e criteri ................................................................. 188

4.11.2 Parametri ricercati ............................................................. 188

4.11.3 Campionamento ................................................................. 189

4.11.4 La diagnosi virologica ....................................................... 189

4.12 Il monitoraggio degli allergeni indoor ...................................... 190

4.12.1 Finalità .............................................................................. 190

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INDICE GENERALE

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4.12.2 Scelta degli ambienti e dei punti di prelievo ...................... 190

4.12.3 Dati ambientali e questionari ............................................ 192

4.12.4 Tempi e modalità di campionamento ................................. 192

4.12.5 Trasporto dei campioni di polvere in laboratorio ............... 192

4.12.6 Analisi immunoenzimatica degli allergeni ....................... 192

4.12.7 Interpretazione dei risultati ............................................... 193

4.13 Scheda dati ..................................................................................... 193

CAPITOLO 5 MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE 203

5.1 Misure tecniche, organizzative, procedurali e igieniche ................................................................. 203

5.2 Misure di prevenzione e protezione collettiva ........................ 205

5.3 Informazione, formazione e addestramento dei lavoratori .. 207

5.4 Misure ambientali ......................................................................... 209

5.4.1 Pulizia ............................................................................... 209

5.4.2 Disinfezione ....................................................................... 210

5.4.3 Disinfestazione ................................................................. 215

5.4.4 Derattizzazione .................................................................. 223

5.4.5 Lotta ai volatili molesti ...................................................... 228

5.4.6 Sterilizzazione ................................................................... 231

5.5 Dispositivi di protezione individuale ....................................... 233

5.5.1 Definizioni e criteri di scelta ............................................. 233

5.5.2 Protezione delle mani ........................................................ 235

5.5.3 Protezione delle vie respiratorie ........................................ 237

5.5.4 Protezione del viso e degli occhi ....................................... 238

5.5.5 Protezione dei piedi ............................................................ 239

5.5.6 Protezione del corpo .......................................................... 240

5.5.7 Procedure per la corretta rimozione dei DPI e degli indumenti protettivi ............................................... 241

5.6 Misure tecniche, organizzative, procedurali e igieniche per i laboratori biologici ..................... 244

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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5.7 Misure tecniche, organizzative, procedurali e igieniche per le strutture sanitarie .......................................... 259

5.7.1 Le raccomandazioni dei CDC (Centers for Disease Control) ............................................ 259

5.7.2 Possibilità di contenere i fattori che condizionano il rischio di IRB (infortuni da rischio biologico) nello svolgimento delle attività lavorative ........................ 265

5.7.3 Raccomandazioni per il trattamento delle esposizioni occupazionali ai virus HIV (AIDS), HBV (epatite B) e HCV (epatite C) .............................................................. 266

5.7.4 Malattie trasmesse per via aerea ........................................ 269

5.7.4.1 Precauzioni aggiuntive per la trasmissione tramite goccioline (droplet)................................................ 269

5.7.4.2 Precauzioni aggiuntive per la trasmissione per via aerea ....................................................................... 270

CAPITOLO 6 GESTIONE DELLE EMERGENZE E PRIMO SOCCORSO 277

6.1 Primo soccorso .............................................................................. 277

6.2 Organizzazione del pronto soccorso aziendale ....................... 278

6.3 Requisiti e formazione degli addetti al primo soccorso .......... 283

6.4 Attrezzature minime per gli interventi di pronto soccorso .... 284

6.5 Esempi di procedure di primo soccorso per incidenti occupazionali a rischio biologico ........................ 284

6.5.1 Infortuni a rischio biologico di trasmissione di virus ematogeni ............................................................. 284

6.5.2 Punture di insetti .............................................................. 285

CAPITOLO 7 LA SORVEGLIANZA SANITARIA 289

7.1 Aspetti normativi .......................................................................... 289

7.1.1 Obblighi del medico competente ....................................... 291

7.1.2 Obblighi del datore di lavoro ............................................. 293

7.2 Effetti degli agenti biologici sulla salute ................................... 294

7.2.1 Infezioni ............................................................................. 295

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INDICE GENERALE

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7.2.2 Effetti immuno-allergici .................................................... 295

7.2.3 Effetti tossici ...................................................................... 296

7.2.4 Tumori ............................................................................... 298

7.3 Sorveglianza sanitaria .................................................................. 298

7.4 Vaccinazioni .................................................................................. 302

7.4.1 Vaccinazioni obbligatorie per adulti .................................. 306

7.4.2 Vaccinazioni raccomandate per adulti .............................. 307

7.5 Malattie professionali ................................................................... 320

7.5.1 Malattie professionali tutelate dall'INAIL ......................................................................... 321

7.5.2 Adempimenti medico legali ............................................... 321

7.6 Registri degli esposti e degli eventi accidentalicartelle sanitarie e di rischio (art. 280 D.Lgs. 81/08) ............... 332

7.7 Ruolo della medicina del lavoro ................................................. 333

7.7.1 Studio del posto di lavoro .................................................. 333

7.7.2 Sorveglianza sanitaria ....................................................... 333

CAPITOLO 8 AGENTI PATOGENI EMERGENTI E RIEMERGENTI 341

8.1 Rischi emergenti e riemergenti ................................................... 341

8.2 La risposta alle emergenze biologiche ....................................... 343

8.3 Le emergenze sanitarie ................................................................ 344

8.3.1 Sindrome Severa Acuta Respiratoria (SARS) ................... 344

8.3.2 Influenza aviaria ................................................................ 348

8.3.3 Pandemie ........................................................................... 355

8.3.3.1 Influenza A/H1N1............................................................. 356

8.3.4 Tubercolosi (TB) ................................................................ 359

8.3.5 Scabbia ............................................................................... 361

8.3.6 Malattie trasmesse da vettori ............................................ 362

8.3.6.1 Infezione da Chikungunya................................................. 3628.3.6.2 Infezione da Virus West Nile ............................................ 363

8.3.7 Il bioterrorismo .................................................................. 365

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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8.3.7.1 Antrace .............................................................................. 3678.3.7.2 Vaiolo ................................................................................. 3688.3.7.3 Botulismo........................................................................... 3698.3.7.4 Virus delle Febbri Emorragiche (VFE) ............................. 3698.3.7.5 Febbre Q ............................................................................ 3708.3.7.6 Peste................................................................................... 3728.3.7.7 Tularemia........................................................................... 373

PARTE TERZASezione applicativa

CAPITOLO 9 SCHEDE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO 377

N. 1 UFFICI .......................................................................................... 379N. 2 SCUOLE ....................................................................................... 385N. 3 PALESTRE .................................................................................. 392N. 4 PISCINE ........................................................................................ 399N. 5 CENTRI BENESSERE ................................................................. 407N. 6 ALBERGHI ................................................................................... 414N. 7 IMPRESE DI PULIZIA E DISINFEZIONE .............................. 422N. 8 EDILIZIA ...................................................................................... 427N. 9 AEROPORTI ................................................................................ 433N. 10 OSPEDALI E CASE DI CURA .................................................. 439N. 11 LABORATORI DI DIAGNOSI E DI RICERCA ...................... 447N. 12 STABULARI ................................................................................. 454N. 13 IMPIANTI DI DEPURAZIONE

DELLE ACQUE REFLUE .......................................................... 461N. 14 IMPIANTI DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI

URBANI E DISCARICHE ......................................................... 467N. 15 ATTIVITÀ FORESTALI ............................................................. 474N. 16 ATTIVITÀ AGRICOLE E DI GIARDINAGGIO ..................... 479N. 17 ATTIVITÀ ZOOTECNICHE ..................................................... 485N. 18 SETTORE DELLA MACELLAZIONE ..................................... 494N. 19 PESCA E ACQUACOLTURA

(PESCI, MOLLUSCHI, CROSTACEI) ...................................... 506N. 20 CASEIFICI .................................................................................... 514

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INDICE GENERALE

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CAPITOLO 10 GLOSSARIO 523

CAPITOLO 11 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E TECNICO-NORMATIVI 535

PARTE QUARTASezione normativa

D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoroTitolo X - Esposizione ad agenti biologici .........................................555

D.Lgs. 12 aprile 2001, n. 206Attuazione della direttiva 98/81/CE che modifica la direttiva 90/219/CE, concernente l'impiego confinato di microrganismi geneticamente modificati .............................................578

Procedure di polizia giudiziaria negli ambienti di lavoro ........... 599

Tabella delle sanzioni relative al Titolo X del D.Lgs. 81/08 .........607

CAPITOLO 12 COME UTILIZZARE IL CD ROM ALLEGATO 609

CAPITOLO 13 INDICE ANALITICO 613

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INDICE SCHEDE

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INDICE SCHEDE

SCHEDE AGENTI BIOLOGICI

1. VIRUS DELL'EPATITE A (HAV) ....................................................................................... 402. ESCHERICHIA COLI......................................................................................................... 43

3. ECHINOCOCCO............................................................................................................... 45

4. RICKETTSIA CONORII...................................................................................................... 54

5. BRUCELLA SPP. .............................................................................................................. 74

6. VIRUS DELL’EPATITE B (HBV) ...................................................................................... 149

7. VIRUS DELL’EPATITE C (HCV) ..................................................................................... 151

8. VIRUS DELL’AIDS (HIV) .............................................................................................. 152

9. SALMONELLE................................................................................................................ 164

10. STAPHYLOCOCCUS AUREUS......................................................................................... 173

11. LEGIONELLA PNEUMOPHILA ....................................................................................... 185

12. LEPTOSPIRA SPP............................................................................................................ 228

13. CLOSTRIDIUM TETANI .................................................................................................. 317

SCHEDE DI APPROFONDIMENTO

1. ZANZARE........................................................................................................................ 47

2. FLEBOTOMI ..................................................................................................................... 48

3. ARTROPODI RESPONSABILI DI REAZIONI ALLERGICHE (ACARI DELLA POLVERE, BLATTE, IMENOTTERI, PROCESSIONARIA) ............................ 49

4. PULCI .............................................................................................................................. 52

5. MOSCHE CAVALLINE ..................................................................................................... 52

6. ZECCA DEL CANE........................................................................................................... 53

7. RATTO COMUNE............................................................................................................. 55

8. PELI E FORFORE ANIMALI .............................................................................................. 56

9. PIANTE E POLLINI .......................................................................................................... 57

10. SISTEMI DI REGISTRAZIONE ........................................................................................... 80

11. DISCIPLINA SANZIONATORIA ....................................................................................... 83

12. I RIFIUTI .......................................................................................................................... 87

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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13. PIANI DI MONITORAGGIO INTEGRATO........................................................................ 134

14. PCR (POLYMERASE CHAIN REACTION) ..................................................................... 174

15. PRINCIPALI PARAMETRI MICROBIOLOGICI DELL’ACQUA ........................................... 180

16. DOCUMENTO DI LINEE-GUIDA PER LA PREVENZIONE ............................................... 186E IL CONTROLLO DELLA LEGIONELLOSI

17. PROCEDURA PER IL CONTROLLO DI ZANZARE ........................................................... 218

18. SCHEMA DI INTERVENTO ANTIMURINO...................................................................... 224

19. PROCEDURA PER ATTIVITÀ DI DERATTIZZAZIONE ..................................................... 224

20. ELEMENTI DI BASE PER L’ATTUAZIONE DI UN PIANO DI CONTROLLO DEI PICCIONI URBANI ......................................................................... 229

21. ZECCHE DEI PICCIONI .................................................................................................. 231

22. CORRETTO USO DELLE CAPPE BIOLOGICHE ................................................................ 255

23. REGOLE DI GESTIONE DELLE EMERGENZE NEI LABORATORI ..................................... 256

24. BIOSICUREZZA NEGLI ALLEVAMENTI AVICOLI ........................................................... 353

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Premessa

L’obiettivo di questo manuale è quello di fornire uno strumento pratico ed agevole,ma allo stesso tempo il più possibile esauriente, a quanti (anche non particolarmenteesperti in materia) devono affrontare la valutazione del rischio biologico negli ambien-ti di lavoro sia indoor che outdoor, così come disposto dal D.Lgs. 81/2008, erede del“vecchio” D.Lgs. 626/1994.

Il testo è rivolto a tutte le figure della sicurezza quali datori di lavoro, RSPP, medicicompetenti, consulenti, RLS, gli stessi lavoratori e chiunque debba e voglia avvicinarsie/o approfondire queste tematiche; è particolarmente consigliato anche a chi è impe-gnato nella preparazione di corsi di informazione e formazione sull’argomento. Ilvolume raccoglie infatti, in modo unitario, le più importanti e recenti informazioni tec-niche, scientifiche e legislative sul rischio biologico, utili non solo per affrontare effica-cemente la materia, ma anche per offrire una chiave di lettura mirata allasensibilizzazione del lettore ai rischi di natura biologica.

Il rischio biologico nei luoghi di lavoro, con alcune eccezioni che possono esserele attività sanitarie o i laboratori diagnostici e di ricerca, è sicuramente sottostimatorispetto ad altri rischi professionali, talvolta anche poco conosciuto e ignorato, inparticolare in attività lavorative outdoor. Eppure nessun luogo di lavoro può essereconsiderato esente da questo rischio, poiché gli agenti biologici sono presenti ovun-que: aria, acqua, terra, polveri, rifiuti, materiali biologici, cibo, sostanze vegetali; taliagenti possono causare infezioni di varia gravità, ma anche intossicazioni, allergie e,in alcuni casi, il cancro. La presenza e la pericolosità degli agenti biologici è, inoltre,legata al tipo di processo produttivo, alle materie prime utilizzate, al clima e al micro-clima, alle condizioni igieniche degli ambienti e dei lavoratori, al funzionamento e allamanutenzione degli impianti di condizionamento ecc. Lo stesso D.Lgs. 81/08 non pre-vede nessuna eccezione nell’obbligo da parte del datore di lavoro, di valutare l’entitàdei rischi biologici a cui potrebbero essere esposti i lavoratori.

Le attività primariamente coinvolte, oltre alla già citata sanità e ai laboratori, sono,tra l’altro, la gestione dei rifiuti solidi e non, l’agricoltura, la zootecnia (compreseacquacoltura, molluschicoltura ecc.), le attività veterinarie, l’industria alimentare ingenere, ma anche altre attività apparentemente meno interessate come le manutenzio-

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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ni e i restauri, l’edilizia, le attività scolastiche, l’assistenza (anziani, diversamente abiliecc.), le Forze dell’Ordine, gli operatori aeroportuali e portuali, i centri estetici e spor-tivi, le imprese di pulizia/disinfestazione o anche gli stessi lavori d’ufficio.

Inoltre, negli ultimi anni si è osservato un forte aumento sia dei traffici commer-ciali sia degli spostamenti umani per ragioni turistiche o lavorative, che hanno por-tato al riaffacciarsi di nuove patologie o al riemergere di patologie infettive chesembravano debellate (tubercolosi, nuovi virus ecc.), o alla rapida diffusione a livelloglobale di agenti biologici, come dimostrato dalla recente pandemia influenzale delvirus AH1N1. Questa caratteristica, oltre ad essere sicuramente un problema di sanitàpubblica, riveste una particolare rilevanza per alcune categorie lavorative e per questosarà sempre più necessario in futuro, gestire in maniera integrata la salute pubblica,animale, l’ambiente e la salvaguardia della salute dei lavoratori.

Il manuale è suddiviso in tre parti:

- sezione generale, in cui vengono fornite indicazioni sulle principali caratteristichedegli agenti biologici, sui loro effetti per la salute e sugli aspetti normativi; tutte in-formazioni necessarie per potere affrontare la valutazione del rischio;

- sezione tecnica, in cui sono forniti criteri e modalità con cui effettuare la valutazio-ne del rischio biologico (anche per quanto riguarda il rischio da Microrganismi Ge-neticamente Modificati); le principali misure di prevenzione e protezione, leindicazioni tecniche necessarie per effettuare un campionamento microbiologicoambientale, la sorveglianza sanitaria, le misure di emergenza e un capitolo dedica-to ai patogeni emergenti e riemergenti, con cui anche il lavoratore potrebbe inter-facciarsi.

- sezione applicativa, costituita da schede di supporto alla valutazione del rischiobiologico, attraverso le quali adattare i concetti espressi precedentemente a diverserealtà lavorative.

Per rendere il manuale più fruibile e consentire una più idonea valutazione delrischio biologico, sono state elaborate anche alcune schede “agente” di alcuni dei prin-cipali agenti biologici presenti nei luoghi di lavoro, e alcune “schede di approfondi-mento”, per consentire un rapido approfondimento di tematiche di particolareinteresse (procedure di controllo ambientale, gestione dei rifiuti, tecniche analitiche,schede di “agenti” non classificati nel D.Lgs. 81/08 ecc.).

Nel manuale sono infine presenti, disseminate nel testo, numerose parti “applicati-ve”, tra cui:

- una scheda generale di supporto alla valutazione dei rischi;

- esempio di piano informativo-formativo “tipo” per il rischio biologico;

- schede di monitoraggio da utilizzare durante i campionamenti;

- schede di anamnesi, sulle più importanti vaccinazioni, esempi di protocollo sani-tario “tipo” per il rischio biologico;

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PREMESSA

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- tabelle riepilogative sui principali adempimenti di legge;

- un riepilogo dei concetti essenziali, alla fine di ciascun capitolo;

- un’appendice che riporta per esteso il Titolo X, dedicato agli agenti biologici e re-lativi allegati;

- le più rappresentative Norme UNI EN utilizzabili per la gestione di tali rischi, ri-portate in bibliografia;

- un glossario dei più comuni termini tecnico-scientifici.

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PARTE PRIMA SEZIONE GENERALE

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PARTE PRIMASezione generale

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1 Gli agenti biologici

1.1 Generalità sugli agenti biologici

Gli agenti biologici sono organismi viventi (o parte di essi) di natura assai diversache, in svariate condizioni e modalità, possono arrecare danni alla salute dell’uomo,anche negli ambienti di lavoro. Secondo la definizione del D.Lgs. 81/08 gli agenti bio-logici includono microrganismi, endoparassiti, colture cellulari in grado di provocareinfezioni, intossicazioni e allergie. Tuttavia, in senso meno restrittivo e ai fini di unareale e completa valutazione dei rischi in un luogo di lavoro, andrebbero consideratiagenti biologici pericolosi anche altri organismi, appartenenti al regno vegetale e ani-male, come artropodi (vasto gruppo di animali invertebrati che comprende insetti,aracnidi come ragni e zecche, crostacei ecc.), animali vertebrati, sostanze vegetali, pol-lini, peli e forfore animali ecc.

La gran parte degli agenti biologici pericolosi sono comunque i microrganismi,ovvero organismi invisibili all’occhio umano, che possono essere visualizzati e studiatitramite il microscopio ed altre numerose tecniche d’indagine; non mancano però, comegià anticipato, anche molti organismi di maggiori dimensioni che possono insidiare lasalute dell’uomo, tra cui roditori e insetti.

Tutti gli esseri viventi sono costituiti da cellule, unità fondamentali grossolanamentesimili nelle caratteristiche di base in tutti i viventi; fanno eccezione i virus, i più piccolimicrorganismi noti, che hanno una struttura diversa. Le cellule sono entità che hannodimensioni comunemente valutabili nell’ambito dei micron (1 µm=1/1000 di mm),mentre i virus sono in genere più piccoli e si misurano in nanometri (1 nm=1/1000 diµm).

Le cellule sono protette da un involucro esterno, detto membrana plasmatica o cel-lulare, formato da lipidi, proteine e zuccheri (più in dettaglio la membrana plasmaticaè costituita da un doppio strato di fosfolipidi in cui sono immersi e/o sporgono protei-ne e zuccheri), da una massa fluida interna chiamata citoplasma che contiene diversiorganelli deputati a svolgere specifiche funzioni e dal materiale genetico, rappresenta-to dal DNA (Acido Deossiribonucleico).

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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Esistono in particolare, due grandi “categorie” di cellule: le cellule procariotiche e lecellule eucariotiche. Le cellule procariotiche sono comparse prima sulla Terra e sonotipiche dei batteri; hanno una struttura più semplice di quelle eucariotiche, poiché han-no pochi organelli e il materiale genetico è sparso nel citoplasma.

Le cellule eucariotiche costituiscono tutti gli altri organismi, hanno numerosi orga-nelli e il loro DNA è racchiuso da un involucro protettivo (involucro nucleare), a costi-tuire il nucleo della cellula. Il DNA, durante i processi di riproduzione o divisione dellecellule, normalmente si condensa in strutture denominate cromosomi (nell’uomo qua-si tutte le cellule del corpo ne contengono 46), i quali contengono numerosi geni,responsabili dei caratteri ereditari. I processi di divisione delle cellule si distinguono,negli eucarioti, in mitosi e meiosi. La mitosi permette la riproduzione di quasi tutte lecellule dell’organismo o cellule somatiche, mentre la meiosi è responsabile della for-mazione delle cellule sessuali o gameti. Le cellule dei batteri si riproducono esclusiva-mente attraverso processi più semplici di quelli eucariotici, detti di scissione binaria (lacellula si accresce e duplica il suo contenuto dividendosi, in brevissimo tempo, in duecellule distinte).

Moltissime patologie sono causate da alterazioni, di diverso tipo, del DNA, notecome mutazioni; tra queste le numerose malattie genetiche ereditarie o il cancro; anchealcuni virus possono avere effetti mutageni.

Gli organismi si possono distinguere in due grandi gruppi: unicellulari, se formatida una sola cellula e pluricellulari, se costituiti da più cellule. Alla prima categoriaappartengono la maggior parte dei microrganismi come i batteri, molti protozoi, alcu-ne funghi ed alghe. I pluricellulari sono organismi complessi come gli animali, le pian-te, quasi tutti i funghi (tranne i lieviti).

Tutti i viventi hanno proprietà di base simili e rappresentative come l’essere formatida cellule, avere la capacità di rispondere a stimoli positivi o negativi, la possibilità inmolti casi di muoversi, di mutare alcune proprietà nel tempo (evoluzione) e mantener-ne costanti altre (omeostasi). Una delle caratteristiche peculiari dei viventi è quella diessere in grado di riprodursi, ovvero di dare origine a nuovi individui, simili o ancheidentici agli organismi di partenza. Si conoscono due forme principali di riproduzio-ne: asessuata e sessuata. La riproduzione asessuata prevede che un unico genitore,mediante diversi meccanismi, dia origina ad altri individui, in genere identici al pro-genitore stesso e tra loro. Tale riproduzione è comune (ma non esclusiva) nel mondodei microrganismi e permette loro di riprodursi, in genere assai velocemente e talvoltain condizioni ambientali estreme (ad es. in carenza di sostanze nutritive o in presenzadi alte o basse temperature). La riproduzione sessuata è tipica delle forme più evolutecome gli animali, le piante, ma anche di funghi e protozoi; essa prevede la presenza didue sessi distinti che producono cellule sessuali specifiche (gameti), le quali, fonden-dosi, danno origine a un nuovo essere. Negli animali i gameti maschili o spermatozoisi uniscono ai gameti femminili o cellule uovo, per formare lo zigote (la cellula uovofecondata) dal quale, tramite processi di sviluppo e accrescimento dell’embrione, si

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GLI AGENTI BIOLOGICI

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originerà l’individuo adulto. La riproduzione sessuata, sia pure più lunga e complessadi quella asessuata, ha il vantaggio che organismi e/o cellule diverse possono rimesco-lare il loro patrimonio genetico, in modo da creare individui con nuove ed originalicaratteristiche, rispetto ai progenitori.

A tutti i viventi viene dato un “nome” e un “cognome”, scritti in corsivo e derivatidal latino come Homo sapiens, Mycobacterium tubercolosis, Legionella pneumophila, Rattusnorvegicus ecc. Tale nomenclatura binomia è stata inventata nel XVIII secolo da CarloLinneo, il quale si è anche preoccupato di “ordinare” i viventi in gruppi, secondo leloro maggiori o minori somiglianze o diversità. La suddivisione più comune è quellain cinque regni: monera (batteri), protisti (protozoi, alghe), funghi, piante ed animali.

Gruppi omogenei di organismi aventi caratteristiche molto simili e in grado di incro-ciarsi tra loro in modo da originare una progenie fertile (es. la specie umana), si diceche appartengono alla stessa specie. Nel caso dei microrganismi che si riproduconoasessualmente ed in particolare nei batteri, risulta più complesso stabilire con precisio-ne una specie; per questi agenti la definizione più comune di specie è quella di uninsieme di ceppi che hanno in comune molte cose tra loro, differendo così sostanzial-mente da altri ceppi.

1.2 I microrganismi e le loro caratteristiche

Al gruppo generico dei microrganismi appartengono, come già visto, gran partedegli agenti biologici pericolosi per la salute dell’uomo quali virus, batteri, funghi, pro-tozoi. Per poter affrontare correttamente la gestione del rischio biologico è utile cono-scere le loro caratteristiche, ma non è sempre possibile trovare delle proprietà comuni,essendo questi “potenziali danneggiatori della salute”, molto eterogenei. Gli agentibiologici possono essere pericolosi perché possono causare, più frequentemente infe-zioni, ma anche intossicazioni e allergie, come sarà descritto successivamente.

1.2.1 Caratteristiche degli agenti biologici

1) Habitat

I microrganismi si possono definire ubiquitari, poiché possono vivere e moltiplicarsiin quasi tutti gli ambienti, naturali e antropici; gran parte delle specie si trova nellecomuni condizioni ambientali, ma alcune di esse riescono ad adattarsi a condizionicome temperature molto alte o molto basse, elevata umidità o salinità, ambienti spor-chi e degradati ecc.

2) Riproduzione

I microrganismi si riproducono quasi sempre rapidamente ed, in particolare, in

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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situazioni igieniche carenti, come ambienti ricchi di residui organici (rifiuti, terra, pol-veri, alimenti ecc.); in presenza di elevate temperature associate ad alti tassi di umiditàe in condizioni di scarsa aerazione.

3) Dimensioni

Gli agenti biologici hanno dimensioni che variano da alcuni nanometri (nm) a moltimicron (µm); i virus sono i più “minuti” avendo dimensioni valutabili in nanometri (ingenere tra 1 e 100 µm) mentre i batteri sono più grandi, avendo dimensioni compresetra alcuni micron a poche decine di micron. Materiali biologici potenzialmente perico-losi come i pollini delle piante superiori, microrganismi come i protozoi e le formeriproduttive dei funghi (spore) sono più grandi: mediamente tra pochi e alcune centi-naia di micron.

Nel processo di valutazione del rischio da agenti biologici è importante considerarequali sono le dimensioni degli agenti biologici di interesse, in particolare per capirequali sono le modalità con cui più facilmente possono venire a contatto con l’uomo ein che modo ci si può difendere, predisponendo, ad esempio, sistemi di prevenzione eprotezione collettivi ed individuali, quali ad esempio, cappe filtranti o Dispositivi diProtezione Individuale (DPI), discussi nel cap. 5 (vedi pag. 233), come barriere protetti-ve della cute (es. guanti), del viso (es. visiere), dell’apparato respiratorio (es. facciali fil-tranti, maschere) ed altri.

4) Metabolismo e stati “quiescenti”

Nella maggior parte dei casi gli agenti biologici sono attivi e vitali, possedendo tutteo quasi le proprietà tipiche dei viventi, quali la mobilità, la capacità di riprodursi, dicibarsi ecc. Gli agenti biologici possono nutrirsi di sostanze chimiche molto diverse egran parte dei microrganismi per vivere hanno bisogno di ossigeno (aerobi); tuttaviaalcuni possono vivere anche senza (anaerobi facoltativi) o esclusivamente in assenzadi questo gas (anaerobi obbligati). Tuttavia, in alcune condizioni, gli stessi microrgani-smi si possono trovare in stati quiescenti o inerti, in genere estremamente resistenti,come le spore prodotte da alcuni batteri, i virus prima di infettare le cellule, le cisti deiprotozoi ecc; queste condizioni devono essere considerate con attenzione poiché taliagenti possono, in modi diversi, riacquisire caratteristiche normali e potenzialità dan-nose.

5) Carica microbica

Si definisce come la misura o la stima di quanti agenti biologici si trovano in undeterminato “campione”, come una superficie di lavoro, un’attrezzatura, un volumedi aria, una matrice biologica e non (es. acqua, terreno, liquidi biologici). Rappresentail numero di microrganismi che formano colonie visibili su un idoneo terreno e dopoopportuna incubazione; il risultato si esprime in UFC (Unità Formanti Colonie) su m3

per l’aria, su cm2 per le superfici, su litro per l’acqua. Questo importante parametropuò essere misurato sperimentalmente attraverso metodologie e strumentazioni spe-cifiche (trattate nel cap. 4, pag. 157) o ricavabile da dati di letteratura. La carica micro-

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GLI AGENTI BIOLOGICI

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bica permette di conoscere, anche se non sempre in maniera esatta, l’entità dellacontaminazione del campione studiato. Come principio generale, maggiore è la caricamicrobica, più alta è la possibilità che agenti nocivi possano penetrare in un individuo,arrecando eventuali danni. I più comuni metodi di prevenzione impiegati per lagestione dei rischi biologici come pulizia/disinfezione, disinfestazione, sterilizzazio-ne, hanno come obiettivo principale la diminuzione della carica microbica (vedere cap.5, pag. 203).

6) Infettività

L’infettività è la capacità di uno specifico agente biologico di penetrare e moltipli-carsi in un organismo. Attraverso l’infezione, l’agente riesce ad entrare e a riprodursinell’ospite, anche se l’infezione stessa non necessariamente evolverà verso una malat-tia infettiva conclamata (si pensi ad es. alla condizione di portatore sano), che si mani-festerà come tale solo in presenza di manifestazioni cliniche tipiche.

Sono disponibili per alcuni agenti biologici delle “dosi infettanti”, ovvero misuredella capacità più o meno spiccata di uno specifico agente di provocare un evento infet-tivo, ovvero la “quantità” di microrganismi sufficiente ad “innescare” l’infezione. Ledosi infettanti si possono determinare sperimentalmente inoculando l’agente oggettodi studio, in animali da laboratorio e contando quante cavie svilupperanno l’infezione;più precisamente la dose infettante è definita come la “dose” di microrganismi in gra-do di infettare il 50% degli animali inoculati (DI 50). Esiste anche una “dose minimainfettante” (DI0), ovvero il numero minimo di agenti biologici che possono scatenarel’evento infettivo, anche se occorre tener conto che per molti microrganismi può esseresufficiente una singola “unità infettante” (es. un virus o una cellula batterica), per poterprovocare l’infezione. Nel processo di valutazione dei rischi biologici può essere utiledisporre di dosi infettanti, quando disponibili, ma non è comunque ragionevole pen-sare, per la maggior parte dei casi, all’impiego di Valori Limite di Soglia (TLV), dispo-nibili invece per molti agenti chimici. I TLV per gli agenti biologici non sono applicabiliper diversi motivi, tra cui:

- esistenza dell’effetto “tutto o nulla”, ovvero, come già discusso sopra, possono es-sere sufficienti anche pochi patogeni (bassa carica microbica) per determinare ildanno;

- notevole diversità degli effetti causati alla salute, da parte degli stessi agenti (su-scettibilità individuale) e notevole influenza delle diverse condizioni ambientali;

- incapacità di definire, tranne che in pochissimi casi, delle precise relazioni tra entitàdell’esposizione del soggetto all’agente e risposta dell’organismo;

- in molti casi vi sono difficoltà a stimare quanti e quali agenti biologici pericolosisono presenti in un ambiente di lavoro o anche in un determinato locale, area, su-perficie, attrezzatura, matrice biologica ecc. Tale incapacità di “fotografare” esatta-mente la realtà è dovuta, tra l’altro, alla sofisticata coesistenza delle diverse speciemicrobiche, alla notevole versatilità e capacità di cambiamento insita in tutti gli or-

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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ganismi viventi, alla complessità dei siti e delle matrici da analizzare e alla neces-sità di ricorrere a metodi di campionamento microbiologico diversi e spesso nonconfrontabili, per tentare di stimare la reale composizione di un sito da campionare(ved. cap. 4, pag. 157, dedicato al monitoraggio microbiologico ambientale).

Sono stati proposti dall’ACGIH© (American Conference of Industrial Hygienists) dei TLVper alcune sostanze di natura biologica, come polveri di legno (le polveri di legno dellepiante superiori o angiosperme sono cancerogene), polveri di cereali, subtilisine (sono enzi-mi proteolitici, ovvero che scindono le proteine in porzioni più piccole, gli aminoacidi) chepossono essere allergeniche ed anche per amido, cellulosa, composti organici volatili o VOC(es. ammoniaca, anidride carbonica, idrogeno solforato ecc.), prodotti da alcune specie eindicatori, in alcuni casi, della presenza e attività di microrganismi. E’ tuttora allo studio lapossibilità di proporre valori limite per alcuni composti biologici, come le endotossine pro-dotte da alcuni batteri, le micotossine prodotte da diverse specie di funghi ecc.

7) Patogenicità

La patogenicità è definibile come la potenzialità che gli agenti biologici hanno di cagio-nare danni alla salute, quali infezioni e intossicazioni; tale proprietà è legata alla capacitàdi provocare malattie a seguito di infezione ed è legata essenzialmente all’efficacia delle“armi” di cui dispongono gli agenti contro il nostro l’organismo (es. produzione di tossineda parte di alcuni batteri e funghi, capacità di riprodursi velocemente, di superare i sistemidi difesa dell’organismo). La virulenza stima il grado di patogenicità, ovvero la diversagravità dello stesso tipo di danno indotto dallo stesso agente; ad es. nell’ambito della stessaspecie batterica esistono ceppi più virulenti e ceppi meno virulenti. La virulenza è anchedefinita come l’insieme di patogenicità e infettività.

8) Trasmissibilità

Stima la possibilità che l’agente biologico ha di essere trasmesso da un soggetto infet-to a soggetti sani; la trasmissione può essere diretta, come avviene ad es. tramite i con-tatti sessuali e il sangue o indiretta, attraverso materiali inanimati, noti come veicoli(aria, acqua, materiali biologici, terra, polveri, cibo, rifiuti, superfici e oggetti) o attra-verso altri organismi, come artropodi (che comprendono insetti, acari ecc.), roditori,uccelli.

9) Neutralizzabilità

E’ la maggiore o minore disponibilità, per un dato agente, di misure preventive eterapeutiche come i disinfettanti, i vaccini, la somministrazione di immunoglobuline,i farmaci ed altre.

1.2.2 Vie di ingresso degli agenti biologici nell’organismo

Le modalità con cui gli agenti biologici possono entrare in contatto con l’organismosono:

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GLI AGENTI BIOLOGICI

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a) contatto diretto con la cute e le mucose;

b) via ematica o parenterale: attraverso il sangue, ferite, lesioni, punture di aghi, abra-sioni anche lievi;

c) tramite la via respiratoria o inalatoria;

d) attraverso l’apparato digerente o via orale;

e) tramite puntura, morsi o graffi di animali;

a) Contatto diretto con la cute e le mucose: in questi casi l’ingresso dei patogeni siattua attraverso il contatto con i tessuti epiteliali esterni (pelle) o interni (mucose).Questi tessuti, in particolare la pelle, costituiscono barriere più o meno impermea-bili alla penetrazione degli agenti biologici, ma spesso presentano piccole lesioniche possono costituire delle vie d’ingresso. Il contagio può avvenire attraverso unsoggetto infetto (es. infezioni da batteri stafilococchi, da funghi, scabbia causata daacari ecc.), oppure tramite contatto con materiali contaminati (effetti personali, su-perfici, strumenti e attrezzature).

b) Via ematica: si verifica mediante punture, ferite e lesioni in generale, eventi consi-derabili talvolta come infortuni. La trasmissione attraverso il sangue è spesso mol-to più efficace di altre vie per gli agenti “invasori” e può essere quindi piùpericolosa delle altre, poiché i microrganismi riescono, in questo modo, a superaremolte delle barriere difensive opposte dell’organismo. Molte patologie infettivesono comprese in questo gruppo, tra cui diverse forme di epatite virale: (epatite Be C), AIDS, tetano ecc.

c) Via inalatoria: i patogeni riescono ad entrare attraverso l’apparato respiratorio e,anche in funzione delle loro diverse caratteristiche e della capacità di rispostadell’organismo, possono rimanere nelle prime vie respiratorie oppure giungere aibronchi e ai polmoni. Attraverso questa via si può avere anche l’inalazione di ae-rosol, o meglio bioaerosol, costituito da piccolissime goccioline che possono con-tenere agenti biologici, spesso “attaccati” a granelli di polvere, con cui “volano” eriescono a disperdersi nell’ambiente. Tali bioaerosol sono spesso miscele comples-se in cui coesistono molte specie diverse e loro residui/prodotti, per cui può esseredifficile capirne il reale impatto sulla salute del lavoratore e, come già detto, defi-nirne dei valori limite. Gli agenti biologici possono distribuirsi nell’ambiente ed ar-rivare all’organismo anche mediante schizzi, getti di acqua o di altri liquidicontaminati, anche in minime quantità, che possono sprigionarsi in seguito, ad es.all’apertura di contenitori (centrifughe, autoclavi, tombini, condotte) o da organi-smi infetti (trasmissione uomo-uomo o animali-uomo), anche attraverso colpi ditosse, starnuti ecc. Si distinguono, in funzione delle dimensioni delle particelle aerodisperse, due mo-dalità di trasmissione: per goccioline o droplet e aerea o non droplet. La trasmis-sione per goccioline o droplet (ne sono es. i virus dell’influenza, adenovirus,meningiti, rosolia), avviene, tra l’altro, attraverso starnuti o durante alcune proce-

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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dure diagnostiche invasive; il diametro delle gocce è maggiore di 5 micron. La tra-smissione aerea o non droplet (tipico es. è la tubercolosi, ma anche morbillo evaricella) consiste nel movimento di piccole goccioline che possono rimanere so-spese in aria; il loro diametro è pari o minore a 5 micron. Occorre evidenziare chequesta seconda forma di trasmissione è sicuramente più temibile poiché le particel-le essendo molto leggere, riescono a rimanere per lungo tempo in aria ed essendopoi così minute, possono più facilmente entrare nell’organismo ed arrivare più age-volmente alle basse vie respiratorie, rispetto alla trasmissione per goccioline o dro-plet.

d) Via orale: l’ingresso degli agenti si verifica comunemente mediante ingestione dialimenti o liquidi contaminati; un tipico es. è rappresentato dal vasto gruppo delleintossicazioni alimentari (o tossinfezioni). L’ingestione può essere volontaria o an-che involontaria attraverso goccioline, fumo, mani o oggetti sporchi portati allabocca e così via. Rientrano in questa importante classificazione le infezioni a tra-smissione oro-fecale, in cui i patogeni vengono eliminati attraverso le feci (dall’in-testino dell’uomo o di altri animali) e riescono a giungere ed entrare nell’apparatodigerente. Tra le innumerevoli patologie si possono citare quelle causate da batteridel genere Salmonella, la leptospirosi di origine batterica e veicolata da roditori,l’epatite virale di tipo A.

e) Puntura, morsi e graffi di animali: esisto-no alcuni agenti biologici trasmessi da puntu-re o morsi di animali, tra cui virus (virus dellarabbia trasmessa dal morso di cani e volpi, vi-rus della febbre gialla trasmesso dalla puntu-ra di zanzare), batteri (ad es. borrelietrasmesse dal morso di zecca), protozoi (lei-shmanie trasmesse dalla puntura di fleboto-mi o pappataci, e i plasmodi della malariadalla puntura di alcune zanzare). In alcunicasi (soprattutto per quanto riguarda gli ar-tropodi) si parla di “vettori”, quando l’agentepatogeno compie parte del suo ciclo biologicoall’interno di animali (es. la stessa malaria), inaltri casi si parla di “serbatoi”, quando il mi-crorganismo staziona all’interno dell’animale

per un periodo più o meno lungo ed infine rappresentano dei “veicoli” (lo sono an-che oggetti inanimati) quando si limitano a trasportare passivamente i micrsorga-nismi verso altri soggetti, infettandoli (es. una mosca che depositandosi sumateriali sporchi, trasmette “malattie”).

Fig. 1.1 - Il virus della rabbia può esseretrasmesso dal morso di cani e volpiinfetti

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GLI AGENTI BIOLOGICI

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1.3 Infezioni, intossicazioni e allergie

1.3.1 Le infezioni

L’infezione è l’insieme dei meccanismi con cui i microrganismi riescono a superarele diverse difese di cui l’organismo dispone, potendo così penetrare e moltiplicarsiall’interno dello stesso organismo, con varie modalità.

L’infezione può evolvere in una malattia infettiva conclamata, cioè in una patologiacon una sintomatologia clinica tipica, di diversa gravità. L’individuo colpito può tutta-via riuscire a fronteggiare più o meno prontamente l’attacco dei patogeni, eliminandola presenza degli agenti “invasori” oppure essere in grado di trasmettere l’infezione,pur non essendo malato. Si parla in questo caso, di stato di portatore, che può esseresano (individuo che potrebbe anche non ammalarsi mai) o anche portatore cronico(può trasmettere l’infezione per molto tempo o anche per sempre); vi è poi la condizio-ne di portatore convalescente, ovvero di colui che sta guarendo, ma che ancora puòpotenzialmente trasmettere un determinato agente patogeno.

La possibilità di contrarre un’infezione da parte di un soggetto sano, dipende da tregrandi gruppi di fattori quali:

1) proprietà degli agenti biologici, discusse prima, quali carica microbica, infettività,patogenicità, trasmissibilità ed altre;

2) caratteristiche del soggetto, nel nostro caso del lavoratore, che presenta una su-scettibilità individuale diversa da ogni altro individuo, la quale dipende da diffe-renti stili di vita, condizioni immunitarie, predisposizioni genetiche, malattiepregresse o in atto, trattamenti terapeutici in corso, stato di gravidanza ecc.;

3) caratteristiche degli ambienti (di vita e di lavoro) che influenzano, aumentando odiminuendo, l’incontro e la penetrazione nel soggetto degli agenti biologici perico-losi, la loro moltiplicazione, l’instaurarsi di un’eventuale infezione o di altri danni.Tra le caratteristiche ambientali più importanti vi sono fattori di natura fisica, tracui le condizioni climatiche e microclimatiche (temperatura, umidità, aerazione),ma anche la presenza di residui organici, rifiuti, polveri, terreno, che possono co-stituire potenziali fonti alimentari e riproduttive per gli agenti biologici.

Le malattie, anche quelle di natura infettiva, si possono distinguere grossolanamente inacute e croniche. Le malattie infettive acute manifestano i loro sintomi (periodo di incuba-zione) poco dopo l’ingresso del patogeno nell’ospite (ore, giorni, settimane) ed evolvonorapidamente con esiti di varia gravità, che vanno dalla guarigione completa fino alla morte(raffreddore, influenza, epatiti virali fulminanti, meningiti, infezioni gastrointestinali emolte altre). Le infezioni croniche si manifestano molto più tardivamente (mesi, anni) coneventi sintomatici in genere progressivi a decorso cronico e/o che possono anche condurrealla morte (es. infezioni da virus come epatite B e C, HIV, tubercolosi).

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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Le infezioni possono essere trasmesse da soggetti viventi, in primo luogo l’uomostesso, ma anche da animali come uccelli (es. piccioni), mammiferi (es. topi e ratti) oaltri come insetti (es. zanzare, flebotomi o pappataci) e aracnidi (zecche). Queste specietrasportano in diversi modi gli agenti biologici pericolosi (come descritto precedente-mente), talvolta attivamente mentre, in altri casi sono solo veicoli (la già citata mosca).Le malattie infettive trasmesse da animali vertebrati (bovini, roditori, uccelli ecc.)all’uomo, si dicono zoonosi.

E’ utile anche definire le cosiddette infezioni opportunistiche, causate da microrga-nismi che in soggetti normali non causano infezioni, mentre in individui il cui sistemaimmunitario è temporaneamente o definitivamente compromesso, possono esserecagione di gravi patologie (es. polmoniti, gastroenteriti, aspergillosi polmonare ecc.).Alcuni di questi microbi vivono normalmente nell’organismo umano in vari distretticorporei (es. nell’intestino, nella cavità orale); tali agenti, in determinate condizioni,possono aumentare di numero in maniera anomala e/o spostarsi in sedi corporeediverse, provocando eventi dannosi. Tipiche infezioni opportunististiche sono quelleprovocate da funghi del genere Aspergillus (aspergillosi polmonare), da Crytpospori-dium (diarrea), Pneumocisti carinii (polmonite), Leishmania spp. (leishmnaiosi). Nelleinfezioni latenti invece, il patogeno non viene mai eliminato e manifesta periodica-mente la tipica sintomatologia, come avviene ad es. nelle infezioni ricorrenti da virusHerpes simplex.

Nella tabella seguente sono riportati i casi notificati di malattie infettive in unperiodo di 10 anni.

Tab. 1.1 - Notifiche di malattie infettive e diffusive per diagnosi - Anni 1993-2002

DIAGNOSI 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Aids 4.573 4.222 6.077 5.380 3.790 2.485 2.197 1.904 1.835 1.863

Blenorragia 394 382 336 284 327 329 287 291 399 327

Botulismo 41 27 41 58 43 33 21 20 27 15

Brucellosi 1.188 1.387 1.396 1.909 1.681 1.461 1.324 1.067 923 813

Colera 0 12 0 0 0 2 1 0 0 0

Dengue 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0

Diarrea infettiva non da salmonella

1.276 1.633 1.715, 1.888, 2.329, 1.989, 1.807, 2.343, 3.105, 2.835

Difterite 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0

Epatite virale A 3.576 3.591 1.441 8.536 9.952 2.962 1.693 1.494 1.937 1.706

Epatite virale B 3.173 2.828 2.629 1.922 1.996 1.796 1.575 1.528 1.466 1.363

Epat i te vi ralenon A non B

1.247 1.426 1.452 916 932 845 788 558 549 473

Epat i te vi ralenon specificata

1.966 976 464 496 303 122 101 99 83 60

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GLI AGENTI BIOLOGICI

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Totale epatite 9.962 8.821 5.986 11.870 13.183 5.725 4.157 3.679 4.035 3.602

Febbre emorra-gica virale

0 0 0 0 0 0 0 0 1 0

Febbre gialla 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Febbre r i co r-rente epidemica

1 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Febbre tifoide 1.362 1.182 1.078 1.117 807 662 782 615 400 358

Influenza coni so l amen tovirale

2 0 2 0 0 0 0 0 0 0

Lebbra 4 1 2 7 0 0 0 0 0 0

Legionellosi 99 136 133 93 93 129 275 214 333 633

Le i shmanios icutanea

34 28 48 43 23 21 17 28 40 44

Le i shmanios iViscerale

90 106 137 132 136 112 141 185 159 174

Leptospirosi 52 40 52 52 50 70 66 45 58 49

Listeriosi 48 25 32 18 68 45 40 33 38 41

Malaria 695 782 743 754 816 931 1.007 986 984 736

Meningi te edencefalite viraleacuta

566 592 636 846 835 675 868 766 906 776

Mening i temeningococcica

319 284 341 259 207 162 238 189 180 216

Micobatteriosinon tubercolare

58 8 310 251 295 177 167 145 90 101

Morbillo 17.409 6.450 39.672 32.019 41.254 4.072 2.908 1.457 826 18.020

Parotite epidemica

29.040 37.703 71.089 61.265 29.645 14.733 40.428 37.669 24.743 5.744

Pertosse 4.279 13.735 14.106 3.578 3.364 6.981 3.797 2.543 1.806 2.576

Peste 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Poliomielite 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Rabbia 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

R icke t t s i o s idiversa da tifoesant.

822 1.489 1.517 1.328 1.114 913 1.263 799 739 890

Rosolia 33.851 23.883 6.664 21.313 34.612 3.318 1.129 2.605 5.151 6.224

Sa lmone l lo s inon tifoidee

20.130 20.520 14.764 13.402 16.020 14.358 14.122 11.845 11.110 10.720

Scarlattina 18.598 20.347 17.762 22.476 30.733 24.015 16.328 16.420 17.830 21.628

Sifilide 529 566 508 372 440 371 321 351 451 793

Tab. 1.1 -(segue) Notifiche di malattie infettive e diffusive per diagnosi - Anni 1993-2002

DIAGNOSI 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

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Nella tab. 1.2 sono riportati i dati relativi a casi notificati di zoonosi, confermatinell’uomo, in Europa nel 2007.

Tetano 87 101 136 105 103 107 91 98 63 69

Tifo esantematico

1 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Trichinosi 4 0 18 8 0 59 0 21 4 2

Tubercolosipolmonare

3.140 3.749 3.774 3.744 3.972 3.584 3.123 3.403 3.258 3.073

Tube rco lo s iextrapolmonare

1.003 1.461 1.550 1.202 1.402 1.115 1.150 1.192 1.072 979

Tube rco lo s iforme miste(a)

... ... ... ... 0 96 156 164 175 160

Tularemia 7 1 5 6 14 21 15 5 6 4

Varicella 92.897 107.664 122.636 95.769 110.077 111.692 97.783 95.174 99.078 100.062

TOTALE 242.561 257.338 313.266 281.549 297.433 200.444 196.009 186.256 179.825 183.527

(a) Fino al 1997 sono comprese nelle voci “tubercolosi polmonare” e “tubercolosi extrapolmonare”.Tratta da:” Le notifiche di malattie infettive in Italia. Anno 2002. ISTAT, 2005.” ANDAMENTO:

In diminuzione In aumento Stabile

Tab. 1.2 - Dati relativi a casi notificati di zoonosi

GENERI/SPECIE N. CASI/100.000 NOTIFICHE

Campylobacter 200.507

Salmonella 151.995

Yersinia 8.792

Escherichia coli, ceppi produttori di verocitossine (VTEC) 2.905

Listeria 1.554

Echinococcus 834

Trichinella 779

Brucella 542

Tubercolosi (da Mycobacterium bovis) 120

Virus della rabbia 3Fonte: “The Community Report on Trends and Sources of Zoonoses and Zoonotic Agents in the European Union in 2007,The EFSA Journal (2009), 223”

Tab. 1.1 -(segue) Notifiche di malattie infettive e diffusive per diagnosi - Anni 1993-2002

DIAGNOSI 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

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1.3.2 Le intossicazioni

Molti microrganismi, tra cui diverse specie di batteri e funghi (ma anche organismipiù evoluti come serpenti, scorpioni ecc.), producono sostanze tossiche di varia naturachimica, chiamate tossine. Le tossine si possono accumulare nell’organismo, anche inassenza o dopo l’eliminazione dell’organismo produttore, ed essere comunque perico-lose. Molto comuni sono le intossicazioni alimentari, a sintomatologia gastrointestina-le, provocate da moltissime specie di microrganismi e dovute prevalentementeall’ingestione di cibo e acqua contaminati. Un batterio importante è Clostridium tetani,che può penetrare in un soggetto attraverso le ferite, producendo una potente neuro-tossina che agisce sul sistema nervoso centrale, con esiti gravissimi e talvolta fatali.

1.3.3 Le allergie

Negli ultimi decenni si è assistito a un aumento nella prevalenza delle allergie che siconcentrano nei Paesi più sviluppati e industrializzati. Numerosi studi hanno indivi-duato tra le possibili cause dell’aumento delle allergopatie, sia lo stile di vita e l’inqui-namento atmosferico, sia una riduzione delle patologie di natura infettiva (teoriadell’igiene) che, in un certo senso, ha indirizzato il sistema immunitario verso un’altraattività.

Le allergie, nel loro complesso, sono il risultato di una risposta esagerata del sistemaimmunitario di alcuni individui nei confronti di agenti di varia natura, detti allergeni,che risultano invece innocui per la maggior parte della popolazione. Le patologie aller-giche associate ad attività lavorative presentano una sintomatologia che riguardaessenzialmente le vie respiratorie, le mucose oculari e la cute (ad es. rinite allergica oraffreddore da fieno, asma, congiuntivite, eczema, orticaria); in alcuni casi, si possonoavere addirittura reazioni assai pericolose come lo shock anafilattico, che può rivelarsiletale.

Di solito il sistema immunitario, come sarà spiegato nel paragrafo successivo, hafunzioni di difesa contro microrganismi che invadono il corpo. Quando un soggettoallergico viene a contatto con un allergene, il sistema immunitario riconosce tale aller-gene come un “invasore” e reagisce attraverso la produzione di grandi quantità di anti-corpi, chiamati immunoglobuline (IgE); ciascuna IgE è specifica per una particolaresostanza. Esiste un certo grado di familiarità nella propensione di un individuo adiventare allergico, anche se questa familiarità non è stata provata in relazione al tipodi allergene. Quando l’allergene incontra la sua IgE specifica, si attacca all’anticorpoattivando il rilascio di potenti sostanze chimiche, come ad es. l’istamina, che agisconosui tessuti di varie parti del corpo, causando i sintomi caratteristici delle allergie. Traquesti i più comuni sono: starnutazione, rinite, tosse, irritazione delle mucose ocularie nasali, congiuntivite; alcuni individui possono sviluppare asma con tosse, sibilo,respiro corto dovuto alla restrizione delle vie aeree nei polmoni, all’eccesso di muco e

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all’infiammazione che, nel frattempo, si è sviluppata.

Gli allergeni possono essere di natura diversa: sostanze chimiche, prodotti vegetali,cibo, farmaci, metalli ecc. I più comuni allergeni di natura biologica sono: pollini, pian-te, veleni di insetti, acari, muffe, forfora e peli animali.

Gli allergeni vengono denominati con un acronimo che si compone di tre lettere,seguite da un’altra lettera e da un numero. Le prime tre lettere individuano il genereda cui deriva l’allergene, l’altra lettera la specie e il numero sta ad individuare la nume-razione progressiva dell’allergene identificato; per es. il nome di un comune allergenedell’acaro della polvere Dermatophagoides farinae, è Der f 1; quello del più comune aller-gene del fungo Aspergillus fumigatus è Asp f 1.

1.4 Sistema immunitario e vaccinazioni

1.4.1 Meccanismi di difesa dell’organismo

L’organismo umano, in condizioni normali, riesce a difendersi efficacemente dagliagenti biologici pericolosi; in particolare dispone di un’immunità definita aspecifica oinnata e di un secondo tipo di immunità, detta specifica o adattativa. Il primo sistemadi difesa agisce indistintamente, in vari modi, contro tutti i patogeni che tentano dientrare e moltiplicarsi nell’ospite. I meccanismi a disposizione dell’immunità aspeci-fica prevedono, tra l’altro, l’attività di cellule che possono agire attaccando e distrug-gendo gli agenti nocivi (globuli bianchi quali i granulociti, i macrofagi, le cellulenatural killer); le difese barriera opposte dalla cute e dalle mucose; la produzione disostanze chimiche (le proteine del complemento, l’enzima lisozima contenuto nellasaliva); il pH acido di vari distretti corporei; la presenza di microrganismi “buoni” cheentrano in competizione con quelli pericolosi e molti altri.

Nei casi in cui l’immunità naturale non è stata sufficiente per “gestire” i patogeni,entra in campo un sistema di difesa più complesso e sofisticato, il sistema immunita-rio. In questa serie di processi, porzioni del patogeno note come antigeni, sono in gra-do di innescare meccanismi che permettono la costruzione di molecole e l’attivazionedi cellule ad azione difensiva specifica. Le cellule protagoniste principali del sistemaimmunitario sono una classe di globuli bianchi, i linfociti, che si distinguono, a lorovolta, in linfociti B e in linfociti T. I linfociti B sono responsabili dell’immunità umoraleproducendo gli anticorpi, molecole che agiscono allo scopo di distruggere i patogeni,così come i linfociti T, responsabili dell’immunità cellulare, agiscono attraverso la pro-duzione di sostanze ad azione citotossica (ovvero tossiche per la cellula). Gli anticorpi,noti anche come immunoglobuline (Ig), sono di cinque tipi diversi: IgG, IgA, IgM, IgD,IgE. Le IgG sono le più abbondanti nel sangue e si formano in una fase tardiva dellarisposta immunitaria; le IgA sono aspecifiche e presenti nelle secrezioni esterne come

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saliva, muco ecc.; le IgM sono le prime che si formano durante la risposta immunitaria;le IgD sono presenti in quantità molto basse ed infine le IgE sono legate alla difesa daiparassiti e, in condizioni patologiche, aumentano nelle reazioni allergiche, comedescritto in precedenza. Per valutare se un individuo è venuto a contatto, naturalmen-te o artificialmente, con un determinato patogeno, si valutano le quantità di anticorpispecifici presenti. In linea generale, in particolare per le infezioni virali, la presenza diIgM specifiche indica che l’infezione è ancora in corso, mentre se è elevata la concen-trazione di IgG vuol dire che il soggetto è venuto a contatto con l’agente in tempi piùremoti, manifestando infezioni conclamate o anche stati asintomatici.

Il sistema immunitario, rispetto all’immunità aspecifica, conserva infatti general-mente memoria (memoria immunologica) degli antigeni con cui è venuto a contattonel corso della vita dell’individuo; per questo, in molti casi, infezioni successive allaprima hanno una sintomatologia più lieve o non vengono neanche contratte (es. malat-tie esantematiche dell’infanzia). Individui con difese immunitarie limitate sono ovvia-mente più soggetti a subire danni dagli agenti biologici e devono essere tenuti inparticolare considerazione in fase di valutazione dei rischi; sono le cosiddette catego-rie sensibili, tra cui donne in gravidanza, individui HIV positivi o sottoposti a tratta-menti terapeutici (chemioterapie, antibioticoterapie ecc.)

1.4.2 Vaccinazione e immunoprofilassi

La vaccinazione, nota anche come immunoprofilassi attiva, consiste nella stimola-zione artificiale dell’organismo a costruire una risposta immunitaria specifica versodeterminati patogeni inoculando nel soggetto, con varie modalità, antigeni che“mimano” l’infezione naturale, in modo da indurre, tra l’altro, la produzione dei rela-tivi anticorpi. Sono disponibili vaccini per diverse malattie infettive, anche se di diver-sa efficacia protettiva; alcune vaccinazioni sono obbligatorie per legge per tutta lapopolazione o per determinate categorie (es. la vaccinazione antitetanica per gli operaiedili) mentre altre sono fortemente consigliate (come la vaccinazione contro l’epatite Bper gli operatori sanitari). Le vaccinazioni hanno avuto indubbiamente un ruolo fon-damentale nel debellare alcune importanti patologie infettive, come il vaiolo o la polio-mielite, anche se non sono completamente esenti da controindicazioni e da pareridiscordanti sulla loro efficacia e sui possibili effetti collaterali. Le vaccinazioni sarannotrattate in maggiore dettaglio nel cap. 7 (vedi pag. 289) dedicato alla sorveglianza sani-taria.

L’immunoprofilassi passiva consiste nella somministrazione diretta nell’individuodi anticorpi mirati verso un patogeno specifico; tale pratica, a differenza della vaccina-zione, non è duratura a causa della breve emivita degli anticorpi inoculati. E’ utilizzataad es. in caso di possibile infezione da Clostridium tetani, in assenza o in dubbio diavvenuta ed efficace vaccinazione contro il tetano.

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1.4.3 Immunoterapia specifica (vaccini per le allergie)

L’immunoterapia specifica o vaccinazione allergene-specifica, consiste nella ripetutasomministrazione di estratti di allergeni a individui sensibilizzati, al fine di ridurne larisposta immunologica e clinica. Generalmente prevede la somministrazione ripetutadi dosi scalari, progressivamente crescenti, fino a raggiungere una dose tale da ridurrei sintomi dovuti all’allergene causale. In merito alle vie di somministrazione, quellasottocutanea è estesamente utilizzata e più recentemente si è affiancata la via sublin-guale.

In relazione agli effetti immunologici indotti, il vaccino rappresenta un trattamentocapace di agire sulle cause, e non solo sui sintomi, dell’allergia e di modificarne la sto-ria naturale; è ampiamente utilizzato per trattare la rinite allergica causata da sensibi-lizzazione a pollini e acari della polvere. E’ stato dimostrato, inoltre, chel’immunoterapia previene nuove sensibilizzazioni ad allergeni differenti e riduce lapossibilità di sviluppare asma nei pazienti con rinite allergica, causata da allergeni ina-lanti, inclusi i pollini.

1.5 Gruppi principali di agenti biologici

Gli agenti biologici e le loro principali indicazioni di pericolosità sono trattati nelD.Lgs. 81/08, suddivisi in virus, batteri, funghi e parassiti, per i quali (come si discu-terà più ampiamente nel cap. successivo), sono stati previsti quattro gruppi di perico-losità “crescente” (1, 2, 3, 4).

1.5.1 Virus

I virus sono agenti biologici particolari perché, rispetto a tutti gli altri, non sono formatida cellule, ma “solamente” da involucri esterni al cui interno si trova il materiale geneti-co, rappresentato dal DNA (virus a DNA), ma anche dall’RNA (virus a RNA). Questa“struttura minima” dei virus non garantisce loro autonomia funzionale rispetto agli altrigruppi di viventi ed è per questo che i virus sono comunemente definiti “parassiti obbli-gati della cellula”. Al di fuori dell’organismo ospite, infatti, questi agenti si trovano inuno stato quiescente, inattivo e non sono in grado di riprodursi da soli; possono farlosolo penetrando all’interno di una cellula per sfruttare il materiale e il metabolismo dellastessa. Lo scopo principale di questa “violazione di proprietà” è quello di produrre nuo-ve particelle virali, che escono dalla cellula (che può morire oppure no) e sono pronte perinfettare nuove cellule, diffondendo così l’infezione. Esistono moltissimi tipi di virus ingrado di contagiare ogni tipo di cellula: animale, vegetale ed anche batterica e i loro ciclivitali sono molto diversi, ma riconducibili a due categorie principali che nei batteriofagi(virus che infettano i batteri) sono il ciclo litico e il ciclo lisogeno. Il primo è simile a quello

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GLI AGENTI BIOLOGICI

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appena descritto, mentre il ciclo lisogeno è, almeno all’inizio, un ciclo “silente” in cui ilvirus integra il suo materiale genetico con quello della cellula ospite, la quale non lo rico-nosce e lo replica come se fosse proprio per diversi cicli cellulari, costituendo così una“popolazione “di cellule portatrici di materiale genetico virale. Dopo un certo periodo ditempo, anche molto lungo, questo materiale genetico silente si può riattivare innescandoun ciclo più simile a quello litico, con la comparsa dei sintomi tipici dell’infezione. Ilvirus dell’HIV, responsabile dell’AIDS, è un virus a RNA (appartenente ai retrovirus),che ha un ciclo simile a quello appena descritto.

E’ importante distinguere tra virus nudi e virus rivestiti; i primi hanno un unicorivestimento esterno (capside), costituito principalmente da proteine e sono, general-mente, più resistenti all’azione degli agenti disinfettanti (es. Adenovirus responsabilidi numerosi tipi di infezioni delle vie respiratorie, intestinali, oculari ecc.). I virus rive-stiti sono invece provvisti di un ulteriore rivestimento (pericapside o envelope), oltreil capside, che rende tuttavia tali agenti meno resistenti ai disinfettanti. Questo involu-cro esterno è ricco infatti di grassi, sostanze più facilmente disattivabili da trattamentidi disinfezione (es. virus HIV, HCV, HBV).

Le infezioni virali, anche per il particolare metabolismo dei virus e per la grandecapacità di variare facilmente il loro materiale genetico (mutazioni), sono più difficilida combattere rispetto a quelle di origine batterica ed i farmaci antivirali sono media-mente meno efficienti, rispetto ad es. agli antibiotici. Migliori armi, quando disponibilie di provata efficacia e sicurezza, risultano essere i vaccini.

Sono riportate moltissime patologie causate dai virus, da più o meno lievi o comunquecontrollabili (raffreddori, malattie esantematiche come la varicella o il morbillo) a piùgravi (come la rabbia) a manifestazione immediata, oppure con effetti ritardati nel tempo(come l’epatite B e C o l’AIDS); altri virus possono persistere all’interno dell’ospite,manifestando periodicamente la sintomatologia (Herpes virus), molti altri hanno una tipi-ca sintomatologia gastrointestinale (rotavirus, virus dell’epatite A, Scheda agente biolo-gico N.1). La possibilità di mutare facilmente è evidente nella varietà di ceppi influenzaliche sono circolati nei vari anni (tra gli ultimi il virus dell’influenza aviaria e l’H1N1); taliceppi possono riassorbirsi tra loro o anche effettuare il temibile “salto di specie”, ovveropassare da infezioni animali ad infezioni che possono essere contratte anche dall’uomo,con il possibile rischio di nuove e gravi pandemie.

Diversi agenti possono arrecare danni anche gravi all’embrione e al feto, se le relativeinfezioni vengono contratte in gravidanza, soprattutto nelle prime settimane di gesta-zione (effetti teratogeni). Tra questi agenti biologici vi sono ad esempio protozoi (es.Toxoplasma gondii causa della toxoplasmosi) e virus (es. il virus della rosolia, del mor-billo e il Cytomegalovirus).

Alcuni virus sono, inoltre, in grado di provocare il cancro o aumentarne la probabilitàd’insorgenza (effetti cancerogeni). Con il termine cancro si intende un gruppo eterogeneodi patologie accumunate dall’anomala capacità di alcune cellule di non rispettare le regoledella divisione cellulare, dando così origine a popolazioni cellulari che si sviluppano come,

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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dove e quando non dovrebbero. Queste cellule riescono talvolta ad invadere tessuti diversida quelli di origine (tumori maligni), attraverso le metastasi. I virus che possono avereeffetti cancerogeni (virus oncogeni) sono quelli che, integrando il loro materiale geneticonel genoma dell’ospite, riescono a modificarlo, originando eventualmente mutazioni chepossono condurre al cancro. Ne sono esempi i virus HBV e HCV (cancro del fegato), HIV(sarcoma di Kaposi), i virus HTLV tipi 1 e 2 (patologie leucemiche), il virus del papilloma(alcune forme di cancro uterino) ed altri. E’ evidente che la presenza di questi “rischiaggiuntivi” teratogeni, mutageni e cancerogeni, va attentamente considerata in fase diricognizione dei rischi professionali.

1.5.2 Prioni o Agenti biologici non convenzionali associati con le TSE (Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili)

Tali agenti sono definiti (anche dal D.Lgs. 81/08) “non convenzionali” perché nonsono, in realtà, microrganismi ma proteine, note appunto come prioni, aventi una

SCHEDA AGENTE BIOLOGICO N. 1

VIRUS DELL’EPATITE A (HAV)

Chi è: un piccolo virus a RNA (Picornavirus), che colpisce prevalentemente il fegato.Quali sono gli effetti sulla salute: in genere, l’epatite A ha un decorso benigno o asintomatico,ma talvolta sono possibili forme più gravi o fulminanti (ad es. nelle persone con più di 50 anni); adifferenza di altre forme di epatite virale, non presenta un decorso cronico. L’incubazione va da 15a 50 giorni circa e i sintomi più comuni sono: febbre, astenia, perdita di appetito, nausea, vomito,comparsa di ittero, urine scure. Come è classificato nel D.Lgs. 81/08: gruppo 2Qual è la via di esposizione: via oro-fecale; per ingestione accidentale, anche attraverso mani eoggetti portati alla bocca, di acqua, cibi (in genere crudi o poco cotti, come molluschi, verdureecc.), materiali contaminati da residui fecali e presenti anche su superfici, attrezzature, rifiuti edaltro. Disponibilità di vaccino: si Misure di prevenzione e protezione: rigorosa igiene personale (es. lavaggio delle mani) eambientale; corrette procedure di lavoro; uso di DPI in particolare per la protezione delle mani edella bocca; eventuale vaccinazione. Diagnosi: principalmente esami immunologici (ricerca anticorpi specifici); metodi molecolari(PCR tradizionale e PCR-Real Time).Terapia: non vi è cura specifica; farmaci sintomatici e dieta e ricovero urgente, nei casi di maggioregravità. Monitoraggio ambientale: il monitoraggio del virus non è comunemente richiesto per valutarel’esposizione dei lavoratori. Nella maggior parte dei casi, invece, sono previsti prelievi finalizzati adidentificare la presenza del virus HAV negli alimenti, nelle bevande, nell’acqua.Rischio professionale: attività fognarie, lavoratori in attività di gestione rifiuti (raccolta, trattamen-to, discariche) e di impianti di depurazione delle acque reflue; lavoratori dell’industria alimentare(in particolare acquacoltura, molluschicoltura, lavaggio di verdure ecc.); asili nido, reparti di neo-natologia; viaggiatori in paesi con condizioni igieniche carenti; strutture sanitarie.

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GLI AGENTI BIOLOGICI

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struttura anomala. Tali molecole, per contatto con le corrispettive proteine prioniche“normali”, riescono a convertire queste ultime nella forma proteica alterata, all’originedi queste patologie. Il gruppo di malattie appartenenti al gruppo delle TSE compren-dono l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE) o morbo della mucca pazza, trasmissi-bile all’uomo in seguito ad ingestione di carne contaminata. I prioni sono proteineestremamente resistenti ai trattamenti di disinfezione e sterilizzazione più delle stessespore batteriche (sono attive fino a temperature di 131°C); si deve tener conto della loropossibile presenza soprattutto in ambito veterinario, alimentare e neurochirurgico.

1.5.3 Batteri

I batteri sono microrganismi costituiti da una cellula di tipo procariotico. Il regno deibatteri (regno Monera) è quello che comprende, tra tutti i viventi, il maggior numerodi specie, che sono diffuse in tutti gli ambienti anche in condizioni estreme (batteriestremofili); ad es. ad altissime o basse temperature. Molte specie non sono pericoloseper l’uomo mentre altre, come già accennato in precedenza, vivono nel nostro organi-smo arrecando benefici o sono utilizzate dall’uomo, tra l’altro, per produzioni alimen-tari, farmaceutiche, diagnostiche e a scopi di ricerca.

E' possibile effettuare una generica distinzione dei numerosi gruppi di batteri, diffe-renziandoli in base alla forma dell’unica cellula che li costituisce: i cocchi sono tondeg-gianti; i bacilli hanno una forma più o meno allungata; le spirochete formano una sortadi “spirale” mentre i vibrioni appaiono a forma di “virgola”. I batteri riproducendosipossono raggrupparsi in colonie che, nel caso dei cocchi (ma anche negli altri gruppi),assumono delle disposizioni geometriche caratteristiche come i diplococchi (disposti acoppie), gli streptococchi (a catenella), gli stafilococchi (a grappolo) ecc. Nel gruppodei cocchi si trovano diversi importanti patogeni come Streptococcus pneumoniae(responsabile di varie affezioni respiratorie), Neisseria meningitidis (meningite menin-gococcica), Staphylococcus aureus (responsabile di diverse infezioni). Tra i bacilli sitrovano altri patogeni quali Mycobacterium tubercolosis (tubercolosi), Bacillus anthracis(carbonchio), Clostridium tetani (tetano), Clostridium botulinum (botulismo), Legionellapneumophila (Legionellosi), enterobatteri come i generi Shigella (comprende varie speciecausa di dissenterie), Salmonella (tifo, paratifo ed altre infezioni gastrointestinali), Kleb-siella (es. K. pneumoniae, associata a polmoniti). Tra i cocco-bacilli può essere citato ilgenere Brucella (agente della brucellosi, patologia trasmessa all’uomo da animali comeb, cani, ecc.). Nell’ambito delle spirochete si annoverano Leptospira interrogans (agentecausale della leptospirosi), Treponema pallidum (sifilide) o Borrelia burgdorferi (agentecausale della Malattia di Lyme, veicolata da zecche); infine tra i vibrioni vi è Vibrio cho-lerae, causa del colera.

La struttura generale della cellula batterica è stata descritta nei paragrafi precedenti;tale cellula è avvolta, come tutte le cellule, da una membrana cellulare, ma possiedeanche una protezione, nota come parete cellulare. La colorazione di Gram permette,

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

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in relazione alla diversa struttura chimica della parete nei diversi batteri, di distingue-re due grandi gruppi: i batteri Gram-positivi (es. gli stafilococchi, gli streptococchi, lelisterie) e i batteri Gram-negativi (Escherichia coli, Scheda agente biologico N.2, salmo-nelle, vibrioni ecc.). L’importanza di questa “grande” distinzione è motivata dal fattoche i due gruppi possiedono proprietà diverse in rapporto all’azione patogena nei con-fronti dell’ospite, alla resistenza o sensibilità a trattamenti farmacologici (gli antibioticisono i principali), agli agenti disinfettanti e così via. Occorre far notare inoltre, negliultimi anni, la comparsa di fenomeni di resistenza dei batteri agli antibiotici; tale feno-meno è il risultato dell’uso spesso massiccio e inappropriato di questi farmaci sia interapia che negli allevamenti animali. La resistenza agli antibiotici è un fenomenoimportante che può generare batteri resistenti anche a gravi patologie (es. forme dibacilli tubercolari o stafilococchi multi-resistenti).

I batteri possono arrecare danni molto diversi all’individuo nel quale riescono adinsediarsi, causando infezioni e/o intossicazioni; in particolare moltissime specie sonoproduttrici di tossine, sostanze velenose per l’organismo. Sono note due classi princi-pali di tossine: le esotossine e le endotossine. Le esotossine sono proteine elaborateprincipalmente dai batteri Gram-positivi ed hanno la peculiarità di poter agire anchea notevoli distanze nell’organismo, rispetto al sito di ingresso nello stesso; l’es. piùnoto è quello del bacillo anaerobio Clostridium tetani, il quale può penetrare attraversoferite, anche lievi, rilasciando una potente neurotossina che va ad agire gravemente sulsistema nervoso. Le esotossine sono, normalmente, più pericolose delle endotossine,ma più sensibili di queste a trattamenti disattivanti, come la disinfezione o l’uso di altetemperature. Le endotossine sono parti della cellula del batterio, ad es. porzioni dellamembrana plasmatica, come il Lipopolisaccaride S (LPS) ed hanno in genere effettiaspecifici e meno importanti nell’ospite, rispetto alle esotossine (malessere generale,febbre, infiammazioni, disturbi gastrointestinali ecc.), anche se sono assai più resistentidelle esotossine ai trattamenti disattivanti.

Alcuni gruppi di batteri (tra cui quelli del genere Clostridium, come C. tetani e C. botu-linum e del genere Bacillus come B. anthracis), come già accennato nella parte generale,sono in grado, in caso di carenza di nutrienti e in condizioni ambientali insoddisfacen-ti, di “trasformarsi” in una forma inerte (una sorta di “letargo”), denominata sporabatterica. Le spore, quando le condizioni ambientali e nutrizionali tornano più favore-voli, riescono a “germinare” e a riportare il batterio alla normale vita attiva. Le sporesono estremamente resistenti agli usuali trattamenti di pulizia e di disinfezione; peressere disattivate si rendono necessari procedimenti molto “spinti”, tra cui la steriliz-zazione raggiunta attraverso l’impiego di elevatissime temperature (121°C in autocla-ve per almeno 20 minuti), anche utilizzando sostanze chimiche (ossido di etilene) oradiazioni (raggi ); ved. anche cap. 5, pag. 203, tra le misure ambientali.

In alcune condizioni si possono costituire delle comunità di batteri (che comprendo-no anche altri microrganismi come alghe, protozoi, virus) denominate “biofilm”,ovvero una sorta di “società microbica” i cui componenti si avvantaggiano vicendevol-

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GLI AGENTI BIOLOGICI

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mente da questo particolare stato sociale. Una delle proprietà dei biofilm è, infatti,quella di conferire alle specie componenti una maggiore resistenza a trattamenti anti-biotici, disinfettanti ecc., più elevata di quella delle singole specie prese singolarmente.Il biofilm si forma, in particolare, su superfici solide bagnate o umide per lunghi perio-di ed in presenza di sostanze organiche che fungono da nutrimento per i diversimicrorganismi. I biofilm si formano ad es. sulle superfici di dispositivi medici comecateteri, protesi; in diverse parti del corpo durante alcune infezioni e patologie (es.fibrosi cistica, carie dentali); all’interno di impianti idrici, unità di trattamento dell’aria(U.T.A), impianti di climatizzazione ecc. Il batterio Legionella pneumophila, che puòessere presente in alcuni ambiti lavorativi (ved. cap. 3 pag. 111 e la scheda agente bio-logico n. 11) si avvantaggia della presenza del biofilm, per trarne nutrimento e prote-zione dai trattamenti di disinfezione delle acque.

SCHEDA AGENTE BIOLOGICO N. 2

ESCHERICHIA COLI Chi è: un batterio presente nell’intestino umano e animale; è indice di contaminazione fecale. Quali sono gli effetti sulla salute: normalmente non è patogeno, ma alcuni stipiti sono in gradodi indurre patologie nell’uomo:- ceppi verocitotossici o VTEC (detti anche enteroemorragici); il principale è E. coli O157:H7,

causa di enteriti dissenteriche e coliti emorragiche. Producono elevati livelli di tossine chehanno un effetto tossico sulle cellule endoteliali della parete dei vasi intestinali e, se assorbite,esercitano degli effetti tossici sull’endotelio vascolare (es. del rene);

- ceppi enteroinvasivi o EIEC: enteriti dissenteriche;- ceppi enteropatogeni o EPEC: enteriti diarroiche; - ceppi enterotossigeni o ETEC: enteriti diarroiche.Come è classificato nel D.Lgs. 81/08: gruppo 2 (ceppi verocitotossici gruppo 3) **.Qual è la via di esposizione: via oro-fecale (contatto accidentale con superfici o contatto/inge-stione accidentale di acque contaminate, liquami).Disponibilità di vaccino: no Misure di prevenzione e protezione: rigorose norme igieniche personali (scrupoloso lavaggiodelle mani) ed ambientali; dispositivi di protezione individuale.Diagnosi: metodi colturali; l’infezione da E. coli O157:H7 deve essere distinta dalla dissenteria eda altre forme infettive di diarrea con feci ematiche, isolando l’organismo con l’esame colturaledelle feci. Spesso, il medico deve chiedere specificatamente al laboratorio di ricercare l’organi-smo. Terapia: la terapia medica con antibiotici è basata sulla localizzazione e sulla gravità dell’infezio-ne.Monitoraggio ambientale: può essere effettuato un campionamento d’aria, di superfici, di acqua.Vedi cap. 4 a pag. 157 (Monitoraggio ambientale); generalmente è richiesto laddove deve essereevidenziata una potenziale contaminazione oro-fecale.Rischio professionale: soprattutto attività zootecniche, sanitarie, agricole, del comparto rifiuti.

(**): gli agenti contrassegnati dal doppio asterisco possono comportare un rischio limitato di infezione, perché,in condizioni normali, non sono veicolati dall’aria.

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9 Schede per la valutazione del rischio biologico

Elenco schede per la valutazione del rischio biologico

1) Uffici ............................................................................................................................... 379

2) Scuole.............................................................................................................................. 385

3) Palestre ........................................................................................................................... 392

4) Piscine............................................................................................................................. 399

5) Centri benessere............................................................................................................ 407

6) Alberghi ......................................................................................................................... 414

7) Imprese di pulizia e di disinfezione........................................................................... 422

8) Edilizia............................................................................................................................ 427

9) Aeroporti........................................................................................................................ 433

10) Ospedali e case di cura ................................................................................................ 439

11) Laboratori di diagnosi e di ricerca ............................................................................ 447

12) Stabulari ......................................................................................................................... 454

13) Impianti di depurazione delle acque reflue.............................................................. 461

14) Impianti di trattamento dei rifiuti solidi urbani e discariche................................. 467

15) Attività forestali ............................................................................................................ 474

16) Attività agricole e giardinaggio.................................................................................. 479

17) Allevamenti zootecnici ................................................................................................ 485

18) Settore della macellazione ........................................................................................... 494

19) Pesca e acquacoltura..................................................................................................... 506

20) Caseifici .......................................................................................................................... 514

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

378

N.B.: I risultati dello Step 6 vanno riportati in:

UFC/m3 per il monitoraggio dell’aria

UFC/cm2 per il monitoraggio delle superfici

UFC/l per il monitoraggio d’acqua

µg di allergene/g di polvere per il monitoraggio degli allergeni indoor.

Simboli tratti dall’Allegato XLVI (elenco degli agenti biologici classificati) e riportati nelle diverse schede(step 4: identificazione agenti biologici presenti o potenzialmente presenti)

**: indica che alcuni agenti di gruppo 3 possono comportare un rischio d’infezione limitato, perchè normal-mente non sono veicolati dall’aria

A: indica possibili effetti allergici

T: produzione di tossine

V: disponibilità di un vaccino efficace

D: l’elenco dei lavoratori che hanno operato con detti agenti, deve essere conservato per almeno dieci annidalla cessazione dell’ultima attività rischio d’esposizione

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SCHEDE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

SCHEDA N. 1 - UFFICI 379

N. 1 - SCHEDA DI SUPPORTO ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI NEGLI UFFICI

STEP 1

INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI LAVORO/REPARTI CON ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI

Uffici, sportelli aperti al pubblico, biblioteche, archivi, servizi igienici, torri di raffreddamento, UTA (UnitàTrattamento Aria)

STEP 2

IDENTIFICAZIONE DELLE FONTI DI PERICOLO

● Polvere● Moquette e tendaggi● Materiale organico (carta, cartone, legno)● Aree umide● Muffe● Impianti di climatizzazione (torri evaporative, UTA, umidificatori ecc.)● Impianti idrici; serbatoi acqua calda● Impiegati, pubblico● Piante● Eventuale presenza di roditori, artropodi (es. insetti, come le blatte)

STEP 3

INDIVIDUAZIONE ATTIVITA’/PUNTI CRITICI

● Attività di ufficio a contatto con il pubblico● Manutenzione impianti aeraulici● Attività in ambienti polverosi (es. archivi, magazzini)● Contatto con superfici e oggetti contaminati (in particolare quelli di uso comune)

SCHEDA N. 1 - UFFICI

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

380 SCHEDA N. 1 - UFFICI

STEP 4

IDENTIFICAZIONE AGENTI BIOLOGICI PRESENTI O POTENZIALMENTE PRESENTI

AGENTI BIOLOGICI (AB)(Riportare il tipo di ABrilevato con monitoraggiambientali o desunti daletteratura per lo specificoprofilo di rischio)

GRUPPO (Per gli agenti biologici rile-vati o presunti riportare laclassificazione in gruppi2,3,4 secondo il D.Lgs. 81/08)

VIE DI ESPOSIZIONE(Descrivere le princi-pali modalità: contattodiretto, via parenterale,via inalatoria, via oro-fecale ecc.)

POTENZIALI EFFETTISULLA SALUTE( Infezioni, allergie,intossicazioni, infiam-mazioni ecc.)

Virus potenzialmente presenti:

Virus influenzali, Rhinovirus

Generalmente gruppo 2, peralcuni disponibilità di vac-cino (V)

Via inalatoria Influenza, raffreddore

Batteri potenzialmentepresenti

Staphylococcus aureus Gruppo 2 Via inalatoria, contatto Rash cutanei, impeti-g ine , i n fez ione d iferite, infezioni urina-rie, infezioni oculari,otiti

Legionella pneumophila Gruppo 2 Via inalatoria Febbre d i Pont iac ,malattia del legionario

Funghi potenzialmentepresenti

Aspergillus spp., Clado-sporium spp., Alternariaspp.

Non classificati (tranne Asper-gillus fumigatus, gruppo 2)

Via inalatoria Infezioni respiratorie

Allergeni della polverepotenzialmente presenti:

Acari della polvere, pelodel gatto, funghi

Non classificati (tranne Asper-gillus fumigatus, gruppo 2, A)

Via inalatoria Allergie respiratorie,congiuntiviti

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SCHEDE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

SCHEDA N. 1 - UFFICI 381

STEP 5

IDENTIFICAZIONE DEGLI ESPOSTITipo di esposizione: potenziale

Esempi di soggetti poten-zialmente esposti / man-sioni svolte

Categorie sensibili Frequenza esposi -zione (occasionale,costante, periodica)

● Impiegati (es., bibliote-cari, archivisti o perso-nale a contatto con ilpubblico)

● Manutentori e addettialle pulizie (valutazionedei rischi da interfe-renza se soggetti esterni)

Donne in gravidanzaMinoriCondizioni individuali di ipersuscettibilità● Lesioni-patologie cute-mucose● Flogosi in atto● Deficit immunologici● Assenza di immunoprofilassi● Trattamenti immunosoppressori● ad es., FANS, cortisonici, terapia radiante, agenti

alchilanti, antimetaboliti● Patologie immunosopprimenti● ad es., diabete, nefropatie croniche, epatopatie cro-

niche, emopatie, asplenia (mancanza della milza),trapianti, neoplasie, malassorbimento, malattieautoimmunitarie

STEP 6

MONITORAGGIO AMBIENTALE QUALI-QUANTITATIVO

Tipici punti di prelievo:● aria: centro stanza, bocchetta immissione aria● superfici: scrivanie, servizi igienici (per es. maniglie delle porte)● acqua: acqua di rete● polvere: stanze, biblioteche, archivi, sale riunioni (angoli dei pavimenti, ripiani scaffali, moquette)● aria esterna

Monitoraggio di legionelle (vedere Scheda di approfondimento N. 16)

Tipici punti di prelievo:● acqua di rete (erogazione)● depositi, incrostazioni tubature e serbatoi● torri evaporative (acqua bacino, incrostazioni, sedimenti, fondo bacino, acqua nebulizzata)● UTA

Modalità di prelievo● Acqua: si preleva almeno 1 litro d’acqua in un recipiente sterile. Nel caso l’acqua contenga cloro è oppor-

tuno aggiungere sodio tiosolfato ad una concentrazione finale di 0,01%. Per una ricerca quantitativa diLegionella all’interno dell’impianto, dopo aver fatto scorrere l’acqua per 5-10 minuti, si flamba lo sboccoe si preleva l’acqua.

● Depositi: vengono prelevati dallo scarico o dal fondo della raccolta di acqua e posti in recipienti sterili.● Incrostazioni: il materiale sedimentato all’interno di tubature e serbatoi viene staccato meccanicamente

e raccolto in recipienti sterili.● Tamponi: il materiale depositato sulle superfici interne può essere raccolto con tamponi sterili i quali ven-

gono conservati in provette contenenti piccole quantità dell’acqua dell’impianto.● Filtri: i filtri vengono prelevati e conservati in sacchetti di plastica.

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

382 SCHEDA N. 1 - UFFICI

Matrice ambien-

tale

Caricabatterica mesofila

Carica battericapsicrofila

Carica fungina

Concentrazione legionelle

Concentrazione allergeni

Microrganismi identificati

Data monitoraggio ambientale

Aria

prelievo 1

prelievo 2

prelievo n

Superficie

prelievo 1

prelievo 2

prelievo n

Polvere

prelievo 1

prelievo 2

prelievo n

Acqua

prelievo 1

prelievo 2

prelievo n

Altro

STEP 7

STIMA DEL RISCHIOScala di gravità (G) Scala Probabilità (P)Nessun danno/trascurabile = 1 Evento improbabile = 1Danni modesti = 2 Evento possibile, non molto probabile = 2Danni gravi = 3 Evento probabile = 3Danni gravissimi = 4 Evento molto sicuro o inevitabile = 4

Matrice di rischioPXG 1 2 3 4 Rischio basso/trascurabile = 1, 2, 3

1 1 2 3 4 Rischio medio = 4, 6, 82 2 4 6 8 Rischio elevato = 9, 12, 163 3 6 9 124 4 8 12 16

Applicare la matrice alle diversi mansioni o gruppi omogenei (impiegati, addetti alle pulizie), esprimendouna stima dei rischio.

Per l’espressione della probabilità (P), si può fare riferimento a ● dati statistici● riferimenti bibliografici

STEP 6

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SCHEDE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

SCHEDA N. 1 - UFFICI 383

● profilo di rischio● numero di infortuni e malattie professionali denunciati dall’azienda/struttura● via di esposizione (valore più elevato per agenti trasmissibili per via aerea)

Per l’espressione della magnitudo/gravità/danno (G), si può fare riferimento a:● gruppo di classificazione degli agenti biologici presenti o potenzialmente presenti (valore di danno pro-

porzionale al gruppo)● riferimenti bibliograficiEsempi di giudizio di rischio: ● Impiegati non a contatto con il pubblico/non archivisti: rischio basso ● Impiegati a contatto con il pubblico/ archivisti: rischio basso (attenzione alle categorie sensibili, soprat-

tutto gli allergici)● Addetti manutenzione/riparazione e pulizia: rischio medio

STEP 8

PRINCIPALI MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONEMISURE GENERALI ● Informazione e formazione (effetti sulla salute degli agenti biologici, modalità di trasmissione, misure di

prevenzione e protezione, prassi igieniche)● Adeguato ricambio aria (ventilazione naturale o artificiale)● Manutenzione e sostituzione periodica dei filtri degli impianti di climatizzazione● Manutenzione periodica degli impianti idrici e trattamenti di disinfezione● Lavaggio delle mani ● Pulizia e disinfezione degli uffici (con particolare riguardo ai locali aperti al pubblico e a quelli polverosi,

come gli archivi e i magazzini) e dei servizi igienici● Eventuali trattamenti di disinfestazione o derattizzazione ● Eventuale monitoraggio ambientale● Fornitura di guanti e facciali filtranti agli addetti a particolari mansioni (per es. addetti alla manutenzione)● Eventuale sorveglianza sanitaria: corretto protocollo sanitario, individuazione delle categorie sensibili,

vaccinazioni

MISURE PER IL CONTROLLO DELLE LEGIONELLE● All’erogazione, l’acqua calda deve avere temperature superiori a 50°C; mettere avvisi accanto ai rubinetti

se si effettuano trattamenti dell’acqua ad alte temperature contro la Legionella o usare rubinetti a valvoletermostatiche

● Mantenere l’acqua fredda a T inferiore a 20°C● Se non si riesce a mantenere le temperature suddette, ricorrere a disinfezione dell’acqua fredda● Svuotare, disincrostare e disinfettare i serbatoi di accumulo dell’acqua calda (almeno due volte all’anno)

e ripristinarne il funzionamento dopo accurato lavaggio● Disinfettare il circuito dell’acqua calda con cloro ad elevata concentrazione (cloro residuo libero di

50ppm per un’ora o 20ppm per due ore) o con altri metodi di comprovata efficacia dopo interventi sugliscambiatori di calore

● Pulire e disinfettare regolarmente (ogni 1-3 mesi) tutti i filtri d’acqua● Mantenere rompigetto dei rubinetti puliti e privi di incrostazioni; eventualmente sostituirli● Ispezionare mensilmente i serbatoi dell’acqua, le torri di raffreddamento e tutte le tubature visibili. Accertarsi che

tutte le coperture siano intatte e correttamente posizionate. Se possibile, ispezionare l’interno dei serbatoi di acquafredda, e comunque disinfettare almeno una volta l’anno con 50mg/L di cloro per un’ora. Nel caso ci siano depo-siti o sporcizia, provvedere prima alla pulizia. La stessa operazione deve essere effettuata in caso di lavori che pos-sono aver dato origine a contaminazioni o di ingresso di acqua non potabile

STEP 7 (segue)

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

384 SCHEDA N. 1 - UFFICI

STEP 9

STIMA DEI RISCHI RESIDUI DI ESPOSIZIONEOccorre individuare gli eventuali rischi residui che permangono anche se è stato adottato il maggior numeropossibile di misure di prevenzione e protezione. Si verifica l’accettabilità delle condizioni igienico-ambien-tali previste per i lavoratori, l’eventuale misura dei parametri di rischio e loro quantificazione, in caso disituazioni che permangono ad elevato rischio potenziale e la realizzazione delle misure di prevenzione eprotezione, non ancora in essere, per poter gestire tale rischio residuale.

STEP 10

PROGRAMMA DI MIGLIORAMENTORiportare quali misure sono programmate per ottenere un miglioramento continuo del luogo di lavoro (peresempio programma di manutenzione e sostituzione di filtri negli impianti di climatizzazione, programmadi pulizia, disinfezione e manutenzione degli impianti idrici, manutenzioni varie ecc.)

STEP 11

VERIFICA E AGGIORNAMENTO PERIODICO DELLE MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE ADOTTATE

Riportare date, riferimenti dei responsabili e dei tecnici che effettuano le verifiche periodiche; verificare ipiani ordinari e straordinari di pulizia e disinfezione (in particolare in ambienti molto frequentati, sporchi epolverosi).RIFERIMENTI NORMATIVI E BIBLIOGRAFICI● D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81. Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di

tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e s.m.i. ● Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.

Documento di linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi, 2000● Who. Who Guidelines for indoor air quality: dampness and mould (2009)● Linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati (G.U. n. 276 del 27 nov.

2001)● Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi (G.U. n. 103 del 4 aprile 2000)● NADCA, Assessment, Cleaning and Restoration of HVAC Systems (ACR) (2006)● Linee guida per la definizione di protocolli tecnici di manutenzione predittiva sugli impianti di climatiz-

zazione (Suppl. Ord. G.U. n. 256 del 3 novembre del 2006)● European Collaborative Action. Report n. 12. Indoor air quality and its impact on man. Biological parti-

cles in indoor environments (1993). ● Dacarro C., Grignani E., Lodola L. Gisoli P., Cottica D. Proposta di indici di contaminazione microbiolo-

gica per la valutazione della qualità dell’aria degli edifici. Giornale Italiano di Medicina del lavoro edergonomia, 22 (3), 229-235, 2000.

● Anzidei P., Frusteri L., Giovinazzo R., Guerrera E., Sarto D., Venanzetti F. Linee Guida “Il monitoraggiomicrobiologico degli ambienti di lavoro. Campionamento e analisi”. Edizioni INAIL 2010, www.inail.it

● Frusteri L., Giovinazzo R. (a cura di). Linee guida “Allergeni indoor nella polvere degli uffici. Campiona-mento e analisi”. Edizioni INAIL 2003.

● Anzidei et al. Il rischio biologico negli ambienti di lavoro. Schede tecnico-informative. Edizioni INAIL2007, www.inail.it

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SCHEDE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

SCHEDA N. 2 - SCUOLE 385

N. 2 - SCHEDA DI SUPPORTO ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI NELLE SCUOLE

STEP 1

INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI LAVORO/REPARTI CON ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI

Aule, biblioteche, palestre, servizi igienici, mense

STEP 2

IDENTIFICAZIONE DELLE FONTI DI PERICOLO

● Polvere, moquette, materiale documentale● Impianti di climatizzazione● Impianti idrici● Studenti, insegnanti, impiegati● Eventuale presenza di insetti, roditori, volatili molesti (piccioni) ecc.

STEP 3

INDIVIDUAZIONE ATTIVITA’/PUNTI CRITICI

● Contatto con alunni/studenti potenzialmente infetti● Contatto con superfici oggetti, attrezzature contaminati (in particolare se di uso comune)● Manutenzione impianti

SCHEDA N. 2 - SCUOLE

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

386 SCHEDA N. 2 - SCUOLE

STEP 4

IDENTIFICAZIONE AGENTI BIOLOGICI PRESENTI O POTENZIALMENTE PRESENTI

AGENTI BIOLOGICI (AB)(Riportare il tipo di AB rilevatocon monitoraggi ambientali odesunti da letteratura per lospecifico profilo di rischio)

GRUPPO (Per gli agenti biologicirilevati o presunti ripor-tare la classificazione ingruppi 2,3,4 secondo ilD.Lgs. 81/08)

VIE DI ESPOSIZIONE(Descrivere le princi-pali modalità: contattodiretto, via parente-rale, via inalatoria, viaoro-fecale ecc.)

POTENZIALI EFFETTISULLA SALUTE( In fez ioni , a l le rg ie ,intossicazioni, infiam-mazioni ecc.)

Virus potenzialmente presenti:

Virus respiratori (Rhinovirus,virus influenzali)

Generalmente gruppo2; per alcuni “V”

Via inalatoria Influenza, raffreddore

Agenti causali di malattieesantematiche (varicella, roso-lia, parotite, morbillo ecc.)

Generalmente gruppo2; per alcuni “V”

Via inalatoria, contattodiretto

Malattie esantematiche(morbil lo, varicella,rosolia, mononucleosiecc.)

Virus a trasmissione oro-fecale(es. rotavirus)

Generalmente gruppo 2 via oro-fecale Infezioni gastrointesti-nali

Batteri potenzialmente presenti

Agenti causali di malattieesantematiche (scarlattinaecc.)

Gruppo 2 Via inalatoria, contatto Rash cutanei, impeti-gine, infezione di ferite,infezioni urinarie, infe-zioni oculari, otiti

Legionella pneumophila Gruppo 2 Via inalatoria Fe bb r e d i Pon t i a c ,malattia del legionario

Funghi potenzialmentepresenti

Aspergillus spp., Cladospo-rium spp., Alternaria spp.

Non classificati (tranneAspergillus fumigatus,gruppo 2, A)

Via inalatoria Infezioni respiratorie,allergie

Allergeni della polvere potenzialmente presenti:

Acari della polvere, pelo delgatto

Non classificati Via inalatoria Riniti , congiuntiviti ,asma

Parassiti potenzialmente presenti

Pidocchi (Pediculus capitis),essenzialmente nelle scuoledell’infanzia e primarie

Non classificati Contatto diretto Prurito e irritazione delcuoio capelluto

Ossiuri (vermi) nelle scuoledell’infanzia

Non classificati Via oro-fecale Prurito nella zona peria-nale (rare altre manife-stazioni)

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SCHEDE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

SCHEDA N. 2 - SCUOLE 387

STEP 5

IDENTIFICAZIONE DEGLI ESPOSTITipo di esposizione: potenziale

Esempi di soggetti poten-zialmente esposti / man-sioni svolte

Categorie sensibili Frequenza esposizione(occasionale, costante,periodica)

Insegnanti, personale ausi-liario, addetti di segreteria.Adde t t i a l l e pu l i z i e ,addetti a manutenzioni,riparazioni (rischi da inter-ferenza)

Donne in gravidanzaMinoriCondizioni individuali di ipersuscettibilitàLesioni-patologie cute-mucose● Flogosi in atto● Deficit immunologici● Assenza di immunoprofilassi● Trattamenti immunosoppressoriad es., FANS, cortisonici, terapia radiante, agentialchilanti, antimetabolitiPatologie immunosopprimentiad es., diabete, nefropatie croniche, epatopatie cro-niche, emopatie, asplenia (mancanza della milza),trapianti, neoplasie, malassorbimento, malattieautoimmunitarie

STEP 6

MONITORAGGIO AMBIENTALE QUALI-QUANTITATIVO

Tipici punti di prelievo:● aria: centro stanza, bocchetta immissione aria● superfici: scrivanie, servizi igienici (per es. maniglie delle porte)● acqua: acqua di rete● polvere: stanze, biblioteche, archivi, sale riunioni (angoli dei pavimenti, ripiani scaffali, moquette)● aria esterna

Monitoraggio di legionelle (vedere Scheda di approfondimento N. 16)

Tipici punti di prelievo:● acqua di rete (erogazione)● depositi, incrostazioni tubature e serbatoi● torri evaporative (acqua bacino, incrostazioni, sedimenti, fondo bacino, acqua nebulizzata)● UTA

Modalità di prelievo● Acqua: si preleva almeno 1 litro d’acqua in un recipiente sterile. Nel caso l’acqua contenga cloro è oppor-

tuno aggiungere sodio tiosolfato ad una concentrazione finale di 0,01%. Per una ricerca quantitativa diLegionella all’interno dell’impianto, dopo aver fatto scorrere l’acqua per 5-10 minuti, si flamba lo sboccoe si preleva l’acqua.

● Depositi: vengono prelevati dallo scarico o dal fondo della raccolta di acqua e posti in recipienti sterili.● Incrostazioni: il materiale sedimentato all’interno di tubature e serbatoi viene staccato meccanicamente

e raccolto in recipienti sterili.● Tamponi: il materiale depositato sulle superfici interne può essere raccolto con tamponi sterili i quali ven-

gono conservati in provette contenenti piccole quantità dell’acqua dell’impianto.● Filtri: i filtri vengono prelevati e conservati in sacchetti di plastica.

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

388 SCHEDA N. 2 - SCUOLE

Matrice ambien-

tale

Caricabatterica mesofila

Carica battericapsicrofila

Carica fungina

Concentrazione legionelle

Concentrazione allergeni

(µg/g)

Microrganismi identificati

Data monitoraggio ambientale

Aria

prelievo 1

prelievo 2

prelievo n

Superficie

prelievo 1

prelievo 2

prelievo n

Polvere

prelievo 1

prelievo 2

prelievo n

Acqua

prelievo 1

prelievo 2

prelievo n

Altro

STEP 7

STIMA DEL RISCHIOScala di gravità (G) Scala Probabilità (P)Nessun danno/trascurabile = 1 Evento improbabile = 1Danni modesti = 2 Evento possibile, non molto probabile = 2Danni gravi = 3 Evento probabile = 3Danni gravissimi = 4 Evento molto sicuro o inevitabile = 4

Matrice di rischioPXG 1 2 3 4 Rischio basso/trascurabile = 1, 2, 3

1 1 2 3 4 Rischio medio = 4, 6, 82 2 4 6 8 Rischio elevato = 9, 12, 163 3 6 9 124 4 8 12 16

Applicare la matrice alle diversi mansioni o gruppi omogenei (insegnanti, addetti alla manutenzione, addettialle pulizie), esprimendo una stima dei rischio.

Per l’espressione della probabilità (P), si può fare riferimento a ● dati statistici● riferimenti bibliografici

STEP 6 (segue)

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SCHEDE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

SCHEDA N. 2 - SCUOLE 389

● profilo di rischio● numero di infortuni e malattie professionali denunciati dall’azienda/struttura● via di esposizione (valore più elevato per agenti trasmissibili per via aerea)

Per l’espressione della magnitudo/gravità/danno (G), si può fare riferimento a:● gruppo di classificazione degli agenti biologici presenti o potenzialmente presenti (valore di danno pro-

porzionale al gruppo)● riferimenti bibliograficiEsempi di giudizio di rischio: ● Insegnanti, ausiliari: rischio basso/medio (importante considerare la presenza di donne in gravidanza per

il rischio di contrarre malattie esantematiche)● Amministrativi: rischio basso ● Addetti pulizie e manutenzioni: rischio basso/medio

STEP 8

PRINCIPALI MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

MISURE GENERALI ● Informazione e formazione (effetti sulla salute degli agenti biologici, modalità di trasmissione, misure di

prevenzione e protezione, prassi igieniche)● Manutenzione e sostituzione periodica dei filtri degli impianti di climatizzazione● Manutenzione periodica degli impianti idrici e trattamenti di disinfezione● Adeguato ricambio aria (ventilazione naturale o artificiale)● Lavaggio accurato delle mani per tutti (lavoratori e studenti) ● Pulizia e disinfezione dei locali ordinaria e straordinaria (in particolare quelli molto frequentati come

aule, palestre, mense) e dei servizi igienici● Raccomandazioni alle famiglie degli studenti più piccoli (scuole dell’infanzia e primarie) di ispezioni del

cuoio capelluto per evidenziare e controllare la eventuale presenza di pidocchi e sulla necessità di rima-nere a casa in caso di malattie trasmissibili o di primi sintomi di malattie respiratorie

● Eventuale profilassi vaccinale per gli insegnanti delle scuole dell’infanzia/primaria (profilassi vaccinaleper rosolia, epatite A, altre)

● Eventuali trattamenti di disinfestazione, derattizzazione e lotta ai volatili molesti ● Eventuale monitoraggio ambientale● Eventuale sorveglianza sanitaria: corretto protocollo sanitario, individuazione delle categorie sensibili,

vaccinazioni

MISURE PER IL CONTROLLO DELLE LEGIONELLE● All’erogazione, l’acqua calda deve avere temperature superiori a 50°C (verificare preliminarmente se sus-

sistono le condizioni per tale trattamento, mettere avvisi accanto ai rubinetti se si effettuano trattamentidell’acqua ad alte temperature contro la Legionella o usare rubinetti a valvole termostatiche)

● Se non si riesce a mantenere le temperature suddette, ricorrere a disinfezione dell’acqua fredda● Mantenere rompigetto dei rubinetti puliti e privi di incrostazioni; eventualmente sostituirli● Svuotare, disincrostare e disinfettare i serbatoi di accumulo dell’acqua calda (almeno due volte all’anno)

e ripristinarne il funzionamento dopo accurato lavaggio● Disinfettare il circuito dell’acqua calda con cloro ad elevata concentrazione (cloro residuo libero di 50

ppm per un’ora o 20 ppm per due ore) o con altri metodi di comprovata efficacia dopo interventi sugliscambiatori di calore

● Pulire e disinfettare regolarmente (ogni 1-3 mesi) tutti i filtri d’acqua

STEP 7(segue)

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

390 SCHEDA N. 2 - SCUOLE

● Ispezionare mensilmente i serbatoi dell’acqua, le torri di raffreddamento e tutte le tubature visibili. Accer-tarsi che tutte le coperture siano intatte e correttamente posizionate

● Se possibile, ispezionare l’interno dei serbatoi di acqua fredda, e comunque disinfettare almeno una voltal’anno con 50 mg/L di cloro per un’ora. Nel caso ci siano depositi o sporcizia, provvedere prima alla puli-zia. La stessa operazione deve essere effettuata in caso di lavori che possono aver dato origine a contami-nazioni o di ingresso di acqua non potabile.

STEP 9

STIMA DEI RISCHI RESIDUI DI ESPOSIZIONE

Occorre individuare gli eventuali rischi residui che permangono anche se è stato adottato il maggior numeropossibile di misure di prevenzione e protezione. Si verifica l’accettabilità delle condizioni igienico-ambien-tali previste per i lavoratori; l’eventuale misura dei parametri di rischio e loro quantificazione, in caso disituazioni che permangono ad elevato rischio potenziale e la realizzazione delle misure di prevenzione eprotezione, non ancora in essere, per poter gestire tale rischio residuale.

STEP 10

PROGRAMMA DI MIGLIORAMENTO

Riportare quali misure sono programmate per ottenere un miglioramento continuo del luogo di lavoro (peresempio programma di manutenzione e sostituzione di filtri negli impianti di climatizzazione, programmadi sanificazione e manutenzione degli impianti idrici).

STEP 11

VERIFICA E AGGIORNAMENTO PERIODICO DELLE MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE ADOTTATE

Riportare date, riferimenti dei responsabili e dei tecnici che effettuano le verifiche periodiche

RIFERIMENTI NORMATIVI E BIBLIOGRAFICI

● D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81. Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia ditutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e s.m.i.

● Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.Documento di linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi, 2000

● Who. Who Guidelines for indoor air quality: dampness and mould (2009)● Linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati (G.U. n. 276 del 27 novem-

bre 2001)● Accordo 18 novembre 2010 ai sensi dell’art. 9 del decreto legislativo 27 agosto 1997, n. 181, tra

Governo, Regioni, Province autonome di Trento e Bolzano, Province, Comuni e Comunità montane con-cernente “Linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei fattori di rischio indoor per allergie edasma”

● Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi (GU N.103 del 4 aprile 2000)● NADCA, Assessment, Cleaning and Restoration of HVAC Systems (ACR) (2006)

STEP 8 (segue)

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SCHEDE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

SCHEDA N. 2 - SCUOLE 391

● Linee guida per la definizione di protocolli tecnici di manutenzione predittiva sugli impianti di climatiz-zazione (Suppl. Ord. G.U. n. 256 del 3 novembre del 2006)

● European Collaborative Action. Report N. 12. Indoor air quality and its impact on man. Biological parti-cles in indoor environments (1993)

● Dacarro C., Grignani E., Lodola L., Gisoli P., Cottica D. Proposta di indici di contaminazione microbio-logica per la valutazione della qualità dell’aria degli edifici. Giornale Italiano di Medicina del lavoro edergonomia, 22 (3), 229-235, 2000.

● Anzidei P., Frusteri L., Giovinazzo R., Guerrera E., Sarto D., Venanzetti F. Linee Guida “Il monitoraggiomicrobiologico degli ambienti di lavoro. Campionamento e analisi. Edizioni INAIL 2010, www.inail.it

● Frusteri L., Giovinazzo R. (a cura di). Linee guida: “Allergeni indoor nella polvere degli uffici. Campiona-mento e analisi”. Edizioni INAIL 2003, www.inail.it

● Anzidei et al, Il rischio biologico negli ambienti di lavoro. Schede tecnico-informative. Edizioni INAIL2007, www.inail.it

STEP 11 (segue)

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609

13 Come utilizzare il CD Rom allegato

Il CD Rom allegato al presente volume si avvia automaticamente per i sistemi predi-sposti con autorun. Nel caso non si avviasse, occorre accedere all’unità CD/DVD(esempio: D:\) ed eseguire il file index.html. Per la corretta visualizzazione su Explo-rer o su gli altri browser occorre “consentire i contenuti bloccati”.

Dal menu presente sulla sinistra della schermata, l’utente può accedere ai seguenticontenuti:

● Schede per la valutazione del rischio biologico: contiene 20 schede esemplificativein rtf di diverse attività lavorative, contenenti gli elementi fondamentali per affron-tare il rischio biologico in questi contesti

1) Uffici

2) Scuole

3) Palestre

4) Piscine

5) Centri benessere

6) Alberghi

7) Imprese di pulizia

8) Edilizia

9) Aeroporti

10) Ospedali e case di cura

11) Laboratori di diagnosi e di ricerca

12) Stabulari

13) Impianti di depurazione delle acque reflue

14) Impianti di trattamento dei rifiuti solidi urbani e discariche

15) Attività forestali

16) Attività agricole e di giardinaggio

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MANUALE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

610

17) Allevamenti zootecnici

18) Settore della macellazione

19) Pesca ed acquacoltura

20) Industrie alimentari

● Scheda generale di supporto alla valutazione dei rischi: la scheda, in formato rtf,è organizzata in diversi passaggi (step) e può essere utilizzata durante il processovalutativo, sia in caso di uso deliberato che di esposizione potenziale ad agenti bio-logici

● Scheda di raccolta dati: la scheda, in formato rtf, riporta alcune informazioni fon-damentali per l’impostazione e lo svolgimento del monitoraggio ambientale

● Check list per la valutazione del rischio da agenti biologici: questa, in formato rtf,è applicabile sia nel caso di luoghi di lavoro in cui vi è un uso deliberato di agentibiologici, che nell’esposizione potenziale

● Schema di flusso della prescrizione (D.Lgs. 758/94)

● Piano informativo/formativo sul rischio biologico: è un esempio di possibile pianoinformativo/formativo per lavoratori, in merito ai rischi biologici

● Schede degli agenti biologici:

1) Virus dell’epatite A (HAV)

2) Escherichia coli

3) Echinococco

4) Rickettsia conorii

5) Brucella spp.

6) Virus dell’epatite B (HBV)

7) Virus dell’epatite C (HCV)

8) Virus dell’AIDS (HIV)

9) Salmonelle

10) Staphylococcus aureus

11) Legionella pneumophila

12) Leptospira spp.

13) Clostridium tetani

● Schede di approfondimento:

1) Zanzare

2) Flebotomi

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Page 56: Manuale per la valutazione - EPC Editore · PDF fileLiliana Frusteri Daniele De Grandis Manuale per la valutazione del rischio biologico Ambienti di lavoro indoor e outdoor Nel CD

COME UTILIZZARE IL CD ROM ALLEGATO

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3) Artropodi responsabili di reazioni allergiche (acari della polvere, blatte, imenotte-ri, processionaria)

4) Pulci

5) Mosche cavalline

6) Zecca del cane

7) Ratto comune

8) Peli e forfore animali

9) Piante e pollini

10) Sistemi di registrazione

11) Disciplina sanzionatoria

12) I rifiuti

13) Piani di monitoraggio integrato

14) PCR (Polymerase Chain Reaction)

15) Principali parametri microbiologici dell’acqua

16) Documento di linee-guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi

17) Procedura per il controllo di zanzare

18) Schema di intervento antimurino

19) Procedura per attività di derattizzazione

20) Elementi di base per l’attuazione di un piano di controllo dei piccioni urbani

21) Zecche dei piccioni

22) Corretto uso delle cappe biologiche

23) Regole di gestione delle emergenze nei laboratori

24) Biosicurezza negli allevamenti avicoli

● Riepilogo dei principali adempimenti del D.Lgs. 81/2008

● Tabella delle sanzioni relative al Titolo X del D.Lgs. 81/2008

● Normativa - contiene il testo completo delle seguenti disposizioni di legge:

- Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81 - Attuazione dell’articolo 1 della legge 3agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi dilavoro

- Decreto legislativo 12 aprile 2001, n. 206 - Attuazione della direttiva 98/81/CEche modifica la direttiva 90/219/CE, concernente l'impiego confinato di micror-ganismi geneticamente modificati

- Procedure di polizia giudiziaria negli ambienti di lavoro

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